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> anno_i:[1880 TO 1910} > autore_s:"DELEDDA GRAZIA"
CENERE ( DELEDDA GRAZIA , 1904 )
Narrativa ,
PARTE PRIMA I . Cadeva la notte di San Giovanni . Olì [ 1 ] uscì dalla cantoniera biancheggiante sull ' orlo dello stradale che da Nuoro conduce a Mamojada , e s ' avviò pei campi . Era una ragazza quindicenne , alta e bella , con due grandi occhi felini , glauchi e un po ' obliqui , e la bocca voluttuosa il cui labbro inferiore , spaccato nel mezzo , pareva composto da due ciliegie . Dalla cuffietta rossa , legata sotto il mento sporgente , uscivano due bende di lucidi capelli neri attortigliati intorno alle orecchie : questa acconciatura ed il costume pittoresco , dalla sottana rossa e il corsettino di broccato che sosteneva il seno con due punte ricurve , davano alla fanciulla una grazia orientale . Fra le dita cerchiate di anellini di metallo , Olì recava striscie di scarlatto e nastri coi quali voleva segnare [ 2 ] i fiori di San Giovanni , cioè i cespugli di verbasco , di timo e d ' asfodelo da cogliere l ' indomani all ' alba per farne medicinali ed amuleti . D ' altronde Olì pensava che anche non segnando i cespugli che voleva cogliere , nessuno glieli avrebbe toccati : i campi intorno alla cantoniera dove ella viveva col padre ed i fratellini , erano completamente deserti . Solo in lontananza una casa campestre in rovina emergeva da un campo di grano , come uno scoglio in un lago verde . Nella campagna intorno moriva la selvaggia primavera sarda : si sfogliavano i fiori dell ' asfodelo e i grappoli d ' oro della ginestra ; le rose impallidivano nelle macchie , l ' erba ingialliva , un caldo odore di fieno profumava l ' aria grave . La via lattea e l ' ultimo splendore dell ' orizzonte , fasciato da una striscia verdastra e rosea che pareva il mare lontano , rendevano la notte chiara come un crepuscolo . Vicino al fiume , la cui acqua scarsissima rifletteva le stelle e il cielo violaceo , Olì trovò due dei suoi fratellini che cercavano grilli . « A casa ! Subito ! » , ella disse con la sua bella voce ancora infantile . « No ! » , rispose uno dei bimbi . « Allora voi non vedrete spalancarsi il cielo , stanotte ! I bimbi buoni , nella notte di San Giovanni vedono aprirsi il cielo e poi vedono il paradiso e il Signore e gli angeli e lo Spirito Santo ... Ma voi vedrete un cornino se non andate a casa subito . » « Andiamo » , disse pensieroso uno dei bimbi . L ' altro protestò ancora un po ' , ma finì col lasciarsi condurre via dal fratello . Olì andò oltre : oltre l ' alveo del fiume , oltre il sentiero , oltre le macchie di olivastro : qua e là si curvava e legava con un nastro le cime di qualche cespuglio , poi si rizzava e scrutava la notte con lo sguardo acuto dei suoi occhi felini . Il cuore le balzava forte , d ' ansia , di timore e di gioia . La notte fragrante invitava all ' amore e Olì amava , Olì aveva quindici anni e con la scusa di segnare i fiori di San Giovanni andava ad un convegno amoroso . Sei mesi prima , una sera d ' inverno , un giovane contadino , mezzadro d ' un ricco proprietario nuorese a cui appartenevano i campi intorno alla casa in rovina , era entrato nella cantoniera per chiedere un po ' di fuoco . Era un giovane alto , con lunghi capelli neri lucidi d ' olio : i suoi occhi nerissimi non si lasciavano quasi guardare , tanto erano luminosi , e soltanto Olì poteva fissarli con i suoi , che non si abbassavano davanti a nessuno . Il cantoniere , uomo ancora giovane ma già grigio , stanco di fatiche , di affanni e di miseria , accolse benevolmente il contadino , gli diede una pietra focaia , lo interrogò sul suo padrone e lo invitò a tornare sempre che voleva . Da quella sera il contadino frequentò assiduamente la cantoniera : nelle sere piovose raccontava storielle ai bambini raccolti intorno al focolare fumoso , e ad Olì insegnò i posti ove meglio crescevano i funghi e le erbe mangereccie . Un giorno egli trasse la fanciulla fin verso un avanzo di nuraghe , sopra un ' altura , fra macchie coperte di bacche rosse , e le disse che fra i blocchi della tomba gigantesca stava nascosto un tesoro . « Eppoi so di tanti altri accusorgios [ 3 ] » , egli disse con voce grave , mentre Olì coglieva finocchi selvatici ; « io finirò bene col trovarne uno , ed allora ... » « E allora ? » , chiese Olì , un po ' beffarda , sollevando gli occhi che al riflesso del paesaggio parevano verdi . « Allora me ne andrò lontano ; e se tu vorrai venir con me ti porterò via , in Continente . Io conosco bene il Continente , perché è da poco tempo che ho finito il servizio militare . Sono stato a Roma e poi in Calabria ed in altri posti ancora . Là tutto è bello ... Se tu verrai ... » Olì rise , piano piano , lusingata e felice , sebbene un po ' ironica . Dietro il nuraghe due dei suoi fratellini , nascosti in una macchia , fischiavano richiamando un passero : per l ' immensità del paesaggio non s ' udiva voce umana , non passava nessuno . Il servo prese Olì per la vita , la sollevò , chiuse gli occhi e la baciò ; e da quel giorno i due giovani s ' amarono selvaggiamente , diffondendo il segreto della loro passione alle macchie più silenziose , ai cespugli della riva , ai neri nascondigli dei nuraghes solitarî . Oppressa dalla solitudine e dalla miseria Olì amava il giovine per ciò che egli rappresentava , per le cose e le terre maravigliose che egli aveva vedute , per la città dalla quale veniva , per il ricco padrone che serviva , per i fantastici disegni che egli tracciava nell ' avvenire ; ed egli amava Olì perché era bella ed ardente : entrambi incoscienti , primitivi , impulsivi ed egoisti , si amavano per esuberanza di vita e per bisogno di godimento . Anche la madre di Olì , a quanto narrava la figliuola , era stata una donna fantastica e ardente . « Ella era di famiglia benestante » , raccontava Olì , « ed aveva parenti nobili che volevano maritarla con un vecchio possidente . Mio nonno , il padre di mia madre , era un poeta : in una notte improvvisava tre o quattro canzoni , e tanto erano belle che , appena un cantastorie le ripeteva per la strada , tutto il popolo le apprendeva e le ripeteva con entusiasmo . Ah , sì , mio nonno era un gran poeta ! Alcune sue poesie le so anch ' io , insegnatemi da mia madre . Aspetta , senti questa . » Ella recitava qualche strofa in dialetto logudorese , poi riprendeva : « Il fratello di mia madre , zio Merziòro Desogos , dipingeva nelle chiese e scolpiva i pulpiti : però si uccise perché aveva da scontare una condanna . Sì , i parenti di mia madre erano nobili ed istruiti : tuttavia ella non volle sposare il vecchio proprietario . Vide invece mio padre , che allora era bello come una bandiera , se ne innamorò e fuggi con lui . Ella soleva dire , mi ricordo : " Mio padre mi ha diseredata , ma non importa ; gli altri si tengano le loro ricchezze , io mi tengo il mio Micheli e basta ! " » . Un giorno il cantoniere si recò a Nuoro per comprare del frumento , e ritornò più triste e disfatto del solito . « Olì , bada a te , Olì ! » , disse alla figlia minacciandola con la mano . « Guai se quel servo rimette ancor piede qui ! Egli ci ha ingannati persino sul suo nome . Disse di chiamarsi Quirico ed invece si chiama Anania . È oriundo di Orgosolo , razza di pastori , parente di banditi e di galeotti . Bada a te , donnicciuola : egli ha moglie ! » Olì pianse e le sue lagrime caddero , assieme col frumento , entro l ' arca di legno nero ; ma appena l ' arca fu chiusa e zio Micheli tornò al lavoro , la fanciulla andò in cerca del servo . « Tu ti chiami Anania ! Tu hai moglie ! » , gli disse , e gli occhi le fiammeggiavano di rabbia . Anania finiva di seminare il grano sul prato smosso : due merli cantavano dondolandosi su una fronda d ' olivastro ; grandi nuvole bianche rendevano più intenso l ' azzurro del cielo . Tutto era dolcezza , silenzio , oblìo . « Ecco » , disse il giovane , che teneva ancora la bisaccia sulla spalla , « io ho una moglie vecchia . Ah , me la diedero per forza ... come i parenti volevano dare a tua madre il vecchio possidente ... perché io sono povero ed ella ha molti soldi . Ma che cosa importa ? Ella è vecchia e morrà presto ; noi siamo giovani , Olì , ed io voglio bene soltanto a te . Se tu mi abbandoni io muoio . » Olì s ' intenerì e credette . « E che faremo ora ? » , domandò . « Mio padre mi bastonerà se continueremo ad amarci . » « Abbi pazienza , agnellino mio . Mia moglie morrà presto ; ma anche non morisse io troverò il tesoro e ce ne andremo in Continente » . Olì protestò , pianse , non sperò molto nel tesoro , ma continuò ad amoreggiare col servo . La seminagione era terminata , ma Anania andava spesso in campagna per osservare se il grano spuntava , e per estirpare le male erbe dal seminato : nelle ore di riposo , invece di coricarsi , egli diroccava il nuraghe , con la scusa di costruire un muro con le pietre divelte dal monumento , ma in realtà per cercare il tesoro . « Se non qui altrove , ma lo troverò ! » , diceva ad Olì . « Ebbene , a Maras un servo come me trovò un fascio di verghe d ' oro . Egli non si avvide che erano d ' oro e le consegnò ad un fabbro . Stupido ! Ma io mi accorgerò bene ... Nei nuraghes » , raccontava poi , « abitavano i giganti che usavano le masserizie d ' oro . Persino i chiodi delle loro scarpe erano d ' oro . Oh , si trovano sempre dei tesori , cercandoli bene ! A Roma , quando io ero soldato , vidi un luogo dove si conservano ancora le monete d ' oro e gli oggetti nascosti dagli antichi giganti . Anche ora , del resto , nelle altre parti del mondo , vivono ancora i giganti , e sono così ricchi che usano gli aratri e le falci d 'argento.» Egli parlava sul serio , con gli occhi splendenti di sogni aurei ; se però gli avessero chiesto che avrebbe fatto dei tesori che sperava ritrovare , forse non avrebbe saputo dirlo . Per allora progettava soltanto la fuga con Olì : all ' avvenire non pensava che in modo fantastico . Verso Pasqua la fanciulla ebbe occasione di recarsi a Nuoro , e domandate notizie della moglie di Anania seppe che costei era una donna anziana , ma niente affatto benestante . « Ebbene » , egli disse , appena Olì gli rinfacciò la sua menzogna , « sì , ella adesso è povera , ma quando la sposai era ricca . Dopo le nozze io andai al servizio militare , mi ammalai , spesi molto ; anche mia moglie si ammalò . Oh , tu non sai cosa vuol dire una lunga malattia ! Poi prestammo dei denari e non ce li restituirono . Poi credo un ' altra cosa ; che mia moglie tenga i denari nascosti . Ecco , ti giuro che è così . » Egli parlava seriamente , ed Olì credeva . Credeva perché aveva bisogno di credere e perché Anania l ' aveva abituata a ritener vere le cose più inverosimili , suggestionato egli stesso dalle sue fantasie . Così , verso i primi di giugno , zappando in un orto del padrone , egli trovò un grosso anello di metallo rossiccio e lo credette d ' oro . « Qui ci deve essere certamente un tesoro » , pensò , e subito andò a raccontare le sue nuove speranze ad Olì . La primavera regnava nella campagna selvaggia ; il fiume azzurrognolo rifletteva i fiori del sambuco , i narcisi esalavano voluttuose fragranze ; nelle notti rischiarate dalla luna o dalla via lattea , tiepide e silenti , pareva che nell ' aria ondeggiasse un filtro inebbriante . Olì vagava qua e là , con gli occhi velati di passione ; nei lunghi crepuscoli luminosi e nei meriggi abbaglianti , quando le montagne lontane si confondevano col cielo , ella seguiva con uno sguardo triste i fratellini seminudi , neri come idoletti di bronzo , e mentre essi animavano il paesaggio con le loro grida di uccelli selvatici , ella pensava al giorno in cui avrebbe dovuto abbandonarli per partire con Anania . Ella aveva veduto l ' anello ritrovato dal giovine , e sperava e aspettava , col sangue arso dai veleni della primavera . « Olì ! » , chiamò la voce di Anania , dietro una macchia . Olì tremò , avanzò cauta , cadde fra le braccia del giovine . Sedettero sull ' erba ancora tiepida , accanto ad un fascio di puleggi e d ' alloro selvatico che esalava un forte profumo . « Quasi quasi non venivo » , disse il giovine . « La padrona deve sgravarsi stanotte , e mia moglie , che sta ad assisterla , voleva che io restassi in casa . " No " , le dissi , " stanotte devo cogliere il puleggio e l ' alloro ; non sai che è San Giovanni ? " E son venuto . Ecco . » Si frugava in seno , mentre Olì toccava l ' alloro chiedendo a che serviva . « Non lo sai , dunque ? L ' alloro colto stanotte serve per medicina e per tante altre cose : se , per esempio , tu spargi le foglie di quest ' alloro qua e là sui muri intorno ad una vigna o ad un ovile , gli animali rapaci non potranno penetrarvi , né rosicchiar l ' uva , né rapire gli agnelli . » « Ma tu non sei pastore . » « Io però guarderò la vigna del padrone : poi queste foglie le metterò anche intorno all ' aia , perché le formiche non rubino il grano . Verrai tu , quando io batterò il grano ? Ci sarà molta gente ; faremo festa e alla notte canteremo . » « Oh , mio padre non vorrà ! » , ella disse sospirando . « Ma è curioso quell ' uomo ! Si vede che non conosce mia moglie : ella è decrepita come le pietre » , disse Anania , sempre frugandosi in seno . « Ma dove l ' ho messa ? » « Che cosa ? Tua moglie ? » , chiese maliziosamente Olì . « Ebbene , una croce ! Ho trovato anche una croce d 'argento.» « Anche una croce d ' argento ? Dove era l ' anello ? E tu non me lo dicevi ? » « Ah , eccola . Sì , è d ' argento vero . » Egli trasse di sotto l ' ascella un involtino : Olì lo svolse , palpò la crocetta e domandò ansiosa : « Ma è dunque vero ? Il tesoro c ' è ? » . E pareva così felice che Anania , sebbene avesse trovato la crocetta in campagna , credette bene di lasciarla nella sua illusione . « Si , là , nell ' orto . Chissà quanti oggetti preziosi ci saranno ! Ma bisognerà che io frughi di notte . » « Ma il tesoro è del padrone . » « No , è di chi lo trova ! » , rispose Anania ; e quasi per avvalorare questo suo principio egli cinse Olì con un braccio e cominciò a baciarla . « Se io troverò il tesoro tu verrai ? » , le chiese tremando . « Verrai , dimmi , fiore ? Bisogna che io lo trovi subito perché non posso più vivere lontano da te . Ah , vedi , quando vedo mia moglie sento voglia di morire , mentre vorrei vivere mille anni con te . Fiore mio ! » Olì ascoltava e tremava . Intorno era profondo silenzio ; le stelle brillavano sempre più perlate , come occhi sorridenti d ' amore , e sempre più dolci erravano nell ' aria i profumi delle erbe aromatiche . « Mia moglie morrà presto , Olì , cuoricino mio ! Sì , che fanno i vecchi sulla terra ? Chissà ? Fra un anno , forse , noi saremo sposi . » « San Giovanni lo voglia ! » , sospirò Olì . « Ma non bisogna desiderare la morte di nessuno . Ed ora lasciami andare . » « Rimani ancora un po ' » , egli supplicò con voce infantile , « perché vuoi andartene così presto ? Che farò io senza di te ? » Ma ella si alzò tutta vibrante . « Forse ci rivedremo domani mattina , perché coglierò le erbe prima che sorga il sole : ti farò un amuleto contro le tentazioni ... » Ma egli non aveva paura delle tentazioni : s ' inginocchiò , cinse Olì con ambe le braccia e si mise a gemere . « No , non andartene , non andartene , fiore ; rimani ancora un poco , Olì , agnellino mio ; tu sei la mia vita ; ecco , io bacio la terra dove tu posi i piedi , ma rimani ancora un poco ; altrimenti io muoio . » Egli gemeva e tremava , e la sua voce commoveva Olì fino alle lagrime . Ella rimase . Solo in autunno zio Micheli si accorse che sua figlia aveva peccato . Una collera feroce invase allora l ' uomo stanco e sofferente che aveva conosciuto tutti i dolori della vita , fuorché il disonore . A questo si ribellò . Prese Olì per un braccio e la cacciò via di casa . Ella pianse , ma zio Micheli fu inesorabile . Egli l ' aveva avvertita mille volte ; e forse avrebbe perdonato se ella avesse peccato con un uomo libero ; ma così no , non poteva perdonare . Per qualche giorno Olì visse nella casa in rovina intorno alla quale Anania aveva seminato il grano ; i fratellini le portavano qualche tozzo di pane , ma zio Micheli se ne accorse e li bastonò . Allora Olì , per non morire di fame e di freddo , giacché l ' autunno copriva di grandi nubi livide il cielo , e il vento umido soffiava attraverso le macchie arrossate dal gelo , s ' avviò verso Nuoro per chiedere aiuto all ' amante . Fosse caso od avvertenza , a metà strada incontrò Anania che la confortò , la coprì col suo gabbano e la condusse a Fonni , paese di montagna , al di là di Mamojada . « Non aver paura » , disse il giovine , « ora ti conduco da una mia parente , presso la quale starai benissimo ; sta tranquilla , ché io non ti abbandonerò mai . » La condusse in casa di una vedova che aveva un figliolino