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> anno_i:[1850 TO 1880} > autore_s:"VILLARI PASQUALE" > categoria_s:"StampaPeriodica"
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La guerra è cessata , e noi abbiamo ottenuta la Venezia . Lo scopo a cui da sei anni ci apparecchiavamo , è ottenuto con minori sacrifizii , che non eravamo disposti a farne ; ma niuno di noi è contento . V ' è stato un sacrifizio che ci pesa più d ’ ogni altro . Questa guerra ci ha fatto perdere molte illusioni , ci ha tolto quella fiducia infinita che avevamo in noi stessi . Abbiamo visto i tardi Tedeschi correre come il fulmine , e i focosi Italiani andare come le tartarughe . La Prussia di vittoria in vittoria annientò le forze dell ’ Austria , contro le quali noi abbiamo ottenuto così poco per terra e per mare . Ci è impossibile pensar di noi quello elle avevamo pensato finora . Di chi è la colpa ? La risposta è già pronta , e tutti ripetono in coro : La colpa è dei capi . I nostri soldati e marinai combatterono da eroi : ma nel momento dell ’ azione mancò la capacità del supremo comando , e si trovarono come abbandonati a se stessi . Se non che , quando sembra che la questione sia chiaramente risoluta , allora sopravvengono altre osservazioni , e si moltiplicano da ogni lato . Si scoprono nuovi errori e nuovi colpevoli . In un punto mancò il cibo , in un altro la munizione , un ordine non giunse a tempo , un altro fu male eseguito , il volontario fu sprovvisto d ’ ogni cosa , e , quanto alla flotta , sarebbe impossibile enumerare tutto quello che si dice , ora che ognuno pretende conoscere a fondo l ’ arte della guerra . Ma allora come mai si commisero tanti errori ? Di chi è la colpa ? La colpa è del sistema che ci ha governati finora . Sono le consorterie , le malve , il piemontesismo , sono gli uomini che hanno sempre tenuto il mestolo in mano , e sempre a danno del paese . Ora finalmente si vede chiaro dove ci hanno condotti . Ma anche a questa risposta vien fatto di soggiungere : Come mai l ' Italia s ’ è lasciata così lungamente governare da tali uomini ? Noi abbiamo , certo , libertà assai più larghe , non solo dell ’ Austria , ma della Francia e della Prussia . Il Governo fu sostenuto dai Deputati , questi furono eletti dal popolo , e le ultime elezioni furono fatte senza pressione del Ministero . Sì , ma le nostre moltitudini sono ignoranti e si lasciano portar pel naso dai mestatori . La pubblica opinione non ha indirizzo , e noi manchiamo di uomini . Allora la questione muta sostanzialmente . Voi siete scontenti dei generali , dei ministri , dei deputati , degl ’ impiegati , e per giunta anche del pubblico . E se ancora volete attribuire tutto ciò a sola colpa del Governo , io vi chiedo : l ’ amministrazione dei municipii e delle province va bene ? L ’ associazione e l ’ iniziativa privata fecero forse quello che s ’ aspettava ? L ’ industria , il commercio , la scienza presero forse lo slancio che si doveva sperare dalla libertà e dall ’ Italia unita ? Tirate un poco la somma di tutto ciò , e allora ditemi se egli è giusto di accumulare le conseguenze inevitabili di tanti errori tutte sul capo di due o tre uomini che , se furono funesti al paese , potrebbero facilmente essere giudicati e rimossi ; per chiuder poi gli occhi a quegli errori assai più pericolosi e più difficili a rimediarsi , perché furono gli errori di tutto il paese . Noi potremmo essere costretti , per qualche altra e più grave sventura , a subirne di nuovo le conseguenze , ed avvedercene ancora una volta troppo tardi . O vogliamo noi ridurre a questione di partito una questione che riguarda la nostra esistenza e il nostro avvenire , in un momento in cui ci troviamo a sperimentare così dolorosamente l ’ incapacità , gli errori e la mancanza d ' uomini in tutti i partiti ? Innanzi a noi non v ’ è che una via sola , per rimediare ai mali , e non perdere la stima che ci siamo acquistata in Europa . Metterci a cercare le cagioni degli errori , senza ira e senza parte ; provvedere , senza esitare e senza rispettare idoli di sorta . Il sistema di gettarci da noi stessi polvere negli occhi , di adularci per farci adulare , è ormai un sistema fallito . A che ci è servito ripetere mille volte che la flotta italiana era formidabile , inespugnabile , e la flotta austriaca ridicola , quando a Lissa il Re d ’ Italia è affondato , la Palestro è saltata in aria , e il Kaiser è tornato a Pola ? E poi che bisogno abbiamo d ' illuderci ? I nostri errori sono pure conseguenza del troppo rapido cammino che abbiamo fatto , e i prodigi operati dal ‘59 in poi non sono sogni . Noi possiamo sempre inorgoglirne , ed essi sono arra sicura del nostro avvenire , se una tenace perseveranza sa ritrovare i germi del male , nascosti in mezzo ai nostri maggiori successi , e sa rimediare ai disordini della fretta . Quale altra nazione ha potuto , in così breve tempo , fare un corpo solo di province così disgregate ? Abbiamo dimenticato le difficoltà superate per organizzare ventidue milioni d ’ uomini , e formare un esercito di trecentomila soldati , ed una marineria proporzionata all ’ esercito ? Non dovemmo creare il materiale da guerra , le tradizioni , gli ordini , la disciplina , gli uffiziali , i generali , ogni cosa ? Non trovammo noi le più gravi difficoltà fin dal cominciare la coscrizione , che in alcune province alimentava il brigantaggio , e in altre sembrava non dover mai riuscire ? Eppure tutto ciò è stato superato . Nella Camera , nel Ministero , negli ufficii pubblici e privati , ogni differenza tra provincia e provincia è scomparsa . L ' esercito ha riunito tutti gl ’ Italiani sotto l ’ onore della stessa bandiera , e di tutte le forze morali , unificatrici e civilizzatrici del paese , è divenuto la più efficace . Se non avesse fatto altro che tenere , per sei anni , unite insieme centinaia di migliaia d ' Italiani , educando al principio dell ' onore e della lealtà militare così il gentiluomo di Napoli e Milano , come il pescatore del Mediterraneo o il capraro dell ’ Appennino , sarebbe stato già un . benefizio incalcolabile . Queste grandi qualità noi le abbiamo avute nella pace , e ce le siamo ritrovate nella guerra . Non è stato forse uno spettacolo sublime quello di vedere , invece delle reazioni , del brigantaggio e della discordia aspettata dai nostri nemici , i coscritti presenti senza renitenti , i partiti riuniti in un solo pensiero , i quarantamila volontarii presenti invece dei ventimila chiamati ? Quale dei principi spodestati potrà più dire , che i suoi fedeli aspettano solo l ’ ora della riscossa ? E in mezzo a battaglie sfortunate l ' eroismo dei soldati ci ha fatto inorgoglire , e ci ha guadagnato la stima dei nemici e degli amici . Noi abbiamo visto i nostri soldati , morenti di fame , di sete e di stanchezza , continuare gli assalti ; noi li abbiamo visti sugli alberi del Re d ’ Italia continuare il fuoco , mentre la nave rapidamente affondava ; e le ciurme della corazzata Palestro gridavano ancora : Viva l ’ Italia ! nel momento d ' essere gettate a brani sul mare . Tutto ciò è mirabile , e noi soli possiamo giudicare il portentoso progresso ; perché noi soli sappiamo in quale abbrutimento , fra quali gelosie , i passati governi avevano saputo tenere le nostre plebi . Ma tutto ciò non è bastato , perché la guerra è l ’ arte di ammazzare , non di farsi ammazzare . La guerra decide i destini dei popoli , perché in essa si misurano tutte quante le forze delle nazioni . Ove la differenza del numero non renda impossibile la lotta , la nazione che vince non è quella che ha solamente più eroismo , abnegazione ed entusiasmo ; ma è la nazione più civile . Ora che gli eserciti son divenuti così numerosi , si distendono sopra così vasti paesi , e si muovono con tanta rapidità , che gli ordini si dànno col telegrafo e si eseguono colle strade ferrate ; il piano di battaglia è divenuto un lavoro di scienza , e la direzione di queste grandi masse richiede , se non genio , che questo non si può sempre avere , almeno grande ingegno e grande coltura in tutti coloro che comandano . L ' approvvigionamento richiede una grande capacità amministrativa , e i mezzi d ’ offesa e di difesa sono divenuti così complicati , che tutte le operazioni militari suppongono nell ’ esercito e nella flotta una grandissima forza industriale . Nella Esposizione di Londra , la Prussia pigliò un gran posto accanto alla Francia ed all ’ Inghilterra , superando di gran lunga l ' Austria , dalla quale noi fummo superati . Invece di gettare un grido d ' allarme , nascondemmo la dura lezione , ed ora siamo venuti a raccoglier nella guerra ciò che avevamo seminato nella pace , e restammo sbalorditi nel paragonare le splendide vittorie dei Prussiani coi nostri miserabili insuccessi . Ma potrà essere altrimenti , fino a che il nostro operaio sarà vinto in tutte le Esposizioni ? Quando il nostro contadino non sa cavare da un suolo fertilissimo un prodotto uguale a quello che l ’ Inghilterra e la Germania cavano da un suolo ingrato ; quando noi abbiamo reso povero un paese dalla natura fatto ricco , e la Prussia con la sua industria e la sua mirabile amministrazione ha fatto ricchissimo un paese povero , ed ha potuto compiere la guerra senza nuovi debiti ? I suoi libri sono cercati in Francia , in Italia , in Inghilterra , e i nostri non passano le Alpi . I nostri matematici , ingegneri , strategici , meccanici durano gran fatica a tener dietro al progresso che la scienza ha fatto in Germania . Noi dobbiamo chiedere alto straniero rotaie , cannoni , fucili , navi e qualche volta anche i macchinisti delle navi . E non sono queste le forze che vincono nella guerra ? Il cannone rigato fu inventato in Francia , ed il fucile ad ago in Prussia , perché queste due nazioni hanno grandi industrie e grandi fabbriche d ' armi , le quali , specialmente in Prussia , avevano preso uno svolgimento prodigioso . Le navi corazzate furono trovate in America , e il cannone Armstrong , destinato a forarle , fu trovato in Inghilterra , le due nazioni più industriali e più navigatrici del mondo . La civiltà è un complesso di forze che formano un organismo vivente , e dove una di queste forze manca , tutte le altre se ne risentono . Non è possibile supporre , che la nazione più debole nella pace riesca nella guerra più forte . Noi siamo ora vicini a ricevere una nuova e assai più dura lezione dall ’ Europa . L ' Esposizione del ‘67 si approssima , e tutti ci aspettano alla prova per vedere che cosa ha saputo fare la nazione risorta . Ora non dobbiamo più sperare nella benevola indulgenza che avemmo a Londra , dove l ’ Italia si presentò come un paese che , incerto ancora della sua esistenza , chiedeva d ’ essere accolto fra le nazioni civili . Oggi siamo un popolo