Miscellanea ,
Avvertenza
Nel
voltare
in
italiano
i
Racconti
delle
fate
m
'
ingegnai
,
per
quanto
era
in
me
,
di
serbarmi
fedele
al
testo
francese
.
Parafrasarli
a
mano
libera
mi
sarebbe
parso
un
mezzo
sacrilegio
.
A
ogni
modo
,
qua
e
là
mi
feci
lecite
alcune
leggerissime
varianti
,
sia
di
vocabolo
,
sia
di
andatura
di
periodo
,
sia
di
modi
di
dire
:
e
questo
ho
voluto
notare
qui
di
principio
,
a
scanso
di
commenti
,
di
atti
subitanei
di
stupefazione
e
di
scrupoli
grammaticali
o
di
vocabolario
.
Peccato
confessato
,
mezzo
perdonato
:
e
così
sia
.
C
.
COLLODI
Barba
-
blu
C
'
era
una
volta
un
uomo
,
il
quale
aveva
palazzi
e
ville
principesche
,
e
piatterie
d
'
oro
e
d
'
argento
,
e
mobilia
di
lusso
ricamata
,
e
carrozze
tutte
dorate
di
dentro
e
di
fuori
.
Ma
quest
'
uomo
,
per
sua
disgrazia
,
aveva
la
barba
blu
:
e
questa
cosa
lo
faceva
così
brutto
e
spaventoso
,
che
non
c
'
era
donna
,
ragazza
o
maritata
,
che
soltanto
a
vederlo
,
non
fuggisse
a
gambe
dalla
paura
.
Fra
le
sue
vicinanti
,
c
'
era
una
gran
dama
,
la
quale
aveva
due
figlie
,
due
occhi
di
sole
.
Egli
ne
chiese
una
in
moglie
,
lasciando
alla
madre
la
scelta
di
quella
delle
due
che
avesse
voluto
dargli
:
ma
le
ragazze
non
volevano
saperne
nulla
:
e
se
lo
palleggiavano
dall
'
una
all
'
altra
,
non
trovando
il
verso
di
risolversi
a
sposare
un
uomo
,
che
aveva
la
barba
blu
.
La
cosa
poi
che
più
di
tutto
faceva
loro
ribrezzo
era
quella
,
che
quest
'
uomo
aveva
sposato
diverse
donne
e
di
queste
non
s
'
era
mai
potuto
sapere
che
cosa
fosse
accaduto
.
Fatto
sta
che
Barba
-
blu
,
tanto
per
entrare
in
relazione
,
le
menò
,
insieme
alla
madre
e
a
tre
o
quattro
delle
loro
amiche
e
in
compagnia
di
alcuni
giovinotti
del
vicinato
,
in
una
sua
villa
,
dove
si
trattennero
otto
giorni
interi
.
E
lì
,
fu
tutto
un
metter
su
passeggiate
,
partite
di
caccia
e
di
pesca
,
balli
,
festini
,
merende
:
nessuno
trovò
il
tempo
per
chiudere
un
occhio
,
perché
passavano
le
nottate
a
farsi
fra
loro
delle
celie
:
insomma
,
le
cose
presero
una
così
buona
piega
,
che
la
figlia
minore
finì
col
persuadersi
che
il
padrone
della
villa
non
aveva
la
barba
tanto
blu
,
e
che
era
una
persona
ammodo
e
molto
perbene
.
Tornati
di
campagna
,
si
fecero
le
nozze
.
In
capo
a
un
mese
,
Barba
-
blu
disse
a
sua
moglie
che
per
un
affare
di
molta
importanza
era
costretto
a
mettersi
in
viaggio
e
a
restar
fuori
almeno
sei
settimane
:
che
la
pregava
di
stare
allegra
,
durante
la
sua
assenza
;
che
invitasse
le
sue
amiche
del
cuore
,
che
le
menasse
in
campagna
,
caso
le
avesse
fatto
piacere
:
in
una
parola
,
che
trattasse
da
regina
e
tenesse
dappertutto
corte
bandita
.
"
Ecco
"
,
le
disse
,
"
le
chiavi
delle
due
grandi
guardarobe
:
ecco
quella
dei
piatti
d
'
oro
e
d
'
argento
,
che
non
vanno
in
opera
tutti
i
giorni
:
ecco
quella
dei
miei
scrigni
,
dove
tengo
i
sacchi
delle
monete
:
ecco
quella
degli
astucci
,
dove
sono
le
gioie
e
i
finimenti
di
pietre
preziose
:
ecco
la
chiave
comune
,
che
serve
per
aprire
tutti
i
quartieri
.
Quanto
poi
a
quest
'
altra
chiavicina
qui
,
è
quella
della
stanzina
,
che
rimane
in
fondo
al
gran
corridoio
del
pian
terreno
.
Padrona
di
aprir
tutto
,
di
andar
dappertutto
:
ma
in
quanto
alla
piccola
stanzina
,
vi
proibisco
d
'
entrarvi
e
ve
lo
proibisco
in
modo
così
assoluto
,
che
se
vi
accadesse
per
disgrazia
di
aprirla
,
potete
aspettarvi
tutto
dalla
mia
collera
.
"
Ella
promette
che
sarebbe
stata
attaccata
agli
ordini
:
ed
egli
,
dopo
averla
abbracciata
,
monta
in
carrozza
,
e
via
per
il
suo
viaggio
.
Le
vicine
e
le
amiche
non
aspettarono
di
essere
cercate
,
per
andare
dalla
sposa
novella
,
tanto
si
struggevano
dalla
voglia
di
vedere
tutte
le
magnificenze
del
suo
palazzo
,
non
essendosi
arrisicate
di
andarci
prima
,
quando
c
'
era
sempre
il
marito
,
a
motivo
di
quella
barba
blu
,
che
faceva
loro
tanta
paura
.
Ed
eccole
subito
a
sgonnellare
per
le
sale
,
per
le
camere
e
per
le
gallerie
,
sempre
di
meraviglia
in
meraviglia
.
Salite
di
sopra
,
nelle
stanze
di
guardaroba
,
andarono
in
visibilio
nel
vedere
la
bellezza
e
la
gran
quantità
dei
parati
,
dei
tappeti
,
dei
letti
,
delle
tavole
,
dei
tavolini
da
lavoro
,
e
dei
grandi
specchi
,
dove
uno
si
poteva
mirare
dalla
punta
dei
piedi
fino
ai
capelli
,
e
le
cui
cornici
,
parte
di
cristallo
e
parte
d
'
argento
e
d
'
argento
dorato
,
erano
la
cosa
più
bella
e
più
sorprendente
che
si
fosse
mai
veduta
.
Esse
non
rifinivano
dal
magnificare
e
dall
'
invidiare
la
felicità
della
loro
amica
,
la
quale
,
invece
,
non
si
divertiva
punto
alla
vista
di
tante
ricchezze
,
tormentata
,
com
'
era
,
dalla
gran
curiosità
di
andare
a
vedere
la
stanzina
del
pian
terreno
.
E
non
potendo
più
stare
alle
mosse
,
senza
badare
alla
sconvenienza
di
lasciar
lì
su
due
piedi
tutta
la
compagnia
,
prese
per
una
scaletta
segreta
,
e
scese
giù
con
tanta
furia
,
che
due
o
tre
volte
ci
corse
poco
non
si
rompesse
l
'
osso
del
collo
.
Arrivata
all
'
uscio
della
stanzina
,
si
fermò
un
momento
,
ripensando
alla
proibizione
del
marito
,
e
per
la
paura
dei
guai
,
ai
quali
poteva
andare
incontro
per
la
sua
disubbidienza
:
ma
la
tentazione
fu
così
potente
,
che
non
ci
fu
modo
di
vincerla
.
Prese
dunque
la
chiave
,
e
tremando
come
una
foglia
aprì
l
'
uscio
della
stanzina
.
Dapprincipio
non
poté
distinguere
nulla
perché
le
finestre
erano
chiuse
:
ma
a
poco
a
poco
cominciò
a
vedere
che
il
pavimento
era
tutto
coperto
di
sangue
accagliato
,
dove
si
riflettevano
i
corpi
di
parecchie
donne
morte
e
attaccate
in
giro
alle
pareti
.
Erano
tutte
le
donne
che
Barba
-
blu
aveva
sposate
,
eppoi
sgozzate
,
una
dietro
l
'
altra
.
Se
non
morì
dalla
paura
,
fu
un
miracolo
:
e
la
chiave
della
stanzina
,
che
essa
aveva
ritirato
fuori
dal
buco
della
porta
,
le
cascò
di
mano
.
Quando
si
fu
riavuta
un
poco
,
raccattò
la
chiave
,
richiuse
la
porticina
e
salì
nella
sua
camera
,
per
rimettersi
dallo
spavento
:
ma
era
tanto
commossa
e
agitata
,
che
non
trovava
la
via
a
pigliar
fiato
e
a
rifare
un
po
'
di
colore
.
Essendosi
avvista
che
la
chiave
della
stanzina
si
era
macchiata
di
sangue
,
la
ripulì
due
o
tre
volte
:
ma
il
sangue
non
voleva
andar
via
.
Ebbe
un
bel
lavarla
e
un
bello
strofinarla
colla
rena
e
col
gesso
:
il
sangue
era
sempre
lì
:
perché
la
chiave
era
fatata
e
non
c
'
era
verso
di
pulirla
perbene
:
quando
il
sangue
spariva
da
una
parte
,
rifioriva
subito
da
quell
'
altra
.
Barba
-
blu
tornò
dal
suo
viaggio
quella
sera
stessa
,
raccontando
che
per
la
strada
aveva
ricevuto
lettere
,
dove
gli
dicevano
che
l
'
affare
,
per
il
quale
si
era
dovuto
muovere
da
casa
,
era
stato
bell
'
e
accomodato
e
in
modo
vantaggioso
per
lui
.
La
moglie
fece
tutto
quello
che
poté
per
dargli
ad
intendere
che
era
oltremodo
contenta
del
suo
sollecito
ritorno
.
Il
giorno
dipoi
il
marito
le
richiese
le
chiavi
:
ed
ella
gliele
consegnò
:
ma
la
sua
mano
tremava
tanto
,
che
esso
poté
indovinare
senza
fatica
tutto
l
'
accaduto
.
"
Come
va
"
,
diss
'
egli
,
"
che
fra
tutte
queste
chiavi
non
ci
trovo
quella
della
stanzina
?
"
"
Si
vede
"
,
ella
rispose
,
"
che
l
'
avrò
lasciata
disopra
,
sul
mio
tavolino
.
"
"
Badate
bene
"
,
disse
Barba
-
blu
,
"
che
la
voglio
subito
.
"
Riuscito
inutile
ogni
pretesto
per
traccheggiare
,
convenne
portar
la
chiave
.
Barba
-
blu
,
dopo
averci
messo
sopra
gli
occhi
,
domandò
alla
moglie
:
"
Come
mai
su
questa
chiave
c
'
è
del
sangue
?
"
.
"
Non
lo
so
davvero
"
,
rispose
la
povera
donna
,
più
bianca
della
morte
.
"
Ah
!
non
lo
sapete
,
eh
!
"
,
replicò
Barba
-
blu
,
"
ma
lo
so
ben
io
!
Voi
siete
voluta
entrare
nella
stanzina
.
Ebbene
,
o
signora
:
voi
ci
entrerete
per
sempre
e
andrete
a
pigliar
posto
accanto
a
quelle
altre
donne
,
che
avete
veduto
là
dentro
.
"
Ella
si
gettò
ai
piedi
di
suo
marito
piangendo
e
chiedendo
perdono
,
con
tutti
i
segni
di
un
vero
pentimento
,
dell
'
aver
disubbidito
.
Bella
e
addolorata
com
'
era
,
avrebbe
intenerito
un
macigno
:
ma
Barba
-
blu
aveva
il
cuore
più
duro
del
macigno
.
"
Bisogna
morire
,
signora
"
,
diss
'
egli
,
"
e
subito
.
"
"
Poiché
mi
tocca
a
morire
"
,
ella
rispose
guardandolo
con
due
occhi
tutti
pieni
di
pianto
,
"
datemi
almeno
il
tempo
di
raccomandarmi
a
Dio
.
"
"
Vi
accordo
un
mezzo
quarto
d
'
ora
:
non
un
minuto
di
più
"
,
replicò
il
marito
.
Appena
rimasta
sola
,
chiamò
la
sua
sorella
e
le
disse
:
"
Anna
"
,
era
questo
il
suo
nome
,
"
Anna
,
sorella
mia
,
ti
prego
,
sali
su
in
cima
alla
torre
per
vedere
se
per
caso
arrivassero
i
miei
fratelli
;
mi
hanno
promesso
che
oggi
sarebbero
venuti
a
trovarmi
;
se
li
vedi
,
fa
'
loro
segno
,
perché
si
affrettino
a
più
non
posso
"
.
La
sorella
Anna
salì
in
cima
alla
torre
e
la
povera
sconsolata
le
gridava
di
tanto
in
tanto
:
"
Anna
,
Anna
,
sorella
mia
,
non
vedi
tu
apparir
nessuno
?
"
.
"
Non
vedo
altro
che
il
sole
che
fiammeggia
e
l
'
erba
che
verdeggia
.
"
Intanto
Barba
-
blu
,
con
un
gran
coltellaccio
in
mano
,
gridava
con
quanta
ne
aveva
ne
'
polmoni
:
"
Scendi
subito
!
o
se
no
,
salgo
io
"
.
"
Un
altro
minuto
,
per
carità
"
rispondeva
la
moglie
.
E
di
nuovo
si
metteva
a
gridare
con
voce
soffocata
:
"
Anna
,
Anna
,
sorella
mia
,
non
vedi
tu
apparir
nessuno
?
"
.
"
Non
vedo
altro
che
il
sole
che
fiammeggia
e
l
'
erba
che
verdeggia
.
"
"
Spicciati
a
scendere
"
,
urlava
Barba
-
blu
,
"
o
se
no
salgo
io
.
"
"
Eccomi
"
rispondeva
sua
moglie
;
e
daccapo
a
gridare
:
"
Anna
,
Anna
,
sorella
mia
,
non
vedi
tu
apparir
nessuno
?
"
.
"
Vedo
"
rispose
la
sorella
Anna
"
vedo
un
gran
polverone
che
viene
verso
questa
parte
...
"
"
Sono
forse
i
miei
fratelli
?
"
"
Ohimè
no
,
sorella
mia
:
è
un
branco
di
montoni
.
"
"
Insomma
vuoi
scendere
,
sì
o
no
?
"
,
urlava
Barba
-
blu
.
"
Un
'
altro
momentino
"
rispondeva
la
moglie
:
e
tornava
a
gridare
:
"
Anna
,
Anna
,
sorella
mia
,
non
vedi
tu
apparir
nessuno
?
"
.
"
Vedo
"
ella
rispose
"
due
cavalieri
che
vengono
in
qua
:
ma
sono
ancora
molto
lontani
.
"
"
Sia
ringraziato
Iddio
"
,
aggiunse
un
minuto
dopo
,
"
sono
proprio
i
nostri
fratelli
:
io
faccio
loro
tutti
i
segni
che
posso
,
perché
si
spiccino
e
arrivino
presto
.
"
Intanto
Barba
-
blu
si
messe
a
gridare
così
forte
,
che
fece
tremare
tutta
la
casa
.
La
povera
donna
ebbe
a
scendere
,
e
tutta
scapigliata
e
piangente
andò
a
gettarsi
ai
suoi
piedi
:
"
Sono
inutili
i
piagnistei
"
,
disse
Barba
-
blu
,
"
bisogna
morire
"
.
Quindi
pigliandola
con
una
mano
per
i
capelli
,
e
coll
'
altra
alzando
il
coltellaccio
per
aria
,
era
lì
lì
per
tagliarle
la
testa
.
La
povera
donna
,
voltandosi
verso
di
lui
e
guardandolo
cogli
occhi
morenti
,
gli
chiese
un
ultimo
istante
per
potersi
raccogliere
.
"
No
,
no
!
"
,
gridò
l
'
altro
,
"
raccomandati
subito
a
Dio
!
"
,
e
alzando
il
braccio
...
In
quel
punto
fu
bussato
così
forte
alla
porta
di
casa
,
che
Barba
-
blu
si
arrestò
tutt
'
a
un
tratto
;
e
appena
aperto
,
si
videro
entrare
due
cavalieri
i
quali
,
sfoderata
la
spada
,
si
gettarono
su
Barba
-
blu
.
Esso
li
riconobbe
subito
per
i
fratelli
di
sua
moglie
,
uno
dragone
e
l
'
altro
moschettiere
,
e
per
mettersi
in
salvo
,
si
dette
a
fuggire
.
Ma
i
due
fratelli
lo
inseguirono
tanto
a
ridosso
,
che
lo
raggiunsero
prima
che
potesse
arrivare
sul
portico
di
casa
.
E
costì
colla
spada
lo
passarono
da
parte
a
parte
e
lo
lasciarono
morto
.
La
povera
donna
era
quasi
più
morta
di
suo
marito
,
e
non
aveva
fiato
di
rizzarsi
per
andare
ad
abbracciare
i
suoi
fratelli
.
E
perché
Barba
-
blu
non
aveva
eredi
,
la
moglie
sua
rimase
padrona
di
tutti
i
suoi
beni
:
dei
quali
,
ne
dette
una
parte
in
dote
alla
sua
sorella
Anna
,
per
maritarla
con
un
gentiluomo
,
col
quale
da
tanto
tempo
faceva
all
'
amore
:
di
un
'
altra
se
ne
servì
per
comprare
il
grado
di
capitano
ai
suoi
fratelli
:
e
il
resto
lo
tenne
per
sé
,
per
maritarsi
con
un
fior
di
galantuomo
,
che
le
fece
dimenticare
tutti
i
crepacuori
che
aveva
sofferto
con
Barba
-
blu
.
Così
per
tutti
gli
sposi
.
Da
questo
racconto
,
che
risale
al
tempo
delle
fate
,
si
potrebbe
imparare
che
la
curiosità
,
massime
quando
è
spinta
troppo
,
spesso
e
volentieri
ci
porta
addosso
qualche
malanno
.
La
bella
addormentata
nel
bosco
C
'
era
una
volta
un
Re
e
una
Regina
che
erano
disperati
di
non
aver
figliuoli
,
ma
tanto
disperati
,
da
non
potersi
dir
quanto
.
Andavano
tutti
gli
anni
ai
bagni
,
ora
qui
ora
là
:
voti
,
pellegrinaggi
;
vollero
provarle
tutte
:
ma
nulla
giovava
.
Alla
fine
la
Regina
rimase
incinta
,
e
partorì
una
bambina
.
Fu
fatto
un
battesimo
di
gala
;
si
diedero
per
comari
alla
Principessina
tutte
le
fate
che
si
poterono
trovare
nel
paese
(
ce
n
'
erano
sette
)
perché
ciascuna
di
esse
le
facesse
un
regalo
;
e
così
toccarono
alla
Principessa
tutte
le
perfezioni
immaginabili
di
questo
mondo
.
Dopo
la
cerimonia
del
battesimo
,
il
corteggio
tornò
al
palazzo
reale
,
dove
si
dava
una
gran
festa
in
onore
delle
fate
.
Davanti
a
ciascuna
di
esse
fu
messa
una
magnifica
posata
,
in
un
astuccio
d
'
oro
massiccio
,
dove
c
'
era
dentro
un
cucchiaio
,
una
forchetta
e
un
coltello
d
'
oro
finissimo
,
tutti
guarniti
di
diamanti
e
di
rubini
.
Ma
in
quel
mentre
stavano
per
prendere
il
loro
posto
a
tavola
,
si
vide
entrare
una
vecchia
fata
,
la
quale
non
era
stata
invitata
con
le
altre
,
perché
da
cinquant
'
anni
non
usciva
più
dalla
sua
torre
e
tutti
la
credevano
morta
e
incantata
.
Il
Re
le
fece
dare
una
posata
,
ma
non
ci
fu
modo
di
farle
dare
,
come
alle
altre
,
una
posata
d
'
oro
massiccio
,
perché
di
queste
ne
erano
state
ordinate
solamente
sette
,
per
le
sette
fate
.
La
vecchia
prese
la
cosa
per
uno
sgarbo
,
e
brontolò
fra
i
denti
alcune
parole
di
minaccia
.
Una
delle
giovani
fate
,
che
era
accanto
a
lei
,
la
sentì
,
e
per
paura
che
volesse
fare
qualche
brutto
regalo
alla
Principessina
,
appena
alzati
da
tavola
,
andò
a
nascondersi
dietro
una
portiera
,
per
potere
in
questo
modo
esser
l
'
ultima
a
parlare
,
e
rimediare
,
in
quanto
fosse
stato
possibile
,
al
male
che
la
vecchia
avesse
fatto
.
Intanto
le
fate
cominciarono
a
distribuire
alla
Principessa
i
loro
doni
.
La
più
giovane
di
tutte
le
diede
in
regalo
che
ella
sarebbe
stata
la
più
bella
donna
del
mondo
:
un
'
altra
,
che
ella
avrebbe
avuto
moltissimo
spirito
:
la
terza
,
che
avrebbe
messo
una
grazia
incantevole
in
tutte
le
cose
che
avesse
fatto
:
la
quinta
che
avrebbe
cantato
come
un
usignolo
:
e
la
sesta
,
che
avrebbe
suonato
tutti
gli
strumenti
con
una
perfezione
da
strasecolare
.
Essendo
venuto
il
momento
della
vecchia
fata
,
essa
disse
tentennando
il
capo
più
per
la
bizza
che
per
ragion
degli
anni
,
che
la
Principessa
si
sarebbe
bucata
la
mano
con
un
fuso
e
che
ne
sarebbe
morta
!
Questo
orribile
regalo
fece
venire
i
brividi
a
tutte
le
persone
della
corte
,
e
non
ci
fu
uno
solo
che
non
piangesse
.
A
questo
punto
,
la
giovane
fata
uscì
di
dietro
la
portiera
e
disse
forte
queste
parole
:
"
Rassicuratevi
,
o
Re
e
Regina
;
la
vostra
figlia
non
morirà
:
è
vero
che
io
non
ho
abbastanza
potere
per
disfare
tutto
l
'
incantesimo
che
ha
fatto
la
mia
sorella
maggiore
:
la
Principessa
si
bucherà
la
mano
con
un
fuso
,
ma
invece
di
morire
,
s
'
addormenterà
soltanto
in
un
profondo
sonno
,
che
durerà
cento
anni
,
in
capo
ai
quali
il
figlio
di
un
Re
la
verrà
a
svegliare
"
.
Il
Re
,
per
la
passione
di
scansare
la
sciagura
annunziatagli
dalla
vecchia
,
fece
subito
bandire
un
editto
,
col
quale
era
proibito
a
tutti
di
filare
col
fuso
e
di
tenere
fusi
per
casa
,
pena
la
vita
.
Fatto
sta
,
che
passati
quindici
o
sedici
anni
,
il
Re
e
la
Regina
essendo
andati
a
una
loro
villa
,
accadde
che
la
Principessina
,
correndo
un
giorno
per
il
castello
e
mutando
da
un
quartiere
all
'
altro
,
salì
fino
in
cima
a
una
torre
,
dove
in
una
piccola
soffitta
c
'
era
una
vecchina
,
che
se
ne
stava
sola
sola
,
filando
la
sua
rocca
.
Questa
buona
donna
non
sapeva
nulla
della
proibizione
fatta
dal
Re
di
filare
col
fuso
.
"
Che
fate
voi
,
buona
donna
?
"
,
disse
la
Principessa
.
"
Son
qui
che
filo
,
mia
bella
ragazza
"
,
le
rispose
la
vecchia
,
che
non
la
conosceva
punto
.
"
Oh
!
carino
,
carino
tanto
!
"
,
disse
la
Principessa
,
"
ma
come
fate
?
datemi
un
po
'
qua
,
che
voglio
vedere
se
mi
riesce
anche
a
me
.
"
Vivacissima
e
anche
un
tantino
avventata
com
'
era
(
e
d
'
altra
parte
il
decreto
della
fata
voleva
così
)
,
non
aveva
ancora
finito
di
prendere
in
mano
il
fuso
,
che
si
bucò
la
mano
e
cadde
svenuta
.
La
buona
vecchia
,
non
sapendo
che
cosa
si
fare
,
si
mette
a
gridare
aiuto
.
Corre
gente
da
tutte
le
parti
;
spruzzano
dell
'
acqua
sul
viso
alla
Principessa
:
le
sganciano
i
vestiti
,
le
battono
sulle
mani
,
le
stropicciano
le
tempie
con
acqua
della
Regina
d
'
Ungheria
;
ma
non
c
'
è
verso
di
farla
tornare
in
sé
.
Allora
il
Re
,
che
era
accorso
al
rumore
,
si
ricordò
della
predizione
delle
fate
:
e
sapendo
bene
che
questa
cosa
doveva
accadere
,
perché
le
fate
l
'
avevano
detto
,
fece
mettere
la
Principessa
nel
più
bell
'
appartamento
del
palazzo
,
sopra
un
letto
tutto
ricami
d
'
oro
e
d
'
argento
.
Si
sarebbe
detta
un
angelo
,
tanto
era
bella
:
perché
lo
svenimento
non
aveva
scemato
nulla
alla
bella
tinta
rosa
del
suo
colorito
:
le
gote
erano
di
un
bel
carnato
,
e
le
labbra
come
il
corallo
.
Ella
aveva
soltanto
gli
occhi
chiusi
:
ma
si
sentiva
respirare
dolcemente
;
e
così
dava
a
vedere
che
non
era
morta
.
Il
Re
ordinò
che
la
lasciassero
dormire
in
pace
finché
non
fosse
arrivata
la
sua
ora
di
destarsi
.
La
buona
fata
,
che
le
aveva
salvata
la
vita
,
condannandola
a
dormire
per
cento
anni
,
si
trovava
nel
regno
di
Matacchino
,
distante
di
là
dodici
mila
chilometri
,
quando
capitò
alla
Principessa
questa
disgrazia
:
ma
ne
fu
avvertita
in
un
baleno
da
un
piccolo
nano
che
portava
ai
piedi
degli
stivali
di
sette
chilometri
(
erano
stivali
,
coi
quali
si
facevano
sette
chilometri
per
ogni
gambata
)
.
La
fata
partì
subito
,
e
in
men
di
un
'
ora
fu
vista
arrivare
dentro
un
carro
di
fuoco
,
tirato
dai
draghi
.
Il
Re
andò
ad
offrirle
la
mano
,
per
farla
scendere
dal
carro
.
Ella
diè
un
'
occhiata
a
quanto
era
stato
fatto
:
e
perché
era
molto
prudente
,
pensò
che
quando
la
Principessa
venisse
a
svegliarsi
,
si
vedrebbe
in
un
brutto
impiccio
,
a
trovarsi
sola
sola
in
quel
vecchio
castello
;
ed
ecco
quello
che
fece
.
Toccò
colla
sua
bacchetta
tutto
ciò
che
era
nel
castello
(
meno
il
Re
e
la
Regina
)
governanti
,
damigelle
d
'
onore
,
cameriste
,
gentiluomini
,
ufficiali
,
maggiordomi
,
cuochi
,
sguatteri
,
lacchè
,
guardie
,
svizzeri
,
paggi
e
servitori
;
e
così
toccò
ugualmente
tutti
i
cavalli
,
che
erano
nella
scuderia
coi
loro
palafrenieri
e
i
grossi
mastini
di
guardia
nei
cortili
e
la
piccola
Puffe
,
la
canina
della
Principessa
,
che
era
accanto
a
lei
,
sul
suo
letto
.
Appena
li
ebbe
toccati
,
si
addormentarono
tutti
,
per
risvegliarsi
soltanto
quando
si
sarebbe
risvegliata
la
loro
padrona
,
onde
trovarsi
pronti
a
servirla
in
tutto
e
per
tutto
.
Gli
stessi
spiedi
,
che
giravano
sul
fuoco
,
pieni
di
pernici
e
di
fagiani
si
addormentarono
:
e
si
addormentò
anche
il
fuoco
.
E
tutte
queste
cose
furono
fatte
in
un
batter
d
'
occhio
;
perché
le
fate
sono
sveltissime
nelle
loro
faccende
.
Allora
il
Re
e
la
Regina
,
quand
'
ebbero
baciata
la
loro
figliuola
,
senza
che
si
svegliasse
,
uscirono
dal
castello
,
e
fecero
bandire
che
nessuno
si
fosse
avvicinato
a
quei
pressi
.
E
la
proibizione
non
era
nemmeno
necessaria
,
perché
in
meno
d
'
un
quarto
d
'
ora
crebbe
,
lì
dintorno
al
parco
,
una
quantità
straordinaria
di
alberi
,
di
arbusti
,
di
sterpi
e
di
pruneti
,
così
intrecciati
fra
loro
,
che
non
c
'
era
pericolo
che
uomo
o
animale
potesse
passarvi
attraverso
.
Si
vedevano
appena
le
punte
delle
torri
del
castello
:
ma
bisognava
guardarle
da
una
gran
distanza
.
E
anche
qui
è
facile
riconoscere
che
la
fata
aveva
trovato
un
ripiego
del
suo
mestiere
,
affinché
la
Principessa
,
durante
il
sonno
,
non
avesse
a
temere
l
'
indiscretezza
dei
curiosi
.
In
capo
a
cent
'
anni
,
il
figlio
del
Re
che
regnava
allora
,
e
che
era
di
un
'
altra
famiglia
che
non
aveva
che
far
nulla
con
quella
della
Principessa
addormentata
,
andando
a
caccia
in
quei
dintorni
,
domandò
che
cosa
fossero
le
torri
che
si
vedevano
spuntare
al
di
sopra
di
quella
folta
boscaglia
.
Ciascuno
gli
rispose
,
secondo
quello
che
ne
avevano
sentito
dire
:
chi
gli
diceva
che
era
un
vecchio
castello
abitato
dagli
spiriti
;
chi
raccontava
che
tutti
gli
stregoni
del
vicinato
ci
facevano
il
loro
sabato
.
La
voce
più
comune
era
quella
che
ci
stesse
di
casa
un
orco
,
il
quale
portava
dentro
tutti
i
ragazzi
che
poteva
agguantare
,
per
poi
mangiarseli
a
suo
comodo
,
e
senza
pericolo
che
qualcuno
lo
rincorresse
,
perché
egli
solo
aveva
la
virtù
di
aprirsi
una
strada
attraverso
il
bosco
.
Il
Principe
non
sapeva
a
chi
dar
retta
,
quando
un
vecchio
contadino
prese
la
parola
e
gli
disse
:
"
Mio
buon
Principe
,
sarà
ormai
più
di
cinquant
'
anni
che
ho
sentito
raccontare
da
mio
padre
che
in
quel
castello
c
'
era
una
Principessa
,
la
più
bella
che
si
potesse
mai
vedere
;
che
essa
doveva
dormirvi
cento
anni
,
e
che
sarebbe
destata
dal
figlio
di
un
Re
,
al
quale
era
destinata
in
sposa
"
.
A
queste
parole
,
il
Principe
s
'
infiammò
;
senza
esitare
un
attimo
,
pensò
che
sarebbe
stato
lui
,
quello
che
avrebbe
condotto
a
fine
una
sì
bella
avventura
,
e
spinto
dall
'
amore
e
dalla
gloria
,
decise
di
mettersi
subito
alla
prova
.
Appena
si
mosse
verso
il
bosco
,
ecco
che
subito
tutti
gli
alberi
d
'
alto
fusto
e
i
pruneti
e
i
roveti
si
tirarono
da
parte
,
da
se
stessi
,
per
lasciarlo
passare
.
Egli
s
'
incamminò
verso
il
castello
,
che
era
in
fondo
a
un
viale
,
ed
entrò
dentro
;
e
la
cosa
che
gli
fece
un
po
'
di
stupore
,
fu
quella
di
vedere
che
nessuno
delle
sue
genti
aveva
potuto
seguirlo
,
perché
gli
alberi
,
appena
passato
lui
,
erano
tornati
a
ravvicinarsi
.
Ma
non
per
questo
si
peritò
a
tirare
avanti
per
la
sua
strada
:
un
Principe
giovine
e
innamorato
è
sempre
pien
di
valore
.
Entrò
in
un
gran
cortile
,
dove
lo
spettacolo
che
gli
apparve
dinanzi
agli
occhi
sarebbe
bastato
a
farlo
gelare
di
spavento
.
C
'
era
un
silenzio
,
che
metteva
paura
:
dappertutto
l
'
immagine
della
morte
:
non
si
vedevano
altro
che
corpi
distesi
per
terra
,
di
uomini
e
di
animali
,
che
parevano
morti
,
se
non
che
dal
naso
bitorzoluto
e
dalle
gote
vermiglie
dei
guardaportoni
,
egli
si
poté
accorgere
che
erano
soltanto
addormentati
,
e
i
loro
bicchieri
,
dove
c
'
erano
sempre
gli
ultimi
sgoccioli
di
vino
,
mostravano
chiaro
che
si
erano
addormentati
trincando
.
Passa
quindi
in
un
altro
gran
cortile
,
tutto
lastricato
di
marmo
;
sale
la
scala
ed
entra
nella
sala
delle
guardie
,
che
erano
tutte
schierate
in
fila
colla
carabina
in
braccio
,
e
russavano
come
tanti
ghiri
;
traversa
molte
altre
stanze
piene
di
cavalieri
e
di
dame
,
tutti
addormentati
,
chi
in
piedi
chi
a
sedere
.
Entra
finalmente
in
una
camera
tutta
dorata
,
e
vede
sopra
un
letto
,
che
aveva
le
cortine
tirate
su
dai
quattro
lati
,
il
più
bello
spettacolo
che
avesse
visto
mai
,
una
Principessa
che
mostrava
dai
quindici
ai
sedici
anni
,
e
nel
cui
aspetto
sfolgoreggiante
c
'
era
qualche
cosa
di
luminoso
e
di
divino
.
Si
accostò
tremando
e
ammirando
,
e
si
pose
in
ginocchio
accanto
a
lei
.
In
quel
punto
,
siccome
la
fine
dell
'
incantesimo
era
arrivata
,
la
Principessa
si
svegliò
,
e
guardandolo
con
certi
occhi
,
più
teneri
assai
di
quello
che
sarebbe
lecito
in
un
primo
abboccamento
,
"
Siete
voi
,
o
mio
Principe
?
"
,
ella
gli
disse
.
"
Vi
siete
fatto
molto
aspettare
!
"
Il
Principe
,
incantato
da
queste
parole
,
e
più
ancora
dal
modo
col
quale
erano
dette
,
non
sapeva
come
fare
a
esprimerle
la
sua
grazia
e
la
sua
gratitudine
.
Giurò
che
l
'
amava
più
di
se
stesso
.
I
suoi
discorsi
furono
sconnessi
e
per
questo
piacquero
di
più
;
perché
,
poca
eloquenza
,
grande
amore
!
Esso
era
più
imbrogliato
di
lei
,
né
c
'
è
da
farsene
meraviglia
,
a
motivo
che
la
Principessa
aveva
avuto
tutto
il
tempo
per
poter
pensare
alle
cose
che
avrebbe
avuto
da
dirgli
:
perché
,
a
quanto
pare
(
la
storia
peraltro
non
ne
fa
parola
)
,
durante
un
sonno
così
lungo
,
la
sua
buona
fata
le
avea
regalato
dei
piacevolissimi
sogni
.
Fatto
sta
,
che
erano
già
quattro
ore
che
parlavano
fra
loro
due
,
fitto
fitto
,
e
non
si
erano
ancora
detta
la
metà
delle
cose
che
avevano
da
dirsi
.
Intanto
tutte
le
persone
del
palazzo
si
erano
svegliate
colla
Principessa
:
e
ciascuno
aveva
ripreso
le
sue
faccende
:
e
siccome
tutti
non
erano
innamorati
,
così
non
si
reggevano
in
piedi
dalla
fame
.
La
dama
d
'
onore
,
che
sentiva
sfinirsi
come
gli
altri
,
perdé
la
pazienza
e
disse
ad
alta
voce
alla
Principessa
che
la
zuppa
era
in
tavola
.
Il
Principe
diede
mano
alla
Principessa
perché
si
alzasse
:
ella
era
già
abbigliata
e
con
gran
magnificenza
:
ed
egli
fu
abbastanza
prudente
da
farle
osservare
,
che
era
vestita
come
la
mi
'
nonna
,
e
che
aveva
un
camicino
alto
fin
sotto
gli
orecchi
,
come
costumava
un
secolo
addietro
.
Ma
non
per
questo
era
meno
bella
.
Passarono
nel
gran
salone
degli
specchi
e
lì
cenarono
,
serviti
a
tavola
dagli
ufficiali
della
Principessa
.
Gli
oboè
e
i
violini
suonarono
delle
sinfonie
vecchissime
,
ma
sempre
belle
,
quantunque
fosse
quasi
cent
'
anni
che
nessuno
pensava
più
a
suonarle
:
e
dopo
cena
,
senza
metter
tempo
in
mezzo
,
il
grande
elemosiniere
li
maritò
nella
cappella
di
corte
,
e
la
dama
d
'
onore
tirò
le
cortine
del
parato
.
Dormirono
poco
.
La
Principessa
non
ne
aveva
un
gran
bisogno
,
e
il
Principe
,
appena
fece
giorno
,
la
lasciò
per
ritornare
in
città
,
dove
il
padre
suo
stava
in
pensiero
per
lui
.
Il
Principe
gli
dette
a
intendere
che
,
nell
'
andare
a
caccia
,
s
'
era
sperso
in
una
foresta
e
che
aveva
dormito
nella
capanna
d
'
un
carbonaio
,
dove
aveva
mangiato
del
pan
nero
e
un
po
'
di
formaggio
.
Quel
buon
uomo
di
suo
padre
,
che
era
proprio
un
buon
uomo
,
ci
credé
:
ma
non
fu
così
di
sua
madre
,
la
quale
,
vedendo
che
il
figliuolo
andava
quasi
tutti
i
giorni
a
caccia
e
che
aveva
sempre
degli
ammennicoli
pronti
per
giustificarsi
,
tutte
le
volte
che
gli
accadeva
di
passare
tre
o
quattro
nottate
fuori
di
casa
,
finì
col
mettersi
in
capo
che
ci
doveva
essere
di
mezzo
qualche
amoretto
.
Perché
bisogna
sapere
che
egli
passò
più
di
due
anni
insieme
colla
Principessa
,
e
ne
ebbe
due
figli
;
di
cui
il
maggiore
,
che
era
una
femmina
,
si
chiamava
Aurora
,
e
il
secondo
che
era
maschio
,
fu
chiamato
Giorno
,
comecché
promettesse
di
essere
anche
più
bello
della
sorella
.
La
Regina
si
provò
più
volte
a
interrogare
il
figlio
,
e
a
metterlo
su
per
levargli
di
sotto
qualche
parola
:
dicendogli
che
in
questo
mondo
ognuno
è
padrone
di
fare
il
piacer
suo
:
ma
egli
non
si
arrisicò
mai
a
confidarle
il
segreto
del
suo
cuore
.
Voleva
bene
a
sua
madre
;
ma
ne
aveva
paura
,
perché
essa
veniva
da
una
famiglia
d
'
orchi
,
e
il
Re
s
'
era
indotto
a
sposarla
unicamente
a
cagione
delle
sue
grandi
ricchezze
.
Anzi
c
'
era
in
corte
la
diceria
che
ella
avesse
tutti
gli
istinti
dell
'
orco
;
e
che
,
quando
vedeva
passare
dei
ragazzetti
,
facesse
sopra
di
sé
degli
sforzi
inauditi
per
trattenersi
dalla
voglia
di
avventarsi
su
di
essi
e
di
mangiarseli
vivi
vivi
.
Ecco
perché
il
Principe
non
volle
mai
dir
nulla
dei
suoi
segreti
.
Ma
quando
il
Re
morì
,
e
questo
accadde
due
anni
dopo
,
e
che
egli
diventò
il
padrone
del
regno
,
fece
subito
bandire
pubblicamente
il
suo
matrimonio
e
andò
con
grande
scialo
a
prendere
la
Regina
sua
moglie
al
castello
.
Le
fu
preparato
un
solenne
ingresso
nella
capitale
del
Regno
,
dov
'
ella
entrò
in
mezzo
ai
suoi
due
figli
.
Di
lì
a
poco
tempo
il
Re
andò
a
far
la
guerra
al
Re
Cantalabutta
,
suo
vicino
.
Lasciò
la
reggenza
del
Regno
alla
Regina
sua
madre
,
e
le
raccomandò
tanto
e
poi
tanto
la
moglie
e
i
figliuoli
suoi
.
Si
contava
che
egli
dovesse
restare
alla
guerra
tutta
l
'
estate
,
che
appena
fu
partito
la
Regina
mandò
la
nuora
e
i
suoi
ragazzi
in
una
casa
in
mezzo
ai
boschi
,
per
poter
meglio
soddisfare
le
sue
orribili
voglie
.
Dopo
qualche
giorno
,
vi
andò
essa
pure
,
e
una
tal
sera
disse
al
suo
capo
cuoco
:
"
Domani
a
pranzo
voglio
mangiare
la
piccola
Aurora
"
.
"
Ah
,
signora
!
"
,
esclamò
il
cuoco
.
"
Voglio
così
"
,
rispose
la
Regina
;
e
lo
disse
col
tono
di
voce
d
'
un
'
orchessa
,
che
ha
proprio
voglia
di
mangiare
della
carne
viva
.
"
E
la
voglio
mangiare
in
salsa
piccante
.
"
Quel
pover
'
uomo
del
cuoco
,
vedendo
che
con
un
'
orchessa
c
'
era
poco
da
scherzare
,
prese
una
grossa
coltella
e
salì
su
nella
camera
della
piccola
Aurora
.
Ella
aveva
allora
quattr
'
anni
appena
,
e
corse
saltellando
e
ridendo
a
gettarglisi
al
collo
e
a
chiedergli
delle
chicche
.
Egli
si
mise
a
piangere
,
la
coltella
gli
cascò
di
mano
e
andò
giù
nella
corte
a
sgozzare
un
agnellino
,
e
lo
cucinò
con
una
salsa
così
buona
,
che
la
sua
padrona
ebbe
a
dire
di
non
aver
mai
mangiato
una
cosa
così
squisita
in
tempo
di
vita
sua
.
In
quello
stesso
tempo
esso
aveva
portato
via
la
piccola
Aurora
e
l
'
aveva
data
in
custodia
alla
sua
moglie
,
perché
la
nascondesse
nel
quartierino
di
sua
abitazione
in
fondo
al
cortile
.
Otto
giorno
dopo
quella
strega
della
Regina
disse
al
suo
capo
cuoco
:
"
Voglio
mangiare
a
cena
il
piccolo
Giorno
"
.
Egli
non
rispose
né
sì
né
no
,
risoluto
com
'
era
a
farle
lo
stesso
tiro
della
volta
passata
.
Andò
a
cercare
il
piccolo
Giorno
,
e
lo
trovò
con
una
spada
in
mano
,
che
tirava
di
scherma
con
una
grossa
scimmia
:
eppure
non
aveva
più
di
tre
anni
.
Lo
prese
e
lo
portò
alla
sua
moglie
,
la
quale
lo
nascose
insieme
colla
piccola
Aurora
:
e
in
luogo
del
fanciullo
,
servì
in
tavola
un
caprettino
di
latte
,
che
l
'
orchessa
trovò
delizioso
.
Fin
lì
le
cose
erano
andate
bene
;
ma
una
sera
la
malvagia
Regina
disse
al
cuoco
:
"
Voglio
mangiare
la
Regina
,
cucinata
colla
stessa
salsa
de
'
suoi
figliuoli
"
.
Fu
allora
che
il
povero
cuoco
sentì
cascarsi
le
braccia
,
perché
non
sapeva
proprio
come
fare
a
ingannarla
per
la
terza
volta
.
La
giovane
Regina
aveva
vent
'
anni
suonati
,
senza
contare
i
cento
passati
dormendo
;
e
la
sua
pelle
,
quantunque
sempre
bella
e
bianchissima
,
era
diventata
un
po
'
tosta
:
e
ora
come
trovare
nello
stallino
un
animale
che
avesse
per
l
'
appunto
la
pelle
tigliosa
a
quel
modo
?
Per
salvare
la
propria
vita
,
prese
la
risoluzione
di
tagliar
la
gola
alla
Regina
e
salì
nella
camera
di
lei
,
col
fermo
proposito
di
non
dovercisi
rifare
due
volte
.
Egli
fece
di
tutto
per
eccitarsi
e
per
andare
in
bestia
,
e
con
un
pugnale
in
mano
entrò
nella
camera
della
giovane
Regina
:
ma
non
volendola
prendere
di
sorpresa
,
le
raccontò
con
grandissimo
rispetto
l
'
ordine
ricevuto
dalla
Regina
madre
.
"
Fate
pure
,
fate
pure
"
,
ella
gli
disse
,
porgendogli
il
collo
,
"
eseguite
l
'
ordine
che
vi
hanno
dato
;
io
andrò
così
a
rivedere
i
miei
figli
,
i
miei
poveri
figli
,
che
ho
tanto
amato
.
"
Ella
li
credeva
morti
fin
dal
momento
che
li
aveva
veduti
sparire
,
senza
saperne
altro
.
"
No
,
no
,
o
signora
"
,
rispose
il
povero
cuoco
,
tutto
intenerito
,
"
voi
non
morirete
nient
'
affatto
:
e
non
lascerete
per
questo
di
andare
a
rivedere
i
vostri
figliuoli
:
ma
li
vedrete
a
casa
mia
,
dov
'
io
li
ho
nascosti
,
e
anche
per
questa
volta
ingannerò
la
Regina
,
facendole
mangiare
una
giovine
cervia
invece
di
voi
.
"
La
condusse
subito
nella
sua
camera
,
dove
,
lasciandola
che
si
sfogasse
a
baciare
le
sue
creature
,
e
a
piangere
con
esse
,
se
ne
andò
diviato
a
cucinare
una
cervia
,
che
la
Regina
mangiò
per
cena
,
col
medesimo
gusto
,
come
se
avesse
mangiato
la
giovine
Regina
.
Ella
era
molto
soddisfatta
della
sua
crudeltà
;
e
già
studiava
il
modo
per
dare
a
intendere
al
Re
,
quando
fosse
tornato
,
che
i
lupi
affamati
avevano
divorato
la
Regina
sua
moglie
e
i
suoi
ragazzi
.
Una
sera
che
la
Regina
madre
,
secondo
il
suo
solito
,
ronzava
in
punta
di
piedi
per
le
corti
e
per
i
cortili
,
a
fiutare
l
'
odore
della
carne
cruda
,
sentì
in
una
stanza
terrena
il
piccolo
Giorno
che
piangeva
,
perché
la
sua
mamma
lo
voleva
picchiare
,
a
causa
che
era
stato
cattivo
,
e
sentì
nello
stesso
tempo
la
piccola
Aurora
che
implorava
perdono
per
il
suo
fratellino
.
L
'
orchessa
riconobbe
la
voce
della
Regina
e
de
'
suoi
figliuoli
,
e
furibonda
d
'
essere
stata
ingannata
,
con
una
voce
spaventevole
,
che
fece
tremar
tutti
,
ordinò
che
la
mattina
dipoi
fosse
portata
in
mezzo
alla
corte
una
gran
vasca
,
e
che
la
vasca
fosse
riempita
di
vipere
,
di
rospi
,
di
ramarri
e
di
serpenti
per
farvi
gettar
dentro
la
Regina
,
i
figliuoli
,
il
capo
cuoco
,
la
moglie
di
lui
e
la
sua
serva
di
casa
.
Ella
aveva
ordinato
che
fossero
menati
tutti
colle
mani
legate
di
dietro
.
Essi
erano
lì
,
e
già
i
carnefici
si
preparavano
a
gettarli
nella
vasca
,
quand
'
ecco
che
il
Re
,
il
quale
non
era
aspettato
così
presto
di
ritorno
,
entrò
nella
corte
a
cavallo
:
esso
era
venuto
colla
posta
,
e
domandò
tutto
stupito
che
cosa
mai
volesse
dire
quell
'
orrendo
spettacolo
.
Nessuno
aveva
coraggio
di
aprir
bocca
,
quando
l
'
orchessa
,
presa
da
una
rabbia
indicibile
nel
vedere
quel
che
vedeva
,
si
gettò
da
se
stessa
colla
testa
avanti
nella
vasca
,
dove
in
un
attimo
fu
divorata
da
tutte
quelle
bestiacce
,
che
c
'
erano
state
messe
dentro
per
suo
comando
.
A
ogni
modo
il
Re
se
ne
mostrò
addolorato
,
perché
in
fin
dei
conti
era
sua
madre
:
ma
trovò
la
maniera
di
consolarsene
presto
colla
sua
bella
moglie
e
coi
suoi
bambini
.
Se
questo
racconto
avesse
voglia
d
'
insegnar
qualche
cosa
,
potrebbe
insegnare
alle
fanciulle
che
chi
dorme
non
piglia
pesci
...
né
marito
.
La
Bella
addormentata
nel
bosco
dormì
cent
'
anni
,
e
poi
trovò
lo
sposo
:
ma
il
racconto
forse
è
fatto
apposta
per
dimostrare
alle
fanciulle
che
non
sarebbe
prudenza
imitarne
l
'
esempio
.
Cenerentola
C
'
era
una
volta
un
gentiluomo
,
il
quale
aveva
sposata
in
seconde
nozze
una
donna
così
piena
di
albagia
e
d
'
arroganza
,
da
non
darsi
l
'
eguale
.
Ella
aveva
due
figlie
dello
stesso
carattere
del
suo
,
e
che
la
somigliavano
come
due
gocce
d
'
acqua
.
Anche
il
marito
aveva
una
figlia
,
ma
di
una
dolcezza
e
di
una
bontà
da
non
farsene
un
'
idea
;
e
in
questo
tirava
dalla
sua
mamma
,
la
quale
era
stata
la
più
buona
donna
del
mondo
.
Le
nozze
erano
appena
fatte
,
che
la
matrigna
dette
subito
a
divedere
la
sua
cattiveria
.
Ella
non
poteva
patire
le
buone
qualità
della
giovinetta
,
perché
,
a
quel
confronto
,
le
sue
figliuole
diventavano
più
antipatiche
che
mai
.
Ella
la
destinò
alle
faccende
più
triviali
della
casa
:
era
lei
che
rigovernava
in
cucina
,
lei
che
spazzava
le
scale
e
rifaceva
le
camere
della
signora
e
delle
signorine
;
lei
che
dormiva
a
tetto
,
proprio
in
un
granaio
,
sopra
una
cattiva
materassa
di
paglia
,
mentre
le
sorelle
stavano
in
camere
coll
'
impiantito
di
legno
,
dov
'
erano
letti
d
'
ultimo
gusto
,
e
specchi
da
potervisi
mirare
dalla
testa
fino
ai
piedi
.
La
povera
figliuola
tollerava
ogni
cosa
con
pazienza
,
e
non
aveva
cuore
di
rammaricarsene
con
suo
padre
,
il
quale
l
'
avrebbe
sgridata
,
perché
era
un
uomo
che
si
faceva
menare
per
il
naso
in
tutto
e
per
tutto
dalla
moglie
.
Quando
aveva
finito
le
sue
faccende
,
andava
a
rincantucciarsi
in
un
angolo
del
focolare
,
dove
si
metteva
a
sedere
nella
cenere
;
motivo
per
cui
la
chiamavano
comunemente
la
Culincenere
.
Ma
la
seconda
delle
sorelle
,
che
non
era
così
sboccata
come
la
maggiore
,
la
chiamava
Cenerentola
.
Eppure
Cenerentola
,
con
tutti
i
suoi
cenci
,
era
cento
volte
più
bella
delle
sue
sorelle
,
quantunque
fossero
vestite
in
ghingheri
e
da
grandi
signore
.
Ora
accadde
che
il
figlio
del
Re
diede
una
festa
da
ballo
,
alla
quale
furono
invitate
tutte
le
persone
di
grand
'
importanza
e
anche
le
nostre
due
signorine
furono
del
numero
,
perché
erano
di
quelle
che
facevano
grande
spicco
in
paese
.
Eccole
tutte
contente
e
tutte
affaccendate
a
scegliersi
gli
abiti
e
le
pettinature
,
che
tornassero
loro
meglio
a
viso
.
E
questa
fu
un
'
altra
seccatura
per
la
povera
Cenerentola
,
perché
toccava
a
lei
a
stirare
le
sottane
e
a
dare
l
'
amido
ai
manichini
.
Non
si
parlava
d
'
altro
in
casa
che
del
come
si
sarebbero
vestite
in
quella
sera
.
"
Io
"
,
disse
la
maggiore
,
"
mi
metterò
il
vestito
di
velluto
rosso
e
le
mie
trine
d
'Inghilterra."
"
E
io
"
,
disse
l
'
altra
,
"
non
avrò
che
il
mio
solito
vestito
:
ma
,
in
compenso
,
mi
metterò
il
mantello
a
fiori
d
'
oro
e
la
mia
collana
di
diamanti
,
che
non
è
dicerto
di
quelle
che
si
vedono
tutti
i
giorni
.
"
Mandarono
a
chiamare
la
pettinatora
di
gala
,
per
farsi
fare
i
riccioli
su
due
righe
,
e
comprarono
dei
nèi
dalla
fabbricante
più
in
voga
della
città
.
Quindi
chiamarono
Cenerentola
perché
dicesse
il
suo
parere
,
come
quella
che
aveva
moltissimo
gusto
;
e
Cenerentola
die
'
loro
i
migliori
consigli
,
e
per
giunta
si
offrì
di
vestirle
:
la
qual
cosa
fu
accettata
senza
bisogno
di
dirla
due
volte
.
Mentre
le
vestiva
e
le
pettinava
,
esse
dicevano
:
"
Di
'
,
Cenerentola
,
avresti
caro
di
venire
al
ballo
?..."
.
"
Ah
,
signorine
!
voi
mi
canzonate
:
questi
non
son
divertimenti
per
me
!
"
"
Hai
ragione
:
ci
sarebbe
proprio
da
ridere
,
a
vedere
una
Cenerentola
,
pari
tua
,
a
una
festa
da
ballo
.
"
Un
'
altra
ragazza
,
nel
posto
di
Cenerentola
,
avrebbe
fatto
di
tutto
per
vestirle
male
;
ma
essa
era
una
buonissima
figliuola
,
e
le
vestì
e
le
accomodò
come
meglio
non
si
poteva
fare
.
Per
la
gran
contentezza
di
questa
festa
,
stettero
quasi
due
giorni
senza
ricordarsi
di
mangiare
:
strapparono
più
di
dodici
aghetti
per
serrarsi
ai
fianchi
e
far
la
vita
striminzita
;
e
passavano
tutt
'
intera
la
santa
giornata
a
guardarsi
nello
specchio
.
Venne
finalmente
il
giorno
sospirato
.
Partirono
di
casa
e
Cenerentola
le
accompagnò
cogli
occhi
più
lontano
che
poté
:
quando
non
le
scorse
più
,
si
mise
a
piangere
.
La
sua
Comare
,
che
la
trovò
cogli
occhi
rossi
e
pieni
di
pianto
,
le
domandò
che
cosa
avesse
.
"
Vorrei
...
vorrei
...
"
E
piangeva
così
forte
,
che
non
poteva
finir
la
parola
.
La
Comare
,
che
era
una
fata
,
le
disse
:
"
Vorresti
anche
tu
andare
al
ballo
,
non
è
vero
?
"
.
"
Anch
'
io
,
sì
"
disse
Cenerentola
con
un
gran
sospirone
.
"
Ebbene
:
prometti
tu
d
'
essere
buona
?
"
,
disse
la
Comare
.
"
Allora
ti
ci
farò
andare
.
"
E
menatala
in
camera
,
le
disse
:
"
Vai
nel
giardino
e
portami
un
cetriolo
"
.
Cenerentola
scappò
subito
a
cogliere
il
più
bello
che
poté
trovare
e
lo
portò
alla
Comare
,
non
sapendo
figurarsi
alle
mille
miglia
come
mai
questo
cetriolo
l
'
avrebbe
fatta
andare
alla
festa
di
ballo
.
La
Comare
lo
vuotò
per
bene
,
e
rimasta
la
buccia
sola
,
ci
batté
sopra
colla
bacchetta
fatata
,
e
in
un
attimo
il
cetriolo
si
mutò
in
una
bella
carrozza
tutta
dorata
.
Dopo
,
andò
a
guardare
nella
trappola
,
dove
trovò
sei
sorci
,
tutti
vivi
.
Ella
disse
a
Cenerentola
di
tenere
alzato
un
pochino
lo
sportello
della
trappola
,
e
a
ciascun
sorcio
che
usciva
fuori
,
gli
dava
un
colpo
di
bacchetta
,
e
il
sorcio
diventava
subito
un
bel
cavallo
:
e
così
messe
insieme
un
magnifico
tiro
a
sei
,
con
tutti
i
cavalli
di
un
bel
pelame
grigio
-
topo
-
rosato
.
E
siccome
essa
non
sapeva
di
che
pasta
fabbricare
un
cocchiere
:
"
Aspettate
un
poco
"
disse
Cenerentola
"
voglio
andare
a
vedere
se
per
caso
nella
topaiola
ci
fosse
un
topo
;
che
così
ne
faremo
un
cocchiere
"
.
"
Brava
!
"
disse
la
Comare
"
va
'
un
po
'
a
vedere
.
"
Cenerentola
ritornò
colla
topaiola
,
dove
c
'
erano
tre
grossi
topi
.
La
fata
,
fra
i
tre
,
scelse
quello
che
aveva
la
barba
più
lunga
;
il
quale
,
appena
l
'
ebbe
toccato
,
diventò
un
bel
pezzo
di
cocchiere
,
e
con
certi
baffi
,
i
più
belli
che
si
fossero
mai
veduti
.
Fatto
questo
,
le
disse
:
"
Ora
vai
nel
giardino
:
e
dietro
l
'
annaffiatoio
troverai
sei
lucertole
.
Portamele
qui
.
"
Appena
l
'
ebbe
portate
,
la
Comare
le
convertì
in
sei
lacchè
,
i
quali
salirono
subito
dietro
la
carrozza
,
colle
loro
livree
gallonate
,
e
vi
si
tenevano
attaccati
,
come
se
in
vita
loro
non
avessero
fatto
altro
mestiere
.
Allora
la
fata
disse
a
Cenerentola
:
"
Eccoti
qui
tutto
l
'
occorrente
per
andare
al
ballo
:
sei
contenta
?
"
.
"
Sì
,
ma
che
ci
devo
andare
in
questo
modo
,
e
con
questi
vestitacci
che
ho
addosso
?
"
La
fata
non
fece
altro
che
toccarla
colla
sua
bacchetta
,
e
i
suoi
poveri
panni
si
cambiarono
in
vestiti
di
broccato
d
'
oro
e
di
argento
,
e
tutti
tempestati
di
pietre
preziose
:
quindi
le
diede
un
paio
di
scarpine
di
vetro
,
che
erano
una
meraviglia
.
Quand
'
ella
ebbe
finito
di
accomodarsi
,
montò
in
carrozza
:
ma
la
Comare
le
raccomandò
sopra
ogni
altra
cosa
di
non
far
più
tardi
della
mezzanotte
,
ammonendola
che
se
ella
si
fosse
trattenuta
al
ballo
un
minuto
di
più
,
la
sua
carrozza
sarebbe
ridiventata
un
cetriolo
,
i
suoi
cavalli
dei
sorci
,
i
suoi
lacchè
delle
lucertole
,
i
suoi
vestiti
avrebbero
ripreso
la
forma
e
l
'
aspetto
cencioso
di
prima
.
Ella
dette
alla
Comare
la
sua
parola
d
'
onore
che
sarebbe
venuta
via
dal
ballo
avanti
la
mezzanotte
.
E
partì
,
che
non
entrava
più
nella
pelle
dalla
gran
contentezza
.
Il
figlio
del
Re
,
essendogli
stato
annunziato
l
'
arrivo
di
una
Principessa
,
che
nessuno
sapeva
chi
fosse
,
corse
incontro
a
riceverla
,
e
offrì
la
mano
per
iscendere
di
carrozza
,
e
la
condusse
nella
sala
dov
'
erano
gl
'
invitati
.
Si
fece
allora
un
gran
silenzio
:
le
danze
rimasero
interrotte
,
i
violini
smessero
di
suonare
,
tutti
gli
occhi
erano
rivolti
a
contemplare
le
grandi
bellezze
della
sconosciuta
.
Non
si
sentiva
altro
che
un
bisbiglio
confuso
,
e
un
dire
sottovoce
:
"
Oh
!
com
'
è
bella
!..."
.
Lo
stesso
Re
,
per
quanto
vecchio
,
non
rifiniva
dal
guardarla
,
e
andava
dicendo
sottovoce
alla
Regina
,
che
da
molti
anni
non
gli
era
più
capitato
di
vedere
una
donna
tanto
bella
e
tanto
graziosa
.
Tutte
le
dame
avevano
gli
occhi
addosso
a
lei
,
per
esaminarne
la
pettinatura
e
i
vestiti
,
e
farsene
fare
degli
uguali
per
il
giorno
dopo
,
sempre
che
fosse
stato
possibile
trovare
delle
stoffe
così
belle
e
delle
modiste
così
valenti
.
Il
figlio
del
Re
la
collocò
nel
posto
d
'
onore
:
quindi
andò
a
prenderla
per
farla
ballare
.
Ella
ballò
con
tanta
grazia
,
da
far
crescere
in
tutti
lo
stupore
.
Fu
servito
un
magnifico
rinfresco
,
che
il
giovine
Principe
non
assaggiò
nemmeno
,
tanto
era
assorto
nel
rimirare
la
bella
sconosciuta
.
Ella
andò
a
porsi
accanto
alle
sue
sorelle
:
usò
loro
mille
finezze
:
e
fece
parte
ad
esse
delle
arance
e
dei
cedri
,
che
il
Principe
le
aveva
regalato
;
la
qual
cosa
le
meravigliò
moltissimo
,
perché
esse
non
la
riconobbero
né
punto
né
poco
.
In
quella
che
stavano
discorrendo
insieme
,
Cenerentola
sentì
battere
le
undici
e
tre
quarti
;
e
fatta
subito
una
gran
riverenza
a
tutta
la
società
,
scappò
via
come
il
vento
.
Appena
arrivata
a
casa
,
corse
a
trovare
la
Comare
,
e
dopo
averla
ringraziata
,
le
disse
che
avrebbe
avuto
un
gran
piacere
di
tornare
anche
alla
festa
del
giorno
dipoi
,
perché
il
figlio
del
Re
l
'
aveva
pregata
molto
.
Mentre
stava
raccontando
alla
Comare
tutti
i
particolari
della
festa
,
le
due
sorelle
bussarono
alla
porta
:
Cenerentola
andò
loro
ad
aprire
.
"
Quanto
siete
state
a
tornare
!
"
disse
ella
stropicciandosi
gli
occhi
e
stirandosi
come
se
si
fosse
svegliata
in
quel
momento
.
E
sì
,
che
ella
non
aveva
avuto
davvero
una
gran
voglia
di
dormire
,
dacché
s
'
erano
lasciate
.
"
Se
tu
fossi
stata
al
ballo
"
,
le
disse
una
delle
sue
sorelle
"
non
ti
saresti
annoiata
:
vi
è
capitato
la
più
bella
Principessa
,
ma
di
'
pure
la
più
bella
che
si
possa
vedere
al
mondo
:
essa
ci
ha
fatto
mille
garbatezze
,
e
ci
ha
regalato
dei
cedri
e
delle
arance
.
"
Cenerentola
non
capiva
più
in
sé
dalla
gioia
.
Ella
domandò
loro
il
nome
di
questa
Principessa
;
ma
quelle
risposero
che
non
la
conoscevano
,
e
che
il
figlio
del
Re
si
struggeva
della
voglia
di
sapere
chi
fosse
,
e
che
per
saperlo
avrebbe
dato
qualunque
cosa
.
Cenerentola
sorrise
,
e
disse
loro
:
"
Dev
'
esser
bella
davvero
!
Dio
mio
!
come
siete
felici
voi
altre
!
Che
cosa
pagherei
di
poterla
vedere
!
Via
,
signora
Giulietta
,
prestatemi
il
vostro
vestito
giallo
,
quello
di
tutti
i
giorni
...
"
.
"
Giusto
,
lo
dicevo
anch
'
io
!
"
rispose
Giulietta
.
"
Prestare
il
mio
vestito
a
una
brutta
Cenerentola
come
te
.
Bisognerebbe
proprio
dire
che
avessi
perso
il
giudizio
.
"
Questa
risposta
Cenerentola
se
l
'
aspettava
:
e
ne
fu
contentissima
;
perché
si
sarebbe
trovata
in
un
grande
impiccio
,
se
la
sua
sorella
le
avesse
prestato
il
vestito
.
La
sera
dopo
le
due
sorelle
tornarono
al
ballo
:
e
Cenerentola
pure
;
ma
vestita
anche
più
sfarzosamente
della
prima
volta
.
Il
figlio
del
Re
non
la
lasciò
un
minuto
;
e
in
tutta
la
serata
non
fece
altro
che
dirle
un
monte
di
cose
appassionate
e
galanti
.
La
giovinetta
,
che
non
s
'
annoiava
punto
,
si
era
dimenticata
le
raccomandazioni
fatte
dalla
Comare
;
tant
'
è
vero
che
sentì
battere
il
primo
tocco
della
mezzanotte
,
e
credeva
che
non
fossero
ancora
le
undici
.
S
'
alzò
e
fuggì
con
tanta
leggerezza
,
che
pareva
una
cervia
.
Il
Principe
le
corse
dietro
,
ma
non
poté
raggiungerla
.
Nel
fuggire
,
ella
lasciò
cascare
una
delle
sue
scarpine
di
vetro
,
che
il
Principe
raccattò
con
grandissimo
amore
.
Cenerentola
arrivò
a
casa
tutta
scalmanata
,
senza
carrozza
,
senza
lacchè
e
con
addosso
il
vestito
di
tutti
i
giorni
,
non
essendole
rimasto
nulla
delle
sue
magnificenze
,
all
'
infuori
di
una
delle
sue
scarpine
,
la
compagna
di
quella
che
aveva
perduta
per
la
strada
.
Fu
domandato
ai
guardaportoni
del
palazzo
,
se
per
caso
avessero
veduto
uscire
una
Principessa
;
ma
essi
risposero
che
non
avevano
veduto
uscir
nessuno
,
tranne
una
ragazza
mal
vestita
e
che
dall
'
aspetto
pareva
piuttosto
una
contadina
che
una
signora
.
Quando
le
sorelle
ritornarono
dal
ballo
,
Cenerentola
chiese
loro
se
si
erano
divertite
e
se
c
'
era
stata
anche
la
bella
signora
.
Esse
risposero
di
si
,
e
che
era
scappata
via
allo
scocco
della
mezzanotte
,
e
con
tanta
furia
,
che
s
'
era
lasciata
cascare
una
delle
sue
scarpine
di
vetro
,
la
più
bella
scarpina
del
mondo
:
e
che
il
figlio
del
Re
l
'
aveva
raccattata
,
e
non
aveva
fatto
altro
che
guardarla
tutto
il
tempo
del
ballo
,
e
che
questo
voleva
dire
che
egli
era
innamorato
morto
della
bella
signora
,
alla
quale
apparteneva
la
scarpina
.
E
dicevano
la
verità
:
perché
di
lì
a
pochi
giorni
il
figlio
del
Re
fece
bandire
a
suon
di
tromba
che
sposerebbe
colei
,
il
cui
piede
avesse
calzato
bene
quella
scarpina
.
Si
cominciò
a
provare
la
scarpa
alle
Principesse
:
poi
alle
Duchesse
e
a
tutte
le
dame
di
corte
:
ma
era
tempo
perso
.
Fu
portata
a
casa
delle
due
sorelle
,
le
quali
fecero
ogni
sforzo
possibile
per
far
entrare
il
piede
in
quella
scarpa
:
ma
non
ci
fu
modo
.
Cenerentola
,
che
stava
a
guardarle
e
che
aveva
riconosciuta
la
scarpina
,
disse
loro
:
"
Voglio
vedere
anch
'
io
se
mi
va
bene
!
"
.
Le
sorelle
si
misero
a
ridere
e
a
canzonarla
.
Il
gentiluomo
incaricato
di
far
la
prova
della
scarpa
,
avendo
posato
gli
occhi
addosso
a
Cenerentola
e
parendogli
molto
bella
,
disse
che
era
giustissimo
,
e
che
egli
aveva
l
'
ordine
di
provar
la
scarpa
a
tutte
le
fanciulle
.
Fece
sedere
Cenerentola
,
e
avvicinando
la
scarpa
al
suo
piedino
,
vide
che
c
'
entrava
senz
'
ombra
di
fatica
e
che
calzava
proprio
come
un
guanto
.
Lo
stupore
delle
due
sorelle
fu
grande
,
ma
crebbe
del
doppio
,
quando
Cenerentola
cavò
fuori
di
tasca
l
'
altra
scarpina
e
se
la
infilò
in
quell
'
altro
piede
.
In
codesto
punto
arrivò
la
Comare
,
la
quale
,
dato
un
colpo
di
bacchetta
ai
vestiti
di
Cenerentola
,
li
fece
diventare
assai
più
sfarzosi
,
che
non
fossero
stati
mai
.
Allora
le
due
sorelle
riconobbero
in
essa
la
bella
signora
veduta
al
ballo
;
e
si
gettarono
ai
suoi
piedi
per
chiederle
perdono
dei
mali
trattamenti
che
le
avevano
fatto
patire
.
Cenerentola
le
fece
alzare
,
e
disse
,
abbracciandole
,
che
perdonava
loro
di
cuore
,
e
che
le
pregava
ad
amarla
sempre
e
dimolto
.
Vestita
com
'
era
,
fu
condotta
dal
Principe
,
al
quale
parve
più
bella
di
tutte
le
altre
volte
,
e
dopo
pochi
giorni
la
sposò
.
Cenerentola
,
buona
figliuola
quanto
bella
,
fece
dare
un
quartiere
alle
sue
sorelle
,
e
le
maritò
il
giorno
stesso
a
due
gentiluomini
della
corte
.
Questo
racconto
,
invece
di
una
morale
,
ne
ha
due
.
Prima
morale
:
la
bellezza
,
per
le
donne
in
ispecie
,
è
un
gran
tesoro
;
ma
c
'
è
un
tesoro
che
vale
anche
di
più
,
ed
è
la
grazia
,
la
modestia
e
le
buone
maniere
.
Con
queste
doti
Cenerentola
arrivò
a
diventar
Regina
.
Altra
morale
:
grazia
,
spirito
,
coraggio
,
modestia
,
nobiltà
di
sangue
,
buon
senso
,
tutte
bellissime
cose
;
ma
che
giovano
questi
doni
della
Provvidenza
,
se
non
si
trova
un
compare
o
una
comare
,
oppure
,
come
si
dice
oggi
,
un
buon
diavolo
che
ci
porti
?
Senza
l
'
aiuto
della
Comare
,
che
cosa
avrebb
'
ella
fatto
quella
buona
e
brava
figliuola
di
Cenerentola
?
Puccettino
C
'
era
una
volta
un
taglialegna
e
una
taglialegna
,
i
quali
avevano
sette
figliuoli
,
tutti
maschi
:
il
maggiore
aveva
dieci
anni
,
il
minore
sette
.
Farà
forse
caso
di
vedere
come
un
taglialegna
avesse
avuto
tanti
figliuoli
in
così
poco
tempo
:
ma
egli
è
,
che
la
sua
moglie
era
svelta
nelle
sue
cose
,
e
quando
ci
si
metteva
,
non
faceva
meno
di
due
figliuoli
alla
volta
.
E
perché
erano
molto
poveri
,
i
sette
ragazzi
davano
loro
un
gran
pensiero
,
per
la
ragione
che
nessuno
di
essi
era
in
grado
di
guadagnarsi
il
pane
.
La
cosa
che
maggiormente
li
tormentava
,
era
che
il
minore
veniva
su
delicato
e
non
parlava
mai
:
e
questo
che
era
un
segno
manifesto
di
bontà
del
suo
carattere
,
lo
scambiavano
per
un
segno
di
stupidaggine
.
Il
ragazzo
era
minuto
di
persona
;
e
quando
venne
al
mondo
,
non
passava
la
grossezza
di
un
dito
pollice
;
per
cui
lo
chiamarono
Puccettino
.
Capitò
un
'
annata
molto
trista
,
nella
quale
la
carestia
fu
così
grande
,
che
quella
povera
gente
risolvettero
di
disfarsi
de
'
loro
figliuoli
.
Una
sera
che
i
bambini
erano
a
letto
,
e
che
il
taglialegna
stava
nel
canto
del
fuoco
,
disse
,
col
cuore
che
gli
si
spezzava
,
alla
sua
moglie
:
"
Come
tu
vedi
,
non
abbiamo
più
da
dar
da
mangiare
ai
nostri
figliuoli
:
e
non
mi
regge
l
'
animo
di
vedermeli
morir
di
fame
innanzi
agli
occhi
:
oramai
io
sono
risoluto
a
menarli
nel
bosco
e
farveli
sperdere
;
né
ci
vorrà
gran
fatica
,
perché
,
mentre
essi
si
baloccheranno
a
far
dei
fastelli
,
noi
ce
la
daremo
a
gambe
,
senza
che
abbiano
tempo
di
addarsene
"
.
"
Ah
!
"
,
gridò
la
moglie
,
"
e
puoi
tu
aver
tanto
cuore
da
sperdere
da
te
stesso
le
tue
creature
?
"
Il
marito
ebbe
un
bel
tornare
a
battere
sulla
miseria
,
in
cui
si
trovavano
;
ma
la
moglie
non
voleva
acconsentire
a
nessun
patto
.
Era
povera
,
ma
era
madre
:
peraltro
,
ripensando
anch
'
essa
al
dolore
che
avrebbe
provato
se
li
avesse
veduti
morire
di
fame
,
finì
col
rassegnarvisi
,
e
andò
a
letto
piangendo
.
Puccettino
aveva
sentito
tutti
i
loro
discorsi
:
e
avendo
capito
,
dal
letto
,
che
ragionavano
di
affari
,
si
levò
in
punta
di
piedi
,
sgattaiolando
sotto
lo
sgabello
di
suo
padre
,
per
potere
ascoltare
ogni
cosa
senz
'
esser
visto
.
Quindi
ritornò
a
letto
,
e
non
chiuse
un
occhio
nel
resto
della
nottata
,
rimuginando
quello
che
doveva
fare
.
Si
levò
a
giorno
,
e
andò
sul
margine
di
un
ruscello
,
dove
si
riempì
la
tasca
di
sassolini
bianchi
:
poi
chiotto
chiotto
se
ne
tornò
a
casa
.
Partirono
,
ma
Puccettino
non
disse
nulla
ai
suoi
fratelli
di
quello
che
sapeva
.
Entrarono
dentro
una
foresta
foltissima
,
dove
alla
distanza
di
due
passi
non
c
'
era
modo
di
vedersi
l
'
uno
coll
'
altro
.
Il
taglialegna
si
messe
a
tagliar
legne
,
e
i
ragazzi
a
raccogliere
delle
frasche
per
far
dei
fastelli
.
Il
padre
e
la
madre
,
vedendoli
intenti
al
lavoro
,
si
allontanarono
adagio
adagio
,
finché
se
la
svignarono
per
un
viottolo
fuori
di
mano
.
Quando
i
ragazzi
si
videro
soli
,
si
misero
a
strillare
e
a
piangere
forte
forte
.
Puccettino
li
lasciò
berciare
,
essendo
sicuro
che
a
ogni
modo
sarebbero
tornati
a
casa
;
perché
egli
,
strada
facendo
,
aveva
lasciato
cadere
lungo
la
via
i
sassolini
bianchi
che
s
'
era
messi
nella
tasca
.
"
Non
abbiate
paura
di
nulla
,
fratelli
miei
"
,
disse
loro
,
"
il
babbo
e
la
mamma
ci
hanno
lasciati
qui
soli
;
ma
io
vi
rimenerò
a
casa
:
venitemi
dietro
.
"
Essi
infatti
lo
seguirono
,
ed
egli
li
menò
per
la
stessa
strada
che
avevano
fatta
,
andando
al
bosco
.
Da
principio
non
ebbero
coraggi
d
'
entrarvi
:
e
si
messero
in
orecchio
alla
porta
di
casa
per
sentire
quello
che
dicevano
fra
loro
,
il
padre
e
la
madre
.
Ora
bisogna
sapere
che
quando
il
taglialegna
e
sua
moglie
rientrarono
in
casa
,
trovarono
che
il
signore
del
villaggio
aveva
mandato
loro
dieci
scudi
,
di
cui
era
debitore
da
molto
tempo
,
e
sui
quali
non
ci
contavano
più
.
Questo
bastò
per
rimettere
un
po
'
di
fiato
in
corpo
a
quella
povera
gente
,
che
era
proprio
a
tocco
e
non
tocco
per
morir
di
fame
.
Il
taglialegna
mandò
subito
la
moglie
dal
macellaro
.
E
siccome
era
molto
tempo
che
non
s
'
erano
sfamati
,
essa
comprò
tre
volte
più
di
carne
di
quella
che
ne
sarebbe
abbisognata
per
la
cena
di
due
persone
.
Quando
furono
pieni
,
la
moglie
disse
:
"
Ohimè
!
dove
saranno
ora
i
nostri
figliuoli
?
se
fossero
qui
potrebbero
farsi
tondi
coi
nostri
avanzi
!
Ma
tant
'
è
,
Guglielmo
,
se
'
stato
tu
che
hai
voluto
smarrirli
:
ma
io
l
'
ho
detto
sempre
che
ce
ne
saremmo
pentiti
.
Che
faranno
ora
nella
foresta
?
Ohimè
!
Dio
mio
!
i
lupi
forse
a
quest
'
ora
l
'
hanno
bell
'
e
divorati
.
Proprio
non
bisogna
aver
cuore
,
come
te
,
per
isperdere
i
figliuoli
a
questo
modo
!..."
.
Il
taglialegna
perse
la
pazienza
,
perché
la
moglie
tornò
a
ripetere
più
di
venti
volte
che
egli
se
ne
sarebbe
pentito
,
e
che
essa
l
'
aveva
di
già
detto
e
ridetto
:
e
minacciò
di
picchiarla
se
non
si
fosse
chetata
.
Questo
non
voleva
dire
che
il
taglialegna
non
potesse
essere
anche
più
addolorato
della
moglie
;
ma
essa
lo
tormentava
troppo
:
ed
egli
somigliava
a
tanti
altri
,
che
se
la
dicono
molto
colle
donne
che
parlano
con
giudizio
,
ma
non
possono
soffrire
quelle
che
hanno
sempre
ragione
.
La
taglialegna
si
struggeva
in
pianti
,
e
seguitava
sempre
a
dire
:
"
Ohimè
!
dove
saranno
ora
i
miei
bambini
?
i
miei
poveri
bambini
?
"
.
Una
volta
,
fra
le
altre
,
lo
disse
così
forte
,
che
i
ragazzi
,
che
erano
dietro
l
'
uscio
,
la
sentirono
e
gridarono
tutti
insieme
:
"
Siamo
qui
!
siamo
qui
!
"
.
Essa
corse
subito
ad
aprir
l
'
uscio
e
,
abbracciandoli
,
disse
:
"
Che
contentezza
a
rivedervi
,
miei
cari
figliuoli
!
Chi
lo
sa
come
siete
stanchi
,
e
che
fame
avete
!
e
tu
,
Pieruccio
,
guarda
un
po
'
come
ti
sei
inzaccherato
!
vien
qua
,
che
ti
spillaccheri
"
.
Pieruccio
era
il
maggiore
dei
figliuoli
e
la
madre
gli
voleva
più
bene
che
agli
altri
,
perché
era
rosso
di
capelli
come
lei
.
Si
messero
a
tavola
e
mangiarono
con
un
appetito
,
che
fecero
proprio
consolazione
al
babbo
e
alla
mamma
,
ai
quali
raccontarono
,
parlando
quasi
tutti
nello
stesso
tempo
,
la
gran
paura
che
avevano
avuta
nella
foresta
.
Quella
buona
gente
era
tutta
contenta
di
rivedere
i
figliuoli
in
casa
;
ma
la
contentezza
durò
finché
durarono
i
dieci
scudi
.
Quando
questi
finirono
,
tornarono
al
sicutera
delle
miserie
,
e
allor
decisero
di
smarrirli
daccapo
;
e
per
andare
sul
sicuro
,
pensarono
di
condurli
molto
più
lontani
della
prima
volta
.
Peraltro
di
questa
cosa
non
poterono
parlarne
con
tanta
segretezza
,
che
Puccettino
non
sentisse
tutto
;
il
quale
pensò
di
cavarsene
fuori
col
solito
ripiego
:
se
non
che
,
quantunque
si
alzasse
sul
far
del
giorno
per
andare
in
cerca
di
sassolini
bianchi
,
rimase
proprio
come
quello
,
e
non
poté
far
nulla
,
perché
trovò
l
'
uscio
di
casa
serrato
a
doppia
mandata
.
Egli
non
sapeva
davvero
che
cosa
stillarsi
,
quando
ecco
che
la
madre
dette
a
ciascuno
di
loro
un
pezzo
di
pane
per
colazione
.
Allora
gli
venne
in
capo
che
di
quel
pane
avrebbe
potuto
servirsene
,
invece
dei
sassolini
,
seminando
i
minuzzoli
lungo
la
strada
per
dove
sarebbero
passati
.
E
si
messe
il
pane
in
tasca
.
Il
padre
e
la
madre
li
condussero
nel
punto
più
folto
e
più
oscuro
della
foresta
:
e
quando
ci
furono
arrivati
,
essi
presero
una
scappatoia
e
via
.
Puccettino
non
se
ne
fece
né
in
qua
né
in
là
,
perché
sapeva
di
poter
ritrovare
facilmente
la
strada
coll
'
aiuto
dei
minuzzoli
sparsi
;
ma
figuratevi
come
rimase
,
quando
si
accorse
che
i
minuzzoli
glieli
avevano
beccati
gli
uccelli
.
Eccoli
dunque
tutti
afflitti
,
perché
più
camminavano
e
più
si
perdevano
nella
foresta
.
Intanto
si
fece
notte
e
si
alzò
un
vento
da
far
paura
.
Pareva
ad
essi
di
sentire
da
tutte
le
parti
urli
di
lupi
,
che
si
avvicinavano
per
mangiarli
.
Non
avevano
fiato
né
per
discorrere
,
né
per
voltarsi
indietro
.
Venne
poi
una
grand
'
acqua
che
li
bagnò
fin
sotto
la
pelle
:
a
ogni
passo
sdrucciolavano
e
cascavano
nella
mota
:
e
quando
si
rizzavano
tutti
infangati
,
non
sapevano
dove
mettersi
le
mani
.
Puccettino
montò
in
cima
a
un
albero
per
vedere
se
scuopriva
paese
;
e
guardando
da
ogni
parte
,
vide
un
lumicino
piccino
,
come
quello
di
una
candela
,
il
quale
era
lontano
lontano
,
molto
al
di
là
della
foresta
.
Scese
dall
'
albero
:
e
quando
fu
in
terra
,
non
vide
più
nulla
.
Questa
cosa
gli
diede
un
gran
dolore
.
Nonostante
,
camminando
innanzi
coi
suoi
fratelli
,
verso
quella
parte
dove
aveva
veduto
il
lumicino
,
finì
col
rivederlo
da
capo
mentre
usciva
fuori
del
bosco
.
Arrivarono
finalmente
alla
casa
dove
si
vedeva
questo
lume
:
non
senza
provare
delle
grandi
strette
al
cuore
,
perché
di
tanto
in
tanto
lo
perdevano
di
vista
,
segnatamente
quando
camminavano
in
qualche
pianura
molto
bassa
.
Picchiarono
a
una
porta
:
una
buona
donna
venne
loro
ad
aprire
,
e
domandò
loro
che
cosa
volevano
.
Puccettino
disse
che
erano
poveri
ragazzi
che
s
'
erano
spersi
nella
foresta
,
e
che
chiedevano
da
dormire
per
amor
d
'
Iddio
.
La
donna
,
vedendoli
tutti
così
carini
,
si
messe
a
piangere
,
e
disse
:
"
Ohimè
!
poveri
miei
figliuoli
,
dove
siete
mai
capitati
?
Ma
non
sapete
che
questa
è
la
casa
dell
'
Orco
che
mangia
tutti
i
bambini
?
"
.
"
Ah
,
signora
"
,
rispose
Puccettino
,
il
quale
tremava
come
una
foglia
,
e
così
i
suoi
fratelli
.
"
Che
cosa
volete
che
facciamo
?
Se
non
ci
pigliate
in
casa
,
è
sicuro
che
i
lupi
stanotte
ci
mangeranno
.
E
in
tal
caso
,
è
meglio
che
ci
mangi
questo
signore
.
Forse
se
voi
lo
pregate
,
potrebbe
darsi
che
avesse
compassione
di
noi
.
"
La
moglie
dell
'
Orco
,
sperando
di
poterli
nascondere
a
suo
marito
fino
alla
mattina
dopo
,
li
lasciò
entrare
e
li
menò
a
riscaldarsi
intorno
a
un
buon
fuoco
,
dove
girava
sullo
spiede
un
montone
tutt
'
intero
,
che
doveva
servire
per
la
cena
dell
'
Orco
.
Mentre
cominciavano
a
riscaldarsi
,
sentirono
battere
tre
o
quattro
colpi
screanzati
alla
porta
.
Era
l
'
Orco
che
tornava
.
In
men
d
'
un
baleno
,
la
moglie
li
nascose
tutti
sotto
il
letto
ed
andò
ad
aprire
.
L
'
Orco
domandò
subito
se
la
cena
era
lesta
e
il
vino
levato
di
cantina
:
e
senza
perder
tempo
si
mise
a
tavola
.
Il
montone
non
era
ancora
cotto
e
faceva
sempre
sangue
,
e
per
questo
gli
parve
anche
più
buono
.
Poi
,
fiutando
di
qua
e
di
là
,
cominciò
a
dire
che
sentiva
odore
di
carne
viva
.
"
Sarà
forse
"
,
disse
la
moglie
,
"
quel
vitello
che
ho
spellato
or
ora
,
che
vi
mette
per
il
naso
quest
'odore."
"
E
io
dico
che
sento
l
'
odore
di
carne
viva
"
,
riprese
l
'
Orco
guardando
la
moglie
di
traverso
,
"
e
qui
ci
deve
essere
qualche
sotterfugio
!..."
Nel
dir
così
si
alzò
da
tavola
e
andò
difilato
verso
il
letto
.
"
Ah
!
"
,
egli
gridò
,
"
tu
volevi
dunque
ingannarmi
,
brutta
strega
?
Non
so
chi
mi
tenga
dal
fare
un
boccone
anche
di
te
.
Buon
per
te
,
che
sei
vecchia
e
tigliosa
!
Ecco
qui
della
selvaggina
,
che
mi
capita
in
buon
punto
per
far
trattamento
a
tre
Orchi
miei
amici
,
che
verranno
da
me
in
questi
giorni
.
"
E
li
tirò
fuori
di
sotto
il
letto
,
uno
dietro
l
'
altro
.
Quei
poveri
bambini
si
buttarono
in
ginocchio
,
chiedendogli
perdono
,
ma
avevano
da
fare
col
più
crudele
di
tutti
gli
Orchi
,
il
quale
,
facendo
finta
di
sentirne
compassione
,
li
mangiava
di
già
cogli
occhi
prima
del
tempo
,
dicendo
alla
moglie
che
sarebbero
stati
una
pietanza
delicata
,
in
specie
se
gli
avesse
accomodati
con
una
buona
salsa
.
Andò
a
prendere
un
coltellaccio
,
e
avvicinandosi
a
quei
poveri
figliuoli
,
lo
affilava
sopra
una
lunga
pietra
che
egli
teneva
nella
mano
sinistra
.
E
ne
aveva
già
agguantato
uno
,
quando
la
moglie
gli
disse
:
"
Che
ne
volete
voi
fare
a
quest
'
ora
?
non
sarebbe
meglio
aspettare
a
domani
?
"
.
"
Chetati
,
te
!
"
,
riprese
l
'
Orco
.
"
Così
saranno
più
frolli
.
"
"
Ma
ve
ne
avanza
ancora
tanta
della
carne
!
C
'
è
qui
un
vitello
,
un
montone
e
un
mezzo
maiale
...
"
"
Hai
ragione
"
,
disse
l
'
Orco
,
"
rimpinzali
dunque
per
bene
,
perché
non
abbiano
a
smagrire
,
e
portali
a
letto
.
"
Quella
buona
donna
,
fuor
di
sé
dalla
contentezza
,
dette
loro
da
cena
:
ma
essi
non
poterono
mangiare
a
cagione
della
gran
paura
che
avevano
addosso
.
In
quanto
all
'
Orco
,
ricominciò
a
bere
,
soddisfattissimo
di
aver
trovato
di
che
regalare
ai
suoi
amici
.
Vuotò
una
dozzina
di
bicchieri
di
più
del
solito
,
finché
il
vino
gli
die
'
al
capo
e
fu
obbligato
ad
andare
a
letto
.
L
'
Orco
aveva
sette
figliuole
,
che
erano
sempre
bambine
,
le
quali
erano
tutte
di
un
bel
colorito
,
perché
,
come
il
padre
,
si
cibavano
di
carne
cruda
;
ma
avevano
degli
occhiettini
grigi
e
tondi
,
e
il
naso
a
punta
e
una
bocca
larghissima
,
con
una
rastrelliera
di
denti
lunghi
,
affilati
e
staccati
l
'
uno
dall
'
altro
.
Non
erano
ancora
diventate
cattive
:
ma
promettevano
bene
,
perché
di
già
mordevano
i
fanciulli
per
succhiare
il
sangue
.
Le
avevano
mandate
a
dormire
di
buon
'
ora
,
ed
erano
tutte
e
sette
in
un
gran
letto
,
ciascuna
con
una
corona
d
'
oro
sulla
testa
.
Nella
stessa
camera
c
'
era
un
altro
letto
della
medesima
grandezza
.
Fu
appunto
in
questo
letto
che
la
moglie
dell
'
Orco
messe
a
dormire
i
sette
ragazzi
;
e
dopo
andò
a
coricarsi
accanto
a
suo
marito
.
