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> anno_i:[1880 TO 1910} > autore_s:"CENA GIOVANNI"
GLI AMMONITORI ( CENA GIOVANNI , 1904 )
Narrativa ,
AL LETTORE Questo libro non è che l ' autobiografia d ' un povero tipografo . Il manoscritto mi fu affidato da una signora , che lo trovò in una soffitta dei sobborghi di Torino : ella aveva conosciuto il giovane , che viveva isolato , e di cui non avrebbe mai potuto sospettare lo strano e disperato progetto . Da sue indagini risulta la probabilità ch ' egli sia perito nell ' ultima inondazione del Po , dove più d ' un coraggioso rimase vittima del proprio eroismo . Lo scritto , che ho tutt ' intero copiato e talvolta interpretato , era sul rovescio d ' un fascio di bozze . Evidentemente s ' era molto indugiato su di esso , per abitudine professionale e per un istinto d ' artista ch ' egli possedeva senza dubbio . Fece egli le due copie di cui parla nella prima pagina ? Forse sì , e può darsi che quel lavoro lo distraesse alfine dal suo folle proposito : o fors ' anco egli portava indosso il suo memoriale , quando , mentre vagava disoccupato poco lungi dal villaggio natìo , gli si offerse un ' opportunità d ' azione più immediata , più imperiosa e più umana . Egli era uno dei tipi caratteristici del nostro periodo , uno di quegli organismi di pura sensibilità e intelligenza , che il caso della nascita espone ad essere inesorabilmente schiacciati dal meccanismo ancora rudimentale della nostra società . La loro esistenza è un sintomo . Perciò ho pubblicato questo scritto , in cui non intervenni che per mutar qualche nome e aggiungere un titolo che mi pareva chiaramente indicato dal contesto . GLI AMMONITORI È venuto il tempo di compiere il mio grande atto . Fra alcuni giorni tutto sarà finito . Questo memoriale , di cui preparo due copie , l ' una che porterò indosso d ' or innanzi , l ' altra per inviare ad un giornale , ha il solo scopo di dichiarare - in caso che si volessero travisare le mie intenzioni o spiegare l ' avvenuto come un accidente fortuito - il processo in cui io venni nella determinazione di morire in modo tanto eccezionale . I . Nacqui a Gàssino , nella valle del Po . Non ho conosciuto mia madre . Mio padre era fornaciaio : colle gambe nude nella fossa , tagliava la creta gialla , l ' impastava , la metteva nella forma da mattoni : e s ' allineavano innumerevoli i mattoni sull ' aia levigata , parevano grandi pani , inzuccherati di sabbia fina . Pane invece non ne guadagnava molto : ma i suoi ottanta centesimi giornalieri procuravano a lui e a me polenta il mezzogiorno e minestra la sera . L ' inverno non si lavorava ; quando i primi geli ci avevano coperte le mani di crepacci , cessavamo : ci riparavamo allora nella stalla d ' un vicino che aveva bestiame , e quando non nevicava , andavamo a far legna nei boschi dei signori , raccogliendo soltanto il seccume e i ceppi putridi che vendevamo a un soldo il fascio : stando tutto il giorno nei boschi e portando sulla schiena fino al villaggio due o tre fasci , guadagnavamo sette od otto soldi . Perciò l ' inverno si mangiava meno , quantunque avessi molta più fame : è vero che il pane di granoturco , pesante e giallo come i nostri mattoni , ci faceva credere d ' aver sempre lo stomaco pieno . A febbraio , sull ' aia ! E anch ' io nella mota gialla fin sopra il ginocchio , col sole che dava la febbre : per ciò mio padre era giallo e io ho l ' aria d ' aver l ' itterizia . Ma questo non monta . Mio padre morì . Il sindaco ricorse per me a Torino e fui raccolto nella Pia Casa . Qui mi si insegnò qualche cosa : d ' inverno al paese ero andato a scuola e sapevo il catechismo e la storia sacra : qui mi fecero ripetere la storia sacra e il catechismo e un po ' di storia romana , Muzio Scevola e Bruto , più i diritti e doveri del cittadino italiano . Più tardi mi posero come apprendista in una stamperia . Correvo tutto il giorno per città a portare commissioni e bozze e tornavo all ' ospizio la sera . La domenica si passava gran parte in chiesa e solo il canto e l ' organo me la facevano parere meno gravosa . Quando mi misero alla cassa di compositore , imparai rapidamente . Ebbi tosto un buon salario e potei uscire dalla Pia Casa . Intanto frequentavo le scuole serali : studiai parecchio : imparai l ' italiano e il francese e così , da me , nella mia soffitta - abitavo in Borgo San Secondo e mangiavo alla Cucina popolare - volli anche conoscere un po ' la grammatica latina , senza di cui non si possono approfondire quelle lingue . Perché il mio scopo era di diventare correttore . A dir il vero , sui diciott ' anni mi domandai se non avessi delle attitudini a far parecchie altre cose , a cantare , a disegnare , a scrivere e perfino a far della filosofia ... Mi ricordo vagamente d ' una primavera in cui affermai a me stesso con un certo turbamento che la vita doveva essere assai bella : il cielo , la terra , le cose e le persone , tutto era pieno d ' una grande simpatia per me ! Ciò durò poco . Sentendomi divenir malinconico , mi riposi a studiare . Non avevo alcuna preoccupazione che mi frastornasse seriamente : ottenni presto un posto di correttore alla Società Editrice Scientifica ; dapprima fui impiegato in lavori di poco conto ; indi , conosciutasi la mia buona volontà , mi si pose attorno a lavori di maggiore importanza , sopratutto a traduzioni di opere scientifiche . La mia professione mi dava molte compiacenze . Ero a contatto con gente di scienza e talvolta cercavo mostrare a qualcuno , che comprendevo molto di più che non desse a presumere la mia condizione : più d ' uno mi piantò gli occhi in faccia con stupore , quando gli indicai certe contraddizioni nel corso d ' un lavoro o gli suggerii umilmente certe trasposizioni che avrebbero giovato all ' ordine , all ' equilibrio non soltanto tipografico , d ' una trattazione . Passarono , credo , cinque o sei anni . Nel gettar su carta questi ricordi non ho tempo d ' indugiarmi : ricordare è dolce , anche i dolori , ma la vita incalza - o piuttosto la morte ... Or son quattro anni , andai ad abitare in Borgo San Donato . A questo punto incomincia la mia vita : Perché prima non avevo vissuto , vale a dire non avevo sentito nulla dentro di me , non mi ero detto neanche un momento : " To ' , sei qui , Martino : c ' è tanta gente al mondo : tu vali quanto qualcheduno ... " . Abitavo nelle soffitte della casa n . * * di via San Donato . C ' erano 142 scalini che facevo ogni sera a due per volta , riducendoli così a metà . Allora non avevo il batticuore ... Una sera , montavo allungando il braccio alla ringhiera di ferro , a testa china ; rischiai di sfondare il ventre a uno che discendeva , il quale per l ' urto sedette sugli scalini senza fiato . Ahi , lo stesso m ' era accaduto qualche settimana prima con un giovinotto elegante che aveva alzato il bastone a percuotermi , ma aveva colpito soltanto la ringhiera , perché io era già in alto ... Chiesi perdono con una grande vergogna al povero diavolo che avevo dinanzi . Vidi un sorriso di fanciullo in una faccia pallida e patita : l ' aiutai ad alzarsi : era piccolo , di membra gracili , con un viso fine dominato da una fronte enorme . Egli riprese a discendere , dopo avermi guardato con due occhi acuti e dolci , indimenticabili . Io non avevo mai badato di proposito agli inquilini delle soffitte . Uscivo la mattina , alle cinque d ' estate , alle sei d ' inverno , e non tornavo che la sera tardi , stanchissimo . Qualche bestemmia di ubbriaco , qualche urlo di donna percossa , qualche strillo di bimbo , le martellate di un calzolaio matto , chiamato Cimisin , mi destavano talvolta d ' improvviso , ma non mi davano inquietudine . A poco a poco , senza volerlo , vidi chi fosse l ' ubriacone e la donna percossa che stavano entrambi nella soffitta attigua alla mia , e parecchi degli squallidi abitanti di quel lunghissimo corridoio a ferro di cavallo , fiancheggiato d ' una quarantina di cellette dall ' uscio color caffè , quasi sempre chiuse lungo il giorno e piene la notte di agitazioni e di sonni più pesanti che la morte . Il giorno dopo , era una domenica di ottobre , rimasi in casa fino a tardi , cosa che mi capitava ben di rado , perché quel bugigattolo non m ' invitava a trattenermi fuorché per dormire , e , nato in campagna , amavo passarvi tutto il dì festivo , da vero vagabondo solitario ... ( Feci perfino una piccola collezione di piante e d ' insetti , aiutandomi per la classificazione con le visite al museo zoologico ) . La ragione era in questo , che attendevo dal calzolaio matto le mie scarpe , e quegli non se la sbrigava . Bel tipo ! Egli zufolava come un flauto e sapeva a memoria tutto il Barbiere , che eseguiva secondandolo colla battuta del martello o colle bracciate dello spago : zufolava dei fu fu interminabili o vocalizzava agilissimamente lalla liro lirolla ! Un merlo in una gabbia gareggiava con lui , ripetendo migliaia di volte la prima battuta dell ' Inno di Garibaldi . Cimisin aveva inventato una macchina per volare e diceva che senza i framassoni essa sarebbe già adottata dall ' esercito italiano . Dopo averlo lasciato fischiettar Rossini parecchie ore , mi risolvetti ad affrontarlo nella sua tana . Aveva sempre l ' uscio aperto , anche la notte , perché temeva che i fabbri glielo scassinassero , - i fabbri erano altri suoi persecutori , come i framassoni - soltanto teneva sempre dinanzi alla porta una tenda , per la decenza . Stavo per gridare : " Si può ? " , quando al fondo del corridoio vedo uscir dall ' ombra una figura di giovinetta , pallidissima , cogli occhi stravolti , come pazza . Io occupavo il passaggio : quando mi fu vicina si coprì la faccia , strisciò lungo il muro e prese a scendere rapidamente . Appena scomparsa lei , dalla stessa parte un uomo si slancia . Era il giovane che avevo urtato per le scale il giorno prima . Aveva la faccia come pesta e gli occhi smarriti . - Mia sorella ? - singhiozzò rivolgendosi a me . - È scesa , - diss ' io subito . Si precipitò anch ' egli per la scala . Ed io dietro in ciabatte , chiedendogli con imbarazzo : - Signore , scusi , signore ! Giunsi anch ' io sulla strada . Ma la portinaia , che avea veduto scendere il giovane , lo afferrò per un braccio e lo spinse nella sua camera . Là la sorella , accosciata in terra , si torceva in singhiozzi convulsivi . Egli diede un gran sospiro , strinse il braccio di lei per sollevarla : ma il corpo non consentiva : l ' alzò con forza , con ira . Poi s ' intenerì subito : - Povera Lena ! - mormorò . La sua voce era profonda e vibrante d ' una dolcezza repressa . Ad un tratto strinse con ambo le mani la faccia di lei , figgendole gli occhi negli occhi , poi lasciò cader le braccia come esausto : - Vieni sopra , Lena ! Ella chinò gli occhi e obbedì . Scoprii un istante un volto bianco , delle labbra pallide , non segnato che da due grandi occhi dalle sopracciglia nere . Ricordai ad un tratto quelle sopracciglia , il cui disegno puro mi s ' era certo impresso negli occhi sfiorando lei chissà quante volte distrattamente per le scale . Che fare ? Seguirli mi pareva sconveniente . Quando furono saliti , chiesi alla portinaia : - Che avviene ? Ne sapete qualcosa voi ? - Eh ! non ne so niente ... Ma lo dicevo io ! I signori sono tutti uguali . I signori ? Non si riferiva certo ai miei compagni delle soffitte . - Che c ' entrano i signori ? - dissi . - Mah ! Misteri ! Del resto lo sanno tutti . Non ha osservato mai un bel giovinotto nei corridoi ? Era lui . E adesso chi l ' ha visto l ' ha visto . Tutti compagni ... Buon giorno , signor Stanga ! E mi piantò in asso . Risalii . Appoggiato al davanzale della mia finestra , che dava nel cortile , ascoltavo . Trattavasi forse del giovinotto elegante da me urtato sulle scale giorni prima ... ? Le finestre di fronte eran tutte aperte , fuorché una ; doveva esser quella ... E un pianto lontano , pianto di bambino , non discernevo se di lei o del fratello , si mescolava ora al fischiettìo allegrissimo del mio calzolaio . La mia vita , il lavoro , le lezioni serali all ' Università Popolare , mi ripresero . Ma rincasando tardi , mentre sedevo a sbrigare i miei còmpiti sotto la lampada a petrolio , davo più retta ora ai rumori della soffitta , alla vita notturna di quella specie di chiostro aereo ove nessuno conosceva o vedeva forse mai il vicino ; esseri umani le cui sofferenze , le cui gioie di un attimo , i cui riposi pesanti , divisi soltanto da un sottil muro , gettavan nei corridoi rumori indistinti , vagiti , gemiti , ronfi , bestemmie . E allora sentivo qualcosa che entrava in me , qualcosa di tutti quegli esseri , con un senso quasi di molestia : pareva che la lor vita grave pesasse sulla mia : non mi sentivo più libero di esser solo : non ero più solo : coloro m ' imponevano qualcosa ch ' io non accettavo se non con riluttanza . Forse s ' io non avessi mai sofferto , non avrei sentito questo : ora la sofferenza altrui ridestava quella mia antica , sopita nelle mie fibre di fanciullo : e il pensiero che altri ora dolorava com ' io allora , mi dava l ' illusione che degli altri me stesso , degli altri esseri come quel fanciullo giallo ch ' io vedevo e vedo ancora , col ventre lacerato dalla fame e le gambe nella mota , raspassero eternamente nella terra infeconda , per coricarvisi alla fine . Intanto io che prima lavoravo ai libri di poca importanza , passai a correggere opere di gran valore . Fu allora che lessi per mio ufficio volumi di cui non capivo gran fatto , ma ove , dopo cento pagine per me mute , certi periodi spandevano nella mia mente onde di splendore . Basti dire che corressi le opere tradotte di Darwin , di Haechel , di Schopenhauer , di William James , di Wundt , di Flammarion . Ogni sera dinanzi alla mia lampada rileggevo quelle pagine , di cui dal bozzista compiacente , con qualche pretesto , mi facevo tirare una bozza per me ; e le pareti della mia soffitta si dilatavano , scomparivano : la mia lampada diventava un sole . Talvolta il mio capo era talmente pieno di calore , percorso da fremiti e posseduto dalla febbre , che aprivo la finestra e mi pareva d ' immergermi nelle stelle . Oh ! gl ' immensi mondi , nati ieri o già decrepiti , pieni di vita o bruciati , irradiati o spenti nelle tenebre ! E sovente la finestra di fronte era illuminata : talvolta s ' apriva , e una mezza figura si curvava sul davanzale , la gran fronte del fratello di Lena . Una sera ( era gennaio : son già quasi due anni ! ) mi avviavo all ' Università Popolare , dopo cena : aveva nevicato tutto il giorno . In piazza Statuto lo spettacolo era stranissimo ed energico . Mucchi di neve venivano ammonticchiati qua e là da uomini neri , i cui volti erano illuminati fortemente da fumiganti torce a vento , piantate in cima a quelli : carretti si caricavano e trascinavano fino alle botole , ove il carico si sprofondava . Mi soffermai a contemplare un istante . Ad un tratto fui colpito da stupore . Un mingherlino , avvolto in un pastrano assai leggero , con due occhi ardenti sotto un gran cappello a cencio , sollevava a stento le sue palate di neve che gettava sul cumulo : lui ! il fratello di Lena . Mi scorse e sorrise : - Buona sera - disse con la voce tenera e profonda . - Anche lei qui ? - esclamai . - Come vede ! Bisogna lavorare ! Ma le sue mani erano gracili e livide , e le braccia facevano fatica a sollevar la pala . - Non è lavoro per lei , credo ! - Quando non c ' è altro ! ... Ieri ho guadagnato due lire . - E la sua faccia magra pareva raggiasse di gioia . Un assistente s ' avvicinava . Mi incamminai . Al mio ritorno egli era là ancora : - Non viene a casa ? È quasi mezzanotte . - Sì , a momenti . - Allora , l ' attendo . Era trafelato , col cappello buttato indietro sulla nuca ; e la sua gran fronte splendeva alla luce sanguigna delle torce . Intorno a lui il lavoro diveniva più lento , prossimo alla fine , monotono e triste : pareva una fatica interminabile d ' una bolgia dantesca . S ' avvicinò l ' assistente . Era mezzanotte Aveva un foglio in mano e chiamava ciascuno . Io stavo attento ; ad un nome , Cràstino ! egli si levò e s ' avvicinò a colui . Si chiamava Cràstino : il mio latino me ne diceva qualcosa : con un nome simile doveva essere un trovatello . Venne a me sfinito e contento : - Tre lire oggi ! - Ma perché non cerca un ' altra occupazione più adatta per lei ? - diss ' io . - Dall ' aspetto immagino che abbia studiato . - Appunto ! Perciò sono un buono a nulla . Questo è un lavoro che non richiede preparazione . Dovrei avere un buon mestiere , ecco . - Non potrebbe trovar lavoro in qualche ufficio , come segretario , o in una tipografia , o che so io ? - Ho provato : non si trova nulla . Io pensavo : avrei cercato io stesso , poi sarei stato ben contento di offrirgli un posto ... - E sua sorella ? - osai domandargli . Egli sospirò profondamente , ma non rispose . Di lì a un momento riprese : - Tre lire ... Nevicherà di nuovo , non è vero ? - E guardò il cielo brillante di stelle . - Non credo - risposi . - Domani è sole ; d ' altronde è domenica . - È vero . La domenica dev ' esserci il sole , per chi lavora tutta la settimana . Chi sa quando lavorerò di nuovo ! Dovrebbe nevicare domani notte , no ? - Se le fa piacere ! - e risi anch ' io . - Ci son di quelli che guadagnano uno scudo : l ' assistente ti squadra , ti pesa coll ' occhio , e ti fa la tara . Io peso poco . Eravamo giunti al nostro palazzo . Aprimmo : dallo scalone coperto di tappeto , intiepidito dal calorifero , alla scaletta nuda del nostro lubbione , i gradini erano sempre più alti : traversavamo così ogni sera tutte le zone della società : caldo , temperato , freddo : noi eravamo al polo . In cima della scala io voltavo da una banda e lui dall ' altra : - Viene un momento da me ? Sono solo . E come io esitavo : - Domani lei non lavora ... Chiacchieriamo . Viene ? E mi prese per un braccio . Traversato il corridoio pieno come di ronzii indistinti , entrammo . Era la mia soffitta tal e quale : la medesima disposizione del letto , col capezzale verso la parete maggiore e i piedi verso lo spiovente , poiché la forma del tetto non ne comporta altra . Un angolo era nascosto da una tenda . È solo lei ora ? - gli domandai . - Solo , sì . E mi guardò in modo che pareva mostrasse una intensa pietà di me : e gli occhi gli si empierono di lacrime . Aggiunse : - Lei non può dormire ? - Io dormo come un ghiro ! Al mattino non mi leverei mai . - Perché si mette alla finestra tardissimo ? - Oh un momento , per cacciare il puzzo del petrolio , dopo avere scritto o letto per ore intere . - Ah , studia lei ? Ha dei libri ? - E i suoi occhi s ' illuminarono . - Moltissimo . Ho una curiosa biblioteca . Sono correttore di bozze alla Società Editrice . - Perdio ! - interruppe egli . - Dunque lei può leggere Spencer , Nietzsche ... - Sicuro ! Li posseggo quasi per intero , e molti altri . - Li ha là , in quella soffitta ? - e s ' appressò alla finestra come per penetrare laggiù con lo sguardo . Ma il suo entusiasmo cedette subito S ' abbandonò a sedere sul letto , che fece un crepitìo di foglie pigiate : appoggiò il gomito al cuscino e la testa sulla mano , poi riprese colla voce dolce e profonda : - D ' altronde , è inutile studiare . Io so già tutto . Ciascuno sa quello che gli è necessario . La lucerna gli illuminava la fronte troppo ampia , sotto cui le orbite si approfondivano : gli zigomi prominenti e le mascelle forti contrastavano colla forma della bocca nettamente segnata sotto baffi neri e radi e le labbra avevano increspamenti infantili con una perenne piega dolorosa agli angoli . La sua affermazione lo fece sorridere col suo sorriso melanconico . Soggiunse : - E lei non sente che il necessario a sapersi è molto poco ? - Non saprei , caro signore - risposi . - Io ho studiato moltissimo e credo che non cesserò mai di studiare , finché non senta di saperne abbastanza , cioè fino a quando quel poco che conosco sarà unito e compatto . Oh , so bene ! Ogni ramo di scienza richiede una vita intera . Io ero pazzo per l ' entomologia : ebbene , l ' ho piantata perché sentivo che sarei andato al camposanto senza conoscerla interamente . - Se la sarebbe fatta insegnare dai vermi ! - No , perché mi farò cremare . Egli si mise a ridere : - Inutile , amico . Ci sono i microbî che ci fanno vivere e quelli che ci fanno morire . Questi ultimi la vinceranno ... E ci sono altri microbî che spazzano anche le nostre spoglie per far posto ai nuovi arrivati . - Questo l ' ho letto anch ' io . E dunque vero ? - Verissimo . - Già : noi siamo colonie . Ogni gruppo di microrganismi ha l ' ufficio di mantenere un organo . Una volontà regge tutta questa collettività . Ecco l ' uomo ! Rimasi stupito della mia audacia : stupito e insieme felice , come se in quel momento io primo avessi scoperto d ' un balzo quella verità . Egli mi guardò sorridendo di compiacenza : - Questo non c ' entra ... Saremo amici , non è vero ? - E tosto si oscurò . Mi afferrò la mano , poi la ritrasse subito e si stese sul letto : - La vita è un male . - No , la vita è un bene - protestai incoraggiato e quasi petulante . Ero così poco avvezzo a parlare con persone colte di cui non avessi soggezione , che il trovar finalmente uno col quale parlare da pari a pari delle cose che erano divenute tutta la mia vita mi riempiva di entusiasmo e di un ' audacia che non sapevo contenere . - È il solo bene la vita ! - affermai con forza . - Tutto il resto non esiste che nella nostra immaginazione : l ' abbiamo farneticato perché non sapevamo il valore della vita . - E questo che esiste nella nostra immaginazione vale molto più che la realtà - egli riprese . - Io vedo un ' altra vita e confido in essa ... Guardi un po ' fuori della finestra . Perché non si mette alla finestra come le altre sere ? ... Io sono troppo stanco ! Apersi : là dentro era freddo e senz ' aria . La notte invece pareva quasi tepida . I tetti bianchi : una distesa interminata di tetti , su cui i camini in fila parevano armenti immobili e candidi . Un augusto mistero splendeva in cielo ove le stelle limpidissime tremolavano . Egli aveva gli occhi chiusi . Disse : - Il cielo ! Che bellezza ! Quando spengo il lume , la finestra par che si apra sull ' immenso ! Poi , dopo un po ' : - Sa lei che io ho fatto un libro di poesie ? Non ha mai letto il mio nome ? Io mi chiamo Vigile Cràstino : pare uno pseudonimo . Infatti c ' è chi nasce sotto uno pseudonimo ... Chi sa qual anima di rivoluzionario mi dette questo nome , affatto fuor di proposito ! Perché io non sono né del domani , né dell ' oggi . Sono fuor della vita ... Sa lei che significa ? - Sì ; so un po ' di latino . Ma io l ' ho sentito chiamar Luigi ... - Infatti Vigi era il mio nome da bimbo , e così mi chiama mia sorella . Tacque un istante , poi ripigliò : - Ma per me non c ' è né oggi , né domani . C ' è l ' eternità , cioè un punto , e tutto è contemporaneo : il tempo e lo spazio non sono che apparenze : le variazioni , il numero , gli individui non sono che apparenze . La realtà è l ' uno , l ' Essere . - Cosicché lei non vive , e neanch ' io ... - Non esistiamo . Ombre ... Così non abbiamo colpa e merito di quello che agitiamo nella nostra vita , come non l ' abbiamo nel sonno . La vita è un sonno . Ci sveglieremo . Allora io potrò anche abbracciare mia sorella e baciarla in fronte ... - E morta dunque ? - interruppi io pieno di stupore . E mi sorse nettamente negli occhi il volto dalle grandi sopracciglia e dalle labbra pallide . Ne sentii come un disagio al cuore . - No . È nel sonno come noi . Ma il suo sonno è un incubo . Ella soffre fisicamente e moralmente , dolore e onta . Mia sorella ! ... Non poté proseguire , la voce divenne stridula , si spense . Indi riprese con un grande sforzo e con voce mutata : - Mia sorella è una disgraziata ! Pareva che da un sogno di languore fosse piombato in una realtà disgustosa . Io non seppi che soggiungere . Dopo un po ' mi feci coraggio , ma non osai interrogarlo direttamente : - Dunque pensa lei che non esiste la colpa o il merito . Esiste il perdono : no ? - No , no ! Né colpa , né perdono . Quello che deve avvenire avverrà . Perché siam nati noi ? Non sappiamo , io e mia sorella , chi ci ha messi al mondo . Un burlone ci chiamò Cràstino , come se ci affidasse una missione e forse una vendetta , di che ? e noi siamo perfettamente all ' oscuro . Che dobbiamo fare ? Intanto mia sorella ha ripetuto quello che ha fatto probabilmente mia madre ... Ella è ricoverata alla Maternità ... - Qui ? - chiesi io , volgendomi verso di lui e sentendomi afferrare da una gran commozione . - Lei va a trovarla ? Domani è festa . Andiamo a trovarla ? Posso accompagnarla ? Mi stupii del mio ardire . Avevo quasi il senso di un ' intrusione ch ' io compiessi , ma mi ci sentivo spinto irresistibilmente . - Da due settimane non me le feci più vedere ... Non so perché . Ho una immensa pietà , ma sento in fondo una specie di rancore . Che obbligo aveva ella verso di me ? Io sì , grandissimo , verso di lei . Ella guadagnava da vivere per entrambi . Io sono buono a nulla : non sono un uomo io . Non dovevo nascere : perciò desidero morire ! Tuffò la faccia nel cuscino e io udii come se il suo petto si rompesse . Che fare ? Forse il meglio era ch ' io lo lasciassi piangere . E avevo un nodo in gola , e i miei occhi dilatati verso la notte si riempivano di lacrime . Riprese dopo un momento : - Non aveva confidenza in me . Sono sempre stato fuori della vita . Ero sempre astratto . Ella sentiva forse degl ' impulsi prepotenti nel suo corpo robusto . Che ne so io ? Uno studente , un commesso , un seduttore di professione , un signore , dice la portinaia ... doveva essere bello e ben vestito , che ne so io ? Io non l ' ho mai veduto , non ho sospettato nulla . Forse chi sa quante volte ella fu in procinto di confidarsi : doveva pesarle il segreto ... massime quando lui scomparve senza lasciarle una parola d ' addio ... Infine non ne poté più . Un giorno credette ch ' io le osservassi i fianchi : m ' era caduto lo sguardo lì : non sapevo nulla , io ! ... E ruppe a piangere e mi svelò tutto ... Tutto ? Cioè nulla . Un giovane ... Chi ? Dove abita ? Nulla . E non lo saprò mai ... Ora avrà un figlio ... di chi ? Lo chiamerà Cràstino anche quello , e così di generazione in generazione , procrastinando ... Lo scherzo orribile mi riscosse . La tirannia delle parole ! Gli si era imposta , ed egli aveva dovuto eruttarla per liberarsene . N ' ebbi maggior pietà . Mi gli appressai : aveva sulla faccia una smorfia amara ... Gli presi una mano e mi sedetti accanto : - Sei mio amico , hai detto . Diamoci del tu : quassù non si fanno cerimonie . Io non credo che la vita è un sogno . Prima e dopo la vita non c ' è nulla per noi , vale a dire per la nostra coscienza che è la nostra memoria e la nostra induzione dal passato al futuro , dico bene ? Perciò dobbiamo vivere la vita . Tua sorella ha tentato di vivere ... Bene o male ? ( Perché abbiamo anche quelle parole lì . Ma quelle parole lì non hanno mica il significato che dà loro la portinaia , ad esempio ) . Io dico : bene . Bene , se ella pensa che ha amato , che fu amata forse un istante , che una nuova vita nasce da lei , affidata alla sua lealtà . Voi non avete che da ricevere questo dono che vi fa la vita , lealmente , ed essere poi leali con essa , con lui , col nuovo essere , quando acquisterà il diritto di sapere chi egli è , dico giusto ? Egli taceva : aveva gli occhi chiusi , pareva dormire , ma il suo respiro era troppo silenzioso : ascoltava . - Vedi , - continuai . - C ' è qui sopra un centinaio di sofferenti e tutti sono estranei l ' uno all ' altro . Sembrano estranei , e non sono . Io sento pesare su me le loro sofferenze : così essi devono sentir le mie , e nessuno cerca di togliersi di dosso questo malessere . Noi , per esempio , guardavamo le nostre finestre illuminate , ed ecco che un pensiero ci univa , questo solo pensiero : " egli è là " . E ci siamo avvicinati : ora la nostra mutua sofferenza non ci pesa più tanto , perché la conosciamo e la dividiamo . Egli aperse gli occhi : - E tu ... soffri ? - Io no , ora . Ma ho sofferto moltissimo in una età in cui non ci dovrebbe essere sofferenza . Ora soffro soltanto del dolore degli altri , ed ho tale desiderio di sollevarlo , che ciò mi diventa un tormento , e non posso scuotermelo se non coll ' azione . Cosicché vo pensando ad un ' azione ch ' io debbo fare , e non la trovo . - Dovresti scrivere . - Non sono capace . Le mie idee sono confuse . Potrei scrivere , per esempio , quello che ho detto a te adesso , ma questo serve soltanto per il tuo caso . Io , vedi , avrei bisogno di sistemarmi tutti questi pensieri , di farne un organismo saldo , e darlo agli uomini perché vedano chiaro ... Tacemmo un istante . - No : sarebbe una cosa fredda . Gli uomini non vanno innanzi con la luce che apparisce alla ragione , ma col sentimento ... Questo non conclude che io ti seguirei . Dovresti far delle conferenze . Ma io non ti credo . - Conferenze ? Ho paura ... E poi , un correttore di bozze ! È vero che adesso anche gli operai fanno delle conferenze ... Socrate diceva : " So di non sapere " . Ora io non posso dir questo , ma non posso neanche dire : " So di sapere " . Ho udito dei professori di Università i quali non dicevano una sola cosa ch ' io non sapessi già , ma la dicevano in modo , come se sapessero molto di più , anzi , come non esistessero più misteri per essi . Io non sono neanche sicuro di quello che so ... O meglio , finche non l ' ho tirato fuori , non ne sono sicuro . Ma quando l ' ho affermato , allora ne sono certo . Per esempio , io credo fermamente a tutto quello che t ' ho detto questa notte . Chiacchierammo così ancora per un po ' di tempo , e io venni in tal modo a raccontargli la mia povera storia e lui la sua . Poi andai a dormire , dopo averlo fatto coricare , e copertolo ben bene . Entrato in letto , mi sentivo contento , e mi pareva anche di essere diventato qualche cosa , o almeno di aver riconosciuto una forza dentro di me che stava nascosta prima . II . Al mattino mi svegliai tardissimo sotto l ' impressione d ' un sogno affatto fuor di proposito , ma , secondo me , molto bello , sì che potrebbe fornire un ottimo argomento per un dramma . Io non sono capace di concretar nulla , sebbene mi senta nato superiore a tanti altri . Ma è certo che se io fossi stato in condizioni di svolgermi secondo la mia forza interiore armonicamente , e intorno tutto non mi avesse compresso , come un germoglio tra i sassi e gli sterpi ... Via ! Purché arrivi il tempo in cui tutti i nati dell ' uomo siano eguali di fronte alla vita , affinché diventino quello che devono , di per sé stessi . Adesso intanto si nasce malamente : le nostre madri ci foggiano come possono , da povere affamate e sfinite che sono ... Le nostre madri ! Mia madre ! ... Basta . Ecco il sogno : Dunque , piazza Statuto , e la stessa scena della sera innanzi . Le piante coperte di neve , la piramide del Fréjus coll ' angelo sospeso nel cielo . Cràstino è là , in mezzo al brulichio dei piccoli uomini incappucciati che le torce a vento arrossano di scorcio , e la neve è tutta rosata . Da quanto tempo raspano il selciato e per quanto tempo ancora ? Ma il silenzio è stranissimo . La neve soffoca ogni rumore e tutti quei gesti e quell ' agitazione senza strepito dànno proprio l ' impressione di un sogno senza tempo . Cràstino è fermo , appoggiato al manico della pala : si prova a fare un gran respiro per sollevarsi il petto : quando una carrozza passa ... Un giovinotto è lì dentro . È lui ! Chi ? Adesso si ricorda : l ' aveva veduto per le scale e non l ' aveva mai notato . È lui certo . Un moto fulmineo : il giovane cade dalla carrozza , stramazza , colpito alla testa da un colpo di pala ... Un ' agitazione enorme . Un fanciullo di sei o sette anni si lancia alle ginocchia di Cràstino , come per proteggerlo contro la furia dei circostanti . È tutto stranamente silenzioso ... Cràstino salta su un cumulo di neve e fa grandi gesti e apre la bocca come volendo gridare . Infatti si sente , ma fiochissimo : " Fratelli , quell ' uomo ha fatto morire mia sorella dopo averla resa madre ... È morta alla Maternità ... morta di parto , perché aveva troppo sofferto ... Io e mia sorella siamo trovatelli : suo figlio , eccolo , non ha conosciuto la madre . Eccolo ! " . Lo prende sulle braccia e lo alza sul suo capo . Allora si leva un tumulto sterminato . La piazza è gremita d ' un popolo immenso , bimbi , donne , vecchi . Tutti gridano con grida altissime . In un momento Crastino è afferrato da due guardie nere , scompare . Ma il tumulto non cessa . Tutta quella turba si stringe , alza i pugni : tutte le braccia sono levate , tutte le voci vanno al cielo : e un uomo altissimo ha afferrato il fanciullo alla vita e lo solleva colle due braccia al disopra del suo capo : - Il tuo bimbo , popolo ! Destatomi , il tumulto continuava nelle mie orecchie . Ma non era già quello : veniva dal pianerottolo , dalla scala , dal corridoio . Era un vocìo di bimbi e di mamme . C ' era il sole . Aprii la finestra e guardai di fronte . Quella di Crastino era chiusa ancora . Il pianerottolo , in cui il sole scialbo gettava un largo sprazzo , era brulicante di bimbi . Alcuni avevano il grembialino pulito : i più erano laceri e sporchi in viso . Una donna frugava nella selva ispida d ' una testa riluttante . Un ragazzo , tutto bianco di gesso , un bicc , muratore , esponeva al sole i suoi piedi escoriati dalla calce e dai geloni . Un carbonaio rigirava la testa sotto il robinetto comune dell ' acqua potabile , inzuppandosi d ' un sapone dall ' odor nauseabondo . Un uomo stava seduto in terra appoggiato al muro , con una faccia ebete e gli occhi proprii degli ubriachi e dei morti , simili ad acini d ' uva mezzo crepati : cantava una nenia compassionevole : Minca ' n crous , Minca ' n crous Le ninsole son pa nous E le nous son pa ninsole ... 