già libero da alcuni anni , nei quali l ' Europa e la fortuna ci hanno aiutato . Si ha il diritto di chiederci sul serio : cosa avete fatto voi ? E se non sapremo neppur mostrare quel che veramente siamo , i Francesi sapranno dirci sul viso il pensier loro , e da ciò che proveremo d ' essere nella pace , s ’ argomenterà di nuovo ciò che potremo esser nella guerra . Quando le ciurme della nave americana o inglese sono in riposo , voi trovate i marinai occupati a leggere . I nostri son costretti a dormire o giocare . Quando i coscritti prussiani si presentano al Consiglio di leva , la prima cosa si esamina se sanno leggere e scrivere . E quando un Municipio presenta più di un analfabeta , si apre un ' inchiesta per esaminare la cagione del fatto strano . Noi abbiamo 17 milioni d ’ analfabeti . Quando in tempo di pace gli ufficiali francesi o prussiani sona di guarnigione , voi li trovate occupati nel disegno , nelle scienze militari , nella storia , e molte opere celebrate di geografia , di storia , di letteratura escono dalla loro penna . Osservate le carte geografiche dello Stato Maggiore austriaco o prussiano ; sono lavori ammirabili per esattezza scientifica . Questa guerra è stata un grande trionfo per la scienza , perché ha provato che la nazione più dotta riesce la prima anche nel campo di battaglia . Che cosa siamo noi che , facendo la guerra nel proprio paese , abbiamo più volte sbagliate le strade ? Il nostro esercito è la nazione perfezionata . Esso è meglio amministrato , meglio ordinato , più disciplinato e morale di tutte le nostre istituzioni . Ma se esso può migliorare , non può creare tutte le forze che mancano nella nazione . Coloro che lo compongono continuamente , sono Italiani che v ’ entrano a diciannove anni , cioè quando l ' uomo è già formato . Ora se la coltura delle nostre plebi è così bassa , credete voi che nessun grave danno ne risenta l ' esercito ? Potete supporre che il pescatore , il quale non s ’ è mai allontanato dalle rive del suo paese , riesca così abile a manovrare sulla nave corazzata , coi cannoni Armstrong , come colui che ha traversato due o tre volte l ’ Atlantico ? Potete supporre che il pecoraio ignorante ed abbrutito riescirà nell ’ esercito così abile , come l ’ industrioso agricoltore e l ' operaio intelligente ? Le nostre scuole militari sono condotte con molto ordine e molta disciplina ; ma se la coltura scientifica è così bassa nel paese , e il pubblico insegnamento così abbandonato , dove troveranno esse tutto il gran capitale scientifico di cui abbisognano ? La Scuola Politecnica di Parigi , le scuole militari della Francia e della Prussia sono grandi istituzioni , perché v ’ insegnano illustri scienziati , che noi o non abbiamo o non sappiamo valercene . Il nostro esercito è un miracolo del valore e dell ’ ingegno italiano , perché la distanza che lo separa dai primi d ’ Europa , è infinitamente minore di quella che separa la nazione dalle altre più civili . Ma esso è giunto ora ad un punto , che , a volerlo migliorare ancora , bisogna che il paese pensi sul serio a migliorare se stesso . Ed il Ministro della guerra dovrà essere il primo ad esigere , che la nazione tutta quanta progredisca . Che se si tornasse ancora sulla mancanza di capi , bisognerà pur notare che la nazione ha il diritto di avere uomini che non commettano gravi errori , che non si dimostrino di un ’ assoluta incapacità ; ma non può sperare di aver sempre a sua disposizione uno di quegli uomini di genio , che sono capaci d ' infondere la vita in tutto un paese . Di questi ne nasce uno ogni secolo , ed anche allora essi rappresentano il popolo in cui vivono . Senza la Rivoluzione il genio di Napoleone non si poteva manifestare , senza i marinari inglesi non vi sarebbe stato un Nelson . Due grandi nomi ci ha dato la nostra rivoluzione , il Cavour e il Garibaldi . Il primo rappresentò quel genio politico che non ci è mai mancato ; il secondo è il genio del ! ’ entusiasmo e del valore popolare , dei quali l ' Italia ha dato sempre tante e così splendide prove . Ma la guerra presente ha dimostrato , che queste due grandi qualità ancora non bastano , e a noi sono mancati gli uomini appunto che supplissero alle qualità che mancavano nel paese . Gran fortuna per noi sarebbe stata se , invece di due mesi , le battaglie fossero continuate per un anno . Esse avrebbero provato molti uomini , messo in luce molti nomi oscuri , e mandato in ombra molte celebrità usurpate , formato il carattere della nazione , e dato maggiore esperienza e maggiore solidità all ’ esercito . Una vittoria difficile , dopo una guerra lunga , era ciò che l ’ Italia poteva desiderare di meglio . Ma ciò non è avvenuto , ed è inutile desiderarlo . Ora bisogna , invece , saper profittare della pace per cercare le cagioni degli errori , trovare i rimedii . Come è dunque avvenuto che un popolo così intelligente e volonteroso qual ’ è l ’ Italiano , sia caduto in tanti errori , e debba riconoscersi così poco progredito da sentirsene umiliato ? Qual via ci ha condotti ove noi siamo , e v ’ è egli modo di uscirne ? Se è possibile dare , una volta , il proprio nome alle cose ed agli uomini , non vedo che un solo metodo per risolvere una tal questione : esaminare prima in che modo s ’ è formata l ’ Italia . Se noi avessimo fatta una vera e propria rivoluzione colle sole forze del paese , i nuovi e i vecchi elementi si sarebbero confusi tra loro , ed in mezzo ad una lotta lunga e sanguinosa sarebbe scomparsa una generazione e ne sarebbe sorta un ’ altra , giovine , nuova , agguerrita , capace di governare e condurre il nuovo paese . Ma i governi passati crollarono , quasi senza esser toccati , perché nel popolo s ’ era manifestato un progresso a cui essi vollero rimanere estranei o avversi , e la lotta contro l ' Austria fu vinta coll ' aiuto della Francia . Un bel giorno noi eravamo liberi ed uniti , dopo lotte che , in proporzione del grande risultato , si potevano dire di poco momento . E l ’ Italia nuova si trovò formata degli elementi stessi di cui era composta l ’ Italia vecchia , solo disposti in ordine e proporzione diversa . In quel momento bisognava cominciare a riordinare e ricostituire ; l ’ entusiasmo , l ' abnegazione e l ’ eroismo non bastavano più : cessarono i prodigi e cominciarono gli errori . La nuova Italia si trovò formata di tre elementi diversi . Vi erano gl ' impiegati dei vecchi governi , i liberali d ’ ogni colore delle nuove province , e finalmente i Piemontesi . I primi da una rivoluzione violenta sarebbero stati licenziati in massa ; ma la nostra , pacifica e tranquilla , dovette invece accettarne un grandissimo numero . La loro esperienza ci era necessaria , non avendo noi avuto il tempo di formare una nuova generazione ; e fra di essi v ’ eran pure uomini abilissimi che resero grandi servigi al paese . Ma , in fine dei conti , lasciando da parte le eccezioni lodevoli , ognuno può facilmente comprendere quanto abili dovessero riuscire a governare con la libertà un paese di ventidue milioni , coloro che avevano formato le amministrazioni , corrotte o microscopiche , di governi caduti per la loro ignoranza e pel loro cieco dispotismo . A questi s ’ unirono i liberali in gran numero , e fra di essi vi erano ingegni giustamente riputati , caratteri specchiati , patriotti a tutta prova . Ma vogliamo esser giusti veramente con tutti ? Chi siamo noi , moderati e partito d ’ azione , consorti e non consorti ? Tutti gli uomini del gran partito liberale nacquero , vissero e furono educati nell ’ Italia divisa dei piccoli Stati e dei piccoli tiranni . Noi abbiamo avuto quella educazione che solo era possibile in paesi dove le lettere , le scienze , le arti , l ' industria , il commercio erano nell ’ infanzia , sotto governi paurosi d ’ ogni raggio di luce , in mezzo a società frivole o corrotte . Volere o non volere , questa è l ’ aria che abbiamo respirata , e la miglior parte del nostro carattere s ' è dovuta formare in un circolo ristretto d ’ amici , protestando e cospirando . Ci salvammo a forza di generose aspirazioni , di entusiasmo e di sacrifizii ; ma l ’ istruzione e l ' educazione sociale di un gran popolo ci è mancata , perché questo popolo ancora non esisteva . La rivoluzione portava adesso i liberali al governo e negli impieghi . E ciò che li spingeva innanzi era generalmente il carattere politico , non la capacità amministrativa . Dove potevano averla acquistata ? La burocrazia è una professione come un ’ altra , che richiede s ' udii speciali , lungo tirocinio e , sopra tutto , lunghissima esperienza . I liberali venivano , invece , dagli esilii , dalle galere , dalle cospirazioni , dal campo dei volontarii , e d ’ un tratto , si trovavano nei più alti ufficii , dati loro in premio delle sofferenze patite . Ed era ben naturale . In quei momenti d ’ incertezza e di sospetti , quando i vecchi impiegati si potevano credere amici dei governi caduti , quando mille pericoli ne circondavano , quando tutto si riduceva a sapere se potevamo o no esistere , la fede politica ci era cento volte più utile della capacità amministrativa . Il ricco , il nobile , il potente che faceva una franca adesione al nuovo Governo , era spinto innanzi colle mani e coi piedi , senza badare al suo valore , purché servisse d ’ esempio agli altri . In tutte le Prefetture , nella Polizia , nei Ministeri , nei Municipii , ovunque si poteva supporre un ’ ombra d ' influenza politica , ci voleva gente di provata fede ; e quindi si posero uomini che avevano più carattere che esperienza , più entusiasmo che cognizioni speciali . Ed una volta presa questa norma , si procedette con una cecità spaventevole . Senza tener conto dei pochi uomini di grande ingegno , e senza tener conto degli avventurieri e dei disonesti elle le rivoluzioni portano sempre a galla , il numero degl ’ incapaci fu spaventoso . Un giorno ebbi a raccomandare un giovane onesto , liberale , ma scarso d ’ ogni istruzione . Io accettai l ' incarico della raccomandazione , perché quel giovane mi era fatto conoscere da uno che aveva , con dieci anni di galera , scampato la pena del capo , ed aveva giurato di non chieder mai nulla per sé . Egli mi disse : Questo giovane domanda solo un mezzo onesto di guadagnarsi il puro pane , e sa che la sua poca istruzione non gli permette chiedere di più . Con queste medesime parole io feci la mia raccomandazione al Ministro d ’ uno dei tanti governi provvisorii . Non erano passati due giorni , e quel giovane venne a ringraziarmi d ' essere stato impiegato con cinquanta scudi al mese , in una delle amministrazioni più difficili e complicate dello Stato . Egli era tutto confuso , non sapendo come fare per mettersi in grado d ’ adempiere il suo ufficio . Pure , come Dio volle , la cosa andò