StampaPeriodica ,
La
guerra
è
cessata
,
e
noi
abbiamo
ottenuta
la
Venezia
.
Lo
scopo
a
cui
da
sei
anni
ci
apparecchiavamo
,
è
ottenuto
con
minori
sacrifizii
,
che
non
eravamo
disposti
a
farne
;
ma
niuno
di
noi
è
contento
.
V
'
è
stato
un
sacrifizio
che
ci
pesa
più
d
ogni
altro
.
Questa
guerra
ci
ha
fatto
perdere
molte
illusioni
,
ci
ha
tolto
quella
fiducia
infinita
che
avevamo
in
noi
stessi
.
Abbiamo
visto
i
tardi
Tedeschi
correre
come
il
fulmine
,
e
i
focosi
Italiani
andare
come
le
tartarughe
.
La
Prussia
di
vittoria
in
vittoria
annientò
le
forze
dell
Austria
,
contro
le
quali
noi
abbiamo
ottenuto
così
poco
per
terra
e
per
mare
.
Ci
è
impossibile
pensar
di
noi
quello
elle
avevamo
pensato
finora
.
Di
chi
è
la
colpa
?
La
risposta
è
già
pronta
,
e
tutti
ripetono
in
coro
:
La
colpa
è
dei
capi
.
I
nostri
soldati
e
marinai
combatterono
da
eroi
:
ma
nel
momento
dell
azione
mancò
la
capacità
del
supremo
comando
,
e
si
trovarono
come
abbandonati
a
se
stessi
.
Se
non
che
,
quando
sembra
che
la
questione
sia
chiaramente
risoluta
,
allora
sopravvengono
altre
osservazioni
,
e
si
moltiplicano
da
ogni
lato
.
Si
scoprono
nuovi
errori
e
nuovi
colpevoli
.
In
un
punto
mancò
il
cibo
,
in
un
altro
la
munizione
,
un
ordine
non
giunse
a
tempo
,
un
altro
fu
male
eseguito
,
il
volontario
fu
sprovvisto
d
ogni
cosa
,
e
,
quanto
alla
flotta
,
sarebbe
impossibile
enumerare
tutto
quello
che
si
dice
,
ora
che
ognuno
pretende
conoscere
a
fondo
l
arte
della
guerra
.
Ma
allora
come
mai
si
commisero
tanti
errori
?
Di
chi
è
la
colpa
?
La
colpa
è
del
sistema
che
ci
ha
governati
finora
.
Sono
le
consorterie
,
le
malve
,
il
piemontesismo
,
sono
gli
uomini
che
hanno
sempre
tenuto
il
mestolo
in
mano
,
e
sempre
a
danno
del
paese
.
Ora
finalmente
si
vede
chiaro
dove
ci
hanno
condotti
.
Ma
anche
a
questa
risposta
vien
fatto
di
soggiungere
:
Come
mai
l
'
Italia
s
è
lasciata
così
lungamente
governare
da
tali
uomini
?
Noi
abbiamo
,
certo
,
libertà
assai
più
larghe
,
non
solo
dell
Austria
,
ma
della
Francia
e
della
Prussia
.
Il
Governo
fu
sostenuto
dai
Deputati
,
questi
furono
eletti
dal
popolo
,
e
le
ultime
elezioni
furono
fatte
senza
pressione
del
Ministero
.
Sì
,
ma
le
nostre
moltitudini
sono
ignoranti
e
si
lasciano
portar
pel
naso
dai
mestatori
.
La
pubblica
opinione
non
ha
indirizzo
,
e
noi
manchiamo
di
uomini
.
Allora
la
questione
muta
sostanzialmente
.
Voi
siete
scontenti
dei
generali
,
dei
ministri
,
dei
deputati
,
degl
impiegati
,
e
per
giunta
anche
del
pubblico
.
E
se
ancora
volete
attribuire
tutto
ciò
a
sola
colpa
del
Governo
,
io
vi
chiedo
:
l
amministrazione
dei
municipii
e
delle
province
va
bene
?
L
associazione
e
l
iniziativa
privata
fecero
forse
quello
che
s
aspettava
?
L
industria
,
il
commercio
,
la
scienza
presero
forse
lo
slancio
che
si
doveva
sperare
dalla
libertà
e
dall
Italia
unita
?
Tirate
un
poco
la
somma
di
tutto
ciò
,
e
allora
ditemi
se
egli
è
giusto
di
accumulare
le
conseguenze
inevitabili
di
tanti
errori
tutte
sul
capo
di
due
o
tre
uomini
che
,
se
furono
funesti
al
paese
,
potrebbero
facilmente
essere
giudicati
e
rimossi
;
per
chiuder
poi
gli
occhi
a
quegli
errori
assai
più
pericolosi
e
più
difficili
a
rimediarsi
,
perché
furono
gli
errori
di
tutto
il
paese
.
Noi
potremmo
essere
costretti
,
per
qualche
altra
e
più
grave
sventura
,
a
subirne
di
nuovo
le
conseguenze
,
ed
avvedercene
ancora
una
volta
troppo
tardi
.
O
vogliamo
noi
ridurre
a
questione
di
partito
una
questione
che
riguarda
la
nostra
esistenza
e
il
nostro
avvenire
,
in
un
momento
in
cui
ci
troviamo
a
sperimentare
così
dolorosamente
l
incapacità
,
gli
errori
e
la
mancanza
d
'
uomini
in
tutti
i
partiti
?
Innanzi
a
noi
non
v
è
che
una
via
sola
,
per
rimediare
ai
mali
,
e
non
perdere
la
stima
che
ci
siamo
acquistata
in
Europa
.
Metterci
a
cercare
le
cagioni
degli
errori
,
senza
ira
e
senza
parte
;
provvedere
,
senza
esitare
e
senza
rispettare
idoli
di
sorta
.
Il
sistema
di
gettarci
da
noi
stessi
polvere
negli
occhi
,
di
adularci
per
farci
adulare
,
è
ormai
un
sistema
fallito
.
A
che
ci
è
servito
ripetere
mille
volte
che
la
flotta
italiana
era
formidabile
,
inespugnabile
,
e
la
flotta
austriaca
ridicola
,
quando
a
Lissa
il
Re
d
Italia
è
affondato
,
la
Palestro
è
saltata
in
aria
,
e
il
Kaiser
è
tornato
a
Pola
?
E
poi
che
bisogno
abbiamo
d
'
illuderci
?
I
nostri
errori
sono
pure
conseguenza
del
troppo
rapido
cammino
che
abbiamo
fatto
,
e
i
prodigi
operati
dal
59
in
poi
non
sono
sogni
.
Noi
possiamo
sempre
inorgoglirne
,
ed
essi
sono
arra
sicura
del
nostro
avvenire
,
se
una
tenace
perseveranza
sa
ritrovare
i
germi
del
male
,
nascosti
in
mezzo
ai
nostri
maggiori
successi
,
e
sa
rimediare
ai
disordini
della
fretta
.
Quale
altra
nazione
ha
potuto
,
in
così
breve
tempo
,
fare
un
corpo
solo
di
province
così
disgregate
?
Abbiamo
dimenticato
le
difficoltà
superate
per
organizzare
ventidue
milioni
d
uomini
,
e
formare
un
esercito
di
trecentomila
soldati
,
ed
una
marineria
proporzionata
all
esercito
?
Non
dovemmo
creare
il
materiale
da
guerra
,
le
tradizioni
,
gli
ordini
,
la
disciplina
,
gli
uffiziali
,
i
generali
,
ogni
cosa
?
Non
trovammo
noi
le
più
gravi
difficoltà
fin
dal
cominciare
la
coscrizione
,
che
in
alcune
province
alimentava
il
brigantaggio
,
e
in
altre
sembrava
non
dover
mai
riuscire
?
Eppure
tutto
ciò
è
stato
superato
.
Nella
Camera
,
nel
Ministero
,
negli
ufficii
pubblici
e
privati
,
ogni
differenza
tra
provincia
e
provincia
è
scomparsa
.
L
'
esercito
ha
riunito
tutti
gl
Italiani
sotto
l
onore
della
stessa
bandiera
,
e
di
tutte
le
forze
morali
,
unificatrici
e
civilizzatrici
del
paese
,
è
divenuto
la
più
efficace
.
Se
non
avesse
fatto
altro
che
tenere
,
per
sei
anni
,
unite
insieme
centinaia
di
migliaia
d
'
Italiani
,
educando
al
principio
dell
'
onore
e
della
lealtà
militare
così
il
gentiluomo
di
Napoli
e
Milano
,
come
il
pescatore
del
Mediterraneo
o
il
capraro
dell
Appennino
,
sarebbe
stato
già
un
.
benefizio
incalcolabile
.
Queste
grandi
qualità
noi
le
abbiamo
avute
nella
pace
,
e
ce
le
siamo
ritrovate
nella
guerra
.
Non
è
stato
forse
uno
spettacolo
sublime
quello
di
vedere
,
invece
delle
reazioni
,
del
brigantaggio
e
della
discordia
aspettata
dai
nostri
nemici
,
i
coscritti
presenti
senza
renitenti
,
i
partiti
riuniti
in
un
solo
pensiero
,
i
quarantamila
volontarii
presenti
invece
dei
ventimila
chiamati
?
Quale
dei
principi
spodestati
potrà
più
dire
,
che
i
suoi
fedeli
aspettano
solo
l
ora
della
riscossa
?
E
in
mezzo
a
battaglie
sfortunate
l
'
eroismo
dei
soldati
ci
ha
fatto
inorgoglire
,
e
ci
ha
guadagnato
la
stima
dei
nemici
e
degli
amici
.
Noi
abbiamo
visto
i
nostri
soldati
,
morenti
di
fame
,
di
sete
e
di
stanchezza
,
continuare
gli
assalti
;
noi
li
abbiamo
visti
sugli
alberi
del
Re
d
Italia
continuare
il
fuoco
,
mentre
la
nave
rapidamente
affondava
;
e
le
ciurme
della
corazzata
Palestro
gridavano
ancora
:
Viva
l
Italia
!
nel
momento
d
'
essere
gettate
a
brani
sul
mare
.
Tutto
ciò
è
mirabile
,
e
noi
soli
possiamo
giudicare
il
portentoso
progresso
;
perché
noi
soli
sappiamo
in
quale
abbrutimento
,
fra
quali
gelosie
,
i
passati
governi
avevano
saputo
tenere
le
nostre
plebi
.
Ma
tutto
ciò
non
è
bastato
,
perché
la
guerra
è
l
arte
di
ammazzare
,
non
di
farsi
ammazzare
.
La
guerra
decide
i
destini
dei
popoli
,
perché
in
essa
si
misurano
tutte
quante
le
forze
delle
nazioni
.
Ove
la
differenza
del
numero
non
renda
impossibile
la
lotta
,
la
nazione
che
vince
non
è
quella
che
ha
solamente
più
eroismo
,
abnegazione
ed
entusiasmo
;
ma
è
la
nazione
più
civile
.
Ora
che
gli
eserciti
son
divenuti
così
numerosi
,
si
distendono
sopra
così
vasti
paesi
,
e
si
muovono
con
tanta
rapidità
,
che
gli
ordini
si
dànno
col
telegrafo
e
si
eseguono
colle
strade
ferrate
;
il
piano
di
battaglia
è
divenuto
un
lavoro
di
scienza
,
e
la
direzione
di
queste
grandi
masse
richiede
,
se
non
genio
,
che
questo
non
si
può
sempre
avere
,
almeno
grande
ingegno
e
grande
coltura
in
tutti
coloro
che
comandano
.
L
'
approvvigionamento
richiede
una
grande
capacità
amministrativa
,
e
i
mezzi
d
offesa
e
di
difesa
sono
divenuti
così
complicati
,
che
tutte
le
operazioni
militari
suppongono
nell
esercito
e
nella
flotta
una
grandissima
forza
industriale
.
Nella
Esposizione
di
Londra
,
la
Prussia
pigliò
un
gran
posto
accanto
alla
Francia
ed
all
Inghilterra
,
superando
di
gran
lunga
l
'
Austria
,
dalla
quale
noi
fummo
superati
.
Invece
di
gettare
un
grido
d
'
allarme
,
nascondemmo
la
dura
lezione
,
ed
ora
siamo
venuti
a
raccoglier
nella
guerra
ciò
che
avevamo
seminato
nella
pace
,
e
restammo
sbalorditi
nel
paragonare
le
splendide
vittorie
dei
Prussiani
coi
nostri
miserabili
insuccessi
.
Ma
potrà
essere
altrimenti
,
fino
a
che
il
nostro
operaio
sarà
vinto
in
tutte
le
Esposizioni
?
Quando
il
nostro
contadino
non
sa
cavare
da
un
suolo
fertilissimo
un
prodotto
uguale
a
quello
che
l
Inghilterra
e
la
Germania
cavano
da
un
suolo
ingrato
;
quando
noi
abbiamo
reso
povero
un
paese
dalla
natura
fatto
ricco
,
e
la
Prussia
con
la
sua
industria
e
la
sua
mirabile
amministrazione
ha
fatto
ricchissimo
un
paese
povero
,
ed
ha
potuto
compiere
la
guerra
senza
nuovi
debiti
?
I
suoi
libri
sono
cercati
in
Francia
,
in
Italia
,
in
Inghilterra
,
e
i
nostri
non
passano
le
Alpi
.
I
nostri
matematici
,
ingegneri
,
strategici
,
meccanici
durano
gran
fatica
a
tener
dietro
al
progresso
che
la
scienza
ha
fatto
in
Germania
.
Noi
dobbiamo
chiedere
alto
straniero
rotaie
,
cannoni
,
fucili
,
navi
e
qualche
volta
anche
i
macchinisti
delle
navi
.
E
non
sono
queste
le
forze
che
vincono
nella
guerra
?
Il
cannone
rigato
fu
inventato
in
Francia
,
ed
il
fucile
ad
ago
in
Prussia
,
perché
queste
due
nazioni
hanno
grandi
industrie
e
grandi
fabbriche
d
'
armi
,
le
quali
,
specialmente
in
Prussia
,
avevano
preso
uno
svolgimento
prodigioso
.
Le
navi
corazzate
furono
trovate
in
America
,
e
il
cannone
Armstrong
,
destinato
a
forarle
,
fu
trovato
in
Inghilterra
,
le
due
nazioni
più
industriali
e
più
navigatrici
del
mondo
.
La
civiltà
è
un
complesso
di
forze
che
formano
un
organismo
vivente
,
e
dove
una
di
queste
forze
manca
,
tutte
le
altre
se
ne
risentono
.
Non
è
possibile
supporre
,
che
la
nazione
più
debole
nella
pace
riesca
nella
guerra
più
forte
.
Noi
siamo
ora
vicini
a
ricevere
una
nuova
e
assai
più
dura
lezione
dall
Europa
.
L
'
Esposizione
del
67
si
approssima
,
e
tutti
ci
aspettano
alla
prova
per
vedere
che
cosa
ha
saputo
fare
la
nazione
risorta
.
Ora
non
dobbiamo
più
sperare
nella
benevola
indulgenza
che
avemmo
a
Londra
,
dove
l
Italia
si
presentò
come
un
paese
che
,
incerto
ancora
della
sua
esistenza
,
chiedeva
d
essere
accolto
fra
le
nazioni
civili
.
Oggi
siamo
un
popolo
già
libero
da
alcuni
anni
,
nei
quali
l
'
Europa
e
la
fortuna
ci
hanno
aiutato
.
Si
ha
il
diritto
di
chiederci
sul
serio
:
cosa
avete
fatto
voi
?
E
se
non
sapremo
neppur
mostrare
quel
che
veramente
siamo
,
i
Francesi
sapranno
dirci
sul
viso
il
pensier
loro
,
e
da
ciò
che
proveremo
d
'
essere
nella
pace
,
s
argomenterà
di
nuovo
ciò
che
potremo
esser
nella
guerra
.
Quando
le
ciurme
della
nave
americana
o
inglese
sono
in
riposo
,
voi
trovate
i
marinai
occupati
a
leggere
.
I
nostri
son
costretti
a
dormire
o
giocare
.
Quando
i
coscritti
prussiani
si
presentano
al
Consiglio
di
leva
,
la
prima
cosa
si
esamina
se
sanno
leggere
e
scrivere
.
E
quando
un
Municipio
presenta
più
di
un
analfabeta
,
si
apre
un
'
inchiesta
per
esaminare
la
cagione
del
fatto
strano
.
Noi
abbiamo
17
milioni
d
analfabeti
.
Quando
in
tempo
di
pace
gli
ufficiali
francesi
o
prussiani
sona
di
guarnigione
,
voi
li
trovate
occupati
nel
disegno
,
nelle
scienze
militari
,
nella
storia
,
e
molte
opere
celebrate
di
geografia
,
di
storia
,
di
letteratura
escono
dalla
loro
penna
.
Osservate
le
carte
geografiche
dello
Stato
Maggiore
austriaco
o
prussiano
;
sono
lavori
ammirabili
per
esattezza
scientifica
.
Questa
guerra
è
stata
un
grande
trionfo
per
la
scienza
,
perché
ha
provato
che
la
nazione
più
dotta
riesce
la
prima
anche
nel
campo
di
battaglia
.
Che
cosa
siamo
noi
che
,
facendo
la
guerra
nel
proprio
paese
,
abbiamo
più
volte
sbagliate
le
strade
?
Il
nostro
esercito
è
la
nazione
perfezionata
.
Esso
è
meglio
amministrato
,
meglio
ordinato
,
più
disciplinato
e
morale
di
tutte
le
nostre
istituzioni
.
Ma
se
esso
può
migliorare
,
non
può
creare
tutte
le
forze
che
mancano
nella
nazione
.
Coloro
che
lo
compongono
continuamente
,
sono
Italiani
che
v
entrano
a
diciannove
anni
,
cioè
quando
l
'
uomo
è
già
formato
.
Ora
se
la
coltura
delle
nostre
plebi
è
così
bassa
,
credete
voi
che
nessun
grave
danno
ne
risenta
l
'
esercito
?
Potete
supporre
che
il
pescatore
,
il
quale
non
s
è
mai
allontanato
dalle
rive
del
suo
paese
,
riesca
così
abile
a
manovrare
sulla
nave
corazzata
,
coi
cannoni
Armstrong
,
come
colui
che
ha
traversato
due
o
tre
volte
l
Atlantico
?
Potete
supporre
che
il
pecoraio
ignorante
ed
abbrutito
riescirà
nell
esercito
così
abile
,
come
l
industrioso
agricoltore
e
l
'
operaio
intelligente
?
Le
nostre
scuole
militari
sono
condotte
con
molto
ordine
e
molta
disciplina
;
ma
se
la
coltura
scientifica
è
così
bassa
nel
paese
,
e
il
pubblico
insegnamento
così
abbandonato
,
dove
troveranno
esse
tutto
il
gran
capitale
scientifico
di
cui
abbisognano
?
La
Scuola
Politecnica
di
Parigi
,
le
scuole
militari
della
Francia
e
della
Prussia
sono
grandi
istituzioni
,
perché
v
insegnano
illustri
scienziati
,
che
noi
o
non
abbiamo
o
non
sappiamo
valercene
.
Il
nostro
esercito
è
un
miracolo
del
valore
e
dell
ingegno
italiano
,
perché
la
distanza
che
lo
separa
dai
primi
d
Europa
,
è
infinitamente
minore
di
quella
che
separa
la
nazione
dalle
altre
più
civili
.
Ma
esso
è
giunto
ora
ad
un
punto
,
che
,
a
volerlo
migliorare
ancora
,
bisogna
che
il
paese
pensi
sul
serio
a
migliorare
se
stesso
.
Ed
il
Ministro
della
guerra
dovrà
essere
il
primo
ad
esigere
,
che
la
nazione
tutta
quanta
progredisca
.
Che
se
si
tornasse
ancora
sulla
mancanza
di
capi
,
bisognerà
pur
notare
che
la
nazione
ha
il
diritto
di
avere
uomini
che
non
commettano
gravi
errori
,
che
non
si
dimostrino
di
un
assoluta
incapacità
;
ma
non
può
sperare
di
aver
sempre
a
sua
disposizione
uno
di
quegli
uomini
di
genio
,
che
sono
capaci
d
'
infondere
la
vita
in
tutto
un
paese
.
Di
questi
ne
nasce
uno
ogni
secolo
,
ed
anche
allora
essi
rappresentano
il
popolo
in
cui
vivono
.
Senza
la
Rivoluzione
il
genio
di
Napoleone
non
si
poteva
manifestare
,
senza
i
marinari
inglesi
non
vi
sarebbe
stato
un
Nelson
.
Due
grandi
nomi
ci
ha
dato
la
nostra
rivoluzione
,
il
Cavour
e
il
Garibaldi
.
Il
primo
rappresentò
quel
genio
politico
che
non
ci
è
mai
mancato
;
il
secondo
è
il
genio
del
!
entusiasmo
e
del
valore
popolare
,
dei
quali
l
'
Italia
ha
dato
sempre
tante
e
così
splendide
prove
.
Ma
la
guerra
presente
ha
dimostrato
,
che
queste
due
grandi
qualità
ancora
non
bastano
,
e
a
noi
sono
mancati
gli
uomini
appunto
che
supplissero
alle
qualità
che
mancavano
nel
paese
.
Gran
fortuna
per
noi
sarebbe
stata
se
,
invece
di
due
mesi
,
le
battaglie
fossero
continuate
per
un
anno
.
Esse
avrebbero
provato
molti
uomini
,
messo
in
luce
molti
nomi
oscuri
,
e
mandato
in
ombra
molte
celebrità
usurpate
,
formato
il
carattere
della
nazione
,
e
dato
maggiore
esperienza
e
maggiore
solidità
all
esercito
.
Una
vittoria
difficile
,
dopo
una
guerra
lunga
,
era
ciò
che
l
Italia
poteva
desiderare
di
meglio
.
Ma
ciò
non
è
avvenuto
,
ed
è
inutile
desiderarlo
.
Ora
bisogna
,
invece
,
saper
profittare
della
pace
per
cercare
le
cagioni
degli
errori
,
trovare
i
rimedii
.
Come
è
dunque
avvenuto
che
un
popolo
così
intelligente
e
volonteroso
qual
è
l
Italiano
,
sia
caduto
in
tanti
errori
,
e
debba
riconoscersi
così
poco
progredito
da
sentirsene
umiliato
?
Qual
via
ci
ha
condotti
ove
noi
siamo
,
e
v
è
egli
modo
di
uscirne
?
Se
è
possibile
dare
,
una
volta
,
il
proprio
nome
alle
cose
ed
agli
uomini
,
non
vedo
che
un
solo
metodo
per
risolvere
una
tal
questione
:
esaminare
prima
in
che
modo
s
è
formata
l
Italia
.
Se
noi
avessimo
fatta
una
vera
e
propria
rivoluzione
colle
sole
forze
del
paese
,
i
nuovi
e
i
vecchi
elementi
si
sarebbero
confusi
tra
loro
,
ed
in
mezzo
ad
una
lotta
lunga
e
sanguinosa
sarebbe
scomparsa
una
generazione
e
ne
sarebbe
sorta
un
altra
,
giovine
,
nuova
,
agguerrita
,
capace
di
governare
e
condurre
il
nuovo
paese
.
Ma
i
governi
passati
crollarono
,
quasi
senza
esser
toccati
,
perché
nel
popolo
s
era
manifestato
un
progresso
a
cui
essi
vollero
rimanere
estranei
o
avversi
,
e
la
lotta
contro
l
'
Austria
fu
vinta
coll
'
aiuto
della
Francia
.
Un
bel
giorno
noi
eravamo
liberi
ed
uniti
,
dopo
lotte
che
,
in
proporzione
del
grande
risultato
,
si
potevano
dire
di
poco
momento
.
E
l
Italia
nuova
si
trovò
formata
degli
elementi
stessi
di
cui
era
composta
l
Italia
vecchia
,
solo
disposti
in
ordine
e
proporzione
diversa
.
In
quel
momento
bisognava
cominciare
a
riordinare
e
ricostituire
;
l
entusiasmo
,
l
'
abnegazione
e
l
eroismo
non
bastavano
più
:
cessarono
i
prodigi
e
cominciarono
gli
errori
.
La
nuova
Italia
si
trovò
formata
di
tre
elementi
diversi
.
Vi
erano
gl
'
impiegati
dei
vecchi
governi
,
i
liberali
d
ogni
colore
delle
nuove
province
,
e
finalmente
i
Piemontesi
.
I
primi
da
una
rivoluzione
violenta
sarebbero
stati
licenziati
in
massa
;
ma
la
nostra
,
pacifica
e
tranquilla
,
dovette
invece
accettarne
un
grandissimo
numero
.
La
loro
esperienza
ci
era
necessaria
,
non
avendo
noi
avuto
il
tempo
di
formare
una
nuova
generazione
;
e
fra
di
essi
v
eran
pure
uomini
abilissimi
che
resero
grandi
servigi
al
paese
.
Ma
,
in
fine
dei
conti
,
lasciando
da
parte
le
eccezioni
lodevoli
,
ognuno
può
facilmente
comprendere
quanto
abili
dovessero
riuscire
a
governare
con
la
libertà
un
paese
di
ventidue
milioni
,
coloro
che
avevano
formato
le
amministrazioni
,
corrotte
o
microscopiche
,
di
governi
caduti
per
la
loro
ignoranza
e
pel
loro
cieco
dispotismo
.
A
questi
s
unirono
i
liberali
in
gran
numero
,
e
fra
di
essi
vi
erano
ingegni
giustamente
riputati
,
caratteri
specchiati
,
patriotti
a
tutta
prova
.
Ma
vogliamo
esser
giusti
veramente
con
tutti
?
Chi
siamo
noi
,
moderati
e
partito
d
azione
,
consorti
e
non
consorti
?
Tutti
gli
uomini
del
gran
partito
liberale
nacquero
,
vissero
e
furono
educati
nell
Italia
divisa
dei
piccoli
Stati
e
dei
piccoli
tiranni
.
Noi
abbiamo
avuto
quella
educazione
che
solo
era
possibile
in
paesi
dove
le
lettere
,
le
scienze
,
le
arti
,
l
'
industria
,
il
commercio
erano
nell
infanzia
,
sotto
governi
paurosi
d
ogni
raggio
di
luce
,
in
mezzo
a
società
frivole
o
corrotte
.
Volere
o
non
volere
,
questa
è
l
aria
che
abbiamo
respirata
,
e
la
miglior
parte
del
nostro
carattere
s
'
è
dovuta
formare
in
un
circolo
ristretto
d
amici
,
protestando
e
cospirando
.
Ci
salvammo
a
forza
di
generose
aspirazioni
,
di
entusiasmo
e
di
sacrifizii
;
ma
l
istruzione
e
l
'
educazione
sociale
di
un
gran
popolo
ci
è
mancata
,
perché
questo
popolo
ancora
non
esisteva
.
La
rivoluzione
portava
adesso
i
liberali
al
governo
e
negli
impieghi
.
E
ciò
che
li
spingeva
innanzi
era
generalmente
il
carattere
politico
,
non
la
capacità
amministrativa
.
Dove
potevano
averla
acquistata
?
La
burocrazia
è
una
professione
come
un
altra
,
che
richiede
s
'
udii
speciali
,
lungo
tirocinio
e
,
sopra
tutto
,
lunghissima
esperienza
.
I
liberali
venivano
,
invece
,
dagli
esilii
,
dalle
galere
,
dalle
cospirazioni
,
dal
campo
dei
volontarii
,
e
d
un
tratto
,
si
trovavano
nei
più
alti
ufficii
,
dati
loro
in
premio
delle
sofferenze
patite
.
Ed
era
ben
naturale
.
In
quei
momenti
d
incertezza
e
di
sospetti
,
quando
i
vecchi
impiegati
si
potevano
credere
amici
dei
governi
caduti
,
quando
mille
pericoli
ne
circondavano
,
quando
tutto
si
riduceva
a
sapere
se
potevamo
o
no
esistere
,
la
fede
politica
ci
era
cento
volte
più
utile
della
capacità
amministrativa
.
Il
ricco
,
il
nobile
,
il
potente
che
faceva
una
franca
adesione
al
nuovo
Governo
,
era
spinto
innanzi
colle
mani
e
coi
piedi
,
senza
badare
al
suo
valore
,
purché
servisse
d
esempio
agli
altri
.
In
tutte
le
Prefetture
,
nella
Polizia
,
nei
Ministeri
,
nei
Municipii
,
ovunque
si
poteva
supporre
un
ombra
d
'
influenza
politica
,
ci
voleva
gente
di
provata
fede
;
e
quindi
si
posero
uomini
che
avevano
più
carattere
che
esperienza
,
più
entusiasmo
che
cognizioni
speciali
.
Ed
una
volta
presa
questa
norma
,
si
procedette
con
una
cecità
spaventevole
.
Senza
tener
conto
dei
pochi
uomini
di
grande
ingegno
,
e
senza
tener
conto
degli
avventurieri
e
dei
disonesti
elle
le
rivoluzioni
portano
sempre
a
galla
,
il
numero
degl
incapaci
fu
spaventoso
.
Un
giorno
ebbi
a
raccomandare
un
giovane
onesto
,
liberale
,
ma
scarso
d
ogni
istruzione
.
Io
accettai
l
'
incarico
della
raccomandazione
,
perché
quel
giovane
mi
era
fatto
conoscere
da
uno
che
aveva
,
con
dieci
anni
di
galera
,
scampato
la
pena
del
capo
,
ed
aveva
giurato
di
non
chieder
mai
nulla
per
sé
.
Egli
mi
disse
:
Questo
giovane
domanda
solo
un
mezzo
onesto
di
guadagnarsi
il
puro
pane
,
e
sa
che
la
sua
poca
istruzione
non
gli
permette
chiedere
di
più
.
Con
queste
medesime
parole
io
feci
la
mia
raccomandazione
al
Ministro
d
uno
dei
tanti
governi
provvisorii
.
Non
erano
passati
due
giorni
,
e
quel
giovane
venne
a
ringraziarmi
d
'
essere
stato
impiegato
con
cinquanta
scudi
al
mese
,
in
una
delle
amministrazioni
più
difficili
e
complicate
dello
Stato
.
Egli
era
tutto
confuso
,
non
sapendo
come
fare
per
mettersi
in
grado
d
adempiere
il
suo
ufficio
.
Pure
,
come
Dio
volle
,
la
cosa
andò
al
pari
di
tante
altre
.
Io
non
ero
anche
uscito
dalla
mia
maraviglia
,
quando
venne
da
me
un
altro
giovane
,
cui
m
ero
sforzato
di
persuadere
,
che
profittasse
dei
nuovi
tempi
per
darsi
agli
studii
,
non
essendo
possibile
vivere
in
un
paese
civile
colla
sua
ignoranza
.
V
ero
quasi
riuscito
;
ma
quel
giorno
esso
venne
a
licenziarsi
,
perché
lo
avevano
nominato
giudice
nell
isola
di
Capri
.
Di
questi
fatti
se
ne
possono
citare
a
migliaia
,
e
se
fosse
permesso
dire
i
nomi
,
farei
vedere
quali
funeste
conseguenze
ne
sono
derivate
qualche
volta
allo
Stato
ed
ai
privati
cittadini
.
Noi
abbiamo
avuto
magistrati
che
appena
avevano
letto
il
Codice
,
prefetti
d
una
ignoranza
proverbiale
,
professori
che
non
avevano
studiato
la
materia
che
dovevano
insegnare
.
Ed
è
singolare
!
il
paese
che
ha
sempre
gridato
contro
tutti
e
contro
tutto
,
è
stato
sempre
d
una
tolleranza
illimitata
contro
questo
trionfo
delle
incapacità
.
E
chi
volesse
persuadere
ai
liberali
,
che
l
'
aver
sempre
pensato
alla
libertà
del
proprio
paese
,
l
averne
fatto
l
'
unica
occupazione
d
una
vita
spesa
nel
cospirare
,
soffrire
e
combattere
per
la
patria
,
gli
ha
resi
,
novanta
volte
su
cento
,
pessimi
burocratici
;
direbbe
una
verità
manifesta
che
nessuno
di
loro
vorrebbe
credere
.
Ed
ora
veniamo
al
terzo
elemento
di
cui
si
compone
la
nuova
Italia
:
il
Piemonte
.
Qui
non
ci
sono
uomini
vecchi
ed
uomini
nuovi
,
non
ci
sono
liberali
ed
impiegati
di
un
governo
caduto
.
Questa
è
una
sacra
falange
che
s
'
avanza
unita
e
compatta
,
un
quadrato
armato
di
fucili
ad
ago
.
Guai
a
chi
volesse
far
gli
contro
una
carica
!
In
mezzo
a
governi
che
crollavano
da
ogni
lato
,
il
Piemonte
pareva
una
massa
di
granito
impenetrabile
,
con
una
forza
d
assimilazione
portentosa
.
Ed
invero
,
la
sua
superiorità
politica
su
tutte
le
province
d
'
Italia
era
ornai
incontrastabile
.
Aveva
la
sola
amministrazione
che
non
si
dovesse
da
capo
a
fondo
rovesciare
;
aveva
una
libera
costituzione
e
leggi
che
quasi
tutte
le
altre
province
spontaneamente
accettavano
o
imitavano
;
i
soli
uomini
esperimentati
alla
vita
politica
,
che
l
'
Italia
conoscesse
;
un
esercito
valoroso
,
un
primo
Ministro
che
l
Europa
ammirava
,
ed
alla
cui
morale
dittatura
ogni
provincia
si
piegava
;
un
Re
che
si
batteva
per
l
Italia
.
Volere
o
non
volere
,
siccome
l
esercito
piemontese
fu
il
nucleo
intorno
a
cui
si
formò
l
esercito
italiano
,
così
il
governo
e
l
amministrazione
del
Piemonte
dovevano
formare
il
governo
e
l
amministrazione
d
'
Italia
.
Sui
varii
elementi
che
la
rivoluzione
apparecchiava
,
il
Piemonte
riuscì
a
distendere
la
sua
tenacissima
trama
,
per
farne
un
corpo
solo
.
Ma
che
valore
aveva
questa
trama
?
Prima
del
48
il
Piemonte
non
era
neppure
una
delle
regioni
più
civili
d
'
Italia
,
e
i
principii
della
Rivoluzione
francese
v
erano
penetrati
meno
che
in
altre
province
.
Ma
dopo
quel
tempo
,
la
sua
amministrazione
lenta
,
pedantesca
,
intricata
,
aveva
pure
dalla
libertà
ricevuto
nuovo
vigore
ed
uomini
nuovi
.
Il
paese
,
per
se
stesso
disciplinato
e
laborioso
,
si
vide
rapidamente
prosperare
.
Il
commercio
,
l
'
industria
,
l
'
educazione
popolare
avevano
preso
un
grandissimo
slancio
;
l
emigrazione
italiana
vi
aveva
raccolto
nobili
ingegni
,
e
la
febbrile
attività
del
Cavour
dava
un
moto
accelerato
a
quel
piccolo
Stato
che
,
se
era
ben
lungi
dal
potersi
ancora
paragonare
al
Belgio
o
all
Olanda
,
si
poteva
certo
fra
di
noi
chiamare
uno
Stato
modello
,
e
come
tale
fu
d
esempio
e
di
scuola
all
Italia
.