1 Spuntò dal basso della scala un cappello color caffè , due spalle curve , e un viso da bulldogg si alzò nel sole a guardar la canaglia . Poi traversò senza badar molto accuratamente dove mettesse i piedi , fra i cenci e le gambette dei bambini , e cominciò a bussare all ' uscio del n.1 . Era il segretario della casa . Tutte le domeniche egli faceva il suo giro a riscuotere i fitti del mese : cominciava sorridendo e finiva ruggendo e bestemmiando : spesso , la sera della domenica , il pianerottolo era ingombro dei mobili di qualche inquilino scacciato . Di lì a poco sentii vociare e strillare nella soffitta attigua alla mia , n.7 . Era la moglie dell ' ubriaco : protestava al segretario che non aveva da mangiare , né da sfamare i suoi tre bimbi : uno , il più piccino , strillava nelle sue braccia . Sul pianerottolo un ragazzo patito , dalla faccia pallida e intelligente , occhi inquieti , gran bocca ed orecchie ad ansa , inginocchiato su un gradino , sporgendo la testa sul balcone , guardava verso quella finestra : doveva essere suo figlio . Una bambina ricciuta , colle guancie flosce e le labbra mocciose , tendeva una manuccia verso di lui e raggiuntolo lo tirava pel piede , piagnucolando : " Notu , Notu ! " . Notu le diede un calcio e scappò lungo il corridoio . Il segretario si acquietava con la moglie dell ' ubriaco . Ciò continuava da mesi : il segretario finiva sempre con acquietarsi , il che non avveniva con nessun altro inquilino , fuorché con la Salamandra , una ragazza equivoca che era lo zimbello e insieme il castigo dei monelli . Passata la mia soffitta ( io pagavo anticipato al suo ufficio , ogni mese ) bussò al n.9 . Chi ci abitava ? Nelle rare notti in cui non potevo dormire udivo , dopo mezzanotte , scricchiare la chiave nella toppa e due passi pesanti avanzarsi di là dal muro e talvolta un piccolo tonfo , come d ' un sacco . Nient ' altro . Nessuno rispose alla picchiata , ed egli passò oltre . Quando , di lì a qualche tempo , mi parve d ' intravederlo nella soffitta di Crastino , rimasi un momento ansioso . Ma come si tratteneva più che nelle altre , mi risolvetti di intervenire . Traversai il pianerottolo : " Ciao , tipografo ! " , mi mormorò l ' ubriaco . Le donne mi guardarono con indifferenza . Bussai alla porta : - Son io . Stanga . - Avanti ! - rispose la voce di Crastino . Il segretario mi ricevette sorridendo in aria di condiscendenza . Salutai l ' amico : - Hai dormito ? - Sì . La fatica , vedi . Un mestiere ... Faticare ... non c ' è di meglio . Appunto chiedevo al signor segretario se avesse qualcosa da farmi fare ... Il segretario sorrideva tra il furbo e il fatuo . Che mistero , la bruttezza ! Colui aveva un naso rintanato nella faccia come se tutta fosse stata dissestata da un pugno ; gli occhi sporgevano , le labbra e i denti grossi e gialli si protendevano . Aveva qualcosa di un batrace . Quando rideva era orribile . Un tic all ' occhio sinistro lo faceva ammiccare spesso fuor di proposito . - Veda , signor Stanga - cominciava con la sua pronunzia balbuziente . - Io sono lietissimo di vederli amici , loro due . Il signor Crastino ... non può che avvantaggiarsi della compagnia d ' un giovane ammodo e pratico come lei ! Vede , io sono molto ben disposto verso il signor Crastino . E siccome so in che condizioni si trova , e la disgrazia di sua sorella ... vorrei perdonargli la pigione , affinché porti un regaletto a lei ... " Buon cuore ? " pensavo diffidente . Ma l ' amico gli porse il denaro con un gesto brusco . L ' altro lo intascò affettando noncuranza . - A rivederla , signor Stanga . Lei è un giovane assestato . Ci ho una bella camera per lei , al quarto piano , se vuol discendere . Ah , lei è un amico prezioso . Se il Crastino l ' avesse conosciuto prima ... sua sorella ... - A rivederla - l ' interruppi , indovinando dove parava . - Sì , sì , lei è un giovane ... - richiuse l ' uscio dietro di sé , mormorando lungo il corridoio . - L ' hai trovato lì , colui che ti darà un impiego ! - esclamai a Crastino . - Non accetterei neanche un bicchier d ' acqua ! Immagini che possa rendere un servigio a qualcuno ? - È vero , ma a chi vuoi tu che mi rivolga ? Ora vedevo il segretario in un ' altra soffitta : era seduto su un letto , immobile , le mani nelle tasche dei calzoni . Una donna giovane , ma colla figura cadente e sciupata , dimenava le braccia davanti a lui , come per respingere qualcosa d ' invisibile che le si stringesse intorno . Non udendo le voci traverso quei vetri , mi pareva ch ' egli fosse un ragno schifoso che guardasse con cupidigia una mosca dibattersi nella sua tela . " Trovar cinque lire mensili è dunque sì terribile ? " riflettei . - Quella è la Salamandra - disse Crastino : - credo che paghi più degli altri per poter abitar qui . " Tre classi della società ? pensai . In realtà ce n ' è un ' altra : la classe di quelli che non mangiano , non pagano pigione , muoiono continuamente , fino allo strappo definitivo che li stacca dalla vita ... " . E continuai ad alta voce : - Senti . Io guadagno quattro lire al giorno : non ho nulla che fare con costoro , ma ne sono sì vicino , che ne soffro come se fossi dei loro . Ora , metà del mio salario può essere impiegato a beneficio di quelli che non ne hanno alcuno . Come fare ? - Non giova , caro mio - rispos ' egli naturalmente come se avesse seguito da principio le mie riflessioni : - il tuo danaro servirebbe forse a impedire a un povero diavolo di sloggiare , da un momento all ' altro , dalla soffitta e dal mondo , ma le cose rimarrebbero allo stesso punto . Soltanto lascerebbe a te l ' illusione di aver fatto la tua parte , di crederti sdebitato verso gli altri ... - È vero . Ma il danaro può far due cose , questa che tu dici , poi un ' altra : diffondere la verità , la scienza , la scienza che dice : " Ecco , tu , ricco , non sei felice : ti stordisci e chiami questo la gioia : pròvati a guardar in te stesso : ci troverai tanti cantucci inesplorati , tante fibre che ti dànno dolore : perché ? Sono le fibre che ti legano agli altri , agli altri che soffrono : ed esse soffrono . Per farle tacere , per sanarle , bisogna sanare il dolore altrui " . Allora si capirà che la felicità consiste nella giustizia , cioè nella tua rinunzia libera a qualcosa , che è necessario per il tuo vicino . L ' equilibrio , l ' armonia è la felicità ... - Fai delle conferenze , Stanga ! Tutto questo è buono , ma è lungo ! Sarà per il secolo venturo . Per ora , ecco ... Sei nato ? Colpa tua ! Paga il fitto dell ' esistenza . Né in terra né in aria c ' è posto per le tue quattr ' ossa . Paga ! Non hai soldi ? Ingègnati ! ... Ah ! Sei un utopista , come me , caro amico . - Hai ragione . Ti annoio . - No , no : al contrario . Come ti ammiro ! Dovevi farti prete . Cioè , tu sei uno dei preti nuovi , della religione nuova ... Fu interrotto da due colpi rapidi alla porta . - Avanti ! - rispose egli , avvicinandosi curioso all ' uscio . Rimanemmo entrambi interdetti . Era una signorina sorridente , rosea , coi capelli lisci , a bande , fino agli angoli degli occhi . - Oh , lei qui ! - disse ella appena mi scorse . - Lei è il correttore della Società Editrice ... - Sì , signorina . Io la conosco ... Vedi , - aggiunsi rivolgendomi premuroso a Crastino , e sentendo che arrossivo fino alle orecchie - la signorina dottoressa ... - Non importa , m ' interruppe ella con un gesto ... E lei è il signor Crastino ? - disse all ' amico . - Io conosco sua sorella , le voglio molto bene . Oggi lei doveva venire a vederla ? Il volto di Crastino si oscurò : - C ' è qualche pericolo ? Le fanno l ' operazione ? - proruppe con ansia . - No , nulla per ora . Ma il medico la tiene in osservazione : non vuol che abbia nessun motivo di commuoversi , vuol che si riposi , perché l ' operazione è imminente . Sua sorella è molto estenuata e ... potrebbe esser grave ... Crastino si sedette sul letto e si strinse la fronte tra le mani . Ci fu un momento di silenzio lungo . - Lei va in tipografia domani ? - mi chiese la signorina . - Io devo passarci - aggiunse guardandomi con intenzione . Ebbi un brivido . - Signor Crastino ! - cominciò la dottoressa con la sua voce infantile . Tutta la sua persona era infantile . Pareva che non dovesse aver coscienza affatto della gravità di quel che mi aveva fatto indovinare . - Signor Crastino ! - e gli pose la mano sugli occhi , una manina di bimba . - Si faccia coraggio . Domani lei verrà a vederla : ci sarò anch ' io . Io voglio bene a lei , signor Crastino . Ho letto le sue poesie e le ammiro . Lei può far molto : è giovane : ha un bel dono che è dato a pochi , e deve tenerne buon conto ... Domani lei può venire verso le due del pomeriggio . Verrà anche lei , signore - disse rivolgendosi a me . Parlava in fretta , di sèguito , premurosa di andarsene . Io sentivo un tremore interno . Volevo raffigurarmi la sorella di Crastino fra le mura bianche d ' un ospedale . Pareva invece che mi si delineasse una figura tante volte veduta , non guardata , lungo i ripiani delle scale , negli sfondi dei corridoi . Il volto dalle grandi sopracciglia e dalle labbra pallide dominava ora una personcina smilza vestita di grigio . Tutta la figura emergeva ora nella mia memoria . Crastino s ' era acquietato e la guardava con gli occhi atoni , come attendesse ad altro : ella ne pareva preoccupata e lo esaminava , mentre proseguiva , come per rompere la dolorosa impressione ch ' ella ci aveva portata : - Io conosco queste soffitte . Ho fatto una statistica sulle abitazioni operaie , l ' anno scorso : poi parecchi di questi bimbi vengono al Pane quotidiano . - Veramente queste non sono abitazioni operaie , signorina - aggiunsi io prontamente , arrossendo di nuovo e molestato dalla mia timidità . - Sono nidi da gufi per gente che non lavora e non mangia . Su cento inquilini o poco meno , venti soli lavorano : gli altri succhiano il sangue di questi : le mogli e i figli . E le famiglie dove l ' uomo non lavora e si ubriaca , o è assente , o è morto , mangiano la neve dei tetti , ché non hanno altro ... Solo io e Cimisin siamo senza famiglia ... e Crastino pel momento ... Questi si mosse udendo il suo nome : mi guardò con un profondo scoramento , e vòlto verso la signorina , forse per una specie di rancore , vedendola tutta un mite sorriso , un mite fiore di giardino al sole , mormorò fra i denti : - La vita è un cosa orribile . - Sì - diss ' ella semplicemente . - Bisogna mutarla ! - Bisogna ... E le braccia di lui si levarono rigide in atto di violenza ... Ma si rilassarono subito . Gli occhi gli si riempirono di lacrime . - Bisogna finirla ! Ed appoggiò un braccio al muro e vi premè la testa singhiozzando . - Povero fanciullo ! - disse ella con voce commossa e cantante , chinandosi a guardare dei libri logori su un cassettone . - Povero fanciullo , che è nato per cantare e per far della musica come gli usignuoli , nato per godere il sole e gli alberi fioriti della primavera , nato per sentirsi padrone dell ' aria e del giorno , e rinchiuso qui colle ali legate . Povero fanciullo ! La voce era tenerissima e pareva cantare per non spezzarsi d ' emozione ; e le sue mani e i suoi occhi passavano da libro a libro , come se non sostenesse di guardare e di essere guardata . Anch ' io sentivo una strana soggezione . Sentivo qualcosa di vibrante sospeso nell ' aria fra noi . E non mi pareva d ' essere estraneo fra lor due , fra l ' addolorato e la consolatrice , che non mi sembravano più due individui , ma da una parte l ' uomo che si crede re della vita e se ne sente lo zimbello , e la donna dall ' altra , che vede la vita qual ' è , frenando gli slanci imprudenti , sollevando gli abbattimenti , immagine della vita stessa , che è buona . E con un tono di risoluzione : - Su , infine ... Non siate tanto debole . Domani verrete da vostra sorella . Addio . Datemi la mano , su ... Gli prese la mano e la strinse , poi si volse per partire . - L ' accompagno fin sulla strada ? - chiesi io in fretta . - No . Ci sono avvezza . Resti ... A rivederla - aggiunse guardandomi . Rinchiusi l ' uscio . Crastino s ' era seduto sul letto e aveva la faccia nel cuscino . Io guardai dalla finestra . Sul pianerottolo un vocìo : " Signorina Lavriano , signorina Lavriano ! " . Il ragazzo dalle orecchie ad ansa le correva dietro zoppicando . - A proposito . Sai chi è ? - dissi a Crastino . - E la figlia del grande psicologo , la dottoressa Eva Lavriano . Egli non si mosse , come se non avesse inteso . Io ascoltai le voci scendere dietro la signorina . Comparve in basso , traversò il cortile seguìta da un nugolo di bimbi . Un fiore di sole . E pensai che la donna sanerà la società inferma . III . Il giorno dopo , seduto nel gabbiotto dei correttori , lavoravo distratto . Nulla di peggio ! I refusi passano davanti agli occhi lungo le linee fitte . Che tormento i refusi ! Io li sogno di notte . Nel principio dell ' assopimento i caratteri , nitidi sul bianco , mi scorrono dinanzi , con lo stesso moto irresistibile di un viale d ' alberi o d ' una serie di solchi interminabili davanti allo sportello d ' un vagone , che vi porta fatalmente , senza che la vostra volontà possa farlo rallentare o sostare . Quando si scorrono bozze , l ' occhio e perfino la testa intorno al collo prendono un moto regolare automatico : mentre infilzate un refuso sul margine bianco , l ' occhio e il capo continuano il loro moto di pendolo e arrestarlo è quasi un dolore fisico , un urto al cervello . Per correggere bisogna essere tutt ' occhio : la mente deve eclissarsi : se pensate al senso intimo del periodo , i soldatini di piombo vi sfuggono affatto o vi nascondono una parte del loro uniforme vecchio o rotto o irregolare . Talvolta un soldato d ' un altro corpo s ' è intruso fra estranei , un corazziere tra bersaglieri . ( Immagini tolte al militarismo . Ne ho rimorso ) . Bisogna passare in rassegna i caratteri come individui a sé . E certi esseri invisibili anche i vuoti , cioè . Bianchi tra nero e nero , sono entità di cui bisogna tener conto , punti e interlinee . Ma io faccio un trattato ... Fatto sta , nondimeno , che i profani a stento riescono a capire da qual pesante lavoro materiale risulti il leggero foglio su cui gli occhi afferrano , come a volo , le più delicate sfumature di sentimenti e le idee eteree . Innumerevoli e minuscoli prismi di piombo accostati ad uno ad uno formano le pagine : una pagina pesa d ' ordinario ... da un chilo in su : un giumento non porterebbe sulla groppa un volumetto di vaporosi versi elzeviriani . Io diventai un pessimissimo correttore . Leggevo : cercavo inconsciamente di capire , e se il testo mi prendeva la mano , andavo innanzi , deponevo la penna e lasciavo che gli errori facessero il comodo loro , facessero gazzarra , sfacciatamente : sicché mi toccava riprendere poi da capo , afferrando ben bene la mia attenzione , dividendola cioè in due , ardua faccenda , una parte costringendo a badar a ' segni neri , l ' altra facendo tacere il più possibile . Quella mattina ero più distratto del solito . Guardavo spesso verso la porta , e chinando la testa sulle prove , vedevo ad ogni momento l ' immagine della sorridente , di quel vivente sorriso , che entrava e guardava verso la gabbia nel canto , ov ' era scritto in grande : Correttori . Ed ecco appunto , di lì a poco , entrare la signorina , dire una parola ad un ragazzo e guardare verso il nostro angolo , volgendomi un saluto , mentre il ragazzo giungeva a me col messaggio . - La signorina Lavriano la desidera un momento . Mi mossi col batticuore . I compositori avevano vòlto la testa dalle loro casse a ricevere quel sorriso che raggiava dal vano della porta sotto la gran volta vetrata , fumicosa e buia . Era vietato di entrare , ma ella spesso con la sua imperturbabile tranquillità si affacciava all ' uscio e talvolta traversava le corsìe , andava fino alle macchine o alla legatoria per parlare con qualche ragazza . Il direttore sorrideva anch ' egli , non senza un ' occhiata di rimprovero verso quella gentil distrazione che attirava tutti gli sguardi per un momento e li rallegrava . Mi trasse nel gabinetto del direttore e mi disse , con un moto di tristezza subitanea che la fece somigliare ad una bimba che stesse per dare in pianto : La signorina Crastino , sa ? è in condizioni disperate . Questione di giorni . Una fitta al cuore . Rimasi accasciato . - Perciò è necessario - riprese - di preparare fin da oggi il fratello , e prima ancora che egli la veda , alla possibilità della sua morte . Perché la sorella , che sa di morire , è capace di dirglielo d ' un colpo , e ciò gli potrebbe far molto male . Mio padre lo crede un po ' debole di cervello e magari epilettico ... Lei non conosce le poesie del francese Verlaine ? C ' è molta affinità fra i due temperamenti , salvo i costumi e l ' incoerenza . Crastino è un debole , condannato probabilmente ad una malattia progressiva di esaurimento . Un ' emozione forte potrebbe essergli fatale . Io era fortemente colpito da quelle rivelazioni . Ella aveva ripreso la sua serenità . La miseria , la malattia , la morte eran divenute il suo ambiente ordinario , la sua atmosfera , perché ella vi si movesse con una tale calma ? Parlava tenendo le mani incrociate sul grembo come una bimba che voglia darsi l ' aria di donnina , ma spesso le sue mani scappavano a toccare un oggetto sul tavolo , a brandire un tagliacarte , una penna . Com ' io la esaminavo con evidente curiosità , mista d ' ammirazione , ella restava qualche istante leggermente interdetta , poi sorrideva . - E di lui che avverrà dopo la morte della sorella ? - ripresi io . - Non si potrà già nascondergliela per molto tempo ... E il bambino ? Non potremo mica affidare un bambino a questo fanciullo ... - Il bambino è morto - interruppe ella - fortunatamente . Un disgraziato di meno . Quanto a lui , ci penseremo . Ne ho già parlato a mio padre : chi sa , nell ' insegnamento o in un ufficio d ' Opera pia ... - Forse è incapace d ' una qualsiasi occupazione continuata . Conosce lei la sua infanzia ? E le raccontai in breve quello che avevo udito da lui qualche giorno prima . Dalla Casa dell ' Infanzia Abbandonata , la Ca ' Granda , i due orfani erano passati ad un Orfanotrofio , sempre tenuti con molto riguardo . Poi una donna li aveva ritirati e aveva provveduto loro fino alla sua morte , avvenuta due anni prima . Ella viveva agiatamente , faceva dar lezioni ai bimbi , creduti suoi figli ; ma alla sua morte non aveva lasciato nulla affatto . Con la vendita dei mobili , gli orfani avevano vissuto un anno . Poi la Lena s ' era messa a lavorar di ricamo e di cucito , il che le rendeva qualcosa . Avevano continuato così altri due anni . - Quanto alla loro nascita non sanno nulla essi ? - Nulla affatto : la donna pare avesse detto che il figlio doveva la vita ad un alto personaggio morto or sono pochi anni , che bazzicava sovente in via San Donato . Favole ! - Ah ! - fece lei . - Può darsi . Quel sobborgo era molto di moda , anni fa ... - E i suoi occhi ebbero una punta d ' ira . Tacque un momento , come riflettendo , poi depose il tagliacarte che aveva stretto nervosamente , e si levò con un piccolo scatto . In quel punto il mezzogiorno era scoccato . Ella rimase tacita un istante , come ascoltando piena di stupore . Io sorrisi . Allo scocco del mezzodì le macchine s ' arrestano come per incanto e il silenzio che ne segue reca un breve intontimento anche ai più assuefatti . E subito nel corridoio un rimescolìo di voci e di passi . Donne e uomini , giovani in gran parte , vi si ingolfarono e ciascuno dava una occhiata curiosa per la porta aperta . Ella mi porse la mano . - Verrà anche lei oggi ? Vada a pigliarlo a casa , non lo abbandoni in questi giorni . - Non dubiti , signorina . E si inoltrò nella folla . Afferrai le mie bozze e corsi verso casa . Ingollando prestamente un boccon di colazione , non riuscivo a fissar la mente sulle pagine che tenevo innanzi , secondo il mio uso di intrattenermi con qualche libro o giornale durante l ' antipatica faccenda di rifornire la macchina ... Mi preoccupava il pensiero del povero amico , e sopratutto l ' immagine della sorella . Che cosa aveva pensato di me quando l ' avevo rasentata , chi sa quante volte , salendo o scendendo le scale a salti come facevo , rincantucciata su un pianerottolo ad aspettar che passasse la valanga de ' miei passi giganti ? Dovevo sembrare uno strano animale , un di quei ragni magri del granturco , d ' autunno . Fatto è che ora mi pareva di averla veduta durante anni ed anni : mi pareva che anche allora , qualcosa fosse entrato in me , forse soltanto un alito della sua atmosfera . Non è così ? Ognuno di noi ha intorno un ' atmosfera propria , come le stelle ... Quando bussai al n.30 , Crastino attese un momento prima d ' aprirmi , non senza cagionarmi ansietà : aveva la faccia stanchissima e pallida e gli occhi rossi . Gli chiesi se aveva mangiato . Mi rispose : - Credo . Non potei far a meno di sorridere . Avevo portato meco due ova crude e lo pregai di berle , il che fece docilmente e con indifferenza . - Andiamo ? - dissi . - Come vuoi . È già tempo ? E si guardò in un pezzo di specchio sostenuto sul muro da tre chiodi : si dette un colpo ai capelli colla mano : - Come sono pallido ! Sono mortuario ... - Perché non sai farti coraggio . Bella faccia che porti dinanzi a tua sorella ! Afferrai la spazzola e gli pulii il pastrano pieno di polvere : gli porsi il cappello . Egli si rigirava intorno come se dovesse cercar molte cose da portar seco . Prese un libro e fece per uscire . Poi si rivolse e alzò la tenda : c ' erano alcune sottane appese al muro e un lettino ripiegato : mise le mani in un piccolo baule : brancicò non so che : - Non avrà bisogno di qualcosa ? Che devo portarle delle cose sue , qui ? Io lo afferrai per un braccio e lo spinsi fuori . I corridoi erano deserti e silenziosi . A un tratto scoppiò un pianto fortissimo di donna . Mi volsi indietro : tutti gli usci erano chiusi : doveva venir dal fondo . - È la Biondina del 40 - disse Crastino . - Le è morto il bambino iersera : lei è a letto , assistita dalla moglie dell ' ubriaco , e il bimbo nella culletta : un ' ora fa dormivano tutti e due ; sì , pareva che dormissero tutti e due . Va ' a vederla . Mi ricordai . Era l ' inquilina dell ' ultima soffitta , una cantarina bionda di I7 anni , sarta ; sul rullìo della macchina a cucire la sua voce instancabile finiva per dar noia a chi dovea sentirla a lungo : a me che ben di rado tornavo a casa durante la giornata , faceva l ' effetto d ' uno sprazzo di sole . Un giorno la ragazza aveva messo al mondo un bimbo : di chi ? Nessuno lo sapeva . Lo portava in braccio , seminudo , per tutta la casa , continuamente : entrambi con una faccia tondeggiante , bianca e rosa , ella pareva la sorella maggiore del suo bimbo . Una signora del piano inferiore , che aveva avuto , pochi giorni dopo , una bambina troppo affamata , la mandava sopra a finir di pascere , e io avevo veduto una volta la ragazza con due batuffoli rosei in braccio , baloccandosi : doveva divertirsi un mondo . - Non abbiamo tempo - dissi a Crastino . - Povera ragazza ! Ma d ' altra parte non è meglio così ? per lei no , forse , ma per il bimbo ... Scendemmo . Il fischiettio di Cimisin trillava a tutt ' andare al battito del martello . Ai pianti di donna e alle bestemmie degli ubriachi , da tanti anni , l ' allegria di quel pazzo innocuo si mescolava senza riposo . Non ricordo molto di quella visita . Ricordo un viso bianco , capelli neri umidi e appiccicati alle tempie : le fattezze parevano di marmo . A un certo momento sotto le grandi sopracciglia nerissime i grandi occhi s ' aprirono e le labbra bianche sorrisero . Quegli occhi ! Io guardavo in essi per la prima volta , ma li avevo veduti e li ricordavo . Essi m ' avevano guardato certo ed erano entrati in me . Così li vidi sempre di poi , così mi sorgono ora dinanzi in un volto d ' alabastro , come trasparente per un lume nascosto . Disse qualche parola , fiochissima ; era così stanca ! Ma gli occhi erano profondi , intensi , volevano significare quello che non potevano dire le labbra : passavano da Vigi a me , come se volessero intessere fra noi una misteriosa trama che ci unisse per sempre . Intorno erano altri letti bianchi , altre teste esangui , altri occhi che ci guardavano . E il sole era stranamente pallido e dolce in quell ' aria immobile e tepida . La dottoressa venne per condurci via . Si sedette un momento , prese la mano dell ' inferma e cominciò a parlare , come per cullarla , con parole carezzevoli , le parole dell ' illusione per la moribonda e per il povero fratello , che non si sarebbero veduti mai più . Poi ci guidò fino alla porta . In tutto quel tempo Crastino rimase stranamente calmo . IV . Tornato dall ' ospizio in tranvia , il tragitto fu silenzioso . Egli era molto accasciato . Giunti in piazza dello Statuto scendemmo . Io volevo trarlo lontano da casa . Entrammo nello stradale di Francia . - Facciamo due passi ? - proposi . - Io ho vacanza oggi . - Come vuoi . Camminammo un buon tratto in silenzio . I prati erano vellutati di bianco . La neve prendeva una leggerissima tinta azzurra nella lontananza : gli alberi neri non parevano scarni , ma aprivano contro il cielo dei ventagli di piume . Quando fummo fuori dell ' abitato , le Alpi si presentarono in tutta la loro enormità , dalle punte spiccanti sul cielo morbido , bianche e chiazzate qua e là di azzurro denso , alle basi che poggiavano sulla linea vaporosa della pianura ... Crastino , che camminava curvo col mento in seno , alzò a poco a poco la testa , e i suoi occhi parevano rischiararsi . Vicino a un ponticello si volse indietro come a misurar la distanza percorsa dopo le case , poi guardò dinanzi a sé : - I monti ! Che bellezza ! Ad un tratto la sua bocca si contrasse , gli occhi si empirono di lacrime Fece uno sforzo grande e riprese con voce naturale : - Ti darò a leggere i miei versi . Ne ho dei nuovi anche . Ma da un po ' di tempo non posso più comporre . La poesia nasce adesso in me : quando sarò meno infelice , me ne ricorderò e scriverò . Adesso , ecco , se fossi solo , piangerei . La notte , il sole , la neve mi fanno sempre piangere . Io sono sempre solo . Si avviluppò nel pastrano e prese a camminare più rapidamente . - Ho freddo . Non hai freddo tu ? Io patisco molto il freddo : per questo l ' estate è la mia stagione : proprio nel meriggio , cammino per la campagna delle ore intere . Credo che morirò di freddo . - Via ! Fai conto di proseguire nella vita irregolare che hai tenuto finora ? Lavorerai : avrai un impiego , e nelle ore libere farai dei versi . - Hai ragione . Lavorerò e non farò più dei versi ... Devo pensare a mia sorella adesso . L ' immagine della morente mi si ripresentò , dandomi una commozione violenta . Una figura umana tutta curva e affastellata sotto un gran cappello logoro dalle tese pendenti veniva verso di noi . Quando fu a pochi passi , scorgemmo un vecchio appoggiato a un bastone nodoso , con tre giacche logore indossate l ' una sull ' altra e il petto aperto rugoso e rosso : si fermò e ci guardò con due piccoli occhi azzurri : tra la bocca ispida e il cappellaccio non si scorgeva altro della faccia . Gli porsi una moneta . - Grazie . Ora pro eis ! S ' incamminò , poi si rivolse : - Sentite , giovanotti : laggiù c ' è il re : adesso passerà sulla macchina . Proseguimmo la passeggiata : - Hai sentito ? - diss ' io . - Laggiù c ' è il re . Che sia andato a Rivoli in automobile ? - Il re ! ... C ' era un re , - rispose con la sua aria di trasognato - un re ! ... Ami le leggende ? Io ne sapevo tante . Mia madre ... mia zia , via ! , quella che ti ho detto che ci teneva con sé , ne sapeva d ' ogni colore . Ella parlava sempre di re , di duchi , di conti ... Era un ' aristocratica ! - Anch ' io ne sapevo molte . Andavo nella stalla , d ' inverno . Dopo il rosario e i paternoster a tutti i santi che ci liberino dal feu , da la losna e dal troun ( I ) 2 , mia nonna ne contava delle interminabili . Era del tempo di Napoleone : piegata in due dalla sciatica , sembrava una povera bestia supplichevole . Poi , sull ' aia della fornace , piena di sole , io cantavo coi bambini : Andouma a Rouma a coumpré una courouña , ' na courouña par un Re . Giurapapé.3 Volevo farlo rallegrare . Il sole cadeva dietro i monti e il cielo su di essi era divenuto roseo . Laggiù appunto , di là dai monti , era forse il paese delle leggende ... Crastino disse : - Eppure sono esse , le leggende , che ci fanno inabili a vivere . Io , per esempio , penso sempre a Nausica , alle sibille , ai Nibelunghi , a Bruto , magari : e più ancora alla Madonna , a Santa Teresa , a San Francesco d ' Assisi ... Tutto questo mi ha fatto dimenticare che mia sorella lavorava per me , che un bel giovane può passare per la strada e farle delle proposte , e che l ' amore conduce all ' ospedale ... Si tirò su il bavero e affondò le mani nelle tasche : - Io penso alla Biondina del n . 40 . Che diverrà ? Mi pare perfino che l ' amerei . Sciocco ! Intanto non mi ha mai neanche guardato ... Eppure qualche anno fa le donne mi guardavano con certi occhi ! Non hai mai amato tu ? - Io no . Non ci ho mai pensato , o quasi . - Io non lo so . Ma credo che non ho mai amato . Mi ha sempre disgustato . È vero che non ho mai incontrato una donna sopra la mia condizione . Ma credo che una donna viva non potrei amarla . Io amerei la principessa di Tripoli , per esempio , ossia Elisabetta d ' Austria ... Una forma nera in mezzo alla strada , lontanissima , ingrossava rapidamente avvicinandosi . L ' automobile del re ? In brevissimo tempo fu accanto a noi e passò . Due ciclisti lo seguivano . Mi pareva avere scorto la fisionomia del re , giovane e ardita . Guardammo indietro seguendolo coll ' occhio . Una piccolissima figura nera , il mendicante , era ferma in mezzo alla strada : s ' udì la tromba : il mendicante si scostò . Avevamo avuto un momento d ' ansia . - Se l ' avesse travolto ? - disse Crastino . - Orribile ! - Per il mendico è lo stesso ... ma per lui , dopo ; - aggiunse egli dopo un silenzio . - Infatti ... - risposi , e non proseguii . E c ' immergemmo in un pensiero che ci dava i brividi . Tornammo che i fanali erano già accesi . Lo condussi alle Cucine , presso casa ; entrava per la prima volta in un ambiente simile . Sedemmo ad un posto libero . Il luogo era pieno di strepito e d ' un vapore nauseabondo . Io mangiai , secondo l ' abitudine , in gran fretta e macchinalmente : l ' amico provò a trangugiare qualche boccone , ma la gola gli si chiudeva e gli occhi gli s ' empievano di lacrime . Alla sua destra un grosso uomo appoggiava al tavolo due enormi braccia che sostenevano un testone bovino ; egli metteva in moto due grandi ganasce . In faccia a questo , la Salamandra mangiava svogliata , versandosi di frequente un vino nero e denso ; gettandogli qualche parola e voltandosi a sorridere intorno con aria di civetteria . - Non sei mai venuto qui ? - domandai a Crastino . - No . Mi fa nausea . - Ma si paga poco . D ' altronde potresti mandar a prenderti da mangiare per mezzo d ' un ragazzo . Volevo così insegnargli a vivere da solo . Lo accompagnai fino alla sua stanza e gli diedi la buona notte . Seduto al mio tavolo , sotto la lampada a petrolio che aveva assistito alle mie veglie sui còmpiti di scuola , alle mie lotte contro i refusi , alle mie divagazioni fantastiche sopra i periodi che più afferravano la mia intelligenza , mi provai a figgere gli occhi sul Wundt che avevo portato dalla tipografia . E tosto l ' immagine di Lena mi si affacciò : mi guardava con gli occhi supplichevoli , quasi imperativi : mi pareva che m ' imponesse con una dolce forza il pensiero costante che aveva animato la sua vita per quello strano fanciullo che da due giorni mi era divenuto fratello . Un passo pesante nel corridoio , accompagnato da urti contro le pareti e da spergiuri , interruppe le mie riflessioni : l ' ubriaco aveva fatto il lunedì . Un uscio s ' aperse ; poi un tonfo , e non sentii più nulla : quella sera non avrebbe più avuto la forza di picchiare la moglie ... Ripresi a scorrere le mie bozze ; inutilmente . Non potevo fermare la mia attenzione ; forse d ' ora innanzi queste cose , l ' ufficio , la scuola , i libri , non mi avrebbero mai più interessato come prima : alcun che di estraneo era subitamente penetrato in me e faceva sì ch ' io non mi sentissi più come prima affatto libero e solo . Ne avevo a tratti una punta di malessere che mi pareva fosse puramente immaginario ; in fondo non avrei affatto desiderato che non fosse avvenuto così . Ad un certo momento mi domandai : " Ma che faccio io nella vita ? " Fino a quel punto dunque io non mi ero ancora accorto di me stesso , perché non guardavo che me e nessun altro : non avevo termini di paragone . Che facevo io ? Lavoravo , cioè vendevo la mia opera ad un padrone , estranei l ' uno all ' altro . Fortunatamente , non amando il padrone o i padroni , che non conoscevo , né il salario se non come una necessità , amavo invece il mio lavoro e avevo un ideale di me stesso a cui il mio lavoro poteva condurmi . E d ' intorno a me ? Correttori , compositori , macchinisti , entravano , uscivano , vendevano mente e mano a ore e a tariffa fissa . Nessun amore al loro lavoro , cioè alla loro vita , e nessun ideale . Ciascuno vedeva di continuo uscir dalle sue mani per sempre e anonima la fatica di un ' ora , un frammento , e nessuno poteva dir mai di qualche cosa : " Quello l ' ho fatto io ! " Che cosa resterà loro alla fin della vita a provare che hanno vissuto ? Non hanno vissuto : questa è la verità . O forse in quella uniformità d ' azione , estraneo , lontano dal monotono affaticarsi che li esaurisce , qualcosa esiste , sorride , splende ? Qualcuno ha un piccolo usignuolo che gli canta in cuore mentre le sue mani s ' insudiciano attorno alle ruote ? E qui , intorno , in queste celle tra di prigione e di chiostro , qualcuno di quelli che tornano ogni sera abbrutiti dallo sforzo della giornata , si assopisce in un sogno sereno e un ritornello di canzone suona al ritmo del suo respiro ? Guardai intorno la mia soffitta : non era più sì fredda , sì nuda . La lampada diffondeva in essa una luce calma , dorata , che pareva quasi sottilmente intepidire l ' aria . O era il senso d ' una presenza invisibile ? Appoggiai la testa su ambe le mani e chiusi gli occhi : traverso le palpebre la luce mi riempiva le pupille d ' uno splendore marmoreo . Rimasi a lungo così , quasi ascoltando il brusìo nelle mie vene d ' un tepore nuovo e vibrante . La finestra dietro il paralume era tutta azzurra . La neve era azzurra , il cielo quasi nero seminato di stelle . Apersi . Anche la finestra di fronte era aperta e una figura v ' era in mezzo , china sui gomiti . Non mi meravigliò : non mi pareva infatti testè quasi d ' essermi sentito chiamare ? Che avveniva in quella gran sala bianca , lontano ? Rabbrividii . Ma un ' altra finestra laggiù nell ' angolo , l ' ultima , era illuminata : vi si vedevano due candele , e un gemito uguale ne usciva , tranquillo come se perdurasse nel sonno . Un ' ombra di donna anche vi si moveva , alcuno vegliava il morticino , forse la moglie dell ' ubriaco ... Il silenzio era infinito . Le stelle palpitavano , il cielo non pareva una vòlta cupa , ma lo spazio senza limite in cui stavano sospese nel loro moto impercettibile quelle vite luminose . In terra tutto era bianco : tetti senza fine , e in fondo il profilo delle Alpi : esse parevano inerti e morte . La vita era qui , intorno a me , su queste altezze tese verso il cielo : la vita e la morte . Lungo le scale un passo saliva e una luce si proiettò sul pianerottolo , scomparve nel corridoio . Dopo un po ' , lo sentii tornare , più pesante e cauto ; vidi vacillare su la parete lungo la scala il profilo d ' un uomo con in spalla un oggetto oblungo : discendeva . Nella soffitta d ' angolo le candele si mossero , l ' ombra della donna si disegnò un momento sui vetri ; poi si spensero . Il gemito continuava uguale nel sonno . - Crastino ! - chiesi verso la finestra dirimpetto , pianissimo , come temendo di svegliare quel gemito . Egli si mosse , accennò con la mano alla finestra ora buia e si ritrasse . Tre giorni dopo fui chiamato nella sala d ' ingresso della tipografia . Mi attendeva un signore alto , biondo , che avevo già veduto nel laboratorio , il dottor Semmi . Infatti egli rivedeva delle bozze . Riconobbi il primo foglio di un ' opera che passava ora sotto le mie mani . - Senta - incominciò egli guardandomi con due occhi azzurro - chiari . - La dottoressa Lavriano m ' incarica di informarla che la sorella del suo amico è morta iersera ... Quantunque fossi preparato alla notizia , ne rimasi costernato ; egli lo vide e i suoi occhi tranquilli si velarono leggermente : - La dottoressa è andata stamani a trovare il suo amico : intanto vuol ch ' io avverta lei , perché l ' assista questa notte , che può essere terribile per il giovane , un po ' ammalato , a quanto mi si dice ... Io non seppi rispondere parola . Egli proseguì : - È morta d ' emorragia . Se fosse venuta all ' ospizio subito ... Invece ha creduto poter superare la crisi da sola . Quando ce l ' ha portata la dottoressa Lavriano , era già tardi ; aveva già dei guasti interni cui non si poté rimediare ... Diede un ' occhiata alle sue bozze , poi si decise a posar la penna e volgendosi tutto a me , mi chiese : - Il fratello , che tipo è ? - Oh , un bravo giovine ! - m ' affrettai a rispondere . - Probabilmente non ha saputo nulla di nulla . È un poeta . Ha scritto Tenebre ... - La rimproverava , che lei sappia ? - Non credo . Soltanto , ella doveva averne soggezione , da quel che posso immaginarmi . Doveva poi temere enormemente di addolorarlo . Credo che gli facesse un po ' da madre ... - Ah , le parti s ' erano invertite ! Lui , certo non sapeva proteggerla . Lì sta il male . - Lo crede colpevole ? - Non posso giudicarne . Ad ogni modo , tutti gli uomini sono colpevoli in complesso , se non della morte dei neonati ( quelli , pazienza ! ) , certo della morte delle madri ; non sono