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> anno_i:[1850 TO 1880} > autore_s:"COLLODI CARLO"
I RACCONTI DELLE FATE ( COLLODI CARLO , 1875 )
Miscellanea ,
Avvertenza Nel voltare in italiano i Racconti delle fate m ' ingegnai , per quanto era in me , di serbarmi fedele al testo francese . Parafrasarli a mano libera mi sarebbe parso un mezzo sacrilegio . A ogni modo , qua e là mi feci lecite alcune leggerissime varianti , sia di vocabolo , sia di andatura di periodo , sia di modi di dire : e questo ho voluto notare qui di principio , a scanso di commenti , di atti subitanei di stupefazione e di scrupoli grammaticali o di vocabolario . Peccato confessato , mezzo perdonato : e così sia . C . COLLODI Barba - blu C ' era una volta un uomo , il quale aveva palazzi e ville principesche , e piatterie d ' oro e d ' argento , e mobilia di lusso ricamata , e carrozze tutte dorate di dentro e di fuori . Ma quest ' uomo , per sua disgrazia , aveva la barba blu : e questa cosa lo faceva così brutto e spaventoso , che non c ' era donna , ragazza o maritata , che soltanto a vederlo , non fuggisse a gambe dalla paura . Fra le sue vicinanti , c ' era una gran dama , la quale aveva due figlie , due occhi di sole . Egli ne chiese una in moglie , lasciando alla madre la scelta di quella delle due che avesse voluto dargli : ma le ragazze non volevano saperne nulla : e se lo palleggiavano dall ' una all ' altra , non trovando il verso di risolversi a sposare un uomo , che aveva la barba blu . La cosa poi che più di tutto faceva loro ribrezzo era quella , che quest ' uomo aveva sposato diverse donne e di queste non s ' era mai potuto sapere che cosa fosse accaduto . Fatto sta che Barba - blu , tanto per entrare in relazione , le menò , insieme alla madre e a tre o quattro delle loro amiche e in compagnia di alcuni giovinotti del vicinato , in una sua villa , dove si trattennero otto giorni interi . E lì , fu tutto un metter su passeggiate , partite di caccia e di pesca , balli , festini , merende : nessuno trovò il tempo per chiudere un occhio , perché passavano le nottate a farsi fra loro delle celie : insomma , le cose presero una così buona piega , che la figlia minore finì col persuadersi che il padrone della villa non aveva la barba tanto blu , e che era una persona ammodo e molto perbene . Tornati di campagna , si fecero le nozze . In capo a un mese , Barba - blu disse a sua moglie che per un affare di molta importanza era costretto a mettersi in viaggio e a restar fuori almeno sei settimane : che la pregava di stare allegra , durante la sua assenza ; che invitasse le sue amiche del cuore , che le menasse in campagna , caso le avesse fatto piacere : in una parola , che trattasse da regina e tenesse dappertutto corte bandita . " Ecco " , le disse , " le chiavi delle due grandi guardarobe : ecco quella dei piatti d ' oro e d ' argento , che non vanno in opera tutti i giorni : ecco quella dei miei scrigni , dove tengo i sacchi delle monete : ecco quella degli astucci , dove sono le gioie e i finimenti di pietre preziose : ecco la chiave comune , che serve per aprire tutti i quartieri . Quanto poi a quest ' altra chiavicina qui , è quella della stanzina , che rimane in fondo al gran corridoio del pian terreno . Padrona di aprir tutto , di andar dappertutto : ma in quanto alla piccola stanzina , vi proibisco d ' entrarvi e ve lo proibisco in modo così assoluto , che se vi accadesse per disgrazia di aprirla , potete aspettarvi tutto dalla mia collera . " Ella promette che sarebbe stata attaccata agli ordini : ed egli , dopo averla abbracciata , monta in carrozza , e via per il suo viaggio . Le vicine e le amiche non aspettarono di essere cercate , per andare dalla sposa novella , tanto si struggevano dalla voglia di vedere tutte le magnificenze del suo palazzo , non essendosi arrisicate di andarci prima , quando c ' era sempre il marito , a motivo di quella barba blu , che faceva loro tanta paura . Ed eccole subito a sgonnellare per le sale , per le camere e per le gallerie , sempre di meraviglia in meraviglia . Salite di sopra , nelle stanze di guardaroba , andarono in visibilio nel vedere la bellezza e la gran quantità dei parati , dei tappeti , dei letti , delle tavole , dei tavolini da lavoro , e dei grandi specchi , dove uno si poteva mirare dalla punta dei piedi fino ai capelli , e le cui cornici , parte di cristallo e parte d ' argento e d ' argento dorato , erano la cosa più bella e più sorprendente che si fosse mai veduta . Esse non rifinivano dal magnificare e dall ' invidiare la felicità della loro amica , la quale , invece , non si divertiva punto alla vista di tante ricchezze , tormentata , com ' era , dalla gran curiosità di andare a vedere la stanzina del pian terreno . E non potendo più stare alle mosse , senza badare alla sconvenienza di lasciar lì su due piedi tutta la compagnia , prese per una scaletta segreta , e scese giù con tanta furia , che due o tre volte ci corse poco non si rompesse l ' osso del collo . Arrivata all ' uscio della stanzina , si fermò un momento , ripensando alla proibizione del marito , e per la paura dei guai , ai quali poteva andare incontro per la sua disubbidienza : ma la tentazione fu così potente , che non ci fu modo di vincerla . Prese dunque la chiave , e tremando come una foglia aprì l ' uscio della stanzina . Dapprincipio non poté distinguere nulla perché le finestre erano chiuse : ma a poco a poco cominciò a vedere che il pavimento era tutto coperto di sangue accagliato , dove si riflettevano i corpi di parecchie donne morte e attaccate in giro alle pareti . Erano tutte le donne che Barba - blu aveva sposate , eppoi sgozzate , una dietro l ' altra . Se non morì dalla paura , fu un miracolo : e la chiave della stanzina , che essa aveva ritirato fuori dal buco della porta , le cascò di mano . Quando si fu riavuta un poco , raccattò la chiave , richiuse la porticina e salì nella sua camera , per rimettersi dallo spavento : ma era tanto commossa e agitata , che non trovava la via a pigliar fiato e a rifare un po ' di colore . Essendosi avvista che la chiave della stanzina si era macchiata di sangue , la ripulì due o tre volte : ma il sangue non voleva andar via . Ebbe un bel lavarla e un bello strofinarla colla rena e col gesso : il sangue era sempre lì : perché la chiave era fatata e non c ' era verso di pulirla perbene : quando il sangue spariva da una parte , rifioriva subito da quell ' altra . Barba - blu tornò dal suo viaggio quella sera stessa , raccontando che per la strada aveva ricevuto lettere , dove gli dicevano che l ' affare , per il quale si era dovuto muovere da casa , era stato bell ' e accomodato e in modo vantaggioso per lui . La moglie fece tutto quello che poté per dargli ad intendere che era oltremodo contenta del suo sollecito ritorno . Il giorno dipoi il marito le richiese le chiavi : ed ella gliele consegnò : ma la sua mano tremava tanto , che esso poté indovinare senza fatica tutto l ' accaduto . " Come va " , diss ' egli , " che fra tutte queste chiavi non ci trovo quella della stanzina ? " " Si vede " , ella rispose , " che l ' avrò lasciata disopra , sul mio tavolino . " " Badate bene " , disse Barba - blu , " che la voglio subito . " Riuscito inutile ogni pretesto per traccheggiare , convenne portar la chiave . Barba - blu , dopo averci messo sopra gli occhi , domandò alla moglie : " Come mai su questa chiave c ' è del sangue ? " . " Non lo so davvero " , rispose la povera donna , più bianca della morte . " Ah ! non lo sapete , eh ! " , replicò Barba - blu , " ma lo so ben io ! Voi siete voluta entrare nella stanzina . Ebbene , o signora : voi ci entrerete per sempre e andrete a pigliar posto accanto a quelle altre donne , che avete veduto là dentro . " Ella si gettò ai piedi di suo marito piangendo e chiedendo perdono , con tutti i segni di un vero pentimento , dell ' aver disubbidito . Bella e addolorata com ' era , avrebbe intenerito un macigno : ma Barba - blu aveva il cuore più duro del macigno . " Bisogna morire , signora " , diss ' egli , " e subito . " " Poiché mi tocca a morire " , ella rispose guardandolo con due occhi tutti pieni di pianto , " datemi almeno il tempo di raccomandarmi a Dio . " " Vi accordo un mezzo quarto d ' ora : non un minuto di più " , replicò il marito . Appena rimasta sola , chiamò la sua sorella e le disse : " Anna " , era questo il suo nome , " Anna , sorella mia , ti prego , sali su in cima alla torre per vedere se per caso arrivassero i miei fratelli ; mi hanno promesso che oggi sarebbero venuti a trovarmi ; se li vedi , fa ' loro segno , perché si affrettino a più non posso " . La sorella Anna salì in cima alla torre e la povera sconsolata le gridava di tanto in tanto : " Anna , Anna , sorella mia , non vedi tu apparir nessuno ? " . " Non vedo altro che il sole che fiammeggia e l ' erba che verdeggia . " Intanto Barba - blu , con un gran coltellaccio in mano , gridava con quanta ne aveva ne ' polmoni : " Scendi subito ! o se no , salgo io " . " Un altro minuto , per carità " rispondeva la moglie . E di nuovo si metteva a gridare con voce soffocata : " Anna , Anna , sorella mia , non vedi tu apparir nessuno ? " . " Non vedo altro che il sole che fiammeggia e l ' erba che verdeggia . " " Spicciati a scendere " , urlava Barba - blu , " o se no salgo io . " " Eccomi " rispondeva sua moglie ; e daccapo a gridare : " Anna , Anna , sorella mia , non vedi tu apparir nessuno ? " . " Vedo " rispose la sorella Anna " vedo un gran polverone che viene verso questa parte ... " " Sono forse i miei fratelli ? " " Ohimè no , sorella mia : è un branco di montoni . " " Insomma vuoi scendere , sì o no ? " , urlava Barba - blu . " Un ' altro momentino " rispondeva la moglie : e tornava a gridare : " Anna , Anna , sorella mia , non vedi tu apparir nessuno ? " . " Vedo " ella rispose " due cavalieri che vengono in qua : ma sono ancora molto lontani . " " Sia ringraziato Iddio " , aggiunse un minuto dopo , " sono proprio i nostri fratelli : io faccio loro tutti i segni che posso , perché si spiccino e arrivino presto . " Intanto Barba - blu si messe a gridare così forte , che fece tremare tutta la casa . La povera donna ebbe a scendere , e tutta scapigliata e piangente andò a gettarsi ai suoi piedi : " Sono inutili i piagnistei " , disse Barba - blu , " bisogna morire " . Quindi pigliandola con una mano per i capelli , e coll ' altra alzando il coltellaccio per aria , era lì lì per tagliarle la testa . La povera donna , voltandosi verso di lui e guardandolo cogli occhi morenti , gli chiese un ultimo istante per potersi raccogliere . " No , no ! " , gridò l ' altro , " raccomandati subito a Dio ! " , e alzando il braccio ... In quel punto fu bussato così forte alla porta di casa , che Barba - blu si arrestò tutt ' a un tratto ; e appena aperto , si videro entrare due cavalieri i quali , sfoderata la spada , si gettarono su Barba - blu . Esso li riconobbe subito per i fratelli di sua moglie , uno dragone e l ' altro moschettiere , e per mettersi in salvo , si dette a fuggire . Ma i due fratelli lo inseguirono tanto a ridosso , che lo raggiunsero prima che potesse arrivare sul portico di casa . E costì colla spada lo passarono da parte a parte e lo lasciarono morto . La povera donna era quasi più morta di suo marito , e non aveva fiato di rizzarsi per andare ad abbracciare i suoi fratelli . E perché Barba - blu non aveva eredi , la moglie sua rimase padrona di tutti i suoi beni : dei quali , ne dette una parte in dote alla sua sorella Anna , per maritarla con un gentiluomo , col quale da tanto tempo faceva all ' amore : di un ' altra se ne servì per comprare il grado di capitano ai suoi fratelli : e il resto lo tenne per sé , per maritarsi con un fior di galantuomo , che le fece dimenticare tutti i crepacuori che aveva sofferto con Barba - blu . Così per tutti gli sposi . Da questo racconto , che risale al tempo delle fate , si potrebbe imparare che la curiosità , massime quando è spinta troppo , spesso e volentieri ci porta addosso qualche malanno . La bella addormentata nel bosco C ' era una volta un Re e una Regina che erano disperati di non aver figliuoli , ma tanto disperati , da non potersi dir quanto . Andavano tutti gli anni ai bagni , ora qui ora là : voti , pellegrinaggi ; vollero provarle tutte : ma nulla giovava . Alla fine la Regina rimase incinta , e partorì una bambina . Fu fatto un battesimo di gala ; si diedero per comari alla Principessina tutte le fate che si poterono trovare nel paese ( ce n ' erano sette ) perché ciascuna di esse le facesse un regalo ; e così toccarono alla Principessa tutte le perfezioni immaginabili di questo mondo . Dopo la cerimonia del battesimo , il corteggio tornò al palazzo reale , dove si dava una gran festa in onore delle fate . Davanti a ciascuna di esse fu messa una magnifica posata , in un astuccio d ' oro massiccio , dove c ' era dentro un cucchiaio , una forchetta e un coltello d ' oro finissimo , tutti guarniti di diamanti e di rubini . Ma in quel mentre stavano per prendere il loro posto a tavola , si vide entrare una vecchia fata , la quale non era stata invitata con le altre , perché da cinquant ' anni non usciva più dalla sua torre e tutti la credevano morta e incantata . Il Re le fece dare una posata , ma non ci fu modo di farle dare , come alle altre , una posata d ' oro massiccio , perché di queste ne erano state ordinate solamente sette , per le sette fate . La vecchia prese la cosa per uno sgarbo , e brontolò fra i denti alcune parole di minaccia . Una delle giovani fate , che era accanto a lei , la sentì , e per paura che volesse fare qualche brutto regalo alla Principessina , appena alzati da tavola , andò a nascondersi dietro una portiera , per potere in questo modo esser l ' ultima a parlare , e rimediare , in quanto fosse stato possibile , al male che la vecchia avesse fatto . Intanto le fate cominciarono a distribuire alla Principessa i loro doni . La più giovane di tutte le diede in regalo che ella sarebbe stata la più bella donna del mondo : un ' altra , che ella avrebbe avuto moltissimo spirito : la terza , che avrebbe messo una grazia incantevole in tutte le cose che avesse fatto : la quinta che avrebbe cantato come un usignolo : e la sesta , che avrebbe suonato tutti gli strumenti con una perfezione da strasecolare . Essendo venuto il momento della vecchia fata , essa disse tentennando il capo più per la bizza che per ragion degli anni , che la Principessa si sarebbe bucata la mano con un fuso e che ne sarebbe morta ! Questo orribile regalo fece venire i brividi a tutte le persone della corte , e non ci fu uno solo che non piangesse . A questo punto , la giovane fata uscì di dietro la portiera e disse forte queste parole : " Rassicuratevi , o Re e Regina ; la vostra figlia non morirà : è vero che io non ho abbastanza potere per disfare tutto l ' incantesimo che ha fatto la mia sorella maggiore : la Principessa si bucherà la mano con un fuso , ma invece di morire , s ' addormenterà soltanto in un profondo sonno , che durerà cento anni , in capo ai quali il figlio di un Re la verrà a svegliare " . Il Re , per la passione di scansare la sciagura annunziatagli dalla vecchia , fece subito bandire un editto , col quale era proibito a tutti di filare col fuso e di tenere fusi per casa , pena la vita . Fatto sta , che passati quindici o sedici anni , il Re e la Regina essendo andati a una loro villa , accadde che la Principessina , correndo un giorno per il castello e mutando da un quartiere all ' altro , salì fino in cima a una torre , dove in una piccola soffitta c ' era una vecchina , che se ne stava sola sola , filando la sua rocca . Questa buona donna non sapeva nulla della proibizione fatta dal Re di filare col fuso . " Che fate voi , buona donna ? " , disse la Principessa . " Son qui che filo , mia bella ragazza " , le rispose la vecchia , che non la conosceva punto . " Oh ! carino , carino tanto ! " , disse la Principessa , " ma come fate ? datemi un po ' qua , che voglio vedere se mi riesce anche a me . " Vivacissima e anche un tantino avventata com ' era ( e d ' altra parte il decreto della fata voleva così ) , non aveva ancora finito di prendere in mano il fuso , che si bucò la mano e cadde svenuta . La buona vecchia , non sapendo che cosa si fare , si mette a gridare aiuto . Corre gente da tutte le parti ; spruzzano dell ' acqua sul viso alla Principessa : le sganciano i vestiti , le battono sulle mani , le stropicciano le tempie con acqua della Regina d ' Ungheria ; ma non c ' è verso di farla tornare in sé . Allora il Re , che era accorso al rumore , si ricordò della predizione delle fate : e sapendo bene che questa cosa doveva accadere , perché le fate l ' avevano detto , fece mettere la Principessa nel più bell ' appartamento del palazzo , sopra un letto tutto ricami d ' oro e d ' argento . Si sarebbe detta un angelo , tanto era bella : perché lo svenimento non aveva scemato nulla alla bella tinta rosa del suo colorito : le gote erano di un bel carnato , e le labbra come il corallo . Ella aveva soltanto gli occhi chiusi : ma si sentiva respirare dolcemente ; e così dava a vedere che non era morta . Il Re ordinò che la lasciassero dormire in pace finché non fosse arrivata la sua ora di destarsi . La buona fata , che le aveva salvata la vita , condannandola a dormire per cento anni , si trovava nel regno di Matacchino , distante di là dodici mila chilometri , quando capitò alla Principessa questa disgrazia : ma ne fu avvertita in un baleno da un piccolo nano che portava ai piedi degli stivali di sette chilometri ( erano stivali , coi quali si facevano sette chilometri per ogni gambata ) . La fata partì subito , e in men di un ' ora fu vista arrivare dentro un carro di fuoco , tirato dai draghi . Il Re andò ad offrirle la mano , per farla scendere dal carro . Ella diè un ' occhiata a quanto era stato fatto : e perché era molto prudente , pensò che quando la Principessa venisse a svegliarsi , si vedrebbe in un brutto impiccio , a trovarsi sola sola in quel vecchio castello ; ed ecco quello che fece . Toccò colla sua bacchetta tutto ciò che era nel castello ( meno il Re e la Regina ) governanti , damigelle d ' onore , cameriste , gentiluomini , ufficiali , maggiordomi , cuochi , sguatteri , lacchè , guardie , svizzeri , paggi e servitori ; e così toccò ugualmente tutti i cavalli , che erano nella scuderia coi loro palafrenieri e i grossi mastini di guardia nei cortili e la piccola Puffe , la canina della Principessa , che era accanto a lei , sul suo letto . Appena li ebbe toccati , si addormentarono tutti , per risvegliarsi soltanto quando si sarebbe risvegliata la loro padrona , onde trovarsi pronti a servirla in tutto e per tutto . Gli stessi spiedi , che giravano sul fuoco , pieni di pernici e di fagiani si addormentarono : e si addormentò anche il fuoco . E tutte queste cose furono fatte in un batter d ' occhio ; perché le fate sono sveltissime nelle loro faccende . Allora il Re e la Regina , quand ' ebbero baciata la loro figliuola , senza che si svegliasse , uscirono dal castello , e fecero bandire che nessuno si fosse avvicinato a quei pressi . E la proibizione non era nemmeno necessaria , perché in meno d ' un quarto d ' ora crebbe , lì dintorno al parco , una quantità straordinaria di alberi , di arbusti , di sterpi e di pruneti , così intrecciati fra loro , che non c ' era pericolo che uomo o animale potesse passarvi attraverso . Si vedevano appena le punte delle torri del castello : ma bisognava guardarle da una gran distanza . E anche qui è facile riconoscere che la fata aveva trovato un ripiego del suo mestiere , affinché la Principessa , durante il sonno , non avesse a temere l ' indiscretezza dei curiosi . In capo a cent ' anni , il figlio del Re che regnava allora , e che era di un ' altra famiglia che non aveva che far nulla con quella della Principessa addormentata , andando a caccia in quei dintorni , domandò che cosa fossero le torri che si vedevano spuntare al di sopra di quella folta boscaglia . Ciascuno gli rispose , secondo quello che ne avevano sentito dire : chi gli diceva che era un vecchio castello abitato dagli spiriti ; chi raccontava che tutti gli stregoni del vicinato ci facevano il loro sabato . La voce più comune era quella che ci stesse di casa un orco , il quale portava dentro tutti i ragazzi che poteva agguantare , per poi mangiarseli a suo comodo , e senza pericolo che qualcuno lo rincorresse , perché egli solo aveva la virtù di aprirsi una strada attraverso il bosco . Il Principe non sapeva a chi dar retta , quando un vecchio contadino prese la parola e gli disse : " Mio buon Principe , sarà ormai più di cinquant ' anni che ho sentito raccontare da mio padre che in quel castello c ' era una Principessa , la più bella che si potesse mai vedere ; che essa doveva dormirvi cento anni , e che sarebbe destata dal figlio di un Re , al quale era destinata in sposa " . A queste parole , il Principe s ' infiammò ; senza esitare un attimo , pensò che sarebbe stato lui , quello che avrebbe condotto a fine una sì bella avventura , e spinto dall ' amore e dalla gloria , decise di mettersi subito alla prova . Appena si mosse verso il bosco , ecco che subito tutti gli alberi d ' alto fusto e i pruneti e i roveti si tirarono da parte , da se stessi , per lasciarlo passare . Egli s ' incamminò verso il castello , che era in fondo a un viale , ed entrò dentro ; e la cosa che gli fece un po ' di stupore , fu quella di vedere che nessuno delle sue genti aveva potuto seguirlo , perché gli alberi , appena passato lui , erano tornati a ravvicinarsi . Ma non per questo si peritò a tirare avanti per la sua strada : un Principe giovine e innamorato è sempre pien di valore . Entrò in un gran cortile , dove lo spettacolo che gli apparve dinanzi agli occhi sarebbe bastato a farlo gelare di spavento . C ' era un silenzio , che metteva paura : dappertutto l ' immagine della morte : non si vedevano altro che corpi distesi per terra , di uomini e di animali , che parevano morti , se non che dal naso bitorzoluto e dalle gote vermiglie dei guardaportoni , egli si poté accorgere che erano soltanto addormentati , e i loro bicchieri , dove c ' erano sempre gli ultimi sgoccioli di vino , mostravano chiaro che si erano addormentati trincando . Passa quindi in un altro gran cortile , tutto lastricato di marmo ; sale la scala ed entra nella sala delle guardie , che erano tutte schierate in fila colla carabina in braccio , e russavano come tanti ghiri ; traversa molte altre stanze piene di cavalieri e di dame , tutti addormentati , chi in piedi chi a sedere . Entra finalmente in una camera tutta dorata , e vede sopra un letto , che aveva le cortine tirate su dai quattro lati , il più bello spettacolo che avesse visto mai , una Principessa che mostrava dai quindici ai sedici anni , e nel cui aspetto sfolgoreggiante c ' era qualche cosa di luminoso e di divino . Si accostò tremando e ammirando , e si pose in ginocchio accanto a lei . In quel punto , siccome la fine dell ' incantesimo era arrivata , la Principessa si svegliò , e guardandolo con certi occhi , più teneri assai di quello che sarebbe lecito in un primo abboccamento , " Siete voi , o mio Principe ? " , ella gli disse . " Vi siete fatto molto aspettare ! " Il Principe , incantato da queste parole , e più ancora dal modo col quale erano dette , non sapeva come fare a esprimerle la sua grazia e la sua gratitudine . Giurò che l ' amava più di se stesso . I suoi discorsi furono sconnessi e per questo piacquero di più ; perché , poca eloquenza , grande amore ! Esso era più imbrogliato di lei , né c ' è da farsene meraviglia , a motivo che la Principessa aveva avuto tutto il tempo per poter pensare alle cose che avrebbe avuto da dirgli : perché , a quanto pare ( la storia peraltro non ne fa parola ) , durante un sonno così lungo , la sua buona fata le avea regalato dei piacevolissimi sogni . Fatto sta , che erano già quattro ore che parlavano fra loro due , fitto fitto , e non si erano ancora detta la metà delle cose che avevano da dirsi . Intanto tutte le persone del palazzo si erano svegliate colla Principessa : e ciascuno aveva ripreso le sue faccende : e siccome tutti non erano innamorati , così non si reggevano in piedi dalla fame . La dama d ' onore , che sentiva sfinirsi come gli altri , perdé la pazienza e disse ad alta voce alla Principessa che la zuppa era in tavola . Il Principe diede mano alla Principessa perché si alzasse : ella era già abbigliata e con gran magnificenza : ed egli fu abbastanza prudente da farle osservare , che era vestita come la mi ' nonna , e che aveva un camicino alto fin sotto gli orecchi , come costumava un secolo addietro . Ma non per questo era meno bella . Passarono nel gran salone degli specchi e lì cenarono , serviti a tavola dagli ufficiali della Principessa . Gli oboè e i violini suonarono delle sinfonie vecchissime , ma sempre belle , quantunque fosse quasi cent ' anni che nessuno pensava più a suonarle : e dopo cena , senza metter tempo in mezzo , il grande elemosiniere li maritò nella cappella di corte , e la dama d ' onore tirò le cortine del parato . Dormirono poco . La Principessa non ne aveva un gran bisogno , e il Principe , appena fece giorno , la lasciò per ritornare in città , dove il padre suo stava in pensiero per lui . Il Principe gli dette a intendere che , nell ' andare a caccia , s ' era sperso in una foresta e che aveva dormito nella capanna d ' un carbonaio , dove aveva mangiato del pan nero e un po ' di formaggio . Quel buon uomo di suo padre , che era proprio un buon uomo , ci credé : ma non fu così di sua madre , la quale , vedendo che il figliuolo andava quasi tutti i giorni a caccia e che aveva sempre degli ammennicoli pronti per giustificarsi , tutte le volte che gli accadeva di passare tre o quattro nottate fuori di casa , finì col mettersi in capo che ci doveva essere di mezzo qualche amoretto . Perché bisogna sapere che egli passò più di due anni insieme colla Principessa , e ne ebbe due figli ; di cui il maggiore , che era una femmina , si chiamava Aurora , e il secondo che era maschio , fu chiamato Giorno , comecché promettesse di essere anche più bello della sorella . La Regina si provò più volte a interrogare il figlio , e a metterlo su per levargli di sotto qualche parola : dicendogli che in questo mondo ognuno è padrone di fare il piacer suo : ma egli non si arrisicò mai a confidarle il segreto del suo cuore . Voleva bene a sua madre ; ma ne aveva paura , perché essa veniva da una famiglia d ' orchi , e il Re s ' era indotto a sposarla unicamente a cagione delle sue grandi ricchezze . Anzi c ' era in corte la diceria che ella avesse tutti gli istinti dell ' orco ; e che , quando vedeva passare dei ragazzetti , facesse sopra di sé degli sforzi inauditi per trattenersi dalla voglia di avventarsi su di essi e di mangiarseli vivi vivi . Ecco perché il Principe non volle mai dir nulla dei suoi segreti . Ma quando il Re morì , e questo accadde due anni dopo , e che egli diventò il padrone del regno , fece subito bandire pubblicamente il suo matrimonio e andò con grande scialo a prendere la Regina sua moglie al castello . Le fu preparato un solenne ingresso nella capitale del Regno , dov ' ella entrò in mezzo ai suoi due figli . Di lì a poco tempo il Re andò a far la guerra al Re Cantalabutta , suo vicino . Lasciò la reggenza del Regno alla Regina sua madre , e le raccomandò tanto e poi tanto la moglie e i figliuoli suoi . Si contava che egli dovesse restare alla guerra tutta l ' estate , che appena fu partito la Regina mandò la nuora e i suoi ragazzi in una casa in mezzo ai boschi , per poter meglio soddisfare le sue orribili voglie . Dopo qualche giorno , vi andò essa pure , e una tal sera disse al suo capo cuoco : " Domani a pranzo voglio mangiare la piccola Aurora " . " Ah , signora ! " , esclamò il cuoco . " Voglio così " , rispose la Regina ; e lo disse col tono di voce d ' un ' orchessa , che ha proprio voglia di mangiare della carne viva . " E la voglio mangiare in salsa piccante . " Quel pover ' uomo del cuoco , vedendo che con un ' orchessa c ' era poco da scherzare , prese una grossa coltella e salì su nella camera della piccola Aurora . Ella aveva allora quattr ' anni appena , e corse saltellando e ridendo a gettarglisi al collo e a chiedergli delle chicche . Egli si mise a piangere , la coltella gli cascò di mano e andò giù nella corte a sgozzare un agnellino , e lo cucinò con una salsa così buona , che la sua padrona ebbe a dire di non aver mai mangiato una cosa così squisita in tempo di vita sua . In quello stesso tempo esso aveva portato via la piccola Aurora e l ' aveva data in custodia alla sua moglie , perché la nascondesse nel quartierino di sua abitazione in fondo al cortile . Otto giorno dopo quella strega della Regina disse al suo capo cuoco : " Voglio mangiare a cena il piccolo Giorno " . Egli non rispose né sì né no , risoluto com ' era a farle lo stesso tiro della volta passata . Andò a cercare il piccolo Giorno , e lo trovò con una spada in mano , che tirava di scherma con una grossa scimmia : eppure non aveva più di tre anni . Lo prese e lo portò alla sua moglie , la quale lo nascose insieme colla piccola Aurora : e in luogo del fanciullo , servì in tavola un caprettino di latte , che l ' orchessa trovò delizioso . Fin lì le cose erano andate bene ; ma una sera la malvagia Regina disse al cuoco : " Voglio mangiare la Regina , cucinata colla stessa salsa de ' suoi figliuoli " . Fu allora che il povero cuoco sentì cascarsi le braccia , perché non sapeva proprio come fare a ingannarla per la terza volta . La giovane Regina aveva vent ' anni suonati , senza contare i cento passati dormendo ; e la sua pelle , quantunque sempre bella e bianchissima , era diventata un po ' tosta : e ora come trovare nello stallino un animale che avesse per l ' appunto la pelle tigliosa a quel modo ? Per salvare la propria vita , prese la risoluzione di tagliar la gola alla Regina e salì nella camera di lei , col fermo proposito di non dovercisi rifare due volte . Egli fece di tutto per eccitarsi e per andare in bestia , e con un pugnale in mano entrò nella camera della giovane Regina : ma non volendola prendere di sorpresa , le raccontò con grandissimo rispetto l ' ordine ricevuto dalla Regina madre . " Fate pure , fate pure " , ella gli disse , porgendogli il collo , " eseguite l ' ordine che vi hanno dato ; io andrò così a rivedere i miei figli , i miei poveri figli , che ho tanto amato . " Ella li credeva morti fin dal momento che li aveva veduti sparire , senza saperne altro . " No , no , o signora " , rispose il povero cuoco , tutto intenerito , " voi non morirete nient ' affatto : e non lascerete per questo di andare a rivedere i vostri figliuoli : ma li vedrete a casa mia , dov ' io li ho nascosti , e anche per questa volta ingannerò la Regina , facendole mangiare una giovine cervia invece di voi . " La condusse subito nella sua camera , dove , lasciandola che si sfogasse a baciare le sue creature , e a piangere con esse , se ne andò diviato a cucinare una cervia , che la Regina mangiò per cena , col medesimo gusto , come se avesse mangiato la giovine Regina . Ella era molto soddisfatta della sua crudeltà ; e già studiava il modo per dare a intendere al Re , quando fosse tornato , che i lupi affamati avevano divorato la Regina sua moglie e i suoi ragazzi . Una sera che la Regina madre , secondo il suo solito , ronzava in punta di piedi per le corti e per i cortili , a fiutare l ' odore della carne cruda , sentì in una stanza terrena il piccolo Giorno che piangeva , perché la sua mamma lo voleva picchiare , a causa che era stato cattivo , e sentì nello stesso tempo la piccola Aurora che implorava perdono per il suo fratellino . L ' orchessa riconobbe la voce della Regina e de ' suoi figliuoli , e furibonda d ' essere stata ingannata , con una voce spaventevole , che fece tremar tutti , ordinò che la mattina dipoi fosse portata in mezzo alla corte una gran vasca , e che la vasca fosse riempita di vipere , di rospi , di ramarri e di serpenti per farvi gettar dentro la Regina , i figliuoli , il capo cuoco , la moglie di lui e la sua serva di casa . Ella aveva ordinato che fossero menati tutti colle mani legate di dietro . Essi erano lì , e già i carnefici si preparavano a gettarli nella vasca , quand ' ecco che il Re , il quale non era aspettato così presto di ritorno , entrò nella corte a cavallo : esso era venuto colla posta , e domandò tutto stupito che cosa mai volesse dire quell ' orrendo spettacolo . Nessuno aveva coraggio di aprir bocca , quando l ' orchessa , presa da una rabbia indicibile nel vedere quel che vedeva , si gettò da se stessa colla testa avanti nella vasca , dove in un attimo fu divorata da tutte quelle bestiacce , che c ' erano state messe dentro per suo comando . A ogni modo il Re se ne mostrò addolorato , perché in fin dei conti era sua madre : ma trovò la maniera di consolarsene presto colla sua bella moglie e coi suoi bambini . Se questo racconto avesse voglia d ' insegnar qualche cosa , potrebbe insegnare alle fanciulle che chi dorme non piglia pesci ... né marito . La Bella addormentata nel bosco dormì cent ' anni , e poi trovò lo sposo : ma il racconto forse è fatto apposta per dimostrare alle fanciulle che non sarebbe prudenza imitarne l ' esempio . Cenerentola C ' era una volta un gentiluomo , il quale aveva sposata in seconde nozze una donna così piena di albagia e d ' arroganza , da non darsi l ' eguale . Ella aveva due figlie dello stesso carattere del suo , e che la somigliavano come due gocce d ' acqua . Anche il marito aveva una figlia , ma di una dolcezza e di una bontà da non farsene un ' idea ; e in questo tirava dalla sua mamma , la quale era stata la più buona donna del mondo . Le nozze erano appena fatte , che la matrigna dette subito a divedere la sua cattiveria . Ella non poteva patire le buone qualità della giovinetta , perché , a quel confronto , le sue figliuole diventavano più antipatiche che mai . Ella la destinò alle faccende più triviali della casa : era lei che rigovernava in cucina , lei che spazzava le scale e rifaceva le camere della signora e delle signorine ; lei che dormiva a tetto , proprio in un granaio , sopra una cattiva materassa di paglia , mentre le sorelle stavano in camere coll ' impiantito di legno , dov ' erano letti d ' ultimo gusto , e specchi da potervisi mirare dalla testa fino ai piedi . La povera figliuola tollerava ogni cosa con pazienza , e non aveva cuore di rammaricarsene con suo padre , il quale l ' avrebbe sgridata , perché era un uomo che si faceva menare per il naso in tutto e per tutto dalla moglie . Quando aveva finito le sue faccende , andava a rincantucciarsi in un angolo del focolare , dove si metteva a sedere nella cenere ; motivo per cui la chiamavano comunemente la Culincenere . Ma la seconda delle sorelle , che non era così sboccata come la maggiore , la chiamava Cenerentola . Eppure Cenerentola , con tutti i suoi cenci , era cento volte più bella delle sue sorelle , quantunque fossero vestite in ghingheri e da grandi signore . Ora accadde che il figlio del Re diede una festa da ballo , alla quale furono invitate tutte le persone di grand ' importanza e anche le nostre due signorine furono del numero , perché erano di quelle che facevano grande spicco in paese . Eccole tutte contente e tutte affaccendate a scegliersi gli abiti e le pettinature , che tornassero loro meglio a viso . E questa fu un ' altra seccatura per la povera Cenerentola , perché toccava a lei a stirare le sottane e a dare l ' amido ai manichini . Non si parlava d ' altro in casa che del come si sarebbero vestite in quella sera . " Io " , disse la maggiore , " mi metterò il vestito di velluto rosso e le mie trine d 'Inghilterra." " E io " , disse l ' altra , " non avrò che il mio solito vestito : ma , in compenso , mi metterò il mantello a fiori d ' oro e la mia collana di diamanti , che non è dicerto di quelle che si vedono tutti i giorni . " Mandarono a chiamare la pettinatora di gala , per farsi fare i riccioli su due righe , e comprarono dei nèi dalla fabbricante più in voga della città . Quindi chiamarono Cenerentola perché dicesse il suo parere , come quella che aveva moltissimo gusto ; e Cenerentola die ' loro i migliori consigli , e per giunta si offrì di vestirle : la qual cosa fu accettata senza bisogno di dirla due volte . Mentre le vestiva e le pettinava , esse dicevano : " Di ' , Cenerentola , avresti caro di venire al ballo ?..." . " Ah , signorine ! voi mi canzonate : questi non son divertimenti per me ! " " Hai ragione : ci sarebbe proprio da ridere , a vedere una Cenerentola , pari tua , a una festa da ballo . " Un ' altra ragazza , nel posto di Cenerentola , avrebbe fatto di tutto per vestirle male ; ma essa era una buonissima figliuola , e le vestì e le accomodò come meglio non si poteva fare . Per la gran contentezza di questa festa , stettero quasi due giorni senza ricordarsi di mangiare : strapparono più di dodici aghetti per serrarsi ai fianchi e far la vita striminzita ; e passavano tutt ' intera la santa giornata a guardarsi nello specchio . Venne finalmente il giorno sospirato . Partirono di casa e Cenerentola le accompagnò cogli occhi più lontano che poté : quando non le scorse più , si mise a piangere . La sua Comare , che la trovò cogli occhi rossi e pieni di pianto , le domandò che cosa avesse . " Vorrei ... vorrei ... " E piangeva così forte , che non poteva finir la parola . La Comare , che era una fata , le disse : " Vorresti anche tu andare al ballo , non è vero ? " . " Anch ' io , sì " disse Cenerentola con un gran sospirone . " Ebbene : prometti tu d ' essere buona ? " , disse la Comare . " Allora ti ci farò andare . " E menatala in camera , le disse : " Vai nel giardino e portami un cetriolo " . Cenerentola scappò subito a cogliere il più bello che poté trovare e lo portò alla Comare , non sapendo figurarsi alle mille miglia come mai questo cetriolo l ' avrebbe fatta andare alla festa di ballo . La Comare lo vuotò per bene , e rimasta la buccia sola , ci batté sopra colla bacchetta fatata , e in un attimo il cetriolo si mutò in una bella carrozza tutta dorata . Dopo , andò a guardare nella trappola , dove trovò sei sorci , tutti vivi . Ella disse a Cenerentola di tenere alzato un pochino lo sportello della trappola , e a ciascun sorcio che usciva fuori , gli dava un colpo di bacchetta , e il sorcio diventava subito un bel cavallo : e così messe insieme un magnifico tiro a sei , con tutti i cavalli di un bel pelame grigio - topo - rosato . E siccome essa non sapeva di che pasta fabbricare un cocchiere : " Aspettate un poco " disse Cenerentola " voglio andare a vedere se per caso nella topaiola ci fosse un topo ; che così ne faremo un cocchiere " . " Brava ! " disse la Comare " va ' un po ' a vedere . " Cenerentola ritornò colla topaiola , dove c ' erano tre grossi topi . La fata , fra i tre , scelse quello che aveva la barba più lunga ; il quale , appena l ' ebbe toccato , diventò un bel pezzo di cocchiere , e con certi baffi , i più belli che si fossero mai veduti . Fatto questo , le disse : " Ora vai nel giardino : e dietro l ' annaffiatoio troverai sei lucertole . Portamele qui . " Appena l ' ebbe portate , la Comare le convertì in sei lacchè , i quali salirono subito dietro la carrozza , colle loro livree gallonate , e vi si tenevano attaccati , come se in vita loro non avessero fatto altro mestiere . Allora la fata disse a Cenerentola : " Eccoti qui tutto l ' occorrente per andare al ballo : sei contenta ? " . " Sì , ma che ci devo andare in questo modo , e con questi vestitacci che ho addosso ? " La fata non fece altro che toccarla colla sua bacchetta , e i suoi poveri panni si cambiarono in vestiti di broccato d ' oro e di argento , e tutti tempestati di pietre preziose : quindi le diede un paio di scarpine di vetro , che erano una meraviglia . Quand ' ella ebbe finito di accomodarsi , montò in carrozza : ma la Comare le raccomandò sopra ogni altra cosa di non far più tardi della mezzanotte , ammonendola che se ella si fosse trattenuta al ballo un minuto di più , la sua carrozza sarebbe ridiventata un cetriolo , i suoi cavalli dei sorci , i suoi lacchè delle lucertole , i suoi vestiti avrebbero ripreso la forma e l ' aspetto cencioso di prima . Ella dette alla Comare la sua parola d ' onore che sarebbe venuta via dal ballo avanti la mezzanotte . E partì , che non entrava più nella pelle dalla gran contentezza . Il figlio del Re , essendogli stato annunziato l ' arrivo di una Principessa , che nessuno sapeva chi fosse , corse incontro a riceverla , e offrì la mano per iscendere di carrozza , e la condusse nella sala dov ' erano gl ' invitati . Si fece allora un gran silenzio : le danze rimasero interrotte , i violini smessero di suonare , tutti gli occhi erano rivolti a contemplare le grandi bellezze della sconosciuta . Non si sentiva altro che un bisbiglio confuso , e un dire sottovoce : " Oh ! com ' è bella !..." . Lo stesso Re , per quanto vecchio , non rifiniva dal guardarla , e andava dicendo sottovoce alla Regina , che da molti anni non gli era più capitato di vedere una donna tanto bella e tanto graziosa . Tutte le dame avevano gli occhi addosso a lei , per esaminarne la pettinatura e i vestiti , e farsene fare degli uguali per il giorno dopo , sempre che fosse stato possibile trovare delle stoffe così belle e delle modiste così valenti . Il figlio del Re la collocò nel posto d ' onore : quindi andò a prenderla per farla ballare . Ella ballò con tanta grazia , da far crescere in tutti lo stupore . Fu servito un magnifico rinfresco , che il giovine Principe non assaggiò nemmeno , tanto era assorto nel rimirare la bella sconosciuta . Ella andò a porsi accanto alle sue sorelle : usò loro mille finezze : e fece parte ad esse delle arance e dei cedri , che il Principe le aveva regalato ; la qual cosa le meravigliò moltissimo , perché esse non la riconobbero né punto né poco . In quella che stavano discorrendo insieme , Cenerentola sentì battere le undici e tre quarti ; e fatta subito una gran riverenza a tutta la società , scappò via come il vento . Appena arrivata a casa , corse a trovare la Comare , e dopo averla ringraziata , le disse che avrebbe avuto un gran piacere di tornare anche alla festa del giorno dipoi , perché il figlio del Re l ' aveva pregata molto . Mentre stava raccontando alla Comare tutti i particolari della festa , le due sorelle bussarono alla porta : Cenerentola andò loro ad aprire . " Quanto siete state a tornare ! " disse ella stropicciandosi gli occhi e stirandosi come se si fosse svegliata in quel momento . E sì , che ella non aveva avuto davvero una gran voglia di dormire , dacché s ' erano lasciate . " Se tu fossi stata al ballo " , le disse una delle sue sorelle " non ti saresti annoiata : vi è capitato la più bella Principessa , ma di ' pure la più bella che si possa vedere al mondo : essa ci ha fatto mille garbatezze , e ci ha regalato dei cedri e delle arance . " Cenerentola non capiva più in sé dalla gioia . Ella domandò loro il nome di questa Principessa ; ma quelle risposero che non la conoscevano , e che il figlio del Re si struggeva della voglia di sapere chi fosse , e che per saperlo avrebbe dato qualunque cosa . Cenerentola sorrise , e disse loro : " Dev ' esser bella davvero ! Dio mio ! come siete felici voi altre ! Che cosa pagherei di poterla vedere ! Via , signora Giulietta , prestatemi il vostro vestito giallo , quello di tutti i giorni ... " . " Giusto , lo dicevo anch ' io ! " rispose Giulietta . " Prestare il mio vestito a una brutta Cenerentola come te . Bisognerebbe proprio dire che avessi perso il giudizio . " Questa risposta Cenerentola se l ' aspettava : e ne fu contentissima ; perché si sarebbe trovata in un grande impiccio , se la sua sorella le avesse prestato il vestito . La sera dopo le due sorelle tornarono al ballo : e Cenerentola pure ; ma vestita anche più sfarzosamente della prima volta . Il figlio del Re non la lasciò un minuto ; e in tutta la serata non fece altro che dirle un monte di cose appassionate e galanti . La giovinetta , che non s ' annoiava punto , si era dimenticata le raccomandazioni fatte dalla Comare ; tant ' è vero che sentì battere il primo tocco della mezzanotte , e credeva che non fossero ancora le undici . S ' alzò e fuggì con tanta leggerezza , che pareva una cervia . Il Principe le corse dietro , ma non poté raggiungerla . Nel fuggire , ella lasciò cascare una delle sue scarpine di vetro , che il Principe raccattò con grandissimo amore . Cenerentola arrivò a casa tutta scalmanata , senza carrozza , senza lacchè e con addosso il vestito di tutti i giorni , non essendole rimasto nulla delle sue magnificenze , all ' infuori di una delle sue scarpine , la compagna di quella che aveva perduta per la strada . Fu domandato ai guardaportoni del palazzo , se per caso avessero veduto uscire una Principessa ; ma essi risposero che non avevano veduto uscir nessuno , tranne una ragazza mal vestita e che dall ' aspetto pareva piuttosto una contadina che una signora . Quando le sorelle ritornarono dal ballo , Cenerentola chiese loro se si erano divertite e se c ' era stata anche la bella signora . Esse risposero di si , e che era scappata via allo scocco della mezzanotte , e con tanta furia , che s ' era lasciata cascare una delle sue scarpine di vetro , la più bella scarpina del mondo : e che il figlio del Re l ' aveva raccattata , e non aveva fatto altro che guardarla tutto il tempo del ballo , e che questo voleva dire che egli era innamorato morto della bella signora , alla quale apparteneva la scarpina . E dicevano la verità : perché di lì a pochi giorni il figlio del Re fece bandire a suon di tromba che sposerebbe colei , il cui piede avesse calzato bene quella scarpina . Si cominciò a provare la scarpa alle Principesse : poi alle Duchesse e a tutte le dame di corte : ma era tempo perso . Fu portata a casa delle due sorelle , le quali fecero ogni sforzo possibile per far entrare il piede in quella scarpa : ma non ci fu modo . Cenerentola , che stava a guardarle e che aveva riconosciuta la scarpina , disse loro : " Voglio vedere anch ' io se mi va bene ! " . Le sorelle si misero a ridere e a canzonarla . Il gentiluomo incaricato di far la prova della scarpa , avendo posato gli occhi addosso a Cenerentola e parendogli molto bella , disse che era giustissimo , e che egli aveva l ' ordine di provar la scarpa a tutte le fanciulle . Fece sedere Cenerentola , e avvicinando la scarpa al suo piedino , vide che c ' entrava senz ' ombra di fatica e che calzava proprio come un guanto . Lo stupore delle due sorelle fu grande , ma crebbe del doppio , quando Cenerentola cavò fuori di tasca l ' altra scarpina e se la infilò in quell ' altro piede . In codesto punto arrivò la Comare , la quale , dato un colpo di bacchetta ai vestiti di Cenerentola , li fece diventare assai più sfarzosi , che non fossero stati mai . Allora le due sorelle riconobbero in essa la bella signora veduta al ballo ; e si gettarono ai suoi piedi per chiederle perdono dei mali trattamenti che le avevano fatto patire . Cenerentola le fece alzare , e disse , abbracciandole , che perdonava loro di cuore , e che le pregava ad amarla sempre e dimolto . Vestita com ' era , fu condotta dal Principe , al quale parve più bella di tutte le altre volte , e dopo pochi giorni la sposò . Cenerentola , buona figliuola quanto bella , fece dare un quartiere alle sue sorelle , e le maritò il giorno stesso a due gentiluomini della corte . Questo racconto , invece di una morale , ne ha due . Prima morale : la bellezza , per le donne in ispecie , è un gran tesoro ; ma c ' è un tesoro che vale anche di più , ed è la grazia , la modestia e le buone maniere . Con queste doti Cenerentola arrivò a diventar Regina . Altra morale : grazia , spirito , coraggio , modestia , nobiltà di sangue , buon senso , tutte bellissime cose ; ma che giovano questi doni della Provvidenza , se non si trova un compare o una comare , oppure , come si dice oggi , un buon diavolo che ci porti ? Senza l ' aiuto della Comare , che cosa avrebb ' ella fatto quella buona e brava figliuola di Cenerentola ? Puccettino C ' era una volta un taglialegna e una taglialegna , i quali avevano sette figliuoli , tutti maschi : il maggiore aveva dieci anni , il minore sette . Farà forse caso di vedere come un taglialegna avesse avuto tanti figliuoli in così poco tempo : ma egli è , che la sua moglie era svelta nelle sue cose , e quando ci si metteva , non faceva meno di due figliuoli alla volta . E perché erano molto poveri , i sette ragazzi davano loro un gran pensiero , per la ragione che nessuno di essi era in grado di guadagnarsi il pane . La cosa che maggiormente li tormentava , era che il minore veniva su delicato e non parlava mai : e questo che era un segno manifesto di bontà del suo carattere , lo scambiavano per un segno di stupidaggine . Il ragazzo era minuto di persona ; e quando venne al mondo , non passava la grossezza di un dito pollice ; per cui lo chiamarono Puccettino . Capitò un ' annata molto trista , nella quale la carestia fu così grande , che quella povera gente risolvettero di disfarsi de ' loro figliuoli . Una sera che i bambini erano a letto , e che il taglialegna stava nel canto del fuoco , disse , col cuore che gli si spezzava , alla sua moglie : " Come tu vedi , non abbiamo più da dar da mangiare ai nostri figliuoli : e non mi regge l ' animo di vedermeli morir di fame innanzi agli occhi : oramai io sono risoluto a menarli nel bosco e farveli sperdere ; né ci vorrà gran fatica , perché , mentre essi si baloccheranno a far dei fastelli , noi ce la daremo a gambe , senza che abbiano tempo di addarsene " . " Ah ! " , gridò la moglie , " e puoi tu aver tanto cuore da sperdere da te stesso le tue creature ? " Il marito ebbe un bel tornare a battere sulla miseria , in cui si trovavano ; ma la moglie non voleva acconsentire a nessun patto . Era povera , ma era madre : peraltro , ripensando anch ' essa al dolore che avrebbe provato se li avesse veduti morire di fame , finì col rassegnarvisi , e andò a letto piangendo . Puccettino aveva sentito tutti i loro discorsi : e avendo capito , dal letto , che ragionavano di affari , si levò in punta di piedi , sgattaiolando sotto lo sgabello di suo padre , per potere ascoltare ogni cosa senz ' esser visto . Quindi ritornò a letto , e non chiuse un occhio nel resto della nottata , rimuginando quello che doveva fare . Si levò a giorno , e andò sul margine di un ruscello , dove si riempì la tasca di sassolini bianchi : poi chiotto chiotto se ne tornò a casa . Partirono , ma Puccettino non disse nulla ai suoi fratelli di quello che sapeva . Entrarono dentro una foresta foltissima , dove alla distanza di due passi non c ' era modo di vedersi l ' uno coll ' altro . Il taglialegna si messe a tagliar legne , e i ragazzi a raccogliere delle frasche per far dei fastelli . Il padre e la madre , vedendoli intenti al lavoro , si allontanarono adagio adagio , finché se la svignarono per un viottolo fuori di mano . Quando i ragazzi si videro soli , si misero a strillare e a piangere forte forte . Puccettino li lasciò berciare , essendo sicuro che a ogni modo sarebbero tornati a casa ; perché egli , strada facendo , aveva lasciato cadere lungo la via i sassolini bianchi che s ' era messi nella tasca . " Non abbiate paura di nulla , fratelli miei " , disse loro , " il babbo e la mamma ci hanno lasciati qui soli ; ma io vi rimenerò a casa : venitemi dietro . " Essi infatti lo seguirono , ed egli li menò per la stessa strada che avevano fatta , andando al bosco . Da principio non ebbero coraggi d ' entrarvi : e si messero in orecchio alla porta di casa per sentire quello che dicevano fra loro , il padre e la madre . Ora bisogna sapere che quando il taglialegna e sua moglie rientrarono in casa , trovarono che il signore del villaggio aveva mandato loro dieci scudi , di cui era debitore da molto tempo , e sui quali non ci contavano più . Questo bastò per rimettere un po ' di fiato in corpo a quella povera gente , che era proprio a tocco e non tocco per morir di fame . Il taglialegna mandò subito la moglie dal macellaro . E siccome era molto tempo che non s ' erano sfamati , essa comprò tre volte più di carne di quella che ne sarebbe abbisognata per la cena di due persone . Quando furono pieni , la moglie disse : " Ohimè ! dove saranno ora i nostri figliuoli ? se fossero qui potrebbero farsi tondi coi nostri avanzi ! Ma tant ' è , Guglielmo , se ' stato tu che hai voluto smarrirli : ma io l ' ho detto sempre che ce ne saremmo pentiti . Che faranno ora nella foresta ? Ohimè ! Dio mio ! i lupi forse a quest ' ora l ' hanno bell ' e divorati . Proprio non bisogna aver cuore , come te , per isperdere i figliuoli a questo modo !..." . Il taglialegna perse la pazienza , perché la moglie tornò a ripetere più di venti volte che egli se ne sarebbe pentito , e che essa l ' aveva di già detto e ridetto : e minacciò di picchiarla se non si fosse chetata . Questo non voleva dire che il taglialegna non potesse essere anche più addolorato della moglie ; ma essa lo tormentava troppo : ed egli somigliava a tanti altri , che se la dicono molto colle donne che parlano con giudizio , ma non possono soffrire quelle che hanno sempre ragione . La taglialegna si struggeva in pianti , e seguitava sempre a dire : " Ohimè ! dove saranno ora i miei bambini ? i miei poveri bambini ? " . Una volta , fra le altre , lo disse così forte , che i ragazzi , che erano dietro l ' uscio , la sentirono e gridarono tutti insieme : " Siamo qui ! siamo qui ! " . Essa corse subito ad aprir l ' uscio e , abbracciandoli , disse : " Che contentezza a rivedervi , miei cari figliuoli ! Chi lo sa come siete stanchi , e che fame avete ! e tu , Pieruccio , guarda un po ' come ti sei inzaccherato ! vien qua , che ti spillaccheri " . Pieruccio era il maggiore dei figliuoli e la madre gli voleva più bene che agli altri , perché era rosso di capelli come lei . Si messero a tavola e mangiarono con un appetito , che fecero proprio consolazione al babbo e alla mamma , ai quali raccontarono , parlando quasi tutti nello stesso tempo , la gran paura che avevano avuta nella foresta . Quella buona gente era tutta contenta di rivedere i figliuoli in casa ; ma la contentezza durò finché durarono i dieci scudi . Quando questi finirono , tornarono al sicutera delle miserie , e allor decisero di smarrirli daccapo ; e per andare sul sicuro , pensarono di condurli molto più lontani della prima volta . Peraltro di questa cosa non poterono parlarne con tanta segretezza , che Puccettino non sentisse tutto ; il quale pensò di cavarsene fuori col solito ripiego : se non che , quantunque si alzasse sul far del giorno per andare in cerca di sassolini bianchi , rimase proprio come quello , e non poté far nulla , perché trovò l ' uscio di casa serrato a doppia mandata . Egli non sapeva davvero che cosa stillarsi , quando ecco che la madre dette a ciascuno di loro un pezzo di pane per colazione . Allora gli venne in capo che di quel pane avrebbe potuto servirsene , invece dei sassolini , seminando i minuzzoli lungo la strada per dove sarebbero passati . E si messe il pane in tasca . Il padre e la madre li condussero nel punto più folto e più oscuro della foresta : e quando ci furono arrivati , essi presero una scappatoia e via . Puccettino non se ne fece né in qua né in là , perché sapeva di poter ritrovare facilmente la strada coll ' aiuto dei minuzzoli sparsi ; ma figuratevi come rimase , quando si accorse che i minuzzoli glieli avevano beccati gli uccelli . Eccoli dunque tutti afflitti , perché più camminavano e più si perdevano nella foresta . Intanto si fece notte e si alzò un vento da far paura . Pareva ad essi di sentire da tutte le parti urli di lupi , che si avvicinavano per mangiarli . Non avevano fiato né per discorrere , né per voltarsi indietro . Venne poi una grand ' acqua che li bagnò fin sotto la pelle : a ogni passo sdrucciolavano e cascavano nella mota : e quando si rizzavano tutti infangati , non sapevano dove mettersi le mani . Puccettino montò in cima a un albero per vedere se scuopriva paese ; e guardando da ogni parte , vide un lumicino piccino , come quello di una candela , il quale era lontano lontano , molto al di là della foresta . Scese dall ' albero : e quando fu in terra , non vide più nulla . Questa cosa gli diede un gran dolore . Nonostante , camminando innanzi coi suoi fratelli , verso quella parte dove aveva veduto il lumicino , finì col rivederlo da capo mentre usciva fuori del bosco . Arrivarono finalmente alla casa dove si vedeva questo lume : non senza provare delle grandi strette al cuore , perché di tanto in tanto lo perdevano di vista , segnatamente quando camminavano in qualche pianura molto bassa . Picchiarono a una porta : una buona donna venne loro ad aprire , e domandò loro che cosa volevano . Puccettino disse che erano poveri ragazzi che s ' erano spersi nella foresta , e che chiedevano da dormire per amor d ' Iddio . La donna , vedendoli tutti così carini , si messe a piangere , e disse : " Ohimè ! poveri miei figliuoli , dove siete mai capitati ? Ma non sapete che questa è la casa dell ' Orco che mangia tutti i bambini ? " . " Ah , signora " , rispose Puccettino , il quale tremava come una foglia , e così i suoi fratelli . " Che cosa volete che facciamo ? Se non ci pigliate in casa , è sicuro che i lupi stanotte ci mangeranno . E in tal caso , è meglio che ci mangi questo signore . Forse se voi lo pregate , potrebbe darsi che avesse compassione di noi . " La moglie dell ' Orco , sperando di poterli nascondere a suo marito fino alla mattina dopo , li lasciò entrare e li menò a riscaldarsi intorno a un buon fuoco , dove girava sullo spiede un montone tutt ' intero , che doveva servire per la cena dell ' Orco . Mentre cominciavano a riscaldarsi , sentirono battere tre o quattro colpi screanzati alla porta . Era l ' Orco che tornava . In men d ' un baleno , la moglie li nascose tutti sotto il letto ed andò ad aprire . L ' Orco domandò subito se la cena era lesta e il vino levato di cantina : e senza perder tempo si mise a tavola . Il montone non era ancora cotto e faceva sempre sangue , e per questo gli parve anche più buono . Poi , fiutando di qua e di là , cominciò a dire che sentiva odore di carne viva . " Sarà forse " , disse la moglie , " quel vitello che ho spellato or ora , che vi mette per il naso quest 'odore." " E io dico che sento l ' odore di carne viva " , riprese l ' Orco guardando la moglie di traverso , " e qui ci deve essere qualche sotterfugio !..." Nel dir così si alzò da tavola e andò difilato verso il letto . " Ah ! " , egli gridò , " tu volevi dunque ingannarmi , brutta strega ? Non so chi mi tenga dal fare un boccone anche di te . Buon per te , che sei vecchia e tigliosa ! Ecco qui della selvaggina , che mi capita in buon punto per far trattamento a tre Orchi miei amici , che verranno da me in questi giorni . " E li tirò fuori di sotto il letto , uno dietro l ' altro . Quei poveri bambini si buttarono in ginocchio , chiedendogli perdono , ma avevano da fare col più crudele di tutti gli Orchi , il quale , facendo finta di sentirne compassione , li mangiava di già cogli occhi prima del tempo , dicendo alla moglie che sarebbero stati una pietanza delicata , in specie se gli avesse accomodati con una buona salsa . Andò a prendere un coltellaccio , e avvicinandosi a quei poveri figliuoli , lo affilava sopra una lunga pietra che egli teneva nella mano sinistra . E ne aveva già agguantato uno , quando la moglie gli disse : " Che ne volete voi fare a quest ' ora ? non sarebbe meglio aspettare a domani ? " . " Chetati , te ! " , riprese l ' Orco . " Così saranno più frolli . " " Ma ve ne avanza ancora tanta della carne ! C ' è qui un vitello , un montone e un mezzo maiale ... " " Hai ragione " , disse l ' Orco , " rimpinzali dunque per bene , perché non abbiano a smagrire , e portali a letto . " Quella buona donna , fuor di sé dalla contentezza , dette loro da cena : ma essi non poterono mangiare a cagione della gran paura che avevano addosso . In quanto all ' Orco , ricominciò a bere , soddisfattissimo di aver trovato di che regalare ai suoi amici . Vuotò una dozzina di bicchieri di più del solito , finché il vino gli die ' al capo e fu obbligato ad andare a letto . L ' Orco aveva sette figliuole , che erano sempre bambine , le quali erano tutte di un bel colorito , perché , come il padre , si cibavano di carne cruda ; ma avevano degli occhiettini grigi e tondi , e il naso a punta e una bocca larghissima , con una rastrelliera di denti lunghi , affilati e staccati l ' uno dall ' altro . Non erano ancora diventate cattive : ma promettevano bene , perché di già mordevano i fanciulli per succhiare il sangue . Le avevano mandate a dormire di buon ' ora , ed erano tutte e sette in un gran letto , ciascuna con una corona d ' oro sulla testa . Nella stessa camera c ' era un altro letto della medesima grandezza . Fu appunto in questo letto che la moglie dell ' Orco messe a dormire i sette ragazzi ; e dopo andò a coricarsi accanto a suo marito . Puccettino , che s ' era avviso che le figlie dell ' Orco portavano una corona d ' oro in capo , e che aveva sempre paura che l ' Orco non si ripentisse di averli sgozzati subito , si levò verso mezzanotte , e prendendo i berretti dei fratelli ed il suo , andò pian pianino a metterli sul capo delle sette figlie dell ' Orco , dopo aver loro levata la corona d ' oro , che pose sul capo suo e de ' suoi fratelli , perché l ' Orco li scambiasse per le proprie figlie , e pigliasse le sue figlie per i fanciulli che voleva sgozzare . E la cosa andò appuntino com ' egli se l ' era figurata ; perché l ' Orco , svegliatosi sulla mezzanotte , si pentì di aver differito al giorno dopo quello che poteva aver fatto la sera stessa . Saltò dunque il letto bruscamente , e prendendo il coltellaccio : " Andiamo un po ' a vedere " , disse , " come stanno queste birbe ; e facciamola finita una volta per tutte " . Quindi salì a tastoni nella camera delle sue figlie , e si avvicinò al letto dove erano i ragazzi , i quali dormivano tutti , meno Puccettino , che ebbe una gran paura quando sentì l ' Orco che gli tastava la testa , come l ' aveva già tastata ai suoi fratelli . L ' Orco sentendo la corona d ' oro , disse : " Ora la facevo bella davvero ! Si vede proprio che ieri sera ne ho bevuto mezzo dito di più " . Allora andò all ' altro letto , e avendo sentito i berretti dei ragazzi : " Eccoli " , disse , " questi monellacci ! Lavoriamo di fine " . E nel dir così , senza esitare , tagliò la gola alle sue sette figliuole . Contentissimo del fatto suo , andò di nuovo a coricarsi accanto alla moglie . Appena che Puccettino sentì l ' Orco che russava , svegliò i suoi fratelli e disse loro di vestirsi subito e di seguirlo . Scesero in punta di piedi nel giardino e scavalcarono il muro . Corsero a gambe quasi tutta la notte , tremando come foglie , e senza sapere dove andavano . Quando l ' Orco si svegliò , disse alla moglie : " Va ' un po ' a vestire quei monelli di ieri sera " . L ' Orchessa restò molto meravigliata della bontà insolita di suo marito , e non le passò neanche dalla mente che per vestirli egli volesse intendere un ' altra cosa , credendo in buona fede di doverli andare a vestire . Salì dunque di sopra , e rimase senza fiato in corpo , vedendo le sue sette figliuole scannate e immerse nel proprio sangue . Cominciò subito dallo svenirsi , essendo questo il primo espediente , a cui in simili casi ricorrono tutte le donne . L ' Orco , temendo che la moglie non mettesse troppo tempo a far quello che le aveva ordinato , salì di sopra anche lui per darle una mano ; e non rimase meno sconcertato alla vista di quello spettacolo orrendo . " Ah ! che ho mai fatto ? " , gridò . " Ma quei disgraziati me la pagheranno , e subito ! " E senza mettere tempo in mezzo , gettò una brocca d ' acqua sul naso della moglie , e così avendola fatta tornare in sé : " Dammi subito " , disse , " i miei stivali di sette chilometri , perché io li voglio raggiungere " . E uscì fuori all ' aperta campagna , e dopo aver corso di qua e di là , finalmente infilò la strada che battevano per l ' appunto quei poveri ragazzi , che erano forse distanti non più di cento passi dalla casa paterna . Essi videro l ' Orco che passava di montagna in montagna , traversando i fiumi colla stessa facilità come se fossero stati rigagnoli . Puccettino avendo occhiata una roccia incavata , lì vicino al luogo dove si trovavano , vi fece nascondere i sei fratelli , e vi si nascose anch ' esso , senza perdere peraltro di vista tutte le mosse dell ' Orco . L ' Orco che cominciava a sentirsi rifinito dalla strada fatta ( perché gli stivali di sette chilometri son molto faticosi per chi li porta ) , pensò di ripigliar fiato , e il cielo volle che andasse per l ' appunto a sedersi sopra la roccia , dove quei ragazzi si erano nascosti . E siccome era stanco morto , dopo essersi sdraiato si addormentò , e si messe a russare con tanto fracasso , che i poveri ragazzi ebbero la stessa paura di quando lo videro col coltellaccio in mano , in atto di far loro la festa . Ma Puccettino non ebbe tutta questa paura , e disse ai fratelli di scappare a gambe verso casa , mentre l ' Orco dormiva come un ghiro ; e di non stare in pena per lui . Essi non se lo fecero dir due volte , e in pochi minuti arrivarono a casa . Puccettino intanto si avvicinò all ' Orco : gli levò adagino gli stivali , e se l ' infilò per sé . Questi stivali erano molto grandi e molto larghi , ma perché eran fatati , avevano la virtù d ' ingrandirsi e di rimpicciolirsi , secondo la gamba di chi li calzava : per cui , gli tornavano precisi , come se fossero stati fatti per il suo piede . Eglì andò di carriera alla casa dell ' Orco , dove trovò la moglie che piangeva per le figlie uccise . " Vostro marito " , le disse Puccettino , " si trova in un gran pericolo : è cascato fra le mani di una banda di assassini , che hanno giurato di ucciderlo , se non consegna loro tutto il suo oro e il suo argento . Mentre gli stavano col pugnale alla gola , esso mi ha visto , e mi ha pregato di venir qui per avvertirvi della sua trista condizione e per invitarvi a darmi tutto quello che egli possiede di prezioso , senza ritenervi nulla , perché caso diverso , lo uccideranno senz ' ombra di misericordia . E siccome il tempo stringe , egli ha voluto che prendessi i suoi stivali di sette chilometri , come vedete , e non solo perché mi spicciassi , ma anche perché possiate accertarvi che non sono un imbroglione . " La buona donna , tutta spaventata , gli diede ogni cosa che aveva ; perché l ' Orco , in fin dei conti , era un buon marito , quantunque fosse ghiotto di bambini . Puccettino , col carico addosso di tutte le ricchezze dell ' Orco , tornò a casa del padre , dove fu accolto con grandissima festa . C ' è per altro della gente che non crede che la cosa finisse così ; e pretendono che Puccettino non commettesse mai questo furto a danno dell ' Orco : e che solo non si facesse scrupolo di prendergli gli stivali di sette chilometri , perché egli se ne serviva unicamente per dare la caccia ai ragazzi . Questi tali accertano di aver saputo la verità proprio sul posto , per essersi trovati a mangiare e bere nella stessa casa del taglialegna . Raccontano , dunque , che quando Puccettino ebbe infilato gli stivali dell ' Orco , se ne andò alla Corte , dove stavano tutti in gran pensiero per un ' armata , che era in campagna alla distanza di duecento chilometri , e per l ' esito di una battaglia data pochi giorni avanti . Dimodoché Puccettino andò a trovare il Re e gli disse che se lo desiderava avrebbe potuto portargli le notizie dell ' armata , prima del calar del sole . E il Re gli promise una grossa somma , se egli fosse stato da tanto . La sera stessa Puccettino ritornò colle notizie dell ' armata ; e questa prima corsa avendolo messo in buona vista , guadagnava quel che voleva ; perché il Re lo pagava profumatamente , valendosi di lui per portare i suoi ordini al campo ; e un ' infinità di signore gli davano quel che chiedeva , per aver le nuove dei loro amanti ; e questo fu il guadagno più concludente di tutti gli altri . Ci furono anche alcune mogli che gli consegnarono delle lettere per i loro mariti ; ma esse pagavano coi gomiti , e il profitto era così meschino , che egli non si degnò nemmeno di segnare nel libro degli utili i piccoli benefizi che gli pervenivano per questo titolo . Dopo aver fatto per qualche tempo il mestiere del corriere , e avere ammassato grandi ricchezze , ritornò alla casa di suo padre , dove non è possibile immaginarsi la festa che gli fecero nel rivederlo fra loro . Egli messe la sua famiglia nell ' agiatezza ; comprò degl ' impieghi , di recente fondazione , per il padre e per i fratelli : formò a tutti uno stato conveniente ; e gli rimase sempre un ritaglio di tempo , tanto da fare il damerino colle signore . La storia di questo piccolo eroe , che i francesi chiamano Petit Poucet , perché era grande appena come il dito pollice , è stata forse inventata apposta per dar ragione e autorità a quell ' antico proverbio che dice : " Gli uomini non si misurano a canne ! " . Pelle d ' asino C ' era una voIta un Re così potente , così ben voluto da ' suoi popoli e così rispettato dai suoi vicini e alleati , che poteva dirsi il più felice di tutti i monarchi della terra . Fra le sue tante fortune , c ' era anche quella di avere scelta per compagna una Principessa , bella quanto virtuosa : e questi avventurati sposi vivevano come due anime in un nocciolo . Dal loro casto imeneo era nata una figlia , ornata di tutte le grazie e di tutte le attrattive , a segno tale da non far loro desiderare una figliuolanza più numerosa . Il lusso , l ' abbondanza , il buon gusto regnavano nel loro palazzo : i ministri erano saggi e capaci : i cortigiani virtuosi e affezionati : i domestici fidati e laboriosi : le scuderie vaste e piene de ' più bei cavalli del mondo , tutti coperti di magnifiche gualdrappe . Ma la cosa che faceva maggiormente stupire i forestieri , che venivano a visitare quelle belle scuderie , era che nel bel mezzo di esse e nel luogo più vistoso , un signor Somaro faceva sfoggio delle sue grandi e lunghe orecchie . Né si può dire che questo fosse un capriccio ; se il Re gli aveva assegnato un posto particolare e quasi d ' onore , c ' era la sua ragione . Perché bisogna sapere che questo raro animale meritava davvero ogni riguardo , a motivo che la natura lo aveva formato in un modo così straordinario e singolare , che tutte le mattine la sua lettiera , invece di essere sporca , era ricoperta a profusione di bellissimi zecchini e napoleoni d ' oro , che venivano raccattati , appena egli si svegliava . Ma siccome le disgrazie sono tegoli che cascano sul capo dei Re come su quello dei sudditi , e non c ' è allegrezza senza che ci sia mescolato qualche dispiacere , così accadde che la Regina fu colta all ' improvviso da una fiera malattia , per la quale né la scienza né i medici sapevano suggerire rimedio di sorta . La desolazione era al colmo . Il Re , tenero di cuore e innamoratissimo , a dispetto del proverbio che dice " Il matrimonio è la tomba dell ' amore " , si dava alla disperazione e faceva voti ardentissimi a tutte le divinità del regno , e offriva la sua vita per quella di una sposa così adorata : ma gli Dei e le fate erano sordi a ogni preghiera . Intanto la Regina , sentendo avvicinarsi l ' ultim ' ora , disse al suo sposo , il quale struggevasi in pianto : " Prima di morire , non vi abbiate a male se esigo da voi una cosa ; ed è , che nel caso vi venisse voglia di rimaritarvi ... " . A queste parole il Re dette in urli da straziare il cuore . Prese le mani di sua moglie e le bagnò di pianto , giurando che era un di più venirgli a parlare di un altro matrimonio . " No , no , mia cara Regina " , egli gridava , " ditemi piuttosto che io debbo seguirvi ! " " Lo Stato " , ripigliò la Regina con una tranquillità imperturbabile , che accresceva gli spasimi e le torture del Re , " lo Stato ha ragione di pretendere da voi dei successori ; e vedendo che io ho dato solamente una figlia , vorrà da voi dei figli che vi somiglino : ma io , con tutte le forze dell ' anima e per tutto il bene che mi avete voluto , vi domando di non cedere alle insistenze de ' vostri popoli , se non quando avrete trovato una Principessa più bella e fatta meglio di me . Giuratemelo , e morirò contenta . " Alcuni credono che la Regina , la quale non mancava di una certa dose di amor proprio , volesse per forza questo giuramento , perché , persuasa com ' era che nel mondo non ci fosse altra donna da starle a fronte per bellezza , veniva così ad assicurarsi che il Re non si sarebbe mai riammogliato . Finalmente ella morì , né ci fu marito che facesse mai tanto fracasso . Piangeva come una vite tagliata , singhiozzava giorno e notte , e non aveva altro pensiero , che quello di adempiere a tutto il cerimoniale e a tutte le seccature del vedovile . Ma i grandi dolori non durano . D ' altra parte , i maggiorenti dello Stato si riunirono , e presentatisi in deputazione al Re , si fecero a domandargli che riprendesse moglie . Questa proposta gli parve dura , e fu cagione di nuovi piagnistei . Messe di mezzo il giuramento fatto alla Regina e sfidò tutti i suoi consiglieri a trovargli una mogile più bella e fatta meglio della sua sposa buon ' anima ; persuaso che sarebbe stato impossibile . Ma il Consiglio chiamò ragazzate simili giuramenti , e soggiunse che la bellezza importava fino ad un certo segno , purché la regina fosse virtuosa e buona da far figliuoli : che per la quiete e la tranquillità dello Stato ci volevano dei Principi ereditarii : che , senza ombra di dubbio , l ' infanta aveva tutte le doti volute per diventare una gran Regina , ma bisognava darle per isposo un forestiero : e in questo caso , o il forestiero l ' avrebbe menata a casa sua , o , regnando con essa , i loro figli non sarebbero stati considerati dello stesso sangue : e finalmente , che non avendo egli nessun figlio maschio che portasse il suo nome , i popoli vicini avrebbero potuto far nascere delle guerre da condurre lo Stato in rovina . Il Re , toccato da queste considerazioni , dette parola che avrebbe pensato a contentarli . Cercò difatti fra le Principesse da marito quella che sarebbe stata più adatta per lui . Ogni giorno gli portavano a vedere dei bellissimi ritratti : ma non ce n ' era neppur una che avesse le grazie della defunta Regina . E così non si decideva mai . Quand ' ecco che per sua gran disgrazia , sebbene fosse stato fin allora un uomo pien di giudizio , tutto a un tratto dette volta al cervello , e cominciò a pigliare la fissazione di credere che l ' infanta sua figlia vincesse di gran lunga in grazia e in bellezza la Regina madre , e fece intendere che era deciso a volerla sposare , perché ella sola poteva scioglierlo dalla fatta promessa . A questa brutale proposizione , la giovane Principessa , un fior di virtù e di pudore , ci corse poco non cadesse in terra svenuta . Si gettò ai piedi del Re suo padre , e lo scongiurò , con tutte le forze dell ' anima , a non costringerla a commettere un tal delitto . Ma il Re , che si era fitto in testa questa strana idea , volle consultare un vecchio druido , per acquietare la coscienza della giovane Principessa . Il druido , che sapeva più d ' ambizioso che di santo , non badò a sacrificare l ' innocenza e la virtù , per la boria di diventare il confidente di un gran Re , e trovò il modo di insinuarsi con tanto garbo nell ' animo di lui , e gli abbellì talmente il delitto che stava per commettere , che lo persuase perfino che lo sposare la propria figlia era un ' opera meritoria . Il Re , messo su dai discorsi dello scellerato , lo abbracciò , e si partì da lui più incaponito che mai nella sua idea , e ordinò all ' infanta di prepararsi a ubbidire . La giovane Principessa straziata da un acerbo dolore , non vide altro scampo che andare a casa della sua comare , la fata Lilla . Per cui partì la sera stessa in un grazioso calessino , tirato da un grosso montone che conosceva tutte le strade , e arrivò felicemente . La fata , che voleva molto bene all ' infanta , le disse che aveva saputo ogni cosa , ma che non se ne desse alcun pensiero , perché non poteva accaderle nulla di male , solo che avesse dato retta fedelmente alle sue prescrizioni . " Perché , mia cara figlia " , ella disse , " sarebbe un grande sproposito lo sposare vostro padre : e voi , senza contradirlo , potete tirarvene fuori : ditegli , che per contentare un vostro capriccio , bisogna che egli vi regali un vestito color dell ' aria . Con tutta la sua potenza non sarà mai capace di tanto . " La Principessa ringraziò senza fine la comare , e la mattina dopo ripeté al Re , suo padre , quello che la fata le aveva consigliato , dichiarando che senza il vestito color dell ' aria , ella non avrebbe mai acconsentito a nulla . Il Re , tutto contento per la speranza avuta , radunò gli operai più famosi e ordinò loro questa stoffa , sotto pena che , se non ci fossero riusciti , li avrebbe fatti tutti impiccare dal primo all ' ultimo . Ma non ebbe il dispiacere di venire a questi estremi . Il giorno dopo gli portarono il vestito tanto desiderato : e il cielo quando è sparso di nuvole d ' oro non ha un colore più bello di quello che aveva questa stoffa , quando venne spiegata . L ' infanta ne rimase afflittissima e non sapeva come uscire da quest ' impiccio . Il Re pigiava per venire a una conclusione . Bisognò tornare un ' altra volta dalla comare , la quale stupita che il suo ripiego non avesse fatto l ' effetto , le suggerì di provarsi a chiedere un altro vestito color della luna . Il Re , che non sapeva ricusarle nulla , mandò fuori in cerca di operai più capaci , e ordinò loro un vestito color della luna , e con tanta premura di averlo subito , che fra l ' ordinarlo e il riportarlo bell ' e fatto , non ci corsero ventiquattr ' ore . L ' infanta , invaghita in quel primo momento più del magnifico vestito che di tutte le attenzioni di suo padre , se ne afflisse poi oltremisura , appena si trovò insieme colle sue donne e colla sua nutrice . La fata Lilla , che sapeva tutto , venne in aiuto alla sconsolata Principessa , e le disse : " O io non ne azzecco più una , oppure ho ragione di credere che se ora gli chiedeste un vestito color del sole , si sarebbe trovato il verso di disgustare il Re , vostro padre ; perché è impossibile che si possa giungere a fabbricare una simile stoffa . Male male che la vada , guadagneremo sempre del tempo " . L ' infanta se ne persuase , e chiese il vestito . Il Re , tutto amore per lei , diede senza rincrescimento tutti i diamanti e i rubini della sua corona , con ordine di non risparmiare alcuna cosa perché questa stoffa riuscisse compagna al sole : tanto che quando fu messa in mostra , tutti quelli che la videro , furono costretti a chiuder gli occhi per il gran bagliore . Si vuole anzi che incominci da quel tempo l ' uso degli occhiali verdi e delle lenti affumicate . Figuratevi un po ' come rimase l ' infanta a quella vista . Cosa più bella e più artisticamente lavorata non s ' era veduta mai . Ella restò confusa , e col pretesto che le faceva male agli occhi , si ritirò nella sua camera , dove la fata l ' aspettava col rossore della vergogna fino alla punta dei capelli . E lì accadde di peggio ; perché la fata , vedendo il vestito color del sole , diventò paonazza dal gran dispetto . " Oh , questa volta poi , figlia cara " , diss ' ella all ' infanta , " metteremo l ' indegno amore di vostro padre a una prova terribile . Sia pure che egli abbia fissato davvero il chiodo in questo matrimonio , che si figura assai vicino : ma io son sicura che rimarrà molto sbalestrato dalla domanda che vi consiglio di fargli . Si tratta della pelle di quell ' asino , al quale egli vuole un gran bene perché provvede con tanta larghezza a tutte le spese della sua Corte . Andate , e ditegli che desiderate quella pelle . " L ' infanta , tutt ' allegra di aver trovato un altro scappavia per mandare a monte un matrimonio che detestava , e colla speranza sicura che il padre suo non avrebbe mai acconsentito a sacrificare l ' asino del suo cuore , andò da lui e gli disse chiaro e tondo che voleva la pelle di quel bell ' animale . Sebbene il Re rimanesse molto sconcertato per questo capriccio , non esitò a contentarla . Il povero asino fu sacrificato e la sua pelle venne presentata con molta galanteria all ' infanta , la quale , non vedendo più alcun mezzo per sottrarsi alla sua disgrazia , stava per perdersi d ' animo e darsi alla disperazione ; quando ecco che sopraggiunse la fata : " Che fate voi , figlia mia " , diss ' ella vedendo la Principessa che si strappava i capelli e si graffiava il bel viso ; " questo è il momento più fortunato della vostra vita . Avvolgetevi in codesta pelle , uscite dal palazzo e camminate finché troverete terra sotto i piedi . Quando si sacrifica tutto alla virtù , gli Dei sanno ricompensare . Andate ; sarà mia cura che le vostre robe vi seguano dappertutto ; in qualunque luogo , dove vi fermerete , la cassetta de ' vostri vestiti e delle vostre gioie vi sarà venuta dietro sotto terra : eccovi la mia bacchetta : ve la regalo , e battendola in terra tutte le volte che avrete bisogno della vostra cassetta , la cassetta apparirà dinanzi ai vostri occhi . Ma spicciatevi a partire , e non più indugi " . L ' infanta abbracciò mille volte la sua comare , pregandola di non abbandonarla mai ; si messe addosso quella brutta pelle , e dopo essersi insudiciato il viso di fuliggine , uscì da quel magnifico palazzo , senza che nessuno la riconoscesse . La sparizione dell ' infanta fece un gran chiasso . Il Re , che aveva fatto preparare una magnifica festa , era disperato e non sapeva darsene pace . Diè ordine che partissero più di cento giandarmi e più di mille moschettieri in cerca della figlia : ma la fata , che la proteggeva , la rendeva invisibile agli occhi di tutti ; e così bisognò farsene una ragione . L ' infanta intanto comminava giorno e notte . Essa andò lontano , e poi più lontano , e sempre più lontano , e cercava dappertutto un posto da impiegarsi ; ma sebbene per carità le dessero un boccone , nessuno voleva saperne di lei , a cagione di vederla tanto sudicia . Giunse finalmente a una bella città , dove vicino alla porta c ' era una fattoria : e la fattoressa aveva appunto bisogno di una donna da strapazzo per lavare i cenci e per tenere puliti i tacchini e lo stallino dei maiali . Vedendo questa zingara così sudicia , le propose di entrare al suo servizio : e l ' infanta accettò di gran cuore , stanca com ' era di aver fatto tanto paese . Fu messa in un canto della cucina , dove sui primi giorni ebbe a patire gli scherzi triviali del basso servidorame , tanto la sua pelle d ' asino la rendeva sporca e nauseante . Alla fine ci fecero l ' occhio , e perché ella si mostrava molto precisa nelle faccende che doveva fare , la fattoressa la prese nelle sue buone grazie . Menava le pecore all ' erba , e , alla sua ora , le rimetteva dentro : e guardava anche i tacchini , e lo faceva con tanta intelligenza , che pareva non avesse fatto altro mestiere in vita sua : ogni cosa fioriva e prosperava fra le sue mani . Un giorno , mentre stava seduta presso una fontana d ' acqua limpidissima , dove veniva spesso a piangere la sua misera sorte , le saltò in capo di specchiarvisi dentro , e l ' orribile pelle d ' asino , che le serviva da cappello e da vestito , la spaventò . Vergognandosi di trovarsi in quello stato , si lavò ben bene il viso e le mani , che diventarono bianche più dell ' avorio , e il suo bel carnato riprese la freschezza di prima . Il piacere di vedersi così bella le fece entrar la voglia di bagnarsi , e si bagnò : ma dopo , per tornare alla fattoria , le convenne rimettersi addosso la solita pellaccia . Per buona fortuna l ' indomani era giorno di festa ; per cui ebbe tutto il comodo di fare apparire la sua cassetta , di accomodarsi e di pettinarsi perbene , di dare la cipria ai suoi bei capelli e di mettersi il suo bel vestito color dell ' aria . La sua camera era così piccina , che non c ' entrava nemmeno tutto lo strascico della sottana . La bella Principessa si mirò e si ammirò da se stessa , e con molto piacere ; anzi , con tanto piacere , che decise da quel momento in poi di mettersi nelle feste e per le domeniche , a uno per volta , tutti i suoi bei vestiti , non foss ' altro per darsi un po ' di svago . E mantenne puntualmente la presa risoluzione . Ella intrecciava dei fiori e dei diamanti fra i suoi bei capelli , con un ' arte ammirabile : e spesso sospirava , mortificata di non avere per testimoni , se non le sue pecore e i suoi tacchini , che le volevano lo stesso bene , anche a vederla vestita di quella orribile pelle d ' asino , che le aveva dato il brutto soprannome , fra la gente di fattoria . Un giorno di festa , in cui Pelle d ' Asino s ' era messa il suo vestito color del sole , il figlio del Re , al quale apparteneva la fattoria , ritornando dalla caccia , vi si fermò per prendere un po ' di riposo . Quel Principe era giovane , bello , fatto a pennello della persona , l ' occhio diritto di suo padre , l ' amore della Regina sua madre , l ' idolo di tutti i suoi popoli . Venne offerta al Principe una merenda campestre , che egli accettò : e dopo si messe a girare per i cortili e per tutti i ripostigli . E nel girandolare di qua e di là , entrò in un andito scuro , in fondo al quale vide una porta chiusa . La curiosità gli fece metter l ' occhio al buco della serratura . Ma immaginatevi come restò , quando vide la Principessa così bella e così riccamente vestita ! Al suo aspetto nobile e modesto , la prese per una Dea . La foga della passione , che provò in quell ' istante , fu così forte , che avrebbe dicerto sfondata la porta , se non l ' avesse trattenuto il rispetto che gl ' ispirava quell ' angiolo di donna . Se ne venne via a gran passi per quell ' andito oscuro e tetro , ma lo fece per andar subito ad informarsi chi era la persona che stava in quella piccola cameruccia . Gli risposero che era una servaccia , chiamata Pelle d ' Asino , a motivo della pelle colla quale si vestiva , e che era tutt ' unta e bisunta da fare schifo a guardarla e a parlarci , e che l ' avevano presa proprio per compassione per mandarla dietro ai montoni e ai tacchini . Il Principe , poco soddisfatto di questo schiarimento , s ' accorse subito che quella gente ordinaria non ne sapeva di più , e che era fiato buttato via stare a interrogarla . Se ne tornò al palazzo di suo padre , innamorato da non potersi dir quanto , e coll ' immagine fissa dinanzi agli occhi , di quella creatura divina che aveva veduto dal buco della serratura . Egli si pentiva di non aver picchiato alla porta : ma fece giuro che un ' altra volta non gli sarebbe più accaduto . Intanto il gran subbuglio del sangue cagionato dall ' amore , gli messe addosso nella nottata un febbrone da cavalli , che in poche ore lo ridusse al lumicino . La Regina sua madre , che non aveva altri figliuoli che quello , si dava alla disperazione , vedendo tornare inutili tutti i rimedi : e invano prometteva ai medici grandi ricompense : essi adoperavano tutta la loro arte , ma non bastava a guarire il Principe . Alla fine indovinarono che questa gran malattia derivava da qualche passione segreta , e ne avvertirono la Regina ; la quale , tutta tenerezza per il suo figlio , venne a scongiurarlo di palesare la cagione del suo male , col dire che quand ' anche si fosse trattato di cedergli la corona , il Re suo padre sarebbe sceso dal trono senza rammarico , pur di vederlo contento ; e che se egli avesse desiderato in moglie una Principessa , avrebbe fatto qualunque sacrificio perché la potesse avere , anche se fossero stati in guerra col padre di essa e che ci fossero giusti motivi di rancore ; ma che per carità lo scongiuravano a non lasciarsi morire perché dalla vita sua dipendeva la loro . La Regina desolata non poté finire questo discorso commovente senza bagnare il viso del Principe con un diluvio di lacrime . " Signora " , prese a dire il Principe con un fil di voce , " io non sono un figlio tanto snaturato da desiderare la corona del padre mio : Dio voglia che egli campi ancora cent ' anni , e che io possa essere il più fedele e il più rispettoso dei suoi sudditi ! In quanto alla Principessa che mi offrite , non ho pensato ancora ad ammogliarmi : ma quando fosse , potete ben credere che , sommesso come sono , farei sempre la vostra volontà , qualunque cosa me ne dovesse costare . " " Ah ! figlio mio " , riprese la Regina , " nessuna cosa ci parrà grave , pur di salvarti la vita : ma , mio caro figlio , salva la vita mia e quella del padre tuo , facendoci conoscere il tuo desiderio , e stai sicuro che sarai contentato . " " Ebbene , signora " , disse egli , " poiché volete per forza che vi manifesti il mio desiderio , vi obbedirò ; tanto più che mi parrebbe un delitto di mettere in pericolo la vita di due esseri , che mi sono carissimi . Ebbene , madre mia , io desidero che Pelle d ' Asino mi faccia un piatto dolce : e quando sarà fatto , che mi sia portato qui . " La Regina , sentendo un nome così bizzarro , domandò chi fosse questa Pelle d ' Asino . " Signora " , rispose uno de ' suoi ufficiali , che per caso l ' aveva veduta , " è la bestia più brutta , dopo il lupo : un muso tinto , un sudiciume che abita nella vostra fattoria e che custodisce i tacchini . " " Questo non vuol dir nulla " , disse la Regina , " forse il mio figlio , tornando da caccia , avrà mangiato della sua pasticceria : sarà un capriccio da malati : ma infine io voglio che Pelle d ' Asino ( poiché questa Pelle d ' Asino esiste ) gli faccia subito un pasticcio . " Si mandò alla fattoria e fu fatta venire Pelle d ' Asino , per ordinarle un pasticcio per il Principe , e perché ci mettesse tutta la sua bravura . Alcuni scrittori pretendono che proprio in quel punto , in cui il Principe pose l ' occhio al buco della serratura , gli occhi di Pelle d ' Asino se ne avvidero ; e che dopo , affacciatasi alla sua finestrina , e visto questo Principe così giovane , così bello , e così ben formato , ne avesse serbata l ' immagine scolpita nel cuore , e che spesso e volentieri questo ricordo le fosse costato qualche grosso sospiro ! Fatto sta che Pelle d ' Asino , o l ' avesse voluto , o avesse solamente sentito dire un gran bene di lui , era tutta contenta di aver trovata la via per farsi conoscere . Si chiuse nella sua cameretta : gettò in un canto quella pellaccia sudicia , si lavò ben bene il viso e le mani , ravviò i suoi biondi capelli , s ' infilò una bella vitina di argento luccicante e una sottana della stessa roba , e si messe a fare il pasticcio tanto desiderato . Prese del fior di farina , delle uova e del burro freschissimo . E mentre lavorava a impastarlo , fosse caso o altro , un anello che aveva in dito le cascò nella pasta e vi rimase dentro . Appena il pasticcio fu cotto , si rimesse addosso la sua orribile Pelle d ' Asino e consegnò il pasticcio all ' ufficiale , al quale chiese le nuove del Principe : ma questi non si degnò nemmeno di rispondere , e corse subito dal Principe col pasticcio . Il Principe glielo prese avidamente dalle mani e lo mangiò con tanta voracità , che i medici , lì presenti , dissero subito che questa fame da lupi non era punto un buon segno . Difatti ci corse poco che il Principe non rimanesse strozzato dall ' anello , che trovò in una fetta del pasticcio : ma gli riuscì di cavarselo di bocca con molta destrezza , e così rallentò un poco anche la furia del mangiare , esaminando il bellissimo smeraldo incastonato in un cerchietto d ' oro , il quale era così tanto stretto , che egli giudicò non potesse star bene altro che al ditino più grazioso e più affascinante del mondo . Baciò mille volte l ' anello , lo messe sotto il capezzale , e ogni tantino , quando credeva di non esser visto da nessuno , lo tirava fuori per guardarlo . Non si può dire quanto si tormentasse il cervello per immaginare il modo di arrivare a conoscere colei , alla quale questo anello andasse bene . Non osava sperare che se egli avesse domandato di Pelle d ' Asino , di quella cioè che gli aveva fatto il pasticcio da lui richiesto , gliel ' avrebbero fatta venire ; e non aveva neppure il coraggio di palesare ad anima viva ciò che aveva veduto dal buco della serratura , per paura che lo canzonassero e lo pigliassero per un visionario . Il fatto egli è che tutti questi pensieri lo tormentarono tanto e poi tanto , che gli si riprese una grossa febbre : e i medici , non sapendo più che cosa dire , dichiararono alla Regina che il suo figliuolo era malato di amore . La Regina andò subito dal figlio , insieme col Re , che non sapeva darsi pace . " Figlio , mio caro figlio " , disse il Re , addoloratissimo , " palesa pure il nome di quella che tu vuoi , ché noi facciamo giuro di dartela , foss ' anche la più vile fra tutte le schiave della terra . " La Regina , abbracciandolo , gli ripeté il giuro del Re . Il Principe , intenerito dai pianti e dalle carezze degli autori de ' suoi giorni : " Padre mio e madre mia " , disse loro , " io non penso punto a stringere un legame , che possa farvi dispiacere , e la prova , che dico il vero " , soggiunse cavando lo smeraldo di sotto il capezzale , " è questa , che io sposerò la donna a cui quest ' anello potrà entrare in dito , chiunque ella sia ; né c ' è da sospettare che quella che avrà un ditino così grazioso e sottile possa essere una marrana o una contadina " . Il Re e la Regina presero in mano l ' anello , lo esaminarono con molta curiosità , e finirono col dire come diceva il Principe , cioè , che non poteva andar bene , se non a una fanciulla di buona famiglia . Allora il Re , abbracciato il Principe e scongiuratolo di guarire , uscì di camera e fece dare nei tamburi , nei pifferi e nelle trombe per tutta la città e bandire col mezzo dei suoi araldi che non c ' era da far altro che venire al palazzo per provarsi un anello , e che quella a cui sarebbe tornato preciso , avrebbe sposato l ' erede al trono . Prima arrivarono le Principesse : poi le Duchesse , le Marchese e le Baronesse ; ma ebbero tutte un bell ' assottigliarsi le dita : non ce ne fu una che potesse infilarsi l ' anello . Convenne scendere alle modistine , le quali , sebbene graziose , avevano i diti troppo grossi . Il Principe che cominciava a star meglio , faceva da se stesso la prova . Si venne finalmente alle cameriere ; e anche queste fecero la figura di tutte le altre . Non c ' era più nessuna donna che non si fosse provata invano a mettersi l ' anello , allorché il Principe volle che venissero le cuoche , le sguattere e le pecoraie : e tutte gli furono menate dinanzi ; ma i loro ditoni grossi e tozzi non poterono passare nell ' anello , al di là dell ' ugna . " È stata fatta venire quella Pelle d ' Asino che , giorni addietro , mi fece un dolce ? " , domandò il Principe . Tutti si messero a ridere e risposero di no , perché era troppo sudicia e da far schifo . " Cercatela subito " , disse il Re , " non sarà detto mai che io abbia fatta una sola eccezione . " Ridendo e burlando , corsero in cerca della tacchinaia . L ' infanta , che aveva sentito i tamburi e il bando degli araldi d ' arme , s ' era già figurata che il suo anello fosse la causa di tutto questo diavoleto ; essa amava il Principe , e perché il vero amore è timido e modesto , così stava sempre colla paura che qualche dama non avesse un ditino piccolo come il suo , per cui fu per lei una grande allegrezza quando vennero a cercarla e a battere alla sua porta . Fin dal momento che ella era venuta a sapere che si cercava un dito , al quale andasse bene il suo anello , una vaga speranza l ' aveva consigliata a pettinarsi con più amore del solito e a mettersi il suo bel busto d ' argento , con la sottana tutta gale e ricami d ' argento e seminata di smeraldi . Appena sentì bussare alla porta e chiamarsi per andare dal Re , lesta come un baleno si rimise la sua pelle d ' asino e aprì . Gli uomini di corte , pigliandola in canzonatura , le dissero che il Re la cercava , per farle sposare suo figlio ; quindi in mezzo alle più matte risate , la condussero dal Principe : il quale , stupefatto anch ' esso dallo strano abbigliamento della fanciulla , non voleva credere che fosse quella medesima che aveva veduto coi propri occhi , così sfolgorante e così bella ! Tristo e confuso di aver preso questo granchio a secco madornale : " Siete voi " , le domandò , " che abitate in fondo di quel corridoio oscuro , nel terzo cortile della fattoria ? " . " Sissignore ! " , rispose . " Fatemi vedere la vostra mano " , disse egli tremando e con un grosso sospiro . Indovinate ora voi chi rimase più meravigliato di tutti ? Fu il Re e la Regina , furono tutti i ciamberlani e i grandi della Corte , quando videro uscir fuori di sotto a quella pelle nera e bisunta , una manina delicata , bianca e color di rosa , dove l ' anello senza molta fatica poté infilarsi nel più bel ditino del mondo ; quindi per un leggero movimento fatto dall ' infanta , la pelle cadde , ed ella apparve di una bellezza così abbagliante , che il Principe , sebbene ancora molto debole , si gettò ai suoi piedi e l ' abbracciò con tanto ardore , che la fece arrossire ; ma nessuno quasi se ne accorse , perché il Re e la Regina vennero ad abbracciarla anch ' essi con grandissima tenerezza , e le chiesero se fosse contenta di sposare il loro figliuolo . La Principessa , confusa da tante carezze e dall ' amore che le dimostrava questo bel Principe , stava per ringraziare , quand ' ecco che il soffitto della sala si aprì , e la fata Lilla , calandosi dentro a un carro intrecciato coi rami e coi fiori del suo nome , raccontò con una grazia infinita tutta l ' istoria dell ' infanta . Il Re e la Regina lietissimi di sapere che Pelle d ' Asino era una gran Principessa , raddoppiarono le attenzioni , ma il Principe si mostrò sempre più sensibile alle virtù della Principessa , e il suo amore si accrebbe per tutte le cose che aveva sentito dire . La sua impazienza di sposare la Principessa era così forte , che non le lasciò nemmeno il tempo di fare i preparativi convenienti per questo augusto imeneo . Il Re e la Regina , innamorati della loro nuora , le facevano mille carezze e la tenevano sempre stretta fra le loro braccia . Ella aveva dichiarato che non poteva sposare il Principe senza il consenso del Re suo padre ; per cui egli fu il primo ad essere invitato , senza dirgli per altro il nome della sposa : la fata Lilla che , com ' è naturale , era quella che regolava ogni cosa , aveva voluto così , per evitare tutte le conseguenze . Arrivarono Principi e Re da tutti i paesi ; chi in portantina , chi in calesse ; i più lontani vennero a cavallo sopra elefanti , sopra tigri e sopra aquile ; ma il più magnifico e il più potente di tutti fu il padre dell ' infanta , il quale , per buona fortuna , aveva dimenticato il suo amore stranissimo e aveva sposato una Regina , vedova e molto bella . L ' infanta andò a incontrarlo ; ed egli la riconobbe subito e l ' abbracciò con gran tenerezza , prima che ella avesse il tempo di gettarsi ai suoi piedi . Il Re e la Regina gli presentarono il loro figlio , al quale egli fece un sacco di garbatezze . Le nozze furono celebrate con uno scialo da non potersi descrivere . I giovani sposi , poco curanti di tutte queste magnificenze , non vedevano e non pensavano altro che a se stessi . Il Re , padre del Principe , fece incoronare suo figlio lo stesso giorno , e baciandogli la mano , lo collocò sul trono , malgrado la resistenza opposta da questo buonissimo figliuolo : ma bisognò ubbidire . Le feste di questi illustri sponsali durarono più di tre mesi ; ma l ' amore dei giovani sposi durerebbe anch ' oggi , tanto si volevano bene , se non fossero morti cent ' anni dopo . La storia di Pelle d ' Asino è un po ' difficile a pigliarla per vera ; ma finché nel mondo ci saranno nonne , mamme e ragazzi , se la ricorderanno tutti con piacere . Le Fate C ' era una volta una vedova che aveva due figliuole . La maggiore somigliava tutta alla mamma , di lineamenti e di carattere , e chi vedeva lei , vedeva sua madre , tale e quale . Tutte e due erano tanto antipatiche e così gonfie di superbia , che nessuno le voleva avvicinare . Viverci insieme poi , era impossibile addirittura . La più giovane invece , per la dolcezza dei modi e per la bontà del cuore , era tutta il ritratto del suo babbo ... e tanto bella poi , tanto bella , che non si sarebbe trovata l ' eguale . E naturalmente , poiché ogni simile ama il suo simile , quella madre andava pazza per la figliuola maggiore ; e sentiva per quell ' altra un ' avversione , una ripugnanza spaventevole . La faceva mangiare in cucina , e tutte le fatiche e i servizi di casa toccavano a lei . Fra le altre cose , bisognava che quella povera ragazza andasse due volte al giorno ad attingere acqua a una fontana distante più d ' un miglio e mezzo , e ne riportasse una brocca piena . Un giorno , mentre stava appunto lì alla fonte , le apparve accanto una povera vecchia che la pregò in carità di darle da bere . " Ma volentieri , nonnina mia ... " rispose la bella fanciulla " aspettate ; vi sciacquo la brocca ... " E subito dette alla mezzina una bella risciacquata , la riempì di acqua fresca , e gliela presentò sostenendola in alto con le sue proprie mani , affinché la vecchiarella bevesse con tutto il suo comodo . Quand ' ebbe bevuto , disse la nonnina : " Tu sei tanto bella , quanto buona e quanto per benino , figliuola mia , che non posso fare a meno di lasciarti un dono " . Quella era una Fata , che aveva preso la forma di una povera vecchia di campagna per vedere fin dove arrivava la bontà della giovinetta . E continuò : " Ti do per dono che ad ogni parola che pronunzierai ti esca di bocca o un fiore o una pietra preziosa " . La ragazza arrivò a casa con la brocca piena , qualche minuto più tardi ; la mamma le fece un baccano del diavolo per quel piccolo ritardo . " Mamma , abbi pazienza , ti domando scusa ... " , disse la figliuola tutta umile , e intanto che parlava le uscirono di bocca due rose , due perle e due brillanti grossi . " Ma che roba è questa !...", esclamò la madre stupefatta , " sbaglio o tu sputi perle e brillanti ! ... O come mai , figlia mia ?..." Era la prima volta in tutta la sua vita che la chiamava così , e in tono affettuoso . La fanciulla raccontò ingenuamente quel che le era accaduto alla fontana ; e durante il racconto , figuratevi i rubini e i topazi che le caddero già dalla bocca ! " Oh , che fortuna ... " , disse la madre , " bisogna che ci mandi subito anche quest ' altra . Senti , Cecchina , guarda che cosa esce dalla bocca della tua sorella quando parla . Ti piacerebbe avere anche per te lo stesso dono ? ... Basta che tu vada alla fonte ; e se una vecchia ti chiede da bere , daglielo con buona maniera . " " E non ci mancherebbe altro !...", rispose quella sbadata . " Andare alla fontana ora ! " " Ti dico che tu ci vada ... e subito " , gridò la mamma . Brontolò , brontolò ; ma brontolando prese la strada portando con sé la più bella fiasca d ' argento che fosse in casa . La superbia , capite , e l ' infingardaggine ! ... Appena arrivata alla fonte , eccoti apparire una gran signora vestita magnificamente , che le chiede un sorso d ' acqua . Era la medesima Fata apparsa poco prima a quell ' altra sorella ; ma aveva preso l ' aspetto e il vestiario di una principessa , per vedere fino a quale punto giungeva la malcreanza di quella pettegola . " O sta ' a vedere ... " , rispose la superba , " che son venuta qui per dar da bere a voi ! ... Sicuro ! ... per abbeverare vostra Signora , non per altro ! ... Guardate , se avete sete , la fonte eccola lì . " " Avete poca educazione , ragazza ... " , rispose la Fata senza adirarsi punto , " e giacché siete così sgarbata , vi do per dono che ad ogni parola pronunziata da voi vi esca di bocca un rospo o una serpe . " Appena la mammina la vide tornare da lontano , le gridò a piena gola : " Dunque , Cecchina , com ' è andata ? " . " Non mi seccate , mamma !...", replicò la monella ; e sputò due vipere e due rospacci . " O Dio ! ... che vedo !...", esclamò la madre . " La colpa deve essere tutta di tua sorella , ma me la pagherà ... " E si mosse per picchiarla . Quella povera figliuola fuggì via di rincorsa e andò a rifugiarsi nella foresta vicina . Il figliuolo del Re che ritornava da caccia la incontrò per un viottolo , e vedendola così bella , le domandò che cosa faceva in quel luogo sola sola , e perché piangeva tanto . " La mamma ... " , disse lei , " m ' ha mandato via di casa e mi voleva picchiare ... " Il figliuolo del Re , che vide uscire da quella bocchina cinque o sei perle e altrettanti brillanti , la pregò di raccontare come mai era possibile una cosa tanto meravigliosa . E la ragazza raccontò per filo e per segno tutto quello che le era accaduto . Il Principe reale se ne innamorò subito e considerando che il dono della Fata valeva più di qualunque grossa dote che potesse avere un ' altra donna , la condusse senz ' altro al palazzo del Re suo padre e se la sposò . Quell ' altra sorella frattanto si fece talmente odiare da tutti , che sua madre stessa la cacciò via di casa ; e la disgraziata dopo aver corso invano cercando chi acconsentisse a riceverla andò a morire sul confine del bosco . MORALE Gli smeraldi , le perle , ed i diamanti Abbaglian gli occhi col vivo splendore ; Ma le dolci parole e i dolci pianti Hanno spesso più forza e più valore . ALTRA MORALE La cortesia che le bell ' alme accende , Costa talora acerbi affanni e pene ; Ma presto o tardi la virtù risplende , E quando men ci pensa il premio ottiene . Cappuccetto Rosso C ' era una volta in un villaggio una bambina , la più carina che si potesse mai vedere . La sua mamma n ' era matta , e la sua nonna anche di pìù . Quella buona donna di sua madre le aveva fatto fare un cappuccetto rosso , il quale le tornava così bene a viso , che la chiamavano dappertutto Cappuccetto Rosso . Un giorno sua madre , avendo cavate di forno alcune stiacciate , le disse : " Va ' un po ' a vedere come sta la tua nonna , perché mi hanno detto che era un po ' incomodata : e intanto portale questa stiacciata e questo vasetto di burro " . Cappuccetto Rosso , senza farselo dire due volte , partì per andare dalla sua nonna , la quale stava in un altro villaggio . E passando per un bosco s ' imbatté in quella buona lana del Lupo , il quale avrebbe avuto una gran voglia di mangiarsela ; ma poi non ebbe il coraggio di farlo , a motivo di certi taglialegna che erano lì nella foresta . Egli le domandò dove andava . La povera bambina , che non sapeva quanto sia pericoloso fermarsi per dar retta al Lupo , gli disse : " Vo a vedere la mia nonna e a portarle una stiacciata , con questo vasetto di burro , che le manda la mamma mia " . " Sta molto lontana di qui ? " , disse il Lupo . " Oh , altro ! " , disse Cappuccetto Rosso . " La sta laggiù , passato quel mulino , che si vede di qui , nella prima casa , al principio del villaggio . " " Benissimo " , disse il Lupo , " voglio venire a vederla anch ' io . Io piglierò da questa parte , e tu da quell ' altra , e faremo a chi arriva più presto . " Il Lupo si messe a correre per la sua strada , che era una scorciatoia , con quanta forza avea nelle gambe : e la bambina se ne andò per la sua strada , che era la più lunga , baloccandosi a cogliere le nocciuole , a dar dietro alle farfalle , e a fare dei mazzetti con tutti i fiorellini , che incontrava lungo la via . Il Lupo in due salti arrivò a casa della nonna e bussò . " Toc , toc . " " Chi è ? " " Sono la vostra bambina , son Cappuccetto Rosso " , disse il Lupo , contraffacendone la voce , " e vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro , che vi manda la mamma mia . " La buona nonna , che era a letto perché non si sentiva troppo bene , gli gridò : " Tira la stanghetta , e la porta si aprirà " . Il Lupo tirò la stanghetta , e la porta si aprì . Appena dentro , si gettò sulla buona donna e la divorò in men che non si dice , perché erano tre giorni che non s ' era sdigiunato . Quindi rinchiuse la porta e andò a mettersi nel letto della nonna , aspettando che arrivasse Cappuccetto Rosso , che , di lì a poco , venne a picchiare alla porta . " Toc , toc . " " Chi è ? " Cappuccetto Rosso , che sentì il vocione grosso del Lupo , ebbe dapprincipio un po ' di paura ; ma credendo che la sua nonna fosse infreddata rispose : " Sono la vostra bambina , son Cappuccetto Rosso , che vengo a portarvi una stiacciata e un vasetto di burro , che vi manda la mamma mia " . Il Lupo gridò di dentro , assottigliando un po ' la voce : " Tira la stanghetta e la porta si aprirà . " Cappuccetto Rosso tirò la stanghetta e la porta si aprì . Il Lupo , vistala entrare , le disse , nascondendosi sotto le coperte : " Posa la stiacciata e il vasetto di burro sulla madia e vieni a letto con me " . Cappuccetto Rosso si spogliò ed entrò nel letto , dove ebbe una gran sorpresa nel vedere com ' era fatta la sua nonna , quando era tutta spogliata . E cominciò a dire : " O nonna mia , che braccia grandi che avete ! " . " Gli è per abbracciarti meglio , bambina mia . " " O nonna mia , che gambe grandi che avete ! " " Gli è per correr meglio , bambina mia . " " O nonna mia , che orecchie grandi che avete ! " " Gli è per sentirci meglio , bambina mia . " " O nonna mia , che occhioni grandi che avete ! " " Gli è per vederci meglio , bambina mia . " " O nonna mia , che denti grandi che avete ! " " Gli è per mangiarti meglio . " E nel dir così , quel malanno di Lupo si gettò sul povero Cappuccetto Rosso , e ne fece un boccone . La storia di Cappuccetto Rosso fa vedere ai giovinetti e alle giovinette , e segnatamente alle giovinette , che non bisogna mai fermarsi a discorrere per la strada con gente che non si conosce : perché dei lupi ce n ' è dappertutto e di diverse specie , e i più pericolosi sono appunto quelli che hanno faccia di persone garbate e piene di complimenti e di belle maniere . Il gatto con gli stivali Un mugnaio , venuto a morte , non lasciò altri beni ai suoi tre figliuoli che aveva , se non il suo mulino , il suo asino e il suo gatto . Così le divisioni furono presto fatte : né ci fu bisogno dell ' avvocato e del notaro ; i quali , com ' è naturale , si sarebbero mangiata in un boccone tutt ' intera la piccola eredità . Il maggiore ebbe il mulino . Il secondo , l ' asino . E il minore dei fratelli ebbe solamente il gatto . Quest ' ultimo non sapeva darsi pace , per essergli toccata una parte così meschina . " I miei fratelli " , faceva egli a dire , " potranno tirarsi avanti onestamente , menando vita in comune : ma quanto a me , quando avrò mangiato il mio gatto , e fattomi un manicotto della sua pelle , bisognerà che mi rassegni a morir di fame . " Il gatto , che sentiva questi discorsi , e faceva finta di non darsene per inteso , gli disse con viso serio e tranquillo : " Non vi date alla disperazione , padron mio ! Voi non dovete far altro che trovarmi un sacco e farmi fare un paio di stivali per andare nel bosco ; e dopo vi farò vedere che nella parte che vi è toccata , non siete stato trattato tanto male quanto forse credete " . Sebbene il padrone del gatto non pigliasse queste parole per moneta contante , a ogni modo gli aveva visto fare tanti giuochi di destrezza nel prendere i topi , or col mettersi penzoloni , attaccato per i piedi , or col fare il morto , nascosto dentro la farina , che finì coll ' aver qualche speranza di trovare in lui un po ' di aiuto nelle sue miserie . Appena il gatto ebbe ciò che voleva , s ' infilò bravamente gli stivali , e mettendosi il sacco al collo , prese le corde colle zampe davanti e se ne andò in una conigliera , dove c ' erano moltissimi conigli . Pose dentro al sacco un po ' di crusca e della cicerbita : e sdraiandosi per terra come se fosse morto , aspettò che qualche giovine coniglio , ancora novizio dei chiapperelli del mondo , venisse a ficcarsi nel sacco per la gola di mangiare la roba che c ' era dentro . Appena si fu sdraiato , ebbe subito la grazia . Eccoti un coniglio , giovane d ' anni e di giudizio , che entrò dentro al sacco : e il bravo gatto , tirando subito la funicella , lo prese e l ' uccise senza pietà né misericordia . Tutto glorioso della preda fatta andò dal Re , e chiese di parlargli . Lo fecero salire nei quartieri del Re , dove entrato che fu fece una gran riverenza al Re , e gli disse : " Ecco , Sire , un coniglio di conigliera che il signor marchese di Carabà " , era il nome che gli era piaciuto di dare al suo padrone , " mi ha incaricato di presentarvi da parte sua " . " Di ' al tuo padrone " rispose il Re " che lo ringrazio e che mi ha fatto un vero regalo . " Un ' altra volta andò a nascondersi fra il grano , tenendo sempre il suo sacco aperto ; e appena ci furono entrate dentro due pernici , tirò la corda e le acchiappò tutte e due . Corse quindi a presentarle al Re , come aveva fatto per il coniglio di conigliera . Il Re gradì moltissimo anche le due pernici e gli fece dare la mancia . Il gatto in questo modo continuò per due o tre mesi a portare di tanto in tanto ai Re la selvaggina della caccia del suo padrone . Un giorno avendo saputo che il Re doveva recarsi a passeggiare lungo la riva del fiume insieme alla sua figlia , la più bella Principessa del mondo , disse al suo padrone : " Se date retta a un mio consiglio , la vostra fortuna è fatta : voi dovete andare a bagnarvi nel fiume , e precisamente nel posto che vi dirò io : quanto al resto , lasciate fare a me " . Il marchese di Carabà fece tutto quello che gli consigliò il suo gatto , senza sapere a che cosa gli avrebbe potuto giovare . Mentre egli si bagnava , il Re passò di là ; e il gatto si messe a gridare con quanta ne aveva in gola : " Aiuto , aiuto ! affoga il marchese di Carabà " . A queste grida , il Re messe il capo fuori dallo sportello della carrozza e , riconosciuto il gatto , che tante volte gli aveva portato la selvaggina , ordinò alle guardie che corressero subito in aiuto del marchese di Carabà . Intanto che tiravano su , fuori dell ' acqua , il povero Marchese , il gatto avvicinandosi alla carrozza raccontò al Re che mentre il suo padrone si bagnava , i ladri erano venuti a portargli via i suoi vestiti , sebbene avesse gridato al ladro con tutta la forza dei polmoni . Il furbo trincato aveva nascosto i panni sotto un pietrone . Il Re diè ordine subito agli ufficiali della sua guardaroba di andare a prendere uno dei più sfarzosi vestiari per il marchese di Carabà . Il Re gli usò mille carezze , e siccome l ' abito che gli avevano portato in quel momento faceva spiccare i pregi della sua persona ( perché era bello e benissimo fatto ) , la Principessa lo trovò simpatico e di suo genio : e bastarono poche occhiate del marchese di Carabà , molto rispettose ma abbastanza tenere , perché ella ne rimanesse innamorata cotta . Volle il Re che salisse nella sua carrozza , e facesse la passeggiata con essi . Il gatto , contentissimo di vedere che il suo disegno cominciava a pigliar colore , s ' avviò avanti ; e avendo incontrato dei contadini , che segavano , disse loro : " Buona gente che segate il fieno , se non dite al Re che il prato segato da voi appartiene al marchese di Carabà , sarete tutti affettati fini fini come carne da far polpette " . Il Re infatti domandò ai segatori di chi fosse il prato che segavano . " È del marchese di Carabà " , dissero tutti a una voce perché la minaccia del gatto li aveva impauriti . " Voi avete di bei possessi " , disse il Re al marchese di Carabà . " Lo vedete da voi , Sire " , rispose il Marchese . " Questa è una prateria , che non c ' è anno che non mi dia una raccolta abbondantissima . " Il bravo gatto , che faceva sempre da battistrada , incontrò dei mietitori , e disse loro : " Buona gente che segate il grano , se non direte che tutto questo grano appartiene al signor marchese di Carabà , sarete stritolati fini fini come carne da far polpette " . Il Re , che passò pochi minuti dopo , volle sapere a chi appartenesse tutto il grano che vedeva . " È del signor marchese di Carabà " , risposero i mietitori . E il Re se ne rallegrò col Marchese . Il gatto , che trottava sempre avanti la carrozza , ripeteva sempre le medesime cose a tutti quelli che incontrava lungo la strada ; e il Re rimaneva meravigliato dei grandi possessi del signor marchese di Carabà . Finalmente il gatto arrivò a un bel castello , di cui era padrone un orco , il più ricco che si fosse mai veduto ; perché tutte le terre , che il Re aveva attraversate , dipendevano da questo castello . Il gatto s ' ingegnò di sapere chi era quest ' uomo , e che cosa sapesse fare : e domandò di potergli parlare , dicendo che gli sarebbe parso sconvenienza passare così accosto al suo castello senza rendergli omaggio e riverenza . L ' orco l ' accolse con tutta quella cortesia che può avere un orco ; e gli offrì da riposarsi . " Mi hanno assicurato " , disse il gatto , " che voi avete la virtù di potervi cambiare in ogni specie d ' animali ; e che vi potete , per dirne una , trasformare in leone e in elefante . " " Verissimo ! " , rispose l ' orco bruscamente , " e per darvene una prova , mi vedrete diventare un leone . " Il gatto fu così spaventato dal vedersi dinanzi agli occhi un leone , che s ' arrampicò subito su per le grondaie , ma non senza fatica e pericolo , a cagione dei suoi stivali , che non erano buoni a nulla per camminare sulle grondaie de ' tetti . Di lì a poco , quando il gatto si avvide che l ' orco aveva ripresa la sua forma di prima , calò a basso e confessò di avere avuto una gran paura . " Mi hanno per di più assicurato " , disse il gatto , " ma questa mi par troppo grossa e non la posso bere , che voi avete anche la virtù di prendere la forma dei più piccoli animali ; come sarebbe a dire , di cambiarvi , per esempio , in un topo o in una talpa : ma anche queste son cose , lasciate che ve lo ripeta , che mi paiono sogni dell ' altro mondo ! " " Sogni ? " , disse l ' orco . " Ora vi farò veder io !..." E nel dir così , si cangiò in sorcio , e si messe a correre per la stanza . Ma il gatto , lesto come un baleno , gli s ' avventò addosso e lo mangiò . Intanto il Re che , passando da quella parte , vide il bel castello dell ' orco , volle entrarvi . Il gatto , che sentì il rumore della carrozza che passava sul ponte - levatoio del castello , corse incontro al Re e gli disse : " Vostra Maestà sia la benvenuta in questo castello del signor marchese di Carabà " . " Come ! signor Marchese ! " , esclamò il Re . " Anche questo castello è vostro ? Non c ' è nulla di più bello di questo palazzo e delle fabbriche che lo circondano ; visitiamolo all ' interno , se non vi scomoda . " Il Marchese dette la mano alla Principessa ; e seguendo il Re , che era salito il primo , entrarono in una gran sala , dove trovarono imbandita una magnifica merenda , che l ' orco aveva fatta preparare per certi suoi amici che dovevano venire a trovarlo , ma che non avevano ardito di entrar nel castello , perché sapevano che c ' era il Re . Il Re , contento da non potersi dire , delle belle doti del marchese di Carabà , al pari della sua figlia , che n ' era pazza , e vedendo i grandi possessi che aveva , dopo aver vuotato quattro o cinque bicchieri , gli disse : " Signor Marchese ! se volete diventare mio genero , non sta che a voi " . Il marchese , con mille reverenze , gradì l ' alto onore fattogli dal Re , e il giorno dopo sposò la Principessa . Il gatto diventò gran signore , e se seguitò a dar la caccia ai topi , lo fece unicamente per passatempo . Godersi in pace una ricca eredità , passata di padre in figlio , è sempre una bella cosa : ma per i giovani , l ' industria , l ' abilità e la svegliatezza d ' ingegno valgono più d ' ogni altra fortuna ereditata . Da questo lato , la storia del gatto del signor marchese di Carabà è molto istruttiva , segnatamente per i gatti e per i marchesi di Carabà . Enrichetto dal ciuffo C ' era una volta una Regina , la quale partorì un figliuolo così brutto e così male imbastito , da far dubitare per un pezzo se avesse fattezze di bestia o di cristiano . Una fata , che si trovò presente al parto , dette per sicuro che egli avrebbe avuto molto spirito : e aggiunse di più , che in grazia di un certo dono particolare , fattogli da lei , avrebbe potuto trasfondere altrettanta dose di spirito e d ' intelligenza in quella persona , chiunque si fosse , che egli avesse amato sopra tutte le altre . Questa cosa consolò un poco la povera Regina , la quale non poteva darsi pace di aver messo al mondo un brutto marmocchio a quel modo ! Il fatto egli è , che appena il fanciullo cominciò a spiccicar parola , disse delle cose molto aggiustate : e in tutto quello che faceva , mostrava un so che di così aggraziato , che piaceva e dava nel genio a tutti . Mi dimenticava di dire che egli nacque con un ciuffettino di capelli sulla testa : e per questo lo chiamarono Enrichetto dal ciuffo : perché Enrichetto era il suo nome di battesimo . In capo a sette o otto anni , la Regina di uno Stato vicino partorì due bambine . La prima , che venne al mondo , era più bella del Sole ; e la Regina ne sentì un ' allegrezza così grande , da far temere per la sua salute . La stessa fata , che aveva assistito alla nascita di Enrichetto dal ciuffo , si trovò presente anche a quest ' altra : e per moderare la gioia della Regina , le dichiarò che la piccola Principessa non avrebbe avuto neppur l ' ombra dello spirito , per cui sarebbe stata tanto stupida , quanto era bella . La Regina rimase molto male di questa cosa : ma pochi momenti dopo ebbe un altro dispiacere anche più grosso , nel vedere che la seconda figlia , che aveva partorito , era talmente brutta da fare paura . " Non vi disperate , signora " , le disse la fata , " la vostra figlia sarà ricompensata per un altro verso ; essa avrà tanto spirito , da non avvedersi nemmeno della bellezza che non l ' è toccata . " " Dio voglia che sia così ! " , rispose la Regina , " ma non ci sarebbe modo di fare avere un po ' di spirito anche alla maggiore che è tanto bella ? " " Per quanto allo spirito , o signora , io non ci posso far nulla " , disse la fata , " ma posso tutto per la parte della bellezza ; e siccome non c ' è cosa al mondo che non farei per vedervi contenta , così le concederò in dono la virtù di far diventare bella la persona che più sarà di suo genio . " A mano a mano che le due Principesse crescevano , crescevano con esse i loro pregi , fino al punto che non si parlava d ' altro che della bellezza della più grande e dello spirito della minore . È vero però che anche i loro difetti si facevano più vistosi , coll ' andare in là degli anni . La minore imbruttiva