Pure
le
antiche
tradizioni
non
s
erano
spezzate
,
e
l
'
organismo
amministrativo
e
governativo
,
nonostante
il
moto
che
condizioni
tanto
favorevoli
gl
'
infondevano
,
era
sempre
condotto
da
un
gran
numero
di
vecchi
arnesi
,
in
gran
parte
vecchio
e
sdrucito
arnese
esso
stesso
.
In
un
piccolo
paese
tutti
questi
mali
s
avvertivano
poco
o
non
si
vedevano
;
ma
quando
la
trama
di
questa
tela
si
dovette
stendere
sopra
l
'
assai
più
vasta
superficie
dell
Italia
,
allora
dovunque
mancava
una
maglia
si
fece
uno
strappo
,
e
dove
erano
fila
intricate
si
fece
un
nodo
indissolubile
.
Così
tutti
i
suoi
difetti
si
videro
ad
un
tratto
ingigantiti
.
Fra
difficoltà
sempre
nuove
,
fra
moltitudini
sempre
diverse
,
in
una
condizione
di
cose
sempre
mutabile
,
v
era
bisogno
d
una
grande
rapidità
negli
affari
,
d
una
grande
elasticità
nei
regolamenti
,
di
mille
espedienti
e
ripieghi
per
condurre
un
paese
che
voleva
essere
amministrato
e
formato
nel
medesimo
tempo
.
Ed
,
invece
,
con
un
amministrazione
lenta
,
pedantesca
,
intricata
e
tenacissima
delle
sue
vecchie
tradizioni
,
si
trovavano
a
condurre
le
cose
d
'
Italia
coloro
che
avevano
appena
saputo
amministrare
il
Piemonte
.
Che
esser
Capo
di
Divisione
per
le
carceri
o
la
sicurezza
pubblica
,
Consigliere
di
Stato
o
della
Corte
dei
Conti
nel
Piemonte
tranquillo
o
nell
Italia
in
rivoluzione
,
sien
due
cose
affatto
diverse
,
niuno
certo
vorrà
metterlo
in
dubbio
.
Ed
è
chiaro
perciò
,
che
se
il
Piemonte
non
avesse
fatto
altro
che
darci
la
sua
amministrazione
,
le
sue
leggi
,
i
suoi
uomini
,
cogli
ufficii
in
cui
si
trovavano
,
la
macchina
governativa
avrebbe
lavorato
già
assai
peggio
,
e
mille
disordini
sarebbero
stati
inevitabili
.
Ma
le
cose
andarono
bene
altrimenti
.
Quando
gl
impiegati
dei
caduti
governi
e
i
liberali
delle
nuove
province
si
unirono
ai
Piemontesi
,
questi
dettero
uno
straordinario
contingente
burocratico
a
tutta
Italia
.
Si
trattava
d
attuare
le
leggi
e
la
politica
del
Piemonte
,
e
i
suoi
uomini
avevano
una
reputazione
d
'
onestà
,
di
capacità
ed
attività
superiore
agli
altri
.
Era
necessario
perciò
moltiplicare
il
numero
dei
suoi
impiegati
,
e
cominciò
quindi
un
rapido
movimento
di
ascensione
dai
gradi
più
bassi
ai
superiori
.
Bisognava
aprire
le
scuole
elementari
nella
Sicilia
o
nel
Napoletano
dove
mancavano
.
I
governi
provvisorii
avevano
già
proclamato
leggi
simili
a
quelle
del
Piemonte
,
che
imponevano
l
obbligo
d
aprire
le
scuole
,
ma
non
v
'
erano
maestri
,
direttori
,
ispettori
,
e
bisognava
far
presto
.
Allora
il
maestro
elementare
del
Piemonte
venne
a
dirigere
la
scuola
,
ad
improvvisare
altri
maestri
.
La
necessità
lo
faceva
nominare
qualche
volta
ispettore
o
anche
direttore
di
Scuola
Normale
.
E
così
il
buon
maestro
elementare
di
Torino
diveniva
,
nell
Italia
meridionale
,
un
cattivo
ispettore
,
un
pessimo
direttore
.
E
questo
lavoro
si
eseguì
sopra
una
larghissima
scala
.
Come
per
l
aumento
dell
'
esercito
,
il
capitano
fu
colonnello
,
e
questi
generale
,
e
chi
aveva
comandato
una
divisione
comandò
un
corpo
d
esercito
,
e
chi
aveva
comandato
quarantamila
uomini
ne
dové
comandare
due
o
trecentomila
;
così
il
medesimo
sistema
si
volle
e
spesso
si
dovette
seguire
nell
'
amministrazione
.
Senza
dare
alcuna
prova
delle
nuove
ed
assai
maggiori
capacità
,
che
i
nuovi
ufficii
richiedevano
,
il
Capo
-
Sezione
fu
subito
Capo
di
Divisione
,
e
questi
volle
essere
Prefetto
,
e
il
maestro
elementare
insegnò
nel
liceo
.
Quindi
,
nel
medesimo
tempo
,
si
vide
sgovernata
l
Italia
,
peggiorato
il
Piemonte
,
e
buoni
impiegati
divenire
mediocri
o
pessimi
;
perché
,
capaci
a
condurre
la
piccola
barca
del
Piemonte
tranquillo
,
si
trovavano
incapacissimi
a
condurre
,
con
assai
maggiori
ufficii
,
la
nave
d
'
Italia
,
in
un
mare
tanto
burrascoso
.
Il
paese
si
trovò
invaso
da
una
moltitudine
sempre
crescente
d
incapacità
burocratiche
,
che
moltiplicavano
da
ogni
lato
come
le
locuste
.
Uomini
vecchi
e
uomini
nuovi
,
liberali
,
martiri
e
persecutori
,
nessuno
aveva
ricevuta
l
educazione
e
il
tirocinio
necessario
ai
nuovi
tempi
.
I
Piemontesi
,
con
tutti
i
loro
difetti
,
erano
laboriosi
,
disciplinati
,
tenacissimi
;
si
erano
trovati
in
condizioni
più
favorevoli
,
e
quindi
formarono
come
lo
scheletro
o
l
impalcatura
che
doveva
reggere
insieme
la
macchina
della
nuova
amministrazione
.
Ora
sarebbe
inutile
rivolgere
la
colpa
di
questi
fatti
agli
uni
o
agli
altri
.
A
che
gioverebbe
oggi
.
sapere
se
,
nel
distribuire
gl
impieghi
,
fu
tenuta
una
proporzione
troppo
favorevole
agli
uni
o
agli
altri
?
Il
certo
si
è
,
che
dei
tre
elementi
di
cui
s
è
formata
l
Italia
,
la
nostra
rivoluzione
non
poteva
escluderne
alcuno
;
ed
essi
erano
di
tal
natura
,
che
dovevano
inevitabilmente
portare
il
governo
in
mano
di
una
burocrazia
assai
inferiore
al
bisogno
.
Io
,
perciò
,
non
vedo
alcuna
necessità
d
introdurre
le
passioni
dei
partiti
nell
esame
di
tali
questioni
.
Importa
assai
più
di
riconoscere
la
forza
fatale
di
quelle
leggi
che
regolano
le
rivoluzioni
e
le
società
.
Queste
leggi
non
sono
meno
inalterabili
di
quelle
della
natura
,
e
solo
dalla
loro
conoscenza
il
politico
può
attingere
quella
sapienza
che
le
fa
servire
ai
suoi
fini
,
e
,
introducendo
le
riforme
utili
e
possibili
,
accelera
il
progresso
,
promuove
il
miglioramento
,
sociale
.
La
burocrazia
è
divenuta
una
delle
macchine
più
potenti
e
più
necessarie
nei
governi
così
complicati
delle
società
moderne
.
Essa
ordina
il
lavoro
;
accumula
esperienza
;
raccoglie
quel
numero
infinito
di
cognizioni
speciali
e
necessarie
,
che
la
pratica
solamente
suggerisce
;
forma
le
tradizioni
degli
affari
.
Ma
tutti
i
governi
burocratici
sono
minacciati
da
una
malattia
che
,
se
si
lascia
propagare
,
e
non
vi
si
pone
efficace
rimedio
,
è
capace
di
consumare
il
più
forte
organismo
sociale
.
I
Francesi
la
chiamano
routine
,
ed
il
Mill
la
definisce
,
dicendo
che
è
la
malattia
che
affligge
i
governi
burocratici
,
e
di
cui
generalmente
essi
muoiono
.
«
Periscono
»
egli
osserva
«
per
la
immutabilità
delle
loro
massime
,
ed
ancora
più
per
quella
legge
universale
,
per
cui
tutto
ciò
che
diviene
routine
perde
il
suo
vitale
principio
,
e
non
avendo
più
la
mente
che
operi
dentro
,
procede
,
girando
meccanicamente
,
senza
che
più
ne
risulti
l
opera
che
era
destinato
a
produrre
.
Una
burocrazia
tende
sempre
a
divenire
una
pedantocrazia
»
(
On
representative
governement
,
chap
.
IV
)
.
Ora
non
v
è
nulla
che
tanto
agevoli
il
progresso
di
questa
malattia
,
quanto
l
'
accumulare
una
prodigiosa
mediocrità
in
un
punto
determinato
dell
'
organismo
sociale
.
Il
lettore
tiri
da
se
stesso
le
conseguenze
,
e
vedrà
allora
quel
che
doveva
seguire
nei
nostri
Ministeri
.
Osservate
un
poco
come
si
recluta
ogni
giorno
,
come
si
forma
e
come
lavora
la
nostra
burocrazia
.
Negl
impieghi
si
entra
generalmente
senza
esami
,
senza
dar
prova
di
capacità
,
e
,
cominciando
dai
gradi
infimi
,
si
suole
ascendere
col
tempo
e
con
un
regolare
ed
immutabile
processo
di
anzianità
ai
gradi
supremi
.
Il
copista
può
divenire
un
giorno
Capo
di
Divisione
;
ma
allora
il
Capo
di
Divisione
resterà
un
copista
da
cui
dipenderà
la
decisione
d
affari
importantissimi
.
Fra
i
nostri
ve
ne
sono
certamente
alcuni
di
molto
valore
;
ma
io
ne
ho
pure
conosciuto
pili
di
uno
laborioso
ed
onesto
che
,
sepolto
ed
affogato
nel
formalismo
burocratico
,
era
incapace
di
stendere
la
risoluzione
di
un
affare
,
con
una
chiara
cognizione
di
esso
.
E
se
un
Ministro
,
in
tal
condizione
di
cose
,
volesse
oggi
nominare
Capo
di
Divisione
un
privato
cittadino
,
egli
sarebbe
risguardato
come
violatore
dei
più
sacri
diritti
,
ancora
quando
la
capacità
del
nuovo
venuto
fosse
la
più
incontrastabile
e
la
più
incontrastata
.
Se
la
legge
non
vi
si
oppone
,
vi
si
oppongono
le
tradizioni
,
che
qualche
volta
sono
più
tenaci
della
legge
,
e
che
nel
vecchio
Piemonte
arrestarono
perfino
l
'
audacia
del
conte
di
Cavour
.
La
rivoluzione
poté
fare
,
per
cagioni
politiche
,
molte
eccezioni
;
ma
ora
la
porta
è
chiusa
,
e
la
massima
che
generalmente
prevale
può
dirsi
compendiata
nelle
parole
di
quel
burocratico
che
,
alla
morte
del
Cavour
,
diceva
:
Io
non
so
perché
tutti
si
disperano
.
Si
prenda
il
pia
anziano
,
e
si
ponga
nel
posto
del
primo
Ministro
.
Tutti
gl
'
impiegati
sono
come
i
pezzi
d
una
macchina
,
che
debbono
passare
regolarmente
,
in
tempo
determinato
,
nel
posto
stabilito
.
Se
però
il
Ministro
volesse
favorirne
alcuno
,
egli
può
facilmente
trasferirlo
da
un
ufficio
ad
un
altro
del
medesimo
grado
,
ma
d
una
importanza
assai
maggiore
,
d
un
indole
assolutamente
diversa
,
e
che
richieda
cognizioni
affatto
speciali
.
Con
una
facile
manovra
burocratica
,
a
cui
la
legge
e
la
tradizione
non
s
'
oppongono
,
il
Capo
-
Sezione
o
il
Capo
-
Divisione
possono
salire
una
cattedra
,
dirigere
una
biblioteca
o
un
accademia
di
belle
arti
,
senza
saper
distinguere
un
Raffaello
da
un
Cimabue
,
senza
aver
dato
alcuna
prova
di
conoscere
la
materia
che
sono
chiamati
ad
insegnare
.
Vi
sarebbe
,
è
vero
,
da
temere
il
giudizio
del
pubblico
;
ma
esso
è
,
in
questi
casi
,
di
una
tolleranza
uguale
solo
all
infinito
.
In
una
parola
,
tutte
le
vie
sono
aperte
per
ammettere
le
incapacità
,
tutte
sono
chiuse
quando
si
tratta
di
ammettere
in
modo
eccezionale
le
capacità
singolari
,
le
quali
,
si
noti
,
bene
,
è
quasi
impossibile
che
prendano
la
via
ordinaria
.
Uno
che
senta
in
se
stesso
facoltà
superiori
al
comune
degli
uomini
,
non
vorrà
certamente
porsi
dieci
o
forse
venti
anni
a
copiare
e
scrivere
lettere
,
per
giungere
finalmente
a
quelli
ufficio
dove
potrà
dimostrare
il
suo
valore
,
se
la
sua
intelligenza
non
sarà
già
esaurita
sotto
il
lungo
e
lento
processo
di
mummificazione
,
cui
fu
sottoposta
.
L
'
uomo
d
ingegno
si
troverà
così
sempre
come
corpo
estraneo
,
in
mezzo
a
una
mediocrità
che
dilaga
da
ogni
lato
,
e
la
sua
superiorità
sarà
soggetto
di
gelosia
grandissima
o
di
diffidenza
,
per
forza
naturale
delle
cose
e
per
legge
dell
umana
natura
.
L
'
intelligenza
,
che
dovrebbe
essere
la
forza
motrice
e
regolatrice
della
gran
macchina
burocratica
,
va
mancando
,
e
i
capi
d
ufficio
non
sono
essi
stessi
che
pezzi
della
macchina
.
Non
v
è
paese
del
mondo
in
cui
i
più
alti
impiegati
amministrativi
sieno
così
privi
d
ogni
responsabilità
e
indipendenza
,
così
male
retribuiti
come
tra
noi
.
Il
Capo
di
Divisione
non
può
scegliere
alcuno
de
suoi
impiegati
,
non
può
mai
risolvere
in
suo
proprio
nome
gli
affari
.
La
firma
è
sempre
del
Ministro
o
del
Segretario
che
sottoscrive
in
nome
del
Ministro
;
la
responsabilità
in
faccia
al
paese
è
loro
,
sebbene
gli
affari
sieno
poi
di
fatto
risoluti
dalla
burocrazia
che
,
messa
al
coperto
,
e
considerata
come
una
macchina
,
diventa
più
macchina
che
mai
.
La
responsabilità
non
è
più
di
nessuno
,
perché
coloro
che
conoscono
e
risolvono
gli
affari
non
l
hanno
,
ed
il
Ministro
ed
il
Segretario
sono
responsabili
solo
di
nome
,
quando
si
trovano
costretti
a
firmar
carte
che
non
hanno
il
tempo
materiale
di
leggere
.
Così
,
nel
tempo
stesso
in
cui
da
un
lato
si
è
tolto
alla
burocrazia
ogni
indipendenza
legale
,
si
è
resa
dalli
altro
onnipotente
.
E
l
aver
tutto
concentrato
nel
Ministro
,
serve
spesso
ad
introdurre
il
favoritismo
politico
in
ogni
parte
dell
amministrazione
,
con
danno
manifesto
degli
affari
.
Da
questa
continua
ingerenza
politica
sono
,
io
credo
,
derivati
i
danni
maggiori
al
pubblico
insegnamento
:
il
Ministro
ed
il
Segretario
non
possono
sempre
resistere
alle
raccomandazioni
dei
Deputati
e
dei
Senatori
.
Dovrebbero
essere
la
sola
forza
intelligente
e
responsabile
,
la
mente
e
l
anima
dell
organismo
burocratico
;
ma
essi
mutano
continuamente
,
onde
il
corpo
si
è
dovuto
assuefare
a
camminare
senza
anima
,
e
le
ruote
dello
strano
meccanismo
girano
ancora
,
quando
la
prima
forza
motrice
è
mancata
.
Il
regolamento
è
divenuto
la
sola
ancora
,
il
vangelo
della
burocrazia
,
come
la
rettorica
è
il
vangelo
dei
pedanti
.
Ma
come
nessuna
rettorica
fece
mai
uno
scrittore
,
così
nessun
regolamento
basterà
mai
a
formare
una
buona
amministrazione
.
La
difficoltà
di
penetrare
il
vero
scopo
delle
leggi
,
e
la
mancanza
di
autorità
per
assumerne
sopra
di
sé
la
interpretazione
,
hanno
fatta
sostituire
la
lettera
allo
spirito
.
Quanto
più
il
lavoro
prescritto
è
complicato
,
irrazionale
,
tanto
più
viene
religiosamente
eseguito
,
senza
osservare
se
lo
scopo
prefisso
è
ottenuto
.
Una
volta
ebbi
occasione
d
'
osservare
questo
fatto
.
Si
dové
eseguire
un
disegno
approvato
dal
Ministero
,
per
adattare
un
antico
locale
ad
un
nuovo
uso
.
Il
lavoro
era
abbastanza
inoltrato
,
quando
si
vide
che
un
certo
numero
di
finestre
non
potevano
farsi
con
la
spesa
indicata
;
perché
si
trovarono
antichi
pilastri
nascosti
nell
'
interno
delle
mura
,
appunto
là
dove
dovevano
venir
le
finestre
.
Non
essendo
possibile
sospendere
i
lavori
,
per
aspettare
la
fine
delle
lunghe
pratiche
necessarie
ad
avere
l
approvazione
d
'
un
nuovo
disegno
,
bisognava
o
fare
,
senza
permesso
,
una
spesa
maggiore
,
o
aprire
le
finestre
in
altro
punto
,
e
deturpare
tutta
l
architettura
.
Studiato
il
regolamento
,
fu
deciso
di
aprire
le
finestre
,
con
la
spesa
indicata
,
là
dove
deturpavano
l
'
architettura
,
per
poi
chiuderle
,
e
con
nuovo
disegno
regolarmente
approvato
,
riaprirle
dove
conveniva
.
Il
regolamento
era
fatto
per
impedire
spese
maggiori
del
bisogno
,
e
in
queste
appunto
si
cadeva
,
volendo
rispettarne
la
lettera
,
a
danno
dello
spirito
.
La
moltiplicità
delle
forme
e
delle
formole
non
è
credibile
,
e
sembra
destinata
assai
spesso
a
non
ottenere
altro
fine
che
quello
d
arrestare
il
corso
delle
pubbliche
faccende
.
Ho
visto
gli
agenti
d
una
Compagnia
americana
,
venuti
in
Italia
con
forti
capitali
,
per
intraprendere
alcune
industrie
,
fuggire
disperati
,
dopo
aver
visto
la
serie
infinita
delle
pratiche
che
bisognava
fare
per
ottenere
il
desiderato
permesso
,
e
le
mille
difficoltà
che
si
dovevano
superare
.
L
Italia
,
mi
dissero
,
non
è
ancora
un
paese
per
gli
affari
;
e
se
ne
andarono
.
Sarebbe
nondimeno
ingiusto
il
non
osservare
che
questa
burocrazia
lenta
,
ostinata
,
pedantesca
com
è
,
ha
pure
reso
,
col
suo
lavoro
costante
,
paziente
e
noioso
,
grandi
servigi
al
paese
.
Credete
forse
che
un
amministrazione
improvvisata
solamente
di
liberali
,
o
di
vecchi
impiegati
,
o
di
Piemontesi
,
avrebbe
potuto
resistere
alla
continua
mutazione
dei
Ministeri
,
agli
urli
della
piazza
,
alla
inerzia
passionata
della
maggior
parte
di
noi
?
Più
di
una
volta
l
'
ostinazione
e
la
pedanteria
burocratica
sono
state
la
sola
forza
veramente
conservatrice
,
che
potevamo
opporre
alle
tradizioni
immorali
dei
caduti
governi
,
ed
al
favoritismo
politico
.
Ora
però
siamo
giunti
a
un
punto
,
che
la
più
necessaria
delle
riforme
deve
cominciare
da
essa
,
se
non
vogliamo
che
la
vita
nazionale
resti
soffocata
.
Ma
è
singolare
!
mentre
tutto
il
paese
grida
tanto
contro
la
burocrazia
,
sembra
esso
stesso
affetto
dalla
medesima
malattia
.
Voi
sentite
da
ogni
lato
ripetere
:
che
cosa
bisogna
fare
?
Qual
è
il
regolamento
,
quale
la
legge
,
in
una
parola
,
quale
è
il
nuovo
sistema
che
deve
salvarci
?
Né
si
considera
che
di
regolamenti
ne
abbiamo
finora
fatti
delle
migliaia
,
che
tutte
le
nostre
stamperie
sono
ancora
affaticate
in
questo
indefesso
lavoro
;
e
fra
poco
avremo
percorsa
tutta
la
serie
dei
regolamenti
e
dei
sistemi
possibili
,
senza
avere
ottenuto
il
nostro
scopo
.
E
proprio
il
caso
di
ripetere
all
Italia
le
parole
di
Fausto
a
Wagner
:
E
stimi
dunque
Che
da
vil
pergamena
esca
la
sacra
Sorgente
che
l
ardor
di
questa
sete
Possa
ammorzarti
?
Oh
no
ristoro
alcuno
Non
aspettar
,
se
dall
anima
tua
Limpida
non
zampilla
.
Si
tratta
di
finanza
?
E
sorgono
subito
a
combattere
tre
sistemi
nuovi
debiti
,
nuove
imposte
o
nuove
economie
.
Ma
nuovi
debiti
non
troviamo
da
farne
;
nuove
imposte
,
il
paese
esausto
sarà
pur
troppo
incapace
di
sopportarle
,
e
quanto
alle
economie
,
l
esame
delle
cifre
ha
provato
che
le
spese
maggiori
sono
quelle
appunto
che
non
si
possono
diminuire
.
Con
questi
palliativi
noi
dunque
andremo
innanzi
ancora
qualche
anno
,
senza
aver
trovato
il
sistema
che
ci
deve
salvare
.
V
è
in
Italia
nessun
uomo
di
buon
senso
,
il
quale
dubiti
ancora
,
che
il
solo
mezzo
per
uscire
dal
laberinto
in
cui
siamo
entrati
,
sta
nell
'
aumentare
il
lavoro
e
la
produzione
nazionale
;
perché
solo
allora
le
rendite
dello
Stato
cresceranno
,
e
perché
una
nazione
come
la
nostra
,
che
spende
e
non
produce
,
deve
assolutamente
fallire
,
e
non
è
il
sistema
,
ma
il
lavoro
che
può
salvarla
?
Si
tratta
di
pubblica
istruzione
?
Ed
ecco
i
sistemi
sorgono
a
combatter
fra
loro
.
Libertà
d
insegnamento
,
tasse
elevate
,
insegnamento
dello
Stato
,
privati
docenti
,
insegnamento
obbligatorio
.
Ed
ognuno
si
presenta
con
in
mano
un
segreto
talismano
,
che
deve
salvare
il
paese
.
Ma
perché
non
osservare
che
le
tasse
elevate
erano
prescritte
dalla
legge
Casati
,
e
voi
foste
indotti
a
scemarle
?
Che
essa
stabilisce
l
insegnamento
elementare
obbligatorio
,
mentre
in
Toscana
è
libero
;
che
a
Napoli
v
'
è
un
gran
numero
di
privati
-
docenti
,
mentre
a
Torino
,
Pavia
,
Pisa
non
attecchiscono
;
che
dal
59
in
poi
quasi
tutti
i
sistemi
'
furono
provati
;
che
anche
oggi
buona
parte
di
essi
sono
in
presenza
,
e
che
riescono
solo
a
far
andare
l
'
insegnamento
ugualmente
male
per
tutto
?
A
che
vi
giova
l
aprire
le
scuole
serali
,
quando
voi
cominciate
con
500
alunni
,
empite
d
elogi
tutti
i
giornali
,
lodate
il
Municipio
,
la
popolazione
,
il
Ministro
e
l
Ispettore
;
e
poi
abbandonate
le
scuole
a
se
stesse
?
Gli
alunni
diminuiscono
subito
,
e
finalmente
voi
dovete
cominciare
a
chiudere
le
scuole
.
Allora
sarebbe
il
tempo
pei
giornali
di
gridare
;
ma
essi
pensano
a
cose
più
serie
.
Qual
sistema
,
qual
regolamento
vi
salva
da
questa
generale
oscitanza
?
Un
giorno
si
levò
nella
Camera
un
deputato
e
disse
:
Signori
!
Volete
voi
sapere
che
cosa
bisogna
fare
per
riordinare
il
nostro
insegnamento
universitario
?
Pigliate
ogni
anno
dieci
o
dodici
fra
i
migliori
giovani
che
s
addottarono
nelle
nostre
Università
,
e
mandateli
a
perfezionarsi
all
'
estero
,
specialmente
in
Germania
.
Così
,
dopo
qualche
tempo
,
avrete
un
primo
nucleo
di
buoni
professori
,
che
s
'
andranno
moltiplicando
ogni
anno
.
Il
consiglio
parve
buono
e
fu
adottato
;
la
Camera
approvò
nel
bilancio
una
somma
sufficiente
.
Si
venne
subito
al
modo
d
attuare
,
e
si
fece
il
regolamento
.
Ogni
anno
,
nel
tempo
delle
nostre
vacanze
universitarie
,
s
intima
un
concorso
per
scegliere
un
buon
numero
di
giovani
dottori
,
ed
è
stabilito
prima
,
quanti
debbono
essere
i
medici
,
quanti
i
filosofi
,
i
matematici
,
ec
.
Ed
ogni
anno
avviene
che
l
'
Italia
non
è
pronta
a
dare
un
numero
determinato
,
e
anche
distribuito
secondo
la
tabella
ministeriale
,
di
giovani
capaci
di
profittar
davvero
del
loro
soggiorno
in
Germania
,
dove
gli
studii
sono
tanto
diversi
e
tanto
più
elevati
.
Quindi
,
il
più
delle
volle
,
una
parte
degli
eletti
sono
giovani
assai
mediocri
.
Tra
le
materie
per
l
'
esame
di
concorso
non
si
richiede
alcuna
conoscenza
della
lingua
del
paese
,
dove
si
va
a
studiare
,
e
la
durata
del
soggiorno
è
d
'
un
anno
solo
.
Generalmente
la
decisione
del
concorso
è
fatta
conoscere
al
giovane
nella
fine
del
novembre
;
onde
egli
arriva
a
Berlino
non
prima
degli
ultimi
giorni
del
dicembre
,
per
fare
le
vacanze
del
Natale
.
Il
semestre
d
inverno
,
che
in
Germania
comincia
nell
'
ottobre
,
ed
è
quello
degli
studii
più
severi
,
si
trova
già
inoltrato
a
metà
;
e
prima
che
il
giovane
si
ponga
in
grado
di
comprendere
il
tedesco
e
profittare
,
la
più
gran
parte
dell
'
anno
è
passata
,
ed
egli
deve
apparecchiarsi
a
ritornare
in
patria
.
Non
v
è
che
un
solo
mezzo
per
restare
,
quello
d
'
avere
,
in
questo
tempo
,
fatto
in
Germania
e
stampato
un
lavoro
,
e
con
esso
presentarsi
ad
un
secondo
concorso
.
Ora
è
certo
,
che
se
fra
quei
giovani
ve
ne
è
qualcuno
veramente
capace
di
profittare
,
questi
non
avrà
finito
e
stampato
un
lavoro
in
così
breve
tempo
.
Egli
deve
dunque
tornare
,
il
regolamento
lo
impone
.
Eccezioni
ve
ne
sono
state
,
e
sul
principio
il
Ministro
aveva
assai
maggiore
larghezza
;
ma
ora
la
regola
è
questa
.
Così
n
è
seguito
che
i
danari
si
sono
spesi
,
ma
i
professori
non
si
sono
avuti
.
Il
Governo
stesso
sembra
diffidar
di
questi
giovani
,
e
in
si
grande
penuria
d
'
insegnanti
,
quando
è
costretto
a
nominar
professori
alcuni
che
non
hanno
neppure
compiuto
gli
studii
universitarii
,
già
si
dimostra
restio
ad
impiegar
questi
dottori
perfezionati
in
Germania
.
Esso
sembra
non
essere
in
grado
di
conoscer
neppure
con
che
profitto
abbiano
studiato
,
a
quale
disciplina
più
specialmente
si
siano
dati
.
Così
almeno
bisogna
credere
,
quando
s
è
visto
che
coloro
i
quali
a
Berlino
studiavano
una
materia
,
furono
chiamati
in
Italia
ad
insegnarne
un
'
altra
affatto
diversa
;
quando
s
è
visto
quelli
che
più
godevano
la
stima
dei
compagni
e
dei
professori
,
piatire
invano
un
posto
di
liceo
,
mentre
altri
,
e
non
più
meritevoli
,
entravano
nelle
Università
.
Molti
di
essi
gridarono
che
,
così
facendo
,
v
'
era
un
fine
premeditato
;
ma
ciò
è
assurdo
.
Il
Governo
e
la
burocrazia
non
hanno
altro
fine
,
che
il
bene
della
gioventù
e
dell
insegnamento
;
ma
si
sono
da
se
stessi
legate
le
mani
,
e
messi
nella
impossibilità
di
farlo
.
È
dunque
da
meravigliarsi
,
se
il
paese
non
ha
finora
risentito
alcun
vantaggio
dei
danari
spesi
,
e
se
noli
abbiamo
guadagnato
niente
nella
poca
stima
che
s
ha
di
noi
all
estero
,
dove
s
è
avuto
un
saggio
del
modo
con
cui
in
Italia
procedono
le
pubbliche
faccende
,
e
la
nostra
leggerezza
è
stata
dagli
uomini
gravi
giudicata
scandalosa
?
Quale
è
il
regolamento
che
ci
salva
da
questi
errori
,
quale
è
il
sistema
?
Io
lo
dirò
francamente
:
bisogna
non
fare
strazio
così
manifesto
del
senso
comune
.
La
questione
principale
tra
di
noi
non
è
di
regolamenti
o
di
leggi
;
ma
è
di
uomini
.
Con
uomini
che
sappiano
e
che
vogliano
,
le
peggiori
leggi
si
portano
a
buon
fine
;
con
uomini
indolenti
o
ignoranti
,
tutto
riesce
male
.
E
l
'
Italia
,
invece
di
rivolgere
a
ciò
tutta
quanta
la
sua
attenzione
,
s
è
persuasa
che
ad
avere
una
nazione
stimata
,
civile
e
potente
,
basti
avere
una
libera
costituzione
,
ed
un
miglior
codice
penale
e
civile
e
scuole
e
vie
ferrate
e
porti
e
canali
,
e
la
posta
che
parte
tre
o
quattro
volte
il
giorno
,
ec
.
,
ec
.
Ma
questi
sono
condotti
pei
quali
deve
scorrere
la
vita
e
l
attività
nazionale
;
se
questa
vita
manca
e
niuno
pensa
a
ridestarla
,
se
le
strade
restano
senza
viaggiatori
e
i
porti
senza
navi
e
le
scuole
senza
scolari
,
tutte
le
grandi
imprese
servono
solo
ad
affrettar
la
rovina
ed
il
fallimento
.
Le
società
vi
sono
,
la
libertà
si
desidera
solo
per
avere
uomini
migliori
;
le
leggi
,
le
istituzioni
non
possono
essere
che
mezzi
e
strumenti
di
questo
fine
più
alto
assai
.
Ma
gli
ostacoli
che
si
frappongono
fra
noi
a
conseguirlo
sono
infiniti
,
e
tanto
più
gravi
,
quanto
più
molti
di
essi
sono
opera
delle
nostre
proprie
mani
.
Io
ne
citerò
uno
che
sembra
di
poco
momento
;
ma
è
notevole
assai
,
perché
viene
dalla
gente
più
illuminata
e
benemerita
del
paese
.
Vi
sono
fra
di
noi
molti
uomini
,
che
hanno
più
degli
altri
contribuito
a
fare
l
'
Italia
.
Costoro
nelle
lettere
,
nelle
scienze
,
nelle
armi
o
nella
politica
hanno
reso
grandi
servigi
alla
patria
,
e
i
loro
nomi
sono
giustamente
venerati
in
Italia
e
fuori
.
Ma
non
pochi
di
essi
restarono
,
come
noi
tutti
,
ubbriacati
dai
facili
successi
finora
ottenuti
.
Più
volte
m
è
avvenuto
di
parlare
con
qualcuno
di
loro
,
sulle
più
utili
riforme
di
cui
il
nostro
paese
avrebbe
bisogno
.
Ed
ogni
volta
che
io
discorrendo
,
per
esempio
,
di
pubblica
istruzione
,
mi
sono
lasciato
andare
a
descrivere
disegni
di
radicali
riforme
,
sono
stato
interrotto
da
un
osservazione
che
m
ha
fatto
molto
pensare
,
perché
mi
fu
troppe
volte
ripetuta
.
In
fin
de
conti
,
m
hanno
detto
molti
di
questi
uomini
politici
,
ed
anche
non
pochi
egregi
professori
,
noi
non
facemmo
tali
studii
,
non
fummo
costretti
a
questo
tirocinio
;
eppure
....
eppure
qualche
cosa
noi
siamo
,
l
'
Italia
,
in
fine
,
l
'
abbiam
fatta
noi
!
Vi
fu
tra
gli
altri
un
deputato
di
molto
ingegno
,
che
aggiunse
:
Io
piglierei
che
i
nostri
figli
facessero
camminar
l
'
Italia
,
quanto
l
'
abbiam
fatta
camminar
noi
.
Ora
,
con
buona
pace
di
questi
signori
,
io
credo
che
essi
vivano
nella
più
grande
illusione
.
I
nomi
di
coloro
che
seppero
sperare
contro
la
speranza
,
che
ebbero
una
fede
inconcussa
nella
libertà
,
per
cui
vissero
e
soffrirono
,
resteranno
immortali
,
e
le
loro
opere
saranno
d
'
esempio
ai
posteri
.
Ma
se
non
si
persuadono
,
che
le
forze
bastevoli
a
far
cadere
governi
crollanti
non
bastano
a
formare
una
grande
nazione
;
se
non
si
persuadono
,
che
ora
si
tratta
di
creare
una
generazione
di
gran
lunga
superiore
a
noi
,
perché
la
scienza
,
l
'
industria
,
l
esperienza
,
in
una
parola
,
gli
uomini
che
l
Italia
possiede
,
non
sono
ancora
quelli
che
costituiscono
le
grandi
nazioni
,
e
che
si
formano
in
esse
;
se
di
tutto
ciò
non
si
vogliono
persuadere
,
potrebbero
correre
il
pericolo
di
divenire
un
ostacolo
all
'
opera
che
così
splendidamente
iniziarono
colle
proprie
mani
.
Niuna
illusione
più
funesta
di
quella
che
vuol
credere
,
che
gli
uomini
i
quali
di
recente
spezzarono
le
proprie
catene
,
sieno
davvero
i
più
capaci
a
sostenere
in
tutto
l
'
onore
e
la
gloria
del
paese
risorto
.