soltanto indirettamente responsabili ... Ora lei legge il mio libro ? La signorina mi dice che lei ha studiato molto di questioni sociali . - Io ? - protestai confuso , sentendomi arrossire . - Io non ho studiato che le bozze che vo correggendo da dieci anni . - Bene ! Mi dicono che dà dei punti agli autori , qualche volta . - E sorrise della mia confusione : nei suoi occhi brillava un ' ironìa benevola che non mi cagionava disagio . In quel momento il sole che entrava dalla finestra l ' aveva raggiunto sulla sedia e illuminava la sua bella testa bionda , dall ' alta fronte calva , dai baffi radi spioventi , traverso i quali i denti brillavano nel sorriso simpatico . Aveva qualcosa del sognatore e dell ' apostolo ; e subito sentii per lui un segreto moto di simpatia . Egli si trasse indietro dal sole e riprese la penna , ma tosto la depose per porgermi la mano . Io la strinsi e tornai al mio gabbiotto . Il seguito delle sue bozze che avevo dinanzi ( L ' allevamento dell ' Uomo ) diceva : " Il dovere primo e assoluto d ' una società civile è di favorire e sorvegliare le nascite . Tutti gli altri momenti della vita umana sono secondari vicino a questo , e in essi l ' individuo può in diverso grado provvedere a se stesso : qui due vite sono in pericolo e l ' una , la più indifesa , comincia appena , e guai se comincia male ! " Invece oggi la nascita è lasciata al caso . La procreazione , ch ' è in fondo il solo fine visibile della vita , viene dall ' uomo considerata come la spiacevole conseguenza d ' un atto di piacere egoistico , dalla donna ora una sofferenza senza compenso , ora una condanna , una diminuzione del suo essere , tutt ' al più una funzione semplicemente animale . " Una gran parte di coloro che sentono in sé inquietudine , squilibrio fisico , difetti od eccessi , germi di male , di pazzia , di delitto , possono rintracciarne la causa nella nascita . Chi ne ha la colpa ? Di rado la madre , spesso il padre , sempre la società ... " . Quando fui libero dal mio lavoro m ' affrettai verso casa . Crastino , nel suo letto , aveva un febbrone . Delirava . Minca , la moglie dell ' ubriaco , lo assisteva , colla sua faccia patita e la persona lunga e magra : gli umettava le labbra ardenti e cercava di farlo rimanere quieto e coperto . Non mi riconobbe , e rimasi lunghe ore accanto al letto , mezzo intorpidito e colla testa ondeggiante e vuota . La febbre durò sei giorni . Il medico era inquieto e la dottoressa , che venne più volte , temette seriamente che il cervello gli si sconvolgesse . Era divenuto spaventosamente arido e secco . Un giorno scorsi così nitida la forma del teschio sotto la sua barba rada che n ' ebbi un istantaneo ribrezzo . Nondimeno si risollevò lentamente . Pareva che si fosse dimenticato d ' ogni cosa e una dolce convalescenza mi fece apparire il mio povero amico come un fanciullo nuovo e ingenuo , ignaro d ' ogni dolore , anche privo d ' ogni pensiero , come una pianta , un semplice essere di senso . Poi si ricordò , a sprazzi , del passato ; ma con lieve dolore . L ' attività del suo cervello ridestatosi all ' improvviso con un vigor nuovo , lo elevava subito , dai singoli casi , alle considerazioni generali della vita : essendo stato sì vicino alla morte , diceva egli , non si contava più fra i vivi e i sofferenti , pensava agli altri che soffrivano e immaginava come avrebbero potuto non soffrire , trovando ciò , infine , molto facile , tanto viveva nell ' astratto . Io lo vedevo due volte al giorno . Era debolissimo , talché ci volle più d ' un mese , prima ch ' io potessi condurlo a fare qualche passo all ' aperto . A mano a mano che la primavera coloriva la terra e l ' aria , vedevo il volto dell ' amico animarsi , illuminarsi . Passammo così alcuni mesi in una intimità ineffabile : io amai quel ragazzo di genio come avrei amato una creatura mia , la mia donna o mio figlio . La bellezza di quell ' essere , che sorpassava la mia facoltà d ' ammirazione , che mi riempiva spesso di stupore e di riverenza , come dinanzi a un mistero che si manifestasse in lui , mi affascinava . La figura divina ch ' egli appariva , quando i suoi occhi contemplavano certi spettacoli eterni di natura o d ' umanità , non mi uscirà più dalla mente . Mi condusse a visitare le gallerie , ove mi colpì la sua dottrina e la sua ammirazione ragionata e istintiva dei capolavori . Lo incantava il museo egiziano , ov ' egli passava ore intere a sognare in presenza delle mummie e dei resti così viventi e strani di quel popolo misterioso . Diceva che gli Egiziani dovevano somigliare ai grandi uccelli e ai grandi fiori delle acque , creature sospese su una linea d ' orizzonte , e sopra , il cielo infinito , e sotto , lo specchio del cielo infinito : null ' altro che cielo : perciò furono astronomi e matematici , e probabilmente musici ... Ma la natura vivente aveva potere di trasfigurarlo . Dinanzi al paesaggio dilatava gli occhi che diventavano luminosi come se concentrassero in sé quei colori e quella luce . Guardavamo così , al tramonto , il cielo grande che si continuava dentro lo specchio del Po , chiuso dalle masse dei pioppi . In principio gli sfuggiva qualche monosillabo : ero ancora presente a lui . Poi mi dimenticava affatto : drizzava le sue spalle gracili , ergeva il petto come per levarsi un ' oppressione e respirava a larghi sorsi : non tornava a me che all ' annerirsi delle forme , per ripetermi con rare frasi , tirate fuori a stento , le sue solite tristezze , la sua inettitudine ad un ' opera grande , la morte che lo chiamava con voce sempre più insistente . Le piccole agitazioni degli uomini lo toccavano talvolta prontamente e vivacemente . Egli gironzolava per la città , ruminando di continuo i suoi pensieri o " connettendo a musaico " , com ' egli diceva , qualche sonetto . I moti soliti dei passanti non lo distraevano punto : ma ogni più minuto incidente insolito lo richiamava ; e come usciva da un mondo di sogni , la cosa prendeva un senso profondo e gli dava subito cagione di risalire a idee generali o a visioni d ' umanità che lo prendevano alla gola ; uso sempre , sciupandolo , il suo modo d ' esprimersi . Ricordo che , avendolo incontrato una domenica in corso Vittorio tutto in preda a ' suoi pensieri , non mi peritai di distrarnelo , salutandolo e accompagnandomi con lui . Ma pareva ch ' egli durasse fatica a mantenersi meco nel mondo reale . Ad un tratto una fanfara sbocca da un angolo di via e parecchie squadre di ragazzi marciano dietro di essa . I primi gonfiavano le gote rosse sulle loro trombe con un misto di letizia e di baldanza : gli altri marciavano serii , ma baldi e lieti anch ' essi , come compresi della loro azione , che era di solidarietà e di armonia , di fiducia verso l ' avvenire . Egli li guardò passare con gli occhi lucidi , attentissimo , li seguì a lungo con lo sguardo : poi lo prese l ' affanno , aprì la bocca a respirar forte per non piangere , singhiozzò due o tre volte , indi si acquetò . Di lì a un momento : - Vedi ? Disse - I nostri figli quelli ... i nostri nipoti ! ... Come sono belli , sani ! E gli altri , i nostri fratelli ! Là , su le soffitte o nelle tane . I nostri fratelli ! Ma il mondo cammina , caro Stanga , domani camminerà così , come questi bimbi ... quando noi saremo sotterra ! Una sera volle portarmi ad ogni costo a vedere il Faust . Fu per entrambi una fonte di grande emozione . Egli pianse dal principio alla fine . Io gli tenevo una mano nella mia , premendola ad ogni tratto fortemente , quando temevo che scoppiasse in singhiozzi : ma il suo pianto era piuttosto calmo . Eravamo in loggione : egli appoggiava la testa sul parapetto , senza mai guardare il palco : ed io sentivo con angoscia inesprimibile ch ' egli faceva una trasposizione : ascoltava la storia di sua sorella . Ma io , che non conoscevo se non gli spettacoli delle chiese e la musica degli organi e dei cori , facevo amare riflessioni . Ecco : il pubblico ama questi quadri : dei burattini ridipinti , caricature dell ' uomo , con gesti che tradiscono le cerniere nascoste nelle giunture , fanno grandi passi , si voltano verso il pubblico quando devono parlare coll ' amante : nel duetto i due amanti fanno perfino un mezzo giro l ' uno intorno all ' altro , come i gruppi dei musei che hanno un perno sotto il piedestallo ... Il mio amico era pienamente afferrato dall ' azione , o piuttosto dalla musica e dalla sua stessa fantasia . Io pensavo a quella Margherita . Ecco che cosa è la donna oggidì . Da una parte il diavolo che la tira per la lunga treccia , dall ' altra Dio , che finisce col salvarla per far piacere agli spettatori e con lei l ' altra allegra vittima del diavolo , Faust . Margherita non esiste di per sé : soffre , uccide la sua creatura ... Che strazio e che ridicolo insieme in quella scena alla porta della chiesa ! Accanto a noi c ' erano delle ragazze che avevano veramente paura . E mi s ' affacciò irresistibile la domanda : " Dov ' è questa religione consolatrice degli afflitti ? " . Dio finisce col trionfare , ma che importa se il diavolo ha continuato a torturarmi durante quattro atti e mezzo , cioè quasi tutta la vita ? Più tardi Vigi divenne sempre più instancabile e inquieto . La mia compagnia non gli bastava più . Egli mi dimenticava spesso quando l ' accompagnavo : si concentrava e rimaneva muto , non rispondeva ; non udiva , forse , il più delle volte . Io l ' annoiavo , probabilmente , e ricordando gli sguardi supplichevoli di sua sorella , una profonda angoscia mi prendeva . Mi sentivo impotente , meschino , nullo : in certi momenti avrei voluto stendermi a ' suoi piedi , farmi calpestare , perché s ' accorgesse di me . Talvolta poi , all ' improvviso , parlava e le sue frasi erano una continuazione di un discorso interno ch ' io non riuscivo a ricostruire . E l ' idea insistente era l ' amore . Che cos ' era quest ' amore , per cui sua sorella aveva tanto sofferto in silenzio ed era morta con tanta serenità ? Lena aveva certo amato . Amava ancora quando moriva ? Perché mi feci tante volte questa domanda , e perché non osai farla giammai a Crastino ? Quante volte essa insisteva nel mio cervello fino al tormento mentre gli parlavo di cose indifferenti , ma non riuscii mai a superare la mia timidezza . L ' amore ! Io non ci ho mai pensato . O per dir meglio : ho pensato moltissimo alla donna , senza che potessi neanche concepire di aver mai una donna mia , una famiglia mia . I miei coetanei , i miei colleghi di lavoro sono tutti ammogliati : ma si dibattono in tali difficoltà , che il far saltare sulle ginocchia l ' ultimo marmocchio e veder gli altri rotolarsi nei prati , fuori porta , seduti colla mogliettina sotto la pergola di qualche osteria , è loro troppo scarso compenso . Altri non vogliono rampolli , e sono i più duri e i più chiusi , quelli che sorridono di più , ma di un sorriso scoraggiante , motteggiatore ; tristissimi certo , in fondo . Parlate di amore e di una famiglia in una società che dà la medesima razione di pane a chi è solo e a chi ha moglie e bimbi ! Ma tutto ciò non bastava a tenermi lontano dal matrimonio . In fondo io ho un ' immensa nostalgia della carezza femminile che non ricordo d ' aver sentita mai . Forse , appena messo in luce , mia mamma poté ancora stringermi al suo seno e baciarmi ? Non lo so . Ma mi pare che una donna ( ora sono vecchio , ho trent ' anni ) , una donna che mi avesse amato come avevo bisogno di essere amato , sarebbe stata un pochino mia mamma , e avrei avuto bisogno , sì , di piangere , quando l ' avessi sentita mia , quando avessi sentito che tutto il suo mondo ero io , io ; di piangere nel suo seno tutte le lagrime che non ho pianto in trent ' anni ; di versare tutta la immensa tristezza accumulata giorno per giorno , da bimbo nelle giornate fredde e senza pane , da ragazzo nella reclusione priva sempre del conforto d ' una faccia femminile , da giovanotto quando la sera trovavo sempre la mia soffitta buia e gelida . Avevo una forza , accumulata in tanti anni di lotta contro un vero strato di terra pesante su di me : non sono uscito dalla mia tomba di creta come un germoglio in mezzo a un sentiero battuto ? Non avevo rinunziato a quello che molti altri hanno , alla vita facile , apparecchiata dinanzi a loro come una mensa imbandita : rinunziato , perché ero riuscito a non desiderare , sebbene me ne sentissi un diritto uguale a quello di essi ? E avevo una debolezza organica , portata in me sia dalle inconscie sofferenze e privazioni dell ' infanzia , sia da quella rinunzia terribile . Una donna avrebbe soddisfatto a questo mio bisogno di proteggere e di essere protetto . Non venne . L ' attendevo e non la cercavo . Non osavo cercarla : ero timidissimo di fronte alla donna , perché conscio fin da ragazzo del mio aspetto triste e deficiente . Io sono alto , magro , giallo , con un torso gracile , gambe e braccia troppo lunghe : a sedici anni mi ricordo d ' aver avuto per un periodo di tempo una fame da cannibale : quando cessò , io ero cresciuto di trenta centimetri ! Da qualche anno non mi guardo più nelle vetrine , e quando per caso l ' occhio mi cade sul mio individuo riflesso , m ' esilaro non poco : ma prima fui di una suscettibilità malaticcia . Avevo un orecchio prodigioso per sentir dietro di me tutte le gaiezze ch ' io suggerivo alle ragazze che mi passavano accanto , e il mio occhio , che pare un po ' uguale e muto , non si lasciava sfuggire i menomi moti che apparivano su le facce dei passanti . A qualche monello avrei ben volentieri non poche volte tirato le orecchie . Ma mi contenevo : chiudevo gelosamente tutte queste ferite di spillo : credo che avevo una vera faccia di diplomatico , tanto sapevo dissimulare . Ora dicono invece che ho una faccia buona come il pan caldo . Gli è che vedo di quante piccole cose soffrono gli uomini : e sono tanto indulgente verso il me stesso d ' allora , che m ' intenerisco stranamente all ' aspetto di tutte le piccole sofferenze che gemono o tacciono intorno a me . Non avevo poi molto tempo da cercarla ... Era necessario ch ' io incontrassi per caso una donna che mi guardasse , mi trovasse simpatico , mi parlasse e mi conoscesse : conosciutomi , mi avrebbe probabilmente amato , perché mi pare impossibile , dio buono ! , il contrario . Ciascuno di noi ha dentro di sé di che far felice un altro essere . Ma dov ' è quest ' altro ? Ecco tutto . Lei era forse ben lontana e io stavo là nel mio buco di correttore ... O era forse a due passi : forse m ' ha guardato , m ' avrà anche parlato ... ma non m ' ha conosciuto : e neppur io . Dunque io scrivo qui come su una pietra sepolcrale : IO NON HO AMATO . Tutte queste riflessioni e questi rimpianti furono sollevati in me dalla intimità con Crastino . Egli viveva così intensamente dentro di sé che le sue parole , da cui ricevevo delle momentanee rivelazioni , come dei lampi , di quella vita , mi riconducevano immediatamente alla mia e mi sentivo tutto rimescolato . Una volta uscivamo da una chiesa , entrativi a udire i cori dei vespri ( la chiesa , le madonne , la musica ! ... Se volete dell ' arte , del sentimento , oggidì , siate ricchi ! Solo la chiesa dispensa dell ' arte ai diseredati ! ) e il sole era così bello ! Crastino disse : - Io non ho mai creduto veramente a una vita mia oltre a questa , ad una vita individuale : non ci ho mai creduto , ma ho vissuto come se ci credessi : vale a dire che , in vista di un ' altra vita , non ho vissuto questa ... " Vero " , riflettei . E pensavo a me : io ho fatto lo stesso : anche nel mio piccolo avrei ottenuto qualche felicità se l ' avessi voluta con tutte le forze . Credo che molti oggidì sono simili a me : non ci si rifà a nuovo tanto facilmente . Ma vedo che nostri figli nascono già diversi : guardano il sole con maggior confidenza . Il sole è il nostro vero bene : per ora non ce n ' è uno maggiore . Godetelo , figli nostri ! Quella osservazione di Crastino era forse dedotta da mie idee anteriori che ero venuto quasi costruendo e connettendo dinanzi a lui : a mano a mano che le dicevo , si organizzavano e diventavano più persuasive , solide anche dinanzi a me stesso . Io dunque ebbi una influenza sul suo pensiero : ho paura , ahimè , di averla avuta anche sulla sua vita , o , dirò meglio , sulla sua morte ! Ma non ho rimorsi . Il professor Lavriano gli aveva trovato un impiego nel dazio : lo esortava a mantenercisi per un mese , intanto ch ' egli avrebbe cercato qualcosa di più consentaneo alle sue attitudini . Crastino ci si mise di buona volontà . Tornava a casa parlandomi dei carri pittoreschi che scendevano dalle Alpi ed entravano nella barriera di Francia , dei sotterfugi curiosissimi a cui ricorrevano i carrettieri per nascondere qualche chilo di salame o qualche litro di vino . Ma ben presto il lavorìo dei calcoli e della contabilità lo annoiò , lo irritò , e , passato il mese , se ne partì , insalutato ospite . Allora il professore lo ammise nella redazione d ' una rivista di sociologia , affidandogli , poiché non aveva alcuna cognizione speciale della materia , la compilazione dei fascicoli . Né ciò gli piaceva gran che . Pure tirò innanzi qualche tempo . Un giorno , cadeva una pioggia fitta , accidiosa , ero venuto a casa nel meriggio , contro il mio costume , e stavo per tornare alla tipografia , quando sento altamente urlare fuori . Mi pareva la voce dello zoppetto , Notu . Infatti lo scorgo sul tetto opposto , aggrapparsi agli spigoli delle ardesie , colle mani gonfie . Nella soffitta attigua alla mia l ' ubriaco urlava , sporgendosi dalla finestra e minacciando di tirargli una scarpa . Il ragazzo si voltava con una faccia pavonazza : piangeva e insieme gli faceva le beffe . Che era andato a fare lassù ? La Biondina aveva aperto la sua finestra e lo chiamava , lanciando degl ' insulti all ' ubriaco . Ora il ragazzo si trovava sul crinale , all ' altezza dell ' abbaino di Crastino . D ' un tratto , torcendosi verso di noi , perdette presa colla mano , i piedi scivolarono ... Dei gridi di terrore seguirono ... Il ragazzo era sceso bocconi coi piedi innanzi e le mani uncinate sulle ardesie . Il canale di scolo lo arrestò . Rimase immobile un secondo . Allora la finestra di Crastino s ' aprì e la Biondina gli afferrò un braccio . Era salvo . Respirai . Per un momento ebbi la visione di un mucchietto di cenci sparso sul lastricato del cortile . Udii allora aprirsi l ' uscio attiguo al mio ed uscir l ' ubriaco . Lo seguii . Egli andava senza dubbio a continuar la scenata nella stanza di Crastino ... Ma giuntovi , afferrò il ragazzo e se lo strinse al petto piangendo forte . Noi lo guardavamo sdegnati e inteneriti . Io dovetti correre all ' ufficio . Fu allora che s ' iniziò l ' amicizia fra la Biondina e Crastino , che doveva presto mutarsi in amore , e togliermi per sempre quella dolce intimità che m ' era divenuta necessaria . VI . Intanto era penetrata nel nostro convento una grande novità . Un giovanotto , un pittore , era venuto al n.27 . Egli non vi dormiva spesso in principio , avendo anche un ' altra abitazione . Era un bellissimo tipo , un modello d ' umanità : alto , proporzionato , elastico , con una testa dalle fattezze forse un po ' troppo fine , ma resa maschia da due grossi baffi e da una gran barba , che si mescolavano a coprirgli tutta la parte inferiore del viso d ' una ondulata seta color di bronzo ; nonchè da una capigliatura folta cui sormontava un piccolo cappello tondo . Un gran vocione dalle sonorità di rame dava tale eco nel suo largo petto , che a qualche distanza , quando l ' udivo nei corridoi , non distinguevo più le parole , e pareva talvolta un bordone d ' organo . E l ' udivo spesso , perché egli , appena tornato dal lavoro ( era disegnatore nella fonderia Nebiolo ) , interpellava tutti gl ' inquilini delle soffitte , provocava le loro risa con facezie a freddo , si traeva dietro tutti i bimbi , a cui gettava dei pomi e delle noci lungo il corridoio , per farli ruzzolare a mucchi e scompisciar dalle risa . Non so quando dormisse , perché la sua soffitta era sempre illuminata e lavorava moltissimo di notte , traendosi dentro i modelli ; un dopo l ' altro tutti i piccoli scavezzacolli dell ' aeropoli . Aeropoli è il battesimo ch ' egli aveva dato al nostro convento , che era , a suo avviso , il più numeroso e vasto di Torino : ed era il titolo d ' un album di acqueforti che voleva eseguire e mandare in Francia , ad un suo amico pittore che là veniva molto valutato e aveva promesso di farlo conoscere e chiamarvelo ben presto . Egli lavorava la notte e tutto il giorno di festa . Aveva fatto subito conoscenza con tutti gli abitanti della nostra piccola città ; fatto lo schizzo di tutti . Di Crastino , di me e della Biondina volle fare dei veri ritratti . Non ho mai creduto d ' aver una fisonomia interessante . Le mie fattezze oggi mi sono perfettamente indifferenti . Ma Quibio ( che nome strano ! ) , altrimenti detto Cribio ! 4era un mago . Il ritratto di Crastino è meraviglioso e io non ho visto più bello il mio amico ne ' suoi momenti di trasfigurazione : quando gli sarà resa giustizia e i suoi pochi versi saranno considerati come i più significativi che abbia prodotto la poesia italiana in questi ultimi vent ' anni , questo ritratto costituirà un prezioso documento . Ora non è che uno dei tipi più suggestivi di un aeropoli ! Il mio è molto strano e non credo di essermi mai veduto con quell ' espressione , per quanto quelle siano certo , ad una ad una , le mie fattezze . Tutto è alterato curiosamente ; la pallidezza sopratutto colpisce e un senso di terrore che ho negli occhi . Forse ciò proviene dal momento in cui egli eseguì il disegno , un momento che non dimenticherò più . Ma andiamo per ordine . Quibio aveva la più buona indole del mondo , sebbene la portinaia , ch ' era moglie d ' una guardia civica , lo guardasse con diffidenza . Il segretario era evidentemente orgoglioso di tenere un simile inquilino e lo aveva consultato a proposito di certe oleografie che voleva comprare per il padrone di casa il giorno delle sue nozze d ' argento , al che Quibio gli aveva dato del filisteo e peggio . Ma la considerazione e la diffidenza della portinaia e del segretario provenivano da certe lettere profumate che gli pervenivano , e più ancora dal fatto straordinario che più d ' una signora ( o era probabilmente sempre la stessa ) aveva fermato la carrozza davanti alla casa ed era salita a veder lo studio . Per alcuni mesi , Quibio fu la mia compagnia nelle ore di libertà , poiché Vigi s ' era evidentemente allontanato da me per passar quasi le intere giornate solo con la Biondina , verso la quale sentivo una specie di rancore . Vissuto per tanti anni solitario e ignorato anche a me stesso , me ne rivalevo , cercando ad ogni costo quella compagnia che mi dimostrava che esistevo , ch ' ero vivo , e che , in fondo , meritavo anche di vivere . Una domenica Quibio bussò al mio uscio . Entrò tutto lieto . - Due notizie , Martino - cominciò col suo vocione : - una : che ho vinto il concorso della Calcografia di Roma , l ' altra ... che gli abitanti di Marte fanno segnali verso la Terra . - Tutt ' e due dello stesso valore queste notizie ? - risposi io . - Sì - riprese . - Ecco qui l ' annunzio della Calcografia e il Popolo di stamane col telegramma di Marte . Ora ti afferro con una mano , e vado ad afferrar Vigi coll ' altra , poi partiamo per Valsalice a far festa . Non ci fu modo di replicare . Mentre mi vestivo , egli andò da Crastino a partecipargli la doppia notizia . Io avevo sentito d ' un romanzo inglese molto strano in cui si supponeva un ' invasione di Marziani sulla Terra . Ora l ' annunzio del giornale , che alcuni punti luminosi , supponenti una direzione intelligente , fossero stati notati sul nostro pianeta più affine , mi colpì fortemente . Il mio cervello , forse per mancanza d ' un organismo scientifico complesso , è prontissimo ad accettare di botto le cose più straordinarie . Questa concezione mi dava un singolare senso quasi di smarrimento , quasi sentissi di essere veramente colla terra lanciato nello spazio . Io credo che quando codesti pensieri siano entrati profondamente in noi , potremo sentir meglio la vertigine dell ' isolamento nell ' infinito . Dicono di non so qual poeta francese , che avesse trovato un frisson nouveau . Questo pare invece a me il brivido nuovo . Uscirono dal corridoio e mi attesero un momento sul pianerottolo . Scendemmo . Quibio era in preda alla sua allegria rumorosa e rideva con tutti i suoi denti brillanti in mezzo a quel barbone biondo . Crastino pareva invece un po ' contrariato . Da qualche tempo non lo vedevo più : lasciato l ' impiego , s ' era chiuso nella soffitta : lavorava ? Era diventato diafano , cogli occhi cerchiati e ardenti , le narici mobilissime e la bocca nervosa . Io m ' ero inquietato molto per la sua salute : il suo aspetto ora mi aumentava l ' inquietudine . Nonostante la gaiezza del pittore cui cercavo di tener dietro , Vigi taceva , pur rimanendo in apparenza sereno e un po ' assorto in se stesso . Quibio era tanto felice , che me ne sentivo anch ' io contentissimo : parlando , talvolta la voce gli si alterava ; la gioia lo prendeva alla gola . Ah , che gusto di sentir ridere a quel modo ! C ' è chi nasce prepotentemente felice . Valsalice era piena di gente : tutte le cantine risonavano di organetti e rigurgitavano di borghesi e di operai indomenicati . Quibio si piaceva enormemente dell ' allegria popolare in campagna : e io pure me ne consolo tutto : è sincera , larga , sana . Ci sedemmo sotto un pergolato , e il pittore fece portare un certo vinetto frizzante , che l ' inuzzoliva tutto e gli faceva schioccar la lingua . Crastino ne assaggiò un sorso e fece una smorfia : io sono astemio . - Ah miei cari ! - fece Quibio . - Che bella cosa se la terra producesse più barbèra e meno ferro da cannone . Che ne dite ? La vigna è il segreto della pace universale . Guardate : appena due uomini sono brilli , subito si abbracciano . Non è vero , Minca ' n Crous ? - disse alzando la voce verso la padrona grossa e rubiconda che si affannava a portar bicchieri qua e là ... Si era innamorato di quel nome , e lo ripeteva a tutte le donne . Un organetto entrò nel cortile e cominciò a suonare . Tosto Quibio si levò e afferrò la padrona per le braccia : questa , girando pesantemente , rideva e oscillava tutta . La lasciò subito quando vide entrare una ragazza con un gran cappello a piume di gallo . - Oh ! - esclamò . - La principessa d ' Aeropoli . Facciamo un giro ? Era la Salamandra . E senza lasciarla rifiatare la trascinò in un valzer vertiginoso . Polvere e ciottoli sprizzavano dalle sue scarpe chiodate . Quando non ne poté più , si fermò e trasse la ragazza fino al nostro tavolo . Ella sedette , guardandoci con atto tra d ' interrogazione e di noncuranza ; poi bevve d ' un fiato il bicchiere che Quibio le porse . Io sentivo un leggero batticuore , il senso che ho sempre di fronte a una donna , di timidezza e insieme di dispetto contro la mia timidità . - Ebbene , come va la salute , Minchin ? - chiese Quibio sorridendo . - Sempre bene la mia - rispose la ragazza quasi offesa . - Chiamami Olga intanto ! - Quanti anni hai ? Venti , non è vero ? - Ventuno . Quibio rise fragorosamente : ella gli dié del ventaglio sul capo . Aveva i cappelli biondissimi , radi , gli occhi allungati agli angoli da una riga di bistro , la pelle delle guancie disuguale e guasta : la bocca , assai bella , nelle mosse del discorso prendeva sempre delle inflessioni ignobili . Aveva forse quell ' età e poteva anche avere più di trent ' anni . - Che farai quando sarai vecchia ? - Io vecchia ? - rise , e un ' ombra d ' inquietudine mi parve le passasse un momento sul viso : - Farò l ' affittacamere per le ragazze come me . - Bene ! Per vendicarti di chi ti fa fare questa vita ? Tu ti ripagherai sulle disgraziate come te ; la tua padrona fa lo stesso ora , e la catena non finirà più - disse Quibio tra grave e ironico . Ella volgeva gli occhi sovente a osservare Crastino : d ' improvviso chiese a me , sommesso , ma sì che lui sentisse : - Sua sorella dov ' è ? - Morta - risposi subito sottovoce . Crastino ci guardò entrambi con un rimprovero triste negli occhi . Ella diede un sospiro , crollò il capo , poi percosse il pittore forte sulla spalla : - Andiamo a ballare , biondo ? - No , grazie . Troppo liscio il pavimento e tu pesi troppo , cara Olga mia , e poi ... io non voglio essere un rivale per nessuno ... E accennò ad un giovanotto che sedeva davanti a un bicchier di birra tutto solo e guardando fissamente il nostro gruppo . La Salamandra lo adocchiò di sfuggita e arrossì : - Quello ... sapete chi è quello là ? Guai se ve lo dicessi ! - Brr ! - fece Quíbio . - È il re dei gargagnan , scommettiamo ! - e vedendo passare la padrona , ordinò un altro mezzo litro . - Quello è il contino Raffi : ha pochi soldi ma molta sfacciataggine , e mezzi i barabba delle Ca ' neire gli fanno i servitori . Si volse a lui e lo guardò fisso atteggiando la faccia a un disprezzo indicibile , poi si levò , cercò collo sguardo tutt ' intorno , e si sedette di nuovo rassicurata . - Vuol che facciamo un giretto , signor Crastino ? Io posso contarle delle belle cose ... E la Biondina non è venuta ? Crastino arrossì e rise nervosamente , poi mise le labbra al bicchiere e bevve con una smorfia . - Ti proibisco di sedurre il poeta ! - vociò Quibio . - Lui è tutto scombussolato perché Marte fa dei segni a Venere , sbaglio , alla Terra ... e non bisogna disturbarlo nelle sue meditazioni ... - Sì , sì , lasciamolo meditare . Che vuol dire aver la testa nelle nuvole ! Poi si fece improvvisamente seria : - Ma è malato il vostro amico , non vedete ? Egli era difatti pallidissimo , ma protestò vivamente . La padrona si avvicinava : depose il vino sul tavolo con una leggera smorfia verso la ragazza , che si levava dando un colpo di ventaglio a Quibio . - Vedi qui la donna onesta e spietata - mi disse Quibio sommesso , accennando alla padrona . - È vero - riflettei , mentre seguivo coll ' occhio la Salamandra . Subito il giovane solo che dapprima ci osservava fece una mossa per avvicinarla . Ella gli lanciò un ' occhiata che l ' inchiodò sulla panca , poi s ' appressò ad una tavola , ove un ubriaco in mezzo a parecchi bevitori urlava con quanto fiato aveva nei polmoni : Cruce delissia , Cruce delissia , Delissia al cor ! E si sedette nel gruppo , accanto a un giovanotto mingherlino . Quando ella gli accennò il contino , i due si guardarono , e il mingherlino ebbe un istante la faccia illuminata da un sorriso così maligno , fino ed energico , ch ' io ne fui scosso . Aveva due occhi agilissimi e mutevoli , che in certi momenti parevano quasi luccicare fuor d ' una guaina e ringuainarsi sotto le palpebre subito . Io pensai che il suo coltello doveva apparire e scomparire bene spesso a quel modo . La sua fisionomia non m ' era nuova . Quegli occhi dovevano aver fissato me pure altra volta ... C ' è dunque una società sotterranea dove la soperchieria , la lotta , la solidarietà , sono praticate all ' insaputa dell ' altra , ma con la stessa intensità . Qualche sommovimento lancia ogni tanto alla superficie un cadavere . E tutto ciò viveva accanto a me : ne sentivo le pulsazioni quando rincasavo tardi la sera e udivo dei susurri o delle risse negli angiporti : qualche volta avevo inteso accanto a me , nell ' ombra , due parole che mi causavano un fremito di terrore e subito dopo mi aveva colto un moto di fiducia e quasi di compiacenza : " No , è Stanga ! " Mi conoscevano dunque : avevano una polizia anch ' essi : io ero nella lista degl ' innocui o degl ' insignificanti ... Tutto ciò nelle tenebre . Alla luce del sole nient ' altro che uno sguardo d ' odio , di provocazione , di vittoria , come quello che avevo veduto luccicare un momento sulla faccia di quel mingherlino ... Intanto un ' altra reminiscenza mi perseguitava . Avevo già visto io il conte ? Imbruniva . Il cortile si riempiva sempre più . Entravano ora famiglie intere con marmocchi e sedevano alle tavole facendo preparare da mangiare . Mangiavamo anche noi in mezzo al tumulto , ma tutti tre eravamo taciturni ; l ' allegria del pittore era sparita . Ci levammo e movemmo per uscire . Ad un tratto mi sentii toccare . Era il mingherlino che mi sorrideva coi suoi occhi aguzzi : - Una parola . - Dica - feci io imbarazzato . Tacque un momento , poi accennò dall ' altra parte , al contino . - La sorella del vostro amico ... Eccolo là ! ... E ora lasciate fare a me . Nient ' altro . Stia tranquillo , monssù Stanga . E sparì nella folla che ingombrava il portone . Noi ci avviammo verso la città . Molta gente scendeva per lo stradone battuto e bianco . Le donne , stanche , si sospendevano al braccio degli uomini , i bimbi ruzzolavano per le chine : su tutte le facce era la stanchezza e l ' intontimento delle giornate di sole passate all ' aperto da gente che vive l ' intera settimana nei laboratori e nelle case buie . A un certo punto Quibio prese per una via traversa : - Allungheremo un poco , ma saremo tranquilli . Era un sentiero fra le vigne : a quando a quando si cingeva ai lati di siepi o di muri a secco . Le viti , vendemmiate , cominciavano ad arrossare . Il cielo era tutto popolato di nubi ineguali , fra cui il sole spargeva i suoi colori . - Mi par che il paesaggio vada mutando - incominciò Quibio - o muto io ? o mutiamo tutti ? Io non so più come si può dipingere il cielo : è molto più difficile che una volta , perché bisogna far intravedere qualcosa di là . - È vero - aggiunsi io . - I pittori dipingono uno strato d ' aria azzurra o un movimento di nuvole . Ma ciò non è il cielo , è semplicemente l ' atmosfera . - Oh certo ! - rispose Quibio ridendo . - Non vorrai mica che dipingiamo fuori dell ' atmosfera ! Ma chi sa ? Il mio amico Chedda mi mandò da Parigi delle fotografie di un certo Redon , da cui ho presentito quel che potrebbe fare uno che conoscesse il cielo , come dici tu , Stanga ... - È la letteratura che deve precedere - esclamò Crastino che usciva un momento dalla sua distrazione . - È vero - confermai . - Io conosco ben poca letteratura , ma quel poco che ho sfogliato non mi interessa per nulla . Dopo d ' aver parlato tanto di sé stesso , l ' uomo c ' insiste ancora ; eppure ne parla a vanvera , perché vede poco di sé stesso ; si vede poco perché non vede per nulla tutto il resto , la terra , il cielo . Dico l ' uomo letterato ... Infatti chi sa che cosa è l ' uomo ? L ' uomo non è altro che la realizzazione della coscienza della terra , è la terra che sente se stessa ... Che cos ' è la terra ? un punto . È la figlia del sole , un punto un po ' più grande ... Il sole l ' ha creata ... Il sole scalda l ' aria , trae l ' atmosfera dai poli all ' equatore e crea il vento ; il sole crea le correnti del mare , assorbe i vapori e li cristallizza sui monti in ghiacciai e ne fa scendere i fiumi ; il sole solleva il mare come un seno che respira . Il sole forse solleva il cuor della terra , il nucleo plastico che freme dentro la scorza , e lo trae a sè e lo farà esplodere un giorno . Noi siamo figli del sole . - Bravo ! - gridò Quibio . - E tu sei figlio dei libri . Qual è l ' ultimo libro che hai letto ? - È vero : questo è una mia sintesi dell ' ultimo libro che ho corretto , la Geologia generale , semplicemente . E che perciò ? La poesia sta tutta lì . - Sì , - interruppe Crastino colla gola stretta . - Questa è la poesia nuova ! Sentii nella sua voce le lacrime . Lo guardai : la luce del tramonto illuminava la pallidezza della sua fronte : aveva i pomelli accesi come per febbre . - Chi la farà ? - aggiunse . Tacque . Il cielo si chiudeva : le nuvole s ' erano assiepate , avvicinando i lor nuclei bigi fra cui brillavano delle lagune d ' argento . - Il giornale - ripresi io - stima che la notizia dei segnali di Marte sia una fantasia di un astronomo poeta . Può darsi . Che importa ? Non ne sappiamo nulla , ma intanto l ' ipotesi che il cielo tutto sia vivente non ci stupisce più . Com ' è ciò ? Forse tra i mondi esiste qualche mezzo di comunicazione che gli psicologi direbbero subcosciente : forse domani questo sarà coscienza . Avete notato come le scoperte più strabilianti si accettino con un ' estrema facilità ? Ma mi accorsi che i miei compagni non mi seguivano più . Essi erano entrambi assorti in se stessi , nella lor vita particolare . Ne ebbi la sensazione quando Crastino concluse quasi un suo ragionamento interiore , che pareva anche chiudere il mio discorso . - E dopo tutto si muore . - No - protestai con veemenza . - La vita ha forse un fine rispetto all ' eternità . Per noi , che siamo un attimo , non ha né principio né fine . Muore chi non ha vissuto , chi non ha creato . Bisogna creare , una cellula , un ' idea , un moto ... e non si muore ! - Si muore , si muore ! ... - insistè egli quasi con angoscia . - Purtroppo , caro Stanga ! - appoggiò Quibio . - E ciò non impedisce che non me n ' importi un fico secco ! Io e Crastino abbiamo la stessa idea della vita , intendo della nostra particolare ; ma lui pensa alla fine , io penso ... a prima della fine , al momento . Ecco la differenza . Tu poi vivi nelle nuvole e nei libri o , se vuoi , di là dalle nuvole ... Sei un uomo felice ! Essi pensavano infatti alla lor vita particolare . Il crepuscolo li inteneriva mentre contemplavano in se stessi un ' immagine d ' amore . Per un momento io sentii acutamente la nostalgia di questa accompagnatrice esistenza femminile che la natura assegna come complemento a tutti gli uomini . Allora m ' accorsi d ' una puntura interna , come d ' una di quelle ferite troppo rapide e dirette che non si avvertono subito e si rivelano al bruciore lentamente . " La sorella del vostro amico ... Eccolo là " Avevo compreso ? M ' era rimasto nell ' orecchio ... Ora percepivo la cosa in tutto il suo orrore e in tutta la sua profonda miseria . Anelai di esser solo per interrogarmi e sentirmi . Giunto a casa , mi coricai e spensi il lume e m ' immersi in me stesso . Fu prima un tumulto confuso e doloroso che mi riempiva il capo e il petto , una ridondanza di amarezza e di calore da soffocarmi . Poi divenni straordinariamente lucido e calmo , come se il mio sangue si fosse sedato e tacesse , e sola l ' intelligenza splendesse come una luce a illuminare il mio passato e la mia miseria e la miseria di tutti i miei simili . Amare , amare , amare ! Sentirsi vivo e complesso e perfetto nell ' amore dell ' altra creatura necessaria , sentirsi una perfetta unità , che tende a una comunità , a una umanità più ricca e piena . L ' ideale mi appariva semplice e lucido , e per me lontano , passato , morto forse con quella povera morta che m ' aveva sorriso nell ' agonia . Ella era una povera creatura : aveva seguito innocentemente il suo istinto di felicità : la perfidia e la morte l ' avevano ghermita . E l ' acre gioia e l ' angoscia datami dalla scoperta dell ' infame che l ' aveva tradita , si dissiparono . Potevo io vendicarmi di colui ? Chi era egli ? Forse nulla : forse un essere non ancora apparso alla superficie ove respirano gli esseri coscienti . Aveva seguito il suo istinto pervertito dall ' eredità di generazioni oppressive e malefiche . Creature che nascono senza doveri , ricche di tutti i diritti , che possono fare se non approfittarne ? Reagire su di esse ! Reagire colla luce ! Ma i malvagi si sopprimono fra loro . Quello era in buone mani e avrei voluto potergli desiderare che la punizione non fosse fatale , da impedirgli un ritorno alla sua vera natura umana . Ma sono uomo e figlio d ' uomo . Io vorrei credere ad una legge inflessibile : chi ha fatto soffrire , soffra ! E risolsi di non dirne nulla a Vigi . A che pro ' ? VII . Devo all ' amico Quibio i pochi momenti d ' espansione e di buon umore che ebbi in questi ultimi anni . Mi fu anche causa di qualche piccola soddisfazione d ' amor proprio : dapprima non mostrava curarsi di me e talvolta mi lasciava intravedere un po ' di sprezzo , come per un ingenuo un po ' scemo ; poi mutò concetto , finché andò anche all ' eccesso opposto . Egli aveva una tale esuberanza di temperamento , che doveva continuamente darle sfogo colla più varia attività , quasi sempre spesa a benefizio altrui , senza compenso , sebbene affermasse che gl ' importava poco del prossimo . Tra le altre cose , s ' era offerto un giorno di dipingere la sala dei concerti d ' una Società corale . Mi volle condurre all ' inaugurazione . Io credo che un grande elemento di pacificazione e di elevazione sia la musica e sopratutto il canto : questa preghiera fuggitiva e continua è la cosa più commovente che l ' umanità possa dare di sè nella sua aspirazione oltre la terra . Ricordo il primo giorno che entrai nella Pia Casa . Mezzo rincantucciato in fondo al cortile , rimanevo cupo , selvaggio , sentendomi disperatamente imprigionato per tutta la vita . Il fiume , il verde , il cielo , com ' erano lontani ! spariti per sempre . D ' un tratto una voce si leva . Cantava delle parole incomprensibili : re sol la si ... Un ' altra si spicca e la raggiunge , poi altre , e si fondevano , procedevano unite , si svolgevano , s ' annodavano , sostavano , riprendevano ... e sempre quelle stesse parole discordi su un canto concorde . Il mio cuore s ' ammolliva , il mio singhiozzo si diradava , i miei occhi lasciavano cadere lagrime tranquille . Tutti i giorni , nell ' ora della ricreazione , io mi rincantucciavo , ascoltavo la preghiera del Mosè . Più tardi fui arruolato nel piccolo coro . Possedevo una vocina di soprano che si guastò presto con una serie di raffreddori . La Società corale aveva la sua sede fuori di porta . Da quel lato i circoli da ballo s ' alternano coi ricreatori infantili , le osterie coi monasteri . Il vento d ' autunno mulinava le foglie rugginose , ma il freddo non s ' era ancora fatto sentire . Chiacchieravamo come al solito , essendo io divenuto un ostinato parlatore , mentr ' egli ben sapeva tenermi bordone . Mi pareva che si facesse anch ' egli accessibile alla emozione delle idee . Io poi me ne inebriavo come d ' un vino . Con lui vincevo la mia faticosa lentezza d ' espressione ; diventavo eloquente e inesauribile . Confesso che mi ci preparavo un poco ... Mi ricordo che una discussione fervida s ' impegnò a proposito di quanto ci si offrì un momento allo sguardo . Erano i ragazzi d ' un Collegio clericale che marciavano col fucile a spalla dietro una piccola banda di trombe e di tamburi . Il pretino che seguiva tentava di aggiustare il suo sui piccoli passi . - Ecco la musica che tu ami - incominciò Quibio . - Appunto - rispos ' io prontamente . - Perché no ? Io non amo la musica per se stessa e neanche la pittura , se ti piace . Amo l ' arte tutt ' intera , non come un abbellimento delle cose , ma come la loro misura , la loro battuta in cadenza ... Sono sicuro che mi piacerà la tua pittura perché sarà adatta alla sala e allo scopo di essa ... Ebbene , i fanciulli che vanno a passo di musica mi entusiasmano ; essi imparano a camminare insieme , ti par poco ? a misurare il loro respiro , il giuoco dei loro muscoli , il loro movimento simultaneo verso una meta comune . - L ' arte dunque , o mio dottrinario , è il maestro di cappella che mette d ' accordo e in battuta le cose ... - Esattamente . - E i fucili , - ribattè egli subito - dovrebbero anche spararsi a battuta ? - I fucili saranno dei giocattoli , domani , speriamo ... come oggi le alabarde nelle processioni . Soltanto costeranno meno , e quanto più saranno vecchi , tanto più riusciranno venerabili . - Quanto a me non so che dirmene - soggiunse Quibio ridendo . - Sai , un giorno un mio amico , uno studente di medicina , quando ero al reclusorio mi offrì di essere complice con lui in una allegra impresa . Si trattava , appena usciti , di spandere alcuni tubi di bacilli del colera nella conduttura dell ' acqua potabile d ' una grande città . Io rifiutai soltanto perché pensavo che , una volta aperto il vaso di Pandora , la poteva essere spacciata non solo per me , ma per tutta l ' umanità , e allora ... addio speranza di svignarcela da questa terra che si raffredda e scappare in un altro pianeta come tu predici ! Stavamo per abbandonare la strada provinciale ed entrare in una valletta . Ad un tratto compare poco lontano un ' enorme automobile , disotto al quale pareva si vomitassero dei nuvoloni bianchi . Appena il tempo di gettarci nel fosso . - Vi caschino i piedi ! - urlò Quibio , mentre io chiudevo gli occhi e tossivo soffocato . Avevo avuto il tempo di vedere due uomini e due donne , irriconoscibili , sotto un baldacchino che scuotevasi come un sinistro uccellaccio . - Parlami di pace , ora ! - disse il pittore fremendo . - Quando gli aristocratici cercano di nascondere le unghie per non esasperarti , ecco qui i borghesi parvenus che vengono a schiaffeggiarti a casa tua . Sì , perché la strada provinciale è del contadino , è del povero ! Vedi ! Io prenderei uno per pugno quei due mostricciattoli e li sbatterei insieme in presenza di quelle altre due smorfiose occhialute in waterproof ! Per dieci minuti il polverone rimase sospeso sulla strada . Noi infilammo tosto la valletta e c ' immergemmo nel verde e nell ' aria pura . Ricordai la passeggiata d ' un mese prima , con Crastino . Né Quibio né io avevamo più potuto vederlo . Doveva rimanere delle giornate intere nella sua soffitta . Lavorava ? - Credo che lavori - disse Quibio . - Ma dubito anche che si esaurisca in tutti i modi . È di quelle nature nervose che reggono a lungo , poi si spezzano d ' un colpo . Quel ragazzo lì m ' inquieta assai . Io ricordavo come Crastino m ' avesse confidato le sue aspirazioni amorose , rivolte a semplici figure di leggenda . Era dunque molto mutato . E riflettei che la vita si gioca spesso delle nostre più accarezzate fantasie . Eravamo giunti a un bivio . Guardammo lungo le viottole serpeggianti . A destra scendeva una serie di grossi fusti d ' abete che doveva servire per una conduttura di forza elettrica . A sinistra scorgemmo poco lontano una bandiera sui tetti d ' una vecchia cascina . - È là - fece Quibio . - Vedi lì accanto - accennai al pittore mentre salivamo - una forza che servirà domani ad ammazzare in un modo spedito ... Per conto mio ci tengo assolutamente a che gli uomini non s ' ammazzino più fra di loro . - Qualcuno ti accuserebbe di pusillanimità . - Avrebbe torto - soggiunsi piccato , cogliendo una sua rapida occhiata alla mia persona . - Io credo che desiderare la pace non significhi viltà , ma elevazione nel tipo umano . Il pugno massiccio è dell ' antropopiteco ... Eravamo giunti presso una vecchia cascina circondata da orti e da giardini pieni di crisantemi che spandevano i lor ciuffi variopinti . Un muro la cingeva , mezzo coperto di rovi , coi mattoni sgretolati e scavati dai passeri , su cui le lucertole correvano come razzi . Quibio si fermò davanti al cancello . - Ecco , parliamoci chiaro - fece egli , ancora un po ' vibrante dell ' impazienza che gli era entrata in corpo poco prima . - Tu vorresti fare di me un tuo proselite . È inutile che tu protesti ; con tutta l ' aria di lasciar liberi gli altri , tu imponi le tue idee . Veniamo al sodo : in fondo , tu vuoi ch ' io rinunci a qualche cosa , a molte cose , a favore degli altri ... - Ma non tu , - l ' interruppi - non tu , povero diavolo come me ! - Sì , io ! - ribattè con volto infiammato e in un tono d ' inusata violenza . - Anch ' io voglio conquistare tutta intera la vita . Se bado a non far male agli altri ( e questi altri che ho in mente , son dei furfanti ) io rinunzio a troppo , a tutto quel che mi è necessario e che ora è in mano di questi altri ... Perché devo dunque rinunziare ? Per l ' onore ? per la patria ? per la razza ? Lascia parlar di razza coloro che ebbero degli avi . Noi non ne abbiamo , a parte la pietà verso quei poveri esseri a cui toccò di darci la vita ; non ne abbiamo più che non ne abbiano le galline o le raganelle o queste lucertole qui ... Così dicendo sferrò una bastonata a un mucchio d ' ortiche , d ' onde sorse un gran fruscìo . - Perfettamente - dissi richiamando alla calma il buon gigante . - Ma credi ch ' io m ' opponga a che tu conquisti la tua vita ? Io non so quello che ti è necessario e che appartiene ad altri . Gli è che probabilmente non appartiene a nessuno ... - Hai ragione - concluse pensoso , e tirò con forza il campanello . - Perché non scrivi tutto questo ? Tu dici delle cose che non ho mai udite ... Un uomo comparve ad un uscio in fondo al cortile , poi si volse verso l ' interno . Subito una moltitudine ne apparì . Gli abiti chiari delle donne vi spiccavano . - Presto , - gridò un giovane bruno e smilzo avanzandosi di corsa - non mancavi che tu . Quibio mi presentò e mi fece il suo nome , Picaday . Io lo guardai tra il curioso e rispettoso : era il terribile caricaturista del Pasquino . Non l ' avevo mai incontrato , sebbene egli fosse noto a tutta Torino , dalle sartine al sindaco Di Nole . Il maestro era dietro di lui e abbracciò il pittore , trascinandolo , fra il cicaleccio delle signore , nella sala . Io rimasi tagliato fuori e mi ci rassegnai . M ' intimidivano tutte quelle gonne . La sala era piena zeppa . Per fortuna la mia statura mi permetteva di vedere . Un fruscìo di carte e un silenzio subitaneo : indi il coro attaccò Il riso di padre Martini , che mi fece sussultare di piacere : da tanti anni non avevo più sentito quella gaia musica . Oh l ' infanzia , così bella ... perché lontana ! Poi saltò su Picaday , che lanciò una bizzarra improvvisazione , in un linguaggio semi - giandujesco i cui spunti mi tornano spesso a mente come una musica stranissima . Secondo lui , la prima volta che l ' uomo sentì la propria voce , doveva esserne rimasto spaventato , non potendo immaginare che uscisse dal suo petto ; immaginar lo stupore d ' un contrabbasso che tutto ad un tratto si ascoltasse ! Poi se ne diverti e se ne giovò ... Io non fo qui che spogliar delle immagini brillanti e delle sfaccettature iridate , i concetti che esprimeva il caricaturista dal viso arguto di satiretto . Che fa la campagnola nel meriggio e nel crepuscolo , quando il pieno sole o l ' ombra calante la riempiono di sgomento ? Canta . Ella è piccola , smarrita , ma la sua voce , la sua inquietudine , la sua baldanza invadono tutta la campagna . L ' umanità , dentro il cielo troppo grande , fa appunto come la piccola villanella . Canta . " E quando la voce più non basta , vengono gli strumenti . E la polifonia si chiude in un tempio ed ecco infine il più maraviglioso degli strumenti , la cupola ! " . Si può avere , aggiungeva egli , un modello più attraente di una società ideale che nel coro ? C ' è un più rigoroso e insieme libero legame fra uomini , che nello svolgersi d ' un canto di Palestrina ? In un alternarsi di sentimenti in tutte le gradazioni , tutte le parti in perfetto accordo conservano la loro personalità , che or si nasconde , ora emerge ... E il maestro non forma che una volontà , un segno d ' unità , un centro . A un certo punto non è più lui che guida , non è più il coro che consente a lui ; ma ne risulta un tutto , in cui il maestro non è più che il gesto del ritmo ... Anche la personalità del maestro , cioè chi rappresenta la norma , la legge , tace . Perché la legge è entrata in tutti , la legge è il movimento stesso della vita , la legge è il flusso , in tutti i petti , del medesimo sangue umano . " E questa legge intima non è che la pulsazione del piccolo pianeta di cui siamo materiati , rispondente alla pulsazione dei mondi , dell ' Essere . Quando questa legge agirà liberamente in noi , non ci sarà più bisogno di codici , né di governi " . Dopo il discorso , altri corali seguirono . Io guardavo , ascoltando , le volute decorative del soffitto dipinto da Quibio , che mi parevano svolgersi con una stessa armonia . Le arti non sono manifestazioni di uno stesso desiderio , d ' uno stesso moto continuo dell ' uomo verso l ' infinito ? Pochi probabilmente degli assistenti avevano compreso il discorso del disegnatore , non cogliendone che i motti e i paragoni inattesi . Era quello un singolare miscuglio di persone . Fra operai e commessi di negozio stavano artisti , professori d ' Università , un grande scultore e un libraio tedesco ; la musica fondeva tutta insieme questa gente , la cui vita svolgevasi distante e diversa , e anche negli intervalli la medesima cordialità creava nell ' atmosfera come un tepore , un sorriso . Uscimmo che declinava il sole . La valle era tutta fiorita e mossa d ' abiti chiari e d ' ombrelli variopinti , come se l ' inverno imminente non soffiasse nell ' aria . Picaday a braccetto con Quibio andava innanzi , ed io dietro , sentendomi un po ' isolato , ma con un gran desiderio di non essere un estraneo nella folla che ora si riversava lungo la viuzza sinuosa . Un gruppo , fra cui predominavano le donne , raggiunse i due , facendo loro ala : i due si erano fermati a guardare il lavoro sospeso lungo il ciglione . Era la trasmissione elettrica . La città appariva in distanza velata di nebbia ; più presso , il Po tra i pioppi ; a pochi passi , la strada bianca e polverosa di Moncalieri . Picaday parlava del telegrafo Marconi . - Nulla va perduto - diceva egli . - Gli esseri che sono intorno , dalle cose alle persone , agiscono su noi , onde noi siamo ricevitori , condensatori , trasmettitori ... Forse anche le cose che diciamo morte , sono più vive di quando vennero all ' esistenza . Le case , le stanze , i mobili , si può dire che sono vivi soltanto quando c ' è morto dentro qualcuno , e forse accumulano un ' energia di vite passate che si scarica su noi ad ogni contatto . Onde e pulsazioni , tutto l ' universo non è altro , dal nostro cuore al sole ! Io mi raffiguravo infatti un ' incisione che avevo veduta nei giornali . Delle antenne , nient ' altro . L ' uomo ha trovato le sue antenne , come gli insetti : esse palpano l ' aria . E così la terra viene avviluppata dall ' anima umana . Oltre l ' atmosfera , oltre i pianeti , oltre , oltre ! E Picaday continuava tormentandosi la barbetta e sorridendo : - Chi sa dirmi perché l ' uomo cammina in piedi , cioè parallelo al raggio della terra e del sole ? Perché egli è un vero raggio della terra , egli la irradia nell ' infinito . Io rimanevo come trasognato . Quelle erano le idee che io ruminavo da anni e il solo sentire che un altro le esprimeva mi faceva un effetto strano , come d ' una prova , infine , che esse esistevano . E quegli pareva estrarle dalla confusione della mia mente , pronte e lucide , come dell ' oro dalla ganga . La sera scendeva . Le donne ridevano . - Che belle fantasie ! - dicevano al disegnatore . Infatti , siamo ancor ben lontani da tutto ciò . Fantasie ! E mi sentii solo , solo , come quando , bambino , correvo troppo innanzi nei sentieri , e non udivo più dietro me il passo zoppicante di mio padre . Stavamo per sboccare nella strada provinciale . A un tratto alcuni ciclisti passarono . Un piccolo automobile scivolò tranquillo dinanzi a noi : altri ciclisti seguivano . - Il re ! - dissero alcuni . Passò a distanza di pochi passi . E d ' un colpo la confusa , dispersa , informe mole della società mi s ' affacciò , mi circondò , mi assorbì . Che ironia ! Che caduta dal sogno armonioso di Picaday ! Ma non basterebbe volere ? No : prima bisogna sapere , e prima di sapere , vivere ... - Che stai almanaccando , Martino ? - mi domandò Quibio , toccandomi la spalla . Il mio pensiero correva dietro il veicolo già lontano . - Siamo sempre allo stesso punto , amico mio ! Bisogna che tutti abbiano prima di che vivere ... - Roba vecchia ! - Sì , ma nessuno incomincia , nessuno opera : ciascuno pensa per sè e nessuno pensa a tutti ... Un ' idea repentina aveva lampeggiato nella mia mente . Giunto a casa , scrissi sulla fronte d ' un quaderno : IL PIANTO DEL POPOLO . Poi rimasi lungo tempo con la penna in aria fissando la lucerna . La commozione mi gonfiava il petto , come se mi accingessi ad un ' opera grandiosa in cui sarei rimasto certo inferiore al còmpito , ma avrei infuso tanta intensità di fede da rimovere una montagna . Rimasi a lungo senza raccapezzarmi : non già che mi mancassero le idee : esse tumultuavano come un fiume che non trovasse sbocco . In breve il mio capo s ' appesantì e gli occhi s ' intorbidirono . Dovetti coricarmi . Sedato il primo tumulto , cominciai a vedere e discernere ne ' miei pensieri . Era necessaria molta brevità , molta chiarezza , e una gran passione . Non si racconta di certi Santi , che avevano una tale efficacia di persuasione da guadagnare il cuore degli stessi tiranni ? Ci voleva un esordio rivelatore , una trattazione bene equilibrata e particolareggiata , e una perorazione che bruciasse come la fiamma . La prima e l ' ultima parte potevano improvvisarsi dopo aver bene allestito la mediana che era la più ardua . Scelsi e respinsi successivamente molti progetti . Dipingere il male delle diverse classi e propugnare la necessità della loro fusione ? Ma io non ne conosco che una ... Ripigliar il programma non mai attuato : Libertà , eguaglianza , fraternità ? Parole andate fuori d ' uso ... Classificar le materie secondo i diversi ministeri del Regno ? E mi sentii d ' un tratto umiliato , stupido , nullo ! Per quindici anni m ' ero tuffato in tutte le correnti del sapere , ma da egoista , per soddisfare soltanto la mia sete enorme . Da tutta la mole di cognizioni che mi gravava dentro , io non sapevo estrarre una semplice regola di vita , né per me , né per gli altri ... E desiderai subito di addormentarmi , di isolarmi , di sottrarmi a tutte queste pressioni intorno , che mi imponevano qualcosa ch ' io non vedevo né sapevo , qualche còmpito troppo faticoso ... Ah , poter dormire ! C ' era tanta gente , che non avrebbe dovuto dormire ! Io ero solo , solo , senza un cane ! Io non dovevo nulla a nessuno ! Ma non mi addormentavo . Una cosa soltanto ero sicuro di poter ben fare . Dipingere la gente che soffre e che muore . Molte cose muoiono insieme ad essa : l ' amore , la fiducia nella giustizia presente , la fede nella giustizia avvenire . Per molti non resta che la disperazione , e in essa non sono più neanche sostenuti dal pensiero d ' una condanna comune . Ognuno morendo sa che ha diritto di vivere , e che ne avrebbe il potere , se l ' altro uomo , se una coalizione d ' uomini non glielo rubasse ... La critica della società presente mi sarebbe dunque stata facile ; e questo era la prima parte del mio programma . La seconda consisterebbe nel ricostruire . Delle diverse sorta di socialismo avevo poca conoscenza , ma sopratutto mi scontentava in esse l ' importanza eccessiva accordata al danaro , a tutto quello che forma bensì la condizione sine qua non dell ' esistenza , ma che di per sè è troppo poco . Finalmente mi attenni a un progetto che mi parve men preciso nella sua composizione , ma che dava maggior riposo al mio spirito . Mi alzai e lo buttai su carta subito . Ecco . - Un re , che contempla una società in uno stadio più alto , vuol condurvi con un metodo di governo i suoi sudditi , col proposito anche di abdicare quando li sentirà veramente liberi . Suo strumento principale : i Medici e i Maestri . Da una parte libertà , dall ' altra azione . Libertà anche all ' errore , ma tutto il favore e l ' aiuto efficace alla luce . Tendenza all ' abolizione di tutti i legami , da quelli materiali per i delinquenti e i pazzi , a quelli morali per tutti gli uomini ; dalle manette ai codici . Abolizione graduale della proprietà ereditaria : dato il sufficiente ad ogni nato d ' uomo , ricada tutto il suo acquisto , alla sua morte , nel fondo comune . Personalità giuridica della donna , uguaglianza dei sessi di fronte alla conquista della personalità , della libertà , della felicità . Libero sforzo di ciascuno verso la propria vita , verso il proprio amore . Protezione della nascita e dell ' allevamento dell ' uomo . Riposo assicurato ai vecchi . Sorveglianza continua sulla salute pubblica fino alla eliminazione della malattia . Massimo favore alle industrie , al commercio , alle scienze , incoraggiando l ' uomo alla conquista di se stesso , della terra , del cielo . Fede nel progresso dell ' umanità , come se non fosse , e non è , destinata a morire colla Terra . Culto della vita ... E mi addormentai intenerito da una grande speranza . VIII . Era di marzo . Fuori un gran vento : dentro la soffitta di Quibio una pace tranquilla sotto la grossa lampada che spandeva una gran luce bianca e uguale . Io voltavo le spalle alla finestra : egli avea voluto quello sfondo perché le sponde dell ' abbaino mi facevano da cornice . Disegnava rapidamente : la mossa della sua faccia e del suo sguardo , dalla carta a me , mi davano un po ' d ' inquietudine . Egli mi disse : - Pensa a qualche cosa e cerca di star immobile . Per esempio , pensa a qualcosa di astratto ; Non hai un problema di geometria da risolvere ? o di astronomia ? Tu sei astronomo , non è vero ? ... E se parlo , non rispondermi . Fissati su qualche pensiero e non rispondermi . Cercavo di fissarmi , com ' ei diceva , ma non ci riuscivo . Pensai al mio Memoriale che avevo ricominciato più volte . Eran passati quattro mesi dacché l ' avevo ideato . Io che sapevo a mente la storia delle nebulose e della terra e degli organismi , ignoravo la semplice storia del primate , dell ' homo sapiens . Prendendola a studiare trovai che nelle parabole delle civiltà , tutto quello che immaginavo come società ideale , era già in qualche modo esistito L ' ascesa di un popolo sarebbe in avvenire l ' ascesa dell ' umanità intera , nient ' altro . E dopo ? Dopo il benessere , la decadenza . La nazione gode , non si propaga , i barbari la sopprimono . Quando tutta l ' umanità sarà felice , ecco finita l ' umanità ... In fondo poi importa qualcosa ? Tutta la storia , un punto sul quadrante dell ' immensità . - Hai una faccia stanca - disse Quibio ... - Così non va . Ripòsati un momento . Mi alzai , mentre egli appiccicava il suo orlo di cera a una piccola lastra cui avrebbe dato l ' acido la dimani ch ' era festa . Egli disegnava tutta la settimana e lavorava la lastra alla domenica . Diedi un ' occhiata in giro per la stanza . Egli mutava spesso la posizione degli oggetti , numerosi e bizzarri , che teneva sui mobili e appesi al muro . In mezzo alla parete scorsi una figurina , una signora vestita di bianco , il cui volto fino era disegnato di profilo su un fondo d ' alberi : la figurina si moveva con grazia indicibile . Quibio mi guardò e sorrise : - Che ne dici ? - Bellissima . - Lei è più bella ... Egli tacque , sorridendo internamente . - Che cos ' è quell ' arpa ? - chiesi , osservando una stranissima caricatura appiccata alla parete . Era un uomo lunghissimo , di profilo , il cui busto , le cui gambe e un braccio allungato fino a toccare i piedi colla punta delle dita formavano un triangolo o un ' arpa : l ' altra mano pizzicava le corde tese che gli legavano busto e gambe . - Non vedi ? - rispose egli tutto esilarato . - È il sindaco Di Nole che riceve i sovrani , caricatura musicale di Picaday . Come ti piace Picaday ? - Simpaticissimo ! - È un terribile mangiatore di libri , come te . Credo che v ' intendereste . Ti racconterò una storiella che ti prego di tener segreta . È stato mio compagno alla scuola d ' arti e mestieri . Poi non l ' avevo più visto . Cinque anni fa m ' imbatto in lui a Strassbourg , cioè a Porta Palazzo . Stava contemplandosi in una vetrina , e non era affatto bello , te l ' assicuro . Io me gli metto accanto e saluto la sua figura barbina tra i cappelli di signora inalberati di là dal vetro . " Ciao , Pica " - Ciao , Quibio ! " Uscito dal mio abbraccio un po ' vigoroso , lo vedo vacillare e impallidire . " Cos ' hai , Pica " - Non ho mangiato da tre giorni ! " Lo condussi in una trattoria e mangiai anch ' io con lui , per cerimonia ; erano le due . Quando ebbe finito , mi caricò d ' insulti e se n ' andò . Solo l ' anno scorso l ' ho riveduto , rifatto a nuovo , e , caro mio , s ' è buttato a piangere nelle mie braccia come un fanciullo . Egli aveva terminata la sua bisogna : mi disse di rimettermi in posa , il che feci . Poi ricominciò : - Sai la novità ? - Che ? - Non vedi là il ritratto di Cimisin ? Non l ' avevo mai potuto cogliere . Ora finalmente ... povero diavolo ! Già tu non sai mai niente : vivi nelle nuvole ! ... Gli è capitata bella ! Dicono che in dieci anni che è qui non ha mai chiuso l ' uscio per paura che un fabbro framassone lo scassini . L ' altra mattina lo si vide chiuso . Puoi immaginarti ... E c ' era un pezzo di carta appiccicato su : Chiuso per decesso dell ' inquilino ! Ce l ' aveva scritto lui . Allora venne il segretario e mandò per la Questura . Fu aperto e si trovò il povero vecchio disteso sul letto colla febbre . Accanto , per terra , c ' era un braciere , non consumato però . Il povero diavolo s ' era ubbriacato per aver del coraggio : nota che non beveva mai ... poi s ' era buttato sul letto . Ma il vino gli aveva fatto male , e l ' aveva vomitato mezzo sul braciere ... - Che destino ! - esclamai . - Credevo che almeno quello lì fosse felice ! - Un particolare . La gabbia era vuota . Probabilmente aveva dato la libertà al merlo dell ' Inno ... Rimase un po ' in silenzio , indi riprese , quasi per intrattenermi ; mi sentivo divenir tristissimo : - Hai visto lo sciopero di Loani ? Quattro contadini morti . Gridavano : Viva il re ! dopo avere dato fuoco al municipio ... Come siamo indietro ! È ancora il concetto di mio nonno , di Sciolze , che , essendo in lite con un consigliere comunale , voleva andar dal re a farsi rendere giustizia . - Ma credi tu - gli opposi - che un re non potrebbe mutar la faccia d ' un paese , tanto più sentendo questo appoggio nell ' anima della razza ? - Tu sei un reazionario , caro mio ! - rispose egli ridendo . - Sta ' in guardia ! Abbiamo una costituzione e un parlamento : supponi pure che entrambi siano cattivi , ma è il popolo sovrano che li ha voluti . Non indaghiamo qual sia stato il popolo sovrano di allora : non era diverso da quello d ' adesso ... Sotto ce n ' era un altro ? Questo non ha voce in capitolo , caro mio : egli non vede nessun soccorso vicino , perché gli sta sopra quell ' altro popolo : perciò domanda aiuto molto lontano , alla provvidenza , che è per lui rappresentata in terra dal re . Questo ti spiega i plichi che gettano nell ' aula della Camera . Ah ! Bellissimo ! - e Quibio si esilarava sempre più . - Ma l ' uomo del plico ha già un ' anima borghese ... Il popolo vero invece va direttamente dal re ... Perché non ci vai tu ? Gli fai un discorso ... Lo scherzo mi colpì d ' uno stupore improvviso , come se ad un tratto fossi stato scoperto in un pensiero indegno o molto sciocco . Reagii intimamente e tacqui . - Hai visto Crastino in questi giorni ? - fece egli cambiando tono , quasi per farsi perdonare . - L ' ho visto domenica scorsa . Tornava dal lato della Barriera di Francia . Sembrava stanchissimo : lei l ' aveva a braccetto e pareva che lo sostenesse ... - Quel ragazzo è finito ! - sentenziò Quìbio . Mi parve d ' esser colpito al cuore . N ' ebbi un brivido di paura . Io non ho mai veduto un ' agonia . Ero forse presente quando morì mio padre , ma una vicina mi trascinò fuor della camera e io non lo vidi più . D ' altronde non posso più concepire la morte , se non come un passaggio , una crisi . Oltre , che c ' è ? Non so . Ma la morte , la fine , non esiste . - Che cosa sei tu in politica ? - continuava Quibio , intento a disegnare . - Io sono stato anarchico , ma anarchico amorfista , intendiamoci bene : tu mi sembri un di quegli anarchici utopisti che erano per noi il fumo negli occhi , Reclus , Bakounine , Tolstoi , Ibsen ... " Uomini , siete nati buoni : perché non v ' abbracciate ? " Ma allora , vedi , avevo fame e tenevo una moglie tisica ... perché io sono vedovo , non lo sai ? Sentivo un piede che mi calpestava e mordevo ... cioè : mi facevo mordere , perché , così come mi vedi , senz ' aver mai fatto male a una mosca , per semplice sospetto , fui portato in un astuccio da Piacenza a Capri , al reclusorio , e ci stetti un anno . E mia moglie , nota bene , mi aspettò tanto da poter morirmi nelle braccia . Aveva venti anni . Tacque . Le sue mascelle scricchiolarono . Si levò sul busto , diede un respirone , poi si chinò sulla tavoletta : - Tu non hai fatto il servizio militare ? - No : ero inabile , troppo lungo e smilzo ... - Quanti anni mi dài ? - proseguì . - Trenta almeno ! Ne ho venticinque ... Che cosa sono in politica ? Sono un bon enfant che vuol vivere facendo dei forti quadri della vita che mi freme dintorno , nient ' altro . Ma voglio aver libertà di pensare , di lavorare , di amare ... Ci sono dei paesi dove ciò non è tanto impedito : di questi il più affascinante è Parigi . Non è vero ? Ah la libertà , l ' arte , la vita ! S ' interruppe un momento e strizzando gli occhi verso di me : - Così va bene . Abbi pazienza un minuto e ti lascio ... E s ' immerse nel suo lavoro . Io non l ' ascoltavo già più . Pensavo . Conosco un uomo privato , un amico del mio direttore , un filantropo , che senza una religione cui potesse far appello , ha allevato centinaia di fanciulli , sfamato e vestito gran numero di pezzenti , sollevato innumerevoli miserie ignote . Supponiamo che un tale apostolo fosse deputato , fosse ministro ... Io sono ignorante di politica ... " Lo rovescierebbero ! " Ma perché ? Quando evidentemente fa un gran bene ? Ma costui dovrebbe vivere con un solo pensiero , con un solo desiderio , e questo desiderio dovrebbe essere la sostanza della sua vita . Supponiamo che costui avesse il potere più esteso che un uomo possa avere in una nazione . Invece , se un uomo investito di questo potere non fa nessun atto perché cessi uno stato di cose intollerabile ... Evidentemente bisogna concluderne che non lo conosce . Perché io sento che in tal caso farei miracoli : e quando non riuscissi a nulla , eh ! che so io che cosa sarei , infelicissimo ! ... Dunque egli non sa . C ' è chi gli fa ressa intorno perché non veda ; c ' è chi gli prepara ai lati due siepi di facce prosperose , perché non possa sospettare la miseria , la fame . la morte ... Trovare chi sappia chiamarlo , condurlo per mano nel sottosuolo maledetto ! Il pittore mi guardava e affrettava il suo lavoro con una specie di febbre . Io mi sentivo rimuovere dentro con una lenta inquietudine , come se qualcosa stesse per schiudersi nel mio cervello , un ' idea , ma luce . Ma un gemito anche mi pareva sentire dentro di me ; un gemito venuto chi sa da qual profondità del mio essere , e l ' inquietudine cresceva , e un senso d ' affanno cresceva , mi riempiva a poco a poco , mi montava alla gola : una specie di terrore mi afferrava , mi dilatava il capo . E un silenzio ... ! Il gesto del pittore mi pareva muto , strano e pauroso : a un certo punto i suoi occhi mi divennero intollerabili . Ad un tratto un grido acutissimo mi colpì : pareva strapparsi dal fondo delle mie viscere . Il pittore scattò in piedi . Aperse la finestra ; guardò nel buio : - È là ! La soffitta di Crastino ... Ci slanciammo entrambi nel corridoio . L ' uscio di Crastino s ' apriva allora e un rettangolo di luce si gettava nel muro opposto , e un ' ombra in mezzo . Prima che si richiudesse affatto , giungemmo ed entrammo senza picchiare . Era la moglie dell ' ubriaco ch ' era entrata , e la Biondina , discinta , coi capelli sciolti e la faccia scomposta , che le aveva aperto , si buttò traverso il letto con un gemito profondo di bestia ferita . Sul cuscino la testa di Crastino immota , rigida , pareva sorridere . - Morto ! - disse il pittore , mettendogli la mano sul petto . Io mi lanciai verso il povero amico , gli afferrai la testa fra le mani . Lo chiamai sommesso , ma con tutta l ' intensità del mio desiderio . Pesante , pesante , inerte . La ragazza stava supina traverso le ginocchia del morto , con le mani ficcate nelle coltri , emettendo il suo gemito che non aveva più d ' umano , quasi tutta coperta dei suoi capelli . Minca