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> anno_i:[1850 TO 1880} > autore_s:"SONNINO SIDNEY"
GLI ANALFABETI NELLE ELEZIONI POLITICHE ( SONNINO SIDNEY , 1877 )
StampaQuotidiana ,
Firenze , li 4 novembre 1877 Gentilissimo sig . Direttore . Ora che sono di moda le proposte di riforma , più o meno radicali , della nostra legge comunale e provinciale , vorrei anch ' io suggerire un emendamento , lievissimo nella forma , ma importante per la sostanza , con il quale si verrebbe a rimediare ad una grave lacuna della legislazione attuale , lacuna a cui non si è in alcun modo provveduto né nella proposta di legge ministeriale né in quella della commissione parlamentare . Secondo la legge del 1865 come pure secondo i nuovi progetti presentati alla Camera l ' analfabeta è per regola generale , e salvo alcuni casi eccezionali tassativamente determinati dal legislatore , escluso affatto dall ' elettorato . Il solo motivo che giustifichi una tale esclusione è quello , che l ' analfabeta non può essere mai certo del suo voto , dovendosi fidare alla buona fede altrui ; e non è quindi interamente libero nell ' esercizio del suo diritto . Insomma non si ha nessuna sicurezza della sincerità del voto dell ' analfabeta . Noto , in parentesi , per chi non lo sapesse , che nelle elezioni amministrative la legge non richiede che il voto sia scritto di proprio pugno dall ' elettore , onde la giurisprudenza , sebbene non perfettamente concorde nei suoi giudizi sulla maggiore o minore capacità di scrivere richiesta dall ' elettore , ha però ritenuto sempre come requisito indispensabile quello di saper leggere un nome scritto da mano altrui . E sin qui nulla avrei da criticare , quanto alla questione teorica . Ma vediamo un poco quali sono nella pratica gli effetti di una tale esclusione . Avverto che mi restringerò a parlare della Toscana , come quella regione che è meglio cognita alla maggioranza dei lettori della « Nazione » ; le mie osservazioni però si possono applicare egualmente a quasi tutte le diverse regioni d ' Italia , e più specialmente in cui vige , come contratto agricolo , la mezzadria , sotto una qualunque delle sue molteplici forme . L ' esclusione degli analfabeti dall ' elettorato amministrativo non ha una grande importanza pratica nelle nostre città , e nemmeno nei paesi e nelle borgate , ma invece porta alla radiazione dalle liste elettorali della maggioranza dei contadini . E perché mai ? Perché i capoccia , ossia i capi delle famiglie coloniche , sono per la maggior parte illetterati , sebbene per censo avrebbero quasi tutti diritto all ' elettorato , sia in proprio come imposti da tasse di famiglia , sia imputando nel loro censo , in virtù dell ' art . 24 della legge del 1865 un terzo delle imposte reali pagate dal padrone del fondo . Or bene , siffatta esclusione della massa dei contadini dalle liste elettorali amministrative è , come ben sa chiunque ha pratica d ' amministrazione , un danno grandissimo per il nostro paese . Essa disturba la proporzionalità della rappresentanza dei diversi interessi nei consigli comunali , e , specialmente nei comuni di natura mista , cioè in parte urbani e in parte rurali , produce sconci gravissimi , ed ingiustizie ed oppressioni non poche , dando il potere esclusivamente in mano ad una piccola minoranza cittadina . Pei democratici dovrebbe essere argomento di dolore il veder leso a questo modo il principio delle maggioranze , come pure il principio del diritto di ogni contribuente di vegliare sulla gestione del denaro pubblico ; e d ' altra parte i conservatori dovrebbero deplorare la insufficiente rappresentanza della classe dei contadini , la quale è , per sua natura , conservatrice , e nemica delle rivoluzioni , delle guerre , e dei cataclismi . Il capoccia delle nostre famiglie coloniche , sebbene pur troppo spesso illetterato , è tutt ' altro che ignorante o rozzo ; ha invece buon senso , ha esperienza , una discreta cultura tecnica , ed una grande conoscenza degli uomini . E non si dica che l ' esclusione dei contadini dalle liste elettorali dipenda da colpa dei proprietari , i quali avendo in tante questioni interessi conformi a quelli dei contadini , dorrebbero adoperarsi ed insegnare a questi a leggere ed a scrivere . Ed invero non si può sperare né pretendere che i vecchi capoccia , uomini che hanno quasi tutti dai quarant ' anni in su , ed hanno sulle spalle tutto il peso del sostentamento della famiglia , possano ora andare a scuola ad imparare l ' abbicì . Le scuole serviranno per la nuova generazione , ma oramai i vecchi sono quel che sono . Di qui a venti o trent ' anni si sarà , forse , riparato all ' inconveniente attuale coll ' istruzione elementare più diffusa , ma intanto in venti o trent ' anni c ' è il tempo