StampaPeriodica ,
La
guerra
è
cessata
,
e
noi
abbiamo
ottenuta
la
Venezia
.
Lo
scopo
a
cui
da
sei
anni
ci
apparecchiavamo
,
è
ottenuto
con
minori
sacrifizii
,
che
non
eravamo
disposti
a
farne
;
ma
niuno
di
noi
è
contento
.
V
'
è
stato
un
sacrifizio
che
ci
pesa
più
d
ogni
altro
.
Questa
guerra
ci
ha
fatto
perdere
molte
illusioni
,
ci
ha
tolto
quella
fiducia
infinita
che
avevamo
in
noi
stessi
.
Abbiamo
visto
i
tardi
Tedeschi
correre
come
il
fulmine
,
e
i
focosi
Italiani
andare
come
le
tartarughe
.
La
Prussia
di
vittoria
in
vittoria
annientò
le
forze
dell
Austria
,
contro
le
quali
noi
abbiamo
ottenuto
così
poco
per
terra
e
per
mare
.
Ci
è
impossibile
pensar
di
noi
quello
elle
avevamo
pensato
finora
.
Di
chi
è
la
colpa
?
La
risposta
è
già
pronta
,
e
tutti
ripetono
in
coro
:
La
colpa
è
dei
capi
.
I
nostri
soldati
e
marinai
combatterono
da
eroi
:
ma
nel
momento
dell
azione
mancò
la
capacità
del
supremo
comando
,
e
si
trovarono
come
abbandonati
a
se
stessi
.
Se
non
che
,
quando
sembra
che
la
questione
sia
chiaramente
risoluta
,
allora
sopravvengono
altre
osservazioni
,
e
si
moltiplicano
da
ogni
lato
.
Si
scoprono
nuovi
errori
e
nuovi
colpevoli
.
In
un
punto
mancò
il
cibo
,
in
un
altro
la
munizione
,
un
ordine
non
giunse
a
tempo
,
un
altro
fu
male
eseguito
,
il
volontario
fu
sprovvisto
d
ogni
cosa
,
e
,
quanto
alla
flotta
,
sarebbe
impossibile
enumerare
tutto
quello
che
si
dice
,
ora
che
ognuno
pretende
conoscere
a
fondo
l
arte
della
guerra
.
Ma
allora
come
mai
si
commisero
tanti
errori
?
Di
chi
è
la
colpa
?
La
colpa
è
del
sistema
che
ci
ha
governati
finora
.
Sono
le
consorterie
,
le
malve
,
il
piemontesismo
,
sono
gli
uomini
che
hanno
sempre
tenuto
il
mestolo
in
mano
,
e
sempre
a
danno
del
paese
.
Ora
finalmente
si
vede
chiaro
dove
ci
hanno
condotti
.
Ma
anche
a
questa
risposta
vien
fatto
di
soggiungere
:
Come
mai
l
'
Italia
s
è
lasciata
così
lungamente
governare
da
tali
uomini
?
Noi
abbiamo
,
certo
,
libertà
assai
più
larghe
,
non
solo
dell
Austria
,
ma
della
Francia
e
della
Prussia
.
Il
Governo
fu
sostenuto
dai
Deputati
,
questi
furono
eletti
dal
popolo
,
e
le
ultime
elezioni
furono
fatte
senza
pressione
del
Ministero
.
Sì
,
ma
le
nostre
moltitudini
sono
ignoranti
e
si
lasciano
portar
pel
naso
dai
mestatori
.
La
pubblica
opinione
non
ha
indirizzo
,
e
noi
manchiamo
di
uomini
.
Allora
la
questione
muta
sostanzialmente
.
Voi
siete
scontenti
dei
generali
,
dei
ministri
,
dei
deputati
,
degl
impiegati
,
e
per
giunta
anche
del
pubblico
.
E
se
ancora
volete
attribuire
tutto
ciò
a
sola
colpa
del
Governo
,
io
vi
chiedo
:
l
amministrazione
dei
municipii
e
delle
province
va
bene
?
L
associazione
e
l
iniziativa
privata
fecero
forse
quello
che
s
aspettava
?
L
industria
,
il
commercio
,
la
scienza
presero
forse
lo
slancio
che
si
doveva
sperare
dalla
libertà
e
dall
Italia
unita
?
Tirate
un
poco
la
somma
di
tutto
ciò
,
e
allora
ditemi
se
egli
è
giusto
di
accumulare
le
conseguenze
inevitabili
di
tanti
errori
tutte
sul
capo
di
due
o
tre
uomini
che
,
se
furono
funesti
al
paese
,
potrebbero
facilmente
essere
giudicati
e
rimossi
;
per
chiuder
poi
gli
occhi
a
quegli
errori
assai
più
pericolosi
e
più
difficili
a
rimediarsi
,
perché
furono
gli
errori
di
tutto
il
paese
.
Noi
potremmo
essere
costretti
,
per
qualche
altra
e
più
grave
sventura
,
a
subirne
di
nuovo
le
conseguenze
,
ed
avvedercene
ancora
una
volta
troppo
tardi
.
O
vogliamo
noi
ridurre
a
questione
di
partito
una
questione
che
riguarda
la
nostra
esistenza
e
il
nostro
avvenire
,
in
un
momento
in
cui
ci
troviamo
a
sperimentare
così
dolorosamente
l
incapacità
,
gli
errori
e
la
mancanza
d
'
uomini
in
tutti
i
partiti
?
Innanzi
a
noi
non
v
è
che
una
via
sola
,
per
rimediare
ai
mali
,
e
non
perdere
la
stima
che
ci
siamo
acquistata
in
Europa
.
Metterci
a
cercare
le
cagioni
degli
errori
,
senza
ira
e
senza
parte
;
provvedere
,
senza
esitare
e
senza
rispettare
idoli
di
sorta
.
Il
sistema
di
gettarci
da
noi
stessi
polvere
negli
occhi
,
di
adularci
per
farci
adulare
,
è
ormai
un
sistema
fallito
.
A
che
ci
è
servito
ripetere
mille
volte
che
la
flotta
italiana
era
formidabile
,
inespugnabile
,
e
la
flotta
austriaca
ridicola
,
quando
a
Lissa
il
Re
d
Italia
è
affondato
,
la
Palestro
è
saltata
in
aria
,
e
il
Kaiser
è
tornato
a
Pola
?
E
poi
che
bisogno
abbiamo
d
'
illuderci
?
I
nostri
errori
sono
pure
conseguenza
del
troppo
rapido
cammino
che
abbiamo
fatto
,
e
i
prodigi
operati
dal
59
in
poi
non
sono
sogni
.
Noi
possiamo
sempre
inorgoglirne
,
ed
essi
sono
arra
sicura
del
nostro
avvenire
,
se
una
tenace
perseveranza
sa
ritrovare
i
germi
del
male
,
nascosti
in
mezzo
ai
nostri
maggiori
successi
,
e
sa
rimediare
ai
disordini
della
fretta
.
Quale
altra
nazione
ha
potuto
,
in
così
breve
tempo
,
fare
un
corpo
solo
di
province
così
disgregate
?
Abbiamo
dimenticato
le
difficoltà
superate
per
organizzare
ventidue
milioni
d
uomini
,
e
formare
un
esercito
di
trecentomila
soldati
,
ed
una
marineria
proporzionata
all
esercito
?
Non
dovemmo
creare
il
materiale
da
guerra
,
le
tradizioni
,
gli
ordini
,
la
disciplina
,
gli
uffiziali
,
i
generali
,
ogni
cosa
?
Non
trovammo
noi
le
più
gravi
difficoltà
fin
dal
cominciare
la
coscrizione
,
che
in
alcune
province
alimentava
il
brigantaggio
,
e
in
altre
sembrava
non
dover
mai
riuscire
?
Eppure
tutto
ciò
è
stato
superato
.
Nella
Camera
,
nel
Ministero
,
negli
ufficii
pubblici
e
privati
,
ogni
differenza
tra
provincia
e
provincia
è
scomparsa
.
L
'
esercito
ha
riunito
tutti
gl
Italiani
sotto
l
onore
della
stessa
bandiera
,
e
di
tutte
le
forze
morali
,
unificatrici
e
civilizzatrici
del
paese
,
è
divenuto
la
più
efficace
.
Se
non
avesse
fatto
altro
che
tenere
,
per
sei
anni
,
unite
insieme
centinaia
di
migliaia
d
'
Italiani
,
educando
al
principio
dell
'
onore
e
della
lealtà
militare
così
il
gentiluomo
di
Napoli
e
Milano
,
come
il
pescatore
del
Mediterraneo
o
il
capraro
dell
Appennino
,
sarebbe
stato
già
un
.
benefizio
incalcolabile
.
Queste
grandi
qualità
noi
le
abbiamo
avute
nella
pace
,
e
ce
le
siamo
ritrovate
nella
guerra
.
Non
è
stato
forse
uno
spettacolo
sublime
quello
di
vedere
,
invece
delle
reazioni
,
del
brigantaggio
e
della
discordia
aspettata
dai
nostri
nemici
,
i
coscritti
presenti
senza
renitenti
,
i
partiti
riuniti
in
un
solo
pensiero
,
i
quarantamila
volontarii
presenti
invece
dei
ventimila
chiamati
?
Quale
dei
principi
spodestati
potrà
più
dire
,
che
i
suoi
fedeli
aspettano
solo
l
ora
della
riscossa
?
E
in
mezzo
a
battaglie
sfortunate
l
'
eroismo
dei
soldati
ci
ha
fatto
inorgoglire
,
e
ci
ha
guadagnato
la
stima
dei
nemici
e
degli
amici
.
Noi
abbiamo
visto
i
nostri
soldati
,
morenti
di
fame
,
di
sete
e
di
stanchezza
,
continuare
gli
assalti
;
noi
li
abbiamo
visti
sugli
alberi
del
Re
d
Italia
continuare
il
fuoco
,
mentre
la
nave
rapidamente
affondava
;
e
le
ciurme
della
corazzata
Palestro
gridavano
ancora
:
Viva
l
Italia
!
nel
momento
d
'
essere
gettate
a
brani
sul
mare
.
Tutto
ciò
è
mirabile
,
e
noi
soli
possiamo
giudicare
il
portentoso
progresso
;
perché
noi
soli
sappiamo
in
quale
abbrutimento
,
fra
quali
gelosie
,
i
passati
governi
avevano
saputo
tenere
le
nostre
plebi
.
Ma
tutto
ciò
non
è
bastato
,
perché
la
guerra
è
l
arte
di
ammazzare
,
non
di
farsi
ammazzare
.
La
guerra
decide
i
destini
dei
popoli
,
perché
in
essa
si
misurano
tutte
quante
le
forze
delle
nazioni
.
Ove
la
differenza
del
numero
non
renda
impossibile
la
lotta
,
la
nazione
che
vince
non
è
quella
che
ha
solamente
più
eroismo
,
abnegazione
ed
entusiasmo
;
ma
è
la
nazione
più
civile
.
Ora
che
gli
eserciti
son
divenuti
così
numerosi
,
si
distendono
sopra
così
vasti
paesi
,
e
si
muovono
con
tanta
rapidità
,
che
gli
ordini
si
dànno
col
telegrafo
e
si
eseguono
colle
strade
ferrate
;
il
piano
di
battaglia
è
divenuto
un
lavoro
di
scienza
,
e
la
direzione
di
queste
grandi
masse
richiede
,
se
non
genio
,
che
questo
non
si
può
sempre
avere
,
almeno
grande
ingegno
e
grande
coltura
in
tutti
coloro
che
comandano
.
L
'
approvvigionamento
richiede
una
grande
capacità
amministrativa
,
e
i
mezzi
d
offesa
e
di
difesa
sono
divenuti
così
complicati
,
che
tutte
le
operazioni
militari
suppongono
nell
esercito
e
nella
flotta
una
grandissima
forza
industriale
.
Nella
Esposizione
di
Londra
,
la
Prussia
pigliò
un
gran
posto
accanto
alla
Francia
ed
all
Inghilterra
,
superando
di
gran
lunga
l
'
Austria
,
dalla
quale
noi
fummo
superati
.
Invece
di
gettare
un
grido
d
'
allarme
,
nascondemmo
la
dura
lezione
,
ed
ora
siamo
venuti
a
raccoglier
nella
guerra
ciò
che
avevamo
seminato
nella
pace
,
e
restammo
sbalorditi
nel
paragonare
le
splendide
vittorie
dei
Prussiani
coi
nostri
miserabili
insuccessi
.
Ma
potrà
essere
altrimenti
,
fino
a
che
il
nostro
operaio
sarà
vinto
in
tutte
le
Esposizioni
?
Quando
il
nostro
contadino
non
sa
cavare
da
un
suolo
fertilissimo
un
prodotto
uguale
a
quello
che
l
Inghilterra
e
la
Germania
cavano
da
un
suolo
ingrato
;
quando
noi
abbiamo
reso
povero
un
paese
dalla
natura
fatto
ricco
,
e
la
Prussia
con
la
sua
industria
e
la
sua
mirabile
amministrazione
ha
fatto
ricchissimo
un
paese
povero
,
ed
ha
potuto
compiere
la
guerra
senza
nuovi
debiti
?
I
suoi
libri
sono
cercati
in
Francia
,
in
Italia
,
in
Inghilterra
,
e
i
nostri
non
passano
le
Alpi
.
I
nostri
matematici
,
ingegneri
,
strategici
,
meccanici
durano
gran
fatica
a
tener
dietro
al
progresso
che
la
scienza
ha
fatto
in
Germania
.
Noi
dobbiamo
chiedere
alto
straniero
rotaie
,
cannoni
,
fucili
,
navi
e
qualche
volta
anche
i
macchinisti
delle
navi
.
E
non
sono
queste
le
forze
che
vincono
nella
guerra
?
Il
cannone
rigato
fu
inventato
in
Francia
,
ed
il
fucile
ad
ago
in
Prussia
,
perché
queste
due
nazioni
hanno
grandi
industrie
e
grandi
fabbriche
d
'
armi
,
le
quali
,
specialmente
in
Prussia
,
avevano
preso
uno
svolgimento
prodigioso
.
Le
navi
corazzate
furono
trovate
in
America
,
e
il
cannone
Armstrong
,
destinato
a
forarle
,
fu
trovato
in
Inghilterra
,
le
due
nazioni
più
industriali
e
più
navigatrici
del
mondo
.
La
civiltà
è
un
complesso
di
forze
che
formano
un
organismo
vivente
,
e
dove
una
di
queste
forze
manca
,
tutte
le
altre
se
ne
risentono
.
Non
è
possibile
supporre
,
che
la
nazione
più
debole
nella
pace
riesca
nella
guerra
più
forte
.
Noi
siamo
ora
vicini
a
ricevere
una
nuova
e
assai
più
dura
lezione
dall
Europa
.
L
'
Esposizione
del
67
si
approssima
,
e
tutti
ci
aspettano
alla
prova
per
vedere
che
cosa
ha
saputo
fare
la
nazione
risorta
.
Ora
non
dobbiamo
più
sperare
nella
benevola
indulgenza
che
avemmo
a
Londra
,
dove
l
Italia
si
presentò
come
un
paese
che
,
incerto
ancora
della
sua
esistenza
,
chiedeva
d
essere
accolto
fra
le
nazioni
civili
.
Oggi
siamo
un
popolo
già
libero
da
alcuni
anni
,
nei
quali
l
'
Europa
e
la
fortuna
ci
hanno
aiutato
.
Si
ha
il
diritto
di
chiederci
sul
serio
:
cosa
avete
fatto
voi
?
E
se
non
sapremo
neppur
mostrare
quel
che
veramente
siamo
,
i
Francesi
sapranno
dirci
sul
viso
il
pensier
loro
,
e
da
ciò
che
proveremo
d
'
essere
nella
pace
,
s
argomenterà
di
nuovo
ciò
che
potremo
esser
nella
guerra
.
Quando
le
ciurme
della
nave
americana
o
inglese
sono
in
riposo
,
voi
trovate
i
marinai
occupati
a
leggere
.
I
nostri
son
costretti
a
dormire
o
giocare
.
Quando
i
coscritti
prussiani
si
presentano
al
Consiglio
di
leva
,
la
prima
cosa
si
esamina
se
sanno
leggere
e
scrivere
.
E
quando
un
Municipio
presenta
più
di
un
analfabeta
,
si
apre
un
'
inchiesta
per
esaminare
la
cagione
del
fatto
strano
.
Noi
abbiamo
17
milioni
d
analfabeti
.
Quando
in
tempo
di
pace
gli
ufficiali
francesi
o
prussiani
sona
di
guarnigione
,
voi
li
trovate
occupati
nel
disegno
,
nelle
scienze
militari
,
nella
storia
,
e
molte
opere
celebrate
di
geografia
,
di
storia
,
di
letteratura
escono
dalla
loro
penna
.
Osservate
le
carte
geografiche
dello
Stato
Maggiore
austriaco
o
prussiano
;
sono
lavori
ammirabili
per
esattezza
scientifica
.
Questa
guerra
è
stata
un
grande
trionfo
per
la
scienza
,
perché
ha
provato
che
la
nazione
più
dotta
riesce
la
prima
anche
nel
campo
di
battaglia
.
Che
cosa
siamo
noi
che
,
facendo
la
guerra
nel
proprio
paese
,
abbiamo
più
volte
sbagliate
le
strade
?
Il
nostro
esercito
è
la
nazione
perfezionata
.
Esso
è
meglio
amministrato
,
meglio
ordinato
,
più
disciplinato
e
morale
di
tutte
le
nostre
istituzioni
.
Ma
se
esso
può
migliorare
,
non
può
creare
tutte
le
forze
che
mancano
nella
nazione
.
Coloro
che
lo
compongono
continuamente
,
sono
Italiani
che
v
entrano
a
diciannove
anni
,
cioè
quando
l
'
uomo
è
già
formato
.
Ora
se
la
coltura
delle
nostre
plebi
è
così
bassa
,
credete
voi
che
nessun
grave
danno
ne
risenta
l
'
esercito
?
Potete
supporre
che
il
pescatore
,
il
quale
non
s
è
mai
allontanato
dalle
rive
del
suo
paese
,
riesca
così
abile
a
manovrare
sulla
nave
corazzata
,
coi
cannoni
Armstrong
,
come
colui
che
ha
traversato
due
o
tre
volte
l
Atlantico
?
Potete
supporre
che
il
pecoraio
ignorante
ed
abbrutito
riescirà
nell
esercito
così
abile
,
come
l
industrioso
agricoltore
e
l
'
operaio
intelligente
?
Le
nostre
scuole
militari
sono
condotte
con
molto
ordine
e
molta
disciplina
;
ma
se
la
coltura
scientifica
è
così
bassa
nel
paese
,
e
il
pubblico
insegnamento
così
abbandonato
,
dove
troveranno
esse
tutto
il
gran
capitale
scientifico
di
cui
abbisognano
?
La
Scuola
Politecnica
di
Parigi
,
le
scuole
militari
della
Francia
e
della
Prussia
sono
grandi
istituzioni
,
perché
v
insegnano
illustri
scienziati
,
che
noi
o
non
abbiamo
o
non
sappiamo
valercene
.
Il
nostro
esercito
è
un
miracolo
del
valore
e
dell
ingegno
italiano
,
perché
la
distanza
che
lo
separa
dai
primi
d
Europa
,
è
infinitamente
minore
di
quella
che
separa
la
nazione
dalle
altre
più
civili
.
Ma
esso
è
giunto
ora
ad
un
punto
,
che
,
a
volerlo
migliorare
ancora
,
bisogna
che
il
paese
pensi
sul
serio
a
migliorare
se
stesso
.
Ed
il
Ministro
della
guerra
dovrà
essere
il
primo
ad
esigere
,
che
la
nazione
tutta
quanta
progredisca
.
Che
se
si
tornasse
ancora
sulla
mancanza
di
capi
,
bisognerà
pur
notare
che
la
nazione
ha
il
diritto
di
avere
uomini
che
non
commettano
gravi
errori
,
che
non
si
dimostrino
di
un
assoluta
incapacità
;
ma
non
può
sperare
di
aver
sempre
a
sua
disposizione
uno
di
quegli
uomini
di
genio
,
che
sono
capaci
d
'
infondere
la
vita
in
tutto
un
paese
.
Di
questi
ne
nasce
uno
ogni
secolo
,
ed
anche
allora
essi
rappresentano
il
popolo
in
cui
vivono
.
Senza
la
Rivoluzione
il
genio
di
Napoleone
non
si
poteva
manifestare
,
senza
i
marinari
inglesi
non
vi
sarebbe
stato
un
Nelson
.
Due
grandi
nomi
ci
ha
dato
la
nostra
rivoluzione
,
il
Cavour
e
il
Garibaldi
.
Il
primo
rappresentò
quel
genio
politico
che
non
ci
è
mai
mancato
;
il
secondo
è
il
genio
del
!
entusiasmo
e
del
valore
popolare
,
dei
quali
l
'
Italia
ha
dato
sempre
tante
e
così
splendide
prove
.
Ma
la
guerra
presente
ha
dimostrato
,
che
queste
due
grandi
qualità
ancora
non
bastano
,
e
a
noi
sono
mancati
gli
uomini
appunto
che
supplissero
alle
qualità
che
mancavano
nel
paese
.
Gran
fortuna
per
noi
sarebbe
stata
se
,
invece
di
due
mesi
,
le
battaglie
fossero
continuate
per
un
anno
.
Esse
avrebbero
provato
molti
uomini
,
messo
in
luce
molti
nomi
oscuri
,
e
mandato
in
ombra
molte
celebrità
usurpate
,
formato
il
carattere
della
nazione
,
e
dato
maggiore
esperienza
e
maggiore
solidità
all
esercito
.
Una
vittoria
difficile
,
dopo
una
guerra
lunga
,
era
ciò
che
l
Italia
poteva
desiderare
di
meglio
.
Ma
ciò
non
è
avvenuto
,
ed
è
inutile
desiderarlo
.
Ora
bisogna
,
invece
,
saper
profittare
della
pace
per
cercare
le
cagioni
degli
errori
,
trovare
i
rimedii
.
Come
è
dunque
avvenuto
che
un
popolo
così
intelligente
e
volonteroso
qual
è
l
Italiano
,
sia
caduto
in
tanti
errori
,
e
debba
riconoscersi
così
poco
progredito
da
sentirsene
umiliato
?
Qual
via
ci
ha
condotti
ove
noi
siamo
,
e
v
è
egli
modo
di
uscirne
?
Se
è
possibile
dare
,
una
volta
,
il
proprio
nome
alle
cose
ed
agli
uomini
,
non
vedo
che
un
solo
metodo
per
risolvere
una
tal
questione
:
esaminare
prima
in
che
modo
s
è
formata
l
Italia
.
Se
noi
avessimo
fatta
una
vera
e
propria
rivoluzione
colle
sole
forze
del
paese
,
i
nuovi
e
i
vecchi
elementi
si
sarebbero
confusi
tra
loro
,
ed
in
mezzo
ad
una
lotta
lunga
e
sanguinosa
sarebbe
scomparsa
una
generazione
e
ne
sarebbe
sorta
un
altra
,
giovine
,
nuova
,
agguerrita
,
capace
di
governare
e
condurre
il
nuovo
paese
.
Ma
i
governi
passati
crollarono
,
quasi
senza
esser
toccati
,
perché
nel
popolo
s
era
manifestato
un
progresso
a
cui
essi
vollero
rimanere
estranei
o
avversi
,
e
la
lotta
contro
l
'
Austria
fu
vinta
coll
'
aiuto
della
Francia
.
Un
bel
giorno
noi
eravamo
liberi
ed
uniti
,
dopo
lotte
che
,
in
proporzione
del
grande
risultato
,
si
potevano
dire
di
poco
momento
.
E
l
Italia
nuova
si
trovò
formata
degli
elementi
stessi
di
cui
era
composta
l
Italia
vecchia
,
solo
disposti
in
ordine
e
proporzione
diversa
.
In
quel
momento
bisognava
cominciare
a
riordinare
e
ricostituire
;
l
entusiasmo
,
l
'
abnegazione
e
l
eroismo
non
bastavano
più
:
cessarono
i
prodigi
e
cominciarono
gli
errori
.
La
nuova
Italia
si
trovò
formata
di
tre
elementi
diversi
.
Vi
erano
gl
'
impiegati
dei
vecchi
governi
,
i
liberali
d
ogni
colore
delle
nuove
province
,
e
finalmente
i
Piemontesi
.
I
primi
da
una
rivoluzione
violenta
sarebbero
stati
licenziati
in
massa
;
ma
la
nostra
,
pacifica
e
tranquilla
,
dovette
invece
accettarne
un
grandissimo
numero
.
La
loro
esperienza
ci
era
necessaria
,
non
avendo
noi
avuto
il
tempo
di
formare
una
nuova
generazione
;
e
fra
di
essi
v
eran
pure
uomini
abilissimi
che
resero
grandi
servigi
al
paese
.
Ma
,
in
fine
dei
conti
,
lasciando
da
parte
le
eccezioni
lodevoli
,
ognuno
può
facilmente
comprendere
quanto
abili
dovessero
riuscire
a
governare
con
la
libertà
un
paese
di
ventidue
milioni
,
coloro
che
avevano
formato
le
amministrazioni
,
corrotte
o
microscopiche
,
di
governi
caduti
per
la
loro
ignoranza
e
pel
loro
cieco
dispotismo
.
A
questi
s
unirono
i
liberali
in
gran
numero
,
e
fra
di
essi
vi
erano
ingegni
giustamente
riputati
,
caratteri
specchiati
,
patriotti
a
tutta
prova
.
Ma
vogliamo
esser
giusti
veramente
con
tutti
?
Chi
siamo
noi
,
moderati
e
partito
d
azione
,
consorti
e
non
consorti
?
Tutti
gli
uomini
del
gran
partito
liberale
nacquero
,
vissero
e
furono
educati
nell
Italia
divisa
dei
piccoli
Stati
e
dei
piccoli
tiranni
.
Noi
abbiamo
avuto
quella
educazione
che
solo
era
possibile
in
paesi
dove
le
lettere
,
le
scienze
,
le
arti
,
l
'
industria
,
il
commercio
erano
nell
infanzia
,
sotto
governi
paurosi
d
ogni
raggio
di
luce
,
in
mezzo
a
società
frivole
o
corrotte
.
Volere
o
non
volere
,
questa
è
l
aria
che
abbiamo
respirata
,
e
la
miglior
parte
del
nostro
carattere
s
'
è
dovuta
formare
in
un
circolo
ristretto
d
amici
,
protestando
e
cospirando
.
Ci
salvammo
a
forza
di
generose
aspirazioni
,
di
entusiasmo
e
di
sacrifizii
;
ma
l
istruzione
e
l
'
educazione
sociale
di
un
gran
popolo
ci
è
mancata
,
perché
questo
popolo
ancora
non
esisteva
.
La
rivoluzione
portava
adesso
i
liberali
al
governo
e
negli
impieghi
.
E
ciò
che
li
spingeva
innanzi
era
generalmente
il
carattere
politico
,
non
la
capacità
amministrativa
.
Dove
potevano
averla
acquistata
?
La
burocrazia
è
una
professione
come
un
altra
,
che
richiede
s
'
udii
speciali
,
lungo
tirocinio
e
,
sopra
tutto
,
lunghissima
esperienza
.
I
liberali
venivano
,
invece
,
dagli
esilii
,
dalle
galere
,
dalle
cospirazioni
,
dal
campo
dei
volontarii
,
e
d
un
tratto
,
si
trovavano
nei
più
alti
ufficii
,
dati
loro
in
premio
delle
sofferenze
patite
.
Ed
era
ben
naturale
.
In
quei
momenti
d
incertezza
e
di
sospetti
,
quando
i
vecchi
impiegati
si
potevano
credere
amici
dei
governi
caduti
,
quando
mille
pericoli
ne
circondavano
,
quando
tutto
si
riduceva
a
sapere
se
potevamo
o
no
esistere
,
la
fede
politica
ci
era
cento
volte
più
utile
della
capacità
amministrativa
.
Il
ricco
,
il
nobile
,
il
potente
che
faceva
una
franca
adesione
al
nuovo
Governo
,
era
spinto
innanzi
colle
mani
e
coi
piedi
,
senza
badare
al
suo
valore
,
purché
servisse
d
esempio
agli
altri
.
In
tutte
le
Prefetture
,
nella
Polizia
,
nei
Ministeri
,
nei
Municipii
,
ovunque
si
poteva
supporre
un
ombra
d
'
influenza
politica
,
ci
voleva
gente
di
provata
fede
;
e
quindi
si
posero
uomini
che
avevano
più
carattere
che
esperienza
,
più
entusiasmo
che
cognizioni
speciali
.
Ed
una
volta
presa
questa
norma
,
si
procedette
con
una
cecità
spaventevole
.
Senza
tener
conto
dei
pochi
uomini
di
grande
ingegno
,
e
senza
tener
conto
degli
avventurieri
e
dei
disonesti
elle
le
rivoluzioni
portano
sempre
a
galla
,
il
numero
degl
incapaci
fu
spaventoso
.
Un
giorno
ebbi
a
raccomandare
un
giovane
onesto
,
liberale
,
ma
scarso
d
ogni
istruzione
.
Io
accettai
l
'
incarico
della
raccomandazione
,
perché
quel
giovane
mi
era
fatto
conoscere
da
uno
che
aveva
,
con
dieci
anni
di
galera
,
scampato
la
pena
del
capo
,
ed
aveva
giurato
di
non
chieder
mai
nulla
per
sé
.
Egli
mi
disse
:
Questo
giovane
domanda
solo
un
mezzo
onesto
di
guadagnarsi
il
puro
pane
,
e
sa
che
la
sua
poca
istruzione
non
gli
permette
chiedere
di
più
.
Con
queste
medesime
parole
io
feci
la
mia
raccomandazione
al
Ministro
d
uno
dei
tanti
governi
provvisorii
.
Non
erano
passati
due
giorni
,
e
quel
giovane
venne
a
ringraziarmi
d
'
essere
stato
impiegato
con
cinquanta
scudi
al
mese
,
in
una
delle
amministrazioni
più
difficili
e
complicate
dello
Stato
.
Egli
era
tutto
confuso
,
non
sapendo
come
fare
per
mettersi
in
grado
d
adempiere
il
suo
ufficio
.
Pure
,
come
Dio
volle
,
la
cosa
andò
al
pari
di
tante
altre
.
Io
non
ero
anche
uscito
dalla
mia
maraviglia
,
quando
venne
da
me
un
altro
giovane
,
cui
m
ero
sforzato
di
persuadere
,
che
profittasse
dei
nuovi
tempi
per
darsi
agli
studii
,
non
essendo
possibile
vivere
in
un
paese
civile
colla
sua
ignoranza
.
V
ero
quasi
riuscito
;
ma
quel
giorno
esso
venne
a
licenziarsi
,
perché
lo
avevano
nominato
giudice
nell
isola
di
Capri
.
Di
questi
fatti
se
ne
possono
citare
a
migliaia
,
e
se
fosse
permesso
dire
i
nomi
,
farei
vedere
quali
funeste
conseguenze
ne
sono
derivate
qualche
volta
allo
Stato
ed
ai
privati
cittadini
.
Noi
abbiamo
avuto
magistrati
che
appena
avevano
letto
il
Codice
,
prefetti
d
una
ignoranza
proverbiale
,
professori
che
non
avevano
studiato
la
materia
che
dovevano
insegnare
.
Ed
è
singolare
!
il
paese
che
ha
sempre
gridato
contro
tutti
e
contro
tutto
,
è
stato
sempre
d
una
tolleranza
illimitata
contro
questo
trionfo
delle
incapacità
.
E
chi
volesse
persuadere
ai
liberali
,
che
l
'
aver
sempre
pensato
alla
libertà
del
proprio
paese
,
l
averne
fatto
l
'
unica
occupazione
d
una
vita
spesa
nel
cospirare
,
soffrire
e
combattere
per
la
patria
,
gli
ha
resi
,
novanta
volte
su
cento
,
pessimi
burocratici
;
direbbe
una
verità
manifesta
che
nessuno
di
loro
vorrebbe
credere
.
Ed
ora
veniamo
al
terzo
elemento
di
cui
si
compone
la
nuova
Italia
:
il
Piemonte
.
Qui
non
ci
sono
uomini
vecchi
ed
uomini
nuovi
,
non
ci
sono
liberali
ed
impiegati
di
un
governo
caduto
.
Questa
è
una
sacra
falange
che
s
'
avanza
unita
e
compatta
,
un
quadrato
armato
di
fucili
ad
ago
.
Guai
a
chi
volesse
far
gli
contro
una
carica
!
In
mezzo
a
governi
che
crollavano
da
ogni
lato
,
il
Piemonte
pareva
una
massa
di
granito
impenetrabile
,
con
una
forza
d
assimilazione
portentosa
.
Ed
invero
,
la
sua
superiorità
politica
su
tutte
le
province
d
'
Italia
era
ornai
incontrastabile
.
Aveva
la
sola
amministrazione
che
non
si
dovesse
da
capo
a
fondo
rovesciare
;
aveva
una
libera
costituzione
e
leggi
che
quasi
tutte
le
altre
province
spontaneamente
accettavano
o
imitavano
;
i
soli
uomini
esperimentati
alla
vita
politica
,
che
l
'
Italia
conoscesse
;
un
esercito
valoroso
,
un
primo
Ministro
che
l
Europa
ammirava
,
ed
alla
cui
morale
dittatura
ogni
provincia
si
piegava
;
un
Re
che
si
batteva
per
l
Italia
.
Volere
o
non
volere
,
siccome
l
esercito
piemontese
fu
il
nucleo
intorno
a
cui
si
formò
l
esercito
italiano
,
così
il
governo
e
l
amministrazione
del
Piemonte
dovevano
formare
il
governo
e
l
amministrazione
d
'
Italia
.
Sui
varii
elementi
che
la
rivoluzione
apparecchiava
,
il
Piemonte
riuscì
a
distendere
la
sua
tenacissima
trama
,
per
farne
un
corpo
solo
.
Ma
che
valore
aveva
questa
trama
?
Prima
del
48
il
Piemonte
non
era
neppure
una
delle
regioni
più
civili
d
'
Italia
,
e
i
principii
della
Rivoluzione
francese
v
erano
penetrati
meno
che
in
altre
province
.
Ma
dopo
quel
tempo
,
la
sua
amministrazione
lenta
,
pedantesca
,
intricata
,
aveva
pure
dalla
libertà
ricevuto
nuovo
vigore
ed
uomini
nuovi
.
Il
paese
,
per
se
stesso
disciplinato
e
laborioso
,
si
vide
rapidamente
prosperare
.
Il
commercio
,
l
'
industria
,
l
'
educazione
popolare
avevano
preso
un
grandissimo
slancio
;
l
emigrazione
italiana
vi
aveva
raccolto
nobili
ingegni
,
e
la
febbrile
attività
del
Cavour
dava
un
moto
accelerato
a
quel
piccolo
Stato
che
,
se
era
ben
lungi
dal
potersi
ancora
paragonare
al
Belgio
o
all
Olanda
,
si
poteva
certo
fra
di
noi
chiamare
uno
Stato
modello
,
e
come
tale
fu
d
esempio
e
di
scuola
all
Italia
.
Pure
le
antiche
tradizioni
non
s
erano
spezzate
,
e
l
'
organismo
amministrativo
e
governativo
,
nonostante
il
moto
che
condizioni
tanto
favorevoli
gl
'
infondevano
,
era
sempre
condotto
da
un
gran
numero
di
vecchi
arnesi
,
in
gran
parte
vecchio
e
sdrucito
arnese
esso
stesso
.
In
un
piccolo
paese
tutti
questi
mali
s
avvertivano
poco
o
non
si
vedevano
;
ma
quando
la
trama
di
questa
tela
si
dovette
stendere
sopra
l
'
assai
più
vasta
superficie
dell
Italia
,
allora
dovunque
mancava
una
maglia
si
fece
uno
strappo
,
e
dove
erano
fila
intricate
si
fece
un
nodo
indissolubile
.
Così
tutti
i
suoi
difetti
si
videro
ad
un
tratto
ingigantiti
.