la scosse , cercò sollevarla : ella si volse con impeto , mostrandoci un viso terribile . Senza dubbio ella voleva tutto per sè quel suo bimbo doloroso anche nella morte . - Qui bisogna far qualcosa - disse Quibio . - Sì - diss ' io . - Intanto un medico ! - E inutile . Ma si può provare . Si potesse almeno saper qualcosa da costei ! - La ragazza è qui da un ' ora e mezza - disse Minca . - L ' ho chiamata io . Passando , avevo udito il lamento del giovanotto e gli avevo domandato se desiderasse qualcosa . Allora lei è venuta , tutta affannata , e li ho lasciati soli . Io mi precipitai a cercare il medico del quartiere . Abitava a poca distanza . Venne subito . Si appressò al letto , palpò , ascoltò , crollò il capo . Allora ci domandò spiegazioni : gli indicammo la ragazza , che si era levata conservando la sua faccia chiusa e terribile . - Com ' è avvenuto ? - le chiese in tono perentorio . Il suo volto si decompose : ella scoppiò in singulti . - Non so - cominciò singhiozzando . - Pareva tranquillo : credevo di averlo addormentato . Tutto ad un tratto mi serrò le braccia colle mani tanto da farmi male ... Balzò su a sedere , diede un rantolo e cadde rovescio . Il medico strinse le labbra : - È così . Doveva accadere ... Ora pensiamo ai vivi . Voi siete uomini - aggiunse volgendosi a noi . - Quel povero giovane era tisico e affetto da mal di cuore . Pensateci ... E intanto portatemi via queste donne . Non c ' è altro a fare . Buona notte ! - E se n ' andò . La ragazza ricompose adagio le coltri sul petto e sulle spalle del morto , rimboccò il lenzuolo . La bella testa affondava nel guanciale : ella rilevò i capelli su la gran fronte pura . Nessuna ruga su quel viso : la morte aveva disteso nel riposo quei muscoli che gli davano espressioni mutevoli e intense : le grandi orbite , le palpebre immote erano sigillate per sempre : una testa marmorea , che soltanto la piega indecisa della bocca rendea viva d ' un lontano ricordo di vita ; un ricordo indefinibile , triste e dolce , che non poteva contemplarsi senza un acuto intenerimento , tanto appariva lontano e pur presente , manifesto ai vivi , ma con un ' impronta d ' eternità . Lo stesso senso di augusto mistero doveva penetrare il pittore e Minca , perché , senza staccar gli occhi dal morto , sentivo ch ' essi lo contemplavano , e non respiravano , per ascoltare il silenzio eterno , che sospendeva sul nostro capo e intorno a noi per un istante il tempo e la vita . Quanto rimasi così , fuor di me stesso ? Allor che mi riscossi , avvertendo un gran freddo ai piedi e alla schiena che appoggiavo al muro , non c ' era più nella stanza che la ragazza , seduta accosto al letto , con la testa immersa nelle coltri , immobile . Dormiva ? La lampada impallidiva , perché il cielo imbiancava , traverso i vetri nudi , e l ' aria intorno mi pareva mortalmente gelida , come se la morte emanasse da quello ch ' era stato il mio povero amico e m ' entrasse tenacemente nelle membra . Il giorno dopo era bellissimo . Il sole riempiva il cortile di scintillii . Le finestre del palazzo si aprirono di buon ' ora , le donne uscirono sui ballatoi sottostanti , assonnate e sorridenti nei loro accappatoi chiari . La notizia che c ' era un morto nelle soffitte non scemò l ' animazione delle gallerie interne , ove i ragazzi si rincorrevano o si chiamavano tra ' cancelli . Solo le soffitte restavano silenziose e tetre , essendo cessato anche il vocalizzo e il martello di Cimisin . Di buon ' ora tutti gli inquilini , compresi i fanciulli , sfilarono nella soffitta di Crastino , poi si rinchiusero o abbandonarono le tristi celle per scendere nelle vie . Più volte all ' anno così Aeropoli portava il lutto . Io andai al Municipio , poi combinai i funerali per il mattino seguente . Avevo trovato un modo di smagrire un po ' il mio gruzzolo . Scrissi alla dottoressa per informarnela : scrissi all ' editore , sebbene sentissi con ira che questa morte gli avrebbe profittato non poco : forse avrebbe giovato anche alla memoria del poeta . Tornai a mezzodì : la ragazza era sola presso il morto : con la donna gli aveva fatto l ' ultima teletta : ora egli poteva partire . Invano volli indurla a prender qualche cibo : cupa e risoluta , pareva mal tollerare che gli altri si occupassero di lei e del suo povero amico : nondimeno certi sguardi talora sembravano domandarmi perdono . La notte il pittore venne con la sua tavoletta e il carbone . La ragazza diede in smanie a vederlo : poi s ' acquetò stanca com ' era . Due candele , l ' una presso il capo , l ' altra lontana , doravano la testa marmorea d ' una luce molle e tranquilla . Ma lo strisciar del carboncino sulla carta mi dava fastidio . Sebbene comprendessi l ' impulso invincibile dell ' artista , non riuscivo a tòrmi il senso d ' una profanazione . Ma quanti atti che la consuetudine non ci fa più avvertire , hanno della profanazione di fronte alla morte ! E i funerali stessi che io avevo combinato con un impresario ? Ah miseria nostra ! Forse quello del buon artista era il tributo più sincero e di maggior valore che il povero poeta avrebbe avuto mai . Così pensavo , uscito fuori nei corridoi e appoggiato sulla ringhiera del balcone che dà nella corte . In basso qualche finestra era illuminata : che avveniva là dentro ? Visioni rapide e vaghe di passione , di maternità mi passarono negli occhi . Poi guardai il cielo . Nero , cupo , senza una stella . Dov ' erano i mondi in cui immaginiamo vite fraterne , e che la morte , l ' inconcepibile distacco d ' un essere ideale dalla creta corruttibile , ci rende più prossimi e imminenti ? Lì , oltre quella cortina di nubi nere . Quello che fummo e quello che saremo oltre il piccolo spazio che abbiamo occupato qui , esiste forse in una di quelle luci che ci guardano come occhi d ' un essere caro ... Custodisco io forse in fondo agli occhi miei lo sguardo di mia madre ? La vita , un respiro : una bolla nasce in fondo all ' acqua , sale , si frange . Muoiono gli esseri e ci lasciano il loro sguardo ... Io vorrei lasciare un sorriso . Al mattino comprai un giornale . Portava un breve necrologio di Crastino , opera certo dell ' editore . Egli si presentò difatti alla soffitta , sorvegliò il lavoro dei becchini che inchiodarono la cassa : la fece scendere in portineria : tutto ciò con un ' aria quasi di padronanza . Era piccolo , obeso , con un testone giallo e calvo ; faccia imbozzacchita tra due fedine color di stoppia . I suoi occhi frugavano tutt ' intorno , nel cassetto del tavolo e sugli scaffali sbilenchi : era evidentemente imbarazzato dalla mia presenza . Poco dopo giunse la dottoressa , infantilmente serena come sempre : la malattia e la morte erano spettacoli consueti per lei : diede un ' occhiata in giro per la soffitta : - Tutto questo dove andrà ? - disse . - È vero , non ci ho pensato - risposi . - Chi vuol che prenda questa roba ? D ' altronde , pochi libri , alcuni panni : un letto di ferro ... - Se nessuno l ' esige , la prendo io - aggiunse ella . - Il letto mi serve . Sono certa che il povero Crastino mi approverebbe . Che ne dice ? - Credo anch ' io - risposi , ammirando la sua praticità di massaia dei poveri . - Però converrebbe parlarne alla Biondina . Poi trasse due giornali : - Certo non avete veduto l ' articolo di mio papà sul Popolo . C ' è anche qui una Cronaca letteraria della Stampa che lo riguarda . Leggerete poi . Quanto alle sue carte , credo meglio che le prendiate voi subito . Vedremo sul da farsi . Ma non lasciate che se n ' impadronisca l ' editore . Questi risaliva appunto , dopo aver fatto disporre la bara nella portineria . Salutò ossequiosamente la dottoressa : - Dappertutto , la fata ! - disse con voce nasale . - Sì , ma arriviamo sempre troppo tardi noi , non è vero ? - rispose ella semplicemente . S ' inchinò e uscì . Il vecchio mi scrutava con una certa preoccupazione : - Voi eravate suo amico , non è vero ? - Suo parente , signore - risposi . Avevo pensato al modo di contrastare l ' ingordigia del vecchio . - Ah , mi congratulo . Lei aveva un cugino veramente geniale . Se avesse saputo aiutarsi un poco ... Intanto la prego di ricordarsi di me . Lei sa se avesse qualcosa di compiuto ? Conosce i suoi manoscritti ? E guardava intorno , ove nulla era rimasto in evidenza , contro tutte le abitudini del mio amico , la qual circostanza cominciava a preoccuparmi . Egli uscì dandomi una lunga stretta di mano . Un pensiero mi traversò la mente Non avrebbe egli potuto stampar il mio Memoriale ? Mi diedi dello sciocco . Un correttore di bozze , via ! Eppoi , come sarebbe pervenuto alla sua destinazione ? Chiusi l ' uscio Apersi il tavolino : nulla . Frugai nella scansia , sfogliai alcuni libri . Evidentemente tutti i manoscritti erano stati messi in salvo da Crastino stesso e affidati a qualcuno . Forse alla Biondina ? Ma ella era coricata come in torpore , sul suo letto , trattenuta nei momenti di rinvenimento subitaneo dalla donna dell ' ubriaco . Eran le otto . Scesi . Molta gente era adunata ai lati del portone , giovani , studenti forse . Una bella corona di rose era sulla bara : guardai la dottoressa , come a interrogarla . Ella sorrise : - Amava tanto i fiori ! Quibio entrò : - Va a vedere , Martino . Il nostro morto non ci appartiene più . Tutta la strada è piena di gente . Un ' altra grossa corona fu portata da due giovani : aveva un nastro rosso fiammante , su cui era scritto : Avvenire . Poi altre quattro successivamente : l ' ultima enorme . Una era dell ' editore , le altre anonime ; una , fittissima , tutta di viole . Questa portava un verso del poeta : Fior moribondi sopra un morto cuore . Giunse il carro modesto ch ' io avevo comandato . L ' editore si precipitò in portineria con un registro ch ' era andato a comprare sul momento , seguito subito da tre o quattro , che apposero la loro firma dietro la sua . Io e il pittore ci guardammo indignati . Quibio fece un moto per lanciarsi sul libro : lo arrestò lo sguardo della dottoressa , che sorrise : - Che fa ? Ciò non impedirà che questo sia un funerale ben nuovo . Vedrete . Infatti il portone e la strada erano talmente ingombri , che le guardie dovettero intervenire per far largo alla bara e poi al carro che s ' avviava . E una vera folla circondò il carro e s ' incamminò dietro ad esso . Stormi di giovani , molti con fiore rosso all ' occhiello ; qua e là alcune barbe bianche , teste di soldati d ' un tempo , oggi sognatori della terra promessa ; una carrozza nera ove intravedevasi una figura di donna ; giovanette , studentesse forse , dal viso alto e tranquillo ; e in fondo la lamentevole schiera degli abitanti di Aeropoli , i veri compagni del morto , che sentivano con lui la fatale solidarietà che li aveva uniti in vita e li portava ora dietro la sua bara , tutti . Eccetto quest ' ultima schiera , non aveva , tutta questa folla , una fisionomia di circostanza : un brusìo ne usciva , come di molte voci sommesse : riflessione , risoluzione e speranza facevan sereni quei visi e quegli occhi , intesi più ai barlumi annunziatori del domani che non alla chiarezza del bel giorno di fin di marzo . Si parlavano , s ' informavano : un compianto comune avvinceva subito i prossimi e li innalzava a comuni pensieri e aspirazioni . Un avviso di giornale e l ' appello di un uomo di cuore avevano adunato dietro il feretro d ' un derelitto tutti i cuori insofferenti della miseria e dell ' ingiustizia . - Povero Crastino ! - mormorò Quibio . Osservai ch ' egli gettava qualche occhiata rapida alla carrozza nera , che s ' era avviata dietro il corteo , a distanza . - È ben triste ! - risposi io . Ma il cuore mi palpitava forte , e pensavo a lui con un senso di tenerezza , come quando mi avviene di essere assalito da un presentimento vago di un bene segreto a persona che mi è cara . Poi il pensiero del mio memoriale mi assorbì . L ' umanità , un attimo ! Come ero avvezzo a queste astrazioni ! Ma ecco che la realtà mi riprendeva : il sole , i volti umani , il dolore , la morte . E lo sgomento mi assaliva . Perché mi sciupavo il cervello su uno schema di Società astratta , fissa , mentre tutta l ' umanità intorno a me ondeggiava come un mare ? Ecco qui , da un lato , aeropoli , i condannati - il determinismo sociologico ! - Dall ' altro l ' idealismo - quelli che vivono nell ' utopia . Da una parte gli oppressi , dall ' altra i martiri : rifiuti gli uni e gli altri ... E intorno intorno al piccolo nucleo , il vuoto : il vuoto ostile ... cioè la folla , la folla amorfa , il formicaio enorme in cui dei piccoli esseri s ' aggòmitano , si mordono , si schiacciano , si asfissiano in una innumerabile e disordinata ascesa verso la vita , la luce , la felicità . E la volontà individuale , la mia volontà che può fare ? Indurre un soffio di follia , sollevare le pietre del selciato , schizzare del sangue umano sulle faccie d ' una massa ebete ; questo forse ... Ma confortare , guarire , illuminare , far felici ? ... Il corteo , ingrossatosi a mano a mano lungo i viali e a Porta Palazzo , traendo seco nuovi seguaci e curiosi per la singolarità della gente che lo componeva , giunse al Cimitero . Nel campo dei poveri , fra le croci basse e rugginose , la bara fu deposta sull ' orlo della fossa . Un mormorio corse nella folla . Si attendeva . I becchini calarono la cassa . Fiori si spiccarono dalle corone e caddero sul legno nudo . La signorina Eva salì su un mucchio di terra accumulata sul ciglio , alzò un mazzetto di rose che teneva in mano e parlò . Riporto le parole , che furono stampate sul Popolo : " Hanno portato qui una corona che reca un verso di Crastino : Fior moribondi sopra un morto cuore , " Di chi è la corona ? Non importa saperlo . È il tributo dei fratelli a colui che ha interpretato la loro inquietudine e il loro dolore , la loro lotta e la loro speranza , la loro aspirazione verso la serenità e l ' armonia . Era un usignuolo , nato per godere la libertà della terra e del cielo . La macchina mostruosa che è la società moderna gli ruppe le ali e lo uccise . Egli era la libertà , era la bellezza , era la felicità che vi canta in cuore , o fratelli , o suoi fratelli : era l ' amore . Noi gli poseremo sul petto questi fiori moribondi , sul povero petto consunto , sul cuore morto d ' inanizione . Ma noi che non crediamo alla morte , gli getteremo anche a piene mani i nostri fiori più vivi , le nostre speranze , il nostro lavoro di preparazione per un domani migliore , o fratelli , la felicità e la riconoscenza degli uomini avvenire ! " . IX . Egli era assolutamente fuori di posto nella società presente . Dal suo volume di versi che aveva raggiunto due edizioni , non aveva ricavato che seicento lire , e la metà l ' aveva lasciata dall ' editore comprando continuamente libri . Avrebbe avuto bisogno d ' un editore quale ho letto che ce ne furono in Francia al tempo del Parnasse e più tardi , che anticipavano denaro ai poeti od assegnavano loro una somma mensile . Sono convinto che ottanta o cento lire al mese l ' avrebbero fatto felice e gli avrebbero permesso di gustare senza difficoltà né rimorsi le due tazze di caffè giornaliere che , a suo dire , gli erano necessarie come l ' aria . Ma anche l ' aria , povero diavolo , gli si concedeva scarsa e di pessima qualità . Mi parlò molto di poesia e avrei voluto raccogliere tutte le considerazioni preziose che mi veniva sgranando di continuo ad ogni occasione , se non fossi disgraziatamente affatto ignaro perfino della prosodia . Egli era anche un profondo musicista . Ma la musica di cui egli parlava maggiormente e di cui si diceva nato cultore era l ' armonia dell ' universo , era il cielo , l ' innumerevole unità del cielo : soltanto , egli l ' amava troppo , e si dimenticava di vivere , di essere , su una minima stella , una minima nota di quest ' immensa armonia . Rinunziava a vivere , ad amare ( amare l ' amore , cioè la propria integrazione , se stesso ) per pensare ; si uccideva nel corpo per vivere della mente , rompendo in sé quella musica che adorava nell ' universo . È vero che il suo corpo non lo induceva ad amar l ' esistenza . Esso non gli si faceva sentire altrimenti che come un peso o una sofferenza : la miseria e la lenta inanizione , peggiore della fame , perché poco si avverte e non provoca reazione , infiacchendo sempre più gli organi del senso animale ed acuendo le sensazioni superiori , lo avevano reso indifferente alle esigenze del corpo : non le sentiva più . E alla fine una febbre , una specie di ebrietà continua che lo teneva in una strana illusione di felicità , di gioia , lo estenuarono affatto . Il giorno dopo tutti i giornali dell ' Alta Italia , riferendo la morte del giovane poeta e facendone grandi elogi , rintracciavano nei suoi stessi versi le querele su la noia di vivere e le invocazioni alla morte , come sintomi e presentimenti . Uno proponeva l ' erezione d ' un asilo per i pensatori e gli artisti , lamentando le tristi condizioni d ' una società ove gli uomini d ' alto intelletto sono costretti a dedicare la maggior parte della loro attività alla bisogna del pane e ad esercitar la loro massima forza che li costituisce re dell ' umanità , quasi di straforo , di furto , se non vogliono morir di privazioni . Io ricordavo quel ch ' egli m ' aveva raccontato un giorno : aveva inviato dei versi a parecchie riviste sociali e la risposta era stata : che la poesia è inutile alla società e trastullo de ' scioperati . - Vedi , - mi diceva - ho la disgrazia di non poter leggere che giornali socialisti . Gli altri hanno maggior coltura , eleganza e varietà , ma ne usano per difendere e ornare le cause egoistiche ed abbiette . Sono i sofisti d ' Atene . Quelli socialisti sono i soli in cui non trovi degli insulti personali contro di me e di te e di tutti quelli che ci sono più vicini , i poveri diavoli . Ma essi non mi vogliono , senza dubbio per cecità , perché non mi riconoscono : non sanno ch ' io sono loro amico e necessario . Mi ameranno , troppo tardi , naturalmente ... Borghesi dunque e socialisti non lo volevano , la società moderna insomma , in cui era nato per sua disgrazia . Una volta aveva mandato tre sonetti alla Domenica Italiana domandandone un dieci lire . Erano stati subito pubblicati , ma i danari non vennero ! La società moderna non vuole l ' arte : vuole una certa arte : quella del prestigiatore , dell ' illusionista , del lusingatore . Un giorno gli dissi : - Perché non scrivi tutte queste cose ? Nel nostro momento sociale molte vite sono un segno e un ammonimento . Affinché muti al più presto questa intollerabile galera ch ' è la vita per gran parte degli uomini , alcune autobiografie piene di verità e di passione desteranno i sentimenti di giustizia negli uni , di rivolta negli altri ... Ma egli stimava inutile tutto ciò : - Soffrono ? Perché vivono ? Si lascino morire ! Ed è scomparso . Inutilmente dunque una simile apparizione è passata sulla terra ? No . Una vita intensa si prolunga lontano . Uomini e cose intorno avranno qualcosa di quella vita senza saperlo ... E pensavo che soltanto la vita mia era priva d ' insegnamento : io non avevo fatto nulla e nulla mai mi era accaduto ... Nondimeno cominciavo a presentire che pure a me il destino qualche cosa riserbava . E me ne cresceva il desiderio . In quel tempo io mi immersi tutto nel mio Memoriale . M ' animava un ' energia strana . La mia intelligenza era divenuta talmente libera , che nei momenti più inopportuni , lavorando e persino mangiando , essa si lanciava nello spazio , dandomi spesso , al richiamo della realtà , quasi una scossa al cervello , impercettibile , ma singolare , che mi teneva un attimo nel timor della follìa . Scrissi in quel tempo precipitosamente molte pagine , che più tardi cercai invano di ordinare e alcune perfino mi riuscirono indecifrabili . È quello che avveniva , dicono , al Nietzsche , a parte l ' immodestia . L ' ebbrezza delle idee dà un delirio che si oblia facilmente . Dal naufragio del mio Memoriale ( dirò poi perché lo abbandonai ) ne salvo qui alcune . * * * È un destino che ci tormentiamo continuamente a far delle leggi , sapendo che i nostri figli dovranno sudar sangue nello spezzarle ? Noi tramandiamo , centuplicata , un ' eredità di dolore . Leggo che la vita umana si allunga . La notizia non è fatta per consolare colui che considera come l ' uomo faccia , fino alla virilità , quattro passi , e torni indietro di tre , prima di morire . Le idee camminano , la scienza corre a precipizio : l ' uomo , animale abitudinario , va lentissimo , cosicché noi siamo in gran parte dei barbari che usano del telefono e del radiotelegrafo . Bisognerebbe che la vita umana fosse composta di parecchie diverse vite e che potessimo non solo mutar idee , ma organismi d ' idee . Ciò non sarebbe poi troppo difficile , se la nostra educazione non fosse stranamente imbecille . I nostri padri e maestri ci dànno un ' educazione evoluzionistica a rovescio ! Mi spiego : essi credono necessario , invece di farci partire dal punto a cui essi sono arrivati , farci rintracciare non solo il loro cammino , ma quello dei proavi , e direi perfino tutta la scala animale inversa . Tutti gli errori per cui è passata l ' umanità , essi ce li fanno credere , dall ' adorazione dei feticci ad una religione di terrore , dalla rinuncia alla propria ragione a una fede ultraterrena nel premio e nel castigo . A vent ' anni , i giovani trovano che hanno creduto ad un ' illusione , indi abbandonano questa per un ' altra e per un ' altra ancora . Allora poi si ripete loro : " Cercate , studiate " . Come faranno a gettar quel carico ? Le nostalgie dell ' infanzia e della gioventù accompagnano degli errori : gettandoli , bisogna spogliarsi anche di quelle nostalgie , di tutta la poesia dell ' età fervente . E ora : "Credete!..." Hanno essi ancora forza di credere ? Gli errori dell ' umanità vanno insegnati solo in rapporto colla verità d ' oggi . * * * I Medici e i Maestri : questi riprendono l ' opera di quelli . Tutte le azioni vitali si connettono e si integrano : l ' igiene presta alla morale dei solidi appoggi e delle terribili sanzioni e il colpevole si punisce in se stesso e nei suoi figli . La malattia , la miseria sono errori individuali e sociali di cui portano la pena tutti i responsabili , poiché la tubercolosi , la contaminazione , la delinquenza afferrano quasi con predilezione i fini rampolli degli oppressori e degli sfruttatori . * * * Mi si dice un ideologo , un visionario , un monomane . Quest ' ultimo epiteto mi fu largito da un compagno che mi vede sempre leggere sui giornali i fatti gravissimi e mortali dovuti alla rivolta contro la miseria o alla fuga di essa fuor della vita . Sì , temo perfino d ' esser crudele . I fatti di cronaca , i suicidii sopratutto m ' attirano : li leggo avidamente per scorgere in essi un continuo ammonimento . I giornali illustrati dovrebbero scegliere piuttosto , tra i fattacci , quelli che eccitano alla bontà , alla riflessione sulle miserie sociali , al desiderio di rimediarvi . Il sangue è sempre fecondo : è forse il solo reagente che scuota la società inerte e curante soltanto d ' un benessere corporale . Esso nuoce alla digestione , e chi vuol ben digerire deve cercar un rimedio . Sono gli strappi della catena che molti non sentono al piede , foderati come sono d ' ovatta e di velluto ... Siam tutti legati gli uni agli altri ; così volle la natura . Ad ogni forte strappo qualche lieve ammaccatura si produce anche nei più grassi e prosperosi . Ah se tutti nascessero nudi , invece che imbottiti , e sentissero tutti il roder del ferro ! Allora si cercherebbe insieme che la catena si mutasse in ghirlanda ... * * * Oh la lotta colla parola ! Non riuscirò dunque mai a concretare l ' essenza del mio pensiero ? Sono io socialista o individualista ? Non lo so . Sono io . Ecco un ' umile affermazione che non intende punto esagerare il mio posto nell ' umanità e nell ' universo . Il nucleo del mio pensiero è questo . L ' umanità si sviluppa nel senso della sociabilità . L ' individuo tanto più accresce la sua persona quanto più partecipa dell ' altrui . Chi è circoscritto dalla sua epidermide ha una vita meschina e povera : chi invece sente i suoi nervi innestarsi nei nervi , le sue arterie penetrare nelle arterie di una prossima e lontana umanità , chi irradia , fruisce di tanto maggior vita , quanto è capace di comprenderne . Chi più dà di sé , più riceve . Per questa comunicazione , compenetrazione , si fondono gl ' individui in famiglie , gli Stati in Unioni . Soltanto quando l ' umanità sarà una , potrà provvedere a se stessa e guardare là dove ora guardano soltanto gli astronomi ... * * * Su La Stampa del 15 gennaio 19** . Una ragazza madre , non trovando di che sfamar la sua creatura , la depone in una chiesa , poi corre alla Questura a denunziarsi come colpevole d ' averla abbandonata . La sera prima era stata trovata per istrada col bambino e ricoverata in Questura . Era forse qualche pietoso questurino che le aveva insegnato il solo modo col quale la società moderna avrebbe permesso alla sua creatura di vivere ? Il bimbo fu portato all ' Ospizio . Ma , quel ch ' è miserabilmente comico , la donna fu condannata e messa in carcere . Un ordinamento sociale ov ' è possibile una tal contraddizione non merita più d ' essere puntellato dalle coscienze nuove . * * * S ' io potessi ammettere ch ' esiste un uomo responsabile di tutto questo , e lo scoprissi ... sarei un infame se non l ' uccidessi a costo della vita . Ma io so che non esiste . Ed è questo che complica la cosa , più che non pensino gli anarchici . Esistono invece piccole e grandi dosi di male , che ciascuno di noi fa subire , o subisce , ed esistono uomini che possono procurare altrui secondo le loro forze un bene minimo o grandissimo ... * * * Nota al Memoriale . Sovente ho nell ' orecchio un ritornello : " Chi ha fatto soffrire , soffra " . Donde viene ? È atavismo ? Istinto di padri selvaggi ? Mi assale nei momenti cattivi , specie quando ho mal di denti . Parecchie di queste pagine furono scritte durante un terribile mal di denti . V ' ha un male più stupido ? Tutto ciò per l ' antipatica operazione di rifornire la macchina ! Oh i piaceri della tavola , per tutti i mangiatori di granturco che marciscono nelle basse del Po ! Un microbio s ' introduce nelle vostre ganasce e rosica impercettibilmente . La mascella , le tempie , tutto il cranio sono in congestione : è una tortura senza tempo , fissa come un ' ossessione , che fa pensare al suicidio ! ... E tanto supina e miserabile che non ha mai avuto l ' onore della letteratura . Mi ricordo una caricatura d ' un leone con le mascelle fasciate d ' una pezzuola ! ... Anche un de ' miei ricordi più atroci v ' è connesso . Io ho anche immagini di mio padre nella memoria : lo vedo il più delle volte zappare nella creta con la testa nuda e le gambe nell ' acqua . Ma talvolta lo vedo in un ' attitudine spaventosa . Egli è inginocchiato sul pagliericcio ov ' io mi distendevo tutte le sere accanto a lui : ha gli occhi stralunati e si preme le guance colle mani e apre la bocca con gemiti strozzati che interrompe soltanto qualche requemeterna ! Requemeterna ! ... e io mi rannicchio contro le sue ginocchia piangendo di terrore ... * * * Nella compagine del più duro metallo i fisici dicono che le molecole hanno dei movimenti proprii estesissimi . Così noi uomini c ' incontriamo , ci incrociamo , ci allontaniamo , ma invano cerchiamo di sottrarci alla compagine dell ' umanità . E la libertà consiste nell ' essere consci di questo vero , nel secondarlo , in luogo di contrastarlo inutilmente ... Il mondo morale di Dante , pensava Crastino , era più ricco del nostro ... È vero ? Certo un mondo di cui l ' uomo costituisce il centro , componendo a sua immagine terra e cielo , demonio e Dio , riesce grandioso . Ma l ' uomo d ' allora , che informava di sé un mondo irreale , era schiavo delle creature uscite dalla sua immaginazione : ora egli è libero e re in questo piccolo angolo d ' universo che ha riconosciuto suo . * * * Alcuni concepiscono la società a somiglianza di certi enormi casoni d ' affitto moderni , dalle innumerevoli camere ; dalle innumerevoli finestre uguali , un monotono parallelepipedo a traforo . Invece dovrebbe essere l ' ardita , complessa , nervosa cattedrale , dai robusti contrafforti e dalle nervature agili , ove ogni capitello è una personalità e tutto è una armonia e di sulle cupole brilla verso il cielo il genio . Oggi che cos ' è ? Una massiccia piramide ove le pietre brute durano da secoli nello sforzo di sostenere le superiori e l ' ultima , senza proprii impulsi , senza slancio , schiave d ' una sola legge , il peso , l ' oppressione ... * * * Ci sono altri mondi . Quelli del nostro sistema solare hanno qualche affinità con la Terra ? La vita vi ha manifestazioni paragonabili ? Giove , ad esempio , è in formazione : forse le prime cellule vi nascono ora nel primo sedarsi della lotta tra gli elementi . Dovrà in esso la vita superiore , quella che potrebbe dirsi l ' umanità di Giove , percorrere la stessa sanguinosa evoluzione che la nostra , senza che le nostre esperienze dolorose possano servirle in nulla ? La mia fede nel migliorismo mi risponde risolutamente di no . Io non ne so nulla ; ma in questa universale tendenza all ' armonia , correnti ignote , che forse non ci saranno più un mistero nel futuro , devono collegare continuamente le vite planetarie . Ad esempio , possiamo noi spiegarci con elementi attinti in noi e attorno a noi l ' idea ? No : esse furono perfino credute immanenti di per sé : non sarebbero esse il legame fra le vite intelligenti del mondo siderale ? L ' ideale è in noi e nello stesso tempo viene di fuori , cioè è l ' essenza di noi stessi che fa parte con quella di altri esseri ignoti alla nostra coscienza , ma sentiti oscuramente dall ' istinto . Io non so se alcuno abbia già enunciata questa verità : può essere un ricordo rimastomi delle mie bozze , senza ch ' io lo avvertissi . Ma in vero mi pare che i professori non parlino punto di queste cose . Essi sono troppo timidi nelle sintesi . Per esempio : io vorrei vedere in un quadro rapido disegnata questa evoluzione interiore dell ' umanità . Una grafica quasi astratta , esclusi assolutamente Alessandro , Muzio Scevola , Carlo V , Marat e tutti questi individui che se non guastarono nell ' evoluzione dell ' umanità , guastano certamente nella storia scritta dai professori . I quali , se leggeranno questo mio scritto , sentiranno pietà di me e mi classificheranno fra gl ' imprudenti pei quali la scienza è una lampada che brucia le ali . Ma la mia scienza abborracciata alla meglio , dirò piuttosto rubata o spigolata come faceva mia madre il grano nei campi dei padroni , mi serve , a me : mi è nutrimento , mi è sangue del cuore . Per essi è anche nutrimento , sì ... Abbasso i saggi , i veggenti che tengono le mani nelle tasche , mentre i lor fratelli per errore si sgozzano a vicenda ! * * * Una striscia di sole sul mio letto , dalle imposte socchiuse . Come mi sento vivo , lucido , agile , allo apparir del sole ! E in quel piccolo raggio miriadi di pulviscoli . All ' ombra non si vedono , per noi non esistono : ed ecco , il sole ce li rivela illuminandoli . Così il cielo è pieno di mondi nell ' ombra o illuminati : pulviscoli . Tutto si somiglia nell ' universo , date le proporzioni : nella mia stanza e nello spazio immenso polvere , null ' altro . La Chiesa dice : " Ricordati che polvere sei e polvere tornerai ... " Ha ragione : ma l ' errore è qui : la polvere non è la morte : nella mia soffitta e nello spazio immenso vive . Un giorno un di questi pulviscoli si staccò - un attimo - da un granello più grande , per tornarvi dopo quell ' attimo . E durante quell ' attimo , ecco , il pulviscolo , la Terra , come un figlio che cessa d ' appartenere al grembo materno , acquista una vita sua : si consolida la sua ossatura ; si sviluppano gli organi , i cristalli , le piante , gli animali ; e il cervello infine , cioè l ' uomo plasmato d ' infinito ... Tutto il resto è l ' organismo speciale della Terra : l ' intelligenza è ciò che la unisce agli altri organismi giganti dello spazio . Perché l ' intelligenza si lancia fuor della Terra . E mentre il granello move nello spazio , ecco che quest ' intelligenza si agita sulla sua corteccia . Da prima a prender coscienza di sé . Fatto concreto nell ' uomo , lo spirito della terra spunta nell ' Oriente e nell ' Occidente . Varie di climi e di razza , le civiltà germogliano , s ' innestano , si diffondono , possiedono l ' estensione della Terra . Ed ecco quest ' intelligenza penetrar nella terra , leggervi dentro , traverso gli strati delle civiltà , traverso gli strati accumulati nell ' infanzia della vita , fino al nucleo ardente , ch ' è la sostanza del sole . E la Terra si conosce , ora , e prende possesso di se stessa . Di poi s ' irradierà nell ' infinito . Le epoche primordiali , la storia umana , il ritorno nel grembo del sole padre , un attimo . E il turbinio della polvere di stelle nello spazio immenso non sarà mutato d ' un punto . Questo ha pensato , un mattino di sole , il correttore di bozze che non sentì mai umiliazione d ' essere minuscolo , d ' essere polvere . X . Com ' è ch ' io sento tanta compiacenza nel redigere queste note ? Quanto più procedo , più m ' indugio e quasi , in qualche momento , mi scompare dalla vista la conclusione , l ' atto che deve dare ad esse il valore ed il suggello . Ma io non ho più nessuna esitazione interiore : ho risoluto . E questo stesso indugio sulla mia breve vita di due anni mi pare talvolta il ricordo d ' un sogno . Questa scena che racconterò è rimasta nella mia visione stranamente intera e viva in tutti i suoi particolari . Essa mi pose per un momento a contatto con l ' anima profonda di esseri , che avevo sempre veduti dissimulati sotto la comune e uniforme inquietudine della lotta quotidiana e mi diede chiaro e inesorabile il senso della loro condanna e del loro inevitabile naufragio . Il più fiero sole d ' agosto era sceso dietro le Alpi . Io sedevo sulla finestra di Quibio con un libro in mano , mentre egli lavorava . Le gallerie interne della casa cominciavano ad animarsi di bambini e di donne , mentre lungo la giornata dal vuoto del cortile profondo parevano venir su fino alle soffitte e disperdersi nell ' atmosfera dei faticosi respiri d ' un grande organismo oppresso d ' asfissia . Ora sui ballatoi dei piani superiori vociavano i bimbi , le donne traevano esclamazioni di sollievo , le braccia nude , molli nelle vestaglie chiare , rimandandosi l ' una all ' altra delle frasi pigre . La magrissima gatta della Salamandra mi guardava pietosamente di sul letto di Quibio . Questi l ' aveva attirata altra volta nella sua soffitta per disegnarla , insieme al gattone bianco e soffice di una signora dei piani inferiori , ed ora entrambi si contemplavano in perpetuo in un ' acquaforte color ruggine . Il gatto borghese era presto scomparso , reclamato , con insolenza , dalla sua biliosa padrona , il che , venuto all ' orecchio della Salamandra , aveva cagionato da parte di costei molte considerazioni astiose e allusioni ad alta voce su la fortuna dei gatti e degli uomini , o più precisamente delle donne , perché fra lei , affermava , e la signora del piano di sotto non era differenza che di fortuna . Il disegno di Quibio d ' altronde portava alla medesima conclusione . Ora la gatta dai peli grigi ritti e radi aveva posto amore a Quibio e s ' insinuava nella sua stanza ogni volta che la vedeva socchiusa , guardandolo con due occhi strazianti e troppo grandi nel testone angoloso . - Non leggi più ? - mi domandò Quibio forbendo la sua lastra . - A momenti è qui Picaday . Entrò di fatti poco dopo il caricaturista , portandosi dietro Notu . Questi rideva fino alle orecchie , che si drizzavano come quelle della gatta . Aveva fra le mani un grosso corvo . Ci salutammo . Io avevo incontrato più di una volta Picaday ed eravamo diventati amici d ' un tratto . Era simpaticissimo , sebbene