a occhiate , e la maggiore diventava stupida un giorno più dell ' altro , e non sapeva rispondere alle domande che le venivano fatte , o rispondeva delle giuccherie . Oltre a questo ell ' era così smanierata e senza garbo né grazia , che non era buona di posare quattro vasi di porcellana sul camminetto senza romperne qualcuno , né d ' accostarsi alla bocca un bicchier d ' acqua senza versarselo mezzo sul vestito . Sebbene la bellezza sia un gran vantaggio per una fanciulla , pure è un fatto che la sorella minore aveva sempre il disopra sull ' altra , in società e in tutte le conversazioni . Sul primo , tutti si voltavano dalla parte della più bella per vederla e ammirarla ; ma dopo pochi minuti la lasciavano per andare da quella che aveva più spirito , a sentire le cose graziose che diceva : e faceva maraviglia di vedere come in meno di un quarto d ' ora la maggiore non avesse più nessuno dintorno a sé , mentre tutti erano a far corona intorno alla sorella minore . La maggiore , sebbene molto stupida , si avvide di questa cosa : e avrebbe dato volentieri tutta la sua bellezza , per avere la metà dello spirito della sorella . La Regina , quantunque fosse prudente , non seppe stare dallo sgridarla piu volte delle sue grullerie : e questa cosa fece tanta pena alla povera Principessa , che si sentì come morire . Un giorno , che era andata nel bosco a piangere la sua disgrazia , vide venirsi incontro un omiciattolo brutto e spiacente quanto mai , ma vestito con grandissima eleganza . Era il giovane principe Enrichetto dal ciuffo , il quale innamoratosi di lei al solo vederne i ritratti che giravano per tutto il mondo , aveva abbandonato il regno di suo padre per avere il piacere di vederla e di parlarle . Contentissimo di trovarla sola , si avvicinò a lei con tutto il rispetto e la gentilezza immaginabile . E avendo udito che essa era molto afflitta , dopo i soliti complimenti d ' uso le disse : " Io non so comprendere , o Regina , come essendo voi così bella come siete , possiate essere triste come apparite ; perché , sebbene io possa vantarmi di aver veduto un ' infinità di belle donne , posso dire di non averne vista una sola , la cui bellezza si avvicinasse alla vostra " . " A voi piace dir così ! " , rispose la Principessa , e non disse altro . " La bellezza " , riprese Enrichetto dal ciuffo , " è un dono così grande , che deve compensare di tutto il resto ; e quando la si possiede , non vedo nessun ' altra cosa che possa recarci afflizione . " " Vorrei " , rispose la Principessa , " essere brutta quanto voi e avere dello spirito ; piuttosto che avere la bellezza che ho , ed essere una stupida come sono . " " Non c ' è nulla , o signora , che dia segno di aver dello spirito , quanto il credere di non averne : egli è uno di quei pregi , che per la sua indole singolare , più se ne ha , e più si crede di esserne mancanti . " " Io non m ' intendo di queste cose " , disse la Principessa , " ma so benissimo che io sono una grande imbecille , ed ecco la cagione del dolore , che mi farà morire . " " Se non è che questo che vi tormenta , o signora , io posso facilmente metter fine alla vostra afflizione . " " E come fare ? " , disse la Principessa , " Io ho il potere " , disse Enrichetto dal ciuffo , " di trasfondere tutto lo spirito , che può desiderarsi , in quella persona che io dovrò amare sopra le altre ; e siccome voi siete quella , così dipende da voi di possedere tanto spirito , quanto se ne può avere , solo che siate contenta di sposarmi . " La Principessa rimase come una statua , e non rispose sillaba . " Vedo bene " , rispose Enrichetto dal ciuffo , " che questa mia proposta non vi è andata punto a genio : e non me ne faccio nessuna meraviglia ; ma vi lascio un anno intero , perché possiate prendere una risoluzione . " La Principessa aveva così poco spirito , e al tempo stesso sentiva tanta voglia di averne , che s ' immaginò che la fine dell ' anno non sarebbe arrivata mai , e così accettò la proposizione che le veniva fatta . Appena ebbe promesso a Enrichetto dal ciuffo che dentro un anno e in quello stesso giorno l ' avrebbe sposato , si sentì subito molto diversa da quella di prima ; e provò una facilità incredibile a dire tutte le cose che voleva dire , e a dirle in un modo grazioso , spontaneo e naturale . Cominciò da questo momento a metter su una conversazione elegante e ben condotta con Enrichetto dal ciuffo , nella quale essa brillò con tanta vivacità , che a questi nacque il dubbio di averle dato più spirito di quello che se ne fosse serbato per sé . Ritornata che fu al palazzo , la Corte non sapeva che pensare di un cambiamento così improvviso e straordinario ; dappoiché , per quante sguaiataggini le avevano udito dire in passato , ora la sentivano dire altrettante cose spiritosissime e piene di buon senso . Tutta la Corte n ' ebbe un ' allegrezza tale da non figurarselo . Non ci fu la sorella minore , che non ne restasse contenta , perché non avendo più sulla maggiore il disopra dello spirito , faceva ora accanto a lei la figura meschinissima d ' una bertuccia . Il Re si lasciava guidare da lei , e qualche volta andava fino a tener consiglio nel suo quartiere . La diceria di questo cambiamento essendosi sparsa all ' intorno , tutti i giovani principi degli Stati vicini fecero a gara per arrivare a farsi amare , e quasi tutti la chiesero in sposa ma essa non trovava chi avesse abbastanza spirito , e faceva lo stesso viso a tutte le offerte di matrimonio , senza impegnarsi con alcuno . Intanto se ne presentò uno così potente , così ricco , e così spiritoso e bello della persona , che ella non poté stare dal sentire una certa inclinazione per lui . Suo padre , che se n ' era avveduto , le disse che la lasciava padrona di scegliersi lo sposo a modo suo , e che non aveva da far altro che far conoscere la sua volontà . E siccome accade che più uno ha dello spirito , e più si trova impensierito a pigliare una risoluzione stabile in certe faccende , essa , dopo aver ringraziato suo padre , domandò che le fosse dato un po ' di tempo per poterci pensar sopra . E per caso andò a passeggiare in quel bosco dove aveva incontrato Enrichetto dal ciuffo , per avere il modo di pensare comodamente alla risoluzione da prendere . Mentr ' ella passeggiava tutt ' immersa ne ' suoi pensieri sentì sotto i piedi un rumore sordo , come di molte persone che vadano e vengano , e si dieno un gran da fare . Avendo teso l ' orecchio con più attenzione , sentì qualcuno che diceva : " Passami codesta caldaia " ; e un altro : " Metti della legna sul fuoco " . La terra si aprì in quel momento , ed ella vide sotto i suoi piedi come una gran cucina piena di cuochi , di sguatteri e d ' ogni sorta di gente necessaria per allestire una gran festa . E di lì uscì fuori una schiera di venti o trenta rosticcieri , che andarono a piantarsi in un viale del bosco , intorno a una lunghissima tavola , e tutti colla ghiotta in mano e colla coda di volpe sull ' orecchio si posero a lavorare a tempo di musica , sul motivo di una graziosa canzone . La Principessa , stupita di quello spettacolo , domandò loro per chi fossero in tanto lavorìo . " Lavoriamo " , rispose il capoccia della brigata , " per il signor Enrichetto dal ciuffo , che domani è sposo . " La Principessa , sempre più meravigliata , e ricordandosi a un tratto che un anno fa , e in quello stesso giorno , aveva promesso di sposare il principe Enrichetto dal ciuffo , credé di cascare dalle nuvole . La ragione della sua dimenticanza stava in questo che , quando promise , era sempre la solita stupida , e acquistando in seguito lo spirito che il Principe le aveva dato , non si ricordava più di tutte le sue grullerie . Non aveva fatto ancora trenta passi , seguitando la sua passeggiata , che s ' imbatté in Enrichetto dal ciuffo , il quale si faceva avanti tutto sgargiante e magnifico , come un Principe che vada a nozze . " Eccomi qui , signora " , egli disse , " puntuale alla mia parola : e non ho il minimo dubbio che voi siate venuta qui per mantenere la vostra , e per far di me , col dono della vostra mano , il mortale più felice di questa terra . " " Vi confesserò francamente " , rispose la Principessa , " che su questa cosa non ho presa ancora nessuna risoluzione ; e ho paura che , se dovrò prenderne una , non sarà mai quella che desiderate . " " Voi mi fate stupire , o signora " , disse Enrichetto dal ciuffo . " Lo capisco " , disse la Principessa , " difatti mi troverei in un grandissimo impiccio , se avessi da fare con un uomo brutale e senza spirito . Una Principessa mi ha dato la sua parola , egli mi direbbe ; e una volta che mi ha promesso , bisogna bene che mi sposi . Ma poiché la persona colla quale parlo , è la persona più spiritosa di questo mondo , così sono sicura che vorrà capacitarsi della ragione . Voi sapete che anche allora , quand ' ero stupida , non sapevo risolvermi a doversi sposare ; e vi par egli possibile che ora , dopo tutto lo spirito che mi avete dato , e che mi ha resa di più difficile contentatura , di quel che fossi prima , possa oggi prendere una risoluzione che non sono stata buona di prendere per il passato ? Se vi premeva tanto di sposarmi , avete avuto un gran torto a togliermi dalla mia stupidaggine , e a farmi aprire gli occhi , perché ci vedessi meglio d ' una volta . " " Se un uomo senza spirito " , rispose Enrichetto dal ciuffo , " sarebbe ben accolto , stando a quello che dite , quando venisse a rinfacciarvi la parola mancata , o perché volete che io non debba valermi degli stessi mezzi , per una cosa nella quale è riposta la felicità di tutta la mia vita ? Vi pare egli ragionevole che le persone di spirito debbano trovarsi in peggiore condizione di quelle che non ne hanno ? E potete pretenderlo voi ? voi che ne avete tanto e che avete tanto desiderato di averne ? Ma veniamo al sodo , se vi contentate . All ' infuori della mia bruttezza , c ' è forse in me qualche cosa che vi dispiaccia ? Siete forse scontenta della mia nascita , del mio spirito , del mio carattere , delle mie maniere ? " " Tutt ' altro " , rispose la Principessa , " anzi , tutte le cose che avete nominate , sono appunto quelle che mi piacciono in voi . " " Quand ' è così " , rispose Enrichetto dal ciuffo , " sono felice , perché non sta che a voi a fare di me il più bello e il più grazioso degli uomini . " " Ma come può accader questo ? " , chiese la Principessa . " Il come è facile " , rispose Enrichetto dal ciuffo . " Basta che voi mi amiate tanto , da desiderare che ciò accada : e perché , o signora , non vi nasca dubbio su quello che dico , sappiate che la medesima fata , che nel giorno della mia nascita mi fece il dono di rendere spiritosa la persona che più mi fosse piaciuta , diede a voi pure quello di far diventare bello colui che amerete , e al quale vorrete far di genio e volentieri questo favore . " " Se la cosa sta come la raccontate " , disse la Principessa , " vi desidero con tutto il cuore che diventiate il Principe più simpatico e più bello del mondo , e per quanto è da me , ve ne faccio pienissimo dono . " La Principessa aveva appena finito di dire queste parole , che subito Enrichetto dal ciuffo apparve ai suoi occhi il più bell ' uomo della terra , e il meglio formato , e il più amabile di quanti se ne fossero mai veduti . Vogliono alcuni che questo cambiamento avvenisse non già per gl ' incanti della fata , ma unicamente per merito dell ' amore . E dicono che la Principessa , avendo ripensato meglio alla costanza del suo cuore e della sua mente , non vide più le deformità personali di lui , né la bruttezza del suo viso : talché il gobbo che egli aveva di dietro , le sembrò quella specie di rotondità e di floridezza d ' aspetto di chi dà nell ' ingrassare : e invece di vederlo zoppicare orribilmente , come aveva fatto fino allora , le parve che avesse un ' andatura aggraziata e un po ' buttata su una parte , che le piaceva moltissimo . Fu detto fra le altre cose , che gli occhi di lui , che erano guerci , le parvero più brillanti ; e che finisse col mettersi in testa che quel modo storto di guardare fosse il segno di un violento accesso di amore : e che perfino il naso di lui , grosso e rosso come un peperone , accennasse a qualche cosa di serio e di marziale . Fatto sta che la Principessa gli promise , lì sul tamburo , che l ' avrebbe sposato , purché ne avesse ottenuto il consenso dal Re suo padre . Il Re , avendo saputo che la sua figlia aveva moltissima stima per Enrichetto dal ciuffo , che egli del resto conosceva per un Principe spiritosissimo e pieno di giudizio , lo accettò con piacere per suo genero . Il giorno dipoi furono fatte le nozze , come Enrichetto dal ciuffo aveva preveduto , e a seconda degli ordini che egli medesimo aveva già dato da molto tempo prima . Questa sembrerebbe una favola ; eppure è una storia . Tutto ci par bello nella persona amata , anche i difetti : tutto ci par grazioso , anche le sguaiataggini . La storia d ' Enrichetto dal ciuffo è vecchia quanto il mondo . La Bella dai capelli d ' oro C ' era una volta la figlia di un Re , la quale era tanto bella , che in tutto il mondo non si dava l ' eguale ; e per cagione di questa sua grande bellezza , la chiamavano la Bella dai capelli d ' oro , perché i suoi capelli erano più fini dell ' oro , e biondi e pettinati a meraviglia le scendevano giù fino ai piedi . Essa andava sempre coperta dai suoi capelli inanellati , con in capo una ghirlanda di fiori e con delle vesti tutte tempestate di diamanti e di perle , tanto che era impossibile vederla e non restarne invaghiti . In quelle vicinanze c ' era un giovane Re , il quale non aveva moglie , ed era molto ricco e molto bello della persona . Quando egli venne a sapere tutte le belle cose che si dicevano della Bella dai capelli d ' oro , sebbene non l ' avesse ancora veduta , se ne innamorò così forte , che non beveva né mangiava più ; finché un bel giorno , fatto animo risoluto , pensò di mandare un ambasciatore per chiederla in isposa . Fece fabbricare apposta una magnifica carrozza per il suo ambasciatore : gli dette più di cento cavalli e cento servitori , e si raccomandò a più non posso perché gli conducesse la Principessa . Appena l ' ambasciatore ebbe preso congedo dal Re e si fu messo in viaggio , alla Corte non si parlava d ' altro : e il Re , che non dubitava punto che la Principessa non volesse acconsentire ai suoi desideri , cominciò subito a farle allestire degli abiti bellissimi e dei mobili di gran valore . Intanto che erano dietro a questi preparativi , l ' ambasciatore , che era arrivato alla Corte della Bella dai capelli d ' oro , recitò il suo bravo discorso ; ma sia che la Principessa in quel giorno non fosse di buon umore , sia che il complimento non le andasse a genio , fatto sta che rispose all ' ambasciatore di ringraziare il Re e di dirgli che non aveva voglia di maritarsi . L ' ambasciarore se ne partì dalla Principessa dispiacentissimo di non poterla condur seco : e riportò indietro tutti i regali , che doveva presentarle da parte del Re : perché la Prilicipessa era molto onesta , e sapeva che alle ragazze non sta bene di accettare i regali dai giovinotti . Per cui non volle gradire né i diamanti né le altre cose ; e solo per non scontentare il Re , accettò una carta di spilli d ' Inghilterra . Quando l ' ambasciatore fu tornato alla capitale dove il suo Re lo aspettava con tanta impazienza , tutti rimasero male dal vedere che non avesse condotto seco la Principessa , e il Re si messe a piangere come un ragazzo , né c ' era verso di consolarlo . Si trovava lì , alla Corte , un giovinetto bello come il sole , il più grazioso di tutti gli abitanti del Regno . A cagione appunto delle sue belle maniere e del suo spirito , lo chiamavano " Avvenente " . Tutti gli volevano bene , meno gli invidiosi , che si rodevano dalla rabbia perché il Re lo colmava di favori e lo metteva a parte d ' ogni suo segreto . Accade che Avvenente si trovò in un crocchio di persone , che parlavano del ritorno dell ' ambasciatore e dicevano che non era stato buono a nulla ; allora egli disse , senza badarci tanto né quanto : " Se il Re avesse mandato me dalla Bella dai capelli d ' oro , son sicuro che ella sarebbe venuta meco " . Senza metter tempo in mezzo quei malanni risoffiarono subito queste parole al Re e gli dissero : " Sapete , o Sire , che cosa ha detto Avvenente ? ha detto che se aveste mandato lui dalla Bella dai capelli d ' oro , egli si riprometteva di condurla seco . Vedete quant ' è maligno ! e ' pretende di essere più bello di voi , e vorrebbe dare ad intendere che la Principessa si sarebbe tanto invaghita di lui , da seguitarlo da per tutto " . Ecco il Re che va in bestia e si riscalda in modo da perdere il lume degli occhi : " Ah ! ah ! " , egli dice , " dunque questo bel mugherino si piglia giuoco della mia disgrazia ? dunque si stima da più di me ? Olà : mettetelo subito nella gran torre , e che lì ci muoia di fame " . Le guardie del Re andarono da Avvenente , il quale non si ricordava nemmeno di quello che aveva detto : lo trascinarono in prigione e gli fecero mille angherie . Questo povero giovine non aveva che un po ' di paglia a uso di letto : e certo vi sarebbe morto , senza una piccola fontana , che scaturiva a piè della torre , dove egli pigliava qualche sorso d ' acqua per rinfrescarsi un poco , perché la fame gli aveva seccata la gola . Un giorno , non potendone più , diceva sospirando : " Di che mai si lamenta il Re ? Fra tutti i suoi sudditi non ce n ' è uno che , quanto me , gli sia fedele . Non ho ricordanza di averlo offeso mai ! " . Il Re , per caso , passando vicino alla torre , sentì i lamenti di colui che aveva tanto amato , e si fermò per stare in orecchio : quantunque i cortigiani , che erano con lui , e che l ' avevano a morte con Avvenente , dicessero al Re : " Che idea è la vostra , o Sire ? non sapete che è un malanno ? " . E il Re rispose : " Lasciatemi qui : voglio sentire quello che dice " . E avendo sentito i lamenti di lui , gli occhi gli s ' empirono di pianto : aprì la porta della torre , e lo chiamò . Avvenente , tutto desolato , andò a buttarsi ai ginocchi del Re , e gli baciò i piedi . " Che cosa v ' ho fatto , o Sire " , egli disse , " per meritarmi sì duri trattamenti ? " " Tu ti sei preso giuoco di me e del mio ambasciatore " , rispose il Re , " tu ti sei lasciato uscir di bocca che , se avessi mandato te dalla Bella dai capelli d ' oro , ti saresti stimato da tanto da menarla teco . " " È vero , Sire " , disse Avvenente , " io le avrei raccontato così bene le vostre virtù e i vostri pregi , che son sicuro che ella non avrebbe saputo come resistere ; e in tutto questo non mi par che ci sia cosa che possa offendervi . " Il Re riconobbe , difatto , di aver torto : dette un ' occhiata a coloro , che gli avevano messo in disgrazia il suo favorito , e lo menò con sé , non senza pentirsi amaramente del gran dispiacere che gli aveva dato . Dopo averlo invitato a una lauta cena , lo chiamò nel suo gabinetto e gli disse : " Avvenente , io amo sempre la Bella dai capelli d ' oro ; il suo rifiuto non mi ha levato di speranza , ma non so che strada mi prendere per indurla a diventare mia sposa . Ho una gran voglia di mandar te , per vedere se tu fossi buono di venirne a capo " . Avvenente rispose che era dispostissimo a obbedirlo in ogni cosa , e che sarebbe partito subito , anche l ' indomani . " Oh ! " , disse il Re , " ti voglio dare una splendida accompagnatura ... " " Non mi par punto necessaria " , egli rispose , " quanto a me , mi basta e me n ' avanza d ' un bel cavallo e di qualche lettera da poter presentare da parte vostra . " Il Re non poté stare dall ' abbracciarlo per la gran contentezza di vederlo così pronto e sollecito a partire . Egli prese congedo dal Re e dai suoi amici un lunedì mattina , e si pose in viaggio per compiere la sua ambasciata da sé solo , senza fare vistosità e senza fracasso . Lungo la strada non faceva altro che studiare tutti i modi per impegnare la Bella dai capelli d ' oro a divenire la sposa del Re . Portava in tasca un piccolo calamaio , e quando gli veniva qualche bel pensierino da incastrare nel suo discorso , scendeva da cavallo e si metteva sotto un albero per pigliarne ricordo prima che gli passasse dalla memoria . Una mattina , che era partito sul far del giorno , passando da una gran prateria , gli venne in mente un ' idea gentile e graziosa ; e sceso subito di sella , andò a mettersi sotto una sfilata di salici e di pioppi , piantati lungo un piccolo ruscello che scorreva all ' orlo del prato . Quand ' ebbe finito di scrivere si voltò a guardare da tutte le parti , tanto era contento di trovarsi in un luogo così delizioso ! Quand ' ecco che vide sull ' erba un Carpione color dell ' oro , che boccheggiava e non ne poteva più , perché , per la gola di chiappare dei moscerini , aveva fatto un salto così lungo e così fuor dell ' acqua , che era andato a ricascare sull ' erba , dove stava quasi per morire . Avvenente n ' ebbe compassione , e sebbene fosse giorno di magro e potesse fargli comodo per il suo desinare , lo prese e lo rimesse perbenino nella corrente del fiume . Appena il nostro Carpione sentì il fresco dell ' acqua , cominciò a scodinzolare dall ' allegrezza e andò subito a fondo : ma poi , ritornato a fior d ' acqua , disse , avvicinandosi tutto vispo alla riva : " Avvenente , io vi ringrazio del servizio che mi avete reso ; senza di voi sarei morto e voi mi avete salvato . Io non sono un ingrato e saprò ricambiarvi ! " . Dopo questo complimento sparì sott ' acqua : e Avvenente rimase molto maravigliato dello spirito e della buona creanza del Carpione . Un altro giorno , mentre seguitava il suo viaggio , s ' imbatté in un Corvo ridotto a mal partito : questo povero uccello era inseguito da un ' Aquila smisurata , gran divoratrice di Corvi ; e stava lì lì per essere agguantato , e l ' Aquila l ' avrebbe inghiottito come un chicco di canapa , se Avvenente non si fosse mosso a compassione della povera bestia . " Ecco " , gli disse , " che al solito i più forti opprimono i più deboli . Che ragione ha l ' Aquila di mangiare il Corvo ? " E preso l ' arco che portava sempre seco , e una freccia , puntò la mira contro l ' Aquila e crac ! le scagliò la freccia nel corpo e la passò da parte a parte . L ' Aquila cadde giù morta , e il Corvo , tutt ' allegro , andandosi a posare in cima a un ramo : " Avvenente " , gli disse , " voi siete stato molto generoso d ' essere venuto in aiuto a me , che sono un povero uccello : ma non avete trovato un ingrato ; all ' occorrenza saprò ricambiarvi ! " . Avvenente ammirò il buon cuore del Corvo , e continuò la sua strada . Una mattina , che albeggiava appena e non vedeva nemmeno dove mettesse i piedi , nel traversare un gran bosco , sentì un Gufo che strillava come un disperato . " Ohe ! " , egli disse , " ecco un Gufo al quale deve essere capitato qualche brutto malanno . " Guarda di qui , guarda di là , finalmente gli venne fatto di vedere alcune reti , che erano state tese la notte per acchiappare gli uccelli . " Che miseria ! " , egli disse , " si vede proprio che gli uomini sono fatti apposta per tormentarsi gli uni cogli altri , e per non lasciar ben avere tanti poveri animali , che non hanno fatto loro nessun male e nessun dispetto . " Cavò fuori il suo coltello e tagliò le funicelle delle reti . Il Gufo prese il volo , ma ricalando subito a tiro di schioppo : " Avvenente " , egli disse , " non ho bisogno di perdermi in parole per dirvi la gratitudine che sento per voi . Il fatto parla da sé . I cacciatori stavano lì per arrivare : senza il vostro soccorso , mi avrebbero preso e ammazzato . Ma io ho un cuore riconoscente , e saprò ricambiarvi " . Ecco le tre avventure più strepitose che accadessero al buon Avvenente durante il suo viaggio . Egli aveva tanta passione di arrivar presto , che , appena giunto , andò subito al palazzo della Bella dai capelli d ' oro . Il palazzo era pieno di meraviglie . Diamanti ammontati come sassi : abiti magnifici , argenterie , confetti , dolci e ogni grazia di Dio : di modo che Avvenente pensava dentro di sé che se la Principessa si fosse decisa a lasciare tutte quelle magnificenze per venire a stare col Re suo padrone , bisognava proprio dire che gli era toccata una gran fortuna . Si messe un vestito di broccato e delle penne bianche e carnicine : si pettinò , s ' incipriò , si lavò il viso : si infilò intorno al collo una ricca sciarpa , tutta ricamata , con un piccolo paniere e con dentro un bel canino , che esso aveva comprato , passando da Bologna . Avvenente era così bello della persona e così grazioso , e ogni cosa che faceva , lo faceva con tanto garbo , che quando si presentò alla porta del palazzo , tutte le guardie gli strisciarono una gran riverenza , e corsero ad annunziare alla Bella dai capelli d ' oro , che Avvenente , l ' ambasciatore del Re suo vicino , domandava la grazia di poterla vedere . Subito che intese il nome d ' Avvenente , la Principessa disse : " Questo nome m ' è di buon augurio : scommetto che dev ' essere un giovane grazioso e da piacere " . " Oh davvero , Signora ! " , dissero tutte le dame d ' onore . " Noi l ' abbiamo veduto dall ' ultimo piano , dove s ' era a mettere in ordine la vostra biancheria : e tutto il tempo che s ' è trattenuto sotto le nostre finestre , non siamo state più buone a far nulla . " " Vi fa un bell ' onore " , replicò la Bella dai capelli d ' oro , " di passare il vostro tempo a guardare i giovanotti . Animo , via ! mi si porti subito il mio vestito di gala , di raso blu , a ricami ; mi si sparpaglino con grazia i miei capelli biondi : mi si faccia una ghirlanda di fiori freschi , si tirino fuori le mie scarpine col tacco rilevato e il mio ventaglio ; si spazzi la mia camera e si spolveri il mio trono ; perché io voglio che si dica dappertutto che io sono davvero la Bella dai capelli d 'oro." Ecco tutte le donne in gran moto per abbigliarla come una Regina : e tanto si danno da fare , che s ' urtano fra di loro e non concludono nulla di buono . Finalmente la Principessa passò nella sala dei grandi specchi per rimirarsi e vedere se al suo abbigliamento mancasse qualche cosa ; poi salì sul trono , tutto d ' oro , d ' avorio e d ' ebano , che mandava un profumo delizioso , e ordinò alle donne di prendere degli strumenti e di mettersi a cantare , ma con una certa discrezione , per non cavar di cervello la gente . Quando Avvenente fu condotto nella sala di udienza , restò così fuori di sé dalla meraviglia , che dopo ha raccontato molte volte che non poteva quasi aprir bocca per parlare . Nondimeno si fece coraggio : disse il suo discorso come non si poteva dir meglio , e pregò la Principessa di non dargli il dispiacere di doversene tornar via senza di lei . " Garbato Avvenente " , disse la Principessa , " le ragioni che mi avete dette sono eccellenti e io sarei contenta di fare un favore a voi , piuttosto che a qualunqu ' altra persona , Ma bisogna che sappiate che un mese fa andai a passeggiare colle mie dame di compagnia lungo il fiume , e siccome mi fu servita la colazione , così nel cavarmi il guanto , mi uscì l ' anello dal dito e disgraziatamente cadde nell ' acqua . Quest ' anello mi è più caro del regno . Lascio immaginare a voi il dispiacere che provai ! E ora ho fatto giuro di non dare ascolto a nessuna trattativa di matrimonio , se l ' ambasciatore che verrà a portarmi lo sposo non mi riporti prima il mio anello . Tocca a voi a decidere su quello che volete fare ; perché se duraste a parlarmene quindici giorni e quindici notti in fila , non arrivereste mai a farmi cambiare di sentimento . " Avvenente rimase mezzo intontito a questa risposta : le fece una gran riverenza e la pregò di voler gradire il canino , il paniere e la sciarpa ; ma essa rispose che non accettava nessun regalo e che pensasse alle cose che gli aveva dette . Quando fu tornato a casa , se ne andò a letto senza prendere nemmeno un boccone da cena : e il canino , che si chiamava Caprioletto , non volle cenare neanche lui e andò a cucciarsi accanto al padrone . Tutta la notte , quanto fu lunga , Avvenente non fece altro che sospirare . " Dove poss ' io ripescare un anello , che , un mese fa , è cascato nel fiume ? " , esso diceva . " Sarebbe una pazzia soltanto a provarsi ! Si vede bene che la Principessa lo ha detto apposta per mettermi nell ' impossibilità di poterla ubbidire . " E tornava a sospirare e a dare in tutte le smanie . Caprioletto , che lo sentiva , gli disse : " Caro padrone , fatemi un piacere : non disperate ancora della vostra buona fortuna . Voi siete un giovine troppo carino , per non dover essere fortunato . Appena farà giorno , andiamo subito in riva al fiume " . Avvenente gli dette colla mano due buffetti e non rispose sillaba : finché stanco e rifinito dalla passione , si addormentò . Caprioletto , quando vide i primi chiarori dell ' alba , cominciò tanto a sgambettare , che lo svegliò e gli disse : " Animo , padrone , vestitevi : e usciamo ! " . Avvenente non desiderava di meglio . Si alza , si veste , scende nel giardino e dal giardino s ' incammina un passo dietro l ' altro verso il fiume , dove si mette a passeggiare col suo cappello sugli occhi e colle braccia incrociate , pensando al brutto momento di dover ripartire , quand ' ecco che a un tratto sente una voce che lo chiama : " Avvenente ! Avvenente ! " . Si volta a guardare da tutte le parti e non vede anima viva . Credé di aver sognato . Si rimette a passeggiare , e daccapo la solita voce a chiamarlo : " Avvenente ! Avvenente ! " . " Chi è che mi chiama ? " , diss ' egli . Caprioletto , che era molto piccino , e così poteva guardare nell ' acqua a piccolissima distanza , gli rispose : " Datemi del bugiardo se non è un Carpione , color dell ' oro , quello laggiù in fondo " . Detto fatto , un grosso Carpio venne su a fior d ' acqua e gli disse : " Voi mi avete salvato la vita nei prati degli Alzieri , dove io senza di voi sarei rimasto morto , e vi promisi un ricambio . Pigliate , caro Avvenente , ecco qui l ' anello della Bella dai capelli d ' oro " . Egli si chinò e tirò fuori l ' anello dalla gola del Carpio e lo ringraziò a mille doppi . E invece di tornare a casa , andò difilato al palazzo , in compagnia di Caprioletto , che era contento come una pasqua per aver consigliato il suo padrone a venire sulla sponda del fiume . Fu annunziato alla Principessa che Avvenente desiderava di vederla . " Ahimè ! povero giovane ! " , diss ' ella , " e ' vien da me per congedarsi . Avrà capito che ciò che io voglio da lui è impossibile , e partirà per andare a raccontarlo al suo padrone . " Avvenente , appena introdotto , le presentò l ' anello dicendo : " Ecco , o Principessa , il vostro comando è stato obbedito : sareste ora tanto compiacente di prendere per vostro sposo il mio augusto padrone ? " . Quand ' ella vide il suo anello , sano e salvo come se non fosse stato toccato , rimase meravigliata : ma tanto meravigliata , che credeva di sognare . " Davvero " , ella disse , " grazioso Avvenente ! Si vede proprio che voi avete una fata dalla vostra altrimenti questi miracoli non si fanno . " " Signora " , egli replicò , " io non so di fate : ma so che ho un gran desiderio di contentare ogni vostra voglia . " " Poiché avete questa buona volontà " , ella continuò " rendetemi un altro gran servizio , senza di che non c ' è caso che io possa risolvermi a prendere marito . C ' è un Principe , non lontano di qui , detto Galifrone , il quale si è messo in testa di volermi sposare . Egli mi ha fatto conoscere la sua intenzione con minacce paurose , dicendo che se io non lo voglio , metterà lo scompiglio e la desolazione ne ' miei Stati . Ma ditemi un po ' voi , se potrei dargli retta . Figuratevi che è un gigante più grande di una gran torre ; ed è capace di mangiare un uomo come una scimmia mangerebbe una castagna . Quando va in giro per la campagna , si mette in tasca dei piccoli cannoni , dei quali poi si serve come se fossero pistole : e quando parla forte , fa diventar sorde tutte le persone che gli stanno vicine . Gli mandai a dire che non avevo voglia di maritarmi e che mi scusasse : ma non per questo ha smesso di perseguitarmi : ammazza i miei sudditi , e prima d ' ogni cosa bisogna che voi vi battiate con lui , e che mi portiate la sua testa . " Avvenente rimase sbalordito da questo discorso : stette un po ' soprappensiero ; poi disse : " Ebbene , o signora ! io mi batterò con Galifrone . Credo che ne toccherò io ! A ogni modo , morirò da valoroso " . La Principessa restò meravigliatissima : e gli disse un monte di cose , per vedere di stornarlo da questa impresa . Ma non valse a nulla . Egli se ne venne via , per mettersi subito in cerca delle armi e di tutto l ' occorrente . Quand ' ebbe ciò che voleva , ripose Caprioletto nel solito panierino , montò sul suo bel cavallo e andò nel paese di Galifrone . A quanti incontrava per via , domandava a tutti notizie di lui : e tutti gli dicevano che era un vero demonio , e che faceva spavento soltanto a doverlo avvicinare . Caprioletto , per fargli coraggio , gli diceva : " Caro padrone , in quel mentre che vi batterete , io anderò a mordergli le gambe : lui si chinerà per levarmi di tra i piedi , e intanto voi l ' ammazzerete " . Avvenente ammirava lo spirito del suo canino : ma sapeva bene che il suo aiuto non sarebbe stato in ragione del bisogno . Finalmente arrivò in vicinanza del castello di Galifrone : tutte le strade erano seminate d ' ossa e di carcasse d ' uomini , che esso aveva divorati o fatti in pezzi . Né dové aspettarlo molto tempo , perché lo vide comparire di dietro al bosco . La sua testa sorpassava gli alberi più alti , e con una voce spaventosa cantava : Chi mi porta dei teneri bambini Da farli scricchiolare sotto il dente ? Ne ho bisogno di tanti e poi di tanti . Che in tutto il mondo non ce n ' è bastanti . E subito Avvenente , a botta e risposta , si messe a cantare : Fatti avanti , c ' è Avvenente Che saprà strapparti i denti ; Non è un colosso di figura , Ma di te non ha paura . Le rime non tornavano precise : ma bisogna riflettere che la strofa la improvvisò in fretta e in furia , ed è un miracolo se non la fece anche più brutta , per la paura che gli era entrata in corpo . Quando Galifrone sentì questa risposta , si voltò di qua e di là , e vide Avvenente colla spada nel pugno della mano , che gli disse per giunta tre o quattro parolacce , per farlo andare in bestia più che mai . Non ci mancava altro ! Egli prese una furia così spaventosa , che , afferrata una mazza tutta di ferro , avrebbe ucciso con un colpo solo il delicato Avvenente , senza il caso di un Corvo che venne a posarglisi sulla testa e gli dette negli occhi una beccata così aggiustata , che glieli cavò di netto . Il sangue gli grondava giù per il viso : e infuriato da far paura , picchiava mazzate a diritto e a rovescio . Intanto Avvenente , scansandosi a tempo , gli tirava dei colpi di spada , ficcandogliela in corpo fino all ' impugnatura : e tanto era il sangue , che il gigante perdeva dalle sue molte ferite , che finalmente stramazzò per terra . Avvenente gli tagliò subito la testa , tutto allegro di avere avuto questa bella fortuna ; e il Corvo che s ' era posato sul ramo d ' un albero , gli disse : " Io non ho dimenticato il servizio che mi rendeste , uccidendo l ' Aquila che mi dava addosso . Vi promisi di contraccambiarvi , e credo di aver pagato il mio debito " . " Sono io che vi debbo tutto , signor Corvo " , rispose Avvenente , " e mi dichiaro vostro buon servitore . " Poi montò subito a cavallo , col carico della spaventosa testa di Galifrone . Quando arrivò in città , tutta la gente gli andava dietro gridando : " Ecco il bravo Avvenente , che ritorna dall ' aver morto il gigante Galifrone " e la Principessa , che sentiva questo baccano e tremava dalla paura che venissero a dargli la nuova della morte di Avvenente , non aveva fiato di chiedere che cosa fosse avvenuto . Ma in quel punto ella vide entrare Avvenente , colla testa del gigante , che metteva ancora spavento , quantunque non potesse più fare alcun male . " Signora " , egli disse , " il vostro nemico è morto . Voglio sperare che ora non direte più di no al Re , mio augusto padrone . " " Ah ! senza dubbio " , replicò la Bella dai capelli d ' oro , " che io gli dirò sempre di no , se voi prima della mia partenza non trovate il modo di portarmi l ' acqua della caverna tenebrosa . C ' è qui , poco distante , una grotta profonda che gira più di cento chilometri . Ci stanno sull ' ingresso due draghi che ne impediscono l ' entrata . Buttano fiamme di fuoco dalla bocca e dagli occhi . Quando poi siamo dentro alla grotta , si trova una gran buca nella quale bisogna scendere , ed è piena di rospi , di biacchi , di ramarri e di altri serpenti . In fondo a questa buca c ' è una piccola nicchia , dalla quale scaturisce la fontana della bellezza e della salute : io voglio a tutti i costi di quell ' acqua . Ogni cosa che si lava con quell ' acqua diventa meravigliosa : se siamo belle , si rimane sempre belle : se brutte , si diventa belle : se siamo giovani , si resta giovani : se vecchie , si ringiovanisce . Vedete bene , caro Avvenente , che io non posso lasciare il mio Regno , senza portar meco un poco di quell ' acqua lì . " " Signora " , egli rispose ; " voi siete tanto bella , che quest ' acqua per voi mi pare affatto inutile : ma io sono un ambasciatore disgraziato , di cui volete la morte . Io vado a cercarvi ciò che voi desiderate , colla certezza nel cuore di non tornare più indietro . " La Bella dai capelli d ' oro non cambiò per questo di proposito : e il povero Avvenente partì col suo canino Caprioletto per andare alla grotta tenebrosa , a cercarvi l ' acqua della bellezza . Tutti quelli che lo incontravano lungo la strada , dicevano : " Che peccato vedere un giovane tanto grazioso correre così spensieratamente in bocca alla morte : egli se ne va alla grotta da sé solo : ma quand ' anche fossero cento , non verrebbero a capo di nulla . Perché la Principessa s ' incaponisce a volere l ' impossibile ? " . Egli seguitava a camminare , e non diceva parola : ma era triste , molto triste . Arrivato verso la cima della montagna , si sedette per ripigliar fiato , e lasciò il cavallo a pascere e Caprioletto a correr dietro alle mosche . Egli sapeva che la grotta tenebrosa non era molto distante di là , e guardava se per caso l ' avesse potuta scoprire ; quand ' ecco che vide un enorme scoglio , nero come l ' inchiostro , di dove usciva un fumo densissimo , e di lì a poco uno dei draghi che buttava fuoco dagli occhi e dalla gola . Il drago aveva il corpo verde e giallo , dei grossi unghioni e una coda lunghissima , che s ' attorcigliava in più di cento giri . Caprioletto vide anch ' egli ogni cosa , e non sapeva dove nascondersi : la povera bestia era mezza morta dalla paura . Avvenente , fatto oramai animo di morire , cavò fuori la sua spada e s ' avviò colla sua boccetta , che la Bella dai capelli d ' oro gli aveva dato , per riempirla coll ' acqua della bellezza . Egli disse al suo canino Caprioletto : " Per me è finita ! io non potrò mai arrivare a prendere di quest ' acqua , che è custodita dai draghi ; quando sarò morto , riempi la boccetta col mio sangue e portala alla Principessa , perché ella possa vedere quanto mi costa il servirla : e dopo vai a trovare il Re mio padrone , e raccontagli la mia disgrazia " . Mentre diceva così , sentì una voce che lo chiamava : " Avvenente ! Avvenente ! " . Egli disse : " Chi mi chiama ? " , e vide un Gufo nel buco d ' un albero vecchio , che gli disse : " Voi mi avete liberato dalle reti de ' cacciatori , dov ' ero rimasto preso : e mi salvaste la vita . Promisi di rendervi il contraccambio , e il momento è giunto . Datemi la vostra boccetta : io conosco tutti gli andirivieni della grotta tenebrosa : anderò io a prendervi l ' acqua della bellezza " . Figuratevi se questa cosa gli fece piacere ! Lo lascio pensare a voi . Avvenente gli dette subito la sua boccetta e il Gufo entrò nella grotta , come sarebbe entrato in casa sua . E in meno d ' un quarto d ' ora tornò e riportò la boccetta piena e tappata . Ad Avvenente parve d ' aver toccato il cielo con un dito : ringraziò il Gufo dal profondo del cuore e , risalita la montagna , prese tutt ' allegro la strada che menava alla città . Andò subito al palazzo e presentò la boccetta alla Bella dai capelli d ' oro , la quale non ebbe più nulla da ridire . Ella ringraziò Avvenente , e diè l ' ordine che fosse allestita ogni cosa per la partenza . Poi si messe in viaggio con lui : e strada facendo , finì col persuadersi che il giovinetto era molto grazioso ; e qualche volta gli diceva : " Se aveste voluto , vi avrei fatto Re e non saremmo partiti mai dai miei Stati " . Ma egli rispose : " Rinunzierei a tutti i troni della terra , piuttosto che dare un dispiacere così forte al mio Re : sebbene voi siate più bella del sole " . Finalmente giunsero alla Capitale , e il Re , sapendo che la Bella dai capelli d ' oro stava per arrivare , andò a incontrarla e le presentò i più bei regali del mondo . Furono fatte le nozze , e con tanta gala e magnificenza , che si durò a discorrerne per un pezzo ; ma la Bella dai capelli d ' oro , che in fondo al cuore era innamorata di Avvenente , non poteva stare senza vederlo e l ' aveva sempre sulla bocca . Ella diceva al Re : " Se non era Avvenente , io non sarei dicerto venuta qui : egli ha fatto per me delle cose , da non potersi credere ; e voi dovete essergli grato " . Gl ' invidiosi che sentivano questi discorsi della Regina andavano dopo bisbigliando al Re : " Voi non siete geloso ; eppure avreste motivo di esserlo . La Regina è così innamorata di Avvenente , che non mangia né beve più ; essa non fa altro che parlar di lui e della grande riconoscenza che voi dovete avergli : come se chiunque altro aveste mandato , nel posto suo , non avesse saputo fare altrettanto " . E il Re disse : " Davvero , che me ne sono accorto anch ' io . Che sia preso subito e imprigionato nella torre , coi ferri ai piedi e alle mani " . Avvenente fu preso e , in ricompensa di aver così bene servito il Re , fu chiuso nella torre coi ferri ai piedi e alle mani . La sola persona che egli vedesse , era il guardiano della carcere ; il quale gli gettava da una buca un pezzo di pan nero e un po ' d ' acqua in una ciotola di terra . Ma il suo piccolo Caprioletto non lo abbandonava mai , e veniva a fargli coraggio e a portargli tutte le nuove che correvano per la città . Quando la Bella dai capelli d ' oro venne a risapere la disgrazia di Avvenente , andò a buttarsi ai piedi del Re , e colle lacrime agli occhi lo pregò a farlo levare di prigione . Ma più essa si raccomandava , e più il Re s ' intristiva , pensando fra sé e sé : " È segno che ne è innamorata " e così non intendeva né ragioni né preghiere . Il Re finì col mettersi in testa di non essere abbastanza bello agli occhi della Regina : e gli venne l ' idea di lavarsi il viso coll ' acqua della bellezza , per vedere se in questo modo gli fosse riuscito di farsi amare un poco di più . Quest ' acqua stava sul caminetto nella camera della Regina , che la teneva lì , per averla sempre sott ' occhio ; ma una delle sue cameriere , volendo ammazzare un ragno con una spazzolata , fece cascare disgraziatamente la boccetta , la quale si ruppe , e l ' acqua se n ' andò tutta per la terra . La cameriera ripuli ogni cosa in fretta e furia , e non sapendo come rimediarla , si ricordò di aver visto nel gabinetto del Re un ' altra boccetta somigliantissima e piena d ' acqua chiara , tale e quale come l ' acqua della bellezza . Non parendo suo fatto , la prese senza star a dir nulla e la posò sul camminetto della Regina . L ' acqua che era nel gabinetto del Re serviva per far morire i Principi e i grandi Signori , quando ne avevano fatta qualcuna delle grosse . Invece di tagliar loro la testa o impiccarli , si bagnava loro il viso con quest ' acqua : e così si addormentavano e non si svegliavano più . Una sera , dunque , il Re prese la boccetta e si strofinò ben bene il viso . Dopo si addormentò e morì . Il piccolo Caprioletto , che fu uno dei primi a sapere il caso , andò subito a raccontarlo ad Avvenente , il quale gli disse di andare di corsa dalla Bella dai capelli d ' oro e di pregarla a volersi ricordare del povero prigioniero . Caprioletto sgattaiolò fra mezzo alle gambe della folla , perché alla Corte c ' era un gran via - vai e una gran diceria per la morte del Re , e disse alla Regina : " Signora , non vi scordate del povero Avvenente " . Ella si rammentò subito di tutti i patimenti che aveva sofferti per lei , e della sua gran fidatezza . Uscì senza farne parola con alcuno , e andò diritto alla torre , dove sciolse da se stessa le catene dalle mani e dai piedi d ' Avvenente : e mettendogli una corona in capo e un manto reale sulle spalle , disse : " Venite , mio caro Avvenente , io vi faccio Re , e vi prendo per mio sposo " . Egli si gettò ai suoi piedi e la ringraziò : e tutti si chiamarono fortunati di averlo per sovrano . Le nozze furono fatte con grandissima magnificenza , e la Bella dai capelli d ' oro visse molti anni col suo bell ' Avvenente , tutti e due felici e contenti , da non poterselo figurare . Si vuole che Avvenente lasciasse ai suoi figli un libro di ricordi : un libro curioso , perché aveva tutte le pagine bianche , meno l ' ultima , sulla quale aveva scritto di proprio pugno le seguenti parole : " Se per caso qualche povero diavolo ricorre a te per essere aiutato , tu aiutalo : né badare com ' è vestito , né se abbia viso di persona da poterti rendere , un giorno o l ' altro , il piacere che gli fai . Sulle opere buone e generose non si mercanteggia mai : né bisogna farle coll ' intenzione di ripigliarci sopra il frutto e l ' usura . A ogni modo , tieni sempre a mente che un benefizio fatto non è mai perduto " . L ' uccello turchino C ' era una volta un Re , molto ricco di quattrini e di terre : la sua moglie morì , ed egli ne fu inconsolabile . Per otto giorni intieri si chiuse in un piccolo salottino , dove picchiava il capo nel muro , tanto era il dolore che gli straziava l ' anima ; per paura che finisse coll ' ammazzarsi , furono accomodate delle materasse fra il muro e i parati della stanza . Così poteva sbatacchiarsi a suo piacere , e non c ' era caso che potesse farsi del male . Tutti i suoi sudditi si messero d ' accordo per andare a trovarlo e dirgli quelle ragioni credute più adatte , per iscuoterlo dalla sua tristezza . Alcuni prepararono dei discorsi molto seri : altri uscirono fuori con delle cose piacevoli e anche allegre : ma tutte queste ciarle non fecero su lui né caldo né freddo . Esso non badava neppure a quello che gli dicevano . Alla fine gli si presentò , fra gli altri , una donna tutta abbrunata e coperta di veli neri , di mantiglie e di strascichi da gran lutto , la quale piangeva e singhiozzava così forte , e con urli così acuti e sfogati , che il Re ne rimase sbalordito . Ella gli disse che non aveva intenzione di fare come gli altri : e che andava non per iscemargli il suo dolore , ma piuttosto per accrescerlo , perché non sapeva che ci potesse essere una cosa più giusta nel mondo di quella di piangere una buona moglie perduta : e che ella , a cui era toccato il migliore di tutti i mariti , faceva conto di piangerlo , finché avesse avuto lacrime e occhi . A questo punto , raddoppiò le sue grida e i suoi pianti , e il Re , sull ' esempio di lei , si messe a berciare come un bambino . Egli la ricevé meglio di tutti gli altri : e le raccontò la storia delle belle doti della sua cara defunta , mentre ella faceva altrettanto dei pregi del suo caro defunto ; e discorsero tanto e tanto , che nessuno dei due sapeva più che cosa si dire sul conto della loro grande afflizione . Quando la furba vedovella si accorse che l ' argomento era agli sgoccioli , alzò un pochino il velo e il Re poté ricrearsi la vista nel mirare questa bella sconsolata , che sotto due lunghe ciglia nerissime girava e muoveva con moltissim ' arte un paio d ' occhi , grandi e turchini , come l ' azzurro d ' un cielo stellato . Il suo carnato era sempre fresco . Il Re cominciò a guardarla con molta attenzione : a un poco per volta , parlò meno della sua moglie , e fini col non parlarne più . La vedova badava a dire di voler piangere sempre il suo marito : e il Re la consigliava a non voler rendere eterno il suo dolore . Per farla corta , tutti cascarono dalle nuvole , nel sentire che il Re l ' aveva sposata , e che il nero s ' era cambiato in verde e in color di rosa . Spesso e volentieri basta conoscere il debole delle persone , per impadronirsi del loro cuore e farne quel che ci pare e piace . Il Re , dal suo primo matrimonio , non aveva avuto che una sola figlia , la quale passava per l ' ottava meraviglia del mondo ; e si chiamava Fiorina , perché somigliava alla Flora , tanto era fresca , giovine e bella . Ella non portava mai vestiti sfarzosi ; preferiva invece la seta leggera , con qualche fermaglio di pietre preziose e molte ghirlande di fiori , che facevano una figura magnifica intorno ai suoi bellissimi capelli . Aveva quindici anni , quando il Re si rimaritò . La novella Regina mandò a prendere una sua figlia , che era stata allevata in casa della sua comare , la fata Sussio : ma non per questo era diventata più bella e più graziosa . La fata ci aveva messo un grand ' impegno : ma senza concluder nulla di buono : nondimeno le voleva moltissimo bene . La chiamavano Trotona , perché aveva sul viso delle macchie rossastre , come quelle della trota : i suoi capelli erano così grassi e imbiosimati , da non giovarsene a toccarli e dalla sua pelle giallastra gocciolava l ' unto . La Regina le voleva un bene dell ' anima e non aveva altro in bocca che la sua cara Trotona ; e perché Fiorina era stata in ogni cosa molto più favorita della sua figlia , ne sentiva una grande spina al cuore , e faceva di tutto per mettere Fiorina in uggia al padre . Non c ' era giorno che la Regina e Trotona non inventassero qualche marachella a danno di Fiorina ; ma la Principessa , così dolce di carattere e piena di spirito , ci passava sopra e faceva finta di non darsene per intesa . Il Re disse un giorno alla Regina che Trotona e Fiorina erano tutte e due da marito , e che appena si fosse presentato un Principe in Corte , bisognava fare in modo di dargliene una . " Io voglio " , disse la Regina , " che mia figlia sia maritata la prima : ha più anni della vostra , e siccome è anche mille volte più graziosa , così non c ' è nemmeno da esitare e da pensarci sopra . " Il Re , a cui non piaceva mettersi a tu per tu , disse che per parte sua era contentissimo , e che la lasciava padrona di fare e disfare . Di lì a poco tempo si venne a sapere che stava per giungere il Re Grazioso . Non c ' era ricordanza d ' un altro Re più galante e più splendido di lui . Il suo spirito e la sua persona rispondevano a capello al suo nome . Appena la Regina venne a saperlo , messe subito in moto tutte le sarte e tutti i lavoranti di mode , per allestire il corredo alla sua Trotona . Di più , pregò il Re a non fare nessun vestito di nuovo a Fiorina ; e , messa su la cameriera di lei , le fece portar via tutti i suoi abiti , le pettinature e le gioie , il giorno stesso in cui arrivò il Principe Grazioso ; e così Fiorina , quando andò per vestirsi , non trovò nemmeno il biracchio d ' un nastro e mandò alle botteghe , per comprare delle stoffe : ma risposero che la Regina aveva loro proibito che le fosse venduta la più piccola cosa . Ragione per cui ella si trovò con un vestituccio da casa , abbastanza indecente , e n ' ebbe tanta vergogna che , all ' arrivo del Re Grazioso , andò a rincattucciarsi in un angolo della sala . La Regina lo ricevé con grandi salamelecchi e gli presentò sua figlia , che era più risplendente del sole , e più brutta del solito , a cagione dei tanti fronzoli che aveva addosso . Il Re si voltò da un ' altra parte per non vederla : e la Regina intestata a credere che gli piacesse troppo e che non volesse impegnarsi , cercava tutti i mezzi per mettergliela dinanzi agli occhi . Egli domandò se non vi fosse anche un ' altra Principessa , chiamata Fiorina . " Si , " disse Trotona indicandola col dito " eccola là che si nasconde , perché è una broccola . " Fiorina arrossì e diventò bella , ma tanto bella , che il Re Grazioso ne rimase abbagliato . Si alzò subito , fece un grand ' inchino alla Principessa , e le disse : " La vostra bellezza è tale , che non ha bisogno di fronzoli e di altri ornamenti . " " Signore " , ella rispose , " vi giuro che non è mia abitudine di portare dei vestiti sconvenienti , come questo : e mi avreste fatto un gran regalo a non voltarvi verso di me . " " Impossibile " , esclamò Grazioso , " che una Principessa così meravigliosa , trovandosi presente in qualche luogo , si possano avere degli occhi per le altre , e non per lei ! " " Ah ! " , disse la Regina stizzita , " spendo proprio bene il mio tempo a stare a sentire i vostri discorsi . Credetelo a me , signore : Fiorina è già abbastanza civetta e non ha bisogno di essere stuzzicata con tante galanterie . " Il Re Grazioso capì per aria le ragioni che facevano parlare così la Regina ; ma non essendo uomo da peritarsi o da pigliar soggezione , lasciò libero sfogo alla sua ammirazione per Fiorina , e ci parlò insieme per tre ore di seguito . La Regina che aveva un diavolo per capello e Trotona che non sapeva darsi pace di vedersi preferita la Principessa , andarono tutte e due a lamentarsi risentitamente dal Re e lo costrinsero a consentire che Fiorina venisse rinchiusa in una torre per tutto il tempo che il Re Grazioso fosse rimasto alla Corte , perché così non avessero modo di vedersi fra loro . Detto fatto , appena Fiorina fu tornata nella sua stanza , quattro uomini mascherati la portarono in cima alla torre e ce la lasciarono nella più grande costernazione , perché ella capiva benissimo che con questo tiro si voleva toglierle l ' occasione di piacere al Re , il quale piaceva già tanto a lei , che avrebbe desiderato averlo per suo sposo . Il Re Grazioso , che non sapeva nulla della violenza usata alla Principessa , aspettava smaniando l ' ora di poterla rivedere . Parlò di lei alle persone che il Re gli aveva messo dintorno per dargli un corteggio d ' onore ; ma queste , per ordine della Regina , gliene dissero tutto il male possibile : che era una fraschetta , una capricciosa , d ' indole cattiva , il supplizio dei conoscenti e dei servitori , che non si poteva essere più sudici di lei e che spingeva la spilorceria fino al segno di vestirsi peggio d ' una pecoraia , piuttosto che comprarsi delle belle stoffe , coi denari che le passava suo padre . A sentire tutte queste storie , Grazioso si rodeva dentro di sé , e aveva certi scatti di collera , che durava fatica a frenarli . " No " , diceva esso fra sé e sé , " non è possibile che il cielo abbia messo un ' anima così volgare in quell ' opera così bella della natura . Sia pure che quando la vidi , non fosse vestita con molta decenza , ma il rossore che n ' ebbe , prova abbastanza che quella non è la sua abitudine . Come può essere cattiva , con quell ' aria di modestia e di dolcezza che innamora ? non mi va giù : e credo invece che la Regina ne dica tanto male apposta . Le matrigne ci sono per qualche cosa in questo mondo : e quanto alla Principessa Trotona , è una così brutta versiera , che non mi farebbe punto specie se invidiasse a morte la più perfetta fra tutte le creature . " Mentre egli fantasticava così , i cortigiani che gli stavano dintorno capirono dalla sua cera , che a dirgli male di Fiorina , non gli avevano fatto un gran piacere . Ce ne fu uno più svelto degli altri , il quale mutando linguaggio e registro , per arrivare a conoscere i sentimenti del Re si fece a dire le più belle cose sul conto della Principessa . A quelle parole , egli si svegliò come da un sonno profondo , prese parte alla conversazione e la gioia brillò sul suo viso . Amore , Amore , ... quant ' è difficile a saperti nascondere ! Tu fai capolino dappertutto : sulle labbra di un amante , ne ' suoi occhi , nel suono della sua voce : quando si ama davvero , il silenzio e la conversazione , la gioia e la tristezza , tutto palesa quello che si sente dentro . La Regina impaziente di sapere se il Re Grazioso fosse rimasto fortemente preso di Fiorina , mandò a chiamare coloro che egli aveva ammessi alla sua confidenza e passò il resto della notte a interrogarli . Tutte le cose che essi le raccontavano valevano a confermarla sempre più nell ' idea che il Re amasse Fiorina . Ma che cosa vi dirò io dell ' abbattimento di spirito della povera Principessa ? Ella stava distesa per terra nella parte più alta di quell ' orribile torre , dove era stata portata quasi di peso dagli uomini mascherati . " Sarei meno da compiangere " , diceva essa , " se mi avessero rinchiusa qui , prima di conoscere quel simpatico Re . La memoria che serbo di lui non può servire che a far crescere i miei tormenti . Si vede bene che la Regina mi tratta in questo modo per impedirmi di poterlo vedere . Povera me ! quanto mi dovrà costar cara questa po ' di bellezza che il cielo mi ha dato ! " E dopo piangeva , e piangeva tanto dirottamente , che la sua stessa nemica ne avrebbe avuto pietà , se avesse veduto il suo dolore . E così passò la nottata . La Regina , che voleva amicarsi il Re a furia di moine e di segni particolari di riguardo e d ' attenzione , gli mandò degli abiti splendidissimi , d ' una magnificenza senza pari e tagliati sulla moda del paese : e più , le insegne dei cavalieri dell ' Amore , ordine cavalleresco istituito dal Re , per voler di lei , il giorno stesso del loro matrimonio . Era un cuore d ' oro , smaltato color di fiamma , contornato da parecchie frecce e trapassato da una di queste , col motto : " una sola mi ferisce " . La Regina aveva fatto tagliare per il Re Grazioso un rubino grosso come un uovo di struzzo : ogni freccia era di un solo diamante , lungo quanto un dito , e la catena alla quale era appeso il cuore , tutta fatta di perle , delle quali la più piccola pesava un mezzo chilogrammo : insomma , dacché mondo è mondo , non s ' era mai veduto nulla d ' eguale . A quella vista il Re rimase così stupito , che per qualche minuto non seppe trovare il verso di dire una parola . Nel tempo medesimo gli fu presentato un libro , di cui i fogli erano in carta velina , con miniature meravigliose e la copertina tutta d ' oro e carica di gemme , e dove erano scritti con un linguaggio molto appassionato e galante gli statuti dell ' Ordine de ' Cavalieri d ' Amore . Dissero al Re che la Principessa , da lui veduta , lo pregava a voler essere suo cavaliere ; e che intanto gli mandava questi regali . A queste parole , egli osò lusingarsi che questa Principessa fosse appunto quella amata da lui . " Come ! " , esclamò egli , " la bella Principessa Fiorina pensa a me in una maniera così generosa e cortese ? " " Signore " , gli dissero , " voi pigliate sbaglio sul nome ; noi veniamo qui da parte dell ' amabile Trotona . " " È la Trotona che mi vuole per suo cavaliere ? " , disse il Re , con una fisionomia seria e ghiacciata " mi dispiace di non potere accettare tanto onore , ma un sovrano non è padrone di prendere gl ' impegni che vorrebbe . Io conosco i doveri d ' un cavaliere , e vorrei adempirli tutti : preferisco dunque non avere la grazia , che ella mi offre , piuttosto che dovermene rendere indegno . " E rimesse subito nella cestina il cuore , la catena e il libro , e rimandò ogni cosa alla Regina , la quale ci corse poco che , insieme a sua figlia , non affogasse della bile per il modo disprezzante col quale il Re straniero aveva accolto un favore così singolare . Appena Grazioso ebbe il tempo di recarsi dal Re e dalla Regina , entrò nel loro appartamento colla speranza di trovarvi Fiorina . La cercò cogli occhi dappertutto : e quando sentiva qualcuno entrare nella stanza , si voltava subito a guardare ; si vedeva che era inquieto , e di cattivo umore . La maliziosa Regina aveva indovinato appuntino quel che il Principe rimuginava nel cuore , ma faceva l ' indifferente come non ne sapesse nulla . Essa gli parlava di partite di piacere ; ed egli rispondeva a rovescio . Alla fine Grazioso domandò dove fosse la Principessa Fiorina . " Signore " , gli disse fieramente la Regina , " il Re suo padre le ha proibito di uscire dalle sue stanze , fino a tanto che mia figlia non abbia preso marito . " " E qual motivo " , replicò il Re , " vi può essere , per tener prigioniera la bella Principessa ? " " Non lo so " , disse la Regina , " e quand ' anche lo sapessi non mi crederei punto obbligata a dirvelo . " Al Re era salita la bizza fino alla punta dei capelli . Dava delle occhiatacce , di traverso , a Trotona , e pensava fra sé che era per colpa di quel mostriciattolo , se gli era stato tolto il piacere di veder la Principessa . Si congedò in quattro e quattr ' otto dalla Regina , perché la sua presenza gli faceva male al cuore . Quando fu tornato nella sua camera , disse a un giovane Principe che lo aveva accompagnato e al quale voleva un gran bene , di spendere tutto quello che ci fosse voluto , pur di tirargli dalla sua qualche cameriera della Principessa , e aver così il modo di parlarle un solo momento . Questo Principe trovò senza fatica alcune dame di Corte che s ' intesero con lui : e fra le tante , ce ne fu una che gli dètte per sicuro che quella sera stessa Fiorina sarebbe stata a una