Fra
difficoltà
sempre
nuove
,
fra
moltitudini
sempre
diverse
,
in
una
condizione
di
cose
sempre
mutabile
,
v
era
bisogno
d
una
grande
rapidità
negli
affari
,
d
una
grande
elasticità
nei
regolamenti
,
di
mille
espedienti
e
ripieghi
per
condurre
un
paese
che
voleva
essere
amministrato
e
formato
nel
medesimo
tempo
.
Ed
,
invece
,
con
un
amministrazione
lenta
,
pedantesca
,
intricata
e
tenacissima
delle
sue
vecchie
tradizioni
,
si
trovavano
a
condurre
le
cose
d
'
Italia
coloro
che
avevano
appena
saputo
amministrare
il
Piemonte
.
Che
esser
Capo
di
Divisione
per
le
carceri
o
la
sicurezza
pubblica
,
Consigliere
di
Stato
o
della
Corte
dei
Conti
nel
Piemonte
tranquillo
o
nell
Italia
in
rivoluzione
,
sien
due
cose
affatto
diverse
,
niuno
certo
vorrà
metterlo
in
dubbio
.
Ed
è
chiaro
perciò
,
che
se
il
Piemonte
non
avesse
fatto
altro
che
darci
la
sua
amministrazione
,
le
sue
leggi
,
i
suoi
uomini
,
cogli
ufficii
in
cui
si
trovavano
,
la
macchina
governativa
avrebbe
lavorato
già
assai
peggio
,
e
mille
disordini
sarebbero
stati
inevitabili
.
Ma
le
cose
andarono
bene
altrimenti
.
Quando
gl
impiegati
dei
caduti
governi
e
i
liberali
delle
nuove
province
si
unirono
ai
Piemontesi
,
questi
dettero
uno
straordinario
contingente
burocratico
a
tutta
Italia
.
Si
trattava
d
attuare
le
leggi
e
la
politica
del
Piemonte
,
e
i
suoi
uomini
avevano
una
reputazione
d
'
onestà
,
di
capacità
ed
attività
superiore
agli
altri
.
Era
necessario
perciò
moltiplicare
il
numero
dei
suoi
impiegati
,
e
cominciò
quindi
un
rapido
movimento
di
ascensione
dai
gradi
più
bassi
ai
superiori
.
Bisognava
aprire
le
scuole
elementari
nella
Sicilia
o
nel
Napoletano
dove
mancavano
.
I
governi
provvisorii
avevano
già
proclamato
leggi
simili
a
quelle
del
Piemonte
,
che
imponevano
l
obbligo
d
aprire
le
scuole
,
ma
non
v
'
erano
maestri
,
direttori
,
ispettori
,
e
bisognava
far
presto
.
Allora
il
maestro
elementare
del
Piemonte
venne
a
dirigere
la
scuola
,
ad
improvvisare
altri
maestri
.
La
necessità
lo
faceva
nominare
qualche
volta
ispettore
o
anche
direttore
di
Scuola
Normale
.
E
così
il
buon
maestro
elementare
di
Torino
diveniva
,
nell
Italia
meridionale
,
un
cattivo
ispettore
,
un
pessimo
direttore
.
E
questo
lavoro
si
eseguì
sopra
una
larghissima
scala
.
Come
per
l
aumento
dell
'
esercito
,
il
capitano
fu
colonnello
,
e
questi
generale
,
e
chi
aveva
comandato
una
divisione
comandò
un
corpo
d
esercito
,
e
chi
aveva
comandato
quarantamila
uomini
ne
dové
comandare
due
o
trecentomila
;
così
il
medesimo
sistema
si
volle
e
spesso
si
dovette
seguire
nell
'
amministrazione
.
Senza
dare
alcuna
prova
delle
nuove
ed
assai
maggiori
capacità
,
che
i
nuovi
ufficii
richiedevano
,
il
Capo
-
Sezione
fu
subito
Capo
di
Divisione
,
e
questi
volle
essere
Prefetto
,
e
il
maestro
elementare
insegnò
nel
liceo
.
Quindi
,
nel
medesimo
tempo
,
si
vide
sgovernata
l
Italia
,
peggiorato
il
Piemonte
,
e
buoni
impiegati
divenire
mediocri
o
pessimi
;
perché
,
capaci
a
condurre
la
piccola
barca
del
Piemonte
tranquillo
,
si
trovavano
incapacissimi
a
condurre
,
con
assai
maggiori
ufficii
,
la
nave
d
'
Italia
,
in
un
mare
tanto
burrascoso
.
Il
paese
si
trovò
invaso
da
una
moltitudine
sempre
crescente
d
incapacità
burocratiche
,
che
moltiplicavano
da
ogni
lato
come
le
locuste
.
Uomini
vecchi
e
uomini
nuovi
,
liberali
,
martiri
e
persecutori
,
nessuno
aveva
ricevuta
l
educazione
e
il
tirocinio
necessario
ai
nuovi
tempi
.
I
Piemontesi
,
con
tutti
i
loro
difetti
,
erano
laboriosi
,
disciplinati
,
tenacissimi
;
si
erano
trovati
in
condizioni
più
favorevoli
,
e
quindi
formarono
come
lo
scheletro
o
l
impalcatura
che
doveva
reggere
insieme
la
macchina
della
nuova
amministrazione
.
Ora
sarebbe
inutile
rivolgere
la
colpa
di
questi
fatti
agli
uni
o
agli
altri
.
A
che
gioverebbe
oggi
.
sapere
se
,
nel
distribuire
gl
impieghi
,
fu
tenuta
una
proporzione
troppo
favorevole
agli
uni
o
agli
altri
?
Il
certo
si
è
,
che
dei
tre
elementi
di
cui
s
è
formata
l
Italia
,
la
nostra
rivoluzione
non
poteva
escluderne
alcuno
;
ed
essi
erano
di
tal
natura
,
che
dovevano
inevitabilmente
portare
il
governo
in
mano
di
una
burocrazia
assai
inferiore
al
bisogno
.
Io
,
perciò
,
non
vedo
alcuna
necessità
d
introdurre
le
passioni
dei
partiti
nell
esame
di
tali
questioni
.
Importa
assai
più
di
riconoscere
la
forza
fatale
di
quelle
leggi
che
regolano
le
rivoluzioni
e
le
società
.
Queste
leggi
non
sono
meno
inalterabili
di
quelle
della
natura
,
e
solo
dalla
loro
conoscenza
il
politico
può
attingere
quella
sapienza
che
le
fa
servire
ai
suoi
fini
,
e
,
introducendo
le
riforme
utili
e
possibili
,
accelera
il
progresso
,
promuove
il
miglioramento
,
sociale
.
La
burocrazia
è
divenuta
una
delle
macchine
più
potenti
e
più
necessarie
nei
governi
così
complicati
delle
società
moderne
.
Essa
ordina
il
lavoro
;
accumula
esperienza
;
raccoglie
quel
numero
infinito
di
cognizioni
speciali
e
necessarie
,
che
la
pratica
solamente
suggerisce
;
forma
le
tradizioni
degli
affari
.
Ma
tutti
i
governi
burocratici
sono
minacciati
da
una
malattia
che
,
se
si
lascia
propagare
,
e
non
vi
si
pone
efficace
rimedio
,
è
capace
di
consumare
il
più
forte
organismo
sociale
.
I
Francesi
la
chiamano
routine
,
ed
il
Mill
la
definisce
,
dicendo
che
è
la
malattia
che
affligge
i
governi
burocratici
,
e
di
cui
generalmente
essi
muoiono
.
«
Periscono
»
egli
osserva
«
per
la
immutabilità
delle
loro
massime
,
ed
ancora
più
per
quella
legge
universale
,
per
cui
tutto
ciò
che
diviene
routine
perde
il
suo
vitale
principio
,
e
non
avendo
più
la
mente
che
operi
dentro
,
procede
,
girando
meccanicamente
,
senza
che
più
ne
risulti
l
opera
che
era
destinato
a
produrre
.
Una
burocrazia
tende
sempre
a
divenire
una
pedantocrazia
»
(
On
representative
governement
,
chap
.
IV
)
.
Ora
non
v
è
nulla
che
tanto
agevoli
il
progresso
di
questa
malattia
,
quanto
l
'
accumulare
una
prodigiosa
mediocrità
in
un
punto
determinato
dell
'
organismo
sociale
.
Il
lettore
tiri
da
se
stesso
le
conseguenze
,
e
vedrà
allora
quel
che
doveva
seguire
nei
nostri
Ministeri
.
Osservate
un
poco
come
si
recluta
ogni
giorno
,
come
si
forma
e
come
lavora
la
nostra
burocrazia
.
Negl
impieghi
si
entra
generalmente
senza
esami
,
senza
dar
prova
di
capacità
,
e
,
cominciando
dai
gradi
infimi
,
si
suole
ascendere
col
tempo
e
con
un
regolare
ed
immutabile
processo
di
anzianità
ai
gradi
supremi
.
Il
copista
può
divenire
un
giorno
Capo
di
Divisione
;
ma
allora
il
Capo
di
Divisione
resterà
un
copista
da
cui
dipenderà
la
decisione
d
affari
importantissimi
.
Fra
i
nostri
ve
ne
sono
certamente
alcuni
di
molto
valore
;
ma
io
ne
ho
pure
conosciuto
pili
di
uno
laborioso
ed
onesto
che
,
sepolto
ed
affogato
nel
formalismo
burocratico
,
era
incapace
di
stendere
la
risoluzione
di
un
affare
,
con
una
chiara
cognizione
di
esso
.
E
se
un
Ministro
,
in
tal
condizione
di
cose
,
volesse
oggi
nominare
Capo
di
Divisione
un
privato
cittadino
,
egli
sarebbe
risguardato
come
violatore
dei
più
sacri
diritti
,
ancora
quando
la
capacità
del
nuovo
venuto
fosse
la
più
incontrastabile
e
la
più
incontrastata
.
Se
la
legge
non
vi
si
oppone
,
vi
si
oppongono
le
tradizioni
,
che
qualche
volta
sono
più
tenaci
della
legge
,
e
che
nel
vecchio
Piemonte
arrestarono
perfino
l
'
audacia
del
conte
di
Cavour
.
La
rivoluzione
poté
fare
,
per
cagioni
politiche
,
molte
eccezioni
;
ma
ora
la
porta
è
chiusa
,
e
la
massima
che
generalmente
prevale
può
dirsi
compendiata
nelle
parole
di
quel
burocratico
che
,
alla
morte
del
Cavour
,
diceva
:
Io
non
so
perché
tutti
si
disperano
.
Si
prenda
il
pia
anziano
,
e
si
ponga
nel
posto
del
primo
Ministro
.
Tutti
gl
'
impiegati
sono
come
i
pezzi
d
una
macchina
,
che
debbono
passare
regolarmente
,
in
tempo
determinato
,
nel
posto
stabilito
.
Se
però
il
Ministro
volesse
favorirne
alcuno
,
egli
può
facilmente
trasferirlo
da
un
ufficio
ad
un
altro
del
medesimo
grado
,
ma
d
una
importanza
assai
maggiore
,
d
un
indole
assolutamente
diversa
,
e
che
richieda
cognizioni
affatto
speciali
.
Con
una
facile
manovra
burocratica
,
a
cui
la
legge
e
la
tradizione
non
s
'
oppongono
,
il
Capo
-
Sezione
o
il
Capo
-
Divisione
possono
salire
una
cattedra
,
dirigere
una
biblioteca
o
un
accademia
di
belle
arti
,
senza
saper
distinguere
un
Raffaello
da
un
Cimabue
,
senza
aver
dato
alcuna
prova
di
conoscere
la
materia
che
sono
chiamati
ad
insegnare
.
Vi
sarebbe
,
è
vero
,
da
temere
il
giudizio
del
pubblico
;
ma
esso
è
,
in
questi
casi
,
di
una
tolleranza
uguale
solo
all
infinito
.
In
una
parola
,
tutte
le
vie
sono
aperte
per
ammettere
le
incapacità
,
tutte
sono
chiuse
quando
si
tratta
di
ammettere
in
modo
eccezionale
le
capacità
singolari
,
le
quali
,
si
noti
,
bene
,
è
quasi
impossibile
che
prendano
la
via
ordinaria
.
Uno
che
senta
in
se
stesso
facoltà
superiori
al
comune
degli
uomini
,
non
vorrà
certamente
porsi
dieci
o
forse
venti
anni
a
copiare
e
scrivere
lettere
,
per
giungere
finalmente
a
quelli
ufficio
dove
potrà
dimostrare
il
suo
valore
,
se
la
sua
intelligenza
non
sarà
già
esaurita
sotto
il
lungo
e
lento
processo
di
mummificazione
,
cui
fu
sottoposta
.
L
'
uomo
d
ingegno
si
troverà
così
sempre
come
corpo
estraneo
,
in
mezzo
a
una
mediocrità
che
dilaga
da
ogni
lato
,
e
la
sua
superiorità
sarà
soggetto
di
gelosia
grandissima
o
di
diffidenza
,
per
forza
naturale
delle
cose
e
per
legge
dell
umana
natura
.
L
'
intelligenza
,
che
dovrebbe
essere
la
forza
motrice
e
regolatrice
della
gran
macchina
burocratica
,
va
mancando
,
e
i
capi
d
ufficio
non
sono
essi
stessi
che
pezzi
della
macchina
.
Non
v
è
paese
del
mondo
in
cui
i
più
alti
impiegati
amministrativi
sieno
così
privi
d
ogni
responsabilità
e
indipendenza
,
così
male
retribuiti
come
tra
noi
.
Il
Capo
di
Divisione
non
può
scegliere
alcuno
de
suoi
impiegati
,
non
può
mai
risolvere
in
suo
proprio
nome
gli
affari
.
La
firma
è
sempre
del
Ministro
o
del
Segretario
che
sottoscrive
in
nome
del
Ministro
;
la
responsabilità
in
faccia
al
paese
è
loro
,
sebbene
gli
affari
sieno
poi
di
fatto
risoluti
dalla
burocrazia
che
,
messa
al
coperto
,
e
considerata
come
una
macchina
,
diventa
più
macchina
che
mai
.
La
responsabilità
non
è
più
di
nessuno
,
perché
coloro
che
conoscono
e
risolvono
gli
affari
non
l
hanno
,
ed
il
Ministro
ed
il
Segretario
sono
responsabili
solo
di
nome
,
quando
si
trovano
costretti
a
firmar
carte
che
non
hanno
il
tempo
materiale
di
leggere
.
Così
,
nel
tempo
stesso
in
cui
da
un
lato
si
è
tolto
alla
burocrazia
ogni
indipendenza
legale
,
si
è
resa
dalli
altro
onnipotente
.
E
l
aver
tutto
concentrato
nel
Ministro
,
serve
spesso
ad
introdurre
il
favoritismo
politico
in
ogni
parte
dell
amministrazione
,
con
danno
manifesto
degli
affari
.
Da
questa
continua
ingerenza
politica
sono
,
io
credo
,
derivati
i
danni
maggiori
al
pubblico
insegnamento
:
il
Ministro
ed
il
Segretario
non
possono
sempre
resistere
alle
raccomandazioni
dei
Deputati
e
dei
Senatori
.
Dovrebbero
essere
la
sola
forza
intelligente
e
responsabile
,
la
mente
e
l
anima
dell
organismo
burocratico
;
ma
essi
mutano
continuamente
,
onde
il
corpo
si
è
dovuto
assuefare
a
camminare
senza
anima
,
e
le
ruote
dello
strano
meccanismo
girano
ancora
,
quando
la
prima
forza
motrice
è
mancata
.
Il
regolamento
è
divenuto
la
sola
ancora
,
il
vangelo
della
burocrazia
,
come
la
rettorica
è
il
vangelo
dei
pedanti
.
Ma
come
nessuna
rettorica
fece
mai
uno
scrittore
,
così
nessun
regolamento
basterà
mai
a
formare
una
buona
amministrazione
.
La
difficoltà
di
penetrare
il
vero
scopo
delle
leggi
,
e
la
mancanza
di
autorità
per
assumerne
sopra
di
sé
la
interpretazione
,
hanno
fatta
sostituire
la
lettera
allo
spirito
.
Quanto
più
il
lavoro
prescritto
è
complicato
,
irrazionale
,
tanto
più
viene
religiosamente
eseguito
,
senza
osservare
se
lo
scopo
prefisso
è
ottenuto
.
Una
volta
ebbi
occasione
d
'
osservare
questo
fatto
.
Si
dové
eseguire
un
disegno
approvato
dal
Ministero
,
per
adattare
un
antico
locale
ad
un
nuovo
uso
.
Il
lavoro
era
abbastanza
inoltrato
,
quando
si
vide
che
un
certo
numero
di
finestre
non
potevano
farsi
con
la
spesa
indicata
;
perché
si
trovarono
antichi
pilastri
nascosti
nell
'
interno
delle
mura
,
appunto
là
dove
dovevano
venir
le
finestre
.
Non
essendo
possibile
sospendere
i
lavori
,
per
aspettare
la
fine
delle
lunghe
pratiche
necessarie
ad
avere
l
approvazione
d
'
un
nuovo
disegno
,
bisognava
o
fare
,
senza
permesso
,
una
spesa
maggiore
,
o
aprire
le
finestre
in
altro
punto
,
e
deturpare
tutta
l
architettura
.
Studiato
il
regolamento
,
fu
deciso
di
aprire
le
finestre
,
con
la
spesa
indicata
,
là
dove
deturpavano
l
'
architettura
,
per
poi
chiuderle
,
e
con
nuovo
disegno
regolarmente
approvato
,
riaprirle
dove
conveniva
.
Il
regolamento
era
fatto
per
impedire
spese
maggiori
del
bisogno
,
e
in
queste
appunto
si
cadeva
,
volendo
rispettarne
la
lettera
,
a
danno
dello
spirito
.
La
moltiplicità
delle
forme
e
delle
formole
non
è
credibile
,
e
sembra
destinata
assai
spesso
a
non
ottenere
altro
fine
che
quello
d
arrestare
il
corso
delle
pubbliche
faccende
.
Ho
visto
gli
agenti
d
una
Compagnia
americana
,
venuti
in
Italia
con
forti
capitali
,
per
intraprendere
alcune
industrie
,
fuggire
disperati
,
dopo
aver
visto
la
serie
infinita
delle
pratiche
che
bisognava
fare
per
ottenere
il
desiderato
permesso
,
e
le
mille
difficoltà
che
si
dovevano
superare
.
L
Italia
,
mi
dissero
,
non
è
ancora
un
paese
per
gli
affari
;
e
se
ne
andarono
.
Sarebbe
nondimeno
ingiusto
il
non
osservare
che
questa
burocrazia
lenta
,
ostinata
,
pedantesca
com
è
,
ha
pure
reso
,
col
suo
lavoro
costante
,
paziente
e
noioso
,
grandi
servigi
al
paese
.
Credete
forse
che
un
amministrazione
improvvisata
solamente
di
liberali
,
o
di
vecchi
impiegati
,
o
di
Piemontesi
,
avrebbe
potuto
resistere
alla
continua
mutazione
dei
Ministeri
,
agli
urli
della
piazza
,
alla
inerzia
passionata
della
maggior
parte
di
noi
?
Più
di
una
volta
l
'
ostinazione
e
la
pedanteria
burocratica
sono
state
la
sola
forza
veramente
conservatrice
,
che
potevamo
opporre
alle
tradizioni
immorali
dei
caduti
governi
,
ed
al
favoritismo
politico
.
Ora
però
siamo
giunti
a
un
punto
,
che
la
più
necessaria
delle
riforme
deve
cominciare
da
essa
,
se
non
vogliamo
che
la
vita
nazionale
resti
soffocata
.
Ma
è
singolare
!
mentre
tutto
il
paese
grida
tanto
contro
la
burocrazia
,
sembra
esso
stesso
affetto
dalla
medesima
malattia
.
Voi
sentite
da
ogni
lato
ripetere
:
che
cosa
bisogna
fare
?
Qual
è
il
regolamento
,
quale
la
legge
,
in
una
parola
,
quale
è
il
nuovo
sistema
che
deve
salvarci
?
Né
si
considera
che
di
regolamenti
ne
abbiamo
finora
fatti
delle
migliaia
,
che
tutte
le
nostre
stamperie
sono
ancora
affaticate
in
questo
indefesso
lavoro
;
e
fra
poco
avremo
percorsa
tutta
la
serie
dei
regolamenti
e
dei
sistemi
possibili
,
senza
avere
ottenuto
il
nostro
scopo
.
E
proprio
il
caso
di
ripetere
all
Italia
le
parole
di
Fausto
a
Wagner
:
E
stimi
dunque
Che
da
vil
pergamena
esca
la
sacra
Sorgente
che
l
ardor
di
questa
sete
Possa
ammorzarti
?
Oh
no
ristoro
alcuno
Non
aspettar
,
se
dall
anima
tua
Limpida
non
zampilla
.
Si
tratta
di
finanza
?
E
sorgono
subito
a
combattere
tre
sistemi
nuovi
debiti
,
nuove
imposte
o
nuove
economie
.
Ma
nuovi
debiti
non
troviamo
da
farne
;
nuove
imposte
,
il
paese
esausto
sarà
pur
troppo
incapace
di
sopportarle
,
e
quanto
alle
economie
,
l
esame
delle
cifre
ha
provato
che
le
spese
maggiori
sono
quelle
appunto
che
non
si
possono
diminuire
.
Con
questi
palliativi
noi
dunque
andremo
innanzi
ancora
qualche
anno
,
senza
aver
trovato
il
sistema
che
ci
deve
salvare
.
V
è
in
Italia
nessun
uomo
di
buon
senso
,
il
quale
dubiti
ancora
,
che
il
solo
mezzo
per
uscire
dal
laberinto
in
cui
siamo
entrati
,
sta
nell
'
aumentare
il
lavoro
e
la
produzione
nazionale
;
perché
solo
allora
le
rendite
dello
Stato
cresceranno
,
e
perché
una
nazione
come
la
nostra
,
che
spende
e
non
produce
,
deve
assolutamente
fallire
,
e
non
è
il
sistema
,
ma
il
lavoro
che
può
salvarla
?
Si
tratta
di
pubblica
istruzione
?
Ed
ecco
i
sistemi
sorgono
a
combatter
fra
loro
.
Libertà
d
insegnamento
,
tasse
elevate
,
insegnamento
dello
Stato
,
privati
docenti
,
insegnamento
obbligatorio
.
Ed
ognuno
si
presenta
con
in
mano
un
segreto
talismano
,
che
deve
salvare
il
paese
.
Ma
perché
non
osservare
che
le
tasse
elevate
erano
prescritte
dalla
legge
Casati
,
e
voi
foste
indotti
a
scemarle
?
Che
essa
stabilisce
l
insegnamento
elementare
obbligatorio
,
mentre
in
Toscana
è
libero
;
che
a
Napoli
v
'
è
un
gran
numero
di
privati
-
docenti
,
mentre
a
Torino
,
Pavia
,
Pisa
non
attecchiscono
;
che
dal
59
in
poi
quasi
tutti
i
sistemi
'
furono
provati
;
che
anche
oggi
buona
parte
di
essi
sono
in
presenza
,
e
che
riescono
solo
a
far
andare
l
'
insegnamento
ugualmente
male
per
tutto
?
A
che
vi
giova
l
aprire
le
scuole
serali
,
quando
voi
cominciate
con
500
alunni
,
empite
d
elogi
tutti
i
giornali
,
lodate
il
Municipio
,
la
popolazione
,
il
Ministro
e
l
Ispettore
;
e
poi
abbandonate
le
scuole
a
se
stesse
?
Gli
alunni
diminuiscono
subito
,
e
finalmente
voi
dovete
cominciare
a
chiudere
le
scuole
.
Allora
sarebbe
il
tempo
pei
giornali
di
gridare
;
ma
essi
pensano
a
cose
più
serie
.
Qual
sistema
,
qual
regolamento
vi
salva
da
questa
generale
oscitanza
?
Un
giorno
si
levò
nella
Camera
un
deputato
e
disse
:
Signori
!
Volete
voi
sapere
che
cosa
bisogna
fare
per
riordinare
il
nostro
insegnamento
universitario
?
Pigliate
ogni
anno
dieci
o
dodici
fra
i
migliori
giovani
che
s
addottarono
nelle
nostre
Università
,
e
mandateli
a
perfezionarsi
all
'
estero
,
specialmente
in
Germania
.
Così
,
dopo
qualche
tempo
,
avrete
un
primo
nucleo
di
buoni
professori
,
che
s
'
andranno
moltiplicando
ogni
anno
.
Il
consiglio
parve
buono
e
fu
adottato
;
la
Camera
approvò
nel
bilancio
una
somma
sufficiente
.
Si
venne
subito
al
modo
d
attuare
,
e
si
fece
il
regolamento
.
Ogni
anno
,
nel
tempo
delle
nostre
vacanze
universitarie
,
s
intima
un
concorso
per
scegliere
un
buon
numero
di
giovani
dottori
,
ed
è
stabilito
prima
,
quanti
debbono
essere
i
medici
,
quanti
i
filosofi
,
i
matematici
,
ec
.
Ed
ogni
anno
avviene
che
l
'
Italia
non
è
pronta
a
dare
un
numero
determinato
,
e
anche
distribuito
secondo
la
tabella
ministeriale
,
di
giovani
capaci
di
profittar
davvero
del
loro
soggiorno
in
Germania
,
dove
gli
studii
sono
tanto
diversi
e
tanto
più
elevati
.
Quindi
,
il
più
delle
volle
,
una
parte
degli
eletti
sono
giovani
assai
mediocri
.
Tra
le
materie
per
l
'
esame
di
concorso
non
si
richiede
alcuna
conoscenza
della
lingua
del
paese
,
dove
si
va
a
studiare
,
e
la
durata
del
soggiorno
è
d
'
un
anno
solo
.
Generalmente
la
decisione
del
concorso
è
fatta
conoscere
al
giovane
nella
fine
del
novembre
;
onde
egli
arriva
a
Berlino
non
prima
degli
ultimi
giorni
del
dicembre
,
per
fare
le
vacanze
del
Natale
.
Il
semestre
d
inverno
,
che
in
Germania
comincia
nell
'
ottobre
,
ed
è
quello
degli
studii
più
severi
,
si
trova
già
inoltrato
a
metà
;
e
prima
che
il
giovane
si
ponga
in
grado
di
comprendere
il
tedesco
e
profittare
,
la
più
gran
parte
dell
'
anno
è
passata
,
ed
egli
deve
apparecchiarsi
a
ritornare
in
patria
.
Non
v
è
che
un
solo
mezzo
per
restare
,
quello
d
'
avere
,
in
questo
tempo
,
fatto
in
Germania
e
stampato
un
lavoro
,
e
con
esso
presentarsi
ad
un
secondo
concorso
.
Ora
è
certo
,
che
se
fra
quei
giovani
ve
ne
è
qualcuno
veramente
capace
di
profittare
,
questi
non
avrà
finito
e
stampato
un
lavoro
in
così
breve
tempo
.
Egli
deve
dunque
tornare
,
il
regolamento
lo
impone
.
Eccezioni
ve
ne
sono
state
,
e
sul
principio
il
Ministro
aveva
assai
maggiore
larghezza
;
ma
ora
la
regola
è
questa
.
Così
n
è
seguito
che
i
danari
si
sono
spesi
,
ma
i
professori
non
si
sono
avuti
.
Il
Governo
stesso
sembra
diffidar
di
questi
giovani
,
e
in
si
grande
penuria
d
'
insegnanti
,
quando
è
costretto
a
nominar
professori
alcuni
che
non
hanno
neppure
compiuto
gli
studii
universitarii
,
già
si
dimostra
restio
ad
impiegar
questi
dottori
perfezionati
in
Germania
.
Esso
sembra
non
essere
in
grado
di
conoscer
neppure
con
che
profitto
abbiano
studiato
,
a
quale
disciplina
più
specialmente
si
siano
dati
.
Così
almeno
bisogna
credere
,
quando
s
è
visto
che
coloro
i
quali
a
Berlino
studiavano
una
materia
,
furono
chiamati
in
Italia
ad
insegnarne
un
'
altra
affatto
diversa
;
quando
s
è
visto
quelli
che
più
godevano
la
stima
dei
compagni
e
dei
professori
,
piatire
invano
un
posto
di
liceo
,
mentre
altri
,
e
non
più
meritevoli
,
entravano
nelle
Università
.
Molti
di
essi
gridarono
che
,
così
facendo
,
v
'
era
un
fine
premeditato
;
ma
ciò
è
assurdo
.
Il
Governo
e
la
burocrazia
non
hanno
altro
fine
,
che
il
bene
della
gioventù
e
dell
insegnamento
;
ma
si
sono
da
se
stessi
legate
le
mani
,
e
messi
nella
impossibilità
di
farlo
.
È
dunque
da
meravigliarsi
,
se
il
paese
non
ha
finora
risentito
alcun
vantaggio
dei
danari
spesi
,
e
se
noli
abbiamo
guadagnato
niente
nella
poca
stima
che
s
ha
di
noi
all
estero
,
dove
s
è
avuto
un
saggio
del
modo
con
cui
in
Italia
procedono
le
pubbliche
faccende
,
e
la
nostra
leggerezza
è
stata
dagli
uomini
gravi
giudicata
scandalosa
?
Quale
è
il
regolamento
che
ci
salva
da
questi
errori
,
quale
è
il
sistema
?
Io
lo
dirò
francamente
:
bisogna
non
fare
strazio
così
manifesto
del
senso
comune
.
La
questione
principale
tra
di
noi
non
è
di
regolamenti
o
di
leggi
;
ma
è
di
uomini
.
Con
uomini
che
sappiano
e
che
vogliano
,
le
peggiori
leggi
si
portano
a
buon
fine
;
con
uomini
indolenti
o
ignoranti
,
tutto
riesce
male
.
E
l
'
Italia
,
invece
di
rivolgere
a
ciò
tutta
quanta
la
sua
attenzione
,
s
è
persuasa
che
ad
avere
una
nazione
stimata
,
civile
e
potente
,
basti
avere
una
libera
costituzione
,
ed
un
miglior
codice
penale
e
civile
e
scuole
e
vie
ferrate
e
porti
e
canali
,
e
la
posta
che
parte
tre
o
quattro
volte
il
giorno
,
ec
.
,
ec
.
Ma
questi
sono
condotti
pei
quali
deve
scorrere
la
vita
e
l
attività
nazionale
;
se
questa
vita
manca
e
niuno
pensa
a
ridestarla
,
se
le
strade
restano
senza
viaggiatori
e
i
porti
senza
navi
e
le
scuole
senza
scolari
,
tutte
le
grandi
imprese
servono
solo
ad
affrettar
la
rovina
ed
il
fallimento
.
Le
società
vi
sono
,
la
libertà
si
desidera
solo
per
avere
uomini
migliori
;
le
leggi
,
le
istituzioni
non
possono
essere
che
mezzi
e
strumenti
di
questo
fine
più
alto
assai
.
Ma
gli
ostacoli
che
si
frappongono
fra
noi
a
conseguirlo
sono
infiniti
,
e
tanto
più
gravi
,
quanto
più
molti
di
essi
sono
opera
delle
nostre
proprie
mani
.
Io
ne
citerò
uno
che
sembra
di
poco
momento
;
ma
è
notevole
assai
,
perché
viene
dalla
gente
più
illuminata
e
benemerita
del
paese
.
Vi
sono
fra
di
noi
molti
uomini
,
che
hanno
più
degli
altri
contribuito
a
fare
l
'
Italia
.
Costoro
nelle
lettere
,
nelle
scienze
,
nelle
armi
o
nella
politica
hanno
reso
grandi
servigi
alla
patria
,
e
i
loro
nomi
sono
giustamente
venerati
in
Italia
e
fuori
.
Ma
non
pochi
di
essi
restarono
,
come
noi
tutti
,
ubbriacati
dai
facili
successi
finora
ottenuti
.
Più
volte
m
è
avvenuto
di
parlare
con
qualcuno
di
loro
,
sulle
più
utili
riforme
di
cui
il
nostro
paese
avrebbe
bisogno
.
Ed
ogni
volta
che
io
discorrendo
,
per
esempio
,
di
pubblica
istruzione
,
mi
sono
lasciato
andare
a
descrivere
disegni
di
radicali
riforme
,
sono
stato
interrotto
da
un
osservazione
che
m
ha
fatto
molto
pensare
,
perché
mi
fu
troppe
volte
ripetuta
.
In
fin
de
conti
,
m
hanno
detto
molti
di
questi
uomini
politici
,
ed
anche
non
pochi
egregi
professori
,
noi
non
facemmo
tali
studii
,
non
fummo
costretti
a
questo
tirocinio
;
eppure
....
eppure
qualche
cosa
noi
siamo
,
l
'
Italia
,
in
fine
,
l
'
abbiam
fatta
noi
!
Vi
fu
tra
gli
altri
un
deputato
di
molto
ingegno
,
che
aggiunse
:
Io
piglierei
che
i
nostri
figli
facessero
camminar
l
'
Italia
,
quanto
l
'
abbiam
fatta
camminar
noi
.
Ora
,
con
buona
pace
di
questi
signori
,
io
credo
che
essi
vivano
nella
più
grande
illusione
.
I
nomi
di
coloro
che
seppero
sperare
contro
la
speranza
,
che
ebbero
una
fede
inconcussa
nella
libertà
,
per
cui
vissero
e
soffrirono
,
resteranno
immortali
,
e
le
loro
opere
saranno
d
'
esempio
ai
posteri
.
Ma
se
non
si
persuadono
,
che
le
forze
bastevoli
a
far
cadere
governi
crollanti
non
bastano
a
formare
una
grande
nazione
;
se
non
si
persuadono
,
che
ora
si
tratta
di
creare
una
generazione
di
gran
lunga
superiore
a
noi
,
perché
la
scienza
,
l
'
industria
,
l
esperienza
,
in
una
parola
,
gli
uomini
che
l
Italia
possiede
,
non
sono
ancora
quelli
che
costituiscono
le
grandi
nazioni
,
e
che
si
formano
in
esse
;
se
di
tutto
ciò
non
si
vogliono
persuadere
,
potrebbero
correre
il
pericolo
di
divenire
un
ostacolo
all
'
opera
che
così
splendidamente
iniziarono
colle
proprie
mani
.
Niuna
illusione
più
funesta
di
quella
che
vuol
credere
,
che
gli
uomini
i
quali
di
recente
spezzarono
le
proprie
catene
,
sieno
davvero
i
più
capaci
a
sostenere
in
tutto
l
'
onore
e
la
gloria
del
paese
risorto
.
In
quella
poca
esperienza
che
ho
potuto
avere
nell
insegnamento
,
mi
è
restata
sempre
una
profonda
convinzione
,
che
la
nostra
gioventù
potrà
rapidissimamente
superarci
,
se
noi
non
continuiamo
a
lasciarla
nell
'
abbandono
in
cui
l
abbiamo
tenuta
finora
.
Ma
se
ancora
duriamo
fatica
a
capire
,
che
il
nostro
più
nobile
ufficio
è
quello
di
produrre
una
generazione
che
ci
superi
,
e
vogliamo
produrne
una
simile
a
noi
,
avremo
invece
una
copia
peggiorata
dalla
nostra
incapacità
:
noi
potremmo
avvederci
del
funesto
errore
,
quando
in
Europa
venisse
uno
di
quei
momenti
difficili
nei
quali
,
fra
l
urto
dei
potenti
,
solo
i
forti
si
salvano
,
o
fossimo
sottoposti
ad
una
di
quelle
crisi
violente
,
a
cui
,
pur
troppo
!
anche
le
società
moderne
vanno
soggette
.
Ma
abbiamo
noi
bisogno
di
novelle
prove
?
Non
è
generale
il
grido
che
la
gioventù
nostra
da
tutti
tenuta
fra
le
più
intelligenti
non
progredisce
punto
?
E
non
furono
gli
uomini
stessi
che
fecero
l
Italia
,
coloro
che
,
venuti
all
opera
,
riuscirono
impotenti
a
un
assetto
definitivo
,
e
caddero
in
quegli
errori
che
questa
guerra
è
venuta
a
mettere
così
dolorosamente
in
luce
?