In
quella
poca
esperienza
che
ho
potuto
avere
nell
insegnamento
,
mi
è
restata
sempre
una
profonda
convinzione
,
che
la
nostra
gioventù
potrà
rapidissimamente
superarci
,
se
noi
non
continuiamo
a
lasciarla
nell
'
abbandono
in
cui
l
abbiamo
tenuta
finora
.
Ma
se
ancora
duriamo
fatica
a
capire
,
che
il
nostro
più
nobile
ufficio
è
quello
di
produrre
una
generazione
che
ci
superi
,
e
vogliamo
produrne
una
simile
a
noi
,
avremo
invece
una
copia
peggiorata
dalla
nostra
incapacità
:
noi
potremmo
avvederci
del
funesto
errore
,
quando
in
Europa
venisse
uno
di
quei
momenti
difficili
nei
quali
,
fra
l
urto
dei
potenti
,
solo
i
forti
si
salvano
,
o
fossimo
sottoposti
ad
una
di
quelle
crisi
violente
,
a
cui
,
pur
troppo
!
anche
le
società
moderne
vanno
soggette
.
Ma
abbiamo
noi
bisogno
di
novelle
prove
?
Non
è
generale
il
grido
che
la
gioventù
nostra
da
tutti
tenuta
fra
le
più
intelligenti
non
progredisce
punto
?
E
non
furono
gli
uomini
stessi
che
fecero
l
Italia
,
coloro
che
,
venuti
all
opera
,
riuscirono
impotenti
a
un
assetto
definitivo
,
e
caddero
in
quegli
errori
che
questa
guerra
è
venuta
a
mettere
così
dolorosamente
in
luce
?
E
se
anche
gli
uomini
eminenti
possono
qualche
volta
,
loro
malgrado
,
essere
d
inciampo
al
progresso
della
nazione
;
che
sarà
della
schiera
infinita
dei
mediocri
?
Avete
voi
mai
conosciuto
un
paese
dove
la
calunnia
sia
così
potente
e
così
avida
,
dove
in
così
breve
tempo
si
sia
lacerato
un
ugual
numero
di
riputazioni
onorate
?
Si
grida
per
tutto
che
ci
vogliono
uomini
nuovi
,
perché
gli
uomini
vecchi
sono
già
consumati
;
ma
non
appena
si
vedono
i
segni
di
un
qualche
giovane
di
vero
ingegno
elle
sorge
,
un
mal
volere
,
direi
quasi
,
un
odio
infinito
,
s
'
accumula
contro
di
lui
e
lo
circonda
.
La
mediocrità
è
una
potenza
livellatrice
,
vorrebbe
ridurre
tutti
gli
uomini
alla
sua
misura
,
odia
il
genio
che
non
comprende
,
detesta
l
ingegno
che
distrugge
l
'
armonia
della
sua
ambita
uguaglianza
.
Essa
ha
i
suoi
idoli
che
solleva
e
che
adora
;
ma
sono
grandi
mediocrità
anch
essi
,
che
le
servono
di
strumento
,
e
che
,
con
una
riputazione
usurpala
,
nascondono
i
bassi
fini
della
moltitudine
.
Essa
ha
in
tutto
ciò
una
forza
d
associazione
incredibile
,
una
disciplina
ed
un
istinto
che
le
fa
sempre
riconoscere
da
lontano
il
nemico
,
contro
cui
tutti
rivolgono
contemporaneamente
i
loro
strali
avvelenati
.
Molti
e
molti
giovani
io
ho
veduti
abbandonarsi
e
cedere
,
scoraggiati
,
il
terreno
,
innanzi
ad
un
nemico
sconosciuto
,
invisibile
,
eppure
così
numeroso
.
Che
l
'
Italiano
del
Settentrione
ricordi
un
poco
che
cosa
erano
i
Napoletani
appena
usciti
dalla
rivoluzione
;
come
si
laceravano
,
e
come
,
i
più
numerosi
nella
Camera
,
e
con
una
intelligenza
che
nessuno
mai
negò
loro
,
restarono
pur
sempre
i
più
deboli
.
E
poi
si
faccia
un
esame
di
coscienza
,
e
veda
se
non
è
vero
,
che
queste
nostre
passioni
consumano
per
tutto
le
forze
più
vive
del
paese
,
e
fanno
che
spesso
l
'
Italia
divori
,
come
Saturno
,
i
suoi
proprii
figli
.
Ma
voi
siete
sempre
ad
assalire
le
moltitudini
,
e
tacete
delle
consorterie
,
che
fra
di
noi
cagionarono
tutto
il
male
.
Sono
esse
che
fanno
un
disonesto
monopolio
del
Governo
a
vantaggio
di
pochi
;
sono
esse
che
detestano
l
ingegno
e
la
gioventù
,
elle
proteggono
solo
i
vecchi
impiegati
,
perché
possono
averli
docili
strumenti
dei
loro
bassi
fini
.
Prima
si
diceva
la
consorteria
;
ora
il
singolare
s
è
mutato
in
plurale
,
ed
abbiamo
le
consorterie
:
v
è
la
toscana
,
la
napoletana
,
la
lombarda
,
la
piemontese
,
e
fra
poco
avremo
anche
la
veneta
.
E
mentre
vi
sono
di
quelli
che
le
fanno
cagione
di
tutti
i
mali
,
ve
ne
sono
altri
,
i
quali
dicono
che
esse
sono
un
nome
vano
,
un
mito
,
uno
spauracchio
da
bambini
.
Le
consorterie
però
ci
sono
e
sono
una
grande
calamità
,
perché
sintomi
funesti
di
una
malattia
morale
che
ancora
ci
travaglia
.
Nelle
grandi
questioni
politiche
,
là
dove
si
tratta
della
esistenza
del
paese
,
tutta
la
nazione
si
agita
,
tutte
le
opinioni
s
'
uniscono
,
il
programma
politico
è
uno
solo
,
ed
il
Governo
allora
pare
che
non
guidi
,
ma
sia
guidato
dal
paese
.
E
sono
i
soli
momenti
,
in
cui
da
noi
non
si
commettono
più
errori
.
Le
nostre
moltitudini
hanno
un
senso
politico
così
fino
,
che
vedono
sempre
il
punto
essenziale
della
questione
,
ed
a
quello
rivolgono
tutte
le
forze
,
dimenticando
il
resto
.
L
Italia
diviene
allora
ammirabile
al
cospetto
dei
mondo
,
e
fa
prodigi
.
Ma
in
tutte
le
altre
questioni
d
'
amministrazione
,
di
finanza
,
di
pubblico
insegnamento
,
là
dove
non
si
tratta
più
della
esistenza
immediata
,
e
si
potrebbero
formare
i
partiti
,
perché
incominciano
le
divergenze
;
il
paese
,
invece
,
cade
subito
nell
'
abbandono
e
nell
'
indifferenza
,
grida
perché
soffre
,
ma
non
pensa
al
rimedio
,
ed
aspetta
ogni
cosa
dal
Governo
.
Gli
uomini
politici
si
trovano
,
così
,
come
generali
senza
esercito
,
e
si
dividono
in
gruppi
che
sono
consorterie
,
e
non
possono
in
alcun
modo
divenire
partiti
.
Il
conte
di
Cavour
,
colla
sua
personalità
e
col
suo
genio
politico
,
teneva
uniti
molti
di
quei
gruppi
,
e
,
sollevando
a
tempo
delle
grandi
questioni
,
agitava
il
paese
quando
ne
aveva
bisogno
.
Ma
dopo
la
sua
morte
i
gruppi
si
divisero
,
e
le
consorterie
moltiplicarono
.
Appena
uno
di
questi
gruppi
saliva
al
potere
,
si
trovava
intorno
un
paese
che
non
suggeriva
nulla
,
ma
chiedeva
di
essere
sollevato
;
e
di
fronte
si
trovava
gli
altri
gruppi
tutti
nemici
,
perché
tutti
desiderosi
del
potere
.
Quindi
le
avversioni
personali
,
meschine
;
la
guerra
d
ingiurie
e
di
pettegolezzi
,
che
il
paese
ha
sempre
deplorata
e
deplora
.
Se
il
Governo
poi
voleva
aiuto
;
se
aveva
bisogno
d
un
segretario
,
d
'
un
prefetto
,
d
un
impiegato
,
non
poteva
sceglierlo
che
fra
il
piccolo
numero
degli
amici
fidati
.
Più
volte
i
consorti
tentarono
rompere
questo
cerchio
di
ferro
,
che
li
stringeva
e
gl
'
isolava
;
ma
non
v
era
modo
.
Essi
non
impiegavano
i
loro
più
fidi
,
e
correvano
pericolo
di
far
solo
qualche
disertore
;
essi
cercavano
fuori
,
e
s
imbattevano
in
un
nemico
o
in
uno
sconosciuto
.
Il
Governo
si
riduceva
così
inevitabilmente
nelle
mani
di
pochi
,
ed
era
quello
che
li
rendeva
odiosi
.
Ma
fino
a
che
dietro
a
ognuno
di
quei
gruppi
non
sarà
una
parte
del
paese
,
fino
a
che
il
Governo
sarà
ridotto
nella
materiale
impossibilità
di
stendersi
in
un
largo
cerchio
;
i
partiti
saranno
sempre
impossibili
,
e
avremo
solo
consorterie
,
chiunque
sia
al
potere
.
Se
quello
che
oggi
si
chiama
partito
di
azione
,
riuscisse
in
tempi
pacifici
ad
afferrare
il
potere
,
si
vedrebbe
anch
esso
,
in
tutte
le
faccende
di
governo
,
ridotto
ad
un
piccolo
numero
,
e
sarebbe
subito
preso
dal
male
della
consorteria
.
Un
Governo
di
pochi
è
sempre
meschino
e
personale
,
odioso
,
sospettoso
d
ogni
nuovo
venuto
;
è
sempre
una
consorteria
,
e
qualche
volta
può
divenire
una
camorra
.
E
noi
non
usciremo
mai
da
un
Governo
di
pochi
,
fino
a
che
il
paese
non
comincia
a
discutere
sul
serio
i
proprii
affari
,
a
determinare
la
propria
opinione
,
e
,
coi
mezzi
legali
,
imporla
ai
ministri
.
Fino
a
che
non
si
decide
a
pigliar
parte
alla
vita
politica
,
e
lascia
vuoti
i
collegi
elettorali
,
e
chiama
al
municipio
gente
che
non
conosce
,
e
pretende
che
il
Governo
debba
far
tutto
per
tutti
,
e
aspetta
da
esso
la
pioggia
ed
il
bel
tempo
;
la
libertà
resterà
un
nome
vano
,
e
le
istituzioni
liberali
saranno
come
le
strade
ferrate
senza
viaggiatori
,
come
i
porti
senza
navi
;
le
consorterie
non
potranno
divenire
partiti
,
e
tutti
gli
sforzi
per
distruggerle
riusciranno
solo
ad
aumentarne
il
numero
.
Esse
dunque
ci
sono
e
sono
un
male
,
di
cui
la
colpa
principale
ricade
sui
non
consorti
,
che
si
contentano
solo
di
biasimare
e
stare
a
guardare
.
Potremo
noi
sperare
di
mutare
,
fino
a
che
vi
saranno
ancora
municipii
,
nei
quali
gli
ordini
delle
autorità
locali
si
debbono
proclamare
a
suon
di
tromba
o
tamburo
,
per
non
esservi
chi
sappia
leggerli
?
Così
dunque
ci
troviamo
portati
sempre
ad
una
medesima
conclusione
.
V
è
in
Italia
un
gran
colpevole
,
che
ha
fatto
più
male
ed
ha
commesso
più
errori
dei
generali
,
dei
ministri
,
del
partito
d
'
azione
,
delle
malve
e
delle
consorterie
,
e
quest
'
uno
siamo
noi
tutti
.
Ma
qui
mi
si
potrebbe
dire
:
è
bello
e
comodo
predicare
per
fare
il
profeta
di
sventure
;
ma
veniamo
un
poco
al
quid
agendum
.
Voi
dite
che
in
Italia
mancano
gli
uomini
,
e
voi
non
avete
alcuna
fede
nelle
istituzioni
,
nelle
leggi
e
nei
regolamenti
.
Che
cosa
dunque
bisogna
fare
?
Voi
dite
che
le
moltitudini
sono
ignoranti
.
Ma
noi
abbiamo
aperto
scuole
sopra
scuole
,
abbiamo
creato
un
esercito
di
professori
,
abbiamo
aggravato
il
bilancio
dello
Stato
,
abbiamo
.
tentato
i
nuovi
sistemi
;
e
voi
dite
che
si
va
di
male
in
peggio
,
e
ripetete
che
non
bisogna
aver
fede
cieca
nei
sistemi
o
nei
regolamenti
.
Per
aver
buone
scuole
bisogna
aver
buoni
professori
,
e
viceversa
,
per
formar
dei
professori
ci
vogliono
le
scuole
.
Noi
non
abbiamo
né
l
una
cosa
né
l
altra
.
Inviammo
a
Berlino
i
nostri
migliori
giovani
,
e
neppure
siamo
riusciti
a
nulla
.
Questa
è
dunque
una
impresa
disperata
?
Se
dopo
tutto
ciò
che
ho
detto
,
io
pretendessi
d
'
avere
trovato
il
segreto
talismano
che
deve
guarire
l
'
Italia
,
il
lettore
di
buon
senso
sarebbe
nell
'
obbligo
di
darmi
del
ciarlatano
.
Io
non
credo
che
l
impresa
sia
disperata
;
ma
non
ho
certo
la
pretensione
di
rispondere
alla
domanda
;
e
quando
mi
sentissi
da
ciò
,
non
avrei
preso
a
scrivere
un
opuscolo
.
Credo
di
più
,
che
non
vi
sia
uomo
capace
di
rispondere
,
perché
la
rigenerazione
d
'
un
paese
,
per
mezzo
della
libertà
,
deve
essere
l
opera
del
Governo
e
del
paese
stesso
.
Il
primo
passo
,
però
,
è
quello
di
mettere
,
noi
stessi
,
a
nudo
le
nostre
piaghe
,
di
distruggere
le
illusioni
o
i
pregiudizii
nazionali
.
Se
voi
pigliate
ad
uno
ad
uno
tutti
i
rami
della
civiltà
umana
,
l
Italiano
vi
consente
che
in
ciascuno
di
essi
noi
siamo
inferiori
a
tutte
le
nazioni
civili
.
Niuno
vi
pone
in
dubbio
che
le
scienze
,
le
lettere
,
l
industria
,
il
commercio
,
l
'
istruzione
,
la
disciplina
,
l
energia
nel
lavoro
sieno
in
Italia
assai
inferiori
a
quel
che
sono
in
Francia
,
in
Germania
,
in
Inghilterra
,
nella
Svizzera
,
nel
Belgio
,
nell
Olanda
,
nell
'
America
.
Ma
quando
poi
si
viene
a
tirare
la
somma
,
v
è
sempre
una
certa
cosa
,
per
cui
vogliamo
persuaderci
di
essere
superiori
agli
altri
.
Ebbene
,
questa
certa
cosa
o
non
c
è
,
o
bisogna
dimostrarla
coi
fatti
,
se
vogliamo
che
il
mondo
vi
creda
,
e
che
noi
possiamo
risentirne
i
vantaggi
.
Se
poi
dovesse
solo
servirci
di
pretesto
,
per
non
fare
gli
sforzi
infiniti
,
e
durare
le
grandi
fatiche
che
le
altre
nazioni
durarono
per
rendersi
civili
,
allora
sarebbe
assai
meglio
non
aver
questo
dono
funesto
e
misterioso
.
Quando
si
chiede
che
cosa
cl
vuole
per
formare
uno
scrittore
,
il
rètore
ha
subito
una
risposta
pronta
,
e
ci
presenta
una
nota
in
cui
è
scritto
come
si
fa
la
novella
o
la
storia
,
come
si
fa
piangere
e
come
si
fa
ridere
,
come
si
arriva
al
sublime
e
come
si
desta
la
malinconia
.
Ma
colui
che
conosce
per
pratica
il
mestiere
,
non
può
avere
una
così
cieca
ed
implicita
fede
nelle
regole
della
rettorica
,
e
vi
dirà
,
invece
,
che
si
tratta
di
una
disciplina
lunga
e
penosa
,
che
bisogna
studiare
i
classici
,
formarsi
il
gusto
,
conoscere
gli
uomini
,
il
mondo
,
e
che
bisogna
,
sopra
tutto
,
avere
il
dono
della
sacra
fiamma
.
Il
volgo
rimane
a
questo
poco
soddisfatto
,
e
i
rètori
trovano
spesso
più
facile
ascolto
,
specialmente
in
Italia
dove
furono
ammirati
tanto
il
Castelvetro
e
il
padre
Cesari
,
il
Metastasio
e
l
'
Arcadia
.
Questa
medesima
tendenza
del
nostro
spirito
noi
dimostriamo
,
quando
si
ragiona
o
scrive
di
politica
.
Ognuno
vuole
il
sistema
,
vuole
essere
rivelato
il
segreto
.
Si
tratta
d
intraprendere
un
opera
faticosa
e
penosa
,
a
cui
altre
nazioni
hanno
impiegate
le
forze
di
più
generazioni
.
Noi
possiamo
dirci
in
una
condizione
fortunata
,
perché
se
apriamo
la
storia
,
troviamo
che
,
poco
prima
o
poco
dopo
la
Rivoluzione
di
Francia
,
tutti
i
paesi
ora
più
civili
si
trovarono
in
condizioni
non
molto
dissimili
da
quelle
in
cui
siamo
noi
adesso
.
Se
ne
avvidero
,
si
decisero
a
rimediarvi
,
si
posero
coraggiosamente
all
'
opera
,
e
tutti
,
più
o
meno
,
per
le
medesime
vie
,
cogli
stessi
mezzi
,
vi
riuscirono
.
Basta
aprire
la
storia
di
Francia
,
di
Germania
,
d
Inghilterra
per
vedere
quali
furono
questi
mezzi
.
Essi
costituiscono
alcune
scienze
e
alcune
discipline
,
che
hanno
grandi
cultori
in
Europa
.
Siamo
noi
forse
i
soli
che
senza
sudare
e
senza
stentare
dobbiamo
ottener
tutto
dalla
fortuna
;
i
soli
che
non
hanno
nulla
di
comune
cogli
altri
uomini
,
per
non
voler
prender
la
via
battuta
da
tutte
le
altre
nazioni
?
Che
se
l
'
Italiano
ha
ancora
la
superbia
orgogliosa
e
vana
del
suo
primato
,
se
crede
ancora
d
essere
superiore
a
tutti
gli
altri
,
quando
le
sue
opere
sono
così
manifestamente
inferiori
;
allora
guardi
a
ciò
che
fecero
i
suoi
padri
,
e
vedrà
che
la
più
parte
di
queste
scienze
,
di
queste
discipline
nacquero
in
Italia
,
che
le
nostre
scuole
,
le
nostre
Università
,
le
nostre
istituzioni
furono
imitate
dai
Tedeschi
,
Francesi
ed
Inglesi
,
e
che
anche
la
via
,
per
cui
le
nostre
repubbliche
uscirono
dalla
barbarie
del
medio
evo
,
è
la
stessa
.
Dica
allora
d
imitare
se
stesso
,
ove
ciò
gli
stia
tanto
a
cuore
;
ma
si
persuada
però
una
volta
,
che
se
la
questione
è
difficile
assai
,
è
più
di
tenace
volontà
,
che
di
scienza
occulta
;
è
di
uomini
,
non
di
leggi
o
d
istituzioni
solamente
.
Chi
vi
ha
impedito
di
diffondere
l
'
istruzione
elementare
?
Non
è
nota
la
via
per
ottenere
il
fine
?
Non
lo
ha
quasi
ottenuto
il
Piemonte
,
non
è
forse
vicino
alla
mèta
il
municipio
di
Milano
?
Le
difficoltà
più
gravi
e
le
questioni
veramente
disputabili
incominciano
là
dove
noi
ancora
non
siamo
giunti
.
Abbiamo
ragionato
alquanto
dei
molti
mali
che
travagliano
la
nostra
burocrazia
;
e
la
questione
è
per
noi
d
importanza
capitale
.
La
burocrazia
ha
in
mano
l
'
opera
maggiore
del
Governo
;
essa
muove
la
gran
macchina
dello
Stato
;
lo
amministra
,
ed
indirettamente
elabora
,
più
spesso
che
non
si
crede
,
anche
i
disegni
di
legge
.
Le
assemblee
legislative
son
buone
a
deliberare
,
a
sindacare
,
a
dare
pubblicità
al
Governo
,
a
determinarne
l
'
indirizzo
;
ma
incapacissime
ad
amministrare
,
riescono
spesso
impotenti
ancora
a
formolare
e
discutere
le
leggi
,
in
quei
mille
particolari
che
le
rendono
efficaci
,
e
che
vengono
suggeriti
solo
da
quella
lunga
e
minuta
esperienza
,
che
è
la
qualità
principale
d
'
una
buona
burocrazia
.
Chi
dunque
ci
ha
fatto
lasciare
una
parte
così
importante
dello
Stato
in
un
disordine
permanente
,
e
forse
anche
progressivo
?
Non
hanno
le
altre
nazioni
trovato
i
medesimi
ostacoli
,
e
non
li
hanno
forse
superati
?
In
qual
modo
?
Facendo
precisamente
il
contrario
di
quello
che
facciamo
noi
.
Infatti
,
noi
ammettiamo
agl
'
impieghi
minori
senza
esame
e
senza
concorso
;
la
Prussia
non
ammette
a
concorrere
agl
impieghi
di
Stato
chi
non
abbia
fatto
un
corso
regolare
di
studii
classici
.
Noi
facciamo
passare
da
un
impiego
all
'
altro
,
quasi
per
sola
anzianità
,
e
la
Prussia
sa
quali
sono
le
cognizioni
richieste
in
ciascuno
dei
principali
rami
d
'
amministrazione
,
e
prima
di
farvi
entrare
qualcuno
vuole
prove
ben
sicure
.
Noi
crediamo
che
l
'
impiegato
di
ogni
grado
sia
una
macchina
,
e
abbiamo
tutto
concentrato
nel
Ministro
;
ogni
paese
civile
ha
,
invece
,
creato
nelle
amministrazioni
un
piccolo
numero
di
alti
impiegati
,
con
grande
indipendenza
e
responsabilità
,
nei
quali
si
pongono
,
con
paghe
quasi
ministeriali
,
uomini
eminenti
.
Essi
sono
l
anima
e
la
vita
delle
amministrazioni
,
perché
,
mentre
tengono
ferme
le
tradizioni
nella
continua
mutabilità
dei
Ministri
,
sanno
operare
in
modo
che
la
lettera
non
uccida
lo
spirito
,
avendo
l
autorità
e
l
esperienza
necessaria
a
farlo
senza
pericolo
.
Noi
abbiamo
,
con
ogni
studio
,
chiusa
la
porta
delle
amministrazioni
alla
intelligenza
in
generale
,
ed
agli
uomini
più
eminenti
in
particolare
;
i
paesi
veramente
civili
invitano
con
ogni
mezzo
l
'
intelligenza
,
cercano
gli
uomini
eminenti
,
e
quando
la
loro
capacità
è
davvero
provata
,
allora
non
vi
sono
ostacoli
possibili
,
e
se
tutto
manca
,
si
crea
a
bella
posta
un
nuovo
e
più
alto
ufficio
:
s
è
visto
che
una
sola
intelligenza
elevata
,
messa
a
servigio
dello
Stato
,
fa
quello
che
miriadi
d
impiegati
mediocri
non
possono
fare
.
«
Solo
in
un
Governo
popolare
,
dice
il
Mill
,
poteva
Sir
Rowland
Hill
vincerla
contro
l
Uffizio
delle
Poste
.
Un
Governo
popolare
lo
installò
dentro
le
Poste
del
Regno
Unito
,
e
fece
che
il
corpo
,
a
dispetto
di
se
stesso
,
obbedisse
al
nuovo
spirito
i
che
v
infuse
dentro
un
uomo
di
originalità
e
di
energia
»
(
On
representative
Governement
)
.
E
solo
in
questo
modo
si
può
evitar
quella
carie
che
così
spesso
rode
le
ossa
delle
amministrazioni
,
mutando
in
meccanismo
il
lavoro
intelligente
.
Se
un
paese
doveva
trovare
difficoltà
ad
accettare
il
sistema
prussiano
degli
esami
e
concorsi
,
per
tutti
gl
'
impieghi
,
questo
era
l
Inghilterra
,
dove
i
più
alti
ufficii
erano
un
privilegio
dell
'
aristocrazia
.
Ma
quando
si
vide
che
il
favoritismo
minacciava
di
portar
mali
assai
gravi
,
allora
l
'
Inghilterra
subito
pose
mano
arditamente
alla
riforma
.
Capì
che
si
trattava
di
uomini
,
e
nell
'
aristocrazia
stessa
vi
fu
chi
sostenne
la
propaganda
generosa
,
la
quale
fini
con
la
legge
che
sottopose
agli
esami
quasi
tutti
gl
'
impieghi
.
Questa
legge
scoteva
l
'
antica
base
aristocratica
della
società
inglese
,
perché
poneva
il
figlio
del
calzolaio
in
termini
d
uguaglianza
col
nobile
lord
,
dando
la
superiorità
solo
all
ingegno
ed
alla
coltura
;
ma
fu
riconosciuta
utile
,
e
non
si
esitò
un
istante
.
Noi
,
invece
,
ci
siamo
divertiti
a
crescere
o
diminuire
il
numero
delle
Divisioni
,
dei
segretarii
,
a
creare
direttori
,
ispettori
,
commissarii
;
e
queste
miserie
furono
le
nostre
riforme
,
quando
bisognava
invece
trovar
modo
d
'
introdurre
l
intelligenza
,
la
responsabilità
e
la
vita
in
un
corpo
,
a
cui
sembra
che
con
ogni
studio
si
voglia
togliere
l
anima
.
Si
è
subito
detto
,
che
i
concorsi
e
gli
esami
non
riescono
fra
noi
;
ma
non
si
è
pensato
che
chi
li
adottò
,
aveva
trovato
i
medesimi
ostacoli
,
aveva
saputo
correggerne
tutti
gl
'
inconvenienti
,
ed
aveva
finalmente
ottenuto
i
risultati
che
voleva
.
Gli
esaminatori
sono
scelti
fra
gli
uomini
più
eminenti
del
paese
,
pagati
largamente
,
e
non
hanno
avuto
paura
di
cominciar
col
disapprovare
il
cinquanta
per
cento
degli
esaminati
.
Vi
sono
molti
impieghi
,
nei
quali
certe
qualità
morali
,
che
non
si
provano
cogli
esami
,
sono
necessarie
quanto
la
coltura
:
in
essi
l
esame
è
stato
solo
una
condizione
inevitabile
per
avere
l
'
ufficio
,
ma
non
l
unica
.
Si
è
cercato
e
s
è
trovato
il
modo
di
assicurare
tutti
i
vantaggi
a
chi
riusciva
migliore
;
ma
non
si
è
tolto
a
chi
doveva
far
la
nomina
,
il
diritto
di
mettere
in
bilancia
anche
e
qualità
morali
.
In
altri
casi
l
esame
è
servito
a
determinare
solo
la
eleggibilità
,
lasciando
libera
la
scelta
fra
tutti
gli
eleggibili
.
Ora
se
gl
Inglesi
hanno
potuto
persuadersi
,
che
la
competitive
examination
era
la
base
più
essenziale
della
riforma
amministrativa
,
e
l
hanno
fatta
a
dispetto
delle
tradizioni
,
dei
pregiudizii
,
degl
interessi
aristocratici
;
se
essi
già
ne
risentono
i
vantaggi
medesimi
che
ne
hanno
avuto
i
Prussiani
,
e
se
ne
dichiarano
così
contenti
,
che
il
Gladstone
affermava
,
il
secolo
XIX
dover
essere
il
secolo
dei
telegrafi
,
del
vapore
e
degli
esami
;
che
cosa
impedisce
a
noi
,
società
democratica
,
e
senza
differenza
di
classi
,
di
vedere
che
questo
è
il
primo
principio
della
riforma
amministrativa
?
Con
essa
,
non
solo
il
numero
degl
impiegati
può
diminuire
,
e
un
'
economia
desiderata
si
rende
possibile
;
ma
la
rapidità
assai
maggiore
degli
affari
cesserà
di
soffocare
la
vita
nazionale
in
un
mare
di
formalità
inconcludenti
,
il
che
è
per
noi
questione
d
'
essere
o
non
essere
.
E
se
prendiamo
,
ad
una
ad
una
,
tutte
e
istituzioni
che
hanno
bisogno
di
riforma
,
noi
troveremo
sempre
che
il
primo
passo
si
riduce
a
trovar
modo
d
introdurre
in
esse
maggiore
intelligenza
ed
uomini
più
capaci
.
Il
resto
verrebbe
poi
assai
facilmente
e
quasi
da
sé
.
Quando
avrete
accumulala
la
forza
motrice
,
sarà
facile
dirigerla
,
risparmiarla
,
moltiplicarla
.
Così
è
che
nel
fondo
di
tutte
le
nostre
riforme
ve
n
'
è
una
che
è
la
base
di
tutte
le
altre
,
ed
è
quella
del
pubblico
insegnamento
.
Ogni
volta
che
voi
parlate
ad
uno
straniero
intelligente
dei
progressi
che
ha
fatti
l
'
Italia
colla
rivoluzione
,
egli
conchiude
sempre
col
chiedervi
:
e
che
cosa
avete
voi
fatto
per
la
istruzione
e
l
'
educazione
del
vostro
popolo
?
Questa
è
invero
l
'
unica
base
ferma
e
sicura
della
libertà
.
Ma
non
bisogna
credere
,
che
un
buon
sistema
d
'
istruzione
e
di
educazione
significhi
solo
avere
scuole
elementari
dove
s
'
insegni
il
leggere
e
lo
scrivere
,
licei
dove
s
'
insegni
greco
e
latino
,
Università
dove
s
'
insegnino
le
professioni
.
Una
nazione
civile
è
quella
che
ha
scuole
,
le
quali
,
mentre
istruiscono
,
fortificano
l
intelligenza
individuale
,
moltiplicano
l
intelligenza
nazionale
,
formano
il
carattere
,
dànno
la
disciplina
morale
e
civile
,
migliorano
tutto
l
uomo
.
Un
buon
sistema
d
istruzione
crea
,
colle
scuole
industriali
,
abili
operai
;
moltiplica
l
'
industria
ed
il
commercio
;
perfeziona
coll
insegnamento
del
disegno
le
più
importanti
manifatture
;
caccia
la
miseria
e
introduce
per
tutto
un
agiato
vivere
.
Il
Governo
prussiano
seppe
,
con
le
scuole
temporanee
o
permanenti
di
operai
,
introdurre
nella
Slesia
l
industria
dei
tappeti
turchi
e
delle
trine
che
ne
cacciarono
la
miseria
.
Nel
Gran
Ducato
di
Baden
le
scuole
industriali
riuscirono
a
perfezionare
alcune
delle
manifatture
,
da
cui
dipende
la
ricchezza
del
paese
,
come
l
orologeria
che
era
decaduta
,
e
la
pittura
a
smalto
,
in
porcellana
,
ec
.
Il
Belgio
,
organizzando
non
meno
di
cinquanta
scuole
comunali
da
tessere
,
cacciò
dalla
Fiandra
occidentale
la
mendicità
che
l
aveva
invasa
:
Nel
Wurtemberg
ed
in
Baviera
,
specialmente
a
Norimberga
,
le
scuole
di
disegno
hanno
perfezionate
alcune
industrie
per
modo
,
che
se
ne
moltiplicarono
il
commercio
e
la
ricchezza
,
ed
un
agiato
vivere
s
introdusse
nei
più
remoti
abituri
,
nelle
più
povere
capanne
.
Esempii
simili
di
progresso
efficacemente
voluto
ed
ottenuto
se
ne
potrebbero
citare
a
migliaia
.
Ma
un
buon
sistema
d
educazione
significa
ancora
la
salute
migliorata
,
la
forza
fisica
accresciuta
.
L
'
uomo
ha
il
potere
di
perfezionare
non
solo
le
razze
degli
animali
,
ma
la
sua
propria
,
coll
igiene
,
la
ginnastica
,
la
caccia
,
il
cavalcare
,
il
tiro
a
segno
,
la
scherma
,
ec
.
,
ec
.
Il
giuoco
del
cricket
,
il
remigare
,
il
cavalcare
,
la
caccia
,
sono
,
infatti
,
parte
essenziale
d
una
buona
educazione
inglese
.
Il
Times
riporta
ogni
anno
i
nomi
dei
dodici
che
,
nelle
sfide
al
cricket
,
tra
Oxford
e
Cambridge
,
sono
vittoriosi
,
e
la
vittoria
consecutiva
di
più
anni
da
una
parte
o
dall
altra
,
è
uno
degli
onori
più
ardentemente
ambiti
da
quelle
due
grandi
Università
.
Il
ritratto
di
colui
che
vince
nel
tiro
a
segno
,
si
trova
in
tutti
i
giornali
illustrati
,
è
esposto
al
pubblico
in
tutte
le
città
del
Regno
Unito
.
E
l
ultima
Commissione
d
inchiesta
sulle
grandi
scuole
,
rivolgeva
tutta
quanta
la
sua
attenzione
sopra
questi
esercizii
del
corpo
,
che
non
giudicava
meno
importanti
del
greco
e
del
latino
.
La
ginnastica
è
divenuta
una
delle
occupazioni
più
popolari
e
più
ardentemente
cercate
in
tutta
la
Germania
,
dove
ha
creato
grandi
istituzioni
,
giornali
e
feste
,
che
sono
divenute
feste
nazionali
di
tutto
quanto
il
popolo
tedesco
.
E
così
la
Prussia
,
con
17
milioni
di
abitanti
,
ha
potuto
mettere
sotto
le
armi
700
mila
soldati
che
han
provato
d
'
essere
tra
i
primi
d
Europa
.
Il
suo
coscritto
si
presenta
,
non
solo
sapendo
leggere
e
scrivere
,
non
solo
abile
operaio
o
agricoltore
;
ma
anche
assai
forte
e
senza
i
molti
difetti
fisici
,
che
fanno
respingere
tanti
dei
nostri
dai
Consigli
di
leva
.
Il
tiro
a
segno
è
l
occupazione
e
l
orgoglio
di
tutti
gli
abitatori
delle
Alpi
,
e
i
nostri
volontarii
l
hanno
,
pur
troppo
,
sperimentato
anche
nel
Trentino
.
Il
generale
Garibaldi
lodò
altamente
il
valore
dei
Tirolesi
,
ed
è
bene
di
notare
che
essi
sono
,
ad
un
tempo
,
i
più
abili
tiratori
dell
Austria
,
ed
i
soli
che
non
abbiano
tra
loro
analfabeti
.
In
ogni
popolo
v
è
qualcuno
di
questi
esercizii
che
ne
alimenta
la
fierezza
e
la
forza
;
che
cosa
abbiamo
fatto
noi
colla
ginnastica
e
col
tiro
a
segno
?
Del
danaro
se
n
è
speso
;
ma
ben
presto
il
primo
entusiasmo
si
è
spento
,
secondo
la
solita
inerzia
che
non
si
è
fatta
vincere
neppure
dalla
passione
di
questi
utili
passatempi
,
i
quali
non
solo
fortificano
il
corpo
,
ma
affinano
i
sensi
.
L
occhio
vede
più
lontano
e
più
giusto
,
la
mano
è
più
ferma
e
svelta
,
i
movimenti
della
persona
più
agili
.