d ' una chiaroveggenza che mi dava soggezione . S ' era subito interessato a me , quantunque forse troppo da curioso . Egli mi aveva spiegato qual fosse la differenza tra me e Quibio ... Io era una di quelle piante pensili che si nutrono d ' aria e si dissolvono nell ' aria . Quibio era invece una quercia ben radicata , che germogliava in altre quercie : " Tu non hai conosciuto tua madre e non hai una donna tua . Quando non c ' è una donna , nella vita d ' un uomo , val quanto dire che egli non ha carne né sangue . Sei troppo staccato dalla vita : non sei neanche riuscito ad a adottare qualcuno , come fanno i buoni bottegai che hanno l ' istinto della propagazione . C ' è qui tanti miserabili , grandi e piccini , e tu hai un bel dirti che sono tuoi fratelli , ma non li senti . Io d ' altronde faccio lo stesso . Noi amiamo l ' umanità , cioè un ' astrazione : i nostri fratelli non li amiamo ... " Era forse vero ? Ciò mi aveva molto impensierito . - Una novità - cominciò Picaday , carezzando la gatta che era subito scesa a supplicarlo della sua attenzione . - I tipografi della Nazionale hanno votato lo sciopero per domani . - Ben fatto ! - approvò Quibio . - No . Non otterranno nulla e sarà peggio . Lo sciopero se non si vince è un disastro . E guai se le altre tipografie accetteranno di appoggiarlo . Questo inverno digiuneranno tutti . - Ma se hanno ragione ! - interruppi . - Non basta . Ci vuole la forza . Non vedi ? Il governo garantisce la libertà . Viva la libertà ! Sappiamo tutti cos ' è la libertà . Io ti dico : Stanga , sei libero ! Ma il suolo dove posi i piedi è mio , l ' aria che respiri è mia , vale a dire che tu sei mio . Il governo garantisce la libertà di quelli che ti possiedono come una cosa ! Dei soffii , poi dei miagolii uscirono di sotto il letto . Era Notu che lanciava sulla povera gatta il corvo , il quale apriva le due valve del becco come per ingoiarla . - Animale ! - fece Quibio afferrando il ragazzo per la collottola . - Siediti qui e sta quieto e fa ben attenzione a quello che dicono i grandi . Perché hai preso il corvo ? - Cimisin l ' ha lasciato scappare . Adesso glielo porto . Il corvo era un nuovo compagno del vecchio matto . Anch ' esso era molto vecchio : aveva il becco enorme e tutto spelato alla radice , dove le piume parevano canute . Saltava agitando le ali e la coda monche . Poi abbassava il capo nelle spalle e s ' appisolava . Quibio l ' aveva già registrato nella sua Aero poli . Comunque - riprese Picaday , - questo impedirà di fare più tardi uno sciopero in regola . I proprietari approfitteranno dell ' avvisaglia e si prepareranno a sconfiggerli . Gli operai sono troppo confidenti nella loro nuova potenza ... Udimmo picchiare all ' uscio . Netu balzò alla maniglia , e comparì la testa della Salamandra . - La mia Ninì ? - Eccola - disse Quibio indicando la gatta . - E quell ' impertinente ! - fece ella allungando le mani verso le orecchie di Notu . - Non le ha fatto nulla , è uno scherzo ! - interruppe Quibio , proteggendo il monello e invitando la ragazza . - Entra , non aver paura . Ti presento Picaday . - Ah ! Una cittadina di Aeropoli - disse questi sorridendo alla donna . - Vi ho già ammirata ... - Mi ha fatta troppo brutta ! - protestò ella , accennando ad uscire . Quibio la fece sedere su una scranna . - Se attendi qualche minuto , beveremo un gotto . Oggi è il ferragosto . Va a chiamar tua mamma - aggiunse volgendosi a Notu . Il monello s ' illuminò ed uscì come un razzo . - Voglio molto bene a quel monello . Farà qualchecosa . Vedessi come disegna ! E trasse di fra le carte un foglio che porse a Picaday . La Salamandra aveva spesso , quando m ' incontrava per le scale , un sorriso sardonico che m ' irritava segretamente : ella mi volse una simile occhiata anche questa volta ed io alzai le spalle ... - Bello ! - esclamò Picaday meravigliato , dopo aver osservato lo schizzo . - Ma è un disegnatore consumato . Chi lo avrebbe detto ? Ne faremo un caricaturista di prim ' ordine ! Era uno sgorbio a penna . Un fanciullo che pareva un signorino sbucciava una mela , con dignità accondiscendente ; in faccia a lui un altro assai più piccolo , seminudo , traeva la lunga buccia a spirale , per mangiarsela contento . Così me l ' aveva interpretato Quibio . - E che ironia incosciente ! - continuò Picaday . - Bisogna scriverci sotto : Eguaglianza . Ecco un altro microbio , di quei che ti dicevo ... - soggiunse rivolgendosi a me . - Vedrete che bel dissolvente sarà quel monello ! Bisogna educarlo ! M ' aveva spiegato infatti Picaday , ch ' egli stesso non era se non un microbio , di quelli che si mangiano le cose corrotte , per far piazza pulita . Tutti sanno d ' altronde a chi si devono certi bozzetti sarcastici , colla firma stafilococcus o bacillo virgola . Egli affettava anzi una crudeltà inesorabile colle sue vittime , eppure era di cuor tenero come una fanciulla . Temeva sempre di mettere del rancore personale nelle sue caricature : è certo che alcuni grossi personaggi te li aveva conciati talmente , che tutta la cittadinanza non li vedeva più se non a quel modo . Ma aveva sofferto tanto , che comprendevo anche un pochino di crudeltà da parte sua . Egli aveva fatto tutti i mestieri possibili , dal lustrascarpe al venditore di bibbie , aveva mangiato delle radici e dei rimasugli di strada , e quattro inverni di seguito li aveva passati all ' ospedale . Ora era contento di tutto ciò come d ' una superiorità . Diceva che conosceva tutta la gamma della vita , toute la lyre . E la gustava come un dono squisito , perché tutto , anche il pane quotidiano , gli faceva l ' effetto d ' una ricchezza , d ' un lusso . - Allora si fa il ferragosto ! - esclamò la Salamandra . - Ecco ! - E per tutta risposta Quibio trasse di sotto il tavolo due bottiglie . Sciorinò una tovaglia , aprì due pacchi e ne dispose il contenuto in alcuni piatti . Accese una grossa lampada a petrolio armata d ' un largo paralume rosso . - E adesso , allegri ! - concluse . Entrò la moglie dell ' ubriaco e Notu con la sorellina scema . - Non ci manca che Cimisin - fece Quibio . Ma la Salamandra inquieta : - Allora me ne vado io ! - Perché ? Oltre il rogo non vive ira nemica - asserì Quibio . - Cimisin è risuscitato ed è molto più innocuo di prima . Adesso provo a chiamarlo ... - Me ne vado io , me ne vado io ! - protestò ella . - Chiamerai anche la Biondina , non è vero ? - Eh ! venisse ! Ma non provo neanche a invitarla , povera ragazza ! Siedi lì , intanto - concluse , obbligandola a restare . La Minca si era rincantucciata , facendosi più piccola che poteva con la sua bimba e trattenendo invano il monello , che ormai la faceva da padrone . - E il bimbo , Minca ? - disse la Salamandra . - Coricato . - E dov ' è l ' ubriaco ? - insinuò la ragazza con un sorriso pungente . Minca rispose supplichevole : - Non lo so ... Non parlarmene ! Ormai non va più a bottega . Spesso non torna più a casa neanche la notte , e quando torna dorme due giorni di seguito . - Che non torni più ! - fece la Salamandra rabbonita . - Dove piglia i soldi per ubriacarsi ? Quell ' uomo ti fa delle brutte cose , Minca . S ' udì come un litigio nel corridoio . Era Cimisin , che guardò nella stanza , poi si ritrasse diffidente . Quibio lo spinse dentro : - Diavolo ! Non vi mangeranno mica ! - E rivolgendosi a Picaday con un gesto solenne : - Ho l ' onore di presentarti al signor Verrua , detto Cimisin dalla plebe ignorante ... Il vecchio salutò il disegnatore come se già lo conoscesse . Conosceva infatti molte persone in tutta la città , giovani specialmente , che si divertivano alle sue spalle lodando le sue invenzioni aeronautiche , e da vero grand ' uomo vedeva in tutte le facce sorridenti un ammiratore , e un nemico in tutti gli indifferenti . Sedette presso il tavolo e aspettò che parlassero di lui . Incominciò subito il monello , dicendogli che il suo corvo stava pensando anch ' esso inutilmente al modo di volare ... Il corvo in due salti fu sulle ginocchia del vecchio . - Siete fautore del " più pesante dell ' aria ? " - gli domandò di botto Picaday . - Più pesante dell ' aria ; ma certo ! ... Non c ' è un insetto che voli , che non sia più pesante dell ' aria . - E afferrato l ' uccello si impegnò subito in un complicato discorso , stirandone l ' ali e la coda spennate . Parlava con grandi gesti , agitando la blusa ampia di cotone che indossava sempre , d ' estate e d ' inverno , e tendendo spesso in alto il braccio sinistro come a proteggersi la fronte da un nemico . Teneva sempre l ' avambraccio fasciato e armato , sotto la manica , d ' un bracciale di latta , per servirsene a mo ' di scudo contro gli assalitori , che potevano portarlo , come già un ' altra volta , al Manicomio . - Orsù , finiamola - fece Quibio . E cominciò ad affettare un coteghino : poi trasse un prosciutto e infine sviluppò da una cassetta un rosario di salamini che attaccò ad un chiodo . - Tutto questo è dovuto al bulino , o signori . Viva l ' arte sociale ! Era il compenso di un menu che aveva eseguito per un albergatore . A quella vista la gatta pareva diventata ubriaca . La bimba scema grugniva e la Salamandra affettava le nausee : - Troppo salume ! - fece ella con una smorfia . Allora Quibio scoperse una scatola di paste e di frutta candita , orlata di pizzo . Gli occhi della ragazza si placarono . Le vettovaglie sparivano come per incanto . Lo spettacolo che dava la povera Minca era commovente : ella divorava e sorrideva e aveva gli occhi pieni di lagrime . Ella sentiva di dover attenuare col sorriso l ' espressione bestiale che la fame doveva dare a tutta la sua faccia , nell ' ansia di soddisfarsi , mentre la bimba mangiava con tutta l ' applicazione , come la gatta per cui quell ' occupazione era l ' intento di tutte le ore . Il corvo , già sazio , rubava e si nascondeva a riporre i rimasugli . Io consideravo tutto ciò con una tristezza profonda , perché il senso che ne avevo non era di simpatia , di pietà , ma di rancore . Era la mia umanità , era l ' idea di me stesso che vedevo umiliata , calpestata . E pensando che la fame degli uni , dei molti , l ' ignobile sofferenza del ventre , è la conseguenza dell ' ingordigia di pochi , mi sentivo invadere da un impeto di violenza disperata . - E pensare che quando abbiamo preso Roma , e io c ' ero , credevamo che ci sarebbe da mangiare per tutti d ' or innanzi ! - Siete voi che avete preso Roma ! - gridò la Salamandra . - Chi ci crede ! - Invece - continuò Cimisin senza raccogliere l ' interruzione e guardando la Minca - si sono messi d ' accordo col Papa . Per me , sono costituzionale , non c ' è che dire , ma ecco , lasciarci prendere Tunisi ... è stata grossa ! Potevano mandarci tutta quella gente ! - aggiunse accennando agli affamati . - Andateci voi - strillò la ragazza buttandogli un racimolo d ' uva , cui egli oppose pronto il braccio blindato . - Cavour e Vittorio ! - sospirò rannuvolandosi il vecchio . - Poi più niente , più niente ... - Basta . All ' avvenire dell ' aeronautica ! - esclamò Quibio offrendo un bicchiere a Cimisin . - Sono astemio - dichiarò questi con dignità . Picaday bevette alla salute degli aeropolitani . Ma anch ' egli continuava a guardare la Minca con curiosità triste . Io alzai il mio bicchiere d ' acqua : - Al giorno del pane per tutti ! - Non ci saremo più , allora ! - soggiunse la Salamandra come beffandomi . - D ' altronde e il vino ? Il vino anche è necessario . Sentite , amici ... senti , Quibio ! Se non ci fosse il vino , io mi butterei dalla tua finestra , adesso , subito ! Si alzò con la faccia brillante , poi ricadde accasciata sulla scranna . - C ' è più d ' uno qui , - riprese poi con una smorfia sarcastica - c ' è più d ' uno qui che vorrebbe finirla , in una maniera da accorgersene il meno possibile , non è vero , Cimisin ? E anche tu , Minca , non è vero ? ... Cimisin vuole volare . Tutti vogliamo volare , non è vero , Stanga ? La sua voce diveniva rauca , il suo occhio fisso e opaco : ne sentivo un disagio crescente . - Tu sei felice , Quibio , io lo so ! Io vorrei esserti sempre vicino per difenderti colle unghie , come quel corvo lì , come la mia gatta , e che tu non mi vedessi ... Ma io non sono sempre stata la Salamandra . La mia compagnia non vi fa onore e voi siete troppo buoni . Voi siete forti , siete uomini e fate la vostra strada . Ma se foste delle donne , ebbene , ve lo giuro che voi non sareste usciti fuori , non sareste diventati qualche cosa , ve lo giuro ... - Vado a dormire ! - interruppe Cimisin afferrando il suo corvo . - La Salamandra ha il vino malinconico . Le voci nel cortile si erano spente . Un gran silenzio regnava nel cielo in cui la luna diffondeva un chiarore calmo , tingendo il tetto opposto e i monti lontani come d ' un velo azzurro . - Vi annoio , eh ? - continuò la donna . Quibio protestò : - No ! Tu sei una creatura umana come noi , non c ' è differenza al mondo . - Eh , sì , amico mio ! Adesso che ci ripenso , le trovo le differenze . Vedi lì ... La Minca muor di fame . Io mi dico bene che quando saremo morte sarà la stessa cosa per tutte e due . Ma adesso no , che volete ! Mi pare di essere come l ' Ubriaco . Lui non torna più indietro . Non bisognava camminare ... Bisognava morire allora , quando il primo vigliacco vi offerse la prima cena non guadagnata con le dita bucate ... Io non ho nessuna scusa . Potevo morire come la Minca e morirò come la Salamandra ... il più tardi possibile però ... Allegro , vecchio mio ! Fece per afferrare Cimisin che usciva , ma questi le sfuggì , mentre ella rideva tenendosi i fianchi e finì in uno scoppio di tosse . - Voi non ne sapete niente , d ' altronde - continuò facendosi cupa . - Al mio paese , laggiù ... era proprio in questo mese , e avevo diciott ' anni ... il parroco fece la predica su lo scandalo del paese , e io ero in chiesa , e tutti mi guardavano così che volevo sprofondare ... Ebbene , perché non era lui lo scandalo , lo studente nipote suo che m ' aveva ridotta in quello stato ? Allora ero una brava ragazza . Chi se ne ricorda ! ... E un altro scoppio di tosse la interruppe . La Minca si levò e le si avvicinò premurosa . Un passo pesante s ' udì sul pianerottolo . - È papà ! - fece Notu , colle orecchie dritte . La bimba che dormicchiava spalancò gli occhi pieni di terrore : una viva inquietudine apparve sul viso della madre . Ella si mosse , attrasse la bimba e scivolò via senza rumore . - Povera gente ! - fece Picaday tristissimo . - La batterà ? La Salamandra s ' appressò al tavolo , tese la mano verso un bicchiere pieno , ma la ritrasse subito . - Ti ringrazio , Quibio ! - E diede in singhiozzi . - Non sono ubriaca ... Me ne ricorderò per sempre . Vi ringrazio tutti ! Mi fece un cenno di saluto ... Picaday le tese la mano . Ella uscì senza prenderla . Allora noi ci lasciammo . Quibio tentava di sorridere e di rasserenarci , ma non trovava le parole e mi strinse la mano fino a schiacciarmela . Volli accompagnare Picaday sino alla strada , ma anche noi non trovammo una parola . Risalendo le scale nel buio sentii come una vertigine che mi spingeva a cader nel vuoto . Giunsi nella mia soffitta e mi ficcai sotto le coltri con un gran gelo nelle membra . E non dormii . Il giorno dopo in tipografia c ' era un certo fermento mal celato . Ma lo sciopero della Nazionale finì presto e malamente . Da quel giorno nondimeno si cominciò a parlare d ' uno sciopero di tutti gli operai tipografi della città come d ' una cosa possibile e da considerare sul serio . Ed ecco introdursi poche settimane dopo nel nostro stabilimento una novità inquietante . Una linotype . Era in un gabinetto riservato e difficilmente si era ammessi a vederla . Come ci riuscii non ricordo , ma potei contemplarla a mio agio . Era uno strumento complicatissimo , su cui una signorina , nella sua calma esotica , pareva combinare coi tasti delle armonie non udibili ... Mentre la signorina move le dita , le fini pulegge girano interminabilmente , una pioggerella di stellette cade come attirata in una bocca d ' insetto . Pare veramente una bocca d ' insetto colle complicate mandibole e i palpi minuti , attivissimi . Di quando in quando un braccio forte e nervoso si abbassa a raccogliere come nel pugno qualcosa che una manina gli porge ; se ne spicca tornando in alto , donde la piccola pioggia e il lavorìo ridiscende , si riproduce all ' infinito ... In breve le macchine furono quattro . Poi ne venne una quinta , d ' altro genere , la monotype , un altro organismo nero e lucente , altra specie di gigantesco insetto dagli innumerevoli arti , che attrae , avvince lo sguardo , nel giro delle sue piccole ruote , nel rimenìo delle piccole mascelle e delle braccia nervose , con un fascino irresistibile . E gli operai osservavano preoccupati e tristi , come se qualcosa della loro vita si inghiottisse , sparisse lì dentro . XI . È forse l ' assenza della donna nella mia vita , madre , sorella o moglie , che mi permette di considerarla oggettivamente , come un essere il cui destino è estraneo al mio destino ? Io ho sempre visto quello che nessuno vede , il sacrifizio ora inconscio , ora volontario e sempre misconosciuto di questa porzione dell ' umanità , di quest ' elemento femminile che l ' origine dice equivalente all ' uomo e che l ' uomo sa soltanto adorare o calpestare . Un pomeriggio , attendendo alla seconda edizione de L ' Allevamento dell ' Uomo ( la prima s ' era smaltita in pochi mesi ) , mentre la macchina era pronta per un nuovo foglio , m ' imbattei , rivedendo le aggiunte , in un passaggio che mi riusciva inesplicabile . Non c ' era in quel momento un messo disponibile : lo dissi al direttore e m ' incamminai io stesso alla volta della Maternità . Ci passavo accanto ogni giorno , mentre mi recavo al lavoro : per tanti anni non avevo guardato l ' edificio con occhio diverso da quello con cui vedevo tutti gli altri palazzi splendenti di vetrine : quel pezzo di via mi pareva soltanto più monotono , nient ' altro . Ma dopo la morte della povera Lena ne avevo sentito un crescente fascino . Entrai : mi si fece attendere un momento . Il cuore mi batteva forte . L ' uscio della sala ove aspettavo era aperto , e ci passavano dinanzi le infermiere vestite di bianco e qualche suora . Di lì a poco , apparì in fondo al corridoio il dottor Semmi in un bianco camicione , su cui la lunga testa bionda s ' alzava nobilmente . Gli esposi il passo controverso , ch ' egli chiarì subito . Non mi restava che andarmene : le macchine attendevano : - Lei non ha tempo da perdere , non è vero , dottore ? arrischiai . - Io , no davvero ... Mai ! ... Perché ? Esitai un istante , poi mi feci coraggio : - Si potrebbe vedere una sala della Maternità ? - No - s ' affrettò a rispondere . - È impossibile . Fuorché per casi eccezionali . Mi duole ... Ma s ' interruppe tosto , mi guardò e sorrise : - Attenda un momento e torno subito . Tornò di lì a un minuto e mi disse semplicemente : - Venga . Io stesso voglio fare un giro . Da più giorni arrivo alla clinica e me ne scappo subito . C ' è tanta miseria fuori ! ... Avevo un gran batticuore . Traversammo il lungo corridoio ed entrammo nella prima sala . C ' erano alcuni letti : non si scorgevano su di essi che le teste delle inferme . Una visione lontana mi si presentò violentemente , quasi da farmi svenire . Il dottore s ' avvicinò ad un letto : - Come va ? E il bimbo ? Non l ' hai più ? Dove l ' hai ? - chiese con voce carezzevole . L ' altra tacque . - Te l ' han portato via , eh ? I tuoi ? ... A balia ? ... All ' ospizio ! Ella si voltò dall ' altra parte , la faccia terrea le si contrasse : si coprì con le coltri fino ai capelli . La vicina era bruna , florida , con due grand ' occhi curiosi : - Va bene , eh ? - le domandò il dottore tastandole il polso . - E il bimbo ? Quella sorrise : - È all ' ospizio , ma poi lo manderò a balia . Non ho latte ... - Hai marito ? Quanti anni hai ? - Diciotto ... Mi sposerà . Un ' altra accanto la guardava con invidia : - E tu , non l ' hai il bimbo ? - Io sì , che l ' ho ... Ho sofferto tanto ! - Hai marito ? - No ... - Ti sposerà ? - Ma ? Si sa bene , gli uomini ! ... Mio padre è impiegato al municipio : io l ' ho disonorato ... Ah il castigo vien sempre ! Abbiam fatto all ' amore un anno , poi mi son lasciata ... Mio padre è venuto stamani . - Non lo vuole il bimbo in casa ? - No ! Ma io andrò a lavorare da sola e me lo terrò ; ho sofferto tanto ! ... Volete che lo butti via ! Ho sofferto tanto per lui ... Uscimmo . Nel corridoio il dottore aggiunse : - Creda : l ' egoismo e l ' incoscienza dell ' uomo sono mostruosi . La donna è di molto superiore moralmente all ' uomo . Io avevo il petto chiuso come entro una morsa . Aprì un altro uscio . Un ' altra sala , altre sofferenze . In faccia alla porta , un letto portava in mezzo come un tumulo , e avvicinandomi scorsi , dietro , affondata nei cuscini , una testa livida , cogli occhi fuor delle orbite : n ' usciva un gemito rabbioso . Due mani ghermivano i ferri della testata e si torcevano . Una infermiera si avvicinò al dottore . - A quando ? - fece questi . - Stassera . Un altro letto , di fronte , simile a quello . La donna era calma , una bruna magra , di età indefinibile . Il dottore le disse non so che parole , poi trasse in giù le coltri ... Ho tutto ciò negli occhi ! Che mistero tremendo , mostruoso , inesplicabile ! Uscimmo , per entrare in un ' altra sala . Due ammalate stavan sedute in mezzo di essa . Il dottore s ' appressò e si rivolse alla più giovane , una ragazza bellissima : - Come stai ? Non ti sei ancora coricata ? - È muta - intervenne l ' altra . - Venuta stamattina ... - Muta ? - riprese quegli accigliato . E rivolgendosi a me : - Vede , non è ancora sviluppata del tutto ... Avrà sedici anni ? Indifesa ! ... Indifesa ! La ragazza ci guardava con due grandi occhi e un sorriso ingenuo . Comprendeva qualcosa di quel che le accadeva ? Pareva affatto ignara . - Che dice ? - domandò il dottore alla vicina . - Che fa ? - È a servizio . L ' ha portata la sua padrona . - E la riprenderà ? - Sì , pare che la riprenderà . - E il bimbo ? ... All ' ospizio ... - concluse egli senza attendere risposta . Allora vidi dirimpetto una donna alzarsi sul letto a sedere , scoprirsi il seno e avvicinarvi un batuffolo bianco : una testina rossa , grande come un pugno , vi affondava tutta la faccia . Una manina impercettibile brancicava il seno roseo . La donna non era bella , una campagnuola robusta e sana , ma aveva sul viso qualcosa d ' inesprimibile che infondeva riverenza e tenerezza . Il dottore s ' appressò sorridendo : - Questo è il primo ? Ella rise : - Il quinto : tutti vivi . - Hai sofferto molto ? Perché sei venuta qui ? - Sono a servizio . Un ' altra si levò e s ' accostò il bimbo al petto : - E tu - le chiese il dottore - che fai ? - Lavandaia . Mio marito è falegname . - Com ' è grosso ! Tu ti senti bene ? - Ne ho due , - fece ella , ed alzò le coltri . Un altro batuffolo molto più piccolo : stringeva le palpebre aprendo la boccuccia . - Perché non dài a mangiare a quella lì che ne ha più bisogno ? È una femmina , eh ? Prepotenti sempre i maschi ... - aggiunse rivolgendosi a me . - Questo vivrà - disse la donna . - Io le dò bene da mangiare a quella lì , ma questo mi divora tutta ... Due altre guardavano le felici ; entrambe erano tristissime . L ' una assai bella , aveva vent ' anni . Il bimbo , mandato all ' ospizio . Perché ? Perché , lui , era un militare . - Ti sposerà ? - chiese il dottore . - Mi scrive ancora ... - e nei suoi occhi vagava un ' incertezza sconsolata . Ci allontanammo per uscire . Nel corridoio il dottore m ' indicò una scala . - Lì sopra - disse - ci sono quelle che vogliono rimanere incognite . Ce n ' è una trentina ! Io ci sono addetto , e discendo di rado . Qui abbasso è ben più terribile ! La signorina Lavriano è proprio quello che si dice la provvidenza per queste creature ! Mi parve che la sua voce s ' intenerisse un momento . Lo guardai : egli divenne pensieroso . - Creda , aggiunse dopo un istante - è una gran piaga . Sopratutto crescono di numero le fanciulle madri . L ' uomo volgare , il soldato specialmente , non ha più il freno della religione che lo allontani dal delitto ( ché è un vero delitto ! ) e trova impossibile o troppo difficile il matrimonio . E la ragazza vien qui ... Come ha veduto , sono troppo numerose , troppo fitte . Se vedesse poi gli altri ospedali ! La questione degli ospedali è una questione di vita e di morte per la società . Egli mi guardava . Riflettevo che forse stimava inutile dire a me tutto ciò ; ma ci era tanto avvezzo e n ' era tanto convinto che ripeterlo , anche a un povero invalido sociale com ' io sono , gli costituiva uno sfogo . Oh , pensavo , avere la forza , il potere : essere un legislatore , un benefattore ! - E non c ' è nessun rimedio per ora - continuò . - I deputati hanno altro da pensare che agli ospedali ! I lasciti non ci vengono che rarissimi , dopo che gli ospedali sono laici ; e crescono le domande di ricovero , a causa dell ' accentramento nelle città , a causa del buon trattamento che ha vinto le prevenzioni del popolo . L ' ospedale , vede , dovrebbe essere la casa dell ' uomo nel momento che s ' acuisce la lotta fra lui e gli elementi di dissoluzione . La città dev ' essere costituita in modo che tutti i cittadini possano venir a passare quella che direi la loro purificazione in un ambiente propizio e immune . Riconoscevo qui le idee da lui propugnate con tanta foga nel suo libro . Egli si fermò d ' un tratto e mi domandò : - Mi dica la verità . Una visita simile turba molto , eh ? Ebbene , pensi , nel momento che lei ha passato qui , quanti bambini sono nati in Italia , e quanti sarebbe meglio che morissero subito ! No , vivranno , soffriranno e daranno la vita ad altri miserabili ... Io mi sentivo la mente confusa . Dopo la prima sala , in cui ero stato afferrato da una commozione violenta , mi ero sentito divenir ottuso e quasi insensibile . Me ne rimproveravo e me ne sgomentavo ; soltanto osservavo con avidità , quasi ripetendomi interiormente : " Vedi tutto , afferra , ricorderai poi e sentirai ... " E pensavo al mio Memoriale che andava svolgendosi fantasticamente nelle nuvole ! - È un ' impressione enorme - risposi al dottore che mi guardava con un sorriso indagatore . - Ne sono interamente disorientato . Mi pareva che qualcosa si rimovesse in fondo a me stesso come un peso informe . Pensare mi diventava una fatica : eppure presentivo che quando sarei riuscito a svellere il mio pensiero da quell ' ammasso di sensazioni , ne avrei tratto una conseguenza capace di dirigere una vita . Eravamo nel cortile . Dalla porta opposta a quella ond ' eravamo usciti cominciò a sfollare uno stuolo di giovinette . Immaginai che fossero le allieve levatrici : poche erano belle , in gran parte di fattezze grossolane ( era forse un ' impressione momentanea ) , e nessuna pareva compresa del mistero terribile che gravava dentro quelle mura . Un vecchio curvo , dal volto burbero , le seguiva . Al vederlo , il dottor Semmi si volse a me con precipitazione : - Il direttore ... La saluto , a rivederci ! - mi disse col suo sorriso e tendendomi la mano . Poi si appressò al vecchio . Quando fui nella strada , guardai intorno e tutto mi parve nuovo . C ' era una piazzetta , degli alberi , poi due file di case ai lati . La strada era deserta , ma un vecchio apparì da una via traversa , poi un carretto di lattivendolo , e dal lato opposto una donna con una fanciulla . Oh l ' angoscia che mi diede la vista di queste due creature ! Poi , andando innanzi vidi altre donne , e nessuna pareva preoccupata : alcune erano belle e chiacchieravano e ridevano . Mi riusciva dolorosamente strano che potessero pensare ad altro . E per alcuni giorni , attraverso le mie occupazioni usuali , il mio cervello pareva ondeggiasse pieno di una visione formidabile , in cui l ' umanità ad ogni minuto , assiduamente , mentr ' io leggevo , camminavo , respiravo , pullulava fuori dalle profondità della vita inferiore , passava , passava , per aver foce nel mare dell ' essere . Soltanto dopo qualche settimana riuscii a ristabilire il mio pensiero nelle correnti normali . E mi s ' affacciarono queste domande : La vita umana merita che si soffra tanto allo scopo di prolungarla sulla terra ? Se l ' amore non fosse , come si dice , cieco , l ' uomo ( e sopratutto la donna ) accetterebbe il compito della procreazione ? Tanta parte dell ' umanità , le nostre madri , le nostre sorelle , durante il miglior periodo della lor vita , sono in un ' alternazione di minuscole malattie che preparano altri malori terribili . La nascita è una malattia , un lungo , grave , talora mortale guasto dell ' organismo materno . V ' ha un mistero più augusto , un pensiero che possa far tremare il nostro cuore più di questo ? La vita ha dunque un valore immenso se poveri esseri , per cui la maternità vuol dire il disonore , la miseria , la morte , amano il bimbo nato da loro . " M ' ha costato tanto dolore , volete che non l ' ami ? " Ora , l ' amore non dev ' essere cieco ! L ' amore fatto cosciente , l ' afflusso , la tensione , l ' espansione suprema e volontaria della propria vitalità , l ' attimo dell ' unione fra due esseri reso concreto in un nuovo essere , deve apparire ben più augusto che non l ' istantaneo e imprevidente spasimo egoistico . Amore e morte ? Ecco una formola poetica che fu bella quando l ' amore voleva significare soltanto il soddisfacimento di due desideri . " Dopo noi il diluvio ! " Ma amore e vita , se esso è la vera integrazione . Ed ecco che il pensiero della morte perde tutto il suo valore e il suo significato a petto del pensiero della nascita . La Chiesa porta i suoi fedeli dinanzi al letto di morte e dice : - Tremate ! - La religione nuova deve condurre i neofiti al letto dove nasce l ' uomo . Ed ecco la differenza fra la vecchia età e la nuova . Oggidì il vecchio muore e non vuol morire , non vuol finire individualmente : vuol vivere al di là con lo spirito , e prolungarsi materialmente al di qua nel figlio : perciò con la vita gli ha dato tutto il suo lavoro e la ricchezza ch ' egli ha accumulato per sé , togliendo ai suoi fratelli quanto più poteva . Così l ' eredità favorisce l ' individuo , il prolungamento limitato dell ' individuo e l ' egoismo . Invece concentriamo la nostra attenzione non sulla morte , ma sulla nascita . Allora sentiremo la necessità che ciascuno nasca nelle condizioni più favorevoli , e circonderemo di benessere , di rispetto e d ' amore l ' età in cui l ' individuo diviene . L ' individuo si svilupperà poi , si fonderà con la famiglia , accrescendo la sua vita con tutto quello che lo attornia , fino al suo declino ; ma i suoi figli nascano e si nutrano nella comunità , per individualizzarsi poi a loro volta , com ' egli fece , un istante . L ' uomo è come quell ' insetto che insinua il suo ovulo nel gemmulario d ' un fiore , perché la sua larva trovi a pascere la polpa del frutto fino a quando abbia l ' ali per possedere il cielo e la terra . Possano tutte le madri trovar un calice di fiore per le loro larve ! È così vasto il mondo ! Ma quella vista ! Io non mi raffiguro più la faccia spasimante su quel letto ... Un senso violento di rivolta m ' invade , come per una sopraffazione mostruosa della natura sulla povera umanità . Eppure ho sentito d ' allora che , nei peggiori momenti in cui i miei istinti avrebber potuto prendere il sopravvento sui miei ideali , il richiamar quella visione mi sarebbe stato salutare . E forse avrei invocato quel ricordo quando mi fossi trovato di fronte ad un ' impresa terribile o ad un sacrificio mortale . XII . L ' ultima passeggiata , l ' ultimo pomeriggio passato con Quibio , l ' ultima ora di sole . La vita conta proprio soltanto per le ore in cui ci siamo sentiti vivi ! Io ho vissuto alcune giornate . Il resto ho , come direi ? tirato innanzi ... come il giumento che gira sempre attorno alla stessa macina ruminando la stessa cattiva biada . Era l ' ultima domenica di settembre . Quibio irruppe nella mia stanza . Io stavo scrivendo . - Oggi si va fuori - gridò . - Con una giornata simile star tappato in casa ! E non spalanchi neanche la finestra ! Ma tu ammuffisci : non vedi il sole , non senti l ' appello del verde , della campagna ! Non sei un provinciale tu , sei un meschinissimo e limitatissimo cittadino ! Egli ci teneva ad essere provinciale : tutti i grandi uomini , secondo lui , nascono in campagna . Spalancò la finestra , spalancò l ' uscio : dal corridoio sbucò una corrente che mi scompigliò i fogli sul tavolo e mi fece rientrar la testa nelle spalle . - Miserabile serbatoio di reumatismi , tu avrai l ' asma a quarant ' anni . Hai paura dell ' aria che ti fa vivere ! Si mise a ridere fragorosamente . I marmocchi scalzi e col petto scoperto che ballavano sul balcone gli fecero eco . Dal corridoio lo zufolìo di Cimisin di nuovo giocherellava come uno zampillo . Tutto pareva gaio e rinnovato . Dal fondo del cortile salì d ' improvviso il suono d ' un organetto . Le donne si posero a guardare mezzo accecate dal sole . Cercammo entrambi la finestra della Biondina : era spalancata anch ' essa e i passeri vi saltellavano intorno come al solito , ma il suo capo non si chinò fuor del davanzale , come faceva una volta ad ogni musica che venisse dalla corte . - Hai più saputo nulla ? - mi chiese egli , mentre scendevamo . - Nulla . Non ho più potuto parlarle . - Credo che abbia fatto amicizia colla dottoressa Lavriano ; o per lo meno questa l ' ha cercata più volte . - Mi par diventata muta , selvaggia . La sola che può entrare da lei è Minca . Credo che la signorina Lavriano potrebbe ammansarla . - Sai dove andiamo ? - chiese il pittore . - Niente affatto . - Al Teatro Nazionale per decidere su lo sciopero di tutte le tipografie . N ' avevo sentito parlare vagamente : - Sciopereremo ! - Montiamo su quella tranvia ? - Va benissimo ! Dissimulavo la mia tristezza . Ero tanto stanco ! Il mio lavoro d ' ufficio mi riusciva ora gravissimo : il mio Memoriale non avanzava d ' un punto e le pagine che andavo rileggendo e logorando a forza di ritoccarle mi sembravano mute , scolorite . Mi pareva che qualcosa avesse distrutto la coesione di tutte le parti del mio essere . Piazza Statuto , Via Garibaldi erano piene di gente : i portici di Po rigurgitavano : erano le buone famiglie che vanno alla messa a S . Francesco da Paola e a San Filippo e n ' escono a mezzogiorno per far due passi e ostentare le ragazze da marito . - Non vai a quella passeggiata mai ? Io ci vado : ci sono dei fior di ragazze . - Ma non mi hai detto che sei innamorato ? - Perdio ! E come ! Ma ciò non m ' impedisce di guardare le belle donne . Giuro che non mi passa in cuore neppur l ' ombra d ' un desiderio : è puramente un godimento degli occhi . Ma tu non sei artista . Infatti io non comprendevo ciò . D ' altronde io non m ' intendo affatto di bellezza : quando m ' è accaduto di indicar a Quibio una donna che io dicevo bella , me lo vedevo ridere sul muso : - Hai gli occhi che guardano in dentro . Egli voleva dire con ciò ch ' io non vedevo , non udivo , non vivevo coi sensi , ma solamente col pensiero . Forse aveva ragione . Certo , un bel paesaggio mi allarga il respiro , ma egli mi diceva che anche una palude è un bel paesaggio ; una bella donna mi eleva e mi rasserena gli spiriti , ma egli sosteneva che è bella anche una donna perduta : egli trovava belli i pezzenti , i cenciosi , i morenti di fame ... No ! no ! Un giorno però gli ho chiesto se avrebbe trovato meno bella la terra quando non ci fossero più paludi né malaria , mendicanti né donne perdute , ed egli rimase pensoso . - Eh via ! Muterà anche il nostro gusto . Eravamo in fondo ai Portici . Egli accennò alla collina . - E lo sciopero ? - feci . - Ho altro a pensare in questo momento - rispose egli alzando le spalle - che compromettermi collo sciopero ! Andiamo fuori , in campagna , all ' aria libera ... Arrivammo così sul Monte dei Cappuccini . Il cielo era d ' una tersità di cristallo : il Po limpido e piano come uno specchio : una pianura di tetti rosso - cupi e di ardesie si stendeva all ' infinito e sembrava giungere da una parte ai pie ' del Monviso che parea vicinissimo , dall ' altra a Superga splendente . La Mole Antonelliana appuntava il suo ago nel cielo : sotto , le vie diritte incrociantesi parevano delle fosse nere e strettissime . - Guarda il Monviso ! - disse Quibio indicandomi la cuspide a lato , verso la Francia . Il glorioso arco delle Alpi si stendeva in giro , emergendo per intero fuor della nebbia azzurro - cupa che stagnava , dagli ultimi lembi della città , dal campanile acutissimo di Santa Zita , fino alle prime valli . - Questa è la bellezza che comprendo - dissi a Quibio , non senza un subitaneo sentimento d ' orgoglio . - Capisco che ti basti - mi rispose egli sommesso . Mi veniva da quello spettacolo un gran senso di forza e di serenità . La neve , che riempiva tutti gli angoli e le insenature , accusava fortemente le fisionomie di quei gruppi giganti , cui tutto quel biancore vestiva di freschezza , di sincerità e di giocondità austera . Dissi la mia impressione al pittore . - E il bianco che fa questo . - Sia quel che si vuole : che ne sai tu col tuo bianco ? Egli cercava così gli elementi di tutti i grandi spettacoli , e li impiccoliva . - Tu non sei un artista , Stanga : sei un poeta ! un poeta che non guasta il suo sentimento cercandone le cause per riprodurlo . Io sono un pittore : e questo , caro mio , è proprio il bianco . E riprese a ridere : - E ora in gambe ! Fra mezz ' ora sederemo a tavola . Lo seguii , non senza un certo impeto di vigorìa , entratomi addosso coll ' aria dell ' altura . Tornando al basso , la sera , lo prese la malinconia . Scendevamo dalla collina di San Vito : ad ogni tratto , a sinistra , gli alberi della strada mancavano ed appariva il cielo affocato del tramonto dietro la cuspide nera del Monviso ; e il Po , vasto , in basso , chiudeva un altro lembo di cielo sommerso . Così da bimbo io sognavo di scendere , con tutta la mia culla , nel cielo : cielo sopra e sotto e intorno e io navigante in esso come una piuma : così la terra deve sentirsi andare andare , se si sente . Quibio accennò da quella parte : - Sai che oggi sono stato a rischio di darti l ' addio . Là , la Francia ! Chi sa , se ci giungerò mai ? Quando una cosa è vicina , quando un gran sogno è presso a concretarsi , allora non par che ti manchi la terra sotto i piedi ? Non par che questi pochi giorni siano insuperabili ? Penso perfino che potrei morire ! - Eh via ! Tu sei tanto coraggioso ! - Hai ragione . - Affermò egli . - Io ho una fede in me e nel mio avvenire che stupisce me stesso ; è certo presunzione ! Ma lo scoramento , quando viene è più profondo . Eh caro mio ! Se si trattasse di me solo ! Non so quando , dicevi : Vivere ciascuno come se fossimo nella società che sogniamo ! Hai un bel dire tu che sei solo . Supponi invece che il destino ti abbia unito ad un ' altra creatura . Tu ami una donna : ella ti ama e non è libera ... E allora mi raccontò . L ' aveva incontrata in una esposizione : poi vi si erano riveduti . Lettere strane avevano seguìto , in cui ella sfoggiava uno scetticismo a fior di pelle e una falsa esperienza amorosa presa nei romanzi di Bourget . In fatto era una povera donna . Sposata a sedici anni con un banchiere , fin dai primi mesi s ' era accorta che non aveva nulla di comune con suo marito : questi l ' obbligava a frequentare assiduamente la società e , sebbene entrambi indifferenti alla religione , ad andare in chiesa e praticare , perché ciò conciliava clienti . - Doveva far da insegna alla ditta , capisci ! Ed era vissuta con lui dieci anni . Ma quante cose in tutto questo tempo ! Ella aveva letto molti romanzi , visitato molti musei : s ' era annoiata mortalmente . Aveva tentato distrarsi colla vita mondana : aveva tentato di amare ed era stata disgustata fin dai primi flirts . Aveva fatto della beneficenza ... Egli s ' era manifestato a lei come un uomo che sa quello che vuole . " Se vi amerò , - le aveva scritto - cioè se vi farete amare , vi proporrò di abbandonare la vostra casa e venir con me " . E si erano amati . Egli aveva giurato di non darle un bacio se non quando fosse affatto sua . Poi era stato vinto dalla foga dell ' amore di lei e dal proprio desiderio . Si erano incontrati . Ella era perfino venuta a trovarlo fugacemente in soffitta : era la figurina vestita di nero che io avevo intravista una volta nel corridoio . - Hai veduto la Diana del Louvre ? Io ne ho una fotografia . È lei , svelta , risoluta , lottatrice . La mia vera compagna . E che anima ! L ' ho tratta io dalla scorza di scetticismo e di frivolezza che le si era appiccata intorno ! Un ' intelligenza più libera della mia , infinitamente più diritta e logica . Strano com ' è sana questa donna , che venne fuori da una famiglia borghese , figlia d ' un professore di latino , e stette dieci anni in un ambiente come quello ! E gli occhi di Quibio luccicavano . Parlava sommesso , facendo un grande sforzo per contenere la felicità che lo riempiva , ma s ' interrompeva ad ogni tratto come se gli mancasse il respiro e il cuore gli saltasse in gola . - Ebbene , - proruppe oscurandosi d ' improvviso - sai che cosa mi aspetto ? Ella è troppo franca ora , e troppo audace : farà una grossa imprudenza e nascerà uno scandalo . Io le ho proposto di partire subito , e stasera dovevamo passar la frontiera . Ella chiede alcuni giorni di tempo . Perché ? Ah , le donne sono troppo intente ai particolari , alla pratica : son sicuro che si preoccupa dei mezzi di sussistenza e vuol portare qualcosa della sua dote , o che so io ! Tempo perduto e adito ai sospetti ! - Che cosa ti potrebbe accadere se si sapesse ? - chiesi io . - A me nulla , per ora . Ma a lei ? E se ci cogliessero insieme , un processo , la prigione ... che a me non fa niente . Ma a lei ? - Credi che un uomo simile provocherebbe uno scandalo ? Eravamo giunti al ponte Isabella . Il Po , nero , immobile , moltiplicava nelle sue acque , come interminabili collane di perle , i globi elettrici sospesi sulle rive . La tranvia affollata ci portava rapidamente verso il centro della città . Un po ' di nebbia che smorzava la luce delle vie rendeva più intensa quella del carrozzone , che pareva una sala procedente rapida in mezzo a un deserto . Tutta quella gente , seduti uno in faccia agli altri , si guardavano in viso alternativamente : celava forse ciascuno la sua pena o la sua felicità ? Quibio s ' era rasserenato , attratto subito dalle fisionomie , ch ' egli esaminava senza volerlo ; poi chiuse gli occhi come assorto in se stesso . In borgo San Donato la luce era più rara e la nebbia più fitta . Io aprii la porta di casa e salimmo adagio . Accendevamo un zolfanello dopo l ' altro . Sul primo pianerottolo un uomo si schermì , appoggiandosi ad una statua ficcata in una nicchia . Lo guardammo curiosi . Al secondo , sostammo come per lasciarlo passare . Allora egli chiese , con una cortesia ironica , chi di noi fosse il signor Quibio . - Io - disse il pittore con un tremito . - Salga , - aggiunse l ' uomo - c ' è gente lassù che l ' aspetta . Quibio strinse i pugni , poi riprese a salire rapidamente . - Chi può essere ? - dissi : e pensavo a lei . - Oh no - diss ' egli indovinando . - È un tranello ! Avevi ragione testé ! E io non ci pensavo ! Vedi come ci si sbarazza facilmente d ' un uomo ! Davanti alla porta della sua soffitta un altro uomo attendeva : aprì la giacca e mostrò la sciarpa : - Veniamo per una perquisizione ... Quibio aperse , si gettò sul letto , tuffò la faccia nei cuscini e pianse come un bambino . Mi si mandò fuori . Rimasi sul balcone ad attendere . Non ebbi molto da aspettare : di lì a poco sentii dei passi nel corridoio . Uno portava la candela . Seguiva Quibio , che mi abbracciò con un singhiozzo represso , e discese lentamente con essi . Io entrai nella mia soffitta , mi spogliai : presi il mio manoscritto , me lo posi sul petto sotto la flanella , e mi buttai sul letto , avvilito , indolenzito come se mi avessero battuto . XIII . Ci sono veramente degli uomini cattivi ? Molti opprimono direttamente il loro prossimo per il proprio interesse , ma non senza rimorso . Esistono veramente coloro che fanno il male per il male , torturano un miserabile con una vera voluttà ? Io non so . Ma se esistono , non possono essere che un fenomeno artificiale , una corruzione dell ' uomo operata dall ' uomo stesso . Esistono sopra tutto in una categoria di persone che è autorizzata ad essere o mostrarsi malvagia . La giustizia della legge è una cosa teorica . ora l ' uomo opera non come una forza considerata geometricamente , mi spiego ? ma come un essere di sentimento . Io potrei immaginare , con molta buona volontà , in un giudice un ' imparzialità di bilancia di precisione , ma negli esecutori no . La giustizia e la vendetta per i cervelli grossi sono la stessa cosa . Queste considerazioni mi sorgevano nel cervello dopo una visita ormai inaspettata che mi destò l ' indomani . Un delegato e un questurino , bussato gentilmente , entrarono e mi chiesero il permesso di fare una perquisizione . In tutta la notte avrei potuto trafugare un carro di documenti , e la mia premura a indossare un pastrano non diede loro alcun sospetto . Sulla faccia del questurino non era che una goffa aria di autorità e di presunzione , su quella del delegato , fina e dalle labbra sottilissime , una ostentazione di gentilezza affatto maligna . Né l ' uno né l ' altro erano l ' effigie nivea della giustizia . Mi sequestrarono , indovinate che cosa ! Il pane altrui di Turghenieff , La nuova Repubblica di Wells , e una gran quantità di bozze , sebbene fosse stampato su ogni pacco Società Ed . Scientifica . Poi se ne andarono , persuasi forse d ' avermi nel sacco . Infatti - proseguiva il mio pensiero , mentre mi palpavo sul petto il manoscritto salvato - degli uomini profondamente malvagi esistono : essi divengono tali perché il sentimento generale a loro riguardo è appunto questo , che debbano mostrarsi terribili castigatori dei birbanti . Ora , supponiamo che in un dato luogo non esistessero più birbanti : il desiderio di costoro li farebbe nascere . Non sento io che il desiderio del bene fa nascere , intorno alle persone che veramente ispirano il bene , una quantità di buone azioni ? Esiste una reciproca suggestione . Sognate azioni malvagie e ne vedrete sorgere intorno a voi . Chiamate uno ladro e ruberà , dice il proverbio . E talvolta basta un bruscolo per far cadere un disgraziato in una contravvenzione , che porta una recidiva , che suggerisce un delitto , e via di seguito . Intanto ecco il caso mio . Comunque , io sarò notato fra gli individui sospetti : supposto che il delegato sia convinto dai superiori sulla mia innocuità , nessuno si curerà di convincerne il questurino . Per lui dunque io sono un individuo pericoloso : lo sarò domani per il suo compagno e posdomani per tutti i questurini del Borgo San Donato . Ogni mio atto sarà spiato , seguito , interpretato sempre in un senso . Un giorno avviene una dimostrazione , uno sciopero : io torno a casa dalla tipografia e m ' incontro con gli scioperanti : mi s ' agguanta , se non mi si è già messo al sicuro prima . Alcuni giorni di prigione mi esasperano : le mie idee diventano sentimenti , poi discorsi , poi azioni .. Ma quel buon amico mio ! Nessun mezzo gli restava per cancellar la macchia che la Questura vedeva in lui , fuorché farsi prete o frate . Invece egli s ' era innamorato d ' una donna d ' altri . Ed era bastata una vaga denunzia per farlo richiudere in prigione . Certo gli acidi del suo mestiere potevano venire scambiati per miscugli tonanti ! Due giorni dopo ricevetti una lettera di lui : la inserisco tra questi fogli : Caro Martino , " Ti affido i miei lavori , che pregoti far tenere , disegni , lastre e fogli tirati , a Mr Carlo Chedda , artiste peintre , 67 , rue Lépic , Paris XVIII . Spero uscir presto : é stato qui il deputato del Borgo : affidiamoci alle autorità una volta tanto : egli è socialista ... ministeriale . Ricorda quello che t ' ho raccontato di lei e tienmi informato di tutto ciò che potrai sapere . " Ti abbraccio con tutta l ' anima . QUIBIO " . " Indirizzo : On . Fabio Ansaldi , presso Il Popolo " . Eccomi d ' improvviso mescolato a un dramma , pensai non senza paura , e forse ad un processo . Non essendo mai stato preso , neanche come testimonio , negli ingranaggi intimi della macchina sociale , perfino la conoscenza d ' un rappresentante del popolo mi dava soggezione , figuriamoci poi d ' un magistrato ! Unico bene reale della relativa libertà in cui viviamo è , per mio conto , di poter essere solo e ignorato perfino all ' agente delle tasse . La sera una donna mi attendeva all ' uscio della soffitta . Ella mi porse un biglietto : - Son venuta oggi , - mi disse - alle quattro . Ma non l ' ho trovata . Faccia subito quello che è detto lì dentro , perché il treno parte alle undici . Apersi con un tremito nelle mani . Calligrafia di donna : ecco : Gentilissimo Signore , " Che dirà del mio ardire ? Ma io ho in Lei la stessa fiducia che ha posta il mio amico Quibio , ora così crudelmente colpito . Mi aiuti a fare ogni possibile per lui . La prego , intanto , di raccogliere tutti gli oggetti ai quali egli teneva di più , che la mia domestica porterà subito alla stazione . Io partirò per Parigi stassera alle 11,30 . La prego pure di trovarsi a quell ' ora presso il treno . Prima che si mova , s ' avvicini alla donna vestita di nero che Le porgerà un libro . Occorrerebbe ch ' Ella lo consegnasse per Quibio al deputato Ansaldi . " Mi perdoni : è un gran servigio che imploro da Lei in nome dell ' amico suo . E La ringrazio " . Quali erano le cose a cui egli teneva di più ? Riempii la sua valigia dei rami già toccati , dei disegni , di tutte le carte che potei scoprire : non bastando , riempii la valigia mia . Scesi con la donna , la feci salire con esse su una vettura . Erano le otto . Andai a mangiare un boccone , poi uscii . Avevo la febbre . Sentivo , insieme ad un turbamento puerile , una specie d ' orgoglio e di contentezza d ' esser mescolato ad un romanzo , io che avevo passato una vita così grigia ! In due anni quanti drammi intorno a me ! E io tiravo innanzi la mia vita uguale e monotona . Ma qualcosa sarebbe accaduto a me pure , qualcosa di non comune : io mi sentivo chiamato verso qualche atto di vita o di morte , solitario forse , ma non infecondo . Quando mi sarebbe venuto incontro il dramma ? Stassera stessa , forse ? Comunque , io mi sentivo eccitato , esaltato , come se fossi stato un personaggio di questo romanzo d ' amore e si trattasse della vita , o d ' una persona che mi fosse più cara della vita . Passeggiai alquanto , poi entrai a prendere un caffè . Irresistibilmente m ' incamminai verso la stazione . Entrai al caffè Ligure e presi un ' altra tazza . Afferrai alcuni giornali un dopo l ' altro : non c ' era nulla : suicidii , assassinii , cronaca , appendice ... Anch ' io finalmente penetravo in un mondo fantastico , in una atmosfera che spira e s ' agita dentro l ' atmosfera eguale della vita di tutti i giorni : ma in quella vive soltanto la passione , il sacrificio e la morte . E mi posi a scorrere la Stampa della sera . Vedevo torbido : mi colpivano gli occhi qua e là i titoli delle rubriche : I volontari della morte ! ... Sì , e perché ? ... E questo giornalista che ha trovato un sì bel titolo di rubrica da poter collocare là accanto al listino della borsa ! La vita è in ribasso ... L ' importazione degl ' italiani al Capo ... L ' importazione ! ... bellissimo . Un attentato contro lo Scià di Persia ... ecco un altro volontario ... Povero folle ! Ah , L ' attentato è smentito ... " Nella calca un individuo poveramente vestito si spinse verso la carrozza , ma fu travolto dai cavalli ... Lo Scià fu molto impressionato ... L ' individuo portava in mano una supplica ... " . Levai gli occhi dal giornale . Una commozione violenta m ' aveva invaso : m ' asciugai gli occhi senza farmi scorgere e appoggiai la fronte sulle mani . Ero come stordito : le tempia mi facevano un rumore di un torrente o di un treno in moto , e tutte le mie membra s ' appesantivano , con questo spaventevole tumulto nel cervello . Ad un tratto sentii come uno schianto . Un ' immagine passò come un lampo in fondo ai miei occhi . Ero io là in quella calca ... mi avventavo ... E cominciai a guardare le persone intorno a me , temendo anche mi osservassero : molte sorbivano il loro caffè e leggevano la loro Stampa con beatitudine o noia : ma certe altre , con fisionomie incisive , con occhi oscuri sotto la luce piovente dall ' alto , dovevano covare qualcosa in petto ! E subito le pareti , la sala del Ligure mi parvero diverse , o forse non le avevo mai esaminate . Con tante lampade gli angoli erano oscuri o si oscuravano quando vi guardavo , e le porte s ' aprivano sulle tenebre ... Uscii . Sulla piazza della stazione le tranvie piene di luce s ' incrociavano , suscitando scintille lungo i fili e lungo le rotaie nell ' aria umida : sotto i portici una folla passava in un via vai interminabile . L ' orologio della gran facciata segnava le 9 e mezzo . Allora mi posi a camminare forte verso il Po . Gli alberi parevano chinarsi sotto l ' umidità , che pioveva dal cielo e m ' immollava i panni . Sul ponte di ferro un po ' di nebbia era sospesa lungo le acque . Due lumi erravano proprio nel mezzo del fiume : dovevano essere due barche invisibili , che or s ' approssimavano , or s ' allontanavano . Anche nel seno gelido del Po quante disperazioni s ' erano rifugiate ! Che cosa cercavano quei due lumi ? Tornai lentamente . M ' avvicinai alla stazione . Molte carrozze giungevano . Guardai da lontano sotto la tettoia dei Depositi e non ci vidi nessuno . Presi un biglietto d ' entrata e mi ficcai tra la folla . Non osai mostrarmi presso il treno di Modane , finché non sentii i primi gridi : Partenza ! Allora m ' avvicinai e attesi che chiudessero gli sportelli Mi tenevo accanto al primo carrozzone e guardavo indietro . Una figurina vestita di nero , con gran feltro in capo , si sporse da un finestrino di seconda , parve guardarmi , poi si ritrasse tosto . Mi sentivo battere il cuore come se stesse per rompersi , ma giravo intorno lo sguardo e la persona , con noncuranza , tenendo d ' occhio quel carrozzone . La macchina fischiò , le catene si tesero con forti scosse . Allora la figurina si sporse di nuovo e guardò me direttamente : io mi avvicinai e presi un oggetto che ella mi porse : - Buona permanenza , signor Stanga ! Io mi volsi , già lontano : ella mi tendeva la mano , ma non osai tornare indietro . Feci una grande scappellata , e uscii prima che il treno fosse fuor della tettoia . Che cosa aveva pensato la signora della mia goffaggine ? Le avevo strappato il libro come un ladro . Avevo intraveduto nel carrozzone la domestica che m ' aveva portato il biglietto perché non aveva fatto porgere il libro da lei ? Evidentemente aveva voluto darmi un segno di gentilezza e di gratitudine . E io non le avevo neanche detto : " Buon viaggio ! " . Senza dubbio la mia parte nel romanzo era mancata . Giunto a casa , volli aprire il volumetto che era legato da nastro nero . Ma soltanto la copertina si apriva : la massa interna era un cofanetto chiuso . Debbo dire che ebbi un senso di delusione ? Mi parve d ' essere piombato in pieno romanticismo . Forse là dentro non c ' era nulla d ' importante , qualche ricordo d ' amore , dei fiori ... Ma un pensiero opposto m ' assalì subito . Del danaro forse . Ebbene , perché no ? Ma quel danaro e la cura di tutte le piccole cose erano state causa della rovina di Quibio ... Il giorno dopo mi recai di buon ora alla tipografia , non senza un sospetto che lo sciopero , che serpeggiava negli stabilimenti della città , fosse stato esteso anche a noi e proclamato la sera precedente . Infatti ero ancora lontano d ' un isolato , che mi s ' appressa un compagno correttore , con aspetto ostile : - Oggi non si lavora ... Spero che non vorrai tradirci ! - Tutt ' altro , - risposi tosto , mentre m ' accorgevo che altri pure , sparsi qua e là , mi osservavano astiosamente . E anch ' io sentii subito che le mie mani m ' imbarazzavano e le nascosi nelle tasche , com ' essi . Una guardia ci passò accanto squadrandoci : sulla porta della tipografia un gruppo di guardie custodiva l ' ingresso . - Oggi c ' è un comizio al teatro Nazionale . Non si entra senza biglietto . Eccolo . Presi il foglio che il compagno mi offriva e gli voltai le spalle . Mi era scortese perché lo aiutavo sovente a correggere le parole latine ? Mi accorgevo che il mio timido isolamento mi aveva accumulato addosso del rancore . Eppure io mi sentivo attratto verso la loro miseria troppo inquieta : evidentemente la mia simpatia non era mai riuscita a manifestarsi ... Avevo meco il cofanetto che intendevo portare , nell ' ora libera , all 'on.Ansaldi . Ci andai subito . È un uomo simpatico , alto , ricciuto , cogli occhi scintillanti . Guardò il cofanetto ed ebbe un sorriso ironico : - Tutti misteriosi questi anarchici ! Anche lei è anarchico ? - Io , no : e neanche Quibio . - Sul serio ? - fece egli incredulo . - Sul serio . - Be ' , questo non monta : alla questura è segnalato come tale , sebbene non pericoloso - aggiunse . - Ad ogni modo lo lasceranno espatriare alla prima occasione senz ' alcuna difficoltà . È cosa certa . È questo che lui vuole , non è vero ? - aggiunse con un fine sorriso . - Credo - diss ' io serio . - Vorrebbe andar a Parigi da certi suoi amici artisti . E mi congedai un po ' rassicurato sulla sorte del mio amico . Ma il mio pessimismo riguardo alla polizia è atavistico . Tutti i proverbi del mio villaggio dicono che dalle grinfe della giustizia non si esce vivo . Ho torto , ma è un istinto . E la sua piccola Diana ? Laggiù , nella gran Babilonia , attende , attende ... La raggiungerà egli ? Lo spero . Entrambi avevano una sì gran fiducia nella loro stella , da veri fatalisti ! Forse chi vuol essere felice , ha grandi probabilità di pervenirvi ... Avea veramente un viso bellissimo e fiero la sua Diana lottatrice ! Ma c ' è lotta possibile contro tutti , contro i malvagi e i deboli e gl ' inerti che formano la società , piccola Diana ? Nel pomeriggio volli andare al comizio . Oltre a un migliaio di tipografi , v ' assistevano molti lavoratori d ' altre industrie , fra i quali i nostri si distinguevano facilmente per una maggior coltura esteriore . I rappresentanti dissero ad alta voce molte cose che avevo udite e riudite dai compagni sulla lotta di classe , su la conquista del pane , sul miglioramento delle nostre condizioni ... Tutto ciò non aveva più potere di commovermi . Ciascuno di quelli che s ' alzavano a parlare mi pareva che diventasse meschino e nullo quand ' usciva dalla folla . Ma la folla mi riempiva d ' un senso nuovo . Io sentivo ripercuotersi in me le sue emozioni come se ne facessi parte : ne facevo parte : era come se io diventassi permeabile , penetrato , attraversato dalle onde di un ' ira , di un ' aspirazione , d ' una passione comune , enorme , in cui l ' individuo pareva ad istanti naufragare , e ad istanti si esaltava la sua potenza . Sentivo tendersi il mio torace , stringersi i miei pugni sino ad infiggermi le unghie nelle palme ... Si levasse su quel palcoscenico un uomo possente , e tutta quella tensione si sarebbe risolta in una forza da sollevare un mondo ! Il popolo ha bisogno d ' uomini grandi e la sua sostanza , sempre sincera e sempre rinnovata , è ricca di germi di grandezza . Ma i falsi grandi non li lasciano sorgere . Ricevetti qualche settimana dopo da Quibio un biglietto di ringraziamento . Egli si mostrava sereno e pieno di speranza . Il fatto di aver contribuito in qualche modo a dargli quella contentezza , mi commosse fino alle lacrime . Poi non seppi più nulla di lui . Questo mio scritto servirà a qualcosa in suo favore ? XIV . Lo sciopero era cessato il giorno dopo . Quando ci presentammo alla tipografia , parecchi operai erano congedati , ed io fra essi . Cinque signorine sedevano allineate dinanzi a cinque nuove macchine : pareva si gingillassero colle dita sui tasti ... Rimasi sconvolto . Uscii e trassi un gran respiro . Ero dunque libero ? Ma la mia libertà improvvisa m ' imbarazzava assai , sebbene possedessi di che sopportare senza danno una disoccupazione di qualche mese . Dopo alcuni giorni mi sentii come un pesce fuor d ' acqua : mi pareva che ogni passante mi rimproverasse , mi disprezzasse ... Una breve diversione mi distolse dalla cupa tristezza che cominciava a impadronirsi di me . Una sera la Biondina mi fermò nel corridoio e mi pregò di seguirla nella sua soffitta . Un alito di gentilezza spirava dai mille oggettini raccolti in quel piccolo spazio . Un lettuccio in un angolo , sotto il piovente del tetto : a lato presso la finestra , una gabbietta , ove due canarini addormentati si stringevano l ' un contro l ' altro su un piuolo . Negli angoli , mensolette con statuine di gesso e sulla testata del letto una Santa Cecilia di Donatello . Sotto la finestra una macchina da cucire . Ella mi porse una sedia , poi si volse a frugare nel suo tavolino da lavoro e ne trasse un quaderno legato con un nastrino rosso : - Questo è il manoscritto di Crastino - disse , porgendomelo con un gesto come toccasse una cosa sacra . - Ah ! - non potei a meno di esclamare . - Immaginavo che doveva essere in salvo : soltanto non pensavo ... - E a chi doveva affidarlo egli ? - disse guardandomi con rimprovero . - È vero ! - risposi , riflettendo a quello ch ' ella era stata per lui . Alcuni mesi erano bastati per una donna ad acquistar tutti i diritti ; perché nessuno nella vita doveva avergli dato quanto lei in quel breve tempo . Osservavo la ragazza : era dimagrita assai , il che le scopriva marcatamente la forma del viso ch ' era d ' una gran purezza : la lucerna le disegnava fortemente la fronte e gli zigomi , mettendole molta ombra negli occhi , che ardevano come per febbre ed acquistavano una profondità d ' espressione quale non si poteva immaginare nella bimba espansiva e incurante che appariva prima . - Lei sa certamente quanto può costare la stampa di questo libro ; dev ' essere bello , s ' intende : come questo qui . E mi trasse da una piccola scansia dietro le mie spalle il primo libro di Crastino . Era in compagnia dei Miserabili , dell ' Odissea , dell ' Eneide , della Gerusalemme . - Questi me li ha dati lui - disse , vedendomi esaminare i libri nella loro modesta ma pulita legatura ; - li ho letti : qualche volta me ne leggeva lui dei canti interi . Ah , che musica ! Lui mi buttò via tutti i miei romanzi e mi lasciò soltanto i Miserabili . Questo qui , come mi ha commossa ! Quelle storie - aggiunse indicando i poemi - sono molto belle e divertenti , ma non fanno piangere ... Adesso però non posso aprirli senza sentirmi un gruppo al cuore , perché sento la sua voce , che legge in un modo tanto stanco e dolce ... Ma mi dica dunque , quanto può costare ? - Da tre a quattrocento lire . Ella mi guardò spaventata , poi le si riempirono gli occhi di lagrime : - Io non avrò mai trecento lire . Non potei far a meno di sorridere : - Ma non poteva lei consigliarsi con qualche amico , parlarne coll ' editore ? - Sì ? Lui mi ha detto tante cose di lei ! Le voleva molto bene : non mi parlava che di lei : diceva che era un filosofo . Voleva che mi consigliassi con lei e con la dottoressa che venne qui di poi . Ma io avrei voluto farlo tutto da me : fargli questo regalo dopo morto . Ah se fosse mio , tutto mio ! Per questo ho aspettato tanto prima di parlargliene ... - Bene , - diss ' io , commosso - io sono a sua disposizione per un anticipo allo stampatore , se lei accetta ... Ma pensi un po ' : l ' editore , se lei glielo porta , lo stamperà senza costo di spesa , anzi dandole un tanto per cento sul guadagno , che sarà importante , poiché Crastino adesso ha una fama : avrà un posto nella poesia italiana . Ella mi guardò tra offesa e intimorita : - Vendere , guadagnare ! Ma come può lei parlare così ? Ma c ' è il suo sangue , qui , la sua vita , ed anche la mia ! Ah ! Lei non può capire ! Lo legga , lo legga ... Io lo sentirò fino alla morte . È tutto quello che mi ha contato dei suoi dolori , tutto l ' amore per sua sorella : e poi ... mio povero amore , povero amore ! E si pose a piangere disperatamente . Io la lasciai sfogarsi un momento . Tutta la sua persona , smagrita , era scossa dai singhiozzi . I capelli , scioltisi , le inondavano la faccia : notai che la gran capigliatura bionda era tagliata poco più sotto le spalle . - Ascolti un momento , la prego - feci io . - Ci penseremo meglio . Possiamo benissimo stamparlo a nostre spese : quello che si ricava andrà per una tomba conveniente al nostro povero amico . Io leggerò subito il libro : domattina glielo riporto . Ella si volse a me tutta racconsolata . Le strinsi la mano commosso e uscii . Quello che soffersi e piansi quella notte è indicibile . Che cosa orrenda la vita , se un essere può soffrire come ha sofferto quel povero fanciullo : che cosa terribile l ' arte , che condanna un uomo a frugare , rivoltare , lavorare questo dolore come se fosse una creta da cui deve uscire la statua ! Che orribile dono la poesia ! Per questi esseri è una maledizione , uno strumento che intensifica la sofferenza . Io non ho mai sofferto de ' miei dolori più roventi , de ' miei desiderii d ' amore frustrati , quanto ho sofferto per la visione di questa esistenza disumanamente infelice ... Eppure io l ' avevo sentito esclamare con voce costernata : " Vivere , vivere ! ... Troppo tardi ! Troppo tardi ! " Dunque aveva desiderato la vita , ci s ' era aggrappato alla fine con tutte le forze . Effetto delle mie teorie ? No . Bastò che in una vita d ' inferno entrasse uno sguardo di donna ! Questo ha potuto fare quella semplice creatura , solo perché era una donna : egli si è sentito per un momento saldo , forte , completo , uomo : ha cantato il suo breve inno alla vita , poi è sparito . Un poemetto racconta il rapido dramma della sorella : meditazioni sulla nascita e sulla morte , l ' aspettazione d ' una vita novella uscita da un seme ignoto , ch ' egli carezzerebbe con un ' interrogazione inutile negli occhi e un timore nell ' anima , il timore dello sconosciuto che s ' era intruso e ingrandirebbe fra sua sorella e lui . Il poemetto finiva lì . La morte di lei non ha lasciato che vaghi e cupi echi in alcune poesie di solitudine e di morte , ove il senso del mistero ha risonanze di terrore . Una collana di sonetti densi e per me alquanto oscuri racchiude in brevi sintesi i concetti moderni della vita umana : espansione libera dell ' infanzia , rivelazione scientifica della vita , l ' iniziazione dell ' amore , la fusione di due esseri , la propagazione della esistenza nello spazio e nel tempo , ai contemporanei e ai posteri : idee astratte , rese sensibili con parole viventi , più che con immagini . Qui egli mostra veramente la via della poesia di domani : è un precursore . Poi una parte s ' inizia con un ' esplosione di gioia . È come se un sole presente che si sentiva dietro una cortina di nubi invada subitamente una landa , dissecchi le pozzanghere e tragga dalla terra un trionfo di vegetazione . Seguono alate poesie d ' amore , ove una figura viva si disegna , si colora e sorride , semplice , incolta e profonda , colla freschezza d ' un fiore di monte . L ' incontro nella miserabile cornice delle soffitte , mutate nelle cupole e nelle guglie d ' una cattedrale : due vite canore , aeree , e l ' una gorgheggia e l ' altra piange . Io non rilessi il libro , ma l ' impressione è profondissima in me , la visione vivissima . Io vedo quel piccolo corpo di bimba , stretto intorno alle membra scarse di calore del mio povero amico , come per infondergli la gioia , e nulla ho mai veduto né immaginato più bello di quel gruppo . Egli parla , egli affascina la piccola cingallegra , colla sua musica che le canterà in cuore fino alla morte , ed ella ascolta - e adora : adora l ' ignoto che splende per lei in quel corpo che abbraccia , pallido e ardente . Al mattino , appena vidi la Biondina aprir la finestra , metter fuori la gabbietta e i piccoli vasi , serena e seria come se la fonte del riso fosse in lei esaurita , bussai alla sua porta . Dovevo aver in viso la riverenza e l ' ammirazione che sentivo dentro , perché ella sorrise quasi di gratitudine . Accanto a lei , seduto su una coperta di lana stesa sul pavimento , era un bimbo di due anni , con una scodella fra le gambette , vuota , in cui rigirava un cucchiaio che portava alle labbra inutilmente . - Vede che ho un bambino anch ' io - disse sorridendo . - È della Minca ? - chiesi . - Sì : gli voglio tanto bene . Non è vero che è bello ? Lo considerai un momento : bello non era affatto : aveva le gote molli e pallide , due grandi orecchie e una bocca enorme dalle labbra di mulatto : ma gli occhi brillavano , fissi su me , come due carbonchi . - Sì , è bellino - risposi . - Ho pensato tutta la notte a quel che lei m ' ha detto iersera . Gli faremo un bel monumento come quello di Silvio Pellico , nel camposanto nuovo . So io , chi glielo farà : io andrò dal signor Leonardi e gli darò il libro , e dirò che sono io ... - Conosce il Leonardi ? Quello sì che può farlo , un bel monumento , anche con un piccolo marmo ! - Sì : avevo un ' amica che è stata sua modella . Poi si è maritata . Una volta è andata da lui a dirgli che il suo bimbo era morto : egli ha fatto il ritratto e gliel ' ha regalato ... - Il libro servirà a comprar il marmo ! Vuol andar lei dall ' editore ? È necessario parlarne anche alla signorina Lavriano . Io ero tormentato da un ' interrogazione . Le domandai : - Senta ... dove sono i suoi capelli ? - Li ho venduti - rispose subito , turbata , ma con un lievissimo sorriso . - Non ci credo ! Ella scoppiò a piangere , ma con in faccia uno strano miscuglio di pudore e di gioia : - Non lo sa nessuno - confessò . - Quanto crede mi avrebbero dato ? Settanta lire m ' ha offerto una volta il parrucchiere qui abbasso . Erano belli , non e vero ? E lui li amava tanto ! ... Prima che gli chiudessero la cassa ... La Minca non se n ' accorse affatto . Era contenta come una bimba . Io mi raffigurai i bei capelli sul petto del povero morto . Il bimbo rotolandosi sulla coperta aveva valicato l ' orlo e così , con le cosce nude sull ' ammattonato , la scodella rovesciata tra i piedi , mi guardava ridendo . - Su , batuffolo ! - esclama lei togliendogli la scodella e ponendolo a sedere sul suo letto ; e rivolta a me : - Ha due anni suonati e non cammina ancora . A proposito , sa che l ' Ubriaco è in prigione ? Lei che ha dei mezzi dovrebbe aiutare la Minca . Finirà male : ho paura che impazzisca o ne faccia una cattiva . - Perché l ' hanno messo in prigione ? - L ' hanno preso per un manutengolo : era sull ' angolo di via Bonzanigo mentre i ladri scassinavano il negozio del gioielliere : forse li conosceva : qui siamo costretti a conoscere anche i ladri e le donne disgraziate ... O non li conosceva affatto . Quella povera donna ! Le monache di Santa Zita le portano qualcosa , e poi i ragazzi vanno al Pane Quotidiano tutti i giorni . Lei non mangia più : bisogna metterle il boccone in bocca . Io voglio occuparmi del piccino , ma e gli altri due ? Notu ha nove anni , l ' altra , una bimbetta mezzo scema , ne ha sei . Adesso lei guadagna , sapete quanto ? sei lire al mese , a far la camera d ' un impiegato del lotto al quarto piano . Qualche mese fa aveva molte camere da fare e riusciva a metter insieme fino a trenta soldi al giorno . Quando le hanno messo in prigione il marito , nessuno ha più voluto saperne , eccetto quel giovine del lotto che forse non lo sa ancora o che sarà un socialista ... Figuriamoci : moglie d ' un ubriacone , pazienza , ma di un ladro ! Non è vero , Gip ? - seguitò , baciando il bimbo . - Adesso le domando io se questo innocente deve saperne