Puccettino
,
che
s
'
era
avviso
che
le
figlie
dell
'
Orco
portavano
una
corona
d
'
oro
in
capo
,
e
che
aveva
sempre
paura
che
l
'
Orco
non
si
ripentisse
di
averli
sgozzati
subito
,
si
levò
verso
mezzanotte
,
e
prendendo
i
berretti
dei
fratelli
ed
il
suo
,
andò
pian
pianino
a
metterli
sul
capo
delle
sette
figlie
dell
'
Orco
,
dopo
aver
loro
levata
la
corona
d
'
oro
,
che
pose
sul
capo
suo
e
de
'
suoi
fratelli
,
perché
l
'
Orco
li
scambiasse
per
le
proprie
figlie
,
e
pigliasse
le
sue
figlie
per
i
fanciulli
che
voleva
sgozzare
.
E
la
cosa
andò
appuntino
com
'
egli
se
l
'
era
figurata
;
perché
l
'
Orco
,
svegliatosi
sulla
mezzanotte
,
si
pentì
di
aver
differito
al
giorno
dopo
quello
che
poteva
aver
fatto
la
sera
stessa
.
Saltò
dunque
il
letto
bruscamente
,
e
prendendo
il
coltellaccio
:
"
Andiamo
un
po
'
a
vedere
"
,
disse
,
"
come
stanno
queste
birbe
;
e
facciamola
finita
una
volta
per
tutte
"
.
Quindi
salì
a
tastoni
nella
camera
delle
sue
figlie
,
e
si
avvicinò
al
letto
dove
erano
i
ragazzi
,
i
quali
dormivano
tutti
,
meno
Puccettino
,
che
ebbe
una
gran
paura
quando
sentì
l
'
Orco
che
gli
tastava
la
testa
,
come
l
'
aveva
già
tastata
ai
suoi
fratelli
.
L
'
Orco
sentendo
la
corona
d
'
oro
,
disse
:
"
Ora
la
facevo
bella
davvero
!
Si
vede
proprio
che
ieri
sera
ne
ho
bevuto
mezzo
dito
di
più
"
.
Allora
andò
all
'
altro
letto
,
e
avendo
sentito
i
berretti
dei
ragazzi
:
"
Eccoli
"
,
disse
,
"
questi
monellacci
!
Lavoriamo
di
fine
"
.
E
nel
dir
così
,
senza
esitare
,
tagliò
la
gola
alle
sue
sette
figliuole
.
Contentissimo
del
fatto
suo
,
andò
di
nuovo
a
coricarsi
accanto
alla
moglie
.
Appena
che
Puccettino
sentì
l
'
Orco
che
russava
,
svegliò
i
suoi
fratelli
e
disse
loro
di
vestirsi
subito
e
di
seguirlo
.
Scesero
in
punta
di
piedi
nel
giardino
e
scavalcarono
il
muro
.
Corsero
a
gambe
quasi
tutta
la
notte
,
tremando
come
foglie
,
e
senza
sapere
dove
andavano
.
Quando
l
'
Orco
si
svegliò
,
disse
alla
moglie
:
"
Va
'
un
po
'
a
vestire
quei
monelli
di
ieri
sera
"
.
L
'
Orchessa
restò
molto
meravigliata
della
bontà
insolita
di
suo
marito
,
e
non
le
passò
neanche
dalla
mente
che
per
vestirli
egli
volesse
intendere
un
'
altra
cosa
,
credendo
in
buona
fede
di
doverli
andare
a
vestire
.
Salì
dunque
di
sopra
,
e
rimase
senza
fiato
in
corpo
,
vedendo
le
sue
sette
figliuole
scannate
e
immerse
nel
proprio
sangue
.
Cominciò
subito
dallo
svenirsi
,
essendo
questo
il
primo
espediente
,
a
cui
in
simili
casi
ricorrono
tutte
le
donne
.
L
'
Orco
,
temendo
che
la
moglie
non
mettesse
troppo
tempo
a
far
quello
che
le
aveva
ordinato
,
salì
di
sopra
anche
lui
per
darle
una
mano
;
e
non
rimase
meno
sconcertato
alla
vista
di
quello
spettacolo
orrendo
.
"
Ah
!
che
ho
mai
fatto
?
"
,
gridò
.
"
Ma
quei
disgraziati
me
la
pagheranno
,
e
subito
!
"
E
senza
mettere
tempo
in
mezzo
,
gettò
una
brocca
d
'
acqua
sul
naso
della
moglie
,
e
così
avendola
fatta
tornare
in
sé
:
"
Dammi
subito
"
,
disse
,
"
i
miei
stivali
di
sette
chilometri
,
perché
io
li
voglio
raggiungere
"
.
E
uscì
fuori
all
'
aperta
campagna
,
e
dopo
aver
corso
di
qua
e
di
là
,
finalmente
infilò
la
strada
che
battevano
per
l
'
appunto
quei
poveri
ragazzi
,
che
erano
forse
distanti
non
più
di
cento
passi
dalla
casa
paterna
.
Essi
videro
l
'
Orco
che
passava
di
montagna
in
montagna
,
traversando
i
fiumi
colla
stessa
facilità
come
se
fossero
stati
rigagnoli
.
Puccettino
avendo
occhiata
una
roccia
incavata
,
lì
vicino
al
luogo
dove
si
trovavano
,
vi
fece
nascondere
i
sei
fratelli
,
e
vi
si
nascose
anch
'
esso
,
senza
perdere
peraltro
di
vista
tutte
le
mosse
dell
'
Orco
.
L
'
Orco
che
cominciava
a
sentirsi
rifinito
dalla
strada
fatta
(
perché
gli
stivali
di
sette
chilometri
son
molto
faticosi
per
chi
li
porta
)
,
pensò
di
ripigliar
fiato
,
e
il
cielo
volle
che
andasse
per
l
'
appunto
a
sedersi
sopra
la
roccia
,
dove
quei
ragazzi
si
erano
nascosti
.
E
siccome
era
stanco
morto
,
dopo
essersi
sdraiato
si
addormentò
,
e
si
messe
a
russare
con
tanto
fracasso
,
che
i
poveri
ragazzi
ebbero
la
stessa
paura
di
quando
lo
videro
col
coltellaccio
in
mano
,
in
atto
di
far
loro
la
festa
.
Ma
Puccettino
non
ebbe
tutta
questa
paura
,
e
disse
ai
fratelli
di
scappare
a
gambe
verso
casa
,
mentre
l
'
Orco
dormiva
come
un
ghiro
;
e
di
non
stare
in
pena
per
lui
.
Essi
non
se
lo
fecero
dir
due
volte
,
e
in
pochi
minuti
arrivarono
a
casa
.
Puccettino
intanto
si
avvicinò
all
'
Orco
:
gli
levò
adagino
gli
stivali
,
e
se
l
'
infilò
per
sé
.
Questi
stivali
erano
molto
grandi
e
molto
larghi
,
ma
perché
eran
fatati
,
avevano
la
virtù
d
'
ingrandirsi
e
di
rimpicciolirsi
,
secondo
la
gamba
di
chi
li
calzava
:
per
cui
,
gli
tornavano
precisi
,
come
se
fossero
stati
fatti
per
il
suo
piede
.
Eglì
andò
di
carriera
alla
casa
dell
'
Orco
,
dove
trovò
la
moglie
che
piangeva
per
le
figlie
uccise
.
"
Vostro
marito
"
,
le
disse
Puccettino
,
"
si
trova
in
un
gran
pericolo
:
è
cascato
fra
le
mani
di
una
banda
di
assassini
,
che
hanno
giurato
di
ucciderlo
,
se
non
consegna
loro
tutto
il
suo
oro
e
il
suo
argento
.
Mentre
gli
stavano
col
pugnale
alla
gola
,
esso
mi
ha
visto
,
e
mi
ha
pregato
di
venir
qui
per
avvertirvi
della
sua
trista
condizione
e
per
invitarvi
a
darmi
tutto
quello
che
egli
possiede
di
prezioso
,
senza
ritenervi
nulla
,
perché
caso
diverso
,
lo
uccideranno
senz
'
ombra
di
misericordia
.
E
siccome
il
tempo
stringe
,
egli
ha
voluto
che
prendessi
i
suoi
stivali
di
sette
chilometri
,
come
vedete
,
e
non
solo
perché
mi
spicciassi
,
ma
anche
perché
possiate
accertarvi
che
non
sono
un
imbroglione
.
"
La
buona
donna
,
tutta
spaventata
,
gli
diede
ogni
cosa
che
aveva
;
perché
l
'
Orco
,
in
fin
dei
conti
,
era
un
buon
marito
,
quantunque
fosse
ghiotto
di
bambini
.
Puccettino
,
col
carico
addosso
di
tutte
le
ricchezze
dell
'
Orco
,
tornò
a
casa
del
padre
,
dove
fu
accolto
con
grandissima
festa
.
C
'
è
per
altro
della
gente
che
non
crede
che
la
cosa
finisse
così
;
e
pretendono
che
Puccettino
non
commettesse
mai
questo
furto
a
danno
dell
'
Orco
:
e
che
solo
non
si
facesse
scrupolo
di
prendergli
gli
stivali
di
sette
chilometri
,
perché
egli
se
ne
serviva
unicamente
per
dare
la
caccia
ai
ragazzi
.
Questi
tali
accertano
di
aver
saputo
la
verità
proprio
sul
posto
,
per
essersi
trovati
a
mangiare
e
bere
nella
stessa
casa
del
taglialegna
.
Raccontano
,
dunque
,
che
quando
Puccettino
ebbe
infilato
gli
stivali
dell
'
Orco
,
se
ne
andò
alla
Corte
,
dove
stavano
tutti
in
gran
pensiero
per
un
'
armata
,
che
era
in
campagna
alla
distanza
di
duecento
chilometri
,
e
per
l
'
esito
di
una
battaglia
data
pochi
giorni
avanti
.
Dimodoché
Puccettino
andò
a
trovare
il
Re
e
gli
disse
che
se
lo
desiderava
avrebbe
potuto
portargli
le
notizie
dell
'
armata
,
prima
del
calar
del
sole
.
E
il
Re
gli
promise
una
grossa
somma
,
se
egli
fosse
stato
da
tanto
.
La
sera
stessa
Puccettino
ritornò
colle
notizie
dell
'
armata
;
e
questa
prima
corsa
avendolo
messo
in
buona
vista
,
guadagnava
quel
che
voleva
;
perché
il
Re
lo
pagava
profumatamente
,
valendosi
di
lui
per
portare
i
suoi
ordini
al
campo
;
e
un
'
infinità
di
signore
gli
davano
quel
che
chiedeva
,
per
aver
le
nuove
dei
loro
amanti
;
e
questo
fu
il
guadagno
più
concludente
di
tutti
gli
altri
.
Ci
furono
anche
alcune
mogli
che
gli
consegnarono
delle
lettere
per
i
loro
mariti
;
ma
esse
pagavano
coi
gomiti
,
e
il
profitto
era
così
meschino
,
che
egli
non
si
degnò
nemmeno
di
segnare
nel
libro
degli
utili
i
piccoli
benefizi
che
gli
pervenivano
per
questo
titolo
.
Dopo
aver
fatto
per
qualche
tempo
il
mestiere
del
corriere
,
e
avere
ammassato
grandi
ricchezze
,
ritornò
alla
casa
di
suo
padre
,
dove
non
è
possibile
immaginarsi
la
festa
che
gli
fecero
nel
rivederlo
fra
loro
.
Egli
messe
la
sua
famiglia
nell
'
agiatezza
;
comprò
degl
'
impieghi
,
di
recente
fondazione
,
per
il
padre
e
per
i
fratelli
:
formò
a
tutti
uno
stato
conveniente
;
e
gli
rimase
sempre
un
ritaglio
di
tempo
,
tanto
da
fare
il
damerino
colle
signore
.
La
storia
di
questo
piccolo
eroe
,
che
i
francesi
chiamano
Petit
Poucet
,
perché
era
grande
appena
come
il
dito
pollice
,
è
stata
forse
inventata
apposta
per
dar
ragione
e
autorità
a
quell
'
antico
proverbio
che
dice
:
"
Gli
uomini
non
si
misurano
a
canne
!
"
.
Pelle
d
'
asino
C
'
era
una
voIta
un
Re
così
potente
,
così
ben
voluto
da
'
suoi
popoli
e
così
rispettato
dai
suoi
vicini
e
alleati
,
che
poteva
dirsi
il
più
felice
di
tutti
i
monarchi
della
terra
.
Fra
le
sue
tante
fortune
,
c
'
era
anche
quella
di
avere
scelta
per
compagna
una
Principessa
,
bella
quanto
virtuosa
:
e
questi
avventurati
sposi
vivevano
come
due
anime
in
un
nocciolo
.
Dal
loro
casto
imeneo
era
nata
una
figlia
,
ornata
di
tutte
le
grazie
e
di
tutte
le
attrattive
,
a
segno
tale
da
non
far
loro
desiderare
una
figliuolanza
più
numerosa
.
Il
lusso
,
l
'
abbondanza
,
il
buon
gusto
regnavano
nel
loro
palazzo
:
i
ministri
erano
saggi
e
capaci
:
i
cortigiani
virtuosi
e
affezionati
:
i
domestici
fidati
e
laboriosi
:
le
scuderie
vaste
e
piene
de
'
più
bei
cavalli
del
mondo
,
tutti
coperti
di
magnifiche
gualdrappe
.
Ma
la
cosa
che
faceva
maggiormente
stupire
i
forestieri
,
che
venivano
a
visitare
quelle
belle
scuderie
,
era
che
nel
bel
mezzo
di
esse
e
nel
luogo
più
vistoso
,
un
signor
Somaro
faceva
sfoggio
delle
sue
grandi
e
lunghe
orecchie
.
Né
si
può
dire
che
questo
fosse
un
capriccio
;
se
il
Re
gli
aveva
assegnato
un
posto
particolare
e
quasi
d
'
onore
,
c
'
era
la
sua
ragione
.
Perché
bisogna
sapere
che
questo
raro
animale
meritava
davvero
ogni
riguardo
,
a
motivo
che
la
natura
lo
aveva
formato
in
un
modo
così
straordinario
e
singolare
,
che
tutte
le
mattine
la
sua
lettiera
,
invece
di
essere
sporca
,
era
ricoperta
a
profusione
di
bellissimi
zecchini
e
napoleoni
d
'
oro
,
che
venivano
raccattati
,
appena
egli
si
svegliava
.
Ma
siccome
le
disgrazie
sono
tegoli
che
cascano
sul
capo
dei
Re
come
su
quello
dei
sudditi
,
e
non
c
'
è
allegrezza
senza
che
ci
sia
mescolato
qualche
dispiacere
,
così
accadde
che
la
Regina
fu
colta
all
'
improvviso
da
una
fiera
malattia
,
per
la
quale
né
la
scienza
né
i
medici
sapevano
suggerire
rimedio
di
sorta
.
La
desolazione
era
al
colmo
.
Il
Re
,
tenero
di
cuore
e
innamoratissimo
,
a
dispetto
del
proverbio
che
dice
"
Il
matrimonio
è
la
tomba
dell
'
amore
"
,
si
dava
alla
disperazione
e
faceva
voti
ardentissimi
a
tutte
le
divinità
del
regno
,
e
offriva
la
sua
vita
per
quella
di
una
sposa
così
adorata
:
ma
gli
Dei
e
le
fate
erano
sordi
a
ogni
preghiera
.
Intanto
la
Regina
,
sentendo
avvicinarsi
l
'
ultim
'
ora
,
disse
al
suo
sposo
,
il
quale
struggevasi
in
pianto
:
"
Prima
di
morire
,
non
vi
abbiate
a
male
se
esigo
da
voi
una
cosa
;
ed
è
,
che
nel
caso
vi
venisse
voglia
di
rimaritarvi
...
"
.
A
queste
parole
il
Re
dette
in
urli
da
straziare
il
cuore
.
Prese
le
mani
di
sua
moglie
e
le
bagnò
di
pianto
,
giurando
che
era
un
di
più
venirgli
a
parlare
di
un
altro
matrimonio
.
"
No
,
no
,
mia
cara
Regina
"
,
egli
gridava
,
"
ditemi
piuttosto
che
io
debbo
seguirvi
!
"
"
Lo
Stato
"
,
ripigliò
la
Regina
con
una
tranquillità
imperturbabile
,
che
accresceva
gli
spasimi
e
le
torture
del
Re
,
"
lo
Stato
ha
ragione
di
pretendere
da
voi
dei
successori
;
e
vedendo
che
io
ho
dato
solamente
una
figlia
,
vorrà
da
voi
dei
figli
che
vi
somiglino
:
ma
io
,
con
tutte
le
forze
dell
'
anima
e
per
tutto
il
bene
che
mi
avete
voluto
,
vi
domando
di
non
cedere
alle
insistenze
de
'
vostri
popoli
,
se
non
quando
avrete
trovato
una
Principessa
più
bella
e
fatta
meglio
di
me
.
Giuratemelo
,
e
morirò
contenta
.
"
Alcuni
credono
che
la
Regina
,
la
quale
non
mancava
di
una
certa
dose
di
amor
proprio
,
volesse
per
forza
questo
giuramento
,
perché
,
persuasa
com
'
era
che
nel
mondo
non
ci
fosse
altra
donna
da
starle
a
fronte
per
bellezza
,
veniva
così
ad
assicurarsi
che
il
Re
non
si
sarebbe
mai
riammogliato
.
Finalmente
ella
morì
,
né
ci
fu
marito
che
facesse
mai
tanto
fracasso
.
Piangeva
come
una
vite
tagliata
,
singhiozzava
giorno
e
notte
,
e
non
aveva
altro
pensiero
,
che
quello
di
adempiere
a
tutto
il
cerimoniale
e
a
tutte
le
seccature
del
vedovile
.
Ma
i
grandi
dolori
non
durano
.
D
'
altra
parte
,
i
maggiorenti
dello
Stato
si
riunirono
,
e
presentatisi
in
deputazione
al
Re
,
si
fecero
a
domandargli
che
riprendesse
moglie
.
Questa
proposta
gli
parve
dura
,
e
fu
cagione
di
nuovi
piagnistei
.
Messe
di
mezzo
il
giuramento
fatto
alla
Regina
e
sfidò
tutti
i
suoi
consiglieri
a
trovargli
una
mogile
più
bella
e
fatta
meglio
della
sua
sposa
buon
'
anima
;
persuaso
che
sarebbe
stato
impossibile
.
Ma
il
Consiglio
chiamò
ragazzate
simili
giuramenti
,
e
soggiunse
che
la
bellezza
importava
fino
ad
un
certo
segno
,
purché
la
regina
fosse
virtuosa
e
buona
da
far
figliuoli
:
che
per
la
quiete
e
la
tranquillità
dello
Stato
ci
volevano
dei
Principi
ereditarii
:
che
,
senza
ombra
di
dubbio
,
l
'
infanta
aveva
tutte
le
doti
volute
per
diventare
una
gran
Regina
,
ma
bisognava
darle
per
isposo
un
forestiero
:
e
in
questo
caso
,
o
il
forestiero
l
'
avrebbe
menata
a
casa
sua
,
o
,
regnando
con
essa
,
i
loro
figli
non
sarebbero
stati
considerati
dello
stesso
sangue
:
e
finalmente
,
che
non
avendo
egli
nessun
figlio
maschio
che
portasse
il
suo
nome
,
i
popoli
vicini
avrebbero
potuto
far
nascere
delle
guerre
da
condurre
lo
Stato
in
rovina
.
Il
Re
,
toccato
da
queste
considerazioni
,
dette
parola
che
avrebbe
pensato
a
contentarli
.
Cercò
difatti
fra
le
Principesse
da
marito
quella
che
sarebbe
stata
più
adatta
per
lui
.
Ogni
giorno
gli
portavano
a
vedere
dei
bellissimi
ritratti
:
ma
non
ce
n
'
era
neppur
una
che
avesse
le
grazie
della
defunta
Regina
.
E
così
non
si
decideva
mai
.
Quand
'
ecco
che
per
sua
gran
disgrazia
,
sebbene
fosse
stato
fin
allora
un
uomo
pien
di
giudizio
,
tutto
a
un
tratto
dette
volta
al
cervello
,
e
cominciò
a
pigliare
la
fissazione
di
credere
che
l
'
infanta
sua
figlia
vincesse
di
gran
lunga
in
grazia
e
in
bellezza
la
Regina
madre
,
e
fece
intendere
che
era
deciso
a
volerla
sposare
,
perché
ella
sola
poteva
scioglierlo
dalla
fatta
promessa
.
A
questa
brutale
proposizione
,
la
giovane
Principessa
,
un
fior
di
virtù
e
di
pudore
,
ci
corse
poco
non
cadesse
in
terra
svenuta
.
Si
gettò
ai
piedi
del
Re
suo
padre
,
e
lo
scongiurò
,
con
tutte
le
forze
dell
'
anima
,
a
non
costringerla
a
commettere
un
tal
delitto
.
Ma
il
Re
,
che
si
era
fitto
in
testa
questa
strana
idea
,
volle
consultare
un
vecchio
druido
,
per
acquietare
la
coscienza
della
giovane
Principessa
.
Il
druido
,
che
sapeva
più
d
'
ambizioso
che
di
santo
,
non
badò
a
sacrificare
l
'
innocenza
e
la
virtù
,
per
la
boria
di
diventare
il
confidente
di
un
gran
Re
,
e
trovò
il
modo
di
insinuarsi
con
tanto
garbo
nell
'
animo
di
lui
,
e
gli
abbellì
talmente
il
delitto
che
stava
per
commettere
,
che
lo
persuase
perfino
che
lo
sposare
la
propria
figlia
era
un
'
opera
meritoria
.
Il
Re
,
messo
su
dai
discorsi
dello
scellerato
,
lo
abbracciò
,
e
si
partì
da
lui
più
incaponito
che
mai
nella
sua
idea
,
e
ordinò
all
'
infanta
di
prepararsi
a
ubbidire
.
La
giovane
Principessa
straziata
da
un
acerbo
dolore
,
non
vide
altro
scampo
che
andare
a
casa
della
sua
comare
,
la
fata
Lilla
.
Per
cui
partì
la
sera
stessa
in
un
grazioso
calessino
,
tirato
da
un
grosso
montone
che
conosceva
tutte
le
strade
,
e
arrivò
felicemente
.
La
fata
,
che
voleva
molto
bene
all
'
infanta
,
le
disse
che
aveva
saputo
ogni
cosa
,
ma
che
non
se
ne
desse
alcun
pensiero
,
perché
non
poteva
accaderle
nulla
di
male
,
solo
che
avesse
dato
retta
fedelmente
alle
sue
prescrizioni
.
"
Perché
,
mia
cara
figlia
"
,
ella
disse
,
"
sarebbe
un
grande
sproposito
lo
sposare
vostro
padre
:
e
voi
,
senza
contradirlo
,
potete
tirarvene
fuori
:
ditegli
,
che
per
contentare
un
vostro
capriccio
,
bisogna
che
egli
vi
regali
un
vestito
color
dell
'
aria
.
Con
tutta
la
sua
potenza
non
sarà
mai
capace
di
tanto
.
"
La
Principessa
ringraziò
senza
fine
la
comare
,
e
la
mattina
dopo
ripeté
al
Re
,
suo
padre
,
quello
che
la
fata
le
aveva
consigliato
,
dichiarando
che
senza
il
vestito
color
dell
'
aria
,
ella
non
avrebbe
mai
acconsentito
a
nulla
.
Il
Re
,
tutto
contento
per
la
speranza
avuta
,
radunò
gli
operai
più
famosi
e
ordinò
loro
questa
stoffa
,
sotto
pena
che
,
se
non
ci
fossero
riusciti
,
li
avrebbe
fatti
tutti
impiccare
dal
primo
all
'
ultimo
.
Ma
non
ebbe
il
dispiacere
di
venire
a
questi
estremi
.
Il
giorno
dopo
gli
portarono
il
vestito
tanto
desiderato
:
e
il
cielo
quando
è
sparso
di
nuvole
d
'
oro
non
ha
un
colore
più
bello
di
quello
che
aveva
questa
stoffa
,
quando
venne
spiegata
.
L
'
infanta
ne
rimase
afflittissima
e
non
sapeva
come
uscire
da
quest
'
impiccio
.
Il
Re
pigiava
per
venire
a
una
conclusione
.
Bisognò
tornare
un
'
altra
volta
dalla
comare
,
la
quale
stupita
che
il
suo
ripiego
non
avesse
fatto
l
'
effetto
,
le
suggerì
di
provarsi
a
chiedere
un
altro
vestito
color
della
luna
.
Il
Re
,
che
non
sapeva
ricusarle
nulla
,
mandò
fuori
in
cerca
di
operai
più
capaci
,
e
ordinò
loro
un
vestito
color
della
luna
,
e
con
tanta
premura
di
averlo
subito
,
che
fra
l
'
ordinarlo
e
il
riportarlo
bell
'
e
fatto
,
non
ci
corsero
ventiquattr
'
ore
.
L
'
infanta
,
invaghita
in
quel
primo
momento
più
del
magnifico
vestito
che
di
tutte
le
attenzioni
di
suo
padre
,
se
ne
afflisse
poi
oltremisura
,
appena
si
trovò
insieme
colle
sue
donne
e
colla
sua
nutrice
.
La
fata
Lilla
,
che
sapeva
tutto
,
venne
in
aiuto
alla
sconsolata
Principessa
,
e
le
disse
:
"
O
io
non
ne
azzecco
più
una
,
oppure
ho
ragione
di
credere
che
se
ora
gli
chiedeste
un
vestito
color
del
sole
,
si
sarebbe
trovato
il
verso
di
disgustare
il
Re
,
vostro
padre
;
perché
è
impossibile
che
si
possa
giungere
a
fabbricare
una
simile
stoffa
.
Male
male
che
la
vada
,
guadagneremo
sempre
del
tempo
"
.
L
'
infanta
se
ne
persuase
,
e
chiese
il
vestito
.
Il
Re
,
tutto
amore
per
lei
,
diede
senza
rincrescimento
tutti
i
diamanti
e
i
rubini
della
sua
corona
,
con
ordine
di
non
risparmiare
alcuna
cosa
perché
questa
stoffa
riuscisse
compagna
al
sole
:
tanto
che
quando
fu
messa
in
mostra
,
tutti
quelli
che
la
videro
,
furono
costretti
a
chiuder
gli
occhi
per
il
gran
bagliore
.
Si
vuole
anzi
che
incominci
da
quel
tempo
l
'
uso
degli
occhiali
verdi
e
delle
lenti
affumicate
.
Figuratevi
un
po
'
come
rimase
l
'
infanta
a
quella
vista
.
Cosa
più
bella
e
più
artisticamente
lavorata
non
s
'
era
veduta
mai
.
Ella
restò
confusa
,
e
col
pretesto
che
le
faceva
male
agli
occhi
,
si
ritirò
nella
sua
camera
,
dove
la
fata
l
'
aspettava
col
rossore
della
vergogna
fino
alla
punta
dei
capelli
.
E
lì
accadde
di
peggio
;
perché
la
fata
,
vedendo
il
vestito
color
del
sole
,
diventò
paonazza
dal
gran
dispetto
.
"
Oh
,
questa
volta
poi
,
figlia
cara
"
,
diss
'
ella
all
'
infanta
,
"
metteremo
l
'
indegno
amore
di
vostro
padre
a
una
prova
terribile
.
Sia
pure
che
egli
abbia
fissato
davvero
il
chiodo
in
questo
matrimonio
,
che
si
figura
assai
vicino
:
ma
io
son
sicura
che
rimarrà
molto
sbalestrato
dalla
domanda
che
vi
consiglio
di
fargli
.
Si
tratta
della
pelle
di
quell
'
asino
,
al
quale
egli
vuole
un
gran
bene
perché
provvede
con
tanta
larghezza
a
tutte
le
spese
della
sua
Corte
.
Andate
,
e
ditegli
che
desiderate
quella
pelle
.
"
L
'
infanta
,
tutt
'
allegra
di
aver
trovato
un
altro
scappavia
per
mandare
a
monte
un
matrimonio
che
detestava
,
e
colla
speranza
sicura
che
il
padre
suo
non
avrebbe
mai
acconsentito
a
sacrificare
l
'
asino
del
suo
cuore
,
andò
da
lui
e
gli
disse
chiaro
e
tondo
che
voleva
la
pelle
di
quel
bell
'
animale
.
Sebbene
il
Re
rimanesse
molto
sconcertato
per
questo
capriccio
,
non
esitò
a
contentarla
.
Il
povero
asino
fu
sacrificato
e
la
sua
pelle
venne
presentata
con
molta
galanteria
all
'
infanta
,
la
quale
,
non
vedendo
più
alcun
mezzo
per
sottrarsi
alla
sua
disgrazia
,
stava
per
perdersi
d
'
animo
e
darsi
alla
disperazione
;
quando
ecco
che
sopraggiunse
la
fata
:
"
Che
fate
voi
,
figlia
mia
"
,
diss
'
ella
vedendo
la
Principessa
che
si
strappava
i
capelli
e
si
graffiava
il
bel
viso
;
"
questo
è
il
momento
più
fortunato
della
vostra
vita
.
Avvolgetevi
in
codesta
pelle
,
uscite
dal
palazzo
e
camminate
finché
troverete
terra
sotto
i
piedi
.
Quando
si
sacrifica
tutto
alla
virtù
,
gli
Dei
sanno
ricompensare
.
Andate
;
sarà
mia
cura
che
le
vostre
robe
vi
seguano
dappertutto
;
in
qualunque
luogo
,
dove
vi
fermerete
,
la
cassetta
de
'
vostri
vestiti
e
delle
vostre
gioie
vi
sarà
venuta
dietro
sotto
terra
:
eccovi
la
mia
bacchetta
:
ve
la
regalo
,
e
battendola
in
terra
tutte
le
volte
che
avrete
bisogno
della
vostra
cassetta
,
la
cassetta
apparirà
dinanzi
ai
vostri
occhi
.
Ma
spicciatevi
a
partire
,
e
non
più
indugi
"
.
L
'
infanta
abbracciò
mille
volte
la
sua
comare
,
pregandola
di
non
abbandonarla
mai
;
si
messe
addosso
quella
brutta
pelle
,
e
dopo
essersi
insudiciato
il
viso
di
fuliggine
,
uscì
da
quel
magnifico
palazzo
,
senza
che
nessuno
la
riconoscesse
.
La
sparizione
dell
'
infanta
fece
un
gran
chiasso
.
Il
Re
,
che
aveva
fatto
preparare
una
magnifica
festa
,
era
disperato
e
non
sapeva
darsene
pace
.
Diè
ordine
che
partissero
più
di
cento
giandarmi
e
più
di
mille
moschettieri
in
cerca
della
figlia
:
ma
la
fata
,
che
la
proteggeva
,
la
rendeva
invisibile
agli
occhi
di
tutti
;
e
così
bisognò
farsene
una
ragione
.
L
'
infanta
intanto
comminava
giorno
e
notte
.
Essa
andò
lontano
,
e
poi
più
lontano
,
e
sempre
più
lontano
,
e
cercava
dappertutto
un
posto
da
impiegarsi
;
ma
sebbene
per
carità
le
dessero
un
boccone
,
nessuno
voleva
saperne
di
lei
,
a
cagione
di
vederla
tanto
sudicia
.
Giunse
finalmente
a
una
bella
città
,
dove
vicino
alla
porta
c
'
era
una
fattoria
:
e
la
fattoressa
aveva
appunto
bisogno
di
una
donna
da
strapazzo
per
lavare
i
cenci
e
per
tenere
puliti
i
tacchini
e
lo
stallino
dei
maiali
.
Vedendo
questa
zingara
così
sudicia
,
le
propose
di
entrare
al
suo
servizio
:
e
l
'
infanta
accettò
di
gran
cuore
,
stanca
com
'
era
di
aver
fatto
tanto
paese
.
Fu
messa
in
un
canto
della
cucina
,
dove
sui
primi
giorni
ebbe
a
patire
gli
scherzi
triviali
del
basso
servidorame
,
tanto
la
sua
pelle
d
'
asino
la
rendeva
sporca
e
nauseante
.
Alla
fine
ci
fecero
l
'
occhio
,
e
perché
ella
si
mostrava
molto
precisa
nelle
faccende
che
doveva
fare
,
la
fattoressa
la
prese
nelle
sue
buone
grazie
.
Menava
le
pecore
all
'
erba
,
e
,
alla
sua
ora
,
le
rimetteva
dentro
:
e
guardava
anche
i
tacchini
,
e
lo
faceva
con
tanta
intelligenza
,
che
pareva
non
avesse
fatto
altro
mestiere
in
vita
sua
:
ogni
cosa
fioriva
e
prosperava
fra
le
sue
mani
.
Un
giorno
,
mentre
stava
seduta
presso
una
fontana
d
'
acqua
limpidissima
,
dove
veniva
spesso
a
piangere
la
sua
misera
sorte
,
le
saltò
in
capo
di
specchiarvisi
dentro
,
e
l
'
orribile
pelle
d
'
asino
,
che
le
serviva
da
cappello
e
da
vestito
,
la
spaventò
.
Vergognandosi
di
trovarsi
in
quello
stato
,
si
lavò
ben
bene
il
viso
e
le
mani
,
che
diventarono
bianche
più
dell
'
avorio
,
e
il
suo
bel
carnato
riprese
la
freschezza
di
prima
.
Il
piacere
di
vedersi
così
bella
le
fece
entrar
la
voglia
di
bagnarsi
,
e
si
bagnò
:
ma
dopo
,
per
tornare
alla
fattoria
,
le
convenne
rimettersi
addosso
la
solita
pellaccia
.
Per
buona
fortuna
l
'
indomani
era
giorno
di
festa
;
per
cui
ebbe
tutto
il
comodo
di
fare
apparire
la
sua
cassetta
,
di
accomodarsi
e
di
pettinarsi
perbene
,
di
dare
la
cipria
ai
suoi
bei
capelli
e
di
mettersi
il
suo
bel
vestito
color
dell
'
aria
.
La
sua
camera
era
così
piccina
,
che
non
c
'
entrava
nemmeno
tutto
lo
strascico
della
sottana
.
La
bella
Principessa
si
mirò
e
si
ammirò
da
se
stessa
,
e
con
molto
piacere
;
anzi
,
con
tanto
piacere
,
che
decise
da
quel
momento
in
poi
di
mettersi
nelle
feste
e
per
le
domeniche
,
a
uno
per
volta
,
tutti
i
suoi
bei
vestiti
,
non
foss
'
altro
per
darsi
un
po
'
di
svago
.
E
mantenne
puntualmente
la
presa
risoluzione
.
Ella
intrecciava
dei
fiori
e
dei
diamanti
fra
i
suoi
bei
capelli
,
con
un
'
arte
ammirabile
:
e
spesso
sospirava
,
mortificata
di
non
avere
per
testimoni
,
se
non
le
sue
pecore
e
i
suoi
tacchini
,
che
le
volevano
lo
stesso
bene
,
anche
a
vederla
vestita
di
quella
orribile
pelle
d
'
asino
,
che
le
aveva
dato
il
brutto
soprannome
,
fra
la
gente
di
fattoria
.
Un
giorno
di
festa
,
in
cui
Pelle
d
'
Asino
s
'
era
messa
il
suo
vestito
color
del
sole
,
il
figlio
del
Re
,
al
quale
apparteneva
la
fattoria
,
ritornando
dalla
caccia
,
vi
si
fermò
per
prendere
un
po
'
di
riposo
.
Quel
Principe
era
giovane
,
bello
,
fatto
a
pennello
della
persona
,
l
'
occhio
diritto
di
suo
padre
,
l
'
amore
della
Regina
sua
madre
,
l
'
idolo
di
tutti
i
suoi
popoli
.
Venne
offerta
al
Principe
una
merenda
campestre
,
che
egli
accettò
:
e
dopo
si
messe
a
girare
per
i
cortili
e
per
tutti
i
ripostigli
.
E
nel
girandolare
di
qua
e
di
là
,
entrò
in
un
andito
scuro
,
in
fondo
al
quale
vide
una
porta
chiusa
.
La
curiosità
gli
fece
metter
l
'
occhio
al
buco
della
serratura
.
Ma
immaginatevi
come
restò
,
quando
vide
la
Principessa
così
bella
e
così
riccamente
vestita
!
Al
suo
aspetto
nobile
e
modesto
,
la
prese
per
una
Dea
.
La
foga
della
passione
,
che
provò
in
quell
'
istante
,
fu
così
forte
,
che
avrebbe
dicerto
sfondata
la
porta
,
se
non
l
'
avesse
trattenuto
il
rispetto
che
gl
'
ispirava
quell
'
angiolo
di
donna
.
Se
ne
venne
via
a
gran
passi
per
quell
'
andito
oscuro
e
tetro
,
ma
lo
fece
per
andar
subito
ad
informarsi
chi
era
la
persona
che
stava
in
quella
piccola
cameruccia
.
Gli
risposero
che
era
una
servaccia
,
chiamata
Pelle
d
'
Asino
,
a
motivo
della
pelle
colla
quale
si
vestiva
,
e
che
era
tutt
'
unta
e
bisunta
da
fare
schifo
a
guardarla
e
a
parlarci
,
e
che
l
'
avevano
presa
proprio
per
compassione
per
mandarla
dietro
ai
montoni
e
ai
tacchini
.
Il
Principe
,
poco
soddisfatto
di
questo
schiarimento
,
s
'
accorse
subito
che
quella
gente
ordinaria
non
ne
sapeva
di
più
,
e
che
era
fiato
buttato
via
stare
a
interrogarla
.
Se
ne
tornò
al
palazzo
di
suo
padre
,
innamorato
da
non
potersi
dir
quanto
,
e
coll
'
immagine
fissa
dinanzi
agli
occhi
,
di
quella
creatura
divina
che
aveva
veduto
dal
buco
della
serratura
.
Egli
si
pentiva
di
non
aver
picchiato
alla
porta
:
ma
fece
giuro
che
un
'
altra
volta
non
gli
sarebbe
più
accaduto
.
Intanto
il
gran
subbuglio
del
sangue
cagionato
dall
'
amore
,
gli
messe
addosso
nella
nottata
un
febbrone
da
cavalli
,
che
in
poche
ore
lo
ridusse
al
lumicino
.
La
Regina
sua
madre
,
che
non
aveva
altri
figliuoli
che
quello
,
si
dava
alla
disperazione
,
vedendo
tornare
inutili
tutti
i
rimedi
:
e
invano
prometteva
ai
medici
grandi
ricompense
:
essi
adoperavano
tutta
la
loro
arte
,
ma
non
bastava
a
guarire
il
Principe
.
Alla
fine
indovinarono
che
questa
gran
malattia
derivava
da
qualche
passione
segreta
,
e
ne
avvertirono
la
Regina
;
la
quale
,
tutta
tenerezza
per
il
suo
figlio
,
venne
a
scongiurarlo
di
palesare
la
cagione
del
suo
male
,
col
dire
che
quand
'
anche
si
fosse
trattato
di
cedergli
la
corona
,
il
Re
suo
padre
sarebbe
sceso
dal
trono
senza
rammarico
,
pur
di
vederlo
contento
;
e
che
se
egli
avesse
desiderato
in
moglie
una
Principessa
,
avrebbe
fatto
qualunque
sacrificio
perché
la
potesse
avere
,
anche
se
fossero
stati
in
guerra
col
padre
di
essa
e
che
ci
fossero
giusti
motivi
di
rancore
;
ma
che
per
carità
lo
scongiuravano
a
non
lasciarsi
morire
perché
dalla
vita
sua
dipendeva
la
loro
.
La
Regina
desolata
non
poté
finire
questo
discorso
commovente
senza
bagnare
il
viso
del
Principe
con
un
diluvio
di
lacrime
.
"
Signora
"
,
prese
a
dire
il
Principe
con
un
fil
di
voce
,
"
io
non
sono
un
figlio
tanto
snaturato
da
desiderare
la
corona
del
padre
mio
:
Dio
voglia
che
egli
campi
ancora
cent
'
anni
,
e
che
io
possa
essere
il
più
fedele
e
il
più
rispettoso
dei
suoi
sudditi
!
In
quanto
alla
Principessa
che
mi
offrite
,
non
ho
pensato
ancora
ad
ammogliarmi
:
ma
quando
fosse
,
potete
ben
credere
che
,
sommesso
come
sono
,
farei
sempre
la
vostra
volontà
,
qualunque
cosa
me
ne
dovesse
costare
.
"
"
Ah
!
figlio
mio
"
,
riprese
la
Regina
,
"
nessuna
cosa
ci
parrà
grave
,
pur
di
salvarti
la
vita
:
ma
,
mio
caro
figlio
,
salva
la
vita
mia
e
quella
del
padre
tuo
,
facendoci
conoscere
il
tuo
desiderio
,
e
stai
sicuro
che
sarai
contentato
.
"
"
Ebbene
,
signora
"
,
disse
egli
,
"
poiché
volete
per
forza
che
vi
manifesti
il
mio
desiderio
,
vi
obbedirò
;
tanto
più
che
mi
parrebbe
un
delitto
di
mettere
in
pericolo
la
vita
di
due
esseri
,
che
mi
sono
carissimi
.
Ebbene
,
madre
mia
,
io
desidero
che
Pelle
d
'
Asino
mi
faccia
un
piatto
dolce
:
e
quando
sarà
fatto
,
che
mi
sia
portato
qui
.
"
La
Regina
,
sentendo
un
nome
così
bizzarro
,
domandò
chi
fosse
questa
Pelle
d
'
Asino
.
"
Signora
"
,
rispose
uno
de
'
suoi
ufficiali
,
che
per
caso
l
'
aveva
veduta
,
"
è
la
bestia
più
brutta
,
dopo
il
lupo
:
un
muso
tinto
,
un
sudiciume
che
abita
nella
vostra
fattoria
e
che
custodisce
i
tacchini
.
"
"
Questo
non
vuol
dir
nulla
"
,
disse
la
Regina
,
"
forse
il
mio
figlio
,
tornando
da
caccia
,
avrà
mangiato
della
sua
pasticceria
:
sarà
un
capriccio
da
malati
:
ma
infine
io
voglio
che
Pelle
d
'
Asino
(
poiché
questa
Pelle
d
'
Asino
esiste
)
gli
faccia
subito
un
pasticcio
.
"
Si
mandò
alla
fattoria
e
fu
fatta
venire
Pelle
d
'
Asino
,
per
ordinarle
un
pasticcio
per
il
Principe
,
e
perché
ci
mettesse
tutta
la
sua
bravura
.
Alcuni
scrittori
pretendono
che
proprio
in
quel
punto
,
in
cui
il
Principe
pose
l
'
occhio
al
buco
della
serratura
,
gli
occhi
di
Pelle
d
'
Asino
se
ne
avvidero
;
e
che
dopo
,
affacciatasi
alla
sua
finestrina
,
e
visto
questo
Principe
così
giovane
,
così
bello
,
e
così
ben
formato
,
ne
avesse
serbata
l
'
immagine
scolpita
nel
cuore
,
e
che
spesso
e
volentieri
questo
ricordo
le
fosse
costato
qualche
grosso
sospiro
!
Fatto
sta
che
Pelle
d
'
Asino
,
o
l
'
avesse
voluto
,
o
avesse
solamente
sentito
dire
un
gran
bene
di
lui
,
era
tutta
contenta
di
aver
trovata
la
via
per
farsi
conoscere
.
Si
chiuse
nella
sua
cameretta
:
gettò
in
un
canto
quella
pellaccia
sudicia
,
si
lavò
ben
bene
il
viso
e
le
mani
,
ravviò
i
suoi
biondi
capelli
,
s
'
infilò
una
bella
vitina
di
argento
luccicante
e
una
sottana
della
stessa
roba
,
e
si
messe
a
fare
il
pasticcio
tanto
desiderato
.
Prese
del
fior
di
farina
,
delle
uova
e
del
burro
freschissimo
.
E
mentre
lavorava
a
impastarlo
,
fosse
caso
o
altro
,
un
anello
che
aveva
in
dito
le
cascò
nella
pasta
e
vi
rimase
dentro
.
Appena
il
pasticcio
fu
cotto
,
si
rimesse
addosso
la
sua
orribile
Pelle
d
'
Asino
e
consegnò
il
pasticcio
all
'
ufficiale
,
al
quale
chiese
le
nuove
del
Principe
:
ma
questi
non
si
degnò
nemmeno
di
rispondere
,
e
corse
subito
dal
Principe
col
pasticcio
.
Il
Principe
glielo
prese
avidamente
dalle
mani
e
lo
mangiò
con
tanta
voracità
,
che
i
medici
,
lì
presenti
,
dissero
subito
che
questa
fame
da
lupi
non
era
punto
un
buon
segno
.
Difatti
ci
corse
poco
che
il
Principe
non
rimanesse
strozzato
dall
'
anello
,
che
trovò
in
una
fetta
del
pasticcio
:
ma
gli
riuscì
di
cavarselo
di
bocca
con
molta
destrezza
,
e
così
rallentò
un
poco
anche
la
furia
del
mangiare
,
esaminando
il
bellissimo
smeraldo
incastonato
in
un
cerchietto
d
'
oro
,
il
quale
era
così
tanto
stretto
,
che
egli
giudicò
non
potesse
star
bene
altro
che
al
ditino
più
grazioso
e
più
affascinante
del
mondo
.
Baciò
mille
volte
l
'
anello
,
lo
messe
sotto
il
capezzale
,
e
ogni
tantino
,
quando
credeva
di
non
esser
visto
da
nessuno
,
lo
tirava
fuori
per
guardarlo
.
Non
si
può
dire
quanto
si
tormentasse
il
cervello
per
immaginare
il
modo
di
arrivare
a
conoscere
colei
,
alla
quale
questo
anello
andasse
bene
.
Non
osava
sperare
che
se
egli
avesse
domandato
di
Pelle
d
'
Asino
,
di
quella
cioè
che
gli
aveva
fatto
il
pasticcio
da
lui
richiesto
,
gliel
'
avrebbero
fatta
venire
;
e
non
aveva
neppure
il
coraggio
di
palesare
ad
anima
viva
ciò
che
aveva
veduto
dal
buco
della
serratura
,
per
paura
che
lo
canzonassero
e
lo
pigliassero
per
un
visionario
.
Il
fatto
egli
è
che
tutti
questi
pensieri
lo
tormentarono
tanto
e
poi
tanto
,
che
gli
si
riprese
una
grossa
febbre
:
e
i
medici
,
non
sapendo
più
che
cosa
dire
,
dichiararono
alla
Regina
che
il
suo
figliuolo
era
malato
di
amore
.
La
Regina
andò
subito
dal
figlio
,
insieme
col
Re
,
che
non
sapeva
darsi
pace
.
"
Figlio
,
mio
caro
figlio
"
,
disse
il
Re
,
addoloratissimo
,
"
palesa
pure
il
nome
di
quella
che
tu
vuoi
,
ché
noi
facciamo
giuro
di
dartela
,
foss
'
anche
la
più
vile
fra
tutte
le
schiave
della
terra
.
"
La
Regina
,
abbracciandolo
,
gli
ripeté
il
giuro
del
Re
.
Il
Principe
,
intenerito
dai
pianti
e
dalle
carezze
degli
autori
de
'
suoi
giorni
:
"
Padre
mio
e
madre
mia
"
,
disse
loro
,
"
io
non
penso
punto
a
stringere
un
legame
,
che
possa
farvi
dispiacere
,
e
la
prova
,
che
dico
il
vero
"
,
soggiunse
cavando
lo
smeraldo
di
sotto
il
capezzale
,
"
è
questa
,
che
io
sposerò
la
donna
a
cui
quest
'
anello
potrà
entrare
in
dito
,
chiunque
ella
sia
;
né
c
'
è
da
sospettare
che
quella
che
avrà
un
ditino
così
grazioso
e
sottile
possa
essere
una
marrana
o
una
contadina
"
.
Il
Re
e
la
Regina
presero
in
mano
l
'
anello
,
lo
esaminarono
con
molta
curiosità
,
e
finirono
col
dire
come
diceva
il
Principe
,
cioè
,
che
non
poteva
andar
bene
,
se
non
a
una
fanciulla
di
buona
famiglia
.
Allora
il
Re
,
abbracciato
il
Principe
e
scongiuratolo
di
guarire
,
uscì
di
camera
e
fece
dare
nei
tamburi
,
nei
pifferi
e
nelle
trombe
per
tutta
la
città
e
bandire
col
mezzo
dei
suoi
araldi
che
non
c
'
era
da
far
altro
che
venire
al
palazzo
per
provarsi
un
anello
,
e
che
quella
a
cui
sarebbe
tornato
preciso
,
avrebbe
sposato
l
'
erede
al
trono
.
Prima
arrivarono
le
Principesse
:
poi
le
Duchesse
,
le
Marchese
e
le
Baronesse
;
ma
ebbero
tutte
un
bell
'
assottigliarsi
le
dita
:
non
ce
ne
fu
una
che
potesse
infilarsi
l
'
anello
.
Convenne
scendere
alle
modistine
,
le
quali
,
sebbene
graziose
,
avevano
i
diti
troppo
grossi
.
Il
Principe
che
cominciava
a
star
meglio
,
faceva
da
se
stesso
la
prova
.
Si
venne
finalmente
alle
cameriere
;
e
anche
queste
fecero
la
figura
di
tutte
le
altre
.
Non
c
'
era
più
nessuna
donna
che
non
si
fosse
provata
invano
a
mettersi
l
'
anello
,
allorché
il
Principe
volle
che
venissero
le
cuoche
,
le
sguattere
e
le
pecoraie
:
e
tutte
gli
furono
menate
dinanzi
;
ma
i
loro
ditoni
grossi
e
tozzi
non
poterono
passare
nell
'
anello
,
al
di
là
dell
'
ugna
.
"
È
stata
fatta
venire
quella
Pelle
d
'
Asino
che
,
giorni
addietro
,
mi
fece
un
dolce
?
"
,
domandò
il
Principe
.
Tutti
si
messero
a
ridere
e
risposero
di
no
,
perché
era
troppo
sudicia
e
da
far
schifo
.
"
Cercatela
subito
"
,
disse
il
Re
,
"
non
sarà
detto
mai
che
io
abbia
fatta
una
sola
eccezione
.
"
Ridendo
e
burlando
,
corsero
in
cerca
della
tacchinaia
.
L
'
infanta
,
che
aveva
sentito
i
tamburi
e
il
bando
degli
araldi
d
'
arme
,
s
'
era
già
figurata
che
il
suo
anello
fosse
la
causa
di
tutto
questo
diavoleto
;
essa
amava
il
Principe
,
e
perché
il
vero
amore
è
timido
e
modesto
,
così
stava
sempre
colla
paura
che
qualche
dama
non
avesse
un
ditino
piccolo
come
il
suo
,
per
cui
fu
per
lei
una
grande
allegrezza
quando
vennero
a
cercarla
e
a
battere
alla
sua
porta
.
Fin
dal
momento
che
ella
era
venuta
a
sapere
che
si
cercava
un
dito
,
al
quale
andasse
bene
il
suo
anello
,
una
vaga
speranza
l
'
aveva
consigliata
a
pettinarsi
con
più
amore
del
solito
e
a
mettersi
il
suo
bel
busto
d
'
argento
,
con
la
sottana
tutta
gale
e
ricami
d
'
argento
e
seminata
di
smeraldi
.
Appena
sentì
bussare
alla
porta
e
chiamarsi
per
andare
dal
Re
,
lesta
come
un
baleno
si
rimise
la
sua
pelle
d
'
asino
e
aprì
.
Gli
uomini
di
corte
,
pigliandola
in
canzonatura
,
le
dissero
che
il
Re
la
cercava
,
per
farle
sposare
suo
figlio
;
quindi
in
mezzo
alle
più
matte
risate
,
la
condussero
dal
Principe
:
il
quale
,
stupefatto
anch
'
esso
dallo
strano
abbigliamento
della
fanciulla
,
non
voleva
credere
che
fosse
quella
medesima
che
aveva
veduto
coi
propri
occhi
,
così
sfolgorante
e
così
bella
!
Tristo
e
confuso
di
aver
preso
questo
granchio
a
secco
madornale
:
"
Siete
voi
"
,
le
domandò
,
"
che
abitate
in
fondo
di
quel
corridoio
oscuro
,
nel
terzo
cortile
della
fattoria
?
"
.
"
Sissignore
!
"
,
rispose
.
"
Fatemi
vedere
la
vostra
mano
"
,
disse
egli
tremando
e
con
un
grosso
sospiro
.
Indovinate
ora
voi
chi
rimase
più
meravigliato
di
tutti
?
Fu
il
Re
e
la
Regina
,
furono
tutti
i
ciamberlani
e
i
grandi
della
Corte
,
quando
videro
uscir
fuori
di
sotto
a
quella
pelle
nera
e
bisunta
,
una
manina
delicata
,
bianca
e
color
di
rosa
,
dove
l
'
anello
senza
molta
fatica
poté
infilarsi
nel
più
bel
ditino
del
mondo
;
quindi
per
un
leggero
movimento
fatto
dall
'
infanta
,
la
pelle
cadde
,
ed
ella
apparve
di
una
bellezza
così
abbagliante
,
che
il
Principe
,
sebbene
ancora
molto
debole
,
si
gettò
ai
suoi
piedi
e
l
'
abbracciò
con
tanto
ardore
,
che
la
fece
arrossire
;
ma
nessuno
quasi
se
ne
accorse
,
perché
il
Re
e
la
Regina
vennero
ad
abbracciarla
anch
'
essi
con
grandissima
tenerezza
,
e
le
chiesero
se
fosse
contenta
di
sposare
il
loro
figliuolo
.
La
Principessa
,
confusa
da
tante
carezze
e
dall
'
amore
che
le
dimostrava
questo
bel
Principe
,
stava
per
ringraziare
,
quand
'
ecco
che
il
soffitto
della
sala
si
aprì
,
e
la
fata
Lilla
,
calandosi
dentro
a
un
carro
intrecciato
coi
rami
e
coi
fiori
del
suo
nome
,
raccontò
con
una
grazia
infinita
tutta
l
'
istoria
dell
'
infanta
.
Il
Re
e
la
Regina
lietissimi
di
sapere
che
Pelle
d
'
Asino
era
una
gran
Principessa
,
raddoppiarono
le
attenzioni
,
ma
il
Principe
si
mostrò
sempre
più
sensibile
alle
virtù
della
Principessa
,
e
il
suo
amore
si
accrebbe
per
tutte
le
cose
che
aveva
sentito
dire
.
La
sua
impazienza
di
sposare
la
Principessa
era
così
forte
,
che
non
le
lasciò
nemmeno
il
tempo
di
fare
i
preparativi
convenienti
per
questo
augusto
imeneo
.
Il
Re
e
la
Regina
,
innamorati
della
loro
nuora
,
le
facevano
mille
carezze
e
la
tenevano
sempre
stretta
fra
le
loro
braccia
.
Ella
aveva
dichiarato
che
non
poteva
sposare
il
Principe
senza
il
consenso
del
Re
suo
padre
;
per
cui
egli
fu
il
primo
ad
essere
invitato
,
senza
dirgli
per
altro
il
nome
della
sposa
:
la
fata
Lilla
che
,
com
'
è
naturale
,
era
quella
che
regolava
ogni
cosa
,
aveva
voluto
così
,
per
evitare
tutte
le
conseguenze
.
Arrivarono
Principi
e
Re
da
tutti
i
paesi
;
chi
in
portantina
,
chi
in
calesse
;
i
più
lontani
vennero
a
cavallo
sopra
elefanti
,
sopra
tigri
e
sopra
aquile
;
ma
il
più
magnifico
e
il
più
potente
di
tutti
fu
il
padre
dell
'
infanta
,
il
quale
,
per
buona
fortuna
,
aveva
dimenticato
il
suo
amore
stranissimo
e
aveva
sposato
una
Regina
,
vedova
e
molto
bella
.
L
'
infanta
andò
a
incontrarlo
;
ed
egli
la
riconobbe
subito
e
l
'
abbracciò
con
gran
tenerezza
,
prima
che
ella
avesse
il
tempo
di
gettarsi
ai
suoi
piedi
.
Il
Re
e
la
Regina
gli
presentarono
il
loro
figlio
,
al
quale
egli
fece
un
sacco
di
garbatezze
.
Le
nozze
furono
celebrate
con
uno
scialo
da
non
potersi
descrivere
.
I
giovani
sposi
,
poco
curanti
di
tutte
queste
magnificenze
,
non
vedevano
e
non
pensavano
altro
che
a
se
stessi
.
Il
Re
,
padre
del
Principe
,
fece
incoronare
suo
figlio
lo
stesso
giorno
,
e
baciandogli
la
mano
,
lo
collocò
sul
trono
,
malgrado
la
resistenza
opposta
da
questo
buonissimo
figliuolo
:
ma
bisognò
ubbidire
.
Le
feste
di
questi
illustri
sponsali
durarono
più
di
tre
mesi
;
ma
l
'
amore
dei
giovani
sposi
durerebbe
anch
'
oggi
,
tanto
si
volevano
bene
,
se
non
fossero
morti
cent
'
anni
dopo
.
La
storia
di
Pelle
d
'
Asino
è
un
po
'
difficile
a
pigliarla
per
vera
;
ma
finché
nel
mondo
ci
saranno
nonne
,
mamme
e
ragazzi
,
se
la
ricorderanno
tutti
con
piacere
.
Le
Fate
C
'
era
una
volta
una
vedova
che
aveva
due
figliuole
.
La
maggiore
somigliava
tutta
alla
mamma
,
di
lineamenti
e
di
carattere
,
e
chi
vedeva
lei
,
vedeva
sua
madre
,
tale
e
quale
.
Tutte
e
due
erano
tanto
antipatiche
e
così
gonfie
di
superbia
,
che
nessuno
le
voleva
avvicinare
.
Viverci
insieme
poi
,
era
impossibile
addirittura
.
La
più
giovane
invece
,
per
la
dolcezza
dei
modi
e
per
la
bontà
del
cuore
,
era
tutta
il
ritratto
del
suo
babbo
...
e
tanto
bella
poi
,
tanto
bella
,
che
non
si
sarebbe
trovata
l
'
eguale
.
E
naturalmente
,
poiché
ogni
simile
ama
il
suo
simile
,
quella
madre
andava
pazza
per
la
figliuola
maggiore
;
e
sentiva
per
quell
'
altra
un
'
avversione
,
una
ripugnanza
spaventevole
.
La
faceva
mangiare
in
cucina
,
e
tutte
le
fatiche
e
i
servizi
di
casa
toccavano
a
lei
.
Fra
le
altre
cose
,
bisognava
che
quella
povera
ragazza
andasse
due
volte
al
giorno
ad
attingere
acqua
a
una
fontana
distante
più
d
'
un
miglio
e
mezzo
,
e
ne
riportasse
una
brocca
piena
.
Un
giorno
,
mentre
stava
appunto
lì
alla
fonte
,
le
apparve
accanto
una
povera
vecchia
che
la
pregò
in
carità
di
darle
da
bere
.
"
Ma
volentieri
,
nonnina
mia
...
"
rispose
la
bella
fanciulla
"
aspettate
;
vi
sciacquo
la
brocca
...
"
E
subito
dette
alla
mezzina
una
bella
risciacquata
,
la
riempì
di
acqua
fresca
,
e
gliela
presentò
sostenendola
in
alto
con
le
sue
proprie
mani
,
affinché
la
vecchiarella
bevesse
con
tutto
il
suo
comodo
.
Quand
'
ebbe
bevuto
,
disse
la
nonnina
:
"
Tu
sei
tanto
bella
,
quanto
buona
e
quanto
per
benino
,
figliuola
mia
,
che
non
posso
fare
a
meno
di
lasciarti
un
dono
"
.
Quella
era
una
Fata
,
che
aveva
preso
la
forma
di
una
povera
vecchia
di
campagna
per
vedere
fin
dove
arrivava
la
bontà
della
giovinetta
.
E
continuò
:
"
Ti
do
per
dono
che
ad
ogni
parola
che
pronunzierai
ti
esca
di
bocca
o
un
fiore
o
una
pietra
preziosa
"
.
La
ragazza
arrivò
a
casa
con
la
brocca
piena
,
qualche
minuto
più
tardi
;
la
mamma
le
fece
un
baccano
del
diavolo
per
quel
piccolo
ritardo
.
"
Mamma
,
abbi
pazienza
,
ti
domando
scusa
...
"
,
disse
la
figliuola
tutta
umile
,
e
intanto
che
parlava
le
uscirono
di
bocca
due
rose
,
due
perle
e
due
brillanti
grossi
.
"
Ma
che
roba
è
questa
!...",
esclamò
la
madre
stupefatta
,
"
sbaglio
o
tu
sputi
perle
e
brillanti
!
...
O
come
mai
,
figlia
mia
?..."
Era
la
prima
volta
in
tutta
la
sua
vita
che
la
chiamava
così
,
e
in
tono
affettuoso
.
La
fanciulla
raccontò
ingenuamente
quel
che
le
era
accaduto
alla
fontana
;
e
durante
il
racconto
,
figuratevi
i
rubini
e
i
topazi
che
le
caddero
già
dalla
bocca
!
"
Oh
,
che
fortuna
...
"
,
disse
la
madre
,
"
bisogna
che
ci
mandi
subito
anche
quest
'
altra
.
Senti
,
Cecchina
,
guarda
che
cosa
esce
dalla
bocca
della
tua
sorella
quando
parla
.
Ti
piacerebbe
avere
anche
per
te
lo
stesso
dono
?
...
Basta
che
tu
vada
alla
fonte
;
e
se
una
vecchia
ti
chiede
da
bere
,
daglielo
con
buona
maniera
.
"
"
E
non
ci
mancherebbe
altro
!...",
rispose
quella
sbadata
.
"
Andare
alla
fontana
ora
!
"
"
Ti
dico
che
tu
ci
vada
...
e
subito
"
,
gridò
la
mamma
.
Brontolò
,
brontolò
;
ma
brontolando
prese
la
strada
portando
con
sé
la
più
bella
fiasca
d
'
argento
che
fosse
in
casa
.
La
superbia
,
capite
,
e
l
'
infingardaggine
!
...
Appena
arrivata
alla
fonte
,
eccoti
apparire
una
gran
signora
vestita
magnificamente
,
che
le
chiede
un
sorso
d
'
acqua
.
Era
la
medesima
Fata
apparsa
poco
prima
a
quell
'
altra
sorella
;
ma
aveva
preso
l
'
aspetto
e
il
vestiario
di
una
principessa
,
per
vedere
fino
a
quale
punto
giungeva
la
malcreanza
di
quella
pettegola
.
"
O
sta
'
a
vedere
...
"
,
rispose
la
superba
,
"
che
son
venuta
qui
per
dar
da
bere
a
voi
!
...
Sicuro
!
...
per
abbeverare
vostra
Signora
,
non
per
altro
!
...
Guardate
,
se
avete
sete
,
la
fonte
eccola
lì
.
"
"
Avete
poca
educazione
,
ragazza
...
"
,
rispose
la
Fata
senza
adirarsi
punto
,
"
e
giacché
siete
così
sgarbata
,
vi
do
per
dono
che
ad
ogni
parola
pronunziata
da
voi
vi
esca
di
bocca
un
rospo
o
una
serpe
.
"
Appena
la
mammina
la
vide
tornare
da
lontano
,
le
gridò
a
piena
gola
:
"
Dunque
,
Cecchina
,
com
'
è
andata
?
"
.
"
Non
mi
seccate
,
mamma
!...",
replicò
la
monella
;
e
sputò
due
vipere
e
due
rospacci
.
"
O
Dio
!
...
che
vedo
!...",
esclamò
la
madre
.
"
La
colpa
deve
essere
tutta
di
tua
sorella
,
ma
me
la
pagherà
...
"
E
si
mosse
per
picchiarla
.
Quella
povera
figliuola
fuggì
via
di
rincorsa
e
andò
a
rifugiarsi
nella
foresta
vicina
.
Il
figliuolo
del
Re
che
ritornava
da
caccia
la
incontrò
per
un
viottolo
,
e
vedendola
così
bella
,
le
domandò
che
cosa
faceva
in
quel
luogo
sola
sola
,
e
perché
piangeva
tanto
.
"
La
mamma
...
"
,
disse
lei
,
"
m
'
ha
mandato
via
di
casa
e
mi
voleva
picchiare
...
"
Il
figliuolo
del
Re
,
che
vide
uscire
da
quella
bocchina
cinque
o
sei
perle
e
altrettanti
brillanti
,
la
pregò
di
raccontare
come
mai
era
possibile
una
cosa
tanto
meravigliosa
.
E
la
ragazza
raccontò
per
filo
e
per
segno
tutto
quello
che
le
era
accaduto
.
Il
Principe
reale
se
ne
innamorò
subito
e
considerando
che
il
dono
della
Fata
valeva
più
di
qualunque
grossa
dote
che
potesse
avere
un
'
altra
donna
,
la
condusse
senz
'
altro
al
palazzo
del
Re
suo
padre
e
se
la
sposò
.
Quell
'
altra
sorella
frattanto
si
fece
talmente
odiare
da
tutti
,
che
sua
madre
stessa
la
cacciò
via
di
casa
;
e
la
disgraziata
dopo
aver
corso
invano
cercando
chi
acconsentisse
a
riceverla
andò
a
morire
sul
confine
del
bosco
.
MORALE
Gli
smeraldi
,
le
perle
,
ed
i
diamanti
Abbaglian
gli
occhi
col
vivo
splendore
;
Ma
le
dolci
parole
e
i
dolci
pianti
Hanno
spesso
più
forza
e
più
valore
.
ALTRA
MORALE
La
cortesia
che
le
bell
'
alme
accende
,
Costa
talora
acerbi
affanni
e
pene
;
Ma
presto
o
tardi
la
virtù
risplende
,
E
quando
men
ci
pensa
il
premio
ottiene
.
Cappuccetto
Rosso
C
'
era
una
volta
in
un
villaggio
una
bambina
,
la
più
carina
che
si
potesse
mai
vedere
.
La
sua
mamma
n
'
era
matta
,
e
la
sua
nonna
anche
di
pìù
.
Quella
buona
donna
di
sua
madre
le
aveva
fatto
fare
un
cappuccetto
rosso
,
il
quale
le
tornava
così
bene
a
viso
,
che
la
chiamavano
dappertutto
Cappuccetto
Rosso
.
Un
giorno
sua
madre
,
avendo
cavate
di
forno
alcune
stiacciate
,
le
disse
:
"
Va
'
un
po
'
a
vedere
come
sta
la
tua
nonna
,
perché
mi
hanno
detto
che
era
un
po
'
incomodata
:
e
intanto
portale
questa
stiacciata
e
questo
vasetto
di
burro
"
.
Cappuccetto
Rosso
,
senza
farselo
dire
due
volte
,
partì
per
andare
dalla
sua
nonna
,
la
quale
stava
in
un
altro
villaggio
.
E
passando
per
un
bosco
s
'
imbatté
in
quella
buona
lana
del
Lupo
,
il
quale
avrebbe
avuto
una
gran
voglia
di
mangiarsela
;
ma
poi
non
ebbe
il
coraggio
di
farlo
,
a
motivo
di
certi
taglialegna
che
erano
lì
nella
foresta
.
Egli
le
domandò
dove
andava
.
La
povera
bambina
,
che
non
sapeva
quanto
sia
pericoloso
fermarsi
per
dar
retta
al
Lupo
,
gli
disse
:
"
Vo
a
vedere
la
mia
nonna
e
a
portarle
una
stiacciata
,
con
questo
vasetto
di
burro
,
che
le
manda
la
mamma
mia
"
.
"
Sta
molto
lontana
di
qui
?
"
,
disse
il
Lupo
.
"
Oh
,
altro
!
"
,
disse
Cappuccetto
Rosso
.
"
La
sta
laggiù
,
passato
quel
mulino
,
che
si
vede
di
qui
,
nella
prima
casa
,
al
principio
del
villaggio
.
"
"
Benissimo
"
,
disse
il
Lupo
,
"
voglio
venire
a
vederla
anch
'
io
.
Io
piglierò
da
questa
parte
,
e
tu
da
quell
'
altra
,
e
faremo
a
chi
arriva
più
presto
.
"
Il
Lupo
si
messe
a
correre
per
la
sua
strada
,
che
era
una
scorciatoia
,
con
quanta
forza
avea
nelle
gambe
:
e
la
bambina
se
ne
andò
per
la
sua
strada
,
che
era
la
più
lunga
,
baloccandosi
a
cogliere
le
nocciuole
,
a
dar
dietro
alle
farfalle
,
e
a
fare
dei
mazzetti
con
tutti
i
fiorellini
,
che
incontrava
lungo
la
via
.
Il
Lupo
in
due
salti
arrivò
a
casa
della
nonna
e
bussò
.
"
Toc
,
toc
.
"
"
Chi
è
?
"
"
Sono
la
vostra
bambina
,
son
Cappuccetto
Rosso
"
,
disse
il
Lupo
,
contraffacendone
la
voce
,
"
e
vengo
a
portarvi
una
stiacciata
e
un
vasetto
di
burro
,
che
vi
manda
la
mamma
mia
.
"
La
buona
nonna
,
che
era
a
letto
perché
non
si
sentiva
troppo
bene
,
gli
gridò
:
"
Tira
la
stanghetta
,
e
la
porta
si
aprirà
"
.
Il
Lupo
tirò
la
stanghetta
,
e
la
porta
si
aprì
.
Appena
dentro
,
si
gettò
sulla
buona
donna
e
la
divorò
in
men
che
non
si
dice
,
perché
erano
tre
giorni
che
non
s
'
era
sdigiunato
.
Quindi
rinchiuse
la
porta
e
andò
a
mettersi
nel
letto
della
nonna
,
aspettando
che
arrivasse
Cappuccetto
Rosso
,
che
,
di
lì
a
poco
,
venne
a
picchiare
alla
porta
.
"
Toc
,
toc
.
"
"
Chi
è
?
"
Cappuccetto
Rosso
,
che
sentì
il
vocione
grosso
del
Lupo
,
ebbe
dapprincipio
un
po
'
di
paura
;
ma
credendo
che
la
sua
nonna
fosse
infreddata
rispose
:
"
Sono
la
vostra
bambina
,
son
Cappuccetto
Rosso
,
che
vengo
a
portarvi
una
stiacciata
e
un
vasetto
di
burro
,
che
vi
manda
la
mamma
mia
"
.
Il
Lupo
gridò
di
dentro
,
assottigliando
un
po
'
la
voce
:
"
Tira
la
stanghetta
e
la
porta
si
aprirà
.
"
Cappuccetto
Rosso
tirò
la
stanghetta
e
la
porta
si
aprì
.
Il
Lupo
,
vistala
entrare
,
le
disse
,
nascondendosi
sotto
le
coperte
:
"
Posa
la
stiacciata
e
il
vasetto
di
burro
sulla
madia
e
vieni
a
letto
con
me
"
.
Cappuccetto
Rosso
si
spogliò
ed
entrò
nel
letto
,
dove
ebbe
una
gran
sorpresa
nel
vedere
com
'
era
fatta
la
sua
nonna
,
quando
era
tutta
spogliata
.
E
cominciò
a
dire
:
"
O
nonna
mia
,
che
braccia
grandi
che
avete
!
"
.
"
Gli
è
per
abbracciarti
meglio
,
bambina
mia
.
"
"
O
nonna
mia
,
che
gambe
grandi
che
avete
!
"
"
Gli
è
per
correr
meglio
,
bambina
mia
.
"
"
O
nonna
mia
,
che
orecchie
grandi
che
avete
!
"
"
Gli
è
per
sentirci
meglio
,
bambina
mia
.
"
"
O
nonna
mia
,
che
occhioni
grandi
che
avete
!
"
"
Gli
è
per
vederci
meglio
,
bambina
mia
.
"
"
O
nonna
mia
,
che
denti
grandi
che
avete
!
"
"
Gli
è
per
mangiarti
meglio
.
"
E
nel
dir
così
,
quel
malanno
di
Lupo
si
gettò
sul
povero
Cappuccetto
Rosso
,
e
ne
fece
un
boccone
.
La
storia
di
Cappuccetto
Rosso
fa
vedere
ai
giovinetti
e
alle
giovinette
,
e
segnatamente
alle
giovinette
,
che
non
bisogna
mai
fermarsi
a
discorrere
per
la
strada
con
gente
che
non
si
conosce
:
perché
dei
lupi
ce
n
'
è
dappertutto
e
di
diverse
specie
,
e
i
più
pericolosi
sono
appunto
quelli
che
hanno
faccia
di
persone
garbate
e
piene
di
complimenti
e
di
belle
maniere
.
Il
gatto
con
gli
stivali
Un
mugnaio
,
venuto
a
morte
,
non
lasciò
altri
beni
ai
suoi
tre
figliuoli
che
aveva
,
se
non
il
suo
mulino
,
il
suo
asino
e
il
suo
gatto
.
Così
le
divisioni
furono
presto
fatte
:
né
ci
fu
bisogno
dell
'
avvocato
e
del
notaro
;
i
quali
,
com
'
è
naturale
,
si
sarebbero
mangiata
in
un
boccone
tutt
'
intera
la
piccola
eredità
.
Il
maggiore
ebbe
il
mulino
.
Il
secondo
,
l
'
asino
.
E
il
minore
dei
fratelli
ebbe
solamente
il
gatto
.
Quest
'
ultimo
non
sapeva
darsi
pace
,
per
essergli
toccata
una
parte
così
meschina
.
"
I
miei
fratelli
"
,
faceva
egli
a
dire
,
"
potranno
tirarsi
avanti
onestamente
,
menando
vita
in
comune
:
ma
quanto
a
me
,
quando
avrò
mangiato
il
mio
gatto
,
e
fattomi
un
manicotto
della
sua
pelle
,
bisognerà
che
mi
rassegni
a
morir
di
fame
.
"
Il
gatto
,
che
sentiva
questi
discorsi
,
e
faceva
finta
di
non
darsene
per
inteso
,
gli
disse
con
viso
serio
e
tranquillo
:
"
Non
vi
date
alla
disperazione
,
padron
mio
!
Voi
non
dovete
far
altro
che
trovarmi
un
sacco
e
farmi
fare
un
paio
di
stivali
per
andare
nel
bosco
;
e
dopo
vi
farò
vedere
che
nella
parte
che
vi
è
toccata
,
non
siete
stato
trattato
tanto
male
quanto
forse
credete
"
.
Sebbene
il
padrone
del
gatto
non
pigliasse
queste
parole
per
moneta
contante
,
a
ogni
modo
gli
aveva
visto
fare
tanti
giuochi
di
destrezza
nel
prendere
i
topi
,
or
col
mettersi
penzoloni
,
attaccato
per
i
piedi
,
or
col
fare
il
morto
,
nascosto
dentro
la
farina
,
che
finì
coll
'
aver
qualche
speranza
di
trovare
in
lui
un
po
'
di
aiuto
nelle
sue
miserie
.
Appena
il
gatto
ebbe
ciò
che
voleva
,
s
'
infilò
bravamente
gli
stivali
,
e
mettendosi
il
sacco
al
collo
,
prese
le
corde
colle
zampe
davanti
e
se
ne
andò
in
una
conigliera
,
dove
c
'
erano
moltissimi
conigli
.
Pose
dentro
al
sacco
un
po
'
di
crusca
e
della
cicerbita
:
e
sdraiandosi
per
terra
come
se
fosse
morto
,
aspettò
che
qualche
giovine
coniglio
,
ancora
novizio
dei
chiapperelli
del
mondo
,
venisse
a
ficcarsi
nel
sacco
per
la
gola
di
mangiare
la
roba
che
c
'
era
dentro
.
Appena
si
fu
sdraiato
,
ebbe
subito
la
grazia
.
Eccoti
un
coniglio
,
giovane
d
'
anni
e
di
giudizio
,
che
entrò
dentro
al
sacco
:
e
il
bravo
gatto
,
tirando
subito
la
funicella
,
lo
prese
e
l
'
uccise
senza
pietà
né
misericordia
.
Tutto
glorioso
della
preda
fatta
andò
dal
Re
,
e
chiese
di
parlargli
.
Lo
fecero
salire
nei
quartieri
del
Re
,
dove
entrato
che
fu
fece
una
gran
riverenza
al
Re
,
e
gli
disse
:
"
Ecco
,
Sire
,
un
coniglio
di
conigliera
che
il
signor
marchese
di
Carabà
"
,
era
il
nome
che
gli
era
piaciuto
di
dare
al
suo
padrone
,
"
mi
ha
incaricato
di
presentarvi
da
parte
sua
"
.
"
Di
'
al
tuo
padrone
"
rispose
il
Re
"
che
lo
ringrazio
e
che
mi
ha
fatto
un
vero
regalo
.
"
Un
'
altra
volta
andò
a
nascondersi
fra
il
grano
,
tenendo
sempre
il
suo
sacco
aperto
;
e
appena
ci
furono
entrate
dentro
due
pernici
,
tirò
la
corda
e
le
acchiappò
tutte
e
due
.
Corse
quindi
a
presentarle
al
Re
,
come
aveva
fatto
per
il
coniglio
di
conigliera
.
Il
Re
gradì
moltissimo
anche
le
due
pernici
e
gli
fece
dare
la
mancia
.
Il
gatto
in
questo
modo
continuò
per
due
o
tre
mesi
a
portare
di
tanto
in
tanto
ai
Re
la
selvaggina
della
caccia
del
suo
padrone
.
Un
giorno
avendo
saputo
che
il
Re
doveva
recarsi
a
passeggiare
lungo
la
riva
del
fiume
insieme
alla
sua
figlia
,
la
più
bella
Principessa
del
mondo
,
disse
al
suo
padrone
:
"
Se
date
retta
a
un
mio
consiglio
,
la
vostra
fortuna
è
fatta
:
voi
dovete
andare
a
bagnarvi
nel
fiume
,
e
precisamente
nel
posto
che
vi
dirò
io
:
quanto
al
resto
,
lasciate
fare
a
me
"
.
Il
marchese
di
Carabà
fece
tutto
quello
che
gli
consigliò
il
suo
gatto
,
senza
sapere
a
che
cosa
gli
avrebbe
potuto
giovare
.
Mentre
egli
si
bagnava
,
il
Re
passò
di
là
;
e
il
gatto
si
messe
a
gridare
con
quanta
ne
aveva
in
gola
:
"
Aiuto
,
aiuto
!
affoga
il
marchese
di
Carabà
"
.
A
queste
grida
,
il
Re
messe
il
capo
fuori
dallo
sportello
della
carrozza
e
,
riconosciuto
il
gatto
,
che
tante
volte
gli
aveva
portato
la
selvaggina
,
ordinò
alle
guardie
che
corressero
subito
in
aiuto
del
marchese
di
Carabà
.
Intanto
che
tiravano
su
,
fuori
dell
'
acqua
,
il
povero
Marchese
,
il
gatto
avvicinandosi
alla
carrozza
raccontò
al
Re
che
mentre
il
suo
padrone
si
bagnava
,
i
ladri
erano
venuti
a
portargli
via
i
suoi
vestiti
,
sebbene
avesse
gridato
al
ladro
con
tutta
la
forza
dei
polmoni
.
Il
furbo
trincato
aveva
nascosto
i
panni
sotto
un
pietrone
.
Il
Re
diè
ordine
subito
agli
ufficiali
della
sua
guardaroba
di
andare
a
prendere
uno
dei
più
sfarzosi
vestiari
per
il
marchese
di
Carabà
.
Il
Re
gli
usò
mille
carezze
,
e
siccome
l
'
abito
che
gli
avevano
portato
in
quel
momento
faceva
spiccare
i
pregi
della
sua
persona
(
perché
era
bello
e
benissimo
fatto
)
,
la
Principessa
lo
trovò
simpatico
e
di
suo
genio
:
e
bastarono
poche
occhiate
del
marchese
di
Carabà
,
molto
rispettose
ma
abbastanza
tenere
,
perché
ella
ne
rimanesse
innamorata
cotta
.
Volle
il
Re
che
salisse
nella
sua
carrozza
,
e
facesse
la
passeggiata
con
essi
.
Il
gatto
,
contentissimo
di
vedere
che
il
suo
disegno
cominciava
a
pigliar
colore
,
s
'
avviò
avanti
;
e
avendo
incontrato
dei
contadini
,
che
segavano
,
disse
loro
:
"
Buona
gente
che
segate
il
fieno
,
se
non
dite
al
Re
che
il
prato
segato
da
voi
appartiene
al
marchese
di
Carabà
,
sarete
tutti
affettati
fini
fini
come
carne
da
far
polpette
"
.
Il
Re
infatti
domandò
ai
segatori
di
chi
fosse
il
prato
che
segavano
.
"
È
del
marchese
di
Carabà
"
,
dissero
tutti
a
una
voce
perché
la
minaccia
del
gatto
li
aveva
impauriti
.
"
Voi
avete
di
bei
possessi
"
,
disse
il
Re
al
marchese
di
Carabà
.
"
Lo
vedete
da
voi
,
Sire
"
,
rispose
il
Marchese
.
"
Questa
è
una
prateria
,
che
non
c
'
è
anno
che
non
mi
dia
una
raccolta
abbondantissima
.
"
Il
bravo
gatto
,
che
faceva
sempre
da
battistrada
,
incontrò
dei
mietitori
,
e
disse
loro
:
"
Buona
gente
che
segate
il
grano
,
se
non
direte
che
tutto
questo
grano
appartiene
al
signor
marchese
di
Carabà
,
sarete
stritolati
fini
fini
come
carne
da
far
polpette
"
.
Il
Re
,
che
passò
pochi
minuti
dopo
,
volle
sapere
a
chi
appartenesse
tutto
il
grano
che
vedeva
.
"
È
del
signor
marchese
di
Carabà
"
,
risposero
i
mietitori
.
E
il
Re
se
ne
rallegrò
col
Marchese
.
Il
gatto
,
che
trottava
sempre
avanti
la
carrozza
,
ripeteva
sempre
le
medesime
cose
a
tutti
quelli
che
incontrava
lungo
la
strada
;
e
il
Re
rimaneva
meravigliato
dei
grandi
possessi
del
signor
marchese
di
Carabà
.
Finalmente
il
gatto
arrivò
a
un
bel
castello
,
di
cui
era
padrone
un
orco
,
il
più
ricco
che
si
fosse
mai
veduto
;
perché
tutte
le
terre
,
che
il
Re
aveva
attraversate
,
dipendevano
da
questo
castello
.
Il
gatto
s
'
ingegnò
di
sapere
chi
era
quest
'
uomo
,
e
che
cosa
sapesse
fare
:
e
domandò
di
potergli
parlare
,
dicendo
che
gli
sarebbe
parso
sconvenienza
passare
così
accosto
al
suo
castello
senza
rendergli
omaggio
e
riverenza
.
L
'
orco
l
'
accolse
con
tutta
quella
cortesia
che
può
avere
un
orco
;
e
gli
offrì
da
riposarsi
.
"
Mi
hanno
assicurato
"
,
disse
il
gatto
,
"
che
voi
avete
la
virtù
di
potervi
cambiare
in
ogni
specie
d
'
animali
;
e
che
vi
potete
,
per
dirne
una
,
trasformare
in
leone
e
in
elefante
.
"
"
Verissimo
!
"
,
rispose
l
'
orco
bruscamente
,
"
e
per
darvene
una
prova
,
mi
vedrete
diventare
un
leone
.
"
Il
gatto
fu
così
spaventato
dal
vedersi
dinanzi
agli
occhi
un
leone
,
che
s
'
arrampicò
subito
su
per
le
grondaie
,
ma
non
senza
fatica
e
pericolo
,
a
cagione
dei
suoi
stivali
,
che
non
erano
buoni
a
nulla
per
camminare
sulle
grondaie
de
'
tetti
.
Di
lì
a
poco
,
quando
il
gatto
si
avvide
che
l
'
orco
aveva
ripresa
la
sua
forma
di
prima
,
calò
a
basso
e
confessò
di
avere
avuto
una
gran
paura
.
"
Mi
hanno
per
di
più
assicurato
"
,
disse
il
gatto
,
"
ma
questa
mi
par
troppo
grossa
e
non
la
posso
bere
,
che
voi
avete
anche
la
virtù
di
prendere
la
forma
dei
più
piccoli
animali
;
come
sarebbe
a
dire
,
di
cambiarvi
,
per
esempio
,
in
un
topo
o
in
una
talpa
:
ma
anche
queste
son
cose
,
lasciate
che
ve
lo
ripeta
,
che
mi
paiono
sogni
dell
'
altro
mondo
!
"
"
Sogni
?
"
,
disse
l
'
orco
.
"
Ora
vi
farò
veder
io
!..."
E
nel
dir
così
,
si
cangiò
in
sorcio
,
e
si
messe
a
correre
per
la
stanza
.
Ma
il
gatto
,
lesto
come
un
baleno
,
gli
s
'
avventò
addosso
e
lo
mangiò
.
Intanto
il
Re
che
,
passando
da
quella
parte
,
vide
il
bel
castello
dell
'
orco
,
volle
entrarvi
.
Il
gatto
,
che
sentì
il
rumore
della
carrozza
che
passava
sul
ponte
-
levatoio
del
castello
,
corse
incontro
al
Re
e
gli
disse
:
"
Vostra
Maestà
sia
la
benvenuta
in
questo
castello
del
signor
marchese
di
Carabà
"
.
"
Come
!
signor
Marchese
!
"
,
esclamò
il
Re
.
"
Anche
questo
castello
è
vostro
?
Non
c
'
è
nulla
di
più
bello
di
questo
palazzo
e
delle
fabbriche
che
lo
circondano
;
visitiamolo
all
'
interno
,
se
non
vi
scomoda
.
"
Il
Marchese
dette
la
mano
alla
Principessa
;
e
seguendo
il
Re
,
che
era
salito
il
primo
,
entrarono
in
una
gran
sala
,
dove
trovarono
imbandita
una
magnifica
merenda
,
che
l
'
orco
aveva
fatta
preparare
per
certi
suoi
amici
che
dovevano
venire
a
trovarlo
,
ma
che
non
avevano
ardito
di
entrar
nel
castello
,
perché
sapevano
che
c
'
era
il
Re
.
Il
Re
,
contento
da
non
potersi
dire
,
delle
belle
doti
del
marchese
di
Carabà
,
al
pari
della
sua
figlia
,
che
n
'
era
pazza
,
e
vedendo
i
grandi
possessi
che
aveva
,
dopo
aver
vuotato
quattro
o
cinque
bicchieri
,
gli
disse
:
"
Signor
Marchese
!
se
volete
diventare
mio
genero
,
non
sta
che
a
voi
"
.
Il
marchese
,
con
mille
reverenze
,
gradì
l
'
alto
onore
fattogli
dal
Re
,
e
il
giorno
dopo
sposò
la
Principessa
.
Il
gatto
diventò
gran
signore
,
e
se
seguitò
a
dar
la
caccia
ai
topi
,
lo
fece
unicamente
per
passatempo
.
Godersi
in
pace
una
ricca
eredità
,
passata
di
padre
in
figlio
,
è
sempre
una
bella
cosa
:
ma
per
i
giovani
,
l
'
industria
,
l
'
abilità
e
la
svegliatezza
d
'
ingegno
valgono
più
d
'
ogni
altra
fortuna
ereditata
.
Da
questo
lato
,
la
storia
del
gatto
del
signor
marchese
di
Carabà
è
molto
istruttiva
,
segnatamente
per
i
gatti
e
per
i
marchesi
di
Carabà
.
Enrichetto
dal
ciuffo
C
'
era
una
volta
una
Regina
,
la
quale
partorì
un
figliuolo
così
brutto
e
così
male
imbastito
,
da
far
dubitare
per
un
pezzo
se
avesse
fattezze
di
bestia
o
di
cristiano
.
Una
fata
,
che
si
trovò
presente
al
parto
,
dette
per
sicuro
che
egli
avrebbe
avuto
molto
spirito
:
e
aggiunse
di
più
,
che
in
grazia
di
un
certo
dono
particolare
,
fattogli
da
lei
,
avrebbe
potuto
trasfondere
altrettanta
dose
di
spirito
e
d
'
intelligenza
in
quella
persona
,
chiunque
si
fosse
,
che
egli
avesse
amato
sopra
tutte
le
altre
.
Questa
cosa
consolò
un
poco
la
povera
Regina
,
la
quale
non
poteva
darsi
pace
di
aver
messo
al
mondo
un
brutto
marmocchio
a
quel
modo
!
Il
fatto
egli
è
,
che
appena
il
fanciullo
cominciò
a
spiccicar
parola
,
disse
delle
cose
molto
aggiustate
:
e
in
tutto
quello
che
faceva
,
mostrava
un
so
che
di
così
aggraziato
,
che
piaceva
e
dava
nel
genio
a
tutti
.
Mi
dimenticava
di
dire
che
egli
nacque
con
un
ciuffettino
di
capelli
sulla
testa
:
e
per
questo
lo
chiamarono
Enrichetto
dal
ciuffo
:
perché
Enrichetto
era
il
suo
nome
di
battesimo
.
In
capo
a
sette
o
otto
anni
,
la
Regina
di
uno
Stato
vicino
partorì
due
bambine
.
La
prima
,
che
venne
al
mondo
,
era
più
bella
del
Sole
;
e
la
Regina
ne
sentì
un
'
allegrezza
così
grande
,
da
far
temere
per
la
sua
salute
.
La
stessa
fata
,
che
aveva
assistito
alla
nascita
di
Enrichetto
dal
ciuffo
,
si
trovò
presente
anche
a
quest
'
altra
:
e
per
moderare
la
gioia
della
Regina
,
le
dichiarò
che
la
piccola
Principessa
non
avrebbe
avuto
neppur
l
'
ombra
dello
spirito
,
per
cui
sarebbe
stata
tanto
stupida
,
quanto
era
bella
.
La
Regina
rimase
molto
male
di
questa
cosa
:
ma
pochi
momenti
dopo
ebbe
un
altro
dispiacere
anche
più
grosso
,
nel
vedere
che
la
seconda
figlia
,
che
aveva
partorito
,
era
talmente
brutta
da
fare
paura
.
"
Non
vi
disperate
,
signora
"
,
le
disse
la
fata
,
"
la
vostra
figlia
sarà
ricompensata
per
un
altro
verso
;
essa
avrà
tanto
spirito
,
da
non
avvedersi
nemmeno
della
bellezza
che
non
l
'
è
toccata
.
"
"
Dio
voglia
che
sia
così
!
"
,
rispose
la
Regina
,
"
ma
non
ci
sarebbe
modo
di
fare
avere
un
po
'
di
spirito
anche
alla
maggiore
che
è
tanto
bella
?
"
"
Per
quanto
allo
spirito
,
o
signora
,
io
non
ci
posso
far
nulla
"
,
disse
la
fata
,
"
ma
posso
tutto
per
la
parte
della
bellezza
;
e
siccome
non
c
'
è
cosa
al
mondo
che
non
farei
per
vedervi
contenta
,
così
le
concederò
in
dono
la
virtù
di
far
diventare
bella
la
persona
che
più
sarà
di
suo
genio
.