Non
vi
siete
avvisti
,
viaggiando
sulle
strade
ferrate
,
che
fuori
d
'
Italia
le
guardie
hanno
l
occhio
più
giusto
ed
esercitato
,
sono
più
accorte
,
ed
un
numero
minore
di
facchini
fa
un
lavoro
maggiore
?
Per
qual
ragione
un
cameriere
dei
Caffè
sui
Boulevards
di
Parigi
vi
pare
una
molla
d
acciaio
,
che
scatta
ad
ogni
più
piccolo
cenno
?
Esso
vede
tutto
,
ed
è
pronto
a
tutto
ed
a
tutti
.
Perché
una
donna
francese
basta
a
dirigere
un
intero
magazzino
,
può
tenervi
in
ordine
un
intero
stabilimento
,
facendo
un
lavoro
che
parecchie
delle
nostre
,
insieme
riunite
,
non
bastano
a
fare
?
Per
quale
ragione
,
in
tutte
le
biblioteche
di
Germania
,
un
così
piccolo
numero
d
'
impiegati
deve
bastare
ad
un
lavoro
così
prodigiosamente
maggiore
e
migliore
di
quello
che
fanno
i
nostri
?
A
Gottinga
vi
sono
500,000
volumi
che
ogni
giorno
s
'
aumentano
,
e
che
vanno
continuamente
in
giro
per
tutta
la
Germania
.
E
quindici
soli
impiegati
bastano
a
questo
lavoro
,
tenendo
sempre
al
corrente
tre
cataloghi
,
per
materie
,
per
ordine
alfabetico
,
per
ordine
di
tempo
in
cui
arrivano
,
compresi
gli
opuscoli
e
gli
articoli
di
Riviste
,
anch
essi
posti
a
catalogo
.
La
Biblioteca
di
Berlino
,
anche
meglio
ordinata
,
con
700,000
,
tra
volumi
e
manoscritti
,
ne
manda
ogni
anno
in
giro
circa
150,000
,
e
venti
soli
impiegati
bastano
a
tutto
.
È
forse
la
natura
che
ci
ha
resi
così
inferiori
?
o
non
sono
l
educazione
e
la
istruzione
,
ricevute
e
trasmesse
di
generazione
in
generazione
,
quelle
che
hanno
in
ogni
classe
migliorato
tutte
le
facoltà
e
le
abitudini
,
perfezionato
tutto
l
uomo
?
Non
pensate
,
adunque
,
solamente
al
leggere
ed
allo
scrivere
.
Entrate
nella
città
di
Napoli
,
lasciate
quelle
vie
,
dove
abita
la
gente
colta
ed
agiata
,
dove
corrono
i
ricchi
e
splendidi
equipaggi
,
penetrate
,
invece
,
nei
quartieri
più
remoti
,
dove
i
vicoli
ed
i
chiassi
sono
così
confusi
ed
intrecciati
fra
loro
,
e
le
case
così
alte
e
vicine
,
che
si
forma
un
laberinto
in
cui
,
non
che
altro
,
neppure
l
'
aria
può
liberamente
circolare
.
Le
vie
sono
così
sudice
ed
anguste
,
che
l
uomo
a
fatica
può
vivervi
,
e
se
vi
arriva
lo
spazzaturaio
del
Municipio
,
v
offende
ancora
il
lezzo
che
esce
dalle
case
.
La
vita
s
abbrevia
,
la
salute
è
estenuata
,
le
malattie
si
moltiplicano
,
e
quando
giunge
fra
di
essi
il
colèra
,
miete
a
migliaia
le
sue
vittime
;
gli
storpii
e
gl
invalidi
son
molti
;
la
coscrizione
deve
respingerne
un
numero
non
piccolo
,
per
incapacità
fisica
:
campano
la
vita
con
mestieri
assai
rozzi
e
primitivi
,
dando
una
produzione
insignificante
.
Uno
spettacolo
simile
,
sotto
forme
più
o
meno
diverse
,
voi
potete
ritrovare
in
molte
parti
d
'
Italia
.
E
credete
forse
di
avere
adempito
gli
obblighi
d
'
un
popolo
civile
,
se
accanto
a
questi
tugurii
vi
contentate
d
'
aprire
la
scuola
elementare
del
leggere
e
dello
scrivere
?
Bisogna
prima
introdurvi
l
aria
e
l
'
acqua
;
bisogna
abbatter
quelle
che
ancora
si
chiamano
case
,
e
costruire
abitazioni
per
contadini
,
per
operai
;
cacciarli
dalle
tane
da
lupi
,
in
cui
vivono
;
chiamarli
alla
scuola
,
per
far
loro
,
prima
di
tutto
,
gustare
il
benefizio
dell
aria
libera
e
della
nettezza
.
Sulla
soglia
della
loro
scuola
voi
dovete
,
prima
d
ogni
altra
cosa
,
come
nella
ragged
school
di
Londra
o
Edimburgo
,
tenere
il
bagno
,
che
per
essi
è
più
necessario
dell
abbiccì
.
Dovete
insegnar
loro
un
mestiere
,
col
quale
possano
menar
la
vita
meno
misera
,
e
colle
lettere
dell
alfabeto
finalmente
aprir
l
animo
loro
a
quel
mondo
morale
che
sembra
ancora
chiuso
per
essi
.
Così
,
nell
ora
del
cimento
,
gli
avrete
,
senza
troppo
lungo
tirocinio
,
soldati
,
se
non
più
valorosi
,
certo
più
numerosi
,
più
robusti
e
più
intelligenti
.
Considerate
un
poco
che
tesoro
di
danaro
,
di
esperienza
,
di
cure
affettuose
,
d
intelligenza
spendono
i
popoli
civili
per
prevenire
il
delitto
,
con
istituzioni
che
raccolgono
coloro
che
già
minacciano
d
entrare
nella
cattiva
via
,
con
istituzioni
che
raccolgono
coloro
che
escono
dalle
carceri
,
e
con
un
regime
carcerario
pieno
d
umanità
e
d
intelligenza
.
Io
non
posso
esprimere
l
'
ammirazione
che
provai
nel
visitare
il
carcere
penitenziario
di
Berlino
.
Nulla
di
simile
ho
visto
,
per
l
'
ordine
,
la
nettezza
,
la
precisione
,
le
cure
infinite
che
vi
si
spendono
,
e
gli
studii
che
si
fanno
continuamente
per
migliorarlo
.
Su
tutto
ciò
si
sono
scritti
molti
volumi
,
si
è
raccolta
l
esperienza
di
molti
secoli
e
di
molte
nazioni
,
si
sono
create
istituzioni
di
cui
noi
conosciamo
appena
i
nomi
.
E
vi
sono
scuole
normali
per
fare
gl
'
impiegati
di
tali
istituzioni
,
e
vi
furono
uomini
che
si
dettero
persino
al
santo
ufficio
di
vivere
nelle
galere
,
come
condannati
,
per
provarsi
a
cacciarne
il
delitto
con
l
opera
della
loro
benefica
propaganda
.
Ogni
volta
che
si
aprono
discussioni
su
questo
soggetto
,
da
tutte
le
nazioni
accorrono
gli
operai
della
benemerita
impresa
.
Di
rado
assai
s
'
ode
la
voce
di
un
Italiano
.
E
perché
noi
soli
dobbiamo
,
senza
lavoro
e
senza
sacrifizii
,
presumere
di
raccogliere
il
frutto
della
civiltà
,
a
cui
gli
altri
arrivarono
solo
col
sudore
della
propria
fronte
?
Quale
più
nobile
spettacolo
,
che
quello
di
vedere
l
'
aristocrazia
inglese
far
di
quest
opera
una
delle
sue
occupazioni
principali
,
e
dei
suoi
principali
doveri
?
Voi
trovate
la
nobile
lady
,
educata
a
tutti
gli
agi
del
vivere
,
passar
le
sue
ore
migliori
nella
workhouse
,
nella
ragged
school
e
nel
reformatory
,
dove
,
in
mezzo
ai
ladri
ivi
raccolti
,
legge
e
spiega
il
Vangelo
.
Ho
visto
un
gran
numero
di
ladri
riuniti
,
per
sentire
il
discorso
d
'
un
nobile
inglese
,
il
quale
voleva
loro
provare
i
vantaggi
che
v
erano
a
vivere
da
galantuomini
.
Ed
egli
concludeva
il
suo
discorso
col
dire
:
Voi
sapete
che
noi
Inglesi
siamo
uomini
pratici
e
positivi
.
Io
voglio
ora
vedere
,
se
le
mie
parole
han
portato
alcun
frutto
.
E
così
dicendo
;
gettava
in
mezzo
alla
folla
una
ghinea
d
oro
,
invitando
chi
la
pigliava
a
barattarla
e
tornare
.
Erano
passati
dieci
minuti
,
e
il
giovane
che
l
'
aveva
presa
non
tornava
ancora
.
Nella
sala
si
manifestava
un
singolare
movimento
d
'
impazienza
e
quasi
di
amor
proprio
offeso
,
quando
un
grido
di
gioia
e
d
'
applausi
annunziò
il
ritorno
del
giovane
.
E
queste
scene
seguono
ogni
giorno
in
tutta
l
'
Inghilterra
,
e
sono
il
mezzo
più
efficace
a
diminuire
da
un
lato
i
delitti
,
mentre
dall
'
altro
nobilitano
sempre
più
quella
classe
di
cittadini
che
le
promuove
.
Non
v
è
parte
della
vita
sociale
,
dove
questa
benefica
azione
del
Governo
o
dei
privati
cittadini
non
cerchi
costantemente
ed
efficacemente
di
penetrare
.
In
Francia
,
in
Germania
,
e
specialmente
in
Inghilterra
,
il
paese
più
geloso
delle
libertà
personali
,
v
'
è
una
serie
di
leggi
che
,
con
una
grande
minuzia
e
grandissima
cura
,
obbligano
il
Governo
ad
entrare
in
tutte
le
grandi
officine
,
in
tutte
le
grandi
miniere
,
ovunque
si
agglomera
una
moltitudine
di
operai
,
per
vigilare
alla
loro
salute
,
alla
loro
istruzione
e
moralità
.
determinato
il
massimo
delle
ore
di
lavoro
;
è
determinata
l
età
,
prima
della
quale
i
fanciulli
non
possono
essere
impiegati
,
e
le
ore
in
cui
debbono
lasciare
il
lavoro
,
per
andare
alla
scuola
che
deve
essere
ivi
aperta
.
Le
regole
dell
'
igiene
sono
severamente
imposte
,
e
tutto
viene
da
ispettori
del
Governo
fatto
eseguire
.
Queste
leggi
che
l
Inghilterra
accettò
con
ripugnanza
,
arrestarono
la
decadenza
fisica
delle
popolazioni
di
tutto
il
Lancashire
,
poi
ne
migliorarono
visibilmente
la
salute
,
e
ne
diminuirono
la
mortalità
.
Che
cosa
abbiamo
noi
fatto
di
tutto
ciò
?
Nulla
.
Io
potrei
andare
all
'
infinito
,
notando
le
mille
forme
,
in
cui
la
educazione
si
diffonde
tra
i
popoli
civili
,
e
riesce
a
migliorarne
la
coltura
,
il
carattere
,
la
forza
fisica
e
morale
.
Ma
basta
per
ora
accennare
,
che
queste
istituzioni
ci
sono
,
e
che
le
vie
per
entrare
nella
civiltà
,
se
sono
lunghe
e
penose
,
sono
anche
vie
già
note
e
battute
dai
nostri
padri
e
dai
nostri
contemporanei
.
Bisogna
però
che
l
Italia
cominci
col
persuadersi
,
che
v
è
nel
seno
della
nazione
stessa
un
nemico
più
potente
dell
'
Austria
,
ed
è
la
nostra
colossale
ignoranza
,
sono
le
moltitudini
analfabete
,
i
burocratici
macchine
,
i
professori
ignoranti
,
i
politici
bambini
,
i
diplomatici
impossibili
,
i
generali
incapaci
,
l
operaio
inesperto
,
l
'
agricoltore
patriarcale
,
e
la
rettorica
che
ci
rode
e
ossa
.
Non
è
il
quadrilatero
di
Mantova
e
Verona
che
ha
potuto
arrestare
il
nostro
cammino
;
ma
è
il
quadrilatero
di
17
milioni
di
analfabeti
e
5
milioni
di
arcadi
.
Il
momento
è
venuto
,
per
fare
una
leva
in
massa
di
tutti
gli
uomini
di
buona
volontà
,
e
compiere
questa
nuova
spedizione
nell
'
interno
.
Il
paese
è
convinto
e
disposto
ad
ogni
sacrifizio
,
pur
di
sentirsi
uguale
a
se
stesso
.
Gli
errori
manifesti
di
tutti
i
partiti
possono
servire
a
riordinarli
sopra
una
nuova
base
.
Oggi
la
domanda
è
una
sola
,
e
si
ode
da
ogni
lato
ripetere
:
-
Come
riordinare
il
paese
?
Ed
è
su
questo
terreno
che
debbon
ricominciare
le
lotte
politiche
.
Ma
guai
!
se
il
paese
ed
il
Governo
restano
ancora
inerti
,
e
lasciano
passare
quest
ora
di
confessione
generale
.
Guai
!
se
avremo
ancora
fede
illimitata
nelle
leggi
e
nei
decreti
che
,
eseguiti
automaticamente
,
servono
solo
a
soffocare
lo
slancio
e
la
vita
nazionale
;
se
aspetteremo
sempre
che
la
manna
piova
dal
cielo
;
se
il
Governo
aspetterà
tutto
dalle
moltitudini
che
non
sanno
leggere
,
e
il
paese
continuerà
a
credere
che
il
Governo
debba
far
tutto
per
tutti
,
e
ognuno
vorrà
sperare
nella
scoperta
del
misterioso
sistema
che
deve
salvarci
.
Il
rimedio
è
uno
solo
:
MODESTIA
,
VOLONTÀ
E
LAVORO
.
I
fatti
parleranno
poi
.
Il
segreto
è
uno
,
ed
è
tutto
nella
volontà
che
ci
è
mancata
,
nell
'
inerzia
che
ci
ha
dominati
,
in
questo
inneggiarci
continuo
senza
regola
e
senza
misura
,
in
questa
rettorica
politica
che
ci
affoga
,
in
questa
nuova
specie
di
sciroppo
Pagliano
,
che
ognuno
aspetta
e
che
ognuno
crede
di
aver
trovato
,
per
rigenerare
il
paese
senza
stenti
e
senza
sudori
.
Bisogna
finalmente
capire
,
che
solo
la
nostra
volontà
può
salvare
noi
stessi
,
e
che
ponendoci
all
'
opera
,
possiamo
fare
miracoli
;
perché
,
apparecchiando
la
nuova
generazione
,
si
migliora
rapidamente
la
presente
,
cui
la
rivoluzione
stessa
fu
già
grande
scuola
;
e
il
paese
allora
si
troverà
davvero
risorto
alla
civiltà
.
Che
se
,
abbandonati
al
solo
entusiasmo
ed
a
quelle
forze
che
la
natura
ci
ha
date
,
noi
abbiamo
potuto
,
in
così
breve
tempo
,
fare
l
Italia
e
guadagnarci
la
stima
dei
popoli
civili
;
nessuno
vorrà
dubitare
,
che
,
una
volta
educate
queste
forze
,
disciplinate
e
moltiplicate
dall
'
arte
,
non
sapremo
pigliare
quel
posto
a
cui
il
nostro
passato
ci
chiama
.
Miscellanea ,
LA
CAMORRA
Mio
caro
Dina
Negli
scorsi
mesi
raccolsi
alcune
notizie
intorno
allo
stato
delle
classi
più
povere
,
specialmente
nelle
province
meridionali
.
Se
a
te
non
pare
inutile
affatto
,
ti
pregherei
di
concedermi
che
le
pubblichi
nel
tuo
giornale
,
tanto
pregiato
in
Italia
.
Debbo
però
dire
,
innanzi
tutto
,
che
nel
raccogliere
queste
notizie
io
ho
avuto
lo
scopo
di
provare
che
la
camorra
,
il
brigantaggio
,
la
mafia
sono
la
conseguenza
logica
,
naturale
,
necessaria
di
un
certo
stato
sociale
,
senza
modificare
il
quale
è
inutile
sperare
di
poter
distruggere
quei
mali
.
So
che
molti
lo
ammettono
,
ma
pochi
se
ne
formano
un
concetto
chiaro
.
Sono
ben
lontano
dallo
sperare
di
potere
,
con
alcune
lettere
,
risolvere
problemi
d
una
sì
grande
importanza
e
difficoltà
.
Credo
però
che
anche
pochi
fatti
ed
esempi
possano
spronare
ad
altre
nuove
ricerche
.
A
che
gioveranno
queste
ricerche
?
Sarà
sperabile
portare
qualche
rimedio
ai
mali
?
Lo
vedremo
in
appresso
.
Intanto
,
per
cominciare
dalla
camorra
,
noterò
che
la
legge
di
sicurezza
pubblica
suppone
che
il
camorrista
non
faccia
altro
che
guadagnare
indebitamente
sul
lavoro
altrui
.
Invece
esso
minaccia
ed
intimidisce
,
né
sempre
per
solo
guadagno
;
impone
tasse
;
prende
l
altrui
senza
pagare
;
ma
ancora
impone
ad
altri
il
commetter
delitti
;
ne
commette
egli
stesso
,
obbligando
altri
a
dichiararsene
autore
;
protegge
i
colpevoli
contro
la
giustizia
;
esercita
il
suo
mestiere
,
se
così
può
chiamarsi
,
su
tutto
:
nelle
vie
,
nelle
case
,
nei
ridotti
,
sul
lavoro
,
sui
delitti
,
sul
gioco
.
L
organizzazione
più
perfetta
della
camorra
trovasi
nelle
carceri
,
dove
il
camorrista
regna
.
E
così
,
spesso
si
crede
di
punirlo
,
quando
gli
si
dà
solo
il
modo
di
continuare
meglio
l
opera
sua
.
Ma
quello
ancora
che
la
legge
non
sembra
sospettare
,
e
che
molti
ignorano
,
si
è
che
la
camorra
non
si
esercita
solo
negli
ordini
inferiori
della
società
:
vi
sono
anche
camorristi
in
guanti
bianchi
ed
abito
nero
,
i
cui
nomi
e
i
cui
delitti
da
molti
pubblicamente
si
ripetono
.
Le
forme
che
la
camorra
piglia
nei
diversi
luoghi
e
fra
le
diverse
persone
che
la
esercitano
,
sono
infinitamente
varie
.
Non
è
lungo
tempo
io
scrissi
ad
un
vice
-
sindaco
di
Napoli
,
amante
del
suo
paese
,
antico
liberale
,
patriotta
provato
:
Mi
dici
qualche
cosa
della
camorra
?
Va
essa
avanti
o
indietro
;
comincia
ad
essere
davvero
estirpata
?
Egli
mi
fece
una
risposta
che
non
riferisco
tutta
,
perché
a
molti
parrebbe
una
dipintura
esagerata
dei
fatti
.
Copio
solo
la
conclusione
della
lettera
.
«
Moltissime
ordinanze
municipali
non
possono
qui
attecchire
,
se
non
convengono
agl
interessi
della
camorra
.
Napoli
comincia
a
ripulirsi
dacché
la
camorra
con
i
suoi
appaItatori
ne
trae
guadagno
.
Ed
io
,
come
vice
-
sindaco
di
...
,
ho
potuto
obbligare
1.157
proprietarii
a
restaurare
ed
imbiancare
le
loro
case
e
le
ville
,
che
sono
cinte
di
mura
,
dacché
,
senza
che
sapessi
,
la
camorra
locale
ha
diretto
,
di
comune
accordo
col
mio
usciere
l
operazione
»
.
Questo
stato
di
cose
fa
paura
,
spaventa
sempre
più
,
quando
si
esamina
più
da
vicino
,
e
se
ne
vede
tutta
l
estensione
.
Perché
la
camorra
divenga
possibile
,
occorre
che
vi
sia
un
certo
numero
di
cittadini
,
o
anche
una
classe
intera
,
che
si
pieghi
alle
minacce
di
pochi
o
di
molti
,
che
siano
organizzati
.
Una
volta
che
questo
fatto
,
per
qualche
tempo
,
si
avvera
in
proporzioni
abbastanza
larghe
,
riesce
facile
assai
capire
in
che
modo
la
malattia
si
estenda
a
poco
a
poco
,
e
pigli
forme
diverse
,
secondo
che
penetra
nei
diversi
ordini
della
società
.
Il
male
è
contagioso
come
il
bene
,
e
l
oppressione
,
specialmente
quella
esercitata
dalla
camorra
,
corrompe
l
oppresso
e
l
oppressore
,
e
corrompe
ancora
chi
resta
lungamente
spettatore
di
questo
stato
di
cose
,
senza
reagire
con
tutte
le
sue
forze
.
Perciò
importa
conoscere
dove
questa
oppressione
comincia
e
si
può
esercitare
più
impunemente
,
perché
ivi
è
la
prima
radice
del
male
,
dalla
quale
tutto
il
resto
deriva
,
perché
ivi
,
se
è
possibile
,
bisogna
portare
il
rimedio
.
La
città
di
Napoli
è
,
fra
molte
,
quella
in
cui
la
bassa
plebe
si
trova
,
non
voglio
dire
nella
maggiore
miseria
,
perché
ciò
non
è
il
peggio
;
ma
nel
più
grande
abbandono
,
nel
maggiore
avvilimento
,
nel
più
doloroso
abbrutimento
.
Contro
di
essa
tutto
era
permesso
sotto
il
regime
borbonico
,
Il
galantuomo
poteva
,
senza
temer
nulla
,
quando
era
di
giorno
e
nella
pubblica
via
,
usare
il
suo
bastone
,
perché
la
polizia
pigliava
in
queste
occasioni
sempre
le
sue
parti
.
Le
limosine
date
a
larga
mano
dai
privati
;
dai
conventi
,
che
distribuivano
la
minestra
;
dalle
Opere
pie
;
anche
dal
Governo
,
che
distribuiva
pane
,
alimentavano
la
miseria
e
la
rendevano
permanente
.
La
camorra
cosi
nasceva
naturalmente
in
mezzo
a
questi
uomini
;
era
il
loro
governo
naturale
,
ed
era
perciò
favorita
,
sostenuta
dai
Borboni
,
come
un
mezzo
di
ordine
.
Qui
il
camorrista
atterriva
,
minacciava
e
regnava
.
Qui
egli
prendeva
i
giovanetti
di
14
o
16
anni
,
per
insegnar
loro
a
rubare
il
fazzoletto
,
che
restava
a
lui
,
dando
in
cambio
,
e
come
per
favore
,
qualche
soldo
.
Qui
egli
poteva
fare
degli
uomini
e
delle
donne
quello
che
voleva
.
E
siccome
spesso
faceva
con
le
sue
anche
le
altrui
vendette
,
così
qualche
volta
non
solo
incuteva
terrore
,
ma
ispirava
ammirazione
ed
affetto
in
quegli
stessi
che
opprimeva
.
Cominciata
la
malattia
,
si
poté
subito
diffondere
.
Una
volta
che
questo
spettacolo
non
disgustò
più
,
l
oppressione
e
la
violenza
non
parvero
un
delitto
,
e
le
esercitarono
molti
che
in
altre
condizioni
sociali
avrebbero
trovato
nella
loro
coscienza
un
ostacolo
invincibile
.
Per
comprendere
la
verità
di
quello
che
dico
,
e
per
poter
ragionare
in
buona
fede
su
questi
fatti
,
occorrerebbe
prima
di
tutto
andare
a
vedere
coi
propri
occhi
dove
e
come
vivono
le
più
povere
famiglie
.
Si
tratta
d
una
popolazione
enorme
,
che
si
divide
in
categorie
diverse
,
ciascuna
delle
quali
ha
caratteri
,
costumi
,
sventure
proprie
.
Cito
degli
esempi
,
ed
il
lettore
non
si
stanchi
se
,
pur
avendo
io
stesso
veduto
molti
fatti
,
riferisco
le
parole
di
alcuni
che
andarono
espressamente
a
visitare
i
poveri
.
Lo
scorso
dicembre
io
scrissi
ad
un
architetto
,
che
era
stato
più
volte
adoperato
dal
Municipio
di
Napoli
,
pregandolo
che
mi
dicesse
qualche
cosa
di
quelli
che
si
chiamano
colà
i
fondaci
,
nei
quali
abita
la
più
misera
gente
,
e
che
sono
disprezzati
dalle
donne
stesse
del
popolo
.
Per
ingiuriarsi
fra
loro
,
l
una
chiama
l
altra
funnachéra
(
abitante
dei
fondaci
)
.
«
Questi
fondaci
(
egli
rispondeva
)
hanno
generalmente
un
androne
,
senza
uscio
di
strada
,
ed
un
piccolo
cortiletto
,
ambedue
sudicissimi
,
i
quali
mettono
in
una
grandissima
quantità
di
pessime
abitazioni
,
molto
al
di
sotto
degli
stessi
canili
,
le
quali
tutte
,
e
specialmente
quelle
in
terreno
,
sono
prive
di
aria
,
di
luce
,
ed
umidissime
.
In
essi
vivono
ammonticchiate
parecchie
migliaia
di
persone
,
talmente
avvilite
dalla
miseria
,
che
somigliano
più
a
bruti
che
ad
uomini
.
In
quei
covi
,
nei
quali
non
si
può
entrare
per
il
puzzo
che
tramandano
immondizie
ammassate
da
tempi
immemorabili
,
si
vede
spesso
solamente
un
mucchio
di
paglia
,
destinata
a
far
dormire
un
intera
famiglia
,
maschi
e
femmine
tutti
insieme
.
Di
cessi
non
se
ne
parla
,
perché
a
ciò
bastano
le
strade
vicine
ed
i
cortili
.
Solamente
in
due
o
tre
fondaci
,
dei
molti
visitati
da
me
,
le
donne
esercitano
la
miserabile
arte
di
fare
stuoie
,
o
impagliare
sedie
;
negli
altri
tutti
non
si
vede
nessuno
a
lavorare
,
ma
solo
spettri
seminudi
ed
oziosi
.
A
me
accadde
d
incontrare
in
parecchi
fondaci
,
donne
che
vagano
per
i
cortili
,
con
la
sola
camicia
indosso
,
che
pur
veniva
giù
a
brani
.
Infine
la
più
terribile
miseriatrova
ricetto
in
questi
fabbricati
,
dove
non
manca
mai
qualcuna
delle
più
abbiette
e
luride
case
di
prostituzione
.
Nella
nostra
città
sono
n
°
94
fondaci
,
come
potrai
vedere
dall
elenco
che
t
invio
;
sicché
,
calcolando
che
ognuno
sia
abitato
da
n
°
100
persone
(
e
con
questo
numero
mi
metto
al
disotto
del
vero
)
,
sarebbero
circa
9.400
questi
esseri
infelici
.
I
peggiori
fondaci
sono
quelli
che
si
trovano
nei
quartieri
di
Pendino
,
Porto
e
Mercato
,
51
in
tutto
.
Gli
altri
sono
migliori
,
ma
di
poco
.
Ognuno
di
essi
ha
il
suo
proprio
nome
:
Barettari
,
Tentella
,
S
.
Crispino
,
Scanna
-
sorci
,
Divino
Amore
,
Presèpe
,
Pisciavino
,
Del
Pozzillo
,
Abate
,
Crocefisso
,
Degli
schiavi
,
ecc
.
L
ultimo
parmi
il
nome
più
adatto
»
.
Il
lettore
ha
mai
sentito
parlare
degli
spagari
di
Napoli
,
e
delle
grotte
in
cui
abitavano
?
Questa
gente
forma
una
classe
numerosa
,
non
chiede
la
limosina
,
lavora
,
ha
un
mestiere
.
Nel
tempo
del
colera
,
pochi
anni
sono
,
furono
chiuse
quelle
luride
tane
,
che
erano
la
loro
unica
dimora
.
Tuttavia
,
mesi
sono
,
pregai
una
persona
amica
di
andare
colà
dov
erano
una
volta
le
grotte
,
e
vedere
;
trovandole
ancora
chiuse
,
cercasse
dove
abitavano
gli
spagari
,
e
li
visitasse
.
Riferisco
qui
due
delle
lettere
ricevute
.
Sono
dello
scorso
novembre
.
«
Ieri
trovai
una
delle
così
dette
grotte
degli
spagari
,
la
più
parte
essendo
ormai
chiuse
.
Essa
sta
in
sul
principio
delle
Rampe
di
Brancaccio
,
quando
si
discende
.
Il
suo
ingresso
non
annunzia
l
orrore
che
vi
si
trova
.
Somiglia
alle
catacombe
di
S
.
Gennaro
,
se
non
che
è
assai
più
lurida
e
meschina
.
Vi
si
cammina
col
lume
,
e
solo
di
tanto
in
tanto
,
ma
assai
di
rado
,
vi
sono
delle
aperture
,
balconcini
e
finestre
,
che
mettono
,
due
nei
giardini
di
Francavilla
,
altre
in
umide
corti
.
Tutta
questa
grotta
è
gremita
di
letti
,
l
uno
dall
altro
poco
più
discosti
di
quel
che
sono
nelle
sale
dell
ospedale
degl
Incurabili
.
Ad
eccezione
di
qualcuno
,
sono
tutti
letti
assai
grandi
,
da
contenere
più
persone
.
Sarebbe
impossibile
descriverne
il
sudiciume
e
la
povertà
.
Una
perfetta
armonia
è
tra
quei
luridi
canili
,
l
orribile
grotta
e
gli
abbrutiti
abitanti
,
e
tutti
insieme
sembrano
formare
un
mondo
a
parte
,
che
non
possa
andare
altrimenti
da
quello
che
va
.
Fra
gli
abitanti
v
è
una
certa
gerarchia
.
Accanto
alle
poche
finestre
,
là
dove
arriva
qualche
raggio
di
sole
,
si
trova
un
poco
meno
di
miseria
;
dove
però
non
arriva
la
luce
,
ivi
chi
si
avanza
col
lume
,
vede
una
miseria
indescrivibile
.
Ed
è
singolare
come
anche
qui
,
quelli
che
stanno
meglio
compatiscano
e
quasi
disprezzino
quelli
che
stanno
peggio
.
Vivono
in
questo
luogo
famiglie
,
e
sono
circa
100
persone
il
sudiciume
è
tale
,
che
la
vista
colà
d
una
conca
col
bucato
,
mi
rallegrò
in
modo
che
mi
parve
un
oasi
nel
deserto
.
Vicino
alle
finestre
si
paga
sino
a
10
lire
il
mese
,
dove
manca
la
luce
si
discende
fino
a
25
soldi
.
Hanno
l
aria
,
più
che
di
gente
infelice
,
di
gente
abbrutita
.
Quando
fa
bel
tempo
,
escono
a
guisa
di
formiche
,
e
si
spandono
al
sole
.
Tutta
questa
gentemi
piativano
d
intorno
,
domandando
misericordia
,
e
dicendo
che
erano
obbligati
a
restar
lì
senza
luce
,
senz
aria
,
senza
medici
.
Quando
sono
ammalati
,
essi
dicono
,
restano
abbandonati
fino
a
che
muoiono
o
vanno
all
ospedale
.
La
persona
che
subaffitta
questo
locale
,
e
vi
fa
su
un
buonissimo
guadagno
,
si
è
persino
ricusata
di
fare
le
più
necessarie
riparazioni
,
e
così
non
di
rado
la
pioggia
inonda
la
grotta
»
.
Aggiungo
una
seconda
lettera
della
stessa
persona
.
«
Andai
in
un
altro
luogo
,
che
è
una
volta
al
di
sotto
del
Corso
Vittorio
Emanuele
,
con
mura
che
la
chiudono
dai
due
lati
,
e
formano
così
uno
strano
ricovero
.
Ivi
erano
molti
a
lavorare
lo
spago
,
la
più
parte
giovani
figlie
di
capispagari
,
le
quali
però
non
vi
dormivano
.
Una
grande
e
commoventissima
miseria
mi
colpì
allora
sino
al
fondo
dell
anima
.
Una
povera
vedova
di
poco
più
che
30
anni
,
d
un
aspetto
che
dimostrava
essere
ella
già
stata
bella
,
aveva
cinque
bambini
,
un
giovanetto
di
12
anni
,
e
quattro
bimbe
,
l
ultima
delle
quali
di
3
anni
appena
:
tutti
assai
belli
.
Erano
stati
una
volta
agiati
,
perché
figli
d
un
operaio
che
guadagnava
bene
,
ma
che
era
morto
sollevando
alcuni
pesi
troppo
gravi
alle
sue
forze
.
La
donna
,
che
nella
sua
infanzia
aveva
fatto
la
spagara
,
è
tornata
ora
all
antico
mestiere
,
col
quale
guadagna
dieci
soldi
al
giorno
,
tranne
quando
pel
gran
freddo
,
non
potendo
muovere
le
mani
irrigidite
,
non
riesce
a
fare
quel
tanto
che
deve
.
I
bambini
girano
le
ruote
per
le
altre
donne
,
e
guadagnano
ciascuno
un
soldo
,
col
quale
comprano
castagne
secche
,
e
così
si
sostentano
fino
a
sera
,
quando
,
venendo
pagati
i
dieci
soldi
alla
madre
,
mangiano
tutti
qualche
altra
cosa
.
Dormono
in
un
angolo
di
questo
locale
,
sopra
alcune
foglie
secche
.
Non
hanno
neppur
l
idea
d
una
coperta
o
d
un
panno
per
ricoprirsi
.
La
notte
si
mettono
tutti
rannicchiati
,
l
uno
sull
altro
,
e
tremano
di
freddo
:
non
hanno
lume
.
La
donna
mi
mostrò
i
cenci
che
li
coprivano
,
in
molti
punti
rosi
dai
topi
piccoli
e
grossi
,
che
nel
colmo
della
notte
camminano
sui
loro
corpi
.
Allora
i
bambini
,
spaventati
,
gridano
e
piangono
.
Ed
essa
,
battendo
con
una
pietra
sul
muro
,
cerca
con
quel
rumore
di
spaventare
ed
allontanare
i
topi
,
che
non
vede
.
Quella
donna
deve
essere
onesta
e
buona
,
perché
il
pensiero
che
più
di
tutti
la
turbava
era
la
riuscita
dei
figli
.
Essa
teme
che
il
primo
,
il
quale
ha
già
12
anni
,
ed
è
già
molto
vivo
,
possa
presto
divenire
un
cattivo
soggetto
»
.
Se
è
vero
quel
che
dice
il
Quetelet
,
che
assai
spesso
è
la
società
quella
che
mette
il
coltello
in
mano
al
colpevole
,
e
se
questo
giovanetto
divenisse
un
giorno
assassino
,
non
avrebbe
egli
il
diritto
di
dire
alla
società
:
lo
ho
ammazzato
un
uomo
;
ma
tu
avevi
già
prima
ammazzato
la
mia
coscienza
?
Potrei
continuare
questa
descrizione
sino
all
infinito
,
ed
aggiungere
lettere
a
lettere
,
fatti
a
fatti
,
sempre
vari
,
sempre
brutali
,
sempre
orribili
.
Ma
non
voglio
stancare
la
pazienza
del
lettore
.
Su
questa
povera
gente
tutti
abusano
.