E
se
anche
gli
uomini
eminenti
possono
qualche
volta
,
loro
malgrado
,
essere
d
inciampo
al
progresso
della
nazione
;
che
sarà
della
schiera
infinita
dei
mediocri
?
Avete
voi
mai
conosciuto
un
paese
dove
la
calunnia
sia
così
potente
e
così
avida
,
dove
in
così
breve
tempo
si
sia
lacerato
un
ugual
numero
di
riputazioni
onorate
?
Si
grida
per
tutto
che
ci
vogliono
uomini
nuovi
,
perché
gli
uomini
vecchi
sono
già
consumati
;
ma
non
appena
si
vedono
i
segni
di
un
qualche
giovane
di
vero
ingegno
elle
sorge
,
un
mal
volere
,
direi
quasi
,
un
odio
infinito
,
s
'
accumula
contro
di
lui
e
lo
circonda
.
La
mediocrità
è
una
potenza
livellatrice
,
vorrebbe
ridurre
tutti
gli
uomini
alla
sua
misura
,
odia
il
genio
che
non
comprende
,
detesta
l
ingegno
che
distrugge
l
'
armonia
della
sua
ambita
uguaglianza
.
Essa
ha
i
suoi
idoli
che
solleva
e
che
adora
;
ma
sono
grandi
mediocrità
anch
essi
,
che
le
servono
di
strumento
,
e
che
,
con
una
riputazione
usurpala
,
nascondono
i
bassi
fini
della
moltitudine
.
Essa
ha
in
tutto
ciò
una
forza
d
associazione
incredibile
,
una
disciplina
ed
un
istinto
che
le
fa
sempre
riconoscere
da
lontano
il
nemico
,
contro
cui
tutti
rivolgono
contemporaneamente
i
loro
strali
avvelenati
.
Molti
e
molti
giovani
io
ho
veduti
abbandonarsi
e
cedere
,
scoraggiati
,
il
terreno
,
innanzi
ad
un
nemico
sconosciuto
,
invisibile
,
eppure
così
numeroso
.
Che
l
'
Italiano
del
Settentrione
ricordi
un
poco
che
cosa
erano
i
Napoletani
appena
usciti
dalla
rivoluzione
;
come
si
laceravano
,
e
come
,
i
più
numerosi
nella
Camera
,
e
con
una
intelligenza
che
nessuno
mai
negò
loro
,
restarono
pur
sempre
i
più
deboli
.
E
poi
si
faccia
un
esame
di
coscienza
,
e
veda
se
non
è
vero
,
che
queste
nostre
passioni
consumano
per
tutto
le
forze
più
vive
del
paese
,
e
fanno
che
spesso
l
'
Italia
divori
,
come
Saturno
,
i
suoi
proprii
figli
.
Ma
voi
siete
sempre
ad
assalire
le
moltitudini
,
e
tacete
delle
consorterie
,
che
fra
di
noi
cagionarono
tutto
il
male
.
Sono
esse
che
fanno
un
disonesto
monopolio
del
Governo
a
vantaggio
di
pochi
;
sono
esse
che
detestano
l
ingegno
e
la
gioventù
,
elle
proteggono
solo
i
vecchi
impiegati
,
perché
possono
averli
docili
strumenti
dei
loro
bassi
fini
.
Prima
si
diceva
la
consorteria
;
ora
il
singolare
s
è
mutato
in
plurale
,
ed
abbiamo
le
consorterie
:
v
è
la
toscana
,
la
napoletana
,
la
lombarda
,
la
piemontese
,
e
fra
poco
avremo
anche
la
veneta
.
E
mentre
vi
sono
di
quelli
che
le
fanno
cagione
di
tutti
i
mali
,
ve
ne
sono
altri
,
i
quali
dicono
che
esse
sono
un
nome
vano
,
un
mito
,
uno
spauracchio
da
bambini
.
Le
consorterie
però
ci
sono
e
sono
una
grande
calamità
,
perché
sintomi
funesti
di
una
malattia
morale
che
ancora
ci
travaglia
.
Nelle
grandi
questioni
politiche
,
là
dove
si
tratta
della
esistenza
del
paese
,
tutta
la
nazione
si
agita
,
tutte
le
opinioni
s
'
uniscono
,
il
programma
politico
è
uno
solo
,
ed
il
Governo
allora
pare
che
non
guidi
,
ma
sia
guidato
dal
paese
.
E
sono
i
soli
momenti
,
in
cui
da
noi
non
si
commettono
più
errori
.
Le
nostre
moltitudini
hanno
un
senso
politico
così
fino
,
che
vedono
sempre
il
punto
essenziale
della
questione
,
ed
a
quello
rivolgono
tutte
le
forze
,
dimenticando
il
resto
.
L
Italia
diviene
allora
ammirabile
al
cospetto
dei
mondo
,
e
fa
prodigi
.
Ma
in
tutte
le
altre
questioni
d
'
amministrazione
,
di
finanza
,
di
pubblico
insegnamento
,
là
dove
non
si
tratta
più
della
esistenza
immediata
,
e
si
potrebbero
formare
i
partiti
,
perché
incominciano
le
divergenze
;
il
paese
,
invece
,
cade
subito
nell
'
abbandono
e
nell
'
indifferenza
,
grida
perché
soffre
,
ma
non
pensa
al
rimedio
,
ed
aspetta
ogni
cosa
dal
Governo
.
Gli
uomini
politici
si
trovano
,
così
,
come
generali
senza
esercito
,
e
si
dividono
in
gruppi
che
sono
consorterie
,
e
non
possono
in
alcun
modo
divenire
partiti
.
Il
conte
di
Cavour
,
colla
sua
personalità
e
col
suo
genio
politico
,
teneva
uniti
molti
di
quei
gruppi
,
e
,
sollevando
a
tempo
delle
grandi
questioni
,
agitava
il
paese
quando
ne
aveva
bisogno
.
Ma
dopo
la
sua
morte
i
gruppi
si
divisero
,
e
le
consorterie
moltiplicarono
.
Appena
uno
di
questi
gruppi
saliva
al
potere
,
si
trovava
intorno
un
paese
che
non
suggeriva
nulla
,
ma
chiedeva
di
essere
sollevato
;
e
di
fronte
si
trovava
gli
altri
gruppi
tutti
nemici
,
perché
tutti
desiderosi
del
potere
.
Quindi
le
avversioni
personali
,
meschine
;
la
guerra
d
ingiurie
e
di
pettegolezzi
,
che
il
paese
ha
sempre
deplorata
e
deplora
.
Se
il
Governo
poi
voleva
aiuto
;
se
aveva
bisogno
d
un
segretario
,
d
'
un
prefetto
,
d
un
impiegato
,
non
poteva
sceglierlo
che
fra
il
piccolo
numero
degli
amici
fidati
.
Più
volte
i
consorti
tentarono
rompere
questo
cerchio
di
ferro
,
che
li
stringeva
e
gl
'
isolava
;
ma
non
v
era
modo
.
Essi
non
impiegavano
i
loro
più
fidi
,
e
correvano
pericolo
di
far
solo
qualche
disertore
;
essi
cercavano
fuori
,
e
s
imbattevano
in
un
nemico
o
in
uno
sconosciuto
.
Il
Governo
si
riduceva
così
inevitabilmente
nelle
mani
di
pochi
,
ed
era
quello
che
li
rendeva
odiosi
.
Ma
fino
a
che
dietro
a
ognuno
di
quei
gruppi
non
sarà
una
parte
del
paese
,
fino
a
che
il
Governo
sarà
ridotto
nella
materiale
impossibilità
di
stendersi
in
un
largo
cerchio
;
i
partiti
saranno
sempre
impossibili
,
e
avremo
solo
consorterie
,
chiunque
sia
al
potere
.
Se
quello
che
oggi
si
chiama
partito
di
azione
,
riuscisse
in
tempi
pacifici
ad
afferrare
il
potere
,
si
vedrebbe
anch
esso
,
in
tutte
le
faccende
di
governo
,
ridotto
ad
un
piccolo
numero
,
e
sarebbe
subito
preso
dal
male
della
consorteria
.
Un
Governo
di
pochi
è
sempre
meschino
e
personale
,
odioso
,
sospettoso
d
ogni
nuovo
venuto
;
è
sempre
una
consorteria
,
e
qualche
volta
può
divenire
una
camorra
.
E
noi
non
usciremo
mai
da
un
Governo
di
pochi
,
fino
a
che
il
paese
non
comincia
a
discutere
sul
serio
i
proprii
affari
,
a
determinare
la
propria
opinione
,
e
,
coi
mezzi
legali
,
imporla
ai
ministri
.
Fino
a
che
non
si
decide
a
pigliar
parte
alla
vita
politica
,
e
lascia
vuoti
i
collegi
elettorali
,
e
chiama
al
municipio
gente
che
non
conosce
,
e
pretende
che
il
Governo
debba
far
tutto
per
tutti
,
e
aspetta
da
esso
la
pioggia
ed
il
bel
tempo
;
la
libertà
resterà
un
nome
vano
,
e
le
istituzioni
liberali
saranno
come
le
strade
ferrate
senza
viaggiatori
,
come
i
porti
senza
navi
;
le
consorterie
non
potranno
divenire
partiti
,
e
tutti
gli
sforzi
per
distruggerle
riusciranno
solo
ad
aumentarne
il
numero
.
Esse
dunque
ci
sono
e
sono
un
male
,
di
cui
la
colpa
principale
ricade
sui
non
consorti
,
che
si
contentano
solo
di
biasimare
e
stare
a
guardare
.
Potremo
noi
sperare
di
mutare
,
fino
a
che
vi
saranno
ancora
municipii
,
nei
quali
gli
ordini
delle
autorità
locali
si
debbono
proclamare
a
suon
di
tromba
o
tamburo
,
per
non
esservi
chi
sappia
leggerli
?
Così
dunque
ci
troviamo
portati
sempre
ad
una
medesima
conclusione
.
V
è
in
Italia
un
gran
colpevole
,
che
ha
fatto
più
male
ed
ha
commesso
più
errori
dei
generali
,
dei
ministri
,
del
partito
d
'
azione
,
delle
malve
e
delle
consorterie
,
e
quest
'
uno
siamo
noi
tutti
.
Ma
qui
mi
si
potrebbe
dire
:
è
bello
e
comodo
predicare
per
fare
il
profeta
di
sventure
;
ma
veniamo
un
poco
al
quid
agendum
.
Voi
dite
che
in
Italia
mancano
gli
uomini
,
e
voi
non
avete
alcuna
fede
nelle
istituzioni
,
nelle
leggi
e
nei
regolamenti
.
Che
cosa
dunque
bisogna
fare
?
Voi
dite
che
le
moltitudini
sono
ignoranti
.
Ma
noi
abbiamo
aperto
scuole
sopra
scuole
,
abbiamo
creato
un
esercito
di
professori
,
abbiamo
aggravato
il
bilancio
dello
Stato
,
abbiamo
.
tentato
i
nuovi
sistemi
;
e
voi
dite
che
si
va
di
male
in
peggio
,
e
ripetete
che
non
bisogna
aver
fede
cieca
nei
sistemi
o
nei
regolamenti
.
Per
aver
buone
scuole
bisogna
aver
buoni
professori
,
e
viceversa
,
per
formar
dei
professori
ci
vogliono
le
scuole
.
Noi
non
abbiamo
né
l
una
cosa
né
l
altra
.
Inviammo
a
Berlino
i
nostri
migliori
giovani
,
e
neppure
siamo
riusciti
a
nulla
.
Questa
è
dunque
una
impresa
disperata
?
Se
dopo
tutto
ciò
che
ho
detto
,
io
pretendessi
d
'
avere
trovato
il
segreto
talismano
che
deve
guarire
l
'
Italia
,
il
lettore
di
buon
senso
sarebbe
nell
'
obbligo
di
darmi
del
ciarlatano
.
Io
non
credo
che
l
impresa
sia
disperata
;
ma
non
ho
certo
la
pretensione
di
rispondere
alla
domanda
;
e
quando
mi
sentissi
da
ciò
,
non
avrei
preso
a
scrivere
un
opuscolo
.
Credo
di
più
,
che
non
vi
sia
uomo
capace
di
rispondere
,
perché
la
rigenerazione
d
'
un
paese
,
per
mezzo
della
libertà
,
deve
essere
l
opera
del
Governo
e
del
paese
stesso
.
Il
primo
passo
,
però
,
è
quello
di
mettere
,
noi
stessi
,
a
nudo
le
nostre
piaghe
,
di
distruggere
le
illusioni
o
i
pregiudizii
nazionali
.
Se
voi
pigliate
ad
uno
ad
uno
tutti
i
rami
della
civiltà
umana
,
l
Italiano
vi
consente
che
in
ciascuno
di
essi
noi
siamo
inferiori
a
tutte
le
nazioni
civili
.
Niuno
vi
pone
in
dubbio
che
le
scienze
,
le
lettere
,
l
industria
,
il
commercio
,
l
'
istruzione
,
la
disciplina
,
l
energia
nel
lavoro
sieno
in
Italia
assai
inferiori
a
quel
che
sono
in
Francia
,
in
Germania
,
in
Inghilterra
,
nella
Svizzera
,
nel
Belgio
,
nell
Olanda
,
nell
'
America
.
Ma
quando
poi
si
viene
a
tirare
la
somma
,
v
è
sempre
una
certa
cosa
,
per
cui
vogliamo
persuaderci
di
essere
superiori
agli
altri
.
Ebbene
,
questa
certa
cosa
o
non
c
è
,
o
bisogna
dimostrarla
coi
fatti
,
se
vogliamo
che
il
mondo
vi
creda
,
e
che
noi
possiamo
risentirne
i
vantaggi
.
Se
poi
dovesse
solo
servirci
di
pretesto
,
per
non
fare
gli
sforzi
infiniti
,
e
durare
le
grandi
fatiche
che
le
altre
nazioni
durarono
per
rendersi
civili
,
allora
sarebbe
assai
meglio
non
aver
questo
dono
funesto
e
misterioso
.
Quando
si
chiede
che
cosa
cl
vuole
per
formare
uno
scrittore
,
il
rètore
ha
subito
una
risposta
pronta
,
e
ci
presenta
una
nota
in
cui
è
scritto
come
si
fa
la
novella
o
la
storia
,
come
si
fa
piangere
e
come
si
fa
ridere
,
come
si
arriva
al
sublime
e
come
si
desta
la
malinconia
.
Ma
colui
che
conosce
per
pratica
il
mestiere
,
non
può
avere
una
così
cieca
ed
implicita
fede
nelle
regole
della
rettorica
,
e
vi
dirà
,
invece
,
che
si
tratta
di
una
disciplina
lunga
e
penosa
,
che
bisogna
studiare
i
classici
,
formarsi
il
gusto
,
conoscere
gli
uomini
,
il
mondo
,
e
che
bisogna
,
sopra
tutto
,
avere
il
dono
della
sacra
fiamma
.
Il
volgo
rimane
a
questo
poco
soddisfatto
,
e
i
rètori
trovano
spesso
più
facile
ascolto
,
specialmente
in
Italia
dove
furono
ammirati
tanto
il
Castelvetro
e
il
padre
Cesari
,
il
Metastasio
e
l
'
Arcadia
.
Questa
medesima
tendenza
del
nostro
spirito
noi
dimostriamo
,
quando
si
ragiona
o
scrive
di
politica
.
Ognuno
vuole
il
sistema
,
vuole
essere
rivelato
il
segreto
.
Si
tratta
d
intraprendere
un
opera
faticosa
e
penosa
,
a
cui
altre
nazioni
hanno
impiegate
le
forze
di
più
generazioni
.
Noi
possiamo
dirci
in
una
condizione
fortunata
,
perché
se
apriamo
la
storia
,
troviamo
che
,
poco
prima
o
poco
dopo
la
Rivoluzione
di
Francia
,
tutti
i
paesi
ora
più
civili
si
trovarono
in
condizioni
non
molto
dissimili
da
quelle
in
cui
siamo
noi
adesso
.
Se
ne
avvidero
,
si
decisero
a
rimediarvi
,
si
posero
coraggiosamente
all
'
opera
,
e
tutti
,
più
o
meno
,
per
le
medesime
vie
,
cogli
stessi
mezzi
,
vi
riuscirono
.
Basta
aprire
la
storia
di
Francia
,
di
Germania
,
d
Inghilterra
per
vedere
quali
furono
questi
mezzi
.
Essi
costituiscono
alcune
scienze
e
alcune
discipline
,
che
hanno
grandi
cultori
in
Europa
.
Siamo
noi
forse
i
soli
che
senza
sudare
e
senza
stentare
dobbiamo
ottener
tutto
dalla
fortuna
;
i
soli
che
non
hanno
nulla
di
comune
cogli
altri
uomini
,
per
non
voler
prender
la
via
battuta
da
tutte
le
altre
nazioni
?
Che
se
l
'
Italiano
ha
ancora
la
superbia
orgogliosa
e
vana
del
suo
primato
,
se
crede
ancora
d
essere
superiore
a
tutti
gli
altri
,
quando
le
sue
opere
sono
così
manifestamente
inferiori
;
allora
guardi
a
ciò
che
fecero
i
suoi
padri
,
e
vedrà
che
la
più
parte
di
queste
scienze
,
di
queste
discipline
nacquero
in
Italia
,
che
le
nostre
scuole
,
le
nostre
Università
,
le
nostre
istituzioni
furono
imitate
dai
Tedeschi
,
Francesi
ed
Inglesi
,
e
che
anche
la
via
,
per
cui
le
nostre
repubbliche
uscirono
dalla
barbarie
del
medio
evo
,
è
la
stessa
.
Dica
allora
d
imitare
se
stesso
,
ove
ciò
gli
stia
tanto
a
cuore
;
ma
si
persuada
però
una
volta
,
che
se
la
questione
è
difficile
assai
,
è
più
di
tenace
volontà
,
che
di
scienza
occulta
;
è
di
uomini
,
non
di
leggi
o
d
istituzioni
solamente
.
Chi
vi
ha
impedito
di
diffondere
l
'
istruzione
elementare
?
Non
è
nota
la
via
per
ottenere
il
fine
?
Non
lo
ha
quasi
ottenuto
il
Piemonte
,
non
è
forse
vicino
alla
mèta
il
municipio
di
Milano
?
Le
difficoltà
più
gravi
e
le
questioni
veramente
disputabili
incominciano
là
dove
noi
ancora
non
siamo
giunti
.
Abbiamo
ragionato
alquanto
dei
molti
mali
che
travagliano
la
nostra
burocrazia
;
e
la
questione
è
per
noi
d
importanza
capitale
.
La
burocrazia
ha
in
mano
l
'
opera
maggiore
del
Governo
;
essa
muove
la
gran
macchina
dello
Stato
;
lo
amministra
,
ed
indirettamente
elabora
,
più
spesso
che
non
si
crede
,
anche
i
disegni
di
legge
.
Le
assemblee
legislative
son
buone
a
deliberare
,
a
sindacare
,
a
dare
pubblicità
al
Governo
,
a
determinarne
l
'
indirizzo
;
ma
incapacissime
ad
amministrare
,
riescono
spesso
impotenti
ancora
a
formolare
e
discutere
le
leggi
,
in
quei
mille
particolari
che
le
rendono
efficaci
,
e
che
vengono
suggeriti
solo
da
quella
lunga
e
minuta
esperienza
,
che
è
la
qualità
principale
d
'
una
buona
burocrazia
.
Chi
dunque
ci
ha
fatto
lasciare
una
parte
così
importante
dello
Stato
in
un
disordine
permanente
,
e
forse
anche
progressivo
?
Non
hanno
le
altre
nazioni
trovato
i
medesimi
ostacoli
,
e
non
li
hanno
forse
superati
?
In
qual
modo
?
Facendo
precisamente
il
contrario
di
quello
che
facciamo
noi
.
Infatti
,
noi
ammettiamo
agl
'
impieghi
minori
senza
esame
e
senza
concorso
;
la
Prussia
non
ammette
a
concorrere
agl
impieghi
di
Stato
chi
non
abbia
fatto
un
corso
regolare
di
studii
classici
.
Noi
facciamo
passare
da
un
impiego
all
'
altro
,
quasi
per
sola
anzianità
,
e
la
Prussia
sa
quali
sono
le
cognizioni
richieste
in
ciascuno
dei
principali
rami
d
'
amministrazione
,
e
prima
di
farvi
entrare
qualcuno
vuole
prove
ben
sicure
.
Noi
crediamo
che
l
'
impiegato
di
ogni
grado
sia
una
macchina
,
e
abbiamo
tutto
concentrato
nel
Ministro
;
ogni
paese
civile
ha
,
invece
,
creato
nelle
amministrazioni
un
piccolo
numero
di
alti
impiegati
,
con
grande
indipendenza
e
responsabilità
,
nei
quali
si
pongono
,
con
paghe
quasi
ministeriali
,
uomini
eminenti
.
Essi
sono
l
anima
e
la
vita
delle
amministrazioni
,
perché
,
mentre
tengono
ferme
le
tradizioni
nella
continua
mutabilità
dei
Ministri
,
sanno
operare
in
modo
che
la
lettera
non
uccida
lo
spirito
,
avendo
l
autorità
e
l
esperienza
necessaria
a
farlo
senza
pericolo
.
Noi
abbiamo
,
con
ogni
studio
,
chiusa
la
porta
delle
amministrazioni
alla
intelligenza
in
generale
,
ed
agli
uomini
più
eminenti
in
particolare
;
i
paesi
veramente
civili
invitano
con
ogni
mezzo
l
'
intelligenza
,
cercano
gli
uomini
eminenti
,
e
quando
la
loro
capacità
è
davvero
provata
,
allora
non
vi
sono
ostacoli
possibili
,
e
se
tutto
manca
,
si
crea
a
bella
posta
un
nuovo
e
più
alto
ufficio
:
s
è
visto
che
una
sola
intelligenza
elevata
,
messa
a
servigio
dello
Stato
,
fa
quello
che
miriadi
d
impiegati
mediocri
non
possono
fare
.
«
Solo
in
un
Governo
popolare
,
dice
il
Mill
,
poteva
Sir
Rowland
Hill
vincerla
contro
l
Uffizio
delle
Poste
.
Un
Governo
popolare
lo
installò
dentro
le
Poste
del
Regno
Unito
,
e
fece
che
il
corpo
,
a
dispetto
di
se
stesso
,
obbedisse
al
nuovo
spirito
i
che
v
infuse
dentro
un
uomo
di
originalità
e
di
energia
»
(
On
representative
Governement
)
.
E
solo
in
questo
modo
si
può
evitar
quella
carie
che
così
spesso
rode
le
ossa
delle
amministrazioni
,
mutando
in
meccanismo
il
lavoro
intelligente
.
Se
un
paese
doveva
trovare
difficoltà
ad
accettare
il
sistema
prussiano
degli
esami
e
concorsi
,
per
tutti
gl
'
impieghi
,
questo
era
l
Inghilterra
,
dove
i
più
alti
ufficii
erano
un
privilegio
dell
'
aristocrazia
.
Ma
quando
si
vide
che
il
favoritismo
minacciava
di
portar
mali
assai
gravi
,
allora
l
'
Inghilterra
subito
pose
mano
arditamente
alla
riforma
.
Capì
che
si
trattava
di
uomini
,
e
nell
'
aristocrazia
stessa
vi
fu
chi
sostenne
la
propaganda
generosa
,
la
quale
fini
con
la
legge
che
sottopose
agli
esami
quasi
tutti
gl
'
impieghi
.
Questa
legge
scoteva
l
'
antica
base
aristocratica
della
società
inglese
,
perché
poneva
il
figlio
del
calzolaio
in
termini
d
uguaglianza
col
nobile
lord
,
dando
la
superiorità
solo
all
ingegno
ed
alla
coltura
;
ma
fu
riconosciuta
utile
,
e
non
si
esitò
un
istante
.
Noi
,
invece
,
ci
siamo
divertiti
a
crescere
o
diminuire
il
numero
delle
Divisioni
,
dei
segretarii
,
a
creare
direttori
,
ispettori
,
commissarii
;
e
queste
miserie
furono
le
nostre
riforme
,
quando
bisognava
invece
trovar
modo
d
'
introdurre
l
intelligenza
,
la
responsabilità
e
la
vita
in
un
corpo
,
a
cui
sembra
che
con
ogni
studio
si
voglia
togliere
l
anima
.
Si
è
subito
detto
,
che
i
concorsi
e
gli
esami
non
riescono
fra
noi
;
ma
non
si
è
pensato
che
chi
li
adottò
,
aveva
trovato
i
medesimi
ostacoli
,
aveva
saputo
correggerne
tutti
gl
'
inconvenienti
,
ed
aveva
finalmente
ottenuto
i
risultati
che
voleva
.
Gli
esaminatori
sono
scelti
fra
gli
uomini
più
eminenti
del
paese
,
pagati
largamente
,
e
non
hanno
avuto
paura
di
cominciar
col
disapprovare
il
cinquanta
per
cento
degli
esaminati
.
Vi
sono
molti
impieghi
,
nei
quali
certe
qualità
morali
,
che
non
si
provano
cogli
esami
,
sono
necessarie
quanto
la
coltura
:
in
essi
l
esame
è
stato
solo
una
condizione
inevitabile
per
avere
l
'
ufficio
,
ma
non
l
unica
.
Si
è
cercato
e
s
è
trovato
il
modo
di
assicurare
tutti
i
vantaggi
a
chi
riusciva
migliore
;
ma
non
si
è
tolto
a
chi
doveva
far
la
nomina
,
il
diritto
di
mettere
in
bilancia
anche
e
qualità
morali
.
In
altri
casi
l
esame
è
servito
a
determinare
solo
la
eleggibilità
,
lasciando
libera
la
scelta
fra
tutti
gli
eleggibili
.
Ora
se
gl
Inglesi
hanno
potuto
persuadersi
,
che
la
competitive
examination
era
la
base
più
essenziale
della
riforma
amministrativa
,
e
l
hanno
fatta
a
dispetto
delle
tradizioni
,
dei
pregiudizii
,
degl
interessi
aristocratici
;
se
essi
già
ne
risentono
i
vantaggi
medesimi
che
ne
hanno
avuto
i
Prussiani
,
e
se
ne
dichiarano
così
contenti
,
che
il
Gladstone
affermava
,
il
secolo
XIX
dover
essere
il
secolo
dei
telegrafi
,
del
vapore
e
degli
esami
;
che
cosa
impedisce
a
noi
,
società
democratica
,
e
senza
differenza
di
classi
,
di
vedere
che
questo
è
il
primo
principio
della
riforma
amministrativa
?
Con
essa
,
non
solo
il
numero
degl
impiegati
può
diminuire
,
e
un
'
economia
desiderata
si
rende
possibile
;
ma
la
rapidità
assai
maggiore
degli
affari
cesserà
di
soffocare
la
vita
nazionale
in
un
mare
di
formalità
inconcludenti
,
il
che
è
per
noi
questione
d
'
essere
o
non
essere
.
E
se
prendiamo
,
ad
una
ad
una
,
tutte
e
istituzioni
che
hanno
bisogno
di
riforma
,
noi
troveremo
sempre
che
il
primo
passo
si
riduce
a
trovar
modo
d
introdurre
in
esse
maggiore
intelligenza
ed
uomini
più
capaci
.
Il
resto
verrebbe
poi
assai
facilmente
e
quasi
da
sé
.
Quando
avrete
accumulala
la
forza
motrice
,
sarà
facile
dirigerla
,
risparmiarla
,
moltiplicarla
.
Così
è
che
nel
fondo
di
tutte
le
nostre
riforme
ve
n
'
è
una
che
è
la
base
di
tutte
le
altre
,
ed
è
quella
del
pubblico
insegnamento
.
Ogni
volta
che
voi
parlate
ad
uno
straniero
intelligente
dei
progressi
che
ha
fatti
l
'
Italia
colla
rivoluzione
,
egli
conchiude
sempre
col
chiedervi
:
e
che
cosa
avete
voi
fatto
per
la
istruzione
e
l
'
educazione
del
vostro
popolo
?
Questa
è
invero
l
'
unica
base
ferma
e
sicura
della
libertà
.
Ma
non
bisogna
credere
,
che
un
buon
sistema
d
'
istruzione
e
di
educazione
significhi
solo
avere
scuole
elementari
dove
s
'
insegni
il
leggere
e
lo
scrivere
,
licei
dove
s
'
insegni
greco
e
latino
,
Università
dove
s
'
insegnino
le
professioni
.
Una
nazione
civile
è
quella
che
ha
scuole
,
le
quali
,
mentre
istruiscono
,
fortificano
l
intelligenza
individuale
,
moltiplicano
l
intelligenza
nazionale
,
formano
il
carattere
,
dànno
la
disciplina
morale
e
civile
,
migliorano
tutto
l
uomo
.
Un
buon
sistema
d
istruzione
crea
,
colle
scuole
industriali
,
abili
operai
;
moltiplica
l
'
industria
ed
il
commercio
;
perfeziona
coll
insegnamento
del
disegno
le
più
importanti
manifatture
;
caccia
la
miseria
e
introduce
per
tutto
un
agiato
vivere
.
Il
Governo
prussiano
seppe
,
con
le
scuole
temporanee
o
permanenti
di
operai
,
introdurre
nella
Slesia
l
industria
dei
tappeti
turchi
e
delle
trine
che
ne
cacciarono
la
miseria
.
Nel
Gran
Ducato
di
Baden
le
scuole
industriali
riuscirono
a
perfezionare
alcune
delle
manifatture
,
da
cui
dipende
la
ricchezza
del
paese
,
come
l
orologeria
che
era
decaduta
,
e
la
pittura
a
smalto
,
in
porcellana
,
ec
.
Il
Belgio
,
organizzando
non
meno
di
cinquanta
scuole
comunali
da
tessere
,
cacciò
dalla
Fiandra
occidentale
la
mendicità
che
l
aveva
invasa
:
Nel
Wurtemberg
ed
in
Baviera
,
specialmente
a
Norimberga
,
le
scuole
di
disegno
hanno
perfezionate
alcune
industrie
per
modo
,
che
se
ne
moltiplicarono
il
commercio
e
la
ricchezza
,
ed
un
agiato
vivere
s
introdusse
nei
più
remoti
abituri
,
nelle
più
povere
capanne
.
Esempii
simili
di
progresso
efficacemente
voluto
ed
ottenuto
se
ne
potrebbero
citare
a
migliaia
.
Ma
un
buon
sistema
d
educazione
significa
ancora
la
salute
migliorata
,
la
forza
fisica
accresciuta
.
L
'
uomo
ha
il
potere
di
perfezionare
non
solo
le
razze
degli
animali
,
ma
la
sua
propria
,
coll
igiene
,
la
ginnastica
,
la
caccia
,
il
cavalcare
,
il
tiro
a
segno
,
la
scherma
,
ec
.
,
ec
.
Il
giuoco
del
cricket
,
il
remigare
,
il
cavalcare
,
la
caccia
,
sono
,
infatti
,
parte
essenziale
d
una
buona
educazione
inglese
.
Il
Times
riporta
ogni
anno
i
nomi
dei
dodici
che
,
nelle
sfide
al
cricket
,
tra
Oxford
e
Cambridge
,
sono
vittoriosi
,
e
la
vittoria
consecutiva
di
più
anni
da
una
parte
o
dall
altra
,
è
uno
degli
onori
più
ardentemente
ambiti
da
quelle
due
grandi
Università
.
Il
ritratto
di
colui
che
vince
nel
tiro
a
segno
,
si
trova
in
tutti
i
giornali
illustrati
,
è
esposto
al
pubblico
in
tutte
le
città
del
Regno
Unito
.
E
l
ultima
Commissione
d
inchiesta
sulle
grandi
scuole
,
rivolgeva
tutta
quanta
la
sua
attenzione
sopra
questi
esercizii
del
corpo
,
che
non
giudicava
meno
importanti
del
greco
e
del
latino
.
La
ginnastica
è
divenuta
una
delle
occupazioni
più
popolari
e
più
ardentemente
cercate
in
tutta
la
Germania
,
dove
ha
creato
grandi
istituzioni
,
giornali
e
feste
,
che
sono
divenute
feste
nazionali
di
tutto
quanto
il
popolo
tedesco
.
E
così
la
Prussia
,
con
17
milioni
di
abitanti
,
ha
potuto
mettere
sotto
le
armi
700
mila
soldati
che
han
provato
d
'
essere
tra
i
primi
d
Europa
.
Il
suo
coscritto
si
presenta
,
non
solo
sapendo
leggere
e
scrivere
,
non
solo
abile
operaio
o
agricoltore
;
ma
anche
assai
forte
e
senza
i
molti
difetti
fisici
,
che
fanno
respingere
tanti
dei
nostri
dai
Consigli
di
leva
.
Il
tiro
a
segno
è
l
occupazione
e
l
orgoglio
di
tutti
gli
abitatori
delle
Alpi
,
e
i
nostri
volontarii
l
hanno
,
pur
troppo
,
sperimentato
anche
nel
Trentino
.
Il
generale
Garibaldi
lodò
altamente
il
valore
dei
Tirolesi
,
ed
è
bene
di
notare
che
essi
sono
,
ad
un
tempo
,
i
più
abili
tiratori
dell
Austria
,
ed
i
soli
che
non
abbiano
tra
loro
analfabeti
.
In
ogni
popolo
v
è
qualcuno
di
questi
esercizii
che
ne
alimenta
la
fierezza
e
la
forza
;
che
cosa
abbiamo
fatto
noi
colla
ginnastica
e
col
tiro
a
segno
?
Del
danaro
se
n
è
speso
;
ma
ben
presto
il
primo
entusiasmo
si
è
spento
,
secondo
la
solita
inerzia
che
non
si
è
fatta
vincere
neppure
dalla
passione
di
questi
utili
passatempi
,
i
quali
non
solo
fortificano
il
corpo
,
ma
affinano
i
sensi
.
L
occhio
vede
più
lontano
e
più
giusto
,
la
mano
è
più
ferma
e
svelta
,
i
movimenti
della
persona
più
agili
.
Non
vi
siete
avvisti
,
viaggiando
sulle
strade
ferrate
,
che
fuori
d
'
Italia
le
guardie
hanno
l
occhio
più
giusto
ed
esercitato
,
sono
più
accorte
,
ed
un
numero
minore
di
facchini
fa
un
lavoro
maggiore
?
Per
qual
ragione
un
cameriere
dei
Caffè
sui
Boulevards
di
Parigi
vi
pare
una
molla
d
acciaio
,
che
scatta
ad
ogni
più
piccolo
cenno
?
Esso
vede
tutto
,
ed
è
pronto
a
tutto
ed
a
tutti
.
Perché
una
donna
francese
basta
a
dirigere
un
intero
magazzino
,
può
tenervi
in
ordine
un
intero
stabilimento
,
facendo
un
lavoro
che
parecchie
delle
nostre
,
insieme
riunite
,
non
bastano
a
fare
?
Per
quale
ragione
,
in
tutte
le
biblioteche
di
Germania
,
un
così
piccolo
numero
d
'
impiegati
deve
bastare
ad
un
lavoro
così
prodigiosamente
maggiore
e
migliore
di
quello
che
fanno
i
nostri
?
A
Gottinga
vi
sono
500,000
volumi
che
ogni
giorno
s
'
aumentano
,
e
che
vanno
continuamente
in
giro
per
tutta
la
Germania
.
E
quindici
soli
impiegati
bastano
a
questo
lavoro
,
tenendo
sempre
al
corrente
tre
cataloghi
,
per
materie
,
per
ordine
alfabetico
,
per
ordine
di
tempo
in
cui
arrivano
,
compresi
gli
opuscoli
e
gli
articoli
di
Riviste
,
anch
essi
posti
a
catalogo
.
La
Biblioteca
di
Berlino
,
anche
meglio
ordinata
,
con
700,000
,
tra
volumi
e
manoscritti
,
ne
manda
ogni
anno
in
giro
circa
150,000
,
e
venti
soli
impiegati
bastano
a
tutto
.