al pari di tante altre . Io non ero anche uscito dalla mia maraviglia , quando venne da me un altro giovane , cui m ’ ero sforzato di persuadere , che profittasse dei nuovi tempi per darsi agli studii , non essendo possibile vivere in un paese civile colla sua ignoranza . V ’ ero quasi riuscito ; ma quel giorno esso venne a licenziarsi , perché lo avevano nominato giudice nell ’ isola di Capri . Di questi fatti se ne possono citare a migliaia , e se fosse permesso dire i nomi , farei vedere quali funeste conseguenze ne sono derivate qualche volta allo Stato ed ai privati cittadini . Noi abbiamo avuto magistrati che appena avevano letto il Codice , prefetti d ’ una ignoranza proverbiale , professori che non avevano studiato la materia che dovevano insegnare . Ed è singolare ! il paese che ha sempre gridato contro tutti e contro tutto , è stato sempre d ’ una tolleranza illimitata contro questo trionfo delle incapacità . E chi volesse persuadere ai liberali , che l ' aver sempre pensato alla libertà del proprio paese , l ’ averne fatto l ' unica occupazione d ’ una vita spesa nel cospirare , soffrire e combattere per la patria , gli ha resi , novanta volte su cento , pessimi burocratici ; direbbe una verità manifesta che nessuno di loro vorrebbe credere . Ed ora veniamo al terzo elemento di cui si compone la nuova Italia : il Piemonte . Qui non ci sono uomini vecchi ed uomini nuovi , non ci sono liberali ed impiegati di un governo caduto . Questa è una sacra falange che s ' avanza unita e compatta , un quadrato armato di fucili ad ago . Guai a chi volesse far gli contro una carica ! In mezzo a governi che crollavano da ogni lato , il Piemonte pareva una massa di granito impenetrabile , con una forza d ’ assimilazione portentosa . Ed invero , la sua superiorità politica su tutte le province d ' Italia era ornai incontrastabile . Aveva la sola amministrazione che non si dovesse da capo a fondo rovesciare ; aveva una libera costituzione e leggi che quasi tutte le altre province spontaneamente accettavano o imitavano ; i soli uomini esperimentati alla vita politica , che l ' Italia conoscesse ; un esercito valoroso , un primo Ministro che l ’ Europa ammirava , ed alla cui morale dittatura ogni provincia si piegava ; un Re che si batteva per l ’ Italia . Volere o non volere , siccome l ’ esercito piemontese fu il nucleo intorno a cui si formò l ’ esercito italiano , così il governo e l ’ amministrazione del Piemonte dovevano formare il governo e l ’ amministrazione d ' Italia . Sui varii elementi che la rivoluzione apparecchiava , il Piemonte riuscì a distendere la sua tenacissima trama , per farne un corpo solo . Ma che valore aveva questa trama ? Prima del ‘48 il Piemonte non era neppure una delle regioni più civili d ' Italia , e i principii della Rivoluzione francese v ’ erano penetrati meno che in altre province . Ma dopo quel tempo , la sua amministrazione lenta , pedantesca , intricata , aveva pure dalla libertà ricevuto nuovo vigore ed uomini nuovi . Il paese , per se stesso disciplinato e laborioso , si vide rapidamente prosperare . Il commercio , l ' industria , l ' educazione popolare avevano preso un grandissimo slancio ; l ’ emigrazione italiana vi aveva raccolto nobili ingegni , e la febbrile attività del Cavour dava un moto accelerato a quel piccolo Stato che , se era ben lungi dal potersi ancora paragonare al Belgio o all ’ Olanda , si poteva certo fra di noi chiamare uno Stato modello , e come tale fu d ’ esempio e di scuola all ’ Italia . Pure le antiche tradizioni non s ’ erano spezzate , e l ' organismo amministrativo e governativo , nonostante il moto che condizioni tanto favorevoli gl ' infondevano , era sempre condotto da un gran numero di vecchi arnesi , in gran parte vecchio e sdrucito arnese esso stesso . In un piccolo paese tutti questi mali s ’ avvertivano poco o non si vedevano ; ma quando la trama di questa tela si dovette stendere sopra l ' assai più vasta superficie dell ’ Italia , allora dovunque mancava una maglia si fece uno strappo , e dove erano fila intricate si fece un nodo indissolubile . Così tutti i suoi difetti si videro ad un tratto ingigantiti . Fra difficoltà sempre nuove , fra moltitudini sempre diverse , in una condizione di cose sempre mutabile , v ’ era bisogno d ’ una grande rapidità negli affari , d ’ una grande elasticità nei regolamenti , di mille espedienti e ripieghi per condurre un paese che voleva essere amministrato e formato nel medesimo tempo . Ed , invece , con un ’ amministrazione lenta , pedantesca , intricata e tenacissima delle sue vecchie tradizioni , si trovavano a condurre le cose d ' Italia coloro che avevano appena saputo amministrare il Piemonte . Che esser Capo di Divisione per le carceri o la sicurezza pubblica , Consigliere di Stato o della Corte dei Conti nel Piemonte tranquillo o nell ’ Italia in rivoluzione , sien due cose affatto diverse , niuno certo vorrà metterlo in dubbio . Ed è chiaro perciò , che se il Piemonte non avesse fatto altro che darci la sua amministrazione , le sue leggi , i suoi uomini , cogli ufficii in cui si trovavano , la macchina governativa avrebbe lavorato già assai peggio , e mille disordini sarebbero stati inevitabili . Ma le cose andarono bene altrimenti . Quando gl ’ impiegati dei caduti governi e i liberali delle nuove province si unirono ai Piemontesi , questi dettero uno straordinario contingente burocratico a tutta Italia . Si trattava d ’ attuare le leggi e la politica del Piemonte , e i suoi uomini avevano una reputazione d ' onestà , di capacità ed attività superiore agli altri . Era necessario perciò moltiplicare il numero dei suoi impiegati , e cominciò quindi un rapido movimento di ascensione dai gradi più bassi ai superiori . Bisognava aprire le scuole elementari nella Sicilia o nel Napoletano dove mancavano . I governi provvisorii avevano già proclamato leggi simili a quelle del Piemonte , che imponevano l ’ obbligo d ’ aprire le scuole , ma non v ' erano maestri , direttori , ispettori , e bisognava far presto . Allora il maestro elementare del Piemonte venne a dirigere la scuola , ad improvvisare altri maestri . La necessità lo faceva nominare qualche volta ispettore o anche direttore di Scuola Normale . E così il buon maestro elementare di Torino diveniva , nell ’ Italia meridionale , un cattivo ispettore , un pessimo direttore . E questo lavoro si eseguì sopra una larghissima scala . Come per l ’ aumento dell ' esercito , il capitano fu colonnello , e questi generale , e chi aveva comandato una divisione comandò un corpo d ’ esercito , e chi aveva comandato quarantamila uomini ne dové comandare due o trecentomila ; così il medesimo sistema si volle e spesso si dovette seguire nell ' amministrazione . Senza dare alcuna prova delle nuove ed assai maggiori capacità , che i nuovi ufficii richiedevano , il Capo - Sezione fu subito Capo di Divisione , e questi volle essere Prefetto , e il maestro elementare insegnò nel liceo . Quindi , nel medesimo tempo , si vide sgovernata l ’ Italia , peggiorato il Piemonte , e buoni impiegati divenire mediocri o pessimi ; perché , capaci a condurre la piccola barca del Piemonte tranquillo , si trovavano incapacissimi a condurre , con assai maggiori ufficii , la nave d ' Italia , in un mare tanto burrascoso . Il paese si trovò invaso da una moltitudine sempre crescente d ’ incapacità burocratiche , che moltiplicavano da ogni lato come le locuste . Uomini vecchi e uomini nuovi , liberali , martiri e persecutori , nessuno aveva ricevuta l ’ educazione e il tirocinio necessario ai nuovi tempi . I Piemontesi , con tutti i loro difetti , erano laboriosi , disciplinati , tenacissimi ; si erano trovati in condizioni più favorevoli , e quindi formarono come lo scheletro o l ’ impalcatura che doveva reggere insieme la macchina della nuova amministrazione . Ora sarebbe inutile rivolgere la colpa di questi fatti agli uni o agli altri . A che gioverebbe oggi . sapere se , nel distribuire gl ’ impieghi , fu tenuta una proporzione troppo favorevole agli uni o agli altri ? Il certo si è , che dei tre elementi di cui s ’ è formata l ’ Italia , la nostra rivoluzione non poteva escluderne alcuno ; ed essi erano di tal natura , che dovevano inevitabilmente portare il governo in mano di una burocrazia assai inferiore al bisogno . Io , perciò , non vedo alcuna necessità d ’ introdurre le passioni dei partiti nell ’ esame di tali questioni . Importa assai più di riconoscere la forza fatale di quelle leggi che regolano le rivoluzioni e le società . Queste leggi non sono meno inalterabili di quelle della natura , e solo dalla loro conoscenza il politico può attingere quella sapienza che le fa servire ai suoi fini , e , introducendo le riforme utili e possibili , accelera il progresso , promuove il miglioramento , sociale . La burocrazia è divenuta una delle macchine più potenti e più necessarie nei governi così complicati delle società moderne . Essa ordina il lavoro ; accumula esperienza ; raccoglie quel numero infinito di cognizioni speciali e necessarie , che la pratica solamente suggerisce ; forma le tradizioni degli affari . Ma tutti i governi burocratici sono minacciati da una malattia che , se si lascia propagare , e non vi si pone efficace rimedio , è capace di consumare il più forte organismo sociale . I Francesi la chiamano routine , ed il Mill la definisce , dicendo che è la malattia che affligge i governi burocratici , e di cui generalmente essi muoiono . « Periscono » egli osserva « per la immutabilità delle loro massime , ed ancora più per quella legge universale , per cui tutto ciò che diviene routine perde il suo vitale principio , e non avendo più la mente che operi dentro , procede , girando meccanicamente , senza che più ne risulti l ’ opera che era destinato a produrre . Una burocrazia tende sempre a divenire una pedantocrazia » ( On representative governement , chap . IV ) . Ora non v ’ è nulla che tanto agevoli il progresso di questa malattia , quanto l ' accumulare una prodigiosa mediocrità in un punto determinato dell ' organismo sociale . Il lettore tiri da se stesso le conseguenze , e vedrà allora quel che doveva seguire nei nostri Ministeri . Osservate un poco come si recluta ogni giorno , come si forma e come lavora la nostra burocrazia . Negl ’ impieghi si entra generalmente senza esami , senza dar prova di capacità , e , cominciando dai gradi infimi , si suole ascendere col tempo e con un regolare ed immutabile processo di anzianità ai gradi supremi . Il copista può divenire un giorno Capo di Divisione ; ma allora il Capo di Divisione resterà un copista da cui dipenderà la decisione d ’ affari importantissimi . Fra i nostri ve ne sono certamente alcuni di molto valore ; ma io ne ho pure conosciuto pili di uno