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> anno_i:[1850 TO 1880} > autore_s:"GATTI STANISLAO"
LA SCIENZA DELLA LINGUA ( GATTI STANISLAO , 1868 )
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I . Una di quelle scienze le cui origini non risalgono più indietro de ’ principii del secolo , è la scienza della lingua che altri dicono linguistica , altri grammatica o filologia comparata . Il Kratylo di Platone mostra bene che alcuni fra i principali problemi di questa scienza già occupavano le menti de ’ Greci , ma i fatti necessarii a darne una soluzione reale mancavano tuttavia . In generale i lavori degli antichi , spezialmente de ’ grammatici alessandrini , intorno alla lingua riguardavano propriamente la teoria grammaticale , e sebbene si possano dire l ' antecedente istorico della nostra scienza , pure ne sono essenzialmente diversi e per il metodo e per lo scopo e pei risultati . Agli antichi mancavano i fatti necessarii a istituire il paragone e a dedurre le conseguenze che noi abbiamo dedotte ; ma se anche li avessero posseduti , come molti doveano possederne , non li avrebbero coordinati in un sistema e costruitavi su una scienza . E impossibile che i Romani non abbiano sentito la simiglianza tra il verbo avere come lo pronunziavano essi , e come suonava nella bocca de ’ Germani . È impossibile che i compagni di Alessandro non abbiano sentito che gl ' Indiani declinavano il verbo dare , come era declinato dall ' un capo all ' altro della Grecia . Ma questi fatti restavano per essi una semplice sensazione ; perché la sensazione diventasse sapere , bisognava che lo spirito fosse giunto a quella maturità di riflessione che si richiede per dedurre leggi generali dalla minuta comparazione de ’ fatti . I fatti su cui è creata la chimica non esisteano forse per l ' antichità ? Né è superiorità o maggior potenza e squisitezza dell ' ingegno moderno se è giunto dove gli antichi non giunsero , ma è l ' effetto di una legge essenziale dello spirito , una necessità della sua istoria . Noi vedremo più innanzi come questa scienza incominciò e per quali occasioni , ora ci conviene vedere in che consista , e quale ne sia la materia . La lingua è lo sforzo che fa lo spirito per dipingersi a sé medesimo , è la manifestazione del pensiero in tutti i suoi elementi , le nozioni , le percezioni , le relazioni , Studiarla sotto questo punto di vista , nella sua intima essenza e nelle sue relazioni col pensiero costituisce la teoria filosofica della lingua . Se poi indipendentemente da questo suo valore astratto e speculativo , la si riguarda come mezzo per penetrare nella vita interiore , nello spirito di uno o più popoli , ovvero si studiano le regole speciali con cui esprime il pensiero del popolo che le parla , si avrà allora in generale la filologia , ovvero , più spezialmente , la grammatica . Se da ultimo , lasciate stare le relazioni col pensiero e co ’ popoli , si studiano le lingue non più come mezzo , ma in sé stesse e come un fatto che sta da sé , se ne cercano le origini , le trasformazioni , gl ' incrementi , la corruzione , le mutazioni delle forme , il passaggio dall ' una forma all ' altra , e i modi e le leggi di questi fenomeni , e le relazioni dell ' una lingua con l ' altra , e come l ' una nel corso de ’ secoli si sia venuta trasformando nell ' altra secondo leggi invariabili dipendenti dagli organi vocali dell ' uomo ; si avrà allora una diversa scienza , la scienza della lingua in sé medesima , la linguistica che ha la lingua stessa indipendentemente da ogni altra relazione , per suo proprio abbietto . La prima quistione che qui si presenta si è quella di determinare di che sorta scienza sia questa . Non dimentichiamo in primo luogo che essa non ha nulla da fare colla vita istorica de ’ popoli che parlano una o un ' altra lingua ; su ’ fenomeni che qui si prendono in considerazione , non ha niun potere la volontà o la libera determinazione dello spirito ; non è un fatto volontario se un popolo declina un nome in uno o in un altro modo , e se una parola passando da una lingua in un ' altra ha trasformato in uno piuttosto che in un altro il suo suono primitivo . Questi fatti innegabili hanno persuaso alla maggior parte degli scrittori moderni , che la linguistica appartenga propriamente alla sfera delle scienze naturali , e che non abbia nulla da fare con la sfera dello spirito . In fatti si dice , le lingue non hanno veramente una storia , perché la storia suppone la volontà e la libertà , ma i cambiamenti a cui esse vanno soggette sono un puro divenire , uno svilupparsi di successivi momenti , che lungi dall ' essere un segno caratteristico della sfera dello spirito , è legge inevitabile di quella della natura . La pianta e l ' animale non ne conoscono altra ; non è in fatti un cammino istorico ma uno sviluppo organico , un puro divenire , il procedimento per cui dalla crisalide si fa la farfalla , dal feto l ' animale , dal seme l ' erba , dall ' erba la pianta , il fiore , il frutto . Per lo stesso procedimento dal primitivo sanskrito si è fatto il latino , dal latino l ' italiano ; sì quelli che questi , sono diversi momenti d ' un organismo , diverse parti di un sistema , diverse epoche di uno sviluppo . Di più , le lingue si dividono in generi , ogni genere in diverse specie , ogni specie in più sotto - specie . Or le categorie del genere e della specie non trovano niuna applicazione nella sfera dello spirito , ma si applicano unicamente a quella della natura , in modo che se altra prova non ve ne fosse , questa sola basterebbe a dimostrare che la scienza della lingua debba essere annoverata fra le naturali . Non si può negare che questi argomenti e altri ancora che tralascio come secondarii , non sieno di un gran peso , e non sieno veri considerati in sé stessi , ma in quanto a me , dubito forte del loro valore assoluto per la conseguenza che se ne vuol dedurre . E ’ indubitato che le lingue non conoscono istoria , ma uno sviluppo naturale e organico per cui passano da una forma a un ' altra . È indubitato che son sottratte all ' azione della volontà e alle libere determinazioni di essa . È indubitato che le classificazioni per cui le lingue si distinguono e si rassomigliano non cadono nella sfera dello spirito ma in quella della natura , comunque non sia indubitato , anzi sia indubitato il contrario , che anche gli spiriti si classifichino , che anche essi percorrano diverse epoche indipendentemente da ogni intervento della volontà ; ma non ostante queste analogie , ci ha una differenza capitale tra le trasformazioni delle lingue e quelle della pianta o dell ' animale . In fatti , nel regno della natura il passaggio da una forma ad un ' altra è l ' espressione di un principio , di cui il soggetto che lo porta in sé non ha niuna coscienza ; nel campo delle lingue , al contrario , le trasformazioni corrispondono ad un principio di cui ha piena coscienza il soggetto che lo porta . Come la lingua non è un fatto puramente naturale e fisiologico , ma è connessa intimamente col pensiero e con la natura spirituale , così non possono essere affatto indipendenti da questa , e riguardati come fenomeni puramente naturali e fisiologici , i diversi momenti che percorre , le forme per cui passa . La volontà non vi entra , è vero ; ma la sfera dello spirito è il campo dell ' assoluto dominio della volontà ? Son volontarie le leggi del pensiero ? O è un fatto volontario se lo spirito del Cafro è diverso da quello dell ' Ateniese , lo spirito del fanciullo diverso da quello dell ' uomo adulto ? Lungi dall ’ essere le diverse forme delle lingue un fatto puramente naturale , esse hanno la loro ragione prima nel pensiero di cui sono l ' espressione . La lingua di ogni popolo corrisponde al pensiero del popolo che la parla , e se le lingue antiche trasformandosi nelle moderne hanno seguito certe leggi immutabili e comuni a tutte , bisogna pensare che queste leggi sono loro proprie , né hanno niuna analogia con quelle che governano le trasformazioni della pianta o dell ' animale . Sopra tutto bisogna pensare che esse corrispondano alle trasformazioni del pensiero e le rappresentano ; corrispondono alle diverse epoche della vita dello spirito ; le lingue moderne sono l ' espressione adeguata dal pensiero moderno come le antiche dell ' antico . Noi rifiutiamo ricisamente la teorica che fa della lingua una parte della storia naturale dell ' uomo ; forse anche quelli che lo sostengono non lascerebbero di essere maravigliati se in un ' enciclopedia di scienze naturali vedessero un trattato di linguistica accanto a quelli di geologia e di botanica , e le discussioni sul sanskrito , sul zend e sul greco far seguito a quelle sui terreni di transizione e i diluviane , sulle cellule organiche e le meduse gelatinose e le alghe e i muschi . Andrebbe dunque collocata in un ' enciclopedia di scienze morali , o questa scienza delle lingue dovrebbe essere considerata come un nuovo ramo ultimamente germogliato delle discipline filosofiche , o delle istoriche ? Certo niuno oserebbe dirlo ; e questo appunto raddoppia l ' incertezza intorno alla natura di una scienza cui il classificare in uno o in un altro modo dipende dai diverso concetto che si ha della natura della lingua ; e però importa che sia classificata nel miglior modo possibile . La parola è un fatto fisico o morale , fisiologico o spirituale ? Tale è la questione da cui dipende il decidere se la linguistica appartenga alle scienze dello spirito ovvero a quelle della natura . Or la parola non è propriamente né un fatto puramente naturale , né un fatto puramente spirituale . Bisognevole per prodursi di un apparato fisiologico e di un organismo speciale , non può cadere però che dove imperano la luce e il soffio d ' uno spirito conscio di sé medesimo . Espressione non simbolica ma diretta dell ' interno , del pensiero , dell ' idea da cui tira e l ' origine e il valore , ha però bisogno per potersi produrre dell ’ aria ripercossa da uno speciale apparecchio organico . Espressione diretta dello spirito , non può esprimere lo spirito che per mezzo del corpo , e tanta è l ' intima connessione tra essa e il pensiero , tra l ' elemento fonetico e l ’ intellettivo , che taluni han potuto credere che l ' uomo non pensi se non