Il
tugurio
in
cui
abitano
,
le
misere
ruote
con
cui
lavorano
lo
spago
,
la
canapa
di
cui
si
servono
,
nulla
appartiene
ad
essi
;
per
ogni
cosa
debbono
pagare
,
e
pagare
ad
uomini
che
gli
opprimono
,
li
tormentano
,
non
hanno
di
loro
alcuna
pietà
,
e
vivono
guadagnando
sulla
loro
abbrutita
miseria
.
Basta
avvicinarsi
a
questi
luoghi
,
per
essere
circondati
da
una
folla
che
chiede
l
elemosina
,
e
,
senza
essere
interrogata
,
racconta
la
varia
lliade
delle
sue
miserie
.
Qui
bisogna
venire
a
studiare
,
per
convincersi
che
la
camorra
comincia
a
nascere
,
non
come
uno
stato
anormale
di
cose
,
ma
come
il
solo
stato
normale
e
possibile
.
Supponendo
domani
imprigionati
tutti
i
camorristi
,
la
camorra
sarebbe
ricostituita
la
sera
,
perché
nessuno
l
ha
mai
creata
,
ed
essa
nasce
come
forma
naturale
di
questa
società
.
Intanto
qui
si
recluta
la
popolazione
enorme
de
piccoli
ladri
,
i
quali
rubano
a
vantaggio
dei
loro
capi
;
e
quando
vanno
a
centinaia
nelle
prigioni
,
costituiscono
anche
là
il
popolo
della
camorra
,
perché
ivi
essa
ha
pure
i
suoi
sovrani
,
le
sue
assemblee
e
la
sua
gerarchia
,
non
meno
potenti
,
non
meno
audaci
che
fuori
.
Il
guadagno
del
camorrista
si
fa
allora
sulle
fave
nere
,
sul
pane
nero
di
cui
il
carcerato
povero
deve
rilasciare
una
parte
;
colui
che
ha
dei
soldi
rilascia
tutto
,
per
comprare
dalla
camorra
qualche
cosa
di
meglio
,
spesso
ancora
per
ricomprare
quello
che
ha
venduto
.
Ma
a
che
pro
,
mi
si
può
dire
,
questa
lunga
geremiata
?
Si
sa
che
la
miseria
c
è
,
e
che
è
orribile
.
C
è
stata
e
ci
sarà
sempre
dappertutto
,
insieme
coi
delitti
.
Lo
so
anch
io
che
vi
sono
uomini
,
ai
quali
se
si
mostra
una
moltitudine
che
affoga
nella
miseria
,
nella
fame
e
nella
corruzione
,
hanno
sempre
la
stessa
risposta
:
Bisogna
aver
fede
nella
libertà
.
IL
SECOLO
,
IL
PROGRESSO
,
I
LUMI
!
Con
questa
gente
io
non
so
ne
ho
voglia
di
ragionare
.
A
loro
non
saprei
dire
che
una
cosa
sola
:
Spegnete
i
vostri
lumi
e
andate
a
letto
.
Contentatevi
di
sentire
ogni
giorno
ripetere
dagl
Inglesi
e
dai
Tedeschi
,
che
i
popoli
latini
conoscono
la
forma
e
non
la
sostanza
della
libertà
,
perché
non
hanno
mai
voluto
capire
che
popolo
libero
è
quello
solamente
,
in
cui
i
potenti
e
i
ricchi
fanno
un
perenne
sacrifizio
di
loro
stessi
ai
poveri
e
ai
deboli
.
E
non
vogliono
capire
che
una
plebe
misera
e
corrotta
corrompe
tutta
la
società
;
sicché
è
nel
loro
interesse
,
in
quello
della
moralità
propria
e
dei
propri
figli
,
combattere
questo
male
con
tutta
la
energia
possibile
.
lo
parlo
invece
a
coloro
che
,
senza
illusioni
,
credono
utile
e
necessario
studiare
il
male
per
cercarne
i
rimedi
.
E
questi
,
certo
,
sono
molti
,
complessi
,
difficili
.
Accennerò
a
qualcuno
di
quelli
che
mi
sembrano
più
evidenti
,
e
comincerò
dal
più
difficile
di
tutti
,
quello
che
richiede
maggior
tempo
e
danaro
.
A
Napoli
v
è
una
quistione
colossale
,
che
nasce
dalla
costruzione
stessa
della
città
.
Questa
condizione
di
cose
peggiorò
molto
dal
tempo
in
cui
,
invece
di
fare
,
come
pel
passato
,
scorrere
le
acque
che
piovono
,
a
rigagnoli
o
a
fiumi
per
le
strade
,
si
costruirono
assai
malamente
le
fogne
,
nelle
quali
,
per
mancanza
di
pozzi
neri
,
va
ogni
cosa
.
Le
materie
restano
ora
,
quando
non
piove
,
ferme
,
e
le
loro
esalazioni
miasmatiche
si
sentono
per
le
vie
,
entrano
pei
condotti
nelle
case
.
Quando
invece
viene
la
pioggia
,
sono
portate
al
mare
,
che
bagna
le
rive
così
incantevoli
e
così
popolose
della
città
:
ivi
in
tempo
di
calma
si
fermano
,
e
lo
scirocco
rimanda
indietro
i
miasmi
.
Il
rimedio
è
difficile
,
perché
manca
l
acqua
,
ed
in
molti
luoghi
il
livello
delle
strade
è
uguale
a
quello
del
mare
.
Intanto
le
febbri
intermittenti
fanno
strage
nella
misera
popolazione
.
Le
Guide
inglesi
e
tedesche
hanno
sempre
un
capitolo
sulla
lebbre
napoletana
,
di
cui
nei
tempi
passati
non
parlavano
punto
.
Gli
alberghi
abbandonano
la
marina
e
salgono
sulla
collina
.
Si
aggiunga
a
questo
,
che
la
mancanza
di
spazio
costringe
la
povera
gente
a
vivere
accatastata
in
tugurii
spaventevoli
;
onde
in
nessun
paese
della
terra
si
vedono
più
chiare
le
terribili
conseguenze
della
teoria
del
Malthus
.
Qui
anche
la
parte
meno
misera
del
popolo
abita
nei
bassi
,
i
quali
non
solamente
sono
senza
aria
e
senza
luce
,
ma
son
tali
che
spesso
,
per
entrarvi
,
si
discendono
alcuni
scalini
,
onde
la
malsana
umidità
.
S
aggiunga
poi
che
anche
oggi
si
continuano
a
costruire
questi
bassi
nel
medesimo
modo
e
si
capirà
come
il
primo
e
più
difficile
problema
risguardi
l
igiene
generale
della
città
,
la
costruzione
delle
case
pei
poveri
,
pei
quali
dal
59
ad
oggi
non
si
è
fatto
nulla
.
Si
pensi
che
molti
dei
più
miseri
vivevano
e
vivono
accattando
,
ricevendo
sussidii
,
quando
non
fanno
di
peggio
.
Queste
limosine
e
sussidii
sono
ora
scemati
,
perché
un
governo
libero
non
può
distribuire
il
pane
,
e
perché
le
Corporazioni
religiose
furono
sciolte
.
Si
consideri
che
il
prezzo
dei
viveri
e
delle
case
è
cresciuto
,
mentre
l
aumento
della
mano
d
opera
non
giova
a
chi
non
aveva
e
non
ha
mestiere
,
e
si
dica
poi
se
rimedia
al
male
la
scuola
elementare
,
a
cui
del
resto
questa
gente
non
va
e
non
può
andare
.
La
sua
condizione
certo
non
è
migliorata
,
forse
è
peggiorata
.
Di
ciò
io
sono
più
che
convinto
,
per
quel
che
ho
visto
coi
miei
occhi
.
In
questo
stato
di
cose
,
i
rimedii
principali
e
più
facili
sono
due
.
Estirpare
la
camorra
,
la
quale
deve
essere
ritenuta
come
una
piaga
sociale
assai
più
profonda
di
quel
che
ora
si
suppone
.
Per
riuscirvi
,
bisogna
prima
studiarla
e
conoscerla
bene
;
bisogna
poi
che
la
legge
la
determini
meglio
,
e
renda
così
possibile
il
colpirla
in
tutte
le
sue
forme
.
I
colpi
dovrebbero
essere
più
fieri
,
più
inesorabili
contro
coloro
che
non
sono
popolo
,
e
pur
la
esercitano
e
ne
profittano
.
Il
camorrista
dovrebbe
nelle
carceri
essere
isolato
,
o
mandato
in
quelle
dell
Italia
settentrionale
;
altrimenti
la
prigionia
,
se
non
è
un
premio
,
non
è
certo
una
pena
per
lui
.
Da
alcuni
mesi
il
governo
è
rientrato
in
una
via
di
rigore
,
che
aveva
,
secondo
me
,
a
torto
abbandonata
per
lungo
tempo
.
Bisognerebbe
che
questo
rigore
fosse
permanente
,
che
continuasse
nella
prigione
,
e
avesse
,
per
quanto
è
possibile
,
l
aiuto
di
una
legge
di
pubblica
sicurezza
,
con
qualche
articolo
aggiunto
a
quel
troppo
semplice
articolo
120
,
il
quale
si
contenta
di
mettere
fra
le
persone
sospette
coloro
che
«
esigono
danaro
abitualmente
ed
illecitamente
sugli
altrui
guadagni
»
.
A
torto
si
è
creduto
di
aver
così
definito
la
camorra
,
che
invece
sfugge
facilmente
alla
pena
.
Ogni
sforzo
sarà
però
vano
se
,
nel
tempo
stesso
in
cui
si
cerca
di
estirpare
il
male
con
mezzi
repressivi
,
non
si
adoprano
efficacemente
i
mezzi
preventivi
.
lo
non
mi
stancherò
mai
di
ripeterlo
:
finché
dura
lo
stato
presente
di
cose
,
la
camorra
è
la
forma
naturale
e
necessaria
della
società
che
ho
descritto
.
Mille
volte
estirpata
,
rinascerà
mille
volte
.
Quella
plebe
infelice
,
che
con
leggi
repressive
noi
a
poco
a
poco
liberiamo
dai
suoi
oppressori
,
deve
essere
con
leggi
preventive
spinta
,
costretta
al
lavoro
.
Non
bisogna
contentarsi
di
aiutarla
con
quelle
infinite
limosine
che
aprono
spesso
una
nuova
piaga
sociale
,
perché
alimentano
l
ozio
ed
il
vagabondaggio
.
Non
bisogna
dire
e
ripetere
,
che
a
tutto
rimedia
la
scuola
elementare
,
la
quale
in
questi
casi
non
rimedia
nulla
.
Si
guardi
un
poco
a
quello
che
avviene
naturalmente
,
quando
si
trovano
a
Napoli
uomini
veramente
pietosi
e
benemeriti
,
che
conoscono
i
mali
del
loro
popolo
.
Alfonso
Casanova
,
che
da
pochi
anni
abbiamo
perduto
,
fu
giustamente
amato
come
un
santo
.
La
sua
Opera
pei
fanciulli
usciti
dagli
Asili
era
fondata
collo
scopo
di
cercare
i
piccoli
vagabondi
,
ed
insegnar
loro
,
insieme
con
l
alfabeto
,
un
mestiere
.
Tutti
riconobbero
che
quello
era
il
bisogno
vero
del
paese
,
tutti
l
aiutarono
e
l
amarono
,
quasi
l
adorarono
.
Altri
tentarono
l
impresa
con
uguale
fortuna
,
perché
la
carità
cittadina
non
è
mancata
mai
colà
.
E
se
il
Governo
vuol
davvero
operare
,
deve
imitare
questi
esempi
suggeriti
dalla
natura
stessa
delle
cose
.
Come
la
camorra
è
un
male
che
sorge
spontaneo
,
e
però
tanto
più
profondo
,
in
un
certo
stato
sociale
,
così
questi
tentativi
sono
lo
sforzo
generoso
e
spontaneo
della
società
stessa
per
redimersi
.
Bisogna
combattere
la
prima
,
aiutare
i
secondi
.
Il
Governo
deve
prendere
le
cose
come
sono
,
entrare
nella
via
suggerita
dall
esperienza
della
gente
onesta
del
paese
,
e
lasciar
da
un
lato
le
teorie
.
E
il
danaro
non
manca
,
se
una
volta
si
vorrà
ammettere
che
le
infinite
Opere
pie
elemosiniere
,
le
quali
così
spesso
sono
più
uno
stimolo
che
un
rimedio
alla
miseria
,
debbano
tutte
essere
trasformate
in
modo
da
ottenere
il
loro
scopo
con
la
previdenza
,
dando
col
pane
,
e
come
condizione
sine
qua
non
,
l
insegnamento
e
l
obbligo
del
lavoro
.
E
perché
si
veda
quanto
questo
male
sia
generale
,
e
non
paia
che
io
voglia
prendere
tutti
gli
esempi
dal
Mezzogiorno
d
Italia
,
ne
citerò
uno
del
Settentrione
185
.
Nella
Rivista
Veneta
(
vol
.
IV
,
fasc
.
5°
,
1874
)
è
stato
poco
fa
pubblicato
dal
professore
Cecchetti
dell
Archivio
dei
Frari
,
un
lavoro
in
cui
si
dànno
alcune
statistiche
assai
eloquenti
.
Dal
1766
al
1789
si
trova
che
Venezia
ebbe
una
media
di
2.000
poveri
.
Le
cose
sono
da
allora
in
poi
talmente
peggiorate
,
che
nel
1860
erano
nei
registri
di
beneficenza
inscritti
31.890
individui
,
in
una
popolazione
di
123.102
abitanti
.
Nel
1861
la
popolazione
discese
a
122.565
,
e
gl
inscritti
alla
beneficenza
salirono
a
32.422
.
Nel
1867
la
popolazione
discese
a
120.889
e
nel
catalogo
della
beneficenza
erano
registrati
33.978
individui
.
Questi
erano
nel
1869
,
35.000;
nel
1870
,
35.728;
nel
1871
,
36.200
.
E
qui
finisce
la
statistica
,
non
senza
notare
che
bisogna
,
per
l
anno
1871
,
aggiungere
circa
700
poveri
vergognosi
,
i
quali
rappresentano
186
altrettante
famiglie
.
È
vero
che
negli
ultimi
anni
la
popolazione
di
Venezia
ebbe
qualche
lieve
aumento
,
essendo
nel
1871
salita
a
128.901
abitanti
;
ma
in
sostanza
dai
calcoli
ufficiali
del
signor
Cecchetti
risulta
un
continuo
aumento
di
poveri
,
e
risulta
che
un
terzo
circa
della
popolazione
di
Venezia
è
ora
sussidiato
187
dalla
beneficenza
,
o
almeno
scritto
nei
registri
come
meritevole
di
sussidio
188
.
Ho
sentito
molti
e
molti
domandare
:
Perché
lo
spirito
intraprendente
,
operoso
,
audace
qualche
volta
sino
all
eroismo
,
degli
antichi
Veneti
,
non
è
ancora
cominciato
a
risorgere
colla
libertà
189
?
Le
ragioni
sono
infinite
.
Però
tra
le
ragioni
,
a
mio
avviso
,
non
è
ultima
questa
,
che
la
carità
cittadina
ha
accumulato
infiniti
tesori
,
i
quali
sono
ora
destinati
ad
impedire
che
quello
spirito
risorga
.
Dopo
ciò
l
eterna
risposta
deve
essere
sempre
:
Vedremo
,
provvederemo
,
faremo
?
Cioè
,
lasceremo
fare
,
lasceremo
passare
?
Intanto
la
stampa
straniera
ci
domanda
:
Quando
l
Italia
sarà
finalmente
civile
?
E
se
questo
è
quello
che
segue
a
Venezia
,
che
cosa
deve
seguire
a
Napoli
,
città
tanto
più
grande
,
tanto
più
malmenata
!
Lo
dica
l
esercito
sterminato
di
poveri
che
vive
colà
senza
lavoro
.
Qualcuno
darà
loro
da
mangiare
,
se
di
fame
non
muoiono
.
Sì
,
è
la
carità
,
ma
una
carità
che
uccide
,
che
demoralizza
,
che
abbrutisce
.
E
voi
,
mi
si
dirà
,
avete
la
ingenuità
di
credere
che
in
breve
si
può
rimediare
a
mali
così
gravi
e
profondi
?
Non
vedete
che
ci
vuole
un
secolo
?
Sì
,
lo
vedo
,
ma
vedo
ancora
che
se
cominceremo
domani
,
ci
vorrà
un
secolo
ed
un
giorno
.
E
per
ora
vedo
ancora
che
,
quando
torno
a
Napoli
,
il
mondo
è
mutato
per
me
e
per
i
miei
amici
.
La
parola
è
libera
,
la
stampa
è
libera
,
molte
vie
si
sono
aperte
dinanzi
a
me
.
La
differenza
è
come
dalla
notte
al
giorno
;
se
dovessi
tornare
al
passato
,
mi
parrebbe
di
scendere
nella
tomba
.
Abbandono
le
strade
centrali
,
vado
nei
quartieri
bassi
,
e
ritrovo
le
cose
come
le
lasciarono
i
Borboni
.
I
fondaci
Scanna
-
sorci
,
Tentella
,
San
Crispino
,
Pisciavino
,
del
Pozzillo
,
ecc
.
sono
là
sempre
gli
stessi
,
coi
medesimi
infelici
,
forse
ancora
più
oppressi
,
più
affamati
di
prima
.
Tutta
la
differenza
,
se
mai
,
sta
in
ciò
,
che
il
muro
esterno
fu
imbiancato
.
E
sono
allora
tentato
di
domandare
a
me
stesso
:
Ah
!
dunque
la
libertà
che
tu
volevi
,
era
una
libertà
per
tuo
uso
e
consumo
solamente
?
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
LA
MAFIA
Mio
caro
Dina
In
questa
lettera
comincerò
a
ragionare
dei
mali
che
affliggono
la
Sicilia
.
La
cosa
è
molto
ardua
per
me
,
che
conosco
assai
poco
il
paese
.
Ed
è
più
ardua
in
se
stessa
,
perché
le
opinioni
su
questo
argomento
,
anche
tra
coloro
che
nacquero
e
vissero
nell
Isola
,
sono
disparatissime
.
Io
andrò
quindi
assai
cauto
.
Metterò
sotto
gli
occhi
del
lettore
i
fatti
che
potei
raccogliere
,
esporrò
le
conclusioni
a
cui
sono
venuto
,
e
il
modo
,
il
processo
logico
con
cui
v
arrivai
.
Il
lettore
potrà
da
se
fare
le
sue
osservazioni
,
e
giudicare
le
mie
.
Prima
di
tutto
,
voglio
notare
che
ogni
anno
a
me
accade
di
ricevere
lettere
di
giovani
professori
,
i
quali
,
invitati
dal
Governo
ad
andare
in
qualche
liceo
o
ginnasio
della
Sicilia
,
mi
chiedono
ansiosamente
,
in
nome
loro
e
delle
famiglie
,
notizia
dei
paesi
cui
sono
destinati
.
lo
mi
rivolgo
allora
a
qualche
Siciliano
amico
,
e
domando
.
Sono
stato
molte
volte
maravigliato
nel
ricevere
una
risposta
,
che
sembra
esprimere
come
un
giudizio
popolare
.
Se
io
chiedevo
di
paesi
delle
province
di
Catania
o
di
Siracusa
,
quasi
sempre
la
risposta
era
:
Paesi
buonissimi
,
si
sta
come
in
Toscana
,
si
può
andare
coll
oro
in
mano
.
Se
invece
chiedevo
di
paesi
della
Sicilia
occidentale
,
specialmente
delle
province
di
Girgenti
e
di
Caltanissetta
,
la
risposta
era
spesso
:
Eh
!
paesi
di
solfare
,
bisogna
stare
attenti
.
Egli
è
noto
che
la
Sicilia
vien
travagliata
da
quelle
piaghe
sociali
,
di
cui
tanto
si
parla
adesso
,
principalmente
nella
sua
parte
occidentale
.
Qui
appunto
,
non
occupandoci
per
ora
di
Palermo
che
dà
luogo
ad
altre
considerazioni
,
è
il
centro
delle
solfare
,
che
,
dopo
l
agricoltura
,
sono
la
più
grande
e
ricca
industria
di
quell
isola
,
industria
che
occupa
molte
migliaia
di
lavoranti
d
ogni
sesso
ed
età
.
Ed
è
noto
che
il
lavoro
delle
solfare
è
fatto
in
un
modo
che
molto
spesso
si
può
dire
iniquo
.
Non
solamente
non
si
pigliano
in
esse
tutti
i
necessarii
provvedimenti
a
salvare
la
vita
degli
operai
,
che
qualche
volta
restano
soffocati
dai
gas
che
n
emanano
,
ed
anche
si
accendono
;
sepolti
sotto
le
volte
che
cadono
,
perché
male
costruite
,
o
perché
l
intraprenditore
ha
fatto
assottigliare
i
pilastri
,
per
cavarne
altro
minerale
:
ma
segue
di
peggio
ancora
.
La
creatura
umana
è
sottoposta
ad
un
lavoro
che
,
descritto
ogni
giorno
,
sembra
ogni
giorno
più
crudele
e
quasi
impossibile
.
Centinaia
e
centinaia
di
fanciulli
e
fanciulle
scendono
per
ripide
scarpe
e
disagevoli
scale
,
cavate
in
un
suolo
franoso
e
spesso
bagnato
.
Arrivati
nel
fondo
della
miniera
,
sono
caricati
del
minerale
,
che
debbono
riportare
su
,
a
schiena
,
col
pericolo
,
sdrucciolando
su
quel
terreno
ripido
e
mal
fido
,
di
andar
giù
e
perder
la
vita
.
Quelli
di
maggiore
età
vengono
su
,
mandando
grida
strazianti
;
i
fanciulli
arrivano
piangendo
.
È
noto
a
tutti
,
è
stato
mille
volte
ripetuto
,
che
questo
lavoro
fa
strage
indescrivibile
fra
quella
gente
.
Molti
ne
muoiono
;
moltissimi
ne
restano
storpiati
,
deformi
o
malati
per
tutta
la
vita
.
Le
statistiche
lo
provarono
ad
esuberanza
,
la
leva
militare
ha
dato
un
numero
spaventoso
di
riformati
,
l
inchiesta
industriale
ha
raccolto
tutte
le
notizie
che
si
possono
desiderare
.
È
cosa
che
mette
terrore
.
Il
Congresso
di
Milano
,
l
onorevole
Di
Cesarò
,
l
onorevole
Luzzatti
ed
altri
levarono
un
grido
generoso
di
protesta
e
di
dolore
contro
queste
enormità
,
le
quali
sono
tanto
più
gravi
,
quanto
più
colla
salute
si
distrugge
la
moralità
di
quelle
popolazioni
.
Gli
organismi
deboli
rimangono
distrutti
,
i
forti
sopravvivono
per
comandare
,
tiranneggiare
,
opprimere
fanciulli
e
fanciulle
accatastati
in
quegli
oscuri
androni
,
dove
ogni
cosa
può
succedere
.
L
uomo
si
abbruti
sce
,
si
demoralizza
e
diviene
facilmente
un
nemico
della
società
,
che
lo
tratta
così
spietatamente
.
Abbiamo
qui
dunque
una
prima
sorgente
del
male
.
Si
vede
cogli
occhi
,
si
tocca
con
mano
in
che
modo
la
moralità
di
certe
classi
sociali
venga
distrutta
.
Segue
in
Sicilia
quello
che
era
cominciato
a
seguire
in
tutti
i
paesi
di
miniere
,
con
qualche
differenza
però
.
Altrove
si
pensò
subito
a
porvi
rimedio
con
leggi
,
che
proteggono
l
operaio
e
specialmente
il
fanciullo
,
il
quale
non
deve
lavorare
oltre
un
certo
numero
di
ore
,
non
deve
essere
sottoposto
a
lavori
che
lo
ammazzano
o
lo
demoralizzano
.
La
vita
e
la
moralità
dell
operaio
furono
efficacemente
protette
;
il
male
fu
fermato
nel
suo
cammino
.
Dal
1859
fino
ad
oggi
,
a
noi
è
invece
mancato
il
coraggio
,
la
previdenza
necessaria
a
fare
la
legge
che
tanti
avevano
già
fatta
.
Essa
si
discute
ora
negli
Ufficii
,
e
,
com
è
naturale
,
tutti
l
approvano
.
Ci
sarà
però
il
tempo
d
approvarla
e
discuterla
anche
in
Parlamento
,
in
questa
sessione
?
O
sarà
la
Camera
troppo
occupata
,
troppo
stanca
,
troppo
sopraffatta
?
E
,
approvata
una
volta
questa
legge
,
avrà
il
Governo
la
ferma
volontà
di
farla
eseguire
?
Si
leverà
certo
nelle
miniere
un
grido
di
protesta
,
e
sarà
invocato
il
sacro
nome
della
libertà
violata
.
Gli
operai
picconieri
grideranno
che
col
proibire
il
lavoro
dei
fanciulli
,
sarà
diminuito
il
guadagno
degli
adulti
.
Le
madri
grideranno
che
s
impedisce
ai
loro
figli
di
guadagnarsi
un
pane
,
e
che
così
essi
morranno
di
fame
.
I
gabellotti
o
appaltatori
strepiteranno
che
si
mandano
in
rovina
le
loro
industrie
;
che
è
ingiustizia
senza
nome
l
obbligarli
a
condurre
i
lavori
,
scavare
le
volte
,
ecc
.
in
un
modo
piuttosto
che
in
un
altro
.
E
i
sacri
adoratori
delle
armonie
economiche
grideranno
che
tutto
è
compenso
:
il
male
che
si
voleva
impedire
da
un
lato
,
si
produrrà
in
un
altro
,
e
intanto
la
libertà
,
che
sola
poteva
rimediare
a
tutto
,
è
stata
violata
.
Ma
quale
libertà
?
Quella
che
dà
al
picconiere
il
diritto
di
ammazzare
o
demoralizzare
i
fanciulli
,
per
guadagnare
qualche
scudo
di
più
?
Sono
queste
le
armonie
desiderate
?
Ma
come
,
diranno
forse
allora
gli
uomini
pratici
,
volete
voi
governare
con
tutto
il
paese
contro
di
voi
?
In
verità
mi
pare
che
se
abbiamo
saputo
,
quando
è
stato
inevitabile
,
imporre
la
leva
ed
il
macinato
colla
forza
,
dovremmo
saper
fare
e
far
rispettare
le
leggi
certo
non
meno
sacre
,
che
proteggono
i
deboli
e
la
pubblica
moralità
.
Altrimenti
è
inutile
domandare
:
perché
seguono
tanti
delitti
,
perché
non
c
è
sicurezza
pubblica
?
Anche
questa
è
un
armonia
fra
causa
ed
effetto
.
E
se
da
un
lato
noi
dobbiamo
,
per
necessità
inesorabile
delle
nostre
finanze
,
mantenere
il
lotto
che
corrompe
il
popolo
,
e
da
un
altro
lasciare
che
chi
vuole
l
opprima
e
lo
corrompa
,
cosa
sarà
mai
di
esso
e
di
noi
?
Il
giorno
in
cui
l
Italia
si
dichiarasse
impotente
a
rispettare
ed
a
far
rispettare
le
leggi
più
elementari
della
giustizia
,
essa
avrebbe
pronunziata
la
propria
condanna
di
morte
;
avrebbe
in
faccia
all
umanità
confessato
che
non
ha
il
diritto
di
esistere
.
Che
importerebbe
infatti
all
umanità
un
Italia
unita
e
libera
piuttosto
che
divisa
ed
oppressa
,
se
la
nostra
libertà
dichiarasse
che
,
per
esistere
,
deve
permettere
che
i
sacri
diritti
dei
deboli
vengano
ogni
giorno
violati
?
La
quistione
siciliana
si
presenta
in
tutta
la
sua
spaventosa
gravità
nella
provincia
di
Palermo
,
dove
uno
stato
sociale
,
che
ancora
non
si
conosce
abbastanza
,
produce
non
la
camorra
,
ma
la
mafia
.
Questa
è
stata
studiata
e
descritta
con
molti
particolari
,
prima
dal
barone
Turrisi
-
Colonna
,
poi
dall
onorevole
Tommasi
-
Crudeli
e
da
altri
,
in
opuscoli
nei
quali
sono
esaminati
anco
i
diversi
elementi
storici
che
contribuirono
a
generare
ed
accrescere
il
male
.
Sarebbe
inutile
veire
qui
a
ripetere
ciò
che
essi
hanno
già
detto
.
E
del
resto
,
non
è
il
sapere
quel
che
fa
la
mafia
e
come
lo
fa
,
e
neppure
il
conoscere
quali
sono
gli
elementi
ad
essa
estranei
,
che
la
promuovono
e
le
aumentano
vigore
,
ciò
che
a
noi
più
importa
.
Son
cose
in
gran
parte
già
note
.
Questa
mafia
non
ha
statuti
scritti
,
non
è
una
società
segreta
;
si
potrebbe
dire
quasi
che
non
è
un
associazione
;
è
una
camorra
d
un
genere
particolare
;
s
è
formata
per
generazione
spontanea
.
A
noi
importa
sapere
come
e
perché
nasce
e
si
mantiene
così
vigorosa
,
più
audace
assai
che
la
camorra
.
La
mafia
guadagna
,
si
vendica
,
ammazza
,
riesce
persino
a
produrre
sommosse
popolari
.
Chi
comanda
e
chi
obbedisce
,
chi
sono
gli
oppressi
e
chi
sono
gli
oppressori
?
È
difficile
farsi
un
idea
degli
ostacoli
che
si
ritrovano
,
quando
si
vuol
ricevere
o
dare
una
risposta
precisa
a
queste
domande
.
Ognuno
ha
una
opinione
o
un
idea
diversa
.
Ho
letto
un
gran
numero
di
libri
e
di
opuscoli
,
ho
interrogato
molti
Siciliani
e
molti
stranieri
residenti
nell
Isola
da
lungo
tempo
:
la
varietà
delle
opinioni
cresceva
ogni
giorno
.
Un
Inglese
da
parecchi
anni
dimorante
in
Palermo
,
mi
scriveva
più
volte
che
,
senza
provvedimenti
eccezionali
,
era
ridicolo
pensare
di
poter
ristabilire
colà
la
pubblica
sicurezza
.
Interrogato
però
da
me
sopra
varie
questioni
,
egli
,
uomo
dotto
,
intelligente
,
molto
pratico
di
affari
,
rispondeva
schietto
di
non
essere
in
grado
di
darmi
alcuna
cognizione
sicura
.
Inviò
le
mie
domande
ad
un
altro
Inglese
,
già
da
lungo
tempo
residente
nell
interno
dell
Isola
,
ivi
mescolato
in
molti
affari
,
ed
uomo
accorto
:
he
has
a
long
head
,
he
is
your
man
,
egli
è
assai
accorto
,
è
il
vostro
uomo
,
diceva
il
mio
amico
.
La
risposta
fu
,
che
era
molto
difficile
il
conoscere
davvero
l
origine
prima
ed
il
carattere
della
mafia
:
i
passati
Governi
,
le
rivoluzioni
,
la
mancanza
di
strade
e
di
opere
pubbliche
,
ecc
ecc
.
Una
sola
cosa
era
certa
,
egli
scriveva
,
e
cioè
che
i
provvedimenti
eccezionali
,
farebbero
più
male
che
bene
.
Il
rimedio
stava
nel
tempo
,
nelle
opere
pubbliche
,
cui
la
Sicilia
aveva
diritto
,
e
finalmente
nelle
scuole
,
l
eterna
panacea
di
tutti
i
mali
.
I
due
Inglesi
si
neutralizzavano
,
ed
io
restavo
come
prima
.
Un
giorno
ero
immerso
nella
lettura
degli
opuscoli
sulla
Sicilia
,
quando
m
arrivò
la
notizia
che
il
prof
.
Caruso
,
siciliano
,
non
nato
,
ma
educato
a
Palermo
,
e
che
ora
insegna
agronomia
nell
Università
di
Pisa
,
dalla
cattedra
e
nella
scuola
illustrata
dal
Cuppari
,
aveva
accennato
alla
questione
in
un
suo
pubblico
discorso
,
letto
nella
solenne
apertura
dell
anno
accademico
1873-74
.
Scrissi
subito
per
avere
il
discorso
,
e
vi
trovai
in
pochi
periodi
accennato
,
che
nella
Sicilia
v
era
una
grossa
quistione
sociale
,
derivante
dalla
grande
coltura
e
dalla
miseria
del
contadino
.
«
La
rivoluzione
di
Palermo
nel
1866
,
egli
diceva
,
non
fu
politica
,
ma
sociale
,
si
perché
non
aveva
nessuna
bandiera
politica
certa
,
si
perché
il
contingente
più
numeroso
lo
forniva
la
campagna
,
mandando
in
quella
sventurata
città
coorti
di
opranti
affamati
,
desiderosi
di
arricchirsi
»
.
Unico
rimedio
ai
mali
,
continuava
il
Caruso
,
sarebbe
l
introduzione
di
quel
contratto
di
mezzerìa
,
secondo
il
quale
è
coltivata
la
Toscana
,
e
col
quale
si
fanno
al
contadino
condizioni
eccellenti
.
E
subito
,
nell
Accademia
dei
Georgofili
,
l
ex
-
deputato
E
.
Rubieri
annunziò
con
parole
di
elogio
questo
discorso
,
ricordando
come
egli
avea
nel
1868
,
dopo
un
viaggio
in
Sicilia
,
sostenuto
la
medesima
idea
nel
suo
libro
:
Sulle
condizioni
agrarie
,
economiche
e
sociali
della
Sicilia
e
della
Maremma
Pisana
.
Lo
lessi
con
avidità
anche
questo
lavoro
,
e
da
tutto
ciò
ricevei
una
profonda
impressione
,
perché
mi
ero
già
prima
convinto
che
la
questione
del
brigantaggio
nelle
provincie
napoletane
,
era
una
questione
agraria
e
sociale
.
Ma
quale
non
fu
la
mia
meraviglia
,
quando
,
raccolti
gli
appunti
per
quel
che
riguardava
in
ispecie
la
provincia
di
Palermo
,
interrogando
alcuni
Siciliani
che
mi
parevano
autorevoli
vidi
che
si
mettevano
a
ridere
sgangheratamente
.
In
tutto
questo
,
essi
dicevano
,
non
c
è
una
sola
parola
di
vero
.
Come
!
noi
oppressori
dei
contadini
?
Ma
se
siamo
noi
oppressi
dai
contadini
!
È
la
mafia
che
impedisce
a
noi
d
andare
a
vedere
i
nostri
fondi
.
Il
tale
,
il
tale
altro
da
10
anni
non
ha
potuto
vedere
le
sue
terre
,
che
sono
amministrate
e
guardate
dai
mafiosi
,
dalle
cui
mani
non
può
levarle
senza
pericolo
di
vita
.
A
questo
s
aggiunse
una
notizia
singolarissima
,
la
cui
verità
ho
potuto
in
molti
modi
accertare
.
Il
maggior
numero
di
delitti
si
commette
da
abitanti
dei
dintorni
di
Palermo
,
che
per
lo
più
non
sono
poveri
,
spesso
anzi
contadini
censuarii
o
proprietarii
,
che
coltivano
mirabilmente
i
loro
giardini
d
aranci
.