finestrina bassa , che dava sul giardino ; e che di lì il Principe avrebbe potuto parlarle : s ' intende bene , adoperando tutte le cautele da non essere scoperto , perché , diceva essa , il Re e la Regina sono tanto severi , che se scoprissero che io ho tenuto di mano agli amori del Principe Grazioso , per me sarebbe morte sicura . Il Principe , contento da non potersi dire di aver menata la cosa fino a quel punto , le promise tutto quello che volle , e corse a fare la sua parte col Re , avvertendolo dell ' ora fissata per il ritrovo . Ma la confidente , che era di malafede , andò subito a risoffiare ogni cosa alla Regina , e si messe ai suoi ordini . Il primo pensiero della Regina fu quello di mandare la propria figlia alla piccola finestra ; e la imbeccò così bene , che Trotona , sebbene fosse una grande stupida , non dimenticò un etto di quello che doveva dire e fare . La notte era così buia , che sarebbe stato impossibile al Re di accorgersi della trappoleria , quand ' anche non avesse avuto ragione di credersi sicuro del fatto suo : di modo che si avvicinò alla finestra con un trasporto di gioia incredibile . E lì disse a Trotona tutte quelle cose che avrebbe dette a Fiorina , per assicurarla del suo grand ' amore . Trotona , profittando dell ' equivoco , gli rispose che era la creatura più infelice di questo mondo , a motivo di una matrigna così spietata e che avrebbe dovuto passarne ancora chi sa quante , prima che la figlia di lei non si fosse maritata . Il Re disse e giurò che se ella lo avesse voluto per suo sposo , sarebbe stato più che felice di metterla a parte della sua corona e del suo cuore . E nel dir questo , si cavò un anello di dito e infilandolo nel dito a Trotona aggiunse che quello era un pegno eterno della sua fede , e che stava a lei fissare l ' ora della partenza . Trotona rispose , come meglio poté , a tutte queste calorose premure . Egli s ' era accorto benissimo che nelle risposte di lei non c ' era un chicco di buon senso : la quale cosa gli avrebbe fatto dispiacere , se già non fosse stato persuaso che la paura dell ' apparizione improvvisa della Regina doveva essere la cagione di quei discorsi sconclusionati . Egli la lasciò , a patto che sarebbe tornata il giorno dopo : ed ella promise con tutto il cuore . La Regina , saputo il buon esito del primo colloquio , cominciò a sperar bene . Di fatto , fissato il giorno della partenza , il Re la venne a prendere in un cocchio volante , tirato da ranocchi alati , regalo fattogli da un Mago amico suo . La notte era buia di molto . Trotona uscì misteriosamente da una piccola porta , e il Re , che la stava attendendo , la prese fra le sue braccia e le giurò cento e cento volte fedeltà eterna ! Ma siccome non si sentiva in vena di seguitare a volare per lungo tempo nel suo cocchio volante , senza sposare la Principessa , che amava tanto , così le chiese dove voleva che si facessero le nozze : ella rispose che aveva per comare una fata chiamata Sussio , molto conosciuta , ed era suo avviso di andare al castello di lei . Il Re non sapeva la strada , ma bastò che dicesse ai suoi grossi ranocchi : conducetemi là . Essi sapevano la carta geografica dell ' Universo , e in pochi minuti portarono lui e la Trotona dalla fata Sussio . Il castello era così bene illuminato , che il Re , arrivandovi , si sarebbe subito avvisto del suo errore , se la Principessa non avesse avuto la malizia di coprirsi tutta col velo . Chiese della comare : la chiamò a quattr ' occhi , e le raccontò il come e il quando avesse ingannato il Principe Grazioso , pregandola a fare in modo di rabbonirlo . " Ah ! figlia mia ! " , disse la fata , " la cosa non sarà facile : egli ama troppo Fiorina , e son sicura che ci farà disperare , e dimolto . " Intanto il Re le aspettava in una sala , le cui pareti erano di diamanti , così nitide e così trasparenti , da lasciargli vedere , a traverso di essi , la Sussio e Trotona , che parlavano fra di loro . Credé di sognare . " Possibile " , diceva , " che io sia stato tradito ? O sono i diavoli , che hanno portata qui questa nemica della nostra gioia ? Vien ' ella forse per avvelenare il nostro matrimonio ? E la mia diletta Fiorina non si vede venire ! Chi sa che il padre suo non l ' abbia inseguita fin qui ! " Molte altre cose gli passavano per la testa , che lo mettevano in grande agitazione ; ma il peggio fu quando le due donne entrarono nella sala , e che Sussio gli disse con voce di comando : " Re Grazioso , ecco qui la Principessa Trotona , alla quale avete dato la vostra parola , essa è mia figlioccia , e desidero che la sposiate subito " . " Io " , esclamò il Principe , " io sposare quel brutto scarabocchio ? Si vede proprio che mi avete preso per un uomo di pasta frolla , a farmi certi discorsi . Sappiate intanto che io non le ho fatta nessuna promessa , e se ella dice il contrario , si merita il titolo ... " " Non proseguite " , disse Sussio , " e badate bene di non mancarmi di rispetto . " " Sia pure " , replicò il Re , " che io debba rispettarvi , per quanto può meritarlo una fata : ma voglio peraltro che mi rendiate la mia Principessa . " " E non son io la tua Principessa , spergiuro ? " , disse Trotona , mostrandogli l ' anello , " A chi l ' hai tu dato quest ' anello in pegno di fede ? Con chi hai parlato alla piccola finestra , se non con me ? " " Come mai ? " , egli rispose , " dunque sono stato tradito ... ingannato ? No , mille volte no ! Non voglio essere la vittima e lo zimbello degli altri . Su , su , ranocchi ! miei bravi ranocchi ! voglio partir subito . " " Non è una cosa che possiate farla senza il permesso mio " , disse Sussio . Ella lo toccò , e i suoi piedi si attaccarono all ' impiantito , come se ci fossero rimasti inchiodati . " Quand ' anco mi lapidaste " , le disse il Re , " quand ' anche mi scorticaste vivo , non sarò mai d ' altri che di Fiorina ; la mia risoluzione è presa , e fate pure di me quello che più vi piace . " Sussio messe in opera tutto , dolcezze , maniere , promesse , preghiere ; Trotona pianse , strillò , singhiozzò , andò in convulsioni , e si calmò . Il Re non aprì più bocca , e guardandole tutte e due con grandissimo disprezzo , non rispose sillaba alle loro cicalate . E così passarono venti giorni e venti notti , senza che le due donne si chetassero un minuto , e senza che sentissero il bisogno di mangiare , di dormire e di mettersi a sedere . Alla fine Sussio , stanca morta da non poterne più , disse al Re : " Ebbene , voi siete un ostinataccio , né c ' è verso di farvi intendere la ragione : scegliete dunque : o sett ' anni di penitenza , per aver dato la vostra parola senza mantenerla , o sposare la mia figlioccia " . Il Re , che fin allora aveva serbato un profondo silenzio , gridò subito : " Fate di me tutto quel che volete , purché io sia liberato da questa sguaiata " . " Sguaiato voi " , replicò Trotona inviperita . " Ci vuol davvero una bella faccia fresca , come la vostra , sovranuccio da un soldo la serqua , a venire con un equipaggio da ranocchiai fino nel mio paese , per dirmi delle insolenze e per mancarmi di parola . Se aveste un brindello d ' onore , terreste forse questo contegno ? " " I vostri rimproveri mi straziano l ' anima " disse il Re , in atto di canzonatura . " Capisco anch ' io che ho un gran torto a non sposare questa bella fanciulla ! " " No , no , non la sposerai mai " , gridò Sussio tutta stizzita . " A te non rimane altre che volare da questa finestra , perché per sett ' anni interi tu sarai l ' uccello turchino . " A queste parole il Re cominciò a cambiare d ' aspetto ; le braccia si vestono di penne e formano le due ali : le gambe e i piedi diventano neri e sottili ; gli crescono delle unghie appuntate ; il corpo si assottiglia e si cuopre tutto di lunghe piume finissime e macchiate di turchino ; gli occhi si fanno tondi e brillano come due soli ; il naso ha preso il garbo di un becco d ' avorio ; sul suo capo spunta un ciuffetto bianco , in forma di diadema ; canta da innamorare e parla nello stesso modo . Ridotto in quello stato , manda un grido di dolore nel vedersi così trasfigurato e , pigliando il volo a ali spiegate , fugge dal funesto palazzo di Sussio . Pieno l ' anima di tristezza infinita , va svolazzando di ramo in ramo , scegliendo a preferenza gli alberi consacrati all ' amore o alla malinconia ; e ora si posa sui mirti , ora sui cipressi : e canta delle arie pietose , colle quali piange sulla sua trista sorte e su quella di Fiorina . " Dove l ' avranno nascosta i suoi nemici ? " , egli diceva , " che sarà mai accaduto di quella bella infelice ? Il cuore spietato della Regina l ' avrà lasciata ancora in vita ? Dove potrò cercarla ? E sarò dunque condannato a passare sette anni senza di lei ? Forse in questo tempo le daranno uno sposo , e io perderò per sempre l ' unica speranza che mi faccia cara la vita . " Questi pensieri accuoravano così forte l ' uccello turchino , che gli venne voglia di lasciarsi morire . Intanto la Sussio aveva rimandato Trotona dalla Regina madre , la quale stava in gran pensiero sul come fosse andato a finire lo sposalizio . Ma quando vide la figlia , e che riseppe da lei tutto l ' accaduto , prese una furia spaventosa , la quale di contraccolpo andò a ricascare sulla povera Fiorina . " Voglio " , ella disse , " che abbia da pentirsi più di una volta di aver saputo innamorare il Re Grazioso . " Ella salì nella torre insieme con Trotona , la quale era vestita de ' suoi abiti più sfarzosi : e portava in capo una corona di brillanti e le reggevano lo strascico del manto reale tre figli de ' più ricchi baroni dello Stato . Nel dito grosso aveva l ' anello del Re Grazioso , quello stesso che aveva dato nell ' occhio a Fiorina , il giorno che parlarono insieme . Ella rimase sbalordita e non sapeva cosa pensare , nel vedere Trotona in tutta quella gala . " Ecco mia figlia " , disse la Regina , " che è venuta a portarvi i regali delle sue nozze ; essa è stata sposa del Re Grazioso , il quale ne è innamorato morto : non c ' è da figurarsi una coppia più felice di loro !..." E nel dir così , furono spiegate davanti alla Principessa le stoffe d ' oro e d ' argento , le trine , i nastri , le pietre preziose che stavano in una gran cesta di filigrana d ' oro . Nel presentarla di tutte queste cose , Trotona s ' ingegnò di metterle sott ' occhio l ' anello del Re ; per cui la Principessa Fiorina non poteva ormai più dubitare della sua disgrazia . Ella gridò con l ' accento della disperazione che le togliessero davanti agli occhi tutti quei regali tanto funesti ; che non voleva più vestire , altro che di nero ; o piuttosto morire subito . E cadde svenuta . La crudele Regina , contentissima del tiro fatto , non volle che le fosse prestato alcun soccorso ; la lasciò sola in quello stato compassionevole , e corse malignamente a raccontare al Re che sua figlia era talmente invasata dall ' amore , fino al segno di commettere delle stravaganze senz ' esempio : e che bisognava stare attenti , perché non potesse fuggire dalla torre . Il Re rispose che era padrona di regolare questa faccenda a modo suo , e che , quanto a lui , non avrebbe avuto nulla da ridire in contrario . Quando la Principessa si fu riavuta dallo svenimento e poté ripensare al contegno , che tenevano con lei , ai mali trattamenti che riceveva dall ' indegna matrigna e alla speranza perduta per sempre di sposare il Re Grazioso , il suo dolore si fece così acuto , che pianse tutta la notte : e affacciatasi alla finestra , si sfogò in lamenti che straziavano il cuore . Quando vide albeggiare , richiuse la finestra e seguitò a piangere . La notte di poi aprì la finestra , e sospirando e singhiozzando versò un fiume di lagrime ; ma appena fatto giorno tornò a nascondersi nella sua stanza . Intanto il Re Grazioso , o per meglio dire , il bell ' uccello turchino , non finiva mai di svolazzare intorno al palazzo : egli pensava che la sua cara Principessa vi era rinchiusa : e se i lamenti di lei erano strazianti , i suoi non lo erano di meno . Egli si avvicinava alle finestre più che poteva , per metter gli occhi dentro alle stanze : ma la paura che Trotona non lo scorgesse e non le nascesse il sospetto che fosse lui , lo teneva indietro dal fare quanto avrebbe voluto . " Ci va della mia vita " , diceva egli fra sé , " e se quelle due versiere mi scuoprissero , sarebbero capaci di qualunque vendetta ; e così bisognerebbe o che io mi allontanassi di qui o che mettessi a repentaglio i miei giorni . " Questi ragionamenti lo persuasero a pigliare tutte le precauzioni immaginabili , e , per il solito , cantava soltanto di notte . Rimpetto alla finestra , dove stava Fiorina , c ' era un cipresso di una grandezza maravigliosa : l ' uccello turchino venne a posarvisi sopra . Appena si fu posato , sentì una voce che si lamentava in questo modo : " Dovrò ancora soffrire per molto tempo ? e la morte non verrà a liberarmi da queste pene ? Quelli che hanno paura della morte , se la vedono arrivare anche troppo presto : io la desidero , e la crudele mi sfugge . Ah ! Regina senza cuore ! che t ' ho io fatto per tenermi così iniquamente imprigionata ? Non puoi inventare altri modi per martoriarmi ? Oramai non ti manca altro che farmi vedere coi propri miei occhi , la felicità che gode la sua indegna figlia col Re Grazioso " . L ' uccello turchino non aveva perso una sillaba di questo lamento : ne rimase stupito , e aspettò con una smania indicibile che il sole si levasse , per vedere la donna che si disperava tanto . Ma quando il sole si levò , ella aveva già richiusa la finestra , e s ' era ritirata . L ' uccello , curioso , fu puntuale a tornare la sera dopo . Era chiaro di luna . E vide una fanciulla alla finestra della torre , che ricominciava la storia de ' suoi affanni . " Oh , sorte , sorte ! " , diceva essa , " tu che mi cullasti nella speranza d ' un trono : tu che mi avevi reso l ' amore del padre mio , che t ' ho mai fatto , per dovermi sommergere in quest ' oceano di grandi amarezze ? È proprio scritto che si debba cominciare fin da un ' età così giovane , come la mia , a provare la tua incostanza ? Ritorna , o barbara , ritorna da me : io non ti domando che una grazia sola ; poni fine al mio spietato destino . " L ' uccello turchino stava tutto in orecchi , e più ascoltava , più si persuadeva che la donna che lamentavasi a quel modo , doveva essere la sua graziosa Principessa . E le disse : " Adorata Fiorina , maraviglia de ' nostri giorni , perché volete por fine così repentinamente ai vostri ? C ' è sempre speranza di trovare un rimedio alle vostre afflizioni " . " Come ? ... chi è che mi volge queste parole di consolazione ? " diss ' ella . " Un Re infelice " , rispose l ' uccello , " il quale vi ama e non amerà che voi sola . " " Un Re che mi ama ? " , ella soggiunse , " non sarebbe per caso un laccio teso da ' miei nemici ? Ma , in fin dei conti , che cosa ci guadagnerebbe la Regina ? Se ella vuol conoscere i miei sentimenti , son pronta a dirglieli colla mia stessa bocca . " " No , Principessa mia " , rispose l ' uccello , " l ' amante che vi parla non è capace di un tradimento . " Nel dir queste parole , andò a posarsi sulla finestra . Fiorina dapprincipio ebbe una gran paura di un uccello così singolare , che parlava con tant ' anima , come se fosse un uomo , sebbene avesse una vocina compagna a quella dell ' usignolo ; ma la bellezza delle sue penne , e più che altro le cose gentili che le disse , la rassicurarono . " M ' è egli dunque concesso di potervi rivedere , Principessa mia ? " , esclamò . " Posso io bearmi in tanta contentezza , senza morire di gioia ? Ma , ohimè ! quanto questa gioia è avvelenata dal vedervi costì in prigione , e dallo stato , nel quale l ' iniqua Sussio mi ha trasfigurito per sette anni ! " " E voi chi siete , grazioso uccello ? " , disse la Principessa , facendogli delle carezze . " Voi avete pronunziato il mio nome " , soggiunse il Re , " e fate finta di non riconoscermi ? " " Come ! " , disse la Principessa . " Possibile , che il più gran Re del mondo ! ... possibile che il Re Grazioso si sia cambiato in quest ' uccellino ? " " Ohimè ! Pur troppo è così , mia bella Fiorina " , egli riprese a dire , " e l ' unica cosa che in tanta disgrazia mi sia di sollievo , gli è di sapere che ho preferito questo martirio a quello di dover rinunziare alla gran passione che ho per voi . " " Per me ? " , disse Fiorina . " Ah ! per carità , non cercate di ingannarmi . Lo so , lo so , che avete sposato Trotona : ho riconosciuto il vostro anello nel suo dito : l ' ho veduta tutta fiammante dei vostri brillanti . Essa è venuta a insultarmi qui , in questa orribile prigione , carica del peso di una corona e di un manto reale , avuto in dono da voi , mentre io ero carica di catene e di ferri !..." " E voi vedeste Trotona in questo abbigliamento ? " , interruppe il Re , " ed essa e sua madre ebbero tanta sfacciataggine da dirvi che tutti quei gioielli erano un regalo mio ? Oh cielo ! si può essere più sfacciatamente bugiardi di così ? E non potermi vendicare come vorrei ! ... Sappiate dunque che tentarono di mettermi in mezzo : che , valendosi del vostro nome , mi fecero rapire quella brutta megera di Trotona ; ma , appena avvistomi dello sbaglio , l ' ho piantata lì , e ho preferito piuttosto diventare per sette anni l ' uccello turchino , che mancare alla fede che vi ho giurata . " Fiorina provava un piacere così grande , udendo parlare in questo modo il suo caro amante , che non sentiva più i tormenti della sua prigionia . Che cosa mai non gli seppe dire per consolarlo del suo tristo caso e per accertarlo che ella avrebbe fatto per lui , ciò che esso aveva fatto per lei ? Il giorno cominciava a farsi chiaro . Molti ufficiali della corte erano già alzati : e l ' uccello turchino e la Principessa parlavano ancora fitto fitto fra loro . Alla fine si separarono con gran dispiacere , dopo essersi scambiata la promessa che tutte le notti si sarebbero riveduti . La gioia di ritrovarsi insieme fu tanto grande , da non potersi ridire . Ciascuno , per la sua parte , ringraziava l ' amore e la fortuna . Intanto Fiorina stava in pensiero per l ' uccello turchino . " Chi me lo assicura dai cacciatori , o dalle grinfie di qualche aquila o di qualche avvoltoio affamato , capace di mangiarselo con tanto gusto , come se non fosse un gran Re ? Oh Dio ! che sarebbe di me , meschina , se le sue penne fini e leggiere , portate dal vento , giungessero fino nel mio carcere per annunziarmi la sciagura , che io temo sempre ? " Questo tristo pensiero fece sì che la Principessa non poté chiudere un occhio ; perché , quando si ama davvero , le paure pigliano l ' aspetto di verità , e quel che prima pareva impossibile diventa possibilissimo ; e fu così , che ella passò tutta la giornata a piangere , finché non venne l ' ora fissata per andare a mettersi alla finestra . Il grazioso uccello , nascosto dentro lo spacco d ' un albero , in tutto il giorno non aveva fatto altro che pensare alla sua bella Principessa . " Quanto sono contento " , diceva egli , " di averla ritrovata : e com ' è premurosa per me ! Le gentilezze che mi usa , le sento tutte qui nel cuore ! " L ' appassionato amante contava fino al minuto secondo il tempo della sua penitenza , che gli impediva di sposarla ; e si struggeva più che mai dal desiderio di veder finita la sua condanna . E perché voleva usare a Fiorina tutte quelle galanterie , che aveva in poter suo di fare , volò fino alla capitale del suo regno , andò nel suo palazzo , entrò nel suo gabinetto dal buco d ' un vetro rotto : prese un paio d ' orecchini di diamanti , così belli e così perfetti , da non trovarli eguali , e li portò la sera a Fiorina , pregandola di volerseli mettere . " Me li metterei " , diss ' ella , " se voi mi vedeste di giorno ; ma siccome non vi parlo che di notte , così non me li metterò . " L ' uccello le promise di fare in modo di venire alla Torre nell ' ora che ella avesse voluto : allora s ' infilò gli orecchini , e passarono tutta la notte in colloqui fra loro , come avevano fatto la sera avanti . Il giorno dopo l ' uccello tornò nel suo regno : andò al palazzo , entrò nel suo gabinetto per il solito vetro rotto , e portò via con sé i più splendidi braccialetti che si fossero mai visti : erano formati di uno smeraldo tutto di un pezzo , sfaccettato e bucato nel mezzo per potervi passare la mano e il braccio . " Credete forse " , gli disse la Principessa , " che il mio amore per voi abbia bisogno di essere coltivato a furia di regali ? Ah ! si vede proprio che mi conoscete male ! " " No , o signora " , replicò egli , " io non ho mai creduto che i ninnoli che vi offro sieno necessari per conservarmi il bene che mi volete ; ma sarei mortificato , se trascurassi la più piccola occasione per mostrarvi l ' attenzione che ho per voi : e poi , quando non mi avete dinanzi agli occhi , questi piccoli gioielli saranno buoni a richiamarmi alla vostra memoria . " Fiorina , dal canto suo , gli disse un ' infinità di cose gentili , alle quali egli ne rispose mille altre , più gentili che mai . La notte seguente l ' uccello turchino si fece un obbligo di portare alla sua bella un orologio , d ' una giusta grandezza , che stava dentro a una perla ; eppure la materia era vinta dall ' eccellenza del lavoro . " È inutile " , diss ' ella con grazia squisita , " di venirmi a regalare un orologio . Quando voi siete lontano da me , le ore mi paiono eterne : quando siete con me , passano come un sogno . Come posso fare a dar loro una misura giusta ? " " Ohimè , Principessa mia " , esclamò l ' uccello turchino , " io la penso precisamente come voi su questo punto , perché in quanto a sensibilità di cuore son sicuro di non restare indietro a nessuno . Difatti , vedendo quel che soffrite per conservarmi il vostro cuore , sono in grado di giudicare che avete portato l ' amicizia e la stima all ' estremo limite , dove possono arrivare . " Quando appariva il giorno , l ' uccello volava dentro lo spacco del suo albero , e li si nutriva di frutti . Qualche volta cantava delle belle ariette : il suo canto innamorava i passanti , che lo udivano , senza che potessero vedere alcuno . Così si sparse la voce che lì dintorno ci fossero degli spiriti . E questa credenza si diffuse tanto , che nessuno aveva più coraggio di entrare nel bosco . Si raccontavano mille avventure favolose , accadute in quel luogo : e lo spavento generale fu cagione della maggior sicurezza dell ' uccello turchino . Non passava giorno , senza che egli facesse un regalo a Fiorina : ora un vezzo di perle : ora anelli con brillanti , di finissimo lavoro : ora fermagli di diamanti , spilloni , mazzolini di pietre preziose , colorite a imitazione dei fiori , libri piacevoli e medaglie : per farla corta , essa aveva messo insieme un ammasso di ricchezze maravigliose . Con queste si adornava soltanto la notte per far piacere al Re : il giorno , non sapendo dove riporle , le nascondeva dentro al saccone del letto . In questo modo scorsero due anni , senza che Fiorina avesse da lagnarsi una sola volta della sua prigionia . E come poteva lagnarsene ? Essa aveva la consolazione di parlare tutte le notti con la persona amata ; né c ' è ricordanza che fra due innamorati si sieno mai scambiate tante paroline graziose , come accadeva fra loro . Benché ella non vedesse anima viva e l ' uccello passasse le giornate rinchiuso dentro lo spacco dell ' albero , nondimeno avevano sempre mille cose nuove da raccontarsi ; la materia era inesauribile , perché il loro cuore e il loro spirito fornivano abbondantemente il soggetto dei lunghi colloqui . Intanto la maliziosa Regina , che la teneva così crudelmente imprigionata , si dava un gran da fare per vedere di maritare la figlia . Mandava ambasciatori a proporla a tutti i principi , dei quali sapeva il nome : ma appena gli ambasciatori arrivavano , si trovavano congedati senza tante cerimonie . " Oh ! se si trattasse della Principessa Fiorina " , dicevan loro , " sareste ricevuti a braccia aperte : ma in quanto a Trotona , può farsi monaca se vuole ; ché nessuno si opporrà dicerto . " A sentire questi discorsi , la madre e la figlia andavano su tutte le furie e se la pigliavano contro la povera Principessa , vittima delle loro persecuzioni . " Come ! " , dicevano esse , " sebbene chiusa in prigione , quest ' insolente sarà dunque per noi un bastone fra i piedi ? Come perdonarle i brutti tiri , che ci fa tutti i giorni ? Bisogna dire che ell ' abbia delle corrispondenze segrete nei paesi stranieri : in questo caso , per lo meno , è rea di Stato : trattiamola dunque come tale , e si faccia di tutto per convincerla del suo delitto . " Il loro conciliabolo finì così tardi , che era già mezzanotte suonata , quando si decisero a salire nella torre per interrogarla . Essa per l ' appunto stava alla finestra , coll ' uccello turchino , ornata delle sue gemme , e coi suoi belissimi capelli pettinati con tutta quella attenzione , che non è punto naturale nella persona afflitta da un gran dolore . La sua camera e il suo letto erano seminati di fiori , e qualche pasticca di Spagna , che essa aveva bruciato pochi momenti prima , spandeva per la stanza un buonissimo odore . La Regina messe l ' orecchio alla porta , e le parve sentir cantare un ' aria a due voci : perché anche Fiorina aveva una voce angelica . Le parole di quest ' aria le parvero molto tenere , e dicevano press ' a poco così : " Come è trista la nostra sorte : e quanti affanni ci costa il nostro amore ! ... Ma invano si provano a vincere tanta fermezza : a dispetto dei nostri nemici , i nostri cuori rimarranno uniti per sempre . " Questo piccolo concerto fu chiuso da alcuni sospiri . " Ah ! Trotona mia , siamo tradite ! " esclamò la Regina spalancando screanzatamente l ' uscio ed entrando nella camera . Come restò Fiorina a quella vista ! Chiuse subito la finestra , per dar tempo al real uccello di volar via . Le stava più a cuore la salvezza di lui , che la propria : ma egli non ebbe la forza di allontanarsi : col suo sguardo penetrantissimo , aveva capito il pericolo al quale si trovava esposta la Principessa . Egli aveva vista la Regina e Trotona : che dolore per lui di non essere in grado di difendere la sua bella ! Le due megere si avventarono su di essa , come se la volessero mangiare . " Si sanno le vostre trame contro lo Stato ! " , esclamò la Regina . " Non sperate che il vostro grado basti a salvarvi dal meritato castigo . " " E con chi posso aver tramato , o signora ? " replicò la Principessa . " Da due anni in qua , non siete forse voi la mia carceriera ? Ho mai vedute altre persone , fuor di quelle mandatemi da voi ? " Mentre parlava così la Regina e sua figlia la guardavano con tanto d ' occhi . Erano rimaste abbagliate dalla sua bellezza meravigliosa e dalla sua acconciatura veramente straordinaria . " E chi vi ha dato , o signora " , disse la Regina , " tutte codeste pietre preziose , che brillano come il sole ? Volete forse darci ad intendere che in questa torre ci sono delle miniere ? " " Ce l ' ho trovate " , disse Fiorina , " è tutto quello che io ne so . " La Regina la guardò fissa negli occhi , per iscuoprire ciò che passava nel fondo del suo cuore . " Noi non ci lasceremo infinocchiare da voi " , disse la Regina . " Voi credete di darcela a bere : ma noi sappiamo benissimo , Principessa , tutto quello che fate dalla mattina alla sera : e queste gioie vi furono regalate , per mettervi su , e per impegnarvi a vendere il regno di vostro padre . " " Davvero , che sono in uno stato da poter vendere i regni !...", essa rispose , con un sorriso di sdegno . " Una povera Principessa che languisce nei ferri da tanto tempo , è proprio la persona che ci vuole , per macchinare i complotti di Stato . " " E come va dunque " , replicò la Regina , " che siete così tutta agghindata , come una civettuola , e che la vostra camera è piena di profumi , e che la vostra persona è così magnifica e risplendente , che a Corte non potreste fare una figura migliore ? " " Ho molto tempo da perdere " , disse la Principessa , " per cui non c ' è nulla di strano se ne spendo un poco a farmi bella : ne passo tanto a piangere sulla mia disgrazia , che non c ' è ragione di rimproverarmi . " " Animo , via " , disse la Regina , " vediamo un po ' se questa innocentina , non abbia per caso qualche corrispondenza coi nemici dello Stato . " E da se stessa si mise a frugare dappertutto : e arrivata al saccone , che ella fece vuotare , ci trovò dentro una quantità così sterminata di diamanti , perle , rubini , smeraldi e topazi , che ella non sapeva raccapezzarsi di dove fossero usciti . E perché aveva fissato dentro di sé di mettere in qualche nascondiglio della stanza alcune carte , che potessero compromettere la Principessa , così quando nessuno ci badava , le nascose nel camminetto ; ma per buona fortuna l ' uccello turchino , dal posto dove s ' era posato , ci vedeva meglio di una lince e udiva ogni cosa ; per cui gridò : " Guàrdati , Fiorina : ecco la tua nemica che ti prepara un tradimento " . Questa voce così inattesa spaventò la Regina a tal punto , che non osò fare quanto aveva meditato . " Vedete bene , signora " , disse la Principessa , " che gli spiriti che volano per l ' aria , sono tutti per me . " " Io credo piuttosto " , disse la Regina fuori di sé dalla collera " che ci sieno dei diavoli , che vi vogliono bene : ma , a loro marcio dispetto , vostro padre saprà farsi giustizia . " " Dio volesse " , esclamò Fiorina , " che io non avessi da temere altro che il furore di mio padre : ma quello che mi spaventa , è il vostro , o signora . " La Regina se ne andò via tutta sottosopra per le cose che aveva vedute e sentite , e tenne consiglio sul da farsi contro la Principessa . Alcuni consiglieri le fecero notare , che , nel caso che qualche fata o qualche mago avessero preso la Principessa sotto la loro protezione , il vero segreto per irritarli sarebbe stato quello di tormentare più che mai la Principessa ; e che , in fin dei conti , bisognava scuoprire a ogni costo la ragione del suo armeggìo . La Regina dette il benestare a questo consiglio : e mandò a dormire nella camera della Principessa una giovinetta , che pareva l ' innocenza in persona , col dire che c ' era mandata apposta per servirla . Ma come restar presi a un chiapperello così grossolano ? La Principessa , fin dal primo giorno , la ritenne per una spia e n ' ebbe un grandissimo dispiacere . " Come ! " , essa diceva , " io dunque non potrò più parlare a questo uccello turchino , che è tutto l ' amor mio ? Era esso , che mi aiutava a sopportare le mie sciagure : e io lo consolava nelle sue . Il nostro amore ci compensava di tutto . Che avverrà di lui ? che cosa sarà di me ? " E pensando a tutto questo , piangeva come una vite tagliata . Non aveva coraggio di affacciarsi alla finestra , sebbene lo sentisse svolazzare lì dintorno ; perché si struggeva dalla voglia di aprirgli , ma temeva di mettere in pericolo la vita del suo caro amante . Passò un mese intero , senza che essa si facesse vedere : e intanto l ' uccello turchino si dava alla disperazione , e piangeva e si lamentava da far pietà ! D ' altra parte , come poteva fare a vivere , lui , senza la sua Principessa ? Non aveva mai provato , come allora , i tormenti della lontananza e quelli della sua metamorfosi . Invano cercava qualche pretesto per consolarsi : dopo essersi lambiccato il cervello , non trovava nulla che valesse a dargli un po ' di conforto . La spia della Principessa , che da un mese non chiudeva occhio né giorno né notte , si sentì alla fine così presa dal sonno che si addormentò profondamente . Quando Fiorina se ne accorse , aprì la sua finestrina , e disse : Uccello turchino , color del cielo , Vola e ritorna subito a me . Sono queste le sue precise parole , e non c ' è stata cambiata una virgola . Appena l ' uccello la sentì , volò subito sulla finestra . Che gioia quando si rividero ! e quante cose avevano da dirsi ! Mille e mille volte ripeterono le loro tenerezze e i loro giuramenti di fedeltà ! La Principessa non poté trattenere le lacrime ; l ' amante s ' intenerì , e fece di tutto per consolarla . Venuta finalmente l ' ora di lasciarsi , senza che la carceriera sorvegliante si fosse ancora svegliata , si dettero l ' addio più tenero e più commovente che possa immaginarsi . La spia si addormentò anche il giorno dopo , e la Principessa , puntuale , andò alla finestra e disse , come la volta avanti : Uccello turchino , color del cielo , Vola e ritorna subito a me . E subito l ' uccello venne , e quella notte passò come l ' altra avanti , senza rumori e senza improvvisate , con grandissima soddisfazione dei nostri amanti ; i quali si figurarono che la sorvegliante avrebbe preso tanto gusto a dormire , da poter ripetere la medesima storia tutte le sere . Di fatto , anche la terza sera passò felicemente : ma alla quarta , la dormigliona avendo sentito un po ' di rumore , senza dar segno di nulla si pose in orecchio ; e guardando bene , vide al chiaro di luna il più bell ' uccello dell ' universo , che stava a parlare colla Principessa , e la carezzava colle zampine e le dava delle beccatine amorose : e fra le altre , sentì molte di quelle cosine che si dicevano fra loro e ne rimase molto maravigliata , perché l ' uccello parlava come se fosse un innamorato , e Fiorina gli rispondeva con grande tenerezza . Sul far del giorno si dissero addio : e quasi il cuore presagisse loro qualche vicina disgrazia , non trovavano il verso di lasciarsi . La Principessa si gettò sul suo letto tutta piangente , e il Re tornò dentro allo spacco dell ' albero . La sorvegliante corse dalla Regina , e le raccontò quanto aveva visto e sentito . La Regina mandò a chiamare Trotona e la sua confidente , e dopo un lungo ciarlare conclusero che l ' uccello turchino doveva essere il Re Grazioso . " Che vergogna " , esclamò la Regina , " che vergogna , figlia mia ! questa Principessa insolente , che io credeva rifinita dai dispiaceri , se ne sta godendo tranquillamente gli amorosi colloqui del vostro ingrato ! Ah ! voglio vendicarmi , e la vendetta dev ' essere di quelle da ricordarsene per un pezzo . " Trotona la pregò di non perdere neppure un minuto , e siccome in questa faccenda le pareva di essere più interessata della stessa Regina , così sentiva andarsi in deliquio dalla contentezza , soltanto a pensare al martirio che avrebbero dovuto patire i due disgraziati amanti . La Regina rimandò alla torre la spia , con ordine di non dar segni né di sospetto né di curiosità ; e anzi , di mostrarsi più addormentata del solito . Infatti andò a letto di prima sera , e russava e russava , tanto che la Principessa , ingannata a quel modo , aprì la finestra e disse : Uccello turchino , color del cielo , Vola e ritorna subito a me . Ma invano essa lo chiamò , per quanto fu lunga la notte : ei non comparve mai , perché la trista Regina aveva fatto attaccare ai cipressi delle spade , dei coltelli , dei rasoi , dei pugnali : motivo per cui , quando egli venne a buttarsi a volo su quelle piante , si tagliò i piedi e le ali : e tutto ferito , com ' era , arrivò a stento all ' albero suo , lasciando dietro a sé una lunga striscia di sangue ! Oh ! perché , bella Principessa , non eravate presente per soccorrere l ' uccello reale ? Ma ella sarebbe morta se l ' avesse veduto in quello stato da far compassione ! Fisso nell ' idea che questo brutto scherzo gli venisse fatto per colpa di Fiorina , non volle prendere nessuna cura per la sua vita . " Ah spietata ! " , diceva egli dolorosamente , " è così che ricompensi la passione più pura e più tenera , che siasi mai data al mondo ? Se volevi la mia morte , perché non domandarmela colla tua bocca ? La morte , data da te , mi sarebbe stata cara ! Con quanto amore e con quante confidenze io veniva a trovarti ! Io soffriva per te , e soffriva senza lamentarmi . Come ! e avesti cuore di sacrificarmi alla più crudele di tutte le donne ? Essa era la nostra comune nemica , e tu hai fatto la pace con essa a spese mie ? Sei tu , Fiorina , sei tu che mi ferisci di pugnale ! Tu hai preso in prestito la mano di Trotona e l ' hai portata fino al mio cuore ! " Questi funesti pensieri lo angustiarono tanto , che risolvé di morire . Ma il Mago , suo amico , avendo veduto tornare a casa i ranocchi volanti , col carro , senza avere nessuna notizia del Re , si mise in così gran pensiero che potesse essergli accaduta qualche disgrazia , che fece otto volte il giro della terra per trovarlo ; e non lo trovò . Stava per cominciare il nono giro , allorché traversando il bosco , dov ' era l ' uccello turchino , suonò a distesa il corno , secondo le regole prescritte : e dopo gridò per cinque volte con quanta ne aveva in gola : " Re Grazioso ! Re Grazioso , dove siete voi ? " . Il Re riconobbe la voce del suo migliore amico : " Accostatevi a quest ' albero " , egli disse " e vedrete lo sventurato Re , al quale volete tanto bene , immerso nel proprio sangue ! " . Il Mago , sbalordito , guardò da tutte le parti , senza che potesse veder nulla . " Io sono l ' uccello turchino " , disse il Re con voce sfinita e languente . A queste parole il Mago lo trovò senza fatica nel suo piccolo nido . Chiunque altro fuori di lui si sarebbe maravigliato molto di più : ma egli conosceva tutti gli artifici della magia . Bastarono poche parole che disse , per far cessare il sangue che grondava ancora : e con alcune erbe trovate nel bosco , e sulle quali mormorò alcune formule magiche , guarì il Re così perbene , che pareva non fosse stato nemmeno graffiato . Quindi lo pregò a volergli raccontare per quale avventura era diventato uccello , e chi l ' aveva ferito così crudelmente ! Il Re contentò la sua curiosità , e gli disse che era Fiorina quella che aveva rivelato il mistero amoroso delle visite segrete che ei le faceva , e che per amicarsi la Regina , ella aveva acconsentito a lasciar mettere fra i rami del cipresso i pugnali e i rasoi , che l ' avevano tagliato e fatto quasi a pezzetti : si sfogò molte volte sull ' infedeltà della Principessa e giurò che avrebbe avuto più caro a morire , piuttosto che conoscere un cuore tanto cattivo . Il Mago , si scatenò contro Fiorina e contro tutte le donne , e consigliò il Re a dimenticarla affatto . " Che disgrazia sarebbe la vostra " , diss ' egli , " se vi ostinaste a voler bene a quell ' ingrata ! Dopo quello che vi ha fatto , c ' è da aspettarsene di tutti i colori . " L ' uccello turchino , su questo punto , non andava d ' accordo perché egli era ancora troppo innamorato di Fiorina : e il Mago , che gli leggeva nel cuore , sebbene facesse di tutto per dissimulare i propri sentimenti , gli cantò una canzonetta graziosa che diceva su per giù così : " Quando si ha nell ' anima una grande spina , sono inutili i discorsi e i ragionamenti ; si dà retta soltanto al nostro dolore e non ai consigli degli altri . Bisogna lasciar fare al tempo , perché per ogni cosa c ' è un momento opportuno , e fino a tanto che questo momento non è arrivato , è inutile tormentarsi lo spirito con ingegnosi ripieghi " . L ' uccello turchino se ne persuase , e pregò l ' amico di portarlo a casa sua e di metterlo in una gabbia , dove fosse al sicuro dalle unghie del gatto e da ogni arme pericolosa . Ma saltò su a dire il Mago : " Vi rassegnate dunque a restare ancora per cinque anni in uno stato così compassionevole e si poco confacente ai vostri interessi e alla vostra dignità ? Perché dovete sapere che avete dei nemici i quali giurano e spergiurano che siete morto e vogliono invadere il vostro regno ; e ho una gran paura che questo regno lo dobbiate perdere avanti di aver ripreso le vostre vere sembianze " . " Non potrò andare nel mio palazzo " , egli replicò , " e governare secondo il solito , come facevo prima ? " " Oh ! " , esclamò l ' amico , " è difficile . C ' è chi è contento di obbedire a un uomo , ma non intende obbedire a un pappagallo , c ' è chi oggi vi teme , perché siete un Re circondato di grandezze e di fasto , e che domani vi strapperebbe le penne , se vi vedesse trasformato in un uccello . " " Ah , umana debolezza ! oh , prestigio di un brillante esteriore !...", esclamò il Re , " sebbene tu non significhi nulla per il merito e le virtù , non cessi per questo di avere una potenza affascinatrice , dalla quale è difficilissimo difendersi . Ebbene " , egli continuò , " mostriamoci filosofi , e disprezziamo quello che non si può avere : la nostra risoluzione non sarà delle peggiori . " " Io non mi do per vinto così alla prima " , disse il Mago , " e spero ancora di trovare qualche buon espediente , che faccia al caso nostro . " Intanto Fiorina , la povera Fiorina , desolata di non rivedere il Re , passava le giornate e le nottate alla finestra , ripetendo senza tregua : Uccello turchino , color del cielo , Vola e ritorna subito a me . La presenza della sorvegliante non le dava più soggezione ; la sua disperazione era arrivata a tal punto , che non aveva riguardi per nessuno . " Che n ' è stato di voi , Re Grazioso ? " , esclamava , " forse i nostri comuni nemici vi hanno fatto provare i tristi effetti della loro rabbia ? siete forse stato sacrificato al loro furore ? Povera me ! me meschina ! non siete forse più vivo ? non potrò dunque rivedervi mai più ? Oppure stanco delle mie tante sciagure , m ' avete abbandonata alla dura sorte che mi perseguita ? " E quante lacrime e quanti singhiozzi tenevano dietro a questi pietosi lamenti ! E come le ore parevano eterne , per la lontananza del caro amante ! La Principessa abbattuta , malata , divenuta magra e tale da non riconoscersi più da quella di prima , aveva appena tanto fiato da reggersi in piedi . Ella era persuasa che al Re fosse capitata ogni maggior disgrazia che possa darsi sulla terra . La Regina e Trotona gongolavano e il piacere di vedersi vendicate era più forte in loro del dolore provato per l ' offesa ricevuta . E alla fin fine , qual era poi questa offesa ? Il Re Grazioso non aveva voluto sposare una brutta befana , che doveva essergli antipatica e odiosa per mille ragioni . In questo frattempo il padre di Fiorina , che era in là cogli anni , si ammalò e morì . La fortuna della Regina e della sua figlia allora cambiò d ' aspetto ; tutti le riguardavano come due imbroglione che avessero abusato del loro ascendente , e il popolo ammutinato corse al palazzo a domandare la Principessa Fiorina , proclamandola per sua sovrana . La Regina irritata voleva trattare la cosa con grande alterigia ; si affacciò al balcone e minacciò i rivoltosi . In quel punto , la sommossa diventa generale : si sfondano le porte del suo quartiere , si saccheggia tutto , e la lasciano morta a sassate . Trotona si rifugiò presso la Sussio , perché correva lo stesso pericolo della madre . I grandi del regno si radunarono subito , e salirono sulla torre dove era la Principessa molto malata . Ella non sapeva nulla né della morte di suo padre , né della brutta fine toccata alla sua nemica . Quando sentì tutto quel rumore credé in buona fede che venissero a prenderla per condurla alla morte . E non ebbe nessuna paura , perché al giorno che aveva perduto l ' uccello turchino , la vita per lei era diventata odiosa . Ma i suoi sudditi , gettandosi ai suoi piedi , le dettero a conoscere il cambiamento che era accaduto nella sua fortuna . Ella non se ne fece né in qua né in là . La portarono nel suo palazzo , e lì la incoronarono . Le grandi attenzioni che le furono usate e la passione che aveva di rivedere l ' uccello turchino contribuirono molto a farla rimettere in salute e a darle abbastanza forza per nominare un consiglio che avesse cura del regno durante la sua assenza : quindi prese con sé mille milioni di pietre preziose , e una notte se ne partì , tutta sola , senza che alcuno sapesse per dove s ' era incamminata . Il Mago , che aveva preso a cuore gli affari del Re Grazioso , non avendo tanto potere da distruggere l ' incantesimo che la Sussio aveva fatto , pensò bene di andarla a trovare e proporle qualche accomodamento , per vedere se ella avesse voluto rendere al Re la sua sembianza naturale ; e senza mettere tempo in mezzo attaccò i suoi ranocchi e volò dalla fata , la quale in quel momento stava discorrendo con Trotona . Da un mago a una fata non c ' è un grande stacco . Essi si conoscevano già da circa seicent ' anni , e in questo lasso di tempo erano stati fra loro mille volte amici e mille volte si erano guastati . " Che desidera il mio compare ? " , ella gli disse . ( È questo il nome che si danno tutti , fra di loro . ) " Posso esservi utile in qualche cosa che dipenda da me ? " " Sì , comare mia " , disse il Mago . " Voi potete far tutto per rendermi contento . Si tratta del mio migliore amico : di un Re , che voi avete reso infelice . " " Ah ! intendo , compare " , disse Sussio , " me ne dispiace proprio nell ' anima , ma non c ' è da sperar grazia per lui , fin tanto che si ostina a non volere sposare la mia figlioccia : eccola qui bella e fresca , come vedete . Ora tocca a lui a decidersi . " Al Mago gli restò la parola in bocca , tanto la ragazza gli parve brutta : nondimeno non trovava il verso di venirsene via senza aver combinato qualcosa , segnatamente perché il Re , dal giorno che era in gabbia , aveva corso mille pericoli . Il chiodo , dove la gabbia stava attaccata , s ' era rotto : la gabbia era cascata per terra , e sua maestà , colle penne , nella caduta s ' era fatto molto male . Il gatto , che si trovava presente a questo caso , gli dette una graffiata nell ' occhio , e ci corse poco non l ' accecasse . Un ' altra volta s ' erano scordati di dargli da bere , ed era già a tocco e non tocco di beccarsi una bella pipita , se per fortuna non giungevano in tempo a salvarlo con alcune gocce d ' acqua . Un frugolo di scimmiotto , scappato non si sa di dove , gli pettinò ben bene le penne attraverso i ferri della gabbia , strapazzandolo senza nessun complimento , come se fosse stata una gazza o un merlo . Ma la cosa più triste di tutte era questa : che egli stava a un pelo per perdere il trono , perché i suoi eredi ne inventavano ogni giorno una delle nuove , pur di provare come e qualmente egli fosse morto e morto davvero . Alla fine il Mago combinò con la comare Sussio , che ella condurrebbe Trotona nel palazzo del Re Grazioso , che lì vi resterebbe alcuni mesi , durante i quali il Re doveva prendere una risoluzione circa allo sposarla : e intanto la fata renderebbe al Re la sua figura naturale , salvo sempre a farlo tornare uccello , nel caso che si fosse ostinato a non voler sposare la sua figlioccia . La fata diede a Trotona dei vestiti d ' oro e d ' argento ; quindi la fece montare in groppa , dietro a sé , sopra un drago , e si recarono al regno di Re Grazioso , il quale vi giungeva , anche lui , in quello stesso punto insieme al Mago suo amico . Con tre colpi di bacchetta , egli ritornò quello stesso che era stato prima , bello , amabile , spiritoso , magnifico : ma gli costava salata questa diminuzione di penitenza , perché il solo pensiero di sposare Trotona gli metteva i brividi addosso . Il Mago aveva un bel persuadere colle migliori ragioni di questo mondo : ma tutti i suoi discorsi lasciavano il tempo com ' era ! Il Re si dava meno pensiero delle cure di Stato , che di trovare ogni ammennicolo per mandare in lungo il termine fissato dalla Sussio per le nozze con Trotona . Intanto la Regina Fiorina , coi capelli tutti sciolti e arruffati apposta per nascondersi il viso , con un cappello di paglia in capo e con un sacco di tela sulle spalle cominciò il suo viaggio un po ' a piedi e un po ' a cavallo , ora per mare , ora per terra . Faceva dappertutto le più minute ricerche : ma non sapendo con certezza che strada prendere , temeva sempre di andare da una parte , mentre il suo Re pigliava da quell ' altra . Un giorno , essendosi fermata sull ' orlo d ' una fontana le cui acque cristalline rimbalzavano sopra un letto di sassolini minutissimi , le venne voglia di lavarsi i piedi . Si sedé sull ' erba , e raccolti e fermati i capelli con un nastro , tuffò i piedi dentro l ' acqua . A vederla , c ' era da scambiarla con Diana che si bagna di ritorno dalla caccia . In quel mentre passò di lì una vecchierella , tutta ripiegata , la quale si appoggiava a un grosso bastone : si fermò , e le disse : " Che fate costì , mia bella figliuola ? Mi fa male a vedervi sola così ! " . " Non son sola , mia buona nonna " , rispose la Regina , " sono invece in numerosa compagnia , perché ho qui con me un mondo di disinganni , d ' inquietudini e di dispiaceri . " E nel dir così , i suoi occhi si empirono di pianto . " Come ? così giovine , e piangete ! " , disse la buona vecchina . " Animo , figlia mia , non vi date alla disperazione . Raccontatemi sinceramente quello che avete , e spero di consolarvi . " La Regina non se lo fece dire due volte : le raccontò le sue disgrazie , la parte che in tutta questa faccenda vi aveva avuto la Sussio , e finalmente le disse che andava in cerca dell ' uccello turchino . La vecchierella si rizza sulla persona , piglia un altro contegno , cambia improvvisamente di figura e apparisce giovine , bella , magnificamente vestita : poi guardando la Regina con un grazioso sorriso : " Incomparabile Fiorina " , le dice , " il Re che voi cercate non è più uccello : mia sorella Sussio gli ha rese le sue prime sembianze : e ora trovasi nel suo regno . Non state a tormentarvi più : perché voi arriverete a veder coronate le vostre speranze . Eccovi quattro uova : nei grandi bisogni della vita le romperete , e ci troverete dentro delle cose che vi saranno di un grande aiuto " . Detto questo , sparì . Fiorina si sentì rinascere a queste parole ; ripose le uova nel sacco , e s ' incamminò verso il regno di Grazioso . Dopo aver camminato otto giorni e otto notti , giunse a piè di una montagna d ' un ' altezza prodigiosa , tutta quanta d ' avorio e così tagliata a picco , che non c ' era verso di arrampicarcisi sopra , senza cadere . Ella fece mille sforzi inutili : sdrucciolava , si affaticava ; finché , disperata di vedersi di fronte un ostacolo insormontabile , andò a sdraiarsi appiè della montagna , colla ferma risoluzione di lasciarsi morire ; quand ' ecco che si ricordò degli uovi avuti dalla fata . Ne prese uno e disse : " Vediamo un po ' , se promettendomi i soccorsi de ' quali avessi avuto bisogna , si fosse burlata di me " . Appena rotto l ' uovo , vennero fuori alcuni piccoli ganci d ' oro , che ella si attaccò ai piedi e alle mani . E con l ' aiuto di questi poté salire senza fatica sulla montagna d ' avorio ; perché i ganci facevano presa , e le impedivano di sdrucciolare in basso . Quando fu sulla vetta , ecco nuove difficoltà per incominciare a calare al piano : perché tutta la vallata non era altro che un grandissimo specchio di cristallo . Vi erano lì dintorno più di sessantamila donne , che si miravano in esso con grandissimo diletto , perché bisogna sapere che lo specchio aveva dieci chilometri di larghezza e venti di lunghezza . Ciascuna vi si vedeva riflessa secondo il suo desiderio : quella di capelli rossi appariva bionda : la vecchia si vedeva giovine : la giovine pareva anche più giovine ; in una parola , questo specchio nascondeva così bene i difetti , che le donne correvano a specchiarvisi dalle cinque parti del mondo . Bisogna aver visto le smorfie e i bocchini tondi , che facevano la maggior parte di quelle civettuole ; c ' era da scoppiar dalle risa . E non per questo gli uomini ci si affollavano in minor numero : perché lo specchio faceva un gran comodo anche a loro . A chi regalava bellissimi capelli : a chi un personale alto ed elegante , o una cert ' aria marziale , o una fisionomia simpatica e bella . Essi ridevano delle donne e le donne non se ne stavano dal ridere alle loro spalle : per cui la montagna veniva chiamata con molti nomi differenti . Nessuno era stato mai capace di toccarne la cima : e quando vi scorsero Fiorina , le donne si messero tutte a strillare come tante calandre : " Dove va mai quella sfacciata ? " , dicevano esse . " Quella lì dev ' essere tanto imprudente , da mettere i piedi anche sul nostro specchio . Vedrete che dopo pochi passi , ce lo manderà in bricioli . " E così facevano un diavoleto da cavar di cervello . La Regina non sapeva come fare , perché vedeva un gran pericolo nel dovere scendere da quella altezza : allora ruppe un altr ' ovo , dal quale uscirono fuori due piccioni e un cocchio , che tutt ' a un tratto diventò tanto grande , da poterci entrar dentro comodamente : e in questo modo i piccioni con molta leggerezza calarono giù al basso la Regina , senza che accadesse nulla di male . Ella disse ai suoi bravi piccioni : " Miei piccoli amici , se voi sarete tanto cortesi di portarmi fino sul posto dove il Re Grazioso tiene la sua corte , non troverete in me un ' ingrata " . I piccioni , cortesi e obbedienti , volarono giorno e notte finché non furono arrivati alle porte della città . Così Fiorina smontò , e diede a ciascuno di essi un dolcissimo bacio , che costava più di una corona reale . Oh , come le batteva il cuore , mettendo il piede in città ! Per non essere riconosciuta , si insudiciò il viso ; e chiese a quelli che passavano per la strada , dove avrebbe potuto vedere il Re . Alcuni si messero a ridere . " Vedere il Re ? " , le dicevano , " davvero eh ! e che vuoi tu da lui , mio bel Muso - sudicio ? Vai , vai piuttosto a lavarti : perché i tuoi occhi non sono degni di vedere un gran monarca a quel modo . " La Regina non rispose : si allontanò pian piano : e tornò daccapo a domandare a quelli che incontrava , dove avrebbe potuto mettersi per vedere il Re . " Domani deve venire al tempio con la Principessa Trotona " , le risposero , " perché finalmente ha consentito di sposarla . " " Cielo , quale notizia ! Trotona , l ' indegna Trotona sul punto di sposare il Re ! " , Fiorina credette di morire e non aveva più fiato né per parlare né per andare avanti . Entrò sotto una porta , e sedutasi sopra una pietra , col viso coperto dai capelli e dal suo cappello di paglia , cominciò a dire : " Sfortunata che io sono ! Eccomi venuta qui per far più bello il trionfo della mia rivale e per vedere coi miei occhi la sua contentezza ! Fu dunque a cagione di lei , che l ' uccello turchino non venne più a vedermi ? Era dunque per quella brutta strega , che mi faceva la più nera di tutte le infedeltà , mentre io , rifinita dal dolore , mi logorava dalla passione per la conservazione dei suoi giorni ? Il traditore s ' era cambiato ... Ricordandosi di me , come se non m ' avesse visto mai , lasciava che io mi struggessi per la sua lontananza , senza darsi punto pensiero della mia !..." . Quando si ha il cuore grosso dai dispiaceri , è raro che si senta il bisogno di mangiare . La Regina cercò un po ' di albergo : e si coricò , senza prendere un boccone . Si alzò col sole e corse al tempio ; ma prima di poterci entrare dové subire molte manieracce dalle guardie e dai soldati . Vide il trono del Re e quello di Trotona , che era già considerata come Regina . Che dolore per un ' anima sensibile e appassionata , come quella di Fiorina ! Si avvicinò al trono della sua rivale , e lì stette in piedi , appoggiata a una colonna di marmo . Il Re arrivò il primo , più bello e più amabile di quello che fosse stato mai in tutta la vita . Trotona venne dopo , vestita con gran magnificenza , ma brutta da far paura . Ella guardò la Regina con un certo cipiglio " E chi sei tu " , le disse , " che ardisci di avvicinarti alla mia augusta persona e al mio trono d ' oro ? " " Io mi chiamo Viso - sudicio " , diss ' ella , " son venuta di lontano per vendervi delle cose rare . " E cominciò a frugare nel suo sacco di tela , e tirò fuori i braccialetti di smeraldo che il Re Grazioso le aveva regalati . " Oh ! oh ! " , esclamò Trotona , " carini codesti pezzi di bicchiere ; me li vendi per cinque soldi ? " " Fateli prima vedere a chi se ne intende , o signora , e poi sul prezzo ci accomoderemo . " Trotona , che amava il Re con maggior tenerezza di quel che poteva attendersi da quella foca , e non le pareva vero di trovare delle occasioni per parlargli , si avanzò fino al trono di lui e gli mostrò i braccialetti , pregandolo a dire il suo sentimento . Alla vista di quei braccialetti , egli si ricordò di quelli che aveva dato a Fiorina : diventò bianco , sospirò , e stette per un po ' di tempo senza rispondere : alla fine , temendo di far vedere il turbamento dell ' animo , fece su di sé un grande sforzo e rispose : " Questi braccialetti , secondo me , valgono quanto tutto il mio regno : credevo che nel nondo ve ne fosse un paio solo ; ma ora vedo che ce ne sono degli altri " . Trotona tornò sul suo trono , dove ci faceva la figura di un ' ostrica attaccata al suo guscio ; e chiese alla Regina quanto , senza rubare , avrebbe preteso de ' suoi braccialetti . " Se doveste pagarmeli , o signora , vi sarebbe d ' un grande scomodo : vi propongo piuttosto un altro patto . Ottenetemi il favore di dormire una notte nella sala degli Echi , che è nel palazzo del Re , e io vi cedo gli smeraldi . " " Magari , Viso - sudicio ! " , disse Trotona , buttandosi via dalle risate come una sguaiata , e mostrando certi denti più lunghi di quelli d ' un cinghiale . Il Re non si dette pensiero di sapere di dove venivano quei braccialetti , un po ' perché gli era indifferente la venditrice ( che non destava davvero nessuna curiosità ) , ma segnatamente per il disgusto invincibile che provava a discorrere con Trotona . Ora bisogna sapere , che in quel tempo che egli era sempre uccello turchino , una tal volta gli era venuto fatto di raccontare alla Principessa come proprio sotto al suo quartiere reale c ' era una piccola sala che si chiamava la sala degli Echi ; costruita in un modo così ingegnoso , che tutto ciò che vi si diceva sottovoce , era sentito benissimo dal Re quando si trovava a letto nella sua camera ; per cui Fiorina non poteva immaginare un miglior mezzo di questo , per potergli rimproverare la sua infedeltà . Per ordine di Trotona la condussero nella sala degli Echi , dov ' ella dette principio ai suoi lamenti e ai suoi rimproveri così : " La sciagura , alla quale non voleva credere , pur troppo è certa , barbaro uccello turchino ! tu ti sei scordato di me : tu ami la mia indegna rivale . I braccialetti , che ebbi dalla tua mano reale , non furono capaci di richiamarmi alla tua memoria : tanto io sono lontana dal tuo pensiero ! " . E qui i singhiozzi le tolsero la parola : quand ' essa riebbe fiato da parlare , ricominciò daccapo e continuò fino alla mattina . I camerieri , avendola sentita piangere e sospirare tutta la notte , andarono a raccontarlo a Trotona : la quale le domandò la ragione di tutto il lamentìo che aveva fatto . La Regina rispose che aveva dormito profondamente e che dormendo le accadeva per il solito di sognare e di parlare a voce alta . Quanto al Re , per una strana fatalità non aveva sentito nulla : e questo derivava , perché dal giorno che incominciò la sua passione per Fiorina , aveva perduti i sonni ; e quando la sera andava a letto , gli davano dell ' oppio per farlo riposare . La Regina passò una gran parte del giorno così inquieta , da non potersi dir quanto . " Se mi ha sentito " , diceva fra sé , " come si può dare al mondo un ' indifferenza più atroce della sua ? Se poi non mi ha sentito , in qual altro modo potrò far giungere la mia voce fino a lui ? " Gioielli e cose d ' arte veramente rare e straordinarie non ne aveva più : perché le pietre preziose sono sempre belle , ma ci bisognava qualcosa che sapesse stuzzicare il gusto di Trotona . Allora ricorse ai suoi uovi e ne ruppe uno . Ecco che scappò subito fuori una carrozzina d ' acciaio lustro , tutta ornata di fregi d ' oro in rilievo ; alla carrozzina erano attaccati sei sorci verdi , guidati da un grosso topo color di rosa , mentre il battistrada , anch ' esso della famiglia topesca , era d ' una bella tinta grigio - perla . Dentro alla carrozza c ' erano quattro marionette più vispe e più graziose di quelle che si vedono sui teatrini alle grandi fiere di Padova e di Sinigaglia , e facevano delle cose molto sorprendenti , in specie due piccole egiziane , le quali ballavano la sarabanda e il minuetto meglio di tutte le ballerine della Pergola e della Scala . La Regina rimase a bocca aperta a vedere questo capolavoro dell ' arte negromantica : ma non fece motto fino alla sera , che era l ' ora che Trotona andava alla passeggiata . Allora si mise in un viale a far galoppare i suoi sorci che tiravano la carrozza , gli altri topi e le marionette . Questa novità fece tanta meraviglia a Trotona , che cominciò a gridare : " Viso - sudicio ! ehi , Viso - sudicio ! li vuoi cinque soldi per la tua carrozza e per il tuo equipaggio topinesco ? " . " Domandate ai letterati e ai sapienti di questo regno " , disse Fiorina " che cosa può valere una meraviglia simile , e io me ne starò al parere del più capace fra loro . " Trotona , prepotente in ogni cosa , rispose : " Non mi star più a stomacare colla tua sudicia presenza ; dimmi il prezzo , e finiscila " . " Dormire ancora un ' altra volta nella sala degli Echi " , disse Fiorina , " ecco tutto quello che vi domando . " " Va ' , povera bestia " , replicò Trotona , " non ti sarà negato . " E voltandosi alle sue dame , disse : " Questa stupida creatura non sa ricavare nessun guadagno dalla vendita di tante belle rarità ! " . Venne la notte . Fiorina disse tutto quello che si può immaginare di più tenero e di appassionato , ma fu lo stesso che dirlo