perché parla . Costoro aveano profondamente torto , essendo vero invece il contrario che l ' uomo parla perché pensa , giacché non è parola dove non è pensiero , ma il loro errore veniva dall ’ intima connessione tra due cose che sembra si confondano insieme . e di cui l ' una è inseparabile dall ' altra . In questa intimità di relazione ogni trasformazione nella parola deve essere preceduta e determinata da una modificazione nel pensiero , ma questa modificazione per essere espressa e come a dire attuata , abbisogna di una diversa forma nel suono che le corrisponde , e questa di una diversa azione degli organi vocali . Or la dosi duplice natura della parola , la spirituale e la naturale , la divina e l ’ umana che ne fa un fenomeno sui generis , e il punto in cui i due elementi s ' incontrano e si fondono insieme , non permette di annoverare fra le scienze naturali , comunque abbia con esse molti punti di simiglianza e di contatto , la scienza che si occupa delle diverse forme e delle successive trasformazioni della parola . E una scienza che partecipa anche essa di due essenze come il fenomeno che ne è l ' oggetto . II . La prima quistione che si presenta ad una scienza che non si occupa di una o di un ’ altra lingua , ma di tutte , e della loro origine , delle loro relazioni , delle forme proprie a ciascuna , dello sviluppo , de ’ cambiamenti , della degenerazione di queste forme , è quella di sapere se sono tutte della medesima natura , o se per differenze specifiche , per caratteri proprii ad alcune solamente e diversi da quelli delle altre , si possano dividere secondo le simiglianze e le differenze in varii gruppi , in varie famiglie , in più generi e diverse specie . Noi ci troviamo di avere accennato più sopra come nelle lingue cadano appunto queste classificazioni che hanno luogo nel mondo animale e nel vegetale , ma intorno ai modi e ai criterii di esse le opinioni sono varie , comunque intorno a ’ punti principali il disaccordo non sia grande . Noi seguiremo in questa parte il sistema seguito dallo Schleicher , come il più semplice e razionale , servendoci il più spesso delle sue medesime parole , senza tener conto , affine di non andar troppo per le lunghe , delle obiezioni che gli sono state fatte contro . Ogni pensiero suppone due diversi e distinti elementi , le nozioni e le rappresentazioni da una parte , che ne costituiscono la materia , e dall ’ altra le relazioni cui lo spirito scorge fra quelle , e che ne sono la forma . Questi due elementi che nel pensiero stesso sono indivisi , nella lingua sono sceverati e vengono espressi separatamente e con suoni distinti . Ma non tutte esprimendo allo stesso modo le relazioni fra i concetti , la loro maggiore o minore perfezione dipende dal significarle più o meno distintamente , più o meno adeguatamente , più o meno chiaramente e con suoni vocali separati . Sicché può dirsi che la vera natura e l ' essenza di una lingua stia nel modo come essa esprime con la voce la materia e la forma del pensiero , le cose significate e le relazioni che passano fra esse . L ' espressione vocale del concetto è ciò che nelle lingue chiamasi radice , e l ' unione della radice col segno della relazione costituisce la parola . Il modo della composizione di questi due elementi , cioè il modo della formazione stessa della parola , costituisce il proprio carattere di una lingua . Né bisogna intendere le voci , composizione e formazione della parola , nel senso che si hanno d ' ordinario in grammatica , ma in uno molto più ampio ed esteso , giacché le declinazioni e le conjugazioni appartengono anche esse alla composizione , non consistendo esse in altro che nell ' unione della radice col segno della relazione , il quale fa che una radice sia verbo o nome , e che stia in un dato caso , in un dato numero , in un dato modo , in un dato tempo . Ora può avvenire che in una lingua i concetti soli sieno espressi con un suono vocale , le relazioni espresse pure , altrimenti non vi sarebbe lingua , non espresse però con un suono vocale a parte , con un segno distinto , ma per altri modi , co ’ diversi accenti delle radici , colla loro diversa posizione nella frase , fino coll ’ inflessione della voce e coi gesti . Queste lingue , fra cui si annovera in primo luogo la Cinese , le quali non esprimono con la voce le relazioni , vengono domandate monosillabe , perché in esse le radici , segni de ’ concetti , restano nel loro stato primitivo di una sillaba sola senza essere accresciute colla composizione di altre sillabe che esprimino le relazioni in cui quelle stanno fra sé . Monosillabe sono le radici in tutte le lingue , perché l ' unità del concetto non si esprime che con l ' unità del suono , e nelle lingue che sono rimaste in questo stato rudimentale non si distinguono diverse categorie di parole , ma in esse ogni radice può essere o nome o verbo o particella o nominativo o ablativo o infinito ; ogni parola è una unità indistinta e indivisa , senza organismo , senza una vita interna , senza composizione di membra , senza distinzione e coordinamento di parti . Esse sono quel che nella natura fisica è il cristallo , rappresentano il primo grado di formazione del linguaggio , il punto infimo di quella lunga scala che partendo da questo stato inorganico della parola si termina con quelle lingue in cui ogni parola è un tutto organico e vivente risultante dall ' armonica composizione di diverse membra . Il principio dunque di questa prima classe di lingue si è quello di non esprimere con un suono vocale distinto , con una parola separata le relazioni che passano fra i concetti che soli son significati dalle parole . Il principio dominante nella seconda classe è appunto il contrario di questo , esprimendo esse con suoni , con parole separate non solo i concetti ma anche le relazioni . Il germe di questo sistema si trova già nelle prime , dove sono alcune parole di significato generalissimo che vengono adoperate a esprimere certo generali determinazioni de ’ concetti , ma nella seconda questo germe si trova sviluppato , divenuto legge o principio essenziale e costitutivo della natura specifica della lingua . Così in ogni formazione naturale si ha un germe che è come l ' addentellato per un ’ altra superiore , che assorbendo in sé quel germe , e conservandolo senza distruggerlo , negandolo e affermandolo al tempo stesso , lo sviluppa , lo solleva a un più alto grado . Le parole che in queste lingue esprimono le relazioni , e che in origine significavano concetti , trasformate poi in modo da essere sovente irriconoscibili , non si fondono però insieme , né con la radice , in modo da formare un sol tutto , ma restano distinte e quasi indipendenti , accoppiate , non unite , e però codeste lingue sono state dette di agglutinazione , agglutinate . Di leggieri s ’ intende che questa classe debba soffrire moltissime gradazioni secondo che le radici sono unite a ’ segni delle relazioni con legami più o meno stretti ; i quali talora sono così strettissimi che esse quasi si confondono con quelle della terza classe . Di più , sono queste lingue moltissime di numero , come sono numerosissime tutte le formazioni intermedie della natura , e si può dire che corrispondono al regno vegetale come le prime al minerale . La pianta in fatti , più tosto che costituire un solo individuo , è l ' unione di più individui coesistenti insieme ; più tosto che l ' unità di tutte le sue membra , è il fondo comune in cui queste si sviluppano , crescono , si riproducono . Così in queste lingue la parola non è l ' unità organica , ma l ’ accozzamento delle sue parti , non è un individuo a sé , ma la coesistenza di più individui vocali . Se poi questo accozzamento diventa fusione , se la parola fonde insieme le sue parti in modo che quelle perdano la propria individualità per fondersi nell ' individualità unica e organica della parola , la quale diviene l ' unità di tutte le differenze , da bastare a sé medesima e da esprimere da sé sola e il concetto e le sue determinazioni , la cosa significata e le relazioni che l ' accompagnano , si avrà allora una terza classe di lingue , superiore alle altre due , i cui germi sono nelle precedenti , e che essa , assorbendoli , innalza a una forma più alta e più riflettuta . Queste lingue che si dicono declinale , corrispondono esattamente all ' animale , che costituisce un individuo organico , un ’ unità che non è il fondo comune ma la sostanza comune di tutte le sue parti , che non hanno ciascuna una vita indipendente da sé , ma una vita generale che viene ad esse comunicata dal tutto ; la loro esistenza particolare è soppressa per quella dei tutto . Esse rappresentano esattamente il processo dello spirito , l ' unità del pensiero , in cui il concetto e le sue relazioni sono indivisi , e si compenetrano intimamente insieme , e però si trovano al punto più alto nella scala delle lingue ; la parola qui è un organismo perfetto , l ' unità nella varietà delle membra . Le agglutinate si distinguono dalle monosillabe in quanto che in esse la parola componesi di più parti , ma si distinguono dalle declinate in quanto che quelle parti non sono fuse in un tutto organico . E queste ultime son legate con le agglutinate da certe forme intermedie e , come a dire , di passaggio , giacché in alcune di esse l ' unione delle parti è così avanzata da accostarsi assai da vicino alla forma della declinazione . Così nelle formazioni naturali ci ha delle specie intermedie che costituiscono il passaggio da una specie a un ' altra specie , e talvolta fra un regno e un altro regno , e per modo ondeggiano fra il superiore e l ' inferiore , e per modo tengono e dell ' uno e dell ' altro che mal si può determinare a quale veramente appartengano . Ciò che nel concetto e nel sistema della lingua , osserva l ' autore che seguiamo in questa parte del nostro scritto , ci si presenta come momenti e come classi , nell ’ istoria , o meglio , nello sviluppo successivo delle lingue , lo ritroviamo come periodi . La prima classe , la prima forma corrisponde al primo periodo , e così le altre . Questa è legge di ogni processo , o , come dicono , di ogni divenire , non solo nelle sfere dello spirito , ma anche in quelle della natura ; in fatti , il cristallo , la pianta , l ’ animale , rappresentane tre momenti nel concetto dell ' organismo , rappresentano tre epoche nell ' istoria della terra . Ciascuna lingua declinata ha dovuto percorrere i periodi e le forme , incominciando dalla più semplice ; e se noi indarno cercheremmo di risalirne il corso , accompagnandola per un cammino inverso dalla forma declinata all ' agglutinata , e da questa alla monosillaba , egli è perché il lavoro della formazione della lingua appartiene ai tempi anteriori all ' istoria , né prima un popolo entra nell ' istoria che egli non si sia formata la sua lingua . Avviene anzi al contrario nel campo dell ' istoria , che quanto più risaliamo indietro nella vita di una lingua , tanto più ne troviamo complicato l ' organismo , e ricche e complesse e abbondanti le forme , anzi che più semplici e vicine all ' agglutinazione o al monosillabismo . Non sono le forme del latino assai più ricche e complesse che quelle delle lingue da esso derivate ? E quelle del greco moderno non sono più semplici e più povere che le forme dell ' antico ? Se non che a farci un ’ idea dello stato primitivo e monosillabo di una lingua , a ricostruirlo , e persuaderci che da quello tutte han dovuto incominciare , ci aiutano sufficientemente le radici ; le quali spoglie di tutti i suoni di relazione , ne rappresentano la materia prima , e la prima forma per la quale ha dovuto passare . La seconda forma è quella dell ' agglutinazione , nella quale si distingue anche spiccatamente la radice , che sola un giorno , e indipendente , prima di essersi complicata di altri suoni , ne costituiva lo stato monosillabo . La differenza poi fra le une e le altre , quali ci si presentano ne ’ tempi istorici , viene da questo , che le une si sono arrestate alla forma primitiva senza poterla superare ; le seconde l ' hanno rotta , l ' hanno superata , hanno fatto un passo innanzi e son salite a una forma superiore , e vi si sono mantenute , senza poter fare un nuovo sforzo e un nuovo passo . Le declinate da ultimo lo hanno fatto , hanno superato anche la seconda torma , e son giunte a un grado anche più alto , alla forma perfetta dell ' organismo che contiene in sé , e supera le altre due , come la seconda conteneva e superava la prima . Non altrimenti non tutta la sostanza organica ha potuto svilupparsi al punto da giungere all ’ organismo animale , ma talora si è fermata al primo grado di formazione nella scala degli esseri , cioè al cristallo , e tale altra è salita al secondo grado , alla natura della pianta , dove , senza potersi levare più alto all ' organismo dell ' animale , si è arrestata . Se una legge regolare e costante presiede al progresso e allo sviluppo delle lingue , altre leggi non meno regolari né meno costanti ne governano la decadenza . La quale è in ragione inversa del progresso dello spirito . Imperocché lo spirito quanto più si sviluppa e più liberamente si muove nell ’ istoria e con più coscienza di sé medesimo , tanto più si sottrae alla necessità del suono , all ' imperio della voce ; cade allora dalla parola tutto ciò che è superfluo , e di cui strettamente si può far senza , le terminazioni si assottigliano , le flessioni si perdono interamente o nella massima parte , e il soffio dello spirito si agita più libero e più penetrante per la lingua spogliata di ricchezze materiali , di suoni , di segni sillabici delle relazioni e delle determinazioni de ’ concetti . Le leggi degli organi vocali operano con loro procedimenti di assimilazione e di decomposizione sull ' organismo della parola , cui il soffio dello spirito ha abbandonato per portarsi altrove , come operano le leggi chimiche sugli organismi animali e vegetali su cui è caduta la morte . Quindi avviene che le lingue de ’ popoli che hanno una più ricca istoria , e che han sentito più da vicino gl ' influssi della civiltà e dello spirito moderno , son quelle appunto che han perduto della ricchezza e perfezione delle forme primitive ; testimonj l ' Italiano , il Francese , il Tedesco moderno e sopratutto l ' Inglese che ha perduto la declinazione , in cui gli aggettivi son diventati invariabili , e dei verbi è scomparsa quasi del tutto la flessione personale . Popoli al contrario di poverissima istoria e povera letteratura parlano lingue che assai più hanno conservato il carattere primitivo ; i contadini della Lituania , per esempio , parlano una lingua in cui si sono conservate intere delle forme antichissime , assai più simili a quella del Sanskrito che non sieno le corrispondenti greche e le latine . E ’ si può stabilire in somma come regola generale che alle grandi epoche dell ’ istoria corrispondano grandi movimenti di decadenza nel sistema delle lingue . Le leggi poi della decadenza e della corruzione sono identiche per tutte le lingue , come identica è le natura dell ' organismo vocale e dello spirito . Certi suoni si cambiano costantemente in certi altri ; alla prosodia delle sillabe lunghe e brevi succede l ’ accento ; nelle lingue declinate le forme grammaticali si semplificano ; cadono spesso , almeno in parte , le terminazioni ne ’ nomi e ne ’ verbi , e negli uni le terminazioni de ’ casi son rimpiazzate dalle proposizioni , negli altri quelle dei modi e dei tempi dai verbi ausiliari , e dall ' uso del pronome personale per la distinzione delle persone . L ' antica sintesi fra suoni indicanti i concetti e quelli che esprimono le relazioni , va a poco a poco scomparendo da queste lingue secondarie , tanto che sembra in esse trovarsi come una specie di ritorno alle forme dell ’ agglutinazione . Ciò che veniva detto in una parola si discioglie in più ; invece di matri noi diciamo alla ( ad la ) madre ; invece di amore diciamo io sono amato ; né senza ragione queste lingue sono state chiamate analitiche in comparazione delle antiche . Or continuando per la medesima via , non potrebbero così fatte lingue ritornare coll ’ andare del tempo alle forme dell ’ agglutinazione e del monosillabismo , verso cui vannosi avvicinando ? La quistione è stata proposta , ma a risolverla affermativamente , bisogna supporre che esse si risolvano in tutti i loro elementi per riprendere da capo il loro corso e ricominciare il loro cammino , fra le condizioni sostanzialmente mutate dello spirito di cui sono espressione , e bisognerebbe che lo spirito pure per la parte che si ha nella trasformazione della lingua , ritornasse indietro e riprendesse da capo il suo cammino . Le medesime osservazioni servono a rispondere a un ’ altra quistione che anche si è proposta in conseguenza della prima , se , cioè , le lingue che attualmente vediamo nello stato di agglutinazione o monosillabismo non sieno per avventura resti di antiche lingue declinate . Ma dove sono i più piccioli indizii del loro precedente stato di perfezione , e dei grandi avvenimenti che ne avrebbero dovuto occasionare la decadenza ? Oltre a ciò lo stadio accurato delle lingue agglutinate svela abbastanza come vengano dal monosillabismo , ma non iscovre niuna traccia di declinazione . E tra le monosillabe il Cinese , anzi che avere alcun segno di forme più perfette corrottesi col tempo , lascia scorgere in qualche parte come sforzi per giungere a una forma più alta senza esservi potuto riuscire . Anche in questo campo si dee conchiudere che la natura non rifà il cammino già fatto ; l ' organismo animale contiene in sé il vegetale , ma non vi può discendere ; la flessione contiene l ' agglutinazione , ma non vi ritorna . Innanzi di passare oltre noi possiamo qui fare un ’ osservazione importantissima , di cui meglio si potrà sentire l ' importanza quando avremo parlato delle diverse specie in cui si divide e si suddivide ciascuna di quelle classi più generali in cui abbiamo distinto l ' immensa famiglia delle lingue ; pure le cose già dette sono sufficienti perché stia al suo posto in questo luogo . L ' osservazione è la seguente . Notando le differenze fra una ed un ' altra lingua noi non abbiamo parlato punto di differenze di suoni fra una parola e un ' altra parola , fra una radice e un ' altra radice , ma di differenze di forme nell ' organismo interno di una lingua ; di differenze grammaticali , non di differenze lessicali . E la ra gione è chiara , comunque non manchi chi neghi che sia bastante il solo criterio di cui noi ci contentiamo . Bisogna considerare però che l ' essenza propria di una lingua consiste nella costruzione delle sue forme grammaticali , e non già nelle simiglianze di suono delle sue radici , in modo che da quella e non da questo si può distinguere il genere , la specie o la famiglia a cui appartiene . Due parole , in fatti , possono essere simili e quasi identiche di suono , e avere intanto diverse origini , e possono al contrario , con suoni apparentemente diversissimi , avere un ’ origino comune , appartenere a un medesimo ramo , ed essere in sostanza identiche insieme . Onde si vede quanto errasse lungi dal vero l ’ antica filologia , che non conoscea altro principio etimologico se non la somiglianza de ’ suoni , e affidata a questa erronea norma , facea bravamente venire dall ’ ebraico il greco e il ialino . La discendenza non ha luogo che fra lingue della stessa classe o della stessa famiglia ; né la più grandissima discordanza di suono non è un ostacolo alla parentela , perché , nella stessa famiglia , passando una parola da una lingua in un ’ altra , le sue lettere si mutano secondo certe norme invariabili . L ’ a per esempio del sanskrito si cambia nel greco in e ovvero in o , l ’ s in aspirazione , il v cade . Chi direbbe , guardando al suono , che le parola giorno e jour discendano direttamente da dies ( diurnum ) ? o a chi non parrebbe che il tedesco ähnlich e il greco anàlogos , simili di suono e di significato , non sieno legati di stretta parentela quando non ne hanno niuna ? Non solo la somiglianza del suono nelle parole simili può essere cosa accidentale , e da non tirarne alcuna conduzione per la loro parentela , ma avviene anche che s ’ introducono in una lingua , e spesso in grandissima abbondanza , parole di un ' altra , o di molte altre lingue di famiglie diverse , senza che quella cambi però di natura , o passi da una specie a un ' altra , sol parche conserva intero il suo organismo grammaticale . Il quale niuna lingua non muta mai , e