Nella
Conca
d
Oro
l
agricoltura
prospera
;
la
grande
proprietà
non
esiste
;
il
contadino
è
agiato
,
mafioso
,
e
commette
un
gran
numero
di
delitti
.
lo
non
volevo
credere
a
questa
notizia
,
che
sembrava
sovvertire
tutti
quanti
i
principii
dell
economia
politica
e
della
scienza
sociale
;
ma
la
riscontrai
in
mille
modi
,
ed
in
mille
modi
mi
fu
riconfermata
.
Ripigliai
,
rilessi
da
capo
i
miei
opuscoli
e
i
libri
sulla
Sicilia
,
per
vedere
se
era
possibile
raccapezzarsi
.
Negli
Annali
d
agricoltura
siciliana
trovai
ripetuto
,
che
l
agricoltura
e
la
prosperità
materiale
da
lungo
tempo
hanno
fatto
molti
progressi
nei
dintorni
di
Palermo
.
Nell
opuscolo
del
Turrisi
Colonna
sulla
Sicurezza
Pubblica
in
Sicilia
,
trovai
confermato
che
il
centro
principale
,
la
vera
sede
della
mafia
è
nei
dintorni
di
Palermo
;
di
là
essa
stende
le
sue
fila
nella
città
.
Qui
il
basso
popolo
non
è
avvilito
ed
oppresso
;
ma
piuttosto
sanguinario
,
pronto
al
coltello
;
aderisce
alla
mafia
,
e
ne
va
orgoglioso
.
Il
contadino
agiato
ed
il
borghese
,
come
dicono
colà
,
di
Monreale
,
di
Partinico
,
ecc
.
;
i
gabellotti
o
affittuarii
,
e
le
guardie
rurali
di
quei
medesimi
luoghi
sono
quelli
che
costituiscono
il
nucleo
principale
della
mafia
.
Questa
dunque
stende
le
sue
più
profonde
radici
nella
campagna
,
mentre
la
camorra
le
stende
nella
città
.
Dentro
Palermo
voi
potete
di
giorno
e
di
notte
passeggiare
impunemente
;
se
v
allontanate
un
miglio
dalle
porte
,
anche
oggi
,
mi
dicono
,
voi
non
siete
sicuro
d
arrivare
a
Monreale
.
A
tali
notizie
bisogna
aggiungerne
un
altra
,
che
è
pure
di
massima
importanza
per
conoscere
le
condizioni
dell
Isola
.
Questa
va
divisa
in
più
zone
,
che
sono
fra
loro
assai
diverse
.
Nell
interno
v
è
la
grande
coltura
.
Ivi
sono
feudi
o
latifondi
,
ivi
sono
i
miseri
proletarii
,
ivi
l
agricoltura
è
in
uno
stato
primitivo
;
mancano
le
acque
,
l
aria
è
cattiva
,
il
fertile
suolo
della
Sicilia
pare
spesso
una
maremma
,
e
v
è
poco
più
che
la
coltura
dei
cereali
.
Vicino
alle
coste
,
specialmente
presso
le
città
,
e
massime
nei
dintorni
di
Palermo
,
la
scena
muta
affatto
.
Qui
sono
giardini
,
piccola
coltura
,
agricoltura
progredita
,
spesso
contadini
censuarii
o
proprietarii
,
quasi
tutti
intelligenti
,
eppure
prontissimi
ai
delitti
.
A
questi
s
uniscono
gabellotti
e
guardiani
,
anch
essi
agiati
,
anch
essi
pronti
al
delitto
.
Ora
in
che
relazione
si
trovan
fra
loro
i
cittadini
,
questi
borghesi
,
gabellotti
,
guardiani
,
ecc
.
,
ed
il
proletario
dell
interno
dell
Isola
?
Ecco
il
nuovo
problema
che
mi
si
affacciava
.
Dopo
mille
domande
e
lettere
scritte
per
arrivare
alla
soluzione
del
problema
,
la
risposta
che
più
mi
parve
avvicinarsi
al
vero
mi
fu
data
da
un
patriotta
siciliano
,
stato
ufficiale
prima
di
Garibaldi
e
poi
dell
esercito
regolare
,
il
quale
fece
un
piccolo
giro
nei
dintorni
di
Palermo
,
per
poi
rispondere
più
esattamente
alle
mie
domande
.
Il
lettore
legga
con
attenzione
la
lettera
di
questo
amico
,
e
vi
troverà
qualche
notizia
importante
a
risolvere
l
arduo
problema
.
Non
dimentichi
però
che
scrittore
parla
de
visu
,
per
ciò
che
risguarda
,
una
parte
sola
dei
dintorni
di
Palermo
.
«
In
Sicilia
bisogna
distinguere
due
classi
di
contadini
,
uno
che
abita
verso
le
coste
,
dove
le
terre
sono
più
coltivate
e
meglio
divise
,
e
dove
il
contadino
assai
spesso
possiede
la
sua
porzioncella
coltivata
o
a
viti
o
ad
olivi
o
ad
agrumi
o
a
sommacco
.
Così
,
per
esempio
,
nella
Conca
di
Palermo
i
quattro
decimi
dei
contadini
sono
piccoli
censuarii
o
proprietarii
,
e
nel
territorio
che
si
dice
della
Sala
di
Partinico
,
o
meglio
quella
parte
della
costa
che
si
bagna
nel
golfo
di
Castellamare
,
gli
otto
decimi
dei
contadini
sono
quasi
tutti
in
questa
condizione
.
Tanto
ciò
è
vero
,
che
si
è
calcolato
,
che
se
,
per
esempio
,
a
Partinico
i
contadini
non
fossero
analfabeti
,
potrebbero
tutti
essere
elettori
amministrativi
o
politici
,
perché
tutti
pagano
la
tassa
richiesta
dalle
leggi
.
Ne
vuole
saper
una
?
I
Comuni
di
Monreale
e
di
Partinico
sono
quelli
,
in
cui
le
basse
classi
o
meglio
il
contadinume
si
trova
più
che
in
tutti
gli
altri
Comuni
della
provincia
in
uno
stato
di
agiatezza
.
Ora
in
questi
due
paesi
appunto
gli
omicidii
sono
più
spessi
e
più
efferati
.
La
vera
classe
di
contadini
che
,
addetta
alla
seminagione
del
frumento
,
il
novanta
per
cento
nulla
possiede
,
e
si
trova
a
discrezione
di
un
burbero
padrone
,
è
quella
che
abita
l
interno
dell
Isola
,
dove
sono
i
latifondi
,
coltivati
da
uomini
che
vivono
come
schiavi
.
Per
rispondere
,
con
notizie
certe
,
ai
quesiti
propostimi
da
lei
,
io
piglio
ad
esempio
per
tutti
Piana
dei
Greci
.
Gli
abitanti
si
dividono
in
tre
classi
:
galantuomini
o
boiardi
;
borgesi
o
contadini
un
po
agiati
,
che
fanno
da
affittuarii
,
e
villani
o
giornalieri
.
Circa
quattro
famiglie
di
boiardi
e
sei
di
borgesi
fanno
negozio
di
grano
,
hanno
preso
in
affitto
gli
ex
-
feudi
dei
signori
di
Palermo
,
dando
ogni
anno
a
coltivare
le
terre
,
in
piccole
porzioni
,
ai
poveri
contadini
.
Le
forme
di
questi
subaffitti
sono
varie
,
ma
quasi
tutte
d
un
anno
od
a
brevissima
scadenza
,
e
sempre
il
feudo
viene
diviso
in
piccole
porzioni
.
A
mezzerìa
si
dice
quando
il
contadino
,
coltivando
il
grano
,
dà
metà
del
prodotto
al
padrone
,
che
piglia
poi
dalla
metà
del
contadino
il
prezzo
per
la
guardia
rurale
,
fissandolo
egli
stesso
.
Dicesi
a
terraggio
,
quando
il
contadino
s
obbliga
a
dar
tante
salme
di
grano
per
salma
di
terreno
.
In
questi
casi
,
se
si
anticipa
il
grano
per
seminare
,
si
ripiglia
con
un
interesse
del
25%
.
Dicesi
a
maggese
,
quando
si
consegna
al
contadino
il
pezzo
di
terra
già
arato
.
Egli
lo
semina
,
e
dà
poi
tante
salme
di
grano
,
secondo
il
patto
fissato
nell
anno
.
Di
quello
che
avanza
,
piglia
solo
la
metà
,
l
altra
va
al
padrone
.
Anche
in
questo
caso
,
il
grano
per
la
semina
è
dato
in
prestito
dal
padrone
al
25%
.
Quando
questi
patti
onerosi
hanno
rovinato
il
contadino
,
esso
diventa
giornaliero
,
e
guadagna
da
L
.
1,70
a
L
.
2
al
giorno
;
nel
tempo
della
mietitura
anche
3
.
Cessati
i
lavori
resta
senza
guadagno
.
Alcuni
dei
boiardi
e
dei
borghesi
si
contentano
vivere
delle
loro
rendite
;
ma
gli
altri
pigliano
in
affitto
i
feudi
,
negoziano
di
grano
,
ed
esercitano
un
usura
spaventosa
sui
contadini
.
Lo
stato
dei
contadini
nell
interno
dell
Isola
è
deplorevolissimo
.
In
massima
parte
sono
proletarii
,
che
debbono
ogni
giorno
camminar
molte
miglia
,
per
arrivare
al
luogo
del
lavoro
.
Altra
relazione
tra
essi
e
i
loro
padroni
non
v
è
,
che
quella
dell
usura
e
della
spogliazione
,
di
oppressi
e
di
oppressori
.
Se
viene
l
annata
cattiva
,
il
contadino
torna
dall
aia
piangendo
,
colla
sola
vanga
sulle
spalle
.
E
quando
l
annata
è
buona
,
gli
usurai
suppliscono
alla
grandine
,
alle
cavallette
,
alle
tempeste
,
agli
uragani
.
I
contadini
sono
un
esercito
di
barbari
nel
cuore
dell
Isola
,
ed
insorgono
non
tanto
per
odio
contro
il
Governo
presente
,
quanto
per
vendicarsi
di
tutte
le
soperchierie
,
le
usure
e
le
ingiurie
che
soffrono
,
ed
odiano
ogni
Governo
,
perché
credono
che
ogni
Governo
puntelli
i
loro
oppressori
»
.
Noi
abbiamo
dunque
tre
classi
distinte
.
In
Palermo
sono
i
grandi
possessori
dei
vasti
latifondi
o
ex
-
feudi
,
e
nei
dintorni
abitano
contadini
agiati
,
dai
quali
sorge
o
accanto
ai
quali
si
forma
una
classe
di
gabellotti
,
di
guardiani
e
di
negozianti
di
grano
.
I
primi
sono
spesso
vittime
della
mafia
,
se
con
essa
non
s
intendono
;
fra
i
secondi
essa
recluta
i
suoi
soldati
,
i
terzi
ne
sono
capitani
.
Nell
interno
dell
Isola
si
trovano
i
feudi
e
i
contadini
più
poveri
o
proletarii
.
I
borgesi
arricchiti
,
i
proprietarii
negozianti
pigliano
a
gabella
gli
ex
-
feudi
,
che
subaffittano
ai
contadini
,
dividendo
le
vaste
tenute
in
porzioni
,
delle
quali
serbano
per
se
stessi
la
migliore
,
e
fanno
contratti
di
subaffitto
,
diversi
,
ma
sempre
onerosissimi
al
contadino
.
E
aggiungono
poi
l
usura
,
che
ordinariamente
arriva
al
25%
,
spesso
sale
ad
un
interesse
assai
maggiore
.
Inoltre
negoziano
in
grano
.
Messa
da
parte
l
usura
,
i
contratti
sono
tali
,
che
i
calcoli
degli
agronomi
siciliani
dimostrano
(
prof
.
G
.
Caruso
,
Studii
sull
industria
dei
cereali
in
Sicilia
:
Palermo
,
1870
)
che
il
contadino
,
nei
casi
ordinarii
,
non
può
trovare
i
mezzi
necessarii
alla
vita
.
Perciò
egli
deve
indebitarsi
e
cadere
in
mano
dell
usuraio
,
di
cui
è
fatto
schiavo
,
fino
a
che
non
si
getta
al
brigantaggio
,
quando
non
diviene
proletario
,
per
peggiorare
anche
il
suo
stato
.
Egli
allora
percorre
la
feconda
terra
siciliana
,
senz
altro
che
una
zappa
sulla
spalla
,
carico
d
un
cumulo
di
debiti
.
Si
pensi
che
la
coltura
dei
cereali
si
estende
a
77
per
cento
di
tutta
la
superficie
dell
Isola
,
e
si
capirà
a
che
cosa
arrivi
questo
esercito
d
infelici
,
che
sono
come
gli
schiavi
dell
usuraio
e
dell
affittuario
.
Fra
i
tiranni
dei
contadini
sono
le
guardie
campestri
,
gente
pronta
alle
armi
ed
ai
delitti
,
e
sono
ancora
quei
contadini
più
audaci
,
che
hanno
qualche
vendetta
da
fare
,
o
sperano
trovar
coi
delitti
maggiore
agiatezza
:
così
la
potenza
della
mafia
è
costituita
.
Essa
forma
come
un
muro
tra
il
contadino
ed
il
proprietario
,
e
li
tiene
sempre
divisi
,
perché
il
giorno
in
cui
venissero
in
diretta
relazione
fra
loro
,
la
sua
potenza
sarebbe
distrutta
.
Spesso
al
proprietario
è
imposta
la
guardia
de
suoi
campi
,
e
colui
che
deve
prenderli
in
affitto
.
Chiunque
minaccia
un
tale
stato
di
cose
,
corre
pericolo
di
vita
.
I
delitti
sono
continui
in
questa
classe
,
che
pure
non
è
data
per
mestiere
al
brigantaggio
;
ma
lavora
la
terra
,
fa
i
suoi
affari
con
intelligenza
,
mantiene
il
suo
predominio
col
terrore
.
Oggi
,
dietro
una
siepe
,
tirano
una
fucilata
al
viandante
od
al
vicino
rivale
;
domani
vangano
tranquillamente
i
loro
campi
d
agrumi
,
o
attendono
nella
città
ai
propri
commerci
.
La
base
,
le
radici
più
profonde
della
loro
potenza
sono
nell
interno
dell
Isola
,
fra
i
contadini
che
opprimono
e
su
cui
guadagnano
;
ma
questa
potenza
si
estende
e
si
esercita
anche
nella
città
,
dove
la
mafia
ha
i
suoi
aderenti
,
perché
v
ha
ancora
i
suoi
interessi
.
A
Palermo
,
infatti
,
sono
i
proprietari
;
a
Palermo
si
vende
il
grano
e
si
trovano
i
capitali
;
a
Palermo
vive
una
plebe
pronta
al
coltello
,
che
può
,
all
occorrenza
,
dare
braccio
.
E
così
la
mafia
è
qualche
volta
divenuta
come
un
Governo
più
forte
del
Governo
.
Il
mafioso
dipende
in
apparenza
dal
proprietario
;
ma
in
conseguenza
dalla
forza
che
gli
viene
dall
associazione
,
in
cui
il
proprietario
stesso
si
trova
qualche
volta
attirato
,
egli
riesce
di
fatto
ad
esser
il
padrone
.
E
abbiamo
visto
perfino
che
la
mafia
promosse
una
rivoluzione
,
alla
testa
della
quale
pose
alcuni
proprietarii
,
prima
che
avessero
il
tempo
di
pensare
a
trovar
modo
di
separarsene
.
Ammesso
questo
stato
di
cose
,
tutte
le
osservazioni
fatte
dal
barone
Turrisi
,
dal
Tommasi
-
Crudeli
e
da
molti
altri
spiegano
chiaramente
in
che
modo
il
male
sia
andato
sempre
crescendo
.
Gli
abitanti
dei
dintorni
di
Palermo
discendono
per
lo
più
da
famiglie
d
antichi
bravi
dei
baroni
,
e
quindi
tra
di
essi
la
tradizione
del
sangue
è
antica
.
Chi
è
d
accordo
colla
mafia
è
sicuro
;
chi
la
comanda
è
padrone
di
una
forza
grandissima
,
e
può
mantenere
l
ordine
,
o
promuovere
una
rivolta
.
Perciò
i
Borboni
governarono
colla
mafia
,
ed
anche
la
rivoluzione
ricorse
ad
essa
,
che
poté
subito
armare
contadini
e
popolo
,
porsi
alla
loro
testa
e
rovesciare
il
Governo
stabilito
.
Le
compagnie
d
armi
,
istituite
in
tutti
i
tempi
a
mantenere
l
ordine
,
furono
reclutate
nella
medesima
classe
,
e
non
spegnevano
i
delitti
;
ma
quasi
gli
organizzavano
fra
certi
limiti
,
con
certe
norme
,
perché
il
nuovo
guadagno
che
facevano
come
stipendiati
del
Governo
,
e
la
nuova
autorità
acquistata
,
servissero
a
sempre
meglio
consolidare
il
proprio
potere
.
La
pubblica
sicurezza
venne
affidata
alla
mafia
,
dandole
così
in
mano
la
società
,
e
questo
sistema
che
pur
troppo
fu
lungamente
seguito
,
rese
sempre
più
forte
l
associazione
che
si
voleva
distruggere
.
È
ben
noto
che
i
problemi
sociali
non
sono
problemi
di
matematica
;
gli
elementi
che
li
costituiscono
sono
varii
e
moltiplici
,
s
intrecciano
e
si
confondono
fra
loro
.
La
divisione
di
classi
da
noi
osservata
,
neanche
nella
Sicilia
occidentale
si
trova
sempre
esattamente
disegnata
e
distinta
;
le
condizioni
qualche
volta
s
alterano
e
si
modificano
,
ma
pure
assai
spesso
gli
effetti
sembrano
o
sono
identici
.
Basta
che
le
radici
del
male
siano
fortemente
e
profondamente
costituite
in
una
parte
del
paese
,
perché
questo
male
sorga
e
si
propaghi
.
Ma
dove
le
condizioni
dell
Isola
radicalmente
si
modificano
,
ivi
esso
scomparisce
o
muta
natura
.
La
Sicilia
occidentale
adunque
è
travagliata
da
due
grandi
calamità
:
lo
stato
delle
sue
ricche
solfare
,
e
la
mafia
che
nasce
dalle
condizioni
speciali
della
sua
agricoltura
.
Perché
le
cose
sono
nella
Sicilia
orientale
tanto
diverse
?
Ivi
mancano
le
solfare
;
ivi
le
condizioni
geografiche
ed
agronomiche
sono
d
altra
natura
.
Il
terreno
più
montuoso
e
meno
fertile
ha
dato
luogo
a
molti
contratti
di
colonìa
parziaria
,
che
è
sempre
più
mite
della
terraggerìa
o
della
mezzerìa
di
Palermo
.
A
Catania
,
è
vero
,
la
coltura
dei
cereali
arriva
sin
quasi
alle
porte
della
città
;
ma
questo
appunto
,
cioè
la
mancanza
d
una
zona
intermedia
di
terreno
più
fecondo
,
ha
impedito
che
sorga
una
classe
di
contadini
più
agiati
,
da
cui
poi
i
gabellotti
e
mercanti
oppressori
.
Sono
miseri
proletarii
,
sottoposti
ad
una
tirannia
diversa
,
simile
a
quella
che
troviamo
nella
Basilicata
o
in
altre
province
del
continente
meridionale
;
arrivano
,
lavorano
la
terra
senza
portare
disordini
.
L
estrema
miseria
gli
spinge
qualche
volta
al
brigantaggio
,
ma
non
possono
costituire
la
mafia
.
S
aggiunga
poi
che
a
Palermo
si
trovano
i
più
grandi
possessori
di
latifondi
,
il
che
più
facilmente
dà
modo
al
gabellotto
di
guadagnare
col
subaffitto
dei
vastissimi
ex
-
feudi
;
e
si
capirà
,
io
credo
,
in
che
modo
i
dintorni
della
capitale
dell
Isola
abbiano
il
triste
privilegio
d
essere
il
centro
della
mafia
.
Ed
ora
quale
è
il
rimedio
contro
questi
mali
?
Qui
si
presenta
un
problema
che
spaventa
,
per
l
estensione
che
prende
,
come
vedremo
,
non
solo
in
Sicilia
,
ma
in
tutta
l
Italia
,
specialmente
meridionale
.
È
chiaro
intanto
che
i
rimedii
son
sempre
di
due
sorta
:
repressivi
e
preventivi
.
Bisogna
,
non
v
ha
dubbio
,
punire
severamente
i
delitti
con
pronta
ed
esemplare
giustizia
;
ma
anche
qui
la
prigionia
è
inutile
,
se
non
s
isola
o
non
si
manda
lontano
il
condannato
.
A
riuscire
però
coi
soli
mezzi
repressivi
,
bisognerebbe
portare
la
repressione
fino
allo
sterminio
.
Allora
,
di
certo
,
col
terrore
cesserebbero
i
delitti
,
salvo
sempre
a
vedere
,
se
quelle
condizioni
che
hanno
prodotto
il
male
,
restando
le
stesse
,
non
lo
riprodurrebbero
in
breve
.
Ma
lo
sterminio
porta
un
consumo
spaventevole
di
forze
,
ed
un
Governo
civile
non
può
decidersi
a
ciò
.
Occorre
il
dispotismo
.
Noi
dobbiamo
dunque
assalire
il
nemico
da
due
lati
:
punire
e
reprimere
prontamente
,
esemplarmente
;
ma
nello
stesso
tempo
prevenire
.
In
che
modo
?
Bisogna
curare
la
malattia
nella
sua
sorgente
prima
.
Il
Governo
deve
avere
il
coraggio
di
presentarsi
come
colui
che
vuol
redimere
gli
oppressi
dal
terrore
e
dalla
tirannide
che
pesa
su
di
essi
.
È
vero
o
non
è
vero
quello
che
dicono
gli
agronomi
siciliani
,
che
cioè
i
contratti
agrarii
fatti
col
terraggiere
,
col
mezzadro
ecc
.
sono
iniqui
?
Se
è
vero
,
è
necessario
cercare
qualche
rimedio
a
ciò
,
sia
con
mezzi
legislativi
,
e
con
un
azione
energica
del
Governo
in
difesa
della
giustizia
e
dei
deboli
;
sia
con
una
pubblica
opinione
più
illuminata
,
o
con
altro
mezzo
qualunque
.
Se
a
questo
non
si
può
riescire
,
non
è
sperabile
di
potere
estirpare
il
male
.
Quando
i
contratti
agrarii
assicurassero
al
contadino
,
con
una
maggiore
indipendenza
,
un
equa
retribuzione
,
e
lo
ponessero
in
relazione
amichevole
col
proprietario
,
il
guadagno
della
mafia
e
con
esso
la
sua
potenza
e
la
sua
ragione
di
essere
sarebbero
distrutti
.
È
possibile
,
è
sperabile
arrivare
allo
scopo
?
Ecco
l
arduo
problema
.
La
quistione
si
allarga
ora
immensamente
,
perché
nelle
province
napoletane
,
dove
non
troviamo
la
mafia
,
il
contadino
geme
sotto
un
altra
forma
di
miseria
e
di
oppressione
,
che
esiste
pure
nella
Sicilia
orientale
,
e
dalla
quale
derivano
conseguenze
diverse
,
ma
pure
gravissime
.
Invece
della
mafia
abbiamo
il
brigantaggio
,
che
ci
presenta
la
quistione
agraria
sotto
un
altro
aspetto
.
Ed
anche
qui
l
unico
rimedio
possibile
è
sempre
lo
stesso
:
la
repressione
esemplare
e
pronta
dei
colpevoli
da
un
lato
,
la
redenzione
degli
oppressi
dall
altro
.
E
la
difficoltà
gravissima
è
anche
la
stessa
,
cioè
:
può
lo
Stato
far
nuove
leggi
,
per
determinare
le
forme
e
le
condizioni
dei
contratti
agrari
?
Facendole
,
conseguirebbe
lo
scopo
?
O
è
sperabile
invece
che
basti
il
naturale
progresso
della
pubblica
opinione
e
dei
costumi
,
ed
è
necessario
affidarsi
solo
a
ciò
?
Di
questo
ti
dirò
qualche
cosa
,
dopo
aver
parlato
del
brigantaggio
.
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
-
IL
BRIGANTAGGIO
Mio
caro
Dina
lo
suppongo
il
lettore
persuaso
già
che
la
mafia
abbia
le
sue
radici
principali
nella
campagna
,
e
che
a
distruggerla
sia
necessario
veramente
migliorare
le
condizioni
delle
migliaia
d
agricoltori
,
che
lavorano
nell
interno
dell
Isola
i
77%
del
suolo
siciliano
.
E
allora
vedo
subito
nascere
uno
spavento
e
una
diffidenza
grandissima
.
Da
un
lato
sento
dire
:
Sono
mali
a
cui
non
può
rimediare
che
il
tempo
,
la
forza
generale
delle
cose
.
Da
un
altro
lato
sento
con
maggiore
insistenza
affermare
:
Volete
dunque
sollevare
in
Italia
una
quistione
sociale
?
Fra
i
tanti
nostri
guai
questo
ci
mancava
ancora
.
Avevamo
la
pace
interna
,
e
voi
vorreste
ora
scatenare
su
di
noi
così
terribili
calamità
.
Sarebbe
davvero
un
gran
delitto
contro
la
patria
,
l
alimentare
nei
contadini
speranze
che
non
possono
mai
essere
soddisfatte
.
Essi
sono
la
classe
di
gran
lunga
più
numerosa
e
meno
civile
;
se
si
sollevassero
,
chi
potrebbe
loro
resistere
?
Prima
di
tutto
bisogna
bene
intendersi
su
di
ciò
,
perché
queste
opinioni
molto
diffuse
hanno
davvero
impedito
che
la
quistione
venisse
finora
seriamente
e
chiaramente
discussa
.
Se
per
questioni
sociali
s
intendono
quelle
che
vediamo
travagliare
così
crudelmente
le
altre
nazioni
,
allora
di
certo
ne
siamo
per
fortuna
liberi
.
Perché
esse
sorgano
,
occorre
che
siasi
già
fatto
un
grande
progresso
nell
industria
,
nell
agricoltura
e
nel
commercio
;
progresso
che
fra
noi
non
esiste
,
e
meno
che
mai
in
quelle
provincie
di
cui
ora
più
particolarmente
ci
occupiamo
.
Quando
noi
domandiamo
che
si
porti
qualche
aiuto
all
infima
plebe
di
Napoli
,
che
vive
senza
mestiere
,
vogliamo
solo
spingerla
fino
al
lavoro
ed
all
industria
;
quando
domandiamo
che
il
contadino
esca
dalla
sua
condizione
di
schiavo
,
in
cui
trovasi
in
alcuni
luoghi
,
vogliamo
solo
condurlo
fino
alla
sua
indipendenza
.
Là
dove
si
cominciano
a
discutere
pericolose
teorie
,
siamo
già
fuori
del
nostro
argomento
.
Che
se
,
per
la
possibilità
che
queste
teorie
sorgano
,
si
dovesse
rinunziare
a
promuovere
il
progresso
morale
e
materiale
delle
popolazioni
abbandonate
e
povere
,
allora
solamente
il
tacerne
sarebbe
dovere
.
Chi
vorrà
sostenerlo
?
Se
però
non
abbiamo
,
ne
dobbiamo
per
ora
temere
il
socialismo
,
il
comunismo
e
l
internazionalismo
,
è
poi
certo
che
non
abbiamo
alcuna
questione
sociale
,
ma
solo
la
pace
interna
per
tutto
?
Non
c
è
questione
politica
che
progredisca
davvero
senza
questioni
sociali
,
perché
la
mutazione
del
Governo
,
senza
una
trasformazione
progressiva
della
società
,
sarebbe
opera
affatto
vana
.
E
poi
quale
è
la
pace
che
abbiamo
nelle
provincie
di
cui
si
ragiona
?
Sono
segni
di
ordine
e
di
pace
la
camorra
,
la
mafia
ed
il
brigantaggio
?
A
Zurigo
,
a
Ginevra
,
in
molte
città
della
Svizzera
,
è
ben
vero
,
si
sono
più
volte
agitate
le
moltitudini
con
teorie
sovversive
,
e
sarebbe
certo
la
più
grande
calamità
se
queste
teorie
si
diffondessero
tra
noi
.
Ma
nella
Svizzera
voi
potete
traversare
di
giorno
e
di
notte
monti
,
valli
e
boschi
,
senza
quasi
mai
trovare
un
gendarme
,
e
senza
mai
temere
ne
per
la
vostra
vita
,
ne
per
la
vostra
proprietà
,
se
anche
siete
carico
d
oro
.
Potremo
proprio
dire
che
ivi
la
pace
sociale
sia
turbata
,
e
che
fra
noi
sia
invece
perfetta
,
quando
pensiamo
che
in
alcune
delle
nostre
province
non
si
può
camminare
senza
essere
circondati
di
guardie
armate
,
e
vi
sono
uomini
che
,
in
mezzo
alla
libertà
,
sono
poco
meno
che
schiavi
?
E
da
un
altro
lato
abbiamo
noi
esaminato
tutti
i
danni
di
un
tale
stato
di
cose
?
La
insurrezione
è
un
pericolo
;
ma
l
ozio
,
l
inerzia
,
il
vagabondaggio
e
l
abbrutimento
sono
un
pericolo
non
meno
grave
,
specialmente
per
un
popolo
che
vuol
esser
libero
.
Il
dispotismo
si
fonda
sopra
una
società
che
lavora
poco
e
spende
poco
;
può
quindi
più
facilmente
tollerare
l
ozio
e
l
abbrutimento
;
spesso
ne
ha
anche
bisogno
per
la
sua
sicurezza
.
Ma
un
popolo
libero
è
invece
un
popolo
che
lavora
e
spende
molto
.
Se
noi
avessimo
prima
trasformata
la
nostra
società
,
per
far
poi
la
rivoluzione
politica
,
non
ci
troveremmo
nelle
condizioni
in
cui
siamo
,
appunto
per
aver
fatto
solo
una
rivoluzione
politica
,
colla
quale
si
sono
mutati
il
Governo
e
l
amministrazione
.
Le
spese
sono
a
un
tratto
immensamente
cresciute
,
senza
che
la
produzione
cresca
del
pari
.
E
questo
stato
di
cose
porta
un
deficit
finanziario
,
il
quale
non
sarà
colmato
neppur
quando
colle
imposte
avremo
pareggiato
le
spese
alle
entrate
.
La
più
piccola
scossa
farà
riapparire
il
disavanzo
,
e
le
economie
necessarie
ma
forzate
,
che
faremo
per
alcuni
anni
,
saranno
a
lungo
impossibili
,
se
vorremo
accrescere
il
benessere
materiale
e
morale
.
Ma
da
un
altro
Iato
neppure
le
spese
saranno
possibili
,
se
un
aumento
di
lavoro
e
di
produzione
non
comincerà
nel
paese
.
È
un
circolo
vizioso
,
di
certo
;
ma
è
pur
chiaro
che
,
per
andare
innanzi
,
bisogna
uscirne
.
E
senza
redimere
quelle
classi
numerose
,
che
nell
abbrutimento
in
cui
sono
,
non
lavorano
punto
so
o
fanno
un
lavoro
improduttivo
,
il
problema
non
sarà
mai
risoluto
.
Questo
è
per
noi
non
solamente
un
debito
d
onore
,
ma
è
pure
un
nostro
interesse
:
noi
non
faremo
mai
davvero
e
permanentemente
il
pareggio
finanziario
,
senza
prima
fare
il
pareggio
morale
.
Il
problema
è
più
grave
che
non
si
crede
.
Se
dentro
o
vicino
alle
città
troviamo
i
mali
più
sopra
esaminati
,
questi
diventano
maggiori
nella
campagna
.
Si
pensi
un
poco
che
l
Italia
è
un
paese
agrario
,
e
che
i
contadini
sono
più
di
un
terzo
della
sua
popolazione
.
Si
pensi
che
la
leva
degli
anni
scorsi
,
trovava
che
più
del
60%
dei
coscritti
erano
agricoltori
,
e
il
censimento
del
1861
dimostra
che
gli
agricoltori
sono
assai
più
della
metà
della
gente
che
in
Italia
esercita
un
mestiere
,
una
professione
,
un
ufficio
qualunque
,
o
sia
più
della
metà
della
gente
che
lavora
e
produce
.
E
allora
si
vedrà
quanto
sia
impor
-
tante
esaminare
il
problema
anche
da
questo
Iato
.
Il
brigantaggio
è
il
male
più
grave
che
possiamo
osservare
nelle
nostre
campagne
.
Esso
certamente
,
com
è
ben
noto
,
può
dirsi
la
conseguenza
d
una
questione
agraria
e
sociale
,
che
travaglia
quasi
tutte
le
province
meridionali
.
La
Relazione
scritta
dall
on
.
Massari
(
Sessione
del
1863
,
N
.
58
,
Atti
del
Parlamento
)
dice
:
«
Le
prime
cause
adunque
del
brigantaggio
sono
le
cause
predisponenti
.
E
prima
fra
tutte
,
la
condizione
sociale
,
lo
stato
economico
del
campagnuolo
,
che
in
quelle
province
appunto
dove
il
brigantaggio
ha
raggiunto
proporzioni
maggiori
,
è
assai
infelice
...
Il
contadino
non
ha
nessun
vincolo
che
lo
stringa
alla
terra
.
»
Mangiano
un
pane
«
che
non
mangerebbero
i
cani
»
diceva
il
direttore
del
demanio
e
tasse
.
Nelle
carceri
di
Capitanata
,
e
così
altrove
,
quasi
tutti
i
briganti
sono
contadini
proletarii
.
Le
bande
del
Caruso
e
del
Crocco
,
molte
volte
distrutte
,
si
ricostituirono
senza
difficoltà
con
nuovi
venuti
;
e
in
una
medesima
provincia
si
osservava
,
che
là
dove
il
contadino
stava
peggio
,
ivi
grande
era
il
contingente
dato
al
brigantaggio
;
dove
la
sua
condizione
migliorava
,
ivi
il
brigantaggio
scemava
o
spariva
.
Anzi
nell
Abruzzo
,
per
la
sola
ragione
che
il
contadino
ridotto
alla
miseria
ed
alla
disperazione
,
può
andare
a
lavorare
la
terra
della
campagna
romana
,
dove
piglia
le
febbri
e
spesso
vi
lascia
le
ossa
lo
stato
delle
cose
muta
sostanzialmente
.
Questa
emigrazione
impedisce
l
esistenza
del
brigantaggio
,
e
prova
come
esso
nasca
non
da
una
brutale
tendenza
al
delitto
,
ma
da
una
vera
e
propria
disperazione
.
«
Il
brigantaggio
,
conchiudeva
l
on
.
Massari
,
diventa
in
tal
guisa
la
protesta
selvaggia
e
brutale
della
miseria
contro
antiche
e
secolari
ingiustizie
»
.
E
nella
Camera
dei
deputati
,
il
31
luglio
1863
,
l
on
.
Castagnola
,
che
era
stato
pur
esso
membro
della
Commissione
d
inchiesta
in
un
discorso
assai
note
vole
e
pratico
,
confermava
ampiamente
le
stesse
conclusioni
.
Il
generale
Govone
,
interrogato
sul
perché
le
popolazioni
dimostravano
tanta
simpatia
al
brigante
,
aveva
risposto
semplicemente
:
«
I
cafoni
veggono
nel
brigante
il
vindice
dei
torti
che
la
società
loro
infligge
»
.
L
onorevole
Castagnola
era
stato
giustamente
maravigliato
di
trovare
in
quelle
popolose
città
due
classi
solamente
,
proprietarii
e
proletarii
,
o
come
dicono
,
galantuomini
e
cafoni
.