È
forse
la
natura
che
ci
ha
resi
così
inferiori
?
o
non
sono
l
educazione
e
la
istruzione
,
ricevute
e
trasmesse
di
generazione
in
generazione
,
quelle
che
hanno
in
ogni
classe
migliorato
tutte
le
facoltà
e
le
abitudini
,
perfezionato
tutto
l
uomo
?
Non
pensate
,
adunque
,
solamente
al
leggere
ed
allo
scrivere
.
Entrate
nella
città
di
Napoli
,
lasciate
quelle
vie
,
dove
abita
la
gente
colta
ed
agiata
,
dove
corrono
i
ricchi
e
splendidi
equipaggi
,
penetrate
,
invece
,
nei
quartieri
più
remoti
,
dove
i
vicoli
ed
i
chiassi
sono
così
confusi
ed
intrecciati
fra
loro
,
e
le
case
così
alte
e
vicine
,
che
si
forma
un
laberinto
in
cui
,
non
che
altro
,
neppure
l
'
aria
può
liberamente
circolare
.
Le
vie
sono
così
sudice
ed
anguste
,
che
l
uomo
a
fatica
può
vivervi
,
e
se
vi
arriva
lo
spazzaturaio
del
Municipio
,
v
offende
ancora
il
lezzo
che
esce
dalle
case
.
La
vita
s
abbrevia
,
la
salute
è
estenuata
,
le
malattie
si
moltiplicano
,
e
quando
giunge
fra
di
essi
il
colèra
,
miete
a
migliaia
le
sue
vittime
;
gli
storpii
e
gl
invalidi
son
molti
;
la
coscrizione
deve
respingerne
un
numero
non
piccolo
,
per
incapacità
fisica
:
campano
la
vita
con
mestieri
assai
rozzi
e
primitivi
,
dando
una
produzione
insignificante
.
Uno
spettacolo
simile
,
sotto
forme
più
o
meno
diverse
,
voi
potete
ritrovare
in
molte
parti
d
'
Italia
.
E
credete
forse
di
avere
adempito
gli
obblighi
d
'
un
popolo
civile
,
se
accanto
a
questi
tugurii
vi
contentate
d
'
aprire
la
scuola
elementare
del
leggere
e
dello
scrivere
?
Bisogna
prima
introdurvi
l
aria
e
l
'
acqua
;
bisogna
abbatter
quelle
che
ancora
si
chiamano
case
,
e
costruire
abitazioni
per
contadini
,
per
operai
;
cacciarli
dalle
tane
da
lupi
,
in
cui
vivono
;
chiamarli
alla
scuola
,
per
far
loro
,
prima
di
tutto
,
gustare
il
benefizio
dell
aria
libera
e
della
nettezza
.
Sulla
soglia
della
loro
scuola
voi
dovete
,
prima
d
ogni
altra
cosa
,
come
nella
ragged
school
di
Londra
o
Edimburgo
,
tenere
il
bagno
,
che
per
essi
è
più
necessario
dell
abbiccì
.
Dovete
insegnar
loro
un
mestiere
,
col
quale
possano
menar
la
vita
meno
misera
,
e
colle
lettere
dell
alfabeto
finalmente
aprir
l
animo
loro
a
quel
mondo
morale
che
sembra
ancora
chiuso
per
essi
.
Così
,
nell
ora
del
cimento
,
gli
avrete
,
senza
troppo
lungo
tirocinio
,
soldati
,
se
non
più
valorosi
,
certo
più
numerosi
,
più
robusti
e
più
intelligenti
.
Considerate
un
poco
che
tesoro
di
danaro
,
di
esperienza
,
di
cure
affettuose
,
d
intelligenza
spendono
i
popoli
civili
per
prevenire
il
delitto
,
con
istituzioni
che
raccolgono
coloro
che
già
minacciano
d
entrare
nella
cattiva
via
,
con
istituzioni
che
raccolgono
coloro
che
escono
dalle
carceri
,
e
con
un
regime
carcerario
pieno
d
umanità
e
d
intelligenza
.
Io
non
posso
esprimere
l
'
ammirazione
che
provai
nel
visitare
il
carcere
penitenziario
di
Berlino
.
Nulla
di
simile
ho
visto
,
per
l
'
ordine
,
la
nettezza
,
la
precisione
,
le
cure
infinite
che
vi
si
spendono
,
e
gli
studii
che
si
fanno
continuamente
per
migliorarlo
.
Su
tutto
ciò
si
sono
scritti
molti
volumi
,
si
è
raccolta
l
esperienza
di
molti
secoli
e
di
molte
nazioni
,
si
sono
create
istituzioni
di
cui
noi
conosciamo
appena
i
nomi
.
E
vi
sono
scuole
normali
per
fare
gl
'
impiegati
di
tali
istituzioni
,
e
vi
furono
uomini
che
si
dettero
persino
al
santo
ufficio
di
vivere
nelle
galere
,
come
condannati
,
per
provarsi
a
cacciarne
il
delitto
con
l
opera
della
loro
benefica
propaganda
.
Ogni
volta
che
si
aprono
discussioni
su
questo
soggetto
,
da
tutte
le
nazioni
accorrono
gli
operai
della
benemerita
impresa
.
Di
rado
assai
s
'
ode
la
voce
di
un
Italiano
.
E
perché
noi
soli
dobbiamo
,
senza
lavoro
e
senza
sacrifizii
,
presumere
di
raccogliere
il
frutto
della
civiltà
,
a
cui
gli
altri
arrivarono
solo
col
sudore
della
propria
fronte
?
Quale
più
nobile
spettacolo
,
che
quello
di
vedere
l
'
aristocrazia
inglese
far
di
quest
opera
una
delle
sue
occupazioni
principali
,
e
dei
suoi
principali
doveri
?
Voi
trovate
la
nobile
lady
,
educata
a
tutti
gli
agi
del
vivere
,
passar
le
sue
ore
migliori
nella
workhouse
,
nella
ragged
school
e
nel
reformatory
,
dove
,
in
mezzo
ai
ladri
ivi
raccolti
,
legge
e
spiega
il
Vangelo
.
Ho
visto
un
gran
numero
di
ladri
riuniti
,
per
sentire
il
discorso
d
'
un
nobile
inglese
,
il
quale
voleva
loro
provare
i
vantaggi
che
v
erano
a
vivere
da
galantuomini
.
Ed
egli
concludeva
il
suo
discorso
col
dire
:
Voi
sapete
che
noi
Inglesi
siamo
uomini
pratici
e
positivi
.
Io
voglio
ora
vedere
,
se
le
mie
parole
han
portato
alcun
frutto
.
E
così
dicendo
;
gettava
in
mezzo
alla
folla
una
ghinea
d
oro
,
invitando
chi
la
pigliava
a
barattarla
e
tornare
.
Erano
passati
dieci
minuti
,
e
il
giovane
che
l
'
aveva
presa
non
tornava
ancora
.
Nella
sala
si
manifestava
un
singolare
movimento
d
'
impazienza
e
quasi
di
amor
proprio
offeso
,
quando
un
grido
di
gioia
e
d
'
applausi
annunziò
il
ritorno
del
giovane
.
E
queste
scene
seguono
ogni
giorno
in
tutta
l
'
Inghilterra
,
e
sono
il
mezzo
più
efficace
a
diminuire
da
un
lato
i
delitti
,
mentre
dall
'
altro
nobilitano
sempre
più
quella
classe
di
cittadini
che
le
promuove
.
Non
v
è
parte
della
vita
sociale
,
dove
questa
benefica
azione
del
Governo
o
dei
privati
cittadini
non
cerchi
costantemente
ed
efficacemente
di
penetrare
.
In
Francia
,
in
Germania
,
e
specialmente
in
Inghilterra
,
il
paese
più
geloso
delle
libertà
personali
,
v
'
è
una
serie
di
leggi
che
,
con
una
grande
minuzia
e
grandissima
cura
,
obbligano
il
Governo
ad
entrare
in
tutte
le
grandi
officine
,
in
tutte
le
grandi
miniere
,
ovunque
si
agglomera
una
moltitudine
di
operai
,
per
vigilare
alla
loro
salute
,
alla
loro
istruzione
e
moralità
.
determinato
il
massimo
delle
ore
di
lavoro
;
è
determinata
l
età
,
prima
della
quale
i
fanciulli
non
possono
essere
impiegati
,
e
le
ore
in
cui
debbono
lasciare
il
lavoro
,
per
andare
alla
scuola
che
deve
essere
ivi
aperta
.
Le
regole
dell
'
igiene
sono
severamente
imposte
,
e
tutto
viene
da
ispettori
del
Governo
fatto
eseguire
.
Queste
leggi
che
l
Inghilterra
accettò
con
ripugnanza
,
arrestarono
la
decadenza
fisica
delle
popolazioni
di
tutto
il
Lancashire
,
poi
ne
migliorarono
visibilmente
la
salute
,
e
ne
diminuirono
la
mortalità
.
Che
cosa
abbiamo
noi
fatto
di
tutto
ciò
?
Nulla
.
Io
potrei
andare
all
'
infinito
,
notando
le
mille
forme
,
in
cui
la
educazione
si
diffonde
tra
i
popoli
civili
,
e
riesce
a
migliorarne
la
coltura
,
il
carattere
,
la
forza
fisica
e
morale
.
Ma
basta
per
ora
accennare
,
che
queste
istituzioni
ci
sono
,
e
che
le
vie
per
entrare
nella
civiltà
,
se
sono
lunghe
e
penose
,
sono
anche
vie
già
note
e
battute
dai
nostri
padri
e
dai
nostri
contemporanei
.
Bisogna
però
che
l
Italia
cominci
col
persuadersi
,
che
v
è
nel
seno
della
nazione
stessa
un
nemico
più
potente
dell
'
Austria
,
ed
è
la
nostra
colossale
ignoranza
,
sono
le
moltitudini
analfabete
,
i
burocratici
macchine
,
i
professori
ignoranti
,
i
politici
bambini
,
i
diplomatici
impossibili
,
i
generali
incapaci
,
l
operaio
inesperto
,
l
'
agricoltore
patriarcale
,
e
la
rettorica
che
ci
rode
e
ossa
.
Non
è
il
quadrilatero
di
Mantova
e
Verona
che
ha
potuto
arrestare
il
nostro
cammino
;
ma
è
il
quadrilatero
di
17
milioni
di
analfabeti
e
5
milioni
di
arcadi
.
Il
momento
è
venuto
,
per
fare
una
leva
in
massa
di
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
,
e
compiere
questa
nuova
spedizione
nell
'
interno
.
Il
paese
è
convinto
e
disposto
ad
ogni
sacrifizio
,
pur
di
sentirsi
uguale
a
se
stesso
.
Gli
errori
manifesti
di
tutti
i
partiti
possono
servire
a
riordinarli
sopra
una
nuova
base
.
Oggi
la
domanda
è
una
sola
,
e
si
ode
da
ogni
lato
ripetere
:
-
Come
riordinare
il
paese
?
Ed
è
su
questo
terreno
che
debbon
ricominciare
le
lotte
politiche
.
Ma
guai
!
se
il
paese
ed
il
Governo
restano
ancora
inerti
,
e
lasciano
passare
quest
ora
di
confessione
generale
.
Guai
!
se
avremo
ancora
fede
illimitata
nelle
leggi
e
nei
decreti
che
,
eseguiti
automaticamente
,
servono
solo
a
soffocare
lo
slancio
e
la
vita
nazionale
;
se
aspetteremo
sempre
che
la
manna
piova
dal
cielo
;
se
il
Governo
aspetterà
tutto
dalle
moltitudini
che
non
sanno
leggere
,
e
il
paese
continuerà
a
credere
che
il
Governo
debba
far
tutto
per
tutti
,
e
ognuno
vorrà
sperare
nella
scoperta
del
misterioso
sistema
che
deve
salvarci
.
Il
rimedio
è
uno
solo
:
MODESTIA
,
VOLONTÀ
E
LAVORO
.
I
fatti
parleranno
poi
.
Il
segreto
è
uno
,
ed
è
tutto
nella
volontà
che
ci
è
mancata
,
nell
'
inerzia
che
ci
ha
dominati
,
in
questo
inneggiarci
continuo
senza
regola
e
senza
misura
,
in
questa
rettorica
politica
che
ci
affoga
,
in
questa
nuova
specie
di
sciroppo
Pagliano
,
che
ognuno
aspetta
e
che
ognuno
crede
di
aver
trovato
,
per
rigenerare
il
paese
senza
stenti
e
senza
sudori
.
Bisogna
finalmente
capire
,
che
solo
la
nostra
volontà
può
salvare
noi
stessi
,
e
che
ponendoci
all
'
opera
,
possiamo
fare
miracoli
;
perché
,
apparecchiando
la
nuova
generazione
,
si
migliora
rapidamente
la
presente
,
cui
la
rivoluzione
stessa
fu
già
grande
scuola
;
e
il
paese
allora
si
troverà
davvero
risorto
alla
civiltà
.
Che
se
,
abbandonati
al
solo
entusiasmo
ed
a
quelle
forze
che
la
natura
ci
ha
date
,
noi
abbiamo
potuto
,
in
così
breve
tempo
,
fare
l
Italia
e
guadagnarci
la
stima
dei
popoli
civili
;
nessuno
vorrà
dubitare
,
che
,
una
volta
educate
queste
forze
,
disciplinate
e
moltiplicate
dall
'
arte
,
non
sapremo
pigliare
quel
posto
a
cui
il
nostro
passato
ci
chiama
.
StampaPeriodica ,
I
.
Una
di
quelle
scienze
le
cui
origini
non
risalgono
più
indietro
de
principii
del
secolo
,
è
la
scienza
della
lingua
che
altri
dicono
linguistica
,
altri
grammatica
o
filologia
comparata
.
Il
Kratylo
di
Platone
mostra
bene
che
alcuni
fra
i
principali
problemi
di
questa
scienza
già
occupavano
le
menti
de
Greci
,
ma
i
fatti
necessarii
a
darne
una
soluzione
reale
mancavano
tuttavia
.
In
generale
i
lavori
degli
antichi
,
spezialmente
de
grammatici
alessandrini
,
intorno
alla
lingua
riguardavano
propriamente
la
teoria
grammaticale
,
e
sebbene
si
possano
dire
l
'
antecedente
istorico
della
nostra
scienza
,
pure
ne
sono
essenzialmente
diversi
e
per
il
metodo
e
per
lo
scopo
e
pei
risultati
.
Agli
antichi
mancavano
i
fatti
necessarii
a
istituire
il
paragone
e
a
dedurre
le
conseguenze
che
noi
abbiamo
dedotte
;
ma
se
anche
li
avessero
posseduti
,
come
molti
doveano
possederne
,
non
li
avrebbero
coordinati
in
un
sistema
e
costruitavi
su
una
scienza
.
E
impossibile
che
i
Romani
non
abbiano
sentito
la
simiglianza
tra
il
verbo
avere
come
lo
pronunziavano
essi
,
e
come
suonava
nella
bocca
de
Germani
.
È
impossibile
che
i
compagni
di
Alessandro
non
abbiano
sentito
che
gl
'
Indiani
declinavano
il
verbo
dare
,
come
era
declinato
dall
'
un
capo
all
'
altro
della
Grecia
.
Ma
questi
fatti
restavano
per
essi
una
semplice
sensazione
;
perché
la
sensazione
diventasse
sapere
,
bisognava
che
lo
spirito
fosse
giunto
a
quella
maturità
di
riflessione
che
si
richiede
per
dedurre
leggi
generali
dalla
minuta
comparazione
de
fatti
.
I
fatti
su
cui
è
creata
la
chimica
non
esisteano
forse
per
l
'
antichità
?
Né
è
superiorità
o
maggior
potenza
e
squisitezza
dell
'
ingegno
moderno
se
è
giunto
dove
gli
antichi
non
giunsero
,
ma
è
l
'
effetto
di
una
legge
essenziale
dello
spirito
,
una
necessità
della
sua
istoria
.
Noi
vedremo
più
innanzi
come
questa
scienza
incominciò
e
per
quali
occasioni
,
ora
ci
conviene
vedere
in
che
consista
,
e
quale
ne
sia
la
materia
.
La
lingua
è
lo
sforzo
che
fa
lo
spirito
per
dipingersi
a
sé
medesimo
,
è
la
manifestazione
del
pensiero
in
tutti
i
suoi
elementi
,
le
nozioni
,
le
percezioni
,
le
relazioni
,
Studiarla
sotto
questo
punto
di
vista
,
nella
sua
intima
essenza
e
nelle
sue
relazioni
col
pensiero
costituisce
la
teoria
filosofica
della
lingua
.
Se
poi
indipendentemente
da
questo
suo
valore
astratto
e
speculativo
,
la
si
riguarda
come
mezzo
per
penetrare
nella
vita
interiore
,
nello
spirito
di
uno
o
più
popoli
,
ovvero
si
studiano
le
regole
speciali
con
cui
esprime
il
pensiero
del
popolo
che
le
parla
,
si
avrà
allora
in
generale
la
filologia
,
ovvero
,
più
spezialmente
,
la
grammatica
.
Se
da
ultimo
,
lasciate
stare
le
relazioni
col
pensiero
e
co
popoli
,
si
studiano
le
lingue
non
più
come
mezzo
,
ma
in
sé
stesse
e
come
un
fatto
che
sta
da
sé
,
se
ne
cercano
le
origini
,
le
trasformazioni
,
gl
'
incrementi
,
la
corruzione
,
le
mutazioni
delle
forme
,
il
passaggio
dall
'
una
forma
all
'
altra
,
e
i
modi
e
le
leggi
di
questi
fenomeni
,
e
le
relazioni
dell
'
una
lingua
con
l
'
altra
,
e
come
l
'
una
nel
corso
de
secoli
si
sia
venuta
trasformando
nell
'
altra
secondo
leggi
invariabili
dipendenti
dagli
organi
vocali
dell
'
uomo
;
si
avrà
allora
una
diversa
scienza
,
la
scienza
della
lingua
in
sé
medesima
,
la
linguistica
che
ha
la
lingua
stessa
indipendentemente
da
ogni
altra
relazione
,
per
suo
proprio
abbietto
.
La
prima
quistione
che
qui
si
presenta
si
è
quella
di
determinare
di
che
sorta
scienza
sia
questa
.
Non
dimentichiamo
in
primo
luogo
che
essa
non
ha
nulla
da
fare
colla
vita
istorica
de
popoli
che
parlano
una
o
un
'
altra
lingua
;
su
fenomeni
che
qui
si
prendono
in
considerazione
,
non
ha
niun
potere
la
volontà
o
la
libera
determinazione
dello
spirito
;
non
è
un
fatto
volontario
se
un
popolo
declina
un
nome
in
uno
o
in
un
altro
modo
,
e
se
una
parola
passando
da
una
lingua
in
un
'
altra
ha
trasformato
in
uno
piuttosto
che
in
un
altro
il
suo
suono
primitivo
.
Questi
fatti
innegabili
hanno
persuaso
alla
maggior
parte
degli
scrittori
moderni
,
che
la
linguistica
appartenga
propriamente
alla
sfera
delle
scienze
naturali
,
e
che
non
abbia
nulla
da
fare
con
la
sfera
dello
spirito
.
In
fatti
si
dice
,
le
lingue
non
hanno
veramente
una
storia
,
perché
la
storia
suppone
la
volontà
e
la
libertà
,
ma
i
cambiamenti
a
cui
esse
vanno
soggette
sono
un
puro
divenire
,
uno
svilupparsi
di
successivi
momenti
,
che
lungi
dall
'
essere
un
segno
caratteristico
della
sfera
dello
spirito
,
è
legge
inevitabile
di
quella
della
natura
.
La
pianta
e
l
'
animale
non
ne
conoscono
altra
;
non
è
in
fatti
un
cammino
istorico
ma
uno
sviluppo
organico
,
un
puro
divenire
,
il
procedimento
per
cui
dalla
crisalide
si
fa
la
farfalla
,
dal
feto
l
'
animale
,
dal
seme
l
'
erba
,
dall
'
erba
la
pianta
,
il
fiore
,
il
frutto
.
Per
lo
stesso
procedimento
dal
primitivo
sanskrito
si
è
fatto
il
latino
,
dal
latino
l
'
italiano
;
sì
quelli
che
questi
,
sono
diversi
momenti
d
'
un
organismo
,
diverse
parti
di
un
sistema
,
diverse
epoche
di
uno
sviluppo
.
Di
più
,
le
lingue
si
dividono
in
generi
,
ogni
genere
in
diverse
specie
,
ogni
specie
in
più
sotto
-
specie
.
Or
le
categorie
del
genere
e
della
specie
non
trovano
niuna
applicazione
nella
sfera
dello
spirito
,
ma
si
applicano
unicamente
a
quella
della
natura
,
in
modo
che
se
altra
prova
non
ve
ne
fosse
,
questa
sola
basterebbe
a
dimostrare
che
la
scienza
della
lingua
debba
essere
annoverata
fra
le
naturali
.
Non
si
può
negare
che
questi
argomenti
e
altri
ancora
che
tralascio
come
secondarii
,
non
sieno
di
un
gran
peso
,
e
non
sieno
veri
considerati
in
sé
stessi
,
ma
in
quanto
a
me
,
dubito
forte
del
loro
valore
assoluto
per
la
conseguenza
che
se
ne
vuol
dedurre
.
E
indubitato
che
le
lingue
non
conoscono
istoria
,
ma
uno
sviluppo
naturale
e
organico
per
cui
passano
da
una
forma
a
un
'
altra
.
È
indubitato
che
son
sottratte
all
'
azione
della
volontà
e
alle
libere
determinazioni
di
essa
.
È
indubitato
che
le
classificazioni
per
cui
le
lingue
si
distinguono
e
si
rassomigliano
non
cadono
nella
sfera
dello
spirito
ma
in
quella
della
natura
,
comunque
non
sia
indubitato
,
anzi
sia
indubitato
il
contrario
,
che
anche
gli
spiriti
si
classifichino
,
che
anche
essi
percorrano
diverse
epoche
indipendentemente
da
ogni
intervento
della
volontà
;
ma
non
ostante
queste
analogie
,
ci
ha
una
differenza
capitale
tra
le
trasformazioni
delle
lingue
e
quelle
della
pianta
o
dell
'
animale
.
In
fatti
,
nel
regno
della
natura
il
passaggio
da
una
forma
ad
un
'
altra
è
l
'
espressione
di
un
principio
,
di
cui
il
soggetto
che
lo
porta
in
sé
non
ha
niuna
coscienza
;
nel
campo
delle
lingue
,
al
contrario
,
le
trasformazioni
corrispondono
ad
un
principio
di
cui
ha
piena
coscienza
il
soggetto
che
lo
porta
.
Come
la
lingua
non
è
un
fatto
puramente
naturale
e
fisiologico
,
ma
è
connessa
intimamente
col
pensiero
e
con
la
natura
spirituale
,
così
non
possono
essere
affatto
indipendenti
da
questa
,
e
riguardati
come
fenomeni
puramente
naturali
e
fisiologici
,
i
diversi
momenti
che
percorre
,
le
forme
per
cui
passa
.
La
volontà
non
vi
entra
,
è
vero
;
ma
la
sfera
dello
spirito
è
il
campo
dell
'
assoluto
dominio
della
volontà
?
Son
volontarie
le
leggi
del
pensiero
?
O
è
un
fatto
volontario
se
lo
spirito
del
Cafro
è
diverso
da
quello
dell
'
Ateniese
,
lo
spirito
del
fanciullo
diverso
da
quello
dell
'
uomo
adulto
?
Lungi
dall
essere
le
diverse
forme
delle
lingue
un
fatto
puramente
naturale
,
esse
hanno
la
loro
ragione
prima
nel
pensiero
di
cui
sono
l
'
espressione
.
La
lingua
di
ogni
popolo
corrisponde
al
pensiero
del
popolo
che
la
parla
,
e
se
le
lingue
antiche
trasformandosi
nelle
moderne
hanno
seguito
certe
leggi
immutabili
e
comuni
a
tutte
,
bisogna
pensare
che
queste
leggi
sono
loro
proprie
,
né
hanno
niuna
analogia
con
quelle
che
governano
le
trasformazioni
della
pianta
o
dell
'
animale
.
Sopra
tutto
bisogna
pensare
che
esse
corrispondano
alle
trasformazioni
del
pensiero
e
le
rappresentano
;
corrispondono
alle
diverse
epoche
della
vita
dello
spirito
;
le
lingue
moderne
sono
l
'
espressione
adeguata
dal
pensiero
moderno
come
le
antiche
dell
'
antico
.
Noi
rifiutiamo
ricisamente
la
teorica
che
fa
della
lingua
una
parte
della
storia
naturale
dell
'
uomo
;
forse
anche
quelli
che
lo
sostengono
non
lascerebbero
di
essere
maravigliati
se
in
un
'
enciclopedia
di
scienze
naturali
vedessero
un
trattato
di
linguistica
accanto
a
quelli
di
geologia
e
di
botanica
,
e
le
discussioni
sul
sanskrito
,
sul
zend
e
sul
greco
far
seguito
a
quelle
sui
terreni
di
transizione
e
i
diluviane
,
sulle
cellule
organiche
e
le
meduse
gelatinose
e
le
alghe
e
i
muschi
.
Andrebbe
dunque
collocata
in
un
'
enciclopedia
di
scienze
morali
,
o
questa
scienza
delle
lingue
dovrebbe
essere
considerata
come
un
nuovo
ramo
ultimamente
germogliato
delle
discipline
filosofiche
,
o
delle
istoriche
?
Certo
niuno
oserebbe
dirlo
;
e
questo
appunto
raddoppia
l
'
incertezza
intorno
alla
natura
di
una
scienza
cui
il
classificare
in
uno
o
in
un
altro
modo
dipende
dai
diverso
concetto
che
si
ha
della
natura
della
lingua
;
e
però
importa
che
sia
classificata
nel
miglior
modo
possibile
.
La
parola
è
un
fatto
fisico
o
morale
,
fisiologico
o
spirituale
?
Tale
è
la
questione
da
cui
dipende
il
decidere
se
la
linguistica
appartenga
alle
scienze
dello
spirito
ovvero
a
quelle
della
natura
.
Or
la
parola
non
è
propriamente
né
un
fatto
puramente
naturale
,
né
un
fatto
puramente
spirituale
.
Bisognevole
per
prodursi
di
un
apparato
fisiologico
e
di
un
organismo
speciale
,
non
può
cadere
però
che
dove
imperano
la
luce
e
il
soffio
d
'
uno
spirito
conscio
di
sé
medesimo
.
Espressione
non
simbolica
ma
diretta
dell
'
interno
,
del
pensiero
,
dell
'
idea
da
cui
tira
e
l
'
origine
e
il
valore
,
ha
però
bisogno
per
potersi
produrre
dell
aria
ripercossa
da
uno
speciale
apparecchio
organico
.
Espressione
diretta
dello
spirito
,
non
può
esprimere
lo
spirito
che
per
mezzo
del
corpo
,
e
tanta
è
l
'
intima
connessione
tra
essa
e
il
pensiero
,
tra
l
'
elemento
fonetico
e
l
intellettivo
,
che
taluni
han
potuto
credere
che
l
'
uomo
non
pensi
se
non
perché
parla
.
Costoro
aveano
profondamente
torto
,
essendo
vero
invece
il
contrario
che
l
'
uomo
parla
perché
pensa
,
giacché
non
è
parola
dove
non
è
pensiero
,
ma
il
loro
errore
veniva
dall
intima
connessione
tra
due
cose
che
sembra
si
confondano
insieme
.
e
di
cui
l
'
una
è
inseparabile
dall
'
altra
.
In
questa
intimità
di
relazione
ogni
trasformazione
nella
parola
deve
essere
preceduta
e
determinata
da
una
modificazione
nel
pensiero
,
ma
questa
modificazione
per
essere
espressa
e
come
a
dire
attuata
,
abbisogna
di
una
diversa
forma
nel
suono
che
le
corrisponde
,
e
questa
di
una
diversa
azione
degli
organi
vocali
.
Or
la
dosi
duplice
natura
della
parola
,
la
spirituale
e
la
naturale
,
la
divina
e
l
umana
che
ne
fa
un
fenomeno
sui
generis
,
e
il
punto
in
cui
i
due
elementi
s
'
incontrano
e
si
fondono
insieme
,
non
permette
di
annoverare
fra
le
scienze
naturali
,
comunque
abbia
con
esse
molti
punti
di
simiglianza
e
di
contatto
,
la
scienza
che
si
occupa
delle
diverse
forme
e
delle
successive
trasformazioni
della
parola
.
E
una
scienza
che
partecipa
anche
essa
di
due
essenze
come
il
fenomeno
che
ne
è
l
'
oggetto
.
II
.
La
prima
quistione
che
si
presenta
ad
una
scienza
che
non
si
occupa
di
una
o
di
un
altra
lingua
,
ma
di
tutte
,
e
della
loro
origine
,
delle
loro
relazioni
,
delle
forme
proprie
a
ciascuna
,
dello
sviluppo
,
de
cambiamenti
,
della
degenerazione
di
queste
forme
,
è
quella
di
sapere
se
sono
tutte
della
medesima
natura
,
o
se
per
differenze
specifiche
,
per
caratteri
proprii
ad
alcune
solamente
e
diversi
da
quelli
delle
altre
,
si
possano
dividere
secondo
le
simiglianze
e
le
differenze
in
varii
gruppi
,
in
varie
famiglie
,
in
più
generi
e
diverse
specie
.
Noi
ci
troviamo
di
avere
accennato
più
sopra
come
nelle
lingue
cadano
appunto
queste
classificazioni
che
hanno
luogo
nel
mondo
animale
e
nel
vegetale
,
ma
intorno
ai
modi
e
ai
criterii
di
esse
le
opinioni
sono
varie
,
comunque
intorno
a
punti
principali
il
disaccordo
non
sia
grande
.
Noi
seguiremo
in
questa
parte
il
sistema
seguito
dallo
Schleicher
,
come
il
più
semplice
e
razionale
,
servendoci
il
più
spesso
delle
sue
medesime
parole
,
senza
tener
conto
,
affine
di
non
andar
troppo
per
le
lunghe
,
delle
obiezioni
che
gli
sono
state
fatte
contro
.
Ogni
pensiero
suppone
due
diversi
e
distinti
elementi
,
le
nozioni
e
le
rappresentazioni
da
una
parte
,
che
ne
costituiscono
la
materia
,
e
dall
altra
le
relazioni
cui
lo
spirito
scorge
fra
quelle
,
e
che
ne
sono
la
forma
.
Questi
due
elementi
che
nel
pensiero
stesso
sono
indivisi
,
nella
lingua
sono
sceverati
e
vengono
espressi
separatamente
e
con
suoni
distinti
.
Ma
non
tutte
esprimendo
allo
stesso
modo
le
relazioni
fra
i
concetti
,
la
loro
maggiore
o
minore
perfezione
dipende
dal
significarle
più
o
meno
distintamente
,
più
o
meno
adeguatamente
,
più
o
meno
chiaramente
e
con
suoni
vocali
separati
.
Sicché
può
dirsi
che
la
vera
natura
e
l
'
essenza
di
una
lingua
stia
nel
modo
come
essa
esprime
con
la
voce
la
materia
e
la
forma
del
pensiero
,
le
cose
significate
e
le
relazioni
che
passano
fra
esse
.
L
'
espressione
vocale
del
concetto
è
ciò
che
nelle
lingue
chiamasi
radice
,
e
l
'
unione
della
radice
col
segno
della
relazione
costituisce
la
parola
.
Il
modo
della
composizione
di
questi
due
elementi
,
cioè
il
modo
della
formazione
stessa
della
parola
,
costituisce
il
proprio
carattere
di
una
lingua
.
Né
bisogna
intendere
le
voci
,
composizione
e
formazione
della
parola
,
nel
senso
che
si
hanno
d
'
ordinario
in
grammatica
,
ma
in
uno
molto
più
ampio
ed
esteso
,
giacché
le
declinazioni
e
le
conjugazioni
appartengono
anche
esse
alla
composizione
,
non
consistendo
esse
in
altro
che
nell
'
unione
della
radice
col
segno
della
relazione
,
il
quale
fa
che
una
radice
sia
verbo
o
nome
,
e
che
stia
in
un
dato
caso
,
in
un
dato
numero
,
in
un
dato
modo
,
in
un
dato
tempo
.
Ora
può
avvenire
che
in
una
lingua
i
concetti
soli
sieno
espressi
con
un
suono
vocale
,
le
relazioni
espresse
pure
,
altrimenti
non
vi
sarebbe
lingua
,
non
espresse
però
con
un
suono
vocale
a
parte
,
con
un
segno
distinto
,
ma
per
altri
modi
,
co
diversi
accenti
delle
radici
,
colla
loro
diversa
posizione
nella
frase
,
fino
coll
inflessione
della
voce
e
coi
gesti
.
Queste
lingue
,
fra
cui
si
annovera
in
primo
luogo
la
Cinese
,
le
quali
non
esprimono
con
la
voce
le
relazioni
,
vengono
domandate
monosillabe
,
perché
in
esse
le
radici
,
segni
de
concetti
,
restano
nel
loro
stato
primitivo
di
una
sillaba
sola
senza
essere
accresciute
colla
composizione
di
altre
sillabe
che
esprimino
le
relazioni
in
cui
quelle
stanno
fra
sé
.
Monosillabe
sono
le
radici
in
tutte
le
lingue
,
perché
l
'
unità
del
concetto
non
si
esprime
che
con
l
'
unità
del
suono
,
e
nelle
lingue
che
sono
rimaste
in
questo
stato
rudimentale
non
si
distinguono
diverse
categorie
di
parole
,
ma
in
esse
ogni
radice
può
essere
o
nome
o
verbo
o
particella
o
nominativo
o
ablativo
o
infinito
;
ogni
parola
è
una
unità
indistinta
e
indivisa
,
senza
organismo
,
senza
una
vita
interna
,
senza
composizione
di
membra
,
senza
distinzione
e
coordinamento
di
parti
.
Esse
sono
quel
che
nella
natura
fisica
è
il
cristallo
,
rappresentano
il
primo
grado
di
formazione
del
linguaggio
,
il
punto
infimo
di
quella
lunga
scala
che
partendo
da
questo
stato
inorganico
della
parola
si
termina
con
quelle
lingue
in
cui
ogni
parola
è
un
tutto
organico
e
vivente
risultante
dall
'
armonica
composizione
di
diverse
membra
.
Il
principio
dunque
di
questa
prima
classe
di
lingue
si
è
quello
di
non
esprimere
con
un
suono
vocale
distinto
,
con
una
parola
separata
le
relazioni
che
passano
fra
i
concetti
che
soli
son
significati
dalle
parole
.
Il
principio
dominante
nella
seconda
classe
è
appunto
il
contrario
di
questo
,
esprimendo
esse
con
suoni
,
con
parole
separate
non
solo
i
concetti
ma
anche
le
relazioni
.
Il
germe
di
questo
sistema
si
trova
già
nelle
prime
,
dove
sono
alcune
parole
di
significato
generalissimo
che
vengono
adoperate
a
esprimere
certo
generali
determinazioni
de
concetti
,
ma
nella
seconda
questo
germe
si
trova
sviluppato
,
divenuto
legge
o
principio
essenziale
e
costitutivo
della
natura
specifica
della
lingua
.
Così
in
ogni
formazione
naturale
si
ha
un
germe
che
è
come
l
'
addentellato
per
un
altra
superiore
,
che
assorbendo
in
sé
quel
germe
,
e
conservandolo
senza
distruggerlo
,
negandolo
e
affermandolo
al
tempo
stesso
,
lo
sviluppa
,
lo
solleva
a
un
più
alto
grado
.
Le
parole
che
in
queste
lingue
esprimono
le
relazioni
,
e
che
in
origine
significavano
concetti
,
trasformate
poi
in
modo
da
essere
sovente
irriconoscibili
,
non
si
fondono
però
insieme
,
né
con
la
radice
,
in
modo
da
formare
un
sol
tutto
,
ma
restano
distinte
e
quasi
indipendenti
,
accoppiate
,
non
unite
,
e
però
codeste
lingue
sono
state
dette
di
agglutinazione
,
agglutinate
.