laborioso ed onesto che , sepolto ed affogato nel formalismo burocratico , era incapace di stendere la risoluzione di un affare , con una chiara cognizione di esso . E se un Ministro , in tal condizione di cose , volesse oggi nominare Capo di Divisione un privato cittadino , egli sarebbe risguardato come violatore dei più sacri diritti , ancora quando la capacità del nuovo venuto fosse la più incontrastabile e la più incontrastata . Se la legge non vi si oppone , vi si oppongono le tradizioni , che qualche volta sono più tenaci della legge , e che nel vecchio Piemonte arrestarono perfino l ' audacia del conte di Cavour . La rivoluzione poté fare , per cagioni politiche , molte eccezioni ; ma ora la porta è chiusa , e la massima che generalmente prevale può dirsi compendiata nelle parole di quel burocratico che , alla morte del Cavour , diceva : Io non so perché tutti si disperano . Si prenda il pia anziano , e si ponga nel posto del primo Ministro . Tutti gl ' impiegati sono come i pezzi d ’ una macchina , che debbono passare regolarmente , in tempo determinato , nel posto stabilito . Se però il Ministro volesse favorirne alcuno , egli può facilmente trasferirlo da un ufficio ad un altro del medesimo grado , ma d ’ una importanza assai maggiore , d ’ un ’ indole assolutamente diversa , e che richieda cognizioni affatto speciali . Con una facile manovra burocratica , a cui la legge e la tradizione non s ' oppongono , il Capo - Sezione o il Capo - Divisione possono salire una cattedra , dirigere una biblioteca o un ’ accademia di belle arti , senza saper distinguere un Raffaello da un Cimabue , senza aver dato alcuna prova di conoscere la materia che sono chiamati ad insegnare . Vi sarebbe , è vero , da temere il giudizio del pubblico ; ma esso è , in questi casi , di una tolleranza uguale solo all ’ infinito . In una parola , tutte le vie sono aperte per ammettere le incapacità , tutte sono chiuse quando si tratta di ammettere in modo eccezionale le capacità singolari , le quali , si noti , bene , è quasi impossibile che prendano la via ordinaria . Uno che senta in se stesso facoltà superiori al comune degli uomini , non vorrà certamente porsi dieci o forse venti anni a copiare e scrivere lettere , per giungere finalmente a quelli ufficio dove potrà dimostrare il suo valore , se la sua intelligenza non sarà già esaurita sotto il lungo e lento processo di mummificazione , cui fu sottoposta . L ' uomo d ’ ingegno si troverà così sempre come corpo estraneo , in mezzo a una mediocrità che dilaga da ogni lato , e la sua superiorità sarà soggetto di gelosia grandissima o di diffidenza , per forza naturale delle cose e per legge dell ’ umana natura . L ' intelligenza , che dovrebbe essere la forza motrice e regolatrice della gran macchina burocratica , va mancando , e i capi d ’ ufficio non sono essi stessi che pezzi della macchina . Non v ’ è paese del mondo in cui i più alti impiegati amministrativi sieno così privi d ’ ogni responsabilità e indipendenza , così male retribuiti come tra noi . Il Capo di Divisione non può scegliere alcuno de ’ suoi impiegati , non può mai risolvere in suo proprio nome gli affari . La firma è sempre del Ministro o del Segretario che sottoscrive in nome del Ministro ; la responsabilità in faccia al paese è loro , sebbene gli affari sieno poi di fatto risoluti dalla burocrazia che , messa al coperto , e considerata come una macchina , diventa più macchina che mai . La responsabilità non è più di nessuno , perché coloro che conoscono e risolvono gli affari non l ’ hanno , ed il Ministro ed il Segretario sono responsabili solo di nome , quando si trovano costretti a firmar carte che non hanno il tempo materiale di leggere . Così , nel tempo stesso in cui da un lato si è tolto alla burocrazia ogni indipendenza legale , si è resa dalli altro onnipotente . E l ’ aver tutto concentrato nel Ministro , serve spesso ad introdurre il favoritismo politico in ogni parte dell ’ amministrazione , con danno manifesto degli affari . Da questa continua ingerenza politica sono , io credo , derivati i danni maggiori al pubblico insegnamento : il Ministro ed il Segretario non possono sempre resistere alle raccomandazioni dei Deputati e dei Senatori . Dovrebbero essere la sola forza intelligente e responsabile , la mente e l ’ anima dell ’ organismo burocratico ; ma essi mutano continuamente , onde il corpo si è dovuto assuefare a camminare senza anima , e le ruote dello strano meccanismo girano ancora , quando la prima forza motrice è mancata . Il regolamento è divenuto la sola ancora , il vangelo della burocrazia , come la rettorica è il vangelo dei pedanti . Ma come nessuna rettorica fece mai uno scrittore , così nessun regolamento basterà mai a formare una buona amministrazione . La difficoltà di penetrare il vero scopo delle leggi , e la mancanza di autorità per assumerne sopra di sé la interpretazione , hanno fatta sostituire la lettera allo spirito . Quanto più il lavoro prescritto è complicato , irrazionale , tanto più viene religiosamente eseguito , senza osservare se lo scopo prefisso è ottenuto . Una volta ebbi occasione d ' osservare questo fatto . Si dové eseguire un disegno approvato dal Ministero , per adattare un antico locale ad un nuovo uso . Il lavoro era abbastanza inoltrato , quando si vide che un certo numero di finestre non potevano farsi con la spesa indicata ; perché si trovarono antichi pilastri nascosti nell ' interno delle mura , appunto là dove dovevano venir le finestre . Non essendo possibile sospendere i lavori , per aspettare la fine delle lunghe pratiche necessarie ad avere l ’ approvazione d ' un nuovo disegno , bisognava o fare , senza permesso , una spesa maggiore , o aprire le finestre in altro punto , e deturpare tutta l ’ architettura . Studiato il regolamento , fu deciso di aprire le finestre , con la spesa indicata , là dove deturpavano l ' architettura , per poi chiuderle , e con nuovo disegno regolarmente approvato , riaprirle dove conveniva . Il regolamento era fatto per impedire spese maggiori del bisogno , e in queste appunto si cadeva , volendo rispettarne la lettera , a danno dello spirito . La moltiplicità delle forme e delle formole non è credibile , e sembra destinata assai spesso a non ottenere altro fine che quello d ’ arrestare il corso delle pubbliche faccende . Ho visto gli agenti d ’ una Compagnia americana , venuti in Italia con forti capitali , per intraprendere alcune industrie , fuggire disperati , dopo aver visto la serie infinita delle pratiche che bisognava fare per ottenere il desiderato permesso , e le mille difficoltà che si dovevano superare . L ’ Italia , mi dissero , non è ancora un paese per gli affari ; e se ne andarono . Sarebbe nondimeno ingiusto il non osservare che questa burocrazia lenta , ostinata , pedantesca com ’ è , ha pure reso , col suo lavoro costante , paziente e noioso , grandi servigi al paese . Credete forse che un ’ amministrazione improvvisata solamente di liberali , o di vecchi impiegati , o di Piemontesi , avrebbe potuto resistere alla continua mutazione dei Ministeri , agli urli della piazza , alla inerzia passionata della maggior parte di noi ? Più di una volta l ' ostinazione e la pedanteria burocratica sono state la sola forza veramente conservatrice , che potevamo opporre alle tradizioni immorali dei caduti governi , ed al favoritismo politico . Ora però siamo giunti a un punto , che la più necessaria delle riforme deve cominciare da essa , se non vogliamo che la vita nazionale resti soffocata . Ma è singolare ! mentre tutto il paese grida tanto contro la burocrazia , sembra esso stesso affetto dalla medesima malattia . Voi sentite da ogni lato ripetere : che cosa bisogna fare ? Qual ’ è il regolamento , quale la legge , in una parola , quale è il nuovo sistema che deve salvarci ? Né si considera che di regolamenti ne abbiamo finora fatti delle migliaia , che tutte le nostre stamperie sono ancora affaticate in questo indefesso lavoro ; e fra poco avremo percorsa tutta la serie dei regolamenti e dei sistemi possibili , senza avere ottenuto il nostro scopo . E proprio il caso di ripetere all ’ Italia le parole di Fausto a Wagner : E stimi dunque Che da vil pergamena esca la sacra Sorgente che l ’ ardor di questa sete Possa ammorzarti ? Oh no ristoro alcuno Non aspettar , se dall ’ anima tua Limpida non zampilla . Si tratta di finanza ? E sorgono subito a combattere tre sistemi nuovi debiti , nuove imposte o nuove economie . Ma nuovi debiti non troviamo da farne ; nuove imposte , il paese esausto sarà pur troppo incapace di sopportarle , e quanto alle economie , l ’ esame delle cifre ha provato che le spese maggiori sono quelle appunto che non si possono diminuire . Con questi palliativi noi dunque andremo innanzi ancora qualche anno , senza aver trovato il sistema che ci deve salvare . V ’ è in Italia nessun uomo di buon senso , il quale dubiti ancora , che il solo mezzo per uscire dal laberinto in cui siamo entrati , sta nell ' aumentare il lavoro e la produzione nazionale ; perché solo allora le rendite dello Stato cresceranno , e perché una nazione come la nostra , che spende e non produce , deve assolutamente fallire , e non è il sistema , ma il lavoro che può salvarla ? Si tratta di pubblica istruzione ? Ed ecco i sistemi sorgono a combatter fra loro . Libertà d ’ insegnamento , tasse elevate , insegnamento dello Stato , privati – docenti , insegnamento obbligatorio . Ed ognuno si presenta con in mano un segreto talismano , che deve salvare il paese . Ma perché non osservare che le tasse elevate erano prescritte dalla legge Casati , e voi foste indotti a scemarle ? Che essa stabilisce l ’ insegnamento elementare obbligatorio , mentre in Toscana è libero ; che a Napoli v ' è un gran numero di privati - docenti , mentre a Torino , Pavia , Pisa non attecchiscono ; che dal ‘59 in poi quasi tutti i sistemi ' furono provati ; che anche oggi buona parte di essi sono in presenza , e che riescono solo a far andare l ' insegnamento ugualmente male per tutto ? A che vi giova l ’ aprire le scuole serali , quando voi cominciate con 500 alunni , empite d ’ elogi tutti i giornali , lodate il Municipio , la popolazione , il Ministro e l ’ Ispettore ; e poi abbandonate le scuole a se stesse ? Gli alunni diminuiscono subito , e finalmente voi dovete cominciare a chiudere le scuole . Allora sarebbe il tempo pei giornali di gridare ; ma essi pensano a cose più serie . Qual sistema , qual regolamento vi salva da questa generale oscitanza ? Un giorno si levò nella Camera un deputato e disse : Signori ! Volete voi sapere che cosa bisogna fare per riordinare il nostro insegnamento universitario ? Pigliate ogni anno dieci o dodici fra i migliori giovani che s ’ addottarono nelle nostre