Si
scende
dal
gran
signore
al
nullatenente
,
e
l
odio
fra
queste
classi
gli
pareva
profondo
,
sebbene
represso
.
«
È
il
Medio
Evo
sotto
i
nostri
occhi
»
,
esclamava
egli
nella
Camera
.
Veniva
poi
ad
esaminare
le
molteplici
cause
del
brigantaggio
,
e
concludeva
:
«
Vi
è
la
questione
sociale
,
per
sciogliere
la
quale
converrebbe
promuovere
il
benessere
delle
popolazioni
,
fare
strade
,
far
cessare
l
usura
,
istituire
dei
Monti
frumentarii
,
far
nascere
il
credito
agricolo
...
Questi
sarebbero
i
rimedii
radicali
»
.
Per
distruggere
il
brigantaggio
noi
abbiamo
fatto
scorrere
il
sangue
a
fiumi
,
ma
ai
rimedii
radicali
abbiamo
poco
pensato
.
In
questa
,
come
in
molte
altre
cose
,
l
urgenza
dei
mezzi
repressivi
ci
ha
fatto
mettere
da
parte
i
mezzi
preventivi
,
i
quali
soli
possono
impedire
la
riproduzione
di
un
male
,
che
certo
non
è
spento
e
durerà
un
pezzo
.
In
politica
noi
siamo
stati
buoni
chirurgi
e
pessimi
medici
.
Molte
amputazioni
abbiamo
fatte
col
ferro
,
molti
tumori
cancerosi
estirpati
col
fuoco
,
di
rado
abbiamo
pensato
a
purificare
il
sangue
.
Chi
può
mettere
in
dubbio
che
il
nuovo
Governo
abbia
aperto
gran
numero
di
scuole
,
costruito
molte
strade
e
fatto
opere
pubbliche
?
Ma
le
condizioni
sociali
del
contadino
non
furono
soggetto
di
alcuno
studio
,
ne
di
alcun
provvedimento
che
valesse
direttamente
a
migliorarne
le
condizioni
.
Uno
solo
dei
provvedimenti
iniziati
tendeva
direttamente
a
questo
scopo
,
ed
era
la
vendita
dei
beni
ecclesiastici
in
piccoli
lotti
,
e
la
divisione
di
alcuni
beni
demaniali
.
Ciò
poteva
ed
era
inteso
a
creare
una
classe
di
contadini
proprietarii
,
il
che
sarebbe
stato
grande
benefìzio
per
quelle
provincie
.
Ma
senza
entrare
in
minuti
particolari
,
noteremo
per
ora
che
il
risultato
fu
assai
diverso
dallo
sperato
;
perché
è
un
fatto
che
quelle
terre
,
in
uno
o
in
un
altro
modo
,
andarono
e
vanno
rapidamente
ad
accrescere
i
vasti
latifondi
dei
grandi
proprietarii
,
e
la
nuova
classe
di
contadini
non
si
forma
.
Il
problema
per
noi
è
ora
il
seguente
:
dal
1860
ad
oggi
,
questi
contadini
che
ci
vengono
descritti
come
schiavi
della
gleba
,
ingiustamente
,
crudelmente
oppressi
,
hanno
o
non
hanno
cominciato
visibilmente
a
migliorare
la
propria
condizione
?
A
risolvere
una
tale
questione
,
senza
accuse
irritanti
o
ingiuste
per
alcuno
,
dobbiamo
un
momento
fare
astrazione
dalla
natura
individuale
degli
uomini
,
ed
indagare
se
le
condizioni
nuove
li
spingono
al
bene
con
una
forza
assai
maggiore
che
nel
passato
;
se
obbligano
i
tristi
,
gli
avidi
a
fermarsi
nei
soprusi
,
cui
s
erano
per
lungo
abuso
educati
.
Non
bisogna
dimenticare
che
,
quando
una
società
ha
preso
il
suo
indirizzo
,
non
è
più
in
potere
di
alcuni
uomini
buoni
e
generosi
il
fermarla
o
deviarla
dal
pericoloso
cammino
.
Si
forma
un
atmosfera
che
tutti
respirano
,
si
creano
interessi
collegati
che
resistono
potentemente
e
violentemente
.
Ne
è
raro
il
caso
di
vedere
quegli
stessi
,
in
favore
dei
quali
si
vorrebbe
operare
,
per
diffidenza
o
per
ignoranza
reagire
,
ed
anche
far
causa
comune
coi
loro
tiranni
,
combattere
quelli
che
vorrebbero
essere
i
loro
benefattori
.
È
un
fatto
che
segue
ogni
giorno
,
ed
è
bene
ricordarlo
.
Con
maraviglia
lo
straniero
osserva
nelle
province
meridionali
molte
città
popolose
,
in
cui
si
trovano
poche
famiglie
di
ricchi
proprietarii
,
il
più
delle
volte
imparentati
fra
loro
,
in
mezzo
ad
una
moltitudine
di
proletarii
,
che
sono
i
contadini
.
Salvo
qualche
impiegato
,
altri
ordini
di
cittadini
non
vi
sono
.
La
campagna
è
deserta
,
i
suoi
lavoratori
formano
il
popolo
delle
città
.
Non
v
è
industria
,
non
v
è
borghesia
,
non
v
è
pubblica
opinione
che
freni
i
proprietarii
,
che
sono
i
padroni
assoluti
di
quella
moltitudine
,
la
quale
dipende
da
essi
per
la
sua
sussistenza
,
e
se
viene
abbandonata
,
non
ha
modo
alcuno
di
vivere
.
È
ben
vero
che
anche
il
proprietario
ha
bisogno
del
contadino
.
Ma
là
dove
la
popolazione
non
è
scarsa
,
e
le
braccia
non
mancano
al
lavoro
,
o
abbondano
,
come
spesso
avviene
in
quelle
province
,
quale
è
la
conseguenza
di
un
tale
stato
di
cose
?
La
scienza
economica
lo
ha
quasi
matematicamente
dimostrato
.
Il
salario
del
contadino
sarà
ridotto
a
ciò
che
è
strettamente
necessario
,
perché
egli
possa
vivere
per
continuare
il
lavoro
.
Se
l
industria
non
apre
una
valvola
di
sicurezza
,
il
contadino
sarà
ben
presto
condotto
allo
stato
di
servo
della
gleba
,
o
anche
peggio
.
Ne
ciò
deve
attribuirsi
a
colpa
di
coloro
che
nelle
provincie
meridionali
sono
i
possessori
del
suolo
.
È
invece
una
conseguenza
inesorabile
di
quello
stato
sociale
,
simile
ad
altre
ben
più
funeste
e
più
crudeli
,
che
si
videro
in
Irlanda
venire
da
una
situazione
non
molto
diversa
.
Una
emigrazione
in
massa
,
ed
una
fame
spaventosa
decimarono
colà
la
popolazione
in
modo
da
non
avere
riscontro
nella
storia
,
sotto
un
Governo
che
nessuno
vorrà
credere
meno
civile
e
meno
intelligente
del
nostro
.
Or
si
pensi
al
tempo
che
durò
una
simile
condizione
di
cose
nelle
province
meridionali
;
s
aggiunga
un
Governo
come
quello
dei
Borboni
,
che
ridusse
l
antagonismo
di
classi
a
sistema
,
ne
fece
base
e
fondamento
della
sua
autorità
,
della
sua
forza
,
e
si
capirà
il
disordine
morale
e
sociale
che
dove
seguirne
.
Ho
sentito
citare
esempii
di
persone
che
avevano
fatto
tirare
una
fucilata
a
qualche
contadino
,
aggiustando
poi
facilmente
la
faccenda
col
Governo
,
che
in
fondo
alimentava
gli
odii
.
Esso
fu
chiamato
,
come
ognun
si
ricorda
,
la
negazione
di
Dio
e
della
moralità
.
Certo
non
mancavano
gli
onesti
ed
i
nemici
di
un
tale
stato
di
cose
,
come
i
fatti
più
volte
provarono
.
Ma
chi
può
negare
che
la
pubblica
moralità
doveva
soffrirne
?
L
America
ha
dimostrato
col
suo
esempio
,
che
la
schiavitù
dei
negri
in
molti
casi
noceva
più
di
tutto
al
padrone
dello
schiavo
,
perché
esso
veniva
corrotto
dal
dominio
ingiusto
che
esercitava
.
Non
doveva
corrompere
un
dominio
illimitato
,
esercitato
non
sui
negri
,
ma
sopra
uomini
della
stessa
stirpe
?
Ora
se
tale
è
lo
stato
in
cui
la
rivoluzione
trovò
le
province
meridionali
,
quali
furono
le
conseguenze
del
nuovo
Governo
?
che
cosa
fece
per
esse
?
Nessuno
vorrà
certo
negare
i
grandi
benefizii
che
portò
al
paese
.
Ma
io
qui
mi
occupo
di
una
sola
classe
di
cittadini
.
I
lavori
pubblici
adoperarono
per
un
momento
alcune
braccia
,
ma
non
crearono
un
industria
ne
una
borghesia
nuova
.
Le
strade
fecero
rialzare
i
prezzi
delle
derrate
,
ma
non
mutarono
in
modo
alcuno
le
condizioni
sociali
del
contadino
.
Le
città
ed
i
borghi
sono
oggi
pur
troppo
quel
che
erano
prima
,
e
le
condizioni
,
le
relazioni
degli
abitatori
restarono
sempre
le
stesse
.
Il
Governo
costituzionale
è
in
sostanza
il
regno
della
borghesia
.
La
classe
dei
proprietarii
,
in
mancanza
d
altro
,
divenne
la
classe
governante
,
e
i
municipii
,
le
provincie
,
le
opere
pie
,
la
polizia
rurale
furono
nelle
sue
mani
.
Chi
circonda
il
prefetto
,
chi
illumina
i
Ministri
,
su
chi
si
appoggiano
essi
colà
?
E
se
il
dominio
che
quella
classe
esercitava
era
dispotico
,
e
se
esso
è
restato
illimitato
,
senza
alcun
nuovo
freno
,
ma
colla
giunta
di
nuove
forze
,
quali
debbono
esserne
le
conseguenze
,
quali
sarebbero
in
ogni
altro
paese
della
terra
,
fra
qualunque
generazione
di
uomini
?
Ognuno
può
immaginarlo
da
sé
.
Fra
poco
,
io
credo
,
verrà
alla
luce
un
lavoro
scritto
dal
signor
Leopoldo
Franchetti
,
il
quale
ben
due
volte
ha
fatto
un
viaggio
nelle
province
meridionali
,
espressamente
per
conoscere
lo
stato
degli
agricoltori
colà
,
e
,
com
è
naturale
,
fu
dolorosamente
scandalezzato
nel
vedere
cose
che
dovevano
sembrare
impossibili
a
lui
,
nativo
della
Toscana
,
dove
il
contadino
non
solo
è
un
uomo
indipendente
e
libero
,
ma
è
il
vero
socio
del
suo
padrone
,
e
di
poco
si
crede
inferiore
a
lui
.
Rammento
che
,
quando
seppi
della
sua
prima
gita
,
mi
nacque
un
vivo
desiderio
di
parlargli
.
Avendolo
incontrato
in
un
salotto
,
fummo
presentati
l
uno
all
altro
,
e
mi
avvidi
subito
che
anch
esso
desiderava
parlarmi
,
per
fare
a
me
la
domanda
stessa
che
io
voleva
fare
a
lui
.
Esaminando
lo
stato
della
più
povera
plebe
di
Napoli
,
esaminando
lo
stato
dei
più
miseri
contadini
,
io
m
ero
persuaso
che
la
maggior
parte
di
essi
,
se
non
si
trovavano
nella
medesima
miseria
ed
oppressione
che
sotto
i
Borboni
,
avevano
con
la
nuova
libertà
peggiorato
la
lor
sorte
.
La
cosa
mi
pareva
talmente
sconfortante
,
talmente
enorme
,
che
cercavo
un
autorità
imparziale
,
la
quale
avesse
potuto
smentire
una
opinione
che
quasi
mi
umiliava
.
Un
Toscano
che
,
lontano
da
ogni
interesse
personale
,
da
ogni
amor
proprio
provinciale
,
aveva
,
per
solo
fine
patriottico
e
filantropico
,
fatto
un
viaggio
in
quelle
regioni
,
mi
pareva
l
uomo
di
cui
avevo
bisogno
.
Ma
ognuno
può
immaginare
qual
fu
la
mia
maraviglia
,
quando
m
accorsi
ch
egli
aveva
riportato
di
colà
la
stessa
penosa
impressione
,
e
cercava
in
me
uno
che
sapesse
persuadergli
il
contrario
.
Fui
costretto
a
dirgli
:
lo
non
sono
il
vostro
uomo
.
Ripetete
piuttosto
il
vostro
viaggio
,
andate
in
altre
province
,
e
mettete
di
nuovo
alla
prova
le
vostre
osservazioni
.
Egli
era
stato
negli
Abruzzi
e
nel
Molise
;
andò
,
come
aveva
già
divisato
di
fare
,
nelle
Calabrie
e
nella
Basilicata
;
è
tornato
colla
prima
opinione
ancora
più
ribadita
,
Il
suo
libro
del
resto
verrà
fra
poco
in
luce
,
ed
ognuno
potrà
vedere
su
quali
fatti
è
fondata
la
sua
convinzione
.
Per
ora
il
lettore
faccia
il
conto
che
crede
di
questo
involontario
ed
inconsapevole
accordo
di
opinioni
individuali
,
sopra
una
questione
tanto
complessa
e
tanto
difficile
a
determinare
.
lo
mi
restringo
a
riportare
qui
la
conclusione
d
una
lunga
lettera
,
che
il
signor
Franchetti
ebbe
allora
la
gentilezza
di
scrivermi
:
«
Del
resto
,
qualunque
ne
sia
la
cagione
,
credo
che
si
possa
affermare
il
fatto
che
,
in
regola
generale
,
i
contadini
di
quelle
provincie
(
Abruzzi
e
Molise
)
sono
per
il
loro
vitto
,
d
anno
in
anno
,
nella
dipendenza
assoluta
dei
proprietarii
,
dipendenza
che
si
manifesta
non
solo
nella
durezza
delle
condizioni
dei
contratti
agricoli
,
ma
ancora
nella
indeterminatezza
di
alcune
delle
loro
clausole
,
che
riportano
la
mente
al
tempo
del
servaggio
.
Il
padrone
,
per
citare
un
esempio
,
ha
diritto
illimitato
di
esigere
prestazioni
in
opera
dai
suoi
contadini
,
e
ne
usa
largamente
...
È
adunque
forza
conchiudere
che
,
durando
le
cose
come
adesso
,
la
classe
inferiore
,
per
ora
ignorante
della
moralità
,
piuttosto
che
positivamente
immorale
,
vedendo
la
classe
agiata
pesare
così
gravemente
su
di
essa
,
acquisterà
colla
istruzione
che
gli
si
vuol
dare
,
o
una
immoralità
cosciente
di
se
,
o
un
odio
ancora
più
profondo
pei
signori
e
pel
Governo
,
che
sarà
pieno
di
pericoli
per
l
ordine
avvenire
»
.
Si
pensi
un
poco
alle
conseguenze
logiche
di
queste
osservazioni
.
Il
contadino
napoletano
è
dunque
in
uno
stato
d
abbrutimento
,
e
quasi
di
servaggio
.
Per
incivilirlo
noi
non
abbiamo
adesso
che
l
istruzione
,
e
questa
non
darà
alcun
frutto
,
o
costituirà
un
pericolo
sociale
per
l
avvenire
.
Ciò
spiega
i
pochi
risultati
che
si
ottengono
,
ciò
spiega
le
paure
che
in
alcuni
destano
le
scuole
.
Descrivere
minutamente
quale
sia
lo
stato
degli
agricoltori
nell
Italia
meridionale
,
sarebbe
qui
opera
impossibile
,
perché
queste
condizioni
e
le
forme
dei
contratti
agrarii
mutano
non
solo
da
provincia
a
provincia
,
ma
sono
infinite
e
diverse
in
una
stessa
provincia
,
non
essendovi
ne
una
legge
,
ne
una
consuetudine
che
domini
per
tutto
.
A
trattare
tollerabilmente
il
soggetto
,
bisognerebbe
scrivere
dei
volumi
.
lo
perciò
mi
contento
di
citare
alla
rinfusa
alcuni
esempii
,
alcune
notizie
avute
da
persone
del
luogo
,
o
che
ivi
si
trovano
.
Un
giovane
e
pregiato
economista
delle
Puglie
,
interrogato
da
me
sulla
condizione
in
cui
erano
nel
suo
paese
i
lavoratori
dei
latifondi
,
mi
scriveva
:
«
I
contadini
addetti
alla
coltivazione
di
questi
lontani
latifondi
,
vi
stanno
quasi
tutto
l
anno
,
venendo
chi
ogni
quindici
,
chi
ogni
ventidue
giorni
a
rivedere
in
città
la
moglie
,
i
figli
e
la
propria
casa
.
In
campagna
vivono
in
un
camerone
a
terreno
,
dormendo
in
nicchie
scavate
nel
muro
intorno
intorno
.
Hanno
,
senz
altro
,
un
sacco
di
paglia
,
su
cui
dormono
vestiti
;
anzi
non
si
spogliano
mai
.
Li
comanda
un
massaro
,
che
somministra
ogni
giorno
a
ciascuno
,
per
conto
del
padrone
,
un
pane
nerastro
e
schiacciato
,
del
peso
d
un
chilogramma
,
che
si
chiama
Questo
contadino
lavora
dall
alba
fino
al
tramonto
;
alle
10
del
mattino
riposa
mezz
ora
,
e
mangia
un
po
del
suo
pane
.
Alla
sera
,
cessato
il
lavoro
,
il
massaro
mette
sopra
un
gran
fuoco
,
che
è
in
fondo
al
camerone
,
una
gran
caldaia
,
in
cui
fa
bollire
dell
acqua
con
pochissimo
sale
.
In
questo
mezzo
i
contadini
si
dispongono
in
fila
,
affettano
il
pane
che
mettono
in
scodelle
di
legno
,
in
cui
il
massaro
versa
un
po
dell
acqua
salata
,
con
qualche
goccia
di
olio
.
Questa
è
la
zuppa
di
tutto
l
anno
,
che
chiamano
acqua
-
sale
.
Ne
altro
cibo
hanno
mai
,
salvo
nel
tempo
della
mietitura
,
quando
s
aggiungono
da
uno
a
due
litri
e
mezzo
di
vinello
,
per
metterli
in
grado
di
sostenere
le
più
dure
fatiche
.
E
questi
contadini
serbano
ogni
giorno
un
pezzo
del
loro
chilogramma
di
panrozzo
,
che
vendono
o
portano
a
casa
per
mantenere
la
famiglia
,
insieme
con
lo
stipendio
di
circa
132
lire
all
anno
,
con
di
più
un
mezzo
tomolo
di
grano
e
mezzo
tomolo
di
fave
,
che
loro
spetta
secondo
il
raccolto
»
.
Questi
,
aggiungeva
il
mio
amico
,
sono
i
contadini
che
più
facilmente
si
dànno
al
furto
ed
alle
grassazioni
.
E
chi
vorrà
meravigliarsene
?
Ma
io
non
voglio
tralasciar
di
notare
che
questa
gente
così
male
compensata
,
è
tra
quelle
che
in
Europa
lavorano
di
più
.
Ricordo
di
aver
letto
una
tale
osservazione
in
un
inchiesta
inglese
fatta
per
ordine
di
lord
Palmerston
.
Ho
conosciuto
anche
un
Tedesco
,
occupato
molto
nella
escavazione
di
miniere
,
il
quale
,
essendo
andato
a
passare
alcuni
mesi
di
riposo
nelle
campagne
napoletane
,
mi
disse
un
giorno
a
Firenze
:
Il
dolce
far
niente
degl
Italiani
,
almeno
là
dove
io
sono
stato
,
è
una
calunnia
atroce
.
Sarebbe
impossibile
piegare
il
nostro
contadino
o
il
nostro
operaio
ad
un
lavoro
così
duro
e
prolungato
,
come
quello
che
fanno
i
vostri
contadini
.
Il
Franchetti
,
che
è
tornato
di
là
con
opinioni
ben
altro
che
favorevoli
a
noi
,
mi
ha
mille
volte
ripetuto
:
È
facile
assai
trovarne
che
lavorino
meglio
;
è
impossibile
trovarne
che
lavorino
di
più
.
Ed
è
questa
appunto
la
gente
che
nel
paese
del
dolce
far
niente
è
messa
dalla
società
a
tale
disperazione
da
gettarsi
al
brigantaggio
.
Che
lo
facciano
assai
di
mala
voglia
,
c
è
un
fatto
,
ripeto
,
che
lo
dimostra
chiaro
,
ed
è
l
emigrazione
nella
Campagna
romana
.
Un
contadino
abruzzese
,
che
pure
aveva
tirato
qualche
colpo
di
coltello
,
e
che
trovavasi
in
estrema
miseria
,
fu
interrogato
dal
sig
.
Franchetti
:
Se
le
cose
per
te
continuassero
così
,
ti
getteresti
al
brigantaggio
?
No
.
andrei
a
lavorare
nella
Campagna
romana
,
come
fanno
gli
altri
.
E
quale
è
questa
vita
che
preferiscono
a
quella
che
menano
sui
loro
campi
nativi
?
Ognuno
può
vederlo
,
per
poco
che
s
allontani
da
Roma
.
In
mezzo
alla
malaria
,
accanto
ai
pantani
,
lavorano
tutto
il
giorno
,
e
discendono
.
per
dormire
,
in
tane
da
lupi
,
dove
pigliano
le
febbri
.
e
poi
tornano
a
casa
ben
più
che
decimati
.
La
scorsa
settimana
,
mi
raccontava
un
nobile
romano
,
arrivò
nella
mia
tenuta
qualche
centinaio
di
questi
infelici
.
Avevano
fatto
otto
ore
di
viaggio
,
chiusi
e
stipati
nei
vagoni
delle
merci
,
in
piedi
sempre
,
uomini
,
donne
e
bambini
,
col
patto
stipulato
,
che
a
nessuno
di
loro
dovesse
essere
permesso
di
scendere
per
via
,
neppure
una
sola
volta
.
Fra
non
molto
saranno
ridotti
a
pochi
,
perché
vengono
qui
a
seminare
le
loro
ossa
,
non
tanto
a
causa
della
malaria
,
quanto
a
causa
della
vita
cui
sono
condannati
.
Io
non
mi
fermo
a
descrivere
questi
infelici
,
che
ognuno
può
andare
a
vedere
se
vuole
.
Basta
guardarli
per
sentirsi
arrossire
.
Rammento
il
giorno
,
in
cui
venivo
a
Roma
in
uno
dei
piccoli
vapori
del
Tevere
.
Fermatici
in
un
punto
per
qualche
minuto
,
si
vide
sopra
una
vicina
e
molto
ripida
altura
,
un
povero
vecchio
,
il
quale
,
accorgendosi
di
non
essere
in
tempo
ad
imbarcarsi
,
si
gettò
senz
altro
dall
altura
,
ed
arrivò
rotolando
insino
alla
riva
.
Era
appunto
un
contadino
abruzzese
,
che
nei
lavori
dei
campi
si
era
rotto
un
braccio
;
aveva
prese
le
febbri
,
ed
andava
a
morire
all
ospedale
.
Mi
par
di
vederlo
ancora
:
la
sua
faccia
era
rassegnata
e
tranquilla
in
quei
tormenti
;
stringeva
per
dolore
le
labbra
;
stringeva
i
pugni
,
ma
non
mandò
un
lamento
.
La
sua
storia
è
la
storia
di
migliaia
d
infelici
.
E
se
questa
è
la
vita
che
preferiscono
,
qual
sarà
quella
che
fuggono
?
Ripeto
che
mi
sarebbe
impossibile
di
qui
dare
un
ragguaglio
esatto
di
tutte
le
forme
di
contratti
agrarii
,
prevalenti
nelle
province
meridionali
.
E
quando
pur
facessi
,
sarebbe
poco
meno
che
inutile
.
Il
contratto
più
diffuso
è
l
affitto
in
danaro
o
in
generi
;
trovasi
anche
la
mezzeria
,
e
trovansi
altre
delle
forme
più
note
e
più
generalmente
adottate
altrove
.
Ma
sono
le
condizioni
speciali
e
varie
,
imposte
a
ciascuno
di
questi
contratti
,
le
molte
modificazioni
che
essi
subiscono
,
quelle
che
ne
costituiscono
l
essenza
,
e
fanno
si
che
,
con
qualunque
di
essi
,
il
contadino
si
trovi
quasi
sempre
nella
stessa
oppressione
.
Una
simile
osservazione
fu
fatta
dall
onorevole
Gladstone
,
quando
egli
propose
la
legge
che
modificava
e
vincolava
a
certe
norme
i
contratti
agrarii
dell
Irlanda
.
Gli
fu
osservato
allora
,
che
le
stesse
leggi
,
i
medesimi
contratti
prevalevano
in
Inghilterra
;
perché
dunque
la
nuova
legge
solo
per
l
Irlanda
?
Egli
poté
facilmente
e
vittoriosamente
rispondere
,
che
solo
lo
scheletro
di
questi
contratti
era
identi
co
nei
due
paesi
;
le
condizioni
in
apparenza
accessorie
e
le
modificazioni
diverse
gli
avevano
alterati
in
modo
,
che
le
medesime
forme
portavano
nell
Irlanda
calamità
ignote
all
Inghilterra
.
E
ciò
non
per
le
differenze
che
pur
son
sempre
nella
natura
degli
uomini
,
giacche
il
proprietario
inglese
in
Irlanda
faceva
peggio
degli
altri
;
ma
perché
l
Inghilterra
è
un
paese
industriale
,
e
quindi
il
contadino
trova
aperta
un
altra
via
,
per
la
quale
può
scampare
alla
tirannide
del
proprietario
;
l
Irlanda
invece
è
,
come
l
Italia
meridionale
,
un
paese
dato
esclusivamente
all
agricoltura
,
e
quindi
non
v
è
scampo
possibile
.
Un
amico
da
me
interrogato
,
raccolse
molte
notizie
sulle
province
di
Chieti
e
di
Teramo
.
Egli
mi
scriveva
,
che
colà
era
abbastanza
diffusa
la
mezzeria
.
Il
prodotto
dell
ulivo
va
diviso
in
tre
parti
,
di
cui
due
al
padrone
,
una
al
colono
o
soccio
,
come
lo
chiamano
.
Il
mosto
va
diviso
in
parti
uguali
,
e
così
le
frutta
,
ma
di
queste
il
contadino
deve
dare
,
in
denaro
,
il
valore
della
parte
che
spetta
al
padrone
.
Pel
grano
le
condizioni
mutano
:
si
raddoppia
,
si
triplica
la
quantità
che
deve
dare
il
contadino
,
secondo
che
cresce
la
fertilità
del
suolo
.
Non
mancano
esempii
di
contadini
obbligati
a
pagare
al
padrone
il
fitto
della
casa
colonica
,
costruita
con
fieno
e
terreno
cretaceo
impastati
.
Ne
ciò
basta
.
«
Si
usa
eziandio
generalmente
d
imporre
ai
socci
certe
piccole
prestazioni
,
come
di
uova
,
galline
,
galli
d
India
,
agnelli
pasquali
,
allevamento
di
qualche
maiale
per
uso
di
famiglia
,
ecc
.
Queste
prestazioni
variano
assolutamente
secondo
l
umore
dei
padroni
.
Sono
però
sempre
da
considerarsi
come
un
discreto
contrappelo
»
.
Così
scriveva
l
amico
abruzzese
.
Chi
potrebbe
paragonare
questa
mezzeria
con
la
toscana
?
Non
hanno
di
comune
fra
loro
altro
che
il
nome
.
Ma
non
basta
ancora
.
Nei
tempi
di
cattiva
raccolta
il
soccio
non
può
pagare
.
E
allora
,
se
deve
dar
danaro
,
si
fissa
un
interesse
che
ascende
al
12
per
cento
;
se
deve
dar
grano
,
i
padroni
più
benevoli
esigono
alla
fine
dell
anno
la
così
detta
colmatura
,
che
è
una
mezzetta
,
o
il
sesto
di
più
.
Gli
altri
,
e
sono
il
maggior
numero
,
vogliono
esser
pagati
in
danaro
,
e
fissano
il
valore
del
grano
dovuto
,
pigliando
per
norma
il
prezzo
che
ha
nel
maggio
,
che
segue
alla
cattiva
raccolta
,
cioè
il
mese
in
cui
questo
prezzo
è
più
alto
.
Il
mio
amico
scriveva
nell
aprile
del
1874
,
quando
la
raccolta
era
stata
assai
cattiva
,
e
continuava
così
:
«
Se
quest
anno
,
come
pare
,
sarà
buona
,
e
se
il
contratto
porta
10
salme
di
grano
all
anno
,
si
può
calcolare
che
il
contadino
dovrà
darne
10
per
questo
anno
,
e
16
per
l
anno
passato
,
26
in
tutto
.
Piove
e
i
contadini
per
la
gioia
non
entrano
nei
loro
panni
;
dicono
che
la
terra
è
in
ottime
condizioni
.
Non
sanno
,
tanto
l
abitudine
e
l
ignoranza
sono
potenti
,
che
la
terra
frutterà
questo
anno
,
ma
non
per
loro
.
Sic
vos
non
vobis
»
.
E
più
oltre
conchiudeva
con
queste
parole
:
«
Oggi
noi
a
Chieti
siamo
,
alla
lettera
,
assediati
da
gente
dei
villaggi
e
da
vecchi
delle
campagne
,
che
vanno
in
giro
accattando
,
e
nei
giorni
di
mercato
,
il
volto
sparuto
dei
contadini
dice
che
essi
trascinano
la
vita
a
gran
fatica
.
Non
ha
guari
è
stato
trovato
morto
per
fame
un
contadino
di
San
Valentino
,
in
territorio
di
Chieti
,
nelle
pianure
di
Pescara
,
presso
una
cappella
detta
di
Santa
Filomena
.
Due
mesi
fa
ho
visto
io
un
contadino
,
piuttosto
vecchio
,
giacente
per
terra
,
estenuato
dalla
fame
,
innanzi
alla
porta
dell
ospedale
civile
.
Non
sono
molti
giorni
,
nella
piazza
detta
della
Cavallerizza
,
ne
ho
visto
un
altro
disteso
per
terra
,
che
sembrava
morto
,
con
una
gran
folla
di
gente
attorno
.
Dimandato
che
fosse
,
n
ebbi
questa
risposta
:
Signore
,
la
fame
!
E
si
badi
che
il
contadino
abruzzese
è
sobrio
e
laborioso
.
Dacché
s
è
introdotto
il
gran
turco
,
si
ciba
solo
di
questo
,
che
,
per
colmo
di
sventura
,
è
salito
quest
anno
a
10
duca
ti
la
salma
»
.
E
aggiungo
che
in
alcune
delle
nostre
province
,
essere
messo
a
pane
di
grano
,
significa
essere
vicino
a
morire
,
spedito
dai
medici
.
Perfino
nel
linguaggio
s
è
stampata
in
eterno
la
storia
delle
nostre
vergogne
.
Un
altro
amico
,
che
raccolse
notizie
nei
soli
circondarii
di
Sulmona
,
Aquila
e
Cittaducale
,
mi
scriveva
:
«
Il
rischio
della
cattiva
raccolta
è
,
per
patto
,
ordinariamente
a
carico
dell
affittuario
,
il
quale
spesso
trova
il
suo
unico
schermo
nella
impotenza
a
pagare
.
Nel
circondario
di
Sulmona
i
contadini
stipulano
con
frequenza
affitti
a
lunga
scadenza
,
per
mettere
le
terre
a
vigna
,
impiegandovi
assai
più
le
loro
fatiche
che
i
capitali
,
che
non
hanno
.
Spirato
il
termine
dell
affitto
,
qualche
volta
il
proprietario
rimborsa
al
colono
tutte
le
migliorie
;
più
spesso
ne
rimborsa
la
sola
metà
.
Non
è
però
raro
il
caso
in
cui
il
proprietario
si
riserba
libera
facoltà
di
compensare
in
tutto
o
in
parte
le
migliorie
,
o
d
invitare
il
colono
a
distruggerle
,
se
vuole
.
Negli
altri
due
circondarii
,
di
miglioramenti
non
si
tien
conto
,
perché
gli
affitti
sono
troppo
brevi
per
supporli
possibili
.
Può
succedere
invece
il
contrario
»
.
E
di
queste
condizioni
,
che
sole
dànno
un
idea
precisa
dello
stato
in
cui
si
trova
il
contadino
,
qualunque
sia
la
forma
generale
di
contratto
,
se
ne
potrebbe
citare
un
numero
infinito
.
Il
signor
Franchetti
,
percorrendo
le
Calabrie
e
la
Basilicata
,
ha
trovato
in
alcuni
luoghi
un
contratto
di
miglioria
,
col
quale
il
proprietario
,
concesso
in
affitto
un
terreno
incolto
,
dopo
otto
anni
dà
al
contadino
solo
un
terzo
della
differenza
che
si
trova
fra
il
valore
del
fondo
incolto
e
il
valore
del
fondo
messo
a
coltura
.
Altrove
non
si
dava
più
di
un
settimo
.
In
altri
luoghi
trovò
che
il
contadino
doveva
pagare
al
proprietario
il
diritto
di
guardia
del
fondo
,
guardia
che
quegli
volentieri
avrebbe
fatta
da
se
.
La
pagava
in
tanto
grano
,
del
quale
solo
una
parte
veniva
dal
proprietario
data
al
guardiano
.
«
E
anche
qui
»
,
egli
dice
,
«
immensi
sono
i
servigi
arbitrarii
che
rendono
più
duro
il
contratto
»
.
La
cosa
va
all
infinito
.
La
società
intera
qualche
volta
sembra
costituita
a
danno
del
contadino
,
non
per
volontà
individuale
di
alcuno
,
ma
come
per
legge
inevitabile
di
natura
.
La
malignità
umana
,
però
,
come
può
bene
immaginarsi
,
non
manca
mai
.
Il
Monte
frumentario
è
destinato
a
dare
,
con
equo
interesse
,
il
grano
al
povero
coltivatore
,
nel
tempo
della
semina
o
negli
anni
di
carestia
.
Ciò
farebbe
concorrenza
all
usura
,
largamente
esercitata
colà
.
Ma
lo
speculatore
,
e
qualche
volta
anche
il
proprietario
,
trovano
modo
d
avere
essi
il
grano
,
per
darlo
al
povero
con
interesse
assai
maggiore
.
L
emigrazione
in
America
,
cominciata
nella
Basilicata
,
osservò
il
Franchetti
nel
suo
viaggio
,
apre
una
nuova
strada
al
povero
agricoltore
.
Molti
di
essi
tornano
con
qualche
capitale
,
comprano
un
piccolo
podere
ed
una
casa
;
ma
quello
che
è
più
,
hanno
acquistata
indipendenza
maggiore
,
una
sicurezza
di
loro
stessi
.
In
conseguenza
di
ciò
,
il
prezzo
della
mano
d
opera
aumenta
,
e
il
proprietario
subito
guarda
l
emigrazione
come
una
vera
calamità
per
la
sua
provincia
,
e
,
quando
può
,
cerca
d
impedirla
.