Di
leggieri
s
intende
che
questa
classe
debba
soffrire
moltissime
gradazioni
secondo
che
le
radici
sono
unite
a
segni
delle
relazioni
con
legami
più
o
meno
stretti
;
i
quali
talora
sono
così
strettissimi
che
esse
quasi
si
confondono
con
quelle
della
terza
classe
.
Di
più
,
sono
queste
lingue
moltissime
di
numero
,
come
sono
numerosissime
tutte
le
formazioni
intermedie
della
natura
,
e
si
può
dire
che
corrispondono
al
regno
vegetale
come
le
prime
al
minerale
.
La
pianta
in
fatti
,
più
tosto
che
costituire
un
solo
individuo
,
è
l
'
unione
di
più
individui
coesistenti
insieme
;
più
tosto
che
l
'
unità
di
tutte
le
sue
membra
,
è
il
fondo
comune
in
cui
queste
si
sviluppano
,
crescono
,
si
riproducono
.
Così
in
queste
lingue
la
parola
non
è
l
'
unità
organica
,
ma
l
accozzamento
delle
sue
parti
,
non
è
un
individuo
a
sé
,
ma
la
coesistenza
di
più
individui
vocali
.
Se
poi
questo
accozzamento
diventa
fusione
,
se
la
parola
fonde
insieme
le
sue
parti
in
modo
che
quelle
perdano
la
propria
individualità
per
fondersi
nell
'
individualità
unica
e
organica
della
parola
,
la
quale
diviene
l
'
unità
di
tutte
le
differenze
,
da
bastare
a
sé
medesima
e
da
esprimere
da
sé
sola
e
il
concetto
e
le
sue
determinazioni
,
la
cosa
significata
e
le
relazioni
che
l
'
accompagnano
,
si
avrà
allora
una
terza
classe
di
lingue
,
superiore
alle
altre
due
,
i
cui
germi
sono
nelle
precedenti
,
e
che
essa
,
assorbendoli
,
innalza
a
una
forma
più
alta
e
più
riflettuta
.
Queste
lingue
che
si
dicono
declinale
,
corrispondono
esattamente
all
'
animale
,
che
costituisce
un
individuo
organico
,
un
unità
che
non
è
il
fondo
comune
ma
la
sostanza
comune
di
tutte
le
sue
parti
,
che
non
hanno
ciascuna
una
vita
indipendente
da
sé
,
ma
una
vita
generale
che
viene
ad
esse
comunicata
dal
tutto
;
la
loro
esistenza
particolare
è
soppressa
per
quella
dei
tutto
.
Esse
rappresentano
esattamente
il
processo
dello
spirito
,
l
'
unità
del
pensiero
,
in
cui
il
concetto
e
le
sue
relazioni
sono
indivisi
,
e
si
compenetrano
intimamente
insieme
,
e
però
si
trovano
al
punto
più
alto
nella
scala
delle
lingue
;
la
parola
qui
è
un
organismo
perfetto
,
l
'
unità
nella
varietà
delle
membra
.
Le
agglutinate
si
distinguono
dalle
monosillabe
in
quanto
che
in
esse
la
parola
componesi
di
più
parti
,
ma
si
distinguono
dalle
declinate
in
quanto
che
quelle
parti
non
sono
fuse
in
un
tutto
organico
.
E
queste
ultime
son
legate
con
le
agglutinate
da
certe
forme
intermedie
e
,
come
a
dire
,
di
passaggio
,
giacché
in
alcune
di
esse
l
'
unione
delle
parti
è
così
avanzata
da
accostarsi
assai
da
vicino
alla
forma
della
declinazione
.
Così
nelle
formazioni
naturali
ci
ha
delle
specie
intermedie
che
costituiscono
il
passaggio
da
una
specie
a
un
'
altra
specie
,
e
talvolta
fra
un
regno
e
un
altro
regno
,
e
per
modo
ondeggiano
fra
il
superiore
e
l
'
inferiore
,
e
per
modo
tengono
e
dell
'
uno
e
dell
'
altro
che
mal
si
può
determinare
a
quale
veramente
appartengano
.
Ciò
che
nel
concetto
e
nel
sistema
della
lingua
,
osserva
l
'
autore
che
seguiamo
in
questa
parte
del
nostro
scritto
,
ci
si
presenta
come
momenti
e
come
classi
,
nell
istoria
,
o
meglio
,
nello
sviluppo
successivo
delle
lingue
,
lo
ritroviamo
come
periodi
.
La
prima
classe
,
la
prima
forma
corrisponde
al
primo
periodo
,
e
così
le
altre
.
Questa
è
legge
di
ogni
processo
,
o
,
come
dicono
,
di
ogni
divenire
,
non
solo
nelle
sfere
dello
spirito
,
ma
anche
in
quelle
della
natura
;
in
fatti
,
il
cristallo
,
la
pianta
,
l
animale
,
rappresentane
tre
momenti
nel
concetto
dell
'
organismo
,
rappresentano
tre
epoche
nell
'
istoria
della
terra
.
Ciascuna
lingua
declinata
ha
dovuto
percorrere
i
periodi
e
le
forme
,
incominciando
dalla
più
semplice
;
e
se
noi
indarno
cercheremmo
di
risalirne
il
corso
,
accompagnandola
per
un
cammino
inverso
dalla
forma
declinata
all
'
agglutinata
,
e
da
questa
alla
monosillaba
,
egli
è
perché
il
lavoro
della
formazione
della
lingua
appartiene
ai
tempi
anteriori
all
'
istoria
,
né
prima
un
popolo
entra
nell
'
istoria
che
egli
non
si
sia
formata
la
sua
lingua
.
Avviene
anzi
al
contrario
nel
campo
dell
'
istoria
,
che
quanto
più
risaliamo
indietro
nella
vita
di
una
lingua
,
tanto
più
ne
troviamo
complicato
l
'
organismo
,
e
ricche
e
complesse
e
abbondanti
le
forme
,
anzi
che
più
semplici
e
vicine
all
'
agglutinazione
o
al
monosillabismo
.
Non
sono
le
forme
del
latino
assai
più
ricche
e
complesse
che
quelle
delle
lingue
da
esso
derivate
?
E
quelle
del
greco
moderno
non
sono
più
semplici
e
più
povere
che
le
forme
dell
'
antico
?
Se
non
che
a
farci
un
idea
dello
stato
primitivo
e
monosillabo
di
una
lingua
,
a
ricostruirlo
,
e
persuaderci
che
da
quello
tutte
han
dovuto
incominciare
,
ci
aiutano
sufficientemente
le
radici
;
le
quali
spoglie
di
tutti
i
suoni
di
relazione
,
ne
rappresentano
la
materia
prima
,
e
la
prima
forma
per
la
quale
ha
dovuto
passare
.
La
seconda
forma
è
quella
dell
'
agglutinazione
,
nella
quale
si
distingue
anche
spiccatamente
la
radice
,
che
sola
un
giorno
,
e
indipendente
,
prima
di
essersi
complicata
di
altri
suoni
,
ne
costituiva
lo
stato
monosillabo
.
La
differenza
poi
fra
le
une
e
le
altre
,
quali
ci
si
presentano
ne
tempi
istorici
,
viene
da
questo
,
che
le
une
si
sono
arrestate
alla
forma
primitiva
senza
poterla
superare
;
le
seconde
l
'
hanno
rotta
,
l
'
hanno
superata
,
hanno
fatto
un
passo
innanzi
e
son
salite
a
una
forma
superiore
,
e
vi
si
sono
mantenute
,
senza
poter
fare
un
nuovo
sforzo
e
un
nuovo
passo
.
Le
declinate
da
ultimo
lo
hanno
fatto
,
hanno
superato
anche
la
seconda
torma
,
e
son
giunte
a
un
grado
anche
più
alto
,
alla
forma
perfetta
dell
'
organismo
che
contiene
in
sé
,
e
supera
le
altre
due
,
come
la
seconda
conteneva
e
superava
la
prima
.
Non
altrimenti
non
tutta
la
sostanza
organica
ha
potuto
svilupparsi
al
punto
da
giungere
all
organismo
animale
,
ma
talora
si
è
fermata
al
primo
grado
di
formazione
nella
scala
degli
esseri
,
cioè
al
cristallo
,
e
tale
altra
è
salita
al
secondo
grado
,
alla
natura
della
pianta
,
dove
,
senza
potersi
levare
più
alto
all
'
organismo
dell
'
animale
,
si
è
arrestata
.
Se
una
legge
regolare
e
costante
presiede
al
progresso
e
allo
sviluppo
delle
lingue
,
altre
leggi
non
meno
regolari
né
meno
costanti
ne
governano
la
decadenza
.
La
quale
è
in
ragione
inversa
del
progresso
dello
spirito
.
Imperocché
lo
spirito
quanto
più
si
sviluppa
e
più
liberamente
si
muove
nell
istoria
e
con
più
coscienza
di
sé
medesimo
,
tanto
più
si
sottrae
alla
necessità
del
suono
,
all
'
imperio
della
voce
;
cade
allora
dalla
parola
tutto
ciò
che
è
superfluo
,
e
di
cui
strettamente
si
può
far
senza
,
le
terminazioni
si
assottigliano
,
le
flessioni
si
perdono
interamente
o
nella
massima
parte
,
e
il
soffio
dello
spirito
si
agita
più
libero
e
più
penetrante
per
la
lingua
spogliata
di
ricchezze
materiali
,
di
suoni
,
di
segni
sillabici
delle
relazioni
e
delle
determinazioni
de
concetti
.
Le
leggi
degli
organi
vocali
operano
con
loro
procedimenti
di
assimilazione
e
di
decomposizione
sull
'
organismo
della
parola
,
cui
il
soffio
dello
spirito
ha
abbandonato
per
portarsi
altrove
,
come
operano
le
leggi
chimiche
sugli
organismi
animali
e
vegetali
su
cui
è
caduta
la
morte
.
Quindi
avviene
che
le
lingue
de
popoli
che
hanno
una
più
ricca
istoria
,
e
che
han
sentito
più
da
vicino
gl
'
influssi
della
civiltà
e
dello
spirito
moderno
,
son
quelle
appunto
che
han
perduto
della
ricchezza
e
perfezione
delle
forme
primitive
;
testimonj
l
'
Italiano
,
il
Francese
,
il
Tedesco
moderno
e
sopratutto
l
'
Inglese
che
ha
perduto
la
declinazione
,
in
cui
gli
aggettivi
son
diventati
invariabili
,
e
dei
verbi
è
scomparsa
quasi
del
tutto
la
flessione
personale
.
Popoli
al
contrario
di
poverissima
istoria
e
povera
letteratura
parlano
lingue
che
assai
più
hanno
conservato
il
carattere
primitivo
;
i
contadini
della
Lituania
,
per
esempio
,
parlano
una
lingua
in
cui
si
sono
conservate
intere
delle
forme
antichissime
,
assai
più
simili
a
quella
del
Sanskrito
che
non
sieno
le
corrispondenti
greche
e
le
latine
.
E
si
può
stabilire
in
somma
come
regola
generale
che
alle
grandi
epoche
dell
istoria
corrispondano
grandi
movimenti
di
decadenza
nel
sistema
delle
lingue
.
Le
leggi
poi
della
decadenza
e
della
corruzione
sono
identiche
per
tutte
le
lingue
,
come
identica
è
le
natura
dell
'
organismo
vocale
e
dello
spirito
.
Certi
suoni
si
cambiano
costantemente
in
certi
altri
;
alla
prosodia
delle
sillabe
lunghe
e
brevi
succede
l
accento
;
nelle
lingue
declinate
le
forme
grammaticali
si
semplificano
;
cadono
spesso
,
almeno
in
parte
,
le
terminazioni
ne
nomi
e
ne
verbi
,
e
negli
uni
le
terminazioni
de
casi
son
rimpiazzate
dalle
proposizioni
,
negli
altri
quelle
dei
modi
e
dei
tempi
dai
verbi
ausiliari
,
e
dall
'
uso
del
pronome
personale
per
la
distinzione
delle
persone
.
L
'
antica
sintesi
fra
suoni
indicanti
i
concetti
e
quelli
che
esprimono
le
relazioni
,
va
a
poco
a
poco
scomparendo
da
queste
lingue
secondarie
,
tanto
che
sembra
in
esse
trovarsi
come
una
specie
di
ritorno
alle
forme
dell
agglutinazione
.
Ciò
che
veniva
detto
in
una
parola
si
discioglie
in
più
;
invece
di
matri
noi
diciamo
alla
(
ad
la
)
madre
;
invece
di
amore
diciamo
io
sono
amato
;
né
senza
ragione
queste
lingue
sono
state
chiamate
analitiche
in
comparazione
delle
antiche
.
Or
continuando
per
la
medesima
via
,
non
potrebbero
così
fatte
lingue
ritornare
coll
andare
del
tempo
alle
forme
dell
agglutinazione
e
del
monosillabismo
,
verso
cui
vannosi
avvicinando
?
La
quistione
è
stata
proposta
,
ma
a
risolverla
affermativamente
,
bisogna
supporre
che
esse
si
risolvano
in
tutti
i
loro
elementi
per
riprendere
da
capo
il
loro
corso
e
ricominciare
il
loro
cammino
,
fra
le
condizioni
sostanzialmente
mutate
dello
spirito
di
cui
sono
espressione
,
e
bisognerebbe
che
lo
spirito
pure
per
la
parte
che
si
ha
nella
trasformazione
della
lingua
,
ritornasse
indietro
e
riprendesse
da
capo
il
suo
cammino
.
Le
medesime
osservazioni
servono
a
rispondere
a
un
altra
quistione
che
anche
si
è
proposta
in
conseguenza
della
prima
,
se
,
cioè
,
le
lingue
che
attualmente
vediamo
nello
stato
di
agglutinazione
o
monosillabismo
non
sieno
per
avventura
resti
di
antiche
lingue
declinate
.
Ma
dove
sono
i
più
piccioli
indizii
del
loro
precedente
stato
di
perfezione
,
e
dei
grandi
avvenimenti
che
ne
avrebbero
dovuto
occasionare
la
decadenza
?
Oltre
a
ciò
lo
stadio
accurato
delle
lingue
agglutinate
svela
abbastanza
come
vengano
dal
monosillabismo
,
ma
non
iscovre
niuna
traccia
di
declinazione
.
E
tra
le
monosillabe
il
Cinese
,
anzi
che
avere
alcun
segno
di
forme
più
perfette
corrottesi
col
tempo
,
lascia
scorgere
in
qualche
parte
come
sforzi
per
giungere
a
una
forma
più
alta
senza
esservi
potuto
riuscire
.
Anche
in
questo
campo
si
dee
conchiudere
che
la
natura
non
rifà
il
cammino
già
fatto
;
l
'
organismo
animale
contiene
in
sé
il
vegetale
,
ma
non
vi
può
discendere
;
la
flessione
contiene
l
'
agglutinazione
,
ma
non
vi
ritorna
.
Innanzi
di
passare
oltre
noi
possiamo
qui
fare
un
osservazione
importantissima
,
di
cui
meglio
si
potrà
sentire
l
'
importanza
quando
avremo
parlato
delle
diverse
specie
in
cui
si
divide
e
si
suddivide
ciascuna
di
quelle
classi
più
generali
in
cui
abbiamo
distinto
l
'
immensa
famiglia
delle
lingue
;
pure
le
cose
già
dette
sono
sufficienti
perché
stia
al
suo
posto
in
questo
luogo
.
L
'
osservazione
è
la
seguente
.
Notando
le
differenze
fra
una
ed
un
'
altra
lingua
noi
non
abbiamo
parlato
punto
di
differenze
di
suoni
fra
una
parola
e
un
'
altra
parola
,
fra
una
radice
e
un
'
altra
radice
,
ma
di
differenze
di
forme
nell
'
organismo
interno
di
una
lingua
;
di
differenze
grammaticali
,
non
di
differenze
lessicali
.
E
la
ra
gione
è
chiara
,
comunque
non
manchi
chi
neghi
che
sia
bastante
il
solo
criterio
di
cui
noi
ci
contentiamo
.
Bisogna
considerare
però
che
l
'
essenza
propria
di
una
lingua
consiste
nella
costruzione
delle
sue
forme
grammaticali
,
e
non
già
nelle
simiglianze
di
suono
delle
sue
radici
,
in
modo
che
da
quella
e
non
da
questo
si
può
distinguere
il
genere
,
la
specie
o
la
famiglia
a
cui
appartiene
.
Due
parole
,
in
fatti
,
possono
essere
simili
e
quasi
identiche
di
suono
,
e
avere
intanto
diverse
origini
,
e
possono
al
contrario
,
con
suoni
apparentemente
diversissimi
,
avere
un
origino
comune
,
appartenere
a
un
medesimo
ramo
,
ed
essere
in
sostanza
identiche
insieme
.
Onde
si
vede
quanto
errasse
lungi
dal
vero
l
antica
filologia
,
che
non
conoscea
altro
principio
etimologico
se
non
la
somiglianza
de
suoni
,
e
affidata
a
questa
erronea
norma
,
facea
bravamente
venire
dall
ebraico
il
greco
e
il
ialino
.
La
discendenza
non
ha
luogo
che
fra
lingue
della
stessa
classe
o
della
stessa
famiglia
;
né
la
più
grandissima
discordanza
di
suono
non
è
un
ostacolo
alla
parentela
,
perché
,
nella
stessa
famiglia
,
passando
una
parola
da
una
lingua
in
un
altra
,
le
sue
lettere
si
mutano
secondo
certe
norme
invariabili
.
L
a
per
esempio
del
sanskrito
si
cambia
nel
greco
in
e
ovvero
in
o
,
l
s
in
aspirazione
,
il
v
cade
.
Chi
direbbe
,
guardando
al
suono
,
che
le
parola
giorno
e
jour
discendano
direttamente
da
dies
(
diurnum
)
?
o
a
chi
non
parrebbe
che
il
tedesco
ähnlich
e
il
greco
anàlogos
,
simili
di
suono
e
di
significato
,
non
sieno
legati
di
stretta
parentela
quando
non
ne
hanno
niuna
?
Non
solo
la
somiglianza
del
suono
nelle
parole
simili
può
essere
cosa
accidentale
,
e
da
non
tirarne
alcuna
conduzione
per
la
loro
parentela
,
ma
avviene
anche
che
s
introducono
in
una
lingua
,
e
spesso
in
grandissima
abbondanza
,
parole
di
un
'
altra
,
o
di
molte
altre
lingue
di
famiglie
diverse
,
senza
che
quella
cambi
però
di
natura
,
o
passi
da
una
specie
a
un
'
altra
,
sol
parche
conserva
intero
il
suo
organismo
grammaticale
.
Il
quale
niuna
lingua
non
muta
mai
,
e
però
resta
sempre
la
stessa
,
per
accogliere
che
essa
faccia
nel
suo
dizionario
parole
di
diversa
origine
e
parentela
.
L
innumerevole
copia
di
parole
celtiche
o
latine
che
vi
si
sono
introdotte
,
non
toglie
che
l
inglese
sia
lingua
puramente
germanica
.
Né
la
copia
non
meno
innumerevole
di
parole
araba
introdottesi
nel
Persiano
,
o
di
arabe
e
di
persiane
entrate
nel
Turco
,
han
tolto
a
quello
di
restar
lingua
prettamente
iranica
,
o
hanno
diminuito
in
questo
la
natura
di
lingua
puramente
tartarica
.
La
vicinanza
di
luogo
,
le
molteplici
relazioni
,
i
frequenti
commerci
,
la
conquista
,
l
'
introduzione
della
religione
,
delle
arti
,
delle
lettere
,
delle
scienze
di
un
popolo
in
un
altro
,
sono
le
cause
comuni
per
cui
diverse
correnti
di
parole
affluiscano
d
una
in
altre
lingue
,
e
senza
alterarne
la
natura
,
vi
affoghino
più
o
men
largamente
l
'
elemento
indigeno
.
Anche
avviene
talvolta
che
un
popolo
lasci
addirittura
la
sua
propria
lingua
per
l
'
altrui
.
Il
francese
e
lo
spagnuolo
sono
lingue
essenzialmente
latine
,
non
ostante
tutte
le
parole
germaniche
,
celtiche
,
arabe
(
almeno
nello
Spagnuolo
)
di
cui
son
pieni
i
loro
dizionarii
.
Ma
la
Spagna
e
le
Gallie
lasciarono
le
loro
lingue
e
adottarono
quella
che
ebbero
imposta
più
che
dalla
conquista
,
dalla
civiltà
romana
.
Malamente
si
dicono
di
razza
,
meglio
si
direbbero
di
lingua
e
di
civiltà
romana
,
gli
Iberi
,
i
Celti
,
i
Germani
,
dalla
cui
fusione
sonosi
formate
la
gran
nazione
francese
e
ampollosa
spagnuola
che
parlano
lingue
schiettamente
latine
.
Si
vede
da
qui
quanto
sia
erroneo
il
prendere
la
sola
lingua
come
unico
criterio
di
nazionalità
,
giacché
può
avvenire
che
nazioni
diverse
di
razza
,
parlino
lingue
identiche
per
natura
o
per
origine
.
Ma
notiamo
bene
che
la
sola
razza
si
riduce
a
un
fatto
puramente
naturale
,
a
una
relazione
fisiologica
,
che
se
alcuni
hanno
torto
di
troppo
disprezzare
,
quasi
che
gli
elementi
naturali
e
fisiologici
non
avessero
niuna
influenza
sulle
relazioni
morali
degli
uomini
e
de
popoli
,
altri
però
hanno
ugual
torto
di
troppo
esagerare
,
quasi
che
i
soli
elementi
naturali
e
fisiologici
bastassero
a
determinare
le
relazioni
morali
sì
fra
gli
uomini
che
fra
popoli
.
Or
la
nazionalità
è
un
fatto
più
complesso
in
cui
l
'
unità
di
razza
e
di
lingua
,
e
,
fino
a
un
certo
punto
,
anche
di
religione
possono
entrare
come
elementi
o
come
condizioni
,
ma
che
non
si
dee
confondere
con
niuno
di
essi
,
né
considerarsi
come
il
risultato
della
loro
presenza
.
La
nazionalità
bisogna
al
contrario
cercarla
nell
'
idea
stessa
,
nello
spirito
,
nella
coscienza
di
un
popolo
che
sa
di
essere
una
nazione
da
sé
,
a
cui
la
comunità
dell
'
essere
è
derivata
dall
'
identità
degli
interessi
,
dal
soffio
di
una
medesima
vita
che
scorre
per
tutte
le
sue
parti
.
In
somma
la
nazionalità
è
un
principio
ideale
,
è
il
fatto
della
coscienza
di
un
popolo
,
che
molti
dati
materiali
debbono
accompagnare
,
ma
di
cui
niuno
è
un
elemento
o
una
condizione
necessaria
.
Se
fosse
necessaria
l
unità
di
lingua
o
di
religione
,
la
Svizzera
non
sarebbe
una
nazione
,
e
i
cattolici
inglesi
e
i
protestanti
francesi
dovrebbero
costituire
una
scissura
nelle
due
più
compatte
nazionalità
di
Europa
.
E
perché
i
Baschi
si
dovrebbero
sentire
Spagnuoli
?
Se
il
fatto
fisiologico
dell
unità
primitiva
della
razza
,
o
la
primitiva
unità
della
lingua
bastassero
,
gli
Ungheresi
si
dovrebbero
sentire
stretti
da
legami
di
nazionalità
co
Turchi
.
È
questo
l
equivoco
su
cui
poggia
il
panslavismo
,
e
il
sofisma
su
cui
si
fonda
.
Poniamo
che
tutti
gli
Slavi
appartengano
in
origine
a
una
medesima
razza
,
e
che
parlino
lingue
essenzialmente
cognate
,
ma
i
vari
rami
dell
immensa
famiglia
che
si
estende
da
Balkan
alla
costa
dell
'
Adriatico
si
sono
sviluppati
così
indipendentemente
per
il
corso
della
storia
,
che
dalle
loro
relazioni
non
ha
potuto
scattar
fuori
l
'
idea
,
la
coscienza
della
loro
unità
come
nazione
.
E
un
'
unità
etnografica
,
linguistica
,
ma
lo
spirito
comune
che
fa
l
'
unità
della
nazione
,
manca
.
Un
pansemitismo
che
pretendesse
di
unire
Arabi
,
Ebrei
,
Etiopi
,
Egiziani
sarebbe
appena
più
assurdo
.
Risalendo
alle
origini
si
troverà
che
la
diversità
primitiva
di
razza
e
di
lingua
non
è
un
ostacolo
allo
sviluppo
di
una
grande
nazionalità
.
Chi
sa
che
non
sia
utile
?
Chi
sa
che
non
conferisca
alla
coesione
di
una
nazionalità
il
fatto
che
la
sua
unità
è
il
risultato
della
fusione
de
contrarii
;
e
che
l
'
idea
non
si
sviluppi
più
potente
dalla
opposizione
e
dalla
diversità
?
Certo
le
più
compatte
nazionalità
risultano
da
elementi
di
diversa
natura
.
Nella
Spagna
si
hanno
Iberi
,
Celti
,
Goti
,
Latini
;
nell
'
Inghilterra
e
nella
Francia
,
Celti
,
Latini
,
Greci
,
Germani
;
nell
'
Italia
,
Celti
,
Latini
,
Greci
,
Germani
.
I
molteplici
elementi
,
spesso
identici
,
sono
stati
fusi
insieme
in
tre
diversi
gruppi
determinati
da
un
'
idea
suprema
,
da
uno
spirito
,
da
una
coscienza
comune
,
da
cui
son
venute
fuori
distinta
unità
in
cui
ciascuno
di
quelli
elementi
è
fuso
intimamente
nell
'
altro
,
e
vi
si
trovano
sebbene
non
quali
erano
in
sé
stessi
,
ma
in
uno
special
modo
determinato
dall
'
idea
suprema
sotto
cui
si
sen
riuniti
in
uno
spirito
e
in
una
coscienza
.
Così
l
'
idrogeno
e
l
'
ossigeno
benché
diversi
,
fusi
insieme
dall
'
elettricismo
costituiscono
l
'
acqua
nella
quale
ambedue
si
trovano
,
sebbene
non
quali
erano
in
sé
,
ma
quali
son
determinati
dall
'
idea
stessa
dell
'
acqua
.
L
'
idea
,
lo
spirito
,
la
coscienza
son
la
scintilla
elettrica
che
fonde
uomini
di
diverse
stirpi
e
lingue
per
farne
una
sola
nazione
.
La
comunità
della
vita
e
della
storia
,
l
unità
del
pensiero
scientifico
e
letterario
,
degl
'
interessi
commerciali
,
politici
,
sociali
,
le
condizioni
geografiche
e
naturali
,
la
lingua
,
la
religione
,
i
costumi
e
mille
altre
condizioni
son
la
causa
efficiente
e
l
'
occasionale
perché
quell
'
idea
si
sviluppi
,
quella
coscienza
si
produca
,
e
lo
spirito
della
nazionalità
si
formi
.
Ma
niuna
di
quelle
condizioni
da
sé
,
o
più
di
esse
prese
insieme
,
senza
questo
spirito
e
questa
coscienza
,
non
bastano
a
costituire
la
nazionalità
.
III
.
Noi
abbiamo
veduto
che
tutta
l
'
immensa
varietà
delle
lingue
parlate
dagli
uomini
si
classifica
in
tre
generi
universali
,
secondo
il
vario
modo
in
cui
esprimono
il
concetto
e
le
varie
determinazioni
di
esso
concetto
.
E
abbiam
veduto
come
ogni
genere
inferiore
contiene
il
principio
del
passaggio
al
superiore
,
ha
il
germe
del
carattere
costitutivo
del
seguente
,
quasi
uno
sforzo
per
innalzarsi
sopra
di
sé
.
Or
la
divisione
non
si
arresta
qui
,
anzi
ogni
genere
si
suddivide
in
più
specie
,
ogni
specie
in
altre
specie
inferiori
.
Dopo
il
Cinese
che
distinto
in
più
dialetti
offre
il
più
perfetto
tipo
delle
lingue
monosillabe
,
vengono
quelle
di
agglutinazione
,
le
quali
si
distinguono
in
una
moltitudine
quasi
infinita
di
specie
subordinate
,
comprendendo
oltre
alle
lingue
del
nuovo
mondo
le
tartariche
che
si
suddividono
nelle
tungusiche
,
le
mongolle
,
le
turche
,
le
finniche
a
cui
appartiene
fra
le
altre
parecchie
,
il
magiaro
parlato
dagli
Ungheresi
,
le
lingue
caucasee
,
e
finalmente
le
basche
che
si
parlano
tuttavia
nelle
provincie
spagnuole
domandate
con
lo
stesso
nome
.
Queste
lingue
sparse
più
largamente
di
tutte
sulla
superficie
della
terra
,
per
parecchie
analogie
si
dee
credere
che
insieme
con
le
razze
da
cui
erano
parlate
avessero
un
giorno
occupato
anche
le
regioni
in
cui
poi
hanno
preso
radice
con
altre
stirpi
di
uomini
,
le
lingue
declinate
.
Queste
regioni
sono
l
'
India
,
la
Persia
,
l
'
Arabia
,
l
'
Asia
minore
,
l
'
Europa
.
Così
fatte
lingue
si
distinguono
in
due
grandi
famiglie
,
e
ciascuna
di
esse
in
diverse
specie
,
e
le
due
famiglie
di
lingue
corrispondono
esattamente
a
due
distinte
razze
di
uomini
che
le
parlano
,
e
lingue
e
razze
si
domandano
,
l
'
una
,
con
denominazione
poco
esatta
ma
universalmente
accettata
,
semitica
,
e
l
'
altra
indo
-
europea
,
o
meglio
ariana
,
dal
nome
delle
prime
tribù
che
la
parlarono
nella
sua
forma
primitiva
.
Son
queste
le
razze
delle
grandi
letterature
,
delle
grandi
poesie
,
delle
grandi
filosofie
,
delle
grandi
religioni
,
delle
grandi
legislazioni
,
delle
grandi
civiltà
,
delle
grandi
idee
.
Ad
esse
appartiene
in
disuguali
proporzioni
la
storia
del
mondo
;
in
esse
è
il
cuore
e
il
pensiero
dall
'
umanità
;
in
esse
lo
spirito
ha
preso
veramente
possesso
e
coscienza
di
sé
medesimo
,
per
esse
l
'
ideale
e
il
divino
si
son
rivelati
alla
terra
e
se
ne
sono
impadroniti
.
Alle
lingue
semitiche
appartengono
,
come
specie
di
uno
stesso
genere
,
l
'
Ebraico
,
l
'
Arabo
,
l
'
Aramaico
cioè
il
Siriaco
e
il
Caldeo
,
la
lingua
parlata
un
giorno
da
Fenici
e
da
Cartaginesi
,
quella
,
sebbene
mista
forse
di
molti
elementi
stranieri
,
degli
Assiri
e
de
Babilonesi
,
tutti
i
dialetti
Barberi
sulle
coste
settentrionali
dell
'
Africa
,
dall
'
Egitto
all
'
Oceano
Atlantico
,
nel
Marocco
,
in
Algeri
,
in
Tunisi
,
in
Tripoli
,
in
Fez
,
nell
'
Egitto
stesso
in
primo
luogo
;
e
secondo
la
più
ricevuta
opinione
,
semitica
era
anche
la
lingua
degli
antichi
Egiziani
,
come
quella
dell
Etiopia
e
dell
'
Abissinia
.
Tutte
queste
lingue
nella
loro
forma
più
antica
,
il
Caldeo
,
l
'
Ebraico
,
l
'
Arabo
hanno
i
segni
manifesti
di
essere
diversi
rami
di
una
sola
lingua
parlata
,
e
forse
perdutasi
ne
tempi
anteriori
all
'
istoria
,
da
cui
tutte
sono
discese
conservando
quale
più
,
quale
manco
di
simiglianza
con
la
madre
comune
,
come
appunto
vedremo
verificarsi
con
maggiore
evidenza
nelle
lingue
ariane
.
Queste
son
le
lingue
parlate
ab
antico
,
ed
anche
oggi
,
con
infinita
varietà
di
dialetti
,
nell
'
India
,
nella
Persia
,
nell
'
Armenia
e
altre
contrade
dell
'
Asia
,
e
son
le
lingue
della
moderna
Europa
,
salvo
il
Turco
,
l
'
Ungherese
,
il
Basco
,
e
il
dialetto
semitico
dell
'
isola
di
Malta
.
Tralasciate
tutte
le
altre
,
noi
ci
occuperemo
di
queste
sole
,
ma
pe
generali
,
e
restringendoci
in
una
piccola
sfera
;
e
tracciando
il
metodo
con
cui
sono
studiate
,
e
le
ricerche
che
vi
si
son
fatte
,
vedremo
più
da
vicino
come
sia
nata
,
e
per
quali
occasioni
,
questa
nuova
scienza
della
lingua
o
grammatica
comparata
,
e
quali
sieno
i
procedimenti
che
le
son
proprii
.
Noi
non
diremo
nulla
di
nuovo
,
ma
seguiremo
,
per
divulgarli
,
gl
'
indubitabili
risultati
delle
investigazioni
de
padri
stessi
e
degli
autori
della
nobile
scienza
,
che
ha
aperto
un
nuovo
mondo
alla
filologia
,
all
'
etnografia
,
alla
storia
,
e
che
valicando
i
confini
dì
questa
e
di
tutte
le
memorie
scritte
e
tradizionali
ci
ha
condotto
presso
alle
origini
stesse
dell
'
umanità
in
una
regione
che
niun
raggio
di
luce
non
rischiarava
e
l
'
immaginazione
non
supponea
.
IV
.
Filippo
Sassetti
,
mercatante
fiorentino
del
decimoquinto
secolo
,
trovandosi
per
suoi
negozii
nelle
Indie
,
scrivea
in
una
lettera
a
Firenze
dell
eccellenza
della
lingua
degl
'
Indiani
,
e
dell
utile
che
dal
suo
studio
si
potea
ricavare
,
dolendosi
di
esser
egli
già
troppo
vecchio
per
intraprenderlo
.
Da
quel
tempo
in
poi
,
niuno
forse
in
Europa
,
da
qualche
mercatante
in
fuora
,
non
ebbe
notizie
della
lingua
parlata
sulla
rive
dell
Indo
e
del
Gange
,
in
fino
a
che
altri
mercatanti
non
si
furono
stabiliti
in
quelle
remote
contrade
di
cui
coll
andare
del
tempo
divennero
assoluti
padroni
per
aggiungere
più
tardi
il
vastissimo
impero
a
dominii
dell
'
Inghilterra
.
Quando
nel
1865
il
trattato
di
Allahabad
diede
alla
Compagnia
delle
Indie
Orientali
la
signoria
del
Bengala
,
i
novelli
signori
vollero
con
sana
politica
che
i
novelli
sudditi
fossero
retti
colle
loro
proprie
leggi
.
Allora
il
Governatore
Warren
Hastings
,
chiamati
undici
brahmani
,
fece
ridurre
in
compendio
i
principali
codici
delle
leggi
del
paese
,
e
quelli
per
mezzo
del
persiano
tradurre
ad
uso
de
giudici
inglesi
.
Fatto
il
primo
passo
,
i
dotti
,
e
primo
di
tutti
,
il
Jones
,
grandissimo
conoscitore
della
poesia
orientale
,
si
diedero
a
studiare
la
lingua
,
a
fondare
Accademie
,
a
tradurre
le
opere
più
celebri
dell
ignota
letteratura
.
Ma
tosto
che
si
fu
cominciato
a
penetrare
nella
conoscenza
del
sanskrito
,
un
fatto
meraviglioso
cadde
sotto
gli
occhi
di
tutti
,
quello
,
cioè
,
delle
intime
relazioni
sì
grammaticali
che
lessicali
da
cui
esso
era
legato
col
greco
,
col
latino
,
non
meno
che
con
le
altre
lingue
dell
'
Asia
e
dell
'
Europa
,
il
Persiano
,
lo
Slavo
,
il
Tedesco
e
tutti
i
loro
derivati
.