di mandare in rovina tutti i bilanci comunali e di fare dei danni incalcolabili ed irreparabili . E come si può sperare che i proprietari si adoprino efficacemente a diffondere l ' istruzione nelle campagne , quando non dovranno fruire del vantaggio di una tal diffusione che di qui a vent ' anni o più , mentre saranno per risentirne immediatamente i pesi per l ' aumentata spesa delle scuole , per la minore docilità dei contadini , ecc . Non esigiamo eroismi dalla media degli uomini , a qualunque classe appartengano ; e se vogliano che i proprietari si adoprino a tutt ' uomo all ' incremento dell ' istruzione pubblica , malgrado i danni diretti che ad essi ne proverranno , dobbiamo d ' altra parte far sì , che essi possano risentirne anche un qualche vantaggio immediato . Se no , faremo un buco nell ' acqua con tutte le nostre leggi di istruzione obbligatoria . « Ma dunque ? mi si domanderà vorreste forse dare il voto agli analfabeti ? » No ; tutt ' altro . E qui scendo alla parte positiva del mio ragionamento . L ' art . 22 dispone che « il padre può delegare ad uno dei figli l ' esercizio dei suoi diritti elettorali , purché nel delegato concorrano gli altri requisiti prescritti per essere elettori » . Con questa savia disposizione parrebbe che si fosse provveduto a tutto , poiché il padre che sarebbe elettore per censo ma che si trovasse escluso dalle liste perché analfabeta , delegherebbe il suo diritto ad uno dei suoi figli , il quale o avrà già frequentato la scuola elementare , oppure potrà sempre , andando alle scuole serali , acquistare ben presto la capacità di leggere e scrivere un nome sopra una scheda . Ma nossignori ! Ci stanno di mezzo le formole giuridiche . « Non si può delegare ad altri facoltà che non si hanno » . Dunque il padre che non è elettore , perché analfabeta , non può delegare nulla al figlio letterato . E quando in Italia si è trovato una formula giuridica , non c ' è più logica che tenga ; e gl ' Intendenti piemontesi decisero che il padre analfabeta non può delegare il censo al figlio . Questa decisione a me pare ingiusta ed assurda . All ' analfabeta si toglie l ' elettorato perché mancano in lui le garanzie di libertà e di sincerità del voto ; e non per punirlo , ché ogni pena siffatta , in Italia , sarebbe una iniquità . Ma quali sono le ragioni per cui un analfabeta non potrebbe , con egual cognizione di causa che un presidente dell ' Accademia della Crusca , delegare il suo voto al figlio ? Qui si tratta soltanto della questione se quel tale Tizio , il quale paga un censo adequato , abbia o no fiducia sufficiente nel suo figlio per delegare a lui la rappresentanza civica di quegl ' interessi familiari che hanno , per regola , diritto ad una voce nell ' elezione della autorità locale . E dovendosi tal delegazione far sempre per atto autentico , qual è la garanzia che manchi nel caso dell ' analfabeta più che in qualunque altro caso ? Quando ammettiate la delegazione del censo del padre analfabeta al figlio letterato , avrete in questi un elettore che sa leggere e scrivere e che rappresenta una somma d ' interessi nel comune . Quale può dunque essere la ragione di una tal esclusione ? Io non saprei davvero escogitarne una buona . Qui si tratta di una vera e propria delegazione di censo da padre a figlio , e non di altro ; tant ' è vero , che la delegazione è sempre revocabile , e che il padre che può essere elettore per capacità oltreché per censo , può , anche attualmente , delegare al figlio il censo restando egli stesso elettore . Ciò per la teoria . Quanto poi alla pratica , si otterrebbero colla delegazione del censo fatta dal padre analfabeta parecchi vantaggi grandissimi in primo luogo una classe importantissima della nostra popolazione tornerebbe ad avere la sua giusta parte d ' influenza nella gestione delle amministrazioni locali ; e in secondo luogo i proprietari avrebbero d ' ora in poi in moltissimi comuni un interesse diretto ed immediato alla diffusione dell ' istruzione elementare nelle campagne , interesse che ora manca affatto . In qualche provincia d ' Italia per esempio nel Palermitano , la deputazione provinciale ha , di fatto , ammesso la delegazione di censo fatta dal padre analfabeta ; ma questa ammissione è reputata generalmente illegale , e condannata dai commentatori della legge del 1865 . Le nuove proposte di legge presentate alla Camera ripetono a questo riguardo le disposizioni della legge attuale , senza pronunciarsi sulla questione che ho esaminato : mi reputerei davvero fortunato se , in occasione delle prossime discussioni parlamentari , potessi con questi rozzi appunti richiamare su di essa l ' attenzione dei nostri uomini pubblici . Le stringo cordialmente la mano confermandomi suo devotissimo SIDNEY SONNINO .