di quattro anni . Nel vedere questo bambino , nero , lacero , tutto orecchie ed occhi , Olì pensò ai fratellini e pianse . Ah , chi si sarebbe più curato dei poveri orfanelli ? Chi avrebbe dato loro da mangiare e da bere ; chi preparerebbe il pane nella cantoniera , chi laverebbe più i panni nel fiume azzurro ? E che avverrebbe mai di zio Micheli , il povero vedovo febbricitante ed infelice ? Basta , Olì pianse un giorno ed una notte ; poi si guardò attorno con occhi foschi . Anania era partito ; la vedova fonnese , pallida e scarna , con un viso di spettro , circondato da una benda giallastra , filava seduta davanti ad un fuocherello di fuscelli : tutto intorno era miseria , stracci , fuliggine . Dal tetto di scheggie annerite dal fumo pendevano , tremolanti , grandi tele di ragno ; pochi arnesi di legno formavano le masserizie della misera casa . Il bimbo dalle grandi orecchie , vestito già in costume , con un berrettone di pelle lanosa , non parlava né rideva mai : soltanto si divertiva ad arrostire castagne fra la cenere ardente . « Abbi pazienza , figlia » , disse la vedova alla fanciulla , senza sollevare gli occhi dal fuso . « Sono cose del mondo . Oh , ne vedrai delle peggiori , se vivrai . Siamo nati per soffrire : anch ' io da ragazza ho riso , poi ho pianto ; ora tutto è finito . » Olì si senti gelare il cuore . Oh , che tristezza , che tristezza immensa ! Fuori cadeva la notte , faceva freddo , il vento rombava con un fragore di mare agitato . Al chiarore giallognolo del fuoco la vedova filava e ricordava ; ed anche Olì , accoccolata per terra , ricordava la notte calda e voluttuosa di San Giovanni , il profumo dell ' alloro , la luce delle stelle sorridenti . Le castagne del piccolo Zuanne scoppiavano fra la cenere che si spargeva sul focolare . Il vento batteva furiosamente alla porta come un mostro scorrazzante nella notte cupa . « Anch ' io » , disse la vedova , dopo un lungo silenzio , « anch ' io ero di buona famiglia . Il padre di questo moscherino si chiamava Zuanne ; perché , vedi , sorella cara , ai figli bisogna sempre mettere il nome del padre affinché gli somiglino . Ah , sì , era molto abile mio marito . Alto come un pioppo , vedi là , il suo gabbano è ancora appeso al muro . » Olì si volse e sulla parete color terra vide infatti un lungo gabbano d ' orbace nero , fra le cui pieghe i ragni avevano tessuto i loro veli polverosi . « Non lo toccherò mai » , riprese la vedova , « anche se dovrò morire di freddo . I miei figli lo indosseranno quando saranno abili come il padre loro . » « Ma cosa era il padre ? » , chiese Olì . « Ebbene » , disse la vedova , senza cambiar tono di voce , ma col viso spettrale lievemente animato , « egli era un bandito . Dieci anni stette bandito , sì , dieci anni . Egli dovette darsi alla campagna pochi mesi dopo le nostre nozze : io andavo a trovarlo sui monti del Gennargentu , egli cacciava mufloni , aquile , avoltoi , ed ogni volta ch ' io andavo a trovarlo , egli faceva arrostire una coscia di muflone . Dormivamo all ' aperto , sotto il vento , sulle cime dei monti ; ma ci coprivamo con quel gabbano là e le mani di mio marito ardevano sempre , anche quando nevicava . Spesso si stava in compagnia ... » « Con chi ? » , domandò Olì , che ascoltando la vedova dimenticava le sue pene . Anche il bimbo ascoltava , con le grandi orecchie intente : sembrava una lepre quando sente il grido della volpe lontana . « Ebbene , con altri banditi . Erano tutti uomini abili , svelti , pronti a tutto e specialmente alla morte . Tu credi che i banditi siano gente cattiva ? Tu ti inganni , sorella cara : essi sono uomini che hanno bisogno di spiegare la loro abilità ; null ' altro . Mio marito soleva dire : " Anticamente gli uomini andavano alla guerra : ora non si fanno più guerre , ma gli uomini hanno ancora bisogno di combattere , e commettono le grassazioni , le rapine , le bardanas [ 4 ] non per fare del male , ma per spiegare in qualche modo la loro forza e la loro abilità !".» « Bella abilità , zia Grathia ! E perché non si battono la testa al muro , se non hanno altro da fare ? » « Tu non capisci , figlia » , disse la vedova , triste e fiera . « È il destino che vuole così . Ora ti racconterò perché mio marito si fece bandito . » Ella disse si fece con una certa fierezza , non priva di vanità . « Sì , raccontate » , rispose Olì , con un lieve brivido per le spalle . L ' ombra addensavasi , il vento urlava sempre più forte , con un continuo rombo di tuono : pareva di essere in una foresta sconvolta dall ' uragano , e le parole e la figura cadaverica della vedova , in quell ' ambiente nero , illuminato solo a sprazzi dalla fiamma lividognola del misero fuoco , davano ad Olì una infantile voluttà di terrore , e pareva di assistere ad una di quelle paurose fiabe che Anania aveva narrato ai suoi fratellini : ed ella , ella stessa , con la sua miseria infinita faceva parte della triste storiella . La vedova raccontò : « Eravamo sposi da pochi mesi ; eravamo benestanti , sorella cara : avevamo frumento , patate , castagne , uva secca , terre , case , cavallo e cane . Mio marito era proprietario ; spesso non aveva che fare e s ' annoiava . Allora diceva : " Voglio diventar negoziante ; così ozioso non posso vivere , perché sono sano , forte , abile , e mentre sto in ozio mi vengono le cattive idee " . Però non avevamo capitali abbastanza perché egli potesse fare il negoziante . Allora un suo amico gli disse : " Zuanne Atonzu , vuoi prender parte ad una bardana ? Si andrà in gran numero , guidati da banditi abilissimi , e si assalterà , in un paese lontano , la casa di un cavaliere che ha tre casse piene d ' argenteria e di monete . Un uomo di quel paese è venuto apposta nel Capo di Sopra [ 5 ] per raccontare la cosa ai banditi , invitandoli a fare una bardana ; egli stesso ci indicherà la via . Ci son foreste da attraversare , montagne da salire , fiumi da guadare . Vieni " . Mio marito mi svela l ' invito del suo amico . " Ebbene " , dico io , " che bisogno hai tu dell ' argenteria di quel cavaliere ? " " No " , risponde mio marito , " io sputo sulla forchetta che può spettarmi dopo il bottino , ma ci son foreste e montagne da attraversare , cose nuove da vedere , ed io mi divertirò . Sono poi curioso di vedere come i banditi se la caveranno . Non accadrà niente di male , via ; tanti altri giovani verranno , come me , per dar prova di abilità e per passare il tempo . Ebbene , non è peggio se vado alla bettola e mi ubriaco ? " Io piansi , scongiurai » , continuò la vedova , sempre torcendo il filo con le dita scarne , e seguendo con gli occhi cupi il movimento del fuso , « ma egli partì . Disse di recarsi a Cagliari per affari ... Egli partì , » ripeté la donna , con un sospiro , « ed io rimasi sola : ero incinta . Dopo seppi come andarono i fatti . La compagnia era composta di circa sessanta uomini : viaggiavano a piccoli gruppi , ma di tanto in tanto si riunivano in certi punti stabiliti , per deliberare sul da farsi . Serviva da guida l ' uomo del paese verso cui erano diretti . Capitano della bardana era il bandito Corteddu , un uomo dagli occhi di fuoco e col petto coperto di pelo rosso ; un gigante Golia , forte come il lampo . Nei primi giorni del viaggio piovette , si scatenarono uragani , i torrenti strariparono , il fulmine colpì uno della compagnia . Di notte procedevano al fulgore dei lampi . Allora , arrivati in una foresta vicina al Monte dei Sette Fratelli , il capitano riunì i capi della bardana e disse : " Fratelli miei , i segni del cielo non sono per noi propizi . L ' impresa riuscirà male ; inoltre sento l ' odore del tradimento ; credo che la guida sia una spia . Facciamo una cosa : sciogliamo la compagnia ; vuol dire che l ' impresa si farà un ' altra volta " . Molti approvarono la proposta , ma Pilatu Barras , il bandito d ' Orani , che aveva il naso d ' argento perché il vero glielo aveva portato via una palla , sorse e disse : " Fratelli in Dio " , egli usava sempre dire così , " fratelli in Dio , io respingo la proposta . No . Se piove non vuol dire che il cielo non ci protegga : anzi un po ' di disagio fa bene , abitua i giovani a vincere la mollezza . Se la guida ci tradisce la ammazzeremo . Avanti , puledri ! " . Corteddu scosse la testa di leone , mentre un altro bandito mormorava con disprezzo : " Si vede che colui non può fiutare ! " . Allora Pilatu Barras gridò : " Fratelli in Dio , sono i cani che fiutano , non i cristiani ! Il mio naso è d ' argento e il vostro è di osso di morto . Ebbene , ecco che cosa io vi dico : se noi sciogliamo ora la compagnia sarà un brutto esempio di viltà ; pensate che fra noi ci sono dei giovani alle prime armi ; essi non chiedono che di spiegare la loro abilità come si spiega una bandiera nuova ; se ora invece voi li mandate via , date loro esempio di vigliaccheria , ed essi ritorneranno fra la cenere dei loro focolari , resteranno oziosi e non saranno più buoni a niente . Avanti , puledri ! " . Allora altri capi diedero ragione a Pilatu Barras e la compagnia andò avanti . Corteddu aveva ragione , la guida li tradiva . Entro la casa del ricco cavaliere stavano nascosti i soldati : si combatté e molti banditi rimasero feriti , altri vennero riconosciuti , uno fu ucciso . Perché non lo riconoscessero , i compagni lo denudarono , gli tagliarono la testa , la portarono via con le vesti e la seppellirono nella foresta . Mio marito fu riconosciuto e perciò dovette farsi bandito ... Io abortii » . Mentre parlava la donna aveva cessato di filare e aveva steso le mani al fuoco . Olì rabbrividiva di freddo , di terrore e di piacere : come il racconto della vedova era orribile e bello ! Ah ! Ed essa , Olì , aveva sempre creduto che i banditi fossero gente malvagia ! No , erano poveri disgraziati , spinti al male dalla fatalità , come era stata spinta lei . « Ora ceniamo » , disse la donna , scuotendosi . Si alzò , accese una primitiva candela di ferro nero , e preparò la cena : patate e sempre patate : da due giorni Olì non mangiava altro che patate e qualche castagna . « Anania è vostro parente ? » , chiese la fanciulla dopo un lungo silenzio , mentre cenavano . « Sì , mio marito era parente di Anania , ma in ultimo grado , poiché anche lui non era fonnese natìo . I suoi avi erano di Orgosolo . Però Anania non rassomiglia punto al beato [ 6 ] » , rispose la donna scuotendo il capo con disprezzo . « Ah , sorella cara , mio marito si sarebbe appiccato ad una quercia prima di commettere l ' azione vile di Anania . » Olì si mise a piangere ; fece chinare la testa del piccolo Zuanne sulle sue ginocchia , gli strinse una manina sporca e dura , e pensò ai suoi fratellini abbandonati . « Essi saranno come gli uccellini nudi entro il nido , quando la madre , ferita dal cacciatore , non torna da loro . Chi darà loro da mangiare ? Chi farà loro da madre ? Pensate che l ' ultimo , il più piccolo , non si sa ancora vestire né spogliare . » « Dormirà vestito , allora ! » , rispose la vedova per confortarla . « Perché piangi , idiota ? Dovevi pensarci prima : ora è inutile . Abbi pazienza . Iddio Signore non abbandona gli uccelli del nido . » « Che vento ! Che vento ! » , si lamentò poi Olì . « Credete voi ai morti ? » « Io ? » , disse la vedova , spegnendo la candela e riprendendo il fuso . « Io non credo né ai morti né ai vivi ... » Zuanne sollevò il capo , disse piano piano : « Io cì ! » e nascose ancora il viso in grembo ad Olì . La vedova riprese i suoi racconti : « Io poi ebbi un altro figlio , che ora ha otto anni ed è già servetto in un ovile . Poi ebbi questo . Ah , siamo ben poveri adesso , sorella cara ; mio marito non era un ladrone , no ; viveva del suo e perciò dovemmo vendere tutto , tranne questa casa » . « Come morì ? » , domandò la fanciulla , accarezzando la testa del bimbo che pareva addormentato . « Come morì ? In un ' impresa . Egli non stette mai in carcere » , osservò con fierezza la vedova , « sebbene la giustizia lo ricercasse , come il cacciatore ricerca il cinghiale . Egli però sfuggiva abilmente ad ogni agguato , e mentre la giustizia lo cercava sui monti , egli passava la notte qui , sì , proprio qui , davanti a questo focolare , dove stai seduta tu ... » Il bimbo sollevò la testa , con le grandi orecchie improvvisamente accese , poi la riabbassò sul grembo di Olì . « Sì , proprio lì . Una volta , due anni or sono , seppe che una pattuglia doveva percorrere la montagna ricercandolo . Allora mi mandò a dire : " Mentre i dragoni mi ricercheranno , io prenderò parte ad una impresa ; al ritorno passerò la notte in casa ; mogliettina mia , aspettami " . Io aspettai , aspettai , tre , quattro notti : filai un rotolo di lana nera . » « Dove era andato ? » « Non te lo dissi ? Ad una impresa , ad una bardana , ecco ! » esclamò la vedova con una certa impazienza : poi riabbassò la voce : « Io aspettai quattro notti , ma ero triste : ogni passo che udivo mi faceva battere il cuore ; e le notti passavano , il mio cuore si stringeva , si faceva piccolo come il seme d ' una mandorla . Alla quarta notte udii battere alla porta e aprii . " Donna , non aspettare più " , mi disse un uomo mascherato . E mi diede il gabbano di mio marito . Ah ! » . La vedova diede un sospiro che parve un grido , poi tacque ; e Olì la fissò a lungo , ma ad un tratto il suo sguardo seguì lo sguardo atterrito di Zuanne . Le manine del bimbo , dure e brune come zampe d ' uccello , si agitavano e additavano la parete . « Che hai ? Che cosa vedi ? » « Un motto ... » , egli sussurrò . « Ma che morto !...», ella disse ridendo , improvvisamente allegra . Ma quando fu a letto , sola , in una specie di soffitta grigia e fredda , sul cui tetto il vento urlava ancora più tonante , smuovendo e sbattendo le assi , ella ripensò ai racconti della vedova , all ' uomo mascherato che le aveva detto : « donna , non aspettare più ! » , al lungo gabbano nero , al bimbo che vedeva i morti , agli uccellini nudi del nido abbandonato , ai suoi poveri fratellini , ai tesori di Anania , alla notte di San Giovanni , a sua madre morta ; ed ebbe paura e si sentì triste , così triste che , sebbene si ritenesse dannata all ' inferno , desiderò di morire . II . Il figlio di Olì nacque a Fonni , al cominciare della primavera . Per consiglio della vedova del bandito , che lo tenne a battesimo , fu chiamato Anania : egli passò a Fonni la sua infanzia , e ricordò sempre con nostalgia quel bizzarro paese adagiato sulla cima d ' un monte come un avoltoio in riposo . Durante il lungo inverno tutto era neve e nebbia ; ma in primavera l ' erba invadeva anche i ripidi viottoli del paese , selciati di grosse pietre , dove gli scarafaggi si addormentavano beatamente al sole , e le formiche uscivano dalle loro buche , e vi rientravano e vi si aggiravano attorno indisturbate . Le casupole di pietra bruna , coi tetti di scandule [ 7 ] sovrapposte a guisa di squame di pesce , aprivano sui viottoli le porticine nere , i balconi di legno corroso , le scalette talvolta inghirlandate di vite ; il pittoresco campanile della Basilica dei Martiri , emergente dal verde delle quercie del vecchio cortile del convento , dominava il quadretto del paese , disegnato sul cielo di cristallo azzurrino . Un orizzonte favoloso circonda il villaggio : le alte montagne del Gennargentu , dalle vette luminose quasi profilate d ' argento , dominano le grandi valli della Barbagia , che salgono , immense conchiglie grigie e verdi , fino alle creste ove Fonni , con le sue case di scheggia e i suoi viottoli di pietra , sfida i venti e i fulmini . D ' inverno il paese era quasi deserto , perché i numerosi pastori nomadi che lo popolavano ( uomini forti come il vento e astuti come volpi ) scendevano con le greggie nelle tiepide pianure meridionali ; ma durante il bel tempo un bizzarro viavai di cavalli , di cani , di pastori vecchi e giovani , animava le straducole . Anche Zuanne , il figlio della vedova , a undici anni era già pastore . Durante la giornata conduceva al pascolo attraverso i selvaggi dintorni del paese un certo numero di capre appartenenti a diverse famiglie fonnesi ; all ' alba egli passava fischiando lungo le vie , e le capre , che ne conoscevano il fischio , uscivano dalle case e lo seguivano mansuete . Verso sera egli le riconduceva fino all ' entrata del villaggio ; di là le intelligenti bestie s ' avviavano da sole alle case dei loro padroni . Il piccolo Anania seguiva quasi sempre il suo amico e fratello Zuanne dalle grandi orecchie : entrambi costantemente scalzi , con ghette e giubboncino di orbace , lunghi e sudici calzoni di grossa tela , berretto di pelo di montone . Anania aveva sempre gli occhi malaticci , e in conseguenza cisposi ; dal suo nasino rosso colava continuamente un umore salato che egli non esitava a leccarsi , od a spandere con la manina sporca , di qua e