al muro , come la notte avanti , perché il Re non lasciava mai di prendere la sua solita bevanda coll ' oppio . I camerieri dicevano fra loro : " Questa campagnola , non c ' è caso , dev ' esser grulla : che cos ' è tutto questo cicalìo che fa la notte ? " . " Peraltro " , osservavano alcuni , " nelle cose che dice , c ' è del buon senso e della passione . " Fiorina aspettò colla febbre addosso che venisse il giorno , per vedere l ' effetto prodotto da ' suoi discorsi . " Pur troppo " , essa diceva , " questo spietato è diventato sordo alla mia voce ! Non riconosce più la voce della sua cara Fiorina ? Ah ! che vergogna , ostinarsi ancora a volergli bene ! Egli mi disprezza , e me lo merito . Sì , mi sta bene . " Però tutti questi ragionamenti tornavano inutili . Ella non poteva guarire della sua passione . Nel sacco non le rimaneva che un solo uovo , dal quale potesse sperare qualche soccorso . Lo ruppe e ne uscì fuori un pasticcio di sei uccelli lardellati , cotti e benissimo rosolati ; eppure , con tutto questo , cantavano da innamorare , predicavano la buona ventura e sapevano di medicina meglio di Esculapio . La Regina restò stupita di una cosa tanto meravigliosa , e se ne andò col suo pasticcio parlante nell ' anticamera di Trotona . Mentr ' essa aspettava di poter passare , uno de ' camerieri le si avvicinò e le disse : " Ma non sapete , mio bel Viso - sudicio , che se il Re non pigliasse l ' oppio per dormire , voi lo cavereste di cervello con tutto il chiacchierio che fate nella notte ? " . Fiorina allora capì subito la ragione perché il Re non l ' aveva udita , e disse al cameriere : " Sono tanto sicura di non disturbare i sonni del Re , che stasera , nel caso che io dorma nella sala degli Echi , se non gli darete nemmeno una goccia d ' oppio , tutte queste perle e diamanti saranno per voi " . Il cameriere accettò e dette la sua parola . Dopo pochi minuti arrivò Trotona e vide la Regina che faceva finta di voler mangiare il suo pasticcio . " Che cosa fai costì , Viso - sudicio ? " le disse . " Signora " , rispose Fiorina , " son qui che mangio astrologhi , musici e dottori di medicina . " In quello stesso momento gli uccelli cominciarono a cantare dolcemente , come tante sirene ; poi gridavano : " Buttateci una piccola moneta d ' argento e vi diremo la buona ventura " , Un anatrotto , che torreggiava sugli altri , disse più forte di tutti : " Qua , qua , qua , qua ; io sono medico , io guarisco la gente da tutti i mali e da tutte le pazzie , fuori che da quella d ' amore " . Trotona sbalordita da questo portento non veduto mai in vita sua , gridò , sagrando come un vetturino : " Affeddìo , che bel pasticcio ! Lo voglio per me . Qua , Visosudicio : quanto ne chiedi ? " . " Il solito prezzo " , ella disse , " dormire nella sala degli Echi , e nient 'altro." " Sta bene , e ti voglio dar per giunta anche questa moneta " , disse Trotona , fuor di sé dall ' allegrezza di avere avuto il pasticcio . Fiorina se ne va via ringraziando , tutta contenta per la speranza che questa volta il Re avrebbe sentita la sua voce . Appena venne la notte , ella si fece condurre nella sala degli Echi , colla passione che la struggeva che il cameriere mantenesse la parola e che , invece di dare al Re il solito oppio , gli mettesse innanzi qualche altra bevanda da tenerlo desto ; quando poté figurarsi che tutti dormissero , ella ricominciò i suoi pietosi lamenti : " A quanto pericolo non sono io andata incontro " , ella diceva , " per venirti a cercare , mentre tu mi fuggi e vuoi sposare Trotona ! Che t ' ho io fatto , crudele , per scordarti così i tuoi giuramenti ? Rammentati almeno qualche volta della tua metamorfosi , del mio amore e dei nostri teneri colloqui ! " . Ella ripeté questi colloqui a uno a uno , e con tanta fedeltà di memoria , da far vedere che per lei non c ' era altra cosa al mondo che le fosse più cara di questi ricordi . Il Re non dormiva punto , e sentiva così distintamente la voce di Fiorina e tutte le sue parole , che non sapeva raccapezzarsi da dove venissero : ma il suo cuore , teneramente commosso , gli fece ricordare così al vivo l ' immagine della sua incomparabile Principessa , che nel trovarsi ora diviso da lei sentì il medesimo dolore di quando i coltelli lo ferirono fra i rami del cipresso . E anch ' esso si mise a parlare sullo stesso tono della Regina , e disse : " Ah ! Principessa troppo crudele per un amante che vi adorava ! com ' è egli mai possibile che mi abbiate sacrificato ai nostri comuni nemici ?..." . Fiorina udì le cose che il Re diceva , e non si stette dal rispondergli e dal fargli sapere che s ' egli avesse voluto degnarsi di chiamare presso di sé Viso - sudicio , avrebbe potuto aver la spiegazione di tanti misteri , fin allora inesplicabili per lui . A queste parole il Re , impaziente , chiamò uno dei suoi camerieri , e gli disse se fosse stato possibile di trovargli subito Viso - sudicio e di condurgliela lì . Il cameriere rispose che la cosa poteva farsi in un batter d ' occhio , perché Viso - sudicio era a dormire nella sala degli Echi . Il Re non sapeva che cosa si pensare . Come poteva mai figurarsi che una sì gran Regina , come Fiorina , potesse trovarsi trasfigurata a quel modo ? E come credere che Viso - sudicio avesse la voce della Regina e conoscesse tutti i suoi segreti più intimi , se ella non fosse stata la Regina stessa ? Tormentato da questi sospetti si alzò dal letto , si vestì in fretta e furia , e per una scaletta segreta scese nella sala degli Echi . La Regina aveva levata la chiave : ma il Re ne aveva una che apriva tutte le porte del palazzo . La trovò vestita con una veste leggerissima di seta bianca , che essa era solita portare sotto i suoi panni sudici e strappati ; i suoi bellissimi capelli le scendevano per le spalle ; era distesa sopra un canapè , e una lampada , in lontananza , mandava all ' intorno un pallido sbattimento di luce . Il Re entrò dentro all ' improvviso ; e la passione dell ' amore vincendo tutti i suoi risentimenti , appena l ' ebbe riconosciuta , andò a gettarsi a ' suoi piedi , le bagnò le mani del suo pianto e credette di morire di gioia , di dolore e di mille pensieri diversi che , tutti in una volta , gli si affollarono alla memoria . La Regina non fu meno commossa di lui ; ed ebbe una tal serratura al cuore , che sentiva mancarsi il respiro . Ella guardava fisso fisso il Re , senza dir parola ; e quand ' ebbe la forza di poter parlare , non ebbe quella per fargli dei rimproveri . La gran contentezza di rivederlo le fece dimenticare per un momento tutte le ragioni , che essa credeva fondatissime , di lagnarsi di lui . Alla fine ogni cosa venne in chiaro , tutti e due a vicenda si trovarono giustificati ; il loro amore riprese al disopra , e l ' unica spina , che ormai li tormentasse , era la fata Sussio . Ma in questo frattempo giunse il Mago , grande amico del Re , in compagnia d ' una famosa fata , la quale era appunto quella che aveva dato le quattro uova a Fiorina . Scambiati i primi complimenti d ' uso , il mago e la fata dissero chiaro e tondo che essendosi trovati d ' accordo a riunire i loro poteri in favore del Re e della Regina , la fata Sussio non poteva far altro che un bel nulla contro di essi ; e che per conseguenza non c ' erano più ostacoli per mandare in lungo le loro nozze . Ci vuol poco a figurarsi l ' allegrezza dei due giovani amanti . Appena si fece giorno , la voce si sparse per il palazzo , e tutti furono contenti di vedere la bella Fiorina . Il rumore di questa notizia essendo arrivato fino agli orecchi di Trotona , questa corse subito dal Re : e come rimase brutta , quando gli vide al fianco la sua odiata rivale ! Mentre stava per aprir bocca e per dir loro un sacco di vituperi , il mago e la fata la trasformarono in una maiala , perché così le rimanesse un poco della sua fisionomia e del suo brutto vizio di grugnire . Ella fuggì via , grugnendo sempre fin giù nel cortile , dove fu accolta da uno scoppio di risate , che la messero all ' ultima disperazione . Il Re Grazioso e la Regina Fiorina , liberati finalmente dalla presenza di una così odiosa persona , non pensarono più che a festeggiare le loro nozze : le quali spiccarono per buon gusto e magnificenza : e c ' è da immaginarsi facilmente la felicità dei due sposi , dopo tanti dispiaceri e tante traversie . Domandatelo al Re Grazioso , ed egli vi risponderà : meglio diventare uccelli turchini , corvi e anche anatre palustri , piuttosto che sposare una Trotona , alla quale non si voglia bene . Peccato che non si trovi sempre un mago o una fata per mandare a monte tanti matrimoni , dove l ' amore non c ' entra per nulla ! La Gatta Bianca C ' era una volta un Re il quale aveva tre figli : tre pezzi di giovanotti forti e coraggiosi ; ed egli si era messo paura che volessero salire sul trono prima della sua morte : tanto più , che stando a certe voci che correvano , i suoi figli cercavano dappertutto di farsi dei partigiani per impadronirsi del regno . Il Re cominciava a essere un po ' in là cogli anni , ma essendo ancora verde di spirito e sano di mente , non se la sentiva punto di cedere loro un posto , occupato da lui con tanta dignità . Pensò , dunque , che il miglior partito per vivere tranquillo fosse quello di tenerli a bocca dolce a furia di promesse , che egli avrebbe saputo sempre deludere e mandare in fumo . Li chiamò nel suo gabinetto , e dopo aver parlato alla buona di varie cose , saltò fuori col dire : " Miei cari figli , voi converrete meco che la mia età avanzata non mi permette più di accudire agli affari di Stato con lo stesso impegno d ' una volta ; temo che i miei sudditi ne abbiano a risentire i danni , ed è per questo che ho deciso di mettere la corona sul capo a uno di voi tre . Peraltro è ben giusto che in compenso di un regalo simile , voi dobbiate cercare di compiacermi nel disegno , che oramai ho fatto , di ritirarmi in campagna . Mi pare che un canino vispo , fido , grazioso potrebbe tenermi un ' ottima compagnia : così , senza stare a scegliere il figlio maggiore piuttosto del minore , io vi dichiaro che quello che di voi tre mi porterà il canino più bello , quello sarà il mio erede " . I principi restarono sorpresi del capriccio del loro padre per un canino , ma i due minori vi trovarono il loro tornaconto ed accettarono con piacere la commissione di andare in cerca di un cane . Quanto al figlio maggiore , era troppo timido e troppo rispettoso per far valere i suoi diritti . Presero quindi congedo dal Re , il quale li fornì d ' oro e di pietre preziose , soggiungendo che fra un anno , né più né meno , in quello stesso giorno e alla medesima ora , dovessero tornare a portargli ciascuno il suo canino . Prima di mettersi in viaggio i tre fratelli andarono a un castello , discosto appena un miglio dalla città . Menarono seco gli amici e fecero gran baldoria , giurandosi tutti e tre amicizia eterna , e restando intesi che in questa faccenda avrebbero ciascuno tirato avanti per il fatto suo , senza gelosie e rancori , e che in ogni caso il più fortunato avrebbe sempre tenuto a parte gli altri due della sua fortuna . E così partirono , dopo aver fissato che al ritorno si sarebbero ritrovati nello stesso castello , per poi recarsi tutti insieme dal Re . Non vollero con sé nessuno , e cambiarono di nome per non essere riconosciuti . Ciascuno prese una via diversa . I due maggiori ebbero molte avventure ; ma io racconterò soltanto quelle del minore . Il quale era grazioso , d ' umore allegro e piacevole , una bella testa , fisonomia signorile , fattezze regolari , bei denti e moltissima destrezza in tutti quegli esercizi , che completano l ' educazione di un gentiluomo . Cantava con gusto , suonava il liuto e la chitarra da incantare , maneggiava la tavolozza , era insomma un cavaliere compitissimo e di un coraggio che rasentava la temerità . Non passava giorno che non comprasse cani grandi , piccoli , levrieri , bull - dogs , da caccia , spagnuoli , barboni . Se ne aveva uno bello e ne trovava un altro più bello , lasciava il primo per tenersi l ' altro : perché gli sarebbe stato impossibile , solo com ' era , di menarsi dietro trenta o quarantamila cani ; ed egli non voleva con sé nessuno strascico di gentiluomini o di servitori o di paggi . Camminava e camminava , senza sapere neanche lui dove andasse , quand ' ecco che una volta si trovò sorpreso dalla notte , dai tuoni e da un gran rovescio d ' acqua nel mezzo d ' una foresta , dove non raccapezzava più nemmeno la strada che doveva fare . Prese il primo viottolo che gli capitò fra i piedi , e dopo aver camminato un pezzo , poté scorgere un po ' di luce ; e da questa si figurò che , non molto lontano , ci dovesse essere qualche casa , dove avrebbe potuto mettersi al coperto fino al giorno . Guidato così da quella po ' di luce che vedeva , giunse alla porta di un castello , il più magnifico che si possa immaginare . La porta era d ' oro , coperta di carbonchi , il cui bagliore limpido e smagliante illuminava tutti i dintorni . E questa era la luce che il Principe aveva veduto di lontano . I muri erano di porcellana trasparente sulla quale , dipinta in colori , si vedeva la storia di tutte le fate dalla creazione del mondo in poi ; né vi erano dimenticate le famose avventure di Pelle d ' Asino , di Finetta , del Melarancio , di Graziosa , della Bella addormentata nel bosco , di Serpentino Verde e di cent ' altri . Gli fece grandissimo piacere di riconoscervi anche il Principe Folletto , perché era suo zio all ' uso di Brettagna . La pioggia e la stagione indiavolata gli levarono la voglia di trattenersi più a lungo in un luogo , dove si bagnava tutto fino all ' ossa , senza contare che dove non giungeva il riflesso luminoso dei carbonchi , non ci si vedeva proprio di qui a lì . Tornò alla porta d ' oro , e vide uno zampetto di capriolo attaccato in fondo a una piccola catena tutta di diamanti : e non poté di meno di restare a bocca aperta , non tanto per la magnificenza di quel cordone da campanello , quanto per la gran sicurezza colla quale vivevano in quel palazzo . " Perché " , faceva egli a dire , " che ci vorrebbe per i ladri a staccare la catenella e portar via i carbonchi ? Sarebbe il vero modo di diventar ricchi una volta per tutte . " Tirò lo zampetto di capriolo : subito sentì suonare una campanella , che allo squillo gli parve d ' oro o d ' argento . Di lì a un minuto la porta si aprì , senza che egli potesse veder altro che una dozzina di mani per aria , ciascuna delle quali teneva una fiaccola accesa . A quella vista restò così intontito , che non sapeva risolversi a entrare , quando sentì altre mani , che lo spingevano per dietro , e anche con una certa tal qual violenza . Egli entrò là dentro a malincuore , e per ogni buon fine e rispetto portò la mano all ' impugnatura della spada : quand ' ecco , che traversando un vestibolo , tutto incrostato di porfido e di lapislazzuli , sentì due voci angeliche che cantavano così : Delle man . , che vedete Non vi prenda sospetto : Ché sotto questo tetto Non c ' é da temer nulla . Se non le seducenti Grazie di un bel visino ; Caso che il vostro cuore Non voglia rimaner schiavo d ' amore . Egli non poté immaginarsi che lo invitassero con tanta buona grazia , per fargli poi un brutto tiro : per cui , sentendosi sospinto verso una gran porta di corallo , che si aprì al suo avvicinarsi , entrò in una gran sala , tutta di madreperla ; e quindi passò in altre sale ornate in mille maniere differenti e così ricche di pitture e di marmi preziosi , da farlo restare sbalordito . Migliaia e migliaia di lumi , che dal soffitto arrivavano fino a terra , illuminavano altri quartieri ; anche questi pieni di lampadari , di luci a riflesso e di ventole gremite di candele . Per farla corta , era una tal maraviglia da crederla un sogno . Dopo aver traversato una fila di sessanta stanze , le mani che lo guidavano lo fecero fermare , ed esso vide una poltrona grande e molto comoda , che si accostò da sé sola al camminetto . In quel mentre il fuoco si accese : e le mani che gli sembravano bellissime , bianche , piccole , bofficette e ben proporzionate , cominciarono a spogliarlo : perché , com ' ho detto poco fa , era tutto fradicio mézzo e c ' era il caso di fargli prendere un ' infreddatura . Gli fu presentato senza che egli vedesse alcuno , una camicia così bella , che era proprio una camicia da sposi , insieme a una veste da camera , di stoffa trapunta d ' oro e ricamata di piccoli smeraldi , che formavano degli arabeschi e delle cifre . Le mani , senza corpo , gli avvicinarono una toeletta , che era una vera maraviglia : e lo pettinarono con tanta leggerezza e con tanta maestria , che rimase contentissimo . Poi lo rivestirono tutto , non coi panni di lui , ma con gli altri abiti molto più belli . Egli stava ammirando , senza fiatare , tutto quello che accadeva sotto i suoi occhi , e di tanto in tanto aveva qualche brivido di paura , che non poteva vincere a nessun costo . Quando l ' ebbero incipriato , pettinato , profumato , vestito in gala , e fatto più bello d ' un amore , le solite mani lo condussero in una sala magnifica per i mobili e per le dorature . In giro alle pareti si vedeva la storia dei gatti più famosi . Rodilardo appiccato pei piedi , nel Consiglio dei Topi : il Gatto cogli stivali , marchese di Carabà : il Gatto scrivano : il Gatto cambiato in donna , i Sorci mutati in gatti : il Sabbato e tutte le sue stregherie ; insomma non c ' era cosa più originale di questi quadri . La tavola era apparecchiata , con sopra due posate e due tovagliolini , ciascuno dei quali col suo laccetto d ' oro : la dispensa faceva restare a bocca aperta per la quantità di vasi di cristallo di monte e di altre pietre preziose . Il Principe non sapeva per chi fossero quelle due posate , quando vide alcuni gatti che andavano a pigliar posto in una piccola orchestra fatta apposta per loro : uno portava un libro pieno di capperi e di note le più strane del mondo : un altro teneva in mano un quaderno arrotolato , per battere il tempo : gli altri avevano delle piccole chitarre . Tutt ' a un tratto , ciascuno di essi cominciò a miagolare in diversi toni e a grattare coll ' unghie le corde della chitarra . Il Principe avrebbe quasi creduto di esser capitato all ' inferno , se non gli fosse parso che il palazzo fosse troppo meraviglioso per dar motivo a simili sospetti : e non potendo far altro , si tappava gli orecchi e si buttava via dalle risate , a vedere i gesti e le boccacce di quei musicanti di una razza nuova . Mentre stava pensando alle tante cose che gli erano accadute in questo castello , vide entrare una figurina non più alta di mezzo braccio . Questa specie di bambolina era coperta dalla testa ai piedi da un lungo velo di crespo nero . L ' accompagnavano due gatti , anch ' essi abbrunati , col mantello e la spada al fianco . E dietro a loro , un numeroso corteggio di gatti , che portavano trappole e gabbie piene di sorci e di topi . Il Principe era fuori di sé dallo stupore , e non sapeva che cosa pensare . Intanto la bambolina si avvicinò e si tolse il velo : sicché egli poté vedere la più bella gattina , fra quante ce ne furono e ce ne saranno mai . Ella appariva molto giovine e molto afflitta : e faceva un miagolìo così dolce e così carino , che andava proprio al cuore . Ella disse al Principe : " Figlio di Re , tu sei il benvenuto . La mia miagolante maestà ti vede con piacere " . " Signora Gatta " , disse il principe " voi siete molto buona a farmi sì cortese accoglienza ; ma voi non mi avete l ' aria di essere una bestiolina come tutte le altre : il dono della parola e il bel castello che possedete , ne sono una prova lampante . " " Figlio di Re " , riprese la Gatta , " ti prego , non mi dire dei complimenti . Io sono semplice di modi e di parole : ma ho un buon cuore . Animo ! " continuò ella " si serva subito in tavola ; e i musicanti tacciano , perché tanto il Principe non intende nulla di quello che dicono . " " Dicono forse qualche cosa ? " , domandò egli . " Ma sicuro " , ella soggiunse , " perché qui ci sono dei letterati , che hanno moltissimo spirito : e se resterete un poco fra noi , ve ne persuaderete facilmente . " " Basta sentirvi discorrere , per crederlo subito " , disse il Principe con molta galanteria , " ed è per questo , o signora , che io vi stimo una gatta veramente singolare . " Fu portata la cena : la quale era servita da quelle stesse mani , appartenenti a corpi invisibili . Si rifecero dal mettere in tavola due pasticci : uno di piccioncini e l ' altro di sorci grassi come ortolani . La vista di quest ' ultimo pasticcio fece perdere al Principe la voglia di assaggiare il primo ; per il sospetto che tutti e due fossero stati cucinati dallo stesso cuoco , e con le medesime rigaglie : ma la gattina , vedendogli far boccuccia , indovinò la sua idea e lo accertò che la sua cucina era fatta a parte , e che poteva mangiare tranquillamente le pietanze , che gli avessero messo dinanzi , senza scrupolo di trovarci dentro o topi o sorci . Il Principe non se lo fece dire due volte , persuaso che la bella Gattina non poteva avere nessun motivo per dargli ad intendere una cosa per un ' altra . E mentre mangiava gli venne fatto notare che ella aveva un piccolo ritratto in avorio , attaccato a una zampa , e gli fece specie . La pregò se avesse voluto mostrarglielo , credendo che fosse il ritratto di padron Buricchio . Ma rimase oltremodo stupito nel vedere che era un giovine così bello , da non credere che la natura n ' avesse formato un altro compagno : e il ritratto somigliava tanto a lui , che se gliel ' avessero dipinto apposta , non poteva esser più vero e più parlante . Ella sospirò : e facendosi anche più trista , serbò un profondo silenzio . Il Principe capì che ci doveva esser sotto qualche cosa di misterioso e di straordinario , ma non ebbe cuore di chiedere spiegazioni , per paura di far dispiacere alla Gatta e di affliggerla più che mai . Egli le parlò di tutte le novità che sapeva , e la trovò istruttissima degl ' interessi delle case principesche e di tutti i fatti che accadevano nel mondo . Alzati da cena , la Gatta Bianca invitò il suo ospite a voler passare in una gran sala , dove c ' era un teatro sul quale davano un balletto dodici gatti e dodici scimmie . Gli uni erano vestiti da mori , le altre da chinesi . È facile immaginarsi i salti e le capriole che facevano , e i graffi e le zampate che di tanto in tanto si scambiavano fra loro . La serata finì così . Gatta Bianca dette la buona notte al suo ospite : e le mani , che l ' avevano condotto fin lì , lo ripresero e lo menarono in un quartiere , che era tutto differente da quello che aveva visto . Poteva dirsi più elegante che magnifico : ed era tappezzato , di cima in fondo , di ali di farfalle , i cui variati colori formavano mille fiori diversi . Vi erano pure delle penne di uccelli rarissimi , e che forse non si sono veduti altro che in quel luogo . I letti erano di velo , e ornati con bellissimi fiocchi di nastro ; e dappertutto grandi specchi , che andavano dall ' impiantito al soffitto , e messi dentro a cornici cesellate d ' oro e che rappresentavano migliaia e migliaia di piccoli amorini . Il Principe entrò a letto senza fare una parola , perché era impossibile attaccare un po ' di conversazione colle mani che lo servivano . Dormì poco e fu svegliato da un rumore confuso . Le mani , lì pronte , lo tirarono subito fuori del letto e gli messero addosso un vestito da caccia . Dette un ' occhiata giù , nella corte del castello , e vide più di cinquecento gatti , dei quali alcuni tenevano i levrieri al guinzaglio , e gli altri suonavano il corno . Era una gran festa : Gatta Bianca andava alla caccia , e voleva che il Principe fosse della partita . Le solite mani , addette al suo servizio , gli presentarono un cavallo di legno , che correva a briglia sciolta e che sapeva andare al passo , che era uno stupore . Egli stintignava un poco a montarci sopra , dicendo che era quasi lo stesso che fargli fare la figura di cavaliere errante come Don Chisciotte : ma la sua mala voglia gli giovò poco : si trovò messo di peso sul cavallo di legno , il quale aveva una gualdrappa e una sella a ricami d ' oro e di diamanti . Gatta Bianca cavalcava uno scimmiotto , il più bello e il più fiero che si potesse mai vedere ; essa aveva lasciato il suo gran velo e portava in testa un berretto da amazzone , che le dava una cert ' aria di spavalderia , che metteva paura a tutti i sorci del vicinato . Non c ' è stata mai un ' altra caccia divertente come quella : i gatti correvano più dei conigli e delle lepri : e così , quando chiappavano qualche animale , Gatta Bianca voleva che lo mangiassero dinanzi a lei , e questa cosa dava luogo a mille giuochi piacevolissimi di agilità e di destrezza . E nemmeno gli uccelli , dal canto loro , erano sicuri : perché i gattini s ' arrampicavano su per gli alberi : e il bravo scimmiotto portava Gatta Bianca fin dentro ai nidi dell ' Aquile , perché disponesse a piacer suo delle piccole Altezze aquiline . Finita la caccia , ella prese un corno lungo un dito , ma che mandava un suono così chiaro e sfogato , da farsi sentire benissimo alla distanza di cento miglia . Quand ' ebbe fatti due o tre squilli di corno , si vide circondata da tutti i gatti del paese : alcuni arrivarono per aria , portati in cocchio : altri venivano per acqua , dentro le barche : insomma era uno spettacolo non mai veduto . Quasi tutti erano vestiti in diversi modi . Gatta Bianca , accompagnata da questo pomposo corteggio , ritornò al palazzo e pregò il Principe a venirvi anche lui . Egli gradì l ' invito , sebbene tutto questo gattaio gli sapesse un po ' troppo di sabbato e di stregheria , e la Gatta parlante gli paresse più strana e più inconcepibile di tutto il resto . Appena entrata nel palazzo , le portarono il suo velo nero . Cenò col Principe , il quale aveva una fame che parevano due , e mangiò per quattro . Furono portati dei liquori , che egli gustò volentieri , ma che gli fecero dimenticare , lì per lì , il canino che doveva portare al Re . Da quel momento in poi non aveva altro pensiero che stare a miagolare con Gatta Bianca : o , come chi dicesse , a tenerle buona e fidata compagnia : tutti i giorni passarono in feste piacevoli , ora alla pesca , ora alla caccia : eppoi balli , tornei e altri spassi , che lo divertivano moltissimo . Spesso e volentieri la bella Gatta faceva dei versi e delle canzonette in uno stile così appassionato , da far capire che aveva il cuore sensibile e che certe cose non si sanno dire , senza essere innamorati : ma il suo segretario , che era un vecchio soriano , aveva una mano di scritto così brutta , che sebbene le opere di lei sieno state conservate , oggi è impossibile leggerle e raccapezzarvi dentro qualche cosa . Il Principe si era scordato di tutto , perfino del suo paese . Le solite mani , rammentate tante volte , continuavano a servirlo . Qualche volta si pentiva di non essere un gatto , per poter passare tutta la vita in così amabile compagnia " Povero me ! " , diceva egli a Gatta Bianca , " come sarei disperato se dovessi lasciarvi ; vi amo tanto ! o diventate donna , o fatemi diventare un gatto ! " Ella pigliava in chiasso queste parole , e gli dava delle risposte così ambigue e sibilline , da non ricavarci un numero . Un anno passa presto , in ispecie quando non si hanno né seccature né pensieri : e quando si sta bene di salute e ci manca il tempo per potersi annoiare . Gatta Bianca sapeva il giorno in cui egli doveva tornare a casa , e perché egli non ci pensava più , credé ben fatto ricordarglielo . " Sai tu " , ella gli disse , " che ti restano tre giorni solamente , per cercare il canino tanto desiderato da tuo padre , e che i tuoi fratelli ne hanno trovati dei bellissimi ? " Il Principe ritornò in sé , e maravigliandosi della sua negligenza : " Per quale incantesimo piacevole " disse " ho potuto scordarmi di una cosa , che mi stava a cuore al disopra di tutte le altre ? Ce ne va della mia gloria e della mia fortuna . Dove troverò un canino , proprio come ci vuole , per guadagnare un Regno , e un cavallo così scappatore da arrivare in tempo ? " . E incominciò a inquietarsi e a mettersi di cattivo umore . Gatta Bianca , con una vocina carezzevole , gli disse : " Figlio di Re , non ti dare alla disperazione : io sono fra i tuoi buoni amici : puoi trattenerti qui ancora un giorno , perché sebbene da qui al tuo paese ci sieno più di duemila miglia , il bravo cavallo di legno ti ci porterà in meno di dodici ore " . " Vi ringrazio , mia bella Gatta " , disse il Principe , " peraltro non mi basta di tornare da mio padre , ma bisogna che gli porti anche un canino . " " Tieni " , gli disse Gatta Bianca , " eccoti una ghianda , dove ce ne troverai dentro uno assai più bello della stessa canicola . " " Via , via , signora Gatta " , disse il Principe , " Vostra Maestà si piglia giuoco di me . " " Avvicina la ghianda all ' orecchio " , ella soggiunse , " e lo sentirai abbaiare . " Esso obbedì ; e sentì subito il canino che faceva : bu ! bu ! Il Principe saltava dalla contentezza : perché un canino , che può entrare in una ghianda , bisogna che sia piccino davvero . Egli voleva aprirla , perché si struggeva di vederlo ; ma Gatta Bianca gli disse che per la strada avrebbe potuto sentir freddo e che era meglio aspettare che fosse dinanzi al Re suo padre . Il Principe la ringraziò mille volte e poi dell ' altro : e gli dette un addio che veniva proprio dal cuore . " Vi giuro " , egli soggiunse " che i giorni mi son passati come un lampo ; volere o non volere , sento che mi dispiace a lasciarvi ; e sebbene voi siate qui la sovrana , e i gatti che vi corteggiano sieno più spiritosi e galanti dei nostri , io non mi perito a invitarvi a venir via con me . " La Gatta , a questa proposta , rispose con un profondo sospiro . Si lasciarono . Il Principe arrivò il primo nel luogo , dove co ' suoi fratelli era stato fissato il ritrovo . Dopo poco arrivarono anche gli altri e rimasero maravigliati nel vedere un cavallo di legno , che caracollava meglio di quelli delle scuole d ' equitazione . Il Principe andò loro incontro : si abbracciarono ripetutamente e si raccontarono le avventure dei loro viaggi : ma il nostro Principe non disse tutta la verità circa a quanto gli era accaduto , e mostrò ai fratelli un canucciaccio mezzo spelacchiato , dicendo che gli era parso così grazioso , che aveva pensato di portarlo a suo padre . Per quanto si volessero bene tra fratelli e fratelli , nondimeno i due maggiori sentirono un gran piacere della cattiva scelta fatta dal minore ; e perché erano a tavola , si davano di nascosto nel piede , come per dire che da lui non avevano nulla da temere . Il giorno dopo partirono tutti e tre insieme , nella medesima carrozza . I due figli maggiori del Re avevano in alcuni panieri dei canini così belli e così delicati , che pareva non si dovessero toccare , per paura di sciuparli . Il minore aveva il suo cane spelacchiato , così inzaccherato di mota , che nessuno lo voleva accosto . Appena arrivati al palazzo , tutti furono loro dintorno per dargli il ben tornato : quindi passarono nelle stanze del Re . Esso non sapeva in favore di chi decidersi , perché i due cani presentati dai suoi figli maggiori erano pari a bellezza : e già i due fratelli si disputavano il vantaggio della successione al trono , quando ecco che il Principe trovò il mezzo di metterli d ' accordo , cavando fuori di tasca la ghianda , che Gatta Bianca gli aveva dato . Apertala in presenza di tutti , ciascuno poté vedere un canino , accovacciato nel cotone , il quale sarebbe passato attraverso a un anello da dito , senza nemmeno toccarlo . Il Principe lo posò in terra , ed egli si mise a ballare la sarabanda con accompagnamento di nacchere e con tanta grazia e leggerezza , come non avrebbe saputo far meglio , la più celebre ballerina spagnuola . Esso era di mille colori , tutti diversi , e il pellame e gli orecchi gli toccavano terra . Il Re rimase un po ' male , perché era proprio impossibile trovar da ridire qualche cosa sulla bellezza di quel cagnolino . A ogni modo egli non aveva punta voglia di disfarsi della sua corona : ogni rosone di essa gli era mille volte più caro di tutti i cani dell ' universo . Disse dunque ai suoi figliuoli di essere arcicontento di tutto quello che avevano fatto : ma siccome eran riusciti così bene nella prima prova , voleva avere un altro saggio della loro abilità , prima di mantenere la parola data ; per cui dava loro tempo un anno a cercargli una pezza di tela così fine e sottile , da passar tutta dalla cruna di un ago , di quelli da ricamo . Tutti e tre sentirono male la cosa di doversi rifar da capo a cercare . I due principi , i cui cani erano meno belli di quello del fratello minore , si rassegnarono . Ognuno se n ' andò per il suo viaggio e senza perdersi in tante tenerezze come la prima volta , perché il bel cagnolino era stato cagione di un certo raffreddamento fra loro . Il nostro Principe rimontò sul suo cavallo , e senza curarsi di altri aiuti , all ' infuori di quelli che poteva attendere dalla Gatta Bianca , partì alla gran carriera e ritornò al castello , dov ' ella gli aveva fatto così buon viso e lieta accoglienza . Trovò che tutte le porte erano spalancate e le mura risplendenti per centomila fiaccole accese , che facevano un effetto meraviglioso . Le solite mani , che l ' avevano servito sempre con tanta puntualità , gli si fecero incontro : e presa la briglia del bravo cavallo di legno , lo portarono alla scuderia , mentre il Principe si avviava verso la camera di Gatta Bianca . Ella stava coricata dentro a una piccola cestina sopra un guanciale di seta , bianca come la neve . La sua pettinatura era un po ' trascurata e la fisonomia abbattuta e trista : ma appena visto il Principe , fece mille salti e mille sgambetti , per fargli intendere la gioia che provava . " Per quante ragioni avessi per credere al tuo ritorno " , diss ' ella , " ti confesso , o figlio di Re , che ci contavo assai poco : per il solito sono così disgraziata ne ' miei desideri , che questa volta mi par proprio di aver avuto una vera fortuna . " Il Principe , in ricambio , le fece mille carezze : e le raccontò l ' esito del suo viaggio , che forse ella già sapeva meglio di lui ; e venne a dire come qualmente il Re voleva una pezza di tela che potesse passare dalla cruna d ' un ago ; che questa cosa a lui gli pareva impossibile , ma che a ogni modo voleva tentarla , ripromettendosi miracoli dalla buona amicizia e dall ' aiuto di lei . Gatta Bianca , pigliando una cert ' aria di serietà , rispose che non era una faccenda da darsene pensiero : che , per buona fortuna , aveva nel suo castello delle Gatte che filavano benissimo : che essa pure vi avrebbe messo lo zampino , per mandare avanti il lavoro ; in una parola che egli poteva starsene tranquillo , e che avrebbe trovato lì quello che cercava , senza bisogno di andare a girellone per il mondo . In quel punto apparirono le mani , le quali portavano delle fiaccole : e il Principe andando dietro a esse , insieme con Gatta Bianca , entrò in una magnifica terrazza coperta , che dava lungo un gran fiume , sul quale furono incendiati bellissimi fuochi d ' artifizio . Vi si dovevano bruciare quattro gatti , ai quali era stato fatto un processo in tutte le regole . Erano accusati di aver mangiato l ' arrosto preparato per la cena di Gatta Bianca , il suo formaggio e il suo latte : e di aver cospirato contro la sua real persona insieme con Martafaccio e l ' Eremita , famosi topi di quella contrada e tenuti per tali anche da La - Fontaine , scrittore degnissimo di fede ; ma , con tutto questo , si sapeva che nel processo c ' erano stati molti pasticci , e che quasi tutti i testimoni avevano preso il boccone . Fatto sta , che il Principe ottenne per loro la grazia : e i fuochi d ' artifizio non bruciarono nessuno : e dei razzi e delle girandole a quel modo , non se ne sono mai più vedute . Dopo i fuochi fu imbandita una cena , che il Principe gustò assai più delle girandole e dei razzi , perché aveva una fame da lupi , per la ragione che il suo cavallo di legno l ' aveva fatto correr tanto , come se fosse stato in strada ferrata , e anche più . I giorni passavano e si somigliavano : feste dalla mattina alla sera , e sempre differenti , colle quali l ' ingegnosa Gatta Bianca teneva allegro il suo ospite : e forse non c ' è stato un altro mortale , che si sia tanto divertito , non avendo con sé altra compagnia che quella dei gatti . Gli è vero che Gatta Bianca aveva uno spirito grazioso , seducente e adattato a ogni cosa ; ella ne sapeva più di quel che è lecito saperne a un gatto : e il Principe molte volte ne rimaneva stupito . " No " , esso le diceva , " le meraviglie che mi vien fatto di notare in voi , non sono punto naturali : se voi mi amate davvero , carissima Micina , ditemi per quale miracolo pensate e parlate con tanta finezza di buon senso , da rendervi degna di sedere fra i begl ' ingegni delle più celebrate Accademie . " " Finiscila con queste domande , figlio di Re " , ella gli disse , " a me non è lecito risponderti : tu puoi almanaccare quanto ti pare e piace : padronissimo ! Ti basti soltanto sapere che avrò sempre per te una zampina col guanto di velluto : e che ogni cosa che ti riguarda sarà come se fosse una cosa mia . " Questo second ' anno passò , senza addarsene , come il primo . Il Principe non aveva tempo di desiderare un oggetto , che le solite mani , sempre pronte , glielo portavano subito : sia che si trattasse di libri , di gemme , di quadri , di medaglie antiche : insomma egli non doveva far altro che dire : " voglio il tal bigiù , che è nel gabinetto intimo del Mogol o del Re di Persia , o la tale statua di Corinto o di Grecia " che subito vedeva comparirsi davanti ciò che desiderava , senza sapere né chi gliel ' avesse portata , né di dove venisse . Ecco una virtù magica , che ha le sue attrattive e che , non foss ' altro per passatempo , ci farebbe nascere la voglia di diventare i padroni dei più bei tesori della terra . Gatta Bianca , che non perdeva mai d ' occhio gl ' interessi del Principe , lo avvertì che il tempo della sua partenza si avvicinava e che poteva stare tranquillo in quanto alla pezza di tela tanto desiderata , perché essa gliene aveva tessuta una maravigliosa : aggiungendo che questa volta voleva regalargli un equipaggio degno di lui . E senza dargli tempo di rispondere , l ' obbligò a guardar giù nel cortile del castello . E lì , infatti , vi era una carrozza scoperta , tutta d ' oro smaltato , color fuoco , con mille imprese galanti dipinte sopra , che facevano piacere agli occhi e alla mente . V ' erano attaccati quattro per quattro , dodici cavalli bianchi come la neve , carichi di gualdrappe di velluto rosso fiammante , ricamate a diamanti e guarnite di fibbie e di piastrelle d ' oro . La carrozza era foderata dentro colla stessa magnificenza ed aveva un seguito d ' altre cento carrozze a otto cavalli , tutte piene di signori di grande apparenza e splendidamente vestiti . V ' era di scorta un reggimento di mille guardie del corpo , le cui uniformi erano così coperte di ricami e di alamari , che il panno non si distingueva più : e la cosa singolare era questa : che il ritratto della Gatta Bianca si vedeva da per tutto , sugli stemmi della carrozza , sull ' uniforme delle guardie , e perfino attaccato con un nastro all ' occhiello dell ' abito dei cortigiani , come la insegna di un nuovo ordine cavalleresco , di cui essa gli avesse onorati . " Ora parti pure " , diss ' ella al Principe , " e presentati al Re tuo padre in codest ' arnese abbagliante ; e che la tua magnificenza da gran signore lo metta in suggezione tanto da non aver cuore di ricusarti il trono che ti sei meritato . Eccoti una noce : guarda bene di non schiacciarla , finché non sarai alla presenza di lui : dentro ci troverai la pezza di tela , che m ' hai domandata . " " Graziosa Bianchina " , egli rispose , " vi giuro che sono talmente preso dalle vostre gentilezze per me , che , se foste contenta , preferirei di passar la mia vita con voi , a tutte le grandezzate che mi aspettano fuori di qui . " " Figlio di Re " , ella soggiunse , " io credo alla bontà del tuo cuore , merce rara fra i Principi : perché essi vogliono essere amati da tutti , e non amar nessuno . Ma tu sei l ' eccezione della regola . Io ti tengo conto del bene che dimostri di volere a una Gattina Bianca , la quale in fondo in fondo , non è buona ad altro che a prender topi . " Il Principe le baciò la zampetta e partì . Se già non si sapesse come il cavallo di legno gli avesse fatto fare duemila miglia in meno di quarantott ' ore , ora si stenterebbe a credere la gran furia che messe per arrivare in tempo . Se non che la stessa potenza che animava il cavallo di legno , spronò talmente anche gli altri , che non restarono per la strada più di ventiquattr ' ore . Non fecero neppure una fermata , finché non furono giunti dal Re , dove già i due fratelli maggiori si trovavano : i quali , non vedendo arrivare il fratello minore , gongolavano del suo ritardo e bisbigliavano fra loro sottovoce : " Questa è una bazza per noi : o è morto o è malato : e così avremo un rivale di meno , nella successione al trono " . Senza perder tempo spiegarono le loro tele , le quali , a dir la verità , erano tanto fini , da passar dalla cruna di un ago grosso : ma per in quanto alla cruna di un ago sottile , era inutile parlarne ; e il Re , tutto contento di aver trovato questo attaccagnolo , mostrò loro l ' ago che egli aveva prescelto e che per ordine suo i magistrati avevano recato dal Tesoro della città , dov ' era stato gelosamente custodito . Nacque un gran diverbio : e tutti vollero dire la sua . Gli amici de ' Principi , e segnatamente quelli del maggiore , la cui tela senza dubbio era la più bella , sostenevano che il Re aveva messo fuori una gretola , dove c ' era mescolata molta dose di furberia e di malafede . Alla fine , per troncare ogni pettegolezzo , si sentì per la città il rumore allegro e cadenzato di una fanfara di trombe , timballi e clarinetti : era il nostro Principe , che arrivava col suo splendido corteggio . Il Re e i suoi due figli fecero tanto d ' occhio alla vista di uno spettacolo così sorprendente . Appena ebbe salutato rispettosamente il padre suo e abbracciati i fratelli , cavò fuori da una scatola , tutta incrostata di rubini , la noce : e la schiacciò . Egli si aspettava di trovarci la pezza di tela , tanto decantata : ma invece c ' era una nocciuola ; schiacciò anche questa , e rimase stupito di trovarci dentro un nocciolo di ciliegia . Tutti si guardarono in viso : il Re se la rideva sotto i baffi e si divertiva alle spalle del figlio , il quale era stato tanto baccello da credere di poter portare una pezza di tela dentro a una noce ; ma perché non ci doveva credere , quando già gli era stato dato un canino che entrava tutto in una ghianda ? Egli schiacciò anche il nocciolo di ciliegia , il quale era tutto pieno della sua mandorlina . Allora cominciò per la sala un gran bisbiglìo : e non si sentiva altro che questo ritornello : " Il Principe cadetto l ' hanno preso a godere !..." . Egli non rispose nulla alle insolenti freddure dei cortigiani . Aprì in mezzo la mandorlina , e ci trovò un chicco di miglio . Oh ! allora poi , per dir la verità , cominciò anch ' esso a dubitare e masticò fra i denti , " Ah ! Gatta Bianca , Gatta Bianca , tu me l ' hai fatta !..." In questo punto sentì sulla mano un ' unghiata di gatto , che lo graffiò così bene da fargli uscire il sangue . Egli non sapeva se quell ' unghiata fosse per dargli coraggio o per consigliarlo a smettere : a ogni modo aprì il chicco di miglio , e lo stupore di tutti non fu piccolo davvero quando ne tirò fuori una pezza di tela di mille metri così meravigliosa , che c ' erano dipinti sopra ogni maniera d ' uccelli , di pesci , di animali , con gli alberi , i frutti e le piante della terra , gli scogli , le rarità e le conchiglie del mare , il sole , la luna , le stelle , gli astri e i pianeti del cielo . E c ' erano anche i ritratti dei Re e dei Sovrani che regnavano allora nel mondo : e quelli delle loro mogli , dei figliuoli e di tutti i loro sudditi , senza che vi fossero dimenticati i più infimi , fra gli straccioni e gli sbarazzini di strada . Ciascuno , nel suo stato , rappresentava il personaggio che doveva rappresentare , ed era vestito alla foggia del suo paese . Quando il Re ebbe visto questa pezza di tela , si fece bianco in viso , come s ' era fatto rosso il Principe , nel mentre che la cercava . Tanto il Re che i due Principi maggiori serbavano un cupo silenzio , sebbene a più riprese si trovassero forzati a dire che in tutto quanto il mondo non c ' era un ' altra cosa , che potesse agguagliarsi alla bellezza e alla rarità di questa tela . Il Re lasciò andare un gran sospiro e voltandosi a ' suoi figli , disse loro : " Non potete figurarvi la mia consolazione , nel vedere la deferenza che avete per me : io desidero dunque che vi mettiate a una novella prova . Andate a viaggiare ancora un anno , e colui che in capo all ' anno menerà seco la più bella fanciulla , quello la sposerà e sarà incoronato Re il giorno stesso delle sue nozze ; perché , in fin dei conti , è una necessità che il mio successore abbia moglie : e faccio giuro e prometto che questa volta sarà l ' ultima e non manderò più per le lunghe la ricompensa promessa " . Questa qui , a guardarla bene , era una ingiustizia bella e buona a carico del nostro Principe . Il cagnolino e la pezza di tela , invece di un regno , ne meritavano dieci ; ma il Principe aveva un carattere così ben fatto , che non volle mettersi in urto col padre suo : e senza rifiatare , rimontò in carrozza e via . Il suo corteggio lo seguì , ed egli tornò dalla sua cara Gatta Bianca . Ella sapeva il giorno e il minuto che doveva arrivare ; per tutta la strada c ' era la fiorita e mille bracieri con sostanze odorose fumavano fuori e dentro al castello . Essa se ne stava seduta sopra un tappeto di Persia , sotto un baldacchino di broccato d ' oro in una galleria , dalla quale poteva vederlo ritornare . Fu ricevuto dalle solite mani , che l ' avevano sempre servito . Tutti i gatti si arrampicarono su per le grondaie , per dargli il ben tornato , con un miagolio da straziare gli orecchi . " Ebbene , figlio di Re " , ella gli disse , " eccoti tornato qui , e senza corona . " " Signora " , egli rispose , " la vostra buona grazia mi aveva messo in caso di guadagnarmela : ma ho capito che il Re avrebbe più dispiacere a disfarsene di quello che io avessi gusto a possederla . " " Non importa " , ella soggiunse , " non bisogna trascurar nulla per meritarla ; io ti aiuterò anche questa volta , e poiché bisogna che tu meni alla corte di tuo padre una bella fanciulla , penserò io a cercartene una che ti faccia vincere il premio : intanto divertiamoci , ed è per questo che ho ordinato un combattimento navale fra i miei gatti e i terribili topi del paese . I miei gatti si troveranno un po ' impappinati nei loro movimenti , perché hanno paura dell ' acqua ; ma senza di questo , essi avrebbero troppo il disopra : e , per quanto si può , bisogna cercare di bilanciare le forze . " Il Principe ammirò la prudenza della signora Micina : le fece i suoi mirallegri e andò con essa sopra una gran terrazza che dava sul mare , I vascelli dei gatti consistevano in grandi pezzi di sughero , sui quali vogavano abbastanza comodamente . I topi avevan riuniti e legati insieme molti gusci d ' ovo e questi erano le loro navi . Il combattimento fu accanito e crudele : i topi si buttavano nell ' acqua e nuotavano con più maestria dei gatti : e così ben più di venti volte si trovarono a essere vincitori e vinti : ma Minagorbio , ammiraglio della flotta gattesca , ridusse l ' armata topina all ' ultima disperazione , e si mangiò con molto gusto il generale della flotta nemica , che era un vecchio topo di grande esperienza , il quale aveva fatto per tre volte il giro del mondo sopra grossi vascelli dove egli non era né capitano , né marinaio , ma semplice leccalardo . Gatta Bianca non volle che quei poveri disgraziati fossero interamente distrutti . Essa aveva politica e pensava che se in paese non ci fossero più stati né topi né sorci , i suoi sudditi sarebbero vissuti in un ozio , che poteva alla lunga diventare pericoloso , Il Principe passò anche quest ' anno , come i due precedenti , andando a caccia , alla pesca e giuocando : perché bisogna sapere che Gatta Bianca era bravissima al giuoco degli scacchi . Egli , di tanto in tanto , non poteva stare dal farle delle domande incalzanti , per arrivare a scuoprire per qual miracolo ella avesse il dono di poter parlare . E avrebbe voluto sapere se era una fata , e se fosse stata cambiata in gatta , al seguito di una metamorfosi : ma siccome non c ' era caso che ella dicesse mai quello che non voleva dire , così rispondeva sempre quel tanto che voleva rispondere , e dava delle risposte tronche e senza significato , ragione per cui egli dové persuadersi che Gatta Bianca non voleva metterlo a parte del suo segreto . Non c ' è una cosa che passi tanto presto , quanto i giorni felici : e se la Gatta Bianca non fosse stata lei a darsi il pensiero di tenere a mente il tempo preciso di far ritorno alla Corte , non c ' è dubbio che il Principe se lo sarebbe dimenticato bene e meglio . Alla vigilia della partenza ella lo avvertì che dipendeva da lui , se avesse voluto menar seco una delle più belle principesse del mondo ; che era giunta finalmente l ' ora di distruggere il fatale incantesimo ordito dalle fate e che per questo bisognava che egli si risolvesse a tagliar a lei la testa e la coda , e a gettarle subito sul fuoco . " Io ? " , esclamò , " Bianchina ! amor mio ! e sarò io tanto spietato da uccidervi ? Ah ! vedo bene che volete mettere il mio cuore alla prova : ma siate pur certa che esso non è capace di mancare alla amicizia e alla riconoscenza che vi deve , " " No , figlio di Re " , ella riprese , " io non sospetto in te nemmeno l ' ombra dell ' ingratitudine ; ti conosco troppo : ma non sta né a me né a te a regolare in questo caso i nostri destini : fai quello che ti dico e saremo felici . Sulla mia parola di gatta onorata e perbene , ti farò vedere che ti sono amica ... " Al solo pensiero di dover tagliare la testa alla sua Gattina , tanto carina e graziosa , il giovane Principe sentì venirsi per due o tre volte le lacrime agli occhi . Disse tutto quel più che seppe dire di affettuoso , per essere dispensato , ma essa , intestata , rispondeva che voleva morire per le sue mani ; e che questo era l ' unico mezzo per impedire ai fratelli di lui d ' impadronirsi della corona : insomma , insisté tanto e poi tanto , che alla fine egli tirò fuori la spada e con mano tremante tagliò la testa e la coda della sua buona amica . In quel punto stesso si trovò presente alla più bella metamorfosi che si possa immaginare . Il corpo di Gatta Bianca cominciò a ingrandire e tutt ' a un tratto diventò una fanciulla : meraviglia da non potersi descrivere a parole , e unica forse al mondo . I suoi occhi rubavano i cuori , e la sua dolcezza li teneva legati : la sua figura era maestosa , l ' aspetto nobile e modesto , lo spirito seducente , le maniere cortesi : e per dir tutto in una parola , ell ' era al disopra di tutto ciò che vi può essere di amabile e di grazioso sulla terra . Il Principe , a vederla , rimase preso da un grande stupore : ma da uno stupore così piacevole , che credette di essere incantato . Non poteva spiccar parola : pareva che gli occhi non gli bastassero per guardarla , e la lingua legata non trovava il verso di esprimere la sua meraviglia ; la quale si accrebbe di mille doppi , quand ' egli vide entrare una folla straordinaria di dame e di cavalieri , colla loro brava pelle di gatto o di gatta , gettata sulle spalle , che andavano a prosternarsi ai piedi della Regina , e a darle segno della loro gioia per vederla tornata nel suo primo stato naturale . Essa li ricevé con tutta quella bontà , che rivelava l ' eccellente pasta del suo cuore e del suo carattere , e dopo essersi trattenuta un poco con essi , ordinò che la lasciassero sola col Principe , al quale parlò così : Non vi mettete in capo , o signore , che io sia stata sempre gatta : e che la mia nascita sia oscura fra gli uomini . Mio padre era Re e padrone di sei regni . Egli amava teneramente mia madre , e la lasciava liberissima di fare tutto ciò che le passava per la mente , La passione dominante di mia madre era quella di viaggiare : per cui , sebbene incinta di me , intraprese una gita per andare a vedere una montagna , della quale aveva sentito dire cose dell ' altro mondo . E mentr ' era per via , le fu detto che lì in que ' pressi c ' era un castello di fate , il più bello fra quanti se ne conoscevano ; o almeno creduto tale per una antichissima tradizione ; perché non essendovi mai entrato nessuno , non potevasi giudicarne che dal di fuori : ma la cosa che si sapeva per certo era questa , che le fate avevano nel loro giardino certe frutta così delicate e saporite , come non se ne sono mangiate mai . Ecco subito che alla Regina mia madre nacque una gran voglia di assaggiarle , e si avviò verso quella parte . Giunse alla porta di questo magnifico palazzo , tutto risplendente d ' oro e di azzurro : ma bussò inutilmente . Non comparve anima viva : si sarebbe detto che erano tutti morti . Quest ' indugi servivano a farle crescere la voglia ; sicché mandò in cerca di scale per iscavalcare i muri del giardino ; e la cosa sarebbe riuscita bene , se i muri non si fossero alzati lì per lì , e senza vedere una mano che ci lavorasse . Si prese allora il ripiego di mettere le scale le une sulle altre ! ma finirono di fracassarsi sotto il peso di quelli che ci salivano sopra , i quali , cadendo giù , rimanevano morti o stroppiati . La Regina era disperata . Vedeva i grandi alberi carichi di frutta , che essa credeva deliziose , e voleva cavarsene la voglia , o morire : e per questo , fece rizzare dinanzi al castello parecchie tende signorili e di gran lusso , e vi si trattenne sei settimane con tutta la sua Corte . Non dormiva né mangiava più : non faceva altro che sospirare , parlando sempre della frutta del giardino inaccessibile , finché si ammalò , senza trovare chi potesse sollevarla del suo male , perché le inesorabili fate non si fecero mai vedere , dopo che ella si era attendata in vicinanza del loro castello . Tutti i suoi uffiziali si affliggevano dimolto : non si sentivano che pianti e sospiri da tutte le parti , mentre la Regina moribonda chiedeva delle frutta a quelli che la servivano , ma non ne voleva di altra specie , all ' infuori di quelle che le venivano negate . Una notte , mentre era in un mezzo dormiveglia , aprì gli occhi e svegliandosi vide una vecchiettina decrepita e brutta più del peccato , seduta in una poltrona accanto al capezzale del suo letto . Si maravigliò che le sue dame avessero lasciata passare una sconosciuta nella sua camera ; quando questa le disse : " A noi ci pare che la tua Maestà sia molto indiscreta , a incaponirsi a voler mangiare per forza le nostre frutta ; ma perché ci va di mezzo la tua vita preziosa , le mie sorelle e io acconsentiremo a dartene tante , quante ne potrai portare , finché starai qui : ma a un patto : al patto che tu ci faccia un regalo " . " Ah ! mia buona nonna " , gridò la Regina , " chiedete e domandate ! io son pronta a darvi il mio regno , il mio cuore , l ' anima mia , purché mi cavi la voglia delle vostre frutta : a nessun prezzo mi parranno care . " " Noi vogliamo " , diss ' ella , " che tua Maestà ci dia la figlia che porti nel seno . Quando sarà nata , verremo a pigliarla e l ' alleveremo noi : non c ' è virtù , bellezza o sapienza , che essa non possa avere per mezzo nostro , in una parola sarà nostra figlia e noi la faremo felice : ma intendiamoci bene : la tua Maestà non potrà rivederla fino al giorno che non si sarà maritata . Se il patto ti garba , io ti guarisco subito , menandoti qui nei pomari del nostro giardino : non badare che sia notte ; ci vedrai abbastanza , per iscegliere le frutta che vorrai . Se il patto non ti va , buona notte , signora Regina e scappo a letto . " " Per quanto sia dura la legge che m ' imponete " , rispose la Regina , " l ' accetto piuttosto che morire , perché è più che certo che mi rimane appena un giorno di vita , e morendo io , la figlia mia morirebbe con me . Guaritemi , sapiente fata " , ella seguitò a dire " e non mi fate perdere nemmeno un minuto per arrivare al godimento della grazia che mi avete fatta . " La fata la toccò con una bacchettina d ' oro , dicendo : " Che la tua Maestà sia libera da tutti i mali , che la tengono inchiodata nel letto " . A queste parole le parve di trovarsi alleggerita da una veste di piombo , pesante e dura , che le toglieva il respiro , e che in certi punti sentiva pesarla anche di più , perché forse era lì la sede del male . Fece chiamare tutte le sue dame e disse loro , con viso sorridente , che stava benissimo , che si voleva levar subito , che finalmente le porte del castello , serrate a chiavistello , e a doppia mandata , si sarebbero aperte per lei , perché potesse mangiare le belle frutta del giardino e portarne via con sé , quante ne avesse volute . Fra tutte quelle dame , non ce ne fu una sola la quale non sospettasse che la Regina fosse caduta in delirio , e che in quel momento sognasse a occhi aperti le frutta tanto desiderate : per cui , invece di risponderle a tono , si misero a piangere e fecero svegliare tutti i medici , perché venissero a vederla . Quest ' indugio faceva inquietare la Regina , la quale domandava i suoi vestiti , e nessuno si muoveva ; e la cosa andò tanto in là che finì col lasciarsi pigliare dalla bizza e diventò rossa come una ciliegia . Alcuni badavano a dire che era effetto della febbre : ma i medici , essendo finalmente arrivati , e dopo averle tastato il polso e fatte le solite cerimonie di uso , non poterono far di meno di dichiarare che era tornata in perfettissima salute . Le sue donne accortesi del granchio a secco che avevano preso per troppo zelo , cercarono di riparare al mal fatto , vestendola da capo a piedi in quattro e quattr ' otto . Le chiesero perdono : tutto fu accomodato : ed essa si affrettò a seguire la vecchia fata che l ' aveva aspettata fin allora . Entrò nel palazzo , dove non ci mancava nulla per essere il più bel palazzo del mondo : " E voi , o signore , non penerete a crederlo " , soggiunse Gatta Bianca , " quando vi avrò detto che è quello stesso , dove oggi io e voi ci troviamo " . Due altre fate , un po ' meno vecchie di quella che conduceva mia madre , vennero a riceverla alla porta e le fecero un ' accoglienza , che pareva proprio una festa . Essa le pregò di menarla subito nel giardino e precisamente a quelle spalliere , dove avrebbe potuto trovare i frutti migliori . " Sono tutti buoni nello stesso modo " , risposero le fate , " e se non fosse che tu vuoi cavarti il gusto di coglierli colle tue mani , noi non avremmo da fare altro che chiamarli e farteli venire fin qui ! " " Oh ! ve ne supplico , signore mie " , esclamò la Regina " fate che io abbia la contentezza di vedere una cosa così meravigliosa e fuori dell 'usuale." La più vecchia delle due fate si pose un dito in bocca e fece tre fischi : poi gridò " albicocche , pesche , noci , prugnole , pere , poponi , uva mascadella , mele , arance , limoni , uva spina , fragole , lamponi , correte tutti al mio comando ! " . " Ma " , osservò la Regina , " tutte codeste frutta vengono in diverse stagioni dell ' anno ! " " Nei nostri orti non è così " , esse risposero , " noi abbiamo sempre ogni sorta di frutta della terra : sempre buone , sempre mature , e non vanno mai a male . " In quel frattempo le frutta arrivarono , rotolandosi , arrampicandosi le une sulle altre , senza mescolarsi e senza insudiciarsi ; sicché la Regina , che si struggeva di levarsene la voglia , vi si buttò sopra , e prese le prime che le capitarono sotto mano . Non le mangiò : ma le divorò . Quando fu piena fino alla gola , pregò le fate di lasciarla andare alla spalliera , per poterle scegliere coll ' occhio prima di coglierle . " Volentieri " , risposero le fate , " ma rammentate la promessa che avete fatta : ormai non c ' è più tempo per tornare indietro . " " Io son così persuasa " , ella riprese a dire , " che qui da voi si faccia una vita d ' oro e mi pare che questo palazzo sia tanto bello , che se non fosse per il gran bene che voglio al Re mio marito , mi metterei d ' accordo per restarci anch ' io : vedete dunque se è mai possibile che io possa pentirmi di quel che ho detto . " Le fate , tutte contente da non si credere , le apersero i loro giardini e i recinti più appartati ; e tanto essa ci si trovò bene , che vi si trattenne tre giorni e tre notti , senza allontanarsi di lì un minuto . Fece una gran provvista di frutta e ne colse quante ne poté cogliere : e perché sapeva che non andavano a male , ne fece caricare quattromila muli che condusse seco . Al dono delle frutta le fate vollero aggiungere quello dei corbelli e delle ceste d ' oro , d ' un lavoro finissimo che pareva fatto col fiato : le promisero che mi avrebbero allevata da Principessa , come io era , che mi avrebbero data un ' educazione perfetta , e a suo tempo scelto uno sposo . Le dissero di più che ella sarebbe stata avvertita del giorno delle nozze , e che contavano sul sicuro