però resta sempre la stessa , per accogliere che essa faccia nel suo dizionario parole di diversa origine e parentela . L ’ innumerevole copia di parole celtiche o latine che vi si sono introdotte , non toglie che l ’ inglese sia lingua puramente germanica . Né la copia non meno innumerevole di parole araba introdottesi nel Persiano , o di arabe e di persiane entrate nel Turco , han tolto a quello di restar lingua prettamente iranica , o hanno diminuito in questo la natura di lingua puramente tartarica . La vicinanza di luogo , le molteplici relazioni , i frequenti commerci , la conquista , l ' introduzione della religione , delle arti , delle lettere , delle scienze di un popolo in un altro , sono le cause comuni per cui diverse correnti di parole affluiscano d ’ una in altre lingue , e senza alterarne la natura , vi affoghino più o men largamente l ' elemento indigeno . Anche avviene talvolta che un popolo lasci addirittura la sua propria lingua per l ' altrui . Il francese e lo spagnuolo sono lingue essenzialmente latine , non ostante tutte le parole germaniche , celtiche , arabe ( almeno nello Spagnuolo ) di cui son pieni i loro dizionarii . Ma la Spagna e le Gallie lasciarono le loro lingue e adottarono quella che ebbero imposta più che dalla conquista , dalla civiltà romana . Malamente si dicono di razza , meglio si direbbero di lingua e di civiltà romana , gli Iberi , i Celti , i Germani , dalla cui fusione sonosi formate la gran nazione francese e ampollosa spagnuola che parlano lingue schiettamente latine . Si vede da qui quanto sia erroneo il prendere la sola lingua come unico criterio di nazionalità , giacché può avvenire che nazioni diverse di razza , parlino lingue identiche per natura o per origine . Ma notiamo bene che la sola razza si riduce a un fatto puramente naturale , a una relazione fisiologica , che se alcuni hanno torto di troppo disprezzare , quasi che gli elementi naturali e fisiologici non avessero niuna influenza sulle relazioni morali degli uomini e de ’ popoli , altri però hanno ugual torto di troppo esagerare , quasi che i soli elementi naturali e fisiologici bastassero a determinare le relazioni morali sì fra gli uomini che fra ’ popoli . Or la nazionalità è un fatto più complesso in cui l ' unità di razza e di lingua , e , fino a un certo punto , anche di religione possono entrare come elementi o come condizioni , ma che non si dee confondere con niuno di essi , né considerarsi come il risultato della loro presenza . La nazionalità bisogna al contrario cercarla nell ' idea stessa , nello spirito , nella coscienza di un popolo che sa di essere una nazione da sé , a cui la comunità dell ' essere è derivata dall ' identità degli interessi , dal soffio di una medesima vita che scorre per tutte le sue parti . In somma la nazionalità è un principio ideale , è il fatto della coscienza di un popolo , che molti dati materiali debbono accompagnare , ma di cui niuno è un elemento o una condizione necessaria . Se fosse necessaria l ’ unità di lingua o di religione , la Svizzera non sarebbe una nazione , e i cattolici inglesi e i protestanti francesi dovrebbero costituire una scissura nelle due più compatte nazionalità di Europa . E perché i Baschi si dovrebbero sentire Spagnuoli ? Se il fatto fisiologico dell ’ unità primitiva della razza , o la primitiva unità della lingua bastassero , gli Ungheresi si dovrebbero sentire stretti da legami di nazionalità co ’ Turchi . È questo l ’ equivoco su cui poggia il panslavismo , e il sofisma su cui si fonda . Poniamo che tutti gli Slavi appartengano in origine a una medesima razza , e che parlino lingue essenzialmente cognate , ma i vari rami dell ’ immensa famiglia che si estende da ’ Balkan alla costa dell ' Adriatico si sono sviluppati così indipendentemente per il corso della storia , che dalle loro relazioni non ha potuto scattar fuori l ' idea , la coscienza della loro unità come nazione . E un ' unità etnografica , linguistica , ma lo spirito comune che fa l ' unità della nazione , manca . Un pansemitismo che pretendesse di unire Arabi , Ebrei , Etiopi , Egiziani sarebbe appena più assurdo . Risalendo alle origini si troverà che la diversità primitiva di razza e di lingua non è un ostacolo allo sviluppo di una grande nazionalità . Chi sa che non sia utile ? Chi sa che non conferisca alla coesione di una nazionalità il fatto che la sua unità è il risultato della fusione de ’ contrarii ; e che l ' idea non si sviluppi più potente dalla opposizione e dalla diversità ? Certo le più compatte nazionalità risultano da elementi di diversa natura . Nella Spagna si hanno Iberi , Celti , Goti , Latini ; nell ' Inghilterra e nella Francia , Celti , Latini , Greci , Germani ; nell ' Italia , Celti , Latini , Greci , Germani . I molteplici elementi , spesso identici , sono stati fusi insieme in tre diversi gruppi determinati da un ' idea suprema , da uno spirito , da una coscienza comune , da cui son venute fuori distinta unità in cui ciascuno di quelli elementi è fuso intimamente nell ' altro , e vi si trovano sebbene non quali erano in sé stessi , ma in uno special modo determinato dall ' idea suprema sotto cui si sen riuniti in uno spirito e in una coscienza . Così l ' idrogeno e l ' ossigeno benché diversi , fusi insieme dall ' elettricismo costituiscono l ' acqua nella quale ambedue si trovano , sebbene non quali erano in sé , ma quali son determinati dall ' idea stessa dell ' acqua . L ' idea , lo spirito , la coscienza son la scintilla elettrica che fonde uomini di diverse stirpi e lingue per farne una sola nazione . La comunità della vita e della storia , l ’ unità del pensiero scientifico e letterario , degl ' interessi commerciali , politici , sociali , le condizioni geografiche e naturali , la lingua , la religione , i costumi e mille altre condizioni son la causa efficiente e l ' occasionale perché quell ' idea si sviluppi , quella coscienza si produca , e lo spirito della nazionalità si formi . Ma niuna di quelle condizioni da sé , o più di esse prese insieme , senza questo spirito e questa coscienza , non bastano a costituire la nazionalità . III . Noi abbiamo veduto che tutta l ' immensa varietà delle lingue parlate dagli uomini si classifica in tre generi universali , secondo il vario modo in cui esprimono il concetto e le varie determinazioni di esso concetto . E abbiam veduto come ogni genere inferiore contiene il principio del passaggio al superiore , ha il germe del carattere costitutivo del seguente , quasi uno sforzo per innalzarsi sopra di sé . Or la divisione non si arresta qui , anzi ogni genere si suddivide in più specie , ogni specie in altre specie inferiori . Dopo il Cinese che distinto in più dialetti offre il più perfetto tipo delle lingue monosillabe , vengono quelle di agglutinazione , le quali si distinguono in una moltitudine quasi infinita di specie subordinate , comprendendo oltre alle lingue del nuovo mondo le tartariche che si suddividono nelle tungusiche , le mongolle , le turche , le finniche a cui appartiene fra le altre parecchie , il magiaro parlato dagli Ungheresi , le lingue caucasee , e finalmente le basche che si parlano tuttavia nelle provincie spagnuole domandate con lo stesso nome . Queste lingue sparse più largamente di tutte sulla superficie della terra , per parecchie analogie si dee credere che insieme con le razze da cui erano parlate avessero un giorno occupato anche le regioni in cui poi hanno preso radice con altre stirpi di uomini , le lingue declinate . Queste regioni sono l ' India , la Persia , l ' Arabia , l ' Asia minore , l ' Europa . Così fatte lingue si distinguono in due grandi famiglie , e ciascuna di esse in diverse specie , e le due famiglie di lingue corrispondono esattamente a due distinte razze di uomini che le parlano , e lingue e razze si domandano , l ' una , con denominazione poco esatta ma universalmente accettata , semitica , e l ' altra indo - europea , o meglio ariana , dal nome delle prime tribù che la parlarono nella sua forma primitiva . Son queste le razze delle grandi letterature , delle grandi poesie , delle grandi filosofie , delle grandi religioni , delle grandi legislazioni , delle grandi civiltà , delle grandi idee . Ad esse appartiene in disuguali proporzioni la storia del mondo ; in esse è il cuore e il pensiero dall ' umanità ; in esse lo spirito ha preso veramente possesso e coscienza di sé medesimo , per esse l ' ideale e il divino si son rivelati alla terra e se ne sono impadroniti . Alle lingue semitiche appartengono , come specie di uno stesso genere , l ' Ebraico , l ' Arabo , l ' Aramaico cioè il Siriaco e il Caldeo , la lingua parlata un giorno da ’ Fenici e da ’ Cartaginesi , quella , sebbene mista forse di molti elementi stranieri , degli Assiri e de ’ Babilonesi , tutti i dialetti Barberi sulle coste settentrionali dell ' Africa , dall ' Egitto all ' Oceano Atlantico , nel Marocco , in Algeri , in Tunisi , in Tripoli , in Fez , nell ' Egitto stesso in primo luogo ; e secondo la più ricevuta opinione , semitica era anche la lingua degli antichi Egiziani , come quella dell ’ Etiopia e dell ' Abissinia . Tutte queste lingue nella loro forma più antica , il Caldeo , l ' Ebraico , l ' Arabo hanno i segni manifesti di essere diversi rami di una sola lingua parlata , e forse perdutasi ne ’ tempi anteriori all ' istoria , da cui tutte sono discese conservando quale più , quale manco di simiglianza con la madre comune , come appunto vedremo verificarsi con maggiore evidenza nelle lingue ariane . Queste son le lingue parlate ab antico , ed anche oggi , con infinita varietà di dialetti , nell ' India , nella Persia , nell ' Armenia e altre contrade dell ' Asia , e son le lingue della moderna Europa , salvo il Turco , l ' Ungherese , il Basco , e il dialetto semitico dell ' isola di Malta . Tralasciate tutte le altre , noi ci occuperemo di queste sole , ma pe ’ generali , e restringendoci in una piccola sfera ; e tracciando il metodo con cui sono studiate , e le ricerche che vi si son fatte , vedremo più da vicino come sia nata , e per quali occasioni , questa nuova scienza della lingua o grammatica comparata , e quali sieno i procedimenti che le son proprii . Noi non diremo nulla di nuovo , ma seguiremo , per