Università , e mandateli a perfezionarsi all ' estero , specialmente in Germania . Così , dopo qualche tempo , avrete un primo nucleo di buoni professori , che s ' andranno moltiplicando ogni anno . Il consiglio parve buono e fu adottato ; la Camera approvò nel bilancio una somma sufficiente . Si venne subito al modo d ’ attuare , e si fece il regolamento . Ogni anno , nel tempo delle nostre vacanze universitarie , s ’ intima un concorso per scegliere un buon numero di giovani dottori , ed è stabilito prima , quanti debbono essere i medici , quanti i filosofi , i matematici , ec . Ed ogni anno avviene che l ' Italia non è pronta a dare un numero determinato , e anche distribuito secondo la tabella ministeriale , di giovani capaci di profittar davvero del loro soggiorno in Germania , dove gli studii sono tanto diversi e tanto più elevati . Quindi , il più delle volle , una parte degli eletti sono giovani assai mediocri . Tra le materie per l ' esame di concorso non si richiede alcuna conoscenza della lingua del paese , dove si va a studiare , e la durata del soggiorno è d ' un anno solo . Generalmente la decisione del concorso è fatta conoscere al giovane nella fine del novembre ; onde egli arriva a Berlino non prima degli ultimi giorni del dicembre , per fare le vacanze del Natale . Il semestre d ’ inverno , che in Germania comincia nell ' ottobre , ed è quello degli studii più severi , si trova già inoltrato a metà ; e prima che il giovane si ponga in grado di comprendere il tedesco e profittare , la più gran parte dell ' anno è passata , ed egli deve apparecchiarsi a ritornare in patria . Non v ’ è che un solo mezzo per restare , quello d ' avere , in questo tempo , fatto in Germania e stampato un lavoro , e con esso presentarsi ad un secondo concorso . Ora è certo , che se fra quei giovani ve ne è qualcuno veramente capace di profittare , questi non avrà finito e stampato un lavoro in così breve tempo . Egli deve dunque tornare , il regolamento lo impone . Eccezioni ve ne sono state , e sul principio il Ministro aveva assai maggiore larghezza ; ma ora la regola è questa . Così n ’ è seguito che i danari si sono spesi , ma i professori non si sono avuti . Il Governo stesso sembra diffidar di questi giovani , e in si grande penuria d ' insegnanti , quando è costretto a nominar professori alcuni che non hanno neppure compiuto gli studii universitarii , già si dimostra restio ad impiegar questi dottori perfezionati in Germania . Esso sembra non essere in grado di conoscer neppure con che profitto abbiano studiato , a quale disciplina più specialmente si siano dati . Così almeno bisogna credere , quando s ’ è visto che coloro i quali a Berlino studiavano una materia , furono chiamati in Italia ad insegnarne un ' altra affatto diversa ; quando s ’ è visto quelli che più godevano la stima dei compagni e dei professori , piatire invano un posto di liceo , mentre altri , e non più meritevoli , entravano nelle Università . Molti di essi gridarono che , così facendo , v ' era un fine premeditato ; ma ciò è assurdo . Il Governo e la burocrazia non hanno altro fine , che il bene della gioventù e dell ’ insegnamento ; ma si sono da se stessi legate le mani , e messi nella impossibilità di farlo . È dunque da meravigliarsi , se il paese non ha finora risentito alcun vantaggio dei danari spesi , e se noli abbiamo guadagnato niente nella poca stima che s ’ ha di noi all ’ estero , dove s ’ è avuto un saggio del modo con cui in Italia procedono le pubbliche faccende , e la nostra leggerezza è stata dagli uomini gravi giudicata scandalosa ? Quale è il regolamento che ci salva da questi errori , quale è il sistema ? Io lo dirò francamente : bisogna non fare strazio così manifesto del senso comune . La questione principale tra di noi non è di regolamenti o di leggi ; ma è di uomini . Con uomini che sappiano e che vogliano , le peggiori leggi si portano a buon fine ; con uomini indolenti o ignoranti , tutto riesce male . E l ' Italia , invece di rivolgere a ciò tutta quanta la sua attenzione , s ’ è persuasa che ad avere una nazione stimata , civile e potente , basti avere una libera costituzione , ed un miglior codice penale e civile e scuole e vie ferrate e porti e canali , e la posta che parte tre o quattro volte il giorno , ec . , ec . Ma questi sono condotti pei quali deve scorrere la vita e l ’ attività nazionale ; se questa vita manca e niuno pensa a ridestarla , se le strade restano senza viaggiatori e i porti senza navi e le scuole senza scolari , tutte le grandi imprese servono solo ad affrettar la rovina ed il fallimento . Le società vi sono , la libertà si desidera solo per avere uomini migliori ; le leggi , le istituzioni non possono essere che mezzi e strumenti di questo fine più alto assai . Ma gli ostacoli che si frappongono fra noi a conseguirlo sono infiniti , e tanto più gravi , quanto più molti di essi sono opera delle nostre proprie mani . Io ne citerò uno che sembra di poco momento ; ma è notevole assai , perché viene dalla gente più illuminata e benemerita del paese . Vi sono fra di noi molti uomini , che hanno più degli altri contribuito a fare l ' Italia . Costoro nelle lettere , nelle scienze , nelle armi o nella politica hanno reso grandi servigi alla patria , e i loro nomi sono giustamente venerati in Italia e fuori . Ma non pochi di essi restarono , come noi tutti , ubbriacati dai facili successi finora ottenuti . Più volte m ’ è avvenuto di parlare con qualcuno di loro , sulle più utili riforme di cui il nostro paese avrebbe bisogno . Ed ogni volta che io discorrendo , per esempio , di pubblica istruzione , mi sono lasciato andare a descrivere disegni di radicali riforme , sono stato interrotto da un ’ osservazione che m ’ ha fatto molto pensare , perché mi fu troppe volte ripetuta . In fin de ’ conti , m ’ hanno detto molti di questi uomini politici , ed anche non pochi egregi professori , noi non facemmo tali studii , non fummo costretti a questo tirocinio ; eppure .... eppure qualche cosa noi siamo , l ' Italia , in fine , l ' abbiam fatta noi ! Vi fu tra gli altri un deputato di molto ingegno , che aggiunse : Io piglierei che i nostri figli facessero camminar l ' Italia , quanto l ' abbiam fatta camminar noi . Ora , con buona pace di questi signori , io credo che essi vivano nella più grande illusione . I nomi di coloro che seppero sperare contro la speranza , che ebbero una fede inconcussa nella libertà , per cui vissero e soffrirono , resteranno immortali , e le loro opere saranno d ' esempio ai posteri . Ma se non si persuadono , che le forze bastevoli a far cadere governi crollanti non bastano a formare una grande nazione ; se non si persuadono , che ora si tratta di creare una generazione di gran lunga superiore a noi , perché la scienza , l ' industria , l ’ esperienza , in una parola , gli uomini che l ’ Italia possiede , non sono ancora quelli che costituiscono le grandi nazioni , e che si formano in esse ; se di tutto ciò non si vogliono persuadere , potrebbero correre il pericolo di divenire un ostacolo all ' opera che così splendidamente iniziarono colle proprie mani . Niuna illusione più funesta di quella che vuol credere , che gli uomini i quali di recente spezzarono le proprie catene , sieno davvero i più capaci a sostenere in tutto l ' onore e la gloria del paese risorto . In quella poca esperienza che ho potuto avere nell ’ insegnamento , mi è restata sempre una profonda convinzione , che la nostra gioventù potrà rapidissimamente superarci , se noi non continuiamo a lasciarla nell ' abbandono in cui l ’ abbiamo tenuta finora . Ma se ancora duriamo fatica a capire , che il nostro più nobile ufficio è quello di produrre una generazione che ci superi , e vogliamo produrne una simile a noi , avremo invece una copia peggiorata dalla nostra incapacità : noi potremmo avvederci del funesto errore , quando in Europa venisse uno di quei momenti difficili nei quali , fra l ’ urto dei potenti , solo i forti si salvano , o fossimo sottoposti ad una di quelle crisi violente , a cui , pur troppo ! anche le società moderne vanno soggette . Ma abbiamo noi bisogno di novelle prove ? Non è generale il grido che la gioventù nostra da tutti tenuta fra le più intelligenti non progredisce punto ? E non furono gli uomini stessi che fecero l ’ Italia , coloro che , venuti all ’ opera , riuscirono impotenti a un assetto definitivo , e caddero in quegli errori che questa guerra è venuta a mettere così dolorosamente in luce ? E se anche gli uomini eminenti possono qualche volta , loro malgrado , essere d ’ inciampo al progresso della nazione ; che sarà della schiera infinita dei mediocri ? Avete voi mai conosciuto un paese dove la calunnia sia così potente e così avida , dove in così breve tempo si sia lacerato un ugual numero di riputazioni onorate ? Si grida per tutto che ci vogliono uomini nuovi , perché gli uomini vecchi sono già consumati ; ma non appena si vedono i segni di un qualche giovane di vero ingegno elle sorge , un mal volere , direi quasi , un odio infinito , s ' accumula contro di lui e lo circonda . La mediocrità è una potenza livellatrice , vorrebbe ridurre tutti gli uomini alla sua misura , odia il genio che non comprende , detesta l ’ ingegno che distrugge l ' armonia della sua ambita uguaglianza . Essa ha i suoi idoli che solleva e che adora ; ma sono grandi mediocrità anch ’ essi , che le servono di strumento , e che , con una riputazione usurpala , nascondono i bassi fini della moltitudine . Essa ha in tutto ciò una forza d ’ associazione incredibile , una disciplina ed un istinto che le fa sempre riconoscere da lontano il nemico , contro cui tutti rivolgono contemporaneamente i loro strali avvelenati . Molti e molti giovani io ho veduti abbandonarsi e cedere , scoraggiati , il terreno , innanzi ad un nemico sconosciuto , invisibile , eppure così numeroso . Che l ' Italiano del Settentrione ricordi un poco che cosa erano i Napoletani appena usciti dalla rivoluzione ; come si laceravano , e come , i più numerosi nella Camera , e con una intelligenza che nessuno mai negò loro , restarono pur sempre i più deboli . E poi si faccia un esame di coscienza , e veda se non è vero , che queste nostre passioni consumano per tutto le forze più vive del paese , e fanno che spesso l ' Italia divori , come Saturno , i suoi proprii figli . Ma voi siete sempre ad assalire le moltitudini , e tacete delle consorterie , che fra di noi cagionarono tutto il male . Sono esse che fanno un disonesto monopolio del Governo a vantaggio di pochi ; sono esse che detestano l ’ ingegno e la gioventù , elle proteggono solo i vecchi impiegati , perché possono averli docili strumenti dei loro bassi fini . Prima si diceva la consorteria ; ora il singolare s ’ è mutato in