Questo
stato
di
cose
,
dove
più
,
dove
meno
,
si
ritrova
in
tutte
le
province
meridionali
del
continente
,
ed
anche
in
qualche
parte
della
Sicilia
;
come
non
mancano
nel
continente
esempii
di
quel
sistema
di
subaffitti
che
abbiamo
osservati
nell
Isola
,
ma
non
vi
hanno
mai
la
medesima
importanza
ed
estensione
.
La
conseguenza
naturale
di
tutto
ciò
è
il
brigantaggio
.
Quando
al
contadino
napoletano
manca
assolutamente
il
lavoro
,
e
la
fame
lo
assale
,
ne
trova
altra
via
aperta
dinanzi
a
se
,
incomincia
a
rubare
,
e
se
è
abbastanza
audace
,
s
unisce
a
qualche
banda
di
briganti
.
I
capi
sono
per
lo
più
uomini
che
hanno
ricevuto
ancora
qualche
più
grave
ingiuria
personale
,
e
vogliono
vendicarla
:
questa
almeno
suole
essere
l
origine
o
il
pretesto
.
E
qui
finisco
la
già
troppo
lunga
lettera
.
Nell
altra
parlerò
dei
rimedii
.
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI
I
RIMEDII
Mio
caro
Dina
I
rimedii
repressivi
di
questo
stato
di
cose
sono
tanto
noti
,
e
furono
da
noi
tanto
adoperati
,
da
non
esservi
bisogno
di
parlarne
ancora
.
Quali
sono
i
rimedii
preventivi
,
quelli
che
l
on
.
Castagnola
chiamava
i
soli
radicali
?
L
immensità
della
quistione
spaventa
,
e
l
audacia
manca
non
solo
ai
nostri
uomini
politici
;
ma
,
quello
che
è
più
,
anche
ai
nostri
uomini
di
scienza
,
molti
dei
quali
affermano
che
la
speranza
di
mettervi
mano
è
una
illusione
,
e
delle
più
pericolose
.
Se
queste
opinioni
trovano
appoggio
nell
ignoranza
e
nell
egoismo
di
molti
proprietarii
,
è
inutile
dirlo
.
La
natura
umana
è
sempre
la
stessa
.
Il
mio
amico
di
Chieti
mi
scriveva
:
«
Il
primo
proprietario
,
uomo
intelligente
ed
agiato
,
a
cui
mi
rivolsi
per
cominciare
a
raccogliere
le
desiderate
informazioni
,
arricciò
il
naso
;
corrugò
la
fronte
;
non
seppe
e
non
volle
nascondere
il
suo
malcontento
,
quando
udì
da
me
,
che
si
volevano
tutte
le
notizie
che
valessero
a
mettere
in
rilievo
la
poco
prospera
condizione
dei
contadini
»
.
E
in
fondo
non
è
da
meravigliarsene
.
Il
proprietario
si
trova
isolato
in
mezzo
ad
un
esercito
di
contadini
.
La
sottomissione
di
questi
è
immensa
;
ma
è
fondata
solo
sull
antica
persuasione
che
il
proprietario
può
tutto
,
che
il
Governo
,
i
tribunali
,
la
polizia
dipendono
da
lui
,
o
sono
una
sola
cosa
con
lui
.
E
però
il
contadino
non
osa
far
nulla
senza
sentire
il
padrone
;
non
si
presenta
neppure
all
autorità
che
lo
invita
,
ne
obbedisce
agli
ordini
che
riceve
da
essa
,
senza
prima
aver
sentito
l
avviso
del
padrone
.
Ma
tutto
ciò
non
nasce
da
affetto
o
da
stima
.
Egli
si
potrebbe
inginocchiare
dinanzi
al
suo
padrone
con
lo
stesso
sentimento
con
cui
l
Indiano
adora
la
tempesta
o
il
fulmine
.
Il
giorno
in
cui
questo
incanto
fosse
sciolto
,
il
contadino
sorgerebbe
a
vendicarsi
ferocemente
coll
odio
lungamente
represso
,
colle
sue
brutali
passioni
.
Qualche
volta
,
in
fatti
,
si
sono
viste
quelle
orde
di
schiavi
trasformarsi
istantaneamente
in
orde
di
cannibali
.
Questo
ci
obbliga
ad
esser
molto
cauti
,
ma
ci
obbliga
ancora
a
meditare
sul
cumulo
di
odii
che
andiamo
raccogliendo
,
e
sulle
conseguenze
morali
e
sociali
che
possono
avere
.
Noi
del
resto
possiamo
liberamente
ragionare
di
ciò
,
e
discuterne
nei
libri
o
nei
giornali
,
certi
che
non
una
parola
arriverà
insino
a
quella
gente
analfabeta
,
che
neppure
intenderebbe
il
nostro
linguaggio
.
Per
parte
mia
posso
dire
,
che
anche
a
me
moltissimi
proprietarii
non
seppero
nascondere
il
loro
malcontento
,
quando
chiedevo
notizie
collo
scopo
che
non
celavo
a
nessuno
.
Ma
da
un
altro
lato
le
risposte
non
mancarono
mai
,
e
molti
viaggiarono
,
scrissero
ad
amici
,
raccolsero
notizie
,
opuscoli
,
tutto
quello
che
potevo
desiderare
.
La
quistione
preoccupa
seriamente
molti
,
sia
per
uno
spirito
di
filantropia
e
di
umanità
,
sia
per
la
convinzione
che
sotto
un
governo
libero
l
antico
stato
di
cose
non
può
durare
a
lungo
,
e
che
è
savio
consiglio
apparecchiarne
la
graduata
trasformazione
,
piuttosto
che
aspettare
il
tempo
in
cui
un
improvvisa
catastrofe
faccia
,
in
un
giorno
,
pagare
le
colpe
di
secoli
.
La
quistione
agraria
l
ebbero
i
Romani
,
ed
ognuno
sa
con
quali
terribili
risultati
.
L
ebbero
anche
le
nazioni
moderne
.
Alcune
ne
uscirono
per
mezzo
di
sanguinose
rivoluzioni
,
altre
le
prevenirono
con
una
savia
legislazione
.
Fra
queste
dobbiamo
,
prima
di
tutte
,
citare
la
Prussia
,
la
quale
,
dopo
le
umiliazioni
patite
dalla
Francia
,
si
pose
a
ricostituire
la
propria
potenza
sopra
tre
basi
:
istruzione
obbligatoria
,
servizio
militare
obbligatorio
,
riforma
agraria
.
Le
due
leggi
del
1807
e
del
1811
costituiscono
ciò
che
tutti
i
Trattati
di
economia
politica
chiamano
la
legislazione
classica
dello
Stein
e
dell
Hardenberg
,
ciò
che
le
storie
nazionali
della
Prussia
chiamano
una
delle
pietre
angolari
della
forza
del
paese
.
La
proprietà
fu
sciolta
dai
mille
vincoli
artificiali
che
l
inceppavano
,
il
servaggio
fu
abolito
,
ed
il
servo
non
solo
divenne
libero
,
ma
ancora
proprietario
d
un
terzo
e
qualche
volta
della
metà
del
suolo
che
coltivava
,
lasciando
il
resto
in
proprietà
libera
al
padrone
.
Lo
scopo
che
si
voleva
ottenere
era
chiaramente
esposto
nella
legge
stessa
:
creare
una
nuova
classe
di
agricoltori
che
accrescesse
forza
al
paese
.
E
si
ottenne
.
Senza
quelle
leggi
,
la
Prussia
non
avrebbe
potuto
fare
più
tardi
i
prodigi
che
ha
fatti
.
Se
però
la
Prussia
si
fosse
ristretta
solo
a
quello
che
abbiamo
detto
più
sopra
,
ne
sarebbe
seguito
ciò
che
è
avvenuto
nelle
province
meridionali
,
colla
divisione
dei
beni
demaniali
.
Gli
antichi
proprietarii
avrebbero
ricomperata
,
a
basso
prezzo
,
la
parte
del
contadino
,
che
privo
di
capitali
,
non
avrebbe
potuto
coltivarla
,
e
sarebbero
divenuti
padroni
assoluti
della
terra
,
coltivata
da
proletarii
ridotti
ben
presto
alla
condizione
poco
meno
che
di
schiavi
.
Invece
,
la
Prussia
aggiunse
due
cose
di
capitale
so
importanza
:
una
magistratura
locale
,
che
decidesse
sommariamente
e
paternamente
le
liti
insorte
fra
gli
agricoltori
ed
i
ricchi
proprietarii
;
un
istituzione
mirabile
di
Banche
destinate
ad
anticipare
al
contadino
i
capitali
per
coltivare
la
terra
e
fare
nuovi
acquisti
,
con
un
interesse
così
mite
che
,
pagando
il
5%
,
si
ammortizzava
il
capitale
in
meno
di
50
anni
.
Per
fare
tutto
ciò
,
occorse
una
serie
di
provvedimenti
,
che
,
incominciati
nel
1807
e
nel
1811
,
finirono
solo
nel
1850
.
Allora
però
la
trasformazione
fu
compiuta
,
e
la
Prussia
cominciò
a
sfidare
il
mondo
,
pel
sentimento
cresciuto
della
propria
forza
.
La
divisione
delle
terre
divenne
utile
solamente
per
mezzo
dell
istituzione
delle
Banche
e
delle
magistrature
speciali
e
locali
.
L
impresa
colossale
dell
abolizione
del
servaggio
in
Russia
fu
condotta
coi
medesimi
principii
,
pigliando
cioè
a
modello
la
classica
legislazione
della
Prussia
.
Ma
il
paese
che
,
per
questo
lato
,
più
trova
riscontro
con
le
nostre
province
meridionali
,
è
l
Irlanda
,
fatta
eccezione
,
ben
s
intende
,
della
questione
politica
e
religiosa
,
nella
quale
non
v
è
alcun
riscontro
possibile
.
Restringiamoci
perciò
alla
sola
questione
agraria
.
L
lrlanda
è
un
paese
dedito
all
agricoltura
,
senza
alcuna
industria
d
importanza
;
un
paese
di
proletarii
oppressi
crudelmente
dai
proprietarii
,
che
non
hanno
o
non
vogliono
spendere
capitali
per
coltivare
i
loro
fondi
.
I
contratti
sono
in
apparenza
simili
a
quelli
dell
Inghilterra
,
ma
le
condizioni
e
modificazioni
speciali
li
avevano
ridotti
a
tale
,
che
il
contadino
emigrava
o
moriva
di
fame
.
I
delitti
agrarii
moltiplicavano
spaventosamente
;
i
magistrati
non
erano
sicuri
;
la
pubblica
opinione
delle
moltitudini
proteggeva
l
assassino
,
che
riguardava
come
un
vendicatore
dei
torti
ricevuti
dalla
società
.
Quando
l
Inghilterra
fu
costretta
a
sospendere
in
Irlanda
I
Habeas
corpus
,
ed
a
venire
a
provvedimenti
repressivi
pel
Fenianismo
,
che
pigliava
proporzioni
gigantesche
,
non
esitò
punto
ad
adoperare
il
ferro
ed
il
fuoco
.
Ma
non
si
contentò
di
questo
:
Noi
abbiamo
,
ella
disse
,
un
debito
d
onore
verso
l
Irlanda
,
dobbiamo
pagarlo
;
dobbiamo
riparare
ai
torti
che
essa
ha
ricevuti
da
noi
.
Io
lascio
,
per
ora
,
da
un
lato
la
radicale
riforma
della
Chiesa
inglese
in
Irlanda
,
e
mi
restringo
solo
alla
legge
agraria
.
L
Inghilterra
affrontò
coraggiosamente
il
primo
problema
che
si
presentava
:
se
lo
Stato
cioè
abbia
il
diritto
di
limitare
con
norme
legislative
la
libertà
dei
contratti
.
Il
15
febbraio
1850
,
il
Gladstone
,
primo
ministro
d
un
paese
che
è
più
di
tutti
in
Europa
contrario
all
ingerenza
dello
Stato
,
diceva
,
in
mezzo
all
assenso
generale
della
Camera
dei
Comuni
,
queste
memorabili
parole
:
«
Nessuno
apprezza
più
altamente
di
noi
la
libertà
dei
contratti
;
essa
è
la
radice
di
ogni
condizione
normale
della
società
.
Ma
anche
in
quelle
condizioni
sociali
,
che
noi
riconosciamo
come
normali
,
non
è
possibile
concedere
illimitata
libertà
di
contratto
.
La
legislazione
inglese
è
piena
di
queste
ingerenze
dello
Stato
,
ed
il
Parlamento
ha
dimostrato
una
decisa
tendenza
a
moltiplicarle
.
Voi
non
permettete
nelle
officine
,
che
il
padrone
impieghi
l
operaio
con
tutte
le
condizioni
che
questi
accetterebbe
;
voi
non
permettete
che
lo
shipmaster
trasporti
gli
emigrati
,
con
ogni
specie
di
quei
contratti
che
pure
ambedue
accetterebbero
.
E
il
caso
dell
Irlanda
è
anco
più
grave
,
perché
questi
contratti
,
quantunque
nominalmente
liberi
,
tali
non
sono
nel
fatto
,
per
le
condizioni
speciali
del
paese
.
Anche
nei
casi
in
cui
la
legge
ha
lasciato
l
Irlandese
pienamente
libero
,
le
condizioni
in
cui
si
trova
lo
hanno
privato
della
sua
libertà
;
ed
è
però
divenuto
nostro
stretto
dovere
l
intervenire
per
difenderlo
.
In
un
paese
dove
le
braccia
abbondano
,
e
non
v
è
altra
industria
che
l
agricoltura
,
il
contadino
non
è
più
libero
nel
fare
il
contratto
col
padrone
.
Può
essere
perciò
necessario
di
prescrivere
con
legge
,
fra
certi
limiti
,
i
termini
e
le
condizioni
dei
contratti
agrarii
»
.
E
la
legge
fu
approvata
.
Per
esporla
minutamente
,
bisognerebbe
cominciare
col
descrivere
le
condizioni
speciali
dell
agricoltura
in
Irlanda
,
e
le
forme
dei
contratti
agrarii
,
che
sono
colà
diversissimi
dai
nostri
.
Ma
per
ora
basti
osservare
che
la
legge
,
senza
seguire
alcuna
teoria
,
prima
di
tutto
determina
e
sanziona
una
forma
di
contratto
,
che
l
esperienza
di
secoli
ha
dimostrata
vantaggiosa
al
contadino
irlandese
(
Ulster
custom
)
.
Sarebbe
se
un
nostro
legislatore
sanzionasse
le
norme
della
mezzeria
toscana
,
le
quali
ora
sono
anch
esse
regolate
solo
dalla
consuetudine
.
Ma
il
Parlamento
inglese
si
guardò
bene
dal
rendere
obbligatoria
per
tutti
una
sola
forma
di
contratto
.
Invece
,
lasciando
libere
quelle
che
esistevano
,
si
restrinse
ad
annullare
tutte
le
condizioni
che
giudicò
contrarie
alla
giustizia
ed
al
pubblico
bene
.
I
miglioramenti
portati
nel
fondo
dal
contadino
,
che
prima
anda
vano
quasi
sempre
ad
esclusivo
vantaggio
del
proprietario
,
debbono
,
secondo
la
nuova
legge
,
essere
da
questo
invece
pagati
al
contadino
.
Il
contratto
con
cui
questi
facesse
rinunzia
d
un
tale
risarcimento
,
è
nullo
.
Il
proprietario
non
può
,
senza
ragioni
giustificate
e
determinate
,
mandar
via
il
contadino
che
ha
preso
in
affitto
la
terra
,
ed
è
tenuto
a
rifarlo
dei
danni
che
gli
reca
,
licenziandolo
senza
ragione
.
La
legge
tende
a
prolungare
i
termini
dell
affitto
sino
a
30
anni
,
risguardando
quelli
a
breve
scadenza
come
dannosi
,
e
tende
a
spronare
il
contadino
a
migliorare
la
cultura
dei
campi
,
a
suo
proprio
vantaggio
.
Ma
anche
qui
il
legislatore
inglese
capì
,
ed
il
Gladstone
dichiarò
in
Parlamento
,
che
tutto
sarebbe
stato
inutile
senza
una
magistratura
speciale
paterna
,
locale
,
che
decidesse
le
mille
liti
che
possono
insorgere
fra
il
proprietario
ed
il
contadino
,
il
quale
non
oserà
mai
chiamare
innanzi
ai
tribunali
ordinari
il
suo
padrone
,
per
muovergli
una
lite
.
E
a
ciò
si
aggiunse
ancora
l
anticipazione
fatta
dallo
Stato
al
contadino
,
dei
capitali
necessarii
,
a
condizioni
non
molto
diverse
che
in
Prussia
.
I
tre
cardini
della
riforma
erano
cosi
solidamente
posti
,
e
poco
dopo
si
vide
,
che
nell
Associazione
per
le
scienze
sociali
,
gli
stessi
Irlandesi
dichiaravano
,
che
la
legge
aveva
subito
cominciato
a
portare
buoni
frutti
,
e
la
loro
esperienza
suggeriva
già
alcuni
modi
per
migliorarla
.
Che
tutto
ciò
non
valga
a
calmare
gli
odii
e
le
passioni
politiche
,
ben
s
intende
,
perché
altre
ne
sono
le
cagioni
.
Ma
fra
noi
fortunamente
questi
odii
non
esistono
.
Certo
non
è
solo
l
ltalia
meridionale
quella
in
cui
il
contadino
soffre
ingiustamente
.
Dobbiamo
far
eccezione
della
Toscana
,
là
dove
le
antiche
repubbliche
intelligenti
,
democratiche
e
civilissime
lasciarono
tali
germi
,
che
la
mezzeria
è
divenuta
un
contratto
che
salva
da
ogni
pericolo
sociale
nell
avvenire
,
e
rende
impossibile
qualunque
diffusione
di
teorie
sovversive
.
Per
la
provincia
di
Venezia
basta
leggere
il
libro
dell
avv
.
Carlo
Stivanello
(
Proprietarii
e
Coltivator
:
Venezia
1873
)
,
premiato
dall
Istituto
Veneto
,
per
trovarvi
la
descrizione
dei
miseri
casolari
di
canna
e
di
loto
,
nei
quali
abita
il
bracciante
.
«
In
questi
casolari
,
egli
dice
,
si
recluta
la
popolazione
dei
furti
,
necessario
supplemento
ai
miseri
guadagni
,
e
vivono
le
torme
dei
poveri
,
che
infestano
i
mercati
e
le
città
,
e
che
sfilano
in
lunga
processione
,
il
sabato
,
dinanzi
alle
abitazioni
»
.
(
Pag
.
151
)
.
Lo
stesso
autore
ci
parla
di
quei
contratti
a
fiamma
e
fuoco
,
coi
quali
l
agricoltore
è
obbligato
a
rinunziare
ad
ogni
ristoro
contro
la
carestia
,
la
grandine
,
la
tempesta
;
di
quelli
coi
quali
rinunzia
ad
ogni
compenso
pei
miglioramenti
recati
al
fondo
,
e
di
molti
altri
contrarii
alla
giustizia
,
al
bene
generale
,
al
progresso
dell
agricoltura
.
«
Il
proprietario
,
nella
stolta
credenza
che
l
abilità
dell
amministratore
avveduto
consista
nello
stipulare
patti
che
strozzino
l
altro
contraente
,
ha
inventato
molte
clausole
,
le
quali
aggravano
la
condizione
del
conduttore
»
(
Pag
.
173-4
)
.
Il
libro
finisce
col
domandare
un
inchiesta
agraria
,
la
quale
,
secondo
l
autore
,
metterebbe
in
evidenza
la
necessità
assoluta
di
provvedimenti
legislativi
in
difesa
degli
agricoltori
e
dell
agricoltura
,
che
egli
chiama
la
povera
Cenerentola
del
Regno
d
Italia
.
L
onorevole
Jacini
fece
nel
1855
una
dolorosa
descrizione
delle
popolazioni
agrarie
,
specialmente
nella
Bassa
Lombardia
,
dove
intorno
alla
ricca
,
intelligente
e
patriottica
Milano
,
vivono
i
più
miseri
contadini
,
fra
i
quali
le
febbri
e
la
pellagra
fanno
stragi
crudeli
;
dove
s
è
risoluto
il
singolare
problema
d
unire
la
più
ricca
produzione
colla
maggiore
miseria
del
coltivatore
.
E
nel
descrivere
a
quali
miserie
esso
è
qualche
volta
ridotto
dal
proprietario
,
esclama
:
«
È
una
tale
iniquità
che
la
sola
giustizia
umana
non
basterebbe
a
punirla
»
(
Ediz
.
1856
,
pag
.
197
)
.
Egli
proponeva
allora
un
Codice
agrario
e
la
istituzione
dei
Probi
Viri
.
Ciò
risponderebbe
in
parte
alle
norme
sui
contratti
,
ed
alla
magistratura
speciale
stabilite
dell
Inghilterra
in
Irlanda
.
Aggiungendovi
le
istituzioni
efficaci
di
credito
agrario
,
si
avrebbero
i
capi
principali
della
riforma
inglese
.
Quel
libro
fu
assai
popolare
,
forse
perché
appariva
come
una
protesta
contro
l
Austria
.
Quando
il
Governo
è
venuto
nelle
nostre
mani
,
che
cosa
abbiamo
fatto
?
Nulla
e
poi
nulla
.
E
quel
che
è
peggio
ancora
,
l
opinione
di
molti
è
contraria
ad
ogni
riforma
di
questo
genere
.
L
indifferenza
sulle
miserie
dei
milioni
di
uomini
che
lavorano
la
terra
in
campagna
,
e
delle
migliaia
che
si
abbrutiscono
nelle
città
,
non
è
credibile
.
Eppure
solo
pensando
ad
essi
si
può
crescere
davvero
la
nostra
produzione
economica
,
pareggiare
permanentemente
le
nostre
finanze
.
Eppoi
non
sono
essi
che
formano
il
nostro
esercito
,
la
nostra
marineria
militare
?
È
cosa
di
poca
importanza
renderli
civili
?
Quali
sono
i
giornali
,
quanti
i
libri
o
gli
opuscoli
che
parlano
di
loro
?
La
nostra
letteratura
,
la
nostra
scienza
e
la
nostra
politica
sembrano
del
pari
indifferenti
su
questo
problema
,
che
racchiude
il
nostro
avvenire
economico
e
morale
.
Il
male
esiste
in
molte
province
,
ma
nelle
Meridionali
ha
proporzioni
assai
maggiori
.
Per
parte
mia
sono
convinto
che
la
quistione
,
fra
non
molto
,
diverrà
gravissima
,
e
s
imporrà
a
tutti
;
che
i
provvedimenti
legislativi
saranno
riconosciuti
necessarii
,
se
non
si
vorrà
affrontare
il
pericolo
d
una
catastrofe
sociale
,
la
quale
può
nascere
non
solo
da
sommosse
sfrenate
,
ma
anche
da
inerzia
ed
abbandono
prolungati
.
Presto
si
vedrà
,
io
credo
,
che
in
alcune
province
occorre
proteggere
l
agricoltore
col
fissare
norme
pei
contratti
,
col
dichiarare
in
esse
nulle
alcune
condizioni
assolutamente
ingiuste
e
dannose
.
E
sarà
necessario
ancora
,
colla
istituzione
di
arbitri
o
di
una
magistratura
speciale
,
assicurare
l
applicazione
di
quelle
norme
.
Il
credito
agrario
deve
anch
essere
istituito
efficacemente
,
se
si
vuole
liberare
il
contadino
dall
usura
,
e
rendere
possibile
una
classe
di
agricoltori
proletarii
.
Intanto
è
utile
illuminare
la
pubblica
opinione
,
rivelando
le
nostre
piaghe
e
le
nostre
vergogne
,
senza
paura
del
ridicolo
o
del
discredito
,
che
si
cercherà
di
gettare
su
quelli
che
oseranno
parlare
.
La
libera
stampa
e
la
scienza
hanno
da
lungo
tempo
imparato
ad
affrontare
questi
ostacoli
negli
altri
paesi
,
e
debbono
affrontarli
anche
fra
noi
.
Quasi
tutte
le
grandi
verità
sociali
cominciarono
coll
essere
prima
dichiarate
assurde
,
per
sembrare
poi
probabili
,
e
divenire
finalmente
evidenti
a
tutti
.
Senza
il
coraggio
di
sfidare
il
ridicolo
,
o
di
esporsi
alla
taccia
di
visionarii
,
molti
progressi
sarebbero
stati
impossibili
,
e
molte
calamità
non
si
sarebbero
evitate
.
Del
resto
,
basta
parlare
con
gli
uomini
che
conoscono
appena
lo
stato
delle
cose
,
per
convincersi
come
la
necessità
di
una
riforma
sia
già
nella
coscienza
di
molti
,
i
quali
ancora
esitano
a
dirlo
apertamente
,
quantunque
convintissimi
.
È
bene
di
certo
che
questa
riforma
venga
dall
alto
,
prima
che
sia
richiesta
dalle
moltitudini
;
è
bene
che
il
Governo
la
inizii
e
la
diriga
.
Questo
è
il
solo
mezzo
,
a
mio
credere
,
con
cui
esso
potrà
vincere
il
sentimento
di
crescente
opposizione
che
si
è
formato
in
quelle
province
,
e
che
può
nascere
da
ignoranza
e
da
poco
tatto
politico
;
ma
che
certo
trascina
ancora
molti
uomini
onesti
,
moderati
e
patriotti
,
i
quali
vedono
che
il
Governo
redentore
non
ha
il
coraggio
di
redimere
,
che
il
Governo
della
libertà
lascia
che
gli
oppressi
siano
calpestati
.
Senza
l
aiuto
del
Parlamento
,
senza
l
intervento
dello
Stato
,
non
c
è
virtù
o
iniziativa
privata
che
basti
a
risolvere
questi
problemi
colossali
.
Molti
sono
perciò
coloro
i
quali
non
si
peritano
d
affermare
,
che
il
Governo
presente
sia
tutto
a
benefizio
d
una
sola
classe
,
e
non
la
più
numerosa
,
della
società
.
E
quando
si
dice
loro
:
camorra
,
mafia
;
rispondono
:
consorteria
.
Queste
opinioni
bisogna
coi
fatti
sradicarle
.
Il
Tocqueville
afferma
che
due
cose
fanno
ai
popoli
operare
grandi
imprese
:
la
religione
ed
il
patriottismo
.
La
religione
si
può
dire
quasi
spenta
in
Italia
;
dove
non
è
superstizione
,
è
abito
tradizionale
,
non
è
fede
viva
.
E
quanto
al
patriottismo
,
che
forma
esso
deve
prendere
ora
,
a
quale
nobile
scopo
indirizzarsi
?
L
Italia
è
unita
,
è
libera
,
è
indipendente
;
conquiste
non
ne
vogliamo
,
né
possiamo
farne
;
una
guerra
di
difesa
è
impossibile
,
perché
nessuno
ci
assale
.
Che
cosa
dunque
vogliamo
?
Bisogna
rivolgere
tutta
l
attenzione
all
interno
,
ciò
è
ben
chiaro
;
ma
la
vita
di
una
nazione
non
può
restringersi
tutta
ai
soli
computi
del
pareggio
.
Noi
potremmo
essere
uniti
,
liberi
,
indipendenti
,
colle
finanze
in
equilibrio
,
e
pure
formare
una
nazione
senza
significato
nel
mondo
.
Occorre
che
un
nuovo
spirito
ci
animi
,
che
un
nuovo
ideale
baleni
dinanzi
a
noi
.
E
questo
ideale
è
la
giustizia
sociale
,
che
dobbiamo
compiere
prima
che
ci
sia
domandata
.
È
necessario
ridestare
in
noi
quella
vita
morale
,
senza
cui
una
nazione
non
ha
scopo
,
non
esiste
.
Ed
è
necessario
al
nostro
bene
materiale
e
morale
.
Senza
liberare
gli
oppressi
,
non
aumenterà
fra
noi
il
lavoro
,
non
crescerà
la
produzione
,
non
avremo
la
forza
e
la
ricchezza
necessarie
ad
una
grande
nazione
.
L
uomo
che
vive
in
mezzo
agli
schiavi
,
accanto
agli
oppressi
e
corrotti
,
senza
resistere
,
senza
reagire
,
senza
combattere
,
è
un
uomo
immorale
che
ogni
giorno
decade
.
La
camorra
,
la
mafia
ed
il
brigantaggio
diventano
inevitabili
.
Sotto
una
o
un
altra
forma
salgono
in
alto
,
si
diffondono
nel
paese
,
ne
consumano
la
midolla
spinale
,
demoralizzandolo
.
Con
un
governo
dispotico
le
conseguenze
del
male
non
sono
così
gravi
,
perché
gli
ostacoli
sono
indipendenti
dalla
nostra
volontà
,
perché
c
è
un
altro
nemico
da
combattere
,
un
altro
ideale
a
cui
mirare
.
Chiunque
,
infatti
,
oggi
esamina
se
stesso
,
s
accorgerà
,
se
è
stato
patriotta
,
che
la
sua
condizione
nella
società
era
nel
passato
più
morale
che
non
è
oggi
.
Allora
c
erano
una
guerra
,
una
speranza
,
un
sacrifizio
ed
un
pericolo
continuo
che
sollevavano
lo
spirito
nostro
.
Oggi
è
invece
una
lotta
di
partiti
,
e
qualche
volta
d
interessi
,
senza
un
Dio
a
cui
sacrificare
la
nostra
esistenza
.
Questo
Dio
era
allora
la
patria
,
che
oggi
sembra
divenuta
libera
per
toglierci
il
nostro
ideale
.
Ciò
vuol
dire
che
la
libertà
non
ha
ancora
messo
radici
abbastanza
profonde
in
Italia
,
è
rimasta
solo
alla
superficie
,
solo
nella
vita
politica
,
ancora
non
è
penetrata
nella
vita
sociale
ed
individuale
.
Si
permetta
a
me
,
che
sono
insegnante
,
di
citare
un
esempio
cavato
appunto
dalla
scuola
,
che
infine
è
poi
l
officina
in
cui
si
forma
il
cittadino
.
Molte
volte
mi
è
stato
chiesto
:
Credete
proprio
che
con
tutti
questi
maestri
e
professori
,
con
tutti
questi
metodi
e
programmi
nuovi
,
la
generazione
che
sorge
saprà
e
varrà
più
di
quella
che
la
precedette
?
Sarebbe
essa
capace
di
far
l
Italia
,
come
I
abbiam
fatta
noi
?
lo
non
dubito
che
la
nuova
generazione
impari
più
e
meglio
di
noi
.
Ma
se
varrà
di
più
,
è
una
quistione
assai
diversa
.
I
nostri
professori
,
i
nostri
libri
eran
peggiori
,
e
s
imparava
meno
.
Ma
nella
nostra
scuola
v
era
qualche
cosa
di
sacro
che
manca
oggi
.
Il
giorno
in
cui
capitava
nelle
nostre
mani
un
Berchet
,
un
Colletta
,
un
Niccolini
,
quel
giorno
la
nostra
piccola
stanza
s
illuminava
,
e
uno
spirito
ignoto
ci
rivelava
cose
che
non
sono
in
alcun
programma
.
Tra
professori
e
scolari
era
una
segreta
intelligenza
,
per
la
quale
ciò
che
si
taceva
valeva
più
di
ciò
che
si
diceva
.
Questo
incanto
è
oggi
sparito
,
gli
antichi
Dei
sono
rovesciati
sui
loro
altari
,
senza
che
alcuna
nuova
Divinità
venga
a
prendere
il
loro
posto
.
L
alunno
non
vede
dinanzi
a
se
che
una
professione
o
un
impiego
;
i
più
eletti
pensano
alla
scienza
.
Ma
ciò
neppur
basta
,
perché
la
scienza
stessa
ha
bisogno
d
essere
destinata
a
qualche
cosa
di
più
alto
,
da
cui
possa
essere
come
santificata
.
Nella
nostra
vita
tutto
ciò
che
non
è
santificato
,
viene
profanato
.
Il
vuoto
che
io
vedo
nel
la
scuola
,
parmi
che
sia
anche
nella
società
,
perché
è
nel
cuore
del
cittadino
.
A
noi
manca
come
l
aria
da
respirare
,
perché
dopo
una
vita
di
sacrifizii
,
non
troviamo
più
nulla
a
cui
sacrificarci
.
Eppure
l
aiutar
coloro
che
soffrono
vicino
a
noi
,
è
il
nostro
dovere
;
è
il
nostro
interesse
supremo
,
urgente
,
e
ci
restituirebbe
l
ideale
perduto
.
Ed
ora
mi
resta
solo
di
rispondere
ad
una
obbiezione
,
che
alcuni
,
per
patriottismo
,
non
fanno
,
ma
che
pure
tengono
celata
nel
loro
cuore
.
Fortunatamente
,
essi
dicono
fra
se
,
non
tutta
l
Italia
è
nelle
condizioni
in
cui
sono
le
Province
Meridionali
.
Se
laggiù
il
contadino
ed
il
povero
sono
in
così
pessimo
stato
,
se
la
gente
colta
manca
al
suo
dovere
,
non
reagendo
e
non
migliorando
questo
stato
di
cose
,
peggio
per
loro
;
resteranno
ancora
un
pezzo
nello
stato
di
semibarbari
.
Nell
Italia
centrale
e
superiore
saremo
,
come
siamo
,
civili
.
lo
lascio
che
molte
piaghe
,
come
ho
già
accennato
,
sono
anche
nell
Italia
centrale
e
superiore
.
Voglio
ammettere
,
per
ipotesi
,
quel
che
non
potrei
discutere
ne
combattere
ora
,
che
l
Italia
cioè
sia
divisa
nel
modo
che
i
poco
benevoli
oppositori
pretendono
.
Ma
,
per
poter
tirare
da
un
tale
stato
di
cose
,
la
conseguenza
a
cui
essi
vorrebbero
giungere
,
bisognavano
averci
pensato
prima
,
lasciando
intatto
il
muro
della
China
,
che
avevano
costruito
i
Borboni
.
Dopo
l
unità
d
Italia
,
tutto
si
è
mescolato
nell
esercito
,
nella
marineria
,
nella
magistratura
,
nell
amministrazione
,
ecc
.
La
colpa
delle
province
più
civili
che
,
a
tutta
possa
,
non
aiutano
le
meno
civili
,
è
uguale
a
quella
delle
classi
più
colte
ed
agiate
che
,
in
una
medesima
società
,
abbandonano
a
se
stesse
le
più
ignoranti
e
derelitte
.
E
le
conseguenze
sono
le
stesse
.
Oggi
il
contadino
che
va
a
morire
nell
Agro
Romano
,
o
che
soffre
la
fame
nel
suo
paese
,
e
il
povero
che
vegeta
nei
tugurii
di
Napoli
,
possono
dire
a
noi
ed
a
voi
:
Dopo
l
unità
e
la
libertà
d
Italia
non
avete
più
scampo
;
o
voi
riuscite
a
render
noi
civili
,
o
noi
riusciremo
a
render
barbari
voi
,
E
noi
uomini
del
Mezzogiorno
abbiamo
il
diritto
di
dire
a
quelli
dell
Italia
superiore
e
centrale
:
La
vostra
e
la
nostra
indifferenza
sarebbero
del
pari
immorali
e
colpevoli
.
Ora
non
mi
resta
che
chiederti
scusa
delle
troppe
parole
,
e
ringraziarti
.
Addio
Roma
,
20
marzo
1875
.
Tuo
affez
.
P
.
VILLARI