divulgarli , gl ' indubitabili risultati delle investigazioni de ’ padri stessi e degli autori della nobile scienza , che ha aperto un nuovo mondo alla filologia , all ' etnografia , alla storia , e che valicando i confini dì questa e di tutte le memorie scritte e tradizionali ci ha condotto presso alle origini stesse dell ' umanità in una regione che niun raggio di luce non rischiarava e l ' immaginazione non supponea . IV . Filippo Sassetti , mercatante fiorentino del decimoquinto secolo , trovandosi per suoi negozii nelle Indie , scrivea in una lettera a Firenze dell ’ eccellenza della lingua degl ' Indiani , e dell ’ utile che dal suo studio si potea ricavare , dolendosi di esser egli già troppo vecchio per intraprenderlo . Da quel tempo in poi , niuno forse in Europa , da qualche mercatante in fuora , non ebbe notizie della lingua parlata sulla rive dell ’ Indo e del Gange , in fino a che altri mercatanti non si furono stabiliti in quelle remote contrade di cui coll ’ andare del tempo divennero assoluti padroni per aggiungere più tardi il vastissimo impero a ’ dominii dell ' Inghilterra . Quando nel 1865 il trattato di Allahabad diede alla Compagnia delle Indie Orientali la signoria del Bengala , i novelli signori vollero con sana politica che i novelli sudditi fossero retti colle loro proprie leggi . Allora il Governatore Warren Hastings , chiamati undici brahmani , fece ridurre in compendio i principali codici delle leggi del paese , e quelli per mezzo del persiano tradurre ad uso de ’ giudici inglesi . Fatto il primo passo , i dotti , e primo di tutti , il Jones , grandissimo conoscitore della poesia orientale , si diedero a studiare la lingua , a fondare Accademie , a tradurre le opere più celebri dell ’ ignota letteratura . Ma tosto che si fu cominciato a penetrare nella conoscenza del sanskrito , un fatto meraviglioso cadde sotto gli occhi di tutti , quello , cioè , delle intime relazioni sì grammaticali che lessicali da cui esso era legato col greco , col latino , non meno che con le altre lingue dell ' Asia e dell ' Europa , il Persiano , lo Slavo , il Tedesco e tutti i loro derivati . Fu questo il fatto che aprì un nuovo mondo alle investigazioni , e aggiunse alle altre una nuova scienza che in picciol tempo ha fatto meravigliosi progressi per opera degl ' Inglesi , dei Francesi , dei Tedeschi , ma di questi sopra tutto . Certo di ben altra importanza per le scienze e le lettere e la coltura universale e la civiltà , si ebbe la scatena della letteratura greca al decimoquinto secolo ; ma certo pure quella del sanskrito si ha avuto un ' importanza più grande in un altro ordine d ’ idee , avendoci condotto , come abbiamo accennato , fino alle origini della famiglia umana , mostrato le vere cognazioni delle famiglie e de ’ popoli che le parlano , datoci una certa conoscenza delle derivazioni e delle reciproche relazioni di esse lingue , onde nata una nuova e certa filologia , e la storia e la mitologia e l ’ etnografia si sono potute spogliare di errori e pregiudizii secolari . Senza trascendere i limiti della brevità che ci siamo proscritti , vediamo per quali vie si sia giunti a così stupendi risultati . Supponiamo , dice uno scrittore dottissimo in queste materie , che il Latino si fosse perduto , e che noi non sapessimo per istoria né le sue sorti , né quali le lingue che ne son derivate . Pur vedendo le somiglianze grandissime sì nelle radici e sì nelle forme grammaticali da cui sono legati l ' italiano , il francese , lo spagnuolo , il portoghese , il provenzale , il vallaco , il retico , noi saremmo obbligati a supporre possibili l ’ una delle due cose , cioè , o che dall ’ una di queste lingue derivino tutte le altre , ovvero che tutte derivino da una madre comune . Delle quali due ipotesi . la prima sarebbe facilmente dimostrata falsa per questa ragione principalmente , che alcune forme non si possono spiegare a niun patto con elementi tirati dalla lingua stessa , ma sono evidentemente resti di un ’ epoca precedente . S ' intende , per esempio , che erano venga da era , ma come dalla prima persona del presente sono , si giunga alla terza è , è cosa che non si può spiegare con la sola grammatica italiana . Con lo studio comparativo delle forme , delle radici e degli elementi comuni a tutte , i filologi giungerebbero a ricostruire , almeno in gran parte , la lingua primitiva , da cui tutte son discese . Or le medesime relazioni che legano le sette lingue derivate dal latino , s ’ incontrano fra altre lingue già morte da molti secoli , ma di cui si conservano o ricchi monumenti o preziosi avanzi . Il sanskrito , il lituano , il zend , il greco , spezialmente nel dialetto dorico , l ' antico slavo , il celtico , il latino , il gotico , a cui si può aggiungere l ' armeno , hanno radici e forme grammaticali che non si possono spiegare l ' una per mezzo dell ' altra ; nessuna di queste lingue non possiede gli elementi per ispiegare le sue forme , tutte sono la varietà di un tipo comune , figliuole di una medesima lingua che sola contiene gli elementi per ispiegarle tutte . Non può essere il sanskrito , come da molti per alcun tempo si è creduto , la fonte da cui derivano le altre , perché si trova sovente che il greco ha conservato delle forme più primitive , più intere , più organiche che esso . Né il greco può essere stimato , la lingua da cui son derivate le altre , e neppure quello da cui è disceso , come per molti secoli si è creduto , il latino , giacché il latino spezialmente ha conservato spessissime forme più antiche e organiche che non il greco . Tutte queste lingue , adunque , sono da reputare sorelle fra sé , figliuole di una lingua antichissima da cui tutte son derivate , come le lingue romane dal latino ; alla quale lingua vie più si avvicina quella de ’ Vedi , come quella dei poemi omerici alla lingua primitiva dei Greci . Gli sforzi veramente titanici della filologia comparata sono giunti a ricostruire almeno i tratti generali di questa lingua comune , e del popolo primitivo che la parlava ; a determinare le leggi per cui le diverse forme , e i diversi suoni , e le vocali e le consonanti , si trasformano e passano invariabilmente l ' una nell ' altra , passando non solo d ' una in un ' altra lingua , ma per diverse età della medesima lingua , sicché è divenuto possibile di risalire dallo stato attuale de ’ fatti linguistici a ’ primitivi , e si è stabilita una vera scienza delle etimologie , non più fondate sui capricci dell ' immaginazione , o sopra arbitrarii e accidentali ravvicinamenti di suoni , ma sopra leggi certe e invariabili . Risalendo indietro , secondo queste leggi , si può avvicinarsi alla lingua primitiva , e spogliatala delle forme grammaticali , rappresentarsela quale dovea essere nel suo stato monosillabico in un ’ età anteriore ad ogni istoria . Ma quale è cotesto popolo che ha parlato la lingua da cui tante altre son derivate ? Quale fu la primitiva sede da esso occupata , e dalla quale si è poi sparso per tanta parte della terra , per quelle contrade che sono state o tuttavia sono il centro della vita del mondo , i paesi dell ’ istoria , delle arti , della civiltà ? Non sulle rive del Gange , né su quelle dell ' Indo , bisogna cercare le origini e la prima dimora di questo misterioso popolo , ma ben più lungi , al nord - ovest della penisola indiana , di là dell ’ Attock e del Peshavven , nelle valli , che discendendo dall ’ Indo - Kò si avanzano verso il mar Caspio e il mare di Arali Tutte le induzioni che si possono tirare dall ' Avesta e da ’ Vedi , ci conducono all ’ antica Baetria , oggi Khanato di Balk , e alla Sogdiana , che comprende oggi i Khanati di Buckhara e di Samarkanda . Gettando lo sguardo su una carta dell ' Asia , si trova la vasta regione compresa fra l ' Himalaja e la valle del Tigri e dell ' Eufrate ; al settentrione la circoscrivono il mar Caspio e il mare di Arai , che un giorno debbono essere stati riuniti , e nei quali venivasi a gettare il fiume Oxus , scendendo dall ' Indo - Kó , prolungamento occidentale dell ’ Himalaja . Al settentrione del mare di Aral trovasi un altro gran fiume , il Syr - Darya , l ' antico Yaxarte , che , scendendo dalle montagne del Turkestan , discorre fra le sabbie turaniche con un corso parallelo a quello dell ' Oxus . A mezzodì sono il golfo persico e il mare delle Indie , a occidente l ' Indo che discende dall ' Himalaja . In questo immenso spazio , occupato oggi dalla Persia , dal Beluccistan , dall ’ Afghanistan , dal paese di Herat , si trovano le regioni occupate un giorno dai nostri antichissimi padri . Donde venivano eglino ? quale terra li avea prima nutriti , quando apersero gli occhi alla luce e sentirono la vita ? chi potrebbe saperlo ? Certo è che da queste terre , per ragioni che si possono appena congetturare , ma che rimarranno per sempre presso a poco un mistero , incominciarono coll ’ andare del tempo ad emigrare . I primi a lasciare le antiche sedi pare che fossero stati quelli che poi si dissero Celti . Appresso partirono i Pelasgi che si distinsero in Greci e Latini ; terzi i Germani e Slavi , sebbene non manchi chi creda che questi avessero preceduti i Pelasgi . Ultime a lasciare le natie contrade furono le tribù che occuparono la Persia , e quelle che si stabilirono fra il Kubul e l ' Indo e nel Pengiab , donde si sparsero per tutte le regioni che furono chiamate col nome d ' India , rincacciando ne ’ monti , ove tuttavia se ne trova i resti , o riducendo in istato di schiavitù , e formandone la classe più abbietta della società , gli abitatori indigeni , barbari di tipo malese e di razze inferiori . Le tribù occupatrici dell ' Indie e della Persia conservarono l ' antico nome di popoli Arji che era stato portato in comune da tutti prima delle emigrazioni , che noi oggi possiamo restituire a tutta quanta la famiglia , e di cui si trovano parecchie tracce in molte parole , e nomi proprii di luoghi , come in quella dell ’ Irlanda , che non vuoi dire , se non terra dell ’ Ire , cioè dei Arji . E Arja , dalla radice ar ( Lat . oriri ) , vuol dire padrone , signore , chi è degno di onore . Così la nostra razza fin dai primordii della sua esistenza , sentì l ' orgoglio del suo proprio essere , senti la sua superiorità sulle altre , e depose nel nome