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> anno_i:[1880 TO 1910} > autore_s:"BISSOLATI LEONIDA"
DIO LO VUOLE! CHI NON È SOCIALISTA? ( BISSOLATI LEONIDA , 1893 )
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Ogni volta che colle nostre donne noi contadini intonammo il coro a vespero accompagnati dalla voce solenne dell ' organo , abbiamo pensato che Iddio , di lassù , a ogni fine di giornata , prendeva nota di quel che avevamo sofferto : e sperammo sempre che sarebbe giunto il momento in cui egli avrebbe detto : basta ! Non abbiamo con ciò preteso mai , né pretendiamo che si dica basta al lavoro ; perché sappiamo che la terra non produce il grano se non è fecondata di sudore . Noi anzi la amiamo la lotta quotidiana colla terra : ma crediamo e vogliamo debba cessare la legge iniqua per cui la terra oggi produce , insieme al grano , la tracotanza dei padroni e l ' avvilimento nostro . Noi abbiamo sempre sperato che il giorno della risurrezione nostra sarebbe venuto ; il giorno in cui , cessando di essere trattati come bestie o come schiavi , avremmo gustato la gioia balda e soave di lavorare come in una grande famiglia di fratelli , pari tutti nei diritti e nei doveri , nei godimenti e nei dolori . Questo giorno noi lo festeggiamo in anticipazione il primo di maggio : lo festeggiamo e lo affrettiamo , stringendoci tutti insieme , quanti siamo poveri e sfruttati , nel proposito di lavorare al nostro riscatto che è voluto da Dio . Ma il prevosto ci dice nelle sue prediche : « Non è questa la volontà di Dio : non è conforme a religione che i poveretti si uniscano così contro i signori . Perché dice il prevosto Dio comanda la rassegnazione e l ' umiltà . Comanda di lasciare a Cesare quel che è di Cesare . Comanda di non occuparsi della vita terrena , pensando che le ingiustizie sofferte quaggiù saranno ripagate con altrettanta beatitudine nel regno dei cieli . Comanda di curar l ' anima e non il corpo . Comanda di cercare soltanto i conforti della carità : di quella carità che stringe in un amplesso fraterno il povero ed il ricco » . Ma il curato ( che è povero quasi come noi , mentre invece il prevosto ha una grassa prebenda , ed ha inoltre , di suo , molta roba al sole che fa coltivare da noi altri contadini ) ci ha detto in confidenza : « Queste questioni qui di pane e di giustizia non sono articoli di fede che non ci si possa ragionare su col proprio criterio . Il papa , i vescovi , i preti dicono la loro opinione come tutti gli altri senza che ci sia vincolo di dogma . M ' è lecito dunque dirvi il mio parere senza mancare di rispetto al superiore . Soltanto , vi prego di non riferirne al prevosto , perché potrebbe usarmi il trattamento che il padrone usa con voi quando comincia a pigliarvi in sospetto ... siamo intesi ! Vediamo dunque un po ' , se a formare un partito contro le ingiustizie dei signori , voi altri andate o no contro la religione . Io credo che non solo non andate contro la religione , ma ritengo fermamente che vada contro alla religione quel povero che non si unisce al partito dei lavoratori . Dio comanda la rassegnazione , dice il prevosto . Ed è vero . Ma in quali casi ? Quando si tratta di disgrazie che manda egli stesso e che non si possono evitare . Se vi muore un bambino , se la gragnuola viene a devastare il frumento , ognun vede che bisogna rassegnarsi . Ma se invece si tratta di mali e di ingiustizie che ci vengono da parte degli uomini , allora è dovere di buon cristiano ribellarvisi . Non vedete infatti che papa , cardinali , vescovi , si adoperano per combattere la schiavitù in Africa ? Non vedete che per combatterla invocano anche l ' uso della forza ? Or dunque : quel che è giusto per l ' Africa non lo sarebbe per l ' Europa ? Come mai dovrebbe essere giusto e conforme a religione combattere contro la schiavitù dei negri e non dev ' essere ugualmente giusto e conforme a religione combattere contro la schiavitù dei bianchi che è la vostra ? Se è legittimo e santo ogni tentativo che gli schiavi facciano per liberarsi da sé , non sarà altrettanto giusto ogni tentativo che facciate voi altri per la vostra emancipazione ? Dio comanda l ' umiltà , dice il prevosto . Verissimo anche questo . E perché dunque Iddio dovrebbe permettere la superbia dei padroni ? Dio comanda « date a Cesare quel ch ' è di Cesare » . D ' accordo . Ma la questione sta nel vedere ciò che è di Cesare . Sono forse di Cesare , ossia dei padroni , i campi che Iddio , non Cesare , ha creato ? Sono forse di Cesare le messi che il vostro lavoro , e non già il padrone , ha tratto dalla terra ? Appartengono forse a Cesare , ossia