plurale , ed abbiamo le consorterie : v ’ è la toscana , la napoletana , la lombarda , la piemontese , e fra poco avremo anche la veneta . E mentre vi sono di quelli che le fanno cagione di tutti i mali , ve ne sono altri , i quali dicono che esse sono un nome vano , un mito , uno spauracchio da bambini . Le consorterie però ci sono e sono una grande calamità , perché sintomi funesti di una malattia morale che ancora ci travaglia . Nelle grandi questioni politiche , là dove si tratta della esistenza del paese , tutta la nazione si agita , tutte le opinioni s ' uniscono , il programma politico è uno solo , ed il Governo allora pare che non guidi , ma sia guidato dal paese . E sono i soli momenti , in cui da noi non si commettono più errori . Le nostre moltitudini hanno un senso politico così fino , che vedono sempre il punto essenziale della questione , ed a quello rivolgono tutte le forze , dimenticando il resto . L ’ Italia diviene allora ammirabile al cospetto dei mondo , e fa prodigi . Ma in tutte le altre questioni d ' amministrazione , di finanza , di pubblico insegnamento , là dove non si tratta più della esistenza immediata , e si potrebbero formare i partiti , perché incominciano le divergenze ; il paese , invece , cade subito nell ' abbandono e nell ' indifferenza , grida perché soffre , ma non pensa al rimedio , ed aspetta ogni cosa dal Governo . Gli uomini politici si trovano , così , come generali senza esercito , e si dividono in gruppi che sono consorterie , e non possono in alcun modo divenire partiti . Il conte di Cavour , colla sua personalità e col suo genio politico , teneva uniti molti di quei gruppi , e , sollevando a tempo delle grandi questioni , agitava il paese quando ne aveva bisogno . Ma dopo la sua morte i gruppi si divisero , e le consorterie moltiplicarono . Appena uno di questi gruppi saliva al potere , si trovava intorno un paese che non suggeriva nulla , ma chiedeva di essere sollevato ; e di fronte si trovava gli altri gruppi tutti nemici , perché tutti desiderosi del potere . Quindi le avversioni personali , meschine ; la guerra d ’ ingiurie e di pettegolezzi , che il paese ha sempre deplorata e deplora . Se il Governo poi voleva aiuto ; se aveva bisogno d ’ un segretario , d ' un prefetto , d ’ un impiegato , non poteva sceglierlo che fra il piccolo numero degli amici fidati . Più volte i consorti tentarono rompere questo cerchio di ferro , che li stringeva e gl ' isolava ; ma non v ’ era modo . Essi non impiegavano i loro più fidi , e correvano pericolo di far solo qualche disertore ; essi cercavano fuori , e s ’ imbattevano in un nemico o in uno sconosciuto . Il Governo si riduceva così inevitabilmente nelle mani di pochi , ed era quello che li rendeva odiosi . Ma fino a che dietro a ognuno di quei gruppi non sarà una parte del paese , fino a che il Governo sarà ridotto nella materiale impossibilità di stendersi in un largo cerchio ; i partiti saranno sempre impossibili , e avremo solo consorterie , chiunque sia al potere . Se quello che oggi si chiama partito di azione , riuscisse in tempi pacifici ad afferrare il potere , si vedrebbe anch ’ esso , in tutte le faccende di governo , ridotto ad un piccolo numero , e sarebbe subito preso dal male della consorteria . Un Governo di pochi è sempre meschino e personale , odioso , sospettoso d ’ ogni nuovo venuto ; è sempre una consorteria , e qualche volta può divenire una camorra . E noi non usciremo mai da un Governo di pochi , fino a che il paese non comincia a discutere sul serio i proprii affari , a determinare la propria opinione , e , coi mezzi legali , imporla ai ministri . Fino a che non si decide a pigliar parte alla vita politica , e lascia vuoti i collegi elettorali , e chiama al municipio gente che non conosce , e pretende che il Governo debba far tutto per tutti , e aspetta da esso la pioggia ed il bel tempo ; la libertà resterà un nome vano , e le istituzioni liberali saranno come le strade ferrate senza viaggiatori , come i porti senza navi ; le consorterie non potranno divenire partiti , e tutti gli sforzi per distruggerle riusciranno solo ad aumentarne il numero . Esse dunque ci sono e sono un male , di cui la colpa principale ricade sui non consorti , che si contentano solo di biasimare e stare a guardare . Potremo noi sperare di mutare , fino a che vi saranno ancora municipii , nei quali gli ordini delle autorità locali si debbono proclamare a suon di tromba o tamburo , per non esservi chi sappia leggerli ? Così dunque ci troviamo portati sempre ad una medesima conclusione . V ’ è in Italia un gran colpevole , che ha fatto più male ed ha commesso più errori dei generali , dei ministri , del partito d ' azione , delle malve e delle consorterie , e quest ' uno siamo noi tutti . Ma qui mi si potrebbe dire : è bello e comodo predicare per fare il profeta di sventure ; ma veniamo un poco al quid agendum . Voi dite che in Italia mancano gli uomini , e voi non avete alcuna fede nelle istituzioni , nelle leggi e nei regolamenti . Che cosa dunque bisogna fare ? Voi dite che le moltitudini sono ignoranti . Ma noi abbiamo aperto scuole sopra scuole , abbiamo creato un esercito di professori , abbiamo aggravato il bilancio dello Stato , abbiamo . tentato i nuovi sistemi ; e voi dite che si va di male in peggio , e ripetete che non bisogna aver fede cieca nei sistemi o nei regolamenti . Per aver buone scuole bisogna aver buoni professori , e viceversa , per formar dei professori ci vogliono le scuole . Noi non abbiamo né l ’ una cosa né l ’ altra . Inviammo a Berlino i nostri migliori giovani , e neppure siamo riusciti a nulla . Questa è dunque una impresa disperata ? Se dopo tutto ciò che ho detto , io pretendessi d ' avere trovato il segreto talismano che deve guarire l ' Italia , il lettore di buon senso sarebbe nell ' obbligo di darmi del ciarlatano . Io non credo che l ’ impresa sia disperata ; ma non ho certo la pretensione di rispondere alla domanda ; e quando mi sentissi da ciò , non avrei preso a scrivere un opuscolo . Credo di più , che non vi sia uomo capace di rispondere , perché la rigenerazione d ' un paese , per mezzo della libertà , deve essere l ’ opera del Governo e del paese stesso . Il primo passo , però , è quello di mettere , noi stessi , a nudo le nostre piaghe , di distruggere le illusioni o i pregiudizii nazionali . Se voi pigliate ad uno ad uno tutti i rami della civiltà umana , l ’ Italiano vi consente che in ciascuno di essi noi siamo inferiori a tutte le nazioni civili . Niuno vi pone in dubbio che le scienze , le lettere , l ’ industria , il commercio , l ' istruzione , la disciplina , l ’ energia nel lavoro sieno in Italia assai inferiori a quel che sono in Francia , in Germania , in Inghilterra , nella Svizzera , nel Belgio , nell ’ Olanda , nell ' America . Ma quando poi si viene a tirare la somma , v ’ è sempre una certa cosa , per cui vogliamo persuaderci di essere superiori agli altri . Ebbene , questa certa cosa o non c ’ è , o bisogna dimostrarla coi fatti , se vogliamo che il mondo vi creda , e che noi possiamo risentirne i vantaggi . Se poi dovesse solo servirci di pretesto , per non fare gli sforzi infiniti , e durare le grandi fatiche che le altre nazioni durarono per rendersi civili , allora sarebbe assai meglio non aver questo dono funesto e misterioso . Quando si chiede che cosa cl vuole per formare uno scrittore , il rètore ha subito una risposta pronta , e ci presenta una nota in cui è scritto come si fa la novella o la storia , come si fa piangere e come si fa ridere , come si arriva al sublime e come si desta la malinconia . Ma colui che conosce per pratica il mestiere , non può avere una così cieca ed implicita fede nelle regole della rettorica , e vi dirà , invece , che si tratta di una disciplina lunga e penosa , che bisogna studiare i classici , formarsi il gusto , conoscere gli uomini , il mondo , e che bisogna , sopra tutto , avere il dono della sacra fiamma . Il volgo rimane a questo poco soddisfatto , e i rètori trovano spesso più facile ascolto , specialmente in Italia dove furono ammirati tanto il Castelvetro e il padre Cesari , il Metastasio e l ' Arcadia . Questa medesima tendenza del nostro spirito noi dimostriamo , quando si ragiona o scrive di politica . Ognuno vuole il sistema , vuole essere rivelato il segreto . Si tratta d ’ intraprendere un ’ opera faticosa e penosa , a cui altre nazioni hanno impiegate le forze di più generazioni . Noi possiamo dirci in una condizione fortunata , perché se apriamo la storia , troviamo che , poco prima o poco dopo la Rivoluzione di Francia , tutti i paesi ora più civili si trovarono in condizioni non molto dissimili da quelle in cui siamo noi adesso . Se ne avvidero , si decisero a rimediarvi , si posero coraggiosamente all ' opera , e tutti , più o meno , per le medesime vie , cogli stessi mezzi , vi riuscirono . Basta aprire la storia di Francia , di Germania , d ’ Inghilterra per vedere quali furono questi mezzi . Essi costituiscono alcune scienze e alcune discipline , che hanno grandi cultori in Europa . Siamo noi forse i soli che senza sudare e senza stentare dobbiamo ottener tutto dalla fortuna ; i soli che non hanno nulla di comune cogli altri uomini , per non voler prender la via battuta da tutte le altre nazioni ? Che se l ' Italiano ha ancora la superbia orgogliosa e vana del suo primato , se crede ancora d ’ essere superiore a tutti gli altri , quando le sue opere sono così manifestamente inferiori ; allora guardi a ciò che fecero i suoi padri , e vedrà che la più parte di queste scienze , di queste discipline nacquero in Italia , che le nostre scuole , le nostre Università , le nostre istituzioni furono imitate dai Tedeschi , Francesi ed Inglesi , e che anche la via , per cui le nostre repubbliche uscirono dalla barbarie del medio evo , è la stessa . Dica allora d ’ imitare se stesso , ove ciò gli stia tanto a cuore ; ma si persuada però una volta , che se la questione è difficile assai , è più di tenace volontà , che di scienza occulta ; è di uomini , non di leggi o d ’ istituzioni solamente . Chi vi ha impedito di diffondere l ' istruzione elementare ? Non è nota la via per ottenere il fine ? Non lo ha quasi ottenuto il Piemonte , non è forse vicino alla mèta il municipio di Milano ? Le difficoltà più gravi e le questioni veramente disputabili incominciano là dove noi ancora non siamo giunti . Abbiamo ragionato alquanto dei molti mali che travagliano la nostra burocrazia ; e la questione è per noi d ’ importanza capitale . La burocrazia ha in mano l ' opera maggiore del Governo ; essa muove la gran macchina dello Stato ; lo amministra , ed indirettamente elabora , più spesso che non si crede , anche i disegni di legge . Le assemblee legislative son buone a