che si diede il sentimento della propria nobiltà . Ma di questo popolo che è una scoverta moderna , da cui noi medesimi discendiamo e di cui è ignota l ' origine , saremo condannati a non sapere altro che il nome ? La grammatica comparata ha creato , si può dire , anche la sua istoria , e se le notizie non sono molte , sono però tali , e basate su tali fatti che pochi monumenti potrebbero dare un ’ ugual certezza . Con le lontane migrazioni la lingua primitiva nel corso de ’ secoli si andò alterando . I progressi stessi della civiltà , le nuove relazioni sociali , le condizioni geografiche delle terre occupate dalle diverse tribù introdussero tali cambiamenti nella vita e nel carattere sì de ’ coloni e sì della lingua da essi parlata che parvero popoli e favelle del tutto distinti e senz ’ ombra di relazione insieme . Ma quando le intime relazioni e degli uni e delle altre si sono mostrate chiarissime alla scienza , si è venuto facilmente nella conchiusione doversi appartenere alla storia e alla vita posteriore alla separazione quello che trovasi solo in una delle lingue cognate e non nelle altre , e per contrario quello che trovasi ugualmente in tutte doversi riferire al fondo comune della lingua parlata nelle loro sedi primitive e ne ’ tempi anteriori a ogni istoria , da ’ popoli che poi parlarono il celto , il germanico , lo slavo , il greco , il latino , il zend , il sanskrito , quando ancora viveano tutti insieme , giovani e cognate tribù inconsapevoli che avrebbero perduto un giorno ogni memoria dell ’ antica fratellanza e della comune origine . Di che , esaminando il fondo comune di tutte queste lingue , si avrà un ’ idea esatta se non compiuta dalla civiltà rudimentale del popolo primitivo , delle cose e delle relazioni anteriori alla separazione . Questo ardimentoso lavoro , opera della grammatica comparata , uguaglia se non supera di potenza , quello de ’ naturalisti che con frammenti di scheletri e tronchi di piante son riusciti a ricostruire la fauna e la flora delle terre anteriori a ’ diluvii ed a ’ cataclismi . La storia fossile de ’ nostri primi padri non è di minore importanza , né piena di minore curiosità che quella dei mastodonti e delle felci antidiluviane . Esaminando adunque le lingue di questa gran famiglia per risalire a quella da cui tutte son derivate , si troverà che il popolo primitivo da cui era parlata , prima di lasciare le regioni dell ' Asia centrale , se non era anche giunto a uno stato che si può dire di civiltà , avea tuttavia lasciato quello che si dice di barbarie , menando una vita patriarcale , tutta occupata della cura delle greggi e di pratiche religiose . Già i nomi de ’ metalli , analoghi , benché talora molto trasformati , nelle lingue sorelle , mostrano che ne era conosciuto l ' uso prima della migrazione . Il che conferma le induzioni che danno la Bactria per prima patria a ’ nostri antichi parenti , giacché è noto che le montagne dell ' Hindu - Khò abbondano di metalli di ogni specie . E il medesimo fatto conferma eziandio l ' opinione de ’ paleontologi , i quali avvisano che gli uomini dell ' età detta della pietra si appartenessero a una razza diversa da quella che ha adoperato il metallo . Se diverse induzioni e lo studio comparativo de ’ cranii lo fanno supporre , lo studio comparativo delle parole aggiunge forza alla supposizione . Lo stesso studio comparativo de ’ nomi esprimenti i vani gradi di parentela identici in tutte le lingue arje , salvo poche eccezioni e facilmente spiegabili con altre radici della medesima lingua , dimostrano che già prima della separazione le relazioni di famiglia , come quelle di padre , madre , figliuolo , fratello , sorella , non solo erano conosciute e stabilite , ma distintamente determinate . Ancora esaminando le etimologie di que ’ nomi , si trovano le idee dominanti intorno alla natura delle relazioni domestiche . Padre , per esempio non significa colui che genera , idea espressa con altra radice , ma ben colui che protegge , che difende , che sostiene . Madre al contrario , significa in origine colui , e poi colei , che crea . I nomi di fratello e sorella , sostituiti nel greco da altre voci , ma che sono identici nel sanskrito , nel zend , nel latino , nel gotico , nello slavo e nel celto , significano , l ' uno colui che porta , che aiuta , e l ' altro colei che piace , che consola . Il nome di figliuola , non nella voce latina di filia , ma bene nelle forme identiche del sanskrito , duhitar , del zend , dughdhar , del greco , thygater , del gotico , dauthar , del lituano , dukte , dell ' irlandese , dear , derivando dalla radice duh , che vuoi dire pungere , ha fatto giustamente conchiudere che alle figliuole fosse affidato nella famiglia l ' uffizio del mungere le greggi , e che da quell ’ ufizio si avessero avito il nome . Bastano al nostro scopo questi pochi esempii per indicare con quali procedimenti la grammatica comparata è riuscita in certo modo a ricostruire la vita di un popolo di cui essa medesima ha scoverto l ' esistenza , e farsi un ' idea della civiltà rudimentale , ma piena di un avvenire sterminato , della quale già godea prima di dividersi in tanti nobilissimi rami per le contrade dell ’ Asia e dell ' Europa . Or il medesimo procedimento che abbiam veduto essersi verificato nelle lingue , si è ripetuto nel cammino percorso dalle tradizioni religiose , come non lascia luogo a dubitarne la mitologia comparata , figliuola primogenita della comparazione delle grammatiche . Tutti i popoli , in fatti , appartenenti alla gran famiglia arjana hanno antichissime tradizioni religiose , che sembrano , superficialmente guardate , proprie a ciascuno , locali e nazionali , ma che in sostanza sono identiche , e hanno una comune origine nelle idee religiose che han dominato prima della separazione delle varie tribù , e di cui si trovano scolpitamente delineati i tratti negl ’ inni de ’ Vedi , che a ragione si possono dire , come sono stati detti , la bibbia di tutti i popoli della nostra stirpe . i e antichissime divinità non erano che personificazioni delle forze della natura ; i nomi di ciascuno Iddio , che il più spesso non sono che aggettivi esprimenti qualità fisiche , e i miti che vi si aggruppano intorno , non sono anche essi che personificazioni di fenomeni naturali . Passati dalle primitive sedi , nella valle dell ' Indo , nelle selve della Scandinavia , e sotto il cielo della Grecia , si modificarono secondo i luoghi , si circondarono di nuovi episodii , di nuovi particolari , prodotti sovente della invenzione poetica o del capriccio , perdettero dell ' antico significato che a poco a poco si dileguò dalla memoria degli uomini , e parvero costituire tante mitologie nate spontaneamente nelle diverse contrade ove regnavano . Ma veramente la loro origine è comune , il principio di tutte si trova ne ’ Vedi che hanno dato la chiave per ispiegare le favole non meno della Grecia che le scandinave , e le slave e le teutoniche . Già in Grecia molti credeano che i loro Iddii fossero venuti dall ' Asia , come da un luogo , fra gli altri , del Kratylo di Platone si vede che non mancava chi sostenesse anche la lingua essere derivata da ’ barbari . Erano queste congetture e ipotesi d ' immaginazione , ovvero resti di antiche tradizioni sulle vere origini ? Malamente si potrebbe determinarlo . V . Noi abbiamo veduto che le etimologie fondate nell ' antica filologia sopra arbitrarii ravvicinamenti , e ingannatrici rassomiglianze sono state sottomesse a regole certe dipendenti dalle leggi naturali che governano la trasformazione de ’ suoni , il passaggio delle forme , il cambiamento delle lettere . Ora egli dee essere evidente , dopo le cose discorse in fino ad ora , che le leggi di questi cambiamenti e di questi passaggi non possono trovare applicazione che nella lingua di una medesima famiglia ; non vi è passaggio , e quindi non vi è etimologia possibile da una famiglia all ' altra ; l ' etimologia di ogni voce si dee cercare negli antecedenti della medesima famiglia , e non in una famiglia diversa . Ben possono in una lingua introdursi , e anche in gran copia , parole di lingua di diversa famiglia ; il Kalamos de ’ Greci , per esempio , è parola di origine semitica , introdottasi probabilmente nel greco coll ' invenzione della scrittura per opera de ’ Fenici . Similmente abbiam veduto che il Turco di Costantinopoli è ridondante di parole arabe e persiane , appartenenti , cioè , a lingue di specie , anzi di genere essenzialmente diverso . Ma scovrire onde sia venuto il nome Kalamos al greco , notar le parole straniere introdottesi nella lingua degli Ottomani non è darne l ’ etimologia , è solo indicarne l ' origine e , come a dire , la patria . Al contrario dar l ' etimologia di una parola significa risalire a ’ suoi antecedenti istorici , a una parola primitiva della sua medesima famiglia ( ché non si ha ne ’ tempi istorici passaggio di una lingua da una famiglia a un ’ altra diversa ) che solo per il trascorrere del tempo e per il cambiar di luogo , ha sofferto tanti cambiamenti organici , ma regolari e retti da leggi determinate , che l ' hanno condotta alla forma attuale . Dalla voce Giove , per esempio , noi risaliamo al Jovis , e da questo al djaus sanskrito ; da fratello a frater e da frater a bhrâtri , ma sarebbe assurdo di cercare l ’ etimologia della parola calca nell ' arabo , quantunque in questo se ne trovi una corrispondente , di suono e di significato presso che identici ; dobbiamo invece cercarla nel verbo latino calcare . Similmente , non ostante la rassomiglianza di valore e di suono , fra il latino Jovis e l ' Ebraico Jehova non ci è fra i due nomi niuna parentela , l ’ antecedente di quella trovandosi , come si è detto , nel sanskrito , e questo venendo dal verbo sostantivo dell ' Ebraico stesso , come più comunemente si crede , ovvero da altra fonte della medesima origine . Di qui si vede quanto errasse lontana dal vero l ' antica filologia che in omaggio a non so quali tradizioni religiose o male interpretate o esagerate o insussistenti , riponea l ' origine di tutte le lingue nell ' ebraico , e nell ’ ebraico quale si trova ne ’ libri di Mosè . Il suo lavoro versava sopra tutto sul greco e sul latino , e non ci è violenza o contorsione che si risparmiassero