di là dal naso , formandosi in tal modo due baffi di crosta d ' una materia indefinibile . Mentre le capre pascolavano nei dintorni montuosi del paese , fra i cespugli aromatici e le roccie verdi di caprifoglio , i due bambini girovagavano , scendevano verso la strada per lanciare sassolini a chi passava , penetravano nelle piantagioni di patate , dove lavoravano le donne solerti , cercavano all ' ombra umida dei noci giganteschi qualche frutto sbattuto dal vento . Zuanne era alto e svelto , Anania più forte e più ardito . Entrambi bugiardi di una forza unica e agitati da fantasie barbare , Zuanne parlava sempre di suo padre , lodandolo e proponendosi di seguirne l ' esempio e di vendicarne la memoria , e Anania voleva diventar soldato . « Io t ' arresterò » , diceva tranquillamente ; e Zuanne rispondeva con ardore : « Ed io t ' ammazzerò » . Quindi giocavano spesso ai banditi , armati di fucili di canna . Avevano certo uno sfondo adatto , ed Anania non riusciva mai a scovare il bandito , sebbene Zuanne , dalla macchia dove si celava , imitasse la voce del cuculo . Un cuculo vero rispondeva in lontananza , e spesso i due bambini , smessi i feroci propositi , s ' avviavano in cerca del melanconico uccello ; ricerca non meno infruttuosa di quella del bandito . Quando sembrava loro di esser vicini al covo misterioso , il grido triste singhiozzava più lontano , più lontano ancora . Allora i due fratellini di sventura , affondati fra l ' erba e sdraiati sul musco delle roccie , si contentavano di interrogare il cuculo . Zuanne era modesto ; chiedeva soltanto : Cuccu bellu agreste , [ 8 ] Narami itte ora est ; e l ' uccello rispondeva con sette gridi , mentre invece potevano esser le dieci . Ciò nonostante Anania slanciava le sue coraggiose domande : Cuccu bellu ' e mare [ 9 ] Cantos annos bi cheret a m ' isposare ? «Cu-cu-cu-cu...» « Quattro anni , diavolo ! Ti sposi presto !...» canzonava Zuanne . « Sta zitto , ché non ha sentito bene . » Cuccu bellu ' e lizu [ 10 ] Cantos annos bi cheret a fagher fizu ? Qualche volta il cuculo dava un numero ragionevole ; e i due bimbi , nel silenzio immenso del luogo , interrotto solo dalla voce del melanconico oracolo , continuavano le domande non sempre allegre : Cuccu bellu ' e sorre , [ 11 ] Cantos annos bi cheret a mi morrer ? Una volta Anania si avviò solo per la montagna , e salì e salì per la strada bianca , attraverso le macchie e i blocchi di granito , su per le chine coperte dai fiorellini violetti del serpillo , finché gli parve d ' esser giunto ad una cima altissima . Il sole era scomparso , ma dietro le montagne turchine dell ' orizzonte pareva che grandi fuochi ardessero mandando in alto , sul cielo tutto rosso , una luce ardentissima . Anania ebbe paura di quel cielo ardente , dell ' altezza ove era giunto , del silenzio terribile che lo circondava . Pensò al padre di Zuanne , e si guardò attorno con terrore : ah , benché si proponesse la carriera delle armi aveva paura dei banditi , - mentre Zuanne desiderava vivamente di vederli , - ed il lungo gabbano nero sulla parete fuligginosa gli faceva spavento . Ridiscese quasi rotolando dalla cima dove aveva veduto il cielo tutto rosso e le montagne turchine , e a Zuanne , che lo chiamava urlando , raccontò dove era stato e che li aveva veduti . Il figlio della vedova , dapprima irritatissimo , si commosse e guardò Anania con rispetto ; poi entrambi rientrarono in paese pensierosi e taciturni , seguiti dalle capre i cui campanacci risonavano tristemente nel silenzio del crepuscolo . Quando non seguiva Zuanne , il piccolo Anania passava la giornata nel grande cortile della chiesa dei Martiri , coi figli del fabbricante di ceri , il cui laboratorio era in uno stambugio addossato alla chiesa . Grandi alberi ombreggiavano il cortile melanconico , circondato di tettoie in rovina : una scalinata di pietra conduceva alla chiesa , sulla cui facciata semplicissima stava dipinta una croce . Su questa scalinata Anania ed i figli del fabbricante di ceri passavano ore ed ore , al sole appena tiepido , giocando con qualche pietruzza , o fabbricando piccoli ceri di creta . Alle finestre dell ' antico convento s ' affacciava qualche carabiniere annoiato : nell ' interno delle celle si scorgevano stivali e giubbe militari , e si udiva una voce cantare in falsetto , con accento napoletano : A te questo rosario ... Qualche fraticello , - degli ultimi rimasti nell ' umido e decadente luogo , - lacero , sporco , coi sandali rotti , passava nel cortile , pregando in dialetto : spesso il carabiniere dalla finestra , il frate dalla scalinata , s ' intrattenevano in puerili discorsi coi bimbi del cortile ; qualche volta il carabiniere si rivolgeva direttamente ad Anania chiedendogli notizie di sua madre : « E cosa fa tua madre ? » . «Fila.» « E altro ? » « Va alla fonte . » « Dille che venga qui , ché ho da parlarle . » « Sissignore » , rispondeva il piccolo innocente . E riferiva la cosa ad Olì , ed Olì gli somministrava in risposta qualche paio di schiaffi e gli proibiva di tornare nel cortile ( eppure una volta egli la vide discorrere con un carabiniere ) ma egli naturalmente non obbediva , perché non sapeva vivere se non con Zuanne o coi figli del fabbricante di ceri . Tranne la domenica e i giorni della gran festa dei Martiri , in primavera , una solitudine triste regnava nel grande cortile soleggiato , sotto le tettoie in rovina , piene d ' odor di cera , sotto l ' enorme noce che ad Anania sembrava più alto del Gennargentu , e nell ' interno della Basilica , le cui pitture e gli stucchi pareva si consumassero per l ' abbandono e l ' oblio in cui erano lasciati ; eppure egli ricordò sempre con dolcezza nostalgica quel luogo deserto , dove in primavera l ' avena cresceva fra le pietre , ed in autunno le foglie rugginose del noce cadevano come ali d ' uccelli morti , Zuanne , che si struggeva per il desiderio di giocare nel cortile , e s ' annoiava quando Anania non lo seguiva , era geloso dei figli del ceraiuolo e faceva di tutto perché l ' amico non li frequentasse . « Vieni domani con me » , diceva ad Anania , mentre arrostivano le castagne sulle brage del focolare . « T ' insegnerò dove si trova un nido di lepri . Ce ne sono tante , vedi , così piccole che sembrano le dita di una mano : e sono nude , con le orecchie lunghe . Eh , come sono lunghe quelle orecchie , diavolo ! » , concludeva , fingendo meraviglia . Anania andava in cerca delle lepri e naturalmente non le trovava . L ' altro giurava che prima c ' erano , che dovevano essere scappate , e peggio per Anania che non era andato prima . « Tu vai con quelli » , diceva con disprezzo . « Peggio per te : ora le lepri fattele di cera ! Vedi , se venivi ieri con me ! » « E perché non le hai prese tu ? » « Volevo prenderle con te , ecco ; ora vediamo se troviamo il nido della cornacchia . » Il piccolo pastore faceva di tutto per trattenere Anania , ma il bimbo cominciava ad aver freddo lassù , ai piedi del monte già coperto di nebbia , e tornava in paese . Di sua madre , in quel tempo , egli serbò pochi ricordi perché la vedeva di rado ; ella stava sempre fuori ; lavorava a giornata per le case o pei campi , nelle coltivazioni di patate , e ritornava verso sera , lacera , livida dal freddo , affamata . Da lungo tempo il padre di Anania non era più tornato a Fonni , anzi il bambino non si ricordava di averlo mai veduto . Chi faceva un po ' da madre al piccolo bastardo era la vedova del bandito : essa lo aveva cullato , lo aveva addormentato tante volte con la nenia melanconica di strane canzoni ; tante volte gli aveva pulito la testa , tante volte tagliato le unghie dei piedini e delle manine terrose , e gli aveva soffiato violentemente il naso . Ogni sera , filando accanto al fuoco , ella narrava le gesta eroiche del bandito ; i bambini ascoltavano avidamente , ma Olì non si commoveva più , anzi spesso rintuzzava la vedova , o abbandonava il focolare e andava a coricarsi nel suo giaciglio . Anania dormiva con lei , ai piedi del letto : spesso trovava sua madre già addormentata , ma fredda , gelida , e cercava di riscaldarle i piedi coi suoi piedini caldi . Talvolta la sentiva singhiozzare , nel silenzio della notte , ma non osava chiederle che avesse , perché aveva soggezione di lei : però si confidò con Zuanne , che a sua volta gli spiegò certe cose . « Devi sapere che tu sei un bastardo , cioè tuo padre non è marito di tua madre . Ce ne sono molti così , sai . » « E perché non l ' ha sposata ? » « Perché ha un ' altra moglie : la sposerà quando questa muore . » « E quando muore , questa ? » « Quando Dio vuole . Devi sapere che tuo padre prima veniva a trovarci , io lo conosco , sai . » « Com ' è ? » chiedeva Anania , corrugando le ciglia , con un impeto di odio istintivo verso quel padre sconosciuto che non veniva a trovarlo , e certo che sua madre piangeva per il suo abbandono . « Ecco » , diceva Zuanne , interrogando i suoi ricordi , « è bello , alto , sai , con gli occhi come lucciole . Ha un cappotto da soldato . » « Dove si trova ? » « A Nuoro . Nuoro è una città grande , che si vede dal Gennargentu . Io conosco il Monsignore di Nuoro perché mi ha cresimato . » « Ci sei stato tu , a Nuoro ? » « Sì , io ci sono stato » , mentiva Zuanne . « Non è vero , tu non ci sei stato . Io mi ricordo che tu non ci sei stato . » « Io ci sono stato prima che tu nascessi ; ecco , se vuoi saperlo ! » Anania , dopo questi discorsi , seguiva volentieri Zuanne anche quando aveva freddo , e continuamente gli domandava notizie di suo padre , di Nuoro , della strada che bisognava percorrere per arrivare alla città . E quasi ogni notte sognava questa strada , e vedeva una città con tante chiese , con palazzi , circondata da montagne ancora più alte del Gennargentu . Una sera , agli ultimi di novembre , Olì , dopo essere stata a Nuoro per la festa delle Grazie , litigò con la vedova ; già da qualche tempo ella si bisticciava con tutte le persone che incontrava , e percuoteva i bambini . Anania la sentì piangere tutta la notte , e sebbene il giorno prima ella lo avesse bastonato , provò una grande pietà per lei : avrebbe voluto dirle : « Tacete , mamma mia : Zuanne dice che se fosse come me , quando sarebbe grande andrebbe a Nuoro per cercare il padre e imporgli di venirvi a trovare : io ci voglio andare ora , invece : lasciatemi andare , mamma mia ... » . Ma non osava fiatare . Era notte ancora quando Olì si alzò : scese in cucina , risalì , ritornò a scendere , rientrò con un fagotto . « Alzati » , disse al ragazzetto . Poi lo aiutò a vestirsi e gli mise intorno al collo una catenella dalla quale pendeva un sacchettino [ 12 ] di broccato verde , fortemente cucito . « Cosa c ' è dentro ? » chiese il bimbo , palpando il sacchettino . « Una ricetta che ti porterà fortuna ; me la diede un vecchio frate che incontrai in viaggio ... Tieni sempre il sacchettino sul seno nudo ; non perderlo mai . » « Come era il vecchio frate ? » , chiese Anania , pensieroso . « Aveva una lunga barba ? Un bastone ? » « Sì , una lunga barba , un bastone ... » « Che fosse lui ? » « Chi lui ? » « Gesù Cristo Signore ... » «Forse...», disse Olì . « Ebbene , promettimi che non perderai né darai mai a nessuno il sacchettino . Giuramelo . » « Ve lo giuro , sulla mia coscienza ! » , rispose Anania gravemente . « È forte la catenella ? » « È forte . » Olì prese il fagotto , strinse nella sua la manina del fanciullo e lo condusse in cucina dove gli diede una scodellina di caffè e un pezzo di pane . Poi gli gettò sulle spalle un sacchetto logoro e lo trascinò fuori . Albeggiava . Faceva un freddo intensissimo ; la nebbia riempiva la valle , copriva l ' immensa chiostra dei monti : solo qualche alta cresta nevosa emergeva argentea simile al profilo d ' una nuvola bianca , ed il monte Spada appariva or sì or no come un enorme blocco di bronzo tra il velo mobile della nebbia . Anania e la madre attraversarono le viuzze deserte , passarono davanti al grande panorama occidentale sommerso nella nebbia , cominciarono a scendere lo stradale grigio e umido che si sprofondava giù giù , in una lontananza piena di mistero . Anania si sentì battere il cuoricino : quella strada grigia , vigilata dalle ultime case di Fonni i cui tetti di scheggie parevano grandi ali nerastre spennacchiate , quella strada che scendeva continuamente verso un abisso ignoto colmo di nebbia , era la strada per Nuoro . Madre e figlio camminavano frettolosi : spesso il bambino doveva correre , ma non si stancava . Era abituato a camminare , ed a misura che scendeva si sentiva più agile , caldo , vispo come un uccello . Più volte chiese : « Dove andiamo , mamma mia ? » . « A cogliere castagne » , diss ' ella una volta , e poi : « in campagna : lo vedrai » . Anania scendeva , correva , inciampava , rotolava : ogni tanto si palpava il petto in cerca del sacchettino . La nebbia diradavasi ; in alto il cielo appariva d ' un azzurro umido solcato come da grandi pennellate di biacca : le montagne si delineavano livide nella nebbia . Un raggio giallo di sole illuminava finalmente la chiesetta di Gonare sulla cima del monte piramidale , che sorgeva su uno sfondo di nuvole color piombo . « Andiamo là ? » , domandò Anania , additando un bosco di castagni , umidi di nebbia e carichi di frutti spinosi spaccati . Un uccellino strideva nel silenzio dell ' ora e del luogo . « Più avanti » , disse Olì . Anania riprese le sue corse sfrenate : mai s ' era spinto tanto avanti nelle sue escursioni , ed ora questo continuo scendere a valle , la natura diversa , l ' erba che copriva le chine , i muri verdi di musco , le macchie di nocciuoli , i cespugli coperti di bacche rosse , gli uccellini che pigolavano , tutto gli riusciva nuovo e piacevole . La nebbia svaniva , il sole trionfante schiariva le montagne ; le nuvole sopra monte Gonare avevano preso un bel colore giallo - roseo , sul cui sfondo la chiesetta appariva chiara e sembrava vicina a chi la guardava . « Ma dov ' è questo diavolo di luogo ? » , chiese Anania , volgendosi a sua madre con le manine aperte , e fingendosi sdegnato . « Subito . Sei stanco ? » « Non sono stanco ! » , egli gridò , rimettendosi a correre . Arrivò però il momento in cui egli cominciò a sentire un piccolo dolore alle ginocchia : allora rallentò la corsa , si pose a fianco di Olì e cominciò a chiacchierare ; ma la donna , col suo fagotto sul capo , il viso livido e gli occhi cerchiati , gli badava appena e rispondeva distratta . « Torneremo stanotte ? » , egli chiedeva . « Perché non me lo avete lasciato dire a Zuanne ? È lontano il bosco ? È a Mamojada ? » « Sì , a Mamojada . » « Ah , a Mamojada ? Quando c ' è la festa a Mamojada ? È vero che Zuanne è stato a Nuoro ? Questa è la strada di Nuoro , io lo so , e ci vogliono dieci ore , a piedi , per arrivare a Nuoro . Voi siete stata a Nuoro ? Quando è la festa a Nuoro ? » « È passata , era l ' altro giorno » , disse Olì , scuotendosi . « Ti piacerebbe stare a Nuoro ? » « Altro che ! E poi ... e poi ... » « Tu sai che a Nuoro c ' è tuo padre » , rispose Olì , indovinando il pensiero del fanciullo . « Ti piacerebbe stare con lui ? » Anania ci pensò ; poi disse con vivacità , corrugando le sopracciglia : «Sì!.» A che pensava egli dicendo quel « sì » ? La madre non indagò oltre ; chiese soltanto : « Vuoi che ti conduca da lui ? » . « Sì ! » Verso mezzogiorno si fermarono presso un orto dove una donna , con le sottane cucite fra le gambe a guisa di calzoni , zappava vigorosamente : un gatto bianco le andava dietro , slanciandosi di tanto in tanto contro una lucertola verde che appariva e scompariva fra le pietre del muro . Anania ricordò sempre questi particolari . La giornata s ' era fatta tiepida , il cielo azzurro ; le montagne , come asciugantisi al sole , apparivano grigie , chiazzate di boschi scuri ; il sole , quasi scottante , riscaldava l ' erba e faceva scintillare l ' acqua dei ruscelli . Olì sedette per terra , aprì il fagotto e chiamò Anania che si era arrampicato sul muro per guardare la donna ed il gatto . In quel momento apparve allo svolto della strada la corriera postale di Fonni , guidata da un omone rosso coi baffi gialli . Olì avrebbe voluto nascondersi ; ma l ' omone , che pareva ridesse continuamente perché aveva le guancie gonfie , la vide e gridò : « Dove vai , donnina ? » . « Dove mi pare e piace » , ella rispose a voce bassa . Anania , ancora arrampicato sul muro , guardò entro la vettura , e vedendola vuota disse al carrozziere : « Prendetemi , zio Battista , prendetemi nella vettura , prendetemi » . « Dove andate ? Dunque ? » , gridò l ' omone , rallentando la corsa . « Ebbene , che tu sii sbranato , andiamo a Nuoro . Vuoi farci la carità di prenderci un po ' in vettura ? » , disse Olì , mangiando . « Siamo stanchi come asini . » « Senti » , rispose l ' omone , « va al di là