"
A
mano
a
mano
che
le
due
Principesse
crescevano
,
crescevano
con
esse
i
loro
pregi
,
fino
al
punto
che
non
si
parlava
d
'
altro
che
della
bellezza
della
più
grande
e
dello
spirito
della
minore
.
È
vero
però
che
anche
i
loro
difetti
si
facevano
più
vistosi
,
coll
'
andare
in
là
degli
anni
.
La
minore
imbruttiva
a
occhiate
,
e
la
maggiore
diventava
stupida
un
giorno
più
dell
'
altro
,
e
non
sapeva
rispondere
alle
domande
che
le
venivano
fatte
,
o
rispondeva
delle
giuccherie
.
Oltre
a
questo
ell
'
era
così
smanierata
e
senza
garbo
né
grazia
,
che
non
era
buona
di
posare
quattro
vasi
di
porcellana
sul
camminetto
senza
romperne
qualcuno
,
né
d
'
accostarsi
alla
bocca
un
bicchier
d
'
acqua
senza
versarselo
mezzo
sul
vestito
.
Sebbene
la
bellezza
sia
un
gran
vantaggio
per
una
fanciulla
,
pure
è
un
fatto
che
la
sorella
minore
aveva
sempre
il
disopra
sull
'
altra
,
in
società
e
in
tutte
le
conversazioni
.
Sul
primo
,
tutti
si
voltavano
dalla
parte
della
più
bella
per
vederla
e
ammirarla
;
ma
dopo
pochi
minuti
la
lasciavano
per
andare
da
quella
che
aveva
più
spirito
,
a
sentire
le
cose
graziose
che
diceva
:
e
faceva
maraviglia
di
vedere
come
in
meno
di
un
quarto
d
'
ora
la
maggiore
non
avesse
più
nessuno
dintorno
a
sé
,
mentre
tutti
erano
a
far
corona
intorno
alla
sorella
minore
.
La
maggiore
,
sebbene
molto
stupida
,
si
avvide
di
questa
cosa
:
e
avrebbe
dato
volentieri
tutta
la
sua
bellezza
,
per
avere
la
metà
dello
spirito
della
sorella
.
La
Regina
,
quantunque
fosse
prudente
,
non
seppe
stare
dallo
sgridarla
piu
volte
delle
sue
grullerie
:
e
questa
cosa
fece
tanta
pena
alla
povera
Principessa
,
che
si
sentì
come
morire
.
Un
giorno
,
che
era
andata
nel
bosco
a
piangere
la
sua
disgrazia
,
vide
venirsi
incontro
un
omiciattolo
brutto
e
spiacente
quanto
mai
,
ma
vestito
con
grandissima
eleganza
.
Era
il
giovane
principe
Enrichetto
dal
ciuffo
,
il
quale
innamoratosi
di
lei
al
solo
vederne
i
ritratti
che
giravano
per
tutto
il
mondo
,
aveva
abbandonato
il
regno
di
suo
padre
per
avere
il
piacere
di
vederla
e
di
parlarle
.
Contentissimo
di
trovarla
sola
,
si
avvicinò
a
lei
con
tutto
il
rispetto
e
la
gentilezza
immaginabile
.
E
avendo
udito
che
essa
era
molto
afflitta
,
dopo
i
soliti
complimenti
d
'
uso
le
disse
:
"
Io
non
so
comprendere
,
o
Regina
,
come
essendo
voi
così
bella
come
siete
,
possiate
essere
triste
come
apparite
;
perché
,
sebbene
io
possa
vantarmi
di
aver
veduto
un
'
infinità
di
belle
donne
,
posso
dire
di
non
averne
vista
una
sola
,
la
cui
bellezza
si
avvicinasse
alla
vostra
"
.
"
A
voi
piace
dir
così
!
"
,
rispose
la
Principessa
,
e
non
disse
altro
.
"
La
bellezza
"
,
riprese
Enrichetto
dal
ciuffo
,
"
è
un
dono
così
grande
,
che
deve
compensare
di
tutto
il
resto
;
e
quando
la
si
possiede
,
non
vedo
nessun
'
altra
cosa
che
possa
recarci
afflizione
.
"
"
Vorrei
"
,
rispose
la
Principessa
,
"
essere
brutta
quanto
voi
e
avere
dello
spirito
;
piuttosto
che
avere
la
bellezza
che
ho
,
ed
essere
una
stupida
come
sono
.
"
"
Non
c
'
è
nulla
,
o
signora
,
che
dia
segno
di
aver
dello
spirito
,
quanto
il
credere
di
non
averne
:
egli
è
uno
di
quei
pregi
,
che
per
la
sua
indole
singolare
,
più
se
ne
ha
,
e
più
si
crede
di
esserne
mancanti
.
"
"
Io
non
m
'
intendo
di
queste
cose
"
,
disse
la
Principessa
,
"
ma
so
benissimo
che
io
sono
una
grande
imbecille
,
ed
ecco
la
cagione
del
dolore
,
che
mi
farà
morire
.
"
"
Se
non
è
che
questo
che
vi
tormenta
,
o
signora
,
io
posso
facilmente
metter
fine
alla
vostra
afflizione
.
"
"
E
come
fare
?
"
,
disse
la
Principessa
,
"
Io
ho
il
potere
"
,
disse
Enrichetto
dal
ciuffo
,
"
di
trasfondere
tutto
lo
spirito
,
che
può
desiderarsi
,
in
quella
persona
che
io
dovrò
amare
sopra
le
altre
;
e
siccome
voi
siete
quella
,
così
dipende
da
voi
di
possedere
tanto
spirito
,
quanto
se
ne
può
avere
,
solo
che
siate
contenta
di
sposarmi
.
"
La
Principessa
rimase
come
una
statua
,
e
non
rispose
sillaba
.
"
Vedo
bene
"
,
rispose
Enrichetto
dal
ciuffo
,
"
che
questa
mia
proposta
non
vi
è
andata
punto
a
genio
:
e
non
me
ne
faccio
nessuna
meraviglia
;
ma
vi
lascio
un
anno
intero
,
perché
possiate
prendere
una
risoluzione
.
"
La
Principessa
aveva
così
poco
spirito
,
e
al
tempo
stesso
sentiva
tanta
voglia
di
averne
,
che
s
'
immaginò
che
la
fine
dell
'
anno
non
sarebbe
arrivata
mai
,
e
così
accettò
la
proposizione
che
le
veniva
fatta
.
Appena
ebbe
promesso
a
Enrichetto
dal
ciuffo
che
dentro
un
anno
e
in
quello
stesso
giorno
l
'
avrebbe
sposato
,
si
sentì
subito
molto
diversa
da
quella
di
prima
;
e
provò
una
facilità
incredibile
a
dire
tutte
le
cose
che
voleva
dire
,
e
a
dirle
in
un
modo
grazioso
,
spontaneo
e
naturale
.
Cominciò
da
questo
momento
a
metter
su
una
conversazione
elegante
e
ben
condotta
con
Enrichetto
dal
ciuffo
,
nella
quale
essa
brillò
con
tanta
vivacità
,
che
a
questi
nacque
il
dubbio
di
averle
dato
più
spirito
di
quello
che
se
ne
fosse
serbato
per
sé
.
Ritornata
che
fu
al
palazzo
,
la
Corte
non
sapeva
che
pensare
di
un
cambiamento
così
improvviso
e
straordinario
;
dappoiché
,
per
quante
sguaiataggini
le
avevano
udito
dire
in
passato
,
ora
la
sentivano
dire
altrettante
cose
spiritosissime
e
piene
di
buon
senso
.
Tutta
la
Corte
n
'
ebbe
un
'
allegrezza
tale
da
non
figurarselo
.
Non
ci
fu
la
sorella
minore
,
che
non
ne
restasse
contenta
,
perché
non
avendo
più
sulla
maggiore
il
disopra
dello
spirito
,
faceva
ora
accanto
a
lei
la
figura
meschinissima
d
'
una
bertuccia
.
Il
Re
si
lasciava
guidare
da
lei
,
e
qualche
volta
andava
fino
a
tener
consiglio
nel
suo
quartiere
.
La
diceria
di
questo
cambiamento
essendosi
sparsa
all
'
intorno
,
tutti
i
giovani
principi
degli
Stati
vicini
fecero
a
gara
per
arrivare
a
farsi
amare
,
e
quasi
tutti
la
chiesero
in
sposa
ma
essa
non
trovava
chi
avesse
abbastanza
spirito
,
e
faceva
lo
stesso
viso
a
tutte
le
offerte
di
matrimonio
,
senza
impegnarsi
con
alcuno
.
Intanto
se
ne
presentò
uno
così
potente
,
così
ricco
,
e
così
spiritoso
e
bello
della
persona
,
che
ella
non
poté
stare
dal
sentire
una
certa
inclinazione
per
lui
.
Suo
padre
,
che
se
n
'
era
avveduto
,
le
disse
che
la
lasciava
padrona
di
scegliersi
lo
sposo
a
modo
suo
,
e
che
non
aveva
da
far
altro
che
far
conoscere
la
sua
volontà
.
E
siccome
accade
che
più
uno
ha
dello
spirito
,
e
più
si
trova
impensierito
a
pigliare
una
risoluzione
stabile
in
certe
faccende
,
essa
,
dopo
aver
ringraziato
suo
padre
,
domandò
che
le
fosse
dato
un
po
'
di
tempo
per
poterci
pensar
sopra
.
E
per
caso
andò
a
passeggiare
in
quel
bosco
dove
aveva
incontrato
Enrichetto
dal
ciuffo
,
per
avere
il
modo
di
pensare
comodamente
alla
risoluzione
da
prendere
.
Mentr
'
ella
passeggiava
tutt
'
immersa
ne
'
suoi
pensieri
sentì
sotto
i
piedi
un
rumore
sordo
,
come
di
molte
persone
che
vadano
e
vengano
,
e
si
dieno
un
gran
da
fare
.
Avendo
teso
l
'
orecchio
con
più
attenzione
,
sentì
qualcuno
che
diceva
:
"
Passami
codesta
caldaia
"
;
e
un
altro
:
"
Metti
della
legna
sul
fuoco
"
.
La
terra
si
aprì
in
quel
momento
,
ed
ella
vide
sotto
i
suoi
piedi
come
una
gran
cucina
piena
di
cuochi
,
di
sguatteri
e
d
'
ogni
sorta
di
gente
necessaria
per
allestire
una
gran
festa
.
E
di
lì
uscì
fuori
una
schiera
di
venti
o
trenta
rosticcieri
,
che
andarono
a
piantarsi
in
un
viale
del
bosco
,
intorno
a
una
lunghissima
tavola
,
e
tutti
colla
ghiotta
in
mano
e
colla
coda
di
volpe
sull
'
orecchio
si
posero
a
lavorare
a
tempo
di
musica
,
sul
motivo
di
una
graziosa
canzone
.
La
Principessa
,
stupita
di
quello
spettacolo
,
domandò
loro
per
chi
fossero
in
tanto
lavorìo
.
"
Lavoriamo
"
,
rispose
il
capoccia
della
brigata
,
"
per
il
signor
Enrichetto
dal
ciuffo
,
che
domani
è
sposo
.
"
La
Principessa
,
sempre
più
meravigliata
,
e
ricordandosi
a
un
tratto
che
un
anno
fa
,
e
in
quello
stesso
giorno
,
aveva
promesso
di
sposare
il
principe
Enrichetto
dal
ciuffo
,
credé
di
cascare
dalle
nuvole
.
La
ragione
della
sua
dimenticanza
stava
in
questo
che
,
quando
promise
,
era
sempre
la
solita
stupida
,
e
acquistando
in
seguito
lo
spirito
che
il
Principe
le
aveva
dato
,
non
si
ricordava
più
di
tutte
le
sue
grullerie
.
Non
aveva
fatto
ancora
trenta
passi
,
seguitando
la
sua
passeggiata
,
che
s
'
imbatté
in
Enrichetto
dal
ciuffo
,
il
quale
si
faceva
avanti
tutto
sgargiante
e
magnifico
,
come
un
Principe
che
vada
a
nozze
.
"
Eccomi
qui
,
signora
"
,
egli
disse
,
"
puntuale
alla
mia
parola
:
e
non
ho
il
minimo
dubbio
che
voi
siate
venuta
qui
per
mantenere
la
vostra
,
e
per
far
di
me
,
col
dono
della
vostra
mano
,
il
mortale
più
felice
di
questa
terra
.
"
"
Vi
confesserò
francamente
"
,
rispose
la
Principessa
,
"
che
su
questa
cosa
non
ho
presa
ancora
nessuna
risoluzione
;
e
ho
paura
che
,
se
dovrò
prenderne
una
,
non
sarà
mai
quella
che
desiderate
.
"
"
Voi
mi
fate
stupire
,
o
signora
"
,
disse
Enrichetto
dal
ciuffo
.
"
Lo
capisco
"
,
disse
la
Principessa
,
"
difatti
mi
troverei
in
un
grandissimo
impiccio
,
se
avessi
da
fare
con
un
uomo
brutale
e
senza
spirito
.
Una
Principessa
mi
ha
dato
la
sua
parola
,
egli
mi
direbbe
;
e
una
volta
che
mi
ha
promesso
,
bisogna
bene
che
mi
sposi
.
Ma
poiché
la
persona
colla
quale
parlo
,
è
la
persona
più
spiritosa
di
questo
mondo
,
così
sono
sicura
che
vorrà
capacitarsi
della
ragione
.
Voi
sapete
che
anche
allora
,
quand
'
ero
stupida
,
non
sapevo
risolvermi
a
doversi
sposare
;
e
vi
par
egli
possibile
che
ora
,
dopo
tutto
lo
spirito
che
mi
avete
dato
,
e
che
mi
ha
resa
di
più
difficile
contentatura
,
di
quel
che
fossi
prima
,
possa
oggi
prendere
una
risoluzione
che
non
sono
stata
buona
di
prendere
per
il
passato
?
Se
vi
premeva
tanto
di
sposarmi
,
avete
avuto
un
gran
torto
a
togliermi
dalla
mia
stupidaggine
,
e
a
farmi
aprire
gli
occhi
,
perché
ci
vedessi
meglio
d
'
una
volta
.
"
"
Se
un
uomo
senza
spirito
"
,
rispose
Enrichetto
dal
ciuffo
,
"
sarebbe
ben
accolto
,
stando
a
quello
che
dite
,
quando
venisse
a
rinfacciarvi
la
parola
mancata
,
o
perché
volete
che
io
non
debba
valermi
degli
stessi
mezzi
,
per
una
cosa
nella
quale
è
riposta
la
felicità
di
tutta
la
mia
vita
?
Vi
pare
egli
ragionevole
che
le
persone
di
spirito
debbano
trovarsi
in
peggiore
condizione
di
quelle
che
non
ne
hanno
?
E
potete
pretenderlo
voi
?
voi
che
ne
avete
tanto
e
che
avete
tanto
desiderato
di
averne
?
Ma
veniamo
al
sodo
,
se
vi
contentate
.
All
'
infuori
della
mia
bruttezza
,
c
'
è
forse
in
me
qualche
cosa
che
vi
dispiaccia
?
Siete
forse
scontenta
della
mia
nascita
,
del
mio
spirito
,
del
mio
carattere
,
delle
mie
maniere
?
"
"
Tutt
'
altro
"
,
rispose
la
Principessa
,
"
anzi
,
tutte
le
cose
che
avete
nominate
,
sono
appunto
quelle
che
mi
piacciono
in
voi
.
"
"
Quand
'
è
così
"
,
rispose
Enrichetto
dal
ciuffo
,
"
sono
felice
,
perché
non
sta
che
a
voi
a
fare
di
me
il
più
bello
e
il
più
grazioso
degli
uomini
.
"
"
Ma
come
può
accader
questo
?
"
,
chiese
la
Principessa
.
"
Il
come
è
facile
"
,
rispose
Enrichetto
dal
ciuffo
.
"
Basta
che
voi
mi
amiate
tanto
,
da
desiderare
che
ciò
accada
:
e
perché
,
o
signora
,
non
vi
nasca
dubbio
su
quello
che
dico
,
sappiate
che
la
medesima
fata
,
che
nel
giorno
della
mia
nascita
mi
fece
il
dono
di
rendere
spiritosa
la
persona
che
più
mi
fosse
piaciuta
,
diede
a
voi
pure
quello
di
far
diventare
bello
colui
che
amerete
,
e
al
quale
vorrete
far
di
genio
e
volentieri
questo
favore
.
"
"
Se
la
cosa
sta
come
la
raccontate
"
,
disse
la
Principessa
,
"
vi
desidero
con
tutto
il
cuore
che
diventiate
il
Principe
più
simpatico
e
più
bello
del
mondo
,
e
per
quanto
è
da
me
,
ve
ne
faccio
pienissimo
dono
.
"
La
Principessa
aveva
appena
finito
di
dire
queste
parole
,
che
subito
Enrichetto
dal
ciuffo
apparve
ai
suoi
occhi
il
più
bell
'
uomo
della
terra
,
e
il
meglio
formato
,
e
il
più
amabile
di
quanti
se
ne
fossero
mai
veduti
.
Vogliono
alcuni
che
questo
cambiamento
avvenisse
non
già
per
gl
'
incanti
della
fata
,
ma
unicamente
per
merito
dell
'
amore
.
E
dicono
che
la
Principessa
,
avendo
ripensato
meglio
alla
costanza
del
suo
cuore
e
della
sua
mente
,
non
vide
più
le
deformità
personali
di
lui
,
né
la
bruttezza
del
suo
viso
:
talché
il
gobbo
che
egli
aveva
di
dietro
,
le
sembrò
quella
specie
di
rotondità
e
di
floridezza
d
'
aspetto
di
chi
dà
nell
'
ingrassare
:
e
invece
di
vederlo
zoppicare
orribilmente
,
come
aveva
fatto
fino
allora
,
le
parve
che
avesse
un
'
andatura
aggraziata
e
un
po
'
buttata
su
una
parte
,
che
le
piaceva
moltissimo
.
Fu
detto
fra
le
altre
cose
,
che
gli
occhi
di
lui
,
che
erano
guerci
,
le
parvero
più
brillanti
;
e
che
finisse
col
mettersi
in
testa
che
quel
modo
storto
di
guardare
fosse
il
segno
di
un
violento
accesso
di
amore
:
e
che
perfino
il
naso
di
lui
,
grosso
e
rosso
come
un
peperone
,
accennasse
a
qualche
cosa
di
serio
e
di
marziale
.
Fatto
sta
che
la
Principessa
gli
promise
,
lì
sul
tamburo
,
che
l
'
avrebbe
sposato
,
purché
ne
avesse
ottenuto
il
consenso
dal
Re
suo
padre
.
Il
Re
,
avendo
saputo
che
la
sua
figlia
aveva
moltissima
stima
per
Enrichetto
dal
ciuffo
,
che
egli
del
resto
conosceva
per
un
Principe
spiritosissimo
e
pieno
di
giudizio
,
lo
accettò
con
piacere
per
suo
genero
.
Il
giorno
dipoi
furono
fatte
le
nozze
,
come
Enrichetto
dal
ciuffo
aveva
preveduto
,
e
a
seconda
degli
ordini
che
egli
medesimo
aveva
già
dato
da
molto
tempo
prima
.
Questa
sembrerebbe
una
favola
;
eppure
è
una
storia
.
Tutto
ci
par
bello
nella
persona
amata
,
anche
i
difetti
:
tutto
ci
par
grazioso
,
anche
le
sguaiataggini
.
La
storia
d
'
Enrichetto
dal
ciuffo
è
vecchia
quanto
il
mondo
.
La
Bella
dai
capelli
d
'
oro
C
'
era
una
volta
la
figlia
di
un
Re
,
la
quale
era
tanto
bella
,
che
in
tutto
il
mondo
non
si
dava
l
'
eguale
;
e
per
cagione
di
questa
sua
grande
bellezza
,
la
chiamavano
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
perché
i
suoi
capelli
erano
più
fini
dell
'
oro
,
e
biondi
e
pettinati
a
meraviglia
le
scendevano
giù
fino
ai
piedi
.
Essa
andava
sempre
coperta
dai
suoi
capelli
inanellati
,
con
in
capo
una
ghirlanda
di
fiori
e
con
delle
vesti
tutte
tempestate
di
diamanti
e
di
perle
,
tanto
che
era
impossibile
vederla
e
non
restarne
invaghiti
.
In
quelle
vicinanze
c
'
era
un
giovane
Re
,
il
quale
non
aveva
moglie
,
ed
era
molto
ricco
e
molto
bello
della
persona
.
Quando
egli
venne
a
sapere
tutte
le
belle
cose
che
si
dicevano
della
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
sebbene
non
l
'
avesse
ancora
veduta
,
se
ne
innamorò
così
forte
,
che
non
beveva
né
mangiava
più
;
finché
un
bel
giorno
,
fatto
animo
risoluto
,
pensò
di
mandare
un
ambasciatore
per
chiederla
in
isposa
.
Fece
fabbricare
apposta
una
magnifica
carrozza
per
il
suo
ambasciatore
:
gli
dette
più
di
cento
cavalli
e
cento
servitori
,
e
si
raccomandò
a
più
non
posso
perché
gli
conducesse
la
Principessa
.
Appena
l
'
ambasciatore
ebbe
preso
congedo
dal
Re
e
si
fu
messo
in
viaggio
,
alla
Corte
non
si
parlava
d
'
altro
:
e
il
Re
,
che
non
dubitava
punto
che
la
Principessa
non
volesse
acconsentire
ai
suoi
desideri
,
cominciò
subito
a
farle
allestire
degli
abiti
bellissimi
e
dei
mobili
di
gran
valore
.
Intanto
che
erano
dietro
a
questi
preparativi
,
l
'
ambasciatore
,
che
era
arrivato
alla
Corte
della
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
recitò
il
suo
bravo
discorso
;
ma
sia
che
la
Principessa
in
quel
giorno
non
fosse
di
buon
umore
,
sia
che
il
complimento
non
le
andasse
a
genio
,
fatto
sta
che
rispose
all
'
ambasciatore
di
ringraziare
il
Re
e
di
dirgli
che
non
aveva
voglia
di
maritarsi
.
L
'
ambasciarore
se
ne
partì
dalla
Principessa
dispiacentissimo
di
non
poterla
condur
seco
:
e
riportò
indietro
tutti
i
regali
,
che
doveva
presentarle
da
parte
del
Re
:
perché
la
Prilicipessa
era
molto
onesta
,
e
sapeva
che
alle
ragazze
non
sta
bene
di
accettare
i
regali
dai
giovinotti
.
Per
cui
non
volle
gradire
né
i
diamanti
né
le
altre
cose
;
e
solo
per
non
scontentare
il
Re
,
accettò
una
carta
di
spilli
d
'
Inghilterra
.
Quando
l
'
ambasciatore
fu
tornato
alla
capitale
dove
il
suo
Re
lo
aspettava
con
tanta
impazienza
,
tutti
rimasero
male
dal
vedere
che
non
avesse
condotto
seco
la
Principessa
,
e
il
Re
si
messe
a
piangere
come
un
ragazzo
,
né
c
'
era
verso
di
consolarlo
.
Si
trovava
lì
,
alla
Corte
,
un
giovinetto
bello
come
il
sole
,
il
più
grazioso
di
tutti
gli
abitanti
del
Regno
.
A
cagione
appunto
delle
sue
belle
maniere
e
del
suo
spirito
,
lo
chiamavano
"
Avvenente
"
.
Tutti
gli
volevano
bene
,
meno
gli
invidiosi
,
che
si
rodevano
dalla
rabbia
perché
il
Re
lo
colmava
di
favori
e
lo
metteva
a
parte
d
'
ogni
suo
segreto
.
Accade
che
Avvenente
si
trovò
in
un
crocchio
di
persone
,
che
parlavano
del
ritorno
dell
'
ambasciatore
e
dicevano
che
non
era
stato
buono
a
nulla
;
allora
egli
disse
,
senza
badarci
tanto
né
quanto
:
"
Se
il
Re
avesse
mandato
me
dalla
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
son
sicuro
che
ella
sarebbe
venuta
meco
"
.
Senza
metter
tempo
in
mezzo
quei
malanni
risoffiarono
subito
queste
parole
al
Re
e
gli
dissero
:
"
Sapete
,
o
Sire
,
che
cosa
ha
detto
Avvenente
?
ha
detto
che
se
aveste
mandato
lui
dalla
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
egli
si
riprometteva
di
condurla
seco
.
Vedete
quant
'
è
maligno
!
e
'
pretende
di
essere
più
bello
di
voi
,
e
vorrebbe
dare
ad
intendere
che
la
Principessa
si
sarebbe
tanto
invaghita
di
lui
,
da
seguitarlo
da
per
tutto
"
.
Ecco
il
Re
che
va
in
bestia
e
si
riscalda
in
modo
da
perdere
il
lume
degli
occhi
:
"
Ah
!
ah
!
"
,
egli
dice
,
"
dunque
questo
bel
mugherino
si
piglia
giuoco
della
mia
disgrazia
?
dunque
si
stima
da
più
di
me
?
Olà
:
mettetelo
subito
nella
gran
torre
,
e
che
lì
ci
muoia
di
fame
"
.
Le
guardie
del
Re
andarono
da
Avvenente
,
il
quale
non
si
ricordava
nemmeno
di
quello
che
aveva
detto
:
lo
trascinarono
in
prigione
e
gli
fecero
mille
angherie
.
Questo
povero
giovine
non
aveva
che
un
po
'
di
paglia
a
uso
di
letto
:
e
certo
vi
sarebbe
morto
,
senza
una
piccola
fontana
,
che
scaturiva
a
piè
della
torre
,
dove
egli
pigliava
qualche
sorso
d
'
acqua
per
rinfrescarsi
un
poco
,
perché
la
fame
gli
aveva
seccata
la
gola
.
Un
giorno
,
non
potendone
più
,
diceva
sospirando
:
"
Di
che
mai
si
lamenta
il
Re
?
Fra
tutti
i
suoi
sudditi
non
ce
n
'
è
uno
che
,
quanto
me
,
gli
sia
fedele
.
Non
ho
ricordanza
di
averlo
offeso
mai
!
"
.
Il
Re
,
per
caso
,
passando
vicino
alla
torre
,
sentì
i
lamenti
di
colui
che
aveva
tanto
amato
,
e
si
fermò
per
stare
in
orecchio
:
quantunque
i
cortigiani
,
che
erano
con
lui
,
e
che
l
'
avevano
a
morte
con
Avvenente
,
dicessero
al
Re
:
"
Che
idea
è
la
vostra
,
o
Sire
?
non
sapete
che
è
un
malanno
?
"
.
E
il
Re
rispose
:
"
Lasciatemi
qui
:
voglio
sentire
quello
che
dice
"
.
E
avendo
sentito
i
lamenti
di
lui
,
gli
occhi
gli
s
'
empirono
di
pianto
:
aprì
la
porta
della
torre
,
e
lo
chiamò
.
Avvenente
,
tutto
desolato
,
andò
a
buttarsi
ai
ginocchi
del
Re
,
e
gli
baciò
i
piedi
.
"
Che
cosa
v
'
ho
fatto
,
o
Sire
"
,
egli
disse
,
"
per
meritarmi
sì
duri
trattamenti
?
"
"
Tu
ti
sei
preso
giuoco
di
me
e
del
mio
ambasciatore
"
,
rispose
il
Re
,
"
tu
ti
sei
lasciato
uscir
di
bocca
che
,
se
avessi
mandato
te
dalla
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
ti
saresti
stimato
da
tanto
da
menarla
teco
.
"
"
È
vero
,
Sire
"
,
disse
Avvenente
,
"
io
le
avrei
raccontato
così
bene
le
vostre
virtù
e
i
vostri
pregi
,
che
son
sicuro
che
ella
non
avrebbe
saputo
come
resistere
;
e
in
tutto
questo
non
mi
par
che
ci
sia
cosa
che
possa
offendervi
.
"
Il
Re
riconobbe
,
difatto
,
di
aver
torto
:
dette
un
'
occhiata
a
coloro
,
che
gli
avevano
messo
in
disgrazia
il
suo
favorito
,
e
lo
menò
con
sé
,
non
senza
pentirsi
amaramente
del
gran
dispiacere
che
gli
aveva
dato
.
Dopo
averlo
invitato
a
una
lauta
cena
,
lo
chiamò
nel
suo
gabinetto
e
gli
disse
:
"
Avvenente
,
io
amo
sempre
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
;
il
suo
rifiuto
non
mi
ha
levato
di
speranza
,
ma
non
so
che
strada
mi
prendere
per
indurla
a
diventare
mia
sposa
.
Ho
una
gran
voglia
di
mandar
te
,
per
vedere
se
tu
fossi
buono
di
venirne
a
capo
"
.
Avvenente
rispose
che
era
dispostissimo
a
obbedirlo
in
ogni
cosa
,
e
che
sarebbe
partito
subito
,
anche
l
'
indomani
.
"
Oh
!
"
,
disse
il
Re
,
"
ti
voglio
dare
una
splendida
accompagnatura
...
"
"
Non
mi
par
punto
necessaria
"
,
egli
rispose
,
"
quanto
a
me
,
mi
basta
e
me
n
'
avanza
d
'
un
bel
cavallo
e
di
qualche
lettera
da
poter
presentare
da
parte
vostra
.
"
Il
Re
non
poté
stare
dall
'
abbracciarlo
per
la
gran
contentezza
di
vederlo
così
pronto
e
sollecito
a
partire
.
Egli
prese
congedo
dal
Re
e
dai
suoi
amici
un
lunedì
mattina
,
e
si
pose
in
viaggio
per
compiere
la
sua
ambasciata
da
sé
solo
,
senza
fare
vistosità
e
senza
fracasso
.
Lungo
la
strada
non
faceva
altro
che
studiare
tutti
i
modi
per
impegnare
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
a
divenire
la
sposa
del
Re
.
Portava
in
tasca
un
piccolo
calamaio
,
e
quando
gli
veniva
qualche
bel
pensierino
da
incastrare
nel
suo
discorso
,
scendeva
da
cavallo
e
si
metteva
sotto
un
albero
per
pigliarne
ricordo
prima
che
gli
passasse
dalla
memoria
.
Una
mattina
,
che
era
partito
sul
far
del
giorno
,
passando
da
una
gran
prateria
,
gli
venne
in
mente
un
'
idea
gentile
e
graziosa
;
e
sceso
subito
di
sella
,
andò
a
mettersi
sotto
una
sfilata
di
salici
e
di
pioppi
,
piantati
lungo
un
piccolo
ruscello
che
scorreva
all
'
orlo
del
prato
.
Quand
'
ebbe
finito
di
scrivere
si
voltò
a
guardare
da
tutte
le
parti
,
tanto
era
contento
di
trovarsi
in
un
luogo
così
delizioso
!
Quand
'
ecco
che
vide
sull
'
erba
un
Carpione
color
dell
'
oro
,
che
boccheggiava
e
non
ne
poteva
più
,
perché
,
per
la
gola
di
chiappare
dei
moscerini
,
aveva
fatto
un
salto
così
lungo
e
così
fuor
dell
'
acqua
,
che
era
andato
a
ricascare
sull
'
erba
,
dove
stava
quasi
per
morire
.
Avvenente
n
'
ebbe
compassione
,
e
sebbene
fosse
giorno
di
magro
e
potesse
fargli
comodo
per
il
suo
desinare
,
lo
prese
e
lo
rimesse
perbenino
nella
corrente
del
fiume
.
Appena
il
nostro
Carpione
sentì
il
fresco
dell
'
acqua
,
cominciò
a
scodinzolare
dall
'
allegrezza
e
andò
subito
a
fondo
:
ma
poi
,
ritornato
a
fior
d
'
acqua
,
disse
,
avvicinandosi
tutto
vispo
alla
riva
:
"
Avvenente
,
io
vi
ringrazio
del
servizio
che
mi
avete
reso
;
senza
di
voi
sarei
morto
e
voi
mi
avete
salvato
.
Io
non
sono
un
ingrato
e
saprò
ricambiarvi
!
"
.
Dopo
questo
complimento
sparì
sott
'
acqua
:
e
Avvenente
rimase
molto
maravigliato
dello
spirito
e
della
buona
creanza
del
Carpione
.
Un
altro
giorno
,
mentre
seguitava
il
suo
viaggio
,
s
'
imbatté
in
un
Corvo
ridotto
a
mal
partito
:
questo
povero
uccello
era
inseguito
da
un
'
Aquila
smisurata
,
gran
divoratrice
di
Corvi
;
e
stava
lì
lì
per
essere
agguantato
,
e
l
'
Aquila
l
'
avrebbe
inghiottito
come
un
chicco
di
canapa
,
se
Avvenente
non
si
fosse
mosso
a
compassione
della
povera
bestia
.
"
Ecco
"
,
gli
disse
,
"
che
al
solito
i
più
forti
opprimono
i
più
deboli
.
Che
ragione
ha
l
'
Aquila
di
mangiare
il
Corvo
?
"
E
preso
l
'
arco
che
portava
sempre
seco
,
e
una
freccia
,
puntò
la
mira
contro
l
'
Aquila
e
crac
!
le
scagliò
la
freccia
nel
corpo
e
la
passò
da
parte
a
parte
.
L
'
Aquila
cadde
giù
morta
,
e
il
Corvo
,
tutt
'
allegro
,
andandosi
a
posare
in
cima
a
un
ramo
:
"
Avvenente
"
,
gli
disse
,
"
voi
siete
stato
molto
generoso
d
'
essere
venuto
in
aiuto
a
me
,
che
sono
un
povero
uccello
:
ma
non
avete
trovato
un
ingrato
;
all
'
occorrenza
saprò
ricambiarvi
!
"
.
Avvenente
ammirò
il
buon
cuore
del
Corvo
,
e
continuò
la
sua
strada
.
Una
mattina
,
che
albeggiava
appena
e
non
vedeva
nemmeno
dove
mettesse
i
piedi
,
nel
traversare
un
gran
bosco
,
sentì
un
Gufo
che
strillava
come
un
disperato
.
"
Ohe
!
"
,
egli
disse
,
"
ecco
un
Gufo
al
quale
deve
essere
capitato
qualche
brutto
malanno
.
"
Guarda
di
qui
,
guarda
di
là
,
finalmente
gli
venne
fatto
di
vedere
alcune
reti
,
che
erano
state
tese
la
notte
per
acchiappare
gli
uccelli
.
"
Che
miseria
!
"
,
egli
disse
,
"
si
vede
proprio
che
gli
uomini
sono
fatti
apposta
per
tormentarsi
gli
uni
cogli
altri
,
e
per
non
lasciar
ben
avere
tanti
poveri
animali
,
che
non
hanno
fatto
loro
nessun
male
e
nessun
dispetto
.
"
Cavò
fuori
il
suo
coltello
e
tagliò
le
funicelle
delle
reti
.
Il
Gufo
prese
il
volo
,
ma
ricalando
subito
a
tiro
di
schioppo
:
"
Avvenente
"
,
egli
disse
,
"
non
ho
bisogno
di
perdermi
in
parole
per
dirvi
la
gratitudine
che
sento
per
voi
.
Il
fatto
parla
da
sé
.
I
cacciatori
stavano
lì
per
arrivare
:
senza
il
vostro
soccorso
,
mi
avrebbero
preso
e
ammazzato
.
Ma
io
ho
un
cuore
riconoscente
,
e
saprò
ricambiarvi
"
.
Ecco
le
tre
avventure
più
strepitose
che
accadessero
al
buon
Avvenente
durante
il
suo
viaggio
.
Egli
aveva
tanta
passione
di
arrivar
presto
,
che
,
appena
giunto
,
andò
subito
al
palazzo
della
Bella
dai
capelli
d
'
oro
.
Il
palazzo
era
pieno
di
meraviglie
.
Diamanti
ammontati
come
sassi
:
abiti
magnifici
,
argenterie
,
confetti
,
dolci
e
ogni
grazia
di
Dio
:
di
modo
che
Avvenente
pensava
dentro
di
sé
che
se
la
Principessa
si
fosse
decisa
a
lasciare
tutte
quelle
magnificenze
per
venire
a
stare
col
Re
suo
padrone
,
bisognava
proprio
dire
che
gli
era
toccata
una
gran
fortuna
.
Si
messe
un
vestito
di
broccato
e
delle
penne
bianche
e
carnicine
:
si
pettinò
,
s
'
incipriò
,
si
lavò
il
viso
:
si
infilò
intorno
al
collo
una
ricca
sciarpa
,
tutta
ricamata
,
con
un
piccolo
paniere
e
con
dentro
un
bel
canino
,
che
esso
aveva
comprato
,
passando
da
Bologna
.
Avvenente
era
così
bello
della
persona
e
così
grazioso
,
e
ogni
cosa
che
faceva
,
lo
faceva
con
tanto
garbo
,
che
quando
si
presentò
alla
porta
del
palazzo
,
tutte
le
guardie
gli
strisciarono
una
gran
riverenza
,
e
corsero
ad
annunziare
alla
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
che
Avvenente
,
l
'
ambasciatore
del
Re
suo
vicino
,
domandava
la
grazia
di
poterla
vedere
.
Subito
che
intese
il
nome
d
'
Avvenente
,
la
Principessa
disse
:
"
Questo
nome
m
'
è
di
buon
augurio
:
scommetto
che
dev
'
essere
un
giovane
grazioso
e
da
piacere
"
.
"
Oh
davvero
,
Signora
!
"
,
dissero
tutte
le
dame
d
'
onore
.
"
Noi
l
'
abbiamo
veduto
dall
'
ultimo
piano
,
dove
s
'
era
a
mettere
in
ordine
la
vostra
biancheria
:
e
tutto
il
tempo
che
s
'
è
trattenuto
sotto
le
nostre
finestre
,
non
siamo
state
più
buone
a
far
nulla
.
"
"
Vi
fa
un
bell
'
onore
"
,
replicò
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
"
di
passare
il
vostro
tempo
a
guardare
i
giovanotti
.
Animo
,
via
!
mi
si
porti
subito
il
mio
vestito
di
gala
,
di
raso
blu
,
a
ricami
;
mi
si
sparpaglino
con
grazia
i
miei
capelli
biondi
:
mi
si
faccia
una
ghirlanda
di
fiori
freschi
,
si
tirino
fuori
le
mie
scarpine
col
tacco
rilevato
e
il
mio
ventaglio
;
si
spazzi
la
mia
camera
e
si
spolveri
il
mio
trono
;
perché
io
voglio
che
si
dica
dappertutto
che
io
sono
davvero
la
Bella
dai
capelli
d
'oro."
Ecco
tutte
le
donne
in
gran
moto
per
abbigliarla
come
una
Regina
:
e
tanto
si
danno
da
fare
,
che
s
'
urtano
fra
di
loro
e
non
concludono
nulla
di
buono
.
Finalmente
la
Principessa
passò
nella
sala
dei
grandi
specchi
per
rimirarsi
e
vedere
se
al
suo
abbigliamento
mancasse
qualche
cosa
;
poi
salì
sul
trono
,
tutto
d
'
oro
,
d
'
avorio
e
d
'
ebano
,
che
mandava
un
profumo
delizioso
,
e
ordinò
alle
donne
di
prendere
degli
strumenti
e
di
mettersi
a
cantare
,
ma
con
una
certa
discrezione
,
per
non
cavar
di
cervello
la
gente
.
Quando
Avvenente
fu
condotto
nella
sala
di
udienza
,
restò
così
fuori
di
sé
dalla
meraviglia
,
che
dopo
ha
raccontato
molte
volte
che
non
poteva
quasi
aprir
bocca
per
parlare
.
Nondimeno
si
fece
coraggio
:
disse
il
suo
discorso
come
non
si
poteva
dir
meglio
,
e
pregò
la
Principessa
di
non
dargli
il
dispiacere
di
doversene
tornar
via
senza
di
lei
.
"
Garbato
Avvenente
"
,
disse
la
Principessa
,
"
le
ragioni
che
mi
avete
dette
sono
eccellenti
e
io
sarei
contenta
di
fare
un
favore
a
voi
,
piuttosto
che
a
qualunqu
'
altra
persona
,
Ma
bisogna
che
sappiate
che
un
mese
fa
andai
a
passeggiare
colle
mie
dame
di
compagnia
lungo
il
fiume
,
e
siccome
mi
fu
servita
la
colazione
,
così
nel
cavarmi
il
guanto
,
mi
uscì
l
'
anello
dal
dito
e
disgraziatamente
cadde
nell
'
acqua
.
Quest
'
anello
mi
è
più
caro
del
regno
.
Lascio
immaginare
a
voi
il
dispiacere
che
provai
!
E
ora
ho
fatto
giuro
di
non
dare
ascolto
a
nessuna
trattativa
di
matrimonio
,
se
l
'
ambasciatore
che
verrà
a
portarmi
lo
sposo
non
mi
riporti
prima
il
mio
anello
.
Tocca
a
voi
a
decidere
su
quello
che
volete
fare
;
perché
se
duraste
a
parlarmene
quindici
giorni
e
quindici
notti
in
fila
,
non
arrivereste
mai
a
farmi
cambiare
di
sentimento
.
"
Avvenente
rimase
mezzo
intontito
a
questa
risposta
:
le
fece
una
gran
riverenza
e
la
pregò
di
voler
gradire
il
canino
,
il
paniere
e
la
sciarpa
;
ma
essa
rispose
che
non
accettava
nessun
regalo
e
che
pensasse
alle
cose
che
gli
aveva
dette
.
Quando
fu
tornato
a
casa
,
se
ne
andò
a
letto
senza
prendere
nemmeno
un
boccone
da
cena
:
e
il
canino
,
che
si
chiamava
Caprioletto
,
non
volle
cenare
neanche
lui
e
andò
a
cucciarsi
accanto
al
padrone
.
Tutta
la
notte
,
quanto
fu
lunga
,
Avvenente
non
fece
altro
che
sospirare
.
"
Dove
poss
'
io
ripescare
un
anello
,
che
,
un
mese
fa
,
è
cascato
nel
fiume
?
"
,
esso
diceva
.
"
Sarebbe
una
pazzia
soltanto
a
provarsi
!
Si
vede
bene
che
la
Principessa
lo
ha
detto
apposta
per
mettermi
nell
'
impossibilità
di
poterla
ubbidire
.
"
E
tornava
a
sospirare
e
a
dare
in
tutte
le
smanie
.
Caprioletto
,
che
lo
sentiva
,
gli
disse
:
"
Caro
padrone
,
fatemi
un
piacere
:
non
disperate
ancora
della
vostra
buona
fortuna
.
Voi
siete
un
giovine
troppo
carino
,
per
non
dover
essere
fortunato
.
Appena
farà
giorno
,
andiamo
subito
in
riva
al
fiume
"
.
Avvenente
gli
dette
colla
mano
due
buffetti
e
non
rispose
sillaba
:
finché
stanco
e
rifinito
dalla
passione
,
si
addormentò
.
Caprioletto
,
quando
vide
i
primi
chiarori
dell
'
alba
,
cominciò
tanto
a
sgambettare
,
che
lo
svegliò
e
gli
disse
:
"
Animo
,
padrone
,
vestitevi
:
e
usciamo
!
"
.
Avvenente
non
desiderava
di
meglio
.
Si
alza
,
si
veste
,
scende
nel
giardino
e
dal
giardino
s
'
incammina
un
passo
dietro
l
'
altro
verso
il
fiume
,
dove
si
mette
a
passeggiare
col
suo
cappello
sugli
occhi
e
colle
braccia
incrociate
,
pensando
al
brutto
momento
di
dover
ripartire
,
quand
'
ecco
che
a
un
tratto
sente
una
voce
che
lo
chiama
:
"
Avvenente
!
Avvenente
!
"
.
Si
volta
a
guardare
da
tutte
le
parti
e
non
vede
anima
viva
.
Credé
di
aver
sognato
.
Si
rimette
a
passeggiare
,
e
daccapo
la
solita
voce
a
chiamarlo
:
"
Avvenente
!
Avvenente
!
"
.
"
Chi
è
che
mi
chiama
?
"
,
diss
'
egli
.
Caprioletto
,
che
era
molto
piccino
,
e
così
poteva
guardare
nell
'
acqua
a
piccolissima
distanza
,
gli
rispose
:
"
Datemi
del
bugiardo
se
non
è
un
Carpione
,
color
dell
'
oro
,
quello
laggiù
in
fondo
"
.
Detto
fatto
,
un
grosso
Carpio
venne
su
a
fior
d
'
acqua
e
gli
disse
:
"
Voi
mi
avete
salvato
la
vita
nei
prati
degli
Alzieri
,
dove
io
senza
di
voi
sarei
rimasto
morto
,
e
vi
promisi
un
ricambio
.
Pigliate
,
caro
Avvenente
,
ecco
qui
l
'
anello
della
Bella
dai
capelli
d
'
oro
"
.
Egli
si
chinò
e
tirò
fuori
l
'
anello
dalla
gola
del
Carpio
e
lo
ringraziò
a
mille
doppi
.
E
invece
di
tornare
a
casa
,
andò
difilato
al
palazzo
,
in
compagnia
di
Caprioletto
,
che
era
contento
come
una
pasqua
per
aver
consigliato
il
suo
padrone
a
venire
sulla
sponda
del
fiume
.
Fu
annunziato
alla
Principessa
che
Avvenente
desiderava
di
vederla
.
"
Ahimè
!
povero
giovane
!
"
,
diss
'
ella
,
"
e
'
vien
da
me
per
congedarsi
.
Avrà
capito
che
ciò
che
io
voglio
da
lui
è
impossibile
,
e
partirà
per
andare
a
raccontarlo
al
suo
padrone
.
"
Avvenente
,
appena
introdotto
,
le
presentò
l
'
anello
dicendo
:
"
Ecco
,
o
Principessa
,
il
vostro
comando
è
stato
obbedito
:
sareste
ora
tanto
compiacente
di
prendere
per
vostro
sposo
il
mio
augusto
padrone
?
"
.
Quand
'
ella
vide
il
suo
anello
,
sano
e
salvo
come
se
non
fosse
stato
toccato
,
rimase
meravigliata
:
ma
tanto
meravigliata
,
che
credeva
di
sognare
.
"
Davvero
"
,
ella
disse
,
"
grazioso
Avvenente
!
Si
vede
proprio
che
voi
avete
una
fata
dalla
vostra
altrimenti
questi
miracoli
non
si
fanno
.
"
"
Signora
"
,
egli
replicò
,
"
io
non
so
di
fate
:
ma
so
che
ho
un
gran
desiderio
di
contentare
ogni
vostra
voglia
.
"
"
Poiché
avete
questa
buona
volontà
"
,
ella
continuò
"
rendetemi
un
altro
gran
servizio
,
senza
di
che
non
c
'
è
caso
che
io
possa
risolvermi
a
prendere
marito
.
C
'
è
un
Principe
,
non
lontano
di
qui
,
detto
Galifrone
,
il
quale
si
è
messo
in
testa
di
volermi
sposare
.
Egli
mi
ha
fatto
conoscere
la
sua
intenzione
con
minacce
paurose
,
dicendo
che
se
io
non
lo
voglio
,
metterà
lo
scompiglio
e
la
desolazione
ne
'
miei
Stati
.
Ma
ditemi
un
po
'
voi
,
se
potrei
dargli
retta
.
Figuratevi
che
è
un
gigante
più
grande
di
una
gran
torre
;
ed
è
capace
di
mangiare
un
uomo
come
una
scimmia
mangerebbe
una
castagna
.
Quando
va
in
giro
per
la
campagna
,
si
mette
in
tasca
dei
piccoli
cannoni
,
dei
quali
poi
si
serve
come
se
fossero
pistole
:
e
quando
parla
forte
,
fa
diventar
sorde
tutte
le
persone
che
gli
stanno
vicine
.
Gli
mandai
a
dire
che
non
avevo
voglia
di
maritarmi
e
che
mi
scusasse
:
ma
non
per
questo
ha
smesso
di
perseguitarmi
:
ammazza
i
miei
sudditi
,
e
prima
d
'
ogni
cosa
bisogna
che
voi
vi
battiate
con
lui
,
e
che
mi
portiate
la
sua
testa
.
"
Avvenente
rimase
sbalordito
da
questo
discorso
:
stette
un
po
'
soprappensiero
;
poi
disse
:
"
Ebbene
,
o
signora
!
io
mi
batterò
con
Galifrone
.
Credo
che
ne
toccherò
io
!
A
ogni
modo
,
morirò
da
valoroso
"
.
La
Principessa
restò
meravigliatissima
:
e
gli
disse
un
monte
di
cose
,
per
vedere
di
stornarlo
da
questa
impresa
.
Ma
non
valse
a
nulla
.
Egli
se
ne
venne
via
,
per
mettersi
subito
in
cerca
delle
armi
e
di
tutto
l
'
occorrente
.
Quand
'
ebbe
ciò
che
voleva
,
ripose
Caprioletto
nel
solito
panierino
,
montò
sul
suo
bel
cavallo
e
andò
nel
paese
di
Galifrone
.
A
quanti
incontrava
per
via
,
domandava
a
tutti
notizie
di
lui
:
e
tutti
gli
dicevano
che
era
un
vero
demonio
,
e
che
faceva
spavento
soltanto
a
doverlo
avvicinare
.
Caprioletto
,
per
fargli
coraggio
,
gli
diceva
:
"
Caro
padrone
,
in
quel
mentre
che
vi
batterete
,
io
anderò
a
mordergli
le
gambe
:
lui
si
chinerà
per
levarmi
di
tra
i
piedi
,
e
intanto
voi
l
'
ammazzerete
"
.
Avvenente
ammirava
lo
spirito
del
suo
canino
:
ma
sapeva
bene
che
il
suo
aiuto
non
sarebbe
stato
in
ragione
del
bisogno
.
Finalmente
arrivò
in
vicinanza
del
castello
di
Galifrone
:
tutte
le
strade
erano
seminate
d
'
ossa
e
di
carcasse
d
'
uomini
,
che
esso
aveva
divorati
o
fatti
in
pezzi
.
Né
dové
aspettarlo
molto
tempo
,
perché
lo
vide
comparire
di
dietro
al
bosco
.
La
sua
testa
sorpassava
gli
alberi
più
alti
,
e
con
una
voce
spaventosa
cantava
:
Chi
mi
porta
dei
teneri
bambini
Da
farli
scricchiolare
sotto
il
dente
?
Ne
ho
bisogno
di
tanti
e
poi
di
tanti
.
Che
in
tutto
il
mondo
non
ce
n
'
è
bastanti
.
E
subito
Avvenente
,
a
botta
e
risposta
,
si
messe
a
cantare
:
Fatti
avanti
,
c
'
è
Avvenente
Che
saprà
strapparti
i
denti
;
Non
è
un
colosso
di
figura
,
Ma
di
te
non
ha
paura
.
Le
rime
non
tornavano
precise
:
ma
bisogna
riflettere
che
la
strofa
la
improvvisò
in
fretta
e
in
furia
,
ed
è
un
miracolo
se
non
la
fece
anche
più
brutta
,
per
la
paura
che
gli
era
entrata
in
corpo
.
Quando
Galifrone
sentì
questa
risposta
,
si
voltò
di
qua
e
di
là
,
e
vide
Avvenente
colla
spada
nel
pugno
della
mano
,
che
gli
disse
per
giunta
tre
o
quattro
parolacce
,
per
farlo
andare
in
bestia
più
che
mai
.
Non
ci
mancava
altro
!
Egli
prese
una
furia
così
spaventosa
,
che
,
afferrata
una
mazza
tutta
di
ferro
,
avrebbe
ucciso
con
un
colpo
solo
il
delicato
Avvenente
,
senza
il
caso
di
un
Corvo
che
venne
a
posarglisi
sulla
testa
e
gli
dette
negli
occhi
una
beccata
così
aggiustata
,
che
glieli
cavò
di
netto
.
Il
sangue
gli
grondava
giù
per
il
viso
:
e
infuriato
da
far
paura
,
picchiava
mazzate
a
diritto
e
a
rovescio
.
Intanto
Avvenente
,
scansandosi
a
tempo
,
gli
tirava
dei
colpi
di
spada
,
ficcandogliela
in
corpo
fino
all
'
impugnatura
:
e
tanto
era
il
sangue
,
che
il
gigante
perdeva
dalle
sue
molte
ferite
,
che
finalmente
stramazzò
per
terra
.
Avvenente
gli
tagliò
subito
la
testa
,
tutto
allegro
di
avere
avuto
questa
bella
fortuna
;
e
il
Corvo
che
s
'
era
posato
sul
ramo
d
'
un
albero
,
gli
disse
:
"
Io
non
ho
dimenticato
il
servizio
che
mi
rendeste
,
uccidendo
l
'
Aquila
che
mi
dava
addosso
.
Vi
promisi
di
contraccambiarvi
,
e
credo
di
aver
pagato
il
mio
debito
"
.
"
Sono
io
che
vi
debbo
tutto
,
signor
Corvo
"
,
rispose
Avvenente
,
"
e
mi
dichiaro
vostro
buon
servitore
.
"
Poi
montò
subito
a
cavallo
,
col
carico
della
spaventosa
testa
di
Galifrone
.
Quando
arrivò
in
città
,
tutta
la
gente
gli
andava
dietro
gridando
:
"
Ecco
il
bravo
Avvenente
,
che
ritorna
dall
'
aver
morto
il
gigante
Galifrone
"
e
la
Principessa
,
che
sentiva
questo
baccano
e
tremava
dalla
paura
che
venissero
a
dargli
la
nuova
della
morte
di
Avvenente
,
non
aveva
fiato
di
chiedere
che
cosa
fosse
avvenuto
.
Ma
in
quel
punto
ella
vide
entrare
Avvenente
,
colla
testa
del
gigante
,
che
metteva
ancora
spavento
,
quantunque
non
potesse
più
fare
alcun
male
.
"
Signora
"
,
egli
disse
,
"
il
vostro
nemico
è
morto
.
Voglio
sperare
che
ora
non
direte
più
di
no
al
Re
,
mio
augusto
padrone
.
"
"
Ah
!
senza
dubbio
"
,
replicò
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
"
che
io
gli
dirò
sempre
di
no
,
se
voi
prima
della
mia
partenza
non
trovate
il
modo
di
portarmi
l
'
acqua
della
caverna
tenebrosa
.
C
'
è
qui
,
poco
distante
,
una
grotta
profonda
che
gira
più
di
cento
chilometri
.
Ci
stanno
sull
'
ingresso
due
draghi
che
ne
impediscono
l
'
entrata
.
Buttano
fiamme
di
fuoco
dalla
bocca
e
dagli
occhi
.
Quando
poi
siamo
dentro
alla
grotta
,
si
trova
una
gran
buca
nella
quale
bisogna
scendere
,
ed
è
piena
di
rospi
,
di
biacchi
,
di
ramarri
e
di
altri
serpenti
.
In
fondo
a
questa
buca
c
'
è
una
piccola
nicchia
,
dalla
quale
scaturisce
la
fontana
della
bellezza
e
della
salute
:
io
voglio
a
tutti
i
costi
di
quell
'
acqua
.
Ogni
cosa
che
si
lava
con
quell
'
acqua
diventa
meravigliosa
:
se
siamo
belle
,
si
rimane
sempre
belle
:
se
brutte
,
si
diventa
belle
:
se
siamo
giovani
,
si
resta
giovani
:
se
vecchie
,
si
ringiovanisce
.
Vedete
bene
,
caro
Avvenente
,
che
io
non
posso
lasciare
il
mio
Regno
,
senza
portar
meco
un
poco
di
quell
'
acqua
lì
.
"
"
Signora
"
,
egli
rispose
;
"
voi
siete
tanto
bella
,
che
quest
'
acqua
per
voi
mi
pare
affatto
inutile
:
ma
io
sono
un
ambasciatore
disgraziato
,
di
cui
volete
la
morte
.
Io
vado
a
cercarvi
ciò
che
voi
desiderate
,
colla
certezza
nel
cuore
di
non
tornare
più
indietro
.
"
La
Bella
dai
capelli
d
'
oro
non
cambiò
per
questo
di
proposito
:
e
il
povero
Avvenente
partì
col
suo
canino
Caprioletto
per
andare
alla
grotta
tenebrosa
,
a
cercarvi
l
'
acqua
della
bellezza
.
Tutti
quelli
che
lo
incontravano
lungo
la
strada
,
dicevano
:
"
Che
peccato
vedere
un
giovane
tanto
grazioso
correre
così
spensieratamente
in
bocca
alla
morte
:
egli
se
ne
va
alla
grotta
da
sé
solo
:
ma
quand
'
anche
fossero
cento
,
non
verrebbero
a
capo
di
nulla
.
Perché
la
Principessa
s
'
incaponisce
a
volere
l
'
impossibile
?
"
.
Egli
seguitava
a
camminare
,
e
non
diceva
parola
:
ma
era
triste
,
molto
triste
.
Arrivato
verso
la
cima
della
montagna
,
si
sedette
per
ripigliar
fiato
,
e
lasciò
il
cavallo
a
pascere
e
Caprioletto
a
correr
dietro
alle
mosche
.
Egli
sapeva
che
la
grotta
tenebrosa
non
era
molto
distante
di
là
,
e
guardava
se
per
caso
l
'
avesse
potuta
scoprire
;
quand
'
ecco
che
vide
un
enorme
scoglio
,
nero
come
l
'
inchiostro
,
di
dove
usciva
un
fumo
densissimo
,
e
di
lì
a
poco
uno
dei
draghi
che
buttava
fuoco
dagli
occhi
e
dalla
gola
.
Il
drago
aveva
il
corpo
verde
e
giallo
,
dei
grossi
unghioni
e
una
coda
lunghissima
,
che
s
'
attorcigliava
in
più
di
cento
giri
.
Caprioletto
vide
anch
'
egli
ogni
cosa
,
e
non
sapeva
dove
nascondersi
:
la
povera
bestia
era
mezza
morta
dalla
paura
.
Avvenente
,
fatto
oramai
animo
di
morire
,
cavò
fuori
la
sua
spada
e
s
'
avviò
colla
sua
boccetta
,
che
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
gli
aveva
dato
,
per
riempirla
coll
'
acqua
della
bellezza
.
Egli
disse
al
suo
canino
Caprioletto
:
"
Per
me
è
finita
!
io
non
potrò
mai
arrivare
a
prendere
di
quest
'
acqua
,
che
è
custodita
dai
draghi
;
quando
sarò
morto
,
riempi
la
boccetta
col
mio
sangue
e
portala
alla
Principessa
,
perché
ella
possa
vedere
quanto
mi
costa
il
servirla
:
e
dopo
vai
a
trovare
il
Re
mio
padrone
,
e
raccontagli
la
mia
disgrazia
"
.
Mentre
diceva
così
,
sentì
una
voce
che
lo
chiamava
:
"
Avvenente
!
Avvenente
!
"
.
Egli
disse
:
"
Chi
mi
chiama
?
"
,
e
vide
un
Gufo
nel
buco
d
'
un
albero
vecchio
,
che
gli
disse
:
"
Voi
mi
avete
liberato
dalle
reti
de
'
cacciatori
,
dov
'
ero
rimasto
preso
:
e
mi
salvaste
la
vita
.
Promisi
di
rendervi
il
contraccambio
,
e
il
momento
è
giunto
.
Datemi
la
vostra
boccetta
:
io
conosco
tutti
gli
andirivieni
della
grotta
tenebrosa
:
anderò
io
a
prendervi
l
'
acqua
della
bellezza
"
.
Figuratevi
se
questa
cosa
gli
fece
piacere
!
Lo
lascio
pensare
a
voi
.
Avvenente
gli
dette
subito
la
sua
boccetta
e
il
Gufo
entrò
nella
grotta
,
come
sarebbe
entrato
in
casa
sua
.
E
in
meno
d
'
un
quarto
d
'
ora
tornò
e
riportò
la
boccetta
piena
e
tappata
.
Ad
Avvenente
parve
d
'
aver
toccato
il
cielo
con
un
dito
:
ringraziò
il
Gufo
dal
profondo
del
cuore
e
,
risalita
la
montagna
,
prese
tutt
'
allegro
la
strada
che
menava
alla
città
.
Andò
subito
al
palazzo
e
presentò
la
boccetta
alla
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
la
quale
non
ebbe
più
nulla
da
ridire
.
Ella
ringraziò
Avvenente
,
e
diè
l
'
ordine
che
fosse
allestita
ogni
cosa
per
la
partenza
.
Poi
si
messe
in
viaggio
con
lui
:
e
strada
facendo
,
finì
col
persuadersi
che
il
giovinetto
era
molto
grazioso
;
e
qualche
volta
gli
diceva
:
"
Se
aveste
voluto
,
vi
avrei
fatto
Re
e
non
saremmo
partiti
mai
dai
miei
Stati
"
.
Ma
egli
rispose
:
"
Rinunzierei
a
tutti
i
troni
della
terra
,
piuttosto
che
dare
un
dispiacere
così
forte
al
mio
Re
:
sebbene
voi
siate
più
bella
del
sole
"
.
Finalmente
giunsero
alla
Capitale
,
e
il
Re
,
sapendo
che
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
stava
per
arrivare
,
andò
a
incontrarla
e
le
presentò
i
più
bei
regali
del
mondo
.
Furono
fatte
le
nozze
,
e
con
tanta
gala
e
magnificenza
,
che
si
durò
a
discorrerne
per
un
pezzo
;
ma
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
,
che
in
fondo
al
cuore
era
innamorata
di
Avvenente
,
non
poteva
stare
senza
vederlo
e
l
'
aveva
sempre
sulla
bocca
.
Ella
diceva
al
Re
:
"
Se
non
era
Avvenente
,
io
non
sarei
dicerto
venuta
qui
:
egli
ha
fatto
per
me
delle
cose
,
da
non
potersi
credere
;
e
voi
dovete
essergli
grato
"
.
Gl
'
invidiosi
che
sentivano
questi
discorsi
della
Regina
andavano
dopo
bisbigliando
al
Re
:
"
Voi
non
siete
geloso
;
eppure
avreste
motivo
di
esserlo
.
La
Regina
è
così
innamorata
di
Avvenente
,
che
non
mangia
né
beve
più
;
essa
non
fa
altro
che
parlar
di
lui
e
della
grande
riconoscenza
che
voi
dovete
avergli
:
come
se
chiunque
altro
aveste
mandato
,
nel
posto
suo
,
non
avesse
saputo
fare
altrettanto
"
.
E
il
Re
disse
:
"
Davvero
,
che
me
ne
sono
accorto
anch
'
io
.
Che
sia
preso
subito
e
imprigionato
nella
torre
,
coi
ferri
ai
piedi
e
alle
mani
"
.
Avvenente
fu
preso
e
,
in
ricompensa
di
aver
così
bene
servito
il
Re
,
fu
chiuso
nella
torre
coi
ferri
ai
piedi
e
alle
mani
.
La
sola
persona
che
egli
vedesse
,
era
il
guardiano
della
carcere
;
il
quale
gli
gettava
da
una
buca
un
pezzo
di
pan
nero
e
un
po
'
d
'
acqua
in
una
ciotola
di
terra
.
Ma
il
suo
piccolo
Caprioletto
non
lo
abbandonava
mai
,
e
veniva
a
fargli
coraggio
e
a
portargli
tutte
le
nuove
che
correvano
per
la
città
.
Quando
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
venne
a
risapere
la
disgrazia
di
Avvenente
,
andò
a
buttarsi
ai
piedi
del
Re
,
e
colle
lacrime
agli
occhi
lo
pregò
a
farlo
levare
di
prigione
.
Ma
più
essa
si
raccomandava
,
e
più
il
Re
s
'
intristiva
,
pensando
fra
sé
e
sé
:
"
È
segno
che
ne
è
innamorata
"
e
così
non
intendeva
né
ragioni
né
preghiere
.
Il
Re
finì
col
mettersi
in
testa
di
non
essere
abbastanza
bello
agli
occhi
della
Regina
:
e
gli
venne
l
'
idea
di
lavarsi
il
viso
coll
'
acqua
della
bellezza
,
per
vedere
se
in
questo
modo
gli
fosse
riuscito
di
farsi
amare
un
poco
di
più
.
Quest
'
acqua
stava
sul
caminetto
nella
camera
della
Regina
,
che
la
teneva
lì
,
per
averla
sempre
sott
'
occhio
;
ma
una
delle
sue
cameriere
,
volendo
ammazzare
un
ragno
con
una
spazzolata
,
fece
cascare
disgraziatamente
la
boccetta
,
la
quale
si
ruppe
,
e
l
'
acqua
se
n
'
andò
tutta
per
la
terra
.
La
cameriera
ripuli
ogni
cosa
in
fretta
e
furia
,
e
non
sapendo
come
rimediarla
,
si
ricordò
di
aver
visto
nel
gabinetto
del
Re
un
'
altra
boccetta
somigliantissima
e
piena
d
'
acqua
chiara
,
tale
e
quale
come
l
'
acqua
della
bellezza
.
Non
parendo
suo
fatto
,
la
prese
senza
star
a
dir
nulla
e
la
posò
sul
camminetto
della
Regina
.
L
'
acqua
che
era
nel
gabinetto
del
Re
serviva
per
far
morire
i
Principi
e
i
grandi
Signori
,
quando
ne
avevano
fatta
qualcuna
delle
grosse
.
Invece
di
tagliar
loro
la
testa
o
impiccarli
,
si
bagnava
loro
il
viso
con
quest
'
acqua
:
e
così
si
addormentavano
e
non
si
svegliavano
più
.
Una
sera
,
dunque
,
il
Re
prese
la
boccetta
e
si
strofinò
ben
bene
il
viso
.
Dopo
si
addormentò
e
morì
.
Il
piccolo
Caprioletto
,
che
fu
uno
dei
primi
a
sapere
il
caso
,
andò
subito
a
raccontarlo
ad
Avvenente
,
il
quale
gli
disse
di
andare
di
corsa
dalla
Bella
dai
capelli
d
'
oro
e
di
pregarla
a
volersi
ricordare
del
povero
prigioniero
.
Caprioletto
sgattaiolò
fra
mezzo
alle
gambe
della
folla
,
perché
alla
Corte
c
'
era
un
gran
via
-
vai
e
una
gran
diceria
per
la
morte
del
Re
,
e
disse
alla
Regina
:
"
Signora
,
non
vi
scordate
del
povero
Avvenente
"
.
Ella
si
rammentò
subito
di
tutti
i
patimenti
che
aveva
sofferti
per
lei
,
e
della
sua
gran
fidatezza
.
Uscì
senza
farne
parola
con
alcuno
,
e
andò
diritto
alla
torre
,
dove
sciolse
da
se
stessa
le
catene
dalle
mani
e
dai
piedi
d
'
Avvenente
:
e
mettendogli
una
corona
in
capo
e
un
manto
reale
sulle
spalle
,
disse
:
"
Venite
,
mio
caro
Avvenente
,
io
vi
faccio
Re
,
e
vi
prendo
per
mio
sposo
"
.
Egli
si
gettò
ai
suoi
piedi
e
la
ringraziò
:
e
tutti
si
chiamarono
fortunati
di
averlo
per
sovrano
.
Le
nozze
furono
fatte
con
grandissima
magnificenza
,
e
la
Bella
dai
capelli
d
'
oro
visse
molti
anni
col
suo
bell
'
Avvenente
,
tutti
e
due
felici
e
contenti
,
da
non
poterselo
figurare
.
Si
vuole
che
Avvenente
lasciasse
ai
suoi
figli
un
libro
di
ricordi
:
un
libro
curioso
,
perché
aveva
tutte
le
pagine
bianche
,
meno
l
'
ultima
,
sulla
quale
aveva
scritto
di
proprio
pugno
le
seguenti
parole
:
"
Se
per
caso
qualche
povero
diavolo
ricorre
a
te
per
essere
aiutato
,
tu
aiutalo
:
né
badare
com
'
è
vestito
,
né
se
abbia
viso
di
persona
da
poterti
rendere
,
un
giorno
o
l
'
altro
,
il
piacere
che
gli
fai
.
Sulle
opere
buone
e
generose
non
si
mercanteggia
mai
:
né
bisogna
farle
coll
'
intenzione
di
ripigliarci
sopra
il
frutto
e
l
'
usura
.
A
ogni
modo
,
tieni
sempre
a
mente
che
un
benefizio
fatto
non
è
mai
perduto
"
.
L
'
uccello
turchino
C
'
era
una
volta
un
Re
,
molto
ricco
di
quattrini
e
di
terre
:
la
sua
moglie
morì
,
ed
egli
ne
fu
inconsolabile
.
Per
otto
giorni
intieri
si
chiuse
in
un
piccolo
salottino
,
dove
picchiava
il
capo
nel
muro
,
tanto
era
il
dolore
che
gli
straziava
l
'
anima
;
per
paura
che
finisse
coll
'
ammazzarsi
,
furono
accomodate
delle
materasse
fra
il
muro
e
i
parati
della
stanza
.
Così
poteva
sbatacchiarsi
a
suo
piacere
,
e
non
c
'
era
caso
che
potesse
farsi
del
male
.
Tutti
i
suoi
sudditi
si
messero
d
'
accordo
per
andare
a
trovarlo
e
dirgli
quelle
ragioni
credute
più
adatte
,
per
iscuoterlo
dalla
sua
tristezza
.
Alcuni
prepararono
dei
discorsi
molto
seri
:
altri
uscirono
fuori
con
delle
cose
piacevoli
e
anche
allegre
:
ma
tutte
queste
ciarle
non
fecero
su
lui
né
caldo
né
freddo
.
Esso
non
badava
neppure
a
quello
che
gli
dicevano
.
Alla
fine
gli
si
presentò
,
fra
gli
altri
,
una
donna
tutta
abbrunata
e
coperta
di
veli
neri
,
di
mantiglie
e
di
strascichi
da
gran
lutto
,
la
quale
piangeva
e
singhiozzava
così
forte
,
e
con
urli
così
acuti
e
sfogati
,
che
il
Re
ne
rimase
sbalordito
.
Ella
gli
disse
che
non
aveva
intenzione
di
fare
come
gli
altri
:
e
che
andava
non
per
iscemargli
il
suo
dolore
,
ma
piuttosto
per
accrescerlo
,
perché
non
sapeva
che
ci
potesse
essere
una
cosa
più
giusta
nel
mondo
di
quella
di
piangere
una
buona
moglie
perduta
:
e
che
ella
,
a
cui
era
toccato
il
migliore
di
tutti
i
mariti
,
faceva
conto
di
piangerlo
,
finché
avesse
avuto
lacrime
e
occhi
.
A
questo
punto
,
raddoppiò
le
sue
grida
e
i
suoi
pianti
,
e
il
Re
,
sull
'
esempio
di
lei
,
si
messe
a
berciare
come
un
bambino
.
Egli
la
ricevé
meglio
di
tutti
gli
altri
:
e
le
raccontò
la
storia
delle
belle
doti
della
sua
cara
defunta
,
mentre
ella
faceva
altrettanto
dei
pregi
del
suo
caro
defunto
;
e
discorsero
tanto
e
tanto
,
che
nessuno
dei
due
sapeva
più
che
cosa
si
dire
sul
conto
della
loro
grande
afflizione
.
Quando
la
furba
vedovella
si
accorse
che
l
'
argomento
era
agli
sgoccioli
,
alzò
un
pochino
il
velo
e
il
Re
poté
ricrearsi
la
vista
nel
mirare
questa
bella
sconsolata
,
che
sotto
due
lunghe
ciglia
nerissime
girava
e
muoveva
con
moltissim
'
arte
un
paio
d
'
occhi
,
grandi
e
turchini
,
come
l
'
azzurro
d
'
un
cielo
stellato
.
Il
suo
carnato
era
sempre
fresco
.
Il
Re
cominciò
a
guardarla
con
molta
attenzione
:
a
un
poco
per
volta
,
parlò
meno
della
sua
moglie
,
e
fini
col
non
parlarne
più
.
La
vedova
badava
a
dire
di
voler
piangere
sempre
il
suo
marito
:
e
il
Re
la
consigliava
a
non
voler
rendere
eterno
il
suo
dolore
.
Per
farla
corta
,
tutti
cascarono
dalle
nuvole
,
nel
sentire
che
il
Re
l
'
aveva
sposata
,
e
che
il
nero
s
'
era
cambiato
in
verde
e
in
color
di
rosa
.
Spesso
e
volentieri
basta
conoscere
il
debole
delle
persone
,
per
impadronirsi
del
loro
cuore
e
farne
quel
che
ci
pare
e
piace
.
Il
Re
,
dal
suo
primo
matrimonio
,
non
aveva
avuto
che
una
sola
figlia
,
la
quale
passava
per
l
'
ottava
meraviglia
del
mondo
;
e
si
chiamava
Fiorina
,
perché
somigliava
alla
Flora
,
tanto
era
fresca
,
giovine
e
bella
.
Ella
non
portava
mai
vestiti
sfarzosi
;
preferiva
invece
la
seta
leggera
,
con
qualche
fermaglio
di
pietre
preziose
e
molte
ghirlande
di
fiori
,
che
facevano
una
figura
magnifica
intorno
ai
suoi
bellissimi
capelli
.
Aveva
quindici
anni
,
quando
il
Re
si
rimaritò
.
La
novella
Regina
mandò
a
prendere
una
sua
figlia
,
che
era
stata
allevata
in
casa
della
sua
comare
,
la
fata
Sussio
:
ma
non
per
questo
era
diventata
più
bella
e
più
graziosa
.
La
fata
ci
aveva
messo
un
grand
'
impegno
:
ma
senza
concluder
nulla
di
buono
:
nondimeno
le
voleva
moltissimo
bene
.
La
chiamavano
Trotona
,
perché
aveva
sul
viso
delle
macchie
rossastre
,
come
quelle
della
trota
:
i
suoi
capelli
erano
così
grassi
e
imbiosimati
,
da
non
giovarsene
a
toccarli
e
dalla
sua
pelle
giallastra
gocciolava
l
'
unto
.
La
Regina
le
voleva
un
bene
dell
'
anima
e
non
aveva
altro
in
bocca
che
la
sua
cara
Trotona
;
e
perché
Fiorina
era
stata
in
ogni
cosa
molto
più
favorita
della
sua
figlia
,
ne
sentiva
una
grande
spina
al
cuore
,
e
faceva
di
tutto
per
mettere
Fiorina
in
uggia
al
padre
.
Non
c
'
era
giorno
che
la
Regina
e
Trotona
non
inventassero
qualche
marachella
a
danno
di
Fiorina
;
ma
la
Principessa
,
così
dolce
di
carattere
e
piena
di
spirito
,
ci
passava
sopra
e
faceva
finta
di
non
darsene
per
intesa
.
Il
Re
disse
un
giorno
alla
Regina
che
Trotona
e
Fiorina
erano
tutte
e
due
da
marito
,
e
che
appena
si
fosse
presentato
un
Principe
in
Corte
,
bisognava
fare
in
modo
di
dargliene
una
.
"
Io
voglio
"
,
disse
la
Regina
,
"
che
mia
figlia
sia
maritata
la
prima
:
ha
più
anni
della
vostra
,
e
siccome
è
anche
mille
volte
più
graziosa
,
così
non
c
'
è
nemmeno
da
esitare
e
da
pensarci
sopra
.
"
Il
Re
,
a
cui
non
piaceva
mettersi
a
tu
per
tu
,
disse
che
per
parte
sua
era
contentissimo
,
e
che
la
lasciava
padrona
di
fare
e
disfare
.
Di
lì
a
poco
tempo
si
venne
a
sapere
che
stava
per
giungere
il
Re
Grazioso
.
Non
c
'
era
ricordanza
d
'
un
altro
Re
più
galante
e
più
splendido
di
lui
.
Il
suo
spirito
e
la
sua
persona
rispondevano
a
capello
al
suo
nome
.
Appena
la
Regina
venne
a
saperlo
,
messe
subito
in
moto
tutte
le
sarte
e
tutti
i
lavoranti
di
mode
,
per
allestire
il
corredo
alla
sua
Trotona
.
Di
più
,
pregò
il
Re
a
non
fare
nessun
vestito
di
nuovo
a
Fiorina
;
e
,
messa
su
la
cameriera
di
lei
,
le
fece
portar
via
tutti
i
suoi
abiti
,
le
pettinature
e
le
gioie
,
il
giorno
stesso
in
cui
arrivò
il
Principe
Grazioso
;
e
così
Fiorina
,
quando
andò
per
vestirsi
,
non
trovò
nemmeno
il
biracchio
d
'
un
nastro
e
mandò
alle
botteghe
,
per
comprare
delle
stoffe
:
ma
risposero
che
la
Regina
aveva
loro
proibito
che
le
fosse
venduta
la
più
piccola
cosa
.
Ragione
per
cui
ella
si
trovò
con
un
vestituccio
da
casa
,
abbastanza
indecente
,
e
n
'
ebbe
tanta
vergogna
che
,
all
'
arrivo
del
Re
Grazioso
,
andò
a
rincattucciarsi
in
un
angolo
della
sala
.
La
Regina
lo
ricevé
con
grandi
salamelecchi
e
gli
presentò
sua
figlia
,
che
era
più
risplendente
del
sole
,
e
più
brutta
del
solito
,
a
cagione
dei
tanti
fronzoli
che
aveva
addosso
.
Il
Re
si
voltò
da
un
'
altra
parte
per
non
vederla
:
e
la
Regina
intestata
a
credere
che
gli
piacesse
troppo
e
che
non
volesse
impegnarsi
,
cercava
tutti
i
mezzi
per
mettergliela
dinanzi
agli
occhi
.
Egli
domandò
se
non
vi
fosse
anche
un
'
altra
Principessa
,
chiamata
Fiorina
.
"
Si
,
"
disse
Trotona
indicandola
col
dito
"
eccola
là
che
si
nasconde
,
perché
è
una
broccola
.
"
Fiorina
arrossì
e
diventò
bella
,
ma
tanto
bella
,
che
il
Re
Grazioso
ne
rimase
abbagliato
.
Si
alzò
subito
,
fece
un
grand
'
inchino
alla
Principessa
,
e
le
disse
:
"
La
vostra
bellezza
è
tale
,
che
non
ha
bisogno
di
fronzoli
e
di
altri
ornamenti
.
"
"
Signore
"
,
ella
rispose
,
"
vi
giuro
che
non
è
mia
abitudine
di
portare
dei
vestiti
sconvenienti
,
come
questo
:
e
mi
avreste
fatto
un
gran
regalo
a
non
voltarvi
verso
di
me
.
"
"
Impossibile
"
,
esclamò
Grazioso
,
"
che
una
Principessa
così
meravigliosa
,
trovandosi
presente
in
qualche
luogo
,
si
possano
avere
degli
occhi
per
le
altre
,
e
non
per
lei
!
"
"
Ah
!
"
,
disse
la
Regina
stizzita
,
"
spendo
proprio
bene
il
mio
tempo
a
stare
a
sentire
i
vostri
discorsi
.
Credetelo
a
me
,
signore
:
Fiorina
è
già
abbastanza
civetta
e
non
ha
bisogno
di
essere
stuzzicata
con
tante
galanterie
.
"
Il
Re
Grazioso
capì
per
aria
le
ragioni
che
facevano
parlare
così
la
Regina
;
ma
non
essendo
uomo
da
peritarsi
o
da
pigliar
soggezione
,
lasciò
libero
sfogo
alla
sua
ammirazione
per
Fiorina
,
e
ci
parlò
insieme
per
tre
ore
di
seguito
.
La
Regina
che
aveva
un
diavolo
per
capello
e
Trotona
che
non
sapeva
darsi
pace
di
vedersi
preferita
la
Principessa
,
andarono
tutte
e
due
a
lamentarsi
risentitamente
dal
Re
e
lo
costrinsero
a
consentire
che
Fiorina
venisse
rinchiusa
in
una
torre
per
tutto
il
tempo
che
il
Re
Grazioso
fosse
rimasto
alla
Corte
,
perché
così
non
avessero
modo
di
vedersi
fra
loro
.
Detto
fatto
,
appena
Fiorina
fu
tornata
nella
sua
stanza
,
quattro
uomini
mascherati
la
portarono
in
cima
alla
torre
e
ce
la
lasciarono
nella
più
grande
costernazione
,
perché
ella
capiva
benissimo
che
con
questo
tiro
si
voleva
toglierle
l
'
occasione
di
piacere
al
Re
,
il
quale
piaceva
già
tanto
a
lei
,
che
avrebbe
desiderato
averlo
per
suo
sposo
.
Il
Re
Grazioso
,
che
non
sapeva
nulla
della
violenza
usata
alla
Principessa
,
aspettava
smaniando
l
'
ora
di
poterla
rivedere
.
Parlò
di
lei
alle
persone
che
il
Re
gli
aveva
messo
dintorno
per
dargli
un
corteggio
d
'
onore
;
ma
queste
,
per
ordine
della
Regina
,
gliene
dissero
tutto
il
male
possibile
:
che
era
una
fraschetta
,
una
capricciosa
,
d
'
indole
cattiva
,
il
supplizio
dei
conoscenti
e
dei
servitori
,
che
non
si
poteva
essere
più
sudici
di
lei
e
che
spingeva
la
spilorceria
fino
al
segno
di
vestirsi
peggio
d
'
una
pecoraia
,
piuttosto
che
comprarsi
delle
belle
stoffe
,
coi
denari
che
le
passava
suo
padre
.
A
sentire
tutte
queste
storie
,
Grazioso
si
rodeva
dentro
di
sé
,
e
aveva
certi
scatti
di
collera
,
che
durava
fatica
a
frenarli
.
"
No
"
,
diceva
esso
fra
sé
e
sé
,
"
non
è
possibile
che
il
cielo
abbia
messo
un
'
anima
così
volgare
in
quell
'
opera
così
bella
della
natura
.
Sia
pure
che
quando
la
vidi
,
non
fosse
vestita
con
molta
decenza
,
ma
il
rossore
che
n
'
ebbe
,
prova
abbastanza
che
quella
non
è
la
sua
abitudine
.
Come
può
essere
cattiva
,
con
quell
'
aria
di
modestia
e
di
dolcezza
che
innamora
?
non
mi
va
giù
:
e
credo
invece
che
la
Regina
ne
dica
tanto
male
apposta
.
Le
matrigne
ci
sono
per
qualche
cosa
in
questo
mondo
:
e
quanto
alla
Principessa
Trotona
,
è
una
così
brutta
versiera
,
che
non
mi
farebbe
punto
specie
se
invidiasse
a
morte
la
più
perfetta
fra
tutte
le
creature
.
"
Mentre
egli
fantasticava
così
,
i
cortigiani
che
gli
stavano
dintorno
capirono
dalla
sua
cera
,
che
a
dirgli
male
di
Fiorina
,
non
gli
avevano
fatto
un
gran
piacere
.
Ce
ne
fu
uno
più
svelto
degli
altri
,
il
quale
mutando
linguaggio
e
registro
,
per
arrivare
a
conoscere
i
sentimenti
del
Re
si
fece
a
dire
le
più
belle
cose
sul
conto
della
Principessa
.
A
quelle
parole
,
egli
si
svegliò
come
da
un
sonno
profondo
,
prese
parte
alla
conversazione
e
la
gioia
brillò
sul
suo
viso
.
Amore
,
Amore
,
...
quant
'
è
difficile
a
saperti
nascondere
!
Tu
fai
capolino
dappertutto
:
sulle
labbra
di
un
amante
,
ne
'
suoi
occhi
,
nel
suono
della
sua
voce
:
quando
si
ama
davvero
,
il
silenzio
e
la
conversazione
,
la
gioia
e
la
tristezza
,
tutto
palesa
quello
che
si
sente
dentro
.
La
Regina
impaziente
di
sapere
se
il
Re
Grazioso
fosse
rimasto
fortemente
preso
di
Fiorina
,
mandò
a
chiamare
coloro
che
egli
aveva
ammessi
alla
sua
confidenza
e
passò
il
resto
della
notte
a
interrogarli
.
Tutte
le
cose
che
essi
le
raccontavano
valevano
a
confermarla
sempre
più
nell
'
idea
che
il
Re
amasse
Fiorina
.
Ma
che
cosa
vi
dirò
io
dell
'
abbattimento
di
spirito
della
povera
Principessa
?
Ella
stava
distesa
per
terra
nella
parte
più
alta
di
quell
'
orribile
torre
,
dove
era
stata
portata
quasi
di
peso
dagli
uomini
mascherati
.
"
Sarei
meno
da
compiangere
"
,
diceva
essa
,
"
se
mi
avessero
rinchiusa
qui
,
prima
di
conoscere
quel
simpatico
Re
.
La
memoria
che
serbo
di
lui
non
può
servire
che
a
far
crescere
i
miei
tormenti
.
Si
vede
bene
che
la
Regina
mi
tratta
in
questo
modo
per
impedirmi
di
poterlo
vedere
.
Povera
me
!
quanto
mi
dovrà
costar
cara
questa
po
'
di
bellezza
che
il
cielo
mi
ha
dato
!
"
E
dopo
piangeva
,
e
piangeva
tanto
dirottamente
,
che
la
sua
stessa
nemica
ne
avrebbe
avuto
pietà
,
se
avesse
veduto
il
suo
dolore
.
E
così
passò
la
nottata
.
La
Regina
,
che
voleva
amicarsi
il
Re
a
furia
di
moine
e
di
segni
particolari
di
riguardo
e
d
'
attenzione
,
gli
mandò
degli
abiti
splendidissimi
,
d
'
una
magnificenza
senza
pari
e
tagliati
sulla
moda
del
paese
:
e
più
,
le
insegne
dei
cavalieri
dell
'
Amore
,
ordine
cavalleresco
istituito
dal
Re
,
per
voler
di
lei
,
il
giorno
stesso
del
loro
matrimonio
.
Era
un
cuore
d
'
oro
,
smaltato
color
di
fiamma
,
contornato
da
parecchie
frecce
e
trapassato
da
una
di
queste
,
col
motto
:
"
una
sola
mi
ferisce
"
.
La
Regina
aveva
fatto
tagliare
per
il
Re
Grazioso
un
rubino
grosso
come
un
uovo
di
struzzo
:
ogni
freccia
era
di
un
solo
diamante
,
lungo
quanto
un
dito
,
e
la
catena
alla
quale
era
appeso
il
cuore
,
tutta
fatta
di
perle
,
delle
quali
la
più
piccola
pesava
un
mezzo
chilogrammo
:
insomma
,
dacché
mondo
è
mondo
,
non
s
'
era
mai
veduto
nulla
d
'
eguale
.
A
quella
vista
il
Re
rimase
così
stupito
,
che
per
qualche
minuto
non
seppe
trovare
il
verso
di
dire
una
parola
.
Nel
tempo
medesimo
gli
fu
presentato
un
libro
,
di
cui
i
fogli
erano
in
carta
velina
,
con
miniature
meravigliose
e
la
copertina
tutta
d
'
oro
e
carica
di
gemme
,
e
dove
erano
scritti
con
un
linguaggio
molto
appassionato
e
galante
gli
statuti
dell
'
Ordine
de
'
Cavalieri
d
'
Amore
.
Dissero
al
Re
che
la
Principessa
,
da
lui
veduta
,
lo
pregava
a
voler
essere
suo
cavaliere
;
e
che
intanto
gli
mandava
questi
regali
.
A
queste
parole
,
egli
osò
lusingarsi
che
questa
Principessa
fosse
appunto
quella
amata
da
lui
.
"
Come
!
"
,
esclamò
egli
,
"
la
bella
Principessa
Fiorina
pensa
a
me
in
una
maniera
così
generosa
e
cortese
?
"
"
Signore
"
,
gli
dissero
,
"
voi
pigliate
sbaglio
sul
nome
;
noi
veniamo
qui
da
parte
dell
'
amabile
Trotona
.
"
"
È
la
Trotona
che
mi
vuole
per
suo
cavaliere
?
"
,
disse
il
Re
,
con
una
fisionomia
seria
e
ghiacciata
"
mi
dispiace
di
non
potere
accettare
tanto
onore
,
ma
un
sovrano
non
è
padrone
di
prendere
gl
'
impegni
che
vorrebbe
.
Io
conosco
i
doveri
d
'
un
cavaliere
,
e
vorrei
adempirli
tutti
:
preferisco
dunque
non
avere
la
grazia
,
che
ella
mi
offre
,
piuttosto
che
dovermene
rendere
indegno
.
"
E
rimesse
subito
nella
cestina
il
cuore
,
la
catena
e
il
libro
,
e
rimandò
ogni
cosa
alla
Regina
,
la
quale
ci
corse
poco
che
,
insieme
a
sua
figlia
,
non
affogasse
della
bile
per
il
modo
disprezzante
col
quale
il
Re
straniero
aveva
accolto
un
favore
così
singolare
.
Appena
Grazioso
ebbe
il
tempo
di
recarsi
dal
Re
e
dalla
Regina
,
entrò
nel
loro
appartamento
colla
speranza
di
trovarvi
Fiorina
.
La
cercò
cogli
occhi
dappertutto
:
e
quando
sentiva
qualcuno
entrare
nella
stanza
,
si
voltava
subito
a
guardare
;
si
vedeva
che
era
inquieto
,
e
di
cattivo
umore
.
La
maliziosa
Regina
aveva
indovinato
appuntino
quel
che
il
Principe
rimuginava
nel
cuore
,
ma
faceva
l
'
indifferente
come
non
ne
sapesse
nulla
.
Essa
gli
parlava
di
partite
di
piacere
;
ed
egli
rispondeva
a
rovescio
.
Alla
fine
Grazioso
domandò
dove
fosse
la
Principessa
Fiorina
.
"
Signore
"
,
gli
disse
fieramente
la
Regina
,
"
il
Re
suo
padre
le
ha
proibito
di
uscire
dalle
sue
stanze
,
fino
a
tanto
che
mia
figlia
non
abbia
preso
marito
.
"
"
E
qual
motivo
"
,
replicò
il
Re
,
"
vi
può
essere
,
per
tener
prigioniera
la
bella
Principessa
?
"
"
Non
lo
so
"
,
disse
la
Regina
,
"
e
quand
'
anche
lo
sapessi
non
mi
crederei
punto
obbligata
a
dirvelo
.
"
Al
Re
era
salita
la
bizza
fino
alla
punta
dei
capelli
.
Dava
delle
occhiatacce
,
di
traverso
,
a
Trotona
,
e
pensava
fra
sé
che
era
per
colpa
di
quel
mostriciattolo
,
se
gli
era
stato
tolto
il
piacere
di
veder
la
Principessa
.
Si
congedò
in
quattro
e
quattr
'
otto
dalla
Regina
,
perché
la
sua
presenza
gli
faceva
male
al
cuore
.