alle parole per ricondurle alle radici ebraiche . Il lavoro , s ' intende , era opera dirittamente perduta , giacché le origini del greco e del latino sono altrove che nell ’ ebraico , e dalle simiglianze o false o apparenti o casuali di certe voci non si può conchiudere assolutamente nulla . Altri tentativi più scientifici si sono fatti posteriormente per vedere se risalendo indietro per il corso di moltissime migliaia di secoli , e attraversando infinite varietà di trasformazioni , si potesse giungere a stabilire o almeno probabilmente congetturare la comune origine delle lingue pervenute per diversi sistemi alla forma ultima della declinazione . Ma la scienza è rimasta tuttavia muta innanzi all ' oscuro problema , e nulla ha potuto condurla a identificare in una unità primitiva le lingue semitiche e le arjane ; il passaggio delle une alle altre appare ogni dì più impossibile , o sfugge alle deduzioni della scienza . Se poi allargando i termini del problema si domanda se si può dimostrare o con qualche apparenza di probabilità congetturare l ' unità primitiva di tutte , l ' origine comune anche di quelle di diverso genere , delle monosillabe , delle agglutinate e delle declinate , la difficoltà della risposta si mostra ancora più grande . Dallo studio delle radici la scienza non può conchiudere nulla , e se alcune pochissime paiono rassomigliarsi fino nel cinese e nel sankrito , cotesto che prova ? Il caso non ha potuto contribuirvi ? Non è dovuto il fenomeno all ' identità degli organi vocali in tutti gli uomini a qualsivoglia razza essi appartengano ? E questa seconda ragione più si mostra validissima quando si pensa che quelle rarissime simiglianze s ' incontrano ne ’ suoni di quelle parole a cui prima si aprono le labbra de ’ fanciulli , e in cui prima si esercitano i teneri organi , come le voci che indicano il padre e la madre , nelle quali presso che da pertutto si trovano il p e l ' m o lettere affini , che sono le prime o più facili a pronunziarsi . La quistione , se ci ha una lingua primitiva da cui tutte son discese , o se ce ne ha di diverse da cui le diverse son discese , è parallela alla quistione dell ' unità primitiva della specie umana , e si presenta co ’ medesimi caratteri e le medesime difficoltà . Ci ha egli un solo Adamo o tanti Adami quante sono le stirpi degli uomini ? Il medesimo problema si presenta identicamente al linguista ; ma la scienza non può rispondere né dimostrare , può solo congetturare per induzioni e analogie , e le congetture più probabili non sono certamente favorevoli all ' ipotesi dell ' unità . Con questa quistione è connessa per più punti e strettissime relazioni la quistione dell ' origine della lingua ; alla quale sol dopo i moderni studii e co ’ fatti che la scienza ha raccolti si può dare una più soddisfacente soluzione . Ciò non toglie che non sia stata proposta ab antico e in varii modi risoluta , come suole avvenire generalmente delle quistioni delle origini , le quali prima occupano le menti e destano la curiosità che non sieno raccolti i fatti col cui aiuto si possono sciogliere . Il Kratylo di Platone ci mostra che essa era già antica in Grecia , e che già tutte quelle ipotesi erano state fatte da ’ filosofi , le quali dopo il giro di molti secoli sono state ripetute da ’ moderni . La prima fra queste è l ' ipotesi d ' una rivelazione divina che abbia insegnato agli uomini l ' uso della parola . Già Platone la combattea , rassomigliandone i fautori a que ’ poeti che non sapendo come cavarsela a un punto più intrigato d ' una favola , fanno all ' improvviso intervenire una divinità che li levi comodamente d ' imbarazzo . Ma più secoli dopo di lui l ' assurda teorica ricomparve afforzata dal formidabile presidio di un ' autorità infallibile e divina . Al capo secondo del primo libro di Mosè è detto : « Or il Signore Iddio avendo formato dalla terra tutte le bestie della campagna e tutti gli uccelli del cielo , gli menò ad Adamo acciocché vedesse qual nome porrebbe a ciascuno di essi ; e che qualunque nome Adamo ponesse a ciascuno animale , esso fosse il suo nome » . Non si crederebbe che queste semplici parole in cui si dice appunto il contrario , abbian potuto servire a persuadere l ’ origine soprannaturale della parola , e che Dio abbia insegnato agli uomini i nomi delle cose e il parlare . E benché non sieno mancati in fino da ’ primi secoli del cristianesimo e vescovi e dottori che hanno combattuta la strana dottrina , pure si deve dire che essa è stata ed è tuttavia comunemente seguita nella chiesa , che guarda non senza sospetto e ripugnanza le altre . Questa in fatti fu l ' opinione di quella scuola che venne detta de ’ tradizionalisti , surta in Francia a ’ principii del secolo co ’ Lamennais , che poi ne usci , co ’ De Bonald e i De Maistre , e altri che riposero la loro gloria in negar la ragione per sostituirle la fede , l ’ autorità e il sacro ministero delle polizie . La scuola in generale , e la dottrina sull ' origine della lingua in particolare , rimasero puramente francesi , se non che , il Gioberti ebbe il raro vanto d ' introdurle in Italia dove suppongo che abbia ancora credente qualche oscuro fautore della scienza cattolica e della tradizione . Altra opinione non meno assurda è quella che fa delle lingue l ' effetto di una convenzione , per la quale gli uomini , accortisi un tratto del danno e dell ' imbarazzo che veniva loro dal restarsi mutoli , si risolvettero bravamente un bel giorno a dare i notai alle cose , e senza più a voler parlare . Platone che la combatte ci fa sapere nel Kratylo che in Grecia Ermogene , Democrito e altri la sostennero , volendo che la lingua fosse un ' invenzione artificiale , e i nomi dati arbitrariamente alle cose . Lucrezio che ha pure stupendamente combattuto l ' impossibile ipotesi , la chiama addirittura una pazzia ; Proinde putare aliquem tum nomina distribuisse Rebus , et inde homines didicisse vocabula prima , Desipere est . Pur questa insania fu la dottrina comune del decimottavo secolo . Tutta quella filosofia ignorando l ' azione spontanea e complessiva e contemporanea di tutte le facoltà , la forza primitiva e congenita dello spirito , le leggi costitutive e creatrici del pensiero , l ' integrità della natura umana , non seppe vedere in ciascun fatto umano che l ' opera della volontà mossa dall ' utile , della riflessione che medita per giungere a uno scopo determinato . Così la società era un vero contratto stipulato per garantire la sicurezza individuale , la morale un ' invenzione per assicurare l ' utile di ciascuno , la religione un ' altra invenzione per contenere le malvage passioni , la lingua una convenzione per cessar la noja del non parlare , e rendere più facili le reciproche relazioni fra coloro che si erano risoluti a voler vivere insieme . A queste ipotesi fondate sopra un concetto dimezzato dalla natura umana , incompiute , impossibili , altre spiegazioni più razionali sono state sostituite da una filosofia a cui si è svelata la natura umana nella sua sostanziale interezza , più compiuta , più fornita del senso della realtà , fornita di un concetto più vero e più chiaro dello spirito , e con questo appoggiata a uno studiò più metodica e ad una serie infinitamente più ricca di fatti linguistici . Noi in fatti non ammettiamo uno stato di natura da cui l ' uomo sia uscita per contratto e costituitosi volontariamente in istato di società , perché l ' uomo è specialmente socievole , né è quello che egli è se non per questa necessità della sua essenza che lo fa essere anche socievole ; né potrebbe essere altro o altrimente da quello che egli è . Non ammettiamo una religione naturale che non si sa quale possa essere , che suppone l ' ipotetico stato di natura , e , che è più , suppone a ’ primordii dell ' istoria dello spirito de ’ concetti che si appartengono ad altre epoche della sua vita . Non ammettiamo un primo stato di mutismo , o di non si sa che linguaggio naturale anteriore alla parola , perché l ' uomo parla come pensa ; ne parla se non perché pensa ; naturalmente e per necessità sostanziale della sua essenza e parla e pensa . L ' una cosa suppone l ' altra , l ' una è contemporanea dell ' altra ; tutte le sue facoltà entrano insieme in azione , e non a una a una e quasi a pezzo a pezzo ; ogni atto della vita dello spirito le suppone e le contiene tutte , ogni atto è il prodotto della sua unica e indivisibile forza . O non sarebbe lo spirito che l ' aggregato di più facoltà ? Non sono queste più tosto una sola e medesima forza che apparisce in diversi aspetti ? Cercare l ' origine del parlare tornerebbe in somma allo stesso che cercar l ' origine del pensare o del volere , se consistendo la parola in un fatto estrinseco che ha la sua radice nel pensiero e suppone l ' azione fisiologica degli organi vocali , il problema non si riducesse a determinare per che modo e sotto quali condizioni sia cominciata . questa azione in corrispondenza del pensiero che la determinava . Coloro che veggono nella parola e nel suo sviluppo un fatto puramente fisiologico come quello de ’ capelli che crescono sul capo , o delle erbe che germogliano pe ’ prati , non so come si possano avvicinare a questo problema dell ' origine che implica essenzialmente l ' azione del pensiero , e che suppone lo spirito senza di cui gli organi resterebbero inoperosi , e non si avrebbero che dire . Riposta dunque l ' origine del linguaggio nell ' azione combinata dello spirito e degli organi vocali , per quali modi , e secondo quali leggi si dee verosimilmente tenere che essa abbia incominciato ad esercitarsi ? In somma che cosa ha potuto determinare la scelta di un suono più tosto che di un altro a indicare un dato soggetto ? E stato proprio l ' effetto del capriccio ovvero del caso , o ci è stata una ragione intrinseca e fondata sulla natura stessa delle cose che ha tracciato la scelta ? Lasciamo l ' opinione che ripone l ' origine diretta delle parole nell ' esclamazione involontaria , nell ' interiezione spontanea , che ha potuto essere , ma in piccole proporzioni , l ' origine di alcune radici , fornire il suono rudimentale , la cellula primitiva , se così posso dire , di alcune parole , e tocchiamo solo dell ' onomatopeia , principio più vasto , più reale e