Fu
questo
il
fatto
che
aprì
un
nuovo
mondo
alle
investigazioni
,
e
aggiunse
alle
altre
una
nuova
scienza
che
in
picciol
tempo
ha
fatto
meravigliosi
progressi
per
opera
degl
'
Inglesi
,
dei
Francesi
,
dei
Tedeschi
,
ma
di
questi
sopra
tutto
.
Certo
di
ben
altra
importanza
per
le
scienze
e
le
lettere
e
la
coltura
universale
e
la
civiltà
,
si
ebbe
la
scatena
della
letteratura
greca
al
decimoquinto
secolo
;
ma
certo
pure
quella
del
sanskrito
si
ha
avuto
un
'
importanza
più
grande
in
un
altro
ordine
d
idee
,
avendoci
condotto
,
come
abbiamo
accennato
,
fino
alle
origini
della
famiglia
umana
,
mostrato
le
vere
cognazioni
delle
famiglie
e
de
popoli
che
le
parlano
,
datoci
una
certa
conoscenza
delle
derivazioni
e
delle
reciproche
relazioni
di
esse
lingue
,
onde
nata
una
nuova
e
certa
filologia
,
e
la
storia
e
la
mitologia
e
l
etnografia
si
sono
potute
spogliare
di
errori
e
pregiudizii
secolari
.
Senza
trascendere
i
limiti
della
brevità
che
ci
siamo
proscritti
,
vediamo
per
quali
vie
si
sia
giunti
a
così
stupendi
risultati
.
Supponiamo
,
dice
uno
scrittore
dottissimo
in
queste
materie
,
che
il
Latino
si
fosse
perduto
,
e
che
noi
non
sapessimo
per
istoria
né
le
sue
sorti
,
né
quali
le
lingue
che
ne
son
derivate
.
Pur
vedendo
le
somiglianze
grandissime
sì
nelle
radici
e
sì
nelle
forme
grammaticali
da
cui
sono
legati
l
'
italiano
,
il
francese
,
lo
spagnuolo
,
il
portoghese
,
il
provenzale
,
il
vallaco
,
il
retico
,
noi
saremmo
obbligati
a
supporre
possibili
l
una
delle
due
cose
,
cioè
,
o
che
dall
una
di
queste
lingue
derivino
tutte
le
altre
,
ovvero
che
tutte
derivino
da
una
madre
comune
.
Delle
quali
due
ipotesi
.
la
prima
sarebbe
facilmente
dimostrata
falsa
per
questa
ragione
principalmente
,
che
alcune
forme
non
si
possono
spiegare
a
niun
patto
con
elementi
tirati
dalla
lingua
stessa
,
ma
sono
evidentemente
resti
di
un
epoca
precedente
.
S
'
intende
,
per
esempio
,
che
erano
venga
da
era
,
ma
come
dalla
prima
persona
del
presente
sono
,
si
giunga
alla
terza
è
,
è
cosa
che
non
si
può
spiegare
con
la
sola
grammatica
italiana
.
Con
lo
studio
comparativo
delle
forme
,
delle
radici
e
degli
elementi
comuni
a
tutte
,
i
filologi
giungerebbero
a
ricostruire
,
almeno
in
gran
parte
,
la
lingua
primitiva
,
da
cui
tutte
son
discese
.
Or
le
medesime
relazioni
che
legano
le
sette
lingue
derivate
dal
latino
,
s
incontrano
fra
altre
lingue
già
morte
da
molti
secoli
,
ma
di
cui
si
conservano
o
ricchi
monumenti
o
preziosi
avanzi
.
Il
sanskrito
,
il
lituano
,
il
zend
,
il
greco
,
spezialmente
nel
dialetto
dorico
,
l
'
antico
slavo
,
il
celtico
,
il
latino
,
il
gotico
,
a
cui
si
può
aggiungere
l
'
armeno
,
hanno
radici
e
forme
grammaticali
che
non
si
possono
spiegare
l
'
una
per
mezzo
dell
'
altra
;
nessuna
di
queste
lingue
non
possiede
gli
elementi
per
ispiegare
le
sue
forme
,
tutte
sono
la
varietà
di
un
tipo
comune
,
figliuole
di
una
medesima
lingua
che
sola
contiene
gli
elementi
per
ispiegarle
tutte
.
Non
può
essere
il
sanskrito
,
come
da
molti
per
alcun
tempo
si
è
creduto
,
la
fonte
da
cui
derivano
le
altre
,
perché
si
trova
sovente
che
il
greco
ha
conservato
delle
forme
più
primitive
,
più
intere
,
più
organiche
che
esso
.
Né
il
greco
può
essere
stimato
,
la
lingua
da
cui
son
derivate
le
altre
,
e
neppure
quello
da
cui
è
disceso
,
come
per
molti
secoli
si
è
creduto
,
il
latino
,
giacché
il
latino
spezialmente
ha
conservato
spessissime
forme
più
antiche
e
organiche
che
non
il
greco
.
Tutte
queste
lingue
,
adunque
,
sono
da
reputare
sorelle
fra
sé
,
figliuole
di
una
lingua
antichissima
da
cui
tutte
son
derivate
,
come
le
lingue
romane
dal
latino
;
alla
quale
lingua
vie
più
si
avvicina
quella
de
Vedi
,
come
quella
dei
poemi
omerici
alla
lingua
primitiva
dei
Greci
.
Gli
sforzi
veramente
titanici
della
filologia
comparata
sono
giunti
a
ricostruire
almeno
i
tratti
generali
di
questa
lingua
comune
,
e
del
popolo
primitivo
che
la
parlava
;
a
determinare
le
leggi
per
cui
le
diverse
forme
,
e
i
diversi
suoni
,
e
le
vocali
e
le
consonanti
,
si
trasformano
e
passano
invariabilmente
l
'
una
nell
'
altra
,
passando
non
solo
d
'
una
in
un
'
altra
lingua
,
ma
per
diverse
età
della
medesima
lingua
,
sicché
è
divenuto
possibile
di
risalire
dallo
stato
attuale
de
fatti
linguistici
a
primitivi
,
e
si
è
stabilita
una
vera
scienza
delle
etimologie
,
non
più
fondate
sui
capricci
dell
'
immaginazione
,
o
sopra
arbitrarii
e
accidentali
ravvicinamenti
di
suoni
,
ma
sopra
leggi
certe
e
invariabili
.
Risalendo
indietro
,
secondo
queste
leggi
,
si
può
avvicinarsi
alla
lingua
primitiva
,
e
spogliatala
delle
forme
grammaticali
,
rappresentarsela
quale
dovea
essere
nel
suo
stato
monosillabico
in
un
età
anteriore
ad
ogni
istoria
.
Ma
quale
è
cotesto
popolo
che
ha
parlato
la
lingua
da
cui
tante
altre
son
derivate
?
Quale
fu
la
primitiva
sede
da
esso
occupata
,
e
dalla
quale
si
è
poi
sparso
per
tanta
parte
della
terra
,
per
quelle
contrade
che
sono
state
o
tuttavia
sono
il
centro
della
vita
del
mondo
,
i
paesi
dell
istoria
,
delle
arti
,
della
civiltà
?
Non
sulle
rive
del
Gange
,
né
su
quelle
dell
'
Indo
,
bisogna
cercare
le
origini
e
la
prima
dimora
di
questo
misterioso
popolo
,
ma
ben
più
lungi
,
al
nord
-
ovest
della
penisola
indiana
,
di
là
dell
Attock
e
del
Peshavven
,
nelle
valli
,
che
discendendo
dall
Indo
-
Kò
si
avanzano
verso
il
mar
Caspio
e
il
mare
di
Arali
Tutte
le
induzioni
che
si
possono
tirare
dall
'
Avesta
e
da
Vedi
,
ci
conducono
all
antica
Baetria
,
oggi
Khanato
di
Balk
,
e
alla
Sogdiana
,
che
comprende
oggi
i
Khanati
di
Buckhara
e
di
Samarkanda
.
Gettando
lo
sguardo
su
una
carta
dell
'
Asia
,
si
trova
la
vasta
regione
compresa
fra
l
'
Himalaja
e
la
valle
del
Tigri
e
dell
'
Eufrate
;
al
settentrione
la
circoscrivono
il
mar
Caspio
e
il
mare
di
Arai
,
che
un
giorno
debbono
essere
stati
riuniti
,
e
nei
quali
venivasi
a
gettare
il
fiume
Oxus
,
scendendo
dall
'
Indo
-
Kó
,
prolungamento
occidentale
dell
Himalaja
.
Al
settentrione
del
mare
di
Aral
trovasi
un
altro
gran
fiume
,
il
Syr
-
Darya
,
l
'
antico
Yaxarte
,
che
,
scendendo
dalle
montagne
del
Turkestan
,
discorre
fra
le
sabbie
turaniche
con
un
corso
parallelo
a
quello
dell
'
Oxus
.
A
mezzodì
sono
il
golfo
persico
e
il
mare
delle
Indie
,
a
occidente
l
'
Indo
che
discende
dall
'
Himalaja
.
In
questo
immenso
spazio
,
occupato
oggi
dalla
Persia
,
dal
Beluccistan
,
dall
Afghanistan
,
dal
paese
di
Herat
,
si
trovano
le
regioni
occupate
un
giorno
dai
nostri
antichissimi
padri
.
Donde
venivano
eglino
?
quale
terra
li
avea
prima
nutriti
,
quando
apersero
gli
occhi
alla
luce
e
sentirono
la
vita
?
chi
potrebbe
saperlo
?
Certo
è
che
da
queste
terre
,
per
ragioni
che
si
possono
appena
congetturare
,
ma
che
rimarranno
per
sempre
presso
a
poco
un
mistero
,
incominciarono
coll
andare
del
tempo
ad
emigrare
.
I
primi
a
lasciare
le
antiche
sedi
pare
che
fossero
stati
quelli
che
poi
si
dissero
Celti
.
Appresso
partirono
i
Pelasgi
che
si
distinsero
in
Greci
e
Latini
;
terzi
i
Germani
e
Slavi
,
sebbene
non
manchi
chi
creda
che
questi
avessero
preceduti
i
Pelasgi
.
Ultime
a
lasciare
le
natie
contrade
furono
le
tribù
che
occuparono
la
Persia
,
e
quelle
che
si
stabilirono
fra
il
Kubul
e
l
'
Indo
e
nel
Pengiab
,
donde
si
sparsero
per
tutte
le
regioni
che
furono
chiamate
col
nome
d
'
India
,
rincacciando
ne
monti
,
ove
tuttavia
se
ne
trova
i
resti
,
o
riducendo
in
istato
di
schiavitù
,
e
formandone
la
classe
più
abbietta
della
società
,
gli
abitatori
indigeni
,
barbari
di
tipo
malese
e
di
razze
inferiori
.
Le
tribù
occupatrici
dell
'
Indie
e
della
Persia
conservarono
l
'
antico
nome
di
popoli
Arji
che
era
stato
portato
in
comune
da
tutti
prima
delle
emigrazioni
,
che
noi
oggi
possiamo
restituire
a
tutta
quanta
la
famiglia
,
e
di
cui
si
trovano
parecchie
tracce
in
molte
parole
,
e
nomi
proprii
di
luoghi
,
come
in
quella
dell
Irlanda
,
che
non
vuoi
dire
,
se
non
terra
dell
Ire
,
cioè
dei
Arji
.
E
Arja
,
dalla
radice
ar
(
Lat
.
oriri
)
,
vuol
dire
padrone
,
signore
,
chi
è
degno
di
onore
.
Così
la
nostra
razza
fin
dai
primordii
della
sua
esistenza
,
sentì
l
'
orgoglio
del
suo
proprio
essere
,
senti
la
sua
superiorità
sulle
altre
,
e
depose
nel
nome
che
si
diede
il
sentimento
della
propria
nobiltà
.
Ma
di
questo
popolo
che
è
una
scoverta
moderna
,
da
cui
noi
medesimi
discendiamo
e
di
cui
è
ignota
l
'
origine
,
saremo
condannati
a
non
sapere
altro
che
il
nome
?
La
grammatica
comparata
ha
creato
,
si
può
dire
,
anche
la
sua
istoria
,
e
se
le
notizie
non
sono
molte
,
sono
però
tali
,
e
basate
su
tali
fatti
che
pochi
monumenti
potrebbero
dare
un
ugual
certezza
.
Con
le
lontane
migrazioni
la
lingua
primitiva
nel
corso
de
secoli
si
andò
alterando
.
I
progressi
stessi
della
civiltà
,
le
nuove
relazioni
sociali
,
le
condizioni
geografiche
delle
terre
occupate
dalle
diverse
tribù
introdussero
tali
cambiamenti
nella
vita
e
nel
carattere
sì
de
coloni
e
sì
della
lingua
da
essi
parlata
che
parvero
popoli
e
favelle
del
tutto
distinti
e
senz
ombra
di
relazione
insieme
.
Ma
quando
le
intime
relazioni
e
degli
uni
e
delle
altre
si
sono
mostrate
chiarissime
alla
scienza
,
si
è
venuto
facilmente
nella
conchiusione
doversi
appartenere
alla
storia
e
alla
vita
posteriore
alla
separazione
quello
che
trovasi
solo
in
una
delle
lingue
cognate
e
non
nelle
altre
,
e
per
contrario
quello
che
trovasi
ugualmente
in
tutte
doversi
riferire
al
fondo
comune
della
lingua
parlata
nelle
loro
sedi
primitive
e
ne
tempi
anteriori
a
ogni
istoria
,
da
popoli
che
poi
parlarono
il
celto
,
il
germanico
,
lo
slavo
,
il
greco
,
il
latino
,
il
zend
,
il
sanskrito
,
quando
ancora
viveano
tutti
insieme
,
giovani
e
cognate
tribù
inconsapevoli
che
avrebbero
perduto
un
giorno
ogni
memoria
dell
antica
fratellanza
e
della
comune
origine
.
Di
che
,
esaminando
il
fondo
comune
di
tutte
queste
lingue
,
si
avrà
un
idea
esatta
se
non
compiuta
dalla
civiltà
rudimentale
del
popolo
primitivo
,
delle
cose
e
delle
relazioni
anteriori
alla
separazione
.
Questo
ardimentoso
lavoro
,
opera
della
grammatica
comparata
,
uguaglia
se
non
supera
di
potenza
,
quello
de
naturalisti
che
con
frammenti
di
scheletri
e
tronchi
di
piante
son
riusciti
a
ricostruire
la
fauna
e
la
flora
delle
terre
anteriori
a
diluvii
ed
a
cataclismi
.
La
storia
fossile
de
nostri
primi
padri
non
è
di
minore
importanza
,
né
piena
di
minore
curiosità
che
quella
dei
mastodonti
e
delle
felci
antidiluviane
.
Esaminando
adunque
le
lingue
di
questa
gran
famiglia
per
risalire
a
quella
da
cui
tutte
son
derivate
,
si
troverà
che
il
popolo
primitivo
da
cui
era
parlata
,
prima
di
lasciare
le
regioni
dell
'
Asia
centrale
,
se
non
era
anche
giunto
a
uno
stato
che
si
può
dire
di
civiltà
,
avea
tuttavia
lasciato
quello
che
si
dice
di
barbarie
,
menando
una
vita
patriarcale
,
tutta
occupata
della
cura
delle
greggi
e
di
pratiche
religiose
.
Già
i
nomi
de
metalli
,
analoghi
,
benché
talora
molto
trasformati
,
nelle
lingue
sorelle
,
mostrano
che
ne
era
conosciuto
l
'
uso
prima
della
migrazione
.
Il
che
conferma
le
induzioni
che
danno
la
Bactria
per
prima
patria
a
nostri
antichi
parenti
,
giacché
è
noto
che
le
montagne
dell
'
Hindu
-
Khò
abbondano
di
metalli
di
ogni
specie
.
E
il
medesimo
fatto
conferma
eziandio
l
'
opinione
de
paleontologi
,
i
quali
avvisano
che
gli
uomini
dell
'
età
detta
della
pietra
si
appartenessero
a
una
razza
diversa
da
quella
che
ha
adoperato
il
metallo
.
Se
diverse
induzioni
e
lo
studio
comparativo
de
cranii
lo
fanno
supporre
,
lo
studio
comparativo
delle
parole
aggiunge
forza
alla
supposizione
.
Lo
stesso
studio
comparativo
de
nomi
esprimenti
i
vani
gradi
di
parentela
identici
in
tutte
le
lingue
arje
,
salvo
poche
eccezioni
e
facilmente
spiegabili
con
altre
radici
della
medesima
lingua
,
dimostrano
che
già
prima
della
separazione
le
relazioni
di
famiglia
,
come
quelle
di
padre
,
madre
,
figliuolo
,
fratello
,
sorella
,
non
solo
erano
conosciute
e
stabilite
,
ma
distintamente
determinate
.
Ancora
esaminando
le
etimologie
di
que
nomi
,
si
trovano
le
idee
dominanti
intorno
alla
natura
delle
relazioni
domestiche
.
Padre
,
per
esempio
non
significa
colui
che
genera
,
idea
espressa
con
altra
radice
,
ma
ben
colui
che
protegge
,
che
difende
,
che
sostiene
.
Madre
al
contrario
,
significa
in
origine
colui
,
e
poi
colei
,
che
crea
.
I
nomi
di
fratello
e
sorella
,
sostituiti
nel
greco
da
altre
voci
,
ma
che
sono
identici
nel
sanskrito
,
nel
zend
,
nel
latino
,
nel
gotico
,
nello
slavo
e
nel
celto
,
significano
,
l
'
uno
colui
che
porta
,
che
aiuta
,
e
l
'
altro
colei
che
piace
,
che
consola
.
Il
nome
di
figliuola
,
non
nella
voce
latina
di
filia
,
ma
bene
nelle
forme
identiche
del
sanskrito
,
duhitar
,
del
zend
,
dughdhar
,
del
greco
,
thygater
,
del
gotico
,
dauthar
,
del
lituano
,
dukte
,
dell
'
irlandese
,
dear
,
derivando
dalla
radice
duh
,
che
vuoi
dire
pungere
,
ha
fatto
giustamente
conchiudere
che
alle
figliuole
fosse
affidato
nella
famiglia
l
'
uffizio
del
mungere
le
greggi
,
e
che
da
quell
ufizio
si
avessero
avito
il
nome
.
Bastano
al
nostro
scopo
questi
pochi
esempii
per
indicare
con
quali
procedimenti
la
grammatica
comparata
è
riuscita
in
certo
modo
a
ricostruire
la
vita
di
un
popolo
di
cui
essa
medesima
ha
scoverto
l
'
esistenza
,
e
farsi
un
'
idea
della
civiltà
rudimentale
,
ma
piena
di
un
avvenire
sterminato
,
della
quale
già
godea
prima
di
dividersi
in
tanti
nobilissimi
rami
per
le
contrade
dell
Asia
e
dell
'
Europa
.
Or
il
medesimo
procedimento
che
abbiam
veduto
essersi
verificato
nelle
lingue
,
si
è
ripetuto
nel
cammino
percorso
dalle
tradizioni
religiose
,
come
non
lascia
luogo
a
dubitarne
la
mitologia
comparata
,
figliuola
primogenita
della
comparazione
delle
grammatiche
.
Tutti
i
popoli
,
in
fatti
,
appartenenti
alla
gran
famiglia
arjana
hanno
antichissime
tradizioni
religiose
,
che
sembrano
,
superficialmente
guardate
,
proprie
a
ciascuno
,
locali
e
nazionali
,
ma
che
in
sostanza
sono
identiche
,
e
hanno
una
comune
origine
nelle
idee
religiose
che
han
dominato
prima
della
separazione
delle
varie
tribù
,
e
di
cui
si
trovano
scolpitamente
delineati
i
tratti
negl
inni
de
Vedi
,
che
a
ragione
si
possono
dire
,
come
sono
stati
detti
,
la
bibbia
di
tutti
i
popoli
della
nostra
stirpe
.
i
e
antichissime
divinità
non
erano
che
personificazioni
delle
forze
della
natura
;
i
nomi
di
ciascuno
Iddio
,
che
il
più
spesso
non
sono
che
aggettivi
esprimenti
qualità
fisiche
,
e
i
miti
che
vi
si
aggruppano
intorno
,
non
sono
anche
essi
che
personificazioni
di
fenomeni
naturali
.
Passati
dalle
primitive
sedi
,
nella
valle
dell
'
Indo
,
nelle
selve
della
Scandinavia
,
e
sotto
il
cielo
della
Grecia
,
si
modificarono
secondo
i
luoghi
,
si
circondarono
di
nuovi
episodii
,
di
nuovi
particolari
,
prodotti
sovente
della
invenzione
poetica
o
del
capriccio
,
perdettero
dell
'
antico
significato
che
a
poco
a
poco
si
dileguò
dalla
memoria
degli
uomini
,
e
parvero
costituire
tante
mitologie
nate
spontaneamente
nelle
diverse
contrade
ove
regnavano
.
Ma
veramente
la
loro
origine
è
comune
,
il
principio
di
tutte
si
trova
ne
Vedi
che
hanno
dato
la
chiave
per
ispiegare
le
favole
non
meno
della
Grecia
che
le
scandinave
,
e
le
slave
e
le
teutoniche
.
Già
in
Grecia
molti
credeano
che
i
loro
Iddii
fossero
venuti
dall
'
Asia
,
come
da
un
luogo
,
fra
gli
altri
,
del
Kratylo
di
Platone
si
vede
che
non
mancava
chi
sostenesse
anche
la
lingua
essere
derivata
da
barbari
.
Erano
queste
congetture
e
ipotesi
d
'
immaginazione
,
ovvero
resti
di
antiche
tradizioni
sulle
vere
origini
?
Malamente
si
potrebbe
determinarlo
.
V
.
Noi
abbiamo
veduto
che
le
etimologie
fondate
nell
'
antica
filologia
sopra
arbitrarii
ravvicinamenti
,
e
ingannatrici
rassomiglianze
sono
state
sottomesse
a
regole
certe
dipendenti
dalle
leggi
naturali
che
governano
la
trasformazione
de
suoni
,
il
passaggio
delle
forme
,
il
cambiamento
delle
lettere
.
Ora
egli
dee
essere
evidente
,
dopo
le
cose
discorse
in
fino
ad
ora
,
che
le
leggi
di
questi
cambiamenti
e
di
questi
passaggi
non
possono
trovare
applicazione
che
nella
lingua
di
una
medesima
famiglia
;
non
vi
è
passaggio
,
e
quindi
non
vi
è
etimologia
possibile
da
una
famiglia
all
'
altra
;
l
'
etimologia
di
ogni
voce
si
dee
cercare
negli
antecedenti
della
medesima
famiglia
,
e
non
in
una
famiglia
diversa
.
Ben
possono
in
una
lingua
introdursi
,
e
anche
in
gran
copia
,
parole
di
lingua
di
diversa
famiglia
;
il
Kalamos
de
Greci
,
per
esempio
,
è
parola
di
origine
semitica
,
introdottasi
probabilmente
nel
greco
coll
'
invenzione
della
scrittura
per
opera
de
Fenici
.
Similmente
abbiam
veduto
che
il
Turco
di
Costantinopoli
è
ridondante
di
parole
arabe
e
persiane
,
appartenenti
,
cioè
,
a
lingue
di
specie
,
anzi
di
genere
essenzialmente
diverso
.
Ma
scovrire
onde
sia
venuto
il
nome
Kalamos
al
greco
,
notar
le
parole
straniere
introdottesi
nella
lingua
degli
Ottomani
non
è
darne
l
etimologia
,
è
solo
indicarne
l
'
origine
e
,
come
a
dire
,
la
patria
.
Al
contrario
dar
l
'
etimologia
di
una
parola
significa
risalire
a
suoi
antecedenti
istorici
,
a
una
parola
primitiva
della
sua
medesima
famiglia
(
ché
non
si
ha
ne
tempi
istorici
passaggio
di
una
lingua
da
una
famiglia
a
un
altra
diversa
)
che
solo
per
il
trascorrere
del
tempo
e
per
il
cambiar
di
luogo
,
ha
sofferto
tanti
cambiamenti
organici
,
ma
regolari
e
retti
da
leggi
determinate
,
che
l
'
hanno
condotta
alla
forma
attuale
.
Dalla
voce
Giove
,
per
esempio
,
noi
risaliamo
al
Jovis
,
e
da
questo
al
djaus
sanskrito
;
da
fratello
a
frater
e
da
frater
a
bhrâtri
,
ma
sarebbe
assurdo
di
cercare
l
etimologia
della
parola
calca
nell
'
arabo
,
quantunque
in
questo
se
ne
trovi
una
corrispondente
,
di
suono
e
di
significato
presso
che
identici
;
dobbiamo
invece
cercarla
nel
verbo
latino
calcare
.
Similmente
,
non
ostante
la
rassomiglianza
di
valore
e
di
suono
,
fra
il
latino
Jovis
e
l
'
Ebraico
Jehova
non
ci
è
fra
i
due
nomi
niuna
parentela
,
l
antecedente
di
quella
trovandosi
,
come
si
è
detto
,
nel
sanskrito
,
e
questo
venendo
dal
verbo
sostantivo
dell
'
Ebraico
stesso
,
come
più
comunemente
si
crede
,
ovvero
da
altra
fonte
della
medesima
origine
.
Di
qui
si
vede
quanto
errasse
lontana
dal
vero
l
'
antica
filologia
che
in
omaggio
a
non
so
quali
tradizioni
religiose
o
male
interpretate
o
esagerate
o
insussistenti
,
riponea
l
'
origine
di
tutte
le
lingue
nell
'
ebraico
,
e
nell
ebraico
quale
si
trova
ne
libri
di
Mosè
.
Il
suo
lavoro
versava
sopra
tutto
sul
greco
e
sul
latino
,
e
non
ci
è
violenza
o
contorsione
che
si
risparmiassero
alle
parole
per
ricondurle
alle
radici
ebraiche
.
Il
lavoro
,
s
'
intende
,
era
opera
dirittamente
perduta
,
giacché
le
origini
del
greco
e
del
latino
sono
altrove
che
nell
ebraico
,
e
dalle
simiglianze
o
false
o
apparenti
o
casuali
di
certe
voci
non
si
può
conchiudere
assolutamente
nulla
.
Altri
tentativi
più
scientifici
si
sono
fatti
posteriormente
per
vedere
se
risalendo
indietro
per
il
corso
di
moltissime
migliaia
di
secoli
,
e
attraversando
infinite
varietà
di
trasformazioni
,
si
potesse
giungere
a
stabilire
o
almeno
probabilmente
congetturare
la
comune
origine
delle
lingue
pervenute
per
diversi
sistemi
alla
forma
ultima
della
declinazione
.
Ma
la
scienza
è
rimasta
tuttavia
muta
innanzi
all
'
oscuro
problema
,
e
nulla
ha
potuto
condurla
a
identificare
in
una
unità
primitiva
le
lingue
semitiche
e
le
arjane
;
il
passaggio
delle
une
alle
altre
appare
ogni
dì
più
impossibile
,
o
sfugge
alle
deduzioni
della
scienza
.
Se
poi
allargando
i
termini
del
problema
si
domanda
se
si
può
dimostrare
o
con
qualche
apparenza
di
probabilità
congetturare
l
'
unità
primitiva
di
tutte
,
l
'
origine
comune
anche
di
quelle
di
diverso
genere
,
delle
monosillabe
,
delle
agglutinate
e
delle
declinate
,
la
difficoltà
della
risposta
si
mostra
ancora
più
grande
.
Dallo
studio
delle
radici
la
scienza
non
può
conchiudere
nulla
,
e
se
alcune
pochissime
paiono
rassomigliarsi
fino
nel
cinese
e
nel
sankrito
,
cotesto
che
prova
?
Il
caso
non
ha
potuto
contribuirvi
?
Non
è
dovuto
il
fenomeno
all
'
identità
degli
organi
vocali
in
tutti
gli
uomini
a
qualsivoglia
razza
essi
appartengano
?
E
questa
seconda
ragione
più
si
mostra
validissima
quando
si
pensa
che
quelle
rarissime
simiglianze
s
'
incontrano
ne
suoni
di
quelle
parole
a
cui
prima
si
aprono
le
labbra
de
fanciulli
,
e
in
cui
prima
si
esercitano
i
teneri
organi
,
come
le
voci
che
indicano
il
padre
e
la
madre
,
nelle
quali
presso
che
da
pertutto
si
trovano
il
p
e
l
'
m
o
lettere
affini
,
che
sono
le
prime
o
più
facili
a
pronunziarsi
.
La
quistione
,
se
ci
ha
una
lingua
primitiva
da
cui
tutte
son
discese
,
o
se
ce
ne
ha
di
diverse
da
cui
le
diverse
son
discese
,
è
parallela
alla
quistione
dell
'
unità
primitiva
della
specie
umana
,
e
si
presenta
co
medesimi
caratteri
e
le
medesime
difficoltà
.
Ci
ha
egli
un
solo
Adamo
o
tanti
Adami
quante
sono
le
stirpi
degli
uomini
?
Il
medesimo
problema
si
presenta
identicamente
al
linguista
;
ma
la
scienza
non
può
rispondere
né
dimostrare
,
può
solo
congetturare
per
induzioni
e
analogie
,
e
le
congetture
più
probabili
non
sono
certamente
favorevoli
all
'
ipotesi
dell
'
unità
.
Con
questa
quistione
è
connessa
per
più
punti
e
strettissime
relazioni
la
quistione
dell
'
origine
della
lingua
;
alla
quale
sol
dopo
i
moderni
studii
e
co
fatti
che
la
scienza
ha
raccolti
si
può
dare
una
più
soddisfacente
soluzione
.
Ciò
non
toglie
che
non
sia
stata
proposta
ab
antico
e
in
varii
modi
risoluta
,
come
suole
avvenire
generalmente
delle
quistioni
delle
origini
,
le
quali
prima
occupano
le
menti
e
destano
la
curiosità
che
non
sieno
raccolti
i
fatti
col
cui
aiuto
si
possono
sciogliere
.
Il
Kratylo
di
Platone
ci
mostra
che
essa
era
già
antica
in
Grecia
,
e
che
già
tutte
quelle
ipotesi
erano
state
fatte
da
filosofi
,
le
quali
dopo
il
giro
di
molti
secoli
sono
state
ripetute
da
moderni
.
La
prima
fra
queste
è
l
'
ipotesi
d
'
una
rivelazione
divina
che
abbia
insegnato
agli
uomini
l
'
uso
della
parola
.
Già
Platone
la
combattea
,
rassomigliandone
i
fautori
a
que
poeti
che
non
sapendo
come
cavarsela
a
un
punto
più
intrigato
d
'
una
favola
,
fanno
all
'
improvviso
intervenire
una
divinità
che
li
levi
comodamente
d
'
imbarazzo
.
Ma
più
secoli
dopo
di
lui
l
'
assurda
teorica
ricomparve
afforzata
dal
formidabile
presidio
di
un
'
autorità
infallibile
e
divina
.
Al
capo
secondo
del
primo
libro
di
Mosè
è
detto
:
«
Or
il
Signore
Iddio
avendo
formato
dalla
terra
tutte
le
bestie
della
campagna
e
tutti
gli
uccelli
del
cielo
,
gli
menò
ad
Adamo
acciocché
vedesse
qual
nome
porrebbe
a
ciascuno
di
essi
;
e
che
qualunque
nome
Adamo
ponesse
a
ciascuno
animale
,
esso
fosse
il
suo
nome
»
.
Non
si
crederebbe
che
queste
semplici
parole
in
cui
si
dice
appunto
il
contrario
,
abbian
potuto
servire
a
persuadere
l
origine
soprannaturale
della
parola
,
e
che
Dio
abbia
insegnato
agli
uomini
i
nomi
delle
cose
e
il
parlare
.
E
benché
non
sieno
mancati
in
fino
da
primi
secoli
del
cristianesimo
e
vescovi
e
dottori
che
hanno
combattuta
la
strana
dottrina
,
pure
si
deve
dire
che
essa
è
stata
ed
è
tuttavia
comunemente
seguita
nella
chiesa
,
che
guarda
non
senza
sospetto
e
ripugnanza
le
altre
.
Questa
in
fatti
fu
l
'
opinione
di
quella
scuola
che
venne
detta
de
tradizionalisti
,
surta
in
Francia
a
principii
del
secolo
co
Lamennais
,
che
poi
ne
usci
,
co
De
Bonald
e
i
De
Maistre
,
e
altri
che
riposero
la
loro
gloria
in
negar
la
ragione
per
sostituirle
la
fede
,
l
autorità
e
il
sacro
ministero
delle
polizie
.
La
scuola
in
generale
,
e
la
dottrina
sull
'
origine
della
lingua
in
particolare
,
rimasero
puramente
francesi
,
se
non
che
,
il
Gioberti
ebbe
il
raro
vanto
d
'
introdurle
in
Italia
dove
suppongo
che
abbia
ancora
credente
qualche
oscuro
fautore
della
scienza
cattolica
e
della
tradizione
.
Altra
opinione
non
meno
assurda
è
quella
che
fa
delle
lingue
l
'
effetto
di
una
convenzione
,
per
la
quale
gli
uomini
,
accortisi
un
tratto
del
danno
e
dell
'
imbarazzo
che
veniva
loro
dal
restarsi
mutoli
,
si
risolvettero
bravamente
un
bel
giorno
a
dare
i
notai
alle
cose
,
e
senza
più
a
voler
parlare
.
Platone
che
la
combatte
ci
fa
sapere
nel
Kratylo
che
in
Grecia
Ermogene
,
Democrito
e
altri
la
sostennero
,
volendo
che
la
lingua
fosse
un
'
invenzione
artificiale
,
e
i
nomi
dati
arbitrariamente
alle
cose
.
Lucrezio
che
ha
pure
stupendamente
combattuto
l
'
impossibile
ipotesi
,
la
chiama
addirittura
una
pazzia
;
Proinde
putare
aliquem
tum
nomina
distribuisse
Rebus
,
et
inde
homines
didicisse
vocabula
prima
,
Desipere
est
.
Pur
questa
insania
fu
la
dottrina
comune
del
decimottavo
secolo
.
Tutta
quella
filosofia
ignorando
l
'
azione
spontanea
e
complessiva
e
contemporanea
di
tutte
le
facoltà
,
la
forza
primitiva
e
congenita
dello
spirito
,
le
leggi
costitutive
e
creatrici
del
pensiero
,
l
'
integrità
della
natura
umana
,
non
seppe
vedere
in
ciascun
fatto
umano
che
l
'
opera
della
volontà
mossa
dall
'
utile
,
della
riflessione
che
medita
per
giungere
a
uno
scopo
determinato
.
Così
la
società
era
un
vero
contratto
stipulato
per
garantire
la
sicurezza
individuale
,
la
morale
un
'
invenzione
per
assicurare
l
'
utile
di
ciascuno
,
la
religione
un
'
altra
invenzione
per
contenere
le
malvage
passioni
,
la
lingua
una
convenzione
per
cessar
la
noja
del
non
parlare
,
e
rendere
più
facili
le
reciproche
relazioni
fra
coloro
che
si
erano
risoluti
a
voler
vivere
insieme
.
A
queste
ipotesi
fondate
sopra
un
concetto
dimezzato
dalla
natura
umana
,
incompiute
,
impossibili
,
altre
spiegazioni
più
razionali
sono
state
sostituite
da
una
filosofia
a
cui
si
è
svelata
la
natura
umana
nella
sua
sostanziale
interezza
,
più
compiuta
,
più
fornita
del
senso
della
realtà
,
fornita
di
un
concetto
più
vero
e
più
chiaro
dello
spirito
,
e
con
questo
appoggiata
a
uno
studiò
più
metodica
e
ad
una
serie
infinitamente
più
ricca
di
fatti
linguistici
.
Noi
in
fatti
non
ammettiamo
uno
stato
di
natura
da
cui
l
'
uomo
sia
uscita
per
contratto
e
costituitosi
volontariamente
in
istato
di
società
,
perché
l
'
uomo
è
specialmente
socievole
,
né
è
quello
che
egli
è
se
non
per
questa
necessità
della
sua
essenza
che
lo
fa
essere
anche
socievole
;
né
potrebbe
essere
altro
o
altrimente
da
quello
che
egli
è
.