Quando
fu
tornato
nella
sua
camera
,
disse
a
un
giovane
Principe
che
lo
aveva
accompagnato
e
al
quale
voleva
un
gran
bene
,
di
spendere
tutto
quello
che
ci
fosse
voluto
,
pur
di
tirargli
dalla
sua
qualche
cameriera
della
Principessa
,
e
aver
così
il
modo
di
parlarle
un
solo
momento
.
Questo
Principe
trovò
senza
fatica
alcune
dame
di
Corte
che
s
'
intesero
con
lui
:
e
fra
le
tante
,
ce
ne
fu
una
che
gli
dètte
per
sicuro
che
quella
sera
stessa
Fiorina
sarebbe
stata
a
una
finestrina
bassa
,
che
dava
sul
giardino
;
e
che
di
lì
il
Principe
avrebbe
potuto
parlarle
:
s
'
intende
bene
,
adoperando
tutte
le
cautele
da
non
essere
scoperto
,
perché
,
diceva
essa
,
il
Re
e
la
Regina
sono
tanto
severi
,
che
se
scoprissero
che
io
ho
tenuto
di
mano
agli
amori
del
Principe
Grazioso
,
per
me
sarebbe
morte
sicura
.
Il
Principe
,
contento
da
non
potersi
dire
di
aver
menata
la
cosa
fino
a
quel
punto
,
le
promise
tutto
quello
che
volle
,
e
corse
a
fare
la
sua
parte
col
Re
,
avvertendolo
dell
'
ora
fissata
per
il
ritrovo
.
Ma
la
confidente
,
che
era
di
malafede
,
andò
subito
a
risoffiare
ogni
cosa
alla
Regina
,
e
si
messe
ai
suoi
ordini
.
Il
primo
pensiero
della
Regina
fu
quello
di
mandare
la
propria
figlia
alla
piccola
finestra
;
e
la
imbeccò
così
bene
,
che
Trotona
,
sebbene
fosse
una
grande
stupida
,
non
dimenticò
un
etto
di
quello
che
doveva
dire
e
fare
.
La
notte
era
così
buia
,
che
sarebbe
stato
impossibile
al
Re
di
accorgersi
della
trappoleria
,
quand
'
anche
non
avesse
avuto
ragione
di
credersi
sicuro
del
fatto
suo
:
di
modo
che
si
avvicinò
alla
finestra
con
un
trasporto
di
gioia
incredibile
.
E
lì
disse
a
Trotona
tutte
quelle
cose
che
avrebbe
dette
a
Fiorina
,
per
assicurarla
del
suo
grand
'
amore
.
Trotona
,
profittando
dell
'
equivoco
,
gli
rispose
che
era
la
creatura
più
infelice
di
questo
mondo
,
a
motivo
di
una
matrigna
così
spietata
e
che
avrebbe
dovuto
passarne
ancora
chi
sa
quante
,
prima
che
la
figlia
di
lei
non
si
fosse
maritata
.
Il
Re
disse
e
giurò
che
se
ella
lo
avesse
voluto
per
suo
sposo
,
sarebbe
stato
più
che
felice
di
metterla
a
parte
della
sua
corona
e
del
suo
cuore
.
E
nel
dir
questo
,
si
cavò
un
anello
di
dito
e
infilandolo
nel
dito
a
Trotona
aggiunse
che
quello
era
un
pegno
eterno
della
sua
fede
,
e
che
stava
a
lei
fissare
l
'
ora
della
partenza
.
Trotona
rispose
,
come
meglio
poté
,
a
tutte
queste
calorose
premure
.
Egli
s
'
era
accorto
benissimo
che
nelle
risposte
di
lei
non
c
'
era
un
chicco
di
buon
senso
:
la
quale
cosa
gli
avrebbe
fatto
dispiacere
,
se
già
non
fosse
stato
persuaso
che
la
paura
dell
'
apparizione
improvvisa
della
Regina
doveva
essere
la
cagione
di
quei
discorsi
sconclusionati
.
Egli
la
lasciò
,
a
patto
che
sarebbe
tornata
il
giorno
dopo
:
ed
ella
promise
con
tutto
il
cuore
.
La
Regina
,
saputo
il
buon
esito
del
primo
colloquio
,
cominciò
a
sperar
bene
.
Di
fatto
,
fissato
il
giorno
della
partenza
,
il
Re
la
venne
a
prendere
in
un
cocchio
volante
,
tirato
da
ranocchi
alati
,
regalo
fattogli
da
un
Mago
amico
suo
.
La
notte
era
buia
di
molto
.
Trotona
uscì
misteriosamente
da
una
piccola
porta
,
e
il
Re
,
che
la
stava
attendendo
,
la
prese
fra
le
sue
braccia
e
le
giurò
cento
e
cento
volte
fedeltà
eterna
!
Ma
siccome
non
si
sentiva
in
vena
di
seguitare
a
volare
per
lungo
tempo
nel
suo
cocchio
volante
,
senza
sposare
la
Principessa
,
che
amava
tanto
,
così
le
chiese
dove
voleva
che
si
facessero
le
nozze
:
ella
rispose
che
aveva
per
comare
una
fata
chiamata
Sussio
,
molto
conosciuta
,
ed
era
suo
avviso
di
andare
al
castello
di
lei
.
Il
Re
non
sapeva
la
strada
,
ma
bastò
che
dicesse
ai
suoi
grossi
ranocchi
:
conducetemi
là
.
Essi
sapevano
la
carta
geografica
dell
'
Universo
,
e
in
pochi
minuti
portarono
lui
e
la
Trotona
dalla
fata
Sussio
.
Il
castello
era
così
bene
illuminato
,
che
il
Re
,
arrivandovi
,
si
sarebbe
subito
avvisto
del
suo
errore
,
se
la
Principessa
non
avesse
avuto
la
malizia
di
coprirsi
tutta
col
velo
.
Chiese
della
comare
:
la
chiamò
a
quattr
'
occhi
,
e
le
raccontò
il
come
e
il
quando
avesse
ingannato
il
Principe
Grazioso
,
pregandola
a
fare
in
modo
di
rabbonirlo
.
"
Ah
!
figlia
mia
!
"
,
disse
la
fata
,
"
la
cosa
non
sarà
facile
:
egli
ama
troppo
Fiorina
,
e
son
sicura
che
ci
farà
disperare
,
e
dimolto
.
"
Intanto
il
Re
le
aspettava
in
una
sala
,
le
cui
pareti
erano
di
diamanti
,
così
nitide
e
così
trasparenti
,
da
lasciargli
vedere
,
a
traverso
di
essi
,
la
Sussio
e
Trotona
,
che
parlavano
fra
di
loro
.
Credé
di
sognare
.
"
Possibile
"
,
diceva
,
"
che
io
sia
stato
tradito
?
O
sono
i
diavoli
,
che
hanno
portata
qui
questa
nemica
della
nostra
gioia
?
Vien
'
ella
forse
per
avvelenare
il
nostro
matrimonio
?
E
la
mia
diletta
Fiorina
non
si
vede
venire
!
Chi
sa
che
il
padre
suo
non
l
'
abbia
inseguita
fin
qui
!
"
Molte
altre
cose
gli
passavano
per
la
testa
,
che
lo
mettevano
in
grande
agitazione
;
ma
il
peggio
fu
quando
le
due
donne
entrarono
nella
sala
,
e
che
Sussio
gli
disse
con
voce
di
comando
:
"
Re
Grazioso
,
ecco
qui
la
Principessa
Trotona
,
alla
quale
avete
dato
la
vostra
parola
,
essa
è
mia
figlioccia
,
e
desidero
che
la
sposiate
subito
"
.
"
Io
"
,
esclamò
il
Principe
,
"
io
sposare
quel
brutto
scarabocchio
?
Si
vede
proprio
che
mi
avete
preso
per
un
uomo
di
pasta
frolla
,
a
farmi
certi
discorsi
.
Sappiate
intanto
che
io
non
le
ho
fatta
nessuna
promessa
,
e
se
ella
dice
il
contrario
,
si
merita
il
titolo
...
"
"
Non
proseguite
"
,
disse
Sussio
,
"
e
badate
bene
di
non
mancarmi
di
rispetto
.
"
"
Sia
pure
"
,
replicò
il
Re
,
"
che
io
debba
rispettarvi
,
per
quanto
può
meritarlo
una
fata
:
ma
voglio
peraltro
che
mi
rendiate
la
mia
Principessa
.
"
"
E
non
son
io
la
tua
Principessa
,
spergiuro
?
"
,
disse
Trotona
,
mostrandogli
l
'
anello
,
"
A
chi
l
'
hai
tu
dato
quest
'
anello
in
pegno
di
fede
?
Con
chi
hai
parlato
alla
piccola
finestra
,
se
non
con
me
?
"
"
Come
mai
?
"
,
egli
rispose
,
"
dunque
sono
stato
tradito
...
ingannato
?
No
,
mille
volte
no
!
Non
voglio
essere
la
vittima
e
lo
zimbello
degli
altri
.
Su
,
su
,
ranocchi
!
miei
bravi
ranocchi
!
voglio
partir
subito
.
"
"
Non
è
una
cosa
che
possiate
farla
senza
il
permesso
mio
"
,
disse
Sussio
.
Ella
lo
toccò
,
e
i
suoi
piedi
si
attaccarono
all
'
impiantito
,
come
se
ci
fossero
rimasti
inchiodati
.
"
Quand
'
anco
mi
lapidaste
"
,
le
disse
il
Re
,
"
quand
'
anche
mi
scorticaste
vivo
,
non
sarò
mai
d
'
altri
che
di
Fiorina
;
la
mia
risoluzione
è
presa
,
e
fate
pure
di
me
quello
che
più
vi
piace
.
"
Sussio
messe
in
opera
tutto
,
dolcezze
,
maniere
,
promesse
,
preghiere
;
Trotona
pianse
,
strillò
,
singhiozzò
,
andò
in
convulsioni
,
e
si
calmò
.
Il
Re
non
aprì
più
bocca
,
e
guardandole
tutte
e
due
con
grandissimo
disprezzo
,
non
rispose
sillaba
alle
loro
cicalate
.
E
così
passarono
venti
giorni
e
venti
notti
,
senza
che
le
due
donne
si
chetassero
un
minuto
,
e
senza
che
sentissero
il
bisogno
di
mangiare
,
di
dormire
e
di
mettersi
a
sedere
.
Alla
fine
Sussio
,
stanca
morta
da
non
poterne
più
,
disse
al
Re
:
"
Ebbene
,
voi
siete
un
ostinataccio
,
né
c
'
è
verso
di
farvi
intendere
la
ragione
:
scegliete
dunque
:
o
sett
'
anni
di
penitenza
,
per
aver
dato
la
vostra
parola
senza
mantenerla
,
o
sposare
la
mia
figlioccia
"
.
Il
Re
,
che
fin
allora
aveva
serbato
un
profondo
silenzio
,
gridò
subito
:
"
Fate
di
me
tutto
quel
che
volete
,
purché
io
sia
liberato
da
questa
sguaiata
"
.
"
Sguaiato
voi
"
,
replicò
Trotona
inviperita
.
"
Ci
vuol
davvero
una
bella
faccia
fresca
,
come
la
vostra
,
sovranuccio
da
un
soldo
la
serqua
,
a
venire
con
un
equipaggio
da
ranocchiai
fino
nel
mio
paese
,
per
dirmi
delle
insolenze
e
per
mancarmi
di
parola
.
Se
aveste
un
brindello
d
'
onore
,
terreste
forse
questo
contegno
?
"
"
I
vostri
rimproveri
mi
straziano
l
'
anima
"
disse
il
Re
,
in
atto
di
canzonatura
.
"
Capisco
anch
'
io
che
ho
un
gran
torto
a
non
sposare
questa
bella
fanciulla
!
"
"
No
,
no
,
non
la
sposerai
mai
"
,
gridò
Sussio
tutta
stizzita
.
"
A
te
non
rimane
altre
che
volare
da
questa
finestra
,
perché
per
sett
'
anni
interi
tu
sarai
l
'
uccello
turchino
.
"
A
queste
parole
il
Re
cominciò
a
cambiare
d
'
aspetto
;
le
braccia
si
vestono
di
penne
e
formano
le
due
ali
:
le
gambe
e
i
piedi
diventano
neri
e
sottili
;
gli
crescono
delle
unghie
appuntate
;
il
corpo
si
assottiglia
e
si
cuopre
tutto
di
lunghe
piume
finissime
e
macchiate
di
turchino
;
gli
occhi
si
fanno
tondi
e
brillano
come
due
soli
;
il
naso
ha
preso
il
garbo
di
un
becco
d
'
avorio
;
sul
suo
capo
spunta
un
ciuffetto
bianco
,
in
forma
di
diadema
;
canta
da
innamorare
e
parla
nello
stesso
modo
.
Ridotto
in
quello
stato
,
manda
un
grido
di
dolore
nel
vedersi
così
trasfigurato
e
,
pigliando
il
volo
a
ali
spiegate
,
fugge
dal
funesto
palazzo
di
Sussio
.
Pieno
l
'
anima
di
tristezza
infinita
,
va
svolazzando
di
ramo
in
ramo
,
scegliendo
a
preferenza
gli
alberi
consacrati
all
'
amore
o
alla
malinconia
;
e
ora
si
posa
sui
mirti
,
ora
sui
cipressi
:
e
canta
delle
arie
pietose
,
colle
quali
piange
sulla
sua
trista
sorte
e
su
quella
di
Fiorina
.
"
Dove
l
'
avranno
nascosta
i
suoi
nemici
?
"
,
egli
diceva
,
"
che
sarà
mai
accaduto
di
quella
bella
infelice
?
Il
cuore
spietato
della
Regina
l
'
avrà
lasciata
ancora
in
vita
?
Dove
potrò
cercarla
?
E
sarò
dunque
condannato
a
passare
sette
anni
senza
di
lei
?
Forse
in
questo
tempo
le
daranno
uno
sposo
,
e
io
perderò
per
sempre
l
'
unica
speranza
che
mi
faccia
cara
la
vita
.
"
Questi
pensieri
accuoravano
così
forte
l
'
uccello
turchino
,
che
gli
venne
voglia
di
lasciarsi
morire
.
Intanto
la
Sussio
aveva
rimandato
Trotona
dalla
Regina
madre
,
la
quale
stava
in
gran
pensiero
sul
come
fosse
andato
a
finire
lo
sposalizio
.
Ma
quando
vide
la
figlia
,
e
che
riseppe
da
lei
tutto
l
'
accaduto
,
prese
una
furia
spaventosa
,
la
quale
di
contraccolpo
andò
a
ricascare
sulla
povera
Fiorina
.
"
Voglio
"
,
ella
disse
,
"
che
abbia
da
pentirsi
più
di
una
volta
di
aver
saputo
innamorare
il
Re
Grazioso
.
"
Ella
salì
nella
torre
insieme
con
Trotona
,
la
quale
era
vestita
de
'
suoi
abiti
più
sfarzosi
:
e
portava
in
capo
una
corona
di
brillanti
e
le
reggevano
lo
strascico
del
manto
reale
tre
figli
de
'
più
ricchi
baroni
dello
Stato
.
Nel
dito
grosso
aveva
l
'
anello
del
Re
Grazioso
,
quello
stesso
che
aveva
dato
nell
'
occhio
a
Fiorina
,
il
giorno
che
parlarono
insieme
.
Ella
rimase
sbalordita
e
non
sapeva
cosa
pensare
,
nel
vedere
Trotona
in
tutta
quella
gala
.
"
Ecco
mia
figlia
"
,
disse
la
Regina
,
"
che
è
venuta
a
portarvi
i
regali
delle
sue
nozze
;
essa
è
stata
sposa
del
Re
Grazioso
,
il
quale
ne
è
innamorato
morto
:
non
c
'
è
da
figurarsi
una
coppia
più
felice
di
loro
!..."
E
nel
dir
così
,
furono
spiegate
davanti
alla
Principessa
le
stoffe
d
'
oro
e
d
'
argento
,
le
trine
,
i
nastri
,
le
pietre
preziose
che
stavano
in
una
gran
cesta
di
filigrana
d
'
oro
.
Nel
presentarla
di
tutte
queste
cose
,
Trotona
s
'
ingegnò
di
metterle
sott
'
occhio
l
'
anello
del
Re
;
per
cui
la
Principessa
Fiorina
non
poteva
ormai
più
dubitare
della
sua
disgrazia
.
Ella
gridò
con
l
'
accento
della
disperazione
che
le
togliessero
davanti
agli
occhi
tutti
quei
regali
tanto
funesti
;
che
non
voleva
più
vestire
,
altro
che
di
nero
;
o
piuttosto
morire
subito
.
E
cadde
svenuta
.
La
crudele
Regina
,
contentissima
del
tiro
fatto
,
non
volle
che
le
fosse
prestato
alcun
soccorso
;
la
lasciò
sola
in
quello
stato
compassionevole
,
e
corse
malignamente
a
raccontare
al
Re
che
sua
figlia
era
talmente
invasata
dall
'
amore
,
fino
al
segno
di
commettere
delle
stravaganze
senz
'
esempio
:
e
che
bisognava
stare
attenti
,
perché
non
potesse
fuggire
dalla
torre
.
Il
Re
rispose
che
era
padrona
di
regolare
questa
faccenda
a
modo
suo
,
e
che
,
quanto
a
lui
,
non
avrebbe
avuto
nulla
da
ridire
in
contrario
.
Quando
la
Principessa
si
fu
riavuta
dallo
svenimento
e
poté
ripensare
al
contegno
,
che
tenevano
con
lei
,
ai
mali
trattamenti
che
riceveva
dall
'
indegna
matrigna
e
alla
speranza
perduta
per
sempre
di
sposare
il
Re
Grazioso
,
il
suo
dolore
si
fece
così
acuto
,
che
pianse
tutta
la
notte
:
e
affacciatasi
alla
finestra
,
si
sfogò
in
lamenti
che
straziavano
il
cuore
.
Quando
vide
albeggiare
,
richiuse
la
finestra
e
seguitò
a
piangere
.
La
notte
di
poi
aprì
la
finestra
,
e
sospirando
e
singhiozzando
versò
un
fiume
di
lagrime
;
ma
appena
fatto
giorno
tornò
a
nascondersi
nella
sua
stanza
.
Intanto
il
Re
Grazioso
,
o
per
meglio
dire
,
il
bell
'
uccello
turchino
,
non
finiva
mai
di
svolazzare
intorno
al
palazzo
:
egli
pensava
che
la
sua
cara
Principessa
vi
era
rinchiusa
:
e
se
i
lamenti
di
lei
erano
strazianti
,
i
suoi
non
lo
erano
di
meno
.
Egli
si
avvicinava
alle
finestre
più
che
poteva
,
per
metter
gli
occhi
dentro
alle
stanze
:
ma
la
paura
che
Trotona
non
lo
scorgesse
e
non
le
nascesse
il
sospetto
che
fosse
lui
,
lo
teneva
indietro
dal
fare
quanto
avrebbe
voluto
.
"
Ci
va
della
mia
vita
"
,
diceva
egli
fra
sé
,
"
e
se
quelle
due
versiere
mi
scuoprissero
,
sarebbero
capaci
di
qualunque
vendetta
;
e
così
bisognerebbe
o
che
io
mi
allontanassi
di
qui
o
che
mettessi
a
repentaglio
i
miei
giorni
.
"
Questi
ragionamenti
lo
persuasero
a
pigliare
tutte
le
precauzioni
immaginabili
,
e
,
per
il
solito
,
cantava
soltanto
di
notte
.
Rimpetto
alla
finestra
,
dove
stava
Fiorina
,
c
'
era
un
cipresso
di
una
grandezza
maravigliosa
:
l
'
uccello
turchino
venne
a
posarvisi
sopra
.
Appena
si
fu
posato
,
sentì
una
voce
che
si
lamentava
in
questo
modo
:
"
Dovrò
ancora
soffrire
per
molto
tempo
?
e
la
morte
non
verrà
a
liberarmi
da
queste
pene
?
Quelli
che
hanno
paura
della
morte
,
se
la
vedono
arrivare
anche
troppo
presto
:
io
la
desidero
,
e
la
crudele
mi
sfugge
.
Ah
!
Regina
senza
cuore
!
che
t
'
ho
io
fatto
per
tenermi
così
iniquamente
imprigionata
?
Non
puoi
inventare
altri
modi
per
martoriarmi
?
Oramai
non
ti
manca
altro
che
farmi
vedere
coi
propri
miei
occhi
,
la
felicità
che
gode
la
sua
indegna
figlia
col
Re
Grazioso
"
.
L
'
uccello
turchino
non
aveva
perso
una
sillaba
di
questo
lamento
:
ne
rimase
stupito
,
e
aspettò
con
una
smania
indicibile
che
il
sole
si
levasse
,
per
vedere
la
donna
che
si
disperava
tanto
.
Ma
quando
il
sole
si
levò
,
ella
aveva
già
richiusa
la
finestra
,
e
s
'
era
ritirata
.
L
'
uccello
,
curioso
,
fu
puntuale
a
tornare
la
sera
dopo
.
Era
chiaro
di
luna
.
E
vide
una
fanciulla
alla
finestra
della
torre
,
che
ricominciava
la
storia
de
'
suoi
affanni
.
"
Oh
,
sorte
,
sorte
!
"
,
diceva
essa
,
"
tu
che
mi
cullasti
nella
speranza
d
'
un
trono
:
tu
che
mi
avevi
reso
l
'
amore
del
padre
mio
,
che
t
'
ho
mai
fatto
,
per
dovermi
sommergere
in
quest
'
oceano
di
grandi
amarezze
?
È
proprio
scritto
che
si
debba
cominciare
fin
da
un
'
età
così
giovane
,
come
la
mia
,
a
provare
la
tua
incostanza
?
Ritorna
,
o
barbara
,
ritorna
da
me
:
io
non
ti
domando
che
una
grazia
sola
;
poni
fine
al
mio
spietato
destino
.
"
L
'
uccello
turchino
stava
tutto
in
orecchi
,
e
più
ascoltava
,
più
si
persuadeva
che
la
donna
che
lamentavasi
a
quel
modo
,
doveva
essere
la
sua
graziosa
Principessa
.
E
le
disse
:
"
Adorata
Fiorina
,
maraviglia
de
'
nostri
giorni
,
perché
volete
por
fine
così
repentinamente
ai
vostri
?
C
'
è
sempre
speranza
di
trovare
un
rimedio
alle
vostre
afflizioni
"
.
"
Come
?
...
chi
è
che
mi
volge
queste
parole
di
consolazione
?
"
diss
'
ella
.
"
Un
Re
infelice
"
,
rispose
l
'
uccello
,
"
il
quale
vi
ama
e
non
amerà
che
voi
sola
.
"
"
Un
Re
che
mi
ama
?
"
,
ella
soggiunse
,
"
non
sarebbe
per
caso
un
laccio
teso
da
'
miei
nemici
?
Ma
,
in
fin
dei
conti
,
che
cosa
ci
guadagnerebbe
la
Regina
?
Se
ella
vuol
conoscere
i
miei
sentimenti
,
son
pronta
a
dirglieli
colla
mia
stessa
bocca
.
"
"
No
,
Principessa
mia
"
,
rispose
l
'
uccello
,
"
l
'
amante
che
vi
parla
non
è
capace
di
un
tradimento
.
"
Nel
dir
queste
parole
,
andò
a
posarsi
sulla
finestra
.
Fiorina
dapprincipio
ebbe
una
gran
paura
di
un
uccello
così
singolare
,
che
parlava
con
tant
'
anima
,
come
se
fosse
un
uomo
,
sebbene
avesse
una
vocina
compagna
a
quella
dell
'
usignolo
;
ma
la
bellezza
delle
sue
penne
,
e
più
che
altro
le
cose
gentili
che
le
disse
,
la
rassicurarono
.
"
M
'
è
egli
dunque
concesso
di
potervi
rivedere
,
Principessa
mia
?
"
,
esclamò
.
"
Posso
io
bearmi
in
tanta
contentezza
,
senza
morire
di
gioia
?
Ma
,
ohimè
!
quanto
questa
gioia
è
avvelenata
dal
vedervi
costì
in
prigione
,
e
dallo
stato
,
nel
quale
l
'
iniqua
Sussio
mi
ha
trasfigurito
per
sette
anni
!
"
"
E
voi
chi
siete
,
grazioso
uccello
?
"
,
disse
la
Principessa
,
facendogli
delle
carezze
.
"
Voi
avete
pronunziato
il
mio
nome
"
,
soggiunse
il
Re
,
"
e
fate
finta
di
non
riconoscermi
?
"
"
Come
!
"
,
disse
la
Principessa
.
"
Possibile
,
che
il
più
gran
Re
del
mondo
!
...
possibile
che
il
Re
Grazioso
si
sia
cambiato
in
quest
'
uccellino
?
"
"
Ohimè
!
Pur
troppo
è
così
,
mia
bella
Fiorina
"
,
egli
riprese
a
dire
,
"
e
l
'
unica
cosa
che
in
tanta
disgrazia
mi
sia
di
sollievo
,
gli
è
di
sapere
che
ho
preferito
questo
martirio
a
quello
di
dover
rinunziare
alla
gran
passione
che
ho
per
voi
.
"
"
Per
me
?
"
,
disse
Fiorina
.
"
Ah
!
per
carità
,
non
cercate
di
ingannarmi
.
Lo
so
,
lo
so
,
che
avete
sposato
Trotona
:
ho
riconosciuto
il
vostro
anello
nel
suo
dito
:
l
'
ho
veduta
tutta
fiammante
dei
vostri
brillanti
.
Essa
è
venuta
a
insultarmi
qui
,
in
questa
orribile
prigione
,
carica
del
peso
di
una
corona
e
di
un
manto
reale
,
avuto
in
dono
da
voi
,
mentre
io
ero
carica
di
catene
e
di
ferri
!..."
"
E
voi
vedeste
Trotona
in
questo
abbigliamento
?
"
,
interruppe
il
Re
,
"
ed
essa
e
sua
madre
ebbero
tanta
sfacciataggine
da
dirvi
che
tutti
quei
gioielli
erano
un
regalo
mio
?
Oh
cielo
!
si
può
essere
più
sfacciatamente
bugiardi
di
così
?
E
non
potermi
vendicare
come
vorrei
!
...
Sappiate
dunque
che
tentarono
di
mettermi
in
mezzo
:
che
,
valendosi
del
vostro
nome
,
mi
fecero
rapire
quella
brutta
megera
di
Trotona
;
ma
,
appena
avvistomi
dello
sbaglio
,
l
'
ho
piantata
lì
,
e
ho
preferito
piuttosto
diventare
per
sette
anni
l
'
uccello
turchino
,
che
mancare
alla
fede
che
vi
ho
giurata
.
"
Fiorina
provava
un
piacere
così
grande
,
udendo
parlare
in
questo
modo
il
suo
caro
amante
,
che
non
sentiva
più
i
tormenti
della
sua
prigionia
.
Che
cosa
mai
non
gli
seppe
dire
per
consolarlo
del
suo
tristo
caso
e
per
accertarlo
che
ella
avrebbe
fatto
per
lui
,
ciò
che
esso
aveva
fatto
per
lei
?
Il
giorno
cominciava
a
farsi
chiaro
.
Molti
ufficiali
della
corte
erano
già
alzati
:
e
l
'
uccello
turchino
e
la
Principessa
parlavano
ancora
fitto
fitto
fra
loro
.
Alla
fine
si
separarono
con
gran
dispiacere
,
dopo
essersi
scambiata
la
promessa
che
tutte
le
notti
si
sarebbero
riveduti
.
La
gioia
di
ritrovarsi
insieme
fu
tanto
grande
,
da
non
potersi
ridire
.
Ciascuno
,
per
la
sua
parte
,
ringraziava
l
'
amore
e
la
fortuna
.
Intanto
Fiorina
stava
in
pensiero
per
l
'
uccello
turchino
.
"
Chi
me
lo
assicura
dai
cacciatori
,
o
dalle
grinfie
di
qualche
aquila
o
di
qualche
avvoltoio
affamato
,
capace
di
mangiarselo
con
tanto
gusto
,
come
se
non
fosse
un
gran
Re
?
Oh
Dio
!
che
sarebbe
di
me
,
meschina
,
se
le
sue
penne
fini
e
leggiere
,
portate
dal
vento
,
giungessero
fino
nel
mio
carcere
per
annunziarmi
la
sciagura
,
che
io
temo
sempre
?
"
Questo
tristo
pensiero
fece
sì
che
la
Principessa
non
poté
chiudere
un
occhio
;
perché
,
quando
si
ama
davvero
,
le
paure
pigliano
l
'
aspetto
di
verità
,
e
quel
che
prima
pareva
impossibile
diventa
possibilissimo
;
e
fu
così
,
che
ella
passò
tutta
la
giornata
a
piangere
,
finché
non
venne
l
'
ora
fissata
per
andare
a
mettersi
alla
finestra
.
Il
grazioso
uccello
,
nascosto
dentro
lo
spacco
d
'
un
albero
,
in
tutto
il
giorno
non
aveva
fatto
altro
che
pensare
alla
sua
bella
Principessa
.
"
Quanto
sono
contento
"
,
diceva
egli
,
"
di
averla
ritrovata
:
e
com
'
è
premurosa
per
me
!
Le
gentilezze
che
mi
usa
,
le
sento
tutte
qui
nel
cuore
!
"
L
'
appassionato
amante
contava
fino
al
minuto
secondo
il
tempo
della
sua
penitenza
,
che
gli
impediva
di
sposarla
;
e
si
struggeva
più
che
mai
dal
desiderio
di
veder
finita
la
sua
condanna
.
E
perché
voleva
usare
a
Fiorina
tutte
quelle
galanterie
,
che
aveva
in
poter
suo
di
fare
,
volò
fino
alla
capitale
del
suo
regno
,
andò
nel
suo
palazzo
,
entrò
nel
suo
gabinetto
dal
buco
d
'
un
vetro
rotto
:
prese
un
paio
d
'
orecchini
di
diamanti
,
così
belli
e
così
perfetti
,
da
non
trovarli
eguali
,
e
li
portò
la
sera
a
Fiorina
,
pregandola
di
volerseli
mettere
.
"
Me
li
metterei
"
,
diss
'
ella
,
"
se
voi
mi
vedeste
di
giorno
;
ma
siccome
non
vi
parlo
che
di
notte
,
così
non
me
li
metterò
.
"
L
'
uccello
le
promise
di
fare
in
modo
di
venire
alla
Torre
nell
'
ora
che
ella
avesse
voluto
:
allora
s
'
infilò
gli
orecchini
,
e
passarono
tutta
la
notte
in
colloqui
fra
loro
,
come
avevano
fatto
la
sera
avanti
.
Il
giorno
dopo
l
'
uccello
tornò
nel
suo
regno
:
andò
al
palazzo
,
entrò
nel
suo
gabinetto
per
il
solito
vetro
rotto
,
e
portò
via
con
sé
i
più
splendidi
braccialetti
che
si
fossero
mai
visti
:
erano
formati
di
uno
smeraldo
tutto
di
un
pezzo
,
sfaccettato
e
bucato
nel
mezzo
per
potervi
passare
la
mano
e
il
braccio
.
"
Credete
forse
"
,
gli
disse
la
Principessa
,
"
che
il
mio
amore
per
voi
abbia
bisogno
di
essere
coltivato
a
furia
di
regali
?
Ah
!
si
vede
proprio
che
mi
conoscete
male
!
"
"
No
,
o
signora
"
,
replicò
egli
,
"
io
non
ho
mai
creduto
che
i
ninnoli
che
vi
offro
sieno
necessari
per
conservarmi
il
bene
che
mi
volete
;
ma
sarei
mortificato
,
se
trascurassi
la
più
piccola
occasione
per
mostrarvi
l
'
attenzione
che
ho
per
voi
:
e
poi
,
quando
non
mi
avete
dinanzi
agli
occhi
,
questi
piccoli
gioielli
saranno
buoni
a
richiamarmi
alla
vostra
memoria
.
"
Fiorina
,
dal
canto
suo
,
gli
disse
un
'
infinità
di
cose
gentili
,
alle
quali
egli
ne
rispose
mille
altre
,
più
gentili
che
mai
.
La
notte
seguente
l
'
uccello
turchino
si
fece
un
obbligo
di
portare
alla
sua
bella
un
orologio
,
d
'
una
giusta
grandezza
,
che
stava
dentro
a
una
perla
;
eppure
la
materia
era
vinta
dall
'
eccellenza
del
lavoro
.
"
È
inutile
"
,
diss
'
ella
con
grazia
squisita
,
"
di
venirmi
a
regalare
un
orologio
.
Quando
voi
siete
lontano
da
me
,
le
ore
mi
paiono
eterne
:
quando
siete
con
me
,
passano
come
un
sogno
.
Come
posso
fare
a
dar
loro
una
misura
giusta
?
"
"
Ohimè
,
Principessa
mia
"
,
esclamò
l
'
uccello
turchino
,
"
io
la
penso
precisamente
come
voi
su
questo
punto
,
perché
in
quanto
a
sensibilità
di
cuore
son
sicuro
di
non
restare
indietro
a
nessuno
.
Difatti
,
vedendo
quel
che
soffrite
per
conservarmi
il
vostro
cuore
,
sono
in
grado
di
giudicare
che
avete
portato
l
'
amicizia
e
la
stima
all
'
estremo
limite
,
dove
possono
arrivare
.
"
Quando
appariva
il
giorno
,
l
'
uccello
volava
dentro
lo
spacco
del
suo
albero
,
e
li
si
nutriva
di
frutti
.
Qualche
volta
cantava
delle
belle
ariette
:
il
suo
canto
innamorava
i
passanti
,
che
lo
udivano
,
senza
che
potessero
vedere
alcuno
.
Così
si
sparse
la
voce
che
lì
dintorno
ci
fossero
degli
spiriti
.
E
questa
credenza
si
diffuse
tanto
,
che
nessuno
aveva
più
coraggio
di
entrare
nel
bosco
.
Si
raccontavano
mille
avventure
favolose
,
accadute
in
quel
luogo
:
e
lo
spavento
generale
fu
cagione
della
maggior
sicurezza
dell
'
uccello
turchino
.
Non
passava
giorno
,
senza
che
egli
facesse
un
regalo
a
Fiorina
:
ora
un
vezzo
di
perle
:
ora
anelli
con
brillanti
,
di
finissimo
lavoro
:
ora
fermagli
di
diamanti
,
spilloni
,
mazzolini
di
pietre
preziose
,
colorite
a
imitazione
dei
fiori
,
libri
piacevoli
e
medaglie
:
per
farla
corta
,
essa
aveva
messo
insieme
un
ammasso
di
ricchezze
maravigliose
.
Con
queste
si
adornava
soltanto
la
notte
per
far
piacere
al
Re
:
il
giorno
,
non
sapendo
dove
riporle
,
le
nascondeva
dentro
al
saccone
del
letto
.
In
questo
modo
scorsero
due
anni
,
senza
che
Fiorina
avesse
da
lagnarsi
una
sola
volta
della
sua
prigionia
.
E
come
poteva
lagnarsene
?
Essa
aveva
la
consolazione
di
parlare
tutte
le
notti
con
la
persona
amata
;
né
c
'
è
ricordanza
che
fra
due
innamorati
si
sieno
mai
scambiate
tante
paroline
graziose
,
come
accadeva
fra
loro
.
Benché
ella
non
vedesse
anima
viva
e
l
'
uccello
passasse
le
giornate
rinchiuso
dentro
lo
spacco
dell
'
albero
,
nondimeno
avevano
sempre
mille
cose
nuove
da
raccontarsi
;
la
materia
era
inesauribile
,
perché
il
loro
cuore
e
il
loro
spirito
fornivano
abbondantemente
il
soggetto
dei
lunghi
colloqui
.
Intanto
la
maliziosa
Regina
,
che
la
teneva
così
crudelmente
imprigionata
,
si
dava
un
gran
da
fare
per
vedere
di
maritare
la
figlia
.
Mandava
ambasciatori
a
proporla
a
tutti
i
principi
,
dei
quali
sapeva
il
nome
:
ma
appena
gli
ambasciatori
arrivavano
,
si
trovavano
congedati
senza
tante
cerimonie
.
"
Oh
!
se
si
trattasse
della
Principessa
Fiorina
"
,
dicevan
loro
,
"
sareste
ricevuti
a
braccia
aperte
:
ma
in
quanto
a
Trotona
,
può
farsi
monaca
se
vuole
;
ché
nessuno
si
opporrà
dicerto
.
"
A
sentire
questi
discorsi
,
la
madre
e
la
figlia
andavano
su
tutte
le
furie
e
se
la
pigliavano
contro
la
povera
Principessa
,
vittima
delle
loro
persecuzioni
.
"
Come
!
"
,
dicevano
esse
,
"
sebbene
chiusa
in
prigione
,
quest
'
insolente
sarà
dunque
per
noi
un
bastone
fra
i
piedi
?
Come
perdonarle
i
brutti
tiri
,
che
ci
fa
tutti
i
giorni
?
Bisogna
dire
che
ell
'
abbia
delle
corrispondenze
segrete
nei
paesi
stranieri
:
in
questo
caso
,
per
lo
meno
,
è
rea
di
Stato
:
trattiamola
dunque
come
tale
,
e
si
faccia
di
tutto
per
convincerla
del
suo
delitto
.
"
Il
loro
conciliabolo
finì
così
tardi
,
che
era
già
mezzanotte
suonata
,
quando
si
decisero
a
salire
nella
torre
per
interrogarla
.
Essa
per
l
'
appunto
stava
alla
finestra
,
coll
'
uccello
turchino
,
ornata
delle
sue
gemme
,
e
coi
suoi
belissimi
capelli
pettinati
con
tutta
quella
attenzione
,
che
non
è
punto
naturale
nella
persona
afflitta
da
un
gran
dolore
.
La
sua
camera
e
il
suo
letto
erano
seminati
di
fiori
,
e
qualche
pasticca
di
Spagna
,
che
essa
aveva
bruciato
pochi
momenti
prima
,
spandeva
per
la
stanza
un
buonissimo
odore
.
La
Regina
messe
l
'
orecchio
alla
porta
,
e
le
parve
sentir
cantare
un
'
aria
a
due
voci
:
perché
anche
Fiorina
aveva
una
voce
angelica
.
Le
parole
di
quest
'
aria
le
parvero
molto
tenere
,
e
dicevano
press
'
a
poco
così
:
"
Come
è
trista
la
nostra
sorte
:
e
quanti
affanni
ci
costa
il
nostro
amore
!
...
Ma
invano
si
provano
a
vincere
tanta
fermezza
:
a
dispetto
dei
nostri
nemici
,
i
nostri
cuori
rimarranno
uniti
per
sempre
.
"
Questo
piccolo
concerto
fu
chiuso
da
alcuni
sospiri
.
"
Ah
!
Trotona
mia
,
siamo
tradite
!
"
esclamò
la
Regina
spalancando
screanzatamente
l
'
uscio
ed
entrando
nella
camera
.
Come
restò
Fiorina
a
quella
vista
!
Chiuse
subito
la
finestra
,
per
dar
tempo
al
real
uccello
di
volar
via
.
Le
stava
più
a
cuore
la
salvezza
di
lui
,
che
la
propria
:
ma
egli
non
ebbe
la
forza
di
allontanarsi
:
col
suo
sguardo
penetrantissimo
,
aveva
capito
il
pericolo
al
quale
si
trovava
esposta
la
Principessa
.
Egli
aveva
vista
la
Regina
e
Trotona
:
che
dolore
per
lui
di
non
essere
in
grado
di
difendere
la
sua
bella
!
Le
due
megere
si
avventarono
su
di
essa
,
come
se
la
volessero
mangiare
.
"
Si
sanno
le
vostre
trame
contro
lo
Stato
!
"
,
esclamò
la
Regina
.
"
Non
sperate
che
il
vostro
grado
basti
a
salvarvi
dal
meritato
castigo
.
"
"
E
con
chi
posso
aver
tramato
,
o
signora
?
"
replicò
la
Principessa
.
"
Da
due
anni
in
qua
,
non
siete
forse
voi
la
mia
carceriera
?
Ho
mai
vedute
altre
persone
,
fuor
di
quelle
mandatemi
da
voi
?
"
Mentre
parlava
così
la
Regina
e
sua
figlia
la
guardavano
con
tanto
d
'
occhi
.
Erano
rimaste
abbagliate
dalla
sua
bellezza
meravigliosa
e
dalla
sua
acconciatura
veramente
straordinaria
.
"
E
chi
vi
ha
dato
,
o
signora
"
,
disse
la
Regina
,
"
tutte
codeste
pietre
preziose
,
che
brillano
come
il
sole
?
Volete
forse
darci
ad
intendere
che
in
questa
torre
ci
sono
delle
miniere
?
"
"
Ce
l
'
ho
trovate
"
,
disse
Fiorina
,
"
è
tutto
quello
che
io
ne
so
.
"
La
Regina
la
guardò
fissa
negli
occhi
,
per
iscuoprire
ciò
che
passava
nel
fondo
del
suo
cuore
.
"
Noi
non
ci
lasceremo
infinocchiare
da
voi
"
,
disse
la
Regina
.
"
Voi
credete
di
darcela
a
bere
:
ma
noi
sappiamo
benissimo
,
Principessa
,
tutto
quello
che
fate
dalla
mattina
alla
sera
:
e
queste
gioie
vi
furono
regalate
,
per
mettervi
su
,
e
per
impegnarvi
a
vendere
il
regno
di
vostro
padre
.
"
"
Davvero
,
che
sono
in
uno
stato
da
poter
vendere
i
regni
!...",
essa
rispose
,
con
un
sorriso
di
sdegno
.
"
Una
povera
Principessa
che
languisce
nei
ferri
da
tanto
tempo
,
è
proprio
la
persona
che
ci
vuole
,
per
macchinare
i
complotti
di
Stato
.
"
"
E
come
va
dunque
"
,
replicò
la
Regina
,
"
che
siete
così
tutta
agghindata
,
come
una
civettuola
,
e
che
la
vostra
camera
è
piena
di
profumi
,
e
che
la
vostra
persona
è
così
magnifica
e
risplendente
,
che
a
Corte
non
potreste
fare
una
figura
migliore
?
"
"
Ho
molto
tempo
da
perdere
"
,
disse
la
Principessa
,
"
per
cui
non
c
'
è
nulla
di
strano
se
ne
spendo
un
poco
a
farmi
bella
:
ne
passo
tanto
a
piangere
sulla
mia
disgrazia
,
che
non
c
'
è
ragione
di
rimproverarmi
.
"
"
Animo
,
via
"
,
disse
la
Regina
,
"
vediamo
un
po
'
se
questa
innocentina
,
non
abbia
per
caso
qualche
corrispondenza
coi
nemici
dello
Stato
.
"
E
da
se
stessa
si
mise
a
frugare
dappertutto
:
e
arrivata
al
saccone
,
che
ella
fece
vuotare
,
ci
trovò
dentro
una
quantità
così
sterminata
di
diamanti
,
perle
,
rubini
,
smeraldi
e
topazi
,
che
ella
non
sapeva
raccapezzarsi
di
dove
fossero
usciti
.
E
perché
aveva
fissato
dentro
di
sé
di
mettere
in
qualche
nascondiglio
della
stanza
alcune
carte
,
che
potessero
compromettere
la
Principessa
,
così
quando
nessuno
ci
badava
,
le
nascose
nel
camminetto
;
ma
per
buona
fortuna
l
'
uccello
turchino
,
dal
posto
dove
s
'
era
posato
,
ci
vedeva
meglio
di
una
lince
e
udiva
ogni
cosa
;
per
cui
gridò
:
"
Guàrdati
,
Fiorina
:
ecco
la
tua
nemica
che
ti
prepara
un
tradimento
"
.
Questa
voce
così
inattesa
spaventò
la
Regina
a
tal
punto
,
che
non
osò
fare
quanto
aveva
meditato
.
"
Vedete
bene
,
signora
"
,
disse
la
Principessa
,
"
che
gli
spiriti
che
volano
per
l
'
aria
,
sono
tutti
per
me
.
"
"
Io
credo
piuttosto
"
,
disse
la
Regina
fuori
di
sé
dalla
collera
"
che
ci
sieno
dei
diavoli
,
che
vi
vogliono
bene
:
ma
,
a
loro
marcio
dispetto
,
vostro
padre
saprà
farsi
giustizia
.
"
"
Dio
volesse
"
,
esclamò
Fiorina
,
"
che
io
non
avessi
da
temere
altro
che
il
furore
di
mio
padre
:
ma
quello
che
mi
spaventa
,
è
il
vostro
,
o
signora
.
"
La
Regina
se
ne
andò
via
tutta
sottosopra
per
le
cose
che
aveva
vedute
e
sentite
,
e
tenne
consiglio
sul
da
farsi
contro
la
Principessa
.
Alcuni
consiglieri
le
fecero
notare
,
che
,
nel
caso
che
qualche
fata
o
qualche
mago
avessero
preso
la
Principessa
sotto
la
loro
protezione
,
il
vero
segreto
per
irritarli
sarebbe
stato
quello
di
tormentare
più
che
mai
la
Principessa
;
e
che
,
in
fin
dei
conti
,
bisognava
scuoprire
a
ogni
costo
la
ragione
del
suo
armeggìo
.
La
Regina
dette
il
benestare
a
questo
consiglio
:
e
mandò
a
dormire
nella
camera
della
Principessa
una
giovinetta
,
che
pareva
l
'
innocenza
in
persona
,
col
dire
che
c
'
era
mandata
apposta
per
servirla
.
Ma
come
restar
presi
a
un
chiapperello
così
grossolano
?
La
Principessa
,
fin
dal
primo
giorno
,
la
ritenne
per
una
spia
e
n
'
ebbe
un
grandissimo
dispiacere
.
"
Come
!
"
,
essa
diceva
,
"
io
dunque
non
potrò
più
parlare
a
questo
uccello
turchino
,
che
è
tutto
l
'
amor
mio
?
Era
esso
,
che
mi
aiutava
a
sopportare
le
mie
sciagure
:
e
io
lo
consolava
nelle
sue
.
Il
nostro
amore
ci
compensava
di
tutto
.
Che
avverrà
di
lui
?
che
cosa
sarà
di
me
?
"
E
pensando
a
tutto
questo
,
piangeva
come
una
vite
tagliata
.
Non
aveva
coraggio
di
affacciarsi
alla
finestra
,
sebbene
lo
sentisse
svolazzare
lì
dintorno
;
perché
si
struggeva
dalla
voglia
di
aprirgli
,
ma
temeva
di
mettere
in
pericolo
la
vita
del
suo
caro
amante
.
Passò
un
mese
intero
,
senza
che
essa
si
facesse
vedere
:
e
intanto
l
'
uccello
turchino
si
dava
alla
disperazione
,
e
piangeva
e
si
lamentava
da
far
pietà
!
D
'
altra
parte
,
come
poteva
fare
a
vivere
,
lui
,
senza
la
sua
Principessa
?
Non
aveva
mai
provato
,
come
allora
,
i
tormenti
della
lontananza
e
quelli
della
sua
metamorfosi
.
Invano
cercava
qualche
pretesto
per
consolarsi
:
dopo
essersi
lambiccato
il
cervello
,
non
trovava
nulla
che
valesse
a
dargli
un
po
'
di
conforto
.
La
spia
della
Principessa
,
che
da
un
mese
non
chiudeva
occhio
né
giorno
né
notte
,
si
sentì
alla
fine
così
presa
dal
sonno
che
si
addormentò
profondamente
.
Quando
Fiorina
se
ne
accorse
,
aprì
la
sua
finestrina
,
e
disse
:
Uccello
turchino
,
color
del
cielo
,
Vola
e
ritorna
subito
a
me
.
Sono
queste
le
sue
precise
parole
,
e
non
c
'
è
stata
cambiata
una
virgola
.
Appena
l
'
uccello
la
sentì
,
volò
subito
sulla
finestra
.
Che
gioia
quando
si
rividero
!
e
quante
cose
avevano
da
dirsi
!
Mille
e
mille
volte
ripeterono
le
loro
tenerezze
e
i
loro
giuramenti
di
fedeltà
!
La
Principessa
non
poté
trattenere
le
lacrime
;
l
'
amante
s
'
intenerì
,
e
fece
di
tutto
per
consolarla
.
Venuta
finalmente
l
'
ora
di
lasciarsi
,
senza
che
la
carceriera
sorvegliante
si
fosse
ancora
svegliata
,
si
dettero
l
'
addio
più
tenero
e
più
commovente
che
possa
immaginarsi
.
La
spia
si
addormentò
anche
il
giorno
dopo
,
e
la
Principessa
,
puntuale
,
andò
alla
finestra
e
disse
,
come
la
volta
avanti
:
Uccello
turchino
,
color
del
cielo
,
Vola
e
ritorna
subito
a
me
.
E
subito
l
'
uccello
venne
,
e
quella
notte
passò
come
l
'
altra
avanti
,
senza
rumori
e
senza
improvvisate
,
con
grandissima
soddisfazione
dei
nostri
amanti
;
i
quali
si
figurarono
che
la
sorvegliante
avrebbe
preso
tanto
gusto
a
dormire
,
da
poter
ripetere
la
medesima
storia
tutte
le
sere
.
Di
fatto
,
anche
la
terza
sera
passò
felicemente
:
ma
alla
quarta
,
la
dormigliona
avendo
sentito
un
po
'
di
rumore
,
senza
dar
segno
di
nulla
si
pose
in
orecchio
;
e
guardando
bene
,
vide
al
chiaro
di
luna
il
più
bell
'
uccello
dell
'
universo
,
che
stava
a
parlare
colla
Principessa
,
e
la
carezzava
colle
zampine
e
le
dava
delle
beccatine
amorose
:
e
fra
le
altre
,
sentì
molte
di
quelle
cosine
che
si
dicevano
fra
loro
e
ne
rimase
molto
maravigliata
,
perché
l
'
uccello
parlava
come
se
fosse
un
innamorato
,
e
Fiorina
gli
rispondeva
con
grande
tenerezza
.
Sul
far
del
giorno
si
dissero
addio
:
e
quasi
il
cuore
presagisse
loro
qualche
vicina
disgrazia
,
non
trovavano
il
verso
di
lasciarsi
.
La
Principessa
si
gettò
sul
suo
letto
tutta
piangente
,
e
il
Re
tornò
dentro
allo
spacco
dell
'
albero
.
La
sorvegliante
corse
dalla
Regina
,
e
le
raccontò
quanto
aveva
visto
e
sentito
.
La
Regina
mandò
a
chiamare
Trotona
e
la
sua
confidente
,
e
dopo
un
lungo
ciarlare
conclusero
che
l
'
uccello
turchino
doveva
essere
il
Re
Grazioso
.
"
Che
vergogna
"
,
esclamò
la
Regina
,
"
che
vergogna
,
figlia
mia
!
questa
Principessa
insolente
,
che
io
credeva
rifinita
dai
dispiaceri
,
se
ne
sta
godendo
tranquillamente
gli
amorosi
colloqui
del
vostro
ingrato
!
Ah
!
voglio
vendicarmi
,
e
la
vendetta
dev
'
essere
di
quelle
da
ricordarsene
per
un
pezzo
.
"
Trotona
la
pregò
di
non
perdere
neppure
un
minuto
,
e
siccome
in
questa
faccenda
le
pareva
di
essere
più
interessata
della
stessa
Regina
,
così
sentiva
andarsi
in
deliquio
dalla
contentezza
,
soltanto
a
pensare
al
martirio
che
avrebbero
dovuto
patire
i
due
disgraziati
amanti
.
La
Regina
rimandò
alla
torre
la
spia
,
con
ordine
di
non
dar
segni
né
di
sospetto
né
di
curiosità
;
e
anzi
,
di
mostrarsi
più
addormentata
del
solito
.
Infatti
andò
a
letto
di
prima
sera
,
e
russava
e
russava
,
tanto
che
la
Principessa
,
ingannata
a
quel
modo
,
aprì
la
finestra
e
disse
:
Uccello
turchino
,
color
del
cielo
,
Vola
e
ritorna
subito
a
me
.
Ma
invano
essa
lo
chiamò
,
per
quanto
fu
lunga
la
notte
:
ei
non
comparve
mai
,
perché
la
trista
Regina
aveva
fatto
attaccare
ai
cipressi
delle
spade
,
dei
coltelli
,
dei
rasoi
,
dei
pugnali
:
motivo
per
cui
,
quando
egli
venne
a
buttarsi
a
volo
su
quelle
piante
,
si
tagliò
i
piedi
e
le
ali
:
e
tutto
ferito
,
com
'
era
,
arrivò
a
stento
all
'
albero
suo
,
lasciando
dietro
a
sé
una
lunga
striscia
di
sangue
!
Oh
!
perché
,
bella
Principessa
,
non
eravate
presente
per
soccorrere
l
'
uccello
reale
?
Ma
ella
sarebbe
morta
se
l
'
avesse
veduto
in
quello
stato
da
far
compassione
!
Fisso
nell
'
idea
che
questo
brutto
scherzo
gli
venisse
fatto
per
colpa
di
Fiorina
,
non
volle
prendere
nessuna
cura
per
la
sua
vita
.
"
Ah
spietata
!
"
,
diceva
egli
dolorosamente
,
"
è
così
che
ricompensi
la
passione
più
pura
e
più
tenera
,
che
siasi
mai
data
al
mondo
?
Se
volevi
la
mia
morte
,
perché
non
domandarmela
colla
tua
bocca
?
La
morte
,
data
da
te
,
mi
sarebbe
stata
cara
!
Con
quanto
amore
e
con
quante
confidenze
io
veniva
a
trovarti
!
Io
soffriva
per
te
,
e
soffriva
senza
lamentarmi
.
Come
!
e
avesti
cuore
di
sacrificarmi
alla
più
crudele
di
tutte
le
donne
?
Essa
era
la
nostra
comune
nemica
,
e
tu
hai
fatto
la
pace
con
essa
a
spese
mie
?
Sei
tu
,
Fiorina
,
sei
tu
che
mi
ferisci
di
pugnale
!
Tu
hai
preso
in
prestito
la
mano
di
Trotona
e
l
'
hai
portata
fino
al
mio
cuore
!
"
Questi
funesti
pensieri
lo
angustiarono
tanto
,
che
risolvé
di
morire
.
Ma
il
Mago
,
suo
amico
,
avendo
veduto
tornare
a
casa
i
ranocchi
volanti
,
col
carro
,
senza
avere
nessuna
notizia
del
Re
,
si
mise
in
così
gran
pensiero
che
potesse
essergli
accaduta
qualche
disgrazia
,
che
fece
otto
volte
il
giro
della
terra
per
trovarlo
;
e
non
lo
trovò
.
Stava
per
cominciare
il
nono
giro
,
allorché
traversando
il
bosco
,
dov
'
era
l
'
uccello
turchino
,
suonò
a
distesa
il
corno
,
secondo
le
regole
prescritte
:
e
dopo
gridò
per
cinque
volte
con
quanta
ne
aveva
in
gola
:
"
Re
Grazioso
!
Re
Grazioso
,
dove
siete
voi
?
"
.
Il
Re
riconobbe
la
voce
del
suo
migliore
amico
:
"
Accostatevi
a
quest
'
albero
"
,
egli
disse
"
e
vedrete
lo
sventurato
Re
,
al
quale
volete
tanto
bene
,
immerso
nel
proprio
sangue
!
"
.
Il
Mago
,
sbalordito
,
guardò
da
tutte
le
parti
,
senza
che
potesse
veder
nulla
.
"
Io
sono
l
'
uccello
turchino
"
,
disse
il
Re
con
voce
sfinita
e
languente
.
A
queste
parole
il
Mago
lo
trovò
senza
fatica
nel
suo
piccolo
nido
.
Chiunque
altro
fuori
di
lui
si
sarebbe
maravigliato
molto
di
più
:
ma
egli
conosceva
tutti
gli
artifici
della
magia
.
Bastarono
poche
parole
che
disse
,
per
far
cessare
il
sangue
che
grondava
ancora
:
e
con
alcune
erbe
trovate
nel
bosco
,
e
sulle
quali
mormorò
alcune
formule
magiche
,
guarì
il
Re
così
perbene
,
che
pareva
non
fosse
stato
nemmeno
graffiato
.
Quindi
lo
pregò
a
volergli
raccontare
per
quale
avventura
era
diventato
uccello
,
e
chi
l
'
aveva
ferito
così
crudelmente
!
Il
Re
contentò
la
sua
curiosità
,
e
gli
disse
che
era
Fiorina
quella
che
aveva
rivelato
il
mistero
amoroso
delle
visite
segrete
che
ei
le
faceva
,
e
che
per
amicarsi
la
Regina
,
ella
aveva
acconsentito
a
lasciar
mettere
fra
i
rami
del
cipresso
i
pugnali
e
i
rasoi
,
che
l
'
avevano
tagliato
e
fatto
quasi
a
pezzetti
:
si
sfogò
molte
volte
sull
'
infedeltà
della
Principessa
e
giurò
che
avrebbe
avuto
più
caro
a
morire
,
piuttosto
che
conoscere
un
cuore
tanto
cattivo
.
Il
Mago
,
si
scatenò
contro
Fiorina
e
contro
tutte
le
donne
,
e
consigliò
il
Re
a
dimenticarla
affatto
.
"
Che
disgrazia
sarebbe
la
vostra
"
,
diss
'
egli
,
"
se
vi
ostinaste
a
voler
bene
a
quell
'
ingrata
!
Dopo
quello
che
vi
ha
fatto
,
c
'
è
da
aspettarsene
di
tutti
i
colori
.
"
L
'
uccello
turchino
,
su
questo
punto
,
non
andava
d
'
accordo
perché
egli
era
ancora
troppo
innamorato
di
Fiorina
:
e
il
Mago
,
che
gli
leggeva
nel
cuore
,
sebbene
facesse
di
tutto
per
dissimulare
i
propri
sentimenti
,
gli
cantò
una
canzonetta
graziosa
che
diceva
su
per
giù
così
:
"
Quando
si
ha
nell
'
anima
una
grande
spina
,
sono
inutili
i
discorsi
e
i
ragionamenti
;
si
dà
retta
soltanto
al
nostro
dolore
e
non
ai
consigli
degli
altri
.
Bisogna
lasciar
fare
al
tempo
,
perché
per
ogni
cosa
c
'
è
un
momento
opportuno
,
e
fino
a
tanto
che
questo
momento
non
è
arrivato
,
è
inutile
tormentarsi
lo
spirito
con
ingegnosi
ripieghi
"
.
L
'
uccello
turchino
se
ne
persuase
,
e
pregò
l
'
amico
di
portarlo
a
casa
sua
e
di
metterlo
in
una
gabbia
,
dove
fosse
al
sicuro
dalle
unghie
del
gatto
e
da
ogni
arme
pericolosa
.
Ma
saltò
su
a
dire
il
Mago
:
"
Vi
rassegnate
dunque
a
restare
ancora
per
cinque
anni
in
uno
stato
così
compassionevole
e
si
poco
confacente
ai
vostri
interessi
e
alla
vostra
dignità
?
Perché
dovete
sapere
che
avete
dei
nemici
i
quali
giurano
e
spergiurano
che
siete
morto
e
vogliono
invadere
il
vostro
regno
;
e
ho
una
gran
paura
che
questo
regno
lo
dobbiate
perdere
avanti
di
aver
ripreso
le
vostre
vere
sembianze
"
.
"
Non
potrò
andare
nel
mio
palazzo
"
,
egli
replicò
,
"
e
governare
secondo
il
solito
,
come
facevo
prima
?
"
"
Oh
!
"
,
esclamò
l
'
amico
,
"
è
difficile
.
C
'
è
chi
è
contento
di
obbedire
a
un
uomo
,
ma
non
intende
obbedire
a
un
pappagallo
,
c
'
è
chi
oggi
vi
teme
,
perché
siete
un
Re
circondato
di
grandezze
e
di
fasto
,
e
che
domani
vi
strapperebbe
le
penne
,
se
vi
vedesse
trasformato
in
un
uccello
.
"
"
Ah
,
umana
debolezza
!
oh
,
prestigio
di
un
brillante
esteriore
!...",
esclamò
il
Re
,
"
sebbene
tu
non
significhi
nulla
per
il
merito
e
le
virtù
,
non
cessi
per
questo
di
avere
una
potenza
affascinatrice
,
dalla
quale
è
difficilissimo
difendersi
.
Ebbene
"
,
egli
continuò
,
"
mostriamoci
filosofi
,
e
disprezziamo
quello
che
non
si
può
avere
:
la
nostra
risoluzione
non
sarà
delle
peggiori
.
"
"
Io
non
mi
do
per
vinto
così
alla
prima
"
,
disse
il
Mago
,
"
e
spero
ancora
di
trovare
qualche
buon
espediente
,
che
faccia
al
caso
nostro
.
"
Intanto
Fiorina
,
la
povera
Fiorina
,
desolata
di
non
rivedere
il
Re
,
passava
le
giornate
e
le
nottate
alla
finestra
,
ripetendo
senza
tregua
:
Uccello
turchino
,
color
del
cielo
,
Vola
e
ritorna
subito
a
me
.
La
presenza
della
sorvegliante
non
le
dava
più
soggezione
;
la
sua
disperazione
era
arrivata
a
tal
punto
,
che
non
aveva
riguardi
per
nessuno
.
"
Che
n
'
è
stato
di
voi
,
Re
Grazioso
?
"
,
esclamava
,
"
forse
i
nostri
comuni
nemici
vi
hanno
fatto
provare
i
tristi
effetti
della
loro
rabbia
?
siete
forse
stato
sacrificato
al
loro
furore
?
Povera
me
!
me
meschina
!
non
siete
forse
più
vivo
?
non
potrò
dunque
rivedervi
mai
più
?
Oppure
stanco
delle
mie
tante
sciagure
,
m
'
avete
abbandonata
alla
dura
sorte
che
mi
perseguita
?
"
E
quante
lacrime
e
quanti
singhiozzi
tenevano
dietro
a
questi
pietosi
lamenti
!
E
come
le
ore
parevano
eterne
,
per
la
lontananza
del
caro
amante
!
La
Principessa
abbattuta
,
malata
,
divenuta
magra
e
tale
da
non
riconoscersi
più
da
quella
di
prima
,
aveva
appena
tanto
fiato
da
reggersi
in
piedi
.
Ella
era
persuasa
che
al
Re
fosse
capitata
ogni
maggior
disgrazia
che
possa
darsi
sulla
terra
.
La
Regina
e
Trotona
gongolavano
e
il
piacere
di
vedersi
vendicate
era
più
forte
in
loro
del
dolore
provato
per
l
'
offesa
ricevuta
.
E
alla
fin
fine
,
qual
era
poi
questa
offesa
?
Il
Re
Grazioso
non
aveva
voluto
sposare
una
brutta
befana
,
che
doveva
essergli
antipatica
e
odiosa
per
mille
ragioni
.
In
questo
frattempo
il
padre
di
Fiorina
,
che
era
in
là
cogli
anni
,
si
ammalò
e
morì
.
La
fortuna
della
Regina
e
della
sua
figlia
allora
cambiò
d
'
aspetto
;
tutti
le
riguardavano
come
due
imbroglione
che
avessero
abusato
del
loro
ascendente
,
e
il
popolo
ammutinato
corse
al
palazzo
a
domandare
la
Principessa
Fiorina
,
proclamandola
per
sua
sovrana
.
La
Regina
irritata
voleva
trattare
la
cosa
con
grande
alterigia
;
si
affacciò
al
balcone
e
minacciò
i
rivoltosi
.
In
quel
punto
,
la
sommossa
diventa
generale
:
si
sfondano
le
porte
del
suo
quartiere
,
si
saccheggia
tutto
,
e
la
lasciano
morta
a
sassate
.
Trotona
si
rifugiò
presso
la
Sussio
,
perché
correva
lo
stesso
pericolo
della
madre
.
I
grandi
del
regno
si
radunarono
subito
,
e
salirono
sulla
torre
dove
era
la
Principessa
molto
malata
.
Ella
non
sapeva
nulla
né
della
morte
di
suo
padre
,
né
della
brutta
fine
toccata
alla
sua
nemica
.
Quando
sentì
tutto
quel
rumore
credé
in
buona
fede
che
venissero
a
prenderla
per
condurla
alla
morte
.
E
non
ebbe
nessuna
paura
,
perché
al
giorno
che
aveva
perduto
l
'
uccello
turchino
,
la
vita
per
lei
era
diventata
odiosa
.
Ma
i
suoi
sudditi
,
gettandosi
ai
suoi
piedi
,
le
dettero
a
conoscere
il
cambiamento
che
era
accaduto
nella
sua
fortuna
.
Ella
non
se
ne
fece
né
in
qua
né
in
là
.
La
portarono
nel
suo
palazzo
,
e
lì
la
incoronarono
.
Le
grandi
attenzioni
che
le
furono
usate
e
la
passione
che
aveva
di
rivedere
l
'
uccello
turchino
contribuirono
molto
a
farla
rimettere
in
salute
e
a
darle
abbastanza
forza
per
nominare
un
consiglio
che
avesse
cura
del
regno
durante
la
sua
assenza
:
quindi
prese
con
sé
mille
milioni
di
pietre
preziose
,
e
una
notte
se
ne
partì
,
tutta
sola
,
senza
che
alcuno
sapesse
per
dove
s
'
era
incamminata
.
Il
Mago
,
che
aveva
preso
a
cuore
gli
affari
del
Re
Grazioso
,
non
avendo
tanto
potere
da
distruggere
l
'
incantesimo
che
la
Sussio
aveva
fatto
,
pensò
bene
di
andarla
a
trovare
e
proporle
qualche
accomodamento
,
per
vedere
se
ella
avesse
voluto
rendere
al
Re
la
sua
sembianza
naturale
;
e
senza
mettere
tempo
in
mezzo
attaccò
i
suoi
ranocchi
e
volò
dalla
fata
,
la
quale
in
quel
momento
stava
discorrendo
con
Trotona
.
Da
un
mago
a
una
fata
non
c
'
è
un
grande
stacco
.
Essi
si
conoscevano
già
da
circa
seicent
'
anni
,
e
in
questo
lasso
di
tempo
erano
stati
fra
loro
mille
volte
amici
e
mille
volte
si
erano
guastati
.
"
Che
desidera
il
mio
compare
?
"
,
ella
gli
disse
.
(
È
questo
il
nome
che
si
danno
tutti
,
fra
di
loro
.
)
"
Posso
esservi
utile
in
qualche
cosa
che
dipenda
da
me
?
"
"
Sì
,
comare
mia
"
,
disse
il
Mago
.
"
Voi
potete
far
tutto
per
rendermi
contento
.
Si
tratta
del
mio
migliore
amico
:
di
un
Re
,
che
voi
avete
reso
infelice
.
"
"
Ah
!
intendo
,
compare
"
,
disse
Sussio
,
"
me
ne
dispiace
proprio
nell
'
anima
,
ma
non
c
'
è
da
sperar
grazia
per
lui
,
fin
tanto
che
si
ostina
a
non
volere
sposare
la
mia
figlioccia
:
eccola
qui
bella
e
fresca
,
come
vedete
.
Ora
tocca
a
lui
a
decidersi
.
"
Al
Mago
gli
restò
la
parola
in
bocca
,
tanto
la
ragazza
gli
parve
brutta
:
nondimeno
non
trovava
il
verso
di
venirsene
via
senza
aver
combinato
qualcosa
,
segnatamente
perché
il
Re
,
dal
giorno
che
era
in
gabbia
,
aveva
corso
mille
pericoli
.
Il
chiodo
,
dove
la
gabbia
stava
attaccata
,
s
'
era
rotto
:
la
gabbia
era
cascata
per
terra
,
e
sua
maestà
,
colle
penne
,
nella
caduta
s
'
era
fatto
molto
male
.
Il
gatto
,
che
si
trovava
presente
a
questo
caso
,
gli
dette
una
graffiata
nell
'
occhio
,
e
ci
corse
poco
non
l
'
accecasse
.
Un
'
altra
volta
s
'
erano
scordati
di
dargli
da
bere
,
ed
era
già
a
tocco
e
non
tocco
di
beccarsi
una
bella
pipita
,
se
per
fortuna
non
giungevano
in
tempo
a
salvarlo
con
alcune
gocce
d
'
acqua
.
Un
frugolo
di
scimmiotto
,
scappato
non
si
sa
di
dove
,
gli
pettinò
ben
bene
le
penne
attraverso
i
ferri
della
gabbia
,
strapazzandolo
senza
nessun
complimento
,
come
se
fosse
stata
una
gazza
o
un
merlo
.
Ma
la
cosa
più
triste
di
tutte
era
questa
:
che
egli
stava
a
un
pelo
per
perdere
il
trono
,
perché
i
suoi
eredi
ne
inventavano
ogni
giorno
una
delle
nuove
,
pur
di
provare
come
e
qualmente
egli
fosse
morto
e
morto
davvero
.
Alla
fine
il
Mago
combinò
con
la
comare
Sussio
,
che
ella
condurrebbe
Trotona
nel
palazzo
del
Re
Grazioso
,
che
lì
vi
resterebbe
alcuni
mesi
,
durante
i
quali
il
Re
doveva
prendere
una
risoluzione
circa
allo
sposarla
:
e
intanto
la
fata
renderebbe
al
Re
la
sua
figura
naturale
,
salvo
sempre
a
farlo
tornare
uccello
,
nel
caso
che
si
fosse
ostinato
a
non
voler
sposare
la
sua
figlioccia
.
La
fata
diede
a
Trotona
dei
vestiti
d
'
oro
e
d
'
argento
;
quindi
la
fece
montare
in
groppa
,
dietro
a
sé
,
sopra
un
drago
,
e
si
recarono
al
regno
di
Re
Grazioso
,
il
quale
vi
giungeva
,
anche
lui
,
in
quello
stesso
punto
insieme
al
Mago
suo
amico
.
Con
tre
colpi
di
bacchetta
,
egli
ritornò
quello
stesso
che
era
stato
prima
,
bello
,
amabile
,
spiritoso
,
magnifico
:
ma
gli
costava
salata
questa
diminuzione
di
penitenza
,
perché
il
solo
pensiero
di
sposare
Trotona
gli
metteva
i
brividi
addosso
.
Il
Mago
aveva
un
bel
persuadere
colle
migliori
ragioni
di
questo
mondo
:
ma
tutti
i
suoi
discorsi
lasciavano
il
tempo
com
'
era
!
Il
Re
si
dava
meno
pensiero
delle
cure
di
Stato
,
che
di
trovare
ogni
ammennicolo
per
mandare
in
lungo
il
termine
fissato
dalla
Sussio
per
le
nozze
con
Trotona
.
Intanto
la
Regina
Fiorina
,
coi
capelli
tutti
sciolti
e
arruffati
apposta
per
nascondersi
il
viso
,
con
un
cappello
di
paglia
in
capo
e
con
un
sacco
di
tela
sulle
spalle
cominciò
il
suo
viaggio
un
po
'
a
piedi
e
un
po
'
a
cavallo
,
ora
per
mare
,
ora
per
terra
.
Faceva
dappertutto
le
più
minute
ricerche
:
ma
non
sapendo
con
certezza
che
strada
prendere
,
temeva
sempre
di
andare
da
una
parte
,
mentre
il
suo
Re
pigliava
da
quell
'
altra
.
Un
giorno
,
essendosi
fermata
sull
'
orlo
d
'
una
fontana
le
cui
acque
cristalline
rimbalzavano
sopra
un
letto
di
sassolini
minutissimi
,
le
venne
voglia
di
lavarsi
i
piedi
.
Si
sedé
sull
'
erba
,
e
raccolti
e
fermati
i
capelli
con
un
nastro
,
tuffò
i
piedi
dentro
l
'
acqua
.
A
vederla
,
c
'
era
da
scambiarla
con
Diana
che
si
bagna
di
ritorno
dalla
caccia
.
In
quel
mentre
passò
di
lì
una
vecchierella
,
tutta
ripiegata
,
la
quale
si
appoggiava
a
un
grosso
bastone
:
si
fermò
,
e
le
disse
:
"
Che
fate
costì
,
mia
bella
figliuola
?
Mi
fa
male
a
vedervi
sola
così
!
"
.
"
Non
son
sola
,
mia
buona
nonna
"
,
rispose
la
Regina
,
"
sono
invece
in
numerosa
compagnia
,
perché
ho
qui
con
me
un
mondo
di
disinganni
,
d
'
inquietudini
e
di
dispiaceri
.
"
E
nel
dir
così
,
i
suoi
occhi
si
empirono
di
pianto
.
"
Come
?
così
giovine
,
e
piangete
!
"
,
disse
la
buona
vecchina
.
"
Animo
,
figlia
mia
,
non
vi
date
alla
disperazione
.
Raccontatemi
sinceramente
quello
che
avete
,
e
spero
di
consolarvi
.
"
La
Regina
non
se
lo
fece
dire
due
volte
:
le
raccontò
le
sue
disgrazie
,
la
parte
che
in
tutta
questa
faccenda
vi
aveva
avuto
la
Sussio
,
e
finalmente
le
disse
che
andava
in
cerca
dell
'
uccello
turchino
.
La
vecchierella
si
rizza
sulla
persona
,
piglia
un
altro
contegno
,
cambia
improvvisamente
di
figura
e
apparisce
giovine
,
bella
,
magnificamente
vestita
:
poi
guardando
la
Regina
con
un
grazioso
sorriso
:
"
Incomparabile
Fiorina
"
,
le
dice
,
"
il
Re
che
voi
cercate
non
è
più
uccello
:
mia
sorella
Sussio
gli
ha
rese
le
sue
prime
sembianze
:
e
ora
trovasi
nel
suo
regno
.
Non
state
a
tormentarvi
più
:
perché
voi
arriverete
a
veder
coronate
le
vostre
speranze
.
Eccovi
quattro
uova
:
nei
grandi
bisogni
della
vita
le
romperete
,
e
ci
troverete
dentro
delle
cose
che
vi
saranno
di
un
grande
aiuto
"
.
Detto
questo
,
sparì
.
Fiorina
si
sentì
rinascere
a
queste
parole
;
ripose
le
uova
nel
sacco
,
e
s
'
incamminò
verso
il
regno
di
Grazioso
.
Dopo
aver
camminato
otto
giorni
e
otto
notti
,
giunse
a
piè
di
una
montagna
d
'
un
'
altezza
prodigiosa
,
tutta
quanta
d
'
avorio
e
così
tagliata
a
picco
,
che
non
c
'
era
verso
di
arrampicarcisi
sopra
,
senza
cadere
.
Ella
fece
mille
sforzi
inutili
:
sdrucciolava
,
si
affaticava
;
finché
,
disperata
di
vedersi
di
fronte
un
ostacolo
insormontabile
,
andò
a
sdraiarsi
appiè
della
montagna
,
colla
ferma
risoluzione
di
lasciarsi
morire
;
quand
'
ecco
che
si
ricordò
degli
uovi
avuti
dalla
fata
.
Ne
prese
uno
e
disse
:
"
Vediamo
un
po
'
,
se
promettendomi
i
soccorsi
de
'
quali
avessi
avuto
bisogna
,
si
fosse
burlata
di
me
"
.
Appena
rotto
l
'
uovo
,
vennero
fuori
alcuni
piccoli
ganci
d
'
oro
,
che
ella
si
attaccò
ai
piedi
e
alle
mani
.
E
con
l
'
aiuto
di
questi
poté
salire
senza
fatica
sulla
montagna
d
'
avorio
;
perché
i
ganci
facevano
presa
,
e
le
impedivano
di
sdrucciolare
in
basso
.
Quando
fu
sulla
vetta
,
ecco
nuove
difficoltà
per
incominciare
a
calare
al
piano
:
perché
tutta
la
vallata
non
era
altro
che
un
grandissimo
specchio
di
cristallo
.
Vi
erano
lì
dintorno
più
di
sessantamila
donne
,
che
si
miravano
in
esso
con
grandissimo
diletto
,
perché
bisogna
sapere
che
lo
specchio
aveva
dieci
chilometri
di
larghezza
e
venti
di
lunghezza
.
Ciascuna
vi
si
vedeva
riflessa
secondo
il
suo
desiderio
:
quella
di
capelli
rossi
appariva
bionda
:
la
vecchia
si
vedeva
giovine
:
la
giovine
pareva
anche
più
giovine
;
in
una
parola
,
questo
specchio
nascondeva
così
bene
i
difetti
,
che
le
donne
correvano
a
specchiarvisi
dalle
cinque
parti
del
mondo
.
Bisogna
aver
visto
le
smorfie
e
i
bocchini
tondi
,
che
facevano
la
maggior
parte
di
quelle
civettuole
;
c
'
era
da
scoppiar
dalle
risa
.
E
non
per
questo
gli
uomini
ci
si
affollavano
in
minor
numero
:
perché
lo
specchio
faceva
un
gran
comodo
anche
a
loro
.
A
chi
regalava
bellissimi
capelli
:
a
chi
un
personale
alto
ed
elegante
,
o
una
cert
'
aria
marziale
,
o
una
fisionomia
simpatica
e
bella
.
Essi
ridevano
delle
donne
e
le
donne
non
se
ne
stavano
dal
ridere
alle
loro
spalle
:
per
cui
la
montagna
veniva
chiamata
con
molti
nomi
differenti
.
Nessuno
era
stato
mai
capace
di
toccarne
la
cima
:
e
quando
vi
scorsero
Fiorina
,
le
donne
si
messero
tutte
a
strillare
come
tante
calandre
:
"
Dove
va
mai
quella
sfacciata
?
"
,
dicevano
esse
.
"
Quella
lì
dev
'
essere
tanto
imprudente
,
da
mettere
i
piedi
anche
sul
nostro
specchio
.
Vedrete
che
dopo
pochi
passi
,
ce
lo
manderà
in
bricioli
.
"
E
così
facevano
un
diavoleto
da
cavar
di
cervello
.
La
Regina
non
sapeva
come
fare
,
perché
vedeva
un
gran
pericolo
nel
dovere
scendere
da
quella
altezza
:
allora
ruppe
un
altr
'
ovo
,
dal
quale
uscirono
fuori
due
piccioni
e
un
cocchio
,
che
tutt
'
a
un
tratto
diventò
tanto
grande
,
da
poterci
entrar
dentro
comodamente
:
e
in
questo
modo
i
piccioni
con
molta
leggerezza
calarono
giù
al
basso
la
Regina
,
senza
che
accadesse
nulla
di
male
.
Ella
disse
ai
suoi
bravi
piccioni
:
"
Miei
piccoli
amici
,
se
voi
sarete
tanto
cortesi
di
portarmi
fino
sul
posto
dove
il
Re
Grazioso
tiene
la
sua
corte
,
non
troverete
in
me
un
'
ingrata
"
.
I
piccioni
,
cortesi
e
obbedienti
,
volarono
giorno
e
notte
finché
non
furono
arrivati
alle
porte
della
città
.
Così
Fiorina
smontò
,
e
diede
a
ciascuno
di
essi
un
dolcissimo
bacio
,
che
costava
più
di
una
corona
reale
.
Oh
,
come
le
batteva
il
cuore
,
mettendo
il
piede
in
città
!
Per
non
essere
riconosciuta
,
si
insudiciò
il
viso
;
e
chiese
a
quelli
che
passavano
per
la
strada
,
dove
avrebbe
potuto
vedere
il
Re
.
Alcuni
si
messero
a
ridere
.
"
Vedere
il
Re
?
"
,
le
dicevano
,
"
davvero
eh
!
e
che
vuoi
tu
da
lui
,
mio
bel
Muso
-
sudicio
?
Vai
,
vai
piuttosto
a
lavarti
:
perché
i
tuoi
occhi
non
sono
degni
di
vedere
un
gran
monarca
a
quel
modo
.
"
La
Regina
non
rispose
:
si
allontanò
pian
piano
:
e
tornò
daccapo
a
domandare
a
quelli
che
incontrava
,
dove
avrebbe
potuto
mettersi
per
vedere
il
Re
.
"
Domani
deve
venire
al
tempio
con
la
Principessa
Trotona
"
,
le
risposero
,
"
perché
finalmente
ha
consentito
di
sposarla
.
"
"
Cielo
,
quale
notizia
!
Trotona
,
l
'
indegna
Trotona
sul
punto
di
sposare
il
Re
!
"
,
Fiorina
credette
di
morire
e
non
aveva
più
fiato
né
per
parlare
né
per
andare
avanti
.
Entrò
sotto
una
porta
,
e
sedutasi
sopra
una
pietra
,
col
viso
coperto
dai
capelli
e
dal
suo
cappello
di
paglia
,
cominciò
a
dire
:
"
Sfortunata
che
io
sono
!
Eccomi
venuta
qui
per
far
più
bello
il
trionfo
della
mia
rivale
e
per
vedere
coi
miei
occhi
la
sua
contentezza
!
Fu
dunque
a
cagione
di
lei
,
che
l
'
uccello
turchino
non
venne
più
a
vedermi
?
Era
dunque
per
quella
brutta
strega
,
che
mi
faceva
la
più
nera
di
tutte
le
infedeltà
,
mentre
io
,
rifinita
dal
dolore
,
mi
logorava
dalla
passione
per
la
conservazione
dei
suoi
giorni
?
Il
traditore
s
'
era
cambiato
...
Ricordandosi
di
me
,
come
se
non
m
'
avesse
visto
mai
,
lasciava
che
io
mi
struggessi
per
la
sua
lontananza
,
senza
darsi
punto
pensiero
della
mia
!..."
.
Quando
si
ha
il
cuore
grosso
dai
dispiaceri
,
è
raro
che
si
senta
il
bisogno
di
mangiare
.
La
Regina
cercò
un
po
'
di
albergo
:
e
si
coricò
,
senza
prendere
un
boccone
.
Si
alzò
col
sole
e
corse
al
tempio
;
ma
prima
di
poterci
entrare
dové
subire
molte
manieracce
dalle
guardie
e
dai
soldati
.
Vide
il
trono
del
Re
e
quello
di
Trotona
,
che
era
già
considerata
come
Regina
.
Che
dolore
per
un
'
anima
sensibile
e
appassionata
,
come
quella
di
Fiorina
!
Si
avvicinò
al
trono
della
sua
rivale
,
e
lì
stette
in
piedi
,
appoggiata
a
una
colonna
di
marmo
.
Il
Re
arrivò
il
primo
,
più
bello
e
più
amabile
di
quello
che
fosse
stato
mai
in
tutta
la
vita
.
Trotona
venne
dopo
,
vestita
con
gran
magnificenza
,
ma
brutta
da
far
paura
.
Ella
guardò
la
Regina
con
un
certo
cipiglio
"
E
chi
sei
tu
"
,
le
disse
,
"
che
ardisci
di
avvicinarti
alla
mia
augusta
persona
e
al
mio
trono
d
'
oro
?
"
"
Io
mi
chiamo
Viso
-
sudicio
"
,
diss
'
ella
,
"
son
venuta
di
lontano
per
vendervi
delle
cose
rare
.
"
E
cominciò
a
frugare
nel
suo
sacco
di
tela
,
e
tirò
fuori
i
braccialetti
di
smeraldo
che
il
Re
Grazioso
le
aveva
regalati
.
"
Oh
!
oh
!
"
,
esclamò
Trotona
,
"
carini
codesti
pezzi
di
bicchiere
;
me
li
vendi
per
cinque
soldi
?
"
"
Fateli
prima
vedere
a
chi
se
ne
intende
,
o
signora
,
e
poi
sul
prezzo
ci
accomoderemo
.
"
Trotona
,
che
amava
il
Re
con
maggior
tenerezza
di
quel
che
poteva
attendersi
da
quella
foca
,
e
non
le
pareva
vero
di
trovare
delle
occasioni
per
parlargli
,
si
avanzò
fino
al
trono
di
lui
e
gli
mostrò
i
braccialetti
,
pregandolo
a
dire
il
suo
sentimento
.
Alla
vista
di
quei
braccialetti
,
egli
si
ricordò
di
quelli
che
aveva
dato
a
Fiorina
:
diventò
bianco
,
sospirò
,
e
stette
per
un
po
'
di
tempo
senza
rispondere
:
alla
fine
,
temendo
di
far
vedere
il
turbamento
dell
'
animo
,
fece
su
di
sé
un
grande
sforzo
e
rispose
:
"
Questi
braccialetti
,
secondo
me
,
valgono
quanto
tutto
il
mio
regno
:
credevo
che
nel
nondo
ve
ne
fosse
un
paio
solo
;
ma
ora
vedo
che
ce
ne
sono
degli
altri
"
.
Trotona
tornò
sul
suo
trono
,
dove
ci
faceva
la
figura
di
un
'
ostrica
attaccata
al
suo
guscio
;
e
chiese
alla
Regina
quanto
,
senza
rubare
,
avrebbe
preteso
de
'
suoi
braccialetti
.
"
Se
doveste
pagarmeli
,
o
signora
,
vi
sarebbe
d
'
un
grande
scomodo
:
vi
propongo
piuttosto
un
altro
patto
.
Ottenetemi
il
favore
di
dormire
una
notte
nella
sala
degli
Echi
,
che
è
nel
palazzo
del
Re
,
e
io
vi
cedo
gli
smeraldi
.
"
"
Magari
,
Viso
-
sudicio
!
"
,
disse
Trotona
,
buttandosi
via
dalle
risate
come
una
sguaiata
,
e
mostrando
certi
denti
più
lunghi
di
quelli
d
'
un
cinghiale
.
Il
Re
non
si
dette
pensiero
di
sapere
di
dove
venivano
quei
braccialetti
,
un
po
'
perché
gli
era
indifferente
la
venditrice
(
che
non
destava
davvero
nessuna
curiosità
)
,
ma
segnatamente
per
il
disgusto
invincibile
che
provava
a
discorrere
con
Trotona
.
Ora
bisogna
sapere
,
che
in
quel
tempo
che
egli
era
sempre
uccello
turchino
,
una
tal
volta
gli
era
venuto
fatto
di
raccontare
alla
Principessa
come
proprio
sotto
al
suo
quartiere
reale
c
'
era
una
piccola
sala
che
si
chiamava
la
sala
degli
Echi
;
costruita
in
un
modo
così
ingegnoso
,
che
tutto
ciò
che
vi
si
diceva
sottovoce
,
era
sentito
benissimo
dal
Re
quando
si
trovava
a
letto
nella
sua
camera
;
per
cui
Fiorina
non
poteva
immaginare
un
miglior
mezzo
di
questo
,
per
potergli
rimproverare
la
sua
infedeltà
.
Per
ordine
di
Trotona
la
condussero
nella
sala
degli
Echi
,
dov
'
ella
dette
principio
ai
suoi
lamenti
e
ai
suoi
rimproveri
così
:
"
La
sciagura
,
alla
quale
non
voleva
credere
,
pur
troppo
è
certa
,
barbaro
uccello
turchino
!
tu
ti
sei
scordato
di
me
:
tu
ami
la
mia
indegna
rivale
.
I
braccialetti
,
che
ebbi
dalla
tua
mano
reale
,
non
furono
capaci
di
richiamarmi
alla
tua
memoria
:
tanto
io
sono
lontana
dal
tuo
pensiero
!
"
.
E
qui
i
singhiozzi
le
tolsero
la
parola
:
quand
'
essa
riebbe
fiato
da
parlare
,
ricominciò
daccapo
e
continuò
fino
alla
mattina
.
I
camerieri
,
avendola
sentita
piangere
e
sospirare
tutta
la
notte
,
andarono
a
raccontarlo
a
Trotona
:
la
quale
le
domandò
la
ragione
di
tutto
il
lamentìo
che
aveva
fatto
.
La
Regina
rispose
che
aveva
dormito
profondamente
e
che
dormendo
le
accadeva
per
il
solito
di
sognare
e
di
parlare
a
voce
alta
.
Quanto
al
Re
,
per
una
strana
fatalità
non
aveva
sentito
nulla
:
e
questo
derivava
,
perché
dal
giorno
che
incominciò
la
sua
passione
per
Fiorina
,
aveva
perduti
i
sonni
;
e
quando
la
sera
andava
a
letto
,
gli
davano
dell
'
oppio
per
farlo
riposare
.
La
Regina
passò
una
gran
parte
del
giorno
così
inquieta
,
da
non
potersi
dir
quanto
.
"
Se
mi
ha
sentito
"
,
diceva
fra
sé
,
"
come
si
può
dare
al
mondo
un
'
indifferenza
più
atroce
della
sua
?
Se
poi
non
mi
ha
sentito
,
in
qual
altro
modo
potrò
far
giungere
la
mia
voce
fino
a
lui
?
"
Gioielli
e
cose
d
'
arte
veramente
rare
e
straordinarie
non
ne
aveva
più
:
perché
le
pietre
preziose
sono
sempre
belle
,
ma
ci
bisognava
qualcosa
che
sapesse
stuzzicare
il
gusto
di
Trotona
.
Allora
ricorse
ai
suoi
uovi
e
ne
ruppe
uno
.
Ecco
che
scappò
subito
fuori
una
carrozzina
d
'
acciaio
lustro
,
tutta
ornata
di
fregi
d
'
oro
in
rilievo
;
alla
carrozzina
erano
attaccati
sei
sorci
verdi
,
guidati
da
un
grosso
topo
color
di
rosa
,
mentre
il
battistrada
,
anch
'
esso
della
famiglia
topesca
,
era
d
'
una
bella
tinta
grigio
-
perla
.
Dentro
alla
carrozza
c
'
erano
quattro
marionette
più
vispe
e
più
graziose
di
quelle
che
si
vedono
sui
teatrini
alle
grandi
fiere
di
Padova
e
di
Sinigaglia
,
e
facevano
delle
cose
molto
sorprendenti
,
in
specie
due
piccole
egiziane
,
le
quali
ballavano
la
sarabanda
e
il
minuetto
meglio
di
tutte
le
ballerine
della
Pergola
e
della
Scala
.
La
Regina
rimase
a
bocca
aperta
a
vedere
questo
capolavoro
dell
'
arte
negromantica
:
ma
non
fece
motto
fino
alla
sera
,
che
era
l
'
ora
che
Trotona
andava
alla
passeggiata
.
Allora
si
mise
in
un
viale
a
far
galoppare
i
suoi
sorci
che
tiravano
la
carrozza
,
gli
altri
topi
e
le
marionette
.
Questa
novità
fece
tanta
meraviglia
a
Trotona
,
che
cominciò
a
gridare
:
"
Viso
-
sudicio
!
ehi
,
Viso
-
sudicio
!
li
vuoi
cinque
soldi
per
la
tua
carrozza
e
per
il
tuo
equipaggio
topinesco
?
"
.
"
Domandate
ai
letterati
e
ai
sapienti
di
questo
regno
"
,
disse
Fiorina
"
che
cosa
può
valere
una
meraviglia
simile
,
e
io
me
ne
starò
al
parere
del
più
capace
fra
loro
.