che non sarebbe mancata . Il Re fu lieto del ritorno della Regina e tutta la Corte le dimostrò la sua gioia . Ogni giorno erano balli , mascherate , tornei e feste , dove le frutta portate dalla Regina venivano distribuite , come un regalo prelibato . Il Re stesso le preferiva a ogni altra cosa . Esso non sapeva nulla del patto che la Regina aveva combinato colle fate , e le domandava in quali paesi era stata per trovare di quelle delizie . Essa ora rispondeva che le aveva trovate sopra un ' alta montagna , quasi inaccessibile : ora che nascevano in vallate : e qualche volta inventava che crescevano in un giardino o in mezzo a una gran foresta . Il Re non sapeva spiegarsi tante contraddizioni . Interrogava coloro che l ' avevano accompagnata , ma questi non osavano fiatare per avere avuto la proibizione di dire una sola mezza parola su questa avventura . Alla fine la Regina , inquieta della promessa fatta alle fate e vedendo avvicinarsi il tempo del parto , fu presa da un gran mal umore : non faceva altro che sospirare e si struggeva a vista , come una candela . Il Re se ne impensierì , e incominciò a insistere colla Regina , per sapere la cagione della sua gran tristezza : e batti oggi , batti domani , finalmente essa gli raccontò tutto quello che era passato fra lei e le fate e com ' essa avesse promesso loro la figlia che stava per mettere alla luce . " Come ! " , esclamò il Re , " noi non abbiamo figliuoli : voi sapete quanto io li desideri , e per la gola di mangiare due o tre mele , siete stata capace di promettere vostra figlia ? Bisogna proprio dire che non mi volete un filo di bene . " E lì cominciò a farle dei rimproveri e ne disse tante e tante , che la mia povera madre fu quasi per morir di dolore . E come se questo fosse poco , la fece chiudere in una torre e messe delle guardie dappertutto perché non potesser barattar parola con anima viva , all ' infuori degli uffiziali destinati a servirla : e volle che fossero cambiate tutte quelle persone del servizio che l ' avevano accompagnata al castello delle fate . Quest ' urto fra il Re e la Regina gettò in Corte una gran costernazione . Ciascuno riponeva i suoi abiti di gala per vestirne dei più adattati all ' afflizione generale . Dal canto suo il Re si mostrava inesorabile : non volle più vedere sua moglie : e appena fui nata , mi fece portare nel suo palazzo per esservi allevata , mentre mia madre era sempre in prigione e nel massimo squallore . Peraltro le fate non ignoravano quello che accadeva : e se la presero molto a male e volevano avermi a tutti i costi , perché mi riguardavano come cosa loro , e stimavano che il ritenermi in Corte fosse lo stesso che commettere un furto a loro danno . Prima di pigliarsi una vendetta coi fiocchi e proporzionata al loro dispetto , esse mandarono al Re una celebre ambasceria per ammonirlo a ridare la libertà alla Regina e a riammetterla nelle sue buone grazie , e per pregarlo al tempo stesso di consegnar me ai loro ambasciatori . E questi ambasciatori erano nani schifosi e di una figura così stronca e piccina , che non ebbero nemmeno la sorte di poter capacitare il Re delle loro ragioni . Egli li messe fuori dell ' uscio senza tanti complimenti , e se non facevano presto a scappare , chi lo sa come sarebbe finita . Quando le fate seppero il contegno di mio padre , presero una bizza da non si credere : e dopo aver mandato nei sei regni tutti i malanni immaginabili , vi scatenarono un drago orribile , il quale sputava veleno per tutto dove passava ; mangiava bestie e cristiani , e soltanto col fiato faceva seccare tutti gli alberi e tutte le piante . Il Re era disperato . Si consultò con tutti i savi dello Stato per trovare il modo di liberare i suoi sudditi da tante sciagure , dalle quali erano tribolati . Chi gli suggerì di mandare a cercare per tutto il mondo i migliori medici e i rimedi più accreditati : altri invece lo consigliava a promettere la grazia della vita a tutti i condannati a morte , a patto che andassero a combattere il drago . Al Re piacque il consiglio , e lo accettò : ma non ne ricavò nessun vantaggio , perché la mortalità infieriva di bene in meglio , e quanti andavano contro il drago , erano tutti divorati vivi : sicché non gli rimase altro ripiego , che ricorrere a una fata , che lo aveva avuto sempre sotto la sua protezione fin da ragazzo . Essa era vecchia decrepita e non si levava quasi più dal letto : andò a casa di lei e le fece mille rimproveri perché lo lasciava tartassare a quel modo dal destino , senza venire in suo aiuto . " Come volete voi che io faccia ? " , gli diss ' ella , " voi avete inasprite le mie sorelle ; esse hanno tanto potere , quanto me , e non c ' è caso che fra noi ci si dia addosso . Pensate piuttosto a rabbonirle , dando loro la vostra figlia : questa Principessina è cosa loro . Voi avete chiuso la Regina in un buco di prigione : che vi ha ella fatto quella donna così amabile , per essere trattata tanto male ? Animo , da bravo : mantenete la promessa di vostra moglie , e allora vi pioverà addosso ogni felicità . " Il Re , mio padre , mi voleva un gran bene : ma non vedendo altro verso per salvare i suoi regni e per liberarsi dal drago fatale , finì col dire alla sua amica che s ' era convinto delle buone ragioni e che non aveva più difficoltà a darmi in mano alle fate , tanto più che essa lo assicurava che sarei stata accarezzata e allevata da Principessa , par mio ; che avrebbe ripresa con sé la Regina e che la fata non aveva da far altro che dirgli a chi doveva consegnarmi , perché io fossi portata al castello delle fate . " Bisogna portarla " , gli rispose , " sulla montagna dei fiori : e voi potete trattenervi lì , a una certa distanza , per assistere alle feste che saranno fatte . " Il Re le disse che dentro otto giorni ci sarebbe andato insieme colla Regina ; e che intanto poteva avvisare le fate sue sorelle , perché si preparassero a quello che volevano fare . Tornato che fu al palazzo , mandò a riprendere la Regina con tanta premura e tanta pompa , quanta era stata la rabbia colla quale l ' aveva fatta imprigionare . Essa era così abbattuta e malandata , che il Re avrebbe penato a riconoscerla , se il suo cuore non gli avesse detto che era quella medesima persona in altri tempi tanto amata da lui . La scongiurò colle lacrime agli occhi di dimenticare i grandi dispiaceri che le aveva cagionati , col dire che sarebbero stati i primi e gli ultimi . Ella rispose che se li era meritati , per l ' imprudenza di aver promesso la figlia alle fate : e che in quel tempo non aveva altra scusa , se non lo stato interessante in cui si trovava . Alla fine il Re le palesò la sua intenzione , che era quella di consegnarmi in mano alle fate ; ma la Regina , per la sua parte , si oppose . Era proprio il caso di dire che il diavolo ci aveva messo le corna , e che io doveva essere il pomo della discordia fra mio padre e mia madre . Quando ebbe pianto e singhiozzato ben bene senza ottener nulla ( perché mio padre ne vedeva le funeste conseguenze e i nostri sudditi continuavano a morire a branchi , come se fossero responsabili degli errori della nostra famiglia ) , diceva dunque che quando mia madre ebbe pianto e singhiozzato ben bene , si rassegnò e acconsentì a ogni cosa e si allestirono i preparativi per la cerimonia della consegna . Fui messa in una culla di madreperla , ornata di tutte quelle galanterie che l ' arte può immaginare . Erano ghirlande di fiori e festoni in giro in giro : e i fiori erano pietre preziose , i cui vari colori , al riflesso del sole , lampeggiavano in modo da far male agli occhi . La magnificenza del mio abbigliamento sorpassava , se si può dire , quella della culla : tutte le trine delle mie fasce erano fatte di grosse perle . Ventiquattro principesse reali mi portavano sopra una specie di barella leggerissima ; la loro acconciatura usciva affatto dal comune , ma non era stato permesso di usare altri colori che il bianco , come per alludere alla mia innocenza . Tutte le persone della Corte , schierate per ordine e per grado , mi accompagnavano . Mentre si saliva la montagna si fece sentire una sinfonia melodiosa , che si avvicinava sempre ; finché comparvero le fate in numero di trentasei ; esse avevano pregate le loro buone amiche di pigliar parte alla festa . Ciascuna era seduta in una conchiglia più grande di quella di Venere , quando uscì dal mare ; e pariglie di cavalli marini , che non erano avvezzi a camminare per terra , strascicavano quelle brutte vecchie con tanta pompa , come se fossero state le più grandi Regine dell ' universo . Esse portarono un ramo d ' ulivo , per significare al Re che la sua sommissione aveva trovato grazia al loro cospetto : e allorché mi ebbero presa in collo , furono tali e tante le loro carezze , che pareva non avessero altra passione , che quella di rendermi felice . Il drago , che aveva servito a vendicarle contro mio padre , veniva dietro di loro , attaccato con una catena tutta di diamanti . Esse mi abballottarono fra le loro braccia , mi fecero mille carezze , mi dotarono d ' ogni ben di Dio : e quindi incominciarono la ridda delle streghe . È un ballo molto allegro : né c ' è da figurarsi i salti e gli sgambetti che fecero quelle vecchie zittellone : dopo di che il drago , che aveva mangiato tanta gente , si avvicinò strisciando per terra . Le tre fate , alle quali mia madre mi aveva promesso , vi si sedettero sopra , misero la mia culla fra di loro , e toccato il drago con una bacchetta , questo spiegò le sue grand ' ali fatte a scaglia , più sottili del crespo finissimo e variopinte di mille bizzarri colori . Fu in questo modo che le fate tornarono al loro castello . Mia madre vedendomi per aria sulla groppa del drago , non poté trattenersi dal mandare altissime grida . Il Re la consolò col dire che dalla fata sua amica era stato assicurato che non mi sarebbe accaduto nulla di male , e che anzi si sarebbe avuto di me la stessa cura , come se fossi rimasta nel mio proprio palazzo . Ella si dette pace , sebbene fosse per lei una grande afflizione quella di dovermi perdere per sì lungo tempo e per cagion sua : tanto è vero che , se non fosse stata presa dalla voglia di assaggiare i frutti del giardino , io sarei cresciuta nel regno di mio padre e non avrei avuto tutti i dispiaceri , che mi resta ancora da raccontarvi . Sappiate dunque , figlio di Re , che le mie custodi avevano fabbricata apposta una torre , nella quale vi erano molti begli appartamenti per tutte le stagioni ; mobili magnifici , libri piacevolissimi , ma nemmeno una porta ; sicché bisognava entrare dalle finestre , le quali erano a tanta altezza da far venire il capogiro . Sopra la torre si trovava un bel giardino ornato di fiori , di fontane e di pergolati di verzura , che riparavano dai bollori della canicola . In questo luogo le fate mi allevavano con tali cure , da sorpassare quanto avevano promesso alla Regina . I miei vestiti erano tagliati secondo il gusto della moda : e tanto ricchi e magnifici che , vedendomi , si sarebbe creduto che io fossi in giorno di nozze . Le fate m ' insegnarono tutte quelle cose , che si addicevano alla mia età e alla mia nascita ; né io davo loro molto da fare , perché avevo la facilità d ' imparare alla prima . La dolcezza del mio carattere le aveva innamorate : e perché io non aveva mai veduto nessun altro , intendo benissimo che sarei rimasta tranquillamente in quello stato per tutto il rimanente della vita . Esse venivano sempre a trovarmi , montate sul famoso drago che sapete : non mi rammentavano mai né il Re né la Regina ; e siccome mi chiamavano la loro figlia , io credeva di esserlo davvero . Per potermi divertire mi avevano dato un cane e un pappagallo , i quali avevano il dono della parola e parlavano come due avvocati . Nella torre non c ' era con me nessun altro . Un lato di questa torre era fabbricato sopra una strada molto avvallata e tutta coperta di alberi ; di modo che dal giorno che vi fui rinchiusa non avevo mai veduto passarvi anima viva . Ma un giorno , essendo alla finestra a ciarlare col cane e col pappagallo , mi parve di sentire qualche rumore : guardai da tutte le parti e finalmente mi venne fatto di vedere un giovine cavaliere , che si era fermato per ascoltare la nostra conversazione . Io non avevo veduto altri uomini , altro che dipinti , sicché non mi dispiaceva punto quest ' occasione altrettanto propizia quanto inaspettata . Senza pensare alle mille miglia al pericolo che andava unito alla soddisfazione di ammirare un oggetto così piacevole , mi spenzolai in fuori per vederlo meglio ; e più lo guardavo e più ci pigliavo gusto . Egli mi fece una gran riverenza , fissò i suoi occhi su me e mi parve che si stillasse il cervello per trovare il modo di potermi parlare ; perché la mia finestra era altissima ed egli aveva paura di essere scoperto , sapendo bene che io mi trovavo nel giardino delle fate . Il sole calò tutt ' a un tratto : o per dir la cosa come sta , si fece notte senza che ce ne avvedessimo ; per due o tre volte egli si portò il corno alla bocca e mi rallegrò con qualche suonatina ; poi se ne andò , senza che io potessi vedere nemmeno che strada pigliasse , tanto la notte era buia . Io rimasi come estatica , e non provai più il solito piacere a far conversazione col mio cane e col mio pappagallo . Essi mi dicevano le cose più carine del mondo , perché le bestie fatate sono piene di spirito , ma io avevo la testa chi sa dove , né conoscevo punto l ' arte di simulare . Il pappagallo se ne accorse : ma furbo com ' era , non fece trapelar nulla di quello che rimuginava per il capo . Fui puntuale a levarmi col sole : corsi alla finestra e fu per me una gratissima sorpresa quella di vedere il giovine cavaliere a piè della torre . Egli vestiva un abito magnifico : e in questo suo lusso mi lusingai di averci un po ' di merito anch ' io , e colsi nel segno . Egli mi parlò con una specie di tromba , o , come chi dicesse , con un portavoce , e mi disse che essendo stato fin allora indifferente a tutte le bellezze che aveva vedute , ora si sentiva tutt ' a un tratto ferito talmente dalla mia , da non sapere quel che sarebbe di lui , se non potesse vedermi tutti i giorni . Questo complimento mi fece un gran piacere , e fui dolentissima di non potergli rispondere , perché mi sarebbe toccato a gridar forte e col rischio di essere sentita prima dalle fate , che da lui . Avevo in mano dei fiori : e glieli gettai ; egli gradì il picciol dono come un favore insigne : li baciò più volte e mi ringraziò . Mi chiese quindi se sarei contenta che egli venisse tutti i giorni e alla stess ' ora sotto la mia finestra , e se io volessi essere tanto cortese da gettargli qualche cosa . Io aveva un anello di turchine : me lo levai lesta lesta dal dito e glielo buttai con molta fretta , facendogli segno di andarsene come il vento . E la ragione era che dall ' altra parte avevo sentito la fata Violenta che , a cavallo al drago , veniva a portarmi la colazione . La prima cosa che disse entrando in camera mia , furono queste parole : " Sento l ' odore della voce d ' un uomo : cerca , drago ! " . Figuratevi se mi rimase sangue nelle vene ! Ero più morta che viva dalla paura che il drago , passando per l ' altra finestra , non si mettesse a dar dietro al cavaliere pel quale io già sentivo una mezza passione . " Davvero " , diss ' io , " mia buona mamma ( perché la vecchia fata voleva che la chiamassi così ) , davvero che mi sembrate in venia di celiare , dicendo che sentite l ' odore della voce di un uomo : forse che la voce ha un odore ? e quand ' anche l ' avesse , chi volete che sia il temerario da arrisicarsi a salire in cima a questa torre ? " " Dici bene , figlia mia , dici bene " , ella rispose , " e mi fa piacere di sentirti ragionare a codesto modo . Capisco anch ' io che dev ' essere l ' odio che sento per tutti gli uomini , quello che mi fa crederli vicini anche quando sono lontani . " Mi diede la colazione e la rocca ; poi soggiunse : " Quando avrai finito di mangiare , mettiti lì e fila ; ieri non facesti nulla : e le mie sorelle se l ' hanno per male " . Difatto il giorno innanzi ero stata tanto occupata col cavaliere sconosciuto , che non toccai né la rocca né il fuso . Appena se ne fu ita , gettai via la rocca con una specie di dispetto e montai su in cima alla torre , per vedere più lontano che fosse possibile . Avevo con me un eccellente canocchiale : nulla all ' intorno m ' impediva la vista : ero padrona di voltarmi e di guardare da tutte le parti , quand ' ecco che mi venne fatto di scoprire il mio cavaliere in vetta a una montagna . Egli si riposava sotto un ricco padiglione di broccato d ' oro ed era circondato da una numerosissima Corte . Pensai subito che dovesse essere il figlio di qualche Re , vicino al palazzo delle fate . E perché avevo paura che tornando egli sotto la torre potesse essere scoperto dal terribile drago , così andai a prendere il mio pappagallo e gli ordinai di volare in cima a quella montagna , dove avrebbe trovato quel cavaliere che aveva parlato con me , al quale doveva dire da parte mia di non tornare sotto le finestre a motivo che , da quanto m ' ero accorta , le fate stavano con tanto d ' occhi e gli potevano fare un brutto scherzo . Il pappagallo compì la sua commissione da vero pappagallo di spirito . Rimasero tutti stupiti di vederlo venire ad ali spiegate e posarsi sulla spalla del Principe per parlargli sotto voce all ' orecchio . Il Principe gradì per un verso l ' ambasciata : e per un altro verso gli dispiacque . La cura che mi pigliavo di lui , faceva bene al suo cuore ; ma tutte le difficoltà che incontrava per potermi parlare lo disanimavano , senza distoglierlo peraltro dal disegno che egli aveva fatto di piacermi . Rivolse cento domande al pappagallo : e il pappagallo , curioso di sua natura , ne fece altrettante a lui . Il Re gli dette per me un anello in cambio di quello colla turchina : e anche il suo era una turchina , ma molto più bella della mia : era tagliata a cuore e contornata di brillanti . " È giusto " , egli soggiunse , " che io vi tratti da ambasciatore . Eccovi in regalo il mio ritratto ; ma non lo fate vedere a nessuno , fuori che alla vostra cara padroncina . " E dicendo così , attaccò il ritratto sotto l ' ala del pappagallo , il quale portò nel becco l ' anello che aveva per me . Io aspettavo il ritorno del mio corriere verde , con un ' impazienza che non avevo provata mai . Egli mi disse che la persona , dalla quale lo avevo mandato , era un gran Re ; che gli aveva fatto un ' accoglienza coi fiocchi : che esso non poteva vivere senza di me : e che sebbene ci fosse un gran pericolo a venire sotto la mia torre , io poteva esser certa che egli era preparato a tutto , piuttosto che rinunziare a vedermi . Queste cose mi messero addosso un gran malessere ; e cominciai a piangere come una bambina . Pappagallo e il canino Titì s ' ingegnavano di farmi coraggio , perché mi volevano un gran bene . Quindi Pappagallo mi presentò l ' anello del Principe , e mi fece vedere il ritratto . Confesso che non ho sentito mai tanta consolazione , quanta n ' ebbi nel considerare da vicino e sotto gli occhi colui che non avevo veduto altro che da lontano . Mi parve anche più grazioso che non mi fosse parso dapprima ; e cento pensieri , parte piacevoli e parte tristi , mi si affollarono nel capo e m ' entrò nel sangue un ' irrequietezza straordinaria . Le fate vennero a trovarmi e se ne accorsero . Esse dissero fra loro che senza dubbio io doveva annoiarmi e che bisognava cercarmi uno sposo della loro razza . Ne nominarono diversi : ma si fermarono sul piccolo Re Migonetto , il cui regno era cinquecentomila miglia distante di lì , ma questo non era un ostacolo serio . Pappagallo sentì questo bel fissato , e venendo subito a rifischiarmelo , mi disse : " Mi fareste proprio pietà , cara padrona , se vi toccasse per marito il Re Migonetto : egli è un fagotto di panni sudici da far paura : il Re , che voi amate , non lo piglierebbe nemmeno per suo Tira - stivali " . " Di ' , Pappagallo , e tu l ' hai visto ? " " Se l ' ho visto ? " , egli soggiunse , " figuratevi che sono stato allevato sopra un ramo insieme a lui . " " Come sopra un ramo ? " , domandai io . " Sissignora ! perché bisogna sapere che egli ha i piedi di Aquilotto . " Quei discorsi mi fecero un gran male . Guardavo il bel ritratto del Re , e pensavo che egli non lo aveva regalato a Pappagallo se non perché io lo potessi vedere : e quando lo confrontavo con quello di Migonetto mi cascavano le braccia e piuttosto che sposare quello scimmiotto mi veniva voglia di lasciarmi morire . Non chiusi un occhio in tutta la notte . Pappagallo e Titì mi tennero un po ' di compagnia . A giorno mi appisolai : ma il canino , che aveva un buon naso , sentì che il Re era giù a piè della torre . Svegliò Pappagallo e gli disse : " Scommetto che già a basso c ' è il Re " . Pappagallo rispose : " Chetati , chiacchierone ! perché stai sempre cogli occhi aperti e cogli orecchi per aria ? ti dispiace che gli altri riposino un poco ? " . " Eppure " , insisté il buon cane , " scommetto che c 'è." " E io ti dico che non c ' è " , replicò il Pappagallo , " non sono forse stato io che gli ho proibito di venir qui da parte della Principessa ? " " Una bella proibizione davvero ! " , gridò il canino , " un uomo che ama non consulta che il suo cuore . " E nel dir così cominciò a strapazzargli con tanta poca grazia le ali , che Pappagallo perse i cocci sul serio . Gli urli di tutti e due mi svegliarono : e saputo il motivo del battibecco non corsi , no , ma volai alla finestra : e vidi il Re che mi stendeva le braccia e col mezzo del portavoce mi disse non poter più vivere senza di me , e mi scongiurava per ora a fare in modo o di venir via dalla torre o di farci entrare anche lui , chiamando in testimonio tutti gli Dei dell ' Olimpo che mi avrebbe sposata subito , e che io sarei diventata una delle più grandi Regine dell ' Universo . Ordinai a Pappagallo di andargli a dire che quello che mi chiedeva era impossibile : ma che nondimeno dietro la parola data e i giuramenti fatti , mi sarei ingegnata di renderlo felice : peraltro mi raccomandavo perché non venisse sotto la torre tutti i giorni : a lungo andare la cosa si sarebbe scoperta , e allora le fate non avrebbero avuto né pietà né misericordia . Se ne andò col cuore pieno di gioia e di speranza , e io mi trovai in una grande afflizione di spirito , ripensando a quanto avevo promesso . Come uscire dalla torre , che non aveva neppure il segno di una porta , senz ' altro aiuto che Pappagallo e Titì , ed essendo io così giovane , così poco esperta e così paurosa ? ... La mia risoluzione , dunque , fu quella di cimentarmi a tentare una prova , dalla quale non avrei saputo levarci le gambe , e lo mandai a dire al Re col mezzo di Pappagallo . Egli , di prim ' impeto , voleva uccidersi dinanzi ai suoi occhi : ma poi lo incaricò di persuadermi e di andarlo a veder morire o di consolarlo nella sua passione . " Sire ! " , esclamò l ' ambasciatore colle penne , " la mia padrona è più che persuasa delle vostre parole ... Non è che manchi di buona volontà ! Se potesse !..." Quando tornò a ridirmi quel che era accaduto , mi afflissi più che mai . Entrò la fata Violenta e mi trovò cogli occhi rossi : allora cominciò a dire che io aveva pianto e che se non confessavo il motivo , mi avrebbe bruciata viva ; perché tutte le sue minacce erano sempre spaventose . Risposi , tremando come una foglia , che m ' ero annoiata a filare e che avrei preso volentieri un po ' di spago , per far delle reti e chiappare gli uccellini che venivano a beccare la frutta del mio giardino . " È questo , figlia mia " , ella disse " tutto quello che desideri ? allora non piangerai più : ti porterò tanto spago da non sapere dove metterlo . " E detto fatto , me lo portò la sera stessa : e intanto mi avvertì di pensare a farmi bella e a non piangere , perché il Re Migonetto stava per arrivare da un momento all ' altro . A questa notizia mi vennero i brividi per le spalle , ma non rifiatai . Appena fu fuori della stanza cominciai a fare qualche lacciuolo ; ma l ' intenzione mia era di fare una scala di corda , la quale mi riuscì benissimo senza che ne avessi mai vedute . Peraltro la fata non mi portava mai tanto spago , quant ' era il bisogno , e mi badava a dire : " Ma , figlia mia , il tuo lavoro è come la tela di Penelope : non va avanti di una maglia e sei sempre a chiedermi dell ' altro spago " . " O mia buona mammina " , rispondevo io , " voi discorrete bene : ma non vedete che io non so proprio che cosa annaspo e che butto sul fuoco il mio lavoro ? Avete paura che vi faccia fallire per un po ' di spago ? " Il mio modo ingenuo di fare la metteva di buon umore , sebbene fosse di un carattere insoffribile e veramente crudele . Col mezzo di Pappagallo mandai a dire al Re di venire una tal sera sotto le finestre della torre ; che ci troverebbe la scala e che il resto l ' avrebbe saputo lì sul posto . Infatti attaccai per bene la scala , risoluta com ' ero a fuggirmene con lui ; ma appena egli la vide , senza darmi tempo di scendere , salì su in un batter d ' occhio , mentr ' io stavo mettendo in ordine ogni cosa per la fuga . La vista di lui mi fece provare tanta gioia , che non pensai più al pericolo che ci stava sul capo . Mi rinnuovò i suoi giuramenti e mi scongiurò di non differire più in là ad accettarlo per mio sposo . Pappagallo e Titì , pregati da me , ci fecero da testimoni . Non c ' è esempio di una festa di nozze celebrata con tanta semplicità fra due persone di grado così elevato , né c ' è ricordanza di due cuori più soddisfatti e contenti dei nostri . Non era ancora spuntata l ' alba , quando il Re mi lasciò : io gli avevo raccontato l ' orribile disegno delle fate di volermi maritata al Re Migonetto ; gliene feci il ritratto e n ' ebbe più ribrezzo di me . Appena partito lui , le ore mi parvero anni . Corsi alla finestra e lo accompagnai cogli occhi , sebbene facesse ancora buio . Ma quale non fu il mio stupore , nel vedere per aria un cocchio tirato da salamandre alate , che correvano a rotta di collo , tanto che l ' occhio poteva appena seguirle ! Questo carro era scortato da un nuvolo di guardie , montate sopra tanti struzzi . Non ebbi tempo di rendermi ragione di chi corresse per l ' aria a quel modo , ma mi figurai subito che dovesse essere o un mago o una fata . Di lì a poco , la fata Violenta entrò nella mia camera . " Ho da darti delle buone nuove " , ella mi disse , " il tuo amante è arrivato qui da poche ore : preparati a riceverlo ; eccoti dei vestiti e dei finimenti di pietre preziose . " " E chi mai vi ha detto " , risposi un po ' risentita " che io voglia maritarmi ? Non è davvero la mia intenzione . Il Re Migonetto può tornarsene di dove è venuto , ché per me è padronissimo : fra me e lui non ci pigliamo di certo . " " Sentite ! sentite ! " , disse la fata , " o che non mi si mette a far la difficile ? vorrei un po ' sapere che cosa armeggi con quel cervellino ! Alle corte , con me non si scherza ; o tu lo sposi , o io ... " " O voi ? ... sentiamo un po ' che cosa voi mi farete ? " , soggiunsi , diventando rossa scarlatta fino alla punta dei capelli per l ' impertinenze che mi aveva dette , " che mai mi può accader di peggio che esser tenuta in una torre , in compagnia di un cane e di un pappagallo e coll ' obbligo di vedere sette o otto volte il giorno la figura di un drago spaventoso ? " " Oh ? sconoscente , che non sei altro ! " , disse la fata , " vai là , che meritavi proprio tutti i pensieri e le pene , che ci siamo date per te ! Già , io l ' avevo detto da un pezzo alle mie sorelle : ne avremo una bella ricompensa !..." Ella andò a trovarle e raccontò loro quello che era passato fra noi due , e rimasero scandalizzate . Pappagallo e Titì mi dissero , a tanto di lettere , che se io seguitavo a battere quella strada , mi sarei trovata a dei brutti guai . Ma in quel momento mi sentivo così orgogliosa di possedere il cuore di un gran Re , che le fate non mi facevano paura , e che i consigli dei miei piccoli amici mi entravano da un orecchio e mi passavano da quell ' altro . Restai vestita , com ' era , né mi volli mettere un nastro in più ; anzi , per farlo apposta , mi spettinai tutta per parere a Migonetto una vera befana . L ' incontro accadde sulla terrazza . Egli vi giunse nel suo cocchio di fuoco . Dei nani piccini ne ho veduti , ma un nanerucolo a quel modo lì , mai ! Per camminare si serviva nello stesso tempo delle zampe d ' aquila e dei ginocchi , perché non aveva ossa nelle gambe ; e si teneva ritto sopra due grucce , tutte di diamanti . Aveva un manto reale di circa un metro di lunghezza : eppure ne strascicava per terra almeno due buoni terzi . Invece di testa , un grande zuccone che pareva uno staio e un naso così screanzato , che ci stavano sopra una dozzina d ' uccelli : ed egli si divertiva a sentirli cantare . La barba pareva un bosco e i canarini ci facevano dentro il nido ; gli orecchi gli passavano di un metro al disopra del capo ; cosa peraltro di cui nessuno si avvedeva , a cagione della smisurata corona a punta che portava in testa , per comparire più alto . Le fiamme che mandava il carro arrostivano le frutte , seccavano i fiori e inaridivano le fontane del mio giardino . Egli mi venne incontro a braccia aperte ; ma io non mi mossi né punto né poco ; per cui bisognò che il suo scudiere gli desse di braccio . E quando si provò ad avvicinarsi scappai in camera e chiusi la porta e le finestre : sicché Migonetto dové andarsene colle fate , le quali mi avrebbero cavato gli occhi dalla bile . Esse gli chiesero mille e mille scuse della mia ruvidezza ; e per abbonirlo , perché era un arnese da far paura , pensarono di condurlo la notte in camera mia , mentr ' io dormivo : di legarmi i piedi e le mani e di mettermi così nel carro infuocato , perché potesse menarmi seco . Quando ebbero tutto fissato e combinato , tornarono da me ; e mi ripresero leggermente della mia condotta , contentandosi solo di dirmi che in qualche modo bisognava rimediare al malfatto . Tutti questi rimproveri giulebbati e in pelle in pelle , dettero nel naso a Pappagallo e Titì . " Volete che vi parli chiaro , padrona ? " , disse il mio cane , " il cuore non mi dice nulla di buono . Queste signore fate son certa gente ... che Iddio ci liberi tutti , e segnatamente dalla Violenta . " Io risi di tutta questa paura e stavo sulle spinte aspettando il mio sposo , il quale si struggeva troppo di vedermi per non essere puntuale ai fissati . Gli gettai la scala di corda col fermo proponimento di fuggirmene con lui . Egli montò , leggero come una piuma , e mi disse tante e poi tante cose gentili e appassionate , che anch ' oggi non ho cuore di richiamarmele alla memoria . Mentre si stava parlando insieme , tranquilli e sicuri , come se fossimo stati nel palazzo di lui , vedemmo sfondare con un gran colpo la finestra della camera . Le fate entrarono dentro montate sul loro drago : Migonetto le seguiva sul suo solito cocchio di fuoco , tirandosi dietro tutte le sue guardie a cavallo agli struzzi . Il Re , senza impallidire , messe mano alla spada e non ebbe altro pensiero che quello di difendermi nella più terribile avventura che mi potesse capitare . Ebbene ... debbo dirvelo , caro signore ? quelle spietate creature gli aizzarono contro il drago , che se lo divorò vivo vivo dinanzi ai miei occhi . Fuori di me per la sciagura sua e mia , mi gettai in bocca all ' orribile mostro , perché m ' inghiottisse , come avea inghiottito la persona che era tutto l ' amor mio : e l ' avrebbe fatto volentieri : ma le fate , più crudeli di lui , glielo proibirono . Esse gridarono insieme : " Bisogna serbarla a tormenti più lunghi : una morte sollecita e pronta è quasi uno zuccherino per una creatura così indegna e scellerata " . Mi toccarono , e mi vidi trasformata in Gatta Bianca : quindi mi condussero in questo palazzo , che era di mio padre , cambiarono in gatti e in gatte tutti i signori e tutte le dame del Regno , e a parecchi lasciarono soltanto le mani : e così mi ridussero nello stato lacrimevole in cui mi trovaste , facendomi sapere il segreto della mia nascita , la morte di mio padre , quella di mia madre , e come io non avrei potuto essere liberata dalla mia figura di gatta , se non da un Principe che somigliasse come due gocce d ' acqua a quello che mi era stato rapito . E voi , o signore , siete il suo ritratto vivo e parlante : le stesse fattezze , la stessa fisonomia , perfino lo stesso suono di voce . Appena vi vidi per la prima volta , ne rimasi colpita : io sapevo tutto quello che doveva accadere , come so quello che accadrà , e però vi dico che le mie pene stanno per finire . " E le mie , bella Regina , dovranno ancora durare un pezzo ? " , domandò il Principe , gettandosi ai suoi piedi , " Io vi amo , o signore , più della mia vita , E questo è il momento di partire per andare da vostro padre : vedremo quali sono i suoi sentimenti verso di me , e se è disposto a rendervi contento . " Ella uscì : il Principe le dette la mano : e insieme con lui montò in una carrozza molto più bella e magnifica di tutte quelle che aveva avuto fin allora . Il resto dell ' equipaggio non ci scompariva : basti dire che tutti i ferri dei cavalli erano di smeraldi e i chiodi di diamanti . Da quella volta in poi non s ' è visto più nulla di simile . Inutile star qui a ripetere i colloqui , che ebbero insieme il Principe e la Regina . Ella era di una bontà singolare e di uno spirito finissimo : e il giovane Principe valeva quanto lei : sicché non potevano pensare e dire altro che un monte di bellissime cose . Giunti in vicinanza del castello , dove dovevano trovarsi i due fratelli maggiori del Principe , la Regina entrò in un piccolo blocco di cristallo di monte , di cui tutte le sfaccettature erano guarnite d ' oro e di rubini . Tutt ' all ' intorno era circondato di tendine per impedire ai curiosi di guardar dentro , ed era portato a barella da giovinotti di bellissimo aspetto e vestiti splendidamente . Il Principe rimase nella sua bella carrozza ; e di lì poté vedere i suoi fratelli che se la passeggiavano a braccetto di due Principesse d ' una bellezza da sbalordire . Appena lo riconobbero , gli andarono incontro per fargli festa e domandarono se anche esso aveva condotto la sua dama . Al che rispose che era stato così disgraziato , che in tutto il viaggio non si era imbattuto altro che in donne bruttissime ; e tutto ciò che gli era capitato di meglio da portar seco , era una gatta bianca . Essi si misero a ridere della sua semplicità . " Una gatta ! " dicevano essi " come mai una gatta ? avete forse paura che i topi ci mangino il palazzo ? " Il Principe soggiunse che capiva bene che non era prudenza di portare un simile regalo a suo padre . E così , fra una parola e l ' altra , s ' incamminarono verso la città . I due fratelli maggiori salirono colle loro Principesse in due carrozze tutte d ' oro e di lapislazzoli : i cavalli portavano in capo dei pennacchi e altri ornamenti : per farla corta , nulla di più splendido di questa cavalcata . Dietro a loro veniva il nostro giovine Principe : e quindi il blocco di cristallo di monte , che tutti guardavano con grandissima ammirazione . I cortigiani corsero subito ad avvisare il Re dell ' arrivo dei Principi . " Hanno con sé delle belle donne ? " , domandò il Re . " Non s ' è veduto mai nulla d 'eguale!..." A quanto pare , questa risposta non garbò troppo al Re . I due Principi si affrettarono a salire le scale colle loro Principesse , che erano due occhi di sole . Il Re li ricevette benissimo , e non sapeva a quale delle due dovesse dare la preferenza . Voltatosi al minore dei figli , gli domandò : " Come va che questa volta siete tornato solo ? " . " Vostra Maestà vedrà dentro questo cristallo una gattina bianca , che miagola con tanta grazia e che ha le zampine più morbide del velluto , e son sicuro che le piacerà " , rispose il Principe . Il Re sorrise e si mosse per aprire da se stesso il blocco di cristallo . Ma appena si fu accostato , la Regina toccò una molla , sicché il blocco andò tutto in minutissimi pezzettini ed ella apparve fuori come il sole dopo essere stato un po ' di tempo nascosto fra i nuvoli : i suoi capelli biondi erano sparsi per le spalle e in grandi riccioli le cadevano giù fino ai piedi . In capo aveva tutti fiori : e la sua veste era di leggerissimo velo bianco foderato di seta rosa . Si alzò e fece una profonda riverenza al Re , il quale nel colmo dell ' ammirazione non poté frenarsi dall ' esclamare : " Ecco veramente la donna senza confronto , e che merita davvero la mia corona " . " Signore " , ella disse , " io non son venuta qui per togliervi un trono che sì degnamente occupate : sono nata con sei regni : permettete anzi che io ne offra uno a voi e uno per uno ai vostri figli . In ricompensa non vi domando altro che la vostra amicizia e questo giovine Principe per mio sposo . I tre regni , che avanzano , sono più che sufficienti per noi . " Il Re e tutta la Corte fecero un baccano con urli di ammirazione e di allegrezza incredibile . Le nozze si celebrarono subito , e quelle dei due fratelli ugualmente : motivo per cui per diversi mesi furono feste , baldorie , divertimenti e corte bandita . Poscia ciascuno partì per andare a governare i propri Stati : e la bella Gatta Bianca si immortalò non tanto per la bontà e per la generosità del suo cuore quanto per il suo raro merito e per la sua gran bellezza . La cronaca di quel tempo racconta che Gatta Bianca diventò il modello delle buone mogli e delle madri sagge e perbene . E io ci credo . Dal trist ' esempio avuto in casa , essa aveva imparato a sue spese che le follie e i capricci delle mamme spesse volte sono cagione di grandi dispiaceri per i figliuoli . La Cervia nel bosco C ' era una volta un Re e una Regina che stavano fra loro d ' accordo come due anime in un nocciolo : si amavano teneramente ed erano adorati dai loro sudditi ; ma alla felicità completa degli uni e degli altri mancava una cosa : un erede al trono . La Regina , la quale sapeva che il Re l ' avrebbe amata il doppio se avesse avuto un figlio , non lasciava mai in primavera di andare a bere certe acque che si dicevano miracolose per aver figliuoli . A queste acque ci correva la gente in folla da ogni parte ; e il numero dei forestieri era così stragrande , che ci si trovavano di tutti i paesi del mondo . In un gran bosco , dove si andava a beverle , c ' erano parecchie fontane : le quali erano di marmo o di porfido , perché tutti gareggiavano a chi le faceva più belle . Un giorno che la Regina stava seduta sull ' orlo d ' una fontana , ordinò alle sue dame di compagnia di allontanarsi e di lasciarla sola e poi cominciò i suoi soliti piagnistei . " Come sono disgraziata " , diceva essa , " di non aver figli ! sono ormai cinque anni che chiedo la grazia di averne uno ; e ancora non ho potuto averla . Dovrò dunque morire senza provare questa consolazione ? " Mentre parlava così , osservò che l ' acqua della fontana era tutta mossa ; poi venne fuori un grosso gambero e le disse : " O gran Regina ! finalmente avrete la grazia desiderata . Dovete sapere che qui vicino c ' è un magnifico palazzo fabbricato dalle fate : ma è impossibile trovarlo , perché circondato da nuvole foltissime attraverso alle quali non passa occhio mortale : a ogni modo , siccome io sono vostro servitore umilissimo , eccomi qui pronto a menarvici se volete fidarvi alla guida di un povero gambero " . La Regina lo stette a sentire senza interromperlo , perché la cosa di vedere un gambero che discorreva , l ' aveva sbalordita dalla meraviglia : quindi gli disse che avrebbe gradita volentieri la sua offerta , ma che non sapeva , come lui , camminare all ' indietro . Il gambero sorrise e prese subito l ' aspetto di una bella vecchietta . " Ecco fatto , o signora " , le disse , " così non cammineremo più all ' indietro . Ma vi domando una grazia : tenetemi sempre per una delle vostre amiche , perché io non desidero altro che di esservi utile a qualche cosa . " Uscì dalla fontana senza avere una goccia di acqua addosso : il suo vestito era bianco , foderato di seta cremisi , e i capelli grigi annodati dietro con nastri verdi . Non s ' era vista mai vecchietta galante a quel modo ! Salutò la Regina , che volle abbracciarla ; e senza mettere tempo in mezzo , la fece prendere per una viottola del bosco , con molta meraviglia della Regina stessa : la quale sebbene fosse venuta nel bosco migliaia di volte , non era mai passata per quella viottola lì . E come avrebbe fatto a potervi passare ? Quella era la strada delle fate , per andare alla fontana , e per il solito era tutta chiusa da ronchi e da pruneti : ma appena la Regina e la sua guida vi ebbero messo il piede , le rose sbocciarono improvvisamente dai rosai , i gelsomini e gli aranci intrecciarono i loro rami per formare un pergolato coperto di foglie e di fiori , e migliaia di uccelli di varie specie , posati sui rami degli alberi , sfringuellarono allegramente . Non si era ancora riavuta dallo stupore , che la Regina si trovò abbacinati gli occhi dallo splendore abbagliante di un palazzo tutto di diamanti ; le mura , i tetti , i soffitti , i pavimenti , i giardini , le finestre e perfino le stesse terrazze erano tutte di diamanti . Nel delirio della sua ammirazione , ella non poté trattenersi dal mandare un urlo di sorpresa , e chiese all ' elegante vecchietta , che l ' accompagnava , se ciò che aveva dinanzi agli occhi era sogno o verità . " Non c ' è nulla di più vero , o signora " , ella rispose . E subito le porte del palazzo si aprirono , e uscirono fuori sei fate : e quali fate ! Di più belle e di più magnifiche non se n ' erano vedute in tutto il loro reame . Vennero tutte a fare una profonda riverenza alla Regina : e ciascuna le presentò un fiore di pietre preziose , per poter formare un mazzo : c ' era una rosa , un tulipano , un anemone , un ' aquilegia , un garofano e un melagrano . " Signora " , le dissero , " noi non possiamo darvi un maggior segno della nostra venerazione , che permettendovi di venirci qui a visitare : noi siamo molto liete di farvi sapere che avrete una bella Principessa , alla quale metterete il nome di Desiderata , perché bisogna pur convenire che è un gran pezzo che la desiderate . Quando verrà alla luce , ricordatevi di chiamarci , perché vogliamo arricchirla di tutte le più belle doti ; e per invitarci a venire , non dovete far altro che prendere in mano il mazzo , che ora vi diamo , e nominare a uno a uno tutti i fiori , pensando a noi . State sicura che in un batter d ' occhio saremo tutte nella vostra camera . " La Regina , fuori di sé dall ' allegrezza , si gettò al collo alle fate ; e gli abbracciamenti durarono una mezz ' ora buona . Quand ' ebbero finito , pregarono la Regina a passare nel loro palazzo , del quale non si possono ridire a parole tutte le meraviglie . Figuratevi che per fabbricarlo avevano preso l ' architetto del palazzo del sole , il quale aveva rifatto in piccolo quello che era in grande il palazzo del sole . La Regina , non potendo reggere a così vivo bagliore , era costretta ogni tantino a chiudere gli occhi . La condussero nel loro giardino , e frutta più belle non se n ' erano mai sognate ! Albicocche più grosse della testa di un ragazzo , e certe ciliegie , che per mangiarne una , bisognava farla in quattro pezzi ; e d ' un sapore così squisito , che la Regina , dopo che l ' ebbe assaggiate , non volle mangiarne d ' altra specie in tempo di vita sua . Tra tante meraviglie , c ' era anche un boschetto di alberi finti e artificiali , i quali crescevano e mettevano le foglie alla pari di tutti gli altri . Impossibile ridire tutte le esclamazioni di stupore della Regina , i discorsi che fece sulla Principessina Desiderata e i ringraziamenti alle gentili persone che avevano voluto darle una notizia così gradita : basti questo , che non fu dimenticata nessuna parola di gratitudine e nessuna espressione di tenerezza . La fata della fontana n ' ebbe la sua parte , come di santa ragione le toccava . La Regina si trattenne nel palazzo fino alla sera : e innamoratissima della musica , le fecero sentire delle voci angeliche . Fu quasi affogata dai regali e dopo aver ringraziato mille volte quelle grandi signore , se ne venne via insieme colla fata della fontana . Tutte le persone della Corte , impensierite , la cercavano di qui e di là : e nessuno poteva immaginarsi dove trovarla . Ci fu perfino chi sospettò che fosse stata rapita da qualche ardito forestiero , tanto più che era ancora giovane e nel fior della bellezza . Quando la videro tornata , com ' è da figurarselo fu per tutti una grandissima festa : e perché anch ' essa sentiva nel cuore una consolazione immensa per le buone speranze avute , così nel suo conversare c ' era non so che di allegro e di gioiale che innamorava . La fata della fontana la lasciò che era quasi vicina a casa ; e nell ' atto di dirsi addio , raddoppiarono le carezze e i complimenti . La Regina , trattenutasi ancora per una settimana a bevere le acque , non lasciò un giorno senza ritornare al palazzo delle fate colla sua elegante vecchietta , la quale tutte le volte si mostrava da principio in forma di gambero , e finiva poi col prendere la sua figura naturale . La Regina , partita che fu , divenne incinta , e mise alla luce una Principessa , alla quale dette il nome di Desiderata : e preso subito il mazzo , che aveva avuto in regalo , nominò a uno a uno tutti i fiori che lo componevano , ed ecco che sul momento si videro arrivare le fate . Ciascuna di esse aveva un cocchio differente dall ' altro : uno era d ' ebano , tirato da colombi bianchi ; alcuni erano d ' avorio , attaccati a piccoli cervi , e altri di cedro , e altri di legno - rosa . Questo era l ' equipaggio che solevano usare in segno d ' alleanza e di pace ; perché , quand ' erano in collera , si servivano soltanto di draghi volanti , di serpenti che buttavano fiamme dalla gola e dagli occhi , di leoni , di leopardi e di pantere , in groppa alle quali si facevano portare da un capo all ' altro del mondo in meno tempo che non ci voglia a dire buon giorno o buon anno . Ma questa volta esse erano in pace e di buonissimo umore . La Regina le vide entrare nella sua camera , che avevano una cera molto lieta e maestosa : e dietro di loro , le nane e i nani del corteggio , tutti carichi di regali . Dopo abbracciata la Regina e baciata la Principessina , spiegarono il corredino , fatto di una tela così fine e così resistente da bastare cent ' anni , senza pericolo che diventasse lisa ; le fate la filavano da sé nelle ore d ' ozio . Quanto alle trine erano di maggior valore della tela stessa : vi si vedeva in essa raffigurata , o coll ' ago o col fuso , tutta la storia del mondo ; dopo di questa messero in mostra le fasce e le coperte , ricamate apposta con le loro proprie mani : e in queste erano rappresentati mille di quei giuochetti svariatissimi , che servono per baloccare i ragazzi . Dacché al mondo ci sono ricamatori e ricamatrici , non s ' era mai veduta una cosa meravigliosa come quella tela . Ma quando fu messa fuori la culla , allora la Regina non poté frenarsi dal cacciare un grido di stupore , tanto quella culla sorpassava , per magnificenza , tutto il rimanente . Era fatta d ' un legno che costava centomila scudi la libbra . La sorreggevano quattro amorini : quattro veri capolavori , dove l ' arte aveva vinto la materia , sebbene fossero tutti rubini e diamanti , da non potersi dire quanto valevano . Questi amorini erano stati animati dalle fate ; per cui quando la bambina strillava , la cullavano dolcemente e l ' addormentavano , e ciò faceva un grandissimo comodo anche alla balia . Le fate presero la Principessina e se la messero sui ginocchi : la fasciarono e la baciarono più di cento volte , perché era di già tanto bella , che bastava vederla , per mangiarla dai baci . Quando si accorsero che aveva bisogno di poppare , batterono la loro bacchetta in terra , e comparve subito una balia , quale ci voleva per una così graziosa lattante . Restava oramai soltanto da dotarla : e le fate si spicciarono a fare anche questo ; chi le diede la virtù , chi la grazia ; la terza , una bellezza maravigliosa ; la quarta , le augurò ogni fortuna ; la quinta , buona salute ; e l ' ultima , la facilità di riuscir bene in tutte quelle cose che avesse preso a fare . La Regina , contentissima , non rifiniva dal ringraziarle di tanti favori prodigati alla Principessina ; quand ' ecco che videro entrare in camera un gambero così grosso , che passava appena dalla porta . " Oh ! ingratissima Regina " , disse il gambero , " com ' è egli possibile che vi siate dimenticata così presto della fata della fontana e del gran servizio che vi ho reso , menandovi dalle mie sorelle ? Come ! voi le avete invitate tutte , e me sola avete lasciata da parte ? Pur troppo ne aveva un presentimento , e fu per questo che mi trovai obbligata a prendere la figura d ' un gambero la prima volta che vi parlai , appunto per farvi notare che la vostra amicizia , invece di progredire , avrebbe camminato all 'indietro." La Regina , disperata per la smemoraggine commessa , la interruppe e le chiese perdono . Ella disse che aveva creduto di nominare il suo fiore , come quelli di tutte le altre ; che era stato il mazzetto di fiori di pietre preziose quello che l ' aveva ingannata : e che essa non era capace di dimenticarsi i grandi favori ricevuti ; e che , per conseguenza , la pregava e la scongiurava a non privarla della sua amicizia , e segnatamente a mostrarsi benigna verso la Principessina . Tutte le fate , per la paura che volesse dotarla di miseria e di disgrazie , fecero coro alla Regina per vedere di abbonirla . " Cara sorella " , le dissero , " Vostra Altezza non si mostri sdegnata contro una Regina , che non ebbe mai in mente di farvi il più piccolo sgarbo ; lasciate , di grazia , codesta buccia di gambero e fatevi vedere in tutta la vostra bellezza . " Come è stato detto , la fata della fontana era un po ' civetta , e a sentirsi lodare dalle sorelle si ammansì un poco e diventò più agevole . " Ebbene " , disse , " non farò a Desiderata tutto il male che avrei voluto : perché vi giuro che era mia intenzione di rovinarla affatto , e nessuno avrebbe potuto impedirmelo ; nondimeno voglio annunziarvi una cosa : se ella vedrà la luce del sole , prima che abbia compiti quindici anni , dovrà pentirsene amaramente e forse ci rimetterà la vita . " Il pianto della Regina e le preghiere delle illustri fate non valsero a smuoverla di un capello dalla sua sentenza . Ella si ritirò camminando all ' indietro , perché non aveva voluto lasciare la sua sopravveste di gambero . Quando si fu allontanata dalla camera , la povera Regina chiese alle fate se ci fosse verso di salvare la figlia dalle disgrazie che le erano state minacciate . Esse tennero consiglio fra loro , e dopo aver messi avanti parecchi partiti , finalmente si attennero a questo : che , cioè , bisognava fabbricare un gran palazzo senza porte e senza finestre ; con una porta d ' ingresso sotterranea , e custodirvi lì dentro la Principessina fino a tanto che non avesse raggiunto l ' età fatale , per esser fuori da ogni pericolo . Tre colpi di bacchetta bastarono per cominciare e finire questo vasto edifizio . All ' esterno era tutto di marmo bianco e verde : e i soffitti e gl ' impiantiti tutti di diamanti e di smeraldi , che raffiguravano fiori , uccelli e mille altre cose graziose . Le pareti erano tappezzate di velluto di vari colori , ricamato dalle fate colle loro mani : e perché esse sapevano di storia , s ' erano prese il gusto di rappresentarvi i fatti storici più belli e più notevoli : c ' era dipinto il passato e l ' avvenire , e in parecchi arazzi si vedevano effigiate le gesta dei più grandi Re della terra . Le brave fate avevano immaginato questo modo ingegnoso per insegnare più facilmente alla giovine Principessa i vari casi della vita degli eroi e degli altri mortali . Tutta la casa , nell ' interno , era rischiarata soltanto a forza di lampade : ma ce n ' erano tante e poi tante , che pareva fosse giorno chiaro da un anno all ' altro . Vi furono introdotti tutti i maestri , dei quali ella poteva aver bisogno per istruirsi e perfezionarsi ; e il suo spirito , la sua svegliatezza e il suo buon senso arrivavano a intendere molte cose , anche prima che le fossero insegnate : ragion per cui i maestri rimanevano strasecolati per le cose bellissime che essa sapeva dire in una età , nella quale gli altri ragazzi sanno appena chiamare babbo e mamma . E questa è una prova che le fate non accordano la loro protezione , per tirar su degli stupidi e degl ' ignoranti ! Se la vivacità del suo spirito innamorava tutti coloro che l ' avvicinavano , la sua bellezza non faceva di meno , e sapeva amicarsi le persone più insensibili e i cuori più duri . La Regina madre non l ' avrebbe lasciata un solo minuto , se il suo dovere non l ' avesse tenuta presso il Re . Di tanto in tanto le buone fate venivano a vedere la Principessa e le portavano in regalo cose rarissime e vestiti sfarzosi ed eleganti , che parevano fatti per le nozze di qualche Principessa , non meno bella di Desiderata . Ma fra tutte le fate che le volevano bene , quella che le voleva più di tutte era Tulipano , la quale non rifiniva mai di raccomandare alla Regina che non le lasciasse vedere la luce del giorno prima di aver toccato i quindici anni . " La nostra sorella , quella della fontana , è vendicativa " , diceva Tulipano , " avremo un bel pigliarci tutte le cure per questa fanciulla ; ma se ella può , state certa che le farà del male ; e per questa ragione bisogna , o signora , che voi siate vigilante , e di molto . " La Regina dal canto suo prometteva di vegliare continuamente sopra una cosa di tanto rilievo : ma avvicinandosi il tempo nel quale la sua cara figlia doveva uscire dal castello , le fece fare il ritratto , e il ritratto fu portato a mostra nelle più grandi Corti dell ' universo . Al solo vederlo , non vi fu Principe che non si mostrasse preso di ammirazione : ma fra gli altri ve ne fu uno che ne rimase talmente invaghito , da non sapersene più distaccare . Lo portò nel suo gabinetto , e si chiuse dentro insieme col ritratto , e parlandogli come se fosse vivo e potesse intenderlo , gli diceva le cose più appassionate di questo mondo . Il Re , non vedendo più il figliuolo , domandò che cosa facesse e come passasse il suo tempo , e perché non fosse più del suo solito buon umore . Qualche cortigiano , di quelli che chiacchierano volentieri , e ve ne sono parecchi con questo vizio , gli fece intendere che c ' era il caso che al Principe desse volta il cervello , perché passava le giornate intere chiuso nel suo gabinetto , e lì discorreva da sé solo , come se vi fosse stato qualcuno insieme con lui . Il Re sentì questa cosa con dispiacere : " Com ' è egli possibile " , diceva ai suoi confidenti , " che mio figlio perda così il giudizio ? lui , che ne ha avuto sempre tanto ! Voi sapete che finora esso è stato l ' ammirazione di tutti , e io non vedo ne ' suoi occhi alcun segno di pazzia o di aberrazione mentale : soltanto mi pare diventato più pensieroso . Bisogna che io lo interroghi da me : forse cosi arriverò a scoprire qual è la fissazione che s ' è messa per il capo " . Detto fatto , mandò per esso , e quindi ordinò a tutti che uscissero dalla sala . Dopo vari discorsi , ai quali il Principe non stava attento o rispondeva a rovescio , il Re gli domandò il motivo che aveva portato tanto cambiamento nelle sue abitudini e nel suo carattere . Il Principe , parendogli che gli fosse capitata la palla al balzo , si gettò ai suoi piedi , e gli disse : " Voi avete fissato di farmi sposare la Principessa Nera : in questo legame di parentela voi troverete dei vantaggi , che io non posso promettervi con quello della Principessa Desiderata ; ma , o signore , io trovo in questa fanciulla tante grazie e tante attrattive , quante l ' altra non ne possiede davvero " . " E dove le avete vedute ? " , chiese il Re . " Tanto dell ' una che dell ' altra , mi sono stati portati i ritratti " , rispose il Principe Guerriero ( era questo il suo nome , dacché aveva vinto tre grandi battaglie ) , " e vi confesso che la mia passione per la principessa Desiderata è così forte , che se voi non ritirate la parola data alla Principessa Nera , non mi rimane altro che morire : felice sempre di perdere la vita , una volta perduta la speranza di essere lo sposo di quella che amo . " " È dunque con un ritratto " , riprese gravemente il Re , " che passate il vostro tempo a fare certi colloqui , che vi rendono ridicolo agli occhi di tutti i cortigiani ? Essi vi credono svanito il cervello , e se sapeste quello che si dice di voi , non avreste faccia di parlare a questo modo di simili ragazzate ! " " Io non ho ragione di rimproverarmi una sì bella fiamma " , replicò il Principe , " quando avrete veduto il ritratto di questa graziosa Principessa , son sicuro che compatirete la passione che sento per lei . " " Andate a prenderlo subito " esclamò il Re , con tanto risentimento , che dava a dividere la bizza che lo rodeva dentro . Se il Principe non avesse avuta la certezza che nessuna bellezza al mondo poteva stare a fronte di quella di Desiderata , sarebbe rimasto un po ' male . Invece andò subito nel suo gabinetto , e poi tornò al Re . Il Re rimase maravigliato quanto il figlio . " Ah ! " , diss ' egli , " mio caro Guerriero , io approvo la vostra scelta ; quando alla mia Corte ci sarà una Principessa così graziosa , mi sentirò anch ' io ringiovanito . Fin da questo momento mando subito degli ambasciatori dalla Principessa Nera per isciogliermi della parola data : e quand ' anche dovessi tirarmi sulle braccia una guerra a morte , preferisco di farla finita una buona volta per tutte . " Il Principe baciò rispettosamente le mani del padre e gli abbracciò i ginocchi . La sua gioia era tanta , che pareva diventato un altro . Pregò e ripregò il padre a mandare degli ambasciatori non soltanto alla Principessa Nera , ma anche a Desiderata , raccomandandosi che per quest ' ultima fosse scelto l ' uomo più capace e più ricco del Regno , perché in questa grande occasione era necessario fare una splendida figura , e ottenere ciò che si voleva . Il Re pose gli occhi su Beccafico . Era un gran signore , eloquente quanto Cicerone , e con centomila lire di rendita . Beccafico voleva un gran bene al principe Guerriero , e per andargli a genio , si fece fare il più splendido equipaggio e le più belle livree che si possa immaginare . La sua fretta per allestire i preparativi del viaggio fu grandissima , perché l ' amore del Principe cresceva a occhio di giorno in giorno , ed esso era sempre lì a punzecchiarlo perché partisse . " Ricordatevi " , gli diceva in tutta confidenza , " che c ' è di mezzo la vita mia , e che io perdo il lume della ragione tutte le volte che penso al caso che il padre di questa Principessa potrebbe impegnarsi con qualcun altro , senza aver modo di tornare indietro : e che allora io dovrei perderla per sempre . " Beccafico lo rassicurava , non foss ' altro per pigliar tempo ; perché dopo le grandi spese alle quali era andato incontro , voleva almeno farsene onore . Menò seco ottanta carrozze tutte risplendenti d ' oro e di brillanti , e dipinte con certe miniature , da fare scomparire le miniature più finite che si sieno vedute mai : c ' erano , per di più , altre cinquecento carrozze : ventiquattromila paggi a cavallo , vestiti come tanti principi : e il resto del corteggio non era da sfigurare in mezzo a quella magnificenza . Quando l ' ambasciatore ebbe dal Principe l ' udienza di congedo , questo l ' abbracciò come un suo fratello , e gli disse : " Pensate , mio caro Beccafico , che la mia vita dipende dal matrimonio che andate a combinare : dite tutto quel che più sapete , e conducete con voi la Principessa , che è l ' anima dell ' anima mia " . E gli consegnò mille regali da offrirle , nei quali spiccavano in egual modo l ' eleganza e la ricchezza ; erano tutte allegorie amorose , incise su gemme e diamanti : orologi incrostati di carbonchi , con sopra le cifre di Desiderata : braccialetti di rubini modellati in forma di cuori : insomma , non c ' era cosa alla quale non avesse pensato , per trovare il modo di piacerle . L ' ambasciatore portava seco il ritratto del Principe , dipinto con tanta bravura e maestria , che non gli mancava nemmeno la parola , e faceva dei complimenti pieni di grazia e di brio . È vero che non sapeva rispondere a tutto quello che gli si domandava : ma di questo non ce n ' era un gran bisogno . Beccafico , per la parte sua , promise al Principe che avrebbe fatto l ' impossibile per vederlo contento , e soggiunse che aveva con sé moltissimo denaro : e caso mai gli avessero negata la Principessa , avrebbe trovato il mezzo di comprare qualcuna delle sue cameriere e l ' avrebbe rapita . " Ah ! " , esclamò il Principe , " non lo dite neanche per celia : son sicuro che ella si chiamerebbe offesa da un modo di fare così poco rispettoso ! " Beccafico non stette a dir altro , e partì . La gran diceria del suo viaggio arrivò prima di lui : il Re e la Regina ne furono lietissimi , perché stimavano molto il suo sovrano e conoscevano gli atti di valore del Principe Guerriero , e , in particolar modo , il suo merito personale ; motivo per cui non avrebbero potuto trovare un partito più degno per la loro figlia , neanche a cercarlo