di universale o quasi universale applicazione . Le obbiezioni che alcuni gli fanno son superficiali e futili , né alcuna ipotesi gli si è finora sostituita che sia meglio fondata sulla natura dello spirito e sulle relazioni delle cose , o che meglio spieghi e più facilmente fatti primitivi che sono sottratti all ' esperienza , a cui non può giungere la tradizione e che la scienza solo per vie indirette può rischiarare d ' una mezzana luce . Che cosa dunque ha determinato la scelta di un suono più tosto che di un altro ? Evidentemente la relazione fra il suono e la cosa che si volea indicare , la quale relazione non può consistere in altro che in una certa affinità fra il suono e l ’ idea , nella facilità con cui l ' uno può ricordare l ' altra , imitandola e rappresentandola allo spirito col riprodurre , per quanto è possibile con le articolazioni della voce , P impressione da quella prodotta sui sensi . Si è questo il principio dell ' onomatopeia che costituisce il fondo della teorica del Kratylo , secondo la quale i nomi non sono imposti ad arbitrio o per capriccio , ma ognuno ha un significato naturale e necessario . È stato ben detto a questo proposito che la lingua de ’ primi uomini fu in certo modo l ’ eco della natura nella coscienza umana . I nomi degli animali sono stati certamente formati imitando con la voce articolata i gridi inarticolati proprii a ciascuno di essi , i nomi de ’ fatti e de ’ fenomeni , riproducendo il rumore che li accompagna ; le azioni in generale con sillabe , con lettere che meglio ne rendono l ' immagine allo spirito . Qual suono meglio rende l ' idea del rompere che rag , frac e simili ? Le lettere fl ... non fanno pensare allo scorrere ? st .... allo stare ? Queste affinità primitive e naturali in certe lingue si son conservate più che in certe altre , e sopratutto in certe famiglie di parole . A noi , è vero , torna impossibile il più delle volte di scorgere fino le tracce di questa legge o fatto primitivo , ma bisogna pensare che coll ’ andare de ’ secoli e col cambiamento de ’ luoghi e de ’ climi , le pronunzie cambiano e i suoni si trasformano . Di più è impossibile a noi co ’ sensi induriti e lontani dalla natura sentire quelle delicate e sottili relazioni che si mostravano vivacissime a ’ vergini organi , alle giovani costituzioni de ’ primi parenti che vivevano in diretto commercio , in una fraterna unità con la natura , della quale aveano un senso speciale e squisito , che in noi si è profondamente attutito se non iscomparso del tutto . Né vale il dire che a questa teorica si oppone la diversità de ’ nomi , che fra diversi popoli e nelle varie lingue si hanno i medesimi animali , i medesimi fenomeni , le medesime azioni , diversità che il principio dell ' onomatopeia renderebbe impossibile giacché da per tutto i fatti fisici sono identici , né dovrebbero quindi essere diversamente significati nelle diverse lingue . Il medesimo grido manda per tutto il cavallo , il medesimo rumore fa da per tutto il tuono , o l ’ acqua che scorre , o un corpo che si spezza . O perché sarebbero stati indicati qui con un suono , là con un altro suono , se questo suono non fu che l ’ imitazione di que ’ gridi e di que ’ rumori ? L ' objezione sembra essere di qualche valore quando si dimentica che le stesse cose e gli stessi fenomeni si presentano a ’ sensi sotto mille diversi aspetti , e con certi diversi caratteri . Ogni popolo quindi , ognuna di quelle tribù nel cui seno sono nate le lingue , o anche un solo individuo in mezzo ad esse tribù , secondo la diversità della propria natura , secondo l ’ occasione e il modo in cui il fenomeno gli si è prima presentato , lo ha veduto sotto uno o sotto un altro aspetto , ne ha scorta una o un ’ altra proprietà , e questa ha cercato di ritrarre con l ' articolazione della voce , dandogli un nome che la rappresentasse , imitando col suono della voce l ’ impressione che avea prodotta sui suoi sensi ; e quel suonò fu inteso da ’ suoi e il nome fu adoperato dagli altri , e la lingua cominciò . Supponete che l ' uno guardi nel fuoco il colore e l ' altro la luce , e avrete in due lingue , e spesso nella medesima lingua due parole esprimenti il medesimo oggetto . Altra ragione per ispiegar la simiglianza delle radici in lingue di diverse famiglie senza ricorrere al passaggio dell ’ una all ' altra o all ’ unità di origine . Da queste cose si possono facilmente dedurre due conseguenze , e l ' una si è che ogni nome ha avuto origine da un fatto individuo e singolare , ma è nato come un nome generale applicato a tutti i fenomeni simili ; e l ' altra che i moti dell ' anima e i fatti morali hanno avuto la denominazione o dai fatti fisici che con questi hanno alcuna correlazione , atteso l ' intrinseca corrispondenza della natura e dello spirito , ovvero dà movimenti organici da cui sono accompagnati , e che ne sono il segno esterno , atteso le intime relazioni della natura spirituale con l ' organismo fisiologico nell ’ uomo . Sarebbe errore il credere che l ’ onomatopeia , comunque sia una delle leggi generali delle lingue primitive , ne costituisca l ' unica origine , e che a quella sola tutte le lingue e tutte le parole si abbiano da attribuire . Le origini sono varie , infinite , secondo la natura dei popoli , la costituzione fisica e le disposizioni morali , secondo i luoghi in cui han vivuto , in cui han cominciato diversamente la loro vita , e l ' hanno per diverse vie continuata . Un ' intima connessione passa fra lo spirito di un popolo e la favella da lui parlata ; lo spirito sopratutto forma la lingua , che è il segno più proprio di quello e del suo modo di ricevere le sensazioni esterne , e di pensar le cose . Ogni razza ha la sua propria , incomunicabile alle altre , e però segno certissimo delle stirpi e delle nazionalità sono le lingue quando cause estrinseche non abbiano costretto un popolo ad accettare , pognamo che l ’ accetti sempre modificandola secondo la propria indole , la lingua di un altro . Del resto è necessario di notare come alla quistione , perché una radice abbia il significato che essa ha e non un altro , è impossibile di dare una risposta scientifica e soddisfacente , né altrimenti vi si può rispondere che per induzioni e analogie . Bene è stato osservato che si può comprendere e rappresentarsi le generali relazioni che passano fra la lingua e lo spirito , ma che si sottrae ad una esatta analisi l ' altra quistione della creazione del suono , ossia delle relazioni fra il suono e il significato . Meno è difficile , almeno nel nostro sistema , il rispondere a un ’ altra quistione stata già più volte proposta e in diversi modi risoluta , quale , cioè , sia la più antica tra le varie parti del discorso . Erano nomi o verbi que ’ suoni che furono prima articolati dagli uomini a esprimere i fenomeni tra cui viveano , da cui tosto che ebbero coscienza di essere uomini ricevettero le prime sensazioni , provarono le prime gioie e i primi dolori ? Noi abbiamo veduto che le prime radici nate o piuttosto occasionate da un fatto individuale , ebbero un significato generale ; ma espressero una cosa o un ' azione ? furono nomi o verbi ? Altro campo d ’ interminabili battaglie . E certo la domanda , quando si riferisse a un fatto di riflessione , e riguardasse un ’ epoca della storia dello spirito in cui la riflessione predomina , potrebbe avere un significato . Ma trasportata a un momento di unità , d ’ identità , o , come dicono , di spontaneità , non ne ha nessuno . Imperocché la parola in sé stessa , nel suo primitivo valore sintetico e complessivo , non è né nome , né verbo , ma l ' uno e l ' altro secondo le relazioni in cui si trova ; la distinzione delle diverse categorie di parole appartenendosi a un altro momento dello spirito , a un altro periodo dell ' istoria della lingua . Della qual cosa abbiamo un argomento nelle lingue monosillabe , che rappresentando una formazione primitiva arrestata nel suo sviluppo e come cristallizzatasi , non hanno né nomi , né verbi , né aggettivi , ma le stesse parole sono l ' una o l ' altra cosa secondo le relazioni in cui si trovano fra sé . Nella storia della coscienza viene poi il momento che la primitiva unità si scinde , la coscienza si svolge , l ' analisi incomincia , i concetti si distinguono , e le diverse categorie delle parole che li esprimono hanno origine . Così le lingue incominciano , e da questi principii incominciando , vivendo una vita parallela a quella dello spirito e del pensiero da cui hanno l ' essere , diventarono a poco a poco lo strumento dell ' immaginazione di Omero e della mente di Platone , e uno strumento che sembra confondersi in una indivisibile unità col pensiero con cui nasce e di cui è il segno . Col pensiero poi decade , e quando questo abbandona addirittura un popolo , la lingua si discioglie . Le quistioni che si possono muovere intorno a queste figliuole primogenite dello spirito sono infinite , complicate , gravissime e di difficile e non sempre certa soluzione . Una scienza affatto moderna le ha proposte quasi tutte , se non tutte , ed a quasi tutte ha potuto rispondere , grazie alla filosofia ed ai fatti linguistici avventurosamente scoverti , in modo scientifico , e probabile quando non indubitato . Questa scienza che ha creato una nuova filologia e una nuova etnografia , ha rischiarato di una luce impreveduta e splendidissima le origini dell ' uomo e dei popoli , le istorie di tempi anteriori a ogni memoria e non supposti neppure dall ' immaginazione , le stirpi , le migrazioni , le affinità delle famiglie umane , le nazionalità e le parentele . Ha distrutto molti errori e molti pregiudizii , e comunque abbia già fatto moltissimo , assai ancora sarà per fare in prosieguo . Noi abbiam voluto indicare i tratti generalissimi e i principali problemi , accennando di ognuno la soluzione più comunemente accettata e che a noi è paruta più probabile ; né abbiamo toccato delle obiezioni o delle soluzioni contrarie , perché nostro scopo è stato di dar solo come un picciolo ritratto e restringere in un breve quadro quello che non può essere se non materia di molti volumi , di lunghi studii , di profonde meditazioni , e di delicate analisi sopra fatti innumerevoli , complicati e di difficile scoverta . 9 marzo 1867 .