"
Trotona
,
prepotente
in
ogni
cosa
,
rispose
:
"
Non
mi
star
più
a
stomacare
colla
tua
sudicia
presenza
;
dimmi
il
prezzo
,
e
finiscila
"
.
"
Dormire
ancora
un
'
altra
volta
nella
sala
degli
Echi
"
,
disse
Fiorina
,
"
ecco
tutto
quello
che
vi
domando
.
"
"
Va
'
,
povera
bestia
"
,
replicò
Trotona
,
"
non
ti
sarà
negato
.
"
E
voltandosi
alle
sue
dame
,
disse
:
"
Questa
stupida
creatura
non
sa
ricavare
nessun
guadagno
dalla
vendita
di
tante
belle
rarità
!
"
.
Venne
la
notte
.
Fiorina
disse
tutto
quello
che
si
può
immaginare
di
più
tenero
e
di
appassionato
,
ma
fu
lo
stesso
che
dirlo
al
muro
,
come
la
notte
avanti
,
perché
il
Re
non
lasciava
mai
di
prendere
la
sua
solita
bevanda
coll
'
oppio
.
I
camerieri
dicevano
fra
loro
:
"
Questa
campagnola
,
non
c
'
è
caso
,
dev
'
esser
grulla
:
che
cos
'
è
tutto
questo
cicalìo
che
fa
la
notte
?
"
.
"
Peraltro
"
,
osservavano
alcuni
,
"
nelle
cose
che
dice
,
c
'
è
del
buon
senso
e
della
passione
.
"
Fiorina
aspettò
colla
febbre
addosso
che
venisse
il
giorno
,
per
vedere
l
'
effetto
prodotto
da
'
suoi
discorsi
.
"
Pur
troppo
"
,
essa
diceva
,
"
questo
spietato
è
diventato
sordo
alla
mia
voce
!
Non
riconosce
più
la
voce
della
sua
cara
Fiorina
?
Ah
!
che
vergogna
,
ostinarsi
ancora
a
volergli
bene
!
Egli
mi
disprezza
,
e
me
lo
merito
.
Sì
,
mi
sta
bene
.
"
Però
tutti
questi
ragionamenti
tornavano
inutili
.
Ella
non
poteva
guarire
della
sua
passione
.
Nel
sacco
non
le
rimaneva
che
un
solo
uovo
,
dal
quale
potesse
sperare
qualche
soccorso
.
Lo
ruppe
e
ne
uscì
fuori
un
pasticcio
di
sei
uccelli
lardellati
,
cotti
e
benissimo
rosolati
;
eppure
,
con
tutto
questo
,
cantavano
da
innamorare
,
predicavano
la
buona
ventura
e
sapevano
di
medicina
meglio
di
Esculapio
.
La
Regina
restò
stupita
di
una
cosa
tanto
meravigliosa
,
e
se
ne
andò
col
suo
pasticcio
parlante
nell
'
anticamera
di
Trotona
.
Mentr
'
essa
aspettava
di
poter
passare
,
uno
de
'
camerieri
le
si
avvicinò
e
le
disse
:
"
Ma
non
sapete
,
mio
bel
Viso
-
sudicio
,
che
se
il
Re
non
pigliasse
l
'
oppio
per
dormire
,
voi
lo
cavereste
di
cervello
con
tutto
il
chiacchierio
che
fate
nella
notte
?
"
.
Fiorina
allora
capì
subito
la
ragione
perché
il
Re
non
l
'
aveva
udita
,
e
disse
al
cameriere
:
"
Sono
tanto
sicura
di
non
disturbare
i
sonni
del
Re
,
che
stasera
,
nel
caso
che
io
dorma
nella
sala
degli
Echi
,
se
non
gli
darete
nemmeno
una
goccia
d
'
oppio
,
tutte
queste
perle
e
diamanti
saranno
per
voi
"
.
Il
cameriere
accettò
e
dette
la
sua
parola
.
Dopo
pochi
minuti
arrivò
Trotona
e
vide
la
Regina
che
faceva
finta
di
voler
mangiare
il
suo
pasticcio
.
"
Che
cosa
fai
costì
,
Viso
-
sudicio
?
"
le
disse
.
"
Signora
"
,
rispose
Fiorina
,
"
son
qui
che
mangio
astrologhi
,
musici
e
dottori
di
medicina
.
"
In
quello
stesso
momento
gli
uccelli
cominciarono
a
cantare
dolcemente
,
come
tante
sirene
;
poi
gridavano
:
"
Buttateci
una
piccola
moneta
d
'
argento
e
vi
diremo
la
buona
ventura
"
,
Un
anatrotto
,
che
torreggiava
sugli
altri
,
disse
più
forte
di
tutti
:
"
Qua
,
qua
,
qua
,
qua
;
io
sono
medico
,
io
guarisco
la
gente
da
tutti
i
mali
e
da
tutte
le
pazzie
,
fuori
che
da
quella
d
'
amore
"
.
Trotona
sbalordita
da
questo
portento
non
veduto
mai
in
vita
sua
,
gridò
,
sagrando
come
un
vetturino
:
"
Affeddìo
,
che
bel
pasticcio
!
Lo
voglio
per
me
.
Qua
,
Visosudicio
:
quanto
ne
chiedi
?
"
.
"
Il
solito
prezzo
"
,
ella
disse
,
"
dormire
nella
sala
degli
Echi
,
e
nient
'altro."
"
Sta
bene
,
e
ti
voglio
dar
per
giunta
anche
questa
moneta
"
,
disse
Trotona
,
fuor
di
sé
dall
'
allegrezza
di
avere
avuto
il
pasticcio
.
Fiorina
se
ne
va
via
ringraziando
,
tutta
contenta
per
la
speranza
che
questa
volta
il
Re
avrebbe
sentita
la
sua
voce
.
Appena
venne
la
notte
,
ella
si
fece
condurre
nella
sala
degli
Echi
,
colla
passione
che
la
struggeva
che
il
cameriere
mantenesse
la
parola
e
che
,
invece
di
dare
al
Re
il
solito
oppio
,
gli
mettesse
innanzi
qualche
altra
bevanda
da
tenerlo
desto
;
quando
poté
figurarsi
che
tutti
dormissero
,
ella
ricominciò
i
suoi
pietosi
lamenti
:
"
A
quanto
pericolo
non
sono
io
andata
incontro
"
,
ella
diceva
,
"
per
venirti
a
cercare
,
mentre
tu
mi
fuggi
e
vuoi
sposare
Trotona
!
Che
t
'
ho
io
fatto
,
crudele
,
per
scordarti
così
i
tuoi
giuramenti
?
Rammentati
almeno
qualche
volta
della
tua
metamorfosi
,
del
mio
amore
e
dei
nostri
teneri
colloqui
!
"
.
Ella
ripeté
questi
colloqui
a
uno
a
uno
,
e
con
tanta
fedeltà
di
memoria
,
da
far
vedere
che
per
lei
non
c
'
era
altra
cosa
al
mondo
che
le
fosse
più
cara
di
questi
ricordi
.
Il
Re
non
dormiva
punto
,
e
sentiva
così
distintamente
la
voce
di
Fiorina
e
tutte
le
sue
parole
,
che
non
sapeva
raccapezzarsi
da
dove
venissero
:
ma
il
suo
cuore
,
teneramente
commosso
,
gli
fece
ricordare
così
al
vivo
l
'
immagine
della
sua
incomparabile
Principessa
,
che
nel
trovarsi
ora
diviso
da
lei
sentì
il
medesimo
dolore
di
quando
i
coltelli
lo
ferirono
fra
i
rami
del
cipresso
.
E
anch
'
esso
si
mise
a
parlare
sullo
stesso
tono
della
Regina
,
e
disse
:
"
Ah
!
Principessa
troppo
crudele
per
un
amante
che
vi
adorava
!
com
'
è
egli
mai
possibile
che
mi
abbiate
sacrificato
ai
nostri
comuni
nemici
?..."
.
Fiorina
udì
le
cose
che
il
Re
diceva
,
e
non
si
stette
dal
rispondergli
e
dal
fargli
sapere
che
s
'
egli
avesse
voluto
degnarsi
di
chiamare
presso
di
sé
Viso
-
sudicio
,
avrebbe
potuto
aver
la
spiegazione
di
tanti
misteri
,
fin
allora
inesplicabili
per
lui
.
A
queste
parole
il
Re
,
impaziente
,
chiamò
uno
dei
suoi
camerieri
,
e
gli
disse
se
fosse
stato
possibile
di
trovargli
subito
Viso
-
sudicio
e
di
condurgliela
lì
.
Il
cameriere
rispose
che
la
cosa
poteva
farsi
in
un
batter
d
'
occhio
,
perché
Viso
-
sudicio
era
a
dormire
nella
sala
degli
Echi
.
Il
Re
non
sapeva
che
cosa
si
pensare
.
Come
poteva
mai
figurarsi
che
una
sì
gran
Regina
,
come
Fiorina
,
potesse
trovarsi
trasfigurata
a
quel
modo
?
E
come
credere
che
Viso
-
sudicio
avesse
la
voce
della
Regina
e
conoscesse
tutti
i
suoi
segreti
più
intimi
,
se
ella
non
fosse
stata
la
Regina
stessa
?
Tormentato
da
questi
sospetti
si
alzò
dal
letto
,
si
vestì
in
fretta
e
furia
,
e
per
una
scaletta
segreta
scese
nella
sala
degli
Echi
.
La
Regina
aveva
levata
la
chiave
:
ma
il
Re
ne
aveva
una
che
apriva
tutte
le
porte
del
palazzo
.
La
trovò
vestita
con
una
veste
leggerissima
di
seta
bianca
,
che
essa
era
solita
portare
sotto
i
suoi
panni
sudici
e
strappati
;
i
suoi
bellissimi
capelli
le
scendevano
per
le
spalle
;
era
distesa
sopra
un
canapè
,
e
una
lampada
,
in
lontananza
,
mandava
all
'
intorno
un
pallido
sbattimento
di
luce
.
Il
Re
entrò
dentro
all
'
improvviso
;
e
la
passione
dell
'
amore
vincendo
tutti
i
suoi
risentimenti
,
appena
l
'
ebbe
riconosciuta
,
andò
a
gettarsi
a
'
suoi
piedi
,
le
bagnò
le
mani
del
suo
pianto
e
credette
di
morire
di
gioia
,
di
dolore
e
di
mille
pensieri
diversi
che
,
tutti
in
una
volta
,
gli
si
affollarono
alla
memoria
.
La
Regina
non
fu
meno
commossa
di
lui
;
ed
ebbe
una
tal
serratura
al
cuore
,
che
sentiva
mancarsi
il
respiro
.
Ella
guardava
fisso
fisso
il
Re
,
senza
dir
parola
;
e
quand
'
ebbe
la
forza
di
poter
parlare
,
non
ebbe
quella
per
fargli
dei
rimproveri
.
La
gran
contentezza
di
rivederlo
le
fece
dimenticare
per
un
momento
tutte
le
ragioni
,
che
essa
credeva
fondatissime
,
di
lagnarsi
di
lui
.
Alla
fine
ogni
cosa
venne
in
chiaro
,
tutti
e
due
a
vicenda
si
trovarono
giustificati
;
il
loro
amore
riprese
al
disopra
,
e
l
'
unica
spina
,
che
ormai
li
tormentasse
,
era
la
fata
Sussio
.
Ma
in
questo
frattempo
giunse
il
Mago
,
grande
amico
del
Re
,
in
compagnia
d
'
una
famosa
fata
,
la
quale
era
appunto
quella
che
aveva
dato
le
quattro
uova
a
Fiorina
.
Scambiati
i
primi
complimenti
d
'
uso
,
il
mago
e
la
fata
dissero
chiaro
e
tondo
che
essendosi
trovati
d
'
accordo
a
riunire
i
loro
poteri
in
favore
del
Re
e
della
Regina
,
la
fata
Sussio
non
poteva
far
altro
che
un
bel
nulla
contro
di
essi
;
e
che
per
conseguenza
non
c
'
erano
più
ostacoli
per
mandare
in
lungo
le
loro
nozze
.
Ci
vuol
poco
a
figurarsi
l
'
allegrezza
dei
due
giovani
amanti
.
Appena
si
fece
giorno
,
la
voce
si
sparse
per
il
palazzo
,
e
tutti
furono
contenti
di
vedere
la
bella
Fiorina
.
Il
rumore
di
questa
notizia
essendo
arrivato
fino
agli
orecchi
di
Trotona
,
questa
corse
subito
dal
Re
:
e
come
rimase
brutta
,
quando
gli
vide
al
fianco
la
sua
odiata
rivale
!
Mentre
stava
per
aprir
bocca
e
per
dir
loro
un
sacco
di
vituperi
,
il
mago
e
la
fata
la
trasformarono
in
una
maiala
,
perché
così
le
rimanesse
un
poco
della
sua
fisionomia
e
del
suo
brutto
vizio
di
grugnire
.
Ella
fuggì
via
,
grugnendo
sempre
fin
giù
nel
cortile
,
dove
fu
accolta
da
uno
scoppio
di
risate
,
che
la
messero
all
'
ultima
disperazione
.
Il
Re
Grazioso
e
la
Regina
Fiorina
,
liberati
finalmente
dalla
presenza
di
una
così
odiosa
persona
,
non
pensarono
più
che
a
festeggiare
le
loro
nozze
:
le
quali
spiccarono
per
buon
gusto
e
magnificenza
:
e
c
'
è
da
immaginarsi
facilmente
la
felicità
dei
due
sposi
,
dopo
tanti
dispiaceri
e
tante
traversie
.
Domandatelo
al
Re
Grazioso
,
ed
egli
vi
risponderà
:
meglio
diventare
uccelli
turchini
,
corvi
e
anche
anatre
palustri
,
piuttosto
che
sposare
una
Trotona
,
alla
quale
non
si
voglia
bene
.
Peccato
che
non
si
trovi
sempre
un
mago
o
una
fata
per
mandare
a
monte
tanti
matrimoni
,
dove
l
'
amore
non
c
'
entra
per
nulla
!
La
Gatta
Bianca
C
'
era
una
volta
un
Re
il
quale
aveva
tre
figli
:
tre
pezzi
di
giovanotti
forti
e
coraggiosi
;
ed
egli
si
era
messo
paura
che
volessero
salire
sul
trono
prima
della
sua
morte
:
tanto
più
,
che
stando
a
certe
voci
che
correvano
,
i
suoi
figli
cercavano
dappertutto
di
farsi
dei
partigiani
per
impadronirsi
del
regno
.
Il
Re
cominciava
a
essere
un
po
'
in
là
cogli
anni
,
ma
essendo
ancora
verde
di
spirito
e
sano
di
mente
,
non
se
la
sentiva
punto
di
cedere
loro
un
posto
,
occupato
da
lui
con
tanta
dignità
.
Pensò
,
dunque
,
che
il
miglior
partito
per
vivere
tranquillo
fosse
quello
di
tenerli
a
bocca
dolce
a
furia
di
promesse
,
che
egli
avrebbe
saputo
sempre
deludere
e
mandare
in
fumo
.
Li
chiamò
nel
suo
gabinetto
,
e
dopo
aver
parlato
alla
buona
di
varie
cose
,
saltò
fuori
col
dire
:
"
Miei
cari
figli
,
voi
converrete
meco
che
la
mia
età
avanzata
non
mi
permette
più
di
accudire
agli
affari
di
Stato
con
lo
stesso
impegno
d
'
una
volta
;
temo
che
i
miei
sudditi
ne
abbiano
a
risentire
i
danni
,
ed
è
per
questo
che
ho
deciso
di
mettere
la
corona
sul
capo
a
uno
di
voi
tre
.
Peraltro
è
ben
giusto
che
in
compenso
di
un
regalo
simile
,
voi
dobbiate
cercare
di
compiacermi
nel
disegno
,
che
oramai
ho
fatto
,
di
ritirarmi
in
campagna
.
Mi
pare
che
un
canino
vispo
,
fido
,
grazioso
potrebbe
tenermi
un
'
ottima
compagnia
:
così
,
senza
stare
a
scegliere
il
figlio
maggiore
piuttosto
del
minore
,
io
vi
dichiaro
che
quello
che
di
voi
tre
mi
porterà
il
canino
più
bello
,
quello
sarà
il
mio
erede
"
.
I
principi
restarono
sorpresi
del
capriccio
del
loro
padre
per
un
canino
,
ma
i
due
minori
vi
trovarono
il
loro
tornaconto
ed
accettarono
con
piacere
la
commissione
di
andare
in
cerca
di
un
cane
.
Quanto
al
figlio
maggiore
,
era
troppo
timido
e
troppo
rispettoso
per
far
valere
i
suoi
diritti
.
Presero
quindi
congedo
dal
Re
,
il
quale
li
fornì
d
'
oro
e
di
pietre
preziose
,
soggiungendo
che
fra
un
anno
,
né
più
né
meno
,
in
quello
stesso
giorno
e
alla
medesima
ora
,
dovessero
tornare
a
portargli
ciascuno
il
suo
canino
.
Prima
di
mettersi
in
viaggio
i
tre
fratelli
andarono
a
un
castello
,
discosto
appena
un
miglio
dalla
città
.
Menarono
seco
gli
amici
e
fecero
gran
baldoria
,
giurandosi
tutti
e
tre
amicizia
eterna
,
e
restando
intesi
che
in
questa
faccenda
avrebbero
ciascuno
tirato
avanti
per
il
fatto
suo
,
senza
gelosie
e
rancori
,
e
che
in
ogni
caso
il
più
fortunato
avrebbe
sempre
tenuto
a
parte
gli
altri
due
della
sua
fortuna
.
E
così
partirono
,
dopo
aver
fissato
che
al
ritorno
si
sarebbero
ritrovati
nello
stesso
castello
,
per
poi
recarsi
tutti
insieme
dal
Re
.
Non
vollero
con
sé
nessuno
,
e
cambiarono
di
nome
per
non
essere
riconosciuti
.
Ciascuno
prese
una
via
diversa
.
I
due
maggiori
ebbero
molte
avventure
;
ma
io
racconterò
soltanto
quelle
del
minore
.
Il
quale
era
grazioso
,
d
'
umore
allegro
e
piacevole
,
una
bella
testa
,
fisonomia
signorile
,
fattezze
regolari
,
bei
denti
e
moltissima
destrezza
in
tutti
quegli
esercizi
,
che
completano
l
'
educazione
di
un
gentiluomo
.
Cantava
con
gusto
,
suonava
il
liuto
e
la
chitarra
da
incantare
,
maneggiava
la
tavolozza
,
era
insomma
un
cavaliere
compitissimo
e
di
un
coraggio
che
rasentava
la
temerità
.
Non
passava
giorno
che
non
comprasse
cani
grandi
,
piccoli
,
levrieri
,
bull
-
dogs
,
da
caccia
,
spagnuoli
,
barboni
.
Se
ne
aveva
uno
bello
e
ne
trovava
un
altro
più
bello
,
lasciava
il
primo
per
tenersi
l
'
altro
:
perché
gli
sarebbe
stato
impossibile
,
solo
com
'
era
,
di
menarsi
dietro
trenta
o
quarantamila
cani
;
ed
egli
non
voleva
con
sé
nessuno
strascico
di
gentiluomini
o
di
servitori
o
di
paggi
.
Camminava
e
camminava
,
senza
sapere
neanche
lui
dove
andasse
,
quand
'
ecco
che
una
volta
si
trovò
sorpreso
dalla
notte
,
dai
tuoni
e
da
un
gran
rovescio
d
'
acqua
nel
mezzo
d
'
una
foresta
,
dove
non
raccapezzava
più
nemmeno
la
strada
che
doveva
fare
.
Prese
il
primo
viottolo
che
gli
capitò
fra
i
piedi
,
e
dopo
aver
camminato
un
pezzo
,
poté
scorgere
un
po
'
di
luce
;
e
da
questa
si
figurò
che
,
non
molto
lontano
,
ci
dovesse
essere
qualche
casa
,
dove
avrebbe
potuto
mettersi
al
coperto
fino
al
giorno
.
Guidato
così
da
quella
po
'
di
luce
che
vedeva
,
giunse
alla
porta
di
un
castello
,
il
più
magnifico
che
si
possa
immaginare
.
La
porta
era
d
'
oro
,
coperta
di
carbonchi
,
il
cui
bagliore
limpido
e
smagliante
illuminava
tutti
i
dintorni
.
E
questa
era
la
luce
che
il
Principe
aveva
veduto
di
lontano
.
I
muri
erano
di
porcellana
trasparente
sulla
quale
,
dipinta
in
colori
,
si
vedeva
la
storia
di
tutte
le
fate
dalla
creazione
del
mondo
in
poi
;
né
vi
erano
dimenticate
le
famose
avventure
di
Pelle
d
'
Asino
,
di
Finetta
,
del
Melarancio
,
di
Graziosa
,
della
Bella
addormentata
nel
bosco
,
di
Serpentino
Verde
e
di
cent
'
altri
.
Gli
fece
grandissimo
piacere
di
riconoscervi
anche
il
Principe
Folletto
,
perché
era
suo
zio
all
'
uso
di
Brettagna
.
La
pioggia
e
la
stagione
indiavolata
gli
levarono
la
voglia
di
trattenersi
più
a
lungo
in
un
luogo
,
dove
si
bagnava
tutto
fino
all
'
ossa
,
senza
contare
che
dove
non
giungeva
il
riflesso
luminoso
dei
carbonchi
,
non
ci
si
vedeva
proprio
di
qui
a
lì
.
Tornò
alla
porta
d
'
oro
,
e
vide
uno
zampetto
di
capriolo
attaccato
in
fondo
a
una
piccola
catena
tutta
di
diamanti
:
e
non
poté
di
meno
di
restare
a
bocca
aperta
,
non
tanto
per
la
magnificenza
di
quel
cordone
da
campanello
,
quanto
per
la
gran
sicurezza
colla
quale
vivevano
in
quel
palazzo
.
"
Perché
"
,
faceva
egli
a
dire
,
"
che
ci
vorrebbe
per
i
ladri
a
staccare
la
catenella
e
portar
via
i
carbonchi
?
Sarebbe
il
vero
modo
di
diventar
ricchi
una
volta
per
tutte
.
"
Tirò
lo
zampetto
di
capriolo
:
subito
sentì
suonare
una
campanella
,
che
allo
squillo
gli
parve
d
'
oro
o
d
'
argento
.
Di
lì
a
un
minuto
la
porta
si
aprì
,
senza
che
egli
potesse
veder
altro
che
una
dozzina
di
mani
per
aria
,
ciascuna
delle
quali
teneva
una
fiaccola
accesa
.
A
quella
vista
restò
così
intontito
,
che
non
sapeva
risolversi
a
entrare
,
quando
sentì
altre
mani
,
che
lo
spingevano
per
dietro
,
e
anche
con
una
certa
tal
qual
violenza
.
Egli
entrò
là
dentro
a
malincuore
,
e
per
ogni
buon
fine
e
rispetto
portò
la
mano
all
'
impugnatura
della
spada
:
quand
'
ecco
,
che
traversando
un
vestibolo
,
tutto
incrostato
di
porfido
e
di
lapislazzuli
,
sentì
due
voci
angeliche
che
cantavano
così
:
Delle
man
.
,
che
vedete
Non
vi
prenda
sospetto
:
Ché
sotto
questo
tetto
Non
c
'
é
da
temer
nulla
.
Se
non
le
seducenti
Grazie
di
un
bel
visino
;
Caso
che
il
vostro
cuore
Non
voglia
rimaner
schiavo
d
'
amore
.
Egli
non
poté
immaginarsi
che
lo
invitassero
con
tanta
buona
grazia
,
per
fargli
poi
un
brutto
tiro
:
per
cui
,
sentendosi
sospinto
verso
una
gran
porta
di
corallo
,
che
si
aprì
al
suo
avvicinarsi
,
entrò
in
una
gran
sala
,
tutta
di
madreperla
;
e
quindi
passò
in
altre
sale
ornate
in
mille
maniere
differenti
e
così
ricche
di
pitture
e
di
marmi
preziosi
,
da
farlo
restare
sbalordito
.
Migliaia
e
migliaia
di
lumi
,
che
dal
soffitto
arrivavano
fino
a
terra
,
illuminavano
altri
quartieri
;
anche
questi
pieni
di
lampadari
,
di
luci
a
riflesso
e
di
ventole
gremite
di
candele
.
Per
farla
corta
,
era
una
tal
maraviglia
da
crederla
un
sogno
.
Dopo
aver
traversato
una
fila
di
sessanta
stanze
,
le
mani
che
lo
guidavano
lo
fecero
fermare
,
ed
esso
vide
una
poltrona
grande
e
molto
comoda
,
che
si
accostò
da
sé
sola
al
camminetto
.
In
quel
mentre
il
fuoco
si
accese
:
e
le
mani
che
gli
sembravano
bellissime
,
bianche
,
piccole
,
bofficette
e
ben
proporzionate
,
cominciarono
a
spogliarlo
:
perché
,
com
'
ho
detto
poco
fa
,
era
tutto
fradicio
mézzo
e
c
'
era
il
caso
di
fargli
prendere
un
'
infreddatura
.
Gli
fu
presentato
senza
che
egli
vedesse
alcuno
,
una
camicia
così
bella
,
che
era
proprio
una
camicia
da
sposi
,
insieme
a
una
veste
da
camera
,
di
stoffa
trapunta
d
'
oro
e
ricamata
di
piccoli
smeraldi
,
che
formavano
degli
arabeschi
e
delle
cifre
.
Le
mani
,
senza
corpo
,
gli
avvicinarono
una
toeletta
,
che
era
una
vera
maraviglia
:
e
lo
pettinarono
con
tanta
leggerezza
e
con
tanta
maestria
,
che
rimase
contentissimo
.
Poi
lo
rivestirono
tutto
,
non
coi
panni
di
lui
,
ma
con
gli
altri
abiti
molto
più
belli
.
Egli
stava
ammirando
,
senza
fiatare
,
tutto
quello
che
accadeva
sotto
i
suoi
occhi
,
e
di
tanto
in
tanto
aveva
qualche
brivido
di
paura
,
che
non
poteva
vincere
a
nessun
costo
.
Quando
l
'
ebbero
incipriato
,
pettinato
,
profumato
,
vestito
in
gala
,
e
fatto
più
bello
d
'
un
amore
,
le
solite
mani
lo
condussero
in
una
sala
magnifica
per
i
mobili
e
per
le
dorature
.
In
giro
alle
pareti
si
vedeva
la
storia
dei
gatti
più
famosi
.
Rodilardo
appiccato
pei
piedi
,
nel
Consiglio
dei
Topi
:
il
Gatto
cogli
stivali
,
marchese
di
Carabà
:
il
Gatto
scrivano
:
il
Gatto
cambiato
in
donna
,
i
Sorci
mutati
in
gatti
:
il
Sabbato
e
tutte
le
sue
stregherie
;
insomma
non
c
'
era
cosa
più
originale
di
questi
quadri
.
La
tavola
era
apparecchiata
,
con
sopra
due
posate
e
due
tovagliolini
,
ciascuno
dei
quali
col
suo
laccetto
d
'
oro
:
la
dispensa
faceva
restare
a
bocca
aperta
per
la
quantità
di
vasi
di
cristallo
di
monte
e
di
altre
pietre
preziose
.
Il
Principe
non
sapeva
per
chi
fossero
quelle
due
posate
,
quando
vide
alcuni
gatti
che
andavano
a
pigliar
posto
in
una
piccola
orchestra
fatta
apposta
per
loro
:
uno
portava
un
libro
pieno
di
capperi
e
di
note
le
più
strane
del
mondo
:
un
altro
teneva
in
mano
un
quaderno
arrotolato
,
per
battere
il
tempo
:
gli
altri
avevano
delle
piccole
chitarre
.
Tutt
'
a
un
tratto
,
ciascuno
di
essi
cominciò
a
miagolare
in
diversi
toni
e
a
grattare
coll
'
unghie
le
corde
della
chitarra
.
Il
Principe
avrebbe
quasi
creduto
di
esser
capitato
all
'
inferno
,
se
non
gli
fosse
parso
che
il
palazzo
fosse
troppo
meraviglioso
per
dar
motivo
a
simili
sospetti
:
e
non
potendo
far
altro
,
si
tappava
gli
orecchi
e
si
buttava
via
dalle
risate
,
a
vedere
i
gesti
e
le
boccacce
di
quei
musicanti
di
una
razza
nuova
.
Mentre
stava
pensando
alle
tante
cose
che
gli
erano
accadute
in
questo
castello
,
vide
entrare
una
figurina
non
più
alta
di
mezzo
braccio
.
Questa
specie
di
bambolina
era
coperta
dalla
testa
ai
piedi
da
un
lungo
velo
di
crespo
nero
.
L
'
accompagnavano
due
gatti
,
anch
'
essi
abbrunati
,
col
mantello
e
la
spada
al
fianco
.
E
dietro
a
loro
,
un
numeroso
corteggio
di
gatti
,
che
portavano
trappole
e
gabbie
piene
di
sorci
e
di
topi
.
Il
Principe
era
fuori
di
sé
dallo
stupore
,
e
non
sapeva
che
cosa
pensare
.
Intanto
la
bambolina
si
avvicinò
e
si
tolse
il
velo
:
sicché
egli
poté
vedere
la
più
bella
gattina
,
fra
quante
ce
ne
furono
e
ce
ne
saranno
mai
.
Ella
appariva
molto
giovine
e
molto
afflitta
:
e
faceva
un
miagolìo
così
dolce
e
così
carino
,
che
andava
proprio
al
cuore
.
Ella
disse
al
Principe
:
"
Figlio
di
Re
,
tu
sei
il
benvenuto
.
La
mia
miagolante
maestà
ti
vede
con
piacere
"
.
"
Signora
Gatta
"
,
disse
il
principe
"
voi
siete
molto
buona
a
farmi
sì
cortese
accoglienza
;
ma
voi
non
mi
avete
l
'
aria
di
essere
una
bestiolina
come
tutte
le
altre
:
il
dono
della
parola
e
il
bel
castello
che
possedete
,
ne
sono
una
prova
lampante
.
"
"
Figlio
di
Re
"
,
riprese
la
Gatta
,
"
ti
prego
,
non
mi
dire
dei
complimenti
.
Io
sono
semplice
di
modi
e
di
parole
:
ma
ho
un
buon
cuore
.
Animo
!
"
continuò
ella
"
si
serva
subito
in
tavola
;
e
i
musicanti
tacciano
,
perché
tanto
il
Principe
non
intende
nulla
di
quello
che
dicono
.
"
"
Dicono
forse
qualche
cosa
?
"
,
domandò
egli
.
"
Ma
sicuro
"
,
ella
soggiunse
,
"
perché
qui
ci
sono
dei
letterati
,
che
hanno
moltissimo
spirito
:
e
se
resterete
un
poco
fra
noi
,
ve
ne
persuaderete
facilmente
.
"
"
Basta
sentirvi
discorrere
,
per
crederlo
subito
"
,
disse
il
Principe
con
molta
galanteria
,
"
ed
è
per
questo
,
o
signora
,
che
io
vi
stimo
una
gatta
veramente
singolare
.
"
Fu
portata
la
cena
:
la
quale
era
servita
da
quelle
stesse
mani
,
appartenenti
a
corpi
invisibili
.
Si
rifecero
dal
mettere
in
tavola
due
pasticci
:
uno
di
piccioncini
e
l
'
altro
di
sorci
grassi
come
ortolani
.
La
vista
di
quest
'
ultimo
pasticcio
fece
perdere
al
Principe
la
voglia
di
assaggiare
il
primo
;
per
il
sospetto
che
tutti
e
due
fossero
stati
cucinati
dallo
stesso
cuoco
,
e
con
le
medesime
rigaglie
:
ma
la
gattina
,
vedendogli
far
boccuccia
,
indovinò
la
sua
idea
e
lo
accertò
che
la
sua
cucina
era
fatta
a
parte
,
e
che
poteva
mangiare
tranquillamente
le
pietanze
,
che
gli
avessero
messo
dinanzi
,
senza
scrupolo
di
trovarci
dentro
o
topi
o
sorci
.
Il
Principe
non
se
lo
fece
dire
due
volte
,
persuaso
che
la
bella
Gattina
non
poteva
avere
nessun
motivo
per
dargli
ad
intendere
una
cosa
per
un
'
altra
.
E
mentre
mangiava
gli
venne
fatto
notare
che
ella
aveva
un
piccolo
ritratto
in
avorio
,
attaccato
a
una
zampa
,
e
gli
fece
specie
.
La
pregò
se
avesse
voluto
mostrarglielo
,
credendo
che
fosse
il
ritratto
di
padron
Buricchio
.
Ma
rimase
oltremodo
stupito
nel
vedere
che
era
un
giovine
così
bello
,
da
non
credere
che
la
natura
n
'
avesse
formato
un
altro
compagno
:
e
il
ritratto
somigliava
tanto
a
lui
,
che
se
gliel
'
avessero
dipinto
apposta
,
non
poteva
esser
più
vero
e
più
parlante
.
Ella
sospirò
:
e
facendosi
anche
più
trista
,
serbò
un
profondo
silenzio
.
Il
Principe
capì
che
ci
doveva
esser
sotto
qualche
cosa
di
misterioso
e
di
straordinario
,
ma
non
ebbe
cuore
di
chiedere
spiegazioni
,
per
paura
di
far
dispiacere
alla
Gatta
e
di
affliggerla
più
che
mai
.
Egli
le
parlò
di
tutte
le
novità
che
sapeva
,
e
la
trovò
istruttissima
degl
'
interessi
delle
case
principesche
e
di
tutti
i
fatti
che
accadevano
nel
mondo
.
Alzati
da
cena
,
la
Gatta
Bianca
invitò
il
suo
ospite
a
voler
passare
in
una
gran
sala
,
dove
c
'
era
un
teatro
sul
quale
davano
un
balletto
dodici
gatti
e
dodici
scimmie
.
Gli
uni
erano
vestiti
da
mori
,
le
altre
da
chinesi
.
È
facile
immaginarsi
i
salti
e
le
capriole
che
facevano
,
e
i
graffi
e
le
zampate
che
di
tanto
in
tanto
si
scambiavano
fra
loro
.
La
serata
finì
così
.
Gatta
Bianca
dette
la
buona
notte
al
suo
ospite
:
e
le
mani
,
che
l
'
avevano
condotto
fin
lì
,
lo
ripresero
e
lo
menarono
in
un
quartiere
,
che
era
tutto
differente
da
quello
che
aveva
visto
.
Poteva
dirsi
più
elegante
che
magnifico
:
ed
era
tappezzato
,
di
cima
in
fondo
,
di
ali
di
farfalle
,
i
cui
variati
colori
formavano
mille
fiori
diversi
.
Vi
erano
pure
delle
penne
di
uccelli
rarissimi
,
e
che
forse
non
si
sono
veduti
altro
che
in
quel
luogo
.
I
letti
erano
di
velo
,
e
ornati
con
bellissimi
fiocchi
di
nastro
;
e
dappertutto
grandi
specchi
,
che
andavano
dall
'
impiantito
al
soffitto
,
e
messi
dentro
a
cornici
cesellate
d
'
oro
e
che
rappresentavano
migliaia
e
migliaia
di
piccoli
amorini
.
Il
Principe
entrò
a
letto
senza
fare
una
parola
,
perché
era
impossibile
attaccare
un
po
'
di
conversazione
colle
mani
che
lo
servivano
.
Dormì
poco
e
fu
svegliato
da
un
rumore
confuso
.
Le
mani
,
lì
pronte
,
lo
tirarono
subito
fuori
del
letto
e
gli
messero
addosso
un
vestito
da
caccia
.
Dette
un
'
occhiata
giù
,
nella
corte
del
castello
,
e
vide
più
di
cinquecento
gatti
,
dei
quali
alcuni
tenevano
i
levrieri
al
guinzaglio
,
e
gli
altri
suonavano
il
corno
.
Era
una
gran
festa
:
Gatta
Bianca
andava
alla
caccia
,
e
voleva
che
il
Principe
fosse
della
partita
.
Le
solite
mani
,
addette
al
suo
servizio
,
gli
presentarono
un
cavallo
di
legno
,
che
correva
a
briglia
sciolta
e
che
sapeva
andare
al
passo
,
che
era
uno
stupore
.
Egli
stintignava
un
poco
a
montarci
sopra
,
dicendo
che
era
quasi
lo
stesso
che
fargli
fare
la
figura
di
cavaliere
errante
come
Don
Chisciotte
:
ma
la
sua
mala
voglia
gli
giovò
poco
:
si
trovò
messo
di
peso
sul
cavallo
di
legno
,
il
quale
aveva
una
gualdrappa
e
una
sella
a
ricami
d
'
oro
e
di
diamanti
.
Gatta
Bianca
cavalcava
uno
scimmiotto
,
il
più
bello
e
il
più
fiero
che
si
potesse
mai
vedere
;
essa
aveva
lasciato
il
suo
gran
velo
e
portava
in
testa
un
berretto
da
amazzone
,
che
le
dava
una
cert
'
aria
di
spavalderia
,
che
metteva
paura
a
tutti
i
sorci
del
vicinato
.
Non
c
'
è
stata
mai
un
'
altra
caccia
divertente
come
quella
:
i
gatti
correvano
più
dei
conigli
e
delle
lepri
:
e
così
,
quando
chiappavano
qualche
animale
,
Gatta
Bianca
voleva
che
lo
mangiassero
dinanzi
a
lei
,
e
questa
cosa
dava
luogo
a
mille
giuochi
piacevolissimi
di
agilità
e
di
destrezza
.
E
nemmeno
gli
uccelli
,
dal
canto
loro
,
erano
sicuri
:
perché
i
gattini
s
'
arrampicavano
su
per
gli
alberi
:
e
il
bravo
scimmiotto
portava
Gatta
Bianca
fin
dentro
ai
nidi
dell
'
Aquile
,
perché
disponesse
a
piacer
suo
delle
piccole
Altezze
aquiline
.
Finita
la
caccia
,
ella
prese
un
corno
lungo
un
dito
,
ma
che
mandava
un
suono
così
chiaro
e
sfogato
,
da
farsi
sentire
benissimo
alla
distanza
di
cento
miglia
.
Quand
'
ebbe
fatti
due
o
tre
squilli
di
corno
,
si
vide
circondata
da
tutti
i
gatti
del
paese
:
alcuni
arrivarono
per
aria
,
portati
in
cocchio
:
altri
venivano
per
acqua
,
dentro
le
barche
:
insomma
era
uno
spettacolo
non
mai
veduto
.
Quasi
tutti
erano
vestiti
in
diversi
modi
.
Gatta
Bianca
,
accompagnata
da
questo
pomposo
corteggio
,
ritornò
al
palazzo
e
pregò
il
Principe
a
venirvi
anche
lui
.
Egli
gradì
l
'
invito
,
sebbene
tutto
questo
gattaio
gli
sapesse
un
po
'
troppo
di
sabbato
e
di
stregheria
,
e
la
Gatta
parlante
gli
paresse
più
strana
e
più
inconcepibile
di
tutto
il
resto
.
Appena
entrata
nel
palazzo
,
le
portarono
il
suo
velo
nero
.
Cenò
col
Principe
,
il
quale
aveva
una
fame
che
parevano
due
,
e
mangiò
per
quattro
.
Furono
portati
dei
liquori
,
che
egli
gustò
volentieri
,
ma
che
gli
fecero
dimenticare
,
lì
per
lì
,
il
canino
che
doveva
portare
al
Re
.
Da
quel
momento
in
poi
non
aveva
altro
pensiero
che
stare
a
miagolare
con
Gatta
Bianca
:
o
,
come
chi
dicesse
,
a
tenerle
buona
e
fidata
compagnia
:
tutti
i
giorni
passarono
in
feste
piacevoli
,
ora
alla
pesca
,
ora
alla
caccia
:
eppoi
balli
,
tornei
e
altri
spassi
,
che
lo
divertivano
moltissimo
.
Spesso
e
volentieri
la
bella
Gatta
faceva
dei
versi
e
delle
canzonette
in
uno
stile
così
appassionato
,
da
far
capire
che
aveva
il
cuore
sensibile
e
che
certe
cose
non
si
sanno
dire
,
senza
essere
innamorati
:
ma
il
suo
segretario
,
che
era
un
vecchio
soriano
,
aveva
una
mano
di
scritto
così
brutta
,
che
sebbene
le
opere
di
lei
sieno
state
conservate
,
oggi
è
impossibile
leggerle
e
raccapezzarvi
dentro
qualche
cosa
.
Il
Principe
si
era
scordato
di
tutto
,
perfino
del
suo
paese
.
Le
solite
mani
,
rammentate
tante
volte
,
continuavano
a
servirlo
.
Qualche
volta
si
pentiva
di
non
essere
un
gatto
,
per
poter
passare
tutta
la
vita
in
così
amabile
compagnia
"
Povero
me
!
"
,
diceva
egli
a
Gatta
Bianca
,
"
come
sarei
disperato
se
dovessi
lasciarvi
;
vi
amo
tanto
!
o
diventate
donna
,
o
fatemi
diventare
un
gatto
!
"
Ella
pigliava
in
chiasso
queste
parole
,
e
gli
dava
delle
risposte
così
ambigue
e
sibilline
,
da
non
ricavarci
un
numero
.
Un
anno
passa
presto
,
in
ispecie
quando
non
si
hanno
né
seccature
né
pensieri
:
e
quando
si
sta
bene
di
salute
e
ci
manca
il
tempo
per
potersi
annoiare
.
Gatta
Bianca
sapeva
il
giorno
in
cui
egli
doveva
tornare
a
casa
,
e
perché
egli
non
ci
pensava
più
,
credé
ben
fatto
ricordarglielo
.
"
Sai
tu
"
,
ella
gli
disse
,
"
che
ti
restano
tre
giorni
solamente
,
per
cercare
il
canino
tanto
desiderato
da
tuo
padre
,
e
che
i
tuoi
fratelli
ne
hanno
trovati
dei
bellissimi
?
"
Il
Principe
ritornò
in
sé
,
e
maravigliandosi
della
sua
negligenza
:
"
Per
quale
incantesimo
piacevole
"
disse
"
ho
potuto
scordarmi
di
una
cosa
,
che
mi
stava
a
cuore
al
disopra
di
tutte
le
altre
?
Ce
ne
va
della
mia
gloria
e
della
mia
fortuna
.
Dove
troverò
un
canino
,
proprio
come
ci
vuole
,
per
guadagnare
un
Regno
,
e
un
cavallo
così
scappatore
da
arrivare
in
tempo
?
"
.
E
incominciò
a
inquietarsi
e
a
mettersi
di
cattivo
umore
.
Gatta
Bianca
,
con
una
vocina
carezzevole
,
gli
disse
:
"
Figlio
di
Re
,
non
ti
dare
alla
disperazione
:
io
sono
fra
i
tuoi
buoni
amici
:
puoi
trattenerti
qui
ancora
un
giorno
,
perché
sebbene
da
qui
al
tuo
paese
ci
sieno
più
di
duemila
miglia
,
il
bravo
cavallo
di
legno
ti
ci
porterà
in
meno
di
dodici
ore
"
.
"
Vi
ringrazio
,
mia
bella
Gatta
"
,
disse
il
Principe
,
"
peraltro
non
mi
basta
di
tornare
da
mio
padre
,
ma
bisogna
che
gli
porti
anche
un
canino
.
"
"
Tieni
"
,
gli
disse
Gatta
Bianca
,
"
eccoti
una
ghianda
,
dove
ce
ne
troverai
dentro
uno
assai
più
bello
della
stessa
canicola
.
"
"
Via
,
via
,
signora
Gatta
"
,
disse
il
Principe
,
"
Vostra
Maestà
si
piglia
giuoco
di
me
.
"
"
Avvicina
la
ghianda
all
'
orecchio
"
,
ella
soggiunse
,
"
e
lo
sentirai
abbaiare
.
"
Esso
obbedì
;
e
sentì
subito
il
canino
che
faceva
:
bu
!
bu
!
Il
Principe
saltava
dalla
contentezza
:
perché
un
canino
,
che
può
entrare
in
una
ghianda
,
bisogna
che
sia
piccino
davvero
.
Egli
voleva
aprirla
,
perché
si
struggeva
di
vederlo
;
ma
Gatta
Bianca
gli
disse
che
per
la
strada
avrebbe
potuto
sentir
freddo
e
che
era
meglio
aspettare
che
fosse
dinanzi
al
Re
suo
padre
.
Il
Principe
la
ringraziò
mille
volte
e
poi
dell
'
altro
:
e
gli
dette
un
addio
che
veniva
proprio
dal
cuore
.
"
Vi
giuro
"
,
egli
soggiunse
"
che
i
giorni
mi
son
passati
come
un
lampo
;
volere
o
non
volere
,
sento
che
mi
dispiace
a
lasciarvi
;
e
sebbene
voi
siate
qui
la
sovrana
,
e
i
gatti
che
vi
corteggiano
sieno
più
spiritosi
e
galanti
dei
nostri
,
io
non
mi
perito
a
invitarvi
a
venir
via
con
me
.
"
La
Gatta
,
a
questa
proposta
,
rispose
con
un
profondo
sospiro
.
Si
lasciarono
.
Il
Principe
arrivò
il
primo
nel
luogo
,
dove
co
'
suoi
fratelli
era
stato
fissato
il
ritrovo
.
Dopo
poco
arrivarono
anche
gli
altri
e
rimasero
maravigliati
nel
vedere
un
cavallo
di
legno
,
che
caracollava
meglio
di
quelli
delle
scuole
d
'
equitazione
.
Il
Principe
andò
loro
incontro
:
si
abbracciarono
ripetutamente
e
si
raccontarono
le
avventure
dei
loro
viaggi
:
ma
il
nostro
Principe
non
disse
tutta
la
verità
circa
a
quanto
gli
era
accaduto
,
e
mostrò
ai
fratelli
un
canucciaccio
mezzo
spelacchiato
,
dicendo
che
gli
era
parso
così
grazioso
,
che
aveva
pensato
di
portarlo
a
suo
padre
.
Per
quanto
si
volessero
bene
tra
fratelli
e
fratelli
,
nondimeno
i
due
maggiori
sentirono
un
gran
piacere
della
cattiva
scelta
fatta
dal
minore
;
e
perché
erano
a
tavola
,
si
davano
di
nascosto
nel
piede
,
come
per
dire
che
da
lui
non
avevano
nulla
da
temere
.
Il
giorno
dopo
partirono
tutti
e
tre
insieme
,
nella
medesima
carrozza
.
I
due
figli
maggiori
del
Re
avevano
in
alcuni
panieri
dei
canini
così
belli
e
così
delicati
,
che
pareva
non
si
dovessero
toccare
,
per
paura
di
sciuparli
.
Il
minore
aveva
il
suo
cane
spelacchiato
,
così
inzaccherato
di
mota
,
che
nessuno
lo
voleva
accosto
.
Appena
arrivati
al
palazzo
,
tutti
furono
loro
dintorno
per
dargli
il
ben
tornato
:
quindi
passarono
nelle
stanze
del
Re
.
Esso
non
sapeva
in
favore
di
chi
decidersi
,
perché
i
due
cani
presentati
dai
suoi
figli
maggiori
erano
pari
a
bellezza
:
e
già
i
due
fratelli
si
disputavano
il
vantaggio
della
successione
al
trono
,
quando
ecco
che
il
Principe
trovò
il
mezzo
di
metterli
d
'
accordo
,
cavando
fuori
di
tasca
la
ghianda
,
che
Gatta
Bianca
gli
aveva
dato
.
Apertala
in
presenza
di
tutti
,
ciascuno
poté
vedere
un
canino
,
accovacciato
nel
cotone
,
il
quale
sarebbe
passato
attraverso
a
un
anello
da
dito
,
senza
nemmeno
toccarlo
.
Il
Principe
lo
posò
in
terra
,
ed
egli
si
mise
a
ballare
la
sarabanda
con
accompagnamento
di
nacchere
e
con
tanta
grazia
e
leggerezza
,
come
non
avrebbe
saputo
far
meglio
,
la
più
celebre
ballerina
spagnuola
.
Esso
era
di
mille
colori
,
tutti
diversi
,
e
il
pellame
e
gli
orecchi
gli
toccavano
terra
.
Il
Re
rimase
un
po
'
male
,
perché
era
proprio
impossibile
trovar
da
ridire
qualche
cosa
sulla
bellezza
di
quel
cagnolino
.
A
ogni
modo
egli
non
aveva
punta
voglia
di
disfarsi
della
sua
corona
:
ogni
rosone
di
essa
gli
era
mille
volte
più
caro
di
tutti
i
cani
dell
'
universo
.
Disse
dunque
ai
suoi
figliuoli
di
essere
arcicontento
di
tutto
quello
che
avevano
fatto
:
ma
siccome
eran
riusciti
così
bene
nella
prima
prova
,
voleva
avere
un
altro
saggio
della
loro
abilità
,
prima
di
mantenere
la
parola
data
;
per
cui
dava
loro
tempo
un
anno
a
cercargli
una
pezza
di
tela
così
fine
e
sottile
,
da
passar
tutta
dalla
cruna
di
un
ago
,
di
quelli
da
ricamo
.
Tutti
e
tre
sentirono
male
la
cosa
di
doversi
rifar
da
capo
a
cercare
.
I
due
principi
,
i
cui
cani
erano
meno
belli
di
quello
del
fratello
minore
,
si
rassegnarono
.
Ognuno
se
n
'
andò
per
il
suo
viaggio
e
senza
perdersi
in
tante
tenerezze
come
la
prima
volta
,
perché
il
bel
cagnolino
era
stato
cagione
di
un
certo
raffreddamento
fra
loro
.
Il
nostro
Principe
rimontò
sul
suo
cavallo
,
e
senza
curarsi
di
altri
aiuti
,
all
'
infuori
di
quelli
che
poteva
attendere
dalla
Gatta
Bianca
,
partì
alla
gran
carriera
e
ritornò
al
castello
,
dov
'
ella
gli
aveva
fatto
così
buon
viso
e
lieta
accoglienza
.
Trovò
che
tutte
le
porte
erano
spalancate
e
le
mura
risplendenti
per
centomila
fiaccole
accese
,
che
facevano
un
effetto
meraviglioso
.
Le
solite
mani
,
che
l
'
avevano
servito
sempre
con
tanta
puntualità
,
gli
si
fecero
incontro
:
e
presa
la
briglia
del
bravo
cavallo
di
legno
,
lo
portarono
alla
scuderia
,
mentre
il
Principe
si
avviava
verso
la
camera
di
Gatta
Bianca
.
Ella
stava
coricata
dentro
a
una
piccola
cestina
sopra
un
guanciale
di
seta
,
bianca
come
la
neve
.
La
sua
pettinatura
era
un
po
'
trascurata
e
la
fisonomia
abbattuta
e
trista
:
ma
appena
visto
il
Principe
,
fece
mille
salti
e
mille
sgambetti
,
per
fargli
intendere
la
gioia
che
provava
.
"
Per
quante
ragioni
avessi
per
credere
al
tuo
ritorno
"
,
diss
'
ella
,
"
ti
confesso
,
o
figlio
di
Re
,
che
ci
contavo
assai
poco
:
per
il
solito
sono
così
disgraziata
ne
'
miei
desideri
,
che
questa
volta
mi
par
proprio
di
aver
avuto
una
vera
fortuna
.
"
Il
Principe
,
in
ricambio
,
le
fece
mille
carezze
:
e
le
raccontò
l
'
esito
del
suo
viaggio
,
che
forse
ella
già
sapeva
meglio
di
lui
;
e
venne
a
dire
come
qualmente
il
Re
voleva
una
pezza
di
tela
che
potesse
passare
dalla
cruna
d
'
un
ago
;
che
questa
cosa
a
lui
gli
pareva
impossibile
,
ma
che
a
ogni
modo
voleva
tentarla
,
ripromettendosi
miracoli
dalla
buona
amicizia
e
dall
'
aiuto
di
lei
.
Gatta
Bianca
,
pigliando
una
cert
'
aria
di
serietà
,
rispose
che
non
era
una
faccenda
da
darsene
pensiero
:
che
,
per
buona
fortuna
,
aveva
nel
suo
castello
delle
Gatte
che
filavano
benissimo
:
che
essa
pure
vi
avrebbe
messo
lo
zampino
,
per
mandare
avanti
il
lavoro
;
in
una
parola
che
egli
poteva
starsene
tranquillo
,
e
che
avrebbe
trovato
lì
quello
che
cercava
,
senza
bisogno
di
andare
a
girellone
per
il
mondo
.
In
quel
punto
apparirono
le
mani
,
le
quali
portavano
delle
fiaccole
:
e
il
Principe
andando
dietro
a
esse
,
insieme
con
Gatta
Bianca
,
entrò
in
una
magnifica
terrazza
coperta
,
che
dava
lungo
un
gran
fiume
,
sul
quale
furono
incendiati
bellissimi
fuochi
d
'
artifizio
.
Vi
si
dovevano
bruciare
quattro
gatti
,
ai
quali
era
stato
fatto
un
processo
in
tutte
le
regole
.
Erano
accusati
di
aver
mangiato
l
'
arrosto
preparato
per
la
cena
di
Gatta
Bianca
,
il
suo
formaggio
e
il
suo
latte
:
e
di
aver
cospirato
contro
la
sua
real
persona
insieme
con
Martafaccio
e
l
'
Eremita
,
famosi
topi
di
quella
contrada
e
tenuti
per
tali
anche
da
La
-
Fontaine
,
scrittore
degnissimo
di
fede
;
ma
,
con
tutto
questo
,
si
sapeva
che
nel
processo
c
'
erano
stati
molti
pasticci
,
e
che
quasi
tutti
i
testimoni
avevano
preso
il
boccone
.
Fatto
sta
,
che
il
Principe
ottenne
per
loro
la
grazia
:
e
i
fuochi
d
'
artifizio
non
bruciarono
nessuno
:
e
dei
razzi
e
delle
girandole
a
quel
modo
,
non
se
ne
sono
mai
più
vedute
.
Dopo
i
fuochi
fu
imbandita
una
cena
,
che
il
Principe
gustò
assai
più
delle
girandole
e
dei
razzi
,
perché
aveva
una
fame
da
lupi
,
per
la
ragione
che
il
suo
cavallo
di
legno
l
'
aveva
fatto
correr
tanto
,
come
se
fosse
stato
in
strada
ferrata
,
e
anche
più
.
I
giorni
passavano
e
si
somigliavano
:
feste
dalla
mattina
alla
sera
,
e
sempre
differenti
,
colle
quali
l
'
ingegnosa
Gatta
Bianca
teneva
allegro
il
suo
ospite
:
e
forse
non
c
'
è
stato
un
altro
mortale
,
che
si
sia
tanto
divertito
,
non
avendo
con
sé
altra
compagnia
che
quella
dei
gatti
.
Gli
è
vero
che
Gatta
Bianca
aveva
uno
spirito
grazioso
,
seducente
e
adattato
a
ogni
cosa
;
ella
ne
sapeva
più
di
quel
che
è
lecito
saperne
a
un
gatto
:
e
il
Principe
molte
volte
ne
rimaneva
stupito
.
"
No
"
,
esso
le
diceva
,
"
le
meraviglie
che
mi
vien
fatto
di
notare
in
voi
,
non
sono
punto
naturali
:
se
voi
mi
amate
davvero
,
carissima
Micina
,
ditemi
per
quale
miracolo
pensate
e
parlate
con
tanta
finezza
di
buon
senso
,
da
rendervi
degna
di
sedere
fra
i
begl
'
ingegni
delle
più
celebrate
Accademie
.
"
"
Finiscila
con
queste
domande
,
figlio
di
Re
"
,
ella
gli
disse
,
"
a
me
non
è
lecito
risponderti
:
tu
puoi
almanaccare
quanto
ti
pare
e
piace
:
padronissimo
!
Ti
basti
soltanto
sapere
che
avrò
sempre
per
te
una
zampina
col
guanto
di
velluto
:
e
che
ogni
cosa
che
ti
riguarda
sarà
come
se
fosse
una
cosa
mia
.
"
Questo
second
'
anno
passò
,
senza
addarsene
,
come
il
primo
.
Il
Principe
non
aveva
tempo
di
desiderare
un
oggetto
,
che
le
solite
mani
,
sempre
pronte
,
glielo
portavano
subito
:
sia
che
si
trattasse
di
libri
,
di
gemme
,
di
quadri
,
di
medaglie
antiche
:
insomma
egli
non
doveva
far
altro
che
dire
:
"
voglio
il
tal
bigiù
,
che
è
nel
gabinetto
intimo
del
Mogol
o
del
Re
di
Persia
,
o
la
tale
statua
di
Corinto
o
di
Grecia
"
che
subito
vedeva
comparirsi
davanti
ciò
che
desiderava
,
senza
sapere
né
chi
gliel
'
avesse
portata
,
né
di
dove
venisse
.
Ecco
una
virtù
magica
,
che
ha
le
sue
attrattive
e
che
,
non
foss
'
altro
per
passatempo
,
ci
farebbe
nascere
la
voglia
di
diventare
i
padroni
dei
più
bei
tesori
della
terra
.
Gatta
Bianca
,
che
non
perdeva
mai
d
'
occhio
gl
'
interessi
del
Principe
,
lo
avvertì
che
il
tempo
della
sua
partenza
si
avvicinava
e
che
poteva
stare
tranquillo
in
quanto
alla
pezza
di
tela
tanto
desiderata
,
perché
essa
gliene
aveva
tessuta
una
maravigliosa
:
aggiungendo
che
questa
volta
voleva
regalargli
un
equipaggio
degno
di
lui
.
E
senza
dargli
tempo
di
rispondere
,
l
'
obbligò
a
guardar
giù
nel
cortile
del
castello
.
E
lì
,
infatti
,
vi
era
una
carrozza
scoperta
,
tutta
d
'
oro
smaltato
,
color
fuoco
,
con
mille
imprese
galanti
dipinte
sopra
,
che
facevano
piacere
agli
occhi
e
alla
mente
.
V
'
erano
attaccati
quattro
per
quattro
,
dodici
cavalli
bianchi
come
la
neve
,
carichi
di
gualdrappe
di
velluto
rosso
fiammante
,
ricamate
a
diamanti
e
guarnite
di
fibbie
e
di
piastrelle
d
'
oro
.
La
carrozza
era
foderata
dentro
colla
stessa
magnificenza
ed
aveva
un
seguito
d
'
altre
cento
carrozze
a
otto
cavalli
,
tutte
piene
di
signori
di
grande
apparenza
e
splendidamente
vestiti
.
V
'
era
di
scorta
un
reggimento
di
mille
guardie
del
corpo
,
le
cui
uniformi
erano
così
coperte
di
ricami
e
di
alamari
,
che
il
panno
non
si
distingueva
più
:
e
la
cosa
singolare
era
questa
:
che
il
ritratto
della
Gatta
Bianca
si
vedeva
da
per
tutto
,
sugli
stemmi
della
carrozza
,
sull
'
uniforme
delle
guardie
,
e
perfino
attaccato
con
un
nastro
all
'
occhiello
dell
'
abito
dei
cortigiani
,
come
la
insegna
di
un
nuovo
ordine
cavalleresco
,
di
cui
essa
gli
avesse
onorati
.
"
Ora
parti
pure
"
,
diss
'
ella
al
Principe
,
"
e
presentati
al
Re
tuo
padre
in
codest
'
arnese
abbagliante
;
e
che
la
tua
magnificenza
da
gran
signore
lo
metta
in
suggezione
tanto
da
non
aver
cuore
di
ricusarti
il
trono
che
ti
sei
meritato
.
Eccoti
una
noce
:
guarda
bene
di
non
schiacciarla
,
finché
non
sarai
alla
presenza
di
lui
:
dentro
ci
troverai
la
pezza
di
tela
,
che
m
'
hai
domandata
.
"
"
Graziosa
Bianchina
"
,
egli
rispose
,
"
vi
giuro
che
sono
talmente
preso
dalle
vostre
gentilezze
per
me
,
che
,
se
foste
contenta
,
preferirei
di
passar
la
mia
vita
con
voi
,
a
tutte
le
grandezzate
che
mi
aspettano
fuori
di
qui
.
"
"
Figlio
di
Re
"
,
ella
soggiunse
,
"
io
credo
alla
bontà
del
tuo
cuore
,
merce
rara
fra
i
Principi
:
perché
essi
vogliono
essere
amati
da
tutti
,
e
non
amar
nessuno
.
Ma
tu
sei
l
'
eccezione
della
regola
.
Io
ti
tengo
conto
del
bene
che
dimostri
di
volere
a
una
Gattina
Bianca
,
la
quale
in
fondo
in
fondo
,
non
è
buona
ad
altro
che
a
prender
topi
.
"
Il
Principe
le
baciò
la
zampetta
e
partì
.
Se
già
non
si
sapesse
come
il
cavallo
di
legno
gli
avesse
fatto
fare
duemila
miglia
in
meno
di
quarantott
'
ore
,
ora
si
stenterebbe
a
credere
la
gran
furia
che
messe
per
arrivare
in
tempo
.
Se
non
che
la
stessa
potenza
che
animava
il
cavallo
di
legno
,
spronò
talmente
anche
gli
altri
,
che
non
restarono
per
la
strada
più
di
ventiquattr
'
ore
.
Non
fecero
neppure
una
fermata
,
finché
non
furono
giunti
dal
Re
,
dove
già
i
due
fratelli
maggiori
si
trovavano
:
i
quali
,
non
vedendo
arrivare
il
fratello
minore
,
gongolavano
del
suo
ritardo
e
bisbigliavano
fra
loro
sottovoce
:
"
Questa
è
una
bazza
per
noi
:
o
è
morto
o
è
malato
:
e
così
avremo
un
rivale
di
meno
,
nella
successione
al
trono
"
.
Senza
perder
tempo
spiegarono
le
loro
tele
,
le
quali
,
a
dir
la
verità
,
erano
tanto
fini
,
da
passar
dalla
cruna
di
un
ago
grosso
:
ma
per
in
quanto
alla
cruna
di
un
ago
sottile
,
era
inutile
parlarne
;
e
il
Re
,
tutto
contento
di
aver
trovato
questo
attaccagnolo
,
mostrò
loro
l
'
ago
che
egli
aveva
prescelto
e
che
per
ordine
suo
i
magistrati
avevano
recato
dal
Tesoro
della
città
,
dov
'
era
stato
gelosamente
custodito
.
Nacque
un
gran
diverbio
:
e
tutti
vollero
dire
la
sua
.
Gli
amici
de
'
Principi
,
e
segnatamente
quelli
del
maggiore
,
la
cui
tela
senza
dubbio
era
la
più
bella
,
sostenevano
che
il
Re
aveva
messo
fuori
una
gretola
,
dove
c
'
era
mescolata
molta
dose
di
furberia
e
di
malafede
.
Alla
fine
,
per
troncare
ogni
pettegolezzo
,
si
sentì
per
la
città
il
rumore
allegro
e
cadenzato
di
una
fanfara
di
trombe
,
timballi
e
clarinetti
:
era
il
nostro
Principe
,
che
arrivava
col
suo
splendido
corteggio
.
Il
Re
e
i
suoi
due
figli
fecero
tanto
d
'
occhio
alla
vista
di
uno
spettacolo
così
sorprendente
.
Appena
ebbe
salutato
rispettosamente
il
padre
suo
e
abbracciati
i
fratelli
,
cavò
fuori
da
una
scatola
,
tutta
incrostata
di
rubini
,
la
noce
:
e
la
schiacciò
.
Egli
si
aspettava
di
trovarci
la
pezza
di
tela
,
tanto
decantata
:
ma
invece
c
'
era
una
nocciuola
;
schiacciò
anche
questa
,
e
rimase
stupito
di
trovarci
dentro
un
nocciolo
di
ciliegia
.
Tutti
si
guardarono
in
viso
:
il
Re
se
la
rideva
sotto
i
baffi
e
si
divertiva
alle
spalle
del
figlio
,
il
quale
era
stato
tanto
baccello
da
credere
di
poter
portare
una
pezza
di
tela
dentro
a
una
noce
;
ma
perché
non
ci
doveva
credere
,
quando
già
gli
era
stato
dato
un
canino
che
entrava
tutto
in
una
ghianda
?
Egli
schiacciò
anche
il
nocciolo
di
ciliegia
,
il
quale
era
tutto
pieno
della
sua
mandorlina
.
Allora
cominciò
per
la
sala
un
gran
bisbiglìo
:
e
non
si
sentiva
altro
che
questo
ritornello
:
"
Il
Principe
cadetto
l
'
hanno
preso
a
godere
!..."
.
Egli
non
rispose
nulla
alle
insolenti
freddure
dei
cortigiani
.
Aprì
in
mezzo
la
mandorlina
,
e
ci
trovò
un
chicco
di
miglio
.
Oh
!
allora
poi
,
per
dir
la
verità
,
cominciò
anch
'
esso
a
dubitare
e
masticò
fra
i
denti
,
"
Ah
!
Gatta
Bianca
,
Gatta
Bianca
,
tu
me
l
'
hai
fatta
!..."
In
questo
punto
sentì
sulla
mano
un
'
unghiata
di
gatto
,
che
lo
graffiò
così
bene
da
fargli
uscire
il
sangue
.
Egli
non
sapeva
se
quell
'
unghiata
fosse
per
dargli
coraggio
o
per
consigliarlo
a
smettere
:
a
ogni
modo
aprì
il
chicco
di
miglio
,
e
lo
stupore
di
tutti
non
fu
piccolo
davvero
quando
ne
tirò
fuori
una
pezza
di
tela
di
mille
metri
così
meravigliosa
,
che
c
'
erano
dipinti
sopra
ogni
maniera
d
'
uccelli
,
di
pesci
,
di
animali
,
con
gli
alberi
,
i
frutti
e
le
piante
della
terra
,
gli
scogli
,
le
rarità
e
le
conchiglie
del
mare
,
il
sole
,
la
luna
,
le
stelle
,
gli
astri
e
i
pianeti
del
cielo
.
E
c
'
erano
anche
i
ritratti
dei
Re
e
dei
Sovrani
che
regnavano
allora
nel
mondo
:
e
quelli
delle
loro
mogli
,
dei
figliuoli
e
di
tutti
i
loro
sudditi
,
senza
che
vi
fossero
dimenticati
i
più
infimi
,
fra
gli
straccioni
e
gli
sbarazzini
di
strada
.
Ciascuno
,
nel
suo
stato
,
rappresentava
il
personaggio
che
doveva
rappresentare
,
ed
era
vestito
alla
foggia
del
suo
paese
.
Quando
il
Re
ebbe
visto
questa
pezza
di
tela
,
si
fece
bianco
in
viso
,
come
s
'
era
fatto
rosso
il
Principe
,
nel
mentre
che
la
cercava
.
Tanto
il
Re
che
i
due
Principi
maggiori
serbavano
un
cupo
silenzio
,
sebbene
a
più
riprese
si
trovassero
forzati
a
dire
che
in
tutto
quanto
il
mondo
non
c
'
era
un
'
altra
cosa
,
che
potesse
agguagliarsi
alla
bellezza
e
alla
rarità
di
questa
tela
.
Il
Re
lasciò
andare
un
gran
sospiro
e
voltandosi
a
'
suoi
figli
,
disse
loro
:
"
Non
potete
figurarvi
la
mia
consolazione
,
nel
vedere
la
deferenza
che
avete
per
me
:
io
desidero
dunque
che
vi
mettiate
a
una
novella
prova
.
Andate
a
viaggiare
ancora
un
anno
,
e
colui
che
in
capo
all
'
anno
menerà
seco
la
più
bella
fanciulla
,
quello
la
sposerà
e
sarà
incoronato
Re
il
giorno
stesso
delle
sue
nozze
;
perché
,
in
fin
dei
conti
,
è
una
necessità
che
il
mio
successore
abbia
moglie
:
e
faccio
giuro
e
prometto
che
questa
volta
sarà
l
'
ultima
e
non
manderò
più
per
le
lunghe
la
ricompensa
promessa
"
.
Questa
qui
,
a
guardarla
bene
,
era
una
ingiustizia
bella
e
buona
a
carico
del
nostro
Principe
.
Il
cagnolino
e
la
pezza
di
tela
,
invece
di
un
regno
,
ne
meritavano
dieci
;
ma
il
Principe
aveva
un
carattere
così
ben
fatto
,
che
non
volle
mettersi
in
urto
col
padre
suo
:
e
senza
rifiatare
,
rimontò
in
carrozza
e
via
.
Il
suo
corteggio
lo
seguì
,
ed
egli
tornò
dalla
sua
cara
Gatta
Bianca
.
Ella
sapeva
il
giorno
e
il
minuto
che
doveva
arrivare
;
per
tutta
la
strada
c
'
era
la
fiorita
e
mille
bracieri
con
sostanze
odorose
fumavano
fuori
e
dentro
al
castello
.
Essa
se
ne
stava
seduta
sopra
un
tappeto
di
Persia
,
sotto
un
baldacchino
di
broccato
d
'
oro
in
una
galleria
,
dalla
quale
poteva
vederlo
ritornare
.
Fu
ricevuto
dalle
solite
mani
,
che
l
'
avevano
sempre
servito
.
Tutti
i
gatti
si
arrampicarono
su
per
le
grondaie
,
per
dargli
il
ben
tornato
,
con
un
miagolio
da
straziare
gli
orecchi
.
"
Ebbene
,
figlio
di
Re
"
,
ella
gli
disse
,
"
eccoti
tornato
qui
,
e
senza
corona
.
"
"
Signora
"
,
egli
rispose
,
"
la
vostra
buona
grazia
mi
aveva
messo
in
caso
di
guadagnarmela
:
ma
ho
capito
che
il
Re
avrebbe
più
dispiacere
a
disfarsene
di
quello
che
io
avessi
gusto
a
possederla
.
"
"
Non
importa
"
,
ella
soggiunse
,
"
non
bisogna
trascurar
nulla
per
meritarla
;
io
ti
aiuterò
anche
questa
volta
,
e
poiché
bisogna
che
tu
meni
alla
corte
di
tuo
padre
una
bella
fanciulla
,
penserò
io
a
cercartene
una
che
ti
faccia
vincere
il
premio
:
intanto
divertiamoci
,
ed
è
per
questo
che
ho
ordinato
un
combattimento
navale
fra
i
miei
gatti
e
i
terribili
topi
del
paese
.
I
miei
gatti
si
troveranno
un
po
'
impappinati
nei
loro
movimenti
,
perché
hanno
paura
dell
'
acqua
;
ma
senza
di
questo
,
essi
avrebbero
troppo
il
disopra
:
e
,
per
quanto
si
può
,
bisogna
cercare
di
bilanciare
le
forze
.
"
Il
Principe
ammirò
la
prudenza
della
signora
Micina
:
le
fece
i
suoi
mirallegri
e
andò
con
essa
sopra
una
gran
terrazza
che
dava
sul
mare
,
I
vascelli
dei
gatti
consistevano
in
grandi
pezzi
di
sughero
,
sui
quali
vogavano
abbastanza
comodamente
.
I
topi
avevan
riuniti
e
legati
insieme
molti
gusci
d
'
ovo
e
questi
erano
le
loro
navi
.
Il
combattimento
fu
accanito
e
crudele
:
i
topi
si
buttavano
nell
'
acqua
e
nuotavano
con
più
maestria
dei
gatti
:
e
così
ben
più
di
venti
volte
si
trovarono
a
essere
vincitori
e
vinti
:
ma
Minagorbio
,
ammiraglio
della
flotta
gattesca
,
ridusse
l
'
armata
topina
all
'
ultima
disperazione
,
e
si
mangiò
con
molto
gusto
il
generale
della
flotta
nemica
,
che
era
un
vecchio
topo
di
grande
esperienza
,
il
quale
aveva
fatto
per
tre
volte
il
giro
del
mondo
sopra
grossi
vascelli
dove
egli
non
era
né
capitano
,
né
marinaio
,
ma
semplice
leccalardo
.
Gatta
Bianca
non
volle
che
quei
poveri
disgraziati
fossero
interamente
distrutti
.
Essa
aveva
politica
e
pensava
che
se
in
paese
non
ci
fossero
più
stati
né
topi
né
sorci
,
i
suoi
sudditi
sarebbero
vissuti
in
un
ozio
,
che
poteva
alla
lunga
diventare
pericoloso
,
Il
Principe
passò
anche
quest
'
anno
,
come
i
due
precedenti
,
andando
a
caccia
,
alla
pesca
e
giuocando
:
perché
bisogna
sapere
che
Gatta
Bianca
era
bravissima
al
giuoco
degli
scacchi
.
Egli
,
di
tanto
in
tanto
,
non
poteva
stare
dal
farle
delle
domande
incalzanti
,
per
arrivare
a
scuoprire
per
qual
miracolo
ella
avesse
il
dono
di
poter
parlare
.
E
avrebbe
voluto
sapere
se
era
una
fata
,
e
se
fosse
stata
cambiata
in
gatta
,
al
seguito
di
una
metamorfosi
:
ma
siccome
non
c
'
era
caso
che
ella
dicesse
mai
quello
che
non
voleva
dire
,
così
rispondeva
sempre
quel
tanto
che
voleva
rispondere
,
e
dava
delle
risposte
tronche
e
senza
significato
,
ragione
per
cui
egli
dové
persuadersi
che
Gatta
Bianca
non
voleva
metterlo
a
parte
del
suo
segreto
.
Non
c
'
è
una
cosa
che
passi
tanto
presto
,
quanto
i
giorni
felici
:
e
se
la
Gatta
Bianca
non
fosse
stata
lei
a
darsi
il
pensiero
di
tenere
a
mente
il
tempo
preciso
di
far
ritorno
alla
Corte
,
non
c
'
è
dubbio
che
il
Principe
se
lo
sarebbe
dimenticato
bene
e
meglio
.
Alla
vigilia
della
partenza
ella
lo
avvertì
che
dipendeva
da
lui
,
se
avesse
voluto
menar
seco
una
delle
più
belle
principesse
del
mondo
;
che
era
giunta
finalmente
l
'
ora
di
distruggere
il
fatale
incantesimo
ordito
dalle
fate
e
che
per
questo
bisognava
che
egli
si
risolvesse
a
tagliar
a
lei
la
testa
e
la
coda
,
e
a
gettarle
subito
sul
fuoco
.
"
Io
?
"
,
esclamò
,
"
Bianchina
!
amor
mio
!
e
sarò
io
tanto
spietato
da
uccidervi
?
Ah
!
vedo
bene
che
volete
mettere
il
mio
cuore
alla
prova
:
ma
siate
pur
certa
che
esso
non
è
capace
di
mancare
alla
amicizia
e
alla
riconoscenza
che
vi
deve
,
"
"
No
,
figlio
di
Re
"
,
ella
riprese
,
"
io
non
sospetto
in
te
nemmeno
l
'
ombra
dell
'
ingratitudine
;
ti
conosco
troppo
:
ma
non
sta
né
a
me
né
a
te
a
regolare
in
questo
caso
i
nostri
destini
:
fai
quello
che
ti
dico
e
saremo
felici
.
Sulla
mia
parola
di
gatta
onorata
e
perbene
,
ti
farò
vedere
che
ti
sono
amica
...
"
Al
solo
pensiero
di
dover
tagliare
la
testa
alla
sua
Gattina
,
tanto
carina
e
graziosa
,
il
giovane
Principe
sentì
venirsi
per
due
o
tre
volte
le
lacrime
agli
occhi
.
Disse
tutto
quel
più
che
seppe
dire
di
affettuoso
,
per
essere
dispensato
,
ma
essa
,
intestata
,
rispondeva
che
voleva
morire
per
le
sue
mani
;
e
che
questo
era
l
'
unico
mezzo
per
impedire
ai
fratelli
di
lui
d
'
impadronirsi
della
corona
:
insomma
,
insisté
tanto
e
poi
tanto
,
che
alla
fine
egli
tirò
fuori
la
spada
e
con
mano
tremante
tagliò
la
testa
e
la
coda
della
sua
buona
amica
.
In
quel
punto
stesso
si
trovò
presente
alla
più
bella
metamorfosi
che
si
possa
immaginare
.
Il
corpo
di
Gatta
Bianca
cominciò
a
ingrandire
e
tutt
'
a
un
tratto
diventò
una
fanciulla
:
meraviglia
da
non
potersi
descrivere
a
parole
,
e
unica
forse
al
mondo
.
I
suoi
occhi
rubavano
i
cuori
,
e
la
sua
dolcezza
li
teneva
legati
:
la
sua
figura
era
maestosa
,
l
'
aspetto
nobile
e
modesto
,
lo
spirito
seducente
,
le
maniere
cortesi
:
e
per
dir
tutto
in
una
parola
,
ell
'
era
al
disopra
di
tutto
ciò
che
vi
può
essere
di
amabile
e
di
grazioso
sulla
terra
.
Il
Principe
,
a
vederla
,
rimase
preso
da
un
grande
stupore
:
ma
da
uno
stupore
così
piacevole
,
che
credette
di
essere
incantato
.
Non
poteva
spiccar
parola
:
pareva
che
gli
occhi
non
gli
bastassero
per
guardarla
,
e
la
lingua
legata
non
trovava
il
verso
di
esprimere
la
sua
meraviglia
;
la
quale
si
accrebbe
di
mille
doppi
,
quand
'
egli
vide
entrare
una
folla
straordinaria
di
dame
e
di
cavalieri
,
colla
loro
brava
pelle
di
gatto
o
di
gatta
,
gettata
sulle
spalle
,
che
andavano
a
prosternarsi
ai
piedi
della
Regina
,
e
a
darle
segno
della
loro
gioia
per
vederla
tornata
nel
suo
primo
stato
naturale
.
Essa
li
ricevé
con
tutta
quella
bontà
,
che
rivelava
l
'
eccellente
pasta
del
suo
cuore
e
del
suo
carattere
,
e
dopo
essersi
trattenuta
un
poco
con
essi
,
ordinò
che
la
lasciassero
sola
col
Principe
,
al
quale
parlò
così
:
Non
vi
mettete
in
capo
,
o
signore
,
che
io
sia
stata
sempre
gatta
:
e
che
la
mia
nascita
sia
oscura
fra
gli
uomini
.
Mio
padre
era
Re
e
padrone
di
sei
regni
.
Egli
amava
teneramente
mia
madre
,
e
la
lasciava
liberissima
di
fare
tutto
ciò
che
le
passava
per
la
mente
,
La
passione
dominante
di
mia
madre
era
quella
di
viaggiare
:
per
cui
,
sebbene
incinta
di
me
,
intraprese
una
gita
per
andare
a
vedere
una
montagna
,
della
quale
aveva
sentito
dire
cose
dell
'
altro
mondo
.
E
mentr
'
era
per
via
,
le
fu
detto
che
lì
in
que
'
pressi
c
'
era
un
castello
di
fate
,
il
più
bello
fra
quanti
se
ne
conoscevano
;
o
almeno
creduto
tale
per
una
antichissima
tradizione
;
perché
non
essendovi
mai
entrato
nessuno
,
non
potevasi
giudicarne
che
dal
di
fuori
:
ma
la
cosa
che
si
sapeva
per
certo
era
questa
,
che
le
fate
avevano
nel
loro
giardino
certe
frutta
così
delicate
e
saporite
,
come
non
se
ne
sono
mangiate
mai
.
Ecco
subito
che
alla
Regina
mia
madre
nacque
una
gran
voglia
di
assaggiarle
,
e
si
avviò
verso
quella
parte
.
Giunse
alla
porta
di
questo
magnifico
palazzo
,
tutto
risplendente
d
'
oro
e
di
azzurro
:
ma
bussò
inutilmente
.
Non
comparve
anima
viva
:
si
sarebbe
detto
che
erano
tutti
morti
.
Quest
'
indugi
servivano
a
farle
crescere
la
voglia
;
sicché
mandò
in
cerca
di
scale
per
iscavalcare
i
muri
del
giardino
;
e
la
cosa
sarebbe
riuscita
bene
,
se
i
muri
non
si
fossero
alzati
lì
per
lì
,
e
senza
vedere
una
mano
che
ci
lavorasse
.
Si
prese
allora
il
ripiego
di
mettere
le
scale
le
une
sulle
altre
!
ma
finirono
di
fracassarsi
sotto
il
peso
di
quelli
che
ci
salivano
sopra
,
i
quali
,
cadendo
giù
,
rimanevano
morti
o
stroppiati
.
La
Regina
era
disperata
.
Vedeva
i
grandi
alberi
carichi
di
frutta
,
che
essa
credeva
deliziose
,
e
voleva
cavarsene
la
voglia
,
o
morire
:
e
per
questo
,
fece
rizzare
dinanzi
al
castello
parecchie
tende
signorili
e
di
gran
lusso
,
e
vi
si
trattenne
sei
settimane
con
tutta
la
sua
Corte
.
Non
dormiva
né
mangiava
più
:
non
faceva
altro
che
sospirare
,
parlando
sempre
della
frutta
del
giardino
inaccessibile
,
finché
si
ammalò
,
senza
trovare
chi
potesse
sollevarla
del
suo
male
,
perché
le
inesorabili
fate
non
si
fecero
mai
vedere
,
dopo
che
ella
si
era
attendata
in
vicinanza
del
loro
castello
.
Tutti
i
suoi
uffiziali
si
affliggevano
dimolto
:
non
si
sentivano
che
pianti
e
sospiri
da
tutte
le
parti
,
mentre
la
Regina
moribonda
chiedeva
delle
frutta
a
quelli
che
la
servivano
,
ma
non
ne
voleva
di
altra
specie
,
all
'
infuori
di
quelle
che
le
venivano
negate
.
Una
notte
,
mentre
era
in
un
mezzo
dormiveglia
,
aprì
gli
occhi
e
svegliandosi
vide
una
vecchiettina
decrepita
e
brutta
più
del
peccato
,
seduta
in
una
poltrona
accanto
al
capezzale
del
suo
letto
.
Si
maravigliò
che
le
sue
dame
avessero
lasciata
passare
una
sconosciuta
nella
sua
camera
;
quando
questa
le
disse
:
"
A
noi
ci
pare
che
la
tua
Maestà
sia
molto
indiscreta
,
a
incaponirsi
a
voler
mangiare
per
forza
le
nostre
frutta
;
ma
perché
ci
va
di
mezzo
la
tua
vita
preziosa
,
le
mie
sorelle
e
io
acconsentiremo
a
dartene
tante
,
quante
ne
potrai
portare
,
finché
starai
qui
:
ma
a
un
patto
:
al
patto
che
tu
ci
faccia
un
regalo
"
.
"
Ah
!
mia
buona
nonna
"
,
gridò
la
Regina
,
"
chiedete
e
domandate
!
io
son
pronta
a
darvi
il
mio
regno
,
il
mio
cuore
,
l
'
anima
mia
,
purché
mi
cavi
la
voglia
delle
vostre
frutta
:
a
nessun
prezzo
mi
parranno
care
.
"
"
Noi
vogliamo
"
,
diss
'
ella
,
"
che
tua
Maestà
ci
dia
la
figlia
che
porti
nel
seno
.
Quando
sarà
nata
,
verremo
a
pigliarla
e
l
'
alleveremo
noi
:
non
c
'
è
virtù
,
bellezza
o
sapienza
,
che
essa
non
possa
avere
per
mezzo
nostro
,
in
una
parola
sarà
nostra
figlia
e
noi
la
faremo
felice
:
ma
intendiamoci
bene
:
la
tua
Maestà
non
potrà
rivederla
fino
al
giorno
che
non
si
sarà
maritata
.
Se
il
patto
ti
garba
,
io
ti
guarisco
subito
,
menandoti
qui
nei
pomari
del
nostro
giardino
:
non
badare
che
sia
notte
;
ci
vedrai
abbastanza
,
per
iscegliere
le
frutta
che
vorrai
.
Se
il
patto
non
ti
va
,
buona
notte
,
signora
Regina
e
scappo
a
letto
.
"
"
Per
quanto
sia
dura
la
legge
che
m
'
imponete
"
,
rispose
la
Regina
,
"
l
'
accetto
piuttosto
che
morire
,
perché
è
più
che
certo
che
mi
rimane
appena
un
giorno
di
vita
,
e
morendo
io
,
la
figlia
mia
morirebbe
con
me
.
Guaritemi
,
sapiente
fata
"
,
ella
seguitò
a
dire
"
e
non
mi
fate
perdere
nemmeno
un
minuto
per
arrivare
al
godimento
della
grazia
che
mi
avete
fatta
.
"
La
fata
la
toccò
con
una
bacchettina
d
'
oro
,
dicendo
:
"
Che
la
tua
Maestà
sia
libera
da
tutti
i
mali
,
che
la
tengono
inchiodata
nel
letto
"
.
A
queste
parole
le
parve
di
trovarsi
alleggerita
da
una
veste
di
piombo
,
pesante
e
dura
,
che
le
toglieva
il
respiro
,
e
che
in
certi
punti
sentiva
pesarla
anche
di
più
,
perché
forse
era
lì
la
sede
del
male
.
Fece
chiamare
tutte
le
sue
dame
e
disse
loro
,
con
viso
sorridente
,
che
stava
benissimo
,
che
si
voleva
levar
subito
,
che
finalmente
le
porte
del
castello
,
serrate
a
chiavistello
,
e
a
doppia
mandata
,
si
sarebbero
aperte
per
lei
,
perché
potesse
mangiare
le
belle
frutta
del
giardino
e
portarne
via
con
sé
,
quante
ne
avesse
volute
.
Fra
tutte
quelle
dame
,
non
ce
ne
fu
una
sola
la
quale
non
sospettasse
che
la
Regina
fosse
caduta
in
delirio
,
e
che
in
quel
momento
sognasse
a
occhi
aperti
le
frutta
tanto
desiderate
:
per
cui
,
invece
di
risponderle
a
tono
,
si
misero
a
piangere
e
fecero
svegliare
tutti
i
medici
,
perché
venissero
a
vederla
.
Quest
'
indugio
faceva
inquietare
la
Regina
,
la
quale
domandava
i
suoi
vestiti
,
e
nessuno
si
muoveva
;
e
la
cosa
andò
tanto
in
là
che
finì
col
lasciarsi
pigliare
dalla
bizza
e
diventò
rossa
come
una
ciliegia
.
Alcuni
badavano
a
dire
che
era
effetto
della
febbre
:
ma
i
medici
,
essendo
finalmente
arrivati
,
e
dopo
averle
tastato
il
polso
e
fatte
le
solite
cerimonie
di
uso
,
non
poterono
far
di
meno
di
dichiarare
che
era
tornata
in
perfettissima
salute
.
Le
sue
donne
accortesi
del
granchio
a
secco
che
avevano
preso
per
troppo
zelo
,
cercarono
di
riparare
al
mal
fatto
,
vestendola
da
capo
a
piedi
in
quattro
e
quattr
'
otto
.
Le
chiesero
perdono
:
tutto
fu
accomodato
:
ed
essa
si
affrettò
a
seguire
la
vecchia
fata
che
l
'
aveva
aspettata
fin
allora
.
Entrò
nel
palazzo
,
dove
non
ci
mancava
nulla
per
essere
il
più
bel
palazzo
del
mondo
:
"
E
voi
,
o
signore
,
non
penerete
a
crederlo
"
,
soggiunse
Gatta
Bianca
,
"
quando
vi
avrò
detto
che
è
quello
stesso
,
dove
oggi
io
e
voi
ci
troviamo
"
.
Due
altre
fate
,
un
po
'
meno
vecchie
di
quella
che
conduceva
mia
madre
,
vennero
a
riceverla
alla
porta
e
le
fecero
un
'
accoglienza
,
che
pareva
proprio
una
festa
.
Essa
le
pregò
di
menarla
subito
nel
giardino
e
precisamente
a
quelle
spalliere
,
dove
avrebbe
potuto
trovare
i
frutti
migliori
.
"
Sono
tutti
buoni
nello
stesso
modo
"
,
risposero
le
fate
,
"
e
se
non
fosse
che
tu
vuoi
cavarti
il
gusto
di
coglierli
colle
tue
mani
,
noi
non
avremmo
da
fare
altro
che
chiamarli
e
farteli
venire
fin
qui
!
"
"
Oh
!
ve
ne
supplico
,
signore
mie
"
,
esclamò
la
Regina
"
fate
che
io
abbia
la
contentezza
di
vedere
una
cosa
così
meravigliosa
e
fuori
dell
'usuale."
La
più
vecchia
delle
due
fate
si
pose
un
dito
in
bocca
e
fece
tre
fischi
:
poi
gridò
"
albicocche
,
pesche
,
noci
,
prugnole
,
pere
,
poponi
,
uva
mascadella
,
mele
,
arance
,
limoni
,
uva
spina
,
fragole
,
lamponi
,
correte
tutti
al
mio
comando
!
"
.
"
Ma
"
,
osservò
la
Regina
,
"
tutte
codeste
frutta
vengono
in
diverse
stagioni
dell
'
anno
!
"
"
Nei
nostri
orti
non
è
così
"
,
esse
risposero
,
"
noi
abbiamo
sempre
ogni
sorta
di
frutta
della
terra
:
sempre
buone
,
sempre
mature
,
e
non
vanno
mai
a
male
.
"
In
quel
frattempo
le
frutta
arrivarono
,
rotolandosi
,
arrampicandosi
le
une
sulle
altre
,
senza
mescolarsi
e
senza
insudiciarsi
;
sicché
la
Regina
,
che
si
struggeva
di
levarsene
la
voglia
,
vi
si
buttò
sopra
,
e
prese
le
prime
che
le
capitarono
sotto
mano
.
Non
le
mangiò
:
ma
le
divorò
.
Quando
fu
piena
fino
alla
gola
,
pregò
le
fate
di
lasciarla
andare
alla
spalliera
,
per
poterle
scegliere
coll
'
occhio
prima
di
coglierle
.
"
Volentieri
"
,
risposero
le
fate
,
"
ma
rammentate
la
promessa
che
avete
fatta
:
ormai
non
c
'
è
più
tempo
per
tornare
indietro
.
"
"
Io
son
così
persuasa
"
,
ella
riprese
a
dire
,
"
che
qui
da
voi
si
faccia
una
vita
d
'
oro
e
mi
pare
che
questo
palazzo
sia
tanto
bello
,
che
se
non
fosse
per
il
gran
bene
che
voglio
al
Re
mio
marito
,
mi
metterei
d
'
accordo
per
restarci
anch
'
io
:
vedete
dunque
se
è
mai
possibile
che
io
possa
pentirmi
di
quel
che
ho
detto
.
"
Le
fate
,
tutte
contente
da
non
si
credere
,
le
apersero
i
loro
giardini
e
i
recinti
più
appartati
;
e
tanto
essa
ci
si
trovò
bene
,
che
vi
si
trattenne
tre
giorni
e
tre
notti
,
senza
allontanarsi
di
lì
un
minuto
.