al padrone , le vostre persone , per le quali non vi ha né dignità né libertà finché spetti al padrone di darvi o non darvi il lavoro e il pane quotidiano ? Dio comanda di non occuparsi troppo delle cose della vita terrena . Sta bene . Ma finché si vive quaggiù è pur necessario occuparsi della vita di quaggiù . Si può pensare alla vita di là e insieme alla vita di qua . D ' altronde non è forse doveroso occuparsi delle cose della famiglia ? E perché quel che è doveroso per la vostra piccola famiglia , dovrebbe diventare peccaminoso per la famiglia di tutti i vostri compagni di lavoro e di miserie ? Dio comanda di non curarsi del corpo , ma dell ' anima . Sia pure . Ma forseché quanto voi , uniti in Leghe di resistenza , volete migliorare i patti colonici , imponendovi ai padroni colla forza del numero e della solidarietà , forse che provvedete soltanto al corpo o non anche all ' anima ? Quando non si mangia che polenta fatta di grano - turco cattivo e si va così incontro a malattie mentali come la pellagra e alla perdita di ogni energia morale , si fanno forse gli interessi dell ' anima ? Quando si ha un orario di lavoro che non lascia tempo né lena di pensare , di discorrere , di goder la famiglia , di leggere qualcosa , si può dire che i doveri verso l ' anima sieno adempiuti ? Oggi voi siete come bestie , che lavorano , mangiano e dormono . Per essere diversi dalle bestie , per essere creature ragionevoli , bisogna saperla adoperare questa benedetta ragione : ma finché vivrete come oggi i padroni vi fanno vivere , sarete sempre peggio dei bruti . Dio non vuole dice il prevosto che ripariate da voi alle ingiustizie , se ingiustizie ci sono : ma vuole invece che ne attendiate la riparazione dalla carità degli altri . Degli altri ? dei padroni forse ? Lasciamo stare che , quanto a carità , i padroni mostrano di averne ben poca . La migliore carità infatti , che sarebbe quella di concedervi i miglioramenti che domandate , essi non ve la vogliono fare . Perché ? perché dicono che non vogliono rovinarsi per voi . Che è quanto dire che la carità che son disposti a farvi sarà sempre così limitata che non riuscirà neppure a lenire i vostri mali . E la ingiustizia sarà conservata . La miseria resterà . Chi ci avrebbe guadagnato sarebbero i padroni che con pochi quattrini , presi anche questi sul lavoro vostro , si sarebbero fatti perdonare l ' usura esercitata su di voi , e avrebbero guadagnato il paradiso . Così Dio stesso sarebbe ingannato . Il frutto del peccato avrebbe servito alla assoluzione e alla beatitudine del peccatore . C ' è bensì una carità santa e feconda : ed è il soccorso tra pari , tra fratelli , tra uguali . La carità che vi potete fare fra voi altri contadini , questa sì che è veramente la rugiada della vita : perché non umilia chi la riceve , perché non ha veleni nascosti . Anzi è quel che si può immaginare di più puro , di più sublime , di più divino . Or bene : quale è la carità maggiore che vi potete fare tra voi altri ? E lo stare uniti tra voi ; il formare un cuor solo e una volontà sola tra voi tutti lavoratori contro il comune nemico : è il far lega , in modo da non permettere che il padrone approfitti della vostra offerta per appiccare i vostri compagni : è l ' essere insomma uno per tutti e tutti per uno , in un fascio solo contro l ' avarizia e la prepotenza dei padroni » . Queste cose , press ' a poco , ci disse il curato . E soggiunse , con un certo sorriso , che se il prevosto parla diverso , gli è ch ' egli appartiene alla classe dei padroni , ed è quindi un padrone come gli altri , né migliore né peggiore degli altri . Soltanto , trovandosi ad essere sacerdote , egli adopera la sua autorità sacerdotale a sostegno de ' suoi interessi . Il che , osserva il curato , non fa che recare danno alla stessa religione , perché quando i poveretti sentono che in nome della religione si vuoi condannare la loro causa , essi abbandonano la religione . Il buon curato poi concludeva col dire che il precetto evangelico da seguirsi in queste cose è quel che dice : se Dio comanda una cosa e gli uomini un ' altra , bisogna ubbidire a Dio e disubbidire agli uomini . Ora se Dio , come non v ' ha dubbio , vuole che la giustizia trionfi , bisogna fare ogni opera perché trionfi , anche ribellandoci a quel che comandano i padroni . Ci sono , lo sappiamo , molti nostri compagni che non credono in Dio , perché dicono che basta essere giusti e buoni senza andare in chiesa . Ma a noi non importa , perché ci basta che in fatto ei siano buoni e giusti . Vuol dire che essi , invece di adorare Dio , adorano la bontà e la giustizia . Non