deliberare , a sindacare , a dare pubblicità al Governo , a determinarne l ' indirizzo ; ma incapacissime ad amministrare , riescono spesso impotenti ancora a formolare e discutere le leggi , in quei mille particolari che le rendono efficaci , e che vengono suggeriti solo da quella lunga e minuta esperienza , che è la qualità principale d ' una buona burocrazia . Chi dunque ci ha fatto lasciare una parte così importante dello Stato in un disordine permanente , e forse anche progressivo ? Non hanno le altre nazioni trovato i medesimi ostacoli , e non li hanno forse superati ? In qual modo ? Facendo precisamente il contrario di quello che facciamo noi . Infatti , noi ammettiamo agl ' impieghi minori senza esame e senza concorso ; la Prussia non ammette a concorrere agl ’ impieghi di Stato chi non abbia fatto un corso regolare di studii classici . Noi facciamo passare da un impiego all ' altro , quasi per sola anzianità , e la Prussia sa quali sono le cognizioni richieste in ciascuno dei principali rami d ' amministrazione , e prima di farvi entrare qualcuno vuole prove ben sicure . Noi crediamo che l ' impiegato di ogni grado sia una macchina , e abbiamo tutto concentrato nel Ministro ; ogni paese civile ha , invece , creato nelle amministrazioni un piccolo numero di alti impiegati , con grande indipendenza e responsabilità , nei quali si pongono , con paghe quasi ministeriali , uomini eminenti . Essi sono l ’ anima e la vita delle amministrazioni , perché , mentre tengono ferme le tradizioni nella continua mutabilità dei Ministri , sanno operare in modo che la lettera non uccida lo spirito , avendo l ’ autorità e l ’ esperienza necessaria a farlo senza pericolo . Noi abbiamo , con ogni studio , chiusa la porta delle amministrazioni alla intelligenza in generale , ed agli uomini più eminenti in particolare ; i paesi veramente civili invitano con ogni mezzo l ' intelligenza , cercano gli uomini eminenti , e quando la loro capacità è davvero provata , allora non vi sono ostacoli possibili , e se tutto manca , si crea a bella posta un nuovo e più alto ufficio : s ’ è visto che una sola intelligenza elevata , messa a servigio dello Stato , fa quello che miriadi d ’ impiegati mediocri non possono fare . « Solo in un Governo popolare , dice il Mill , poteva Sir Rowland Hill vincerla contro l ’ Uffizio delle Poste . Un Governo popolare lo installò dentro le Poste del Regno Unito , e fece che il corpo , a dispetto di se stesso , obbedisse al nuovo spirito i che v ’ infuse dentro un uomo di originalità e di energia » ( On representative Governement ) . E solo in questo modo si può evitar quella carie che così spesso rode le ossa delle amministrazioni , mutando in meccanismo il lavoro intelligente . Se un paese doveva trovare difficoltà ad accettare il sistema prussiano degli esami e concorsi , per tutti gl ' impieghi , questo era l ’ Inghilterra , dove i più alti ufficii erano un privilegio dell ' aristocrazia . Ma quando si vide che il favoritismo minacciava di portar mali assai gravi , allora l ' Inghilterra subito pose mano arditamente alla riforma . Capì che si trattava di uomini , e nell ' aristocrazia stessa vi fu chi sostenne la propaganda generosa , la quale fini con la legge che sottopose agli esami quasi tutti gl ' impieghi . Questa legge scoteva l ' antica base aristocratica della società inglese , perché poneva il figlio del calzolaio in termini d ’ uguaglianza col nobile lord , dando la superiorità solo all ’ ingegno ed alla coltura ; ma fu riconosciuta utile , e non si esitò un istante . Noi , invece , ci siamo divertiti a crescere o diminuire il numero delle Divisioni , dei segretarii , a creare direttori , ispettori , commissarii ; e queste miserie furono le nostre riforme , quando bisognava invece trovar modo d ' introdurre l ’ intelligenza , la responsabilità e la vita in un corpo , a cui sembra che con ogni studio si voglia togliere l ’ anima . Si è subito detto , che i concorsi e gli esami non riescono fra noi ; ma non si è pensato che chi li adottò , aveva trovato i medesimi ostacoli , aveva saputo correggerne tutti gl ' inconvenienti , ed aveva finalmente ottenuto i risultati che voleva . Gli esaminatori sono scelti fra gli uomini più eminenti del paese , pagati largamente , e non hanno avuto paura di cominciar col disapprovare il cinquanta per cento degli esaminati . Vi sono molti impieghi , nei quali certe qualità morali , che non si provano cogli esami , sono necessarie quanto la coltura : in essi l ’ esame è stato solo una condizione inevitabile per avere l ' ufficio , ma non l ’ unica . Si è cercato e s ’ è trovato il modo di assicurare tutti i vantaggi a chi riusciva migliore ; ma non si è tolto a chi doveva far la nomina , il diritto di mettere in bilancia anche e qualità morali . In altri casi l ’ esame è servito a determinare solo la eleggibilità , lasciando libera la scelta fra tutti gli eleggibili . Ora se gl ’ Inglesi hanno potuto persuadersi , che la competitive examination era la base più essenziale della riforma amministrativa , e l ’ hanno fatta a dispetto delle tradizioni , dei pregiudizii , degl ’ interessi aristocratici ; se essi già ne risentono i vantaggi medesimi che ne hanno avuto i Prussiani , e se ne dichiarano così contenti , che il Gladstone affermava , il secolo XIX dover essere il secolo dei telegrafi , del vapore e degli esami ; che cosa impedisce a noi , società democratica , e senza differenza di classi , di vedere che questo è il primo principio della riforma amministrativa ? Con essa , non solo il numero degl ’ impiegati può diminuire , e un ' economia desiderata si rende possibile ; ma la rapidità assai maggiore degli affari cesserà di soffocare la vita nazionale in un mare di formalità inconcludenti , il che è per noi questione d ' essere o non essere . E se prendiamo , ad una ad una , tutte e istituzioni che hanno bisogno di riforma , noi troveremo sempre che il primo passo si riduce a trovar modo d ’ introdurre in esse maggiore intelligenza ed uomini più capaci . Il resto verrebbe poi assai facilmente e quasi da sé . Quando avrete accumulala la forza motrice , sarà facile dirigerla , risparmiarla , moltiplicarla . Così è che nel fondo di tutte le nostre riforme ve n ' è una che è la base di tutte le altre , ed è quella del pubblico insegnamento . Ogni volta che voi parlate ad uno straniero intelligente dei progressi che ha fatti l ' Italia colla rivoluzione , egli conchiude sempre col chiedervi : e che cosa avete voi fatto per la istruzione e l ' educazione del vostro popolo ? Questa è invero l ' unica base ferma e sicura della libertà . Ma non bisogna credere , che un buon sistema d ' istruzione e di educazione significhi solo avere scuole elementari dove s ' insegni il leggere e lo scrivere , licei dove s ' insegni greco e latino , Università dove s ' insegnino le professioni . Una nazione civile è quella che ha scuole , le quali , mentre istruiscono , fortificano l ’ intelligenza individuale , moltiplicano l ’ intelligenza nazionale , formano il carattere , dànno la disciplina morale e civile , migliorano tutto l ’ uomo . Un buon sistema d ’ istruzione crea , colle scuole industriali , abili operai ; moltiplica l ' industria ed il commercio ; perfeziona coll ’ insegnamento del disegno le più importanti manifatture ; caccia la miseria e introduce per tutto un agiato vivere . Il Governo prussiano seppe , con le scuole temporanee o permanenti di operai , introdurre nella Slesia l ’ industria dei tappeti turchi e delle trine che ne cacciarono la miseria . Nel Gran Ducato di Baden le scuole industriali riuscirono a perfezionare alcune delle manifatture , da cui dipende la ricchezza del paese , come l ’ orologeria che era decaduta , e la pittura a smalto , in porcellana , ec . Il Belgio , organizzando non meno di cinquanta scuole comunali da tessere , cacciò dalla Fiandra occidentale la mendicità che l ’ aveva invasa : Nel Wurtemberg ed in Baviera , specialmente a Norimberga , le scuole di disegno hanno perfezionate alcune industrie per modo , che se ne moltiplicarono il commercio e la ricchezza , ed un agiato vivere s ’ introdusse nei più remoti abituri , nelle più povere capanne . Esempii simili di progresso efficacemente voluto ed ottenuto se ne potrebbero citare a migliaia . Ma un buon sistema d ’ educazione significa ancora la salute migliorata , la forza fisica accresciuta . L ' uomo ha il potere di perfezionare non solo le razze degli animali , ma la sua propria , coll ’ igiene , la ginnastica , la caccia , il cavalcare , il tiro a segno , la scherma , ec . , ec . Il giuoco del cricket , il remigare , il cavalcare , la caccia , sono , infatti , parte essenziale d ’ una buona educazione inglese . Il Times riporta ogni anno i nomi dei dodici che , nelle sfide al cricket , tra Oxford e Cambridge , sono vittoriosi , e la vittoria consecutiva di più anni da una parte o dall ’ altra , è uno degli onori più ardentemente ambiti da quelle due grandi Università . Il ritratto di colui che vince nel tiro a segno , si trova in tutti i giornali illustrati , è esposto al pubblico in tutte le città del Regno Unito . E l ’ ultima Commissione d ’ inchiesta sulle grandi scuole , rivolgeva tutta quanta la sua attenzione sopra questi esercizii del corpo , che non giudicava meno importanti del greco e del latino . La ginnastica è divenuta una delle occupazioni più popolari e più ardentemente cercate in tutta la Germania , dove ha creato grandi istituzioni , giornali e feste , che sono divenute feste nazionali di tutto quanto il popolo tedesco . E così la Prussia , con 17 milioni di abitanti , ha potuto mettere sotto le armi 700 mila soldati che han provato d ' essere tra i primi d ’ Europa . Il suo coscritto si presenta , non solo sapendo leggere e scrivere , non solo abile operaio o agricoltore ; ma anche assai forte e senza i molti difetti fisici , che fanno respingere tanti dei nostri dai Consigli di leva . Il tiro a segno è l ’ occupazione e l ’ orgoglio di tutti gli abitatori delle Alpi , e i nostri volontarii l ’ hanno , pur troppo , sperimentato anche nel Trentino . Il generale Garibaldi lodò altamente il valore dei Tirolesi , ed è bene di notare che essi sono , ad un tempo , i più abili tiratori dell ’ Austria , ed i soli che non abbiano tra loro analfabeti . In ogni popolo v ’ è qualcuno di questi esercizii che ne alimenta la fierezza e la forza ; che cosa abbiamo fatto noi colla ginnastica e col tiro a segno ? Del danaro se n ’ è speso ; ma ben presto il primo entusiasmo si è spento , secondo la solita inerzia che non si è fatta vincere neppure dalla passione di questi utili passatempi , i quali non solo fortificano il corpo , ma affinano i sensi . L ’ occhio vede più lontano e più giusto , la mano è più ferma e svelta , i