Fece
una
gran
provvista
di
frutta
e
ne
colse
quante
ne
poté
cogliere
:
e
perché
sapeva
che
non
andavano
a
male
,
ne
fece
caricare
quattromila
muli
che
condusse
seco
.
Al
dono
delle
frutta
le
fate
vollero
aggiungere
quello
dei
corbelli
e
delle
ceste
d
'
oro
,
d
'
un
lavoro
finissimo
che
pareva
fatto
col
fiato
:
le
promisero
che
mi
avrebbero
allevata
da
Principessa
,
come
io
era
,
che
mi
avrebbero
data
un
'
educazione
perfetta
,
e
a
suo
tempo
scelto
uno
sposo
.
Le
dissero
di
più
che
ella
sarebbe
stata
avvertita
del
giorno
delle
nozze
,
e
che
contavano
sul
sicuro
che
non
sarebbe
mancata
.
Il
Re
fu
lieto
del
ritorno
della
Regina
e
tutta
la
Corte
le
dimostrò
la
sua
gioia
.
Ogni
giorno
erano
balli
,
mascherate
,
tornei
e
feste
,
dove
le
frutta
portate
dalla
Regina
venivano
distribuite
,
come
un
regalo
prelibato
.
Il
Re
stesso
le
preferiva
a
ogni
altra
cosa
.
Esso
non
sapeva
nulla
del
patto
che
la
Regina
aveva
combinato
colle
fate
,
e
le
domandava
in
quali
paesi
era
stata
per
trovare
di
quelle
delizie
.
Essa
ora
rispondeva
che
le
aveva
trovate
sopra
un
'
alta
montagna
,
quasi
inaccessibile
:
ora
che
nascevano
in
vallate
:
e
qualche
volta
inventava
che
crescevano
in
un
giardino
o
in
mezzo
a
una
gran
foresta
.
Il
Re
non
sapeva
spiegarsi
tante
contraddizioni
.
Interrogava
coloro
che
l
'
avevano
accompagnata
,
ma
questi
non
osavano
fiatare
per
avere
avuto
la
proibizione
di
dire
una
sola
mezza
parola
su
questa
avventura
.
Alla
fine
la
Regina
,
inquieta
della
promessa
fatta
alle
fate
e
vedendo
avvicinarsi
il
tempo
del
parto
,
fu
presa
da
un
gran
mal
umore
:
non
faceva
altro
che
sospirare
e
si
struggeva
a
vista
,
come
una
candela
.
Il
Re
se
ne
impensierì
,
e
incominciò
a
insistere
colla
Regina
,
per
sapere
la
cagione
della
sua
gran
tristezza
:
e
batti
oggi
,
batti
domani
,
finalmente
essa
gli
raccontò
tutto
quello
che
era
passato
fra
lei
e
le
fate
e
com
'
essa
avesse
promesso
loro
la
figlia
che
stava
per
mettere
alla
luce
.
"
Come
!
"
,
esclamò
il
Re
,
"
noi
non
abbiamo
figliuoli
:
voi
sapete
quanto
io
li
desideri
,
e
per
la
gola
di
mangiare
due
o
tre
mele
,
siete
stata
capace
di
promettere
vostra
figlia
?
Bisogna
proprio
dire
che
non
mi
volete
un
filo
di
bene
.
"
E
lì
cominciò
a
farle
dei
rimproveri
e
ne
disse
tante
e
tante
,
che
la
mia
povera
madre
fu
quasi
per
morir
di
dolore
.
E
come
se
questo
fosse
poco
,
la
fece
chiudere
in
una
torre
e
messe
delle
guardie
dappertutto
perché
non
potesser
barattar
parola
con
anima
viva
,
all
'
infuori
degli
uffiziali
destinati
a
servirla
:
e
volle
che
fossero
cambiate
tutte
quelle
persone
del
servizio
che
l
'
avevano
accompagnata
al
castello
delle
fate
.
Quest
'
urto
fra
il
Re
e
la
Regina
gettò
in
Corte
una
gran
costernazione
.
Ciascuno
riponeva
i
suoi
abiti
di
gala
per
vestirne
dei
più
adattati
all
'
afflizione
generale
.
Dal
canto
suo
il
Re
si
mostrava
inesorabile
:
non
volle
più
vedere
sua
moglie
:
e
appena
fui
nata
,
mi
fece
portare
nel
suo
palazzo
per
esservi
allevata
,
mentre
mia
madre
era
sempre
in
prigione
e
nel
massimo
squallore
.
Peraltro
le
fate
non
ignoravano
quello
che
accadeva
:
e
se
la
presero
molto
a
male
e
volevano
avermi
a
tutti
i
costi
,
perché
mi
riguardavano
come
cosa
loro
,
e
stimavano
che
il
ritenermi
in
Corte
fosse
lo
stesso
che
commettere
un
furto
a
loro
danno
.
Prima
di
pigliarsi
una
vendetta
coi
fiocchi
e
proporzionata
al
loro
dispetto
,
esse
mandarono
al
Re
una
celebre
ambasceria
per
ammonirlo
a
ridare
la
libertà
alla
Regina
e
a
riammetterla
nelle
sue
buone
grazie
,
e
per
pregarlo
al
tempo
stesso
di
consegnar
me
ai
loro
ambasciatori
.
E
questi
ambasciatori
erano
nani
schifosi
e
di
una
figura
così
stronca
e
piccina
,
che
non
ebbero
nemmeno
la
sorte
di
poter
capacitare
il
Re
delle
loro
ragioni
.
Egli
li
messe
fuori
dell
'
uscio
senza
tanti
complimenti
,
e
se
non
facevano
presto
a
scappare
,
chi
lo
sa
come
sarebbe
finita
.
Quando
le
fate
seppero
il
contegno
di
mio
padre
,
presero
una
bizza
da
non
si
credere
:
e
dopo
aver
mandato
nei
sei
regni
tutti
i
malanni
immaginabili
,
vi
scatenarono
un
drago
orribile
,
il
quale
sputava
veleno
per
tutto
dove
passava
;
mangiava
bestie
e
cristiani
,
e
soltanto
col
fiato
faceva
seccare
tutti
gli
alberi
e
tutte
le
piante
.
Il
Re
era
disperato
.
Si
consultò
con
tutti
i
savi
dello
Stato
per
trovare
il
modo
di
liberare
i
suoi
sudditi
da
tante
sciagure
,
dalle
quali
erano
tribolati
.
Chi
gli
suggerì
di
mandare
a
cercare
per
tutto
il
mondo
i
migliori
medici
e
i
rimedi
più
accreditati
:
altri
invece
lo
consigliava
a
promettere
la
grazia
della
vita
a
tutti
i
condannati
a
morte
,
a
patto
che
andassero
a
combattere
il
drago
.
Al
Re
piacque
il
consiglio
,
e
lo
accettò
:
ma
non
ne
ricavò
nessun
vantaggio
,
perché
la
mortalità
infieriva
di
bene
in
meglio
,
e
quanti
andavano
contro
il
drago
,
erano
tutti
divorati
vivi
:
sicché
non
gli
rimase
altro
ripiego
,
che
ricorrere
a
una
fata
,
che
lo
aveva
avuto
sempre
sotto
la
sua
protezione
fin
da
ragazzo
.
Essa
era
vecchia
decrepita
e
non
si
levava
quasi
più
dal
letto
:
andò
a
casa
di
lei
e
le
fece
mille
rimproveri
perché
lo
lasciava
tartassare
a
quel
modo
dal
destino
,
senza
venire
in
suo
aiuto
.
"
Come
volete
voi
che
io
faccia
?
"
,
gli
diss
'
ella
,
"
voi
avete
inasprite
le
mie
sorelle
;
esse
hanno
tanto
potere
,
quanto
me
,
e
non
c
'
è
caso
che
fra
noi
ci
si
dia
addosso
.
Pensate
piuttosto
a
rabbonirle
,
dando
loro
la
vostra
figlia
:
questa
Principessina
è
cosa
loro
.
Voi
avete
chiuso
la
Regina
in
un
buco
di
prigione
:
che
vi
ha
ella
fatto
quella
donna
così
amabile
,
per
essere
trattata
tanto
male
?
Animo
,
da
bravo
:
mantenete
la
promessa
di
vostra
moglie
,
e
allora
vi
pioverà
addosso
ogni
felicità
.
"
Il
Re
,
mio
padre
,
mi
voleva
un
gran
bene
:
ma
non
vedendo
altro
verso
per
salvare
i
suoi
regni
e
per
liberarsi
dal
drago
fatale
,
finì
col
dire
alla
sua
amica
che
s
'
era
convinto
delle
buone
ragioni
e
che
non
aveva
più
difficoltà
a
darmi
in
mano
alle
fate
,
tanto
più
che
essa
lo
assicurava
che
sarei
stata
accarezzata
e
allevata
da
Principessa
,
par
mio
;
che
avrebbe
ripresa
con
sé
la
Regina
e
che
la
fata
non
aveva
da
far
altro
che
dirgli
a
chi
doveva
consegnarmi
,
perché
io
fossi
portata
al
castello
delle
fate
.
"
Bisogna
portarla
"
,
gli
rispose
,
"
sulla
montagna
dei
fiori
:
e
voi
potete
trattenervi
lì
,
a
una
certa
distanza
,
per
assistere
alle
feste
che
saranno
fatte
.
"
Il
Re
le
disse
che
dentro
otto
giorni
ci
sarebbe
andato
insieme
colla
Regina
;
e
che
intanto
poteva
avvisare
le
fate
sue
sorelle
,
perché
si
preparassero
a
quello
che
volevano
fare
.
Tornato
che
fu
al
palazzo
,
mandò
a
riprendere
la
Regina
con
tanta
premura
e
tanta
pompa
,
quanta
era
stata
la
rabbia
colla
quale
l
'
aveva
fatta
imprigionare
.
Essa
era
così
abbattuta
e
malandata
,
che
il
Re
avrebbe
penato
a
riconoscerla
,
se
il
suo
cuore
non
gli
avesse
detto
che
era
quella
medesima
persona
in
altri
tempi
tanto
amata
da
lui
.
La
scongiurò
colle
lacrime
agli
occhi
di
dimenticare
i
grandi
dispiaceri
che
le
aveva
cagionati
,
col
dire
che
sarebbero
stati
i
primi
e
gli
ultimi
.
Ella
rispose
che
se
li
era
meritati
,
per
l
'
imprudenza
di
aver
promesso
la
figlia
alle
fate
:
e
che
in
quel
tempo
non
aveva
altra
scusa
,
se
non
lo
stato
interessante
in
cui
si
trovava
.
Alla
fine
il
Re
le
palesò
la
sua
intenzione
,
che
era
quella
di
consegnarmi
in
mano
alle
fate
;
ma
la
Regina
,
per
la
sua
parte
,
si
oppose
.
Era
proprio
il
caso
di
dire
che
il
diavolo
ci
aveva
messo
le
corna
,
e
che
io
doveva
essere
il
pomo
della
discordia
fra
mio
padre
e
mia
madre
.
Quando
ebbe
pianto
e
singhiozzato
ben
bene
senza
ottener
nulla
(
perché
mio
padre
ne
vedeva
le
funeste
conseguenze
e
i
nostri
sudditi
continuavano
a
morire
a
branchi
,
come
se
fossero
responsabili
degli
errori
della
nostra
famiglia
)
,
diceva
dunque
che
quando
mia
madre
ebbe
pianto
e
singhiozzato
ben
bene
,
si
rassegnò
e
acconsentì
a
ogni
cosa
e
si
allestirono
i
preparativi
per
la
cerimonia
della
consegna
.
Fui
messa
in
una
culla
di
madreperla
,
ornata
di
tutte
quelle
galanterie
che
l
'
arte
può
immaginare
.
Erano
ghirlande
di
fiori
e
festoni
in
giro
in
giro
:
e
i
fiori
erano
pietre
preziose
,
i
cui
vari
colori
,
al
riflesso
del
sole
,
lampeggiavano
in
modo
da
far
male
agli
occhi
.
La
magnificenza
del
mio
abbigliamento
sorpassava
,
se
si
può
dire
,
quella
della
culla
:
tutte
le
trine
delle
mie
fasce
erano
fatte
di
grosse
perle
.
Ventiquattro
principesse
reali
mi
portavano
sopra
una
specie
di
barella
leggerissima
;
la
loro
acconciatura
usciva
affatto
dal
comune
,
ma
non
era
stato
permesso
di
usare
altri
colori
che
il
bianco
,
come
per
alludere
alla
mia
innocenza
.
Tutte
le
persone
della
Corte
,
schierate
per
ordine
e
per
grado
,
mi
accompagnavano
.
Mentre
si
saliva
la
montagna
si
fece
sentire
una
sinfonia
melodiosa
,
che
si
avvicinava
sempre
;
finché
comparvero
le
fate
in
numero
di
trentasei
;
esse
avevano
pregate
le
loro
buone
amiche
di
pigliar
parte
alla
festa
.
Ciascuna
era
seduta
in
una
conchiglia
più
grande
di
quella
di
Venere
,
quando
uscì
dal
mare
;
e
pariglie
di
cavalli
marini
,
che
non
erano
avvezzi
a
camminare
per
terra
,
strascicavano
quelle
brutte
vecchie
con
tanta
pompa
,
come
se
fossero
state
le
più
grandi
Regine
dell
'
universo
.
Esse
portarono
un
ramo
d
'
ulivo
,
per
significare
al
Re
che
la
sua
sommissione
aveva
trovato
grazia
al
loro
cospetto
:
e
allorché
mi
ebbero
presa
in
collo
,
furono
tali
e
tante
le
loro
carezze
,
che
pareva
non
avessero
altra
passione
,
che
quella
di
rendermi
felice
.
Il
drago
,
che
aveva
servito
a
vendicarle
contro
mio
padre
,
veniva
dietro
di
loro
,
attaccato
con
una
catena
tutta
di
diamanti
.
Esse
mi
abballottarono
fra
le
loro
braccia
,
mi
fecero
mille
carezze
,
mi
dotarono
d
'
ogni
ben
di
Dio
:
e
quindi
incominciarono
la
ridda
delle
streghe
.
È
un
ballo
molto
allegro
:
né
c
'
è
da
figurarsi
i
salti
e
gli
sgambetti
che
fecero
quelle
vecchie
zittellone
:
dopo
di
che
il
drago
,
che
aveva
mangiato
tanta
gente
,
si
avvicinò
strisciando
per
terra
.
Le
tre
fate
,
alle
quali
mia
madre
mi
aveva
promesso
,
vi
si
sedettero
sopra
,
misero
la
mia
culla
fra
di
loro
,
e
toccato
il
drago
con
una
bacchetta
,
questo
spiegò
le
sue
grand
'
ali
fatte
a
scaglia
,
più
sottili
del
crespo
finissimo
e
variopinte
di
mille
bizzarri
colori
.
Fu
in
questo
modo
che
le
fate
tornarono
al
loro
castello
.
Mia
madre
vedendomi
per
aria
sulla
groppa
del
drago
,
non
poté
trattenersi
dal
mandare
altissime
grida
.
Il
Re
la
consolò
col
dire
che
dalla
fata
sua
amica
era
stato
assicurato
che
non
mi
sarebbe
accaduto
nulla
di
male
,
e
che
anzi
si
sarebbe
avuto
di
me
la
stessa
cura
,
come
se
fossi
rimasta
nel
mio
proprio
palazzo
.
Ella
si
dette
pace
,
sebbene
fosse
per
lei
una
grande
afflizione
quella
di
dovermi
perdere
per
sì
lungo
tempo
e
per
cagion
sua
:
tanto
è
vero
che
,
se
non
fosse
stata
presa
dalla
voglia
di
assaggiare
i
frutti
del
giardino
,
io
sarei
cresciuta
nel
regno
di
mio
padre
e
non
avrei
avuto
tutti
i
dispiaceri
,
che
mi
resta
ancora
da
raccontarvi
.
Sappiate
dunque
,
figlio
di
Re
,
che
le
mie
custodi
avevano
fabbricata
apposta
una
torre
,
nella
quale
vi
erano
molti
begli
appartamenti
per
tutte
le
stagioni
;
mobili
magnifici
,
libri
piacevolissimi
,
ma
nemmeno
una
porta
;
sicché
bisognava
entrare
dalle
finestre
,
le
quali
erano
a
tanta
altezza
da
far
venire
il
capogiro
.
Sopra
la
torre
si
trovava
un
bel
giardino
ornato
di
fiori
,
di
fontane
e
di
pergolati
di
verzura
,
che
riparavano
dai
bollori
della
canicola
.
In
questo
luogo
le
fate
mi
allevavano
con
tali
cure
,
da
sorpassare
quanto
avevano
promesso
alla
Regina
.
I
miei
vestiti
erano
tagliati
secondo
il
gusto
della
moda
:
e
tanto
ricchi
e
magnifici
che
,
vedendomi
,
si
sarebbe
creduto
che
io
fossi
in
giorno
di
nozze
.
Le
fate
m
'
insegnarono
tutte
quelle
cose
,
che
si
addicevano
alla
mia
età
e
alla
mia
nascita
;
né
io
davo
loro
molto
da
fare
,
perché
avevo
la
facilità
d
'
imparare
alla
prima
.
La
dolcezza
del
mio
carattere
le
aveva
innamorate
:
e
perché
io
non
aveva
mai
veduto
nessun
altro
,
intendo
benissimo
che
sarei
rimasta
tranquillamente
in
quello
stato
per
tutto
il
rimanente
della
vita
.
Esse
venivano
sempre
a
trovarmi
,
montate
sul
famoso
drago
che
sapete
:
non
mi
rammentavano
mai
né
il
Re
né
la
Regina
;
e
siccome
mi
chiamavano
la
loro
figlia
,
io
credeva
di
esserlo
davvero
.
Per
potermi
divertire
mi
avevano
dato
un
cane
e
un
pappagallo
,
i
quali
avevano
il
dono
della
parola
e
parlavano
come
due
avvocati
.
Nella
torre
non
c
'
era
con
me
nessun
altro
.
Un
lato
di
questa
torre
era
fabbricato
sopra
una
strada
molto
avvallata
e
tutta
coperta
di
alberi
;
di
modo
che
dal
giorno
che
vi
fui
rinchiusa
non
avevo
mai
veduto
passarvi
anima
viva
.
Ma
un
giorno
,
essendo
alla
finestra
a
ciarlare
col
cane
e
col
pappagallo
,
mi
parve
di
sentire
qualche
rumore
:
guardai
da
tutte
le
parti
e
finalmente
mi
venne
fatto
di
vedere
un
giovine
cavaliere
,
che
si
era
fermato
per
ascoltare
la
nostra
conversazione
.
Io
non
avevo
veduto
altri
uomini
,
altro
che
dipinti
,
sicché
non
mi
dispiaceva
punto
quest
'
occasione
altrettanto
propizia
quanto
inaspettata
.
Senza
pensare
alle
mille
miglia
al
pericolo
che
andava
unito
alla
soddisfazione
di
ammirare
un
oggetto
così
piacevole
,
mi
spenzolai
in
fuori
per
vederlo
meglio
;
e
più
lo
guardavo
e
più
ci
pigliavo
gusto
.
Egli
mi
fece
una
gran
riverenza
,
fissò
i
suoi
occhi
su
me
e
mi
parve
che
si
stillasse
il
cervello
per
trovare
il
modo
di
potermi
parlare
;
perché
la
mia
finestra
era
altissima
ed
egli
aveva
paura
di
essere
scoperto
,
sapendo
bene
che
io
mi
trovavo
nel
giardino
delle
fate
.
Il
sole
calò
tutt
'
a
un
tratto
:
o
per
dir
la
cosa
come
sta
,
si
fece
notte
senza
che
ce
ne
avvedessimo
;
per
due
o
tre
volte
egli
si
portò
il
corno
alla
bocca
e
mi
rallegrò
con
qualche
suonatina
;
poi
se
ne
andò
,
senza
che
io
potessi
vedere
nemmeno
che
strada
pigliasse
,
tanto
la
notte
era
buia
.
Io
rimasi
come
estatica
,
e
non
provai
più
il
solito
piacere
a
far
conversazione
col
mio
cane
e
col
mio
pappagallo
.
Essi
mi
dicevano
le
cose
più
carine
del
mondo
,
perché
le
bestie
fatate
sono
piene
di
spirito
,
ma
io
avevo
la
testa
chi
sa
dove
,
né
conoscevo
punto
l
'
arte
di
simulare
.
Il
pappagallo
se
ne
accorse
:
ma
furbo
com
'
era
,
non
fece
trapelar
nulla
di
quello
che
rimuginava
per
il
capo
.
Fui
puntuale
a
levarmi
col
sole
:
corsi
alla
finestra
e
fu
per
me
una
gratissima
sorpresa
quella
di
vedere
il
giovine
cavaliere
a
piè
della
torre
.
Egli
vestiva
un
abito
magnifico
:
e
in
questo
suo
lusso
mi
lusingai
di
averci
un
po
'
di
merito
anch
'
io
,
e
colsi
nel
segno
.
Egli
mi
parlò
con
una
specie
di
tromba
,
o
,
come
chi
dicesse
,
con
un
portavoce
,
e
mi
disse
che
essendo
stato
fin
allora
indifferente
a
tutte
le
bellezze
che
aveva
vedute
,
ora
si
sentiva
tutt
'
a
un
tratto
ferito
talmente
dalla
mia
,
da
non
sapere
quel
che
sarebbe
di
lui
,
se
non
potesse
vedermi
tutti
i
giorni
.
Questo
complimento
mi
fece
un
gran
piacere
,
e
fui
dolentissima
di
non
potergli
rispondere
,
perché
mi
sarebbe
toccato
a
gridar
forte
e
col
rischio
di
essere
sentita
prima
dalle
fate
,
che
da
lui
.
Avevo
in
mano
dei
fiori
:
e
glieli
gettai
;
egli
gradì
il
picciol
dono
come
un
favore
insigne
:
li
baciò
più
volte
e
mi
ringraziò
.
Mi
chiese
quindi
se
sarei
contenta
che
egli
venisse
tutti
i
giorni
e
alla
stess
'
ora
sotto
la
mia
finestra
,
e
se
io
volessi
essere
tanto
cortese
da
gettargli
qualche
cosa
.
Io
aveva
un
anello
di
turchine
:
me
lo
levai
lesta
lesta
dal
dito
e
glielo
buttai
con
molta
fretta
,
facendogli
segno
di
andarsene
come
il
vento
.
E
la
ragione
era
che
dall
'
altra
parte
avevo
sentito
la
fata
Violenta
che
,
a
cavallo
al
drago
,
veniva
a
portarmi
la
colazione
.
La
prima
cosa
che
disse
entrando
in
camera
mia
,
furono
queste
parole
:
"
Sento
l
'
odore
della
voce
d
'
un
uomo
:
cerca
,
drago
!
"
.
Figuratevi
se
mi
rimase
sangue
nelle
vene
!
Ero
più
morta
che
viva
dalla
paura
che
il
drago
,
passando
per
l
'
altra
finestra
,
non
si
mettesse
a
dar
dietro
al
cavaliere
pel
quale
io
già
sentivo
una
mezza
passione
.
"
Davvero
"
,
diss
'
io
,
"
mia
buona
mamma
(
perché
la
vecchia
fata
voleva
che
la
chiamassi
così
)
,
davvero
che
mi
sembrate
in
venia
di
celiare
,
dicendo
che
sentite
l
'
odore
della
voce
di
un
uomo
:
forse
che
la
voce
ha
un
odore
?
e
quand
'
anche
l
'
avesse
,
chi
volete
che
sia
il
temerario
da
arrisicarsi
a
salire
in
cima
a
questa
torre
?
"
"
Dici
bene
,
figlia
mia
,
dici
bene
"
,
ella
rispose
,
"
e
mi
fa
piacere
di
sentirti
ragionare
a
codesto
modo
.
Capisco
anch
'
io
che
dev
'
essere
l
'
odio
che
sento
per
tutti
gli
uomini
,
quello
che
mi
fa
crederli
vicini
anche
quando
sono
lontani
.
"
Mi
diede
la
colazione
e
la
rocca
;
poi
soggiunse
:
"
Quando
avrai
finito
di
mangiare
,
mettiti
lì
e
fila
;
ieri
non
facesti
nulla
:
e
le
mie
sorelle
se
l
'
hanno
per
male
"
.
Difatto
il
giorno
innanzi
ero
stata
tanto
occupata
col
cavaliere
sconosciuto
,
che
non
toccai
né
la
rocca
né
il
fuso
.
Appena
se
ne
fu
ita
,
gettai
via
la
rocca
con
una
specie
di
dispetto
e
montai
su
in
cima
alla
torre
,
per
vedere
più
lontano
che
fosse
possibile
.
Avevo
con
me
un
eccellente
canocchiale
:
nulla
all
'
intorno
m
'
impediva
la
vista
:
ero
padrona
di
voltarmi
e
di
guardare
da
tutte
le
parti
,
quand
'
ecco
che
mi
venne
fatto
di
scoprire
il
mio
cavaliere
in
vetta
a
una
montagna
.
Egli
si
riposava
sotto
un
ricco
padiglione
di
broccato
d
'
oro
ed
era
circondato
da
una
numerosissima
Corte
.
Pensai
subito
che
dovesse
essere
il
figlio
di
qualche
Re
,
vicino
al
palazzo
delle
fate
.
E
perché
avevo
paura
che
tornando
egli
sotto
la
torre
potesse
essere
scoperto
dal
terribile
drago
,
così
andai
a
prendere
il
mio
pappagallo
e
gli
ordinai
di
volare
in
cima
a
quella
montagna
,
dove
avrebbe
trovato
quel
cavaliere
che
aveva
parlato
con
me
,
al
quale
doveva
dire
da
parte
mia
di
non
tornare
sotto
le
finestre
a
motivo
che
,
da
quanto
m
'
ero
accorta
,
le
fate
stavano
con
tanto
d
'
occhi
e
gli
potevano
fare
un
brutto
scherzo
.
Il
pappagallo
compì
la
sua
commissione
da
vero
pappagallo
di
spirito
.
Rimasero
tutti
stupiti
di
vederlo
venire
ad
ali
spiegate
e
posarsi
sulla
spalla
del
Principe
per
parlargli
sotto
voce
all
'
orecchio
.
Il
Principe
gradì
per
un
verso
l
'
ambasciata
:
e
per
un
altro
verso
gli
dispiacque
.
La
cura
che
mi
pigliavo
di
lui
,
faceva
bene
al
suo
cuore
;
ma
tutte
le
difficoltà
che
incontrava
per
potermi
parlare
lo
disanimavano
,
senza
distoglierlo
peraltro
dal
disegno
che
egli
aveva
fatto
di
piacermi
.
Rivolse
cento
domande
al
pappagallo
:
e
il
pappagallo
,
curioso
di
sua
natura
,
ne
fece
altrettante
a
lui
.
Il
Re
gli
dette
per
me
un
anello
in
cambio
di
quello
colla
turchina
:
e
anche
il
suo
era
una
turchina
,
ma
molto
più
bella
della
mia
:
era
tagliata
a
cuore
e
contornata
di
brillanti
.
"
È
giusto
"
,
egli
soggiunse
,
"
che
io
vi
tratti
da
ambasciatore
.
Eccovi
in
regalo
il
mio
ritratto
;
ma
non
lo
fate
vedere
a
nessuno
,
fuori
che
alla
vostra
cara
padroncina
.
"
E
dicendo
così
,
attaccò
il
ritratto
sotto
l
'
ala
del
pappagallo
,
il
quale
portò
nel
becco
l
'
anello
che
aveva
per
me
.
Io
aspettavo
il
ritorno
del
mio
corriere
verde
,
con
un
'
impazienza
che
non
avevo
provata
mai
.
Egli
mi
disse
che
la
persona
,
dalla
quale
lo
avevo
mandato
,
era
un
gran
Re
;
che
gli
aveva
fatto
un
'
accoglienza
coi
fiocchi
:
che
esso
non
poteva
vivere
senza
di
me
:
e
che
sebbene
ci
fosse
un
gran
pericolo
a
venire
sotto
la
mia
torre
,
io
poteva
esser
certa
che
egli
era
preparato
a
tutto
,
piuttosto
che
rinunziare
a
vedermi
.
Queste
cose
mi
messero
addosso
un
gran
malessere
;
e
cominciai
a
piangere
come
una
bambina
.
Pappagallo
e
il
canino
Titì
s
'
ingegnavano
di
farmi
coraggio
,
perché
mi
volevano
un
gran
bene
.
Quindi
Pappagallo
mi
presentò
l
'
anello
del
Principe
,
e
mi
fece
vedere
il
ritratto
.
Confesso
che
non
ho
sentito
mai
tanta
consolazione
,
quanta
n
'
ebbi
nel
considerare
da
vicino
e
sotto
gli
occhi
colui
che
non
avevo
veduto
altro
che
da
lontano
.
Mi
parve
anche
più
grazioso
che
non
mi
fosse
parso
dapprima
;
e
cento
pensieri
,
parte
piacevoli
e
parte
tristi
,
mi
si
affollarono
nel
capo
e
m
'
entrò
nel
sangue
un
'
irrequietezza
straordinaria
.
Le
fate
vennero
a
trovarmi
e
se
ne
accorsero
.
Esse
dissero
fra
loro
che
senza
dubbio
io
doveva
annoiarmi
e
che
bisognava
cercarmi
uno
sposo
della
loro
razza
.
Ne
nominarono
diversi
:
ma
si
fermarono
sul
piccolo
Re
Migonetto
,
il
cui
regno
era
cinquecentomila
miglia
distante
di
lì
,
ma
questo
non
era
un
ostacolo
serio
.
Pappagallo
sentì
questo
bel
fissato
,
e
venendo
subito
a
rifischiarmelo
,
mi
disse
:
"
Mi
fareste
proprio
pietà
,
cara
padrona
,
se
vi
toccasse
per
marito
il
Re
Migonetto
:
egli
è
un
fagotto
di
panni
sudici
da
far
paura
:
il
Re
,
che
voi
amate
,
non
lo
piglierebbe
nemmeno
per
suo
Tira
-
stivali
"
.
"
Di
'
,
Pappagallo
,
e
tu
l
'
hai
visto
?
"
"
Se
l
'
ho
visto
?
"
,
egli
soggiunse
,
"
figuratevi
che
sono
stato
allevato
sopra
un
ramo
insieme
a
lui
.
"
"
Come
sopra
un
ramo
?
"
,
domandai
io
.
"
Sissignora
!
perché
bisogna
sapere
che
egli
ha
i
piedi
di
Aquilotto
.
"
Quei
discorsi
mi
fecero
un
gran
male
.
Guardavo
il
bel
ritratto
del
Re
,
e
pensavo
che
egli
non
lo
aveva
regalato
a
Pappagallo
se
non
perché
io
lo
potessi
vedere
:
e
quando
lo
confrontavo
con
quello
di
Migonetto
mi
cascavano
le
braccia
e
piuttosto
che
sposare
quello
scimmiotto
mi
veniva
voglia
di
lasciarmi
morire
.
Non
chiusi
un
occhio
in
tutta
la
notte
.
Pappagallo
e
Titì
mi
tennero
un
po
'
di
compagnia
.
A
giorno
mi
appisolai
:
ma
il
canino
,
che
aveva
un
buon
naso
,
sentì
che
il
Re
era
giù
a
piè
della
torre
.
Svegliò
Pappagallo
e
gli
disse
:
"
Scommetto
che
già
a
basso
c
'
è
il
Re
"
.
Pappagallo
rispose
:
"
Chetati
,
chiacchierone
!
perché
stai
sempre
cogli
occhi
aperti
e
cogli
orecchi
per
aria
?
ti
dispiace
che
gli
altri
riposino
un
poco
?
"
.
"
Eppure
"
,
insisté
il
buon
cane
,
"
scommetto
che
c
'è."
"
E
io
ti
dico
che
non
c
'
è
"
,
replicò
il
Pappagallo
,
"
non
sono
forse
stato
io
che
gli
ho
proibito
di
venir
qui
da
parte
della
Principessa
?
"
"
Una
bella
proibizione
davvero
!
"
,
gridò
il
canino
,
"
un
uomo
che
ama
non
consulta
che
il
suo
cuore
.
"
E
nel
dir
così
cominciò
a
strapazzargli
con
tanta
poca
grazia
le
ali
,
che
Pappagallo
perse
i
cocci
sul
serio
.
Gli
urli
di
tutti
e
due
mi
svegliarono
:
e
saputo
il
motivo
del
battibecco
non
corsi
,
no
,
ma
volai
alla
finestra
:
e
vidi
il
Re
che
mi
stendeva
le
braccia
e
col
mezzo
del
portavoce
mi
disse
non
poter
più
vivere
senza
di
me
,
e
mi
scongiurava
per
ora
a
fare
in
modo
o
di
venir
via
dalla
torre
o
di
farci
entrare
anche
lui
,
chiamando
in
testimonio
tutti
gli
Dei
dell
'
Olimpo
che
mi
avrebbe
sposata
subito
,
e
che
io
sarei
diventata
una
delle
più
grandi
Regine
dell
'
Universo
.
Ordinai
a
Pappagallo
di
andargli
a
dire
che
quello
che
mi
chiedeva
era
impossibile
:
ma
che
nondimeno
dietro
la
parola
data
e
i
giuramenti
fatti
,
mi
sarei
ingegnata
di
renderlo
felice
:
peraltro
mi
raccomandavo
perché
non
venisse
sotto
la
torre
tutti
i
giorni
:
a
lungo
andare
la
cosa
si
sarebbe
scoperta
,
e
allora
le
fate
non
avrebbero
avuto
né
pietà
né
misericordia
.
Se
ne
andò
col
cuore
pieno
di
gioia
e
di
speranza
,
e
io
mi
trovai
in
una
grande
afflizione
di
spirito
,
ripensando
a
quanto
avevo
promesso
.
Come
uscire
dalla
torre
,
che
non
aveva
neppure
il
segno
di
una
porta
,
senz
'
altro
aiuto
che
Pappagallo
e
Titì
,
ed
essendo
io
così
giovane
,
così
poco
esperta
e
così
paurosa
?
...
La
mia
risoluzione
,
dunque
,
fu
quella
di
cimentarmi
a
tentare
una
prova
,
dalla
quale
non
avrei
saputo
levarci
le
gambe
,
e
lo
mandai
a
dire
al
Re
col
mezzo
di
Pappagallo
.
Egli
,
di
prim
'
impeto
,
voleva
uccidersi
dinanzi
ai
suoi
occhi
:
ma
poi
lo
incaricò
di
persuadermi
e
di
andarlo
a
veder
morire
o
di
consolarlo
nella
sua
passione
.
"
Sire
!
"
,
esclamò
l
'
ambasciatore
colle
penne
,
"
la
mia
padrona
è
più
che
persuasa
delle
vostre
parole
...
Non
è
che
manchi
di
buona
volontà
!
Se
potesse
!..."
Quando
tornò
a
ridirmi
quel
che
era
accaduto
,
mi
afflissi
più
che
mai
.
Entrò
la
fata
Violenta
e
mi
trovò
cogli
occhi
rossi
:
allora
cominciò
a
dire
che
io
aveva
pianto
e
che
se
non
confessavo
il
motivo
,
mi
avrebbe
bruciata
viva
;
perché
tutte
le
sue
minacce
erano
sempre
spaventose
.
Risposi
,
tremando
come
una
foglia
,
che
m
'
ero
annoiata
a
filare
e
che
avrei
preso
volentieri
un
po
'
di
spago
,
per
far
delle
reti
e
chiappare
gli
uccellini
che
venivano
a
beccare
la
frutta
del
mio
giardino
.
"
È
questo
,
figlia
mia
"
,
ella
disse
"
tutto
quello
che
desideri
?
allora
non
piangerai
più
:
ti
porterò
tanto
spago
da
non
sapere
dove
metterlo
.
"
E
detto
fatto
,
me
lo
portò
la
sera
stessa
:
e
intanto
mi
avvertì
di
pensare
a
farmi
bella
e
a
non
piangere
,
perché
il
Re
Migonetto
stava
per
arrivare
da
un
momento
all
'
altro
.
A
questa
notizia
mi
vennero
i
brividi
per
le
spalle
,
ma
non
rifiatai
.
Appena
fu
fuori
della
stanza
cominciai
a
fare
qualche
lacciuolo
;
ma
l
'
intenzione
mia
era
di
fare
una
scala
di
corda
,
la
quale
mi
riuscì
benissimo
senza
che
ne
avessi
mai
vedute
.
Peraltro
la
fata
non
mi
portava
mai
tanto
spago
,
quant
'
era
il
bisogno
,
e
mi
badava
a
dire
:
"
Ma
,
figlia
mia
,
il
tuo
lavoro
è
come
la
tela
di
Penelope
:
non
va
avanti
di
una
maglia
e
sei
sempre
a
chiedermi
dell
'
altro
spago
"
.
"
O
mia
buona
mammina
"
,
rispondevo
io
,
"
voi
discorrete
bene
:
ma
non
vedete
che
io
non
so
proprio
che
cosa
annaspo
e
che
butto
sul
fuoco
il
mio
lavoro
?
Avete
paura
che
vi
faccia
fallire
per
un
po
'
di
spago
?
"
Il
mio
modo
ingenuo
di
fare
la
metteva
di
buon
umore
,
sebbene
fosse
di
un
carattere
insoffribile
e
veramente
crudele
.
Col
mezzo
di
Pappagallo
mandai
a
dire
al
Re
di
venire
una
tal
sera
sotto
le
finestre
della
torre
;
che
ci
troverebbe
la
scala
e
che
il
resto
l
'
avrebbe
saputo
lì
sul
posto
.
Infatti
attaccai
per
bene
la
scala
,
risoluta
com
'
ero
a
fuggirmene
con
lui
;
ma
appena
egli
la
vide
,
senza
darmi
tempo
di
scendere
,
salì
su
in
un
batter
d
'
occhio
,
mentr
'
io
stavo
mettendo
in
ordine
ogni
cosa
per
la
fuga
.
La
vista
di
lui
mi
fece
provare
tanta
gioia
,
che
non
pensai
più
al
pericolo
che
ci
stava
sul
capo
.
Mi
rinnuovò
i
suoi
giuramenti
e
mi
scongiurò
di
non
differire
più
in
là
ad
accettarlo
per
mio
sposo
.
Pappagallo
e
Titì
,
pregati
da
me
,
ci
fecero
da
testimoni
.
Non
c
'
è
esempio
di
una
festa
di
nozze
celebrata
con
tanta
semplicità
fra
due
persone
di
grado
così
elevato
,
né
c
'
è
ricordanza
di
due
cuori
più
soddisfatti
e
contenti
dei
nostri
.
Non
era
ancora
spuntata
l
'
alba
,
quando
il
Re
mi
lasciò
:
io
gli
avevo
raccontato
l
'
orribile
disegno
delle
fate
di
volermi
maritata
al
Re
Migonetto
;
gliene
feci
il
ritratto
e
n
'
ebbe
più
ribrezzo
di
me
.
Appena
partito
lui
,
le
ore
mi
parvero
anni
.
Corsi
alla
finestra
e
lo
accompagnai
cogli
occhi
,
sebbene
facesse
ancora
buio
.
Ma
quale
non
fu
il
mio
stupore
,
nel
vedere
per
aria
un
cocchio
tirato
da
salamandre
alate
,
che
correvano
a
rotta
di
collo
,
tanto
che
l
'
occhio
poteva
appena
seguirle
!
Questo
carro
era
scortato
da
un
nuvolo
di
guardie
,
montate
sopra
tanti
struzzi
.
Non
ebbi
tempo
di
rendermi
ragione
di
chi
corresse
per
l
'
aria
a
quel
modo
,
ma
mi
figurai
subito
che
dovesse
essere
o
un
mago
o
una
fata
.
Di
lì
a
poco
,
la
fata
Violenta
entrò
nella
mia
camera
.
"
Ho
da
darti
delle
buone
nuove
"
,
ella
mi
disse
,
"
il
tuo
amante
è
arrivato
qui
da
poche
ore
:
preparati
a
riceverlo
;
eccoti
dei
vestiti
e
dei
finimenti
di
pietre
preziose
.
"
"
E
chi
mai
vi
ha
detto
"
,
risposi
un
po
'
risentita
"
che
io
voglia
maritarmi
?
Non
è
davvero
la
mia
intenzione
.
Il
Re
Migonetto
può
tornarsene
di
dove
è
venuto
,
ché
per
me
è
padronissimo
:
fra
me
e
lui
non
ci
pigliamo
di
certo
.
"
"
Sentite
!
sentite
!
"
,
disse
la
fata
,
"
o
che
non
mi
si
mette
a
far
la
difficile
?
vorrei
un
po
'
sapere
che
cosa
armeggi
con
quel
cervellino
!
Alle
corte
,
con
me
non
si
scherza
;
o
tu
lo
sposi
,
o
io
...
"
"
O
voi
?
...
sentiamo
un
po
'
che
cosa
voi
mi
farete
?
"
,
soggiunsi
,
diventando
rossa
scarlatta
fino
alla
punta
dei
capelli
per
l
'
impertinenze
che
mi
aveva
dette
,
"
che
mai
mi
può
accader
di
peggio
che
esser
tenuta
in
una
torre
,
in
compagnia
di
un
cane
e
di
un
pappagallo
e
coll
'
obbligo
di
vedere
sette
o
otto
volte
il
giorno
la
figura
di
un
drago
spaventoso
?
"
"
Oh
?
sconoscente
,
che
non
sei
altro
!
"
,
disse
la
fata
,
"
vai
là
,
che
meritavi
proprio
tutti
i
pensieri
e
le
pene
,
che
ci
siamo
date
per
te
!
Già
,
io
l
'
avevo
detto
da
un
pezzo
alle
mie
sorelle
:
ne
avremo
una
bella
ricompensa
!..."
Ella
andò
a
trovarle
e
raccontò
loro
quello
che
era
passato
fra
noi
due
,
e
rimasero
scandalizzate
.
Pappagallo
e
Titì
mi
dissero
,
a
tanto
di
lettere
,
che
se
io
seguitavo
a
battere
quella
strada
,
mi
sarei
trovata
a
dei
brutti
guai
.
Ma
in
quel
momento
mi
sentivo
così
orgogliosa
di
possedere
il
cuore
di
un
gran
Re
,
che
le
fate
non
mi
facevano
paura
,
e
che
i
consigli
dei
miei
piccoli
amici
mi
entravano
da
un
orecchio
e
mi
passavano
da
quell
'
altro
.
Restai
vestita
,
com
'
era
,
né
mi
volli
mettere
un
nastro
in
più
;
anzi
,
per
farlo
apposta
,
mi
spettinai
tutta
per
parere
a
Migonetto
una
vera
befana
.
L
'
incontro
accadde
sulla
terrazza
.
Egli
vi
giunse
nel
suo
cocchio
di
fuoco
.
Dei
nani
piccini
ne
ho
veduti
,
ma
un
nanerucolo
a
quel
modo
lì
,
mai
!
Per
camminare
si
serviva
nello
stesso
tempo
delle
zampe
d
'
aquila
e
dei
ginocchi
,
perché
non
aveva
ossa
nelle
gambe
;
e
si
teneva
ritto
sopra
due
grucce
,
tutte
di
diamanti
.
Aveva
un
manto
reale
di
circa
un
metro
di
lunghezza
:
eppure
ne
strascicava
per
terra
almeno
due
buoni
terzi
.
Invece
di
testa
,
un
grande
zuccone
che
pareva
uno
staio
e
un
naso
così
screanzato
,
che
ci
stavano
sopra
una
dozzina
d
'
uccelli
:
ed
egli
si
divertiva
a
sentirli
cantare
.
La
barba
pareva
un
bosco
e
i
canarini
ci
facevano
dentro
il
nido
;
gli
orecchi
gli
passavano
di
un
metro
al
disopra
del
capo
;
cosa
peraltro
di
cui
nessuno
si
avvedeva
,
a
cagione
della
smisurata
corona
a
punta
che
portava
in
testa
,
per
comparire
più
alto
.
Le
fiamme
che
mandava
il
carro
arrostivano
le
frutte
,
seccavano
i
fiori
e
inaridivano
le
fontane
del
mio
giardino
.
Egli
mi
venne
incontro
a
braccia
aperte
;
ma
io
non
mi
mossi
né
punto
né
poco
;
per
cui
bisognò
che
il
suo
scudiere
gli
desse
di
braccio
.
E
quando
si
provò
ad
avvicinarsi
scappai
in
camera
e
chiusi
la
porta
e
le
finestre
:
sicché
Migonetto
dové
andarsene
colle
fate
,
le
quali
mi
avrebbero
cavato
gli
occhi
dalla
bile
.
Esse
gli
chiesero
mille
e
mille
scuse
della
mia
ruvidezza
;
e
per
abbonirlo
,
perché
era
un
arnese
da
far
paura
,
pensarono
di
condurlo
la
notte
in
camera
mia
,
mentr
'
io
dormivo
:
di
legarmi
i
piedi
e
le
mani
e
di
mettermi
così
nel
carro
infuocato
,
perché
potesse
menarmi
seco
.
Quando
ebbero
tutto
fissato
e
combinato
,
tornarono
da
me
;
e
mi
ripresero
leggermente
della
mia
condotta
,
contentandosi
solo
di
dirmi
che
in
qualche
modo
bisognava
rimediare
al
malfatto
.
Tutti
questi
rimproveri
giulebbati
e
in
pelle
in
pelle
,
dettero
nel
naso
a
Pappagallo
e
Titì
.
"
Volete
che
vi
parli
chiaro
,
padrona
?
"
,
disse
il
mio
cane
,
"
il
cuore
non
mi
dice
nulla
di
buono
.
Queste
signore
fate
son
certa
gente
...
che
Iddio
ci
liberi
tutti
,
e
segnatamente
dalla
Violenta
.
"
Io
risi
di
tutta
questa
paura
e
stavo
sulle
spinte
aspettando
il
mio
sposo
,
il
quale
si
struggeva
troppo
di
vedermi
per
non
essere
puntuale
ai
fissati
.
Gli
gettai
la
scala
di
corda
col
fermo
proponimento
di
fuggirmene
con
lui
.
Egli
montò
,
leggero
come
una
piuma
,
e
mi
disse
tante
e
poi
tante
cose
gentili
e
appassionate
,
che
anch
'
oggi
non
ho
cuore
di
richiamarmele
alla
memoria
.
Mentre
si
stava
parlando
insieme
,
tranquilli
e
sicuri
,
come
se
fossimo
stati
nel
palazzo
di
lui
,
vedemmo
sfondare
con
un
gran
colpo
la
finestra
della
camera
.
Le
fate
entrarono
dentro
montate
sul
loro
drago
:
Migonetto
le
seguiva
sul
suo
solito
cocchio
di
fuoco
,
tirandosi
dietro
tutte
le
sue
guardie
a
cavallo
agli
struzzi
.
Il
Re
,
senza
impallidire
,
messe
mano
alla
spada
e
non
ebbe
altro
pensiero
che
quello
di
difendermi
nella
più
terribile
avventura
che
mi
potesse
capitare
.
Ebbene
...
debbo
dirvelo
,
caro
signore
?
quelle
spietate
creature
gli
aizzarono
contro
il
drago
,
che
se
lo
divorò
vivo
vivo
dinanzi
ai
miei
occhi
.
Fuori
di
me
per
la
sciagura
sua
e
mia
,
mi
gettai
in
bocca
all
'
orribile
mostro
,
perché
m
'
inghiottisse
,
come
avea
inghiottito
la
persona
che
era
tutto
l
'
amor
mio
:
e
l
'
avrebbe
fatto
volentieri
:
ma
le
fate
,
più
crudeli
di
lui
,
glielo
proibirono
.
Esse
gridarono
insieme
:
"
Bisogna
serbarla
a
tormenti
più
lunghi
:
una
morte
sollecita
e
pronta
è
quasi
uno
zuccherino
per
una
creatura
così
indegna
e
scellerata
"
.
Mi
toccarono
,
e
mi
vidi
trasformata
in
Gatta
Bianca
:
quindi
mi
condussero
in
questo
palazzo
,
che
era
di
mio
padre
,
cambiarono
in
gatti
e
in
gatte
tutti
i
signori
e
tutte
le
dame
del
Regno
,
e
a
parecchi
lasciarono
soltanto
le
mani
:
e
così
mi
ridussero
nello
stato
lacrimevole
in
cui
mi
trovaste
,
facendomi
sapere
il
segreto
della
mia
nascita
,
la
morte
di
mio
padre
,
quella
di
mia
madre
,
e
come
io
non
avrei
potuto
essere
liberata
dalla
mia
figura
di
gatta
,
se
non
da
un
Principe
che
somigliasse
come
due
gocce
d
'
acqua
a
quello
che
mi
era
stato
rapito
.
E
voi
,
o
signore
,
siete
il
suo
ritratto
vivo
e
parlante
:
le
stesse
fattezze
,
la
stessa
fisonomia
,
perfino
lo
stesso
suono
di
voce
.
Appena
vi
vidi
per
la
prima
volta
,
ne
rimasi
colpita
:
io
sapevo
tutto
quello
che
doveva
accadere
,
come
so
quello
che
accadrà
,
e
però
vi
dico
che
le
mie
pene
stanno
per
finire
.
"
E
le
mie
,
bella
Regina
,
dovranno
ancora
durare
un
pezzo
?
"
,
domandò
il
Principe
,
gettandosi
ai
suoi
piedi
,
"
Io
vi
amo
,
o
signore
,
più
della
mia
vita
,
E
questo
è
il
momento
di
partire
per
andare
da
vostro
padre
:
vedremo
quali
sono
i
suoi
sentimenti
verso
di
me
,
e
se
è
disposto
a
rendervi
contento
.
"
Ella
uscì
:
il
Principe
le
dette
la
mano
:
e
insieme
con
lui
montò
in
una
carrozza
molto
più
bella
e
magnifica
di
tutte
quelle
che
aveva
avuto
fin
allora
.
Il
resto
dell
'
equipaggio
non
ci
scompariva
:
basti
dire
che
tutti
i
ferri
dei
cavalli
erano
di
smeraldi
e
i
chiodi
di
diamanti
.
Da
quella
volta
in
poi
non
s
'
è
visto
più
nulla
di
simile
.
Inutile
star
qui
a
ripetere
i
colloqui
,
che
ebbero
insieme
il
Principe
e
la
Regina
.
Ella
era
di
una
bontà
singolare
e
di
uno
spirito
finissimo
:
e
il
giovane
Principe
valeva
quanto
lei
:
sicché
non
potevano
pensare
e
dire
altro
che
un
monte
di
bellissime
cose
.
Giunti
in
vicinanza
del
castello
,
dove
dovevano
trovarsi
i
due
fratelli
maggiori
del
Principe
,
la
Regina
entrò
in
un
piccolo
blocco
di
cristallo
di
monte
,
di
cui
tutte
le
sfaccettature
erano
guarnite
d
'
oro
e
di
rubini
.
Tutt
'
all
'
intorno
era
circondato
di
tendine
per
impedire
ai
curiosi
di
guardar
dentro
,
ed
era
portato
a
barella
da
giovinotti
di
bellissimo
aspetto
e
vestiti
splendidamente
.
Il
Principe
rimase
nella
sua
bella
carrozza
;
e
di
lì
poté
vedere
i
suoi
fratelli
che
se
la
passeggiavano
a
braccetto
di
due
Principesse
d
'
una
bellezza
da
sbalordire
.
Appena
lo
riconobbero
,
gli
andarono
incontro
per
fargli
festa
e
domandarono
se
anche
esso
aveva
condotto
la
sua
dama
.
Al
che
rispose
che
era
stato
così
disgraziato
,
che
in
tutto
il
viaggio
non
si
era
imbattuto
altro
che
in
donne
bruttissime
;
e
tutto
ciò
che
gli
era
capitato
di
meglio
da
portar
seco
,
era
una
gatta
bianca
.
Essi
si
misero
a
ridere
della
sua
semplicità
.
"
Una
gatta
!
"
dicevano
essi
"
come
mai
una
gatta
?
avete
forse
paura
che
i
topi
ci
mangino
il
palazzo
?
"
Il
Principe
soggiunse
che
capiva
bene
che
non
era
prudenza
di
portare
un
simile
regalo
a
suo
padre
.
E
così
,
fra
una
parola
e
l
'
altra
,
s
'
incamminarono
verso
la
città
.
I
due
fratelli
maggiori
salirono
colle
loro
Principesse
in
due
carrozze
tutte
d
'
oro
e
di
lapislazzoli
:
i
cavalli
portavano
in
capo
dei
pennacchi
e
altri
ornamenti
:
per
farla
corta
,
nulla
di
più
splendido
di
questa
cavalcata
.
Dietro
a
loro
veniva
il
nostro
giovine
Principe
:
e
quindi
il
blocco
di
cristallo
di
monte
,
che
tutti
guardavano
con
grandissima
ammirazione
.
I
cortigiani
corsero
subito
ad
avvisare
il
Re
dell
'
arrivo
dei
Principi
.
"
Hanno
con
sé
delle
belle
donne
?
"
,
domandò
il
Re
.
"
Non
s
'
è
veduto
mai
nulla
d
'eguale!..."
A
quanto
pare
,
questa
risposta
non
garbò
troppo
al
Re
.
I
due
Principi
si
affrettarono
a
salire
le
scale
colle
loro
Principesse
,
che
erano
due
occhi
di
sole
.
Il
Re
li
ricevette
benissimo
,
e
non
sapeva
a
quale
delle
due
dovesse
dare
la
preferenza
.
Voltatosi
al
minore
dei
figli
,
gli
domandò
:
"
Come
va
che
questa
volta
siete
tornato
solo
?
"
.
"
Vostra
Maestà
vedrà
dentro
questo
cristallo
una
gattina
bianca
,
che
miagola
con
tanta
grazia
e
che
ha
le
zampine
più
morbide
del
velluto
,
e
son
sicuro
che
le
piacerà
"
,
rispose
il
Principe
.
Il
Re
sorrise
e
si
mosse
per
aprire
da
se
stesso
il
blocco
di
cristallo
.
Ma
appena
si
fu
accostato
,
la
Regina
toccò
una
molla
,
sicché
il
blocco
andò
tutto
in
minutissimi
pezzettini
ed
ella
apparve
fuori
come
il
sole
dopo
essere
stato
un
po
'
di
tempo
nascosto
fra
i
nuvoli
:
i
suoi
capelli
biondi
erano
sparsi
per
le
spalle
e
in
grandi
riccioli
le
cadevano
giù
fino
ai
piedi
.
In
capo
aveva
tutti
fiori
:
e
la
sua
veste
era
di
leggerissimo
velo
bianco
foderato
di
seta
rosa
.
Si
alzò
e
fece
una
profonda
riverenza
al
Re
,
il
quale
nel
colmo
dell
'
ammirazione
non
poté
frenarsi
dall
'
esclamare
:
"
Ecco
veramente
la
donna
senza
confronto
,
e
che
merita
davvero
la
mia
corona
"
.
"
Signore
"
,
ella
disse
,
"
io
non
son
venuta
qui
per
togliervi
un
trono
che
sì
degnamente
occupate
:
sono
nata
con
sei
regni
:
permettete
anzi
che
io
ne
offra
uno
a
voi
e
uno
per
uno
ai
vostri
figli
.
In
ricompensa
non
vi
domando
altro
che
la
vostra
amicizia
e
questo
giovine
Principe
per
mio
sposo
.
I
tre
regni
,
che
avanzano
,
sono
più
che
sufficienti
per
noi
.
"
Il
Re
e
tutta
la
Corte
fecero
un
baccano
con
urli
di
ammirazione
e
di
allegrezza
incredibile
.
Le
nozze
si
celebrarono
subito
,
e
quelle
dei
due
fratelli
ugualmente
:
motivo
per
cui
per
diversi
mesi
furono
feste
,
baldorie
,
divertimenti
e
corte
bandita
.
Poscia
ciascuno
partì
per
andare
a
governare
i
propri
Stati
:
e
la
bella
Gatta
Bianca
si
immortalò
non
tanto
per
la
bontà
e
per
la
generosità
del
suo
cuore
quanto
per
il
suo
raro
merito
e
per
la
sua
gran
bellezza
.
La
cronaca
di
quel
tempo
racconta
che
Gatta
Bianca
diventò
il
modello
delle
buone
mogli
e
delle
madri
sagge
e
perbene
.
E
io
ci
credo
.
Dal
trist
'
esempio
avuto
in
casa
,
essa
aveva
imparato
a
sue
spese
che
le
follie
e
i
capricci
delle
mamme
spesse
volte
sono
cagione
di
grandi
dispiaceri
per
i
figliuoli
.
La
Cervia
nel
bosco
C
'
era
una
volta
un
Re
e
una
Regina
che
stavano
fra
loro
d
'
accordo
come
due
anime
in
un
nocciolo
:
si
amavano
teneramente
ed
erano
adorati
dai
loro
sudditi
;
ma
alla
felicità
completa
degli
uni
e
degli
altri
mancava
una
cosa
:
un
erede
al
trono
.
La
Regina
,
la
quale
sapeva
che
il
Re
l
'
avrebbe
amata
il
doppio
se
avesse
avuto
un
figlio
,
non
lasciava
mai
in
primavera
di
andare
a
bere
certe
acque
che
si
dicevano
miracolose
per
aver
figliuoli
.
A
queste
acque
ci
correva
la
gente
in
folla
da
ogni
parte
;
e
il
numero
dei
forestieri
era
così
stragrande
,
che
ci
si
trovavano
di
tutti
i
paesi
del
mondo
.
In
un
gran
bosco
,
dove
si
andava
a
beverle
,
c
'
erano
parecchie
fontane
:
le
quali
erano
di
marmo
o
di
porfido
,
perché
tutti
gareggiavano
a
chi
le
faceva
più
belle
.
Un
giorno
che
la
Regina
stava
seduta
sull
'
orlo
d
'
una
fontana
,
ordinò
alle
sue
dame
di
compagnia
di
allontanarsi
e
di
lasciarla
sola
e
poi
cominciò
i
suoi
soliti
piagnistei
.
"
Come
sono
disgraziata
"
,
diceva
essa
,
"
di
non
aver
figli
!
sono
ormai
cinque
anni
che
chiedo
la
grazia
di
averne
uno
;
e
ancora
non
ho
potuto
averla
.
Dovrò
dunque
morire
senza
provare
questa
consolazione
?
"
Mentre
parlava
così
,
osservò
che
l
'
acqua
della
fontana
era
tutta
mossa
;
poi
venne
fuori
un
grosso
gambero
e
le
disse
:
"
O
gran
Regina
!
finalmente
avrete
la
grazia
desiderata
.
Dovete
sapere
che
qui
vicino
c
'
è
un
magnifico
palazzo
fabbricato
dalle
fate
:
ma
è
impossibile
trovarlo
,
perché
circondato
da
nuvole
foltissime
attraverso
alle
quali
non
passa
occhio
mortale
:
a
ogni
modo
,
siccome
io
sono
vostro
servitore
umilissimo
,
eccomi
qui
pronto
a
menarvici
se
volete
fidarvi
alla
guida
di
un
povero
gambero
"
.
La
Regina
lo
stette
a
sentire
senza
interromperlo
,
perché
la
cosa
di
vedere
un
gambero
che
discorreva
,
l
'
aveva
sbalordita
dalla
meraviglia
:
quindi
gli
disse
che
avrebbe
gradita
volentieri
la
sua
offerta
,
ma
che
non
sapeva
,
come
lui
,
camminare
all
'
indietro
.
Il
gambero
sorrise
e
prese
subito
l
'
aspetto
di
una
bella
vecchietta
.
"
Ecco
fatto
,
o
signora
"
,
le
disse
,
"
così
non
cammineremo
più
all
'
indietro
.
Ma
vi
domando
una
grazia
:
tenetemi
sempre
per
una
delle
vostre
amiche
,
perché
io
non
desidero
altro
che
di
esservi
utile
a
qualche
cosa
.
"
Uscì
dalla
fontana
senza
avere
una
goccia
di
acqua
addosso
:
il
suo
vestito
era
bianco
,
foderato
di
seta
cremisi
,
e
i
capelli
grigi
annodati
dietro
con
nastri
verdi
.
Non
s
'
era
vista
mai
vecchietta
galante
a
quel
modo
!
Salutò
la
Regina
,
che
volle
abbracciarla
;
e
senza
mettere
tempo
in
mezzo
,
la
fece
prendere
per
una
viottola
del
bosco
,
con
molta
meraviglia
della
Regina
stessa
:
la
quale
sebbene
fosse
venuta
nel
bosco
migliaia
di
volte
,
non
era
mai
passata
per
quella
viottola
lì
.
E
come
avrebbe
fatto
a
potervi
passare
?
Quella
era
la
strada
delle
fate
,
per
andare
alla
fontana
,
e
per
il
solito
era
tutta
chiusa
da
ronchi
e
da
pruneti
:
ma
appena
la
Regina
e
la
sua
guida
vi
ebbero
messo
il
piede
,
le
rose
sbocciarono
improvvisamente
dai
rosai
,
i
gelsomini
e
gli
aranci
intrecciarono
i
loro
rami
per
formare
un
pergolato
coperto
di
foglie
e
di
fiori
,
e
migliaia
di
uccelli
di
varie
specie
,
posati
sui
rami
degli
alberi
,
sfringuellarono
allegramente
.
Non
si
era
ancora
riavuta
dallo
stupore
,
che
la
Regina
si
trovò
abbacinati
gli
occhi
dallo
splendore
abbagliante
di
un
palazzo
tutto
di
diamanti
;
le
mura
,
i
tetti
,
i
soffitti
,
i
pavimenti
,
i
giardini
,
le
finestre
e
perfino
le
stesse
terrazze
erano
tutte
di
diamanti
.
Nel
delirio
della
sua
ammirazione
,
ella
non
poté
trattenersi
dal
mandare
un
urlo
di
sorpresa
,
e
chiese
all
'
elegante
vecchietta
,
che
l
'
accompagnava
,
se
ciò
che
aveva
dinanzi
agli
occhi
era
sogno
o
verità
.
"
Non
c
'
è
nulla
di
più
vero
,
o
signora
"
,
ella
rispose
.
E
subito
le
porte
del
palazzo
si
aprirono
,
e
uscirono
fuori
sei
fate
:
e
quali
fate
!
Di
più
belle
e
di
più
magnifiche
non
se
n
'
erano
vedute
in
tutto
il
loro
reame
.
Vennero
tutte
a
fare
una
profonda
riverenza
alla
Regina
:
e
ciascuna
le
presentò
un
fiore
di
pietre
preziose
,
per
poter
formare
un
mazzo
:
c
'
era
una
rosa
,
un
tulipano
,
un
anemone
,
un
'
aquilegia
,
un
garofano
e
un
melagrano
.
"
Signora
"
,
le
dissero
,
"
noi
non
possiamo
darvi
un
maggior
segno
della
nostra
venerazione
,
che
permettendovi
di
venirci
qui
a
visitare
:
noi
siamo
molto
liete
di
farvi
sapere
che
avrete
una
bella
Principessa
,
alla
quale
metterete
il
nome
di
Desiderata
,
perché
bisogna
pur
convenire
che
è
un
gran
pezzo
che
la
desiderate
.
Quando
verrà
alla
luce
,
ricordatevi
di
chiamarci
,
perché
vogliamo
arricchirla
di
tutte
le
più
belle
doti
;
e
per
invitarci
a
venire
,
non
dovete
far
altro
che
prendere
in
mano
il
mazzo
,
che
ora
vi
diamo
,
e
nominare
a
uno
a
uno
tutti
i
fiori
,
pensando
a
noi
.
State
sicura
che
in
un
batter
d
'
occhio
saremo
tutte
nella
vostra
camera
.
"
La
Regina
,
fuori
di
sé
dall
'
allegrezza
,
si
gettò
al
collo
alle
fate
;
e
gli
abbracciamenti
durarono
una
mezz
'
ora
buona
.
Quand
'
ebbero
finito
,
pregarono
la
Regina
a
passare
nel
loro
palazzo
,
del
quale
non
si
possono
ridire
a
parole
tutte
le
meraviglie
.
Figuratevi
che
per
fabbricarlo
avevano
preso
l
'
architetto
del
palazzo
del
sole
,
il
quale
aveva
rifatto
in
piccolo
quello
che
era
in
grande
il
palazzo
del
sole
.
La
Regina
,
non
potendo
reggere
a
così
vivo
bagliore
,
era
costretta
ogni
tantino
a
chiudere
gli
occhi
.
La
condussero
nel
loro
giardino
,
e
frutta
più
belle
non
se
n
'
erano
mai
sognate
!
Albicocche
più
grosse
della
testa
di
un
ragazzo
,
e
certe
ciliegie
,
che
per
mangiarne
una
,
bisognava
farla
in
quattro
pezzi
;
e
d
'
un
sapore
così
squisito
,
che
la
Regina
,
dopo
che
l
'
ebbe
assaggiate
,
non
volle
mangiarne
d
'
altra
specie
in
tempo
di
vita
sua
.
Tra
tante
meraviglie
,
c
'
era
anche
un
boschetto
di
alberi
finti
e
artificiali
,
i
quali
crescevano
e
mettevano
le
foglie
alla
pari
di
tutti
gli
altri
.
Impossibile
ridire
tutte
le
esclamazioni
di
stupore
della
Regina
,
i
discorsi
che
fece
sulla
Principessina
Desiderata
e
i
ringraziamenti
alle
gentili
persone
che
avevano
voluto
darle
una
notizia
così
gradita
:
basti
questo
,
che
non
fu
dimenticata
nessuna
parola
di
gratitudine
e
nessuna
espressione
di
tenerezza
.
La
fata
della
fontana
n
'
ebbe
la
sua
parte
,
come
di
santa
ragione
le
toccava
.
La
Regina
si
trattenne
nel
palazzo
fino
alla
sera
:
e
innamoratissima
della
musica
,
le
fecero
sentire
delle
voci
angeliche
.
Fu
quasi
affogata
dai
regali
e
dopo
aver
ringraziato
mille
volte
quelle
grandi
signore
,
se
ne
venne
via
insieme
colla
fata
della
fontana
.
Tutte
le
persone
della
Corte
,
impensierite
,
la
cercavano
di
qui
e
di
là
:
e
nessuno
poteva
immaginarsi
dove
trovarla
.
Ci
fu
perfino
chi
sospettò
che
fosse
stata
rapita
da
qualche
ardito
forestiero
,
tanto
più
che
era
ancora
giovane
e
nel
fior
della
bellezza
.
Quando
la
videro
tornata
,
com
'
è
da
figurarselo
fu
per
tutti
una
grandissima
festa
:
e
perché
anch
'
essa
sentiva
nel
cuore
una
consolazione
immensa
per
le
buone
speranze
avute
,
così
nel
suo
conversare
c
'
era
non
so
che
di
allegro
e
di
gioiale
che
innamorava
.
La
fata
della
fontana
la
lasciò
che
era
quasi
vicina
a
casa
;
e
nell
'
atto
di
dirsi
addio
,
raddoppiarono
le
carezze
e
i
complimenti
.
La
Regina
,
trattenutasi
ancora
per
una
settimana
a
bevere
le
acque
,
non
lasciò
un
giorno
senza
ritornare
al
palazzo
delle
fate
colla
sua
elegante
vecchietta
,
la
quale
tutte
le
volte
si
mostrava
da
principio
in
forma
di
gambero
,
e
finiva
poi
col
prendere
la
sua
figura
naturale
.
La
Regina
,
partita
che
fu
,
divenne
incinta
,
e
mise
alla
luce
una
Principessa
,
alla
quale
dette
il
nome
di
Desiderata
:
e
preso
subito
il
mazzo
,
che
aveva
avuto
in
regalo
,
nominò
a
uno
a
uno
tutti
i
fiori
che
lo
componevano
,
ed
ecco
che
sul
momento
si
videro
arrivare
le
fate
.
Ciascuna
di
esse
aveva
un
cocchio
differente
dall
'
altro
:
uno
era
d
'
ebano
,
tirato
da
colombi
bianchi
;
alcuni
erano
d
'
avorio
,
attaccati
a
piccoli
cervi
,
e
altri
di
cedro
,
e
altri
di
legno
-
rosa
.
Questo
era
l
'
equipaggio
che
solevano
usare
in
segno
d
'
alleanza
e
di
pace
;
perché
,
quand
'
erano
in
collera
,
si
servivano
soltanto
di
draghi
volanti
,
di
serpenti
che
buttavano
fiamme
dalla
gola
e
dagli
occhi
,
di
leoni
,
di
leopardi
e
di
pantere
,
in
groppa
alle
quali
si
facevano
portare
da
un
capo
all
'
altro
del
mondo
in
meno
tempo
che
non
ci
voglia
a
dire
buon
giorno
o
buon
anno
.
Ma
questa
volta
esse
erano
in
pace
e
di
buonissimo
umore
.
La
Regina
le
vide
entrare
nella
sua
camera
,
che
avevano
una
cera
molto
lieta
e
maestosa
:
e
dietro
di
loro
,
le
nane
e
i
nani
del
corteggio
,
tutti
carichi
di
regali
.
Dopo
abbracciata
la
Regina
e
baciata
la
Principessina
,
spiegarono
il
corredino
,
fatto
di
una
tela
così
fine
e
così
resistente
da
bastare
cent
'
anni
,
senza
pericolo
che
diventasse
lisa
;
le
fate
la
filavano
da
sé
nelle
ore
d
'
ozio
.
Quanto
alle
trine
erano
di
maggior
valore
della
tela
stessa
:
vi
si
vedeva
in
essa
raffigurata
,
o
coll
'
ago
o
col
fuso
,
tutta
la
storia
del
mondo
;
dopo
di
questa
messero
in
mostra
le
fasce
e
le
coperte
,
ricamate
apposta
con
le
loro
proprie
mani
:
e
in
queste
erano
rappresentati
mille
di
quei
giuochetti
svariatissimi
,
che
servono
per
baloccare
i
ragazzi
.
Dacché
al
mondo
ci
sono
ricamatori
e
ricamatrici
,
non
s
'
era
mai
veduta
una
cosa
meravigliosa
come
quella
tela
.
Ma
quando
fu
messa
fuori
la
culla
,
allora
la
Regina
non
poté
frenarsi
dal
cacciare
un
grido
di
stupore
,
tanto
quella
culla
sorpassava
,
per
magnificenza
,
tutto
il
rimanente
.
Era
fatta
d
'
un
legno
che
costava
centomila
scudi
la
libbra
.
La
sorreggevano
quattro
amorini
:
quattro
veri
capolavori
,
dove
l
'
arte
aveva
vinto
la
materia
,
sebbene
fossero
tutti
rubini
e
diamanti
,
da
non
potersi
dire
quanto
valevano
.
Questi
amorini
erano
stati
animati
dalle
fate
;
per
cui
quando
la
bambina
strillava
,
la
cullavano
dolcemente
e
l
'
addormentavano
,
e
ciò
faceva
un
grandissimo
comodo
anche
alla
balia
.
Le
fate
presero
la
Principessina
e
se
la
messero
sui
ginocchi
:
la
fasciarono
e
la
baciarono
più
di
cento
volte
,
perché
era
di
già
tanto
bella
,
che
bastava
vederla
,
per
mangiarla
dai
baci
.
Quando
si
accorsero
che
aveva
bisogno
di
poppare
,
batterono
la
loro
bacchetta
in
terra
,
e
comparve
subito
una
balia
,
quale
ci
voleva
per
una
così
graziosa
lattante
.
Restava
oramai
soltanto
da
dotarla
:
e
le
fate
si
spicciarono
a
fare
anche
questo
;
chi
le
diede
la
virtù
,
chi
la
grazia
;
la
terza
,
una
bellezza
maravigliosa
;
la
quarta
,
le
augurò
ogni
fortuna
;
la
quinta
,
buona
salute
;
e
l
'
ultima
,
la
facilità
di
riuscir
bene
in
tutte
quelle
cose
che
avesse
preso
a
fare
.
La
Regina
,
contentissima
,
non
rifiniva
dal
ringraziarle
di
tanti
favori
prodigati
alla
Principessina
;
quand
'
ecco
che
videro
entrare
in
camera
un
gambero
così
grosso
,
che
passava
appena
dalla
porta
.
"
Oh
!
ingratissima
Regina
"
,
disse
il
gambero
,
"
com
'
è
egli
possibile
che
vi
siate
dimenticata
così
presto
della
fata
della
fontana
e
del
gran
servizio
che
vi
ho
reso
,
menandovi
dalle
mie
sorelle
?
Come
!
voi
le
avete
invitate
tutte
,
e
me
sola
avete
lasciata
da
parte
?
Pur
troppo
ne
aveva
un
presentimento
,
e
fu
per
questo
che
mi
trovai
obbligata
a
prendere
la
figura
d
'
un
gambero
la
prima
volta
che
vi
parlai
,
appunto
per
farvi
notare
che
la
vostra
amicizia
,
invece
di
progredire
,
avrebbe
camminato
all
'indietro."
La
Regina
,
disperata
per
la
smemoraggine
commessa
,
la
interruppe
e
le
chiese
perdono
.
Ella
disse
che
aveva
creduto
di
nominare
il
suo
fiore
,
come
quelli
di
tutte
le
altre
;
che
era
stato
il
mazzetto
di
fiori
di
pietre
preziose
quello
che
l
'
aveva
ingannata
:
e
che
essa
non
era
capace
di
dimenticarsi
i
grandi
favori
ricevuti
;
e
che
,
per
conseguenza
,
la
pregava
e
la
scongiurava
a
non
privarla
della
sua
amicizia
,
e
segnatamente
a
mostrarsi
benigna
verso
la
Principessina
.
Tutte
le
fate
,
per
la
paura
che
volesse
dotarla
di
miseria
e
di
disgrazie
,
fecero
coro
alla
Regina
per
vedere
di
abbonirla
.
"
Cara
sorella
"
,
le
dissero
,
"
Vostra
Altezza
non
si
mostri
sdegnata
contro
una
Regina
,
che
non
ebbe
mai
in
mente
di
farvi
il
più
piccolo
sgarbo
;
lasciate
,
di
grazia
,
codesta
buccia
di
gambero
e
fatevi
vedere
in
tutta
la
vostra
bellezza
.
"
Come
è
stato
detto
,
la
fata
della
fontana
era
un
po
'
civetta
,
e
a
sentirsi
lodare
dalle
sorelle
si
ammansì
un
poco
e
diventò
più
agevole
.
"
Ebbene
"
,
disse
,
"
non
farò
a
Desiderata
tutto
il
male
che
avrei
voluto
:
perché
vi
giuro
che
era
mia
intenzione
di
rovinarla
affatto
,
e
nessuno
avrebbe
potuto
impedirmelo
;
nondimeno
voglio
annunziarvi
una
cosa
:
se
ella
vedrà
la
luce
del
sole
,
prima
che
abbia
compiti
quindici
anni
,
dovrà
pentirsene
amaramente
e
forse
ci
rimetterà
la
vita
.
"
Il
pianto
della
Regina
e
le
preghiere
delle
illustri
fate
non
valsero
a
smuoverla
di
un
capello
dalla
sua
sentenza
.
Ella
si
ritirò
camminando
all
'
indietro
,
perché
non
aveva
voluto
lasciare
la
sua
sopravveste
di
gambero
.
Quando
si
fu
allontanata
dalla
camera
,
la
povera
Regina
chiese
alle
fate
se
ci
fosse
verso
di
salvare
la
figlia
dalle
disgrazie
che
le
erano
state
minacciate
.
Esse
tennero
consiglio
fra
loro
,
e
dopo
aver
messi
avanti
parecchi
partiti
,
finalmente
si
attennero
a
questo
:
che
,
cioè
,
bisognava
fabbricare
un
gran
palazzo
senza
porte
e
senza
finestre
;
con
una
porta
d
'
ingresso
sotterranea
,
e
custodirvi
lì
dentro
la
Principessina
fino
a
tanto
che
non
avesse
raggiunto
l
'
età
fatale
,
per
esser
fuori
da
ogni
pericolo
.
Tre
colpi
di
bacchetta
bastarono
per
cominciare
e
finire
questo
vasto
edifizio
.
All
'
esterno
era
tutto
di
marmo
bianco
e
verde
:
e
i
soffitti
e
gl
'
impiantiti
tutti
di
diamanti
e
di
smeraldi
,
che
raffiguravano
fiori
,
uccelli
e
mille
altre
cose
graziose
.
Le
pareti
erano
tappezzate
di
velluto
di
vari
colori
,
ricamato
dalle
fate
colle
loro
mani
:
e
perché
esse
sapevano
di
storia
,
s
'
erano
prese
il
gusto
di
rappresentarvi
i
fatti
storici
più
belli
e
più
notevoli
:
c
'
era
dipinto
il
passato
e
l
'
avvenire
,
e
in
parecchi
arazzi
si
vedevano
effigiate
le
gesta
dei
più
grandi
Re
della
terra
.
Le
brave
fate
avevano
immaginato
questo
modo
ingegnoso
per
insegnare
più
facilmente
alla
giovine
Principessa
i
vari
casi
della
vita
degli
eroi
e
degli
altri
mortali
.
Tutta
la
casa
,
nell
'
interno
,
era
rischiarata
soltanto
a
forza
di
lampade
:
ma
ce
n
'
erano
tante
e
poi
tante
,
che
pareva
fosse
giorno
chiaro
da
un
anno
all
'
altro
.
Vi
furono
introdotti
tutti
i
maestri
,
dei
quali
ella
poteva
aver
bisogno
per
istruirsi
e
perfezionarsi
;
e
il
suo
spirito
,
la
sua
svegliatezza
e
il
suo
buon
senso
arrivavano
a
intendere
molte
cose
,
anche
prima
che
le
fossero
insegnate
:
ragion
per
cui
i
maestri
rimanevano
strasecolati
per
le
cose
bellissime
che
essa
sapeva
dire
in
una
età
,
nella
quale
gli
altri
ragazzi
sanno
appena
chiamare
babbo
e
mamma
.
E
questa
è
una
prova
che
le
fate
non
accordano
la
loro
protezione
,
per
tirar
su
degli
stupidi
e
degl
'
ignoranti
!
Se
la
vivacità
del
suo
spirito
innamorava
tutti
coloro
che
l
'
avvicinavano
,
la
sua
bellezza
non
faceva
di
meno
,
e
sapeva
amicarsi
le
persone
più
insensibili
e
i
cuori
più
duri
.
La
Regina
madre
non
l
'
avrebbe
lasciata
un
solo
minuto
,
se
il
suo
dovere
non
l
'
avesse
tenuta
presso
il
Re
.
Di
tanto
in
tanto
le
buone
fate
venivano
a
vedere
la
Principessa
e
le
portavano
in
regalo
cose
rarissime
e
vestiti
sfarzosi
ed
eleganti
,
che
parevano
fatti
per
le
nozze
di
qualche
Principessa
,
non
meno
bella
di
Desiderata
.
Ma
fra
tutte
le
fate
che
le
volevano
bene
,
quella
che
le
voleva
più
di
tutte
era
Tulipano
,
la
quale
non
rifiniva
mai
di
raccomandare
alla
Regina
che
non
le
lasciasse
vedere
la
luce
del
giorno
prima
di
aver
toccato
i
quindici
anni
.
"
La
nostra
sorella
,
quella
della
fontana
,
è
vendicativa
"
,
diceva
Tulipano
,
"
avremo
un
bel
pigliarci
tutte
le
cure
per
questa
fanciulla
;
ma
se
ella
può
,
state
certa
che
le
farà
del
male
;
e
per
questa
ragione
bisogna
,
o
signora
,
che
voi
siate
vigilante
,
e
di
molto
.
"
La
Regina
dal
canto
suo
prometteva
di
vegliare
continuamente
sopra
una
cosa
di
tanto
rilievo
:
ma
avvicinandosi
il
tempo
nel
quale
la
sua
cara
figlia
doveva
uscire
dal
castello
,
le
fece
fare
il
ritratto
,
e
il
ritratto
fu
portato
a
mostra
nelle
più
grandi
Corti
dell
'
universo
.
Al
solo
vederlo
,
non
vi
fu
Principe
che
non
si
mostrasse
preso
di
ammirazione
:
ma
fra
gli
altri
ve
ne
fu
uno
che
ne
rimase
talmente
invaghito
,
da
non
sapersene
più
distaccare
.
Lo
portò
nel
suo
gabinetto
,
e
si
chiuse
dentro
insieme
col
ritratto
,
e
parlandogli
come
se
fosse
vivo
e
potesse
intenderlo
,
gli
diceva
le
cose
più
appassionate
di
questo
mondo
.
Il
Re
,
non
vedendo
più
il
figliuolo
,
domandò
che
cosa
facesse
e
come
passasse
il
suo
tempo
,
e
perché
non
fosse
più
del
suo
solito
buon
umore
.
Qualche
cortigiano
,
di
quelli
che
chiacchierano
volentieri
,
e
ve
ne
sono
parecchi
con
questo
vizio
,
gli
fece
intendere
che
c
'
era
il
caso
che
al
Principe
desse
volta
il
cervello
,
perché
passava
le
giornate
intere
chiuso
nel
suo
gabinetto
,
e
lì
discorreva
da
sé
solo
,
come
se
vi
fosse
stato
qualcuno
insieme
con
lui
.
Il
Re
sentì
questa
cosa
con
dispiacere
:
"
Com
'
è
egli
possibile
"
,
diceva
ai
suoi
confidenti
,
"
che
mio
figlio
perda
così
il
giudizio
?
lui
,
che
ne
ha
avuto
sempre
tanto
!
Voi
sapete
che
finora
esso
è
stato
l
'
ammirazione
di
tutti
,
e
io
non
vedo
ne
'
suoi
occhi
alcun
segno
di
pazzia
o
di
aberrazione
mentale
:
soltanto
mi
pare
diventato
più
pensieroso
.
Bisogna
che
io
lo
interroghi
da
me
:
forse
cosi
arriverò
a
scoprire
qual
è
la
fissazione
che
s
'
è
messa
per
il
capo
"
.
Detto
fatto
,
mandò
per
esso
,
e
quindi
ordinò
a
tutti
che
uscissero
dalla
sala
.
Dopo
vari
discorsi
,
ai
quali
il
Principe
non
stava
attento
o
rispondeva
a
rovescio
,
il
Re
gli
domandò
il
motivo
che
aveva
portato
tanto
cambiamento
nelle
sue
abitudini
e
nel
suo
carattere
.
Il
Principe
,
parendogli
che
gli
fosse
capitata
la
palla
al
balzo
,
si
gettò
ai
suoi
piedi
,
e
gli
disse
:
"
Voi
avete
fissato
di
farmi
sposare
la
Principessa
Nera
:
in
questo
legame
di
parentela
voi
troverete
dei
vantaggi
,
che
io
non
posso
promettervi
con
quello
della
Principessa
Desiderata
;
ma
,
o
signore
,
io
trovo
in
questa
fanciulla
tante
grazie
e
tante
attrattive
,
quante
l
'
altra
non
ne
possiede
davvero
"
.
"
E
dove
le
avete
vedute
?
"
,
chiese
il
Re
.
"
Tanto
dell
'
una
che
dell
'
altra
,
mi
sono
stati
portati
i
ritratti
"
,
rispose
il
Principe
Guerriero
(
era
questo
il
suo
nome
,
dacché
aveva
vinto
tre
grandi
battaglie
)
,
"
e
vi
confesso
che
la
mia
passione
per
la
principessa
Desiderata
è
così
forte
,
che
se
voi
non
ritirate
la
parola
data
alla
Principessa
Nera
,
non
mi
rimane
altro
che
morire
:
felice
sempre
di
perdere
la
vita
,
una
volta
perduta
la
speranza
di
essere
lo
sposo
di
quella
che
amo
.
"
"
È
dunque
con
un
ritratto
"
,
riprese
gravemente
il
Re
,
"
che
passate
il
vostro
tempo
a
fare
certi
colloqui
,
che
vi
rendono
ridicolo
agli
occhi
di
tutti
i
cortigiani
?
Essi
vi
credono
svanito
il
cervello
,
e
se
sapeste
quello
che
si
dice
di
voi
,
non
avreste
faccia
di
parlare
a
questo
modo
di
simili
ragazzate
!
"
"
Io
non
ho
ragione
di
rimproverarmi
una
sì
bella
fiamma
"
,
replicò
il
Principe
,
"
quando
avrete
veduto
il
ritratto
di
questa
graziosa
Principessa
,
son
sicuro
che
compatirete
la
passione
che
sento
per
lei
.
"
"
Andate
a
prenderlo
subito
"
esclamò
il
Re
,
con
tanto
risentimento
,
che
dava
a
dividere
la
bizza
che
lo
rodeva
dentro
.
Se
il
Principe
non
avesse
avuta
la
certezza
che
nessuna
bellezza
al
mondo
poteva
stare
a
fronte
di
quella
di
Desiderata
,
sarebbe
rimasto
un
po
'
male
.
Invece
andò
subito
nel
suo
gabinetto
,
e
poi
tornò
al
Re
.
Il
Re
rimase
maravigliato
quanto
il
figlio
.
"
Ah
!
"
,
diss
'
egli
,
"
mio
caro
Guerriero
,
io
approvo
la
vostra
scelta
;
quando
alla
mia
Corte
ci
sarà
una
Principessa
così
graziosa
,
mi
sentirò
anch
'
io
ringiovanito
.
Fin
da
questo
momento
mando
subito
degli
ambasciatori
dalla
Principessa
Nera
per
isciogliermi
della
parola
data
:
e
quand
'
anche
dovessi
tirarmi
sulle
braccia
una
guerra
a
morte
,
preferisco
di
farla
finita
una
buona
volta
per
tutte
.
"
Il
Principe
baciò
rispettosamente
le
mani
del
padre
e
gli
abbracciò
i
ginocchi
.
La
sua
gioia
era
tanta
,
che
pareva
diventato
un
altro
.
Pregò
e
ripregò
il
padre
a
mandare
degli
ambasciatori
non
soltanto
alla
Principessa
Nera
,
ma
anche
a
Desiderata
,
raccomandandosi
che
per
quest
'
ultima
fosse
scelto
l
'
uomo
più
capace
e
più
ricco
del
Regno
,
perché
in
questa
grande
occasione
era
necessario
fare
una
splendida
figura
,
e
ottenere
ciò
che
si
voleva
.
Il
Re
pose
gli
occhi
su
Beccafico
.
Era
un
gran
signore
,
eloquente
quanto
Cicerone
,
e
con
centomila
lire
di
rendita
.
Beccafico
voleva
un
gran
bene
al
principe
Guerriero
,
e
per
andargli
a
genio
,
si
fece
fare
il
più
splendido
equipaggio
e
le
più
belle
livree
che
si
possa
immaginare
.
La
sua
fretta
per
allestire
i
preparativi
del
viaggio
fu
grandissima
,
perché
l
'
amore
del
Principe
cresceva
a
occhio
di
giorno
in
giorno
,
ed
esso
era
sempre
lì
a
punzecchiarlo
perché
partisse
.
"
Ricordatevi
"
,
gli
diceva
in
tutta
confidenza
,
"
che
c
'
è
di
mezzo
la
vita
mia
,
e
che
io
perdo
il
lume
della
ragione
tutte
le
volte
che
penso
al
caso
che
il
padre
di
questa
Principessa
potrebbe
impegnarsi
con
qualcun
altro
,
senza
aver
modo
di
tornare
indietro
:
e
che
allora
io
dovrei
perderla
per
sempre
.
"
Beccafico
lo
rassicurava
,
non
foss
'
altro
per
pigliar
tempo
;
perché
dopo
le
grandi
spese
alle
quali
era
andato
incontro
,
voleva
almeno
farsene
onore
.
Menò
seco
ottanta
carrozze
tutte
risplendenti
d
'
oro
e
di
brillanti
,
e
dipinte
con
certe
miniature
,
da
fare
scomparire
le
miniature
più
finite
che
si
sieno
vedute
mai
:
c
'
erano
,
per
di
più
,
altre
cinquecento
carrozze
:
ventiquattromila
paggi
a
cavallo
,
vestiti
come
tanti
principi
:
e
il
resto
del
corteggio
non
era
da
sfigurare
in
mezzo
a
quella
magnificenza
.
Quando
l
'
ambasciatore
ebbe
dal
Principe
l
'
udienza
di
congedo
,
questo
l
'
abbracciò
come
un
suo
fratello
,
e
gli
disse
:
"
Pensate
,
mio
caro
Beccafico
,
che
la
mia
vita
dipende
dal
matrimonio
che
andate
a
combinare
:
dite
tutto
quel
che
più
sapete
,
e
conducete
con
voi
la
Principessa
,
che
è
l
'
anima
dell
'
anima
mia
"
.
E
gli
consegnò
mille
regali
da
offrirle
,
nei
quali
spiccavano
in
egual
modo
l
'
eleganza
e
la
ricchezza
;
erano
tutte
allegorie
amorose
,
incise
su
gemme
e
diamanti
:
orologi
incrostati
di
carbonchi
,
con
sopra
le
cifre
di
Desiderata
:
braccialetti
di
rubini
modellati
in
forma
di
cuori
:
insomma
,
non
c
'
era
cosa
alla
quale
non
avesse
pensato
,
per
trovare
il
modo
di
piacerle
.
L
'
ambasciatore
portava
seco
il
ritratto
del
Principe
,
dipinto
con
tanta
bravura
e
maestria
,
che
non
gli
mancava
nemmeno
la
parola
,
e
faceva
dei
complimenti
pieni
di
grazia
e
di
brio
.
È
vero
che
non
sapeva
rispondere
a
tutto
quello
che
gli
si
domandava
:
ma
di
questo
non
ce
n
'
era
un
gran
bisogno
.
Beccafico
,
per
la
parte
sua
,
promise
al
Principe
che
avrebbe
fatto
l
'
impossibile
per
vederlo
contento
,
e
soggiunse
che
aveva
con
sé
moltissimo
denaro
:
e
caso
mai
gli
avessero
negata
la
Principessa
,
avrebbe
trovato
il
mezzo
di
comprare
qualcuna
delle
sue
cameriere
e
l
'
avrebbe
rapita
.
"
Ah
!
"
,
esclamò
il
Principe
,
"
non
lo
dite
neanche
per
celia
:
son
sicuro
che
ella
si
chiamerebbe
offesa
da
un
modo
di
fare
così
poco
rispettoso
!
"
Beccafico
non
stette
a
dir
altro
,
e
partì
.