è poi lo stesso ? Quel che importa è che si sia uniti tutti quanti nel pensiero di attuarla questa giustizia . In tal pensiero salutiamo tutti il primo di maggio che ci richiama al nostro primo dovere : e promettiamo in questo giorno solenne di consacrare , senza paure e senza esitazioni , tutte le nostre forze alla emancipazione della nostra classe . Iddio Io vuole ! Alcuni contadini Chi non è socialista ? Oggi , in Italia , tutti vogliono essere un po ' socialisti . È una droga , il socialismo , che tutti i partiti e tutti gli uomini borghesi amano mettere senza tema di avvelenamento come salsa piccante nei loro manicaretti . Segno , compagni miei , che siamo ancora deboli . Fossimo forti come sono i nostri compagni di altri paesi , e i nostri nemici non avrebbero modo né voglia di permettersi simili gusti . Segno che ci sono ancora troppi socialisti che fanno delle sentimentalità invece di fare dei ragionamenti : o che per posare ad uomini pratici danno esca e materia a questo equivoco colossale che , con tacito accordo , viene alimentato e coltivato da tutti quanti i partiti della borghesia . L ' equivoco cioè che si possa essere più o meno socialisti anche senza ammettere la lotta di classe e senza vedere , come risultato della stessa , la socializzazione degli strumenti di lavoro . Codesti volponi , aiutando la ingenuità di molti nostri compagni , dicono : « Che cosa è il socialismo se non il desiderio di migliorare la condizione della povera gente ? or dunque : non siamo noi qui a riconoscere che la miseria esiste e che bisogna portarvi un rimedio ? che necessità c ' è di parlare di “ lotta di classe ” dal momento che noi borghesi , come vedete , siamo i primi a riconoscere i bisogni del lavoratore ? Non è questo anzi un pegno d ' amore e di solidarietà fra le classi ? E a che , poi , smarrirci nella nebulosa dell ' avvenire , speculando sulla proprietà collettiva , mentre quel che importa e che urge è provvedere ai mali presenti ? » E con questo parlare , molti di voi , operai e contadini , sono presi all ' amo . Con questa arte vi si persuade di lasciare ai borghesi la cura del vostro « miglioramento » nella fiducia che , illuminato da queste belle ispirazioni , il loro cuore varrà a risolvere la questione sociale . Ed è qui appunto dove la borghesia vi voleva . A deporre ogni idea di conquista : ogni proposito di lotta contr ' essa . Disarmarvi , addormentarvi , asservirvi di nuovo . Ma guardate un po ' com ' è fatto il laccio in cui vi si vuol prendere . Il socialismo , essi dicono , consiste nel desiderio di migliorare la condizione della povera gente . Ebbene , no : in ben altro consiste il socialismo . Consiste nella volontà di togliere la causa della povertà . La filantropia , il buon cuore danno il soldo al poveretto : il socialismo pone la domanda : perché quest ' uomo ha bisogno del soldo filantropico ? Ai volponi che sorridendo vi dicono che sono socialisti anch ' essi , rivolgete questa domanda che riassume tutto il socialismo : « di dove viene la miseria del lavoratore moderno ? » E state a sentire che cosa risponderanno . Un mondo di chiacchiere e di contraddizioni probabilmente . Ma non ci sarà caso che essi dicano : la miseria del lavoratore moderno deriva da ciò , che la ricchezza della borghesia è lavoro dei proletari non pagato . Se non rispondono questo , il loro socialismo è menzogna , è artificio , è insidia . Le loro promesse di miglioramento , o sono le promesse insulse della carità : o sono le panie della demagogia . Le loro dichiarazioni di amore per il proletariato esprimono semplicemente la paura della guerra di conquista che , per ottenere veri ed effettivi miglioramenti , il proletariato deve iniziare contro di loro . Il loro disprezzo per la affermazione della proprietà collettiva , non è altro che una manovra per sviare il proletariato dall ' unica via che lo può condurre alla sua emancipazione . Quando dunque li sentite dire : « E chi non è socialista ? » replicate subito : Voi . Voi che , mentre parlate di migliorare le condizioni della classe operaia , volete conservare il fatto del parassitismo borghese . L ' unico miglioramento che possa conseguire il lavoratore consiste nell ' essere meno derubato dei frutti del suo lavoro . Voi volete che prosegua il furto e la rapina , se intendete sia mantenuta in vita la classe borghese , la quale trae la sua esistenza specifica e caratteristica per l ' appunto dallo sfruttamento e dal monopolio . Ah , ben intendiamo dunque come sia necessario combattervi precisamente colla bandiera di classe , affinché si dissipino gli equivoci e cadano le maschere .