movimenti della persona più agili . Non vi siete avvisti , viaggiando sulle strade ferrate , che fuori d ' Italia le guardie hanno l ’ occhio più giusto ed esercitato , sono più accorte , ed un numero minore di facchini fa un lavoro maggiore ? Per qual ragione un cameriere dei Caffè sui Boulevards di Parigi vi pare una molla d ’ acciaio , che scatta ad ogni più piccolo cenno ? Esso vede tutto , ed è pronto a tutto ed a tutti . Perché una donna francese basta a dirigere un intero magazzino , può tenervi in ordine un intero stabilimento , facendo un lavoro che parecchie delle nostre , insieme riunite , non bastano a fare ? Per quale ragione , in tutte le biblioteche di Germania , un così piccolo numero d ' impiegati deve bastare ad un lavoro così prodigiosamente maggiore e migliore di quello che fanno i nostri ? A Gottinga vi sono 500,000 volumi che ogni giorno s ' aumentano , e che vanno continuamente in giro per tutta la Germania . E quindici soli impiegati bastano a questo lavoro , tenendo sempre al corrente tre cataloghi , per materie , per ordine alfabetico , per ordine di tempo in cui arrivano , compresi gli opuscoli e gli articoli di Riviste , anch ’ essi posti a catalogo . La Biblioteca di Berlino , anche meglio ordinata , con 700,000 , tra volumi e manoscritti , ne manda ogni anno in giro circa 150,000 , e venti soli impiegati bastano a tutto . È forse la natura che ci ha resi così inferiori ? o non sono l ’ educazione e la istruzione , ricevute e trasmesse di generazione in generazione , quelle che hanno in ogni classe migliorato tutte le facoltà e le abitudini , perfezionato tutto l ’ uomo ? Non pensate , adunque , solamente al leggere ed allo scrivere . Entrate nella città di Napoli , lasciate quelle vie , dove abita la gente colta ed agiata , dove corrono i ricchi e splendidi equipaggi , penetrate , invece , nei quartieri più remoti , dove i vicoli ed i chiassi sono così confusi ed intrecciati fra loro , e le case così alte e vicine , che si forma un laberinto in cui , non che altro , neppure l ' aria può liberamente circolare . Le vie sono così sudice ed anguste , che l ’ uomo a fatica può vivervi , e se vi arriva lo spazzaturaio del Municipio , v ’ offende ancora il lezzo che esce dalle case . La vita s ’ abbrevia , la salute è estenuata , le malattie si moltiplicano , e quando giunge fra di essi il colèra , miete a migliaia le sue vittime ; gli storpii e gl ’ invalidi son molti ; la coscrizione deve respingerne un numero non piccolo , per incapacità fisica : campano la vita con mestieri assai rozzi e primitivi , dando una produzione insignificante . Uno spettacolo simile , sotto forme più o meno diverse , voi potete ritrovare in molte parti d ' Italia . E credete forse di avere adempito gli obblighi d ' un popolo civile , se accanto a questi tugurii vi contentate d ' aprire la scuola elementare del leggere e dello scrivere ? Bisogna prima introdurvi l ’ aria e l ' acqua ; bisogna abbatter quelle che ancora si chiamano case , e costruire abitazioni per contadini , per operai ; cacciarli dalle tane da lupi , in cui vivono ; chiamarli alla scuola , per far loro , prima di tutto , gustare il benefizio dell ’ aria libera e della nettezza . Sulla soglia della loro scuola voi dovete , prima d ’ ogni altra cosa , come nella ragged school di Londra o Edimburgo , tenere il bagno , che per essi è più necessario dell ’ abbiccì . Dovete insegnar loro un mestiere , col quale possano menar la vita meno misera , e colle lettere dell ’ alfabeto finalmente aprir l ’ animo loro a quel mondo morale che sembra ancora chiuso per essi . Così , nell ’ ora del cimento , gli avrete , senza troppo lungo tirocinio , soldati , se non più valorosi , certo più numerosi , più robusti e più intelligenti . Considerate un poco che tesoro di danaro , di esperienza , di cure affettuose , d ’ intelligenza spendono i popoli civili per prevenire il delitto , con istituzioni che raccolgono coloro che già minacciano d ’ entrare nella cattiva via , con istituzioni che raccolgono coloro che escono dalle carceri , e con un regime carcerario pieno d ’ umanità e d ’ intelligenza . Io non posso esprimere l ' ammirazione che provai nel visitare il carcere penitenziario di Berlino . Nulla di simile ho visto , per l ' ordine , la nettezza , la precisione , le cure infinite che vi si spendono , e gli studii che si fanno continuamente per migliorarlo . Su tutto ciò si sono scritti molti volumi , si è raccolta l ’ esperienza di molti secoli e di molte nazioni , si sono create istituzioni di cui noi conosciamo appena i nomi . E vi sono scuole normali per fare gl ' impiegati di tali istituzioni , e vi furono uomini che si dettero persino al santo ufficio di vivere nelle galere , come condannati , per provarsi a cacciarne il delitto con l ’ opera della loro benefica propaganda . Ogni volta che si aprono discussioni su questo soggetto , da tutte le nazioni accorrono gli operai della benemerita impresa . Di rado assai s ' ode la voce di un Italiano . E perché noi soli dobbiamo , senza lavoro e senza sacrifizii , presumere di raccogliere il frutto della civiltà , a cui gli altri arrivarono solo col sudore della propria fronte ? Quale più nobile spettacolo , che quello di vedere l ' aristocrazia inglese far di quest ’ opera una delle sue occupazioni principali , e dei suoi principali doveri ? Voi trovate la nobile lady , educata a tutti gli agi del vivere , passar le sue ore migliori nella workhouse , nella ragged school e nel reformatory , dove , in mezzo ai ladri ivi raccolti , legge e spiega il Vangelo . Ho visto un gran numero di ladri riuniti , per sentire il discorso d ' un nobile inglese , il quale voleva loro provare i vantaggi che v ’ erano a vivere da galantuomini . Ed egli concludeva il suo discorso col dire : Voi sapete che noi Inglesi siamo uomini pratici e positivi . Io voglio ora vedere , se le mie parole han portato alcun frutto . E così dicendo ; gettava in mezzo alla folla una ghinea d ’ oro , invitando chi la pigliava a barattarla e tornare . Erano passati dieci minuti , e il giovane che l ' aveva presa non tornava ancora . Nella sala si manifestava un singolare movimento d ' impazienza e quasi di amor proprio offeso , quando un grido di gioia e d ' applausi annunziò il ritorno del giovane . E queste scene seguono ogni giorno in tutta l ' Inghilterra , e sono il mezzo più efficace a diminuire da un lato i delitti , mentre dall ' altro nobilitano sempre più quella classe di cittadini che le promuove . Non v ’ è parte della vita sociale , dove questa benefica azione del Governo o dei privati cittadini non cerchi costantemente ed efficacemente di penetrare . In Francia , in Germania , e specialmente in Inghilterra , il paese più geloso delle libertà personali , v ' è una serie di leggi che , con una grande minuzia e grandissima cura , obbligano il Governo ad entrare in tutte le grandi officine , in tutte le grandi miniere , ovunque si agglomera una moltitudine di operai , per vigilare alla loro salute , alla loro istruzione e moralità . determinato il massimo delle ore di lavoro ; è determinata l ’ età , prima della quale i fanciulli non possono essere impiegati , e le ore in cui debbono lasciare il lavoro , per andare alla scuola che deve essere ivi aperta . Le regole dell ' igiene sono severamente imposte , e tutto viene da ispettori del Governo fatto eseguire . Queste leggi che l ’ Inghilterra accettò con ripugnanza , arrestarono la decadenza fisica delle popolazioni di tutto il Lancashire , poi ne migliorarono visibilmente la salute , e ne diminuirono la mortalità . Che cosa abbiamo noi fatto di tutto ciò ? Nulla . Io potrei andare all ' infinito , notando le mille forme , in cui la educazione si diffonde tra i popoli civili , e riesce a migliorarne la coltura , il carattere , la forza fisica e morale . Ma basta per ora accennare , che queste istituzioni ci sono , e che le vie per entrare nella civiltà , se sono lunghe e penose , sono anche vie già note e battute dai nostri padri e dai nostri contemporanei . Bisogna però che l ’ Italia cominci col persuadersi , che v ’ è nel seno della nazione stessa un nemico più potente dell ' Austria , ed è la nostra colossale ignoranza , sono le moltitudini analfabete , i burocratici macchine , i professori ignoranti , i politici bambini , i diplomatici impossibili , i generali incapaci , l ’ operaio inesperto , l ' agricoltore patriarcale , e la rettorica che ci rode e ossa . Non è il quadrilatero di Mantova e Verona che ha potuto arrestare il nostro cammino ; ma è il quadrilatero di 17 milioni di analfabeti e 5 milioni di arcadi . Il momento è venuto , per fare una leva in massa di tutti gli uomini di buona volontà , e compiere questa nuova spedizione nell ' interno . Il paese è convinto e disposto ad ogni sacrifizio , pur di sentirsi uguale a se stesso . Gli errori manifesti di tutti i partiti possono servire a riordinarli sopra una nuova base . Oggi la domanda è una sola , e si ode da ogni lato ripetere : - Come riordinare il paese ? Ed è su questo terreno che debbon ricominciare le lotte politiche . Ma guai ! se il paese ed il Governo restano ancora inerti , e lasciano passare quest ’ ora di confessione generale . Guai ! se avremo ancora fede illimitata nelle leggi e nei decreti che , eseguiti automaticamente , servono solo a soffocare lo slancio e la vita nazionale ; se aspetteremo sempre che la manna piova dal cielo ; se il Governo aspetterà tutto dalle moltitudini che non sanno leggere , e il paese continuerà a credere che il Governo debba far tutto per tutti , e ognuno vorrà sperare nella scoperta del misterioso sistema che deve salvarci . Il rimedio è uno solo : MODESTIA , VOLONTÀ E LAVORO . I fatti parleranno poi . Il segreto è uno , ed è tutto nella volontà che ci è mancata , nell ' inerzia che ci ha dominati , in questo inneggiarci continuo senza regola e senza misura , in questa rettorica politica che ci affoga , in questa nuova specie di sciroppo Pagliano , che ognuno aspetta e che ognuno crede di aver trovato , per rigenerare il paese senza stenti e senza sudori . Bisogna finalmente capire , che solo la nostra volontà può salvare noi stessi , e che ponendoci all ' opera , possiamo fare miracoli ; perché , apparecchiando la nuova generazione , si migliora rapidamente la presente , cui la rivoluzione stessa fu già grande scuola ; e il paese allora si troverà davvero risorto alla civiltà . Che se , abbandonati al solo entusiasmo ed a quelle forze che la natura ci ha date , noi abbiamo potuto , in così breve tempo , fare l ’ Italia e guadagnarci la stima dei popoli civili ; nessuno vorrà dubitare , che , una volta educate queste forze , disciplinate e moltiplicate dall ' arte , non sapremo pigliare quel posto a cui il nostro passato ci chiama .