La
gran
diceria
del
suo
viaggio
arrivò
prima
di
lui
:
il
Re
e
la
Regina
ne
furono
lietissimi
,
perché
stimavano
molto
il
suo
sovrano
e
conoscevano
gli
atti
di
valore
del
Principe
Guerriero
,
e
,
in
particolar
modo
,
il
suo
merito
personale
;
motivo
per
cui
non
avrebbero
potuto
trovare
un
partito
più
degno
per
la
loro
figlia
,
neanche
a
cercarlo
apposta
nelle
cinque
parti
del
mondo
.
Fu
apprestato
un
palazzo
per
alloggiarvi
Beccafico
,
e
vennero
dati
gli
ordini
perché
tutta
la
Corte
si
mostrasse
in
abito
di
gran
gala
.
Il
Re
e
la
Regina
avevano
pensato
di
far
vedere
all
'
ambasciatore
la
Principessa
Desiderata
:
ma
la
fata
Tulipano
venne
a
trovare
la
Regina
e
le
disse
:
"
Guardatevi
bene
,
Regina
,
da
menare
Beccafico
dalla
nostra
figliuola
"
,
era
solita
di
chiamarla
così
,
"
non
conviene
che
egli
la
veda
tanto
presto
e
non
bisogna
mandarla
al
Re
,
che
l
'
ha
domandata
in
sposa
,
finché
non
abbia
compiti
i
quindici
anni
!
perché
,
badate
bene
a
quello
che
vi
dico
,
se
ella
esce
fuori
prima
del
tempo
,
si
troverà
a
sentirsi
cascare
addosso
qualche
grosso
malanno
"
.
La
Regina
abbracciò
la
buona
Tulipano
:
le
promise
di
darle
retta
,
e
senza
perder
tempo
andarono
insieme
dalla
Principessa
.
Intanto
arrivò
l
'
ambasciatore
.
Il
suo
seguito
durò
ventitré
ore
a
passare
,
perché
egli
aveva
seicentomila
muli
,
colle
sonagliere
e
i
ferri
d
'
oro
e
gualdrappe
di
velluto
e
di
broccato
ricamate
in
perle
.
Lungo
la
strada
c
'
era
un
pigia
-
pigia
da
non
farsene
idea
,
e
tutti
correvano
per
vederlo
.
Il
Re
e
la
Regina
gli
andarono
incontro
,
tanto
erano
contenti
della
sua
venuta
.
Salteremo
a
pié
pari
le
cose
che
egli
disse
,
i
complimenti
che
si
scambiarono
,
perché
ci
vuol
poco
a
figurarseli
:
ma
quando
egli
domandò
di
presentare
i
suoi
omaggi
alla
Principessa
,
rimase
molto
male
nel
sentirsi
negata
la
grazia
.
"
Signor
Beccafico
"
,
disse
il
Re
,
"
se
vi
ricusiamo
una
cosa
che
pare
così
giusta
,
credetelo
,
non
è
un
capriccio
:
e
perché
ne
siate
persuaso
,
bisogna
raccontarvi
la
strana
avventura
di
nostra
figlia
.
Una
fata
,
dal
giorno
che
nacque
,
la
prese
a
noia
e
la
minacciò
di
mille
guai
,
se
ella
avesse
veduto
la
luce
del
sole
prima
di
toccare
i
quindici
anni
:
noi
dunque
la
teniamo
chiusa
in
un
palazzo
,
che
ha
i
suoi
quartieri
più
belli
sotto
terra
.
Era
nostra
idea
di
menarvici
ma
la
fata
Tulipano
ci
ha
comandato
di
non
fare
nulla
.
"
"
Come
mai
,
Sire
!
"
,
replicò
l
'
ambasciatore
,
"
e
io
dunque
dovrò
avere
il
dispiacere
di
tornarmene
indietro
senza
di
lei
?
Voi
l
'
accordaste
al
Re
mio
signore
per
il
suo
figlio
:
ella
è
aspettata
con
vivissima
impazienza
:
e
sarà
possibile
che
voi
vi
lasciate
imporre
da
certe
fanciullaggini
,
come
sono
le
predizioni
delle
fate
?
Ecco
qui
il
ritratto
del
Principe
Guerriero
,
che
ho
l
'
ordine
di
presentarvi
:
e
il
ritratto
è
così
somigliante
,
che
quando
lo
guardo
mi
par
di
vedere
le
stesso
Principe
in
persona
.
"
E
cosi
dicendo
,
lo
scoprì
.
Il
ritratto
,
che
era
stato
ammaestrato
soltanto
per
parlare
alla
Principessa
,
disse
:
"
Bella
Desiderata
,
non
potete
figurarvi
con
quanto
ardore
io
vi
attenda
!
venite
subito
alla
nostra
Corte
,
e
abbellitela
con
quelle
grazie
che
vi
fanno
unica
al
mondo
!
"
.
Il
ritratto
non
disse
altro
:
e
il
Re
e
la
Regina
rimasero
tanto
meravigliati
,
che
pregarono
Beccafico
a
darglielo
,
per
portarlo
a
far
vedere
alla
Principessa
.
A
lui
non
gli
parve
vero
,
e
consegnò
subito
il
ritratto
nelle
loro
mani
.
La
Regina
non
aveva
mai
fatto
cenno
alla
figlia
di
ciò
che
accadeva
in
Corte
;
ed
anzi
aveva
proibito
alle
dame
che
le
stavano
intorno
di
dirle
la
più
piccola
cosa
sull
'
arrivo
dell
'
ambasciatore
:
ma
esse
non
l
'
avevano
ubbidita
,
e
la
Principessa
sapeva
già
che
si
stava
combinando
un
gran
matrimonio
;
peraltro
era
tanto
prudente
,
da
fare
in
modo
che
la
madre
non
si
avvedesse
di
nulla
.
Quando
questa
le
ebbe
mostrato
il
ritratto
del
Principe
,
che
parlava
,
e
che
le
fece
un
complimento
non
so
se
più
tenero
o
più
grazioso
,
ella
rimase
molto
sorpresa
,
perché
non
aveva
mai
veduto
nulla
di
simile
;
e
la
bella
fisonomia
del
Principe
,
l
'
aspetto
sveglio
e
la
regolarità
delle
fattezze
non
la
stupivano
meno
delle
cose
che
aveva
dette
il
ritratto
parlante
.
"
Vi
dispiacerebbe
"
,
le
disse
la
Regina
,
"
di
avere
uno
sposo
che
somigliasse
a
questo
Principe
?
"
"
Signora
"
,
ella
rispose
,
"
non
tocca
a
me
a
scegliere
:
sarò
sempre
contenta
di
colui
che
vi
piacerà
destinarmi
.
"
"
Ma
pure
"
,
insisté
la
Regina
,
"
se
la
sorte
cadesse
su
lui
,
non
vi
stimereste
felice
?
"
Ella
arrossì
,
abbassò
gli
occhi
e
non
rispose
nulla
.
La
Regina
la
prese
fra
le
braccia
e
la
baciò
più
e
più
volte
,
né
poté
frenarsi
dal
versare
alcune
lacrime
,
pensando
che
stava
sul
punto
di
doverla
perdere
,
perché
non
le
mancavano
oramai
che
tre
mesi
soli
a
compiere
i
quindici
anni
:
e
nascondendole
il
suo
dispiacere
,
la
mise
al
fatto
di
tutto
quanto
la
riguardava
nell
'
ambasciata
di
Beccafico
:
e
fra
le
altre
cose
,
le
dette
anche
i
regali
che
erano
stati
portati
per
lei
.
Essa
li
ammirò
:
lodò
con
finezza
di
gusto
le
cose
più
singolari
;
ma
ogni
pochino
i
suoi
occhi
si
divagavano
,
per
andare
a
posarsi
sul
ritratto
del
Principe
,
con
un
diletto
fin
'
allora
non
provato
mai
.
L
'
ambasciatore
,
vedendo
che
perdeva
il
suo
tempo
a
insistere
perché
gli
dessero
la
Principessa
,
e
che
si
contentavano
soltanto
di
promettergliela
,
ma
in
modo
solenne
da
non
poterne
dubitare
,
si
trattenne
pochi
giorni
presso
il
Re
,
e
tornò
per
la
posta
a
render
conto
al
padrone
del
suo
operato
.
Quando
il
Principe
venne
a
sapere
che
la
sua
Desiderata
non
poteva
averla
prima
di
tre
mesi
,
dette
in
tali
sfoghi
di
dolore
,
che
rattristarono
tutta
la
Corte
:
non
dormiva
più
:
non
mangiava
nulla
e
diventò
tristo
e
pensieroso
:
perse
il
suo
bel
colore
:
passava
le
giornate
intere
sdraiato
su
un
canapè
,
nel
suo
gabinetto
,
a
contemplare
il
ritratto
della
Principessa
:
le
scriveva
ogni
cinque
minuti
e
porgeva
le
lettere
al
ritratto
,
come
se
questo
le
sapesse
leggere
.
Alla
fine
le
sue
forze
s
'
indebolirono
a
poco
a
poco
,
e
cadde
gravemente
malato
:
né
ci
fu
bisogno
di
medico
o
di
chirurgo
per
indovinare
la
cagione
del
male
.
Il
Re
si
disperava
;
egli
amava
teneramente
suo
figlio
,
e
si
trovava
sul
punto
di
perderlo
.
Che
afflizione
per
lui
!
Né
vedeva
rimedio
alcuno
che
valesse
a
salvargli
il
Principe
,
il
quale
non
domandava
altro
che
la
sua
Desiderata
:
senza
di
essa
non
gli
restava
che
morire
.
In
faccia
alla
gravità
del
caso
egli
prese
la
risoluzione
di
andare
a
trovare
il
Re
e
la
Regina
,
che
gli
avevano
promesso
la
figlia
,
affine
di
scongiurarli
a
muoversi
a
compassione
dello
stato
in
cui
s
'
era
ridotto
il
Principe
,
e
a
non
mandare
più
in
lungo
le
nozze
;
le
quali
non
si
sarebbero
fatte
più
,
quand
'
essi
si
fossero
incaponiti
a
volere
aspettare
che
la
Principessa
avesse
compito
i
quindici
anni
.
Questo
passo
era
straordinario
per
un
Re
,
ma
sarebbe
stata
una
cosa
anche
più
straordinaria
se
egli
avesse
lasciato
morire
il
figlio
,
che
gli
era
più
caro
delle
pupille
degli
occhi
.
Peraltro
s
'
inciampò
in
una
difficoltà
insormontabile
:
e
questa
era
l
'
età
molto
avanzata
del
Re
,
la
quale
non
gli
acconsentiva
se
non
di
viaggiare
in
portantina
:
e
questa
cosa
si
combinava
male
coll
'
impazienza
del
figlio
:
per
cui
egli
mandò
per
la
posta
il
suo
fido
Beccafico
e
scrisse
delle
lettere
commoventissime
per
impegnare
il
Re
e
la
Regina
a
contentarlo
nei
suoi
desideri
.
Intanto
Desiderata
non
provava
minor
piacere
a
contemplare
il
ritratto
del
Re
,
che
questi
non
provasse
a
guardare
quello
di
lei
.
Ogni
tantino
ella
andava
nella
stanza
dove
era
stato
messo
,
e
sebbene
s
'
ingegnasse
di
celare
i
sentimenti
del
suo
cuore
,
c
'
era
chi
sapeva
indovinarli
;
e
,
fra
gli
altri
,
Viola
-
a
-
ciocche
e
Spinalunga
,
che
erano
le
sue
damigelle
d
'
onore
,
si
accorsero
di
quella
specie
d
'
irrequietezza
che
cominciava
a
tormentarla
.
Viola
-
a
-
ciocche
l
'
amava
di
sincero
amore
e
l
'
era
fidatissima
;
mentre
Spinalunga
aveva
sempre
covato
una
gelosia
segreta
per
le
belle
virtù
e
per
lo
splendido
stato
della
Principessa
.
La
madre
di
Spinalunga
aveva
allevata
la
Principessa
,
e
dopo
essere
stata
sua
governante
,
era
divenuta
sua
dama
d
'
onore
.
Ella
dunque
avrebbe
dovuto
amarla
,
come
la
cosa
più
cara
di
questo
mondo
:
ma
idolatrando
essa
la
propria
figlia
,
e
vedendo
l
'
odio
di
questa
per
la
bella
Principessa
,
non
poteva
,
neanch
'
essa
,
volerle
bene
.
L
'
ambasciatore
,
che
era
stato
spedito
alla
Corte
della
Principessa
Nera
,
non
vi
trovò
lieta
accoglienza
,
subito
che
si
venne
a
sapere
la
bella
parte
che
doveva
fare
.
Questa
negra
era
la
creatura
più
vendicativa
che
possa
immaginarsi
;
e
le
parve
di
non
essere
trattata
troppo
cavallerescamente
a
sentirsi
dire
sul
viso
,
dopo
le
promesse
e
gl
'
impegni
presi
,
che
essa
rimaneva
ringraziata
e
messa
in
libertà
.
Ella
aveva
veduto
il
ritratto
del
Principe
,
e
s
'
era
fitta
in
capo
di
voler
lui
a
ogni
costo
:
perché
le
donne
nere
,
quando
si
ragiona
d
'
amore
,
diventano
le
donne
più
ostinate
del
mondo
.
"
Come
,
signor
ambasciatore
"
,
ella
disse
,
"
forse
il
vostro
Re
non
mi
crede
abbastanza
ricca
o
abbastanza
bella
?
Girate
per
i
miei
Stati
e
difficilmente
ne
troverete
de
'
più
vasti
;
entrate
nel
mio
tesoro
reale
e
vedrete
tant
'
oro
,
quanto
non
se
n
'
è
mai
cavato
da
tutte
le
miniere
del
Perù
;
date
finalmente
un
'
occhiata
al
color
morato
del
mio
viso
,
alle
mie
labbra
tumide
,
al
mio
naso
schiacciato
,
eppoi
ditemi
se
una
donna
,
per
esser
bella
,
non
bisogna
che
sia
fatta
così
!
"
"
Signora
"
,
rispose
l
'
ambasciatore
,
il
quale
aveva
una
gran
paura
d
'
essere
bastonato
,
peggio
che
in
Turchia
,
"
io
biasimo
il
procedere
del
mio
Sovrano
,
per
quanto
è
lecito
di
farlo
a
un
suddito
:
e
se
il
cielo
mi
avesse
dato
il
più
bel
trono
dell
'
universo
,
saprei
ben
io
la
persona
alla
quale
offrirlo
!
"
"
Queste
parole
vi
salvano
la
vita
"
,
ella
disse
,
"
avevo
fissato
di
cominciare
da
voi
la
mia
vendetta
;
ma
mi
sarebbe
parsa
un
'
ingiustizia
,
perché
in
fin
de
'
conti
non
siete
voi
la
cagione
dello
sleale
procedere
del
vostro
Principe
:
andate
,
e
ditegli
da
parte
mia
che
mi
fa
un
vero
regalo
a
sciogliersi
con
me
,
perché
io
non
me
la
sono
mai
detta
con
le
persone
poco
di
buono
.
"
L
'
ambasciatore
,
che
non
vedeva
l
'
ora
di
essere
congedato
,
prese
queste
parole
a
volo
;
e
via
a
gambe
.
Ma
la
Negra
era
troppo
stizzita
contro
il
Principe
Guerriero
,
per
potergli
perdonare
.
Salì
sopra
un
cocchio
d
'
avorio
tirato
da
sei
struzzi
,
i
quali
facevano
dieci
miglia
l
'
ora
.
Andò
al
palazzo
della
fata
della
fontana
,
che
era
la
sua
comare
e
la
migliore
amica
che
avesse
:
e
dopo
averle
raccontata
la
sua
avventura
,
la
pregò
colle
braccia
in
croce
perché
l
'
aiutasse
a
pigliarsi
una
vendetta
.
La
fata
si
lasciò
commuovere
dal
dolore
della
figlioccia
;
guardò
nel
libro
,
dove
si
dice
tutto
,
e
così
venne
subito
a
sapere
che
il
Principe
Guerriero
lasciava
la
Principessa
Nera
per
motivo
di
Desiderata
,
che
egli
amava
perdutamente
,
e
che
era
stato
perfino
malato
dalla
gran
passione
di
non
poterla
vedere
.
Bastò
questa
cosa
per
riaccendere
nel
cuore
alla
fata
quella
collera
,
che
oramai
era
quasi
spenta
;
tanto
che
si
poteva
sperare
,
che
non
avendo
più
veduto
la
Principessa
dal
giorno
che
nacque
,
non
avrebbe
più
pensato
a
farle
del
male
,
senza
gl
'
incitamenti
di
quella
brutta
moraccia
.
"
Come
!
"
,
gridò
la
fata
,
"
dunque
questa
sciaguratissima
Desiderata
s
'
è
messa
in
capo
di
farmi
sempre
dei
dispetti
?
No
,
no
,
vezzosa
Principessa
:
no
,
carina
mia
;
non
soffrirò
mai
che
ti
si
faccia
un
affronto
.
Il
cielo
e
tutti
gli
elementi
piglieranno
parte
in
questa
cosa
.
Torna
pure
a
casa
e
fidati
alla
parola
della
tua
buona
comare
.
"
La
Principessa
la
ringraziò
e
le
fece
dei
doni
di
frutte
e
di
fiori
,
che
furono
moltissimo
graditi
.
Intanto
l
'
ambasciatore
Beccafico
si
avanzava
a
spron
battuto
verso
la
città
,
dove
stava
il
padre
di
Desiderata
:
e
appena
giunto
andò
a
gettarsi
ai
piedi
del
Re
e
della
Regina
;
versò
un
torrente
di
lacrime
e
disse
con
un
linguaggio
da
intenerire
i
sassi
,
che
il
Principe
Guerriero
sarebbe
morto
,
se
gl
'
indugiavano
il
piacere
di
vedere
la
Principessa
:
che
oramai
non
mancavano
più
che
tre
soli
mesi
per
compire
i
quindici
anni
;
che
non
c
'
era
pericolo
che
in
un
tempo
così
corto
potesse
accadere
qualche
disgrazia
:
che
si
prendeva
la
libertà
di
rammentare
che
questa
eccessiva
credulità
per
certe
fandonie
faceva
torto
alla
maestà
reale
:
in
una
parola
,
tanto
seppe
dire
e
tanto
seppe
fare
,
che
finì
col
persuaderli
tutti
e
due
.
Prova
ne
sia
che
anche
essi
s
'
intenerirono
e
piansero
,
ripensando
al
pietoso
stato
in
cui
s
'
era
ridotto
il
Principe
:
e
finirono
col
dire
che
pigliavano
qualche
giorno
di
tempo
prima
di
dargli
una
risposta
di
benestare
.
Esso
allora
replicò
che
non
poteva
concedere
che
poche
ore
,
perché
il
suo
padrone
era
oramai
ridotto
al
lumicino
,
e
s
'
era
fitto
in
capo
che
la
Principessa
non
lo
potesse
soffrire
e
fosse
essa
medesima
che
studiasse
tutti
gli
ammennicoli
per
rimandare
la
partenza
dall
'
oggi
al
domani
.
Allora
gli
fu
detto
che
nella
serata
avrebbe
saputo
quello
che
si
poteva
fare
.
La
Regina
corse
subito
al
palazzo
della
sua
cara
figlia
,
e
le
raccontò
ogni
cosa
.
Desiderata
sentì
un
gran
dolore
:
ebbe
una
stretta
al
cuore
e
svenne
.
Così
la
Regina
poté
conoscere
tutta
la
passione
del
suo
amore
per
il
Principe
.
"
Non
ti
dar
tanto
alla
disperazione
,
bambina
mia
"
,
ella
le
disse
,
"
tu
hai
la
virtù
di
poterlo
guarire
:
la
sola
cosa
che
mi
tenga
in
pensiero
,
sono
le
minacce
fatte
dalla
fata
della
fontana
al
momento
della
tua
nascita
.
"
"
Voglio
sperare
,
o
signora
"
,
ella
riprese
,
"
che
ci
debba
essere
qualche
ripiego
,
per
ingannare
questa
fata
malandrina
.
Non
potrei
,
per
dirne
una
,
partire
in
una
carrozza
tutta
chiusa
,
dove
non
potessi
vedere
la
luce
del
giorno
?
questa
carrozza
l
'
aprirebbero
soltanto
la
notte
,
per
darci
da
mangiare
,
e
così
arriverei
felicemente
a
casa
del
Principe
Guerriero
.
"
Il
ripiego
piacque
molto
alla
Regina
:
ne
parlò
al
Re
,
il
quale
lo
approvò
:
e
così
mandarono
a
chiamare
Beccafico
,
perché
andasse
subito
a
Corte
,
dove
gli
dettero
per
cosa
sicura
che
la
Principessa
sarebbe
partita
prestissimo
;
e
gli
dissero
di
recarsi
intanto
a
dare
la
buona
novella
al
suo
padrone
,
aggiungendo
che
per
amor
di
far
presto
,
avrebbero
tralasciato
di
farle
il
corredo
e
i
ricchissimi
vestiti
,
quali
si
addicevano
al
suo
grado
di
Principessa
.
L
'
ambasciatore
,
che
non
capiva
nella
pelle
dalla
contentezza
,
si
gettò
di
nuovo
ai
piedi
delle
loro
Maestà
per
ringraziarle
,
e
partì
subito
senza
aver
veduto
la
Principessa
.
Non
c
'
è
dubbio
che
ella
avrebbe
sentito
un
gran
dolore
nello
staccarsi
dal
padre
e
dalla
madre
,
se
fosse
stata
meno
viva
in
lei
la
prevenzione
a
favore
del
Principe
:
ma
si
danno
nella
vita
certi
sentimenti
così
prepotenti
,
che
fanno
tacere
tutti
gli
altri
.
Le
prepararono
una
carrozza
foderata
al
di
fuori
di
velluto
,
ornato
di
grandi
borchie
d
'
oro
;
e
al
di
dentro
di
broccato
ricamato
d
'
argento
e
color
di
rosa
.
Non
vi
erano
cristalli
;
la
carrozza
era
molto
grande
,
tutta
chiusa
come
una
scatola
;
e
uno
dei
primi
signori
del
Regno
teneva
in
custodia
le
chiavi
,
che
aprivano
la
serratura
degli
sportelli
.
E
perché
un
seguito
troppo
numeroso
poteva
essere
d
'
impiccio
,
furono
scelti
pochi
ufficiali
per
accompagnarla
:
e
dopo
averle
date
le
più
belle
gemme
del
mondo
e
alcuni
ricchissimi
vestiti
,
e
dopo
gli
addii
,
che
fecero
quasi
soffocare
dai
pianti
e
dai
singhiozzi
il
Re
,
la
Regina
e
tutta
la
Corte
,
la
chiusero
nella
carrozza
,
insieme
alle
sue
dame
d
'
onore
Viola
-
a
-
ciocche
e
Spinalunga
.
Bisogna
ricordarsi
che
Spinalunga
non
voleva
punto
bene
a
Desiderata
;
ma
invece
ne
voleva
moltissimo
al
Principe
Guerriero
,
del
quale
aveva
veduto
il
ritratto
parlante
.
Il
dardo
che
l
'
aveva
ferita
era
così
acuto
,
che
,
nel
partire
,
disse
a
sua
madre
che
morirebbe
di
dolore
,
se
accadesse
il
matrimonio
della
Principessa
,
e
che
se
voleva
salvarla
dalla
sua
tristissima
sorte
,
bisognava
trovasse
il
verso
di
mandare
all
'
aria
ogni
cosa
.
Sua
madre
,
che
era
dama
d
'
onore
,
le
disse
di
darsi
pace
,
che
avrebbe
cercato
il
modo
di
consolarla
e
di
farla
felice
.
Quando
la
Regina
fu
sul
punto
di
staccarsi
dalla
sua
figlia
,
che
partiva
,
la
raccomandò
,
non
si
può
dir
quanto
,
a
questa
femmina
trista
.
"
Questo
prezioso
deposito
"
,
diss
'
ella
,
"
lo
confido
alle
vostre
mani
.
Mi
è
più
caro
della
vita
!
abbiate
cura
della
salute
di
mia
figlia
,
e
soprattutto
guardate
bene
che
non
vegga
mai
la
luce
del
giorno
.
Sarebbe
finita
per
lei
!
Voi
sapete
da
quali
sciagure
è
minacciata
,
e
però
ho
fissato
coll
'
ambasciatore
del
Principe
Guerriero
che
,
fino
a
tanto
che
non
abbia
quindici
anni
compiti
,
la
terranno
in
un
castello
,
dove
non
possa
vedere
altra
luce
che
quella
dei
lampadari
.
"
La
Regina
affogò
di
regali
questa
dama
,
per
impegnarla
a
stare
attaccata
fedelmente
alle
sue
istruzioni
,
ed
ella
dal
canto
suo
promise
di
vegliare
alla
conservazione
della
Principessa
,
e
di
renderle
minutissimo
conto
di
tutto
,
appena
fossero
arrivate
.
A
questo
modo
il
Re
e
la
Regina
,
fidandosi
di
averla
raccomandata
bene
,
non
ebbero
alcun
pensiero
per
la
loro
cara
figlia
,
e
così
sentirono
meno
il
dolore
del
distacco
;
ma
Spinalunga
,
che
dagli
ufficiali
incaricati
di
aprire
tutte
le
sere
la
carrozza
per
servire
la
cena
alla
Principessa
,
aveva
saputo
che
si
avvicinavano
alla
città
dov
'
erano
aspettate
,
cominciò
a
metter
su
la
madre
perché
compisse
il
suo
tristo
disegno
,
prima
che
il
Re
e
il
Principe
venissero
loro
incontro
e
mancasse
il
tempo
di
fare
il
gran
colpo
.
Cosicché
,
quando
fu
circa
l
'
ora
del
mezzogiorno
e
quando
i
raggi
del
sole
saettavano
con
maggior
forza
,
ella
tagliò
di
netto
con
un
gran
coltello
fatto
apposta
,
che
aveva
portato
seco
,
l
'
imperiale
della
carrozza
dove
stavano
rinserrate
.
Fu
quella
la
prima
volta
che
la
Principessa
Desiderata
vide
la
luce
del
giorno
.
Appena
l
'
ebbe
vista
,
mandò
un
sospiro
e
si
precipitò
fuori
della
carrozza
,
trasmutata
in
una
Cervia
bianca
:
e
a
quel
modo
si
messe
a
correre
fino
alla
vicina
foresta
,
dove
si
nascose
in
un
luogo
folto
e
oscuro
,
per
potervi
piangere
,
senza
essere
vista
da
alcuno
,
le
grazie
,
i
bei
lineamenti
e
la
elegante
figura
,
che
aveva
perduta
.
La
fata
della
fontana
,
che
dirigeva
questa
strana
avventura
,
vedendo
che
tutti
quelli
che
accompagnavano
la
Principessa
si
davano
un
gran
moto
,
gli
uni
per
seguirla
,
gli
altri
per
correre
alla
città
e
fare
avvertito
il
Principe
Guerriero
della
disgrazia
accaduta
,
messe
sottosopra
cielo
e
terra
:
talché
i
lampi
e
i
tuoni
impaurirono
anche
i
più
coraggiosi
:
e
in
grazia
del
suo
portentoso
sapere
,
riuscì
a
trasportare
quelle
persone
molto
lontano
di
lì
,
togliendole
in
questo
modo
da
un
luogo
,
dove
la
loro
presenza
non
le
faceva
punto
piacere
.
Le
sole
che
restassero
,
furono
la
dama
d
'
onore
,
Spinalunga
e
Viola
-
a
-
ciocche
.
Quest
'
ultima
corse
dietro
alla
sua
padrona
,
facendo
risuonare
il
bosco
del
nome
di
lei
e
de
'
suoi
acuti
lamenti
.
Le
altre
due
,
contentissime
di
vedersi
libere
,
non
persero
un
minuto
per
fare
quanto
avevano
già
fissato
.
Spinalunga
s
'
infilò
i
vestiti
di
Desiderata
.
Il
manto
reale
,
che
doveva
servire
per
le
nozze
,
era
d
'
una
ricchezza
da
non
potersi
dire
,
e
la
corona
aveva
dei
diamanti
grossi
due
o
tre
volte
il
pugno
della
mano
.
Il
suo
scettro
era
d
'
un
rubino
d
'
un
sol
pezzo
:
e
il
globo
che
teneva
nell
'
altra
mano
,
una
perla
grossa
quanto
il
capo
d
'
un
bambino
.
Tutte
cose
bellissime
a
vedersi
e
pesantissime
a
portarsi
addosso
:
ma
bisognava
non
lasciare
indietro
nessuno
degli
ornamenti
reali
,
una
volta
che
Spinalunga
voleva
farsi
credere
la
Principessa
.
In
quest
'
abbigliamento
,
Spinalunga
,
seguita
dalla
madre
che
le
reggeva
lo
strascico
,
si
avviò
verso
la
città
.
La
falsa
Principessa
camminava
con
passo
maestoso
.
Ella
era
sicura
che
sarebbe
venuta
gente
a
incontrarla
;
difatti
,
non
avevano
ancora
fatta
molta
strada
,
che
scorsero
un
drappello
di
cavalleria
,
e
in
mezzo
due
portantine
luccicanti
di
oro
e
di
gemme
,
portate
da
piccoli
muli
,
ornati
di
lunghi
pennacchi
verdi
(
perché
il
verde
era
il
colore
favorito
della
Principessa
)
.
Il
Re
che
stava
in
una
portantina
,
e
il
Principe
malato
nell
'
altra
,
non
sapevano
che
cosa
pensare
di
queste
dame
,
che
venivano
incontro
a
loro
.
I
più
curiosi
galopparono
innanzi
,
e
dalla
ricchezza
dei
vestiti
giudicarono
che
dovessero
essere
due
signore
di
gran
riguardo
.
Scesero
da
cavallo
e
le
salutarono
con
molto
rispetto
.
"
Fatemi
la
grazia
"
disse
loro
Spinalunga
"
di
sapermi
dire
chi
c
'
è
dentro
quelle
portantine
.
"
"
Signora
"
,
essi
risposero
,
"
c
'
è
il
Re
e
il
Principe
suo
figlio
,
che
vanno
incontro
alla
Principessa
Desiderata
.
"
"
Allora
vi
prego
"
,
continuò
ella
,
"
di
andare
a
dir
loro
che
la
Principessa
è
qui
.
Una
fata
,
che
è
nemica
della
mia
felicità
,
ha
sparpagliato
e
disperso
tutti
coloro
che
mi
accompagnavano
a
furia
di
tuoni
,
di
lampi
e
di
prodigi
paurosi
:
ma
ecco
qui
la
mia
dama
d
'
onore
,
la
quale
è
incaricata
di
presentare
le
lettere
del
Re
mio
padre
e
di
tenere
in
custodia
le
mie
gioie
.
"
I
cavalieri
,
a
queste
parole
,
baciarono
subito
il
lembo
della
sua
veste
e
andarono
di
corsa
a
dire
al
Re
che
la
Principessa
si
avvicinava
.
"
Come
!
"
,
egli
esclamò
,
"
ella
se
ne
viene
a
piedi
e
di
pieno
giorno
?
"
Essi
gli
raccontarono
ciò
che
ella
aveva
detto
loro
.
Il
Principe
,
che
smaniava
d
'
impazienza
,
li
chiamò
,
dicendo
loro
con
gran
premura
:
"
Non
è
un
prodigio
di
bellezza
?
un
vero
miracolo
?
una
Principessa
senza
confronti
?
"
.
Nessuno
rispose
:
per
cui
il
Principe
ne
rimase
stupito
.
"
Si
vede
proprio
"
,
egli
riprese
,
"
che
dovendo
dirne
troppo
bene
,
preferite
piuttosto
non
dir
nulla
.
"
"
Signore
,
voi
la
vedrete
da
voi
"
,
disse
il
più
ardito
di
essi
,
"
sarà
che
lo
strapazzo
del
viaggio
l
'
abbia
un
po
'
trasfigurita
.
"
Il
Principe
rimase
di
stucco
:
se
fosse
stato
più
in
forze
,
si
sarebbe
buttato
giù
dalla
portantina
per
correre
ad
appagare
la
sua
impazienza
e
la
sua
curiosità
.
Il
Re
scese
a
piedi
,
e
avanzandosi
con
tutto
il
corteggio
raggiunse
la
falsa
Principessa
.
Vederla
,
gettare
un
grido
e
tirarsi
indietro
di
qualche
passo
,
fu
un
punto
solo
.
"
Chi
vedo
mai
?
"
,
egli
disse
,
"
ma
questa
è
una
vera
perfidia
.
"
"
Sire
"
,
disse
la
dama
d
'
onore
avanzandosi
a
faccia
fresca
,
"
ecco
qui
la
Principessa
Desiderata
con
le
lettere
del
Re
e
della
Regina
.
Io
rimetto
pure
nelle
vostre
mani
la
cassetta
delle
gioie
,
che
mi
fu
consegnata
sul
punto
di
partire
.
"
Il
Re
serbò
un
silenzio
sinistro
e
cupo
;
e
il
Principe
,
appoggiandosi
al
braccio
di
Beccafico
,
si
avvicinò
a
Spinalunga
.
Dio
degli
Dei
!
come
dové
egli
restare
,
vedendo
una
fanciulla
di
una
statura
così
sperticata
da
far
paura
?
Essa
era
così
lunga
,
che
gli
abiti
della
Principessa
le
toccavano
appena
il
ginocchio
;
secca
come
un
uscio
;
col
naso
che
somigliava
al
becco
ricurvo
di
un
pappagallo
,
e
rosso
e
lustro
in
cima
come
un
peperone
.
Denti
più
neri
e
più
disuniti
di
quelli
,
non
se
n
'
è
visti
mai
:
in
una
parola
,
ell
'
era
tanto
brutta
,
quanto
Desiderata
era
bella
.
Il
Principe
,
che
aveva
sempre
dinanzi
agli
occhi
l
'
immagine
della
sua
cara
Principessa
,
al
vedere
questa
brutta
befana
rimase
imbietolito
:
non
aveva
fiato
né
per
muoversi
né
per
dire
una
mezza
parola
.
Soltanto
,
dopo
averla
guardata
un
poco
cogli
occhi
fuor
della
testa
,
si
volse
al
Re
ed
esclamò
:
"
Io
sono
tradito
!
Il
maraviglioso
ritratto
sul
quale
ho
vincolata
la
mia
libertà
non
ha
che
veder
nulla
con
la
persona
che
ci
è
stata
inviata
.
Hanno
preteso
ingannarmi
?
ci
sono
riusciti
:
ma
a
me
mi
costerà
la
vita
"
.
"
Che
cosa
intendete
dire
,
o
signore
?
"
,
disse
Spinalunga
.
"
Chi
è
che
ha
cercato
di
ingannarvi
?
sappiate
,
o
signore
,
che
sposando
me
,
non
vi
hanno
ingannato
davvero
.
"
Tanta
sfacciataggine
e
tanta
arroganza
non
aveva
esempio
.
Per
parte
sua
,
anche
la
dama
d
'
onore
rincarava
la
dose
:
"
Oh
!
mia
bella
Principessa
"
,
esclamava
,
"
dove
siamo
mai
capitate
?
È
forse
in
questo
modo
,
che
si
accoglie
una
Principessa
par
vostro
?
Quale
incostanza
!
e
che
razza
di
procedere
!...Il
Re
vostro
padre
saprà
farsene
render
ragione
"
.
"
Tocca
a
noi
farsi
rendere
ragione
"
,
ribatté
il
Re
,
"
egli
ci
aveva
promesso
una
bella
Principessa
e
ci
manda
invece
un
sacco
d
'
ossi
,
una
mummia
da
fare
scappare
dallo
spavento
:
ora
non
mi
fa
più
specie
che
egli
abbia
tenuto
nascosto
questo
bel
tesoro
per
quindici
anni
di
seguito
:
aspettava
che
capitasse
il
merlotto
:
e
la
disgrazia
è
capitata
su
noi
:
ma
staremo
a
vedere
come
finirà
.
"
"
Ma
quale
insolenza
!
"
,
esclamò
la
falsa
Principessa
.
"
Quanto
sono
sventurata
di
esser
venuta
qui
,
sulla
parola
di
questa
razza
di
gente
!
Guardate
un
po
'
il
gran
delitto
di
essersi
fatta
ritrattare
un
po
'
più
bella
del
vero
!
Non
sono
forse
cose
che
accadono
tutti
i
giorni
?
Se
per
queste
piccole
marachelle
i
Principi
rimandassero
indietro
le
loro
fidanzate
,
poche
ma
poche
bene
se
ne
mariterebbero
.
"
Il
Re
e
il
Principe
,
colla
bizza
fino
alla
punta
dei
capelli
,
non
si
degnarono
risponderle
:
salirono
ciascuno
nella
loro
portantina
,
mentre
una
guardia
del
corpo
,
senza
tanti
complimenti
,
messe
in
groppa
al
cavallo
,
dietro
di
sé
,
la
Principessa
:
la
dama
d
'
onore
ebbe
lo
stesso
trattamento
:
e
così
furono
menate
in
città
,
dove
per
ordine
del
Re
furono
chiuse
nel
Castello
delle
Tre
Punte
.
Il
Principe
Guerriero
restò
così
sbalordito
da
questo
colpo
,
che
tutta
la
pena
gli
si
rinserrò
in
fondo
al
cuore
.
Quand
'
ebbe
fiato
per
parlare
,
che
cosa
mai
non
disse
del
suo
tristo
destino
?
Egli
era
sempre
innamorato
come
prima
,
ma
non
gli
restava
per
oggetto
della
sua
passione
che
un
bugiardo
ritratto
.
Tutte
le
sue
speranze
andate
in
fumo
:
tutte
le
sue
illusioni
intorno
alla
Principessa
Desiderata
,
svanite
!
Non
c
'
era
disperazione
da
potersi
agguagliare
alla
sua
.
La
Corte
gli
era
divenuta
un
soggiorno
insoffribile
,
e
pensò
,
appena
ristabilitosi
un
po
'
in
salute
,
di
fuggirsene
di
nascosto
in
un
luogo
solitario
e
passarvi
tutto
il
resto
della
sua
misera
vita
.
Confidò
questa
sua
idea
soltanto
al
fido
Beccafico
,
nella
certezza
che
questi
lo
seguirebbe
dappertutto
:
e
lo
scelse
apposta
per
avere
una
persona
colla
quale
potersi
sfogare
più
liberamente
che
con
chiunque
altro
,
del
brutto
tiro
che
aveva
dovuto
patire
.
Appena
si
sentì
un
po
'
meglio
,
partì
dalla
Corte
,
lasciando
sulla
tavola
del
suo
gabinetto
una
lunga
lettera
pel
Re
,
colla
quale
lo
avvertiva
che
sarebbe
tornato
appena
avesse
ritrovato
un
po
'
di
quiete
di
spirito
:
ma
intanto
lo
scongiurava
di
pensare
alla
vendetta
di
tutti
e
due
,
e
di
tener
sempre
in
prigione
quello
spauracchio
di
Principessa
.
È
facile
immaginarsi
il
dolore
del
Re
nel
ricevere
questa
lettera
.
Credette
morir
di
dolore
per
la
lontananza
di
un
figlio
,
così
adorato
.
Mentre
tutti
s
'
ingegnavano
di
consolarlo
,
il
Principe
e
Beccafico
facevano
strada
:
finché
in
capo
a
tre
giorni
si
trovarono
in
una
gran
foresta
,
così
oscura
per
la
spessezza
delle
piante
e
così
seducente
per
la
freschezza
dell
'
erbe
e
per
i
ruscelletti
e
i
fili
d
'
acqua
,
che
scorrevano
in
tutti
i
versi
,
che
il
Principe
,
rifinito
dal
lungo
cammino
,
non
essendosi
ancora
rimesso
perbene
in
forze
smontò
da
cavallo
e
si
sdraiò
malinconicamente
per
terra
,
reggendosi
il
capo
con
la
mano
,
e
per
la
debolezza
avendo
appena
fiato
di
parlare
.
"
Signore
"
,
gli
disse
Beccafico
,
"
mentre
vi
riposate
un
poco
,
io
anderò
in
cerca
di
qualche
frutto
perché
possiate
rinfrescarvi
:
e
intanto
darò
un
'
occhiata
per
farmi
un
'
idea
del
luogo
dove
ci
troviamo
.
"
Il
Principe
non
rispose
,
ma
gli
fece
segno
col
capo
,
come
per
dirgli
:
"
Sta
bene
"
.
Egli
è
ormai
un
bel
pezzo
che
abbiamo
lasciata
la
Cervia
nel
bosco
,
voglio
dire
l
'
incomparabile
Principessa
.
Ella
pianse
,
come
può
piangere
una
cervia
all
'
ultima
disperazione
,
quando
si
accorse
delle
sue
nuove
forme
,
specchiandosi
nell
'
acqua
di
una
fontana
.
"
Come
!
e
son
io
,
proprio
io
?
"
,
essa
diceva
,
"
ed
è
per
l
'
appunto
oggi
,
che
mi
trovo
ridotta
a
subire
la
più
trista
avventura
che
possa
mai
toccare
a
un
'
innocente
Principessa
come
me
,
per
capriccio
e
colpa
delle
fate
?
E
quanto
dovrà
durare
questa
metamorfosi
?
E
dove
nascondermi
,
perché
i
leoni
,
gli
orsi
e
i
lupi
non
mi
divorino
?
Come
potrò
io
cibarmi
d
'
erba
?
"
E
via
di
questo
passo
,
faceva
a
se
stessa
mille
domande
,
e
provava
il
più
acerbo
dolore
che
mai
si
possa
.
Se
qualche
cosa
poteva
consolarla
,
era
il
vedere
che
essa
era
una
bella
cervia
,
nello
stesso
modo
che
era
stata
una
bella
Principessa
.
Spinta
dalla
fame
,
Desiderata
si
messe
a
mangiar
l
'
erba
con
molto
appetito
:
e
non
sapeva
intendere
come
questa
cosa
potesse
stare
.
Quindi
si
accoccolò
sul
muschio
:
intanto
si
fece
notte
,
senza
addarsene
:
ed
essa
la
passò
in
mezzo
a
spaventi
così
terribili
,
da
non
poterseli
figurare
.
Sentiva
le
bestie
feroci
a
pochi
passi
di
distanza
;
e
scordandosi
di
esser
Cervia
,
provava
ad
arrampicarsi
su
per
gli
alberi
.
I
primi
chiarori
del
giorno
la
rassicurarono
un
poco
:
ammirò
la
levata
del
sole
:
e
il
sole
gli
pareva
così
maraviglioso
,
che
non
finiva
mai
di
guardarlo
.
Tutte
le
grandi
cose
,
che
ne
aveva
sentite
dire
,
le
sembravano
molto
inferiori
a
quel
che
vedeva
.
Era
questo
l
'
unico
svago
che
avesse
in
quel
luogo
deserto
.
Per
parecchi
giorni
vi
restò
sola
sola
.
La
fata
Tulipano
,
che
aveva
sempre
voluto
bene
a
questa
Principessa
,
si
appassionava
di
cuore
per
la
sua
disgrazia
;
ma
d
'
altra
parte
,
essa
era
molto
indispettita
che
tanto
la
Regina
come
la
figlia
avessero
fatto
così
poco
conto
de
'
suoi
consigli
:
perché
,
se
vi
ricordate
,
la
buona
fata
aveva
ripetuto
loro
più
volte
che
se
la
Principessa
fosse
partita
prima
de
'
quindici
anni
compiti
,
sarebbe
andata
incontro
a
qualche
malanno
.
A
ogni
modo
non
volle
lasciarla
in
balìa
alle
ire
della
fata
della
fontana
,
e
fu
essa
stessa
che
guidò
i
passi
di
Viola
-
a
-
ciocche
verso
la
foresta
,
perché
questa
fida
confidente
potesse
consolarla
nella
sua
terribile
sventura
.
La
bella
Cervia
se
ne
andava
,
un
passo
dietro
l
'
altro
,
lungo
un
fiumiciattolo
,
quando
Viola
-
a
-
ciocche
,
non
avendo
più
gambe
per
camminare
,
si
coricò
per
pigliare
un
po
'
di
riposo
.
Tutta
afflitta
,
stava
almanaccando
colla
testa
da
qual
parte
volgersi
per
potersi
imbattere
nella
sua
cara
Principessa
.
Appena
la
Cervia
l
'
ebbe
vista
,
fece
tutto
un
salto
,
e
passata
dall
'
altra
parte
del
fiume
,
che
era
abbastanza
largo
e
profondo
,
venne
a
gettarsi
addosso
a
Viola
-
a
-
ciocche
e
le
fece
un
'
infinità
di
carezze
.
Ella
rimase
stupita
,
non
sapendo
se
le
bestie
di
quel
luogo
avessero
una
simpatia
particolare
per
gli
uomini
tanto
da
diventare
umane
,
o
se
la
Cervia
la
conoscesse
;
perché
a
dirla
tale
e
quale
,
non
accade
tutti
i
giorni
di
vedere
una
Cervia
che
faccia
con
tanto
garbo
e
con
tanta
cortesia
gli
onori
della
foresta
.
Dopo
averla
guardata
attentamente
,
si
accorse
con
molta
maraviglia
che
da
'
suoi
occhi
sgorgavano
alcuni
grossi
lacrimoni
;
per
cui
non
ebbe
più
l
'
ombra
del
dubbio
che
quella
fosse
la
sua
cara
Principessa
.
Le
prese
le
zampe
e
gliele
baciò
collo
stesso
rispetto
e
colla
medesima
tenerezza
,
come
le
avrebbe
baciato
le
mani
.
Provò
a
parlare
e
s
'
avvide
che
la
Cervia
la
intendeva
benissimo
:
ma
non
poteva
risponderle
;
e
allora
le
lacrime
e
i
sospiri
raddoppiarono
da
una
parte
e
dall
'
altra
.
Viola
-
a
-
ciocche
promise
alla
sua
padrona
che
non
l
'
avrebbe
abbandonata
mai
:
la
Cervia
le
fece
mille
piccoli
segni
col
capo
e
cogli
occhi
,
per
farle
intendere
che
ne
sarebbe
contentissima
,
e
che
questa
cosa
la
consolerebbe
in
parte
delle
sue
pene
.
Erano
state
insieme
tutta
la
giornata
,
quando
la
Cervietta
ebbe
paura
che
la
sua
fida
Viola
-
a
-
ciocche
potesse
aver
bisogno
di
mangiare
,
e
la
menò
in
un
certo
punto
della
foresta
,
dove
aveva
veduto
alcune
frutta
selvatiche
ma
saporite
.
Viola
-
a
-
ciocche
ne
mangiò
moltissime
,
perché
si
sentiva
morire
dalla
fame
;
ma
quand
'
ebbe
finita
la
sua
cena
,
fu
presa
da
una
grande
inquietudine
,
perché
non
sapeva
dove
si
sarebbero
ricoverate
per
dormire
.
Restare
in
mezzo
alla
foresta
,
esposte
a
tutti
i
pericoli
,
non
era
nemmeno
da
pensarci
.
"
Non
avete
paura
,
graziosa
Cervia
"
,
ella
disse
,
"
a
passare
la
nottata
qui
?
"
La
Cervia
alzò
gli
occhi
al
cielo
e
sospirò
.
"
Ma
pure
"
,
continuò
Viola
-
a
-
ciocche
,
"
voi
avete
già
percorso
una
parte
di
questa
vasta
solitudine
:
non
vi
son
,
per
caso
,
punte
capanne
,
un
carbonaio
,
un
taglialegna
,
un
eremitaggio
?
"
La
Cervia
fece
col
capo
di
no
.
"
Oh
Dei
!
"
,
esclamò
Viola
-
a
-
ciocche
,
"
domani
non
sarò
più
viva
:
quand
'
anche
avessi
la
sorte
di
scansare
le
tigri
e
gli
orsi
,
son
sicura
che
basterebbe
la
paura
per
uccidermi
.
E
non
crediate
,
mia
cara
Principessa
,
che
mi
dispiaccia
per
me
di
perdere
la
vita
:
me
ne
dispiace
per
voi
.
Povera
me
!
Lasciarvi
in
questi
luoghi
,
senza
un
'
anima
che
vi
consoli
!
Si
può
immaginare
più
trista
cosa
?
"
La
Cervietta
si
mise
a
piangere
:
ella
singhiozzava
come
potrebbe
fare
una
persona
.
Le
sue
lacrime
toccarono
il
cuore
alla
fata
Tulipano
,
che
in
fondo
l
'
amava
teneramente
e
che
,
nonostante
la
sua
disobbedienza
,
aveva
sempre
vegliato
alla
conservazione
di
lei
:
per
cui
,
apparendole
tutt
'
a
un
tratto
,
le
disse
:
"
Non
ho
nessuna
voglia
di
farvi
dei
rimproveri
:
lo
stato
in
cui
vi
trovate
mi
fa
troppa
pena
"
.
Cervietta
e
Viola
-
a
-
ciocche
la
interruppero
,
gettandosi
ai
suoi
ginocchi
:
la
prima
le
baciava
le
mani
e
le
faceva
le
carezze
più
graziose
di
questo
mondo
:
mentre
l
'
altra
la
scongiurava
a
muoversi
a
pietà
della
Principessa
,
rendendole
le
sue
sembianze
naturali
.
"
Ciò
non
dipende
da
me
"
,
disse
Tulipano
;
"
colei
che
le
fece
tanto
male
ha
molto
potere
;
ma
io
abbrevierò
il
tempo
della
sua
penitenza
:
e
per
addolcirla
un
poco
,
appena
si
farà
notte
ella
lascerà
le
spoglie
di
Cervia
;
ma
ai
primi
chiarori
dell
'
alba
,
bisognerà
che
le
riprenda
daccapo
e
corra
per
la
pianura
e
per
la
foresta
,
come
le
altre
Cervie
.
"
Cessare
di
essere
Cervia
durante
la
notte
,
era
già
qualcosa
,
anzi
molto
:
e
la
Principessa
dette
a
dividere
la
sua
allegrezza
a
furia
di
salti
e
di
capriole
,
che
messero
di
buon
umore
la
fata
.
"
Pigliate
"
,
diss
'
ella
,
"
per
questa
viottola
,
e
troverete
una
capanna
abbastanza
decente
per
questi
luoghi
campestri
.
"
Ciò
detto
,
sparì
.
Viola
-
a
-
ciocche
obbedì
,
e
insieme
con
la
Cervia
entrò
nella
viottola
,
che
era
lì
a
pochi
passi
,
e
trovarono
una
vecchia
seduta
sulla
soglia
della
porta
,
che
stava
ultimando
un
canestro
di
giunchi
.
Viola
-
a
-
ciocche
la
salutò
:
"
Vorreste
voi
,
mia
buona
nonna
"
,
le
disse
,
"
darmi
un
po
'
d
'
ospitalità
insieme
a
questa
Cervia
?
"
.
"
Ma
sì
,
figlia
mia
,
che
ti
ospiterò
volentieri
:
entra
pure
colla
tua
Cervia
.
"
E
detto
fatto
,
le
menò
subito
in
una
graziosa
camerina
,
che
aveva
le
pareti
e
l
'
impiantito
di
tavole
di
ciliegio
:
ci
erano
due
letti
di
tela
bianca
:
biancheria
finissima
,
e
ogni
altra
cosa
così
semplice
e
linda
,
che
la
Principessa
ha
raccontato
dopo
di
non
aver
mai
trovato
nulla
che
fosse
più
di
suo
gusto
.
Quando
fu
notte
buia
Desiderata
cessò
di
essere
cervia
:
abbracciò
più
di
cento
volte
la
sua
cara
Viola
-
a
-
ciocche
;
la
ringraziò
per
l
'
affezione
che
l
'
aveva
impegnata
a
seguire
la
sua
fortuna
,
e
le
promise
di
farla
felice
,
appena
la
sua
penitenza
fosse
finita
.
La
vecchia
venne
a
bussare
con
molto
garbino
alla
porta
e
,
senza
entrare
,
dette
a
Viola
-
a
-
ciocche
dei
frutti
squisiti
,
de
'
quali
ne
mangiò
anche
Desiderata
,
e
con
un
grande
appetito
:
quindi
andarono
a
letto
,
ma
appena
giorno
,
Desiderata
essendo
ritornata
Cervia
,
cominciò
a
grattare
coi
piedi
la
porta
,
perché
Viola
-
a
-
ciocche
le
aprisse
.
All
'
atto
di
separarsi
,
tutte
e
due
si
scambiarono
i
segni
di
un
vivo
dispiacere
,
sebbene
il
distacco
fosse
di
poche
ore
:
e
la
Cervia
,
lanciatasi
nel
fitto
del
bosco
,
cominciò
a
correre
,
secondo
il
suo
solito
.
Mi
par
di
aver
detto
che
il
Principe
Guerriero
si
era
fermato
nella
foresta
,
e
che
Beccafico
girava
in
qua
e
in
là
,
in
cerca
di
frutti
.
Era
già
molto
tardi
,
quand
'
esso
capitò
alla
casina
della
buona
donna
,
di
cui
si
è
già
parlato
.
Esso
si
presentò
con
modi
molto
cortesi
e
le
chiese
quelle
cose
che
gli
abbisognavano
per
il
suo
padrone
.
La
vecchina
fece
in
un
lampo
a
empirgli
un
corbello
di
frutta
,
e
glielo
dette
dicendogli
:
"
Ho
paura
che
se
passate
la
notte
qui
,
a
cielo
scoperto
,
vi
capiterà
qualche
disgrazia
:
io
non
posso
offrirvi
che
una
povera
stanzuccia
:
se
non
altro
,
sarete
al
sicuro
dai
leoni
"
.
Beccafico
la
ringraziò
,
e
le
disse
che
era
in
compagnia
di
un
amico
,
e
che
andava
a
proporgli
di
andare
a
casa
di
lei
:
difatti
seppe
pigliare
il
Principe
così
per
il
suo
verso
,
che
questi
si
lasciò
menare
alla
casa
della
buona
donna
.
La
trovarono
,
che
era
ancora
sulla
porta
:
ed
essa
,
in
punta
di
piedi
,
li
menò
in
una
camera
,
compagna
a
quella
della
Principessa
,
e
tutte
e
due
così
accosto
l
'
una
all
'
altra
,
che
erano
separate
da
un
semplice
tramezzo
.
Il
Principe
passò
la
notte
inquietissimo
,
secondo
il
solito
:
ma
appena
il
sole
gli
batté
nell
'
imposte
della
finestra
,
si
alzò
,
e
per
isvagarsi
dall
'
uggia
che
aveva
addosso
andò
nella
foresta
,
dicendo
a
Beccafico
di
non
seguirlo
.
Camminò
una
mezza
giornata
,
senza
neanche
sapere
dove
andasse
;
finché
capitò
in
un
praticello
,
abbastanza
grande
,
tutto
coperto
d
'
alberi
e
d
'
erba
di
muschio
.
In
quel
punto
sbucò
fuori
una
Cervia
,
ed
egli
non
poté
resistere
alla
voglia
d
'
inseguirla
,
perché
la
caccia
era
la
sua
passione
prediletta
:
sebbene
ora
non
fosse
più
come
una
volta
,
dacché
aveva
nel
cuore
quest
'
altra
spina
.
Pur
nondimeno
si
messe
dietro
alla
Cervia
,
e
di
tanto
in
tanto
le
tirava
coll
'
arco
dei
dardi
,
che
la
gelavano
dalla
paura
,
quantunque
non
le
facessero
il
più
piccolo
male
:
perché
bisogna
sapere
che
la
sua
amica
Tulipano
vegliava
in
sua
difesa
:
e
non
ci
voleva
di
meno
della
mano
soccorritrice
di
una
fata
per
salvarla
dalla
morte
,
sotto
una
pioggia
di
colpi
così
bene
assestati
.
Non
è
possibile
essere
stracchi
,
come
lo
era
la
Principessa
delle
Cervie
,
così
poco
avvezza
a
questo
nuovo
esercizio
.
Alla
fine
ebbe
la
fortuna
di
svoltare
a
secco
per
una
viottola
,
dove
il
pericoloso
cacciatore
,
avendola
persa
di
vista
e
sentendosi
anch
'
esso
stanco
morto
,
non
si
ostinò
a
darle
dietro
.
Passata
in
questo
modo
la
giornata
,
la
povera
Cervia
vide
con
gioia
avvicinarsi
l
'
ora
di
tornare
a
casa
:
difatti
s
'
incamminò
verso
la
capanna
dove
Viola
-
a
-
ciocche
l
'
aspettava
con
impazienza
.
Entrata
in
camera
,
si
buttò
sul
letto
,
rifinita
e
grondante
di
sudore
.
Viola
-
a
-
ciocche
le
faceva
un
monte
di
carezze
e
si
struggeva
di
sapere
che
cosa
le
fosse
accaduto
.
Essendo
venuto
il
momento
di
perdere
la
sua
buccia
di
Cervia
,
la
bella
Principessa
riprese
la
sua
vera
sembianza
e
gettando
le
braccia
al
collo
della
sua
amica
del
cuore
:
"
Povera
me
!
"
,
disse
ella
,
"
io
credeva
di
dover
temere
soltanto
la
fata
della
fontana
e
le
bestie
feroci
della
foresta
:
ma
oggi
sono
stata
insegnita
da
un
giovine
cacciatore
:
l
'
ho
appena
veduto
,
tanto
io
fuggivo
a
gambe
:
mille
dardi
mi
minacciavano
una
morte
inevitabile
,
e
mi
son
salvata
,
non
so
neppur
io
come
"
.
"
Non
vi
conviene
più
andar
fuori
,
mia
bella
Principessa
"
;
disse
Viola
-
a
-
ciocche
,
"
date
retta
a
me
:
passate
in
questa
camera
il
tempo
fatale
della
vostra
penitenza
,
io
anderò
qui
alla
città
più
vicina
a
comprarvi
dei
libri
perché
abbiate
uno
svago
:
leggeremo
i
nuovi
racconti
che
hanno
scritto
sulle
fate
,
e
faremo
dei
versi
e
delle
canzonette
.
"
"
Taci
,
mia
cara
figlia
"
,
riprese
la
Principessa
,
"
mi
basta
la
cara
immagine
del
Principe
Guerriero
,
per
farmi
passare
piacevolmente
le
giornate
intere
;
ma
quella
stessa
potenza
che
mi
condanna
durante
il
giorno
alla
trista
condizione
di
Cervia
,
mi
forza
,
malgrado
mio
,
a
fare
quello
che
fanno
le
cervie
:
io
corro
,
salto
e
mangio
l
'
erba
com
'
esse
,
e
in
quel
tempo
lì
,
una
camera
sarebbe
per
me
una
prigione
insoffribile
.
"
Era
così
affaticata
dalla
caccia
che
chiese
da
mangiare
:
e
dopo
,
i
suoi
begli
occhi
si
chiusero
fino
allo
spuntar
dell
'
alba
.
Appena
si
accorse
che
faceva
giorno
,
accadde
la
solita
metamorfosi
ed
ella
riprese
la
via
della
foresta
.
Il
Principe
dal
canto
suo
era
tornato
sulla
sera
a
raggiungere
il
suo
grande
amico
.
"
Ho
passato
la
giornata
"
,
gli
disse
,
"
a
dar
dietro
alla
più
bella
Cervia
che
abbia
mai
veduto
:
più
di
cento
volte
essa
mi
ha
fatto
cilecca
con
una
sveltezza
straordinaria
:
e
sì
che
ho
tirato
giusto
,
né
so
capire
com
'
abbia
fatto
a
scansare
i
miei
colpi
.
Domani
a
giorno
vo
'
tornare
a
cercarla
,
e
questa
volta
non
mi
scappa
.
"
Infatti
il
giovane
Principe
che
faceva
di
tutto
per
divagarsi
da
un
'
idea
che
oramai
credeva
un
sogno
,
vedendo
che
la
caccia
per
lui
era
una
gran
distrazione
,
andò
di
buonissim
'
ora
nello
stesso
punto
dove
aveva
trovato
la
Cervia
;
ma
essa
aveva
pensato
bene
di
non
andarvi
,
per
paura
si
rinnovasse
il
brutto
caso
del
giorno
innanzi
.
Il
Principe
guardava
di
qua
e
di
là
,
e
seguitava
a
camminare
;
finché
,
essendo
un
po
'
accaldato
,
non
gli
parve
vero
di
trovare
delle
mele
,
che
al
colore
erano
bellissime
;
ne
colse
,
ne
mangiò
e
di
lì
a
poco
si
addormentò
come
un
ghiro
,
sdraiato
sull
'
erbetta
fresca
e
all
'
ombra
di
alcuni
alberi
,
sui
quali
molti
uccelletti
pareva
che
si
fossero
dati
il
punto
di
ritrovo
.
Mentre
dormiva
,
la
nostra
timida
Cervia
,
sempre
in
cerca
di
luoghi
solitari
,
passò
da
quella
parte
.
Se
l
'
avesse
veduto
subito
,
forse
sarebbe
scappata
:
ma
trovandosi
,
senza
addarsene
,
a
passare
rasente
a
lui
,
non
poté
stare
dal
guardarlo
:
e
il
suo
sonno
gli
parve
così
profondo
,
che
si
sentì
tanto
sicura
da
fermarsi
con
tutto
il
comodo
a
contemplarne
i
bei
lineamenti
.
Oh
Dei
!
Come
restò
quando
l
'
ebbe
riconosciuto
!
Quella
diletta
immagine
era
scolpita
troppo
nel
suo
cuore
,
perché
potesse
averla
dimenticata
in
sì
poco
tempo
.
Amore
,
amore
,
che
pretendi
da
lei
?
Vuoi
tu
che
Cervietta
si
esponga
a
perdere
la
vita
per
mano
del
Principe
?
Non
dubitare
,
lo
farà
;
essa
non
ha
più
testa
per
pensare
alla
propria
sicurezza
.
Si
accovacciò
a
pochi
passi
distante
da
lui
,
e
i
suoi
occhi
,
innamorati
a
guardarlo
,
non
sapevano
staccarsi
un
minuto
solo
:
sospirava
e
mandava
dei
piccoli
gemiti
;
finché
,
fattasi
un
po
'
di
coraggio
,
si
avvicinò
tanto
,
che
quasi
lo
toccava
:
quand
'
egli
si
svegliò
a
un
tratto
.
La
sua
meraviglia
fu
grande
.
Riconobbe
la
Cervia
che
gli
aveva
dato
tanto
da
fare
,
e
che
aveva
cercato
per
tutta
la
foresta
:
e
trovarsela
ora
così
vicina
,
gli
parve
quasi
un
miracolo
.
Essa
non
aspettò
che
egli
tentasse
di
prenderla
,
ma
fuggì
con
quanto
ne
avea
nelle
gambe
;
ed
egli
,
dietro
alla
gran
carriera
.
Di
tanto
in
tanto
si
fermavano
per
ripigliar
fiato
,
perché
la
bella
Cervia
era
stanca
del
giorno
innanzi
,
e
lo
stesso
era
del
Principe
.
Ma
ciò
che
faceva
rallentare
di
più
la
corsa
della
Cervia
,
era
...
ohimè
,
debbo
dirlo
?
era
il
gran
dispiacere
di
allontanarsi
da
colui
,
che
l
'
aveva
ferita
più
coi
suoi
pregi
che
colle
sue
frecce
.
Egli
la
vedeva
ogni
pochino
voltarsi
col
capo
verso
di
lui
,
come
per
chiedergli
se
voleva
che
ella
perisse
per
i
suoi
colpi
:
e
quando
egli
era
a
tocco
e
non
tocco
per
raggiungerla
,
ella
ripigliava
nuova
forza
per
scappare
.
"
Oh
!
se
tu
potessi
intendermi
,
Cervietta
mia
"
,
gridava
il
Principe
,
"
tu
non
mi
fuggiresti
a
questo
modo
!
Io
ti
amo
;
io
ti
voglio
dar
da
mangiare
.
Tu
sei
carina
,
e
io
voglio
aver
cura
di
te
.
"
Ma
il
vento
portava
via
le
parole
,
per
cui
non
arrivavano
fino
agli
orecchi
di
Cervia
.
Alla
fine
,
dopo
aver
fatto
il
giro
della
foresta
,
ella
,
non
avendo
più
fiato
da
correre
,
rallentò
il
passo
:
il
Principe
invece
raddoppiò
il
suo
e
la
raggiunse
con
una
gioia
,
della
quale
non
si
credeva
più
capace
.
Vide
subito
che
ella
aveva
finite
le
sue
forze
:
era
tutta
sdraiata
per
terra
,
come
una
povera
bestiola
,
mezza
morta
,
non
aspettando
altro
che
finire
la
vita
per
le
mani
del
suo
vincitore
.
Ma
esso
,
invece
di
mostrarsi
crudele
,
cominciò
a
carezzarla
.
"
Bella
Cervia
"
,
le
disse
,
"
non
aver
paura
:
vo
'
condurti
meco
,
e
devi
star
sempre
con
me
.
"
Tagliò
apposta
alcuni
rami
d
'
albero
:
li
piegò
con
garbo
,
li
ricuoprì
di
muschi
e
vi
sparse
su
delle
rose
,
colte
da
una
macchia
che
era
tutta
fiorita
.
Prese
quindi
la
Cervia
fra
le
sue
braccia
,
le
fece
appoggiare
il
capo
sul
collo
e
andò
a
posarla
amorosamente
sul
lettino
erboso
,
fatto
da
lui
.
Poi
si
sedette
accanto
cercando
qua
e
là
dei
fili
d
'
erba
,
che
le
presentava
alla
bocca
,
e
che
ella
mangiava
nella
sua
mano
.
Sebbene
non
sperasse
punto
di
essere
inteso
,
il
Principe
continuava
a
parlare
:
ed
ella
,
per
quanto
grande
fosse
il
piacere
che
provava
nel
vederlo
,
s
'
inquietava
per
l
'
avvicinarsi
della
notte
.
"
Che
sarà
mai
"
,
diceva
fra
sé
e
sé
,
"
caso
mi
vedesse
tutt
'
a
un
tratto
cambiar
di
sembianza
?
O
fuggirà
spaventato
,
o
,
se
non
fugge
,
che
avverrà
di
me
,
trovandomi
sola
sola
in
mezzo
a
questa
foresta
?
"
Ella
si
lambiccava
il
cervello
per
trovare
il
modo
di
mettersi
in
salvo
,
quand
'
egli
stesso
le
agevolò
la
strada
:
perché
,
nel
timore
che
la
Cervia
patisse
la
sete
,
se
ne
andò
a
cercare
un
qualche
ruscello
,
per
menarvela
;
ma
in
quel
mentre
che
stava
cercando
,
ella
se
la
dette
a
gambe
e
giunse
alla
capanna
,
dove
Viola
-
a
-
ciocche
l
'
aspettava
.
Si
gettò
di
nuovo
sul
letto
;
sopravvenne
la
notte
,
la
sua
metamorfosi
cessò
e
prese
a
raccontare
la
sua
avventura
.
"
Lo
crederai
,
mia
cara
?
"
,
ella
disse
all
'
amica
,
"
il
mio
Principe
Guerriero
è
qui
,
proprio
qui
in
questa
foresta
;
è
lui
che
da
due
giorni
mi
dà
la
caccia
,
e
che
,
dopo
avermi
presa
,
mi
ha
fatto
mille
carezze
.
Oh
!
com
'
è
poco
somigliante
il
ritratto
che
me
ne
fecero
!
Egli
è
cento
volte
più
bello
;
quello
stesso
disordine
,
che
sogliono
avere
i
cacciatori
negli
abiti
e
nella
persona
,
non
toglie
nulla
alla
sua
fisonomia
geniale
:
anzi
,
gli
dona
un
certo
non
so
che
,
da
non
potersi
ridire
a
parole
.
Non
son
io
forse
una
gran
disgraziata
a
dover
fuggire
questo
Principe
?
egli
che
mi
fu
destinato
da
'
miei
genitori
?
egli
che
mi
ama
ed
è
riamato
.
Non
ci
mancava
altro
che
una
fata
,
che
mi
pigliasse
a
noia
fin
dalla
mia
nascita
,
per
avvelenarmi
tutti
i
giorni
della
mia
vita
!..."
E
dette
in
un
gran
pianto
.
Viola
-
a
-
ciocche
la
consolò
e
le
fece
sperare
che
quanto
prima
le
sue
pene
si
cambierebbero
in
tante
allegrezze
.
Il
Principe
,
appena
ebbe
trovato
una
fonte
,
tornò
subito
dalla
sua
cara
Cervia
:
ma
la
Cervia
non
era
più
dove
l
'
aveva
lasciata
.
La
cercò
dappertutto
,
ma
inutilmente
,
e
se
la
prese
con
lei
,
come
se
l
'
avesse
creduta
capace
di
ragionare
.
"
Com
'
è
mai
possibile
"
,
egli
esclamò
,
"
che
io
debba
aver
sempre
dei
motivi
di
lagnarmi
di
questo
sesso
volubile
e
ingannatore
?
"
E
tornò
dalla
buona
vecchia
col
cuore
amareggiato
:
raccontò
al
suo
fido
amico
l
'
avventura
,
e
tacciò
la
Cervia
d
'
ingratitudine
.
Beccafico
non
poté
far
di
meno
di
ridere
della
bizza
del
Principe
,
e
gli
consigliò
di
punire
la
Cervia
,
la
prima
volta
che
gli
capitasse
sotto
.
"
Rimango
qui
apposta
,
"
rispose
il
Principe
"
dopo
ripartiremo
per
altri
paesi
più
lontani
.
"
Si
fece
daccapo
giorno
,
e
col
giorno
la
Principessa
riprese
la
figura
di
Cervia
bianca
.
Ella
non
sapeva
a
qual
partito
appigliarsi
:
o
andare
negli
stessi
luoghi
,
dove
il
Principe
era
solito
cacciare
;
o
tenere
una
strada
diversa
,
per
non
incontrarlo
.
Scelse
quest
'
ultimo
partito
,
e
si
allontanò
dimolto
,
ma
dimolto
assai
:
ma
il
giovane
Principe
,
furbo
quanto
lei
,
indovinò
che
essa
avrebbe
usata
questa
piccola
astuzia
;
ed
ecco
che
te
la
coglie
calda
calda
nel
più
fitto
della
foresta
,
dove
essa
credeva
di
essere
sicura
da
ogni
pericolo
.
Appena
essa
lo
vede
,
schizza
in
piedi
,
scavalca
le
macchie
,
e
impaurita
anche
di
più
per
il
caso
del
giorno
avanti
,
fugge
via
come
il
vento
,
ma
in
quella
che
sta
per
traversare
una
viottola
,
il
Principe
la
mira
così
giusto
,
che
le
pianta
una
freccia
nella
gamba
.
Ella
sentì
un
gran
male
,
e
non
avendo
più
forza
per
correre
,
si
lasciò
cadere
per
terra
.
Questa
trista
catastrofe
non
poteva
scansarsi
,
perché
la
fata
della
fontana
l
'
aveva
decretata
avanti
,
come
lo
scioglimento
della
strana
avventura
.
Il
Principe
si
avvicinò
e
fu
preso
da
un
vivo
dolore
nel
vedere
la
Cervia
che
grondava
sangue
;
strappò
alcune
erbe
,
le
accomodò
sulla
ferita
,
per
diminuirne
lo
spasimo
,
e
preparò
un
nuovo
letto
di
rami
e
di
foglie
.
Egli
teneva
la
testa
di
Cervietta
sulle
ginocchia
:
"
E
non
sei
tu
,
cervellino
volubile
"
,
le
disse
,
"
la
cagione
della
disgrazia
che
ti
è
toccata
?
Che
ti
aveva
io
fatto
di
male
,
ieri
,
da
abbandonarmi
a
quel
modo
?
Ma
oggi
non
mi
scappi
,
perché
ti
porterò
con
me
"
.
La
Cervia
non
rispose
nulla
:
e
che
cosa
poteva
dire
?
Aveva
torto
e
non
poteva
parlare
;
sebbene
non
sia
sempre
vero
che
quelli
che
hanno
torto
,
stiano
zitti
.
Il
Principe
la
finiva
dalle
carezze
.
"
Come
mi
dispiace
di
averti
ferita
"
,
le
diceva
,
"
tu
mi
odierai
e
io
voglio
invece
che
tu
mi
ami
.
"
A
sentirlo
,
pareva
che
una
voce
segreta
gl
'
ispirasse
quelle
cose
che
egli
diceva
a
Cervietta
.
Intanto
si
fece
l
'
ora
di
tornare
dalla
buona
vecchia
.
Egli
prese
la
sua
preda
,
e
non
fu
per
lui
piccola
fatica
quella
di
portarla
addosso
,
o
di
condurla
a
mano
,
o
di
strascinarsela
dietro
.
Essa
non
voleva
in
nessun
modo
andar
con
lui
.
"
Che
sarà
di
me
?
"
,
diceva
,
"
come
!
e
dovrò
trovarmi
sola
con
questo
Principe
?
No
:
piuttosto
la
morte
.
"
Ella
faceva
la
morta
e
gli
spiombava
le
spalle
col
peso
:
il
Principe
era
in
un
lago
di
sudore
e
colla
lingua
fuori
dalla
fatica
:
e
sebbene
la
capanna
non
fosse
molto
distante
,
sentiva
che
non
ci
sarebbe
potuto
arrivare
,
senza
qualcuno
che
gli
avesse
dato
una
mano
.
Pensò
di
chiamare
il
suo
fido
Beccafico
:
ma
prima
di
abbandonare
la
preda
,
la
legò
ben
bene
con
alcuni
nastri
a
pié
d
'
un
albero
,
per
paura
che
non
gli
scappasse
.
Ohimè
!
Chi
poteva
mai
figurarsi
che
la
più
bella
Principessa
del
mondo
sarebbe
un
giorno
trattata
in
questo
modo
da
un
Principe
che
l
'
adorava
?
Essa
si
provò
inutilmente
a
strappare
i
nastri
;
ma
i
suoi
sforzi
non
facevano
che
stringerli
di
più
,
e
stava
sul
punto
di
strozzarsi
con
un
nodo
scorsoio
,
che
le
stringeva
la
gola
,
quando
volle
il
caso
che
Viola
-
a
-
ciocche
,
stanca
di
starsene
chiusa
in
camera
,
uscì
per
prendere
una
boccata
d
'
aria
e
passò
sul
luogo
,
dov
'
era
la
Cervia
bianca
che
si
dibatteva
.
Come
rimase
a
vedere
la
sua
cara
Principessa
in
quello
stato
!
Non
poté
scioglierla
tanto
presto
,
come
avrebbe
voluto
,
perché
i
nastri
erano
fermati
con
molti
nodi
:
e
mentre
stava
per
menarla
via
,
ritornò
il
Principe
insieme
con
Beccafico
.
"
Per
quanto
grande
sia
il
rispetto
che
posso
aver
per
voi
,
o
signora
"
,
le
disse
il
Principe
,
"
permettetemi
di
oppormi
al
furto
che
volete
farmi
.
Questa
Cervia
l
'
ho
ferita
io
,
è
mia
;
io
le
voglio
bene
e
vi
supplico
di
lasciarmela
.
"
"
Signore
"
,
rispose
con
bella
maniera
Viola
-
a
-
ciocche
,
che
era
compitissima
e
graziosa
quanto
mai
,
"
questa
Cervia
apparteneva
a
me
prima
che
fosse
vostra
:
rinunzierei
piuttosto
alla
vita
,
che
a
lei
;
e
se
volete
vedere
come
ella
mi
conosce
,
non
dovete
far
altro
che
lasciarla
un
po
'
in
libertà
.
Animo
,
mia
bella
Bianchina
,
abbracciami
"
,
diss
'
ella
:
e
Cervietta
le
si
gettò
colle
zampe
al
collo
.
"
Baciami
qui
,
su
questa
gota
!
"
,
ed
essa
ubbidì
.
"
Toccami
dalla
parte
del
cuore
"
,
ed
essa
ci
portò
la
zampina
.
"
Fai
un
sospiro
"
ed
essa
sospirò
.
Il
Principe
non
poté
dubitare
di
quanto
affermava
Viola
-
a
-
ciocche
.
"
Io
ve
la
rendo
"
,
diss
'
egli
garbatamente
,
"
ma
vi
confesso
che
lo
faccio
a
malincuore
.
"
Ella
se
n
'
andò
via
subito
colla
sua
Cervia
.
Tanto
l
'
una
che
l
'
altra
non
sapevano
che
il
Principe
albergasse
sotto
lo
stesso
tetto
:
egli
le
pedinava
a
una
certa
distanza
,
e
restò
maravigliato
vedendole
entrare
dalla
buona
vecchia
,
che
stava
appunto
aspettandole
.
Dopo
pochi
minuti
vi
giunse
anch
'
esso
:
e
spinto
da
un
moto
di
curiosità
,
di
cui
era
cagione
la
Cervia
bianca
,
domandò
alla
vecchia
chi
fosse
la
giovane
signora
:
e
questa
disse
che
non
la
conosceva
né
punto
né
poco
,
che
l
'
aveva
presa
in
casa
colla
sua
Cervia
,
che
pagava
bene
,
e
che
viveva
ritiratissima
.
Beccafico
volle
bracare
,
e
domandò
dov
'
era
la
camera
di
quella
signora
:
e
gli
fu
risposto
che
era
vicina
alla
sua
e
separata
soltanto
da
un
semplice
intavolato
.
Quando
il
Principe
fu
nella
sua
stanza
,
Beccafico
gli
disse
,
o
che
egli
s
'
ingannava
all
'
ingrosso
,
o
quella
fanciulla
doveva
essere
stata
colla
Principessa
Desiderata
:
e
che
si
ricordava
di
averla
veduta
a
Corte
,
quando
vi
andò
ambasciatore
.
"
Perché
mi
richiamate
alla
mente
questi
tristi
ricordi
?
"
,
disse
il
Principe
,
"
per
quale
stranissimo
caso
volete
voi
che
ella
si
trovi
qui
?
"
"
Ecco
ciò
che
non
vi
so
dire
,
signor
mio
"
,
soggiunse
Beccafico
,
"
ma
mi
struggo
di
vederla
un
'
altra
volta
:
e
poiché
siamo
divisi
da
un
tramezzo
di
legno
,
voglio
farci
un
buco
.
"
"
Mi
pare
una
curiosità
inutile
"
,
disse
il
Principe
mestamente
,
perché
le
parole
di
Beccafico
gli
avevano
rinnuovato
tutti
i
suoi
dolori
:
e
aperta
la
finestra
,
che
guardava
nel
bosco
,
diventò
pensieroso
.
Intanto
Beccafico
lavorava
,
e
in
pochi
minuti
fece
un
buco
abbastanza
grande
da
poter
vedere
la
graziosa
Principessa
,
la
quale
era
vestita
di
un
abito
di
broccato
d
'
argento
,
sparso
di
fiori
color
rosa
,
ricamati
in
oro
e
smeraldi
:
i
suoi
capelli
cadevano
giù
in
grandi
riccioli
,
sul
più
bel
collo
,
che
si
possa
vedere
;
il
suo
carnato
brillava
de
'
più
vivi
colori
e
gli
occhi
innamoravano
a
guardarli
.
Viola
-
a
-
ciocche
stava
in
ginocchio
davanti
a
lei
,
e
con
alcune
strisce
di
tela
fasciava
il
braccio
della
Principessa
,
dal
quale
il
sangue
colava
in
grande
abbondanza
:
e
tutte
e
due
parevano
in
gran
pensiero
per
questa
ferita
.
"
Lasciami
morire
"
,
diceva
la
Principessa
,
"
meglio
la
morte
,
che
questa
vita
disgraziata
,
che
mi
tocca
a
fare
.
Che
si
canzona
!
esser
Cervia
tutto
il
giorno
:
veder
colui
,
al
quale
sono
destinata
,
senza
potergli
parlare
,
senza
fargli
conoscere
la
mia
fatale
sciagura
.
Ahimè
!
se
tu
sapessi
le
cose
appassionate
che
mi
ha
detto
,
sotto
la
mia
figura
di
Cervia
;
se
tu
sentissi
la
sua
voce
,
se
tu
vedessi
i
suoi
modi
nobili
e
seducenti
,
tu
mi
compiangeresti
anche
più
che
tu
non
faccia
,
per
essere
in
tale
stato
da
non
potergli
spiegare
il
mio
crudele
destino
.
"
Immaginatevi
lo
stupore
di
Beccafico
a
vedere
e
sentire
di
queste
cose
.
Corse
dal
Principe
,
e
tirandolo
via
dalla
finestra
,
con
un
trasporto
di
gioia
indicibile
:
"
Oh
signore
"
,
esclamò
,
"
spiccatevi
a
metter
l
'
occhio
al
buco
di
quest
'
intavolato
,
e
vedrete
il
vero
originale
del
ritratto
,
che
ha
formato
per
tanto
tempo
la
vostra
delizia
"
.
Il
Principe
guardò
e
riconobbe
subito
la
sua
Principessa
;
e
forse
sarebbe
morto
di
gioia
,
se
non
gli
fosse
venuto
il
sospetto
di
esser
vittima
di
qualche
incantesimo
;
difatti
,
come
mettere
d
'
accordo
un
incontro
così
maraviglioso
col
fatto
di
Spinalunga
e
sua
madre
chiuse
nel
castello
delle
Tre
Punte
,
una
col
nome
di
Desiderata
e
l
'
altra
con
quello
di
sua
dama
d
'
onore
?
Ma
la
passione
lo
lusingava
,
senza
contare
che
abbiamo
tutti
un
grandissimo
garbo
a
credere
ciò
che
si
desidera
.
Fatto
sta
che
nel
caso
suo
,
non
c
'
era
da
uscirne
:
o
morir
d
'
impazienza
o
accertarsi
della
verità
.
Senza
mettere
tempo
in
mezzo
,
egli
andò
a
bussare
con
molta
manierina
alla
porta
della
camera
,
dov
'
era
la
Principessa
.
Viola
-
a
-
ciocche
,
non
sospettando
che
potesse
esser
altri
che
la
buona
vecchia
,
e
avendo
anzi
bisogno
del
suo
aiuto
per
fasciare
il
braccio
della
sua
padrona
,
corse
subito
ad
aprire
,
e
figuratevi
come
restò
nel
trovarsi
a
faccia
a
faccia
col
Principe
,
il
quale
andò
a
gettarsi
ai
piedi
di
Desiderata
.
Era
tale
e
tanta
la
commozione
del
suo
animo
,
che
non
poté
fare
un
discorso
filato
e
ammodo
:
per
cui
,
sebbene
mi
sia
ingegnato
di
sapere
che
cosa
balbettasse
in
quei
primi
momenti
,
non
c
'
è
stato
nessuno
che
me
l
'
abbia
saputo
dire
.
La
Principessa
non
fu
meno
arruffata
di
lui
nelle
sue
risposte
:
ma
l
'
amore
,
che
spesso
e
volentieri
fa
da
interprete
fra
i
mutoli
,
c
'
entrò
di
mezzo
e
li
persuase
tutti
e
due
che
avevano
detto
le
cose
più
spiritose
e
più
appassionate
di
questo
mondo
.
Lacrime
,
sospiri
,
giuramenti
,
e
perfino
alcuni
graziosi
sorrisi
:
insomma
,
ci
fu
un
po
'
di
tutto
.
La
nottata
passò
così
:
si
fece
giorno
,
senza
che
Desiderata
se
n
'
accorgesse
nemmeno
,
ed
essa
non
divenne
più
Cervia
.
Non
c
'
è
da
potersi
immaginare
la
sua
allegrezza
,
appena
se
ne
avvide
:
ed
essa
voleva
troppo
bene
al
Principe
,
per
indugiare
a
dirgliene
il
motivo
:
e
così
cominciò
a
raccontare
la
sua
storia
,
e
lo
fece
con
tanta
grazia
e
con
tanta
eloquenza
naturale
,
da
mettere
in
soggezione
i
primi
avvocati
del
mondo
.
"
Come
!
"
,
esclamò
il
Principe
,
"
siete
dunque
voi
,
mia
graziosissima
Principessa
,
quella
che
io
ho
ferito
sotto
la
sembianza
di
una
Cervia
bianca
?
Che
cosa
debbo
fare
per
espiare
un
tal
delitto
?
Vi
basta
che
io
muoia
di
dolore
,
qui
sotto
i
vostri
occhi
?
"
Egli
era
così
mortificato
,
che
il
dispiacere
gli
si
vedeva
dipinto
sul
viso
.
Desiderata
ci
pativa
e
sentiva
più
dolore
di
questa
cosa
che
della
sua
ferita
;
e
voleva
persuaderlo
che
si
trattava
di
una
sgraffiatura
da
non
darsene
l
'
ombra
del
pensiero
e
che
,
in
fin
dei
conti
,
ella
non
poteva
dolersi
di
un
male
che
era
stato
cagione
per
lei
di
tanta
felicità
.
Il
modo
col
quale
egli
parlava
era
così
affettuoso
,
che
non
si
poteva
dubitare
della
verità
delle
sue
parole
.
E
perché
anch
'
essa
,
alla
sua
volta
,
potesse
essere
istruita
di
ogni
cosa
,
il
Principe
le
raccontò
la
trappoleria
usata
da
Spinalunga
e
da
sua
madre
,
aggiungendo
che
bisognava
mandar
subito
a
dire
al
Re
suo
padre
la
fortuna
che
egli
aveva
avuto
di
poterla
finalmente
trovare
,
perché
il
Re
si
preparava
appunto
a
muovere
una
guerra
micidiale
,
per
ottenere
soddisfazione
del
grand
'
affronto
che
credeva
di
aver
ricevuto
.
Desiderata
lo
pregò
di
scrivergli
una
lettera
e
di
mandargliela
per
Beccafico
,
e
la
cosa
stava
per
essere
fatta
,
quand
'
ecco
che
la
foresta
tutt
'
a
un
tratto
risuonò
di
una
fanfara
squillante
di
trombe
,
cornette
,
timballi
e
tamburi
.
E
parve
di
sentir
passare
gran
gente
lì
vicino
alla
capanna
.
Il
Principe
si
affacciò
alla
finestra
e
riconobbe
molti
ufficiali
,
le
sue
bandiere
e
i
suoi
alfieri
;
ai
quali
ordinò
di
far
alto
e
aspettarlo
.
Fu
per
quei
soldati
una
sorpresa
graditissima
:
perché
tutti
credevano
che
il
loro
Principe
si
sarebbe
messo
alla
testa
,
per
andare
a
vendicarsi
del
padre
di
Desiderata
.
Il
padre
del
Principe
,
sebbene
carico
d
'
anni
,
li
comandava
in
persona
.
Egli
si
faceva
portare
in
una
lettiga
di
velluto
ricamato
in
oro
:
e
dietro
a
lui
,
un
carro
scoperto
,
dov
'
erano
Spinalunga
e
sua
madre
.
Appena
veduta
la
lettiga
,
il
Principe
corse
subito
là
,
e
il
Re
,
stendendogli
le
braccia
,
l
'
abbracciò
con
una
tenerezza
veramente
paterna
.
"
E
di
dove
venite
,
mio
caro
figlio
?
"
,
domandò
il
vecchio
,
"
come
mai
avete
potuto
lasciarmi
nella
grande
afflizione
,
cagionatami
dalla
vostra
lontananza
?
"
"
Signore
"
,
disse
il
Principe
,
"
degnatevi
di
ascoltarmi
.
"
Il
Re
scese
subito
dalla
sua
portantina
,
e
ritiratosi
in
un
luogo
appartato
,
il
Principe
gli
raccontò
il
fortunato
incontro
che
aveva
fatto
e
le
furberie
di
Spinalunga
.
Il
Re
,
tutto
contento
di
questa
bella
avventura
,
alzò
le
braccia
e
gli
occhi
al
cielo
in
atto
di
rendimento
di
grazie
:
e
vide
in
questo
frattempo
farsi
avanti
la
Principessa
Desiderata
,
più
bella
e
più
risplendente
di
tutti
gli
astri
riuniti
insieme
.
Ella
montava
un
superbo
cavallo
,
che
caracollava
continuamente
:
cento
piume
di
diversi
colori
le
ornavano
il
capo
e
i
più
grossi
diamanti
del
mondo
erano
sparsi
sul
suo
abito
,
vestita
com
'
era
da
cacciatrice
.
Viola
-
a
-
ciocche
,
che
la
seguiva
,
non
stava
meno
bene
di
lei
:
e
questo
era
tutto
effetto
della
protezione
di
Tulipano
,
la
quale
aveva
condotto
ogni
cosa
con
molta
accuratezza
e
buon
successo
.
Era
essa
che
aveva
fabbricata
la
graziosa
capanna
di
legno
per
favorire
la
Principessa
,
e
sotto
le
sembianze
di
vecchia
,
l
'
aveva
poi
regalata
per
parecchi
giorni
.
Dopo
che
il
Principe
ebbe
riconosciuti
i
suoi
soldati
,
e
mentre
andava
a
trovare
il
Re
suo
padre
,
la
fata
entrò
nella
camera
di
Desiderata
:
le
soffiò
sul
braccio
per
guarirla
della
ferita
:
e
le
diede
gli
splendidi
vestiti
,
coi
quali
ella
si
mostrò
agli
occhi
del
Re
,
che
ne
rimase
tanto
meravigliato
,
da
stentare
a
credere
che
fosse
una
persona
mortale
.
Egli
le
disse
tutto
quello
che
si
può
immaginare
di
più
grazioso
e
gentile
in
un
caso
simile
,
e
la
scongiurò
a
non
differire
più
a
lungo
ai
suoi
sudditi
il
piacere
di
averla
per
Regina
.
"
Perché
"
,
egli
continuò
a
dire
,
"
io
sono
determinato
a
cedere
il
mio
regno
al
Principe
Guerriero
,
per
renderlo
in
questo
modo
più
degno
di
voi
.
"
Desiderata
gli
rispose
con
tutta
quella
gentilezza
,
che
c
'
è
da
aspettarsi
da
una
persona
squisitamente
educata
:
quindi
,
gettando
gli
occhi
sulle
due
prigioniere
che
erano
nel
carro
e
che
si
nascondevano
il
viso
colle
mani
,
ell
'
ebbe
la
generosità
di
chiedere
la
loro
grazia
,
e
che
lo
stesso
carro
servisse
a
condurle
dove
avessero
voluto
andare
.
Il
Re
acconsentì
al
suo
desiderio
;
ma
dové
ammirare
il
bel
cuore
di
Desiderata
e
ne
fece
i
più
grandi
elogi
del
mondo
.
Fu
dato
ordine
all
'
armata
di
tornare
indietro
.
Il
Principe
montò
a
cavallo
per
accompagnare
la
sua
bella
Principessa
:
e
giunti
alla
capitale
furono
ricevuti
con
mille
gridi
di
gioia
.
Si
allestirono
i
preparativi
per
il
giorno
delle
nozze
:
giorno
che
fu
una
vera
solennità
,
per
la
presenza
delle
sei
fate
amiche
e
propizie
alla
Principessa
.