apposta nelle cinque parti del mondo . Fu apprestato un palazzo per alloggiarvi Beccafico , e vennero dati gli ordini perché tutta la Corte si mostrasse in abito di gran gala . Il Re e la Regina avevano pensato di far vedere all ' ambasciatore la Principessa Desiderata : ma la fata Tulipano venne a trovare la Regina e le disse : " Guardatevi bene , Regina , da menare Beccafico dalla nostra figliuola " , era solita di chiamarla così , " non conviene che egli la veda tanto presto e non bisogna mandarla al Re , che l ' ha domandata in sposa , finché non abbia compiti i quindici anni ! perché , badate bene a quello che vi dico , se ella esce fuori prima del tempo , si troverà a sentirsi cascare addosso qualche grosso malanno " . La Regina abbracciò la buona Tulipano : le promise di darle retta , e senza perder tempo andarono insieme dalla Principessa . Intanto arrivò l ' ambasciatore . Il suo seguito durò ventitré ore a passare , perché egli aveva seicentomila muli , colle sonagliere e i ferri d ' oro e gualdrappe di velluto e di broccato ricamate in perle . Lungo la strada c ' era un pigia - pigia da non farsene idea , e tutti correvano per vederlo . Il Re e la Regina gli andarono incontro , tanto erano contenti della sua venuta . Salteremo a pié pari le cose che egli disse , i complimenti che si scambiarono , perché ci vuol poco a figurarseli : ma quando egli domandò di presentare i suoi omaggi alla Principessa , rimase molto male nel sentirsi negata la grazia . " Signor Beccafico " , disse il Re , " se vi ricusiamo una cosa che pare così giusta , credetelo , non è un capriccio : e perché ne siate persuaso , bisogna raccontarvi la strana avventura di nostra figlia . Una fata , dal giorno che nacque , la prese a noia e la minacciò di mille guai , se ella avesse veduto la luce del sole prima di toccare i quindici anni : noi dunque la teniamo chiusa in un palazzo , che ha i suoi quartieri più belli sotto terra . Era nostra idea di menarvici ma la fata Tulipano ci ha comandato di non fare nulla . " " Come mai , Sire ! " , replicò l ' ambasciatore , " e io dunque dovrò avere il dispiacere di tornarmene indietro senza di lei ? Voi l ' accordaste al Re mio signore per il suo figlio : ella è aspettata con vivissima impazienza : e sarà possibile che voi vi lasciate imporre da certe fanciullaggini , come sono le predizioni delle fate ? Ecco qui il ritratto del Principe Guerriero , che ho l ' ordine di presentarvi : e il ritratto è così somigliante , che quando lo guardo mi par di vedere le stesso Principe in persona . " E cosi dicendo , lo scoprì . Il ritratto , che era stato ammaestrato soltanto per parlare alla Principessa , disse : " Bella Desiderata , non potete figurarvi con quanto ardore io vi attenda ! venite subito alla nostra Corte , e abbellitela con quelle grazie che vi fanno unica al mondo ! " . Il ritratto non disse altro : e il Re e la Regina rimasero tanto meravigliati , che pregarono Beccafico a darglielo , per portarlo a far vedere alla Principessa . A lui non gli parve vero , e consegnò subito il ritratto nelle loro mani . La Regina non aveva mai fatto cenno alla figlia di ciò che accadeva in Corte ; ed anzi aveva proibito alle dame che le stavano intorno di dirle la più piccola cosa sull ' arrivo dell ' ambasciatore : ma esse non l ' avevano ubbidita , e la Principessa sapeva già che si stava combinando un gran matrimonio ; peraltro era tanto prudente , da fare in modo che la madre non si avvedesse di nulla . Quando questa le ebbe mostrato il ritratto del Principe , che parlava , e che le fece un complimento non so se più tenero o più grazioso , ella rimase molto sorpresa , perché non aveva mai veduto nulla di simile ; e la bella fisonomia del Principe , l ' aspetto sveglio e la regolarità delle fattezze non la stupivano meno delle cose che aveva dette il ritratto parlante . " Vi dispiacerebbe " , le disse la Regina , " di avere uno sposo che somigliasse a questo Principe ? " " Signora " , ella rispose , " non tocca a me a scegliere : sarò sempre contenta di colui che vi piacerà destinarmi . " " Ma pure " , insisté la Regina , " se la sorte cadesse su lui , non vi stimereste felice ? " Ella arrossì , abbassò gli occhi e non rispose nulla . La Regina la prese fra le braccia e la baciò più e più volte , né poté frenarsi dal versare alcune lacrime , pensando che stava sul punto di doverla perdere , perché non le mancavano oramai che tre mesi soli a compiere i quindici anni : e nascondendole il suo dispiacere , la mise al fatto di tutto quanto la riguardava nell ' ambasciata di Beccafico : e fra le altre cose , le dette anche i regali che erano stati portati per lei . Essa li ammirò : lodò con finezza di gusto le cose più singolari ; ma ogni pochino i suoi occhi si divagavano , per andare a posarsi sul ritratto del Principe , con un diletto fin ' allora non provato mai . L ' ambasciatore , vedendo che perdeva il suo tempo a insistere perché gli dessero la Principessa , e che si contentavano soltanto di promettergliela , ma in modo solenne da non poterne dubitare , si trattenne pochi giorni presso il Re , e tornò per la posta a render conto al padrone del suo operato . Quando il Principe venne a sapere che la sua Desiderata non poteva averla prima di tre mesi , dette in tali sfoghi di dolore , che rattristarono tutta la Corte : non dormiva più : non mangiava nulla e diventò tristo e pensieroso : perse il suo bel colore : passava le giornate intere sdraiato su un canapè , nel suo gabinetto , a contemplare il ritratto della Principessa : le scriveva ogni cinque minuti e porgeva le lettere al ritratto , come se questo le sapesse leggere . Alla fine le sue forze s ' indebolirono a poco a poco , e cadde gravemente malato : né ci fu bisogno di medico o di chirurgo per indovinare la cagione del male . Il Re si disperava ; egli amava teneramente suo figlio , e si trovava sul punto di perderlo . Che afflizione per lui ! Né vedeva rimedio alcuno che valesse a salvargli il Principe , il quale non domandava altro che la sua Desiderata : senza di essa non gli restava che morire . In faccia alla gravità del caso egli prese la risoluzione di andare a trovare il Re e la Regina , che gli avevano promesso la figlia , affine di scongiurarli a muoversi a compassione dello stato in cui s ' era ridotto il Principe , e a non mandare più in lungo le nozze ; le quali non si sarebbero fatte più , quand ' essi si fossero incaponiti a volere aspettare che la Principessa avesse compito i quindici anni . Questo passo era straordinario per un Re , ma sarebbe stata una cosa anche più straordinaria se egli avesse lasciato morire il figlio , che gli era più caro delle pupille degli occhi . Peraltro s ' inciampò in una difficoltà insormontabile : e questa era l ' età molto avanzata del Re , la quale non gli acconsentiva se non di viaggiare in portantina : e questa cosa si combinava male coll ' impazienza del figlio : per cui egli mandò per la posta il suo fido Beccafico e scrisse delle lettere commoventissime per impegnare il Re e la Regina a contentarlo nei suoi desideri . Intanto Desiderata non provava minor piacere a contemplare il ritratto del Re , che questi non provasse a guardare quello di lei . Ogni tantino ella andava nella stanza dove era stato messo , e sebbene s ' ingegnasse di celare i sentimenti del suo cuore , c ' era chi sapeva indovinarli ; e , fra gli altri , Viola - a - ciocche e Spinalunga , che erano le sue damigelle d ' onore , si accorsero di quella specie d ' irrequietezza che cominciava a tormentarla . Viola - a - ciocche l ' amava di sincero amore e l ' era fidatissima ; mentre Spinalunga aveva sempre covato una gelosia segreta per le belle virtù e per lo splendido stato della Principessa . La madre di Spinalunga aveva allevata la Principessa , e dopo essere stata sua governante , era divenuta sua dama d ' onore . Ella dunque avrebbe dovuto amarla , come la cosa più cara di questo mondo : ma idolatrando essa la propria figlia , e vedendo l ' odio di questa per la bella Principessa , non poteva , neanch ' essa , volerle bene . L ' ambasciatore , che era stato spedito alla Corte della Principessa Nera , non vi trovò lieta accoglienza , subito che si venne a sapere la bella parte che doveva fare . Questa negra era la creatura più vendicativa che possa immaginarsi ; e le parve di non essere trattata troppo cavallerescamente a sentirsi dire sul viso , dopo le promesse e gl ' impegni presi , che essa rimaneva ringraziata e messa in libertà . Ella aveva veduto il ritratto del Principe , e s ' era fitta in capo di voler lui a ogni costo : perché le donne nere , quando si ragiona d ' amore , diventano le donne più ostinate del mondo . " Come , signor ambasciatore " , ella disse , " forse il vostro Re non mi crede abbastanza ricca o abbastanza bella ? Girate per i miei Stati e difficilmente ne troverete de ' più vasti ; entrate nel mio tesoro reale e vedrete tant ' oro , quanto non se n ' è mai cavato da tutte le miniere del Perù ; date finalmente un ' occhiata al color morato del mio viso , alle mie labbra tumide , al mio naso schiacciato , eppoi ditemi se una donna , per esser bella , non bisogna che sia fatta così ! " " Signora " , rispose l ' ambasciatore , il quale aveva una gran paura d ' essere bastonato , peggio che in Turchia , " io biasimo il procedere del mio Sovrano , per quanto è lecito di farlo a un suddito : e se il cielo mi avesse dato il più bel trono dell ' universo , saprei ben io la persona alla quale offrirlo ! " " Queste parole vi salvano la vita " , ella disse , " avevo fissato di cominciare da voi la mia vendetta ; ma mi sarebbe parsa un ' ingiustizia , perché in fin de ' conti non siete voi la cagione dello sleale procedere del vostro Principe : andate , e ditegli da parte mia che mi fa un vero regalo a sciogliersi con me , perché io non me la sono mai detta con le persone poco di buono . " L ' ambasciatore , che non vedeva l ' ora di essere congedato , prese queste parole a volo ; e via a gambe . Ma la Negra era troppo stizzita contro il Principe Guerriero , per potergli perdonare . Salì sopra un cocchio d ' avorio tirato da sei struzzi , i quali facevano dieci miglia l ' ora . Andò al palazzo della fata della fontana , che era la sua comare e la migliore amica che avesse : e dopo averle raccontata la sua avventura , la pregò colle braccia in croce perché l ' aiutasse a pigliarsi una vendetta . La fata si lasciò commuovere dal dolore della figlioccia ; guardò nel libro , dove si dice tutto , e così venne subito a sapere che il Principe Guerriero lasciava la Principessa Nera per motivo di Desiderata , che egli amava perdutamente , e che era stato perfino malato dalla gran passione di non poterla vedere . Bastò questa cosa per riaccendere nel cuore alla fata quella collera , che oramai era quasi spenta ; tanto che si poteva sperare , che non avendo più veduto la Principessa dal giorno che nacque , non avrebbe più pensato a farle del male , senza gl ' incitamenti di quella brutta moraccia . " Come ! " , gridò la fata , " dunque questa sciaguratissima Desiderata s ' è messa in capo di farmi sempre dei dispetti ? No , no , vezzosa Principessa : no , carina mia ; non soffrirò mai che ti si faccia un affronto . Il cielo e tutti gli elementi piglieranno parte in questa cosa . Torna pure a casa e fidati alla parola della tua buona comare . " La Principessa la ringraziò e le fece dei doni di frutte e di fiori , che furono moltissimo graditi . Intanto l ' ambasciatore Beccafico si avanzava a spron battuto verso la città , dove stava il padre di Desiderata : e appena giunto andò a gettarsi ai piedi del Re e della Regina ; versò un torrente di lacrime e disse con un linguaggio da intenerire i sassi , che il Principe Guerriero sarebbe morto , se gl ' indugiavano il piacere di vedere la Principessa : che oramai non mancavano più che tre soli mesi per compire i quindici anni ; che non c ' era pericolo che in un tempo così corto potesse accadere qualche disgrazia : che si prendeva la libertà di rammentare che questa eccessiva credulità per certe fandonie faceva torto alla maestà reale : in una parola , tanto seppe dire e tanto seppe fare , che finì col persuaderli tutti e due . Prova ne sia che anche essi s ' intenerirono e piansero , ripensando al pietoso stato in cui s ' era ridotto il Principe : e finirono col dire che pigliavano qualche giorno di tempo prima di dargli una risposta di benestare . Esso allora replicò che non poteva concedere che poche ore , perché il suo padrone era oramai ridotto al lumicino , e s ' era fitto in capo che la Principessa non lo potesse soffrire e fosse essa medesima che studiasse tutti gli ammennicoli per rimandare la partenza dall ' oggi al domani . Allora gli fu detto che nella serata avrebbe saputo quello che si poteva fare . La Regina corse subito al palazzo della sua cara figlia , e le raccontò ogni cosa . Desiderata sentì un gran dolore : ebbe una stretta al cuore e svenne . Così la Regina poté conoscere tutta la passione del suo amore per il Principe . " Non ti dar tanto alla disperazione , bambina mia " , ella le disse , " tu hai la virtù di poterlo guarire : la sola cosa che mi tenga in pensiero , sono le minacce fatte dalla fata della fontana al momento della tua nascita . " " Voglio sperare , o signora " , ella riprese , " che ci debba essere qualche ripiego , per ingannare questa fata malandrina . Non potrei , per dirne una , partire in una carrozza tutta chiusa , dove non potessi vedere la luce del giorno ? questa carrozza l ' aprirebbero soltanto la notte , per darci da mangiare , e così arriverei felicemente a casa del Principe Guerriero . " Il ripiego piacque molto alla Regina : ne parlò al Re , il quale lo approvò : e così mandarono a chiamare Beccafico , perché andasse subito a Corte , dove gli dettero per cosa sicura che la Principessa sarebbe partita prestissimo ; e gli dissero di recarsi intanto a dare la buona novella al suo padrone , aggiungendo che per amor di far presto , avrebbero tralasciato di farle il corredo e i ricchissimi vestiti , quali si addicevano al suo grado di Principessa . L ' ambasciatore , che non capiva nella pelle dalla contentezza , si gettò di nuovo ai piedi delle loro Maestà per ringraziarle , e partì subito senza aver veduto la Principessa . Non c ' è dubbio che ella avrebbe sentito un gran dolore nello staccarsi dal padre e dalla madre , se fosse stata meno viva in lei la prevenzione a favore del Principe : ma si danno nella vita certi sentimenti così prepotenti , che fanno tacere tutti gli altri . Le prepararono una carrozza foderata al di fuori di velluto , ornato di grandi borchie d ' oro ; e al di dentro di broccato ricamato d ' argento e color di rosa . Non vi erano cristalli ; la carrozza era molto grande , tutta chiusa come una scatola ; e uno dei primi signori del Regno teneva in custodia le chiavi , che aprivano la serratura degli sportelli . E perché un seguito troppo numeroso poteva essere d ' impiccio , furono scelti pochi ufficiali per accompagnarla : e dopo averle date le più belle gemme del mondo e alcuni ricchissimi vestiti , e dopo gli addii , che fecero quasi soffocare dai pianti e dai singhiozzi il Re , la Regina e tutta la Corte , la chiusero nella carrozza , insieme alle sue dame d ' onore Viola - a - ciocche e Spinalunga . Bisogna ricordarsi che Spinalunga non voleva punto bene a Desiderata ; ma invece ne voleva moltissimo al Principe Guerriero , del quale aveva veduto il ritratto parlante . Il dardo che l ' aveva ferita era così acuto , che , nel partire , disse a sua madre che morirebbe di dolore , se accadesse il matrimonio della Principessa , e che se voleva salvarla dalla sua tristissima sorte , bisognava trovasse il verso di mandare all ' aria ogni cosa . Sua madre , che era dama d ' onore , le disse di darsi pace , che avrebbe cercato il modo di consolarla e di farla felice . Quando la Regina fu sul punto di staccarsi dalla sua figlia , che partiva , la raccomandò , non si può dir quanto , a questa femmina trista . " Questo prezioso deposito " , diss ' ella , " lo confido alle vostre mani . Mi è più caro della vita ! abbiate cura della salute di mia figlia , e soprattutto guardate bene che non vegga mai la luce del giorno . Sarebbe finita per lei ! Voi sapete da quali sciagure è minacciata , e però ho fissato coll ' ambasciatore del Principe Guerriero che , fino a tanto che non abbia quindici anni compiti , la terranno in un castello , dove non possa vedere altra luce che quella dei lampadari . " La Regina affogò di regali questa dama , per impegnarla a stare attaccata fedelmente alle sue istruzioni , ed ella dal canto suo promise di vegliare alla conservazione della Principessa , e di renderle minutissimo conto di tutto , appena fossero arrivate . A questo modo il Re e la Regina , fidandosi di averla raccomandata bene , non ebbero alcun pensiero per la loro cara figlia , e così sentirono meno il dolore del distacco ; ma Spinalunga , che dagli ufficiali incaricati di aprire tutte le sere la carrozza per servire la cena alla Principessa , aveva saputo che si avvicinavano alla città dov ' erano aspettate , cominciò a metter su la madre perché compisse il suo tristo disegno , prima che il Re e il Principe venissero loro incontro e mancasse il tempo di fare il gran colpo . Cosicché , quando fu circa l ' ora del mezzogiorno e quando i raggi del sole saettavano con maggior forza , ella tagliò di netto con un gran coltello fatto apposta , che aveva portato seco , l ' imperiale della carrozza dove stavano rinserrate . Fu quella la prima volta che la Principessa Desiderata vide la luce del giorno . Appena l ' ebbe vista , mandò un sospiro e si precipitò fuori della carrozza , trasmutata in una Cervia bianca : e a quel modo si messe a correre fino alla vicina foresta , dove si nascose in un luogo folto e oscuro , per potervi piangere , senza essere vista da alcuno , le grazie , i bei lineamenti e la elegante figura , che aveva perduta . La fata della fontana , che dirigeva questa strana avventura , vedendo che tutti quelli che accompagnavano la Principessa si davano un gran moto , gli uni per seguirla , gli altri per correre alla città e fare avvertito il Principe Guerriero della disgrazia accaduta , messe sottosopra cielo e terra : talché i lampi e i tuoni impaurirono anche i più coraggiosi : e in grazia del suo portentoso sapere , riuscì a trasportare quelle persone molto lontano di lì , togliendole in questo modo da un luogo , dove la loro presenza non le faceva punto piacere . Le sole che restassero , furono la dama d ' onore , Spinalunga e Viola - a - ciocche . Quest ' ultima corse dietro alla sua padrona , facendo risuonare il bosco del nome di lei e de ' suoi acuti lamenti . Le altre due , contentissime di vedersi libere , non persero un minuto per fare quanto avevano già fissato . Spinalunga s ' infilò i vestiti di Desiderata . Il manto reale , che doveva servire per le nozze , era d ' una ricchezza da non potersi dire , e la corona aveva dei diamanti grossi due o tre volte il pugno della mano . Il suo scettro era d ' un rubino d ' un sol pezzo : e il globo che teneva nell ' altra mano , una perla grossa quanto il capo d ' un bambino . Tutte cose bellissime a vedersi e pesantissime a portarsi addosso : ma bisognava non lasciare indietro nessuno degli ornamenti reali , una volta che Spinalunga voleva farsi credere la Principessa . In quest ' abbigliamento , Spinalunga , seguita dalla madre che le reggeva lo strascico , si avviò verso la città . La falsa Principessa camminava con passo maestoso . Ella era sicura che sarebbe venuta gente a incontrarla ; difatti , non avevano ancora fatta molta strada , che scorsero un drappello di cavalleria , e in mezzo due portantine luccicanti di oro e di gemme , portate da piccoli muli , ornati di lunghi pennacchi verdi ( perché il verde era il colore favorito della Principessa ) . Il Re che stava in una portantina , e il Principe malato nell ' altra , non sapevano che cosa pensare di queste dame , che venivano incontro a loro . I più curiosi galopparono innanzi , e dalla ricchezza dei vestiti giudicarono che dovessero essere due signore di gran riguardo . Scesero da cavallo e le salutarono con molto rispetto . " Fatemi la grazia " disse loro Spinalunga " di sapermi dire chi c ' è dentro quelle portantine . " " Signora " , essi risposero , " c ' è il Re e il Principe suo figlio , che vanno incontro alla Principessa Desiderata . " " Allora vi prego " , continuò ella , " di andare a dir loro che la Principessa è qui . Una fata , che è nemica della mia felicità , ha sparpagliato e disperso tutti coloro che mi accompagnavano a furia di tuoni , di lampi e di prodigi paurosi : ma ecco qui la mia dama d ' onore , la quale è incaricata di presentare le lettere del Re mio padre e di tenere in custodia le mie gioie . " I cavalieri , a queste parole , baciarono subito il lembo della sua veste e andarono di corsa a dire al Re che la Principessa si avvicinava . " Come ! " , egli esclamò , " ella se ne viene a piedi e di pieno giorno ? " Essi gli raccontarono ciò che ella aveva detto loro . Il Principe , che smaniava d ' impazienza , li chiamò , dicendo loro con gran premura : " Non è un prodigio di bellezza ? un vero miracolo ? una Principessa senza confronti ? " . Nessuno rispose : per cui il Principe ne rimase stupito . " Si vede proprio " , egli riprese , " che dovendo dirne troppo bene , preferite piuttosto non dir nulla . " " Signore , voi la vedrete da voi " , disse il più ardito di essi , " sarà che lo strapazzo del viaggio l ' abbia un po ' trasfigurita . " Il Principe rimase di stucco : se fosse stato più in forze , si sarebbe buttato giù dalla portantina per correre ad appagare la sua impazienza e la sua curiosità . Il Re scese a piedi , e avanzandosi con tutto il corteggio raggiunse la falsa Principessa . Vederla , gettare un grido e tirarsi indietro di qualche passo , fu un punto solo . " Chi vedo mai ? " , egli disse , " ma questa è una vera perfidia . " " Sire " , disse la dama d ' onore avanzandosi a faccia fresca , " ecco qui la Principessa Desiderata con le lettere del Re e della Regina . Io rimetto pure nelle vostre mani la cassetta delle gioie , che mi fu consegnata sul punto di partire . " Il Re serbò un silenzio sinistro e cupo ; e il Principe , appoggiandosi al braccio di Beccafico , si avvicinò a Spinalunga . Dio degli Dei ! come dové egli restare , vedendo una fanciulla di una statura così sperticata da far paura ? Essa era così lunga , che gli abiti della Principessa le toccavano appena il ginocchio ; secca come un uscio ; col naso che somigliava al becco ricurvo di un pappagallo , e rosso e lustro in cima come un peperone . Denti più neri e più disuniti di quelli , non se n ' è visti mai : in una parola , ell ' era tanto brutta , quanto Desiderata era bella . Il Principe , che aveva sempre dinanzi agli occhi l ' immagine della sua cara Principessa , al vedere questa brutta befana rimase imbietolito : non aveva fiato né per muoversi né per dire una mezza parola . Soltanto , dopo averla guardata un poco cogli occhi fuor della testa , si volse al Re ed esclamò : " Io sono tradito ! Il maraviglioso ritratto sul quale ho vincolata la mia libertà non ha che veder nulla con la persona che ci è stata inviata . Hanno preteso ingannarmi ? ci sono riusciti : ma a me mi costerà la vita " . " Che cosa intendete dire , o signore ? " , disse Spinalunga . " Chi è che ha cercato di ingannarvi ? sappiate , o signore , che sposando me , non vi hanno ingannato davvero . " Tanta sfacciataggine e tanta arroganza non aveva esempio . Per parte sua , anche la dama d ' onore rincarava la dose : " Oh ! mia bella Principessa " , esclamava , " dove siamo mai capitate ? È forse in questo modo , che si accoglie una Principessa par vostro ? Quale incostanza ! e che razza di procedere !...Il Re vostro padre saprà farsene render ragione " . " Tocca a noi farsi rendere ragione " , ribatté il Re , " egli ci aveva promesso una bella Principessa e ci manda invece un sacco d ' ossi , una mummia da fare scappare dallo spavento : ora non mi fa più specie che egli abbia tenuto nascosto questo bel tesoro per quindici anni di seguito : aspettava che capitasse il merlotto : e la disgrazia è capitata su noi : ma staremo a vedere come finirà . " " Ma quale insolenza ! " , esclamò la falsa Principessa . " Quanto sono sventurata di esser venuta qui , sulla parola di questa razza di gente ! Guardate un po ' il gran delitto di essersi fatta ritrattare un po ' più bella del vero ! Non sono forse cose che accadono tutti i giorni ? Se per queste piccole marachelle i Principi rimandassero indietro le loro fidanzate , poche ma poche bene se ne mariterebbero . " Il Re e il Principe , colla bizza fino alla punta dei capelli , non si degnarono risponderle : salirono ciascuno nella loro portantina , mentre una guardia del corpo , senza tanti complimenti , messe in groppa al cavallo , dietro di sé , la Principessa : la dama d ' onore ebbe lo stesso trattamento : e così furono menate in città , dove per ordine del Re furono chiuse nel Castello delle Tre Punte . Il Principe Guerriero restò così sbalordito da questo colpo , che tutta la pena gli si rinserrò in fondo al cuore . Quand ' ebbe fiato per parlare , che cosa mai non disse del suo tristo destino ? Egli era sempre innamorato come prima , ma non gli restava per oggetto della sua passione che un bugiardo ritratto . Tutte le sue speranze andate in fumo : tutte le sue illusioni intorno alla Principessa Desiderata , svanite ! Non c ' era disperazione da potersi agguagliare alla sua . La Corte gli era divenuta un soggiorno insoffribile , e pensò , appena ristabilitosi un po ' in salute , di fuggirsene di nascosto in un luogo solitario e passarvi tutto il resto della sua misera vita . Confidò questa sua idea soltanto al fido Beccafico , nella certezza che questi lo seguirebbe dappertutto : e lo scelse apposta per avere una persona colla quale potersi sfogare più liberamente che con chiunque altro , del brutto tiro che aveva dovuto patire . Appena si sentì un po ' meglio , partì dalla Corte , lasciando sulla tavola del suo gabinetto una lunga lettera pel Re , colla quale lo avvertiva che sarebbe tornato appena avesse ritrovato un po ' di quiete di spirito : ma intanto lo scongiurava di pensare alla vendetta di tutti e due , e di tener sempre in prigione quello spauracchio di Principessa . È facile immaginarsi il dolore del Re nel ricevere questa lettera . Credette morir di dolore per la lontananza di un figlio , così adorato . Mentre tutti s ' ingegnavano di consolarlo , il Principe e Beccafico facevano strada : finché in capo a tre giorni si trovarono in una gran foresta , così oscura per la spessezza delle piante e così seducente per la freschezza dell ' erbe e per i ruscelletti e i fili d ' acqua , che scorrevano in tutti i versi , che il Principe , rifinito dal lungo cammino , non essendosi ancora rimesso perbene in forze smontò da cavallo e si sdraiò malinconicamente per terra , reggendosi il capo con la mano , e per la debolezza avendo appena fiato di parlare . " Signore " , gli disse Beccafico , " mentre vi riposate un poco , io anderò in cerca di qualche frutto perché possiate rinfrescarvi : e intanto darò un ' occhiata per farmi un ' idea del luogo dove ci troviamo . " Il Principe non rispose , ma gli fece segno col capo , come per dirgli : " Sta bene " . Egli è ormai un bel pezzo che abbiamo lasciata la Cervia nel bosco , voglio dire l ' incomparabile Principessa . Ella pianse , come può piangere una cervia all ' ultima disperazione , quando si accorse delle sue nuove forme , specchiandosi nell ' acqua di una fontana . " Come ! e son io , proprio io ? " , essa diceva , " ed è per l ' appunto oggi , che mi trovo ridotta a subire la più trista avventura che possa mai toccare a un ' innocente Principessa come me , per capriccio e colpa delle fate ? E quanto dovrà durare questa metamorfosi ? E dove nascondermi , perché i leoni , gli orsi e i lupi non mi divorino ? Come potrò io cibarmi d ' erba ? " E via di questo passo , faceva a se stessa mille domande , e provava il più acerbo dolore che mai si possa . Se qualche cosa poteva consolarla , era il vedere che essa era una bella cervia , nello stesso modo che era stata una bella Principessa . Spinta dalla fame , Desiderata si messe a mangiar l ' erba con molto appetito : e non sapeva intendere come questa cosa potesse stare . Quindi si accoccolò sul muschio : intanto si fece notte , senza addarsene : ed essa la passò in mezzo a spaventi così terribili , da non poterseli figurare . Sentiva le bestie feroci a pochi passi di distanza ; e scordandosi di esser Cervia , provava ad arrampicarsi su per gli alberi . I primi chiarori del giorno la rassicurarono un poco : ammirò la levata del sole : e il sole gli pareva così maraviglioso , che non finiva mai di guardarlo . Tutte le grandi cose , che ne aveva sentite dire , le sembravano molto inferiori a quel che vedeva . Era questo l ' unico svago che avesse in quel luogo deserto . Per parecchi giorni vi restò sola sola . La fata Tulipano , che aveva sempre voluto bene a questa Principessa , si appassionava di cuore per la sua disgrazia ; ma d ' altra parte , essa era molto indispettita che tanto la Regina come la figlia avessero fatto così poco conto de ' suoi consigli : perché , se vi ricordate , la buona fata aveva ripetuto loro più volte che se la Principessa fosse partita prima de ' quindici anni compiti , sarebbe andata incontro a qualche malanno . A ogni modo non volle lasciarla in balìa alle ire della fata della fontana , e fu essa stessa che guidò i passi di Viola - a - ciocche verso la foresta , perché questa fida confidente potesse consolarla nella sua terribile sventura . La bella Cervia se ne andava , un passo dietro l ' altro , lungo un fiumiciattolo , quando Viola - a - ciocche , non avendo più gambe per camminare , si coricò per pigliare un po ' di riposo . Tutta afflitta , stava almanaccando colla testa da qual parte volgersi per potersi imbattere nella sua cara Principessa . Appena la Cervia l ' ebbe vista , fece tutto un salto , e passata dall ' altra parte del fiume , che era abbastanza largo e profondo , venne a gettarsi addosso a Viola - a - ciocche e le fece un ' infinità di carezze . Ella rimase stupita , non sapendo se le bestie di quel luogo avessero una simpatia particolare per gli uomini tanto da diventare umane , o se la Cervia la conoscesse ; perché a dirla tale e quale , non accade tutti i giorni di vedere una Cervia che faccia con tanto garbo e con tanta cortesia gli onori della foresta . Dopo averla guardata attentamente , si accorse con molta maraviglia che da ' suoi occhi sgorgavano alcuni grossi lacrimoni ; per cui non ebbe più l ' ombra del dubbio che quella fosse la sua cara Principessa . Le prese le zampe e gliele baciò collo stesso rispetto e colla medesima tenerezza , come le avrebbe baciato le mani . Provò a parlare e s ' avvide che la Cervia la intendeva benissimo : ma non poteva risponderle ; e allora le lacrime e i sospiri raddoppiarono da una parte e dall ' altra . Viola - a - ciocche promise alla sua padrona che non l ' avrebbe abbandonata mai : la Cervia le fece mille piccoli segni col capo e cogli occhi , per farle intendere che ne sarebbe contentissima , e che questa cosa la consolerebbe in parte delle sue pene . Erano state insieme tutta la giornata , quando la Cervietta ebbe paura che la sua fida Viola - a - ciocche potesse aver bisogno di mangiare , e la menò in un certo punto della foresta , dove aveva veduto alcune frutta selvatiche ma saporite . Viola - a - ciocche ne mangiò moltissime , perché si sentiva morire dalla fame ; ma quand ' ebbe finita la sua cena , fu presa da una grande inquietudine , perché non sapeva dove si sarebbero ricoverate per dormire . Restare in mezzo alla foresta , esposte a tutti i pericoli , non era nemmeno da pensarci . " Non avete paura , graziosa Cervia " , ella disse , " a passare la nottata qui ? " La Cervia alzò gli occhi al cielo e sospirò . " Ma pure " , continuò Viola - a - ciocche , " voi avete già percorso una parte di questa vasta solitudine : non vi son , per caso , punte capanne , un carbonaio , un taglialegna , un eremitaggio ? " La Cervia fece col capo di no . " Oh Dei ! " , esclamò Viola - a - ciocche , " domani non sarò più viva : quand ' anche avessi la sorte di scansare le tigri e gli orsi , son sicura che basterebbe la paura per uccidermi . E non crediate , mia cara Principessa , che mi dispiaccia per me di perdere la vita : me ne dispiace per voi . Povera me ! Lasciarvi in questi luoghi , senza un ' anima che vi consoli ! Si può immaginare più trista cosa ? " La Cervietta si mise a piangere : ella singhiozzava come potrebbe fare una persona . Le sue lacrime toccarono il cuore alla fata Tulipano , che in fondo l ' amava teneramente e che , nonostante la sua disobbedienza , aveva sempre vegliato alla conservazione di lei : per cui , apparendole tutt ' a un tratto , le disse : " Non ho nessuna voglia di farvi dei rimproveri : lo stato in cui vi trovate mi fa troppa pena " . Cervietta e Viola - a - ciocche la interruppero , gettandosi ai suoi ginocchi : la prima le baciava le mani e le faceva le carezze più graziose di questo mondo : mentre l ' altra la scongiurava a muoversi a pietà della Principessa , rendendole le sue sembianze naturali . " Ciò non dipende da me " , disse Tulipano ; " colei che le fece tanto male ha molto potere ; ma io abbrevierò il tempo della sua penitenza : e per addolcirla un poco , appena si farà notte ella lascerà le spoglie di Cervia ; ma ai primi chiarori dell ' alba , bisognerà che le riprenda daccapo e corra per la pianura e per la foresta , come le altre Cervie . " Cessare di essere Cervia durante la notte , era già qualcosa , anzi molto : e la Principessa dette a dividere la sua allegrezza a furia di salti e di capriole , che messero di buon umore la fata . " Pigliate " , diss ' ella , " per questa viottola , e troverete una capanna abbastanza decente per questi luoghi campestri . " Ciò detto , sparì . Viola - a - ciocche obbedì , e insieme con la Cervia entrò nella viottola , che era lì a pochi passi , e trovarono una vecchia seduta sulla soglia della porta , che stava ultimando un canestro di giunchi . Viola - a - ciocche la salutò : " Vorreste voi , mia buona nonna " , le disse , " darmi un po ' d ' ospitalità insieme a questa Cervia ? " . " Ma sì , figlia mia , che ti ospiterò volentieri : entra pure colla tua Cervia . " E detto fatto , le menò subito in una graziosa camerina , che aveva le pareti e l ' impiantito di tavole di ciliegio : ci erano due letti di tela bianca : biancheria finissima , e ogni altra cosa così semplice e linda , che la Principessa ha raccontato dopo di non aver mai trovato nulla che fosse più di suo gusto . Quando fu notte buia Desiderata cessò di essere cervia : abbracciò più di cento volte la sua cara Viola - a - ciocche ; la ringraziò per l ' affezione che l ' aveva impegnata a seguire la sua fortuna , e le promise di farla felice , appena la sua penitenza fosse finita . La vecchia venne a bussare con molto garbino alla porta e , senza entrare , dette a Viola - a - ciocche dei frutti squisiti , de ' quali ne mangiò anche Desiderata , e con un grande appetito : quindi andarono a letto , ma appena giorno , Desiderata essendo ritornata Cervia , cominciò a grattare coi piedi la porta , perché Viola - a - ciocche le aprisse . All ' atto di separarsi , tutte e due si scambiarono i segni di un vivo dispiacere , sebbene il distacco fosse di poche ore : e la Cervia , lanciatasi nel fitto del bosco , cominciò a correre , secondo il suo solito . Mi par di aver detto che il Principe Guerriero si era fermato nella foresta , e che Beccafico girava in qua e in là , in cerca di frutti . Era già molto tardi , quand ' esso capitò alla casina della buona donna , di cui si è già parlato . Esso si presentò con modi molto cortesi e le chiese quelle cose che gli abbisognavano per il suo padrone . La vecchina fece in un lampo a empirgli un corbello di frutta , e glielo dette dicendogli : " Ho paura che se passate la notte qui , a cielo scoperto , vi capiterà qualche disgrazia : io non posso offrirvi che una povera stanzuccia : se non altro , sarete al sicuro dai leoni " . Beccafico la ringraziò , e le disse che era in compagnia di un amico , e che andava a proporgli di andare a casa di lei : difatti seppe pigliare il Principe così per il suo verso , che questi si lasciò menare alla casa della buona donna . La trovarono , che era ancora sulla porta : ed essa , in punta di piedi , li menò in una camera , compagna a quella della Principessa , e tutte e due così accosto l ' una all ' altra , che erano separate da un semplice tramezzo . Il Principe passò la notte inquietissimo , secondo il solito : ma appena il sole gli batté nell ' imposte della finestra , si alzò , e per isvagarsi dall ' uggia che aveva addosso andò nella foresta , dicendo a Beccafico di non seguirlo . Camminò una mezza giornata , senza neanche sapere dove andasse ; finché capitò in un praticello , abbastanza grande , tutto coperto d ' alberi e d ' erba di muschio . In quel punto sbucò fuori una Cervia , ed egli non poté resistere alla voglia d ' inseguirla , perché la caccia era la sua passione prediletta : sebbene ora non fosse più come una volta , dacché aveva nel cuore quest ' altra spina . Pur nondimeno si messe dietro alla Cervia , e di tanto in tanto le tirava coll ' arco dei dardi , che la gelavano dalla paura , quantunque non le facessero il più piccolo male : perché bisogna sapere che la sua amica Tulipano vegliava in sua difesa : e non ci voleva di meno della mano soccorritrice di una fata per salvarla dalla morte , sotto una pioggia di colpi così bene assestati . Non è possibile essere stracchi , come lo era la Principessa delle Cervie , così poco avvezza a questo nuovo esercizio . Alla fine ebbe la fortuna di svoltare a secco per una viottola , dove il pericoloso cacciatore , avendola persa di vista e sentendosi anch ' esso stanco morto , non si ostinò a darle dietro . Passata in questo modo la giornata , la povera Cervia vide con gioia avvicinarsi l ' ora di tornare a casa : difatti s ' incamminò verso la capanna dove Viola - a - ciocche l ' aspettava con impazienza . Entrata in camera , si buttò sul letto , rifinita e grondante di sudore . Viola - a - ciocche le faceva un monte di carezze e si struggeva di sapere che cosa le fosse accaduto . Essendo venuto il momento di perdere la sua buccia di Cervia , la bella Principessa riprese la sua vera sembianza e gettando le braccia al collo della sua amica del cuore : " Povera me ! " , disse ella , " io credeva di dover temere soltanto la fata della fontana e le bestie feroci della foresta : ma oggi sono stata insegnita da un giovine cacciatore : l ' ho appena veduto , tanto io fuggivo a gambe : mille dardi mi minacciavano una morte inevitabile , e mi son salvata , non so neppur io come " . " Non vi conviene più andar fuori , mia bella Principessa " ; disse Viola - a - ciocche , " date retta a me : passate in questa camera il tempo fatale della vostra penitenza , io anderò qui alla città più vicina a comprarvi dei libri perché abbiate uno svago : leggeremo i nuovi racconti che hanno scritto sulle fate , e faremo dei versi e delle canzonette . " " Taci , mia cara figlia " , riprese la Principessa , " mi basta la cara immagine del Principe Guerriero , per farmi passare piacevolmente le giornate intere ; ma quella stessa potenza che mi condanna durante il giorno alla trista condizione di Cervia , mi forza , malgrado mio , a fare quello che fanno le cervie : io corro , salto e mangio l ' erba com ' esse , e in quel tempo lì , una camera sarebbe per me una prigione insoffribile . " Era così affaticata dalla caccia che chiese da mangiare : e dopo , i suoi begli occhi si chiusero fino allo spuntar dell ' alba . Appena si accorse che faceva giorno , accadde la solita metamorfosi ed ella riprese la via della foresta . Il Principe dal canto suo era tornato sulla sera a raggiungere il suo grande amico . " Ho passato la giornata " , gli disse , " a dar dietro alla più bella Cervia che abbia mai veduto : più di cento volte essa mi ha fatto cilecca con una sveltezza straordinaria : e sì che ho tirato giusto , né so capire com ' abbia fatto a scansare i miei colpi . Domani a giorno vo ' tornare a cercarla , e questa volta non mi scappa . " Infatti il giovane Principe che faceva di tutto per divagarsi da un ' idea che oramai credeva un sogno , vedendo che la caccia per lui era una gran distrazione , andò di buonissim ' ora nello stesso punto dove aveva trovato la Cervia ; ma essa aveva pensato bene di non andarvi , per paura si rinnovasse il brutto caso del giorno innanzi . Il Principe guardava di qua e di là , e seguitava a camminare ; finché , essendo un po ' accaldato , non gli parve vero di trovare delle mele , che al colore erano bellissime ; ne colse , ne mangiò e di lì a poco si addormentò come un ghiro , sdraiato sull ' erbetta fresca e all ' ombra di alcuni alberi , sui quali molti uccelletti pareva che si fossero dati il punto di ritrovo . Mentre dormiva , la nostra timida Cervia , sempre in cerca di luoghi solitari , passò da quella parte . Se l ' avesse veduto subito , forse sarebbe scappata : ma trovandosi , senza addarsene , a passare rasente a lui , non poté stare dal guardarlo : e il suo sonno gli parve così profondo , che si sentì tanto sicura da fermarsi con tutto il comodo a contemplarne i bei lineamenti . Oh Dei ! Come restò quando l ' ebbe riconosciuto ! Quella diletta immagine era scolpita troppo nel suo cuore , perché potesse averla dimenticata in sì poco tempo . Amore , amore , che pretendi da lei ? Vuoi tu che Cervietta si esponga a perdere la vita per mano del Principe ? Non dubitare , lo farà ; essa non ha più testa per pensare alla propria sicurezza . Si accovacciò a pochi passi distante da lui , e i suoi occhi , innamorati a guardarlo , non sapevano staccarsi un minuto solo : sospirava e mandava dei piccoli gemiti ; finché , fattasi un po ' di coraggio , si avvicinò tanto , che quasi lo toccava : quand ' egli si svegliò a un tratto . La sua meraviglia fu grande . Riconobbe la Cervia che gli aveva dato tanto da fare , e che aveva cercato per tutta la foresta : e trovarsela ora così vicina , gli parve quasi un miracolo . Essa non aspettò che egli tentasse di prenderla , ma fuggì con quanto ne avea nelle gambe ; ed egli , dietro alla gran carriera . Di tanto in tanto si fermavano per ripigliar fiato , perché la bella Cervia era stanca del giorno innanzi , e lo stesso era del Principe . Ma ciò che faceva rallentare di più la corsa della Cervia , era ... ohimè , debbo dirlo ? era il gran dispiacere di allontanarsi da colui , che l ' aveva ferita più coi suoi pregi che colle sue frecce . Egli la vedeva ogni pochino voltarsi col capo verso di lui , come per chiedergli se voleva che ella perisse per i suoi colpi : e quando egli era a tocco e non tocco per raggiungerla , ella ripigliava nuova forza per scappare . " Oh ! se tu potessi intendermi , Cervietta mia " , gridava il Principe , " tu non mi fuggiresti a questo modo ! Io ti amo ; io ti voglio dar da mangiare . Tu sei carina , e io voglio aver cura di te . " Ma il vento portava via le parole , per cui non arrivavano fino agli orecchi di Cervia . Alla fine , dopo aver fatto il giro della foresta , ella , non avendo più fiato da correre , rallentò il passo : il Principe invece raddoppiò il suo e la raggiunse con una gioia , della quale non si credeva più capace . Vide subito che ella aveva finite le sue forze : era tutta sdraiata per terra , come una povera bestiola , mezza morta , non aspettando altro che finire la vita per le mani del suo vincitore . Ma esso , invece di mostrarsi crudele , cominciò a carezzarla . " Bella Cervia " , le disse , " non aver paura : vo ' condurti meco , e devi star sempre con me . " Tagliò apposta alcuni rami d ' albero : li piegò con garbo , li ricuoprì di muschi e vi sparse su delle rose , colte da una macchia che era tutta fiorita . Prese quindi la Cervia fra le sue braccia , le fece appoggiare il capo sul collo e andò a posarla amorosamente sul lettino erboso , fatto da lui . Poi si sedette accanto cercando qua e là dei fili d ' erba , che le presentava alla bocca , e che ella mangiava nella sua mano . Sebbene non sperasse punto di essere inteso , il Principe continuava a parlare : ed ella , per quanto grande fosse il piacere che provava nel vederlo , s ' inquietava per l ' avvicinarsi della notte . " Che sarà mai " , diceva fra sé e sé , " caso mi vedesse tutt ' a un tratto cambiar di sembianza ? O fuggirà spaventato , o , se non fugge , che avverrà di me , trovandomi sola sola in mezzo a questa foresta ? " Ella si lambiccava il cervello per trovare il modo di mettersi in salvo , quand ' egli stesso le agevolò la strada : perché , nel timore che la Cervia patisse la sete , se ne andò a cercare un qualche ruscello , per menarvela ; ma in quel mentre che stava cercando , ella se la dette a gambe e giunse alla capanna , dove Viola - a - ciocche l ' aspettava . Si gettò di nuovo sul letto ; sopravvenne la notte , la sua metamorfosi cessò e prese a raccontare la sua avventura . " Lo crederai , mia cara ? " , ella disse all ' amica , " il mio Principe Guerriero è qui , proprio qui in questa foresta ; è lui che da due giorni mi dà la caccia , e che , dopo avermi presa , mi ha fatto mille carezze . Oh ! com ' è poco somigliante il ritratto che me ne fecero ! Egli è cento volte più bello ; quello stesso disordine , che sogliono avere i cacciatori negli abiti e nella persona , non toglie nulla alla sua fisonomia geniale : anzi , gli dona un certo non so che , da non potersi ridire a parole . Non son io forse una gran disgraziata a dover fuggire questo Principe ? egli che mi fu destinato da ' miei genitori ? egli che mi ama ed è riamato . Non ci mancava altro che una fata , che mi pigliasse a noia fin dalla mia nascita , per avvelenarmi tutti i giorni della mia vita !..." E dette in un gran pianto . Viola - a - ciocche la consolò e le fece sperare che quanto prima le sue pene si cambierebbero in tante allegrezze . Il Principe , appena ebbe trovato una fonte , tornò subito dalla sua cara Cervia : ma la Cervia non era più dove l ' aveva lasciata . La cercò dappertutto , ma inutilmente , e se la prese con lei , come se l ' avesse creduta capace di ragionare . " Com ' è mai possibile " , egli esclamò , " che io debba aver sempre dei motivi di lagnarmi di questo sesso volubile e ingannatore ? " E tornò dalla buona vecchia col cuore amareggiato : raccontò al suo fido amico l ' avventura , e tacciò la Cervia d ' ingratitudine . Beccafico non poté far di meno di ridere della bizza del Principe , e gli consigliò di punire la Cervia , la prima volta che gli capitasse sotto . " Rimango qui apposta , " rispose il Principe " dopo ripartiremo per altri paesi più lontani . " Si fece daccapo giorno , e col giorno la Principessa riprese la figura di Cervia bianca . Ella non sapeva a qual partito appigliarsi : o andare negli stessi luoghi , dove il Principe era solito cacciare ; o tenere una strada diversa , per non incontrarlo . Scelse quest ' ultimo partito , e si allontanò dimolto , ma dimolto assai : ma il giovane Principe , furbo quanto lei , indovinò che essa avrebbe usata questa piccola astuzia ; ed ecco che te la coglie calda calda nel più fitto della foresta , dove essa credeva di essere sicura da ogni pericolo . Appena essa lo vede , schizza in piedi , scavalca le macchie , e impaurita anche di più per il caso del giorno avanti , fugge via come il vento , ma in quella che sta per traversare una viottola , il Principe la mira così giusto , che le pianta una freccia nella gamba . Ella sentì un gran male , e non avendo più forza per correre , si lasciò cadere per terra . Questa trista catastrofe non poteva scansarsi , perché la fata della fontana l ' aveva decretata avanti , come lo scioglimento della strana avventura . Il Principe si avvicinò e fu preso da un vivo dolore nel vedere la Cervia che grondava sangue ; strappò alcune erbe , le accomodò sulla ferita , per diminuirne lo spasimo , e preparò un nuovo letto di rami e di foglie . Egli teneva la testa di Cervietta sulle ginocchia : " E non sei tu , cervellino volubile " , le disse , " la cagione della disgrazia che ti è toccata ? Che ti aveva io fatto di male , ieri , da abbandonarmi a quel modo ? Ma oggi non mi scappi , perché ti porterò con me " . La Cervia non rispose nulla : e che cosa poteva dire ? Aveva torto e non poteva parlare ; sebbene non sia sempre vero che quelli che hanno torto , stiano zitti . Il Principe la finiva dalle carezze . " Come mi dispiace di averti ferita " , le diceva , " tu mi odierai e io voglio invece che tu mi ami . " A sentirlo , pareva che una voce segreta gl ' ispirasse quelle cose che egli diceva a Cervietta . Intanto si fece l ' ora di tornare dalla buona vecchia . Egli prese la sua preda , e non fu per lui piccola fatica quella di portarla addosso , o di condurla a mano , o di strascinarsela dietro . Essa non voleva in nessun modo andar con lui . " Che sarà di me ? " , diceva , " come ! e dovrò trovarmi sola con questo Principe ? No : piuttosto la morte . " Ella faceva la morta e gli spiombava le spalle col peso : il Principe era in un lago di sudore e colla lingua fuori dalla fatica : e sebbene la capanna non fosse molto distante , sentiva che non ci sarebbe potuto arrivare , senza qualcuno che gli avesse dato una mano . Pensò di chiamare il suo fido Beccafico : ma prima di abbandonare la preda , la legò ben bene con alcuni nastri a pié d ' un albero , per paura che non gli scappasse . Ohimè ! Chi poteva mai figurarsi che la più bella Principessa del mondo sarebbe un giorno trattata in questo modo da un Principe che l ' adorava ? Essa si provò inutilmente a strappare i nastri ; ma i suoi sforzi non facevano che stringerli di più , e stava sul punto di strozzarsi con un nodo scorsoio , che le stringeva la gola , quando volle il caso che Viola - a - ciocche , stanca di starsene chiusa in camera , uscì per prendere una boccata d ' aria e passò sul luogo , dov ' era la Cervia bianca che si dibatteva . Come rimase a vedere la sua cara Principessa in quello stato ! Non poté scioglierla tanto presto , come avrebbe voluto , perché i nastri erano fermati con molti nodi : e mentre stava per menarla via , ritornò il Principe insieme con Beccafico . " Per quanto grande sia il rispetto che posso aver per voi , o signora " , le disse il Principe , " permettetemi di oppormi al furto che volete farmi . Questa Cervia l ' ho ferita io , è mia ; io le voglio bene e vi supplico di lasciarmela . " " Signore " , rispose con bella maniera Viola - a - ciocche , che era compitissima e graziosa quanto mai , " questa Cervia apparteneva a me prima che fosse vostra : rinunzierei piuttosto alla vita , che a lei ; e se volete vedere come ella mi conosce , non dovete far altro che lasciarla un po ' in libertà . Animo , mia bella Bianchina , abbracciami " , diss ' ella : e Cervietta le si gettò colle zampe al collo . " Baciami qui , su questa gota ! " , ed essa ubbidì . " Toccami dalla parte del cuore " , ed essa ci portò la zampina . " Fai un sospiro " ed essa sospirò . Il Principe non poté dubitare di quanto affermava Viola - a - ciocche . " Io ve la rendo " , diss ' egli garbatamente , " ma vi confesso che lo faccio a malincuore . " Ella se n ' andò via subito colla sua Cervia . Tanto l ' una che l ' altra non sapevano che il Principe albergasse sotto lo stesso tetto : egli le pedinava a una certa distanza , e restò maravigliato vedendole entrare dalla buona vecchia , che stava appunto aspettandole . Dopo pochi minuti vi giunse anch ' esso : e spinto da un moto di curiosità , di cui era cagione la Cervia bianca , domandò alla vecchia chi fosse la giovane signora : e questa disse che non la conosceva né punto né poco , che l ' aveva presa in casa colla sua Cervia , che pagava bene , e che viveva ritiratissima . Beccafico volle bracare , e domandò dov ' era la camera di quella signora : e gli fu risposto che era vicina alla sua e separata soltanto da un semplice intavolato . Quando il Principe fu nella sua stanza , Beccafico gli disse , o che egli s ' ingannava all ' ingrosso , o quella fanciulla doveva essere stata colla Principessa Desiderata : e che si ricordava di averla veduta a Corte , quando vi andò ambasciatore . " Perché mi richiamate alla mente questi tristi ricordi ? " , disse il Principe , " per quale stranissimo caso volete voi che ella si trovi qui ? " " Ecco ciò che non vi so dire , signor mio " , soggiunse Beccafico , " ma mi struggo di vederla un ' altra volta : e poiché siamo divisi da un tramezzo di legno , voglio farci un buco . " " Mi pare una curiosità inutile " , disse il Principe mestamente , perché le parole di Beccafico gli avevano rinnuovato tutti i suoi dolori : e aperta la finestra , che guardava nel bosco , diventò pensieroso . Intanto Beccafico lavorava , e in pochi minuti fece un buco abbastanza grande da poter vedere la graziosa Principessa , la quale era vestita di un abito di broccato d ' argento , sparso di fiori color rosa , ricamati in oro e smeraldi : i suoi capelli cadevano giù in grandi riccioli , sul più bel collo , che si possa vedere ; il suo carnato brillava de ' più vivi colori e gli occhi innamoravano a guardarli . Viola - a - ciocche stava in ginocchio davanti a lei , e con alcune strisce di tela fasciava il braccio della Principessa , dal quale il sangue colava in grande abbondanza : e tutte e due parevano in gran pensiero per questa ferita . " Lasciami morire " , diceva la Principessa , " meglio la morte , che questa vita disgraziata , che mi tocca a fare . Che si canzona ! esser Cervia tutto il giorno : veder colui , al quale sono destinata , senza potergli parlare , senza fargli conoscere la mia fatale sciagura . Ahimè ! se tu sapessi le cose appassionate che mi ha detto , sotto la mia figura di Cervia ; se tu sentissi la sua voce , se tu vedessi i suoi modi nobili e seducenti , tu mi compiangeresti anche più che tu non faccia , per essere in tale stato da non potergli spiegare il mio crudele destino . " Immaginatevi lo stupore di Beccafico a vedere e sentire di queste cose . Corse dal Principe , e tirandolo via dalla finestra , con un trasporto di gioia indicibile : " Oh signore " , esclamò , " spiccatevi a metter l ' occhio al buco di quest ' intavolato , e vedrete il vero originale del ritratto , che ha formato per tanto tempo la vostra delizia " . Il Principe guardò e riconobbe subito la sua Principessa ; e forse sarebbe morto di gioia , se non gli fosse venuto il sospetto di esser vittima di qualche incantesimo ; difatti , come mettere d ' accordo un incontro così maraviglioso col fatto di Spinalunga e sua madre chiuse nel castello delle Tre Punte , una col nome di Desiderata e l ' altra con quello di sua dama d ' onore ? Ma la passione lo lusingava , senza contare che abbiamo tutti un grandissimo garbo a credere ciò che si desidera . Fatto sta che nel caso suo , non c ' era da uscirne : o morir d ' impazienza o accertarsi della verità . Senza mettere tempo in mezzo , egli andò a bussare con molta manierina alla porta della camera , dov ' era la Principessa . Viola - a - ciocche , non sospettando che potesse esser altri che la buona vecchia , e avendo anzi bisogno del suo aiuto per fasciare il braccio della sua padrona , corse subito ad aprire , e figuratevi come restò nel trovarsi a faccia a faccia col Principe , il quale andò a gettarsi ai piedi di Desiderata . Era tale e tanta la commozione del suo animo , che non poté fare un discorso filato e ammodo : per cui , sebbene mi sia ingegnato di sapere che cosa balbettasse in quei primi momenti , non c ' è stato nessuno che me l ' abbia saputo dire . La Principessa non fu meno arruffata di lui nelle sue risposte : ma l ' amore , che spesso e volentieri fa da interprete fra i mutoli , c ' entrò di mezzo e li persuase tutti e due che avevano detto le cose più spiritose e più appassionate di questo mondo . Lacrime , sospiri , giuramenti , e perfino alcuni graziosi sorrisi : insomma , ci fu un po ' di tutto . La nottata passò così : si fece giorno , senza che Desiderata se n ' accorgesse nemmeno , ed essa non divenne più Cervia . Non c ' è da potersi immaginare la sua allegrezza , appena se ne avvide : ed essa voleva troppo bene al Principe , per indugiare a dirgliene il motivo : e così cominciò a raccontare la sua storia , e lo fece con tanta grazia e con tanta eloquenza naturale , da mettere in soggezione i primi avvocati del mondo . " Come ! " , esclamò il Principe , " siete dunque voi , mia graziosissima Principessa , quella che io ho ferito sotto la sembianza di una Cervia bianca ? Che cosa debbo fare per espiare un tal delitto ? Vi basta che io muoia di dolore , qui sotto i vostri occhi ? " Egli era così mortificato , che il dispiacere gli si vedeva dipinto sul viso . Desiderata ci pativa e sentiva più dolore di questa cosa che della sua ferita ; e voleva persuaderlo che si trattava di una sgraffiatura da non darsene l ' ombra del pensiero e che , in fin dei conti , ella non poteva dolersi di un male che era stato cagione per lei di tanta felicità . Il modo col quale egli parlava era così affettuoso , che non si poteva dubitare della verità delle sue parole . E perché anch ' essa , alla sua volta , potesse essere istruita di ogni cosa , il Principe le raccontò la trappoleria usata da Spinalunga e da sua madre , aggiungendo che bisognava mandar subito a dire al Re suo padre la fortuna che egli aveva avuto di poterla finalmente trovare , perché il Re si preparava appunto a muovere una guerra micidiale , per ottenere soddisfazione del grand ' affronto che credeva di aver ricevuto . Desiderata lo pregò di scrivergli una lettera e di mandargliela per Beccafico , e la cosa stava per essere fatta , quand ' ecco che la foresta tutt ' a un tratto risuonò di una fanfara squillante di trombe , cornette , timballi e tamburi . E parve di sentir passare gran gente lì vicino alla capanna . Il Principe si affacciò alla finestra e riconobbe molti ufficiali , le sue bandiere e i suoi alfieri ; ai quali ordinò di far alto e aspettarlo . Fu per quei soldati una sorpresa graditissima : perché tutti credevano che il loro Principe si sarebbe messo alla testa , per andare a vendicarsi del padre di Desiderata . Il padre del Principe , sebbene carico d ' anni , li comandava in persona . Egli si faceva portare in una lettiga di velluto ricamato in oro : e dietro a lui , un carro scoperto , dov ' erano Spinalunga e sua madre . Appena veduta la lettiga , il Principe corse subito là , e il Re , stendendogli le braccia , l ' abbracciò con una tenerezza veramente paterna . " E di dove venite , mio caro figlio ? " , domandò il vecchio , " come mai avete potuto lasciarmi nella grande afflizione , cagionatami dalla vostra lontananza ? " " Signore " , disse il Principe , " degnatevi di ascoltarmi . " Il Re scese subito dalla sua portantina , e ritiratosi in un luogo appartato , il Principe gli raccontò il fortunato incontro che aveva fatto e le furberie di Spinalunga . Il Re , tutto contento di questa bella avventura , alzò le braccia e gli occhi al cielo in atto di rendimento di grazie : e vide in questo frattempo farsi avanti la Principessa Desiderata , più bella e più risplendente di tutti gli astri riuniti insieme . Ella montava un superbo cavallo , che caracollava continuamente : cento piume di diversi colori le ornavano il capo e i più grossi diamanti del mondo erano sparsi sul suo abito , vestita com ' era da cacciatrice . Viola - a - ciocche , che la seguiva , non stava meno bene di lei : e questo era tutto effetto della protezione di Tulipano , la quale aveva condotto ogni cosa con molta accuratezza e buon successo . Era essa che aveva fabbricata la graziosa capanna di legno per favorire la Principessa , e sotto le sembianze di vecchia , l ' aveva poi regalata per parecchi giorni . Dopo che il Principe ebbe riconosciuti i suoi soldati , e mentre andava a trovare il Re suo padre , la fata entrò nella camera di Desiderata : le soffiò sul braccio per guarirla della ferita : e le diede gli splendidi vestiti , coi quali ella si mostrò agli occhi del Re , che ne rimase tanto meravigliato , da stentare a credere che fosse una persona mortale . Egli le disse tutto quello che si può immaginare di più grazioso e gentile in un caso simile , e la scongiurò a non differire più a lungo ai suoi sudditi il piacere di averla per Regina . " Perché " , egli continuò a dire , " io sono determinato a cedere il mio regno al Principe Guerriero , per renderlo in questo modo più degno di voi . " Desiderata gli rispose con tutta quella gentilezza , che c ' è da aspettarsi da una persona squisitamente educata : quindi , gettando gli occhi sulle due prigioniere che erano nel carro e che si nascondevano il viso colle mani , ell ' ebbe la generosità di chiedere la loro grazia , e che lo stesso carro servisse a condurle dove avessero voluto andare . Il Re acconsentì al suo desiderio ; ma dové ammirare il bel cuore di Desiderata e ne fece i più grandi elogi del mondo . Fu dato ordine all ' armata di tornare indietro . Il Principe montò a cavallo per accompagnare la sua bella Principessa : e giunti alla capitale furono ricevuti con mille gridi di gioia . Si allestirono i preparativi