Non
ammettiamo
una
religione
naturale
che
non
si
sa
quale
possa
essere
,
che
suppone
l
'
ipotetico
stato
di
natura
,
e
,
che
è
più
,
suppone
a
primordii
dell
'
istoria
dello
spirito
de
concetti
che
si
appartengono
ad
altre
epoche
della
sua
vita
.
Non
ammettiamo
un
primo
stato
di
mutismo
,
o
di
non
si
sa
che
linguaggio
naturale
anteriore
alla
parola
,
perché
l
'
uomo
parla
come
pensa
;
ne
parla
se
non
perché
pensa
;
naturalmente
e
per
necessità
sostanziale
della
sua
essenza
e
parla
e
pensa
.
L
'
una
cosa
suppone
l
'
altra
,
l
'
una
è
contemporanea
dell
'
altra
;
tutte
le
sue
facoltà
entrano
insieme
in
azione
,
e
non
a
una
a
una
e
quasi
a
pezzo
a
pezzo
;
ogni
atto
della
vita
dello
spirito
le
suppone
e
le
contiene
tutte
,
ogni
atto
è
il
prodotto
della
sua
unica
e
indivisibile
forza
.
O
non
sarebbe
lo
spirito
che
l
'
aggregato
di
più
facoltà
?
Non
sono
queste
più
tosto
una
sola
e
medesima
forza
che
apparisce
in
diversi
aspetti
?
Cercare
l
'
origine
del
parlare
tornerebbe
in
somma
allo
stesso
che
cercar
l
'
origine
del
pensare
o
del
volere
,
se
consistendo
la
parola
in
un
fatto
estrinseco
che
ha
la
sua
radice
nel
pensiero
e
suppone
l
'
azione
fisiologica
degli
organi
vocali
,
il
problema
non
si
riducesse
a
determinare
per
che
modo
e
sotto
quali
condizioni
sia
cominciata
.
questa
azione
in
corrispondenza
del
pensiero
che
la
determinava
.
Coloro
che
veggono
nella
parola
e
nel
suo
sviluppo
un
fatto
puramente
fisiologico
come
quello
de
capelli
che
crescono
sul
capo
,
o
delle
erbe
che
germogliano
pe
prati
,
non
so
come
si
possano
avvicinare
a
questo
problema
dell
'
origine
che
implica
essenzialmente
l
'
azione
del
pensiero
,
e
che
suppone
lo
spirito
senza
di
cui
gli
organi
resterebbero
inoperosi
,
e
non
si
avrebbero
che
dire
.
Riposta
dunque
l
'
origine
del
linguaggio
nell
'
azione
combinata
dello
spirito
e
degli
organi
vocali
,
per
quali
modi
,
e
secondo
quali
leggi
si
dee
verosimilmente
tenere
che
essa
abbia
incominciato
ad
esercitarsi
?
In
somma
che
cosa
ha
potuto
determinare
la
scelta
di
un
suono
più
tosto
che
di
un
altro
a
indicare
un
dato
soggetto
?
E
stato
proprio
l
'
effetto
del
capriccio
ovvero
del
caso
,
o
ci
è
stata
una
ragione
intrinseca
e
fondata
sulla
natura
stessa
delle
cose
che
ha
tracciato
la
scelta
?
Lasciamo
l
'
opinione
che
ripone
l
'
origine
diretta
delle
parole
nell
'
esclamazione
involontaria
,
nell
'
interiezione
spontanea
,
che
ha
potuto
essere
,
ma
in
piccole
proporzioni
,
l
'
origine
di
alcune
radici
,
fornire
il
suono
rudimentale
,
la
cellula
primitiva
,
se
così
posso
dire
,
di
alcune
parole
,
e
tocchiamo
solo
dell
'
onomatopeia
,
principio
più
vasto
,
più
reale
e
di
universale
o
quasi
universale
applicazione
.
Le
obbiezioni
che
alcuni
gli
fanno
son
superficiali
e
futili
,
né
alcuna
ipotesi
gli
si
è
finora
sostituita
che
sia
meglio
fondata
sulla
natura
dello
spirito
e
sulle
relazioni
delle
cose
,
o
che
meglio
spieghi
e
più
facilmente
fatti
primitivi
che
sono
sottratti
all
'
esperienza
,
a
cui
non
può
giungere
la
tradizione
e
che
la
scienza
solo
per
vie
indirette
può
rischiarare
d
'
una
mezzana
luce
.
Che
cosa
dunque
ha
determinato
la
scelta
di
un
suono
più
tosto
che
di
un
altro
?
Evidentemente
la
relazione
fra
il
suono
e
la
cosa
che
si
volea
indicare
,
la
quale
relazione
non
può
consistere
in
altro
che
in
una
certa
affinità
fra
il
suono
e
l
idea
,
nella
facilità
con
cui
l
'
uno
può
ricordare
l
'
altra
,
imitandola
e
rappresentandola
allo
spirito
col
riprodurre
,
per
quanto
è
possibile
con
le
articolazioni
della
voce
,
P
impressione
da
quella
prodotta
sui
sensi
.
Si
è
questo
il
principio
dell
'
onomatopeia
che
costituisce
il
fondo
della
teorica
del
Kratylo
,
secondo
la
quale
i
nomi
non
sono
imposti
ad
arbitrio
o
per
capriccio
,
ma
ognuno
ha
un
significato
naturale
e
necessario
.
È
stato
ben
detto
a
questo
proposito
che
la
lingua
de
primi
uomini
fu
in
certo
modo
l
eco
della
natura
nella
coscienza
umana
.
I
nomi
degli
animali
sono
stati
certamente
formati
imitando
con
la
voce
articolata
i
gridi
inarticolati
proprii
a
ciascuno
di
essi
,
i
nomi
de
fatti
e
de
fenomeni
,
riproducendo
il
rumore
che
li
accompagna
;
le
azioni
in
generale
con
sillabe
,
con
lettere
che
meglio
ne
rendono
l
'
immagine
allo
spirito
.
Qual
suono
meglio
rende
l
'
idea
del
rompere
che
rag
,
frac
e
simili
?
Le
lettere
fl
...
non
fanno
pensare
allo
scorrere
?
st
....
allo
stare
?
Queste
affinità
primitive
e
naturali
in
certe
lingue
si
son
conservate
più
che
in
certe
altre
,
e
sopratutto
in
certe
famiglie
di
parole
.
A
noi
,
è
vero
,
torna
impossibile
il
più
delle
volte
di
scorgere
fino
le
tracce
di
questa
legge
o
fatto
primitivo
,
ma
bisogna
pensare
che
coll
andare
de
secoli
e
col
cambiamento
de
luoghi
e
de
climi
,
le
pronunzie
cambiano
e
i
suoni
si
trasformano
.
Di
più
è
impossibile
a
noi
co
sensi
induriti
e
lontani
dalla
natura
sentire
quelle
delicate
e
sottili
relazioni
che
si
mostravano
vivacissime
a
vergini
organi
,
alle
giovani
costituzioni
de
primi
parenti
che
vivevano
in
diretto
commercio
,
in
una
fraterna
unità
con
la
natura
,
della
quale
aveano
un
senso
speciale
e
squisito
,
che
in
noi
si
è
profondamente
attutito
se
non
iscomparso
del
tutto
.
Né
vale
il
dire
che
a
questa
teorica
si
oppone
la
diversità
de
nomi
,
che
fra
diversi
popoli
e
nelle
varie
lingue
si
hanno
i
medesimi
animali
,
i
medesimi
fenomeni
,
le
medesime
azioni
,
diversità
che
il
principio
dell
'
onomatopeia
renderebbe
impossibile
giacché
da
per
tutto
i
fatti
fisici
sono
identici
,
né
dovrebbero
quindi
essere
diversamente
significati
nelle
diverse
lingue
.
Il
medesimo
grido
manda
per
tutto
il
cavallo
,
il
medesimo
rumore
fa
da
per
tutto
il
tuono
,
o
l
acqua
che
scorre
,
o
un
corpo
che
si
spezza
.
O
perché
sarebbero
stati
indicati
qui
con
un
suono
,
là
con
un
altro
suono
,
se
questo
suono
non
fu
che
l
imitazione
di
que
gridi
e
di
que
rumori
?
L
'
objezione
sembra
essere
di
qualche
valore
quando
si
dimentica
che
le
stesse
cose
e
gli
stessi
fenomeni
si
presentano
a
sensi
sotto
mille
diversi
aspetti
,
e
con
certi
diversi
caratteri
.
Ogni
popolo
quindi
,
ognuna
di
quelle
tribù
nel
cui
seno
sono
nate
le
lingue
,
o
anche
un
solo
individuo
in
mezzo
ad
esse
tribù
,
secondo
la
diversità
della
propria
natura
,
secondo
l
occasione
e
il
modo
in
cui
il
fenomeno
gli
si
è
prima
presentato
,
lo
ha
veduto
sotto
uno
o
sotto
un
altro
aspetto
,
ne
ha
scorta
una
o
un
altra
proprietà
,
e
questa
ha
cercato
di
ritrarre
con
l
'
articolazione
della
voce
,
dandogli
un
nome
che
la
rappresentasse
,
imitando
col
suono
della
voce
l
impressione
che
avea
prodotta
sui
suoi
sensi
;
e
quel
suonò
fu
inteso
da
suoi
e
il
nome
fu
adoperato
dagli
altri
,
e
la
lingua
cominciò
.
Supponete
che
l
'
uno
guardi
nel
fuoco
il
colore
e
l
'
altro
la
luce
,
e
avrete
in
due
lingue
,
e
spesso
nella
medesima
lingua
due
parole
esprimenti
il
medesimo
oggetto
.
Altra
ragione
per
ispiegar
la
simiglianza
delle
radici
in
lingue
di
diverse
famiglie
senza
ricorrere
al
passaggio
dell
una
all
'
altra
o
all
unità
di
origine
.
Da
queste
cose
si
possono
facilmente
dedurre
due
conseguenze
,
e
l
'
una
si
è
che
ogni
nome
ha
avuto
origine
da
un
fatto
individuo
e
singolare
,
ma
è
nato
come
un
nome
generale
applicato
a
tutti
i
fenomeni
simili
;
e
l
'
altra
che
i
moti
dell
'
anima
e
i
fatti
morali
hanno
avuto
la
denominazione
o
dai
fatti
fisici
che
con
questi
hanno
alcuna
correlazione
,
atteso
l
'
intrinseca
corrispondenza
della
natura
e
dello
spirito
,
ovvero
dà
movimenti
organici
da
cui
sono
accompagnati
,
e
che
ne
sono
il
segno
esterno
,
atteso
le
intime
relazioni
della
natura
spirituale
con
l
'
organismo
fisiologico
nell
uomo
.
Sarebbe
errore
il
credere
che
l
onomatopeia
,
comunque
sia
una
delle
leggi
generali
delle
lingue
primitive
,
ne
costituisca
l
'
unica
origine
,
e
che
a
quella
sola
tutte
le
lingue
e
tutte
le
parole
si
abbiano
da
attribuire
.
Le
origini
sono
varie
,
infinite
,
secondo
la
natura
dei
popoli
,
la
costituzione
fisica
e
le
disposizioni
morali
,
secondo
i
luoghi
in
cui
han
vivuto
,
in
cui
han
cominciato
diversamente
la
loro
vita
,
e
l
'
hanno
per
diverse
vie
continuata
.
Un
'
intima
connessione
passa
fra
lo
spirito
di
un
popolo
e
la
favella
da
lui
parlata
;
lo
spirito
sopratutto
forma
la
lingua
,
che
è
il
segno
più
proprio
di
quello
e
del
suo
modo
di
ricevere
le
sensazioni
esterne
,
e
di
pensar
le
cose
.
Ogni
razza
ha
la
sua
propria
,
incomunicabile
alle
altre
,
e
però
segno
certissimo
delle
stirpi
e
delle
nazionalità
sono
le
lingue
quando
cause
estrinseche
non
abbiano
costretto
un
popolo
ad
accettare
,
pognamo
che
l
accetti
sempre
modificandola
secondo
la
propria
indole
,
la
lingua
di
un
altro
.
Del
resto
è
necessario
di
notare
come
alla
quistione
,
perché
una
radice
abbia
il
significato
che
essa
ha
e
non
un
altro
,
è
impossibile
di
dare
una
risposta
scientifica
e
soddisfacente
,
né
altrimenti
vi
si
può
rispondere
che
per
induzioni
e
analogie
.
Bene
è
stato
osservato
che
si
può
comprendere
e
rappresentarsi
le
generali
relazioni
che
passano
fra
la
lingua
e
lo
spirito
,
ma
che
si
sottrae
ad
una
esatta
analisi
l
'
altra
quistione
della
creazione
del
suono
,
ossia
delle
relazioni
fra
il
suono
e
il
significato
.
Meno
è
difficile
,
almeno
nel
nostro
sistema
,
il
rispondere
a
un
altra
quistione
stata
già
più
volte
proposta
e
in
diversi
modi
risoluta
,
quale
,
cioè
,
sia
la
più
antica
tra
le
varie
parti
del
discorso
.
Erano
nomi
o
verbi
que
suoni
che
furono
prima
articolati
dagli
uomini
a
esprimere
i
fenomeni
tra
cui
viveano
,
da
cui
tosto
che
ebbero
coscienza
di
essere
uomini
ricevettero
le
prime
sensazioni
,
provarono
le
prime
gioie
e
i
primi
dolori
?
Noi
abbiamo
veduto
che
le
prime
radici
nate
o
piuttosto
occasionate
da
un
fatto
individuale
,
ebbero
un
significato
generale
;
ma
espressero
una
cosa
o
un
'
azione
?
furono
nomi
o
verbi
?
Altro
campo
d
interminabili
battaglie
.
E
certo
la
domanda
,
quando
si
riferisse
a
un
fatto
di
riflessione
,
e
riguardasse
un
epoca
della
storia
dello
spirito
in
cui
la
riflessione
predomina
,
potrebbe
avere
un
significato
.
Ma
trasportata
a
un
momento
di
unità
,
d
identità
,
o
,
come
dicono
,
di
spontaneità
,
non
ne
ha
nessuno
.
Imperocché
la
parola
in
sé
stessa
,
nel
suo
primitivo
valore
sintetico
e
complessivo
,
non
è
né
nome
,
né
verbo
,
ma
l
'
uno
e
l
'
altro
secondo
le
relazioni
in
cui
si
trova
;
la
distinzione
delle
diverse
categorie
di
parole
appartenendosi
a
un
altro
momento
dello
spirito
,
a
un
altro
periodo
dell
'
istoria
della
lingua
.
Della
qual
cosa
abbiamo
un
argomento
nelle
lingue
monosillabe
,
che
rappresentando
una
formazione
primitiva
arrestata
nel
suo
sviluppo
e
come
cristallizzatasi
,
non
hanno
né
nomi
,
né
verbi
,
né
aggettivi
,
ma
le
stesse
parole
sono
l
'
una
o
l
'
altra
cosa
secondo
le
relazioni
in
cui
si
trovano
fra
sé
.
Nella
storia
della
coscienza
viene
poi
il
momento
che
la
primitiva
unità
si
scinde
,
la
coscienza
si
svolge
,
l
'
analisi
incomincia
,
i
concetti
si
distinguono
,
e
le
diverse
categorie
delle
parole
che
li
esprimono
hanno
origine
.
Così
le
lingue
incominciano
,
e
da
questi
principii
incominciando
,
vivendo
una
vita
parallela
a
quella
dello
spirito
e
del
pensiero
da
cui
hanno
l
'
essere
,
diventarono
a
poco
a
poco
lo
strumento
dell
'
immaginazione
di
Omero
e
della
mente
di
Platone
,
e
uno
strumento
che
sembra
confondersi
in
una
indivisibile
unità
col
pensiero
con
cui
nasce
e
di
cui
è
il
segno
.
Col
pensiero
poi
decade
,
e
quando
questo
abbandona
addirittura
un
popolo
,
la
lingua
si
discioglie
.
Le
quistioni
che
si
possono
muovere
intorno
a
queste
figliuole
primogenite
dello
spirito
sono
infinite
,
complicate
,
gravissime
e
di
difficile
e
non
sempre
certa
soluzione
.
Una
scienza
affatto
moderna
le
ha
proposte
quasi
tutte
,
se
non
tutte
,
ed
a
quasi
tutte
ha
potuto
rispondere
,
grazie
alla
filosofia
ed
ai
fatti
linguistici
avventurosamente
scoverti
,
in
modo
scientifico
,
e
probabile
quando
non
indubitato
.
Questa
scienza
che
ha
creato
una
nuova
filologia
e
una
nuova
etnografia
,
ha
rischiarato
di
una
luce
impreveduta
e
splendidissima
le
origini
dell
'
uomo
e
dei
popoli
,
le
istorie
di
tempi
anteriori
a
ogni
memoria
e
non
supposti
neppure
dall
'
immaginazione
,
le
stirpi
,
le
migrazioni
,
le
affinità
delle
famiglie
umane
,
le
nazionalità
e
le
parentele
.
Ha
distrutto
molti
errori
e
molti
pregiudizii
,
e
comunque
abbia
già
fatto
moltissimo
,
assai
ancora
sarà
per
fare
in
prosieguo
.
Noi
abbiam
voluto
indicare
i
tratti
generalissimi
e
i
principali
problemi
,
accennando
di
ognuno
la
soluzione
più
comunemente
accettata
e
che
a
noi
è
paruta
più
probabile
;
né
abbiamo
toccato
delle
obiezioni
o
delle
soluzioni
contrarie
,
perché
nostro
scopo
è
stato
di
dar
solo
come
un
picciolo
ritratto
e
restringere
in
un
breve
quadro
quello
che
non
può
essere
se
non
materia
di
molti
volumi
,
di
lunghi
studii
,
di
profonde
meditazioni
,
e
di
delicate
analisi
sopra
fatti
innumerevoli
,
complicati
e
di
difficile
scoverta
.
9
marzo
1867
.
StampaPeriodica ,
L
altro
giorno
mi
arrivò
un
dispaccio
telegrafico
direttomi
da
S
.
E
.
il
signor
Ministro
dell
Interno
,
il
quale
mi
invitava
a
recarmi
subito
a
Firenze
.
Io
ubbidii
all
istante
,
e
saltai
su
un
vagone
a
Bologna
e
dopo
cinque
ore
era
a
Firenze
.
Andai
difilato
al
palazzo
del
Ministero
dell
Interno
,
e
appena
mi
videro
fui
subito
introdotto
nel
gabinetto
di
S
.
E
.
Il
ministro
tosto
che
mi
vide
,
fece
un
bel
risolino
e
con
molta
grazia
mi
salutò
,
dicendomi
:
Ben
venuta
,
cara
Marmitta
,
vi
saluto
.
Eccellenza
,
me
le
inchino
devotamente
.
Brava
,
io
ho
molto
bisogno
di
voi
.
Eccomi
,
Eccellenza
,
sono
ai
suoi
ordini
.
Lasciamo
i
preamboli
e
veniamo
all
ergo
.
Come
sapete
,
fra
poco
si
faranno
le
elezioni
generali
in
Italia
.
Lo
so
,
Eccellenza
;
cioè
lo
so
,
almeno
così
sento
a
dire
.
Ebbene
:
bisogna
che
voi
mi
aiutate
.
Io
?
Voi
.
La
Marmitta
deve
avere
una
parte
principalissima
in
queste
elezioni
,
come
ha
sempre
avuto
in
tutte
le
altre
.
Eccomi
qua
,
farò
quanto
mi
dice
l
Eccellenza
Vostra
Bisogna
,
mia
cara
,
raddoppiare
razione
e
dare
buoni
bocconi
ai
vostri
e
miei
amici
.
Eh
!
non
mancherò
di
fare
il
mio
dovere
.
Ma
...
Ma...,
ho
capito
:
vi
vuole
il
cumquibus
.
Per
questo
non
ci
pensate
,
sono
qua
io
.
Ho
fondi
segreti
abbastanza
abbondanti
,
e
finora
ho
fatto
economia
per
avere
buone
somme
per
queste
elezioni
.
Sento
però
a
dire
che
le
casse
del
Regno
d
Italia
stanno
poco
bene
.
Stanno
anzi
male
:
ma
per
la
Marmitta
e
pei
marmittoni
ce
n
è
sempre
in
abbondanza
.
Dunque
all
opera
e
fate
che
le
elezioni
riescano
marmittonesche
su
tutta
la
linea
.
Non
dubiti
,
Eccellenza
,
colla
Marmitta
non
si
scherza
;
essa
ottiene
quello
che
vuole
.
Ma
guardate
bene
che
non
dovete
questa
volta
restringervi
ai
soli
marmittoni
:
bisogna
andare
fuori
di
casa
.
Come
sarebbe
a
dire
che
bisogna
conquistare
colla
Marmitta
anche
i
codini
.
I
codini
?
I
codini
,
sicuro
.
Ma
Eccellenza
,
mi
permetta
di
osservarle
che
costoro
non
si
comprano
nemmeno
colla
Marmitta
.
Sono
duri
peggio
dei
Tedeschi
.
Eppure
,
bisogna
fare
l
impossibile
perché
i
codini
vengano
anche
loro
a
votare
.
Ehm
!
Temo
che
...
Che
cosa
?
Temo
che
questo
sia
un
brutto
pensiero
.
Ma
perché
?
Ma
mi
perdoni
,
Eccellenza
.
I
codini
sono
i
primi
nemici
della
Marmitta
e
dei
marmittoni
;
se
costoro
la
spaventano
,
addio
,
è
fatta
,
bisogna
che
io
vada
a
casa
pigione
e
che
tutti
i
marmittoni
muoiano
di
fame
.
Questo
non
accadrà
sicuramente
.
Ma
come
mai
le
è
saltato
in
testa
,
Eccellenza
,
di
volere
i
codini
alle
elezioni
?
Eccomi
qua
.
Sappiate
prima
di
tutto
che
l
imperatore
Napoleone
vuole
che
i
codini
prendano
parte
ad
ogni
costo
a
queste
elezioni
.
Sapete
che
il
proverbio
dice
:
Comandi
chi
può
...
Obbedisca
chi
deve
,
ho
capito
.
Per
l
appunto.
Ma
perché
Napoleone
vuole
che
i
codini
vadano
alle
elezioni
?
Il
perché
c
è
benissimo
,
giustissimo
.
Sapete
,
pare
che
egli
vuole
far
credere
che
l
opera
sua
in
Italia
sia
bene
accetta
da
tutti
e
specialmente
dai
codini
,
che
gli
ultramontani
chiamano
cattolici
.
Se
questi
vanno
alle
elezioni
,
Napoleone
e
noi
con
lui
vinciamo
un
terno
al
lotto
.
Ma
in
che
modo
?
Oh
bella
!
Comincieremo
subito
a
dire
:
Vedete
mo
,
se
il
Regno
d
Italia
è
definitivamente
stabilito
.
Coloro
medesimi
che
meno
lo
credevano
,
cominciano
a
persuadersi
,
e
anche
i
cattolici
prendono
parte
alla
cosa
pubblica
.
E
poi
?
E
poi
diremo
che
adesso
tutti
i
partiti
sono
rappresentati
al
Parlamento
e
che
per
conseguenza
questo
rappresenta
legalmente
l
Italia.
E
poi
?
E
poi
avremo
così
i
cattolici
solidali
di
tutto
quello
che
noi
faremo
contro
di
loro
.
Ma
un
momento
,
Eccellenza
:
e
se
i
cattolici
vanno
in
buon
numero
al
Parlamento
,
come
si
fa
allora
?
Faremo
come
facevano
nel
1857
in
Piemonte
e
come
facciamo
adesso
in
Toscana
per
le
elezioni
municipali
.
Ne
ridurremo
il
numero
.
Ma
come
?
Quanto
siete
semplice
!
Annulleremo
alcune
elezioni
per
difetto
di
regolarità
:
scarteremo
deputati
perché
eletti
con
pressione
clericale
,
e
all
uopo
scarteremo
dei
canonici
,
per
la
ragione
che
hanno
cura
d
anime
,
come
facevano
nel
57
in
Piemonte
.
Ah
!
ho
capito
.
Dunque
...
Dunque
,
ci
torna
conto
che
i
cattolici
vadano
alle
urne
,
ma
non
già
che
i
cattolici
siano
eletti
in
molti
.
Per
impedir
questo
,
ricorreremo
ai
nostri
soliti
mezzi
morali
,
e
così
potremo
dire
che
i
cattolici
hanno
preso
parte
alle
elezioni
,
ma
vi
sono
stati
sconfitti
,
e
mostreremo
così
che
essi
sono
la
minoranza
e
non
la
maggioranza
del
popolo
italiano
.
Eh
!
la
cosa
è
ben
pensata
.
Ma
so
ancor
io
.
Quello
che
più
ci
spaventa
e
dà
fastidio
è
questa
astensione
generale
dei
codini
,
i
quali
si
sono
trincierati
in
una
terribile
resistenza
passiva
,
che
ci
uccide
a
colpi
di
spillo
.
Guai
a
noi
se
anche
questa
volta
i
codini
si
astengono
:
siamo
bell
e
rovinati
.
Eh
!
capisco
io
,
i
codini
avranno
sempre
il
grande
vantaggio
di
dirvi
in
faccia
che
fate
tutto
contro
di
loro
senza
ascoltare
le
loro
ragioni
perché
non
sono
rappresentati
al
Parlamento
,
e
poi
potranno
aggiungere
che
sono
al
tutto
irresponsabili
di
quello
che
la
rivoluzione
fa
in
Italia
.
Ma
certo
:
ecco
perché
Napoleone
e
noi
desideriamo
ardentemente
che
i
codini
prendano
parte
alle
elezioni
.
Dunque
mi
raccomando
;
fate
quello
che
potete
perché
i
così
detti
cattolici
vengano
a
votare
.
Non
dubitate
,
che
sarete
degnamente
ricompensata
.
Farò
quello
che
posso
,
ma
temo
di
non
riuscire
a
nulla
.
Speriamo
;
la
salute
della
Marmitta
e
dei
marmittoni
dipende
in
gran
parte
da
ciò
.
Addio
.
Serva
umilissima
di
Vostra
Eccellenza
.
E
me
ne
tornai
subito
a
Bologna
.
Ho
riferito
per
intero
questo
dialogo
,
perché
mi
pare
degno
di
molta
considerazione
,
specialmente
per
parte
dei
codini
.
StampaPeriodica ,
Non
grideremo
:
Evviva
Fino
a
che
un
palmo
solo
Del
sacro
italo
suolo
Serva
a
straniero
acciar
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
Non
grideremo
:
Evviva
Finché
l
Italia
intera
La
tricolor
bandiera
Non
vegga
sventolar
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
Non
grideremo
:
Evviva
Finché
Venezia
è
doma
,
Finché
il
Pastor
di
Roma
Confonde
trono
e
altar
.
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
Non
grideremo
:
Evviva
Gridiamo
guerra
e
morte
!
Libera
,
unita
e
forte
Vogliam
l
Italia
al
par
Dall
una
all
altra
riva
Dal
Moncenisio
al
mar
.
StampaPeriodica ,
Anno
1760
.
Ferdinando
,
terzo
tra
i
figli
di
Carlo
,
ascende
il
trono
delle
Due
Sicilie
,
andando
il
padre
a
regnare
in
Ispagna
.
Primi
decreti
furono
nuovi
ordini
per
caccie
,
nuove
pene
,
tratti
di
corda
.
Prime
occupazioni
,
vergognare
conversar
coi
sapienti
,
boriarsi
di
colpire
cignali
,
cervi
,
uccelli
,
adescar
pesci
:
millanterie
da
barbaro
.
1767
.
Ferdinando
a
16
anni
divenuto
maggiore
vende
il
pesce
pubblicamente
,
serbando
pratiche
,
aspetto
ed
avarizia
di
pescivendolo
,
non
mai
legge
un
libro
o
scrittura
,
e
tediandogli
sottoscrivere
segna
gli
atti
con
sigillo
.
1768
.
Ferdinando
s
ammoglia
con
Maria
Carolina
d
Austria
!
Donna
che
fece
ovunque
cattivissima
prova
.
1776
.
Ferdinando
per
istinto
favorisce
i
baroni
i
quali
col
feudalismo
stringono
talmente
i
popoli
costretti
a
vivere
sotto
graticci
o
nelle
grotte
a
somiglianza
de
bruti
.
1777
.
Ferdinando
già
padre
d
un
figlio
vende
in
Portici
maccheroni
e
vino
alzando
bettola
,
i
cortigiani
e
la
regina
simulavano
i
garzoni
e
l
ostessa
.
Giocando
al
pallone
fa
da
manigoldi
mettere
a
forza
sopra
una
coperta
e
balestrare
in
aria
fra
le
risa
della
plebaglia
il
nobile
abate
Mazzinghi
toscano
,
che
poi
muore
di
melanconia
.
1789
.
Ferdinando
e
Maria
Carolina
maritano
due
principesse
a
due
arciduchi
d
Austria
,
e
promettono
l
ereditario
Francesco
all
arciduchessa
Maria
Clementina
:
tristi
principî
della
simpatia
tedesca
in
Italia
,
e
del
coro
dei
Borboni
in
Napoli
.
1792
.
Ferdinando
per
i
movimenti
di
Francia
condanna
dieci
mila
,
e
dodici
mila
chiude
nelle
carceri
e
galere
,
e
gran
parte
nelle
isole
di
Lampedusa
e
Tremiti
,
torna
in
uso
la
frusta
;
le
sole
spie
e
gli
atti
inquisitori
sono
prove
a
condannarsi
.
1793
.
Ferdinando
fa
chiudere
nei
sotterranei
di
Santermo
molti
dotti
e
nobili
vigilati
da
custodi
spietati
;
crea
la
Giunta
di
Stato
e
quella
di
Polizia
onde
processarli
,
solamente
perché
praticarono
con
quei
della
flotta
francese
.
1794
.
Ferdinando
apre
un
prestito
per
sostenere
la
guerra
contro
i
Francesi
:
i
cittadini
,
le
chiese
si
spogliano
per
affetto
,
ma
finalmente
si
veggono
da
lui
rubati
37
milioni
di
ducati
dalle
sostanze
dei
cittadini
.
Id
.
Ferdinando
decreta
che
la
Giunta
di
Stato
sia
ad
modum
belli
e
ad
horas
;
i
giudici
dispari
;
la
pena
,
morte
,
ergastolo
,
esilio
;
l
accusato
non
possa
parlare
;
le
sentenze
inappellabili
.
Il
procuratore
fiscale
diceva
aver
prove
per
venti
mila
colpevoli
,
sospetti
per
cinquanta
mila
.
Prima
di
morire
,
la
tortura
:
e
questo
tribunale
condannò
nel
capo
Vincenzo
Vitaliano
di
22
anni
,
Emmanuele
di
Deo
di
20
,
Vincenzo
Pagliani
di
19
,
gentiluomini
.
Altri
tre
alle
galere
,
20
al
confine
,
13
a
pene
minori
.
La
sentenza
non
parlava
di
alcun
delitto
,
vergognando
castigare
chi
amava
la
patria
.
1795
.
Ferdinando
,
per
istigazione
di
Acton
ministro
e
drudo
della
regina
,
fa
chiudere
nella
fortezza
di
Gaeta
Medici
,
grande
di
corte
,
Colonna
,
Caracciolo
,
Pignatelli
,
Serra
,
Caraffa
,
Riari
,
tutti
duchi
o
conti
,
ed
i
dotti
Mario
Pagano
,
Ignazio
Craia
,
Domenico
Bisceglie
,
Teodoro
Monticelli
,
e
sulle
istanze
del
Cardinal
Ruffo
crea
una
giunta
per
loro
,
li
fa
martoriare
per
mancanze
di
prove
,
e
largheggia
in
doni
e
croci
verso
le
spie
.
Id
.
Ferdinando
diviene
più
tiranno
a
Palermo
contro
il
popolo
affamato
e
scontento
dell
arcivescovo
Lopez
reggente
l
isola
,
fa
torturare
e
morire
l
avvocato
Blasi
,
molti
vanno
alle
galere
e
all
esilio
,
e
la
famiglia
reale
teme
di
tutto
,
fa
saggiare
i
cibi
,
le
camere
del
sonno
,
e
tutto
questo
perché
?
...
1797
.
Ferdinando
ammoglia
l
ereditario
Francesco
coll
arciduchessa
Clementina
.
Innesto
di
una
nuova
umanità
in
Italia
!
...
1798
.
Ferdinando
con
suo
bando
dato
in
Roma
8
dicembre
anima
i
Napoletani
contro
i
Francesi
e
dice
:
Difendono
il
re
e
padre
loro
che
cimenta
la
vita
pronto
a
sacrificarla
per
conservare
a
suoi
sudditi
l
onore
e
il
viver
libero
.
Id
.
Ferdinando
dopo
aver
fatto
massacrare
i
sudditi
nella
stolta
guerra
contro
la
Francia
lascia
Napoli
e
si
salva
in
Sicilia
,
dà
il
bottino
ai
tesori
dello
Stato
per
20
milioni
di
ducati
,
lasciando
la
nazione
infelice
in
guerra
senza
ordini
,
povera
,
incerta
.
Tale
delitto
,
non
perdonabile
per
volger
di
fortuna
o
dei
tempi
compiva
il
padre
dei
popoli
il
27
dicembre
!
1799
.
Gaetano
Mammone
belva
più
che
uomo
,
che
beveva
il
sangue
de
suoi
ed
altrui
,
salassi
per
diletto
,
gradiva
a
mensa
un
capo
d
uomo
frescamente
reciso
,
tracannava
liquori
nei
teschi
umani
,
uccidendo
di
sua
mano
400
Francesi
e
Napoletani
:
a
questo
mostro
scrivevano
Ferdinando
e
Carolina
col
titolo
:
Mio
generale
e
mio
amico
.
Id
.
Ferdinando
manda
in
Calabria
a
ristabilire
l
ordine
Fabrizio
cardinale
Ruffo
nato
di
tristo
seme
,
scostumato
in
gioventù
,
lascivo
in
vecchiaia
:
assale
la
città
di
Crotone
,
vi
mena
stragi
,
spogli
,
libidini
e
crudeltà
infinite
da
vincere
i
Busiri
e
i
Falaride
.
La
stessa
tragica
fine
corse
Altamura
grossa
città
dove
3
giorni
infuriò
la
vendetta
,
profanando
un
monastero
,
e
tali
cose
compiendo
da
cui
ributta
la
natura
;
e
dopo
la
sazietà
di
ribalderie
assolve
tutti
.
StampaPeriodica ,
Tutti
i
viaggiatori
che
visitano
Napoli
si
scandalizzano
alla
quantità
dei
pregiudizi
napoletani
che
abbrutiscono
tanta
parte
della
popolazione
:
tutti
i
forestieri
che
spendono
tempo
e
danaro
in
Napoli
s
instizziscono
alla
grettezza
dei
pregiudizi
napoletani
che
scemano
di
tanto
la
libertà
e
i
piaceri
della
vita
e
del
soggiorno
:
i
letterati
che
meravigliano
in
Napoli
l
immensità
di
Grecia
e
di
Roma
notano
nei
loro
libretti
e
scrivono
ai
loro
paesi
la
pigmea
servilità
dei
pregiudizi
napoletani
che
incerchiano
di
notte
e
di
paura
le
intelligenze
di
loro
natura
le
più
acute
e
vivaci
:
i
magistrati
stessi
destinati
al
governo
di
Napoli
si
lamentano
della
feroce
irrequietudine
dei
pregiudizi
napoletani
,
che
privano
spesso
la
legge
della
sua
forza
,
della
sua
influenza
benefica
,
e
perpetuano
al
popolo
la
lebbra
secolare
delle
sue
miserie
:
che
più
?
i
Napoletani
medesimi
educati
allo
studio
ed
ai
viaggi
,
si
vergognano
alla
fedele
tradizione
dei
pregiudizi
del
loro
paese
,
che
nell
atto
di
degradarlo
all
ultimo
posto
della
civiltà
europea
,
lo
rendono
pressocché
inabitabile
a
suoi
stessi
cittadini
non
perduti
della
mente
e
del
cuore
dietro
alle
stupide
fole
del
prete
,
e
della
balia
.