di Mamojada , intanto che io faccio la fermata . Vi prenderò . » Egli tenne la promessa : giunto al di là di Mamojada fece sedere in serpe accanto a lui i due viandanti e cominciò a chiacchierare con Olì . Anania , veramente stanco , sentiva un vivo piacere nel trovarsi seduto fra sua madre e l ' omone che scuoteva la frusta , davanti ai freschi paesaggi dallo sfondo azzurrino che si disegnavano nell ' arco del mantice . Le grandi montagne erano scomparse , scomparse per sempre , ed il bambino pensava a quello che avrebbe detto Zuanne sapendo di questo viaggio . « Quando tornerò quante cose avrò da dirgli ! » , pensava . « Gli dirò : io sono stato in carrozza e tu no . » « Perché diavolo vai a Nuoro ? » , insisteva l ' omone , rivolto ad Olì . « Ebbene , vuoi saperlo ? » , ella rispose finalmente . « Vado per mettermi a servire . Ho già fatto il contratto con una buona signora . A Fonni non potevo più vivere ; la vedova di Zuanne Atonzu mi ha cacciato di casa . » « Non è vero » , pensò Anania . Perché sua madre mentiva ? Perché non diceva la verità , che cioè andava a Nuoro per cercare il padre di suo figlio ? Basta , se ella diceva le bugie doveva aver le sue buone ragioni ; e Anania non indagò oltre , tanto più che aveva sonno . Chinò la testina sul grembo della madre e chiuse gli occhi . « Chi c ' è ora nella cantoniera ? » , chiese ad un tratto Olì . « Mio padre non c ' è più ? » « Non c ' è più . » Ella diede un profondo sospiro : la vettura si fermò un momento , poi riprese la sua corsa , ed Anania finì di addormentarsi . A Nuoro egli provò una forte delusione . Era questa la città ? Sì , le case erano più grandi di quelle di Fonni , ma non tanto come egli s ' era immaginato : le montagne poi , cupe sul cielo violaceo del freddo tramonto , erano addirittura piccole , quasi per far ridere . Inoltre i bambini che s ' incontravano per le strade , le quali , a dire il vero , gli parevano molto larghe , lo impressionavano stranamente perché vestivano e parlavano in modo diverso dai bambini fonnesi . Madre e figlio girovagarono per Nuoro fino al cader della sera , ed infine entrarono in una chiesa . C ' era molta gente ; l ' altare ardeva di ceri , un canto dolce s ' univa ad un suono ancor più dolce che veniva non si sa da dove . Ah , ciò parve veramente bello ad Anania , che pensava a Zuanne ed al piacere di narrargli quanto ora vedeva . Olì gli disse all ' orecchio : « Vado a vedere se c ' è l ' amica presso cui andremo a dormire ; non muoverti di qui finché non torno io ... » . Egli rimase solo in fondo alla chiesa ; sentiva un po ' di paura , ma si distraeva guardando la gente , i ceri , i fiori , i santi . Eppoi l ' incoraggiava il pensiero dell ' amuleto nascosto sul suo seno . Ad un tratto si ricordò di suo padre . Ah , dov ' era egli ? Perché dunque non andavano a trovarlo ? Olì tornò presto ; attese che la novena fosse terminata , prese Anania per la mano e lo fece uscire per una porta diversa da quella ov ' erano entrati . Camminarono per diverse vie , finché non vi furono più case : era già sera , faceva freddo , Anania aveva fame e sete , si sentiva triste e pensava al focolare della vedova ed alle castagne ed alle chiacchiere di Zuanne . Arrivarono in un viottolo chiuso da una siepe , dietro la quale si vedevano le montagne che avevano colpito il bimbo per la loro piccolezza . « Senti » , disse Olì , e la voce le tremava , « hai visto quell ' ultima casa con quel gran portone aperto ? » «Sì.» « Là dentro c ' è tuo padre : tu vuoi vederlo , non è vero ? Senti : ora torniamo indietro , tu entri nel portone , di fronte al quale vedrai una porta pure aperta : tu entri là e guardi ; c ' è un molino ove fanno l ' olio ; un uomo alto , con le maniche rimboccate , a capo scoperto , va dietro al cavallo . Quello è tuo padre . » « Perché non venite dentro anche voi ? » , domandò il bimbo . Olì cominciò a tremare . « Io entrerò dopo di te : tu va innanzi ; appena entrato dici : " Io sono il figlio di Olì Derios " . Hai capito ? Andiamo . » Ritornarono indietro ; Anania sentiva sua madre tremare e battere i denti . Giunti davanti al portone ella si chinò , accomodò il sacchetto sulle spalle del bimbo , e lo baciò . « Va , va » , disse , spingendolo . Anania entrò nel portone ; vide l ' altra porta , illuminata , ed entrò : si trovò in un luogo nero nero , dove una caldaia bolliva sopra un forno acceso , e un cavallo nero faceva girare una grande e pesante ruota oleosa entro una specie di vasca rotonda . Un uomo alto , con le maniche rimboccate , a capo scoperto , con le vesti sudice , nere di olio , andava appresso al cavallo , rimuovendo entro la vasca , con una pala di legno , le olive frantumate dalla ruota . Altri due uomini andavano e venivano , spingendo in avanti e indietro una spranga infilata in un torchio , dal quale colava l ' olio nero e fumante . Davanti al fuoco stava seduto un ragazzetto con un berretto rosso ; e fu questo ragazzetto che primo si accorse del bimbo straniero . Lo fissò bene , e credendolo un mendicante gli impose aspramente : « Va via ! » . Anania , timido , immobile sotto il suo sacchetto , non rispose . Vedeva tutto confuso ed aspettava che sua madre entrasse . L ' uomo dalla pala lo guardò con occhi lucenti , poi s ' avanzò e chiese : « Ma che cosa vuoi ? » . Quello era suo padre ? Anania lo guardò timidamente , pronunziando con vocina sottile le parole suggeritegli da sua madre : « Io sono il figlio di Olì Derios » . I due uomini che giravano il torchio si fermarono di botto , e uno di essi gridò : « Tuo figliooo ! » . L ' uomo alto gettò per terra la pala , si curvò su Anania , lo fissò , lo scosse , gli chiese : « Chi ... chi ti ha mandato ? Cosa vuoi ? Dove è tua madre ? » . « È fuori ... adesso verrà ... » Il mugnaio corse fuori , seguìto dal ragazzetto col berretto rosso ; ma Olì era scomparsa e nulla più si seppe di lei . Avvertita del caso accorse zia Tatàna , la moglie del mugnaio , una donna non più giovane , ma ancora bella , grassa e bianca , con dolci occhi castanei circondati di piccole rughe , e un po ' di baffi biondi sul labbro rialzato . Ella era tranquilla , quasi lieta ; appena entrò nel molino prese Anania per gli omeri , si chinò , lo esaminò attentamente . « Non piangere , poverino » , gli disse con dolcezza . « Or ora ella verrà . E voi zitti ! » , impose agli uomini e al ragazzetto che si immischiava forse un po ' troppo nella faccenda e fissava Anania con due piccoli occhi turchini cattivi e un sorriso beffardo nel rosso visino paffuto . « Dov ' è andata ? Non viene dunque ? Dove la ritroverò ? » , si domandava con disperazione il piccolo abbandonato , piangendo sconsolatamente . Ella avrà avuto paura . Dove sarà adesso ? Perché non viene ? E quell ' uomo lurido , oleoso , cattivo , quello è suo padre ? Le carezze e le dolci parole di zia Tatàna lo confortarono alquanto ; cessò di piangere , si leccò le lagrime e se le sparse di qua e di là delle guance , col gesto che gli era abituale ; poi subito pensò alla fuga . La donna , il mugnaio , gli uomini , il ragazzetto , tutti gridavano , imprecavano , ridevano e si bisticciavano . « È proprio tuo figlio . Tale e quale ! » , diceva la donna , rivolta al mugnaio . E il mugnaio gridava : « Non lo voglio , no , non lo vogliooo !...» . « Sei ben scomunicato , sei senza viscere . Santa Caterina mia , è possibile che vi sieno uomini così malvagi ? » , diceva zia Tatàna , un po ' scherzando , un po ' sul serio . « Ah , Anania , Anania , sei sempre tu ! » « E chi dunque vuoi ch ' io sia ? Ora vado subito in Questura . » « Tu non andrai in nessun posto , stupido ! Tu vuoi tirar fuori di tasca le tue corna per mettertele sul capo ! [ 13 ] » , osservò energicamente la donna . Ma siccome egli insisteva , ella disse : « Ebbene , andrai domani . Ora finisci il tuo lavoro , e ricordati ciò che diceva il re Salomone : " La furia della sera lasciala alla mattina ... " » . I tre uomini tornarono al lavoro : ma spingendo sotto la ruota la pasta delle olive frante , il mugnaio gridava , borbottava , imprecava , mentre gli altri lo deridevano e la moglie gli diceva tranquillamente : « Via , non prenderti poi la porzione più grande [ 14 ] . Dovrei arrabbiarmi io , Santa Caterina mia ! Ricordati , Anania , che Dio non paga il sabato » . « Taci , figliolino mio » , disse poi al bimbo , che singhiozzava nuovamente , « domani aggiusteremo tutto . Ecco , così gli uccelli volano dal nido appena hanno le ali . » « Ma sapevate voi che quest ' uccellino esisteva ? » , chiese ridendo uno dei due uomini che spingevano la spranga . « Dove sarà andata tua madre ? Com ' è fatta , dimmi ? » , domandò il ragazzetto , mettendosi davanti ad Anania . « Bustianeddu » , gridò il mugnaio , « se non te ne vai ti mando via a calci ... » « E provate un po ' ! » , diss ' egli , spavaldo . « E diglielo dunque tu come è fatta Olì ! » , esclamò uno dei due uomini . L ' altro rise tanto che dovette abbandonar la spranga e premersi il petto . Intanto zia Tatàna , premurosa e carezzevole , interrogava il bimbo , esaminandogli le povere vestine . Egli raccontò tutto con vocina incerta e lamentosa , ogni tanto interrotta da singhiozzi . « Poverino , poverino ! Uccellino senz ' ali : senz ' ali e senza nido ! » , diceva pietosamente la donna . « Taci , anima mia ; tu avrai fame , non è vero ? Adesso andiamo a casa , e zia Tatàna ti darà da mangiare , e poi ti manderà a letto , con l ' angelo custode , e domani aggiusteremo tutte le cose . » Con questa promessa ella lo condusse in una casetta vicina al molino , e gli diede da mangiare pane bianco e formaggio , un uovo ed una pera . Mai Anania aveva mangiato tanto bene : e la pera , dopo le carezze materne e le dolci parole di zia Tatàna , finì di confortarlo . «Domani...», diceva la donna . «Domani...», ripeteva il fanciulletto . Mentre egli mangiava , zia Tatàna , che preparava la cena per il marito , lo interrogava e gli dava buoni consigli , avvalorandoli con l ' affermare che erano già stati dettati dal re Salomone ed anche da Santa Caterina . Ad un tratto , sollevando gli occhi ella scorse alla finestruola il visetto paffuto di Bustianeddu . « Va via » , disse , « va via , piccola rana . Fa freddo . » « Lasciatemi dunque entrare » , egli supplicò . « Fa freddo davvero . » « Va dunque al molino . » « No , c ' è mio padre che mi ha mandato via . Ih , quanta gente è venuta là ! » « Entra dunque , povero orfano , anche tu senza madre ! Che cosa dice zio Anania ? Grida ancora ? » « E lasciatelo gridare ! » , consigliò Bustianeddu , sedendosi accanto ad Anania , e raccogliendo e rosicchiando il torso della pera , abbastanza rosicchiato e già buttato via dal piccolo straniero . « Son venuti tutti » , raccontò poi , parlando e gestendo come un uomo maturo . « Maestro Pane , mio padre , zio Pera , quel bugiardone di Franziscu Carchide , zia Corredda , tutti vi dico insomma ... » « Che cosa dicevano ? » chiese la donna con viva curiosità . « Tutti dicevano che dovete adottare questo bambino . E zio Pera diceva ridendo : " Anania , e a chi dunque lascerai i tuoi beni , se non tieni il bambino ? " . Zio Anania lo rincorse con la pala ; tutti ridevano come pazzi . » La donna dovette esser vinta dalla curiosità , perché ad un tratto raccomandò a Bustianeddu di non lasciar solo Anania ed uscì per tornare al molino . Rimasti soli , Bustianeddu cominciò a fare qualche confidenza al piccolo abbandonato . « Mio padre ha cento lire nel cassetto del canterano , ed io so dove è la chiave . Noi abitiamo qui vicino , e abbiamo un podere per il quale paghiamo trenta lire di imposta : ma l ' altra volta venne il commissario e sequestrò l ' orzo . Cosa c ' è qui , dentro il tegame , che fa cra - cra - cra ? Ti pare che prenda fumo ? » , sollevò il coperchio e guardò . « Diavolo , ci son patate . Credevo fosse altro . Ora assaggio . » Con due ditina prese una fetta bollente , ci soffiò sopra più volte , se la mangiò ; ne prese un ' altra ... « Che cosa fai ? » , disse Anania , con un po ' di dispetto . « Se viene quella donna !...» « Noi sappiamo fare i maccheroni , io e mio padre » , riprese imperturbato Bustianeddu . « Tu li sai fare ? E il sugo ? » « Io no » , disse Anania , melanconico . Pensava sempre a sua madre , assediato da tristi domande . Dove era andata ? Perché non era entrata nel molino ? Perché lo aveva abbandonato e dimenticato ? Adesso che aveva mangiato e sentiva caldo , egli aveva voglia di piangere ancora , di fuggire . Fuggire ! Cercar sua madre ! Questa idea lo afferrò tutto e non lo lasciò più . Poco dopo rientrò zia Tatàna , seguìta da una donna lacera , barcollante , che aveva un gran naso rosso ed una enorme bocca livida dal labbro inferiore penzolante . « È questo ... è questo ... l 'uccellino?...», chiese balbettando l ' orribile donna : e guardò con tenerezza il piccolo abbandonato . « Fammi vedere la tua faccina , che tu sii benedetto ! È bello come una stella , in verità santa ! E lui non lo vuole ? Ebbene , Tatàna Atonzu , raccoglilo tu , raccoglilo come un confetto ... » Si avvicino e baciò Anania , che torse il viso con disgusto perché l ' enorme bocca della donna puzzava d ' acquavite e di vino . « Zia Nanna » , disse Bustianeddu , facendo cenno di bere , « oggi l ' avete presa giusta ! » « Co ... co ... cosa sai tu ? Che fai qui ? Moscherino , povero orfano , va a letto . » « Anche tu dovresti andare a letto ! » , osservò zia Tatàna . « Andate , andate via tutti e due : è tardi . » Spinse dolcemente l ' ubriaca , ma prima d ' uscire ella chiese da bere . Bustianeddu riempì d ' acqua una scodella e gliela porse : ella la prese con buona grazia , ma appena v ' ebbe guardato dentro , scosse il capo e la rifiutò . Poi andò via traballando . Zia Tatàna mandò via anche Bustianeddu e chiuse la porta . « Tu sarai stanco , anima mia ; adesso ti metterò a dormire » , disse ad Anania , conducendolo in una grande camera attigua alla cucina e aiutandolo a spogliarsi . « Non aver paura , sai ; domani tua madre verrà , o andremo a cercarla noi . Sai farti il segno della croce ? Sai il Credo ? Sì , bisogna recitare il Credo tutte le notti . Poi io ti insegnerò tante altre preghiere , una delle quali per San Pasquale che ci avvertirà dell ' ora della nostra morte . E così sia . Ah , tieni anche la rezetta ? E come è bella ! Sì , bravo , San Giovanni ti proteggerà : sì , egli era un bimbo ignudo come te , eppure battezzò Gesù Signore Nostro . Dormi , anima mia : in nome del Padre , del Figliuolo e dello Spirito Santo . Amen . » Anania si trovò in un gran letto dai guanciali rossi ; zia Tatàna lo coprì bene ed uscì , lasciandolo al buio . Egli mise la manina sull ' amuleto , chiuse gli occhi e non pianse , ma non poté dormire . Domani ... Domani ... Ma quanti anni erano trascorsi dopo la partenza da Fonni ? Che pensava Zuanne non vedendo ritornare l ' amico ? Pensieri confusi , immagini strane gli passavano nella piccola mente ; ma la figura della madre non lo abbandonava mai . Dov ' era andata ? Aveva freddo ? Domani la rivedrebbe ... Domani ... Se non lo conducevano da lei egli fuggirebbe ... Domani ... Sentì il mugnaio rientrare e litigare con la moglie : il cattivo uomo gridava : « Non lo voglio ! Non lo voglio ! » . Poi tutto fu silenzio . Ad un tratto qualcuno aprì l ' uscio , entrò , camminò in punta di piedi , s ' avvicinò al letto e sollevò cautamente la coperta . Un baffo ispido sfiorò lievemente la guancia di Anania , ed egli , che fingeva di dormire , socchiuse appena appena un occhio e vide che chi l ' aveva baciato era suo padre . Pochi momenti dopo zia Tatàna entrò e si coricò nel gran letto , a fianco di Anania , che la sentì lungamente pregare bisbigliando e sospirando . III . Nessuno denunziò alle autorità l ' abbandono del piccolo Anania , ed Olì poté scomparire indisturbata . Non si seppe mai precisamente dove ella fosse andata : ma qualcuno disse di averla veduta sul piroscafo che faceva il servizio fra la Sardegna e Civitavecchia : e qualche tempo dopo un negoziante fonnese , ch ' era stato in continente per affari , assicurò di aver incontrato Olì a Roma , vestita da signora , in compagnia di allegre donnine , e di aver passato qualche ora con lei . Tutte queste cose si dicevano nel molino , presente il fanciulletto che ascoltava avidamente . Simile ad una bestiola selvatica , in apparenza addomesticata , egli meditava continuamente la fuga : come a Fonni , mentre viveva con la madre , desiderava di fuggire per andare alla ricerca del padre , ora che il suo sogno s ' era avverato , non pensava che ad un viaggio per ritrovare Olì . Tanto meglio se ella era lontana , al di là del mare ; più ella era lontana , più egli si sentiva capace di ritrovarla . Eppure egli non la amava : non la amava perché da lei aveva sempre ricevuto più busse che carezze , e l ' affronto dell ' abbandono , di cui sentiva istintivamente tutta la vergogna ; ma non amava neppure suo padre , quell ' uomo oleoso che , nei primi istanti dell ' abbandono , lo aveva accolto con odio e quindi gli aveva destato un senso di terrore e di repugnanza ; quell ' uomo infine che lo baciava in segreto e davanti alla gente lo maltrattava e lo umiliava continuamente . Zia Tatàna , però , lo proteggeva e lo amava , ed egli a poco a poco le si affezionò : ella lo lavava , lo pettinava , lo vestiva , gli insegnava le preghiere e i precetti del re Salomone , lo conduceva in chiesa , lo faceva dormire con lei , gli dava cose buone da mangiare . In poco tempo egli si trasformò , ingrassò e diventò addirittura un signore , abbandonando il rozzo costume fonnese per un abituccio di fustagno scuro . Inoltre cominciò a parlar nuorese e ad assumere i modi spigliati di Bustianeddu . Ma il suo cuoricino non cambiava , non poteva cambiare . Strani sogni di fughe , di avventure , di avvenimenti straordinari si confondevano , nella piccola anima , con l ' istintiva nostalgia per il luogo natìo , per le persone e le cose perdute ; col desiderio della libertà selvaggia fino allora goduta , ed infine col sentimento arcano di pietà e di vergogna , col pensiero costante , col segreto anelito per la madre lontana . Egli anelava a qualche cosa d ' ignoto , voleva sua madre perché tutti avevano la madre , e perché il non averla gli causava , più che dolore , umiliazione . Capiva che ella non poteva stare col mugnaio , perché costui aveva un ' altra moglie ; ma fra i due , egli avrebbe preferito vivere con lei . Forse istintivamente intuiva già che ella era la più debole , e anche per ciò si sentiva dalla sua parte . A misura che il tempo passava , questi sentimenti si attenuavano , ma non scomparivano dal piccolo cuore ; come nella piccola memoria si trasformava ma non spariva la figura fisica e morale della madre lontana . Un giorno poi egli venne a sapere da Bustianeddu , che lo perseguitava con la sua amicizia subìta più che accettata , una cosa straordinaria . « Mia madre non è morta » , gli confidò il ragazzetto , quasi vantandosene . « Si trova anch ' essa in continente , come la tua : scappò una volta che mio padre stette in carcere . Ma quando sarò grande andrò a trovarla ; eh , sì , te lo giuro ! Eppoi io ho anche uno zio , che studia in continente ; ed egli scrisse d ' aver veduto mia madre passare in una via , e voleva bastonarla , ma la gente lo tenne fermo . Ecco , questo berretto rosso era di mio zio . » Questa breve storia confortò Anania , e lo legò di viva amicizia con Bustianeddu . Essi trascorsero molti anni assieme : nel frantoio , nella casa di zia Tatàna , per le straducole del vicinato . Bustianeddu aveva quasi la stessa età di Zuanne , l ' amico perduto , e in fondo era generoso e ardente . Andava o diceva d ' andare a scuola , ma spesso il maestro scriveva un bigliettino al padre per chiedere notizie dell ' invisibile scolaro : allora il genitore , che era un piccolo negoziante di lana e di pelli , legava il bimbo con una corda di pelo e lo chiudeva in una stanza , imponendogli di studiare . Come i delinquenti dal carcere , Bustianeddu usciva da questa specie di prigionia più astuto e indurito di prima . Solo durante le lunghe e frequenti assenze del padre , egli , solo in casa , diventava serio : pareva sentisse la responsabilità della sua posizione ; guardava la casa , scopava , preparava da mangiare , lavava la biancheria . Spesso Anania lo aiutava di gran cuore ; in cambio Bustianeddu gli dava qualche consiglio e gli insegnava molte cose buone e moltissime cattive . Passavano buona parte delle giornate e delle lunghe sere fredde nel molino , ove Anania grande , - come lo chiamavano per distinguerlo dal figlio , - lavorava per conto del ricco signor Daniele Carboni , al quale il frantoio apparteneva . Il mugnaio , - che secondo le stagioni si trasformava in contadino , in ortolano , in vignaiuolo , - dava al signor Carboni il rispettoso titolo di padrone perché lo serviva da lunghi anni , ma in realtà il suo lavoro era molto indipendente , ben rimunerato e non privo di incerti . Il frantoio dava da una parte su un cortile e dall ' altra su un orto che scendeva fino allo stradale sopra la valle ; un bell ' orto alquanto selvatico , con roccie , siepi di biancospino e di fichi d ' India , peschi e mandorli e una quercia dal tronco corroso , nido di grosse termiti , di cavallette , di bruchi e d ' uccelli . Anche quest ' orto apparteneva al signor Carboni , ed era il sogno di tutti i monelli del vicinato ; ma zio Pera Sa Gattu [ 15 ] , il vecchio ortolano sempre armato d ' un randello , non lasciava mai penetrare nessuno . Da quest ' orto si vedevano le belle ed agili fanciulle nuoresi scendere alla fontana con l ' anfora sul capo come le donne bibliche : e zio Pera le sbirciava con occhi da satiro mentre seminava le fave e i fagiuoli , mettendo tre semi per buco , e gridando per spaventare i passeri . Dal finestrino del molino Anania e Bustianeddu guardavano anch ' essi con intenso desiderio l ' orto soleggiato , aspettando che l ' ortolano si assentasse : ma zio Pera , ch ' era un ometto secco , dal viso rosso - terreo , sbarbato e sarcastico , amava troppo le sue fave e i suoi cavoli per abbandonarli durante la giornata : solo verso sera saliva al molino per riscaldarsi e chiacchierare . Era un ' annata abbondante di olive ; anche i proprietari dei paesi vicini s ' affannavano per ottenere l ' opera del frantoio che funzionava giorno e notte ; per ogni macinata di circa due ettolitri d ' olive si lasciavano due litri d ' olio . Accanto alla porta c ' era una latta per l ' olio da alimentar la lampada di questa e quella Madonna , e le persone devote non mancavano mai di versarvi un po ' del prodotto delle olive macinate durante la giornata . Sacchi d ' olive nere lucenti , sansa fumante , barili ed altri recipienti sporchi ingombravano sempre l ' ambiente nero , caldo e sucido del molino ; e in questo ambiente , intorno alla ruota trainata dal lungo cavallo baio , davanti alla caldaia bollente , accanto al torchio sempre in moto , sempre stillante olio , fra l ' odore non sgradevole ma troppo forte della sansa e dei rifiuti dell ' olio , muovevasi di continuo una folla di tipi caratteristici . La sera , poi , si riunivano intorno al fuoco della caldaia le persone più freddolose del vicinato : per lo più la compagnia veniva composta , oltre che dal mugnaio e dai clienti , che aiutavano a spingere la sbarra del torchio , da cinque o sei individui sempre alticci . Uno di questi , Efes Cau , già ricco possidente , ridotto in estrema miseria dal vizio del vino , dormiva quasi ogni notte nel molino , infestando di insetti l ' angolo dove si coricava . Una sera , appunto , sorse questione fra il mugnaio ed un ricco contadino che aveva trovato un brutto insetto in un sacco di olive . « Dovresti vergognarti , per Dio ! » , gridava il contadino . « Perché lasci entrare qui tutti i vagabondi di Nuoro ? » « Dopo tutto egli era ricco , più ricco di te ! » , gridò il mugnaio , difendendo il Cau . « Questo non impedisce che ora egli viva di elemosine e sia pieno di insetti » , rispose l ' altro con disprezzo . Allora zio Pera l ' ortolano , che stava seduto accanto al fuoco col suo randello fra le ginocchia , recitò una canzonetta : Onzi pessone [ 16 ] Nde juchet de munnia . - E tue chi lu ses nende Nde juches unu andende Issu collette ! Il contadino si toccò istintivamente il colletto e tutti risero . Anche il contadino rise , si calmò ed anzi fece portare da casa sua un bottiglione di vino . Anania e Bustianeddu , seduti in un angolo , sulle sanse calde , si divertivano nell ' udire i discorsi dei grandi : e quando arrivò Efes , come sempre ubriaco , barcollante , vestito d ' un vecchio abito da caccia del signor Carboni , Bustianeddu gli andò incontro e gli cantò la canzonetta di zio Pera . Onzi pessone bia ... Efes lo guardò coi suoi occhi vitrei , rotondi e sporgenti , e mentre sulle sue guancie gialle e cascanti passava come un brivido di disgusto , la sua mano palpava il lurido collo della giacca abbottonata . La gente ricominciò a ridere , e l ' infelice si guardò attorno e barcollò ; poi si mise a piangere accorgendosi che lo deridevano . « Efes ! » , gridò zio Pera , mostrandogli un bicchiere colmo che al riflesso del fuoco pareva di rubino . L ' ubriaco si avanzò , sorridendo fra le lagrime con un sorriso ebete . « No » , disse Franziscu Carchide , il giovane calzolaio , nonché ricamatore di cinture , bel giovine galante , dal viso roseo , « se tu non balli non bevi . » E preso il bicchiere dalle mani del vecchio lo sollevò in alto , mentre Efes guardava e tendeva le braccia animato dal brutale desiderio del vino . « Dammi , dammi ... » « No , se non balli , no . » Egli fece un giro intorno a sé , reggendosi in equilibrio . « Bisogna anche cantare , Efes ! » Ed egli aprì la bocca puzzolente ed emise una nota rauca : Quando Amelia sì pura e sì candida ... Egli tentava sempre questo motivo ; ma arrivato all ' ultima parola contorceva la bocca come spasimando per la vana ricerca dell ' altro verso che non ricordava . Anania e Bustianeddu ridevano sgangheratamente , accoccolati sulle sanse , simili a due pulcini . « Senti » , propose Bustianeddu , « mettiamogli delle spille , nel posto dove si corica » . « Perché vuoi mettergli delle spille ? » « Perché si punga , ecco : allora ballerà davvero . Io ho le spille . » « Mettiamole » , rispose l ' altro , sebbene a malincuore . L ' ubriaco ballava ancora , barcollante , cascante , tendendo le mani verso il bicchiere ; e la gente rideva . Ma l ' allegria giunse al colmo quando entrò nel molino Nanna , l ' ubriacona . Quella sera , però , ella era sana , aveva le vesti pulite e la faccia meno ripugnante del solito ; i suoi occhietti brillavano d ' una certa intelligenza . Era stata durante il giorno a cogliere erbe mangereccie selvatiche , e veniva a domandare un po ' d ' olio per condirle . Vedendo Efes in quello stato , fatto ludibrio della gente , ella ebbe un lampo negli occhi ; si avanzò , prese l ' infelice per un braccio e nonostante le comiche proteste del ricco contadino , lo costrinse a sedersi su un sacco di olive . « Non ti vergogni , Efes Cau ? Non hai occhi ? Non vedi che tutti questi mendicanti , tutte queste immondezze ridono di te ? E perché hanno raddoppiato le risa vedendomi ? Eppure oggi io ho lavorato , come è vero Dio , ho lavorato . Ah , Efes , Efes ! Ricordati come era ricca la tua casa ! Io venivo per portare l ' acqua dalla fontana , e mi ricordo che tua madre aveva bottoni d ' oro della camicia grossi come il mio pugno : la tua casa sembrava una chiesa , tanto era ricca e lucente . Se tu ti fossi guardato dal vizio , ora tutti avrebbero cercato di raccoglierti come si raccoglie un confetto . Invece tu ora sei schernito dai più miserabili pezzenti ; e tutti ridono di te come dell ' orso che balla per le strade ... Ecco che ridono ancora , eppure essi sono più ubriachi di noi , come è vero Dio . Suvvia , mugnaio , dammi un po ' d ' olio : tua moglie è una santa , ma tu sei un diavolo : quando lo trovi il tesoro ? » « Veramente egli lavora un po ' più di te ; perché te la prendi con lui ? » chiese zio Pera , accennando al mugnaio . « Vecchio peccatore » , rispose la donna , « voi state zitto , quando ci sono io ... » « Poh ! Poh ! » disse il vecchio con disprezzo . « Tu fai la predica , oggi , perché non hai vino in corpo . » « Io so tenere in corpo il vino ed altre cose ancora ... Dammi l ' olio , Anania Atonzu ; oggi nella valle ho visto una cosa ; sembrava una moneta d 'oro.» « Tu non l ' hai raccolta ? » , gridò il mugnaio , rizzandosi sulla sua pala nera . « Eccola » , rispose Nanna , frugandosi in tasca e avvicinandosi al mugnaio , che si pulì le mani passandosele sulle ginocchia , e poi esaminò la moneta di rame fatta nera - verde dal tempo . Bustianeddu ed Anania corsero anch ' essi a vedere . Intanto Efes , seduto sul sacco , piangeva ricordando la madre e la ricca casa paterna e invano il Carchide cercava di consolarlo offrendogli il bicchiere . No , neppure il vino poteva lenire il dolore di quei ricordi . Tuttavia egli prese il bicchiere e bevette piangendo . Il ricco contadino ed il padre di Bustianeddu , giovine olivastro con gli occhi turchini e la barba rossa , congiuravano per far ubriacare Nanna onde ella dicesse ciò che sapeva sul conto di zio Pera ; e intanto l ' ortolano gridava contro i due uomini che spingevano la spranga perché , secondo lui , essi non spiegavano abbastanza le loro forze . « Che una palla vi trapassi il fegato ; conservatevi bene , ragazzi » , diceva con ironia . « Come sono poltroni i giovani d ' oggi ! » « Provate un po ' a mettervi qui , voi , al posto delle olive , per sentire la nostra forza . » « Che una palla vi trapassi la milza , che una palla vi trapassi il calcagno » , continuava ad imprecare zio Pera . « Bene ! » , esclamò Maestro Pane , il vecchio falegname gobbo , che aveva un solo baffo grigio sulla gran bocca sdentata ; poi egli andò e mise il chiodo sotto . Seduto contro il muro sotto il finestruolo , egli si batteva di tanto in tanto i pugni sulle ginocchia , ma nessuno badava a lui , che usava parlare fra sé ad alta voce . « Nanna » , disse il contadino , « ora si porta la cena da casa mia . Resta . » « Tu vuoi divertirti ? » , disse la donna , guardandolo maliziosamente . « Non ti basta Efes ? » Tuttavia ella restò ; andò presso il poveretto che piangeva sempre , e ricominciò a rimproverarlo , consigliandolo di non bere più , di non essere più il disonore dei suoi parenti ; ma intanto avveniva una cosa strana . Il Carchide le mostrava il bicchiere colmo , facendo dei cenni con la bocca , invitandola silenziosamente a bere , ed ella guardava il vino affascinata . « E dammelo ! » , proruppe alfine . Bustianeddu ed Anania , ritti dietro i due disgraziati ubriaconi , ridevano a più non posso . « Perdio , come sei brutto ! » , disse Maestro Pane , sempre parlando fra sé . Nanna prese il bicchiere , bevette e cominciò a raccontare brutte storielle sul conto di zio Pera . Sì , il vecchio ortolano aspettava la mattina per tempo che qualche ragazzetta passasse nello stradale ; la chiamava promettendole fave e insalata , e quando l ' aveva attirata entro l ' orto cercava ... « Ah , otre schifosa ! » , gridò zio Pera , minacciandola col randello . « Aspetta , aspetta un po '...» « Ebbene , cosa dico io ? Voi cercavate d ' insegnarle l 'ave-maria...» Tutti ridevano , ed anche Anania rideva , sebbene non capisse perché zio Pera volesse insegnare per forza l ' ave - maria alle ragazzette che andavano alla fontana . Intanto Bustianeddu aveva seminato le spille sul posto ove Efes soleva coricarsi , Anania se ne accorse e non si oppose , ma appena fu a casa , coricato nel gran letto di zia Tatàna , provò un impeto di rimorso . Non poteva dormire ; si voltava e rivoltava , sembrandogli d ' esser anche lui tormentato da migliaia di spille . « Che hai , bambino ? » , chiese zia Tatàna , con l ' usata dolcezza . « Ti fa male il ventre ? » « No , no ... » « Ma che hai dunque ? » Egli non rispose subito , ma dopo qualche momento rivelò il segreto . « Abbiamo sparso tante spille sul posto ove dorme Efes Cau ... » « Ah , cattivi ragazzi ! Perché avete fatto ciò ? » « Perché egli si ubriaca ... » « Ah ! Santa Caterina mia ! » , sospirò la donna . « Come sono cattivi i ragazzi d ' oggi ! E se qualcuno mettesse delle spille dove dormite voi ? Vi piacerebbe ? No , vero ? Eppure voi siete più cattivi di Efes . Tutti nel mondo siamo cattivi , agnellino mio , ma bisogna che ci compatiamo a vicenda : altrimenti guai , ci divoreremmo come i pesci del mare . Re Salomone disse che spetta soltanto a Dio giudicare ... Hai capito ? » E Anania pensò a sua madre , a sua madre che era stata così cattiva da abbandonarlo . IV . Un giorno , verso la metà di marzo , Bustianeddu invitò Anania a pranzo . Il negoziante di pelli era dovuto partire improvvisamente per affari , e il ragazzetto trovavasi solo a casa , solo e libero dopo due giorni di prigionia per una delle solite assenze dalla scuola : inoltre serbava sulla guancia destra il segno d ' un poderoso schiaffo somministratogli dal genitore . « Vogliono che io studi ! » , disse ad Anania , aprendo le mani , col solito fare da uomo serio . « E se io non ne ho voglia ? Io desidero fare il pasticciere : perché non me lo lasciano fare ? » « Sì , perché ? » , chiese Anania . « Perché è vergooogna ! » , esclamò l ' altro , allungando la parola con accento ironico . « È vergogna lavorare , apprendere un mestiere , quando si può studiare ! Così dicono i miei parenti : ma ora voglio far loro una burletta . Aspetta , aspetta ! » « Che cosa vuoi fare ? » « Te lo dirò poi : ora mangiamo . » Egli aveva preparato i maccheroni : così egli chiamava certi gnocchi grossi e duri come mandorle , conditi con salsa di pomidoro secchi . I due amici mangiarono in compagnia d ' un gattino grigio che con lo zampino bruciacchiato prendeva famigliarmente i gnocchi dal piatto comune e se li portava furbescamente in un angolo della cucina . « Come è curioso ! » , diceva Anania , seguendolo con gli occhi . « A noi ce l ' hanno rubato , il gatto . » « Anche a noi . Ce ne hanno rubati tanti ! Scompaiono e non si sa dove vadano a finire . » « Scompaiono tutti i gatti del vicinato ! Chi li ruba cosa ne fa ? » « Ebbene , li fa arrostire . La carne è buona , sai ; sembra carne di lepre . In continente la vendono per lepre : così dice mio padre . » « Tuo padre è stato in continente ? » « Sì . Ed anch ' io ci andrò , e presto . » « Tu ? ! » , disse Anania , ridendo con un po ' d ' invidia . Bustianeddu allora credé giunto il momento di svelare all ' amico i suoi pericolosi progetti . « Io non posso più viver qui » , cominciò a lamentarsi ; « no , io voglio andar via . Cercherò mia madre e farò il pasticciere ; se vuoi venire , vieni anche tu . » Anania arrossì d ' emozione , e sentì il suo cuore battere forte forte . « Non abbiamo denari » , osservò . « Ecco , noi prendiamo le cento lire che sono nel cassetto del comò ; se vuoi , le prendiamo subito ; poi le nascondiamo , perché se partiamo subito mio padre si accorge che le ho prese io ; aspettiamo finché passa il freddo , poi partiamo . Vieni . » Condusse Anania in una camera sucida e disordinata , ingombra di pelli d ' agnello puzzolenti ; cercò la chiave del cassettone in un nascondiglio e si fece aiutare ad aprire il cassetto : oltre il biglietto rosso delle cento lire c ' erano altre carte - monete e denari in argento , ma i due ladruncoli domestici presero soltanto il biglietto rosso , richiusero , rimisero la chiave . « Ora lo tieni tu » , disse Bustianeddu , ficcando il biglietto in seno ad Anania ; « stanotte lo nasconderemo nell ' orto del molino , nel buco della quercia , sai ; poi aspetteremo . » Ancor prima che avesse potuto opporsi , Anania si trovò col biglietto nel seno , sotto l ' amuleto di broccato ; e passò una giornata febbrile , piena di rimorsi , di paura , di speranze e di progetti meravigliosi . Fuggire ! Fuggire ! Come e quando non sapeva , ma oramai sentiva che il sogno stava per avverarsi , e ne provava gioia e terrore . Fuggire , passare il mare , penetrare nel regno fantastico di quel continente misterioso dove si nascondeva sua madre ! Che ansie , che sogni , che gioia ! Le cento lire gli sembravano un tesoro inesauribile ; ma intanto sentiva d ' aver commesso un grave delitto , rubandole , e non vedeva l ' ora che arrivasse la notte per liberarsene . Non era la prima volta che i due amici penetravano nell ' orto coltivato da zio Pera , scavalcando la finestruola che dalla stalla attigua al molino dava nell ' orto ; di notte , però , non c ' erano stati mai , quindi spiarono a lungo prima d ' azzardarsi . Cadeva una sera chiara e fredda ; la luna piena sorgeva fra le roccie nere dell ' Orthobene , illuminando l ' orto con un chiarore d ' oro . Giungeva ai due bimbi affacciati alla finestruola un disperato miagolìo di gatto che pareva un lamento umano . « Che cosa è ? Pare il diavolo ! » , disse Anania . « Io non scendo , no , io ho paura . » « E rimani qui , allora ! È un gatto , non senti ? » , rispose l ' altro con disprezzo . « Scendo io ; nascondo il denaro entro la quercia , dove zio Pera non guarda mai ; poi torno . Tu resta qui a guardare ; se c ' è pericolo , fischia . » In che consistesse poi questo pericolo i due amici non sapevano ; ma entrambi provavano un acuto piacere a render fantastica l ' avventura , alla quale il chiarore della luna e quel lamento straziante di gatto davano un sapore ancor più piccante . Bustianeddu saltò nell ' orto , ed Anania rimase alla finestra , un po ' avvilito dalla paura che lo rendeva tremante , ma tutto occhi e tutto orecchi . Ed ecco , appena il compagno fu scomparso in direzione della quercia , due ombre passarono sotto la finestruola ; Anania sussultò , emise un fischio sottile sottile , e si nascose sotto il davanzale . Che impeto di terrore e di piacere strano provò in quel momento ! Come si sarebbe salvato Bustianeddu ? Che avveniva laggiù ? Ecco , i lamenti del gatto raddoppiarono , si fusero tutti in un gemito rabbioso e straziante ; poi cessarono . Silenzio . Che mistero , che orrore ! Anania sentiva il cuore spezzarglisi in seno . Che accadeva all ' amico ? L ' avevano preso , l ' avevano arrestato ? Ora lo porterebbero in prigione ; ed anche lui , anche lui subirebbe la sua parte di guai . Tuttavia non pensò un solo istante a mettersi in salvo , ed attese coraggiosamente sotto la finestra . Ed ecco un passo , un respiro ansante , una voce sommessa e tremula . « Anania ? Dove diavolo sei ? » Anania balzò su , porse la mano al compagno salvo . « Diavolo » , disse Bustianeddu , ansante , « l ' ho scampata bella . » « Hai sentito il fischio ? Eppure ho fischiato forte . » « Niente . Ho sentito invece il passo di due uomini , e mi sono nascosto sotto i cavoli . Ecco , sai chi erano i due uomini ? Zio Pera e Mastru Pane . Sai che hanno fatto ? Ebbene , c ' è un laccio pei gatti ; il gatto che miagolava era preso al laccio , e zio Pera lo ha ammazzato col randello . Maestro Pane prese la povera bestia sotto il mantello e disse , tutto contento : " Per Dio , come è grasso ! Meno male " , disse zio Pera , " quello di avantieri sembrava uno stecco " . Poi andarono via . » « Oh ! » , esclamò Anania a bocca aperta . « Ora lo fanno arrostire , capisci , e cenano . Sono loro che rubano i gatti , così , prendendoli al laccio ! Meno male che non mi hanno veduto ! » « E i denari ? » « Nascosti . Andiamo , mammalucco ; non sei buono a niente . » Anania non si offese : chiuse la finestra e rientrò nel molino , dove si svolgeva la solita scena . C ' era Efes che si grattava le spalle contro il muro , cantando Quando Amelia si pura e si candida ... e il Carchide che raccontava d ' essere stato in un paese vicino , per certi suoi affari . « Il sindaco era amico di mio padre , quando noi eravamo ricchi » , diceva il bel giovine , la cui famiglia era stata sempre miserabile . « Appena sa che io arrivo nel paese , mi manda a chiamare e mi ospita in casa sua . Accidenti , che gente ricca ! Trenta servi e sette serve : per arrivare alla casa bisogna attraversare tre cortili , uno dentro l ' altro , con muri altissimi : i portoni di ferro , le finestre della casa tutte munite d 'inferriate.» « E perché ? » , chiese il mugnaio . « Per i ladri , caro mio . Perché il sindaco è ricco come il Re . » « Boumh ! Boumh ! » , gridò un uomo che spingeva la spranga . « Cosa ne sai tu ? » , riprese il Carchide , guardando l ' uomo con disprezzo . « Il sindaco ed i suoi fratelli , quando morì il loro padre , si divisero le monete d ' oro con una misura capace d ' un ettolitro ! La moglie del sindaco , poi , ha otto tancas in fila , irrigate da fiumi , con più di cento fontane ! Ebbene , dicono che il padre del sindaco trovò un ascusorju [ 17 ] , dove il re di Spagna , quando fece la guerra con Eleonora d ' Arborea , nascose più di cento mila scudi in oro . » « Ah ! » , esclamò il mugnaio , con un fremito d ' emozione , appoggiandosi sulla pala nera . « Quelli sì , quelli son signori ricchi » , riprese il Carchide . « E dunque i rognosi Nuoresi ? » « Il mio padrone è ricco ! » protestò il mugnaio . « Possiede più lui nell ' angolo della scopa che tutti i tuoi sindaci pulciosi . » « E va ! » , gridò il giovine , facendo le fiche . « Tu non sai quel che dici . » « Tu , non sai quel che dici , tu ! » « Il tuo padrone è pieno di debiti : ne vedremo la fine , ne vedremo . » « Che tu possa diventar cieco , prima ! » « Che tu possa schiantare prima ! » Per poco il mugnaio ed il giovane calzolaio non vennero alle mani : ma la loro lite fu interrotta da un assalto di delirium tremens che colpì il povero Efes Cau . Egli cadde sulle sanse , avvoltolandosi , contorcendosi , saltando come un verme , con gli occhi spaventosamente aperti e i lineamenti contratti . Anania si gettò in un angolo , gridando e piangendo per lo spavento , mentre Bustianeddu corse , assieme col mugnaio ed altri , per aiutare il disgraziato . A poco a poco Efes tornò in sé , si sedette sulle sanse sparse , guardò attorno con quei suoi grandi occhi sporgenti pieni di terrore , ancora tutto contorto e tremante . Gli diedero da bere , lo confortarono . « Chi ... chi mi ha assalito ? Perché mi avete bastonato ? Ah , non mi ha abbastanza castigato Dio perché abbiate a bastonarmi anche voi ? » Poi si mise a piangere . Lo fecero coricare , ed egli si assopì , delirando , chiamando sua madre ed una sorellina morta . Anania lo guardava con terrore e pietà : avrebbe voluto fare qualche cosa per aiutarlo , ed intanto provava un istintivo disgusto per quell ' uomo una volta ricco , ora ridotto ad un involto di cenci puzzolenti , buttato sulla sansa come un mucchio di immondezze . Chiamata da Bustianeddu venne zia Tatàna : si chinò pietosamente sul malato , lo toccò , lo interrogò , gli mise un sacco sotto il capo . « Bisogna dargli un po ' di brodo » , disse sollevandosi . « Ah , il peccato mortale , il peccato mortale ! » « Figliolino mio » , disse ad Anania , « va dal signor padrone a chiedere un po ' di brodo per Efes Cau . Va : vedi come riduce il peccato mortale ? Va , prendi questa scodella , va . » Egli andò con piacere , e Bustianeddu lo accompagnò . La casa del padrone non era lontana , ed Anania vi si recava spesso per farsi dare la prebenda del cavallo , i lucignoli per la candela del molino , e per altre commissioni . Le strade erano qua e là illuminate dalla luna ; gruppi di paesani passavano cantando un coro melanconico ed appassionato . Davanti alla casa bianca del signor Carboni si stendeva un cortile quadrato recinto d ' alti muri e con un grande portone rosso . I due ragazzetti dovettero picchiar forte per farsi aprire ; ed Anania porse la scodella , esponendo il caso di Efes Cau alla domestica che dischiuse il portone . « Non sarà per voi , il brodo , eh ? » , sogghignò la serva , squadrando sospettosa i due amici . « Va al diavolo , Maria Iscorronca [ 18 ] , noi non abbiamo bisogno di brodo » , gridò Bustianeddu . « Animaletto , ora ti pago gli insulti » , disse la serva , rincorrendolo per la strada . Ma egli fuggì , mentre Anania penetrava nel cortile illuminato dalla luna . « Chi è : cosa vogliono ? » , chiedeva una vocina sottile , dall ' ombra di una tettoia sotto cui aprivasi la porta della cucina . « Sono io ! » , gridò Anania , avanzandosi , con la scodella fra le mani . « Efes Cau è malato , nel molino , e mia madre prega la signora padrona che dia un po ' di brodo al disgraziato . » « Oh , vieni ! » , rispose la vocina . In quel momento rientrò la serva , che non avendo potuto raggiungere Bustianeddu prese a spintoni il piccolo Anania . Allora la bimba che aveva detto « vieni » balzò fuori e difese il figlio del mugnaio . « Lascialo : che ti ha fatto ? » , disse , tirando la sottana alla serva . « Dagli subito il brodo . Subito ! » Questa protezione , quel tono da padrona , quella figurina grassa e rossa , vestita di flanellina turchina , quel nasetto prepotente rivolto all ' insù fra due guancie molto paffute , quei due occhi scintillanti alla luna , fra due bende ricciolute di capelli rossicci , piacquero immensamente ad Anania . Egli conosceva già la figlia del padrone , Margherita Carboni , come la chiamavano tutti i bimbi che frequentavano il molino ; qualche volta ella gli aveva dato i lucignoli ed anche l ' orzo per il cavallo , e quasi tutti i giorni egli la vedeva nell ' orto e ad intervalli anche nel molino , dove essa si recava con suo padre ; ma mai s ' era immaginato che quella signorina grassa e rossa e dall ' aria superba fosse così affabile e buona . Mentre la serva entrava in cucina per prendere il brodo , Margherita domandò ad Anania qualche particolare sulla malattia di Efes Cau . « Egli oggi ha mangiato qui , in questo cortile » , ella disse con serietà . « Pareva sano . » « È un male che viene agli ubriaconi » , spiegò Anania . « Si contorceva come un gatto ... » Appena dette queste parole egli arrossì ricordando il gatto preso al laccio da zio Pera , e le cento lire rubate e nascoste nell ' orto . Cento lire rubate ! Che avrebbe detto Margherita Carboni se avesse saputo che lui , Anania , lui , il figlio del mugnaio , lui , l ' abbandonato , lui , il servo , verso cui la piccola padrona si degnava mostrarsi affabile e buona , aveva rubato cento lire e che queste cento lire erano nascoste nell ' orto ? Ladro ! Egli era un ladro , e di una somma enorme ! Solo in quel momento percepì tutta la vergogna della sua azione , e sentì dolore , umiliazione , rimorso . « Come un gatto , ah ! » , disse Margherita stringendo i denti e torcendo il nasino ; « Dio mio , Dio mio ; è meglio che egli muoia . » La serva tornò , con la scodella colma di brodo . Anania non poté più aprir bocca : prese la scodella e andò via piano piano , badando di non versare il brodo . Sentiva una strana voglia di piangere , e quando raggiunse Bustianeddu , nello svolto della strada , ripeté le parole di Margherita : « È meglio che egli muoia » . « Chi ? È caldo quel brodo ? Ora lo assaggio ... » , disse l ' altro , allungando il collo verso la scodella . Ma Anania si irritò . « Non toccare ! » , gridò . « Tu sei cattivo ; tu diventerai come Efes . Perché hai preso i denari ? » aggiunse , abbassando la voce . « È peccato mortale , rubare . Va a riprenderli e rimettili nel cassetto . » « Poh ! Poh ! Sei matto ? » « Ed io lo dico a mia madre ! » « Tua madre ! » , disse l ' altro con ironia . « Va a cercarla ! » Intanto camminavano lentamente , ed Anania guardava sempre la scodella . « Siamo ladri ! » , disse a bassa voce . « Il denaro è di mio padre , e tu sei un mammalucco . Andrò via io solo , io solo ed io solo ! » « Va , che tu non possa più ritornare ! Ma io ... io lo dirò a ... a zia Tatàna » ( sì , ora si vergognò di dire mia madre ! ) . « Spia ! » , proruppe Bustianeddu , minacciandolo coi pugni stretti . « Se tu parli ti ammazzo come una lucertola , ti rompo i denti con una pietra , ti faccio cacciar le viscere per gli occhi . » Anania abbassò le spalle , pauroso di rovesciar il brodo e di ricevere i pugni dell ' amico , ma non ritirò la minaccia di rivelare ogni cosa a zia Tatàna . « Che diavolo ti han detto dentro quel cortile ? » , proseguì l ' altro , fremente . « Che ti ha detto quella servaccia ? Parla . » « Niente . Ma io non voglio essere un ladro . » « Tu sei un bastardo » , gridò allora Bustianeddu , « ecco cosa sei . Ed io ora vado , riprendo i denari e non ti guardo più in faccia . » S ' allontanò di corsa , lasciando Anania colpito da un dolore profondo . Ladro , bastardo , abbandonato ! Era troppo , era troppo ! Egli pianse e le sue lagrime caddero entro la scodella . « Ed ora anche Bustianeddu mi abbandona e va via solo ! Ed io , quando potrò partire io ? Quando potrò ricercarla ? Quando sarò grande ! » , rispose a se stesso , rianimandosi . « Ora non m 'importa.» Tuttavia , appena consegnò la scodella a zia Tatàna , corse al finestruolo della stalla . Silenzio . Non si vedeva nessuno , non s ' udiva nulla nel grande orto umido e chiaro sotto la luna . Le montagne si delineavano azzurre sullo sfondo vaporoso del cielo ; tutto era silenzio e pace . Ad un tratto giunse dal molino la voce di Bustianeddu . « Egli non ha ripreso i denari ? » , pensò Anania . « Non è entrato nell ' orto . Se andassi io ? » Ma ebbe paura ; rientrò nel molino e cominciò ad aggirarsi come un gattino affamato intorno a zia Tatàna che curava il malato . Ella gli fece la solita domanda : « Che hai ? Ti fa male il ventre ? » . « Sì , andiamo a casa . » Zia Tatàna capì che egli voleva dirle qualche cosa e lo accompagnò fuori . « Gesù , Gesù , Santa Caterina bella ! » , proruppe , appena seppe tutto . « In che mondo siamo noi ! Anche gli uccelli , anche i pulcini dentro l ' uovo commettono il male ! » Anania non seppe mai come zia Tatàna avesse persuaso Bustianeddu a rimettere il denaro nel cassetto : però d ' allora in poi i due amici si guardarono un po ' in cagnesco , e per ogni piccola cosa si insultavano e venivano alle mani . L ' inverno passò , ma anche in aprile il frantoio continuò a funzionare perché l ' abbondanza delle olive era quell ' anno straordinaria . Qualche volta però , Anania il mugnaio chiudeva il frantoio , andava nei campi a zappare il frumento del padrone e conduceva con sé il piccolo Anania , del quale voleva fare un contadino ; ed il bimbo lo seguiva tutto lieto di rendersi utile , recando con alterezza sulle spalle la