qualcosa , lui ! Ad un tratto sbarrò gli occhi guardando fuori , sul tetto . Mi volsi da quella parte : un piccolo spazzacamino era sbucato da un abbaino , s ' era piantato cogli scarponi su la cresta , poco lontano dalla mia soffitta , e girava lo sguardo sicuro tutt ' intorno . - Per quello là non c ' è da aver paura - osservò la ragazza . - Si ricorda del Notu ? Che spavento ! Lo spazzacamino si scioglieva la corda dai fianchi , deponeva la raspa , indi , inerpicatosi su un comignolo , vi faceva scendere la sua spazzola di ferro , poi ne la ritraeva con tutta forza . Il cielo era cosparso di nuvole argentee investite dal vento , e mentre esse movevano compatte , pareva che la piccola figura nera e il comignolo e il tetto navigassero in un moto lento che dava la vertigine . - E quel povero bimbo lì ! Chi sa dove ha la mamma : dicono che ci sono delle mamme che li vendono , li dànno a nolo per tre o quattr ' anni ... Che orrore ! E la giustizia lascia fare tutto questo ? - La giustizia ? Chi è la giustizia , buona figliola ? Insomma lei è una piccola socialista , eh ? - Io ? - rispose ella guardandomi curiosamente . - Crede lei ? Vorrei bene essere qualche cosa , ma non sono niente . Vigi diceva bene che ero ... non so più che cosa ... Ha letto ? Che belle cose , eh ? Io ero umiliata , prima , davanti a lui : ma lui mi diceva soltanto che fossi bella e che sorridessi , e che gli bastava . Mi contemplava delle ore intere ed io m ' inquietavo per paura che non mi trovasse come mi voleva , ma poi lo vedevo così felice ! Io sono sicura che non mi guardava me , ma che guardandomi gli venivano chi sa quante belle memorie e quante belle idee ... Voleva sempre che sorridessi , e io ho sorriso fino alla fine , con che pena , mentre lo vedevo morire ! Abbracciò strettamente il bimbo , che si ritrasse un po ' stupito ; poi si asciugò gli occhi : - E mentre sorridevo senza parlare , - non parlavo mai ! - lui pensava alle rose , ai paesaggi ed alle stelle e diceva ch ' io ero della stessa famiglia e anche lui ... Quante volte m ' indicava le stelle ! Guardavamo fuori della finestra , sulle creste dei tetti , nel cielo nero , e lui mi diceva che sono tutte vive o che lo saranno , e che lui andrebbe presto in una di quelle ... Difatti io sono sicura ch ' egli è ancora vivo . Ho visto morire il mio bambino , e ho pianto tanto ! Ma dopo mi faceva l ' effetto d ' un canarino che mi è morto : era proprio finito tutto , finito ! Ma lui ... non può essere ! Ha parlato fino alla fine e mi ha detto delle cose che non posso ricordare ... oh quanto mi affatico per ricordarle , ma non posso ! Eppure io mi sento un ' altra donna dopo quelle parole , e voglio vivere , sebbene desiderassi di morire con lui : sento che devo vivere , perché devo fare qualche cosa . Non so che cosa , e aspetto ... Io consideravo quella ragazza semplice e la vedevo penetrata d ' una forza misteriosa , come se una volontà energica le si fosse trasfusa . Sorrise come per dissipare l ' impressione delle parole gravi che le erano uscite dal cuore quasi inconsciamente : ma sotto il sorriso e nell ' occhio pensoso vedevo che esse dovevano formar ormai il fondo della sua sostanza . L ' amore aveva fatto questo miracolo e una acuta malinconia m ' assalì , come sempre , davanti a quello che era e che deve restare per me un ignoto ineffabile . Intanto , la lettura della vita di Crastino m ' aveva confermato un ' idea che era germogliata nella mia mente già quando l ' avevo sentita narrare da lui e la confrontavo colla mia . Il mio Memoriale , colle sue divisioni scolastiche , pure imprecise , col suo sforzo di esattezza che lo rendeva arido , colla sua dottrina incerta ed affastellata , com ' era inefficace , di fronte alla semplice narrazione personale d ' una esistenza ! La stessa parte che descriveva la miseria presente , riusciva monca e imperfetta . Forse , ripetei a me stesso , il nudo racconto della mia vita può essere più rappresentativo , più suggestivo che non una trattazione , per la quale mi manca una disciplina d ' anni . E quanto alla forma , s ' io non ho la potenza d ' arte di Crastino , ho la passione , ho una volontà di afferrare il mondo nelle mie mani e di torcerlo e di foggiarlo come la creta in cui sono nato , una volontà talmente intensa che ne soffro e mi consumo . Pochi giorni dopo incominciai questa narrazione . Quanto al modo di ottener udienza , ero sicuro , comunque , di pervenirvi ... xv . Nondimeno feci più d ' un tentativo per tornare alla mia tipografia . Richiesi infine delle spiegazioni . E allora compresi . Un nuovo direttore era entrato , un mese prima dello sciopero , nello stabilimento : il precedente usava forse molta indulgenza con me ? Lo immagino , perché i rimproveri e le multe , che mi assegnava il nuovo , erano quasi sempre giustificati . Dovevo essere permanentemente assorto nei casi che avvenivano intorno a me e turbato , perché gravi errori mi sfuggivano sovente . Un gran mutamento doveva pur essere avvenuto nel mio contegno , perché il contegno dei miei colleghi correttori con cui stavo , su uno stesso banco , gomito a gomito , intere giornate , era affatto mutato verso di me . Forse non udivo qualche loro domanda e non rispondevo , o gettavo là qualche frase distratta e impaziente . Non so : so che ho visto su pochi visi un po ' di rincrescimento perché non rientravo . L ' ultima volta contemplai a lungo con una infinita tristezza quella vasta tettoia vetrata dove avevo passato quasi dieci anni ! Dieci anni ! Le file dei compositori nel loro camicione grigio stavano intente alle casse : nelle corsie ad ogni tratto passavano due uomini , l ' un dietro l ' altro , portando una " forma " su una tavola , il foglio pronto per le macchine , come portassero una barella o un feretro . Dirimpetto i cilindri giravano con fragore , i fogli si rovesciavano l ' un sull ' altro : le donne nel loro grembialone di prigioniere ripetevano il gesto monotono di collocare i fogli sul cilindro o di raccoglierli in mucchio . Su due ballatoi laterali le legatrici si agitavano continuamente . Un centinaio di donne e un centinaio d ' uomini . Immaginare che potesse stabilirsi qualche rapporto fra quegli esseri fatti per integrarsi a vicenda , qualche rapporto diverso da quello che esiste fra l ' uno e l ' altro pezzo d ' una macchina , è impossibile . Eppure nell ' ininterrotto affaccendarsi di tutti quegl ' individui , ridotti a essere come i denti d ' un ingranaggio , nascevano , si annodavano , traverso il minuto lavorìo della composizione e il fragore delle piattaforme volanti , sorrisi , desideri , amori , e quando la campana del mezzodì liberava d ' un subito tutti quegli esseri , legati , irrigiditi per ore e ore in un immenso organismo meccanico , e la folla si riversava fitta traverso i corridoi e fuor della porta nella strada soleggiata , che gioia vederli tornar vivi , tornar esseri umani , sorridersi , parlarsi , interpellarsi , salutarsi dividendosi , o andar di conserva come amici o stringersi a braccetto come amanti ! Fra quelle ragazze che , uniformemente vestite sfoggiavano tutta la loro bellezza nell ' acconciatura dei capelli , qualcuna forse mi guardò non affatto sprezzante o indifferente ? Ho in fondo agli occhi qualche leggero sorriso , qualche sguardo di simpatia , e non so più a qual figura assegnarli . Forse là era una donna che avrei amata ? Dieci anni ! Ero dunque infine libero . Per la prima volta mi sentivo indipendente , senza padrone . Nella Pia Casa ero soggetto , lungo le ore di lavoro , al padrone presso cui mi mandavano e nel resto del tempo agli assistenti dell ' Istituto ; poi passai di padrone in padrone , col senso perenne della soggezione , sì che alla festa non potevo mai liberarmi dal peso della schiavitù del domani e delle settimane prossime . Forse che mi sento io ora pienamente libero ? No : ho in fondo una timidezza irragionevole che costituisce una inferiorità reale : s ' io volessi fare un atto d ' indipendenza , certamente sarebbe esagerato e rasenterebbe la ribellione : credo che ciò sia avvenuto infatti nei miei rapporti col direttore della tipografia . E per godere intera la sensazione almeno della libertà fisica , mi diedi a grandi corse traverso le colline di Torino : che respiri , che bagni d ' aria e di sole in mezzo agli effluvii dell ' autunno , che stupori dinanzi alla scoperta improvvisa degli orizzonti luminosi e sconfinati ! Io non mi ero mai sentito vivere con tale espansione . Ah , quando dicevo a Crastino che la vita è buona ! Sì : basta essere sani di corpo e di mente : la felicità è forse una cosa molto semplice e molto facile . Essere vivi : molti se ne contentano , e questa non è ancora la felicità . Senza dubbio la felicità è sentirsi vivi . A misura che la vita è complessa , larga , intensa in un uomo , cresce la sua felicità , e coloro che contengono maggior quantità di vita sono coloro che più son capaci di felicità . È questo ch ' io avevo pensato sempre , così semplice e per così inintelligibile per la maggior parte . Ma il giorno che questo vero così luminoso e vittorioso apparirà a tutti , non sarà mutata la vita sociale ? Un giorno nelle mie gambate traverso i colli mi trovai vicino a Gassino . Ci entrai . Riconobbi qualche casetta screpolata , ma nessuna fisionomia mi richiamò qualche immagine d ' un passato tanto remoto . Non mi sentii vincolato più a quei poveri contadini che vedevo moversi tra i seminati , che all ' altro povero e cieco genere umano . Pure , presso le fornaci , affatto trasformate e irriconoscibili , la vista della terra gialla in cui io e mio padre e i miei nonni , intere generazioni forse , avevamo frugato rintanati come talpe , svegliò un vago miscuglio di sensazioni dolorose insieme e dolci in fondo al mio essere . Uscendo dal paese , vedo , seduto al sole , di fronte al Po e al piano immenso , un vecchio , rotto in due dalla sciatica : faccia raggrumata , occhietti umidi e morti . Così sarebbe stato mio padre se fosse vissuto : così avrei finito io pure . La terra in cui hanno frugato tutta la vita , li ghermisce pel collo , li curva , li soffoca nel suo seno . Ci tornai . Una sera , imbruniva , la campana del villaggio , la sola voce festiva della mia infanzia , era di sabato , sonava a concerto annunziando la festa . E un ritornello ... me lo trovai lì nella memoria , nell ' orecchio , sulle labbra : d ' onde veniva ? E io camminavo , camminavo , verso la città , solo nella strada provinciale . E cominciai a cantare e a piangere , a piangere e a cantare ... Canté , canté , fijete , canté touzour ! ... così ostinato , così doloroso , così aspramente , lungamente penetrante ... da impazzire ! E saltai nel seminato , mi affondai nei solchi recenti , bocconi , ficcando le mani tra le radici , mordendo , suggendo le erbe . O terra , mia terra , umile e cara sola madre mia ! Chi mi ha divelto dal tuo seno , sì presto , ch ' io avevo dimenticato perfino il tuo sapore ? Ma non tardai , dopo aver vagato per due settimane , a sentir troppo grave il peso della mia solitudine scioperata . Ah poter agire ! Fare qualcosa di grande , di immensamente benefico ! E meditavo . Avrei potuto forse dedicarmi ad un ' opera paziente , continua , serena , come quella buona dottoressa Lavriano , il cui sorriso e il tocco della mano gentile dovevano aver sollevato o guarito chi sa quanti mali ? Sentivo una strana impazienza : ciò era troppo minuto e troppo lungo , e io non avevo tempo . Da parecchi mesi sentivo in tutti i miei atti l ' impulso ad affrettarmi , perché il tempo davanti a me s ' accorciava ; e che cosa s ' avvicinava con esso ? Una sventura ? Una malattia ? Forse nel corpo sociale ci sono delle molecole che devono scomparire per salvare l ' organismo . Io sento in certi momenti l ' esaltazione e la voluttà di prodigarmi . Sono anch ' io un tipo patologico ? Ci sarebbe a stupire che non lo fossi . Ci sono dei tipi normali ammirabili , come la Lavriano . La sua azione è molteplice , diffusa , piena d ' insuccessi e di qualche successo , lentissimamente progressiva . Coglie , annoda , compone innumerevoli fili ; par che tessa un arazzo di cui ella non compierà che una minima parte e che abbia ereditata l ' opera da una generazione per affidarla ad un ' altra . Ebbene , io non posso darmi a piccole dosi : io m ' impaziento , mi irrito . Cercavo qualcosa di pronto , di fulmineo e non trovavo , non trovavo ... fuorché la distruzione ? Due visioni s ' erano impadronite del mio spirito con ugual forza , sebbene l ' una reale , l ' altra fantastica . Nell ' una Crastino ed io ci volgevamo indietro in un gran viale fiancheggiato ai lati da grossi cumuli di neve : un punto lontano ingrandiva rapidamente avvicinandosi : il veicolo tozzo e fulmineo passava , lasciandoci appena indovinare una figura su di esso Lo seguivo coll ' occhio : un piccolo mucchio nero là innanzi stava fermo in mezzo alla strada e l ' automobile si lanciava .. La visione si spegneva d ' un tratto lasciandomi un gelo nella schiena . Nell ' altra , una carrozza pesante correva in una strada di città assiepata di gente : un uomo si gettava verso di essa e veniva fracassato dai zoccoli d ' un cavallo . E mi pareva di sentir un colpo al cervello ... E cominciai un mattino a svegliarmi con l ' idea d ' una cosa che dovevo fare , oggi ? domani ? E tutte le mattine avevo la stessa sensazione di aspettativa insieme e di obbligo , come d ' una promessa che dovessi adempiere e differissi di giorno in giorno per cause non del tutto dipendenti dalla mia volontà . La cosa che dovevo fare era affatto intima , era semplicemente di accettare un atto ancora oscuro che mi s ' imponeva lentamente con forza e ostinazione , perché di poi è cessata affatto l ' inquietudine che m ' invadeva ogni mattina e che diminuiva soltanto la sera mentre dicevo a me stesso : Domani ! ... coll ' intenzione implicita di considerare e infine di accettare ; quasi per far tacere una voce insistente e irritante che mi ripeteva sempre lo stesso : " È necessario ! " . Ed ecco il fatto che mi determinò . Quel mattino avevo aperto gli occhi colla immagine vaga d ' un sogno o d ' una allucinazione che svaniva . Ero in presenza d ' un uomo : avvicinarlo mi era parso una gran fatica , come un ' ascensione gravosa , e il rimanervi un pericolo mortale . Ora egli mi guardava . Io avevo da dirgli una gran parola , ma non mi usciva dalle labbra : sentivo che le mie labbra si movevano , che la mia faccia si contraeva , che forse emettevo un suono inarticolato ... ed egli mi guardava e non comprendeva e i suoi occhi diventavano irati , terribili ... E avrei voluto uccidermi a ' suoi piedi perché mi comprendesse ! Levatomi , l ' impressione svanì , o mi parve . Fatto è che corsi subito alla Biblioteca Civica per immergermi nei libri , come facevo già da parecchi giorni , per imprigionare la mia attenzione e sedare l ' inquietudine che mi tormentava . Ero divenuto d ' una tale instabilità nervosa , che nella strada una voce improvvisa , il rullìo d ' una carrozza , una scampanellata di tranvia , mi tiravano , dal lato da cui venivano , dei tuffi di sangue . Uscito dalla Biblioteca Civica ove avevo finito la Risurrezione di Tolstoi cominciata giorni prima , me ne tornavo colla testa tutta scombussolata . Vi ero rimasto sei ore : il sole tramontava : il cielo , lontano , dietro l ' angolo del monumento al Fréjus , discendeva leggerissimo sulle creste bianche ed azzurre delle Alpi . Respiravo a pieni polmoni , anche per sollevarmi l ' oppressione morale . Il romanzo mi aveva lasciato un enorme senso di sgomento : esso descrive con tal potenza la massa dell ' iniquità sociale , che i personaggi pieni di buona volontà e i precetti di vita che dà l ' autore diventano sproporzionati , inefficaci , strani . E pensavo ch ' io ero forse , come codesti russi , un ' anima ingenua che vede tutta la mostruosità degli organismi sociali e crede poterli atterrare con una spallata . Forse val meglio scomporli vite per vite , ruota per ruota , come farebbe un esperto meccanico . Ma come persuadere questi capi macchina ad esaminare , riformare , rinnovare i lor vecchi strumenti , traverso cui l ' uomo moderno esce falsato , deformato , talvolta stritolato ? Ero giunto in piazza Statuto . Ho l ' abitudine di soffermarmi presso ai chioschi dei giornalai . Mi avvicinai ad uno per guardare su un giornale in che giorno eravamo . Era la Gazzetta di Torino , uscita allora , e mi colpì subito la scritta : Il dramma di Via San Donato . Simultaneamente avverto il gridìo che alcuni venditori facevano per le strade , colle stesse parole . Un tremore inesplicabile m ' assalse , comprai il giornale : era un ' intera colonna : il cronista faceva un lungo e lacrimoso preambolo : " La donna può avere quarant 'anni...: marito in prigione ... Ella aveva mandato i tre figli ... il maggiore teneva l ' ultimo in braccio e l ' altro per mano ... al Pane Quotidiano ... La donna stava inginocchiata contro la parete in un angolo della soffitta ... Un braciere ... " . Mi sentii toccare sulla spalla : mi volsi . Era la dottoressa Eva : era molto turbata : - Ho fatto fermare la tranvia , vedendo lei qui . Che cosa orribile ! - disse , accennandomi il giornale . - È la Minca , non è vero ? - Sì . Lei non sa ancora nulla ? Venga con me . Io l ' ho vista : ora ho portato i due ragazzi a casa mia , poi vedrò ... È morta verso mezzogiorno , sembra . Stamattina aveva mandato i bambini da noi . Pareva che lo sapesse , il povero Notu ; non ha voluto mangiare : è stato tutto il giorno ammusonito , cupo . Che cosa crede che diventerà quel ragazzo lì ? Io ero come stordito . - Aveva chiuso le imposte e turato il caminetto ... - continuò la signorina . - Ha preso tutte le precauzioni più minute : tutte le fessure dell ' uscio e della finestra erano tappate . Ha fatto presto l ' ossido di carbonio a raggiungerla , così inginocchiata a terra ... Aveva ingannato anche la Biondina , che ha bussato soltanto quando sono tornati i ragazzi , alle due , ed essi dovevano stare fuori fino a sera ... Notu pareva che lo sapesse . È lui che si è messo a piangere davanti all ' uscio , picchiando , e gli altri due anche essi ... Così il marito della portinaia ha sospettato e ha forzato l ' uscio . Me lo raccontava la Biondina ... Eravamo giunti , quasi correndo , alla casa . Sotto il portone le donne chiacchieravano , coi visi curiosi e inquieti . Salimmo . L ' uscio era chiuso e due guardie passeggiavano lungo il corridoio . Avrei voluto vedere un momento la povera morta , ma le due faccie arcigne me ne distolsero . Da parecchi giorni era entrato in me un vago timore delle guardie : mi sentivo fissato , nelle strade , con insistenza , con diffidenza . Forse il mio aspetto s ' era fatto più tristo : mi sentivo inquieto e umiliato nella mia disoccupazione ... Andammo fino in fondo , nella camera della Biondina . La Biondina colla faccia piangente teneva stretto in collo un bimbo , il bimbo della morta , che mordeva un tozzo di mela senza stupirsi degli abbracci e delle lacrime di lei . Quando ella ci vide , parve acquietarsi , guardò la dottoressa che conservava la sua mirabile calma . - Non si ha mai la mente a tutto - diceva costei . - Le cose vanno innanzi lentamente ! Io pensavo anche a questa disgraziata , ma è inutile : noi non possiamo mai aver il senso immediato dell ' urgenza , dell ' imminenza , della necessità ! Il mio aiuto sarebbe giunto fra un mese , o più : e chi può misurare le forze di resistenza d ' una creatura ? Pare forte oggi . Domani è sfasciata a terra come un cencio ! Tutto questo dramma mi pareva una continuazione , uno svolgimento di quello che un genio possente mi aveva edificato davanti agli occhi : ma con qual semplicità spaventevole il destino mi gettava dinanzi una realtà così enorme ! Una semplicità che mi incuteva il terrore del mistero . Ecco : una creatura aveva voluto morire . Era morta , niente di più facile . Così facile ... e irreparabile ! Ma la dottoressa pensava al marito , ai figli . Ella non si tratteneva mai sull ' irreparabile e andava innanzi . Ogni triste avvenimento la stimolava ad agire sempre più prontamente : tutto le era occasione di complicare sempre più le fila delle sue operazioni , come un generale che approfitta d ' ogni menomo vantaggio contro un nemico formidabile . Così ogni crisi le era favorevole per condurre i suoi conoscenti verso le sue idee o verso la sua opera : ogni morte le lasciava un ' eredità . - Sapete che ho fatto una conquista ? - aggiunse dopo un poco , indicando la ragazza . - Ho una recluta nuova che mi può esser preziosa , sapete perché ? Perché è bella : io avevo estremo bisogno d ' una donna bella e che sapesse sorridere bene . I miei bambini se la disputeranno . E vedendo le tacite proteste e le denegazioni di lei , come per vincere un ' ultima riluttanza : - È troppo modesta . Crede di non esser buona a nulla ... e infatti è proprio necessario esser buone a qualcosa ? C ' è del pane da distribuire , c ' è da accogliere dei poveri affamati mezzo nudi : che cosa è più facile che aver pietà ? Che cosa è più desiderabile che aver delle ceste di pane , dei pentolini di minestra da distribuire ? E continuava col suo fluido eloquio di propagandista : - Vedere ogni giorno tanti miserabili non è punto allegro , lo so anch ' io ! È un malessere , un disagio che ci prende ... Ma il malessere che ci viene dalla vista della sofferenza , è subito sollevato dal fatto di poterla far cessare , per un momento almeno , e senza fatica ... Lei è una buona sarta : faremo tanti vestitini : avremo della stoffa ... Ci sono due opere dove la nostra Biondina può far tanto bene . La Cassa per la Maternità ... Lei è della stessa classe . Non ho ragione , Stanga ? Va a trovar le madri di famiglia , le persuade a pagar due soldi al mese , due soldi , capisce , per aver di che vivere a casa e curarsi nel tempo della gravidanza ... E poi il Pane Quotidiano , dove non sono che vecchi e bambini , bambini e vecchi , che hanno bisogno della gioventù e dell ' allegria . E allora la rivedremo fiorire , la nostra bella cara , che vuol lasciarsi ammalare , lasciarsi morire ... E con una mossa tenerissima s ' era avvicinata : le carezzò i capelli , l ' abbracciò e la baciò in fronte . Il viso della ragazza parve irradiarsi . - Sono due settimane che la catechizzo - mi diss ' ella . - Ora il libro del povero Crastino è in corso di stampa : uscirà presto : abbiamo trovato un buon editore , l ' editore di mio papà . Leonardi farà il monumento e lei andrà a posare per un bel bassorilievo di cui ho già visto il disegno , bellissimo . Dopo , che le resterà da fare ? - È vero , - disse la ragazza costernata - la mia vita è finita lì . - Perciò - insistè la signorina , fatta improvvisamente grave - bisogna mutar vita : quei giorni devono restar puri . Tu devi considerarti sua per sempre , non è vero ? È lui che t ' ha detto di vivere , e ha desiderato che tu vivessi in modo che potesse sempre volerti bene , non è vero , cara ? L ' altra alzò la testa guardandola con due occhi fermi e luminosi : - Verrò quando lei vorrà . - Allora domani ! Non perdiamo tempo . Verrò a prenderti . La baciò sulla guancia , poi si volse verso di me : - E lei che fa ora ? Io mi sentii leggermente turbato come per un celato rimprovero : - Non so . Mi preparo ... Credo che troverò qualche cosa . - Vuol che trovi io qualche cosa anche per lei ? Vuol che domandi al dottor Semmi , che dice tanto bene di lei ? Vuol essere reclutato nell ' esercito del bene ? Ci penserò e voglio un po ' vedere se oserà rifiutare ! Ma nel corridoio si fece un gran rumore di passi pesanti . Vedemmo una cassa entrare nell ' uscio . La ragazza scoppiò in un pianto disperato , cui seguì per riflesso il bimbo . Ricordava ella un ' altra cassa , nello stesso corridoio , e il suo morto amore ? La dottoressa la richiuse nella sua soffitta , poi avviandosi disse a me che l ' accompagnavo : - Non si lasci prendere il sopravvento dalla tristezza , dalla tristezza sterile . Ora vò un momento dalla Salamandra . È ammalata , lo sa ? ... E stringendomi forte la mano : - Bisogna agire , si ricordi ! Dietro di lei mi parve che la mia poca forza di vivere se n ' andasse per sempre . " Bisogna agire ... " . Apersi il giornale che avevo comprato . Come potevano i lettori veder altro in quelle colonne , altro che il dramma spaventoso ? Come avevano potuto i redattori occuparsi d ' altro ? " La Banca sconto ... La rendita al 4 per cento ... L ' Eritrea ... L ' unione delle forze costituzionali ! " . Ah miseria ! E io , che avevo fatto per quella povera donna ? Forse io avrei potuto impedire quel suicidio ? Le avevo dato qualche denaro , ed ecco tutto . Era soltanto questo il mio dovere ? Ed ecco un ' altra cagione di malessere per me ... Son io che devo provvedere a che la gente non s ' ammazzi ? Eppure io ho una parte di colpa . E tutti abbiamo una parte di colpa . È intollerabile ! E il senso dell ' impotenza mi abbattè . Aver tanta energia , tanta passione , tanto furore , e sentirmi oppresso come dalle pareti d ' un monte ! ... Ma io sono come un germoglio di quercia in un vecchio muro , e quanti di questi germogli intorno a me ! Così si sgretola , si spacca il vecchio muro ! Io non posso dunque che distruggere : non posso edificare , non posso impiegare la mia forza in nulla . Nessuno vuole la mia vera forza . Tanto non varrebbe buttarla come un cencio ai piedi di chi può ? Forse avrei avuto mezzo di portare qualche meschino aiuto ai miseri che mi morirono d ' intorno : potrei forse contare al mio attivo molte piccole azioni , molte consolazioni , molte parole , molte lagrime spese a pro di essi ... Ma era necessario ch ' io vedessi costoro soltanto , ch ' io fossi miope , ch ' io non lanciassi la mia mente , il mio cuore ad abbracciare tutte le miserie della terra , ch ' io non ne formassi una mole che mi annienta ... E io avevo ben altro da dare , posseggo ben altro ! Ecco perché non posso pensare che ad un ' azione sintetica , grandiosa , feconda . Quella sera ( come mi par già lontana ! ) errai per Torino in giri interminabili . Si accesero i fanali , si riempirono i recinti all ' aria aperta dei caffè : poi i teatri riversarono fuori le loro folle , le strade si sgombrarono , si decimarono le lampade e la città prese il suo aspetto notturno , triste e deserto . Allora rimase viva soltanto la gente oscura : le donne aspettanti negli angoli delle strade , con la testa scoperta e le mani sotto il grembiale , i ciccaioli col lumicino rasente il selciato , come cani randagi , i cerinai che corrono zoppicando dall ' uno all ' altro dei due o tre caffè aperti tutta la notte ... La sensazione era per me nuova e aveva il suo fascino d ' incubo . Volli entrare in uno . Una vecchia calva dalla faccia ignobile mi aperse la porta , alzandomi in faccia un paniere di cerini e d ' altri oggetti . Nell ' aria fumosa sedevano fitti , intorno ai tavolini , giovanotti dalla faccia di vecchio e ragazze dai vestiti e dai cappelli fronzuti e irrequieti : esse parevano alberi nani agitati da un vento continuo . Alcuni giocavano fumando e bevendo birra . Io pensavo alle osterie di campagna in cui ero andato qualche volta la domenica , e alle ubriacature che prendeva alcuno dei miei compagni . Quanto meglio che non tutto questo ! Uscito dalla birreria Dreher errai ancora , quasi senza rendermene conto , avendo affatto perduto la nozione del tempo . A un certo punto mi parve di essere seguito : mi volsi e non vidi nessuno . Affrettai il passo , poi lo rallentai per paura di farmi notare . Mi trovai sul ponte della Gran Madre , salii sul Monte dei Cappuccini e coi gomiti sul parapetto della terrazza contemplai a lungo la massa nera della città e il fiume tranquillo e cupo in cui si sospendevano i fanali coi loro riflessi come una duplice collana di stelle , e ne scesi col cuore stretto e col senso vago di qualcosa ch ' io stessi abbandonando giorno per giorno , minuto per minuto , come se a tutte le cose , una per una , ch ' io vedevo , dovessi dare un addio per sempre . Per il Corso Vittorio un sonno invincibile mi prese , e una stanchezza mortale . Entrai nel caffè della Stazione e bevvi un latte caldo . Non vi rimasi che pochi istanti . Che spettacolo ! Vi parevano accolti tutti i mostri della notte , atroci scherzi d ' umanità , nani , sciancati , gobbi , rattrappiti , monchi , coi loro oggetti di vendita , che parevano fare parte della loro deformità , e nessuno destava pietà , ma soltanto ripugnanza e sdegno . Pareva che tutti questi infelicissimi si sforzassero e riuscissero stranamente a simulare le infermità da cui erano affetti , come odiose caricature di veri infelici . E le celie ed i lazzi che ad essi rivolgevano certe donne dalle occhiaie pavonazze , dalle bocche rugose e sbilenche mi destavano dei fremiti d ' irritazione e mi spingevano degl ' insulti alle labbra . Appena fuori , l ' aria frizzante mi diede una scossa salutare . Mi si rinfrescarono le idee e le mie visioni d ' incubo svanirono . Erano le quattro e tutta la città era d ' un curioso colore azzurro sotto il cielo che albeggiava . Mi pareva d ' aver sognato . Mi posi a camminare verso casa rapidamente . Mi sentivo le membra pesanti e indolenzite : una pàtina amara in bocca mi dava la nausea . In piazza Castello alcuni operai alla luce d ' un fanale a nafta , luminosissimo , collocavano delle rotaie , e i gran colpi di martello , riscotendomi , parevano dare alle mie idee un tono salubre e saldo . Il loro lavoro , tra il sonno della gran città e il piccolo agitarsi di quegli esseri di vizio e d ' avvilimento donde uscivo , mi commoveva . Non era in essi la verità e la giustizia ? Ebbi un momento l ' impulso di dirlo a uno . Io sono forse un retore o forse un artista : ma le cose che immagino con una estrema vivacità e forza e che spesso formulo inconsciamente , non passano mai dal pensiero all ' atto . Forse ero nato oratore , o scrittore ? Mentre osservavo , due guardie mi si avvicinarono . Trasalii intimamente , ma rimasi e non mi mossi finché non le sentii oltrepassate . Allora riflettei anche , essere assolutamente necessario ch ' io non fossi sospettato per nulla , se mi proponevo in qualsiasi modo d ' agire . Ma come avrei voluto persuadere coloro ch ' io non sarei mai nocivo ... se non a me stesso ? Quella fu la sola notte ch ' io passai interamente fuori di casa ( il tempo e lo spazio come si sconnettono nel mio cervello ! ) , e mi fece un ' impressione enorme . Esisteva dunque una popolazione sotterranea che sbucava la notte fuor dalle cloache , al par degli idrofili neri che si sbattono contro i globi perlacei della luce elettrica : una popolazione che vive sulla viltà , sulla bassezza , sul vizio degli altri , degli altri che dormono al mattino dei sonni senza rimorsi ? Che cos ' era dunque l ' umanità , quest ' amalgama di sacrificio e di oppressione , di purezza e di infamia ? Per tali esseri poteva trovarsi una salvezza ? Bisogna attendere le generazioni degli uomini sani e buoni e la prole della loro prole ! Com ' è lontano tutto ciò ! Ad un certo punto , non so come , scorsi distintamente nella mia fantasia due figure , che non avevo mai dapprima associate , una testa serena d ' apostolo e una faccina di bimba , il dottor Semmi e la signorina Eva . Che gioia n ' ebbi , un momento , che gioia ! Giunto a casa , una gran calma era entrata in me . Avevo accettato . E mi addormentai d ' un sonno tranquillo e profondo . E così la mia vita è passata . C ' è forse della gente libera , che viaggia , che osserva paesi e costumi , ed altra che gode , mangia , ride , va alle corse , ai bagni , accanto a quella che muore , muore continuamente ... Io non fui tra nessuno di costoro . Io passai accanto alla vita , ma non ne toccai che un lato e un istante solo ; intravidi appena il mare enorme e l ' onda inesauribile : qualche essere emerse , fino a venire scorto da ' miei occhi . Ora il mare si richiude sopra il mio capo per sempre . E ho scritto ... A mano a mano mi pareva di liberarmi da me stesso , dalla mia vita , dalla mia miseria , per entrare nudo e puro nella grande vita . È venuta la dottoressa Eva , tutta affaccendata a trasportar la Salamandra all ' ospedale . Altri occuperà la sua soffitta . Alle note finestre visi d ' ignoti si affacciano e mi guardano senza uscir dalle loro preoccupazioni miserevoli . Non rimane se non il fischiettìo di Cimisin che il gusto del veleno non ha troppo amareggiato . Dacché egli abita qui , quanti sono affondati nel vortice ! E sull ' ombra che si richiude il vecchio pazzo zufola ... Ecco , in fondo al cortile la signorina Eva . Scompare ... Addio , visione di sole ! Possa io averti negli occhi morendo ! Mi ha fatto cenno di saluto da lontano ... Come era bello il sole ! ... XVI . Ed eccomi solo , ora , definitivamente , dinanzi a me stesso . Temo io forse ? No . Mi vedo . Un punto nero appare lontano lontano ; ingrossa , avanza , s ' avventa . Ecco : balzo in mezzo alla strada , chiudo gli occhi immoto , rigido ... Ah ! Da quell ' attimo , da quell ' urto incomincerà per Qualcuno una nuova vita ... forse per molti . Si traviserà la cosa ? Scriveranno i giornali d ' un povero pazzo ... ? Per qualche ora , poi si farà la luce . Uno di questi giorni , tutto sarà finito ; forse domani . Non ho nessuna ragione che mi trattenga . Io credo aver trovato il senso della vita generale . L ' individuo non può esser felice per se stesso , perché in fondo a tutto ciò è la morte . Il segreto dunque della felicità anche per l ' individuo mortale è di sentirsi immortale , di sentirsi cioè vivere dentro gli altri , dentro l ' umanità , dentro l ' Essere universale . La morte dunque non m ' importa : ripugna a tutta la compagine che forma il mio essere , ripugna alla vaga coscienza che hanno tutte le mie molecole , tutte le unità elementari che formano di me una colonia ; esse anzi mi faranno sentire tutta la loro forza coesiva al momento dell ' atto : ma non ripugna alla mia coscienza superiore . Vivere è per me troppo doloroso : ogni sofferenza altrui si ripercuote ora in me con troppa violenza . Io potrei essere il più sfortunato dei miei simili e non soffrirei un millesimo di quello che soffro ora , che mi sento penetrato , inebriato da tutta la sofferenza degli uomini . Fuggire l ' agglomeramento , la città , il contatto dei miei simili e rifugiarmi nei campi , isolarmi in mezzo alla natura sana e serena ? Ma ora anche le lande , ove gli eremiti si seppellivano , sono proprietà d ' alcuno e in nessuna parte tace l ' eco della miseria ... D ' altronde è troppo tardi . Ho trovato per gli altri la ragione di vivere e per me la ragione di morire . Il suicidio è viltà quando significa fuga . Io non fuggo . Io m ' immergo nella vita : io dò certamente , colla mia morte , comunque fruttifichi , e il sacrifizio non è mai senza frutto , un maggior senso di libertà e di solidarietà ai miei simili . Io dico a chiunque viva oggidì , posto dalla società in qualsiasi condizione : " Bisogna operare e amare . Bisogna limitare il proprio volere , congiungerlo in armonia col volere dei nostri simili . Umile o precipua parte nel coro sociale , espandi in tutta la sua potenza l ' anima che ti diede il destino , abbraccia l ' umanità e la natura , compenetrati e fortificati di esse : opera ed ama ! " . La scossa ch ' io dò a quest ' onda repentina d ' umanità che va faticosamente orientandosi nell ' armonia , sarà come l ' urto che sconquassa un organamento vizioso , liberandone gli elementi , acciocché trovino la lor via e il loro posto . La mia morte volontaria dunque è una testimonianza in favore della vita . Stanotte dormirò ? Fra qualche giorno tutto sarà finito . Non temo di me stesso : solo soffrirò in questo tempo molte impazienze e inquietudini , aspettando l ' attimo . Poi ... dormirò . FINE 1 cantilena piemontese 2 dal fuoco , dal fulmine , dal tuono 3 andiamo a Roma , a comprare una corona , una corona per un re , giurapapè . cantilena di ragazzi piemontesi 4 imprecazione piemontese