I
pregiudizi
dunque
vi
sono
,
dacché
tutti
li
ammettono
:
ebbene
,
che
si
fa
per
isdradicarli
?
Nulla
.
Tutti
se
ne
lagnano
e
se
ne
risentono
come
di
pubblica
calamità
:
ebbene
,
perché
non
toglierli
?
Si
avrà
dunque
a
continuare
in
tanta
tristizia
sino
alla
fine
del
mondo
?
Non
si
vorrà
dunque
mai
mai
mai
cominciarne
la
vendemmia
,
per
poi
farne
un
brindisi
al
diavolo
che
ce
li
regalava
?
A
questo
punto
però
tutto
il
coro
dei
vili
,
dei
timidi
,
degli
ingordi
,
dei
pagnottisti
intuona
una
litania
di
ma
da
disgradare
quella
del
breviario
romano
,
inchiusi
i
suoi
libera
nos
,
Domino
.
Ed
il
maestro
che
batte
solfa
in
questa
musica
di
talpe
e
di
conigli
è
per
lo
appunto
lo
stesso
governo
.
Ma
bisogna
andar
bel
bello
;
ma
conviene
agire
con
infinita
prudenza
;
ma
necessita
usarvi
il
tatto
di
una
mano
in
guanti
di
velluto
;
ma
il
popolo
non
ci
è
preparato
;
ma
non
si
può
urtar
così
di
fronte
alle
consuetudini
popolari
;
ma
non
si
dee
correre
il
rischio
di
qualche
cicaleggio
e
forse
anche
di
qualche
scalfiatura
misurandosi
a
corpo
con
le
favorite
enormezze
popolane
;
ma
non
si
vuole
scontentare
tanta
parte
di
popolazione
che
di
queste
sue
popolesche
stupidità
si
beatifica
,
e
ciò
per
solo
cessare
da
Napoli
la
riputazione
di
barbara
,
che
sì
giustamente
le
accattarono
i
pregiudizi
del
suo
popolo
,
ma
eh
!
andate
al
fistolo
voi
e
i
vostri
ma
;
che
non
sono
buoni
ad
altro
che
per
servirli
in
insalata
agli
eunuchi
.
Se
le
cose
buone
si
dovessero
fare
per
ma
,
il
mondo
sarebbe
ancora
nella
mente
del
Creatore
.
Chi
non
ha
coraggio
di
riparare
ad
un
male
che
ei
deplora
,
e
per
togliere
il
quale
può
disporre
di
ogni
mezzo
;
e
quei
vada
a
far
la
balia
ai
trovatelli
,
ovvero
a
biasciar
Paternostri
alla
Mecca
,
ma
non
deturpi
colla
sua
irresoluzione
,
e
la
sua
connivenza
il
nome
ed
il
seggio
di
un
governo
italianamente
costituzionale
.
Cosa
è
dunque
che
c
impedisce
vedere
in
Napoli
iniziata
la
grande
crociata
contro
i
pregiudizi
?
Mancanza
,
o
di
volontà
,
o
di
onestà
,
o
di
coraggio
.
Gl
impiegati
di
qualunque
grado
che
vedendo
il
danno
che
deriva
da
questi
pregiudizi
alla
moralità
,
alla
civilezza
,
al
progresso
del
popolo
,
non
se
ne
danno
per
intesi
,
o
tutto
al
più
vi
rispondono
col
darvi
ragione
stringendosi
nelle
spalle
,
sono
impiegati
disonesti
che
non
vogliono
avere
la
volontà
del
bene
per
l
egoistica
ragione
che
vale
ben
meglio
beccarsi
i
mensili
dell
impiego
senza
fiorirselo
di
brighe
e
di
spine
.
Ed
il
governo
li
apprezzerà
come
savi
,
come
prudenti
,
come
discreti
?
Evviva
la
pagnotta
ed
il
suo
fedel
sacerdozio
!
Altri
invece
non
mancherebbero
di
buona
volontà
o
di
sufficiente
onestà
,
che
mancano
poi
al
tutto
di
coraggio
per
bravare
il
mostro
e
per
atterrarlo
.
E
qui
un
altra
sfilza
di
ma
;
ma
ci
si
pericola
del
posto
,
ma
ci
si
rischia
la
pelle
,
ma
ci
si
pone
a
repentaglio
la
riputazione
.
La
riputazione
!
Ma
quale
uomo
volle
mai
in
Napoli
il
bene
del
popolo
che
non
ci
perdesse
la
sua
riputazione
?
Il
popolo
che
non
risparmiò
il
suo
stesso
Masaniello
,
potrebbe
rispettare
il
nome
di
chi
vuole
felicitarlo
,
ma
correggendone
le
male
abitudini
?
Il
proverbio
che
corre
di
Napoli
in
Italia
è
per
lo
appunto
che
Napoli
è
la
tomba
d
ogni
immacolata
riputazione
.
Perciò
chi
fa
il
bene
,
non
debbe
già
riguardare
se
in
facendolo
perderà
in
Napoli
la
sua
riputazione
;
bensì
,
se
in
non
facendolo
perderà
in
Italia
e
fuori
questa
sua
tanto
cara
riputazione
.
L
uomo
che
partendo
da
Napoli
potrà
con
sé
recare
il
vanto
di
aver
tentato
di
ammegliarne
il
popolo
,
riceverà
dovunque
la
civilezza
è
in
pregio
accoglienze
e
riguardi
,
che
lo
compenseranno
della
fama
in
Napoli
ingiustamente
perduta
.
Che
anzi
Napoli
stessa
a
suo
tempo
gli
renderà
giustizia
,
restaurandolo
agli
affetti
e
alle
laudi
della
sua
troppo
vivace
cittadinanza
.
Non
è
dunque
per
la
riputazione
che
l
onesto
uomo
debbe
agire
ma
per
la
coscienza
:
ed
una
volta
trovato
e
confessato
che
i
pregiudizi
incagliano
,
immiseriscono
,
deturpano
Napoli
,
conviene
che
ei
ponga
la
mano
allo
svellerli
.
Non
dico
già
che
tutto
d
un
tratto
si
debba
arrivarne
allo
sradicamento
:
dico
che
non
si
deve
tardare
,
non
tentennare
di
porsi
all
opera
:
dico
che
ogni
esitanza
è
colpa
,
ogni
ritardo
è
delitto
per
parte
di
chi
ne
governa
:
dico
che
l
aspettare
a
domani
è
un
rendersi
rei
di
lesa
opportunità
,
questo
essendo
il
momento
più
propizio
alle
radicali
riforme
:
dico
che
chi
non
fa
oggi
,
rimettendolo
a
più
avanti
,
è
uomo
in
lega
coi
nemici
del
popolo
,
di
cui
vuole
così
perpetuare
l
abbiettezza
e
la
ferocità
.
Crede
forse
l
attuale
governo
che
tutti
lo
somiglino
?
Argomenta
forse
da
se
stesso
che
tutti
in
Napoli
pensino
solo
a
conservarsi
posto
e
stipendio
,
scansando
di
correggere
i
brutali
istinti
del
volgo
!
E
se
il
numero
dei
volenti
e
degli
ardimentosi
non
è
al
tutto
scarso
,
perché
di
questi
non
si
avvale
il
governo
onde
della
penna
,
e
specialmente
della
parola
parlata
spantaccino
il
popolo
dal
lezzo
dei
suoi
pregiudizi
?
È
al
clero
specialmente
che
Napoli
va
debitore
di
questa
turpe
eredità
di
credula
barbarie
,
e
di
farnetica
superstizione
;
tocca
quindi
al
governo
giovarsi
di
quella
piccola
eletta
di
clero
liberale
che
può
e
vuole
sbuiar
le
menti
popolari
dagli
errori
addensativi
dai
suoi
falsi
fratelli
di
sacerdozio
.
Soprattutto
che
la
turba
dei
codardi
non
mi
venga
in
campo
collo
specioso
pretesto
della
educazione
infantile
,
come
l
unico
rimedio
per
guarire
in
meno
di
tre
generazioni
il
popolo
dal
cancro
de
suoi
pregiudizi
.
Ma
in
nome
del
cielo
come
educherete
questi
bimbi
senza
urtar
di
fronte
i
pregiudizi
del
popolo
,
che
non
vorreste
toccare
?
Il
popolo
osteggia
le
scuole
,
amando
meglio
la
sozza
ignoranza
dei
figli
,
anziché
perderli
ad
un
solo
grano
di
turpe
speculazione
:
o
tutto
al
più
contentandosi
alla
semiasineria
del
figlio
prete
,
da
esso
impretato
per
nobilitare
il
fango
da
cui
sverminò
.
Il
popolo
osteggia
le
scuole
o
non
condotte
da
un
qualche
cappellone
alla
Don
Basilio
,
o
dove
almeno
un
basilisco
di
cappellone
non
insegna
in
nome
del
cardinale
arcivescovo
il
catechismo
della
menzogna
e
della
negazione
della
patria
.
Il
popolo
osteggia
le
scuole
ove
a
furia
di
bocconi
rubbati
agli
stessi
fanciulli
non
s
incampiona
o
s
incandela
una
qualche
goffa
caricatura
,
che
ei
crede
santo
o
madonna
,
per
la
sola
ragione
che
per
tale
la
battezzò
un
qualche
guasta
mestieri
.
Come
potrete
dunque
vincere
i
pregiudizi
mercè
le
scuole
,
se
il
primo
pregiudizio
del
popolo
esiste
appunto
contro
queste
vostre
scuole
?
E
badate
bene
a
che
dico
,
se
le
scuole
non
saranno
le
vostre
,
ma
invece
saranno
le
scuole
del
cardinale
,
dei
frati
,
dei
preti
,
delle
monache
,
o
dei
laici
che
recitano
l
uffizio
divino
,
non
solo
non
saranno
corretti
í
pregiudizi
del
volgo
,
ma
per
due
volte
altrettanto
in
numero
e
qualità
gli
saranno
ribaditi
nella
mente
e
nel
cuore
dai
fabri
della
sua
ignoranza
.
Fateci
dunque
animo
,
Governo
di
Re
Galantuomo
,
e
voi
culti
cittadini
di
una
patria
emancipata
:
e
colla
stampa
,
col
pulpito
,
colla
tribuna
,
al
crocchio
,
al
teatro
,
nella
piazza
,
nel
tempio
,
gli
uomini
che
amano
il
proprio
paese
inizino
fin
d
oggi
l
opera
santissima
di
spregiudicare
il
popolo
napoletano
dalla
sua
vecchia
scorza
,
ringiovanendolo
a
civilezza
,
ad
onestà
,
a
pensare
degni
di
una
libera
Italia
.
I
pregiudizi
,
di
qualunque
genere
sieno
,
non
faranno
mai
lieta
di
progresso
e
di
prosperità
la
cittadinanza
che
vive
di
essi
.
Siccome
l
ellera
che
s
abbarbarica
ad
albero
fiorente
di
vita
,
e
lo
intisichisce
e
lo
soffoca
:
così
i
pregiudizi
prendendo
il
posto
del
vero
mano
mano
annientano
in
cuor
del
popolo
la
religione
,
la
morale
,
la
civiltà
,
per
sostituirvi
la
superstizione
,
l
ipocrisia
,
la
barbarie
.
Ecco
di
qual
guisa
e
a
quale
intento
noi
ci
dobbiamo
avvalere
delle
nuove
libertà
italiane
,
che
dopo
tanti
secoli
di
servitù
e
di
catene
,
di
despoti
e
di
preti
,
oggi
per
la
prima
volta
infiorano
di
nazionalità
la
terra
del
sorriso
di
Dio
!
StampaPeriodica ,
Della
dispersione
dell
esercito
meridionale
,
dei
modi
come
eseguita
,
e
della
guisa
con
che
la
intristirono
quelli
stessi
che
ne
avrebbero
dovuto
lenire
la
crudescenza
ne
tratterò
altra
volta
:
che
io
non
mi
dimentico
d
essere
stato
io
stesso
un
garibaldino
nella
mia
evangelica
capacità
,
e
non
mi
vergogno
di
avere
appartenuto
all
armata
liberatrice
dell
Italia
meridionale
,
e
di
avere
servito
all
immenso
Garibaldi
;
e
ciò
per
meritare
i
sorrisi
ed
i
ciondoli
dei
novellamente
arrivati
.
Mio
tema
presente
è
la
mostruosa
ingratitudine
di
che
furono
pagati
i
feriti
dell
esercito
meridionale
.
Dico
dunque
che
i
prodi
dell
eroico
Garibaldi
battezzati
sui
campi
nel
sangue
delle
loro
ferite
,
e
consacrati
in
ospedali
dai
crismi
del
dolore
e
della
infermità
,
alle
mani
del
nuovo
governo
furono
e
sono
trattati
peggio
che
cani
.
E
sì
che
ragion
volea
di
carezzarli
alla
Beniamino
.
Imperocché
se
il
Governo
Farini
e
il
Ministero
Fanti
non
ne
sentiano
l
inclinazione
da
natura
,
la
doveano
almeno
simular
per
politica
:
ché
in
questo
caso
l
essere
inumani
per
calcolo
era
lo
stesso
che
scapitarne
il
cento
per
uno
.
Quando
si
rifletta
che
all
esercito
garibaldino
soltanto
si
deve
l
affrancamento
delle
due
Sicilie
,
il
loro
voto
per
Vittorio
Emmanuele
,
e
l
annessione
loro
alle
altre
provincie
d
Italia
:
la
gratitudine
italiana
si
cangia
in
dovere
,
quella
dei
nuovi
signori
in
obbligo
di
giustizia
e
di
coscienza
.
Sareste
voi
qui
,
se
non
era
per
Garibaldi
ed
i
suoi
?
Vi
conveniva
dunque
essere
loro
grati
,
almeno
per
prudenza
.
Non
ne
avreste
sanguinato
al
cuor
di
corame
,
intantoché
vi
sareste
buscata
riputazione
non
vostra
di
onesti
.
Ma
voi
avete
preferito
al
plauso
immeritato
la
svergognata
rinomanza
d
ingrati
;
e
di
essere
trombettati
al
mondo
intiero
per
francamente
e
generosamente
inumani
.
Di
che
io
vi
lodo
,
sbugiardeggiando
così
la
vostra
fama
che
sapete
mentire
,
e
provandovi
a
questo
popolo
di
affetti
meridionali
,
nell
eroico
coraggio
della
crudeltà
.
Una
volta
che
in
massima
fu
determinato
di
finirla
coll
esercito
garibaldino
,
non
fuvvi
maniera
di
tristizia
che
si
risparmiasse
ai
suoi
malati
,
ai
suoi
feriti
.
Parlerò
di
due
principali
,
né
con
altro
scopo
che
fruttino
ai
loro
autori
l
infamia
che
le
seconda
.
Conoscendosi
in
pratica
che
nulla
tanto
giova
al
pronto
ristabilimento
dei
convalescenti
,
quanto
il
cangiar
di
locale
,
di
aria
,
di
trattamento
,
erasi
fino
da
sotto
il
dittatore
stabilito
di
formare
a
tant
uopo
un
adatto
valetudinario
:
e
si
decretò
la
Conocchia
,
siccome
il
luogo
più
conveniente
per
ospitar
tal
fatta
di
pazienti
.
E
dal
dirlo
al
farlo
,
fu
in
questo
caso
un
solo
atto
:
ché
in
corto
di
giorni
quella
gesuitica
spelonca
,
già
predata
e
guasta
da
suoi
ruffianeschi
loiolei
,
fu
trasmutata
in
bellissimo
ospizio
per
ricevere
i
convalescenti
.
E
ripeto
bellissimo
ospizio
,
dacché
niuno
degli
ospedali
della
metropoli
avrebbe
potuto
competere
col
nuovo
valetudinario
a
semplicità
,
mondezza
,
sufficienza
e
bontà
di
fornitura
e
di
stoviglie
.
Qual
aria
,
qual
vista
,
quale
salute
vi
si
goda
,
io
nol
dirò
ai
Napolitani
,
per
non
parere
di
portar
nottole
ad
Atene
.
Or
bene
,
quando
il
direttore
di
quel
provvido
ospizio
con
reiterate
istanze
dimandò
al
ministero
i
convalescenti
dell
esercito
meridionale
,
per
restituirli
a
sanezza
;
gli
fu
reiteratamente
risposto
,
che
i
garibaldini
non
dovevano
avere
convalescenza
,
che
nei
casi
più
speciali
la
farebbero
nei
loro
ospedali
,
che
del
resto
dovevano
il
più
presto
che
possibile
sgomberare
da
Napoli
.
Ed
ecco
gli
uomini
che
sono
al
comando
di
piazza
,
all
intendenza
militare
,
al
Ministero
della
guerra
,
alla
luogotenenza
per
le
fatiche
,
le
infermità
,
le
ferite
dei
garibaldini
,
che
niegano
a
questi
otto
giorni
di
opportuna
convalescenza
,
rubando
ad
essi
,
per
quanto
è
da
loro
,
l
aria
,
l
aria
balsamica
di
questa
Napoli
che
di
loro
egoismo
ci
vennero
a
contaminare
!
Per
tal
crudele
misura
,
molti
si
viddero
forzati
a
rimpatriare
con
anche
le
aperte
ferite
,
benché
li
aspettassero
nel
loro
tragitto
per
alle
patrie
,
il
duro
pancato
di
una
terza
classe
,
e
la
negazione
di
ogni
cibo
.
Ed
intanto
la
Conocchia
che
costò
già
allo
Stato
non
poche
migliaia
per
ridurla
a
comodi
,
anzi
pure
alle
delizie
di
valetudinario
italiano
,
in
oggi
rimane
al
tutto
oziosa
ed
inutile
:
nell
atto
che
cento
e
cento
lingue
dì
e
notte
bestemmiano
negli
infetti
ospedali
il
duro
stato
di
quei
che
non
più
infermi
non
sono
tuttavia
sani
;
maledicendo
coi
dialetti
di
venti
italiche
provincie
alla
barbara
parsimonia
dei
vecchi
e
nuovi
divoratori
.
E
che
!
Hanno
dunque
i
Gesuiti
ancora
tanta
pecunia
in
Napoli
,
che
come
già
in
novembre
il
senile
comando
della
Guardia
Nazionale
presso
la
femminesca
pro
-
dittatura
poté
conservare
ai
mascherati
loioleschi
la
chiesa
del
Gesù
Nuovo
,
ora
lo
squarquoio
ispettorato
degli
ospedali
militari
possa
presso
la
sconsigliata
luogotenenza
preservare
agli
erranti
Tartuffi
la
loro
piacevole
casineggiatura
della
Conocchia
?
Oh
quando
finirà
mai
questa
tristissima
razza
di
Gesuiti
,
e
di
gesuitanti
?
Che
accadde
in
seguito
di
questa
bizzarria
di
crudeltà
?
I
feriti
garibaldini
dei
differenti
ospedali
(
eccetto
i
pochi
casi
non
rimovibili
)
furono
accalcati
nelle
sale
dei
Santi
Apostoli
,
già
piene
a
ribocco
per
rigurgito
degli
ammalati
.
Da
ciò
la
condizione
di
questi
bravi
è
divenuta
delle
più
miserande
.
Si
badi
bene
a
questa
verità
;
che
il
locale
dei
Santi
Apostoli
è
dei
tanti
il
meno
adattato
per
essere
ospedal
militare
:
e
non
fu
tollerabile
nell
autunno
che
per
la
bontà
della
stagione
,
e
le
gentili
maniere
e
la
caritatevole
energia
del
suo
nuovo
comandante
.
Oggidì
le
quattro
sale
,
ossia
i
quattro
corridoi
ove
sono
ammontichiati
i
feriti
presentano
un
aspetto
di
tristizia
che
ti
serra
al
cuore
,
perché
umidi
,
perché
freddi
,
perché
mefitici
,
perché
irrespirabili
.
È
forse
per
piacere
ai
nuovi
signori
che
colà
entro
tutto
debba
camminare
alla
peggio
?
Il
lerciume
dei
letti
è
cosa
intolleranda
.
La
mancanza
di
ventilazione
ributta
il
visitatore
che
a
quei
canili
volesse
ministrare
il
sollievo
o
la
consolazione
.
Il
cibo
mette
colmo
alle
miserie
di
colà
entro
.
Caduti
i
liberatori
di
Napoli
sotto
le
cure
di
un
nuovo
capo
medico
,
che
sarà
certamente
delle
antiche
risme
borboniche
,
il
cibo
dei
feriti
è
stato
pressocché
livellato
a
quello
dell
albergo
dei
poveri
.
So
che
si
griderà
alla
esagerazione
,
so
che
chi
cerca
pretesti
per
iscusarsi
dalla
carità
vorrà
non
credere
al
mio
detto
,
so
che
il
governo
e
ì
suoi
mirmidoni
troveranno
una
colluvie
di
panegiristi
per
laudarne
l
umanità
a
fior
fiore
di
Borboniani
e
di
carnefici
:
ma
ciò
nulla
manco
i
fatti
saranno
pur
sempre
quali
io
qui
li
narro
.
Si
è
tolta
anche
ai
più
dilicati
e
necessitosi
(
ne
hanno
in
quell
ospedale
alcuni
compassionevolissimi
casi
)
la
porzione
di
pollo
;
per
sostituirvi
l
impossibile
bue
.
Come
,
pollo
ai
garibaldini
?
Pollo
agli
uomini
che
hanno
procurato
alle
mense
della
luogotenenza
,
e
del
ministero
le
pernici
e
i
fagiani
,
insaporandole
delle
cacciagioni
e
delle
selvaggine
le
più
prelibate
?
Ohibò
,
ohibò
!
Bue
,
bue
,
e
sempre
bue
:
anzi
perché
non
ci
prendano
il
verso
,
adusandosi
così
alle
delizie
di
ospedale
da
non
più
volerlo
abbandonare
,
il
capo
medico
ha
stimato
prudente
che
il
bue
sia
della
peggior
qualità
,
a
tale
da
rassembrar
piuttosto
ad
un
ciarpame
di
ciabattino
,
anziché
ad
un
boccone
per
uomini
.
E
giacché
per
nove
decimi
quei
garibaldini
sono
delle
provincie
settentrionali
,
ove
si
costuma
più
che
altro
il
riso
per
minestra
,
la
loro
minestra
sarà
per
borbonica
prescrizione
pasta
,
pasta
,
e
sempre
pasta
.
E
se
a
modo
di
medicina
a
qualcuno
si
consentirà
la
minestra
di
riso
:
il
cuoco
la
condisca
a
intingolo
di
cimici
,
che
di
meglio
non
meritano
i
garibaldini
!
E
questi
sono
fatti
:
né
il
comandante
ci
può
rimediare
,
avendo
in
preciso
i
nuovi
suoi
ordini
.
Ma
Garibaldi
in
sullo
esular
per
Caprera
,
non
lasciò
forse
un
capo
che
facesse
le
veci
di
padre
a
questi
infelici
?
Dove
è
questo
padre
,
che
fa
?
Io
non
lo
cercherò
certamente
nell
autore
dei
nauseosi
proclami
che
quando
a
quando
deturpano
i
muri
di
Napoli
,
invitando
i
prodi
dell
esercito
meridionale
all
ordine
,
alla
quiete
che
ei
neppur
sognano
disturbare
.
Queste
puerili
scempiaggini
non
mi
rivelerebbero
già
il
padre
di
gloriose
reliquie
,
ma
il
lurido
cicaraio
che
con
lanternino
in
mano
fruga
gli
angoli
delle
regie
sale
per
pizzicarvi
un
cencio
di
ricamo
,
o
un
rimasuglio
di
croce
!
Invece
io
lo
vorrei
trovare
in
questi
pestilenti
corridoi
dei
Santi
Apostoli
per
veder
da
se
stesso
tanta
miseria
,
tanta
ingiustizia
tanta
perversità
:
e
reclamare
un
termine
a
nome
della
gratitudine
e
della
umanità
.
Quand
anche
non
fossero
fratelli
quei
che
tanto
vi
soffrono
,
quand
anche
non
fossero
Italiani
:
il
pensiero
che
è
ad
essi
,
ad
essi
,
ad
essi
soltanto
che
il
governo
costituzionale
di
Vittorio
Emmanuele
va
debitore
della
sua
proclamazione
e
del
suo
installamento
,
dovrebbe
più
che
bastare
per
ottenere
loro
alfine
un
qualche
riguardo
dalla
gratitudine
governativa
.
StampaPeriodica ,
Fra
tutti
quelli
che
formano
la
intera
popolazione
,
o
nazione
o
società
come
vuoi
chiamarla
,
si
è
stabilita
na
distinzione
di
tre
classi
,
nobili
,
mezzo
ceto
e
basso
ceto
.
Ma
questa
distinzione
è
cosa
troppo
vecchia
,
e
la
fecero
l
avarizia
,
la
superbia
e
l
apparenza
;
l
avarizia
che
altro
Dio
non
ha
,
fuori
del
denaro
,
e
per
essa
chi
è
più
ricco
è
lo
migliore
:
la
superbia
,
che
perché
l
antenati
sono
stati
qualche
gran
cosa
,
crede
che
gli
altri
l
hanno
a
stimare
pure
na
gran
cosa
,
come
se
uno
non
avesse
a
essere
stimato
per
quello
che
è
,
ma
per
quello
che
furono
l
antenati
suoi
;
e
finalmente
l
apparenza
,
perché
tutti
quanti
vogliamo
giudicare
con
gli
occhi
della
fronte
e
non
con
quelli
della
ragione
.
Questa
distinzione
dunque
non
mi
piace
:
e
persuaditi
che
per
legge
nessuno
è
figlio
della
gallina
bianca
.
Non
credere
che
lo
nobile
e
lo
signore
avessero
qualche
dritto
sopra
di
te
,
popolo
basso
,
no
.
Essi
hanno
tanto
dritto
sopra
di
te
,
quanto
dritto
hai
tu
sopra
di
loro
;
ma
senti
però
,
e
mettici
anche
questo
,
che
essi
hanno
tanti
obblighi
verso
di
te
,
quanti
obblighi
hai
tu
verso
di
loro
.
Senti
,
e
tieni
a
mente
questo
:
Iddio
nella
sua
infinita
sapienza
e
misericordia
non
ha
dato
a
nessun
uomo
dritto
sopra
un
altro
uomo
;
ma
non
ha
fatto
tutti
l
uomene
uguali
.
Rifletti
dunque
bene
,
popolo
basso
,
e
non
avvilirti
tanto
,
credendoti
per
obbligo
condannato
a
stare
sempre
sotto
.
Alza
la
testa
:
e
senza
pretendere
di
uscire
a
forza
dalla
condizione
nella
quale
Iddio
ti
ha
posto
e
ti
vuole
,
dí
senza
paura
:
Io
per
l
animo
che
tengo
e
per
il
cuore
che
mi
sento
,
sono
eguale
a
tutti
li
più
gran
signori
che
ci
stanno
sopra
la
terra
:
e
tra
me
e
li
gran
signori
non
c
è
altra
differenza
che
quella
che
nasce
dall
uso
che
facciamo
di
quest
anima
e
di
questo
cuore
:
la
buona
gente
,
nobile
o
snobile
,
ricca
o
povera
ha
da
stare
naturalmente
sopra
:
la
gente
cattiva
nobile
o
snobile
,
ricca
o
povera
,
ha
da
stare
naturalmente
sotto
.
"
Finora
tu
,
popolo
basso
,
sei
stato
l
ultimo
,
non
per
la
condizione
tua
,
no
,
ma
per
i
tuoi
difetti
:
mo
,
alza
la
testa
,
e
fatti
uguale
agli
altri
,
non
per
la
condizione
,
ma
per
la
virtù
.
I
tuoi
difetti
sono
stati
prodotti
dal
passato
dispotismo
:
ora
,
se
tu
vuoi
,
la
libertà
t
innalzerà
,
perché
ti
saprà
educare
.
Impara
e
ti
farai
sentire
e
rispettare
:
e
nobili
e
ceto
medio
si
leveranno
il
cappello
in
faccia
a
la
virtù
del
popolano
.
Fino
a
mo
sei
stato
temuto
come
la
tigre
,
come
la
peste
,
come
il
cane
affamato
:
da
oggi
nnanzi
t
avrai
a
far
temere
come
si
teme
la
spada
de
la
giustizia
.
A
lo
cane
affamato
o
li
si
tira
na
pietra
n
fronte
o
li
si
getta
un
pezzo
di
pane
per
farlo
star
quieto
:
in
faccia
a
lo
giudice
uno
o
s
ha
da
difendere
con
buone
ragioni
,
o
ha
da
essere
condannato
.
Ma
lo
giudice
(
tienilo
a
mente
buono
)
lo
giudice
ha
da
avere
con
sé
la
giustizia
e
la
legge
,
e
non
la
superbia
e
lo
capriccio
.
StampaPeriodica ,
No
,
popolo
mio
,
no
e
poi
no
.
Questo
Viva
cca
non
deve
uscire
mai
dalla
tua
bocca
:
chi
te
l
ha
nsegnato
,
t
ha
ngannato
e
t
ha
voluto
tradire
.
Né
viva
chi
vence
,
né
viva
chi
perde
.
Viva
solo
chi
ha
ragione
,
o
vence
o
perde
.
La
prima
origine
di
tutt
i
tuoi
sbagli
e
perciò
di
tutte
le
cattive
e
triste
conseguenze
che
succedono
,
consiste
propria
in
questo
grandissimo
e
terribile
errore
,
di
dire
:
viva
chi
vence
.
Dimmi
na
cosa
.
Se
tu
vedissi
battere
na
povera
bestia
talmente
che
quella
povera
bestia
cadesse
morta
nterra
,
strilleresti
:
viva
chi
vence
?
neh
,
se
tu
vedessi
no
lazzarone
battere
e
uccidere
na
povera
creatura
,
dimmi
,
grideresti
:
mora
chi
perde
e
viva
chi
vence
?
No
,
no
;
giacché
certamente
diciarrisse
:
che
ragione
ncè
di
battere
na
povera
bestia
o
na
creatura
nnocente
?
Vedi
dunque
che
il
cuore
,
senza
tanta
filosofia
e
tanta
sapienza
,
ti
parla
chiaro
e
ti
espone
la
legge
,
e
te
dice
che
deve
trionfare
chi
ha
ragione
.
Dimmi
na
cosa
.
Se
viene
lo
leone
,
e
perseguita
na
vaccarella
,
che
cerca
di
fuggire
e
di
liberarsi
,
ma
lo
leone
l
arriva
,
la
sbrana
,
e
se
la
divora
senza
pietà
,
diciarrisse
:
viva
chi
vence
?
No
,
perché
chi
tene
forza
,
non
significa
che
ave
più
ragione
;
perché
allora
sarebbono
inutili
le
leggi
e
la
giustizia
:
lo
più
forte
avarria
sempre
ragione
:
allora
tu
,
popolo
basso
,
dovresti
avere
sempre
e
poi
sempre
torto
.
Se
s
ha
da
dire
:
viva
chi
vence
,
ne
viene
per
conseguenza
che
s
ha
da
aggiungere
:
e
mora
chi
perde
,
cioè
viva
chi
sta
sopra
,
e
mora
chi
sta
sotto
.
Ti
piace
?
dimmi
neh
,
te
persuade
?
No
,
no
,
no
,
popolo
basso
:
non
dire
mai
sto
viva
,
altrimenti
te
cuoci
con
lo
fuoco
tuo
stesso
.
Una
è
la
giustizia
,
una
la
legge
,
uno
lo
dritto
per
tutti
.
E
se
una
è
la
giustizia
,
la
legge
e
lo
dritto
,
è
permesso
di
dire
:
viva
chi
vence
solamente
quando
chi
vince
ha
ragione
.
Bada
bene
;
non
bisogna
mo
correre
all
eccesso
contrario
,
e
dire
sempre
viva
chi
perde
,
no
.
Senti
a
me
,
e
tienilo
a
mente
.
Se
uno
ha
ragione
e
vence
,
viva
:
se
uno
ha
ragione
e
perde
,
viva
;
e
così
,
se
uno
ha
torto
e
vence
,
mora
;
se
uno
ha
torto
e
perde
,
mora
.
Popolo
basso
,
tu
sei
debole
e
stai
sotto
;
ma
puoi
diventare
fortissimo
a
momento
.
Ora
sta
forza
tua
la
devi
usare
in
difesa
de
la
giustizia
e
della
ragione
,
e
mai
mai
in
difesa
di
chi
vince
:
giacché
può
venire
il
momento
che
tu
hai
ragione
e
stai
sotto
,
e
chi
strilla
viva
chi
vence
,
ti
uccide
,
ti
sacrifica
e
ti
assassina
.
Non
guardare
chi
trionfa
;
tieni
mente
dove
sta
la
ragione
e
dove
il
torto
.
Tu
sei
debole
e
miserabile
,
hai
tu
sempre
torto
?
no
;
li
nobili
,
li
signori
,
li
ministri
,
li
re
sono
ricchi
e
potenti
,
hanno
dunque
sempre
ragione
?
no
.
Cerca
dunque
di
non
aver
torto
e
non
già
di
vincere
,
perché
la
vincita
e
lo
trionfo
di
chi
ha
torto
,
non
dura
;
come
non
dura
la
sconfitta
e
la
perdita
di
chi
ha
ragione
.
Viva
l
Italia
,
non
perché
sta
vincendo
,
ma
perché
ha
ragione
;
viva
Vittorio
Emmanuele
e
Napoleone
quando
difendono
gl
Italiani
dai
loro
nemici
:
viva
il
popolo
,
quando
non
pretende
cose
ingiuste
;
e
mora
...
no
.
Viva
Garibaldi
che
disse
al
popolo
basso
:
Viva
l
Italia
,
e
morte
a
nessuno
.
StampaPeriodica ,
Ho
sentito
dire
certe
volte
a
qualcheduno
:
mo
è
tiempo
di
libertà
,
potimmo
fare
quel
che
volimmo
.
Piano
,
piano
:
e
senti
a
me
:
ogni
cosa
tiene
lo
nome
suo
,
e
non
bisogna
confondere
na
cosa
coll
altra
.
Dispotismo
,
libertà
e
anarchia
ossia
disordine
sono
tre
cose
diverse
.
Dispotismo
significa
che
uno
non
pò
fare
nemmeno
quello
che
è
lecito
:
anarchia
significa
che
uno
pò
fare
anche
quello
che
non
è
lecito
:
libertà
significa
(
bada
buono
)
significa
che
uno
non
è
impedito
di
fare
quello
che
è
lecito
e
onesto
.
Questa
,
questa
è
la
libertà
,
non
altro
.
Lo
dispotismo
,
per
capriccio
o
per
secondo
fine
,
impedisce
ai
cittadini
di
fare
certe
cose
che
non
sono
proibite
dalla
legge
:
come
,
per
esempio
,
la
polizia
di
Borbone
proibiva
di
portare
la
barba
.
Ora
la
libertà
consiste
che
uno
può
fare
tutto
quello
che
non
è
proibito
dalla
legge
;
può
fare
,
non
già
tutto
quello
che
vuole
,
ma
tutto
quello
che
non
fa
male
agli
altri
,
giacché
la
legge
proibisce
di
far
male
agli
altri
.
Se
uno
potesse
fare
tutto
quello
che
li
pare
e
piace
,
allora
nissuno
starebbe
sicuro
a
casa
sua
,
capisci
?
Se
io
potessi
fare
quello
che
voglio
,
senza
che
nissuno
me
lo
potesse
impedire
,
allora
io
potarria
rubare
,
uccidere
,
truffare
,
ntaccare
l
onore
de
la
donna
altrui
senza
essere
punito
.
Ti
pare
libertà
questa
?
o
sarebbe
peggio
di
tutte
le
tirannie
?
Dunque
la
regola
è
questa
che
ti
po
guidare
sempre
:
e
tienila
a
mente
.
La
libertà
è
il
dritto
di
fare
,
senza
nessuno
impedimento
,
tutto
quello
che
non
è
proibito
dalle
leggi
e
non
fa
male
agli
altri
.