per il giorno delle nozze : giorno che fu una vera solennità , per la presenza delle sei fate amiche e propizie alla Principessa . Esse le fecero i più ricchi regali , che mai si possano immaginare e fra gli altri , il magnifico palazzo nel quale la Regina era stata a visitarle , apparve a un tratto per aria , portato da cinquantamila Amorini , i quali lo posarono in una bella pianura , sulla riva del fiume . Dopo un tal dono , era impossibile farne altri di maggior valore . Il fido Beccafico pregò il suo signore di mettere per lui una buona parola con Viola - a - ciocche , e di unirlo con essa , quand ' egli avesse sposato la Principessa : ed egli lo fece volentieri . E così a questa cara fanciulla non parve vero di trovare un ' occasione coi fiocchi , arrivata appena in un paese straniero . La fata Tulipano , che aveva le mani bucate anche più delle sue sorelle , le regalò quattro miniere d ' oro nelle Indie , perché non s ' avesse a dire che il suo marito era più ricco di lei . Le nozze del Principe durarono parecchi mesi : ogni giorno c ' era qualche festa di nuovo , e per tutto non si faceva altro che cantare le avventure di Cervia bianca . Se tutti i racconti delle fate dovessero aver per forza una morale , questo racconto qui non saprebbe proprio dove andare a pescarla . Salvo sempre il caso che Cervia bianca , colla storia pietosa delle sue disgrazie , non abbia preteso di far vedere alle giovinette i grandi pericoli che ci sono , a volere uscire prima del tempo fuori dell ' ombra delle pareti domestiche , per entrare nella luce abbagliante del gran mondo . Il Principe Amato C ' era una volta un Re , il quale era proprio una persona tanto perbene , che i suoi sudditi lo chiamavano il Re buono . Un giorno , mentre trovavasi a caccia , accadde che un coniglio bambino , che stava lì per essere ucciso dai cani , venne a gettarsi fra le sue braccia . Il Re fece delle carezze alla povera bestiolina e disse : " Giacché si è messo sotto la mia protezione , non voglio che nessuno gli faccia del male " . E portò il piccolo coniglio nel suo palazzo , e gli fece dare una bella stanzina e delle erbe eccellenti da mangiare . Nella notte , quando fu solo in camera , il Re vide apparire una bella donna , la quale non era vestita con abiti ricamati d ' oro e d ' argento , ma la sua veste era bianca come la neve , e portava in testa una corona di rose bianche . Il buon Re rimase molto maravigliato nel vedere questa signora , tanto più che l ' uscio di camera era chiuso , né sapeva capacitarsi come diavolo avesse fatto a passar dentro . " Io sono la fata Candida , e passando per il bosco mentre eravate a caccia , volli vedere se veramente siete quel buon Re , che tutti dicono . A questo fine presi la figura di un piccolo coniglio e mi messi in salvo fra le vostre braccia : perché so che chi sente pietà per le bestie , la sente anche per gli uomini : e se mi aveste ricusato il vostro soccorso , vi avrei tenuto per un cattivo . Vi ringrazio dunque del bene che mi avete fatto , e contate che io sarò sempre vostra buonissima amica . Voi non dovete far altro che chiedere , e tutto vi sarà accordato " . " Signora " , disse il buon Re , " poiché siete una fata , voi dovete leggermi in cuore quel che desidero . Io non ho che un figlio solo , al quale voglio un bene dell ' anima , tanto che lo chiamano tutti il Principe Amato . Se mi volete fare un regalo , pigliate a benvolere questo mio figlio . " " Con tutto il cuore " , rispose la fata , " io posso fare del vostro figlio o il più bel Principe del mondo , o il più ricco , o il più potente . Scegliete voi . " " Nulla di tutto questo " , replicò il buon Re , " quanto a me , vi sarò obbligatissimo se vorrete farne il migliore dei Principi . A che gli servirebbe di esser bello , ricco e padrone di tutti i regni del mondo , se fosse cattivo ? Voi sapete meglio di me che sarebbe un disgraziato , perché non c ' è che la virtù che renda veramente felici . " " Avete mille ragioni " , rispose Candida , " ma non è in mio potere di far diventar buono il Principe Amato , a suo dispetto : se vuol esser virtuoso , bisogna che anch ' esso ci metta dell ' impegno e della buona volontà . Tutto quel più che posso promettervi è di dargli dei buoni consigli , di riprenderlo quando farà male : e anche di castigarlo , se non voglia correggersi o punirsi da sé . " Il buon Re fu arcicontento di questa promessa , e dopo poco morì . Amato pianse moltissimo il padre , perché era tutta la sua affezione , e avrebbe dato volentieri regni , oro , argento , ogni cosa insomma , per poterlo salvare : ma non era possibile . Due giorni dopo la morte del Re , mentre Amato era a letto , Candida gli apparve e gli disse : " Ho promesso a vostro padre di esservi buona amica ; e in segno che voglio mantenere la mia parola , eccomi qua a farvi un regalo " . E nel dir così , infilò un anellino nel dito di Amato e gli disse : " Tenete conto di quest ' anello : è più prezioso dei brillanti ; ogni volta che sarete per fare una cattiva azione , vi pungerà il dito : ma se nonostante la puntura , vi ostinerete nel male , perderete la mia amicizia e diventerò vostra nemica " . Dette queste parole , Candida sparì e lasciò Amato fuori di sé dallo stupore . Per qualche tempo egli fu così ammodo e perbene , che non sentì mai bucarsi dall ' anello : e questa cosa lo rendeva tanto contento , che al suo nome di Amato , che già portava , gli venne aggiunto anche quello di Felice . Accadde però che in quei giorni essendo andato a caccia e non avendo morto nessun animale , entrò di cattivissimo umore . Allora gli parve che l ' anello gli pigiasse , così non ci badò né tanto né quanto . Entrato che fu nella sua camera , la canina Bibì gli venne incontro , tutta saltellante in atto di fargli festa , ma egli le disse : " Passa a cuccia ! Ho altro per il capo che le tue carezze " . Ma la povera canina che non capiva nulla di quel che diceva , gli tirava il vestito per obbligarlo almeno a voltarsi a guardarla . Questo bastò per fargli perdere la pazienza e le lasciò andare una gran pedata . In quel momento l ' anello lo punse così forte , come se fosse stato uno spillo . Egli ne restò confuso , e tutto rosso dalla vergogna andò a nascondersi in un canto della sua camera . E intanto pensava : " Io credo che la fata abbia voglia di burlarsi di me : che male ci può essere a dare una pedata a una bestia che viene a seccarmi ? siamo giusti : a che mi servirebbe di essere il sovrano di un grand ' impero , se non fossi neanche padrone di picchiare il mio cane ? " . " Io non mi burlo di voi " , disse una voce che rispondeva al pensiero di Amato , " voi avete commesso tre errori , invece di uno : siete entrato di cattivo umore , perché vorreste tutte le cose a modo vostro e perché credete che le bestie e gli uomini sieno creati apposta per ubbidirvi ; siete andato in furia , e anche questa è una cosa bruttissima ; in terzo luogo , vi siete mostrato crudele con una povera bestiuola , che non si meritava davvero di essere presa a calci . Lo so anch ' io che voi siete molto al di sopra di un cane , ma se fosse lecito e ragionevole che i grandi potessero maltrattare la gente che sta al disotto di loro , io potrei in questo momento battervi e anche uccidervi ; perché una fata è da più d ' un uomo . Il vantaggio di trovarsi padroni di un grande impero , non sta nel poter far tutto il male che si vuole , ma tutto il bene che si può . " Amato riconobbe il suo errore e diè parola di emendarsene . Ma fu come dire al vento . Bisogna sapere che fin da bambino era stato allevato da una sciocca governante , che lo aveva avvezzato male . Se voleva una cosa , non doveva far altro che piangere , imbizzirsi , pestare i piedi e quella lo contentava subito , e così ne faceva un ostinato , da non poterci campare . Fra le altre cose , essa passava le giornate intere a dirgli e ripetergli che un giorno sarebbe diventato Re , e che i Re erano felicissimi perché tutti gli uomini dovevano ubbidirli e venerarli , e perché erano padroni di cavarsi tutti i capricci che frullavano loro per la testa . Quand ' Amato crebbe e fu in caso di ragionare , riconobbe da sé che non c ' era cosa tanto brutta , come quella di mostrarsi disprezzanti , orgogliosi e testardi . E si studiò di correggersi , ma ormai si era tirato su con tutti questi difetti , e quando si è presa una cattiva piega è difficile abbandonarla . Non si può dire , peraltro , che in fondo in fondo fosse cattivo di cuore : ché anzi , quando aveva commesso qualche errore , piangeva dal dispetto e diceva : " Quanto son disgraziato di dover combattere tutti i giorni contro la mia superbia e contro il mio naturale bizzoso . Se da ragazzo mi avessero sgridato , ora non mi ritroverei a questo dispiacere " . L ' anello lo pungeva spesso , e allora , se egli stava facendo un ' azione non bella , si fermava subito : altre volte invece non ci badava e tirava avanti : e la cosa curiosa era questa : che per i piccoli falli , l ' anello lo pungeva poco : ma quando poi si mostrava cattivo davvero , allora gli faceva uscire il sangue dal dito . Alla fine perse la pazienza e volendo essere un malanno quanto gli pareva e piaceva , gettò via l ' anello . Liberato dalla seccatura di sentirsi bucare , credé di essere il mortale più felice della terra . Si buttò allo sbaraglio e ne fece di ogni risma e colore : talché diventò un vero rompicollo e nessuno lo poteva soffrire . Un giorno che Amato era alla passeggiata , vide una fanciulla tanto bella che esso si messe subito nell ' idea di volerla sposare . Si chiamava Zelia ed era una ragazzina tanto perbene , quanto era bella . Amato si figurava che a Zelia sarebbe parso di toccare il cielo con un dito a poter diventare una gran Regina ; ma la fanciulla invece gli disse senza tanti complimenti : " Sire , io sono una povera contadinella e senza un soldo di dote : eppure , sebbene nuda bruca , non vi sposerò mai " . " Che forse non vi piaccio ? " , le domandò Amato un tantino commosso . " No , mio Principe " , rispose Zelia , " per me siete bellissimo , come lo siete difatti : ma a che vi gioverebbe la vostra bellezza , le vostre ricchezze , i bei vestiti e le belle carrozze che avete , se i vostri cattivi portamenti mi costringessero tutti i giorni a pigliarvi in uggia e dispetto ? " Amato s ' imbestialì contro Zelia e ordinò a ' suoi ufficiali di condurla per forza al palazzo . Quanto fu lunga la giornata , non seppe darsi pace di vedersi così disprezzato da questa fanciulla : ma perché le voleva bene , non trovava il verso di maltrattarla . Fra i cattivi compagni di Amato , c ' era un suo fratello di latte , col quale si confidava in tutto e per tutto . Quest ' uomo , che aveva delle passioni volgarissime , com ' era volgare la sua nascita , accarezzava le passioni del padrone e lo metteva sempre per la cattiva strada . Nel vedere che Amato era di umore tristo , gli domandò la cagione della sua tristezza . E avendogli il Principe risposto che non sapeva rassegnarsi al disprezzo di Zelia , e che aveva fatto giuro di emendarsi de ' suoi difetti , perché per piacere a lei bisognava essere persone oneste e virtuose , quel malanno uscì fuori col dirgli : " Siete molto ma molto buono , a usar tanti riguardi con quella ragazzuccia : se fossi io ne ' vostri panni , saprei quel che fare per costringerla a ubbidirmi : ricordatevi che siete Re e che vi farebbe un gran torto a darla vinta ai capricci di una contadina , la quale dovrebbe stimarsi felice di essere ammessa fra le vostre schiave . Cominciate a tenerla a stecchetto , a pane e acqua : rinserratela in una prigione e , se perfidia a non volervi sposare , fatela morire in mezzo ai tormenti , non foss ' altro per insegnare agli altri a chinare il capo ai vostri voleri . Se si viene a risapere che vi siete lasciato imporre da una monella , ci rimetterete un tanto di reputazione , e i vostri sudditi non si ricorderanno più che sono al mondo apposta per servirvi " . " Ma " , chiese Amato , " non sarei ugualmente portato per bocca , se facessi morire un ' innocente ? Perché , in fin dei conti , Zelia non è rea di alcun delitto . " " Chi si ribella ai vostri comandi , non è mai innocente " , riprese il malvagio consigliere , " ma dato anche che dobbiate commettere un ' ingiustizia , è sempre meglio far sapere che siete ingiusto , di quello che s ' abbia a dire che sia lecito qualche volta mancarvi di rispetto e di sommissione . " Il cortigiano stuzzicava Amato nel suo debole ; e la paura di veder diminuita la propria autorità fece tanto effetto sull ' animo del Re , da far tacere le buone intenzioni che egli aveva avuto di darsi al buono . Difatti fissò la sera stessa di andare nella camera della villanella e di pigliarla colle cattive , caso si fosse ostinata a non volerlo sposare . Il fratello di latte di Amato , per evitare il pericolo che avesse a pentirsi , riunì tre giovani signorotti , tristi da quanto lui , per fare un ' orgia in compagnia del Re : e cenando insieme s ' ingegnarono di farlo bere come una spugna , perché questo povero Principe perdesse affatto il lume della ragione . Durante la cena lo messero su contro Zelia e gli rinfacciarono tante e tante volte la sua debolezza di carattere , che alla fine egli si alzò da tavola giurando e spergiurando che voleva essere ubbidito , e subito : o se no , il giorno dopo l ' avrebbe fatta vendere sul mercato come una schiava . Quando Amato entrò nella camera della fanciulla , restò sorpreso di non trovarcela : tanto più che egli stesso aveva la chiave in tasca . Prese una furia bestiale , e giurò lo sterminio di tutti quelli che avessero dato mano alla fuga di Zelia . I suoi compagni di vizio , nel sentire un discorso simile , pensarono di trar partito dal suo cieco furore , per rovinare un gentiluomo , che era stato aio di Amato . Questo brav ' uomo si era preso qualche volta la libertà di ammonire il Re de ' suoi difetti , perché gli voleva bene come a un figlio . Amato cominciò col ringraziarlo ; ma poi impazientitosi di vedersi contraddetto , finì col credere che fosse unicamente per ispirito di opposizione , se l ' aio suo lo ripigliava di certi mancamenti : mentre tutti gli altri non facevano che lodarlo e dirne un gran bene . Amato gli ordinò di allontanarsi dalla Corte : peraltro , malgrado quest ' ordine , gli rendeva giustizia , ripetendo che era un onest ' uomo , e sebbene non lo avesse più nelle sue buone grazie , si sentiva obbligato , a suo marcio dispetto , a doverlo stimare . I suoi amici stavano sempre colla paura che un giorno o l ' altro gli pigliasse l ' estro di richiamare l ' aio ; finché credettero di aver trovato il bandolo per levarselo affatto di fra i piedi . E per far questo , dettero ad intendere al Re che Solimano ( era il nome di quella degna persona ) si era vantato di rendere la libertà a Zelia . Tre individui , comprati con mance e regali , raccontarono di aver sentito questo discorso dalla bocca stessa di Solimano ; talché il Principe perse il lume degli occhi : comandò al suo fratello di latte di mandare dei soldati , perché gli conducessero dinanzi il suo aio e governatore , ammanettato come un assassino . Dato quest ' ordine , Amato se ne tornò nella sua camera ; ma appena fu dentro , la terra tremò : si sentì un tuono spaventoso e Candida apparve dinanzi a ' suoi occhi . " Avevo promesso a vostro padre " , diss ' ella con voce severa , " di darvi dei consigli , e di punirvi , se aveste ricusato seguirli . Questi consigli voi li avete disprezzati e a voi non rimane altro che l ' aspetto di uomo ; perché i vostri difetti vi hanno trasformato in un mostro da far ribrezzo al cielo e alla terra . È tempo che io mantenga la mia promessa e che vi punisca . Io dunque vi condanno a diventare simile alle bestie , colle quali avete in comune le inclinazioni . Vi siete reso simile al leone per la collera violenta ; al lupo per la voracità ; al serpente straziando colui che vi aveva fatto da secondo padre ; al toro per la vostra brutalità . Nel vostro nuovo aspetto , serberete un po ' delle forme e del carattere di tutti questi animali . " Appena la fata ebbe finito di dir così , Amato si vide subito , con suo grandissimo spavento , trasformato e diventato tale e quale aveva ordinato la fata . La sua testa era di leone , le corna di toro , i piedi di lupo e la coda di vipera . E nello stesso tempo si trovò in mezzo a un gran bosco , proprio sull ' orlo di una fontana , dove poté specchiarsi e vedere la sua orribile figura : e sentì una voce che gli disse : " Guarda un po ' lo stato in cui ti hanno ridotti i vizi : eppure la tua anima è anche più brutta dello stesso corpo " . Amato riconobbe la voce di Candida e in un accesso di furore si voltò per lanciarsi contro di lei e divorarla , se avesse potuto ; ma non vide anima viva , e la stessa voce gli disse : " Io mi rido della tua impotenza e de ' tuoi furori . Io confonderò il tuo orgoglio , rendendoti lo zimbello de ' tuoi stessi sudditi " . Amato pensò che , allontanandosi da quella fontana , avrebbe trovato un po ' di rifrigerio ai suoi tormenti : non foss ' altro non avrebbe avuto più dinanzi agli occhi la sua bruttezza e la sua deformità : e detto fatto , s ' inoltrò nel bosco ; ma dopo pochi passi cascò dentro una buca , scavata apposta per prendere gli orsi , e in quel punto stesso alcuni cacciatori , che stavano nascosti sugli alberi , scesero e , dopo averlo incatenato , lo menarono alla capitale del suo regno . E lungo la strada mandava mille imprecazioni , mordeva le catene e faceva la bava dalla rabbia , mentre avrebbe fatto meglio a riconoscere che quel castigo se l ' era chiamato addosso unicamente per colpa sua . Nell ' avvicinarsi alla città , dove lo conducevano , vide grandi feste di allegrezza pubblica : e i cacciatori avendo chiesto che cosa ci fosse di nuovo , fu loro risposto che quel principe Amato , che si divertiva a tormentare i suoi sudditi , era stato incenerito da un fulmine nella sua camera . Così la raccontavano , e così la credevano . " Gli Dei " , aggiungevano altri , " non potevano patire più a lungo gli eccessi della sua malvagità , e ne hanno liberata la terra . Quattro signori , complici di lui , credevano di profittarne e di spartirsi fra loro il regno : ma il popolo che sapeva che erano stati essi coi loro tristi consigli che avevano traviato il Re , li ha fatti a pezzi ed ha offerto il trono a Solimano , che quel malanno di Amato voleva far morire a ogni costo . Il degno gentiluomo è stato incoronato poco fa , e noi festeggiamo questo giorno , come quello della liberazione del regno : perché Solimano è una gran brava persona e si prepara a ricondurre fra noi la pace e l 'abbondanza." Nel sentire questi discorsi , Amato fremeva di rabbia ; ma si trovò a peggio , quando giunse sulla gran piazza davanti al suo palazzo . Fu lì che vide Solimano assiso sopra un magnifico trono e tutto il popolo a desiderargli una lunga vita , per riparare al gran male fatto dal suo predecessore . Solimano fece segno colla mano per chiedere un po ' di silenzio , e disse al popolo : " Io ho accettato la corona che mi avete offerta , ma l ' ho fatto per serbarla al principe Amato . Egli non è morto , come ve l ' hanno dato ad intendere . Lo so da una fata , e forse un giorno lo rivedremo buono e virtuoso com ' era stato nella sua prima giovinezza . Ohimè ! " seguitò a dire colle lacrime agli occhi " gli adulatori lo avevano sedotto . Io conosceva bene il suo cuore , che era fatto per la virtù : e senza i malvagi suggerimenti di coloro che gli stavano accosto , egli sarebbe stato un buon padre a tutti voi . Detestate i suoi vizi , ma compiangetelo ; e tutti insieme preghiamo gli Dei perché ce lo rendano . In quanto a me , mi stimerei ben fortunato di dare tutto il mio sangue per vederlo risalire sul trono , con tutte le virtù degne di un gran sovrano " . Le parole di Solimano toccarono il cuore di Amato . Egli conobbe allora quanto fosse sincero l ' affetto e fedeltà di quest ' uomo : e per la prima volta rinfacciò a se stesso la propria colpa . Appena ebbe dato retta a questo segno di ravvedimento , cominciò a sentirsi calmare quella rabbia che lo rodeva vivo ; e ripensando ai falli commessi nella vita , si capacitò che non era stato punito in ragione del merito . Smesse , intanto , di sbatacchiarsi dentro la gabbia di ferro dov ' era incatenato , e diventò agevole come un agnello . Fu portato in un gran serraglio , dove si tenevano tutti i mostri e gli animali feroci e venne rinchiuso insieme cogli altri . Amato fece allora un animo risoluto e cominciò a voler riparare al mal fatto , col mostrarsi obbediente e sommesso al guardiano che l ' aveva in custodia . Ma costui era un omaccio , e quando aveva le paturne , lo bastonava senza motivo e senza discrezione , sebbene ei fosse docilissimo e alla mano . Un bel giorno che il guardiano s ' era addormentato accadde che una tigre , rotta la gabbia , si avventò su di esso per divorarlo . Amato , nel primo momento , provò una specie di contentezza , nel vedere che stava per essere liberato dal suo persecutore : ma si pentì subito di questo sentimento e desiderò di trovarsi libero . " Io sento " , diss ' egli , " che sarei capace di rendere ben per male , salvando la vita a quel disgraziato . " Appena ebbe formato questo desiderio , vide aperta la sua gabbia di ferro : ed egli si slanciò dalla parte di quell ' uomo che si era già svegliato e che si difendeva contro la tigre . Quando il guardiano vide anche il mostro , si fece bell ' e spedito : ma il suo spavento si cambiò presto in allegrezza , perché il mostro benefico si gettò sulla tigre , la strangolò , e dopo andò ad accovacciarsi ai piedi del guardiano che aveva liberato . In segno di gratitudine , quell ' uomo stava chinandosi per fare delle carezze al mostro , che gli aveva reso un sì gran favore , quando sentì una voce che disse : " Una buona azione non resta mai senza ricompensa " e nel tempo stesso , invece del mostro , vide ai suoi piedi un grazioso canino . Amato , lietissimo di questa sua nuova trasformazione , cominciò a fare un monte di feste al guardiano , il quale lo prese in collo e lo portò al Re , a cui raccontò per filo e per segno tutta questa meraviglia ; la Regina volle il cane per sé e Amato sarebbe stato felice di questo suo nuovo stato , se avesse potuto dimenticarsi di essere uomo e sovrano . La Regina era tutto il giorno a carezzarlo : ma per paura che crescesse troppo , consultò i medici di Corte , i quali la consigliarono di dargli soltanto del pane e in piccolissima dose . Il povero cane sentiva rifinirsi dalla fame dodici ore del giorno : ma bisognava rassegnarsi , e zitti . Una volta , che gli avevano portato il solito panino per la colazione , gli venne l ' estro di andarlo a mangiare nel giardino del palazzo e presolo coi denti si avviò verso un ruscello , che egli conosceva e che era piuttosto lontano : ma arrivato sul posto , il ruscello non c ' era più e trovò invece un palazzo , le cui mura esterne risplendevano tutte d ' oro e di pietre preziose . Vi vedeva entrare una gran folla di donne e di uomini , magnificamente vestiti : e dentro si cantava , si suonava , si mangiava fior di pietanze : ma tutti quelli che poi uscivano di lì , erano pallidi , rifiniti , coperti di bolle e mezzi nudi , perché i loro vestiti cascavano a pezzi . Alcuni nell ' uscir fuori cadevano morti ; altri si allontanavano con grande stento e fatica ; altri rimanevano per terra , sfiniti dalla fame , e chiedevano un boccone di pane a quelli che entravano in questa casa ; i quali non si voltavano neppure a guardarli . Amato si accostò a una giovinetta , la quale cercava di strappare un po ' d ' erba per mangiarla . Mosso a compassione , il Principe disse fra sé e sé : " Il mio appetito è grande , non c ' è che dire ; ma non per questo morrò di fame di qui all ' ora di desinare : per cui se io mi levassi dalla bocca la mia colazione per darla a quella povera creatura , forse le salverei la vita " . Risolvé di dar retta a questa buona ispirazione e andò a mettere il suo panino nelle mani della giovinetta , che se lo portò alla bocca con grandissima avidità . In un batter d ' occhio parve riavuta da morte a vita , e Amato , contento di averla aiutata in tempo , stava per tornare al palazzo , quando sentì delle grida acutissime e vide Zelia fra le mani di quattro uomini , che la trascinavano verso questa bella casa , dove la fecero entrar per forza . Amato in quel punto provò un gran dispiacere a non aver più la figura di un mostro , ché allora non gli sarebbe mancato il modo di soccorrere Zelia : ma debol canino com ' era , non poté far altro che abbaiare contro i rapitori e provarsi a dar loro alle gambe . Lo mandarono indietro a furia di calci : e nondimeno non si volle allontanare di lì , per la passione di sapere che cosa sarebbe avvenuto di Zelia . Egli si sentiva pesare sulla coscienza tutte le disgrazie di quella povera fanciulla . " Ohimè " , diceva dentro di sé , " io son qui che me la piglio con quelli che l ' hanno rapita ! ... ma non commisi anch ' io lo stesso delitto ? E se la giustizia divina non ci fosse entrata di mezzo , non l ' avrei trattata con altrettanta indegnità ? " Questi pensieri di Amato furono interrotti da un rumore , che veniva fatto al disopra della sua testa . Si voltò in su , vide una finestra che si apriva , e la sua gioia fu grandissima quando scorse Zelia che da questa finestra gettava giù un piatto di vivande così ben cucinate , da far tornare l ' appetito a un morto . La finestra si richiuse subito , e Amato che in tutta la giornata non aveva trovato il modo di sdigiunarsi , pensò che era venuto il momento buono per rimettere il tempo perso . E già si preparava ad attaccare il dente in quelle pietanze , quando la giovinetta alla quale aveva dato il panino , cacciò un grido e avendolo preso fra le braccia : " Povera bestiolina " , gli disse , " non ti accostare alla bocca quella sorta di cibi . Questo è il palazzo della Voluttà ; e tutto ciò che esce di lì dentro , è avvelenato " . Nel tempo stesso Amato sentì una voce che disse : " Tu vedi come una buona azione non resta mai senza ricompensa " . E subito si trovò cangiato in un bel piccioncino bianco . Si ricordò allora che questo era il colore di Candida , e cominciò a sperare che finalmente ella volesse rammentarlo nelle sue buone grazie . Il suo primo pensiero fu quello di avvicinarsi a Zelia , e levatosi a volo per aria , girò intorno a tutta la casa , e vide con gioia che c ' era una finestra aperta . Ma ebbe un bel frugare la casa in tutti i cantucci : Zelia non la poté trovare . Disperato di averla smarrita , fece giuro di non fermarsi un momento solo , fino a tanto che l ' avesse incontrata . E per più giorni volò e volò , finché entrato in un deserto vide una caverna , e per curiosità vi si accostò . Quale non fu la sua gioia nello scorgere Zelia , che seduta accanto a un venerabile Eremita , faceva con lui un frugalissimo pasto . Amato , nell ' impeto della passione , volò sulla spalla della graziosa contadinella , e dava a vedere colle sue carezze il gran piacere che provava nel rivederla . Zelia , innamorata della dolcezza di questo animalino , lo lisciava delicatamente colla mano , e sebbene non pensasse di essere intesa , gli disse che gradiva il dono che le faceva di se stesso , e che gli avrebbe voluto sempre bene . " Che avete mai fatto , Zelia ? " , le disse l ' Eremita . " In questo modo avete impegnato la vostra parola . " " Sì , graziosa pastorella " , le disse Amato il quale riprese in quel momento la sua forma naturale , " la fine della mia metamorfosi dipendeva dal vostro consenso alla nostra unione . Voi mi avete promesso di amarmi sempre : confermate la mia felicità e io corro a scongiurare la fata Candida , mia protettrice , perché mi renda quella figura , sotto la quale ebbi la fortuna di piacervi . " " Voi non dovete temere per nulla la sua incostanza " , gli disse Candida , e lasciò cadere le spoglie d ' Eremita , sotto le quali s ' era nascosta , per apparire ai loro occhi tale , qual era difatti . " Zelia vi amò appena vi vide , ma i vostri vizi la costrinsero a nascondere la inclinazione che sentiva per voi . Il cambiamento avvenuto ora nel vostro cuore , la fa padrona di dare libero sfogo a tutta la sua tenerezza . Voi sarete felici , perché la vostra unione sarà fondata sulla virtù . " Amato e Zelia si erano gettati ai piedi di Candida . Il Principe non rifiniva di ringraziarla della sua bontà , e Zelia , oltremodo contenta di sapere che Amato detestava i propri trascorsi , tornava a ripetergli il grande amore che sentiva per lui . " Alzatevi , figli miei " , disse loro la fata , " che io voglio trasportarvi nel vostro palazzo per rendere ad Amato una corona , della quale i suoi vizi l ' avevano reso indegno . " Appena dette queste parole , si trovarono tutti nella camera di Solimano , il quale lietissimo di rivedere il suo diletto padrone divenuto virtuoso , gli cedé il trono e restò il più fedele de ' suoi sudditi . Amato regnò lungo tempo con Zelia : e si racconta che fu così scrupoloso nell ' adempimento dei propri doveri , che l ' anello che aveva ripreso , non lo punse nemmeno una volta sola , in modo da fargli far sangue . La Bella e la Bestia C ' era una volta un mercante che era ricco sfondato . Aveva sei figliuoli , tre maschi e tre femmine ; e siccome era un uomo che sapeva il vivere del mondo , non risparmiò nulla per educarli e diede loro ogni sorta di maestri . Le sue figlie erano bellissime : la minore soprattutto era una maraviglia , e da piccola la chiamavano la bella bambina , e di qui le rimase il soprannome di Bella , che fu poi cagione di gran gelosia per le sue sorelle . Questa figlia minore , oltr ' essere la più bella , era anche la più buona delle altre . Le due maggiori , perché erano ricche , avevano molto fumo ; si davano l ' aria di grandi signore , e non gradivano la compagnia delle figlie degli altri negozianti , ma se la dicevano soltanto col nobilume . Andavano dappertutto : ai balli , alle commedie , alle passeggiate ; e si ridevano della sorella minore , perché spendeva una gran parte del suo tempo nella lettura dei buoni libri . E perché si sapeva che erano molto ricche , parecchi negozianti , di quelli grossi davvero , le chiesero in mogli ; ma la maggiore e la seconda dissero chiaro e tondo che non si sarebbero mai maritate , se non fosse capitato loro un Duca o a dir poco un Conte . La Bella ( oramai vi ho detto che questo era il nome ) , la Bella , dunque , ringraziò con molta buona maniera coloro che volevano sposarla : e disse che era troppo giovane e che voleva tener compagnia ancora per qualche anno al suo genitore . Quand ' ecco che tutto a un tratto il mercante fece un gran fallimento e non gli rimase altro che una piccola casa assai lontana dalla città . Disse allora ai suoi figli , colle lacrime agli occhi , che bisognava rassegnarsi e andare ad abitare in quella casetta dove , mettendosi tutti a fare i contadini , avrebbero potuto campare e tirarsi avanti . Le due ragazze più anziane risposero che non volevano saperne nulla di lasciare la città , dov ' avevano molti amanti , ai quali non sarebbe parso vero di poterle sposare , anche senza un soldo di dote . Ma le povere figliuole s ' ingannavano all ' ingrosso perché , quando furono povere , tutti i loro amanti girarono largo . E siccome , a motivo della loro superbia , non erano in generale ben vedute , cosi dicevano tutti : " Non meritano compassione : è giusta che abbiano dovuto ripiegare le corna ; che vadano ora a fare le grandi signore dietro le pecore e i montoni ! " . Ma nel tempo stesso tutti dicevano : " Quanto alla Bella , ci rincresce proprio della sua disgrazia : è una gran buona figliuola ! è così alla mano coi poveri , e tanto amorosa e gentile ! " . Ci furono fra gli altri parecchi gentiluomini che la volevano sposare , sebbene non avesse più un soldo di dote : ma essa disse che non sapeva risolversi a lasciare il suo povero padre nella disgrazia , e che sarebbe andata con lui fra i campi , per consolarlo e dargli una mano nelle fatiche . La povera Bella , da principio , era rimasta molto male dell ' aver perduto ogni ben di fortuna ; ma poi si consolò col dire fra sé e sé : " Quand ' anche mi struggessi dal pianto , non varrebbe a farmi ricattare quello che ho perso : dunque è meglio cercare di essere felici , anche senza un centesimo in tasca " . Appena arrivati alla casa di campagna , il mercante e le sue tre figlie si dettero subito a lavorare i campi . La Bella si alzava la mattina alle quattro , avanti giorno , e si dava il pensiero di ripulir la casa e di preparare la colazione e il desinare per la famiglia . Sul primo ci pativa un poco , perché non era avvezza a strapazzarsi come una serva : ma di lì in capo a due mesi si fece più robusta e , faticando tutto il giorno , acquistò una salute di ferro . Quando aveva finite le sue faccende , si metteva a leggere o a suonare la spinetta : o anche canterellava e filava . Le sue sorelle , invece , s ' annoiavano da non averne idea : si levavano alle dieci della mattina , girellavano tutto il giorno e trovavano una specie di svago a rimpiangere i bei vestiti e la bella società di una volta . " Guarda un po ' " , dicevano fra loro , " come è stupida la nostra sorella minore : e che caratteraccio triviale ! Essa è contenta come una pasqua di trovarsi nella sua disgraziata condizione !..." Ma il buon mercante non la pensava così . Egli sapeva che Bella aveva molto più garbo delle sue sorelle a fare spicco in società : e ammirava la virtù di questa giovinetta e segnatamente la sua rassegnazione ; perché bisogna sapere che le sue sorelle , non contente di buttare addosso a lei tutte le faccende della casa , la punzecchiavano continuamente con mille parole insolenti . Era corso un anno dacché questa famiglia viveva lontana dalla città , quando il mercante ebbe una lettera nella quale gli si diceva che un bastimento , carico di mercanzie , di sua proprietà , era arrivato felicemente ! Ci scattò poco che questa notizia non facesse dar la balta al cervello alle due ragazze maggiori , le quali speravano così di poter lasciare la campagna , dove morivano dalla noia : e quando videro il padre sul punto di partire , lo pregarono che portasse loro dei vestiti , delle mantelline , dei cappellini e altri gingilli di moda . La Bella non gli chiese nulla , perché aveva già capito che tutto il valsente delle merci arrivate non sarebbe bastato a contentare i capricci delle sue sorelle . " E tu non vuoi che ti compri nulla ? " , le disse suo padre . " Poiché siete tanto buono da pensare a me " , ella rispose , " fatemi il piacere di portarmi una rosa : che in questi posti non ci fanno . " Non vuol dir già che alla Bella premesse la rosa : ma lo fece , per non criticare col suo esempio la condotta delle sorelle ; le quali avrebbero detto che non chiedeva nulla , per farsi distinguere e dar nell ' occhio . Il buon uomo partì , ma appena giunto , ebbe a sostenere un processo a causa delle sue mercanzie : e dopo mille seccature , se ne tornò indietro più povero di prima . Gli restavano da fare non più di trenta miglia per arrivare a casa , e già si consolava nel pensiero di rivedere la sua famigliola ; ma dovendo traversare un gran bosco , si smarrì e perdé la strada . La neve fioccava da far paura , e soffiava un vento così strapazzone , che lo gettò per due volte giù da cavallo . Venuta la notte , egli cominciò a credere di dover morire o di fame e di freddo , o divorato dai lupi , che si sentivano urlare a poca distanza . Quando a un tratto , nel voltar l ' occhio verso il fondo di una lunga sfilata d ' alberi , vide una gran fiamma che pareva lontana lontana . S ' avviò da quella parte , e poté distinguere che quella luce usciva da un gran palazzo , che era tutto illuminato . Il mercante ringraziò il cielo del soccorso mandatogli e si affrettò per giungere a questo castello ; ma rimase grandemente stupito di non trovarci anima viva . Il suo cavallo , che gli andava dietro , avendo visto una bella scuderia aperta , entrò dentro ; e trovatovi fieno e biada , il povero animale , che moriva di fame , vi si buttò sopra con grandissima avidità . Il mercante lo legò alla greppia : e s ' avviò verso la casa , dove non trovò nessuno . Ma entrato che fu in una gran sala , vi trovò un bel fuoco acceso , una tavola apparecchiata e con molte pietanze : ma c ' era una posata sola . Essendo bagnato fino al midollo dell ' ossa , per la neve e la molt ' acqua che aveva preso , si avvicinò al fuoco per asciugarsi , dicendo fra sé : " Il padrone di casa e i suoi domestici mi scuseranno della libertà che mi prendo ! Sono sicuro che staranno poco ad arrivare " . Aspetta , aspetta e nessuno veniva : finché suonarono le undici e ancora non s ' era visto alcuno . Allora non potendo più stare alle mosse , dalla gran fame prese un pollastro e , tremando dalla paura , lo mangiò in due bocconi . Bevve anche qualche sorso di vino , e messo su un po ' di coraggio , uscì dalla sala e traversò molti quartieri splendidamente tappezzati e ammobiliati . Alla fine trovò una camera dove c ' era un buon letto : e perché era mezzanotte suonata e si sentiva stanco morto , prese il partito di chiuder l ' uscio e di coricarsi . La mattina dopo si svegliò verso le dieci : e figuratevi come rimase , quando trovò un vestito molto decente nel posto dove aveva lasciato il suo , che era tutto logoro e cascava a pezzi . " Si vede bene " , egli disse , " che in questo palazzo ci sta di casa qualche buona fata , che si è mossa a compassione di me . " Si affacciò alla finestra e non vide più un filo di neve , ma pergolati di bellissimi fiori , che innamoravano soltanto a guardarli . Ritornò nella gran sala , dove la sera avanti aveva cenato e vide una piccola tavola , con sopra una chicchera e un vaso di cioccolata . " Grazie tante " , diss ' egli a voce alta , " grazie tante , signora fata , della garbatezza di aver pensato alla mia colazione . " Il buon uomo , quand ' ebbe preso la cioccolata , uscì per andare dal suo cavallo ; e passando sotto un pergolato di rose si ricordò che la Bella gliene aveva chiesta una , e staccò un tralcio dove ce n ' erano parecchie bell ' e sbocciate . In quel punto stesso sentì un gran rumore e vide venirsi incontro una bestia così spaventosa , che ci corse poco non cascasse svenuto : " Voi siete molto ingrato " , disse la Bestia con una voce da far rabbrividire , " vi ho salvata la vita accogliendovi nel mio castello , e in ricambio voi mi rubate le mie rose , che è per l ' appunto la cosa che io amo soprattutto in questo mondo . Per riparare al mal fatto non vi resta altro che morire : vi do tempo un quarto d ' ora per chiedere perdono a Dio " . Il mercante si gettò in ginocchio e a mani giunte prese a dire alla Bestia : " Monsignore , perdonatemi : non credevo davvero di offendervi a cogliere una rosa per una delle mie figlie , che me l ' aveva domandata " . " Non mi chiamo Monsignore " , rispose il mostro , " ma Bestia . I complimenti non fanno per me ; io voglio che ognuno parli come la pensa : per cui non vi mettete in capo d ' intenerirmi colle vostre moine . Mi avete detto che avete delle figliuole : ebbene , io potrò perdonarvi a patto che una di codeste figliuole venga qui a morire volontariamente nel posto vostro . Non una parola di più ; partite , e caso le vostre figlie ricusassero di morire per voi , giurate che dentro tre mesi ritornerete . " Quel pover ' uomo non aveva punta intenzione di sacrificare alcuna delle sue figlie al brutto mostro , ma pensò dentro di sé : " Non foss ' altro avrò almeno la consolazione di poterle abbracciare un ' altra volta " . Fece giuro di tornare , e la Bestia gli disse che poteva partire a piacer suo . " Ma non voglio " , soggiunge , " che tu debba andartene colle mani vuote . Ritorna nella camera dove hai dormito ; ci troverai un gran baule vuoto ; ché io penserò a fartelo portare fino a casa . " Detto questo , la Bestia se ne andò , e il buon uomo disse fra sé e sé : " Almeno , se ho da morire , potrò lasciare un boccon di pane a ' miei poveri ragazzi " . E tornò nella camera dove aveva dormito , e avendovi trovato delle monete d ' oro a corbellini , ne empì il baule , di cui gli aveva parlato la Bestia : quindi lo chiuse , e ripreso il cavallo lasciato nella scuderia , uscì dal palazzo con tanto malessere addosso , quanta era la gioia colla quale vi era entrato . Il cavallo prese da sé uno dei viottoli della foresta , e in poche ore il buon uomo arrivò alla sua casetta . I suoi figli gli furono tutti d ' intorno : ma invece di mostrarsi lieto alle loro carezze , il mercante li guardava e gli cascavano i lacrimoni dagli occhi . Egli aveva in mano il tralcio di rose , che portava a Bella : e nel darglielo , disse : " Bella , pigliate queste rose : ma costeranno molto care al vostro povero padre ! " . E così raccontò alla famiglia il brutto caso che gli era capitato . A quella storia le due sorelle maggiori si messero a berciare e dissero mille cosacce a Bella , la quale non piangeva né punto né poco . " Ecco le conseguenze " , esse dicevano , " dell ' orgoglio di questa monella : perché anche lei non fece come noi e non chiese dei vestiti ? Nient ' affatto ! la signorina voleva distinguersi . E ora è lei la cagione della morte di suo padre e non se ne fa né in qua né in là . " " Sarebbe inutile " , soggiunse Bella , " e perché dovrei piangere la morte di mio padre ? Egli non morirà una volta che il mostro si contenta di accettare in cambio una delle sue figlie ; io voglio mettermi in balìa del suo furore : e sono molto felice , perché così potrò avere la contentezza di salvare il padre mio e di provargli il gran bene che gli ho sempre voluto . " " No , sorella mia " , le dissero i suoi tre fratelli , " tu non morirai : noi anderemo a trovare il mostro , e periremo sotto i suoi colpi , se non saremo buoni di ucciderlo . " " Non lo sperate , ragazzi miei " , disse loro il mercante , " la potenza di questa Bestia è così sterminata , che non c ' è caso di poterla uccidere . Mi fa una vera consolazione il buon cuore di Bella : ma non voglio mandarla a morire . Io son vecchio ; non mi resta che poco tempo da vivere ; così , male che vada , posso scorciarmi di qualche anno la vita ; cosa che non rimpiango punto , perché lo faccio per amor vostro , miei cari figliuoli . " " Vi do la mia parola , padre mio " , disse Bella , " che voi non anderete a quel palazzo , senza di me : voi non mi potete impedire di seguirvi . Sebbene giovane , io non sono molto attaccata alla vita , e preferisco esser divorata da quel mostro , che morire dalla pena che mi farebbe la vostra perdita . " Ebbero un bel dire , ma la Bella volle a ogni costo partire anche lei per il palazzo del mostro ; e alle sorelle non parve vero , perché si rodevano di gelosia per le belle doti della sorella minore . Il mercante era così stonato dal dolore di dover perdere la figlia , che non gli passò per il capo neppure il baule che egli aveva riempito di monete d ' oro . Ma appena fu in camera restò grandemente stupito di trovarlo al piè del letto . Risolvette di non dir nulla in casa di essere diventato ricco , per paura che le figlie si mettessero in testa di voler tornare in città , mentre egli aveva fatto conto di voler morire in quella campagna . Peraltro confidò il segreto a Bella , la quale gli raccontò come nel tempo che era stato lontano , alcuni gentiluomini fossero venuti per casa e come , fra questi , ve ne fossero due che amoreggiavano colle sue sorelle . Si raccomandò al padre che le maritasse ; perché essa era tanto buona di cuore , che le amava tutte e due , e perdonava loro tutto il male che le avevano fatto . Quelle due cattive si strofinarono gli occhi colla cipolla per farsi venire i lucciconi , al momento che Bella partì con suo padre : ma i fratelli piangevano davvero : e anche il mercante . La sola che non piangesse era Bella , la quale non voleva inciprignire il dolore di tutti gli altri . Il cavallo prese la via del palazzo , e sul far della sera cominciarono di lontano a vederlo illuminato , tale e quale come la prima volta . Il cavallo andò da sé solo nella scuderia : e il buon uomo entrò con sua figlia nella gran sala , dove trovarono una gran tavola magnificamente apparecchiata per due . Il mercante non sapeva da che verso rifarsi per mangiare ; ma la Bella , sforzandosi di parer tranquilla , si messe a tavola e lo servì : poi diceva dentro di sé : " Capisco bene che la Bestia vuole ingrassarmi prima di far di me un boccone ! me n ' accorgo dalla maniera con cui mi tratta " . Quand ' ebbero cenato , udirono un gran fracasso e il mercante , colle lagrime agli occhi , disse addio alla sua povera figlia , perché sapeva che la Bestia era lì lì per arrivare . La Bella , alla vista di quell ' orribile figura , sentì fare un cavallone al sangue : ma s ' ingegnò di non darlo a divedere : e quando il mostro le domandò s ' era venuta da lui volentieri , rispose con voce tremante di sì . " Davvero che siete molto buona " , disse la Bestia , " e io vi sono riconoscentissimo . Buon uomo ! domani partirete , e Dio vi guardi dal tornare in questo luogo . Addio , Bella . " " Addio , Bestia " , ella rispose . E il mostro sparì . " Oh ! figlia mia " , disse il mercante abbracciandola e baciandola , " io son mezzo morto dalla paura . Fai a modo mio ; lasciami morir qui . " " No , padre mio " , rispose la Bella con fermezza , " voi partirete domani mattina , e mi abbandonerete all ' aiuto del cielo . Il cielo forse avrà compassione di me !..." L ' uno e l ' altro andarono a letto , coll ' idea che in tutta la notte non sarebbero stati buoni a chiudere un occhio , ma invece , appena si furono coricati nei loro letti , si addormentarono come ghiri . E la Bella vide in sogno una Regina , la quale le disse : " O Bella , io son contenta del vostro buon cuore . La nobile azione che fate , dando la vita per quella di vostro padre , non rimarrà senza premio " . Quando la Bella si svegliò , raccontò il sogno a suo padre , e sebbene questa cosa lo rinfrancasse un poco , non bastò peraltro a trattenerlo dal dare in grandissimi pianti , quando gli fu forza staccarsi dalla sua figlia adorata . Partito che fu , la Bella andò a sedersi nella gran sala ; e anche essa cominciò a piangere ; ma essendo molto coraggiosa , si raccomandò a Dio e fece conto di non darsi tanto alla disperazione per quel poco di tempo che le restava ancora da vivere : perché ella credeva fermamente che la Bestia sarebbe venuta a mangiarla nella serata . Intanto , mentre aspettava , pensò bene di girare e di visitare il castello , del quale non poteva starsi dall ' ammirare le grandi bellezze . E figuratevi se rimase a bocca aperta , quando vide una porta sulla quale c ' era scritto : Quartiere della Bella . Aprì in fretta e in furia questa porta e fu abbagliata dalle magnificenze che vi erano dentro ; ma ciò che maggiormente la colpì , fu la vista di una gran biblioteca , di un clavicembalo e di molti quaderni di musica . " Si vede proprio che non vogliono che io mi annoi " , disse fra sé e sé ; quindi pensò : " Se io dovessi albergare qui un giorno solamente , non mi avrebbero ammannito tutte queste belle cose " . Questo pensiero rianimò il suo coraggio . Ella aprì la biblioteca e vide un libro sul quale era scritto a lettere d ' oro : " Desiderate e comandate ; voi siete qui signora e padrona !..." . " Meschina me ! " , diss ' ella , " io non ho altro desiderio che di vedere il mio povero padre e di sapere che cos ' è di lui in questo momento ! " Queste parole le aveva dette dentro di sé , ma quale non fu il suo stupore , quando gettando gli occhi sopra uno specchio , vi mirò la sua casa , e per l ' appunto in quel momento in cui vi giungeva suo padre con un viso da far pietà . Le sue sorelle gli andavano incontro ; e malgrado le smorfie che facevano per parere afflitte , mostravano sul viso e a fior di pelle la contentezza provata per la perdita della loro sorella . Dopo un minuto sparì ogni cosa , ma la Bella non poté far di meno di pensare che la Bestia era molto compiacente , e che non aveva nulla da temere da essa . A mezzogiorno trovò la tavola bell ' e apparecchiata : e durante il pranzo udì un ' eccellente musica , senza che potesse vedere alcuno . La sera mentre stava per mettersi a tavola , sentì il fracasso che faceva la Bestia e fu presa da un tremito di paura : " Bella " , le disse il mostro , " siete contenta che io stia a vedervi mentre cenate ? " . " Non siete voi il padrone ? " , rispose la Bella , tremando . " No " , replicò la Bestia , " qui non c ' è altri padroni che voi ; se vi sono importuno , non dovete far altro che dirmelo e me ne anderò subito . Ditemi una cosa : non è vero che io vi sembro molto brutto ? " " È vero , sì " , rispose Bella , " perché io non sono avvezza di dire una cosa per un ' altra ; peraltro vi credo buonissimo di cuore . " " Avete ragione " , disse il mostro , " ma oltre all ' essere brutto io non ho punto spirito , e so benissimo d ' essere una Bestia . " " Non è mai una Bestia " , rispose Bella , " colui che crede di non avere spirito . Gl ' imbecilli non arriveranno mai a capire questa cosa . " " Su dunque , mangiate , Bella " , le disse il mostro , " e cercate tutti i mezzi per non annoiarvi nella vostra casa : perché tutto quello che vedete qui , è roba vostra : e io sarei mortificato se non vi sapessi contenta . " " Voi avete molta bontà per me " , disse la Bella , " e sono contentissima del vostro cuore : quando ci penso non mi sembrate nemmeno tanto brutto . " " Oh ! per questo " , rispose la Bestia , " il cuore è buono : ma io sono un mostro ! " " Conosco degli uomini che sono più mostri di voi " , disse Bella , " e quanto a me , mi piacete più voi con codesta vostra figura , di tant ' altri che , sotto l ' aspetto d ' uomo , nascondono un cuore falso , corrotto e sconoscente . " " Se avessi un po ' di spirito " , disse la Bestia , " farei un complimento per ringraziarvi : ma io sono uno stupido ; e tutto quel che posso dirvi è che vi sono obbligato . " La Bella cenò di buon appetito . Essa non aveva quasi più paura del mostro ; ma fu lì lì per morire di spavento , quando egli le disse : " Bella , volete esser mia moglie ? " . Ella stette un po ' di tempo senza rispondere : aveva paura di svegliare la collera del mostro con un rifiuto ; a ogni modo disse con voce tremante : " No , Bestia " . A questa risposta il povero mostro volle mandar fuori un sospiro e gli venne fatto un sibilo così spaventoso , che ne rintronò tutto il palazzo . Ma la Bella fu presto rassicurata , perché la Bestia , dopo averle detto " addio , dunque , Bella " , uscì dalla camera voltandosi indietro tre o quattro volte per poterla ancora vedere . Quando la Bella fu sola cominciò a sentire una gran compassione per la povera Bestia , e diceva : " Che peccato che sia così brutta , mentre sarebbe tanto buona ! " . La Bella , per tre mesi , menò in questo palazzo una vita abbastanza tranquilla . Tutte le sere la Bestia andava a farle visita , e durante la cena si tratteneva con lei , facendo mostra di molto buon senso , ma giammai di ciò che si chiama spirito fra le persone del mondo galante . Ogni giorno che passava , la Bella scopriva nuovi pregi nel mostro . A furia di vederlo , aveva fatto l ' occhio alle sue bruttezze , e invece di temere il momento della sua visita , ella guardava spesso l ' orologio per vedere quanto mancava alle nove , perché la Bestia a quell ' ora era sempre precisa . Una sola cosa metteva di mal umore la Bella ; ed era che tutte le sere , avanti di andare a letto , il mostro le domandava se voleva essere sua moglie , e rimaneva mortificatissimo quand ' essa rispondeva di no . Ella disse un giorno : " Voi mi fate una gran pena , Bestia ; vorrei potervi sposare , ma sono troppo sincera per darvi a sperare una cosa che non sarà mai . Io sarò sempre vostra buon ' amica . Contentatevi di questo " . " Per forza ! " rispose la Bestia . " Io son giusto . Io so che sono orrendo : ma vi voglio un gran bene . A ogni modo , io mi chiamo abbastanza fortunato se vi adattate a restar qui : promettetemi che non mi lascerete mai . " La Bella a queste parole fece il viso rosso . Ella aveva visto nello specchio che suo padre era malato dal dolore di averla perduta , e desiderava rivederlo . " Io potrei benissimo promettervi " diss ' ella alla Bestia " di non lasciarvi più per sempre ; ma mi struggo tanto di rivedere il padre mio , che morirei di crepacuore se mi rifiutaste questo piacere . " " Vorrei piuttosto morire " , disse il mostro , " che darvi un dispiacere ; io vi manderò da vostro padre : voi resterete con lui e la vostra Bestia morirà di dolore . " " No " , rispose la Bella piangendo , " io vi voglio troppo bene per essere cagione della vostra morte . Vi prometto di ritornare fra otto giorni . Mi avete fatto vedere che le mie sorelle sono maritate e che i miei fratelli sono partiti per l ' armata . Il mio povero padre è rimasto solo ; lasciatemi almeno una settimana con lui . " " Domattina ci sarete " , disse la Bestia , " ricordatevi delle vostre promesse . Quando vorrete tornare , non dovete far altro che posare il vostro anello sopra la tavola nell ' andare a letto . Addio , Bella . " La Bestia , mentre parlava così , sospirò secondo il suo uso solito , e la Bella andò a letto , tutta dispiacente di avergli dato questo dolore . Quando si svegliò la mattina dopo , si trovò in casa di suo padre ; e avendo suonato il campanello accanto al letto , vide venire la serva , la quale cacciò un grand ' urlo di sorpresa . Il buon uomo di suo padre , a quell ' urlo , corse subito , e nel rivederla , ci mancò poco non morisse dalla contentezza : e stettero abbracciati per più di un quarto d ' ora . Sfogate le prime tenerezze , la Bella pensò che non aveva vestiti per potersi levare , ma la serva le disse di aver trovato nella stanzaa accanto un gran baule pieno di vestiti , tutti d ' oro e ornati di brillanti . La Bella ringraziò la buona Bestia delle sue attenzioni : scelse fra quei vestiti il meno vistoso e ordinò alla serva di riporre gli altri , dei quali intendeva farne un regalo alle sorelle : ma appena ell ' ebbe pronunziate queste parole , il baule sparì . Peraltro suo padre avendole detto che la Bestia voleva che ella serbasse per sé ogni cosa , il baule ritornò al suo posto . La Bella si vestì , e in questo mentre furono avvertite le sue sorelle , le quali corsero subito insieme ai cari mariti . Tutte e due avevano combinato molto male ! La maggiore aveva sposato un gentiluomo , bello come un amore , ma tanto innamorato di sé , che dalla mattina alla sera non faceva altro che guardarsi allo specchio , senza curarsi né punto né poco della bellezza della moglie . La seconda aveva sposato un uomo che aveva molto spirito , ma se ne serviva soltanto per essere la disperazione di tutte le donne , cominciando da sua moglie . Le sorelle di Bella quando la videro vestita come una Regina e bella come un occhio di sole , se non creparono dalla rabbia , fu un miracolo . Ella ebbe un bell ' accarezzarle ; nulla poté ammansire la loro gelosia ; la quale anzi si accrebbe a cento doppi , quando raccontò quanto era felice . La due invidiose scesero in giardino per potersi sfogare a piangere , e dicevano : " O perché quella ragazzuccia è più fortunata di noi ? Non siamo forse più graziose e più belle di lei ? " . " Cara sorella " , disse la maggiore , " mi viene un ' idea : facciamo di tutto per trattenerla qui per più di otto giorni ; la sua stupida Bestia anderà sulle furie per la parola non mantenuta e forse la divorerà per castigarla . " " Dici bene , sorella " , rispose l ' altra , " ma perché la cosa riesca , bisogna cercare di ammaliarla con molte moine . " Preso questo partito , risalirono in casa tutt ' e due e cominciarono a fare tante e poi tante garbatezze alla sorella , che questa ne pianse di consolazione . Passati che furono gli otto giorni , le due sorelle si strapparono i capelli e diedero segni di disperazione per la partenza di lei , che ella finì col promettere di trattenersi altri otto giorni . Intanto la Bella rimproverava a se stessa il dolore che stava per dare alla sua povera Bestia , che essa amava davvero e che ora era dispiacente di non poterla vedere . La decima notte che ella passò in casa del padre , sognò di trovarsi nel palazzo e di vedere la Bestia distesa sull ' erba , vicina a morire , e che le rinfacciava la sua ingratitudine . Bella si destò tutt ' a un tratto e pianse : " Non son io molto cattiva " essa diceva " di dare questo dispiacere a una Bestia , che è stata tanto buona con me ? È colpa sua se è così brutta e se ha poco spirito ? Ella è buona : e questo val più d ' ogni cosa . Perché non ho io voluto sposarlo ? Io sarei più felice con lui che le mie sorelle coi loro mariti . Non è la bellezza né lo spirito di un marito che rendono felice una donna ; ma la bontà del carattere , la virtù e le buone maniere : e la Bestia ha tutte queste belle cose . Io non sento amore per essa ma la stimo , e ho per lei amicizia e riconoscenza . Ma non debbo renderla disgraziata : questa ingratitudine sarebbe per me un rimorso per tutta la vita " . Dette queste parole , la Bella si leva , mette l ' anello sulla tavola e ritorna a letto . Appena coricata si addormentò e , svegliandosi la mattina , vide con gioia di essere nel palazzo della Bestia . Si messe i vestiti più belli per andarle a genio anche di più , e s ' annoiò mortalmente nella smania di aspettare che arrivassero le nove ore di sera : ma l ' orologio ebbe un bel suonare le nove : la Bestia non comparve . La Bella allora temé di averle cagionato la morte : e disperata si dette a girare per tutto il palazzo , mandando altissimi pianti . Dopo aver cercato dappertutto , si ricordò del sogno e corse in giardino , vicino al fiume , dove dormendo , l ' aveva veduta . E difatti fu lì che trovò la povera Bestia distesa per terra priva di sensi : talché la credette morta . Senza provar ribrezzo di quella brutta figura , si gettò tutta sopra lei , e avendo sentito che il cuore batteva sempre , prese dal fiume un po ' d ' acqua e le bagnò la testa . La Bestia aprì gli occhi e disse alla Bella : " Voi avete dimenticata la vostra promessa : e il gran dolore di avervi perduta mi ha fatto decidere a lasciarmi morir di fame : ma ora muoio contenta , perché ho avuto la consolazione di potervi rivedere " . " No , mia cara Bestia , voi non morirete " , le disse la Bella , " voi vivrete per diventare mio sposo : da questo momento io vi do la mia mano , e giuro che non sarò d ' altri che di voi . Ohimè ! io credeva di non aver per voi che dell ' amicizia , ma il dolore che sento mi fa credere che non potrei più vivere senza vedervi . " Appena la Bella ebbe pronunziato queste parole , ecco che tutto il castello appare risplendente di lumi : i fuochi di artifizio , la musica , ogni cosa annunziava una gran festa . Ma queste meraviglie non incantarono punto i suoi occhi : ella si voltò verso la sua cara Bestia , il cui pericolo la teneva in tanta agitazione . E quale fu il suo stupore ! La Bestia era sparita , ed essa non vide ai suoi piedi che un Principe bello come un amore , il quale la ringraziava per aver rotto il suo incantesimo . Sebbene questo Principe meritasse tutte le sue premure , ella non poté stare dal chiedergli dove fosse la Bestia . " Eccola ai vostri piedi " , le disse il Principe , " una fata maligna mi aveva condannato a restare sotto quell ' aspetto finché una bella fanciulla non avesse acconsentito a sposarmi , e mi aveva per di più proibito di far mostra di spirito . Così in tutto il mondo non ci voleva che voi , per lasciarsi innamorare dalla bontà del mio carattere : ed offrendovi la mia corona , non posso sdebitarmi del gran bene che mi avete fatto . " La Bella , piacevolmente sorpresa , porse la mano al bel Principe perché si rialzasse in piedi . E andarono insieme al castello , dov ' essa ci mancò poco non si sentisse svenire dalla gioia , trovando nella gran sala il padre suo e tutta la sua famiglia , tra sportata al castello da quella bella Signora che le era apparsa in sogno . " Bella " , le disse questa Signora , che era una fata e di quelle coi fiocchi , " venite a ricevere la ricompensa della vostra buona scelta : voi avete preferito la virtù alla bellezza e allo spirito , e meritate per questo di trovare tutte quelle cose raccolte in una sola persona . Voi state per diventare una gran Regina : ma spero che il trono non vi farà scordare le vostre virtù . Quanto a voi , mie care signore " disse la fata alle due sorelle della Bella " conosco il vostro cuore e tutta la cattiveria che c ' è dentro : diventerete due statue ; ma nondimeno serberete il lume della ragione sotto la vostra forma di pietra . Starete alla porta del palazzo di vostra sorella ; e non vi impongo altra pena che quella di essere testimoni della sua felicità . Non potrete ritornare nello stato primiero , se non quando riconoscerete i vostri errori : ma ho una gran paura che dobbiate restare statue per sempre . Si può correggere l ' orgoglio , le bizze , la gola , la pigrizia ; ma la conversione di un cuore invidioso e cattivo è una specie di miracolo . " Nel dir così , diede un colpo di bacchetta , e tutti quelli che erano in quella sala , furono trasportati negli Stati del Principe . I suoi sudditi lo rividero con gioia , ed esso sposò la Bella , che visse con lui lungamente e in una felicità perfetta , perché era fondata sulla virtù .