Esse
le
fecero
i
più
ricchi
regali
,
che
mai
si
possano
immaginare
e
fra
gli
altri
,
il
magnifico
palazzo
nel
quale
la
Regina
era
stata
a
visitarle
,
apparve
a
un
tratto
per
aria
,
portato
da
cinquantamila
Amorini
,
i
quali
lo
posarono
in
una
bella
pianura
,
sulla
riva
del
fiume
.
Dopo
un
tal
dono
,
era
impossibile
farne
altri
di
maggior
valore
.
Il
fido
Beccafico
pregò
il
suo
signore
di
mettere
per
lui
una
buona
parola
con
Viola
-
a
-
ciocche
,
e
di
unirlo
con
essa
,
quand
'
egli
avesse
sposato
la
Principessa
:
ed
egli
lo
fece
volentieri
.
E
così
a
questa
cara
fanciulla
non
parve
vero
di
trovare
un
'
occasione
coi
fiocchi
,
arrivata
appena
in
un
paese
straniero
.
La
fata
Tulipano
,
che
aveva
le
mani
bucate
anche
più
delle
sue
sorelle
,
le
regalò
quattro
miniere
d
'
oro
nelle
Indie
,
perché
non
s
'
avesse
a
dire
che
il
suo
marito
era
più
ricco
di
lei
.
Le
nozze
del
Principe
durarono
parecchi
mesi
:
ogni
giorno
c
'
era
qualche
festa
di
nuovo
,
e
per
tutto
non
si
faceva
altro
che
cantare
le
avventure
di
Cervia
bianca
.
Se
tutti
i
racconti
delle
fate
dovessero
aver
per
forza
una
morale
,
questo
racconto
qui
non
saprebbe
proprio
dove
andare
a
pescarla
.
Salvo
sempre
il
caso
che
Cervia
bianca
,
colla
storia
pietosa
delle
sue
disgrazie
,
non
abbia
preteso
di
far
vedere
alle
giovinette
i
grandi
pericoli
che
ci
sono
,
a
volere
uscire
prima
del
tempo
fuori
dell
'
ombra
delle
pareti
domestiche
,
per
entrare
nella
luce
abbagliante
del
gran
mondo
.
Il
Principe
Amato
C
'
era
una
volta
un
Re
,
il
quale
era
proprio
una
persona
tanto
perbene
,
che
i
suoi
sudditi
lo
chiamavano
il
Re
buono
.
Un
giorno
,
mentre
trovavasi
a
caccia
,
accadde
che
un
coniglio
bambino
,
che
stava
lì
per
essere
ucciso
dai
cani
,
venne
a
gettarsi
fra
le
sue
braccia
.
Il
Re
fece
delle
carezze
alla
povera
bestiolina
e
disse
:
"
Giacché
si
è
messo
sotto
la
mia
protezione
,
non
voglio
che
nessuno
gli
faccia
del
male
"
.
E
portò
il
piccolo
coniglio
nel
suo
palazzo
,
e
gli
fece
dare
una
bella
stanzina
e
delle
erbe
eccellenti
da
mangiare
.
Nella
notte
,
quando
fu
solo
in
camera
,
il
Re
vide
apparire
una
bella
donna
,
la
quale
non
era
vestita
con
abiti
ricamati
d
'
oro
e
d
'
argento
,
ma
la
sua
veste
era
bianca
come
la
neve
,
e
portava
in
testa
una
corona
di
rose
bianche
.
Il
buon
Re
rimase
molto
maravigliato
nel
vedere
questa
signora
,
tanto
più
che
l
'
uscio
di
camera
era
chiuso
,
né
sapeva
capacitarsi
come
diavolo
avesse
fatto
a
passar
dentro
.
"
Io
sono
la
fata
Candida
,
e
passando
per
il
bosco
mentre
eravate
a
caccia
,
volli
vedere
se
veramente
siete
quel
buon
Re
,
che
tutti
dicono
.
A
questo
fine
presi
la
figura
di
un
piccolo
coniglio
e
mi
messi
in
salvo
fra
le
vostre
braccia
:
perché
so
che
chi
sente
pietà
per
le
bestie
,
la
sente
anche
per
gli
uomini
:
e
se
mi
aveste
ricusato
il
vostro
soccorso
,
vi
avrei
tenuto
per
un
cattivo
.
Vi
ringrazio
dunque
del
bene
che
mi
avete
fatto
,
e
contate
che
io
sarò
sempre
vostra
buonissima
amica
.
Voi
non
dovete
far
altro
che
chiedere
,
e
tutto
vi
sarà
accordato
"
.
"
Signora
"
,
disse
il
buon
Re
,
"
poiché
siete
una
fata
,
voi
dovete
leggermi
in
cuore
quel
che
desidero
.
Io
non
ho
che
un
figlio
solo
,
al
quale
voglio
un
bene
dell
'
anima
,
tanto
che
lo
chiamano
tutti
il
Principe
Amato
.
Se
mi
volete
fare
un
regalo
,
pigliate
a
benvolere
questo
mio
figlio
.
"
"
Con
tutto
il
cuore
"
,
rispose
la
fata
,
"
io
posso
fare
del
vostro
figlio
o
il
più
bel
Principe
del
mondo
,
o
il
più
ricco
,
o
il
più
potente
.
Scegliete
voi
.
"
"
Nulla
di
tutto
questo
"
,
replicò
il
buon
Re
,
"
quanto
a
me
,
vi
sarò
obbligatissimo
se
vorrete
farne
il
migliore
dei
Principi
.
A
che
gli
servirebbe
di
esser
bello
,
ricco
e
padrone
di
tutti
i
regni
del
mondo
,
se
fosse
cattivo
?
Voi
sapete
meglio
di
me
che
sarebbe
un
disgraziato
,
perché
non
c
'
è
che
la
virtù
che
renda
veramente
felici
.
"
"
Avete
mille
ragioni
"
,
rispose
Candida
,
"
ma
non
è
in
mio
potere
di
far
diventar
buono
il
Principe
Amato
,
a
suo
dispetto
:
se
vuol
esser
virtuoso
,
bisogna
che
anch
'
esso
ci
metta
dell
'
impegno
e
della
buona
volontà
.
Tutto
quel
più
che
posso
promettervi
è
di
dargli
dei
buoni
consigli
,
di
riprenderlo
quando
farà
male
:
e
anche
di
castigarlo
,
se
non
voglia
correggersi
o
punirsi
da
sé
.
"
Il
buon
Re
fu
arcicontento
di
questa
promessa
,
e
dopo
poco
morì
.
Amato
pianse
moltissimo
il
padre
,
perché
era
tutta
la
sua
affezione
,
e
avrebbe
dato
volentieri
regni
,
oro
,
argento
,
ogni
cosa
insomma
,
per
poterlo
salvare
:
ma
non
era
possibile
.
Due
giorni
dopo
la
morte
del
Re
,
mentre
Amato
era
a
letto
,
Candida
gli
apparve
e
gli
disse
:
"
Ho
promesso
a
vostro
padre
di
esservi
buona
amica
;
e
in
segno
che
voglio
mantenere
la
mia
parola
,
eccomi
qua
a
farvi
un
regalo
"
.
E
nel
dir
così
,
infilò
un
anellino
nel
dito
di
Amato
e
gli
disse
:
"
Tenete
conto
di
quest
'
anello
:
è
più
prezioso
dei
brillanti
;
ogni
volta
che
sarete
per
fare
una
cattiva
azione
,
vi
pungerà
il
dito
:
ma
se
nonostante
la
puntura
,
vi
ostinerete
nel
male
,
perderete
la
mia
amicizia
e
diventerò
vostra
nemica
"
.
Dette
queste
parole
,
Candida
sparì
e
lasciò
Amato
fuori
di
sé
dallo
stupore
.
Per
qualche
tempo
egli
fu
così
ammodo
e
perbene
,
che
non
sentì
mai
bucarsi
dall
'
anello
:
e
questa
cosa
lo
rendeva
tanto
contento
,
che
al
suo
nome
di
Amato
,
che
già
portava
,
gli
venne
aggiunto
anche
quello
di
Felice
.
Accadde
però
che
in
quei
giorni
essendo
andato
a
caccia
e
non
avendo
morto
nessun
animale
,
entrò
di
cattivissimo
umore
.
Allora
gli
parve
che
l
'
anello
gli
pigiasse
,
così
non
ci
badò
né
tanto
né
quanto
.
Entrato
che
fu
nella
sua
camera
,
la
canina
Bibì
gli
venne
incontro
,
tutta
saltellante
in
atto
di
fargli
festa
,
ma
egli
le
disse
:
"
Passa
a
cuccia
!
Ho
altro
per
il
capo
che
le
tue
carezze
"
.
Ma
la
povera
canina
che
non
capiva
nulla
di
quel
che
diceva
,
gli
tirava
il
vestito
per
obbligarlo
almeno
a
voltarsi
a
guardarla
.
Questo
bastò
per
fargli
perdere
la
pazienza
e
le
lasciò
andare
una
gran
pedata
.
In
quel
momento
l
'
anello
lo
punse
così
forte
,
come
se
fosse
stato
uno
spillo
.
Egli
ne
restò
confuso
,
e
tutto
rosso
dalla
vergogna
andò
a
nascondersi
in
un
canto
della
sua
camera
.
E
intanto
pensava
:
"
Io
credo
che
la
fata
abbia
voglia
di
burlarsi
di
me
:
che
male
ci
può
essere
a
dare
una
pedata
a
una
bestia
che
viene
a
seccarmi
?
siamo
giusti
:
a
che
mi
servirebbe
di
essere
il
sovrano
di
un
grand
'
impero
,
se
non
fossi
neanche
padrone
di
picchiare
il
mio
cane
?
"
.
"
Io
non
mi
burlo
di
voi
"
,
disse
una
voce
che
rispondeva
al
pensiero
di
Amato
,
"
voi
avete
commesso
tre
errori
,
invece
di
uno
:
siete
entrato
di
cattivo
umore
,
perché
vorreste
tutte
le
cose
a
modo
vostro
e
perché
credete
che
le
bestie
e
gli
uomini
sieno
creati
apposta
per
ubbidirvi
;
siete
andato
in
furia
,
e
anche
questa
è
una
cosa
bruttissima
;
in
terzo
luogo
,
vi
siete
mostrato
crudele
con
una
povera
bestiuola
,
che
non
si
meritava
davvero
di
essere
presa
a
calci
.
Lo
so
anch
'
io
che
voi
siete
molto
al
di
sopra
di
un
cane
,
ma
se
fosse
lecito
e
ragionevole
che
i
grandi
potessero
maltrattare
la
gente
che
sta
al
disotto
di
loro
,
io
potrei
in
questo
momento
battervi
e
anche
uccidervi
;
perché
una
fata
è
da
più
d
'
un
uomo
.
Il
vantaggio
di
trovarsi
padroni
di
un
grande
impero
,
non
sta
nel
poter
far
tutto
il
male
che
si
vuole
,
ma
tutto
il
bene
che
si
può
.
"
Amato
riconobbe
il
suo
errore
e
diè
parola
di
emendarsene
.
Ma
fu
come
dire
al
vento
.
Bisogna
sapere
che
fin
da
bambino
era
stato
allevato
da
una
sciocca
governante
,
che
lo
aveva
avvezzato
male
.
Se
voleva
una
cosa
,
non
doveva
far
altro
che
piangere
,
imbizzirsi
,
pestare
i
piedi
e
quella
lo
contentava
subito
,
e
così
ne
faceva
un
ostinato
,
da
non
poterci
campare
.
Fra
le
altre
cose
,
essa
passava
le
giornate
intere
a
dirgli
e
ripetergli
che
un
giorno
sarebbe
diventato
Re
,
e
che
i
Re
erano
felicissimi
perché
tutti
gli
uomini
dovevano
ubbidirli
e
venerarli
,
e
perché
erano
padroni
di
cavarsi
tutti
i
capricci
che
frullavano
loro
per
la
testa
.
Quand
'
Amato
crebbe
e
fu
in
caso
di
ragionare
,
riconobbe
da
sé
che
non
c
'
era
cosa
tanto
brutta
,
come
quella
di
mostrarsi
disprezzanti
,
orgogliosi
e
testardi
.
E
si
studiò
di
correggersi
,
ma
ormai
si
era
tirato
su
con
tutti
questi
difetti
,
e
quando
si
è
presa
una
cattiva
piega
è
difficile
abbandonarla
.
Non
si
può
dire
,
peraltro
,
che
in
fondo
in
fondo
fosse
cattivo
di
cuore
:
ché
anzi
,
quando
aveva
commesso
qualche
errore
,
piangeva
dal
dispetto
e
diceva
:
"
Quanto
son
disgraziato
di
dover
combattere
tutti
i
giorni
contro
la
mia
superbia
e
contro
il
mio
naturale
bizzoso
.
Se
da
ragazzo
mi
avessero
sgridato
,
ora
non
mi
ritroverei
a
questo
dispiacere
"
.
L
'
anello
lo
pungeva
spesso
,
e
allora
,
se
egli
stava
facendo
un
'
azione
non
bella
,
si
fermava
subito
:
altre
volte
invece
non
ci
badava
e
tirava
avanti
:
e
la
cosa
curiosa
era
questa
:
che
per
i
piccoli
falli
,
l
'
anello
lo
pungeva
poco
:
ma
quando
poi
si
mostrava
cattivo
davvero
,
allora
gli
faceva
uscire
il
sangue
dal
dito
.
Alla
fine
perse
la
pazienza
e
volendo
essere
un
malanno
quanto
gli
pareva
e
piaceva
,
gettò
via
l
'
anello
.
Liberato
dalla
seccatura
di
sentirsi
bucare
,
credé
di
essere
il
mortale
più
felice
della
terra
.
Si
buttò
allo
sbaraglio
e
ne
fece
di
ogni
risma
e
colore
:
talché
diventò
un
vero
rompicollo
e
nessuno
lo
poteva
soffrire
.
Un
giorno
che
Amato
era
alla
passeggiata
,
vide
una
fanciulla
tanto
bella
che
esso
si
messe
subito
nell
'
idea
di
volerla
sposare
.
Si
chiamava
Zelia
ed
era
una
ragazzina
tanto
perbene
,
quanto
era
bella
.
Amato
si
figurava
che
a
Zelia
sarebbe
parso
di
toccare
il
cielo
con
un
dito
a
poter
diventare
una
gran
Regina
;
ma
la
fanciulla
invece
gli
disse
senza
tanti
complimenti
:
"
Sire
,
io
sono
una
povera
contadinella
e
senza
un
soldo
di
dote
:
eppure
,
sebbene
nuda
bruca
,
non
vi
sposerò
mai
"
.
"
Che
forse
non
vi
piaccio
?
"
,
le
domandò
Amato
un
tantino
commosso
.
"
No
,
mio
Principe
"
,
rispose
Zelia
,
"
per
me
siete
bellissimo
,
come
lo
siete
difatti
:
ma
a
che
vi
gioverebbe
la
vostra
bellezza
,
le
vostre
ricchezze
,
i
bei
vestiti
e
le
belle
carrozze
che
avete
,
se
i
vostri
cattivi
portamenti
mi
costringessero
tutti
i
giorni
a
pigliarvi
in
uggia
e
dispetto
?
"
Amato
s
'
imbestialì
contro
Zelia
e
ordinò
a
'
suoi
ufficiali
di
condurla
per
forza
al
palazzo
.
Quanto
fu
lunga
la
giornata
,
non
seppe
darsi
pace
di
vedersi
così
disprezzato
da
questa
fanciulla
:
ma
perché
le
voleva
bene
,
non
trovava
il
verso
di
maltrattarla
.
Fra
i
cattivi
compagni
di
Amato
,
c
'
era
un
suo
fratello
di
latte
,
col
quale
si
confidava
in
tutto
e
per
tutto
.
Quest
'
uomo
,
che
aveva
delle
passioni
volgarissime
,
com
'
era
volgare
la
sua
nascita
,
accarezzava
le
passioni
del
padrone
e
lo
metteva
sempre
per
la
cattiva
strada
.
Nel
vedere
che
Amato
era
di
umore
tristo
,
gli
domandò
la
cagione
della
sua
tristezza
.
E
avendogli
il
Principe
risposto
che
non
sapeva
rassegnarsi
al
disprezzo
di
Zelia
,
e
che
aveva
fatto
giuro
di
emendarsi
de
'
suoi
difetti
,
perché
per
piacere
a
lei
bisognava
essere
persone
oneste
e
virtuose
,
quel
malanno
uscì
fuori
col
dirgli
:
"
Siete
molto
ma
molto
buono
,
a
usar
tanti
riguardi
con
quella
ragazzuccia
:
se
fossi
io
ne
'
vostri
panni
,
saprei
quel
che
fare
per
costringerla
a
ubbidirmi
:
ricordatevi
che
siete
Re
e
che
vi
farebbe
un
gran
torto
a
darla
vinta
ai
capricci
di
una
contadina
,
la
quale
dovrebbe
stimarsi
felice
di
essere
ammessa
fra
le
vostre
schiave
.
Cominciate
a
tenerla
a
stecchetto
,
a
pane
e
acqua
:
rinserratela
in
una
prigione
e
,
se
perfidia
a
non
volervi
sposare
,
fatela
morire
in
mezzo
ai
tormenti
,
non
foss
'
altro
per
insegnare
agli
altri
a
chinare
il
capo
ai
vostri
voleri
.
Se
si
viene
a
risapere
che
vi
siete
lasciato
imporre
da
una
monella
,
ci
rimetterete
un
tanto
di
reputazione
,
e
i
vostri
sudditi
non
si
ricorderanno
più
che
sono
al
mondo
apposta
per
servirvi
"
.
"
Ma
"
,
chiese
Amato
,
"
non
sarei
ugualmente
portato
per
bocca
,
se
facessi
morire
un
'
innocente
?
Perché
,
in
fin
dei
conti
,
Zelia
non
è
rea
di
alcun
delitto
.
"
"
Chi
si
ribella
ai
vostri
comandi
,
non
è
mai
innocente
"
,
riprese
il
malvagio
consigliere
,
"
ma
dato
anche
che
dobbiate
commettere
un
'
ingiustizia
,
è
sempre
meglio
far
sapere
che
siete
ingiusto
,
di
quello
che
s
'
abbia
a
dire
che
sia
lecito
qualche
volta
mancarvi
di
rispetto
e
di
sommissione
.
"
Il
cortigiano
stuzzicava
Amato
nel
suo
debole
;
e
la
paura
di
veder
diminuita
la
propria
autorità
fece
tanto
effetto
sull
'
animo
del
Re
,
da
far
tacere
le
buone
intenzioni
che
egli
aveva
avuto
di
darsi
al
buono
.
Difatti
fissò
la
sera
stessa
di
andare
nella
camera
della
villanella
e
di
pigliarla
colle
cattive
,
caso
si
fosse
ostinata
a
non
volerlo
sposare
.
Il
fratello
di
latte
di
Amato
,
per
evitare
il
pericolo
che
avesse
a
pentirsi
,
riunì
tre
giovani
signorotti
,
tristi
da
quanto
lui
,
per
fare
un
'
orgia
in
compagnia
del
Re
:
e
cenando
insieme
s
'
ingegnarono
di
farlo
bere
come
una
spugna
,
perché
questo
povero
Principe
perdesse
affatto
il
lume
della
ragione
.
Durante
la
cena
lo
messero
su
contro
Zelia
e
gli
rinfacciarono
tante
e
tante
volte
la
sua
debolezza
di
carattere
,
che
alla
fine
egli
si
alzò
da
tavola
giurando
e
spergiurando
che
voleva
essere
ubbidito
,
e
subito
:
o
se
no
,
il
giorno
dopo
l
'
avrebbe
fatta
vendere
sul
mercato
come
una
schiava
.
Quando
Amato
entrò
nella
camera
della
fanciulla
,
restò
sorpreso
di
non
trovarcela
:
tanto
più
che
egli
stesso
aveva
la
chiave
in
tasca
.
Prese
una
furia
bestiale
,
e
giurò
lo
sterminio
di
tutti
quelli
che
avessero
dato
mano
alla
fuga
di
Zelia
.
I
suoi
compagni
di
vizio
,
nel
sentire
un
discorso
simile
,
pensarono
di
trar
partito
dal
suo
cieco
furore
,
per
rovinare
un
gentiluomo
,
che
era
stato
aio
di
Amato
.
Questo
brav
'
uomo
si
era
preso
qualche
volta
la
libertà
di
ammonire
il
Re
de
'
suoi
difetti
,
perché
gli
voleva
bene
come
a
un
figlio
.
Amato
cominciò
col
ringraziarlo
;
ma
poi
impazientitosi
di
vedersi
contraddetto
,
finì
col
credere
che
fosse
unicamente
per
ispirito
di
opposizione
,
se
l
'
aio
suo
lo
ripigliava
di
certi
mancamenti
:
mentre
tutti
gli
altri
non
facevano
che
lodarlo
e
dirne
un
gran
bene
.
Amato
gli
ordinò
di
allontanarsi
dalla
Corte
:
peraltro
,
malgrado
quest
'
ordine
,
gli
rendeva
giustizia
,
ripetendo
che
era
un
onest
'
uomo
,
e
sebbene
non
lo
avesse
più
nelle
sue
buone
grazie
,
si
sentiva
obbligato
,
a
suo
marcio
dispetto
,
a
doverlo
stimare
.
I
suoi
amici
stavano
sempre
colla
paura
che
un
giorno
o
l
'
altro
gli
pigliasse
l
'
estro
di
richiamare
l
'
aio
;
finché
credettero
di
aver
trovato
il
bandolo
per
levarselo
affatto
di
fra
i
piedi
.
E
per
far
questo
,
dettero
ad
intendere
al
Re
che
Solimano
(
era
il
nome
di
quella
degna
persona
)
si
era
vantato
di
rendere
la
libertà
a
Zelia
.
Tre
individui
,
comprati
con
mance
e
regali
,
raccontarono
di
aver
sentito
questo
discorso
dalla
bocca
stessa
di
Solimano
;
talché
il
Principe
perse
il
lume
degli
occhi
:
comandò
al
suo
fratello
di
latte
di
mandare
dei
soldati
,
perché
gli
conducessero
dinanzi
il
suo
aio
e
governatore
,
ammanettato
come
un
assassino
.
Dato
quest
'
ordine
,
Amato
se
ne
tornò
nella
sua
camera
;
ma
appena
fu
dentro
,
la
terra
tremò
:
si
sentì
un
tuono
spaventoso
e
Candida
apparve
dinanzi
a
'
suoi
occhi
.
"
Avevo
promesso
a
vostro
padre
"
,
diss
'
ella
con
voce
severa
,
"
di
darvi
dei
consigli
,
e
di
punirvi
,
se
aveste
ricusato
seguirli
.
Questi
consigli
voi
li
avete
disprezzati
e
a
voi
non
rimane
altro
che
l
'
aspetto
di
uomo
;
perché
i
vostri
difetti
vi
hanno
trasformato
in
un
mostro
da
far
ribrezzo
al
cielo
e
alla
terra
.
È
tempo
che
io
mantenga
la
mia
promessa
e
che
vi
punisca
.
Io
dunque
vi
condanno
a
diventare
simile
alle
bestie
,
colle
quali
avete
in
comune
le
inclinazioni
.
Vi
siete
reso
simile
al
leone
per
la
collera
violenta
;
al
lupo
per
la
voracità
;
al
serpente
straziando
colui
che
vi
aveva
fatto
da
secondo
padre
;
al
toro
per
la
vostra
brutalità
.
Nel
vostro
nuovo
aspetto
,
serberete
un
po
'
delle
forme
e
del
carattere
di
tutti
questi
animali
.
"
Appena
la
fata
ebbe
finito
di
dir
così
,
Amato
si
vide
subito
,
con
suo
grandissimo
spavento
,
trasformato
e
diventato
tale
e
quale
aveva
ordinato
la
fata
.
La
sua
testa
era
di
leone
,
le
corna
di
toro
,
i
piedi
di
lupo
e
la
coda
di
vipera
.
E
nello
stesso
tempo
si
trovò
in
mezzo
a
un
gran
bosco
,
proprio
sull
'
orlo
di
una
fontana
,
dove
poté
specchiarsi
e
vedere
la
sua
orribile
figura
:
e
sentì
una
voce
che
gli
disse
:
"
Guarda
un
po
'
lo
stato
in
cui
ti
hanno
ridotti
i
vizi
:
eppure
la
tua
anima
è
anche
più
brutta
dello
stesso
corpo
"
.
Amato
riconobbe
la
voce
di
Candida
e
in
un
accesso
di
furore
si
voltò
per
lanciarsi
contro
di
lei
e
divorarla
,
se
avesse
potuto
;
ma
non
vide
anima
viva
,
e
la
stessa
voce
gli
disse
:
"
Io
mi
rido
della
tua
impotenza
e
de
'
tuoi
furori
.
Io
confonderò
il
tuo
orgoglio
,
rendendoti
lo
zimbello
de
'
tuoi
stessi
sudditi
"
.
Amato
pensò
che
,
allontanandosi
da
quella
fontana
,
avrebbe
trovato
un
po
'
di
rifrigerio
ai
suoi
tormenti
:
non
foss
'
altro
non
avrebbe
avuto
più
dinanzi
agli
occhi
la
sua
bruttezza
e
la
sua
deformità
:
e
detto
fatto
,
s
'
inoltrò
nel
bosco
;
ma
dopo
pochi
passi
cascò
dentro
una
buca
,
scavata
apposta
per
prendere
gli
orsi
,
e
in
quel
punto
stesso
alcuni
cacciatori
,
che
stavano
nascosti
sugli
alberi
,
scesero
e
,
dopo
averlo
incatenato
,
lo
menarono
alla
capitale
del
suo
regno
.
E
lungo
la
strada
mandava
mille
imprecazioni
,
mordeva
le
catene
e
faceva
la
bava
dalla
rabbia
,
mentre
avrebbe
fatto
meglio
a
riconoscere
che
quel
castigo
se
l
'
era
chiamato
addosso
unicamente
per
colpa
sua
.
Nell
'
avvicinarsi
alla
città
,
dove
lo
conducevano
,
vide
grandi
feste
di
allegrezza
pubblica
:
e
i
cacciatori
avendo
chiesto
che
cosa
ci
fosse
di
nuovo
,
fu
loro
risposto
che
quel
principe
Amato
,
che
si
divertiva
a
tormentare
i
suoi
sudditi
,
era
stato
incenerito
da
un
fulmine
nella
sua
camera
.
Così
la
raccontavano
,
e
così
la
credevano
.
"
Gli
Dei
"
,
aggiungevano
altri
,
"
non
potevano
patire
più
a
lungo
gli
eccessi
della
sua
malvagità
,
e
ne
hanno
liberata
la
terra
.
Quattro
signori
,
complici
di
lui
,
credevano
di
profittarne
e
di
spartirsi
fra
loro
il
regno
:
ma
il
popolo
che
sapeva
che
erano
stati
essi
coi
loro
tristi
consigli
che
avevano
traviato
il
Re
,
li
ha
fatti
a
pezzi
ed
ha
offerto
il
trono
a
Solimano
,
che
quel
malanno
di
Amato
voleva
far
morire
a
ogni
costo
.
Il
degno
gentiluomo
è
stato
incoronato
poco
fa
,
e
noi
festeggiamo
questo
giorno
,
come
quello
della
liberazione
del
regno
:
perché
Solimano
è
una
gran
brava
persona
e
si
prepara
a
ricondurre
fra
noi
la
pace
e
l
'abbondanza."
Nel
sentire
questi
discorsi
,
Amato
fremeva
di
rabbia
;
ma
si
trovò
a
peggio
,
quando
giunse
sulla
gran
piazza
davanti
al
suo
palazzo
.
Fu
lì
che
vide
Solimano
assiso
sopra
un
magnifico
trono
e
tutto
il
popolo
a
desiderargli
una
lunga
vita
,
per
riparare
al
gran
male
fatto
dal
suo
predecessore
.
Solimano
fece
segno
colla
mano
per
chiedere
un
po
'
di
silenzio
,
e
disse
al
popolo
:
"
Io
ho
accettato
la
corona
che
mi
avete
offerta
,
ma
l
'
ho
fatto
per
serbarla
al
principe
Amato
.
Egli
non
è
morto
,
come
ve
l
'
hanno
dato
ad
intendere
.
Lo
so
da
una
fata
,
e
forse
un
giorno
lo
rivedremo
buono
e
virtuoso
com
'
era
stato
nella
sua
prima
giovinezza
.
Ohimè
!
"
seguitò
a
dire
colle
lacrime
agli
occhi
"
gli
adulatori
lo
avevano
sedotto
.
Io
conosceva
bene
il
suo
cuore
,
che
era
fatto
per
la
virtù
:
e
senza
i
malvagi
suggerimenti
di
coloro
che
gli
stavano
accosto
,
egli
sarebbe
stato
un
buon
padre
a
tutti
voi
.
Detestate
i
suoi
vizi
,
ma
compiangetelo
;
e
tutti
insieme
preghiamo
gli
Dei
perché
ce
lo
rendano
.
In
quanto
a
me
,
mi
stimerei
ben
fortunato
di
dare
tutto
il
mio
sangue
per
vederlo
risalire
sul
trono
,
con
tutte
le
virtù
degne
di
un
gran
sovrano
"
.
Le
parole
di
Solimano
toccarono
il
cuore
di
Amato
.
Egli
conobbe
allora
quanto
fosse
sincero
l
'
affetto
e
fedeltà
di
quest
'
uomo
:
e
per
la
prima
volta
rinfacciò
a
se
stesso
la
propria
colpa
.
Appena
ebbe
dato
retta
a
questo
segno
di
ravvedimento
,
cominciò
a
sentirsi
calmare
quella
rabbia
che
lo
rodeva
vivo
;
e
ripensando
ai
falli
commessi
nella
vita
,
si
capacitò
che
non
era
stato
punito
in
ragione
del
merito
.
Smesse
,
intanto
,
di
sbatacchiarsi
dentro
la
gabbia
di
ferro
dov
'
era
incatenato
,
e
diventò
agevole
come
un
agnello
.
Fu
portato
in
un
gran
serraglio
,
dove
si
tenevano
tutti
i
mostri
e
gli
animali
feroci
e
venne
rinchiuso
insieme
cogli
altri
.
Amato
fece
allora
un
animo
risoluto
e
cominciò
a
voler
riparare
al
mal
fatto
,
col
mostrarsi
obbediente
e
sommesso
al
guardiano
che
l
'
aveva
in
custodia
.
Ma
costui
era
un
omaccio
,
e
quando
aveva
le
paturne
,
lo
bastonava
senza
motivo
e
senza
discrezione
,
sebbene
ei
fosse
docilissimo
e
alla
mano
.
Un
bel
giorno
che
il
guardiano
s
'
era
addormentato
accadde
che
una
tigre
,
rotta
la
gabbia
,
si
avventò
su
di
esso
per
divorarlo
.
Amato
,
nel
primo
momento
,
provò
una
specie
di
contentezza
,
nel
vedere
che
stava
per
essere
liberato
dal
suo
persecutore
:
ma
si
pentì
subito
di
questo
sentimento
e
desiderò
di
trovarsi
libero
.
"
Io
sento
"
,
diss
'
egli
,
"
che
sarei
capace
di
rendere
ben
per
male
,
salvando
la
vita
a
quel
disgraziato
.
"
Appena
ebbe
formato
questo
desiderio
,
vide
aperta
la
sua
gabbia
di
ferro
:
ed
egli
si
slanciò
dalla
parte
di
quell
'
uomo
che
si
era
già
svegliato
e
che
si
difendeva
contro
la
tigre
.
Quando
il
guardiano
vide
anche
il
mostro
,
si
fece
bell
'
e
spedito
:
ma
il
suo
spavento
si
cambiò
presto
in
allegrezza
,
perché
il
mostro
benefico
si
gettò
sulla
tigre
,
la
strangolò
,
e
dopo
andò
ad
accovacciarsi
ai
piedi
del
guardiano
che
aveva
liberato
.
In
segno
di
gratitudine
,
quell
'
uomo
stava
chinandosi
per
fare
delle
carezze
al
mostro
,
che
gli
aveva
reso
un
sì
gran
favore
,
quando
sentì
una
voce
che
disse
:
"
Una
buona
azione
non
resta
mai
senza
ricompensa
"
e
nel
tempo
stesso
,
invece
del
mostro
,
vide
ai
suoi
piedi
un
grazioso
canino
.
Amato
,
lietissimo
di
questa
sua
nuova
trasformazione
,
cominciò
a
fare
un
monte
di
feste
al
guardiano
,
il
quale
lo
prese
in
collo
e
lo
portò
al
Re
,
a
cui
raccontò
per
filo
e
per
segno
tutta
questa
meraviglia
;
la
Regina
volle
il
cane
per
sé
e
Amato
sarebbe
stato
felice
di
questo
suo
nuovo
stato
,
se
avesse
potuto
dimenticarsi
di
essere
uomo
e
sovrano
.
La
Regina
era
tutto
il
giorno
a
carezzarlo
:
ma
per
paura
che
crescesse
troppo
,
consultò
i
medici
di
Corte
,
i
quali
la
consigliarono
di
dargli
soltanto
del
pane
e
in
piccolissima
dose
.
Il
povero
cane
sentiva
rifinirsi
dalla
fame
dodici
ore
del
giorno
:
ma
bisognava
rassegnarsi
,
e
zitti
.
Una
volta
,
che
gli
avevano
portato
il
solito
panino
per
la
colazione
,
gli
venne
l
'
estro
di
andarlo
a
mangiare
nel
giardino
del
palazzo
e
presolo
coi
denti
si
avviò
verso
un
ruscello
,
che
egli
conosceva
e
che
era
piuttosto
lontano
:
ma
arrivato
sul
posto
,
il
ruscello
non
c
'
era
più
e
trovò
invece
un
palazzo
,
le
cui
mura
esterne
risplendevano
tutte
d
'
oro
e
di
pietre
preziose
.
Vi
vedeva
entrare
una
gran
folla
di
donne
e
di
uomini
,
magnificamente
vestiti
:
e
dentro
si
cantava
,
si
suonava
,
si
mangiava
fior
di
pietanze
:
ma
tutti
quelli
che
poi
uscivano
di
lì
,
erano
pallidi
,
rifiniti
,
coperti
di
bolle
e
mezzi
nudi
,
perché
i
loro
vestiti
cascavano
a
pezzi
.
Alcuni
nell
'
uscir
fuori
cadevano
morti
;
altri
si
allontanavano
con
grande
stento
e
fatica
;
altri
rimanevano
per
terra
,
sfiniti
dalla
fame
,
e
chiedevano
un
boccone
di
pane
a
quelli
che
entravano
in
questa
casa
;
i
quali
non
si
voltavano
neppure
a
guardarli
.
Amato
si
accostò
a
una
giovinetta
,
la
quale
cercava
di
strappare
un
po
'
d
'
erba
per
mangiarla
.
Mosso
a
compassione
,
il
Principe
disse
fra
sé
e
sé
:
"
Il
mio
appetito
è
grande
,
non
c
'
è
che
dire
;
ma
non
per
questo
morrò
di
fame
di
qui
all
'
ora
di
desinare
:
per
cui
se
io
mi
levassi
dalla
bocca
la
mia
colazione
per
darla
a
quella
povera
creatura
,
forse
le
salverei
la
vita
"
.
Risolvé
di
dar
retta
a
questa
buona
ispirazione
e
andò
a
mettere
il
suo
panino
nelle
mani
della
giovinetta
,
che
se
lo
portò
alla
bocca
con
grandissima
avidità
.
In
un
batter
d
'
occhio
parve
riavuta
da
morte
a
vita
,
e
Amato
,
contento
di
averla
aiutata
in
tempo
,
stava
per
tornare
al
palazzo
,
quando
sentì
delle
grida
acutissime
e
vide
Zelia
fra
le
mani
di
quattro
uomini
,
che
la
trascinavano
verso
questa
bella
casa
,
dove
la
fecero
entrar
per
forza
.
Amato
in
quel
punto
provò
un
gran
dispiacere
a
non
aver
più
la
figura
di
un
mostro
,
ché
allora
non
gli
sarebbe
mancato
il
modo
di
soccorrere
Zelia
:
ma
debol
canino
com
'
era
,
non
poté
far
altro
che
abbaiare
contro
i
rapitori
e
provarsi
a
dar
loro
alle
gambe
.
Lo
mandarono
indietro
a
furia
di
calci
:
e
nondimeno
non
si
volle
allontanare
di
lì
,
per
la
passione
di
sapere
che
cosa
sarebbe
avvenuto
di
Zelia
.
Egli
si
sentiva
pesare
sulla
coscienza
tutte
le
disgrazie
di
quella
povera
fanciulla
.
"
Ohimè
"
,
diceva
dentro
di
sé
,
"
io
son
qui
che
me
la
piglio
con
quelli
che
l
'
hanno
rapita
!
...
ma
non
commisi
anch
'
io
lo
stesso
delitto
?
E
se
la
giustizia
divina
non
ci
fosse
entrata
di
mezzo
,
non
l
'
avrei
trattata
con
altrettanta
indegnità
?
"
Questi
pensieri
di
Amato
furono
interrotti
da
un
rumore
,
che
veniva
fatto
al
disopra
della
sua
testa
.
Si
voltò
in
su
,
vide
una
finestra
che
si
apriva
,
e
la
sua
gioia
fu
grandissima
quando
scorse
Zelia
che
da
questa
finestra
gettava
giù
un
piatto
di
vivande
così
ben
cucinate
,
da
far
tornare
l
'
appetito
a
un
morto
.
La
finestra
si
richiuse
subito
,
e
Amato
che
in
tutta
la
giornata
non
aveva
trovato
il
modo
di
sdigiunarsi
,
pensò
che
era
venuto
il
momento
buono
per
rimettere
il
tempo
perso
.
E
già
si
preparava
ad
attaccare
il
dente
in
quelle
pietanze
,
quando
la
giovinetta
alla
quale
aveva
dato
il
panino
,
cacciò
un
grido
e
avendolo
preso
fra
le
braccia
:
"
Povera
bestiolina
"
,
gli
disse
,
"
non
ti
accostare
alla
bocca
quella
sorta
di
cibi
.
Questo
è
il
palazzo
della
Voluttà
;
e
tutto
ciò
che
esce
di
lì
dentro
,
è
avvelenato
"
.
Nel
tempo
stesso
Amato
sentì
una
voce
che
disse
:
"
Tu
vedi
come
una
buona
azione
non
resta
mai
senza
ricompensa
"
.
E
subito
si
trovò
cangiato
in
un
bel
piccioncino
bianco
.
Si
ricordò
allora
che
questo
era
il
colore
di
Candida
,
e
cominciò
a
sperare
che
finalmente
ella
volesse
rammentarlo
nelle
sue
buone
grazie
.
Il
suo
primo
pensiero
fu
quello
di
avvicinarsi
a
Zelia
,
e
levatosi
a
volo
per
aria
,
girò
intorno
a
tutta
la
casa
,
e
vide
con
gioia
che
c
'
era
una
finestra
aperta
.
Ma
ebbe
un
bel
frugare
la
casa
in
tutti
i
cantucci
:
Zelia
non
la
poté
trovare
.
Disperato
di
averla
smarrita
,
fece
giuro
di
non
fermarsi
un
momento
solo
,
fino
a
tanto
che
l
'
avesse
incontrata
.
E
per
più
giorni
volò
e
volò
,
finché
entrato
in
un
deserto
vide
una
caverna
,
e
per
curiosità
vi
si
accostò
.
Quale
non
fu
la
sua
gioia
nello
scorgere
Zelia
,
che
seduta
accanto
a
un
venerabile
Eremita
,
faceva
con
lui
un
frugalissimo
pasto
.
Amato
,
nell
'
impeto
della
passione
,
volò
sulla
spalla
della
graziosa
contadinella
,
e
dava
a
vedere
colle
sue
carezze
il
gran
piacere
che
provava
nel
rivederla
.
Zelia
,
innamorata
della
dolcezza
di
questo
animalino
,
lo
lisciava
delicatamente
colla
mano
,
e
sebbene
non
pensasse
di
essere
intesa
,
gli
disse
che
gradiva
il
dono
che
le
faceva
di
se
stesso
,
e
che
gli
avrebbe
voluto
sempre
bene
.
"
Che
avete
mai
fatto
,
Zelia
?
"
,
le
disse
l
'
Eremita
.
"
In
questo
modo
avete
impegnato
la
vostra
parola
.
"
"
Sì
,
graziosa
pastorella
"
,
le
disse
Amato
il
quale
riprese
in
quel
momento
la
sua
forma
naturale
,
"
la
fine
della
mia
metamorfosi
dipendeva
dal
vostro
consenso
alla
nostra
unione
.
Voi
mi
avete
promesso
di
amarmi
sempre
:
confermate
la
mia
felicità
e
io
corro
a
scongiurare
la
fata
Candida
,
mia
protettrice
,
perché
mi
renda
quella
figura
,
sotto
la
quale
ebbi
la
fortuna
di
piacervi
.
"
"
Voi
non
dovete
temere
per
nulla
la
sua
incostanza
"
,
gli
disse
Candida
,
e
lasciò
cadere
le
spoglie
d
'
Eremita
,
sotto
le
quali
s
'
era
nascosta
,
per
apparire
ai
loro
occhi
tale
,
qual
era
difatti
.
"
Zelia
vi
amò
appena
vi
vide
,
ma
i
vostri
vizi
la
costrinsero
a
nascondere
la
inclinazione
che
sentiva
per
voi
.
Il
cambiamento
avvenuto
ora
nel
vostro
cuore
,
la
fa
padrona
di
dare
libero
sfogo
a
tutta
la
sua
tenerezza
.
Voi
sarete
felici
,
perché
la
vostra
unione
sarà
fondata
sulla
virtù
.
"
Amato
e
Zelia
si
erano
gettati
ai
piedi
di
Candida
.
Il
Principe
non
rifiniva
di
ringraziarla
della
sua
bontà
,
e
Zelia
,
oltremodo
contenta
di
sapere
che
Amato
detestava
i
propri
trascorsi
,
tornava
a
ripetergli
il
grande
amore
che
sentiva
per
lui
.
"
Alzatevi
,
figli
miei
"
,
disse
loro
la
fata
,
"
che
io
voglio
trasportarvi
nel
vostro
palazzo
per
rendere
ad
Amato
una
corona
,
della
quale
i
suoi
vizi
l
'
avevano
reso
indegno
.
"
Appena
dette
queste
parole
,
si
trovarono
tutti
nella
camera
di
Solimano
,
il
quale
lietissimo
di
rivedere
il
suo
diletto
padrone
divenuto
virtuoso
,
gli
cedé
il
trono
e
restò
il
più
fedele
de
'
suoi
sudditi
.
Amato
regnò
lungo
tempo
con
Zelia
:
e
si
racconta
che
fu
così
scrupoloso
nell
'
adempimento
dei
propri
doveri
,
che
l
'
anello
che
aveva
ripreso
,
non
lo
punse
nemmeno
una
volta
sola
,
in
modo
da
fargli
far
sangue
.
La
Bella
e
la
Bestia
C
'
era
una
volta
un
mercante
che
era
ricco
sfondato
.
Aveva
sei
figliuoli
,
tre
maschi
e
tre
femmine
;
e
siccome
era
un
uomo
che
sapeva
il
vivere
del
mondo
,
non
risparmiò
nulla
per
educarli
e
diede
loro
ogni
sorta
di
maestri
.
Le
sue
figlie
erano
bellissime
:
la
minore
soprattutto
era
una
maraviglia
,
e
da
piccola
la
chiamavano
la
bella
bambina
,
e
di
qui
le
rimase
il
soprannome
di
Bella
,
che
fu
poi
cagione
di
gran
gelosia
per
le
sue
sorelle
.
Questa
figlia
minore
,
oltr
'
essere
la
più
bella
,
era
anche
la
più
buona
delle
altre
.
Le
due
maggiori
,
perché
erano
ricche
,
avevano
molto
fumo
;
si
davano
l
'
aria
di
grandi
signore
,
e
non
gradivano
la
compagnia
delle
figlie
degli
altri
negozianti
,
ma
se
la
dicevano
soltanto
col
nobilume
.
Andavano
dappertutto
:
ai
balli
,
alle
commedie
,
alle
passeggiate
;
e
si
ridevano
della
sorella
minore
,
perché
spendeva
una
gran
parte
del
suo
tempo
nella
lettura
dei
buoni
libri
.
E
perché
si
sapeva
che
erano
molto
ricche
,
parecchi
negozianti
,
di
quelli
grossi
davvero
,
le
chiesero
in
mogli
;
ma
la
maggiore
e
la
seconda
dissero
chiaro
e
tondo
che
non
si
sarebbero
mai
maritate
,
se
non
fosse
capitato
loro
un
Duca
o
a
dir
poco
un
Conte
.
La
Bella
(
oramai
vi
ho
detto
che
questo
era
il
nome
)
,
la
Bella
,
dunque
,
ringraziò
con
molta
buona
maniera
coloro
che
volevano
sposarla
:
e
disse
che
era
troppo
giovane
e
che
voleva
tener
compagnia
ancora
per
qualche
anno
al
suo
genitore
.
Quand
'
ecco
che
tutto
a
un
tratto
il
mercante
fece
un
gran
fallimento
e
non
gli
rimase
altro
che
una
piccola
casa
assai
lontana
dalla
città
.
Disse
allora
ai
suoi
figli
,
colle
lacrime
agli
occhi
,
che
bisognava
rassegnarsi
e
andare
ad
abitare
in
quella
casetta
dove
,
mettendosi
tutti
a
fare
i
contadini
,
avrebbero
potuto
campare
e
tirarsi
avanti
.
Le
due
ragazze
più
anziane
risposero
che
non
volevano
saperne
nulla
di
lasciare
la
città
,
dov
'
avevano
molti
amanti
,
ai
quali
non
sarebbe
parso
vero
di
poterle
sposare
,
anche
senza
un
soldo
di
dote
.
Ma
le
povere
figliuole
s
'
ingannavano
all
'
ingrosso
perché
,
quando
furono
povere
,
tutti
i
loro
amanti
girarono
largo
.
E
siccome
,
a
motivo
della
loro
superbia
,
non
erano
in
generale
ben
vedute
,
cosi
dicevano
tutti
:
"
Non
meritano
compassione
:
è
giusta
che
abbiano
dovuto
ripiegare
le
corna
;
che
vadano
ora
a
fare
le
grandi
signore
dietro
le
pecore
e
i
montoni
!
"
.
Ma
nel
tempo
stesso
tutti
dicevano
:
"
Quanto
alla
Bella
,
ci
rincresce
proprio
della
sua
disgrazia
:
è
una
gran
buona
figliuola
!
è
così
alla
mano
coi
poveri
,
e
tanto
amorosa
e
gentile
!
"
.
Ci
furono
fra
gli
altri
parecchi
gentiluomini
che
la
volevano
sposare
,
sebbene
non
avesse
più
un
soldo
di
dote
:
ma
essa
disse
che
non
sapeva
risolversi
a
lasciare
il
suo
povero
padre
nella
disgrazia
,
e
che
sarebbe
andata
con
lui
fra
i
campi
,
per
consolarlo
e
dargli
una
mano
nelle
fatiche
.
La
povera
Bella
,
da
principio
,
era
rimasta
molto
male
dell
'
aver
perduto
ogni
ben
di
fortuna
;
ma
poi
si
consolò
col
dire
fra
sé
e
sé
:
"
Quand
'
anche
mi
struggessi
dal
pianto
,
non
varrebbe
a
farmi
ricattare
quello
che
ho
perso
:
dunque
è
meglio
cercare
di
essere
felici
,
anche
senza
un
centesimo
in
tasca
"
.
Appena
arrivati
alla
casa
di
campagna
,
il
mercante
e
le
sue
tre
figlie
si
dettero
subito
a
lavorare
i
campi
.
La
Bella
si
alzava
la
mattina
alle
quattro
,
avanti
giorno
,
e
si
dava
il
pensiero
di
ripulir
la
casa
e
di
preparare
la
colazione
e
il
desinare
per
la
famiglia
.
Sul
primo
ci
pativa
un
poco
,
perché
non
era
avvezza
a
strapazzarsi
come
una
serva
:
ma
di
lì
in
capo
a
due
mesi
si
fece
più
robusta
e
,
faticando
tutto
il
giorno
,
acquistò
una
salute
di
ferro
.
Quando
aveva
finite
le
sue
faccende
,
si
metteva
a
leggere
o
a
suonare
la
spinetta
:
o
anche
canterellava
e
filava
.
Le
sue
sorelle
,
invece
,
s
'
annoiavano
da
non
averne
idea
:
si
levavano
alle
dieci
della
mattina
,
girellavano
tutto
il
giorno
e
trovavano
una
specie
di
svago
a
rimpiangere
i
bei
vestiti
e
la
bella
società
di
una
volta
.
"
Guarda
un
po
'
"
,
dicevano
fra
loro
,
"
come
è
stupida
la
nostra
sorella
minore
:
e
che
caratteraccio
triviale
!
Essa
è
contenta
come
una
pasqua
di
trovarsi
nella
sua
disgraziata
condizione
!..."
Ma
il
buon
mercante
non
la
pensava
così
.
Egli
sapeva
che
Bella
aveva
molto
più
garbo
delle
sue
sorelle
a
fare
spicco
in
società
:
e
ammirava
la
virtù
di
questa
giovinetta
e
segnatamente
la
sua
rassegnazione
;
perché
bisogna
sapere
che
le
sue
sorelle
,
non
contente
di
buttare
addosso
a
lei
tutte
le
faccende
della
casa
,
la
punzecchiavano
continuamente
con
mille
parole
insolenti
.
Era
corso
un
anno
dacché
questa
famiglia
viveva
lontana
dalla
città
,
quando
il
mercante
ebbe
una
lettera
nella
quale
gli
si
diceva
che
un
bastimento
,
carico
di
mercanzie
,
di
sua
proprietà
,
era
arrivato
felicemente
!
Ci
scattò
poco
che
questa
notizia
non
facesse
dar
la
balta
al
cervello
alle
due
ragazze
maggiori
,
le
quali
speravano
così
di
poter
lasciare
la
campagna
,
dove
morivano
dalla
noia
:
e
quando
videro
il
padre
sul
punto
di
partire
,
lo
pregarono
che
portasse
loro
dei
vestiti
,
delle
mantelline
,
dei
cappellini
e
altri
gingilli
di
moda
.
La
Bella
non
gli
chiese
nulla
,
perché
aveva
già
capito
che
tutto
il
valsente
delle
merci
arrivate
non
sarebbe
bastato
a
contentare
i
capricci
delle
sue
sorelle
.
"
E
tu
non
vuoi
che
ti
compri
nulla
?
"
,
le
disse
suo
padre
.
"
Poiché
siete
tanto
buono
da
pensare
a
me
"
,
ella
rispose
,
"
fatemi
il
piacere
di
portarmi
una
rosa
:
che
in
questi
posti
non
ci
fanno
.
"
Non
vuol
dir
già
che
alla
Bella
premesse
la
rosa
:
ma
lo
fece
,
per
non
criticare
col
suo
esempio
la
condotta
delle
sorelle
;
le
quali
avrebbero
detto
che
non
chiedeva
nulla
,
per
farsi
distinguere
e
dar
nell
'
occhio
.
Il
buon
uomo
partì
,
ma
appena
giunto
,
ebbe
a
sostenere
un
processo
a
causa
delle
sue
mercanzie
:
e
dopo
mille
seccature
,
se
ne
tornò
indietro
più
povero
di
prima
.
Gli
restavano
da
fare
non
più
di
trenta
miglia
per
arrivare
a
casa
,
e
già
si
consolava
nel
pensiero
di
rivedere
la
sua
famigliola
;
ma
dovendo
traversare
un
gran
bosco
,
si
smarrì
e
perdé
la
strada
.
La
neve
fioccava
da
far
paura
,
e
soffiava
un
vento
così
strapazzone
,
che
lo
gettò
per
due
volte
giù
da
cavallo
.
Venuta
la
notte
,
egli
cominciò
a
credere
di
dover
morire
o
di
fame
e
di
freddo
,
o
divorato
dai
lupi
,
che
si
sentivano
urlare
a
poca
distanza
.
Quando
a
un
tratto
,
nel
voltar
l
'
occhio
verso
il
fondo
di
una
lunga
sfilata
d
'
alberi
,
vide
una
gran
fiamma
che
pareva
lontana
lontana
.
S
'
avviò
da
quella
parte
,
e
poté
distinguere
che
quella
luce
usciva
da
un
gran
palazzo
,
che
era
tutto
illuminato
.
Il
mercante
ringraziò
il
cielo
del
soccorso
mandatogli
e
si
affrettò
per
giungere
a
questo
castello
;
ma
rimase
grandemente
stupito
di
non
trovarci
anima
viva
.
Il
suo
cavallo
,
che
gli
andava
dietro
,
avendo
visto
una
bella
scuderia
aperta
,
entrò
dentro
;
e
trovatovi
fieno
e
biada
,
il
povero
animale
,
che
moriva
di
fame
,
vi
si
buttò
sopra
con
grandissima
avidità
.
Il
mercante
lo
legò
alla
greppia
:
e
s
'
avviò
verso
la
casa
,
dove
non
trovò
nessuno
.
Ma
entrato
che
fu
in
una
gran
sala
,
vi
trovò
un
bel
fuoco
acceso
,
una
tavola
apparecchiata
e
con
molte
pietanze
:
ma
c
'
era
una
posata
sola
.
Essendo
bagnato
fino
al
midollo
dell
'
ossa
,
per
la
neve
e
la
molt
'
acqua
che
aveva
preso
,
si
avvicinò
al
fuoco
per
asciugarsi
,
dicendo
fra
sé
:
"
Il
padrone
di
casa
e
i
suoi
domestici
mi
scuseranno
della
libertà
che
mi
prendo
!
Sono
sicuro
che
staranno
poco
ad
arrivare
"
.
Aspetta
,
aspetta
e
nessuno
veniva
:
finché
suonarono
le
undici
e
ancora
non
s
'
era
visto
alcuno
.
Allora
non
potendo
più
stare
alle
mosse
,
dalla
gran
fame
prese
un
pollastro
e
,
tremando
dalla
paura
,
lo
mangiò
in
due
bocconi
.
Bevve
anche
qualche
sorso
di
vino
,
e
messo
su
un
po
'
di
coraggio
,
uscì
dalla
sala
e
traversò
molti
quartieri
splendidamente
tappezzati
e
ammobiliati
.
Alla
fine
trovò
una
camera
dove
c
'
era
un
buon
letto
:
e
perché
era
mezzanotte
suonata
e
si
sentiva
stanco
morto
,
prese
il
partito
di
chiuder
l
'
uscio
e
di
coricarsi
.
La
mattina
dopo
si
svegliò
verso
le
dieci
:
e
figuratevi
come
rimase
,
quando
trovò
un
vestito
molto
decente
nel
posto
dove
aveva
lasciato
il
suo
,
che
era
tutto
logoro
e
cascava
a
pezzi
.
"
Si
vede
bene
"
,
egli
disse
,
"
che
in
questo
palazzo
ci
sta
di
casa
qualche
buona
fata
,
che
si
è
mossa
a
compassione
di
me
.
"
Si
affacciò
alla
finestra
e
non
vide
più
un
filo
di
neve
,
ma
pergolati
di
bellissimi
fiori
,
che
innamoravano
soltanto
a
guardarli
.
Ritornò
nella
gran
sala
,
dove
la
sera
avanti
aveva
cenato
e
vide
una
piccola
tavola
,
con
sopra
una
chicchera
e
un
vaso
di
cioccolata
.
"
Grazie
tante
"
,
diss
'
egli
a
voce
alta
,
"
grazie
tante
,
signora
fata
,
della
garbatezza
di
aver
pensato
alla
mia
colazione
.
"
Il
buon
uomo
,
quand
'
ebbe
preso
la
cioccolata
,
uscì
per
andare
dal
suo
cavallo
;
e
passando
sotto
un
pergolato
di
rose
si
ricordò
che
la
Bella
gliene
aveva
chiesta
una
,
e
staccò
un
tralcio
dove
ce
n
'
erano
parecchie
bell
'
e
sbocciate
.
In
quel
punto
stesso
sentì
un
gran
rumore
e
vide
venirsi
incontro
una
bestia
così
spaventosa
,
che
ci
corse
poco
non
cascasse
svenuto
:
"
Voi
siete
molto
ingrato
"
,
disse
la
Bestia
con
una
voce
da
far
rabbrividire
,
"
vi
ho
salvata
la
vita
accogliendovi
nel
mio
castello
,
e
in
ricambio
voi
mi
rubate
le
mie
rose
,
che
è
per
l
'
appunto
la
cosa
che
io
amo
soprattutto
in
questo
mondo
.
Per
riparare
al
mal
fatto
non
vi
resta
altro
che
morire
:
vi
do
tempo
un
quarto
d
'
ora
per
chiedere
perdono
a
Dio
"
.
Il
mercante
si
gettò
in
ginocchio
e
a
mani
giunte
prese
a
dire
alla
Bestia
:
"
Monsignore
,
perdonatemi
:
non
credevo
davvero
di
offendervi
a
cogliere
una
rosa
per
una
delle
mie
figlie
,
che
me
l
'
aveva
domandata
"
.
"
Non
mi
chiamo
Monsignore
"
,
rispose
il
mostro
,
"
ma
Bestia
.
I
complimenti
non
fanno
per
me
;
io
voglio
che
ognuno
parli
come
la
pensa
:
per
cui
non
vi
mettete
in
capo
d
'
intenerirmi
colle
vostre
moine
.
Mi
avete
detto
che
avete
delle
figliuole
:
ebbene
,
io
potrò
perdonarvi
a
patto
che
una
di
codeste
figliuole
venga
qui
a
morire
volontariamente
nel
posto
vostro
.
Non
una
parola
di
più
;
partite
,
e
caso
le
vostre
figlie
ricusassero
di
morire
per
voi
,
giurate
che
dentro
tre
mesi
ritornerete
.
"
Quel
pover
'
uomo
non
aveva
punta
intenzione
di
sacrificare
alcuna
delle
sue
figlie
al
brutto
mostro
,
ma
pensò
dentro
di
sé
:
"
Non
foss
'
altro
avrò
almeno
la
consolazione
di
poterle
abbracciare
un
'
altra
volta
"
.
Fece
giuro
di
tornare
,
e
la
Bestia
gli
disse
che
poteva
partire
a
piacer
suo
.
"
Ma
non
voglio
"
,
soggiunge
,
"
che
tu
debba
andartene
colle
mani
vuote
.
Ritorna
nella
camera
dove
hai
dormito
;
ci
troverai
un
gran
baule
vuoto
;
ché
io
penserò
a
fartelo
portare
fino
a
casa
.
"
Detto
questo
,
la
Bestia
se
ne
andò
,
e
il
buon
uomo
disse
fra
sé
e
sé
:
"
Almeno
,
se
ho
da
morire
,
potrò
lasciare
un
boccon
di
pane
a
'
miei
poveri
ragazzi
"
.
E
tornò
nella
camera
dove
aveva
dormito
,
e
avendovi
trovato
delle
monete
d
'
oro
a
corbellini
,
ne
empì
il
baule
,
di
cui
gli
aveva
parlato
la
Bestia
:
quindi
lo
chiuse
,
e
ripreso
il
cavallo
lasciato
nella
scuderia
,
uscì
dal
palazzo
con
tanto
malessere
addosso
,
quanta
era
la
gioia
colla
quale
vi
era
entrato
.
Il
cavallo
prese
da
sé
uno
dei
viottoli
della
foresta
,
e
in
poche
ore
il
buon
uomo
arrivò
alla
sua
casetta
.
I
suoi
figli
gli
furono
tutti
d
'
intorno
:
ma
invece
di
mostrarsi
lieto
alle
loro
carezze
,
il
mercante
li
guardava
e
gli
cascavano
i
lacrimoni
dagli
occhi
.
Egli
aveva
in
mano
il
tralcio
di
rose
,
che
portava
a
Bella
:
e
nel
darglielo
,
disse
:
"
Bella
,
pigliate
queste
rose
:
ma
costeranno
molto
care
al
vostro
povero
padre
!
"
.
E
così
raccontò
alla
famiglia
il
brutto
caso
che
gli
era
capitato
.
A
quella
storia
le
due
sorelle
maggiori
si
messero
a
berciare
e
dissero
mille
cosacce
a
Bella
,
la
quale
non
piangeva
né
punto
né
poco
.
"
Ecco
le
conseguenze
"
,
esse
dicevano
,
"
dell
'
orgoglio
di
questa
monella
:
perché
anche
lei
non
fece
come
noi
e
non
chiese
dei
vestiti
?
Nient
'
affatto
!
la
signorina
voleva
distinguersi
.
E
ora
è
lei
la
cagione
della
morte
di
suo
padre
e
non
se
ne
fa
né
in
qua
né
in
là
.
"
"
Sarebbe
inutile
"
,
soggiunse
Bella
,
"
e
perché
dovrei
piangere
la
morte
di
mio
padre
?
Egli
non
morirà
una
volta
che
il
mostro
si
contenta
di
accettare
in
cambio
una
delle
sue
figlie
;
io
voglio
mettermi
in
balìa
del
suo
furore
:
e
sono
molto
felice
,
perché
così
potrò
avere
la
contentezza
di
salvare
il
padre
mio
e
di
provargli
il
gran
bene
che
gli
ho
sempre
voluto
.
"
"
No
,
sorella
mia
"
,
le
dissero
i
suoi
tre
fratelli
,
"
tu
non
morirai
:
noi
anderemo
a
trovare
il
mostro
,
e
periremo
sotto
i
suoi
colpi
,
se
non
saremo
buoni
di
ucciderlo
.
"
"
Non
lo
sperate
,
ragazzi
miei
"
,
disse
loro
il
mercante
,
"
la
potenza
di
questa
Bestia
è
così
sterminata
,
che
non
c
'
è
caso
di
poterla
uccidere
.
Mi
fa
una
vera
consolazione
il
buon
cuore
di
Bella
:
ma
non
voglio
mandarla
a
morire
.
Io
son
vecchio
;
non
mi
resta
che
poco
tempo
da
vivere
;
così
,
male
che
vada
,
posso
scorciarmi
di
qualche
anno
la
vita
;
cosa
che
non
rimpiango
punto
,
perché
lo
faccio
per
amor
vostro
,
miei
cari
figliuoli
.
"
"
Vi
do
la
mia
parola
,
padre
mio
"
,
disse
Bella
,
"
che
voi
non
anderete
a
quel
palazzo
,
senza
di
me
:
voi
non
mi
potete
impedire
di
seguirvi
.
Sebbene
giovane
,
io
non
sono
molto
attaccata
alla
vita
,
e
preferisco
esser
divorata
da
quel
mostro
,
che
morire
dalla
pena
che
mi
farebbe
la
vostra
perdita
.
"
Ebbero
un
bel
dire
,
ma
la
Bella
volle
a
ogni
costo
partire
anche
lei
per
il
palazzo
del
mostro
;
e
alle
sorelle
non
parve
vero
,
perché
si
rodevano
di
gelosia
per
le
belle
doti
della
sorella
minore
.
Il
mercante
era
così
stonato
dal
dolore
di
dover
perdere
la
figlia
,
che
non
gli
passò
per
il
capo
neppure
il
baule
che
egli
aveva
riempito
di
monete
d
'
oro
.
Ma
appena
fu
in
camera
restò
grandemente
stupito
di
trovarlo
al
piè
del
letto
.
Risolvette
di
non
dir
nulla
in
casa
di
essere
diventato
ricco
,
per
paura
che
le
figlie
si
mettessero
in
testa
di
voler
tornare
in
città
,
mentre
egli
aveva
fatto
conto
di
voler
morire
in
quella
campagna
.
Peraltro
confidò
il
segreto
a
Bella
,
la
quale
gli
raccontò
come
nel
tempo
che
era
stato
lontano
,
alcuni
gentiluomini
fossero
venuti
per
casa
e
come
,
fra
questi
,
ve
ne
fossero
due
che
amoreggiavano
colle
sue
sorelle
.
Si
raccomandò
al
padre
che
le
maritasse
;
perché
essa
era
tanto
buona
di
cuore
,
che
le
amava
tutte
e
due
,
e
perdonava
loro
tutto
il
male
che
le
avevano
fatto
.
Quelle
due
cattive
si
strofinarono
gli
occhi
colla
cipolla
per
farsi
venire
i
lucciconi
,
al
momento
che
Bella
partì
con
suo
padre
:
ma
i
fratelli
piangevano
davvero
:
e
anche
il
mercante
.
La
sola
che
non
piangesse
era
Bella
,
la
quale
non
voleva
inciprignire
il
dolore
di
tutti
gli
altri
.
Il
cavallo
prese
la
via
del
palazzo
,
e
sul
far
della
sera
cominciarono
di
lontano
a
vederlo
illuminato
,
tale
e
quale
come
la
prima
volta
.
Il
cavallo
andò
da
sé
solo
nella
scuderia
:
e
il
buon
uomo
entrò
con
sua
figlia
nella
gran
sala
,
dove
trovarono
una
gran
tavola
magnificamente
apparecchiata
per
due
.
Il
mercante
non
sapeva
da
che
verso
rifarsi
per
mangiare
;
ma
la
Bella
,
sforzandosi
di
parer
tranquilla
,
si
messe
a
tavola
e
lo
servì
:
poi
diceva
dentro
di
sé
:
"
Capisco
bene
che
la
Bestia
vuole
ingrassarmi
prima
di
far
di
me
un
boccone
!
me
n
'
accorgo
dalla
maniera
con
cui
mi
tratta
"
.
Quand
'
ebbero
cenato
,
udirono
un
gran
fracasso
e
il
mercante
,
colle
lagrime
agli
occhi
,
disse
addio
alla
sua
povera
figlia
,
perché
sapeva
che
la
Bestia
era
lì
lì
per
arrivare
.
La
Bella
,
alla
vista
di
quell
'
orribile
figura
,
sentì
fare
un
cavallone
al
sangue
:
ma
s
'
ingegnò
di
non
darlo
a
divedere
:
e
quando
il
mostro
le
domandò
s
'
era
venuta
da
lui
volentieri
,
rispose
con
voce
tremante
di
sì
.
"
Davvero
che
siete
molto
buona
"
,
disse
la
Bestia
,
"
e
io
vi
sono
riconoscentissimo
.
Buon
uomo
!
domani
partirete
,
e
Dio
vi
guardi
dal
tornare
in
questo
luogo
.
Addio
,
Bella
.
"
"
Addio
,
Bestia
"
,
ella
rispose
.
E
il
mostro
sparì
.
"
Oh
!
figlia
mia
"
,
disse
il
mercante
abbracciandola
e
baciandola
,
"
io
son
mezzo
morto
dalla
paura
.
Fai
a
modo
mio
;
lasciami
morir
qui
.
"
"
No
,
padre
mio
"
,
rispose
la
Bella
con
fermezza
,
"
voi
partirete
domani
mattina
,
e
mi
abbandonerete
all
'
aiuto
del
cielo
.
Il
cielo
forse
avrà
compassione
di
me
!..."
L
'
uno
e
l
'
altro
andarono
a
letto
,
coll
'
idea
che
in
tutta
la
notte
non
sarebbero
stati
buoni
a
chiudere
un
occhio
,
ma
invece
,
appena
si
furono
coricati
nei
loro
letti
,
si
addormentarono
come
ghiri
.
E
la
Bella
vide
in
sogno
una
Regina
,
la
quale
le
disse
:
"
O
Bella
,
io
son
contenta
del
vostro
buon
cuore
.
La
nobile
azione
che
fate
,
dando
la
vita
per
quella
di
vostro
padre
,
non
rimarrà
senza
premio
"
.
Quando
la
Bella
si
svegliò
,
raccontò
il
sogno
a
suo
padre
,
e
sebbene
questa
cosa
lo
rinfrancasse
un
poco
,
non
bastò
peraltro
a
trattenerlo
dal
dare
in
grandissimi
pianti
,
quando
gli
fu
forza
staccarsi
dalla
sua
figlia
adorata
.
Partito
che
fu
,
la
Bella
andò
a
sedersi
nella
gran
sala
;
e
anche
essa
cominciò
a
piangere
;
ma
essendo
molto
coraggiosa
,
si
raccomandò
a
Dio
e
fece
conto
di
non
darsi
tanto
alla
disperazione
per
quel
poco
di
tempo
che
le
restava
ancora
da
vivere
:
perché
ella
credeva
fermamente
che
la
Bestia
sarebbe
venuta
a
mangiarla
nella
serata
.
Intanto
,
mentre
aspettava
,
pensò
bene
di
girare
e
di
visitare
il
castello
,
del
quale
non
poteva
starsi
dall
'
ammirare
le
grandi
bellezze
.
E
figuratevi
se
rimase
a
bocca
aperta
,
quando
vide
una
porta
sulla
quale
c
'
era
scritto
:
Quartiere
della
Bella
.
Aprì
in
fretta
e
in
furia
questa
porta
e
fu
abbagliata
dalle
magnificenze
che
vi
erano
dentro
;
ma
ciò
che
maggiormente
la
colpì
,
fu
la
vista
di
una
gran
biblioteca
,
di
un
clavicembalo
e
di
molti
quaderni
di
musica
.
"
Si
vede
proprio
che
non
vogliono
che
io
mi
annoi
"
,
disse
fra
sé
e
sé
;
quindi
pensò
:
"
Se
io
dovessi
albergare
qui
un
giorno
solamente
,
non
mi
avrebbero
ammannito
tutte
queste
belle
cose
"
.
Questo
pensiero
rianimò
il
suo
coraggio
.
Ella
aprì
la
biblioteca
e
vide
un
libro
sul
quale
era
scritto
a
lettere
d
'
oro
:
"
Desiderate
e
comandate
;
voi
siete
qui
signora
e
padrona
!..."
.
"
Meschina
me
!
"
,
diss
'
ella
,
"
io
non
ho
altro
desiderio
che
di
vedere
il
mio
povero
padre
e
di
sapere
che
cos
'
è
di
lui
in
questo
momento
!
"
Queste
parole
le
aveva
dette
dentro
di
sé
,
ma
quale
non
fu
il
suo
stupore
,
quando
gettando
gli
occhi
sopra
uno
specchio
,
vi
mirò
la
sua
casa
,
e
per
l
'
appunto
in
quel
momento
in
cui
vi
giungeva
suo
padre
con
un
viso
da
far
pietà
.
Le
sue
sorelle
gli
andavano
incontro
;
e
malgrado
le
smorfie
che
facevano
per
parere
afflitte
,
mostravano
sul
viso
e
a
fior
di
pelle
la
contentezza
provata
per
la
perdita
della
loro
sorella
.
Dopo
un
minuto
sparì
ogni
cosa
,
ma
la
Bella
non
poté
far
di
meno
di
pensare
che
la
Bestia
era
molto
compiacente
,
e
che
non
aveva
nulla
da
temere
da
essa
.
A
mezzogiorno
trovò
la
tavola
bell
'
e
apparecchiata
:
e
durante
il
pranzo
udì
un
'
eccellente
musica
,
senza
che
potesse
vedere
alcuno
.
La
sera
mentre
stava
per
mettersi
a
tavola
,
sentì
il
fracasso
che
faceva
la
Bestia
e
fu
presa
da
un
tremito
di
paura
:
"
Bella
"
,
le
disse
il
mostro
,
"
siete
contenta
che
io
stia
a
vedervi
mentre
cenate
?
"
.
"
Non
siete
voi
il
padrone
?
"
,
rispose
la
Bella
,
tremando
.
"
No
"
,
replicò
la
Bestia
,
"
qui
non
c
'
è
altri
padroni
che
voi
;
se
vi
sono
importuno
,
non
dovete
far
altro
che
dirmelo
e
me
ne
anderò
subito
.
Ditemi
una
cosa
:
non
è
vero
che
io
vi
sembro
molto
brutto
?
"
"
È
vero
,
sì
"
,
rispose
Bella
,
"
perché
io
non
sono
avvezza
di
dire
una
cosa
per
un
'
altra
;
peraltro
vi
credo
buonissimo
di
cuore
.
"
"
Avete
ragione
"
,
disse
il
mostro
,
"
ma
oltre
all
'
essere
brutto
io
non
ho
punto
spirito
,
e
so
benissimo
d
'
essere
una
Bestia
.
"
"
Non
è
mai
una
Bestia
"
,
rispose
Bella
,
"
colui
che
crede
di
non
avere
spirito
.
Gl
'
imbecilli
non
arriveranno
mai
a
capire
questa
cosa
.
"
"
Su
dunque
,
mangiate
,
Bella
"
,
le
disse
il
mostro
,
"
e
cercate
tutti
i
mezzi
per
non
annoiarvi
nella
vostra
casa
:
perché
tutto
quello
che
vedete
qui
,
è
roba
vostra
:
e
io
sarei
mortificato
se
non
vi
sapessi
contenta
.
"
"
Voi
avete
molta
bontà
per
me
"
,
disse
la
Bella
,
"
e
sono
contentissima
del
vostro
cuore
:
quando
ci
penso
non
mi
sembrate
nemmeno
tanto
brutto
.
"
"
Oh
!
per
questo
"
,
rispose
la
Bestia
,
"
il
cuore
è
buono
:
ma
io
sono
un
mostro
!
"
"
Conosco
degli
uomini
che
sono
più
mostri
di
voi
"
,
disse
Bella
,
"
e
quanto
a
me
,
mi
piacete
più
voi
con
codesta
vostra
figura
,
di
tant
'
altri
che
,
sotto
l
'
aspetto
d
'
uomo
,
nascondono
un
cuore
falso
,
corrotto
e
sconoscente
.
"
"
Se
avessi
un
po
'
di
spirito
"
,
disse
la
Bestia
,
"
farei
un
complimento
per
ringraziarvi
:
ma
io
sono
uno
stupido
;
e
tutto
quel
che
posso
dirvi
è
che
vi
sono
obbligato
.
"
La
Bella
cenò
di
buon
appetito
.
Essa
non
aveva
quasi
più
paura
del
mostro
;
ma
fu
lì
lì
per
morire
di
spavento
,
quando
egli
le
disse
:
"
Bella
,
volete
esser
mia
moglie
?
"
.
Ella
stette
un
po
'
di
tempo
senza
rispondere
:
aveva
paura
di
svegliare
la
collera
del
mostro
con
un
rifiuto
;
a
ogni
modo
disse
con
voce
tremante
:
"
No
,
Bestia
"
.
A
questa
risposta
il
povero
mostro
volle
mandar
fuori
un
sospiro
e
gli
venne
fatto
un
sibilo
così
spaventoso
,
che
ne
rintronò
tutto
il
palazzo
.
Ma
la
Bella
fu
presto
rassicurata
,
perché
la
Bestia
,
dopo
averle
detto
"
addio
,
dunque
,
Bella
"
,
uscì
dalla
camera
voltandosi
indietro
tre
o
quattro
volte
per
poterla
ancora
vedere
.
Quando
la
Bella
fu
sola
cominciò
a
sentire
una
gran
compassione
per
la
povera
Bestia
,
e
diceva
:
"
Che
peccato
che
sia
così
brutta
,
mentre
sarebbe
tanto
buona
!
"
.
La
Bella
,
per
tre
mesi
,
menò
in
questo
palazzo
una
vita
abbastanza
tranquilla
.
Tutte
le
sere
la
Bestia
andava
a
farle
visita
,
e
durante
la
cena
si
tratteneva
con
lei
,
facendo
mostra
di
molto
buon
senso
,
ma
giammai
di
ciò
che
si
chiama
spirito
fra
le
persone
del
mondo
galante
.
Ogni
giorno
che
passava
,
la
Bella
scopriva
nuovi
pregi
nel
mostro
.
A
furia
di
vederlo
,
aveva
fatto
l
'
occhio
alle
sue
bruttezze
,
e
invece
di
temere
il
momento
della
sua
visita
,
ella
guardava
spesso
l
'
orologio
per
vedere
quanto
mancava
alle
nove
,
perché
la
Bestia
a
quell
'
ora
era
sempre
precisa
.
Una
sola
cosa
metteva
di
mal
umore
la
Bella
;
ed
era
che
tutte
le
sere
,
avanti
di
andare
a
letto
,
il
mostro
le
domandava
se
voleva
essere
sua
moglie
,
e
rimaneva
mortificatissimo
quand
'
essa
rispondeva
di
no
.
Ella
disse
un
giorno
:
"
Voi
mi
fate
una
gran
pena
,
Bestia
;
vorrei
potervi
sposare
,
ma
sono
troppo
sincera
per
darvi
a
sperare
una
cosa
che
non
sarà
mai
.
Io
sarò
sempre
vostra
buon
'
amica
.
Contentatevi
di
questo
"
.
"
Per
forza
!
"
rispose
la
Bestia
.
"
Io
son
giusto
.
Io
so
che
sono
orrendo
:
ma
vi
voglio
un
gran
bene
.
A
ogni
modo
,
io
mi
chiamo
abbastanza
fortunato
se
vi
adattate
a
restar
qui
:
promettetemi
che
non
mi
lascerete
mai
.
"
La
Bella
a
queste
parole
fece
il
viso
rosso
.
Ella
aveva
visto
nello
specchio
che
suo
padre
era
malato
dal
dolore
di
averla
perduta
,
e
desiderava
rivederlo
.
"
Io
potrei
benissimo
promettervi
"
diss
'
ella
alla
Bestia
"
di
non
lasciarvi
più
per
sempre
;
ma
mi
struggo
tanto
di
rivedere
il
padre
mio
,
che
morirei
di
crepacuore
se
mi
rifiutaste
questo
piacere
.
"
"
Vorrei
piuttosto
morire
"
,
disse
il
mostro
,
"
che
darvi
un
dispiacere
;
io
vi
manderò
da
vostro
padre
:
voi
resterete
con
lui
e
la
vostra
Bestia
morirà
di
dolore
.
"
"
No
"
,
rispose
la
Bella
piangendo
,
"
io
vi
voglio
troppo
bene
per
essere
cagione
della
vostra
morte
.
Vi
prometto
di
ritornare
fra
otto
giorni
.
Mi
avete
fatto
vedere
che
le
mie
sorelle
sono
maritate
e
che
i
miei
fratelli
sono
partiti
per
l
'
armata
.
Il
mio
povero
padre
è
rimasto
solo
;
lasciatemi
almeno
una
settimana
con
lui
.
"
"
Domattina
ci
sarete
"
,
disse
la
Bestia
,
"
ricordatevi
delle
vostre
promesse
.
Quando
vorrete
tornare
,
non
dovete
far
altro
che
posare
il
vostro
anello
sopra
la
tavola
nell
'
andare
a
letto
.
Addio
,
Bella
.
"
La
Bestia
,
mentre
parlava
così
,
sospirò
secondo
il
suo
uso
solito
,
e
la
Bella
andò
a
letto
,
tutta
dispiacente
di
avergli
dato
questo
dolore
.
Quando
si
svegliò
la
mattina
dopo
,
si
trovò
in
casa
di
suo
padre
;
e
avendo
suonato
il
campanello
accanto
al
letto
,
vide
venire
la
serva
,
la
quale
cacciò
un
grand
'
urlo
di
sorpresa
.
Il
buon
uomo
di
suo
padre
,
a
quell
'
urlo
,
corse
subito
,
e
nel
rivederla
,
ci
mancò
poco
non
morisse
dalla
contentezza
:
e
stettero
abbracciati
per
più
di
un
quarto
d
'
ora
.
Sfogate
le
prime
tenerezze
,
la
Bella
pensò
che
non
aveva
vestiti
per
potersi
levare
,
ma
la
serva
le
disse
di
aver
trovato
nella
stanzaa
accanto
un
gran
baule
pieno
di
vestiti
,
tutti
d
'
oro
e
ornati
di
brillanti
.
La
Bella
ringraziò
la
buona
Bestia
delle
sue
attenzioni
:
scelse
fra
quei
vestiti
il
meno
vistoso
e
ordinò
alla
serva
di
riporre
gli
altri
,
dei
quali
intendeva
farne
un
regalo
alle
sorelle
:
ma
appena
ell
'
ebbe
pronunziate
queste
parole
,
il
baule
sparì
.
Peraltro
suo
padre
avendole
detto
che
la
Bestia
voleva
che
ella
serbasse
per
sé
ogni
cosa
,
il
baule
ritornò
al
suo
posto
.
La
Bella
si
vestì
,
e
in
questo
mentre
furono
avvertite
le
sue
sorelle
,
le
quali
corsero
subito
insieme
ai
cari
mariti
.
Tutte
e
due
avevano
combinato
molto
male
!
La
maggiore
aveva
sposato
un
gentiluomo
,
bello
come
un
amore
,
ma
tanto
innamorato
di
sé
,
che
dalla
mattina
alla
sera
non
faceva
altro
che
guardarsi
allo
specchio
,
senza
curarsi
né
punto
né
poco
della
bellezza
della
moglie
.
La
seconda
aveva
sposato
un
uomo
che
aveva
molto
spirito
,
ma
se
ne
serviva
soltanto
per
essere
la
disperazione
di
tutte
le
donne
,
cominciando
da
sua
moglie
.
Le
sorelle
di
Bella
quando
la
videro
vestita
come
una
Regina
e
bella
come
un
occhio
di
sole
,
se
non
creparono
dalla
rabbia
,
fu
un
miracolo
.
Ella
ebbe
un
bell
'
accarezzarle
;
nulla
poté
ammansire
la
loro
gelosia
;
la
quale
anzi
si
accrebbe
a
cento
doppi
,
quando
raccontò
quanto
era
felice
.
La
due
invidiose
scesero
in
giardino
per
potersi
sfogare
a
piangere
,
e
dicevano
:
"
O
perché
quella
ragazzuccia
è
più
fortunata
di
noi
?
Non
siamo
forse
più
graziose
e
più
belle
di
lei
?
"
.
"
Cara
sorella
"
,
disse
la
maggiore
,
"
mi
viene
un
'
idea
:
facciamo
di
tutto
per
trattenerla
qui
per
più
di
otto
giorni
;
la
sua
stupida
Bestia
anderà
sulle
furie
per
la
parola
non
mantenuta
e
forse
la
divorerà
per
castigarla
.
"
"
Dici
bene
,
sorella
"
,
rispose
l
'
altra
,
"
ma
perché
la
cosa
riesca
,
bisogna
cercare
di
ammaliarla
con
molte
moine
.
"
Preso
questo
partito
,
risalirono
in
casa
tutt
'
e
due
e
cominciarono
a
fare
tante
e
poi
tante
garbatezze
alla
sorella
,
che
questa
ne
pianse
di
consolazione
.
Passati
che
furono
gli
otto
giorni
,
le
due
sorelle
si
strapparono
i
capelli
e
diedero
segni
di
disperazione
per
la
partenza
di
lei
,
che
ella
finì
col
promettere
di
trattenersi
altri
otto
giorni
.
Intanto
la
Bella
rimproverava
a
se
stessa
il
dolore
che
stava
per
dare
alla
sua
povera
Bestia
,
che
essa
amava
davvero
e
che
ora
era
dispiacente
di
non
poterla
vedere
.
La
decima
notte
che
ella
passò
in
casa
del
padre
,
sognò
di
trovarsi
nel
palazzo
e
di
vedere
la
Bestia
distesa
sull
'
erba
,
vicina
a
morire
,
e
che
le
rinfacciava
la
sua
ingratitudine
.
Bella
si
destò
tutt
'
a
un
tratto
e
pianse
:
"
Non
son
io
molto
cattiva
"
essa
diceva
"
di
dare
questo
dispiacere
a
una
Bestia
,
che
è
stata
tanto
buona
con
me
?
È
colpa
sua
se
è
così
brutta
e
se
ha
poco
spirito
?
Ella
è
buona
:
e
questo
val
più
d
'
ogni
cosa
.
Perché
non
ho
io
voluto
sposarlo
?
Io
sarei
più
felice
con
lui
che
le
mie
sorelle
coi
loro
mariti
.
Non
è
la
bellezza
né
lo
spirito
di
un
marito
che
rendono
felice
una
donna
;
ma
la
bontà
del
carattere
,
la
virtù
e
le
buone
maniere
:
e
la
Bestia
ha
tutte
queste
belle
cose
.
Io
non
sento
amore
per
essa
ma
la
stimo
,
e
ho
per
lei
amicizia
e
riconoscenza
.
Ma
non
debbo
renderla
disgraziata
:
questa
ingratitudine
sarebbe
per
me
un
rimorso
per
tutta
la
vita
"
.
Dette
queste
parole
,
la
Bella
si
leva
,
mette
l
'
anello
sulla
tavola
e
ritorna
a
letto
.
Appena
coricata
si
addormentò
e
,
svegliandosi
la
mattina
,
vide
con
gioia
di
essere
nel
palazzo
della
Bestia
.
Si
messe
i
vestiti
più
belli
per
andarle
a
genio
anche
di
più
,
e
s
'
annoiò
mortalmente
nella
smania
di
aspettare
che
arrivassero
le
nove
ore
di
sera
:
ma
l
'
orologio
ebbe
un
bel
suonare
le
nove
:
la
Bestia
non
comparve
.
La
Bella
allora
temé
di
averle
cagionato
la
morte
:
e
disperata
si
dette
a
girare
per
tutto
il
palazzo
,
mandando
altissimi
pianti
.
Dopo
aver
cercato
dappertutto
,
si
ricordò
del
sogno
e
corse
in
giardino
,
vicino
al
fiume
,
dove
dormendo
,
l
'
aveva
veduta
.
E
difatti
fu
lì
che
trovò
la
povera
Bestia
distesa
per
terra
priva
di
sensi
:
talché
la
credette
morta
.
Senza
provar
ribrezzo
di
quella
brutta
figura
,
si
gettò
tutta
sopra
lei
,
e
avendo
sentito
che
il
cuore
batteva
sempre
,
prese
dal
fiume
un
po
'
d
'
acqua
e
le
bagnò
la
testa
.
La
Bestia
aprì
gli
occhi
e
disse
alla
Bella
:
"
Voi
avete
dimenticata
la
vostra
promessa
:
e
il
gran
dolore
di
avervi
perduta
mi
ha
fatto
decidere
a
lasciarmi
morir
di
fame
:
ma
ora
muoio
contenta
,
perché
ho
avuto
la
consolazione
di
potervi
rivedere
"
.
"
No
,
mia
cara
Bestia
,
voi
non
morirete
"
,
le
disse
la
Bella
,
"
voi
vivrete
per
diventare
mio
sposo
:
da
questo
momento
io
vi
do
la
mia
mano
,
e
giuro
che
non
sarò
d
'
altri
che
di
voi
.
Ohimè
!
io
credeva
di
non
aver
per
voi
che
dell
'
amicizia
,
ma
il
dolore
che
sento
mi
fa
credere
che
non
potrei
più
vivere
senza
vedervi
.
"
Appena
la
Bella
ebbe
pronunziato
queste
parole
,
ecco
che
tutto
il
castello
appare
risplendente
di
lumi
:
i
fuochi
di
artifizio
,
la
musica
,
ogni
cosa
annunziava
una
gran
festa
.
Ma
queste
meraviglie
non
incantarono
punto
i
suoi
occhi
:
ella
si
voltò
verso
la
sua
cara
Bestia
,
il
cui
pericolo
la
teneva
in
tanta
agitazione
.
E
quale
fu
il
suo
stupore
!
La
Bestia
era
sparita
,
ed
essa
non
vide
ai
suoi
piedi
che
un
Principe
bello
come
un
amore
,
il
quale
la
ringraziava
per
aver
rotto
il
suo
incantesimo
.
Sebbene
questo
Principe
meritasse
tutte
le
sue
premure
,
ella
non
poté
stare
dal
chiedergli
dove
fosse
la
Bestia
.
"
Eccola
ai
vostri
piedi
"
,
le
disse
il
Principe
,
"
una
fata
maligna
mi
aveva
condannato
a
restare
sotto
quell
'
aspetto
finché
una
bella
fanciulla
non
avesse
acconsentito
a
sposarmi
,
e
mi
aveva
per
di
più
proibito
di
far
mostra
di
spirito
.
Così
in
tutto
il
mondo
non
ci
voleva
che
voi
,
per
lasciarsi
innamorare
dalla
bontà
del
mio
carattere
:
ed
offrendovi
la
mia
corona
,
non
posso
sdebitarmi
del
gran
bene
che
mi
avete
fatto
.
"
La
Bella
,
piacevolmente
sorpresa
,
porse
la
mano
al
bel
Principe
perché
si
rialzasse
in
piedi
.
E
andarono
insieme
al
castello
,
dov
'
essa
ci
mancò
poco
non
si
sentisse
svenire
dalla
gioia
,
trovando
nella
gran
sala
il
padre
suo
e
tutta
la
sua
famiglia
,
tra
sportata
al
castello
da
quella
bella
Signora
che
le
era
apparsa
in
sogno
.
"
Bella
"
,
le
disse
questa
Signora
,
che
era
una
fata
e
di
quelle
coi
fiocchi
,
"
venite
a
ricevere
la
ricompensa
della
vostra
buona
scelta
:
voi
avete
preferito
la
virtù
alla
bellezza
e
allo
spirito
,
e
meritate
per
questo
di
trovare
tutte
quelle
cose
raccolte
in
una
sola
persona
.
Voi
state
per
diventare
una
gran
Regina
:
ma
spero
che
il
trono
non
vi
farà
scordare
le
vostre
virtù
.
Quanto
a
voi
,
mie
care
signore
"
disse
la
fata
alle
due
sorelle
della
Bella
"
conosco
il
vostro
cuore
e
tutta
la
cattiveria
che
c
'
è
dentro
:
diventerete
due
statue
;
ma
nondimeno
serberete
il
lume
della
ragione
sotto
la
vostra
forma
di
pietra
.
Starete
alla
porta
del
palazzo
di
vostra
sorella
;
e
non
vi
impongo
altra
pena
che
quella
di
essere
testimoni
della
sua
felicità
.
Non
potrete
ritornare
nello
stato
primiero
,
se
non
quando
riconoscerete
i
vostri
errori
:
ma
ho
una
gran
paura
che
dobbiate
restare
statue
per
sempre
.
Si
può
correggere
l
'
orgoglio
,
le
bizze
,
la
gola
,
la
pigrizia
;
ma
la
conversione
di
un
cuore
invidioso
e
cattivo
è
una
specie
di
miracolo
.
"
Nel
dir
così
,
diede
un
colpo
di
bacchetta
,
e
tutti
quelli
che
erano
in
quella
sala
,
furono
trasportati
negli
Stati
del
Principe
.
I
suoi
sudditi
lo
rividero
con
gioia
,
ed
esso
sposò
la
Bella
,
che
visse
con
lui
lungamente
e
in
una
felicità
perfetta
,
perché
era
fondata
sulla
virtù
.