zappa e la bisaccia delle provviste . In mezzo ai campi quell ' anno coltivati dal mugnaio , sorgevano due pini alti , sonori come due torrenti . Era un paesaggio dolce e melanconico , qua e là sparso di vigne solitarie , senza alberi , né macchie . La voce umana vi si perdeva senza eco , quasi attratta e ingoiata dall ' unico mormorìo dei pini , le cui immense chiome pareva sovrastassero le montagne grigie e paonazze dell ' orizzonte . Mentre il padre zappava , curvo sulla distesa verde - chiara del frumento tenero , Anania si perdeva attraverso i campi nudi e melanconici , cantando con gli uccelli , cercando funghi ed erbe . Qualche volta il padre , sollevandosi , lo vedeva in lontananza e provava una stretta al cuore , poiché il luogo , il lavoro , la figurina del bimbo , tutto gli ricordava Olì , i suoi fratellini , l ' errore commesso , l ' amore , le gioie perdute . Dov ' era Olì ? E chi lo sapeva ? Ella s ' era perduta , s ' era smarrita come l ' uccellino nei campi : ebbene , peggio per lei ; Anania il mugnaio credeva di compiere abbastanza il proprio dovere allevando il figliuolo ; se trovava il tesoro che sempre sognava , manderebbe il bimbo agli studi , se no ne farebbe un buon contadino : che pretendere di più ? E quelli che non riconoscono i propri figli , e che invece di raccoglierli ed allevarli cristianamente , come egli faceva , li abbandonavano alla miseria ed alla mala sorte ? Sì , anche certe persone ricche , anche certi signori facevano così . Sì , anche il padrone ... sì , anche il signor Carboni ... Basta , Anania grande si consolava pensando a ciò ; tuttavia gli rimaneva in cuore un senso di tristezza , e guardando in lontananza gli pareva di scorgere i nuraghi che circondavano la cantoniera di Olì ; e durante l ' ora dei pasti , o mentre si riposava all ' ombra dei pini sonori , interrogava il figliuolo sulle sue vicende passate . Anania aveva soggezione del padre , e non osava mai guardarlo negli occhi ; ma una volta spinto nella via dei ricordi chiacchierava volentieri , abbandonandosi al piacere nostalgico di raccontare tante cose passate . Ricordava tutto ; Fonni , la casa e i racconti della vedova , il buon Zuanne dalle grandi orecchie , i carabinieri , i frati , il cortile del convento , le castagne , le capre , le montagne , la fabbrica dei ceri . Ma parlava pochissimo di sua madre , mentre il mugnaio lo tirava sempre su quell ' argomento . « Ebbene , ti bastonava tua madre ? » « Mai , mai ! » , protestava Anania . « Io so invece che ti bastonava . » « Possiate vedermi senza occhi , se è vero ! » , spergiurava il ragazzetto . « E dimmi ... che cosa faceva essa ? » « Lavorava sempre ... » « È vero che un carabiniere la voleva in isposa ? » « Non è vero ! Essi i carabinieri , mi dicevano : " Di ' a tua madre che venga ; abbiamo da parlarle ... ".» « Ed essa ? » , chiedeva un po ' ansioso il mugnaio . « Ah , essa si arrabbiava come un cane ! » « Ah ! » Il mugnaio sospirava : provava un senso di sollievo nel sentire che ella non andava dai carabinieri . Ebbene , sì ; egli le voleva ancora bene , egli ricordava con tenerezza gli occhi chiari e ardenti di lei , ricordava i fratellini , il povero e sofferente cantoniere ; ma che poteva farci ? Se fosse stato libero l ' avrebbe certamente sposata ; invece aveva dovuto abbandonarla : adesso tornava inutile pensarci . « Va » , diceva ad Anania , finito il pasto frugale ; « là dove c ' è quel fico , vedi , c ' era una casa antichissima . Va e fruga per terra , chissà che tu trovi qualche cosa . » Il fanciullo partiva di corsa , mentre il padre pensava : « Le anime innocenti trovano più facilmente i tesori . Se trovassimo qualche cosa ! Passerei un tanto ad Olì , e , morta mia moglie , la sposerei . Dopo tutto sono stato io il primo ad ingannarla » . Ma Anania non trovava niente . Verso sera padre e figlio tornavano lentamente in paese , attraversando lo stradale chiaro nei cui sfondi ardeva il crepuscolo d ' oro . Zia Tatàna li aspettava con la cena pronta ed il fuoco cigolante nel focolare pulito . Ella soffiava il naso al piccolo Anania , gli puliva gli occhi , narrava al marito gli avvenimenti della giornata . Nanna l ' ubriacona era caduta sul fuoco , Efes Cau aveva un paio di scarpe nuove , zio Pera aveva bastonato un bambino ; il signor Carboni era stato al molino per vedere il cavallo . « Dice che è orribilmente dimagrato . » « Diavolo , ha lavorato tanto : cosa vuole il padrone ? Anche le bestie son di carne e d 'ossa.» Dopo cena il mugnaio andava alla bettola , perfettamente dimentico di Olì e delle sue avventure ; e zia Tatàna filava e raccontava una fiaba al suo figlio d ' adozione , qualche volta assisteva anche Bustianeddu . « " Dicono che una volta c ' era un re con sette occhi d ' oro in fronte che sembravano sette stelle . " » Oppure la fiaba dell ' Orco e di Mariedda . Mariedda era fuggita dalla casa dell ' Orco : «"...Ella fuggiva , fuggiva , gittando dei chiodi che si moltiplicavano , si moltiplicavano , coprivano tutta la pianura . Zio Orco la inseguiva , la inseguiva , ma non riusciva a prenderla perché i chiodi gli foravano i piedi ... " » Dio , Dio , che brivido di piacere destava nei bimbi la fuga di Mariedda ! Che differenza fra la cucina , la figura e i racconti della vedova di Fonni , e la cucina pulita e calda e la figura soave e le storielle meravigliose di zia Tatàna ! Eppure qualche volta Anania si annoiava , o almeno non provava l ' emozione fremente che i racconti della vedova gli avevano un tempo destato ; forse perché al posto del buon Zuanne , del fratellino amato , c ' era Bustianeddu cattivo e maligno , che gli dava dei pizzicotti e lo chiamava spia e bastardo anche davanti alla gente e nonostante gli ammonimenti di zia Tatàna . Una sera lo chiamò bastardo davanti a Margherita Carboni , che assieme con la serva era venuta per una commissione in casa del mugnaio . Zia Tatàna gli si gettò sopra e gli turò la bocca , ma troppo tardi . Ella aveva udito , ed Anania provò un dolore indicibile , non raddolcito neppure dal pezzo di pane intinto nel miele che zia Tatàna diede a lui ed a Margherita . A Bustianeddu niente . Ma che cosa era un pezzo di pane intinto nel miele dopo la profonda amarezza di sentirsi chiamato bastardo davanti a Margherita Carboni ? Ella era vestita di verde , con calze violette ed aveva intorno al capo una sciarpa di lana rossa che coloriva ancor più le sue guancie paffute e faceva risaltare l ' azzurro degli occhi lucenti . Quella notte Anania la sognò così , bella e colorita come l ' arcobaleno , ed anche nel sogno provava il dolore d ' essere stato chiamato bastardo davanti a lei . Nella Settimana Santa , però , - quell ' anno la Pasqua ricorreva agli ultimi d ' aprile , - il mugnaio compié il precetto pasquale ed il confessore gli impose di riconoscere legalmente il figliuolo . Nello stesso tempo Anania , che compiva gli otto anni , venne cresimato : padrino il signor Carboni . Fu un grande avvenimento per il ragazzo e per la città tutta che s ' era data convegno nella cattedrale , ove Monsignor Demartis , il bel vescovo imponente , impartiva la cresima a centinaia di fanciulletti . Per le porte spalancate , che ad Anania parevano grandissime , la primavera con la sua viva luce e il suo tepore fragrante penetrava nella chiesa gremita di donne dai costumi di porpora , di signore , di bimbi lieti . Il signor Carboni , grosso , rosso in viso , con gli occhi azzurri e i capelli rossicci , col gilè di terziopelo attraversato da una enorme catena d ' oro , veniva salutato , riverito , ricercato dai personaggi più cospicui , dai paesani e dalle paesane , dalle signore e dai bimbi che gremivano la chiesa , Anania si sentiva altero e felice di tanto padrino ; è vero che il signor Carboni doveva cresimare altri diciassette bambini ; ma ciò non toglieva importanza al singolo onore di tutti i diciotto figliocci . Dopo la cerimonia questi diciotto figliocci , coi rispettivi parenti , accompagnarono a casa il padrino , ed Anania poté ammirare la sala di Margherita , di cui aveva sentito dir mirabilia , - una vasta stanza tappezzata di carta rossa , con seggioloni del secolo scorso e cassettoni ornati di fiori artificiali sotto lampade di cristallo , nonché di alzatine con frutta di marmo e piattini con fette di salame e di cacio pure di marmo . Furon serviti liquori , caffè , biscotti e amaretti ; e la bella signora Carboni , che aveva due profonde fossette sulle guancie e i capelli neri tirati tirati sulle tempie , graziosamente adorna d ' un vestito da camera , d ' indiana a quadretti azzurri e rossi , con volante e merletto in fondo , fu amabile con tutti e baciò i bimbi consegnando a ciascuno di loro un involtino . Lungamente Anania ricordò questi particolari . Ricordò che invano aveva ardentemente desiderato che Margherita entrasse nella sala e notasse il suo costumino nuovo , di fustagno gialliccio , duro come la pelle del diavolo , e ricordò che la signora Cicita Carboni , baciandolo e battendogli lievemente la mano inanellata sulla testina orribilmente rasa , aveva detto al mugnaio : « Ah , compare , perché l ' avete conciato così ? Sembra calvo ... » . « Lasciate , comare » , aveva risposto Anania grande , secondando il benevolo scherzo della signora , « la testa di questo buon pulcino sembrava un bosco ... » « Ebbene » , riprese la signora , « avete dunque fatto il vostro dovere ? » « Fatto ! Fatto ! » « Me ne rallegro . Credete pure , solo i figli legittimi sono il sostegno dei padri nella vecchiaia . » Poi s ' avvicinò il signor Carboni . « Che occhi indiavolati ha questo montanaro ! » , disse , guardando il bimbo negli occhi . « Ebbene , perché li abbassi ? Ridi ? Ah , diavoletto ... » Anania rideva di gioia nel vedersi osservato dal padrino , e guardato con affetto dalla signora Carboni . « Che cosa diventerai , diavoletto ? » Egli abbassava e sollevava gli occhi lucenti ( che le cure di zia Tatàna avevano guarito perfettamente ) , e cercava di nascondersi dietro del padre . « Dunque , rispondi al padrino ! » , esclamò il mugnaio scuotendolo . « Che cosa ti farai , diavoletto ? » « Mugnaio ? » , chiese la signora . Egli accennò di no , di no . « Ah , non ti piace ? Contadino ? » No , e sempre no . « Ebbene , vuoi studiare ? » , chiese astutamente il mugnaio . «Sì.» « Ah , bravo ! » , disse il signor Carboni , « tu vuoi studiare ? ti farai prete ? » « Ancora no . » « Avvocato ? » , chiese il mugnaio . «Sì.» « Diavolo ! Diavolo ! Lo dicevo io che ha gli occhi vivi ! Vuol farsi avvocato il piccolo topo ! » « Ah , caro mio , siamo poveri » , osservò sospirando il mugnaio . « Se il bimbo ha voglia di studiare la provvidenza non mancherà » , disse il padrone . « Non mancherà ! » , ripeté come eco la padrona , queste parole decisero il destino di Anania : ed egli non le dimenticò mai più . Il frantoio venne definitivamente chiuso , - per quell ' anno , - ed il mugnaio si trasformò del tutto in contadino . Una primavera ardente ingialliva già le campagne ; le vespe e le api ronzavano intorno alla casetta di zia Tatàna ; il grande sambuco del cortiletto coprivasi di un meraviglioso merletto di fiori giallognoli . Nel cortile d ' Anania conveniva quasi sempre tutti i giorni la compagnia che già usava riunirsi nel molino : zio Pera col randello , Efes e Nanna costantemente ubriachi , il bel calzolaio Carchide , Bustianeddu ed il padre , nonché altre persone del vicinato . Inoltre Maestro Pane aveva messo su bottega in un bugigattolo in faccia al cortiletto ; tutto il santo giorno era un viavai di gente che rideva , gridava , s ' insultava , diceva male parole . Il piccolo Anania passava le sue giornate fra questa gente meschina e violenta , dalla quale apprendeva atti e parole sconcie , abituandosi allo spettacolo dell ' ubriachezza e della miseria incosciente . A fianco della bottega di Maestro Pane , in un altro bugigattolo nero di fuliggine e di ragnatele , marciva una misera ragazzetta inferma , del cui padre , partito per lavorare in una miniera africana , non s ' era saputo più nulla : l ' infelice creatura , soprannominata Rebecca , viveva sola , abbandonata , piagata , su una stuoia lurida , fra nugoli d ' insetti e di mosche . Più in là abitava una vedova con cinque bambini che mendicavano ; lo stesso Maestro Pane chiedeva spesso l ' elemosina . Con tutto ciò la gente era allegra : i cinque bimbi mendicanti ridevano sempre , Maestro Pane parlava con se stesso ad alta voce , raccontandosi storielle amene e ricordandosi fatti allegri della sua gioventù . Solo nei meriggi luminosissimi , quando il vicinato taceva e le vespe ronzavano tra i fiori del sambuco , conciliando il sonno al piccolo Anania coricato supino sul limitare della porta , vibrava nel silenzio caldo il lamento acuto di Rebecca , che saliva , si spandeva , si spezzava , ricominciava , slanciavasi in alto , sprofondavasi sotterra , e per così dire pareva trafiggesse il silenzio con un getto di freccie sibilanti . In quel lamento era tutto il dolore , il male , la miseria , l ' abbandono , lo spasimo non ascoltato del luogo e delle persone ; era la voce stessa delle cose , il lamento delle pietre che cadevano ad una ad una dai muri neri delle casette preistoriche , dei tetti che si sfasciavano , delle scalette esterne e dei poggiuoli di legno tarlato che minacciavano rovina , delle euforbie che crescevano nelle straducole rocciose , delle gramigne che coprivano i muri , della gente che non mangiava , delle donne che non avevano vesti , degli uomini che si ubriacavano per stordirsi e che bastonavano le donne ed i fanciulli e le bestie perché non potevano percuotere il destino , delle malattie non curate , della miseria accettata incoscientemente come la vita stessa . Ma chi ci badava ? Lo stesso piccolo Anania , coricato supino sul limitare della porta , scacciava le mosche e le vespe agitando un fiore di sambuco , e pensava istintivamente : « Uh ! Perché grida sempre quella lì ? Cosa la fa gridare ? Non ci devono essere gli ammalati nel mondo ? » . Egli s ' era fatto tondo tondo , ingrassato dai cibi abbondanti , dal dolce far niente , e sopratutto dal sonno . Dormiva sempre . Ed anche nei meriggi silenziosi , nonostante il grido continuo di Rebecca , egli finiva con l ' addormentarsi , col fior di sambuco nella manina rossa , e il naso coperto di mosche . E sognava di trovarsi ancora lassù , nella casa della vedova , nella cucina vigilata dal gabbano nero che pareva un fantasma appiccato : ma sua madre non c ' era più , era fuggita , lontano , in una terra ignota . Ed un frate veniva dal convento , ed insegnava a leggere e scrivere al piccolo abbandonato , che voleva studiare per mettersi in viaggio alla ricerca di sua madre . Il frate parlava , ma Anania non riusciva a sentirlo , perché dal gabbano usciva un lamento acuto e straziante che assordava . Dio mio , che paura ! Era la voce dello spirito del bandito morto . Ed oltre alla paura , Anania provava un gran fastidio al naso ed agli occhi . Erano le mosche . V . Finalmente il suo sogno s ' avverò . Una mattina di ottobre egli s ' alzò più presto del solito , e zia Tatàna lo lavò , lo pettinò , gli fece indossare il vestitino nuovo , quello di fustagno duro come la pelle del diavolo . Anania grande , che divorava già la sua colazione , - un arrosto di viscere di pecora , - quando vide il fanciullo pronto per recarsi alla scuola rise di gioia , e gli disse , minacciandolo con un dito : « Ohi , ohi , se non fai da bravo ! Ti mando da Maestro Pane a far le casse da morto ... » . Bustianeddu venne a prendere Anania e lo accompagnò con una certa aria di sprezzante protezione . La mattina era splendida ; nell ' aria limpida passava un dolce odore di mosto , di caffè , di vinaccia in fermentazione ; le galline ed i galli cantavano per le strade ; i contadini si recavano in campagna coi lunghi carri coperti di pampini , preceduti dai cani allegri e frementi . Anania si sentiva felice , benché il compagno parlasse male della scuola e dei maestri . « Il tuo maestro , Ananì , pare un gallo , col berretto rosso e la voce rauca . Io l ' ho dovuto sopportare per un anno , che il diavolo gli roda il calcagno . » Le scuole erano all ' altra estremità di Nuoro , in un convento circondato da orti melanconici ; la classe di Anania , al pianterreno , guardava sulla strada solitaria ; molta polvere copriva le pareti , la cattedra del maestro sembrava rosicchiata dai topi ; macchie d ' inchiostro , incisioni e graffiti , nomi che parevano geroglifici , decoravano i banchi . Anania provò una vera delusione nel veder comparire , invece del maestro descrittogli da Bustianeddu , una maestra vestita in costume , piccola e pallida , con due baffetti neri sul labbro superiore come li aveva anche zia Tatàna . Quaranta bambini animavano la classe . Anania era il più grande di tutti , e forse per ciò la piccola maestra , che aveva anche due terribili occhi neri , si rivolgeva a lui di preferenza , chiamandolo col solo cognome e parlandogli un po ' in dialetto sardo , un po ' in lingua italiana . Quest ' attenzione ostinata non gli piaceva , ma gli giovò : dopo tre sole ore di scuola egli sapeva già leggere e scrivere due vocali ; è vero che una era la vocale o , ma ciò non toglieva importanza al suo merito . Verso le undici , però , egli era già stufo della scuola e della maestra , nonché del vestito nuovo che lo impacciava assai : sbadigliava e pensava al cortiletto , al sambuco , al cestino dei fichi d ' India ove ogni tanto egli usava cacciar le manine agguerrite contro le spine . Non veniva mai l ' ora d ' andar via , dunque ? Molti compagni piangevano , e la maestra si sfiatava invano , predicando l ' amor della scuola e la tranquillità . Finalmente l ' uscio s ' aprì : comparve e disparve come un lampo la figura sbarbata del bidello , - anche lui vestito in costume , - risuonò la sua voce : « È ora ! » I bambini si precipitarono verso la porta spingendosi , gridando , ed Anania rimase ultimo accanto alla maestra che lo accarezzò sulla testa con la piccola mano scarna . « Bravo » , gli disse : « sei il figlio di Anania Atonzu ? » . «Sissignora.» « Bravo . Tanti saluti a tua madre . » Egli naturalmente capì che questi saluti erano per zia Tatàna : e subito la maestra , che lo lasciò per mischiarsi alla folla dei bambini schiamazzanti , gli diventò cara . « Ma che modo è questo ? » , ella gridava agli scolaretti afferrandoli e fermandoli . « A due a due ! In riga ! » A due a due , in riga , essi percorsero un buon tratto di strada : dopo furono lasciati liberi , e si dispersero per lo spiazzo come uccellini scappati dalla rete , correndo e girando . Anche dalle altre classi uscivano in ordine gli alunni via via più adulti e più seri . Bustianeddu piombò sopra Anania , battendogli i quaderni sul capo , e lo trasse con sé . « Ti piace , dunque ? » « Sì » , rispose Anania , « ma ho fame . Non finiva mai . » « Oh , che credevi fosse un minuto ? Aspetta , e vedrai ! Ti calerà il moccio e la bava , ti verrà la fame e la sete . Oh , oh , guarda Margherita Carboni . » La bimba , con le calze violette , la sciarpa rossa , i polsini di lana verde , s ' avanzava fra un nugolo di scolarette , - uscite dalla scuola dopo i maschi , - e passò davanti ai due amici senza degnarsi di guardarli . Dopo il gruppo che la circondava venivano altri gruppi di ragazzette , povere e ricche , paesane e borghesi , alcune già alte e civettuole . I ragazzi di quarta e di quinta si fermavano a guardarle e ridevano fra loro . « Fanno all ' amore » , disse Bustianeddu . « Se i maestri li vedono !...» Anania non rispose , convinto che gli scolari e le scolare di quarta e quinta fossero abbastanza grandi per far all ' amore . « Si scambiano anche delle lettere ! » riprese Bustianeddu , con grande importanza . « Anche noi , quando saremo in quarta , faremo all ' amore ! » disse Anania con semplicità . « Che cosa fai tu , mammalucco ! Impara prima a pulirti il naso . » E si presero per mano e si misero a correre . Dopo quel giorno altri ed altri ne passarono ; tornò l ' inverno , venne riaperto il molino , ricominciarono le scene dell ' anno avanti . Anania era il primo della classe e fin d ' allora tutti dissero che egli sarebbe diventato medico o avvocato o magari giudice . Tutti sapevano che il signor Carboni aveva promesso di assisterlo negli studi ; ed anche lui lo sapeva , ma ancora non riusciva a farsi una giusta idea del valore di questa promessa . Solo più tardi cominciò in lui la gratitudine ; per allora provava una soggezione invincibile e nello stesso tempo una vera felicità quando vedeva la florida ed affabile persona del padrino . Spesso veniva invitato a pranzo dal signor Carboni , ma , strano invito , egli doveva mangiare in cucina , con le serve ed i gatti ; del che non si lamentava perché gli pareva che a tavola , coi signori , non avrebbe potuto aprir bocca per la soggezione e per la gioia . Dopo il pranzo Margherita usciva in cucina e s ' intratteneva con lui , per lo più chiedendogli informazioni sulle persone che frequentavano il molino ; poi lo conduceva di qua e di là , nel cortile , nei granai , in cantina , compiacendosi quando egli esclamava col fare di Bustianeddu : « eh , diavolo , quanta roba avete ! » , ma non si abbassava mai a giocare con lui . Gli anni passarono . Dopo la maestrina dai baffi venne la volta del maestro che pareva un gallo ; poi d ' un vecchio maestro tabaccone che additando l ' isola di Spitzberg diceva piangendo : « qui fu imprigionato Silvio Pellico » ; poi di un piccolo maestro dalla testa rotonda , pallido , molto allegro , che si suicidò . Tutti gli scolari rimasero morbosamente impressionati dal fatto doloroso ; per molto tempo non pensarono e non parlarono d ' altro , ed Anania , che non sapeva persuadersi come il maestro si fosse potuto uccidere mentre era un uomo allegro , dichiarò in piena scuola che era pronto a suicidarsi alla prima occasione . Fortunatamente l ' occasione mancava ; egli in quel tempo non aveva dispiaceri ; era sano ; amato dai suoi , sempre primo nella scuola . Intorno a lui la vita si svolgeva sempre eguale , con le stesse figure ed i meschini avvenimenti , - un giorno simile all ' altro , un anno simile all ' altro , - come la stoffa a disegni eguali che il mercante svolge dall ' interminabile pezza . D ' inverno convenivano nel frantoio sempre le stesse persone , gli stessi tipi , e si rinnovavano le stesse scene . In primavera il sambuco fioriva nel cortiletto , le mosche e le api ronzavano nell ' aria luminosa ; nelle strade e nelle case si delineavano sempre le stesse figure ; zio Barchitta il pazzo , con gli occhi azzurri fissi e la barba ed i capelli lunghi , simile ad un vecchio Gesù mendicante , continuava nelle sue innocue stravaganze , - Maestro Pane segava le assi , e parlava fra sé a voce alta . - Efes passava barcollando , - Nanna lo seguiva , - i bambini laceri giocavano coi cani , i gatti , le galline , i porcetti , - le donnicciole si bisticciavano , - i giovanotti cantavano cori melanconici nelle notti serene illuminate dalla luna , il lamento di Rebecca vibrava nell ' aria simile al canto del cuculo nella tristezza d ' un paesaggio desolato . Come appare il sole in uno squarcio improvviso di cielo velato , qualche volta appariva nel misero vicinato ove Anania viveva , la florida figura del signor Carboni . Le donne uscivano sulla porta per salutarlo e sorridergli ; gli uomini disoccupati , sdraiati indolentemente al sole , balzavano in piedi arrossendo ; i bambini gli correvano dietro , baciandogli le mani ch ' egli teneva bonariamente intrecciate dietro la schiena . Durante un rigido inverno di carestia egli provvide di polenta e d ' olio tutto il vicinato . Tutti ricorrevano a lui per piccoli prestiti che non venivano mai restituiti : qua e là , per tutte le stradette dove il vento portava foglie , paglia e immondezze , egli incontrava bambini e ragazzi che lo chiamavano « padrino » e donne ed uomini che lo chiamavano « compare » ; ormai non ricordava più il numero dei suoi figliocci , e zio Pera affermava malignamente che non poche persone si fingevano compari e comari del padrone per carpirgli danari . « Eppoi molti sperano che egli aiuti negli studi i loro figliuoli ! » , disse un giorno il vecchio ortolano , seduto davanti al forno del frantoio , col randello sulle ginocchia . « Eh , qualcuno ne aiuterà bene ! » , osservò il mugnaio , con evidente compiacenza , guardando Anania che stava affacciato alla finestra . « Non più d ' uno ! Il padrone è un po ' vano , ma non si rovina , poi ! » « Che dite voi , vecchia cavalletta ! » , esclamò il mugnaio , adirandosi . « Come il diavolo , voi , più invecchiate , più diventate maligno . » « Andiamo ! » , riprese il vecchio raschiando e tossendo . « E le cose forse non si sanno ? Ebbene , solo i cani riescono a nascondere le loro immondezze . Perché il padrone non fa studiare i suoi bastardi ? » Anania , che guardava alla finestra , sotto la quale odorava un mucchio di sanse fumanti , sentì un fremito di dolore , come se qualcuno l ' avesse percosso . Il mugnaio raschiò e tossì a sua volta , e avrebbe voluto che Anania non udisse le parole sacrileghe dell ' ortolano , ma anche lui non poté contenersi , e cominciò ad inveire contro zio Pera . « Schifoso , maligno , topo morto , che modo di parlare è il vostro ? » « E che le cose non si sanno ? » , ripeté il vecchio , prendendo il randello in mano , come per difendersi da un possibile attacco . « Il bambino che lavora nella bottega di Franziscu Carchide è forse figlio di Gesù Cristo ' ? Ebbene , perché il padrone non fa studiare quel bambino , che è suo ? » « È il figlio d ' un prete » , disse il mugnaio , abbassando la voce . « Non è vero . È del padrone . Osservalo ; è tal e quale a Margarita . » « Ecco » , rispose il mugnaio completamente disarmato , « quel bambino è cattivo come il diavolo : non si può far studiare . Si può combattere contro le pietre ? » « Ah , bene ! » , mormorò zio Pera , ripreso da un attacco di tosse . Anania stette ancora alla finestra , sputando sul mucchio di sanse , oppresso da una misteriosa tristezza . Egli conosceva il ragazzetto che lavorava presso il Carchide , e sapeva che era discolo , ma non più di Bustianeddu e d ' altri ragazzi che frequentavano la scuola . Perché il signor Carboni non lo prendeva in casa sua , se era suo figlio , come lui era stato preso dal mugnaio ? Poi pensò : « Ha madre , quel ragazzetto ? » . Ah , la madre , la madre ! A misura che egli cresceva , che la sua mente aprivasi e le sue idee e le sue percezioni prendevano forma , il pensiero della madre delineavasi sempre più chiaro nel crepuscolo della sua coscienza nascente . In quel tempo egli frequentava la quarta elementare , tra fanciulli di ogni condizione e di ogni carattere , e cominciava ad aver sentore della scienza del bene e del male . Si vergognava già coscientemente se qualcuno alludeva a sua madre , e ricordava di essersene sempre vergognato per istinto ; e nello stesso tempo provava un desiderio struggente di sapere ove ella era , di rivederla , di rimproverarle la sua fuga . Già la terra ignota , lontana e misteriosa , ove ella s ' era rifugiata , prendeva ai suoi occhi linee e parvenze decise , come la terra che tra i vapori dell ' alba s ' avvicina al naviglio viaggiante . Egli studiava con piacere la geografia , e sapeva già perfettamente l ' itinerario da percorrere per arrivare dall ' isola a quel continente dove si nascondeva sua madre . E come un tempo , nel villaggio dell ' alta montagna , sognava la città dove viveva suo padre , adesso pensava alle grandi città di cui leggeva notizie nei libri di scuola , ed in una di esse , ed in tutte , vedeva sua madre . L ' immagine fisica di lei si scoloriva sempre più nella sua memoria come una vecchia fotografia , ma egli se la figurava sempre vestita in costume , scalza , svelta e triste . Un fatto accaduto qualche anno appresso sconvolse però le sue fantasticherie . Fu il ritorno della madre di Bustianeddu . In quel tempo Anania frequentava il ginnasio ed era segretamente innamorato di Margherita Carboni : si credeva quindi già una persona seria , e finse di non interessarsi al fatto che commoveva tutti i suoi vicini di casa , mentre invece vi pensava giorno e notte . Oppresso da un cumulo d ' impressioni dolorose . Egli non vide presto la donna , nascosta in casa di una sua parente , ma giorno per giorno riceveva le confidenze di Bustianeddu , che era diventato un giovinetto serio ed astuto . Siccome zio Pera perdeva le forze , s ' era associato il mugnaio nella coltivazione delle fave e dei cardi . Anania aveva quindi libero ingresso nell ' orto , e amava studiare seduto sull ' erba del ciglione , nella corta ombra dei fichi d ' India , davanti al selvaggio panorama dei monti e della vallata . Qui Bustianeddu veniva a trovarlo ed a confidargli i suoi pensieri . « È tornata ! » , diceva , steso a pancia a terra sull ' erba , e muovendo le gambe in aria . « Era meglio che non tornasse . Mio padre voleva ammazzarla , ma poi s ' è calmato . » « L ' hai veduta ? » « Sicuro che l ' ho veduta . Mio padre non vuole che io vada da lei , ma io ci vado egualmente . È grassa , vestita da signora . Io non l ' ho riconosciuta , diavolo ! » « Tu non l ' hai riconosciuta ! » , esclamava Anania , palpitando , meravigliandosi di Bustianeddu e pensando a sua madre . Ah , egli l ' avrebbe riconosciuta subito ! Ma poi diceva a se stesso : « Anche lei sarà vestita da signora , pettinata alla moda ... Dio , Dio , come sarà ? » . « In tutti i modi la riconoscerei , oh , ne sono certo ! » , pensava poi , confidando nel suo istinto . « Perché è tornata tua madre ? » , chiese un giorno a Bustianeddu . « Perché ? Oh , bella , perché questo è il suo paese . Essa cuciva a macchina , in una sartoria di Torino ; era stanca ed è tornata . » Un grave silenzio seguì a queste parole : i due ragazzi sapevano che la storia della sartoria era una menzogna , ma l ' accettavano incondizionatamente . Anzi , dopo un momento , Anania osservò : « Ed allora tuo padre dovrebbe far la pace » . « No ! » , disse Bustianeddu , fingendo di dar ragione a suo padre . « Ella non aveva bisogno di lavorare per vivere ! » « Oh , che tuo padre non lavora ? È vergogna lavorare ? » « Mio padre è un negoziante ! » , corresse l ' altro . « Che farà ora tua madre ? E tu con chi andrai a stare ? » « Chi lo sa ! » Di giorno in giorno , però , le notizie diventavano sempre più emozionanti . « Se tu sapessi quanta gente viene da mio padre per pregarlo di far la pace con lei ! Anche il deputato , sì . Poi venne la nonna , ieri notte , e disse a mio padre : " Gesù perdonò alla Maddalena ; ebbene , figlio mio , pensa che siamo nati per morire ; pensa che al di là noi rechiamo con noi solo le buone azioni . Guarda come è desolata la tua casa ; i topi vi fanno continuamente festa ".» « E tuo padre ? » « " Andate via " , disse arrabbiandosi , " andate via subito ; vergognatevi . " » « Ed ora » , disse Bustianeddu il giorno appresso , « ora s ' è immischiata anche zia Tatàna ! Che sermone ha fatto ! " Ecco " ha detto a mio padre , " figurati di prendere in casa un ' amica . Prendila : ella è pentita , si emenderà . Se tu rifiuti chissà che cosa avverrà di lei ! Re Salomone aveva settanta amiche in casa sua ed era l ' uomo più savio del mondo " » . « E lui ? » « Duro come la pietra ; anzi disse che le amiche fecero perder la testa a Salomone . » Infatti il negoziante non si piegò mai ; e la donna andò ad abitare dall ' altra parte del paese , verso il convento ov ' erano le scuole ; rivestì il costume , ma un costume un po ' falsato , arricchito di nastri e di merletti , e dal quale si riconosceva subito la donna di fama equivoca . Il marito non perdonò , ed ella continuò la sua vita . Anania la vide un giorno , e poi sempre , mentre si recava al ginnasio ; ella abitava una casa nerastra , intorno alle cui finestre biancheggiava una striscia di calce che terminava in una croce . Sotto la porta c ' erano quattro scalini , e spesso la donna , che era alta e bella , sebbene non più giovanissima e molto bruna di viso , stava seduta sugli scalini , cucendo o ricamando una camicia paesana . In estate rimaneva a testa nuda , coi capelli nerissimi rialzati un po ' a ciuffo sulla breve fronte , e teneva un fazzolettino di seta grigia intorno al lungo collo . Anania arrossiva ogni volta che la vedeva ; provava una morbosa simpatia per lei , e nello stesso tempo gli pareva di odiarla . Avrebbe voluto cambiar strada per non vederla , ma una forza occulta e maligna lo attirava sempre in quella via . VI . Erano le vacanze pasquali . Un giorno , mentre Anania studiava la grammatica greca , passeggiando in un piccolo viale solcato tra il verde cinereo d ' una distesa di cardi , udì picchiare al cancello . Nell ' orto c ' era anche il mugnaio , che zappava canticchiando una poesia amorosa del poeta Luca Cubeddu ; Nanna estirpava male erbe , aiutata da zio Pera ; ed Efes Cau , naturalmente ubriaco , stava coricato sull ' erba . Faceva quasi caldo ; nuvolette rosee correvano sul cielo latteo , perdendosi dietro i ceruli picchi dei monti d ' Oliena ; dalla vallata salivano , quasi da una immensa conchiglia colma di verde , profumi e suoni sfumati nell ' aria calda . Ogni tanto Nanna si sollevava , con una mano sulla schiena , con l ' altra gettando baci allo studente . « Anima mia » , diceva con tenerezza . « Dio ti benedica . Eccolo là che studia come un piccolo canonico . Chissà cosa diventerà ! Diventerà giudice istruttore ; tutte le ragazze della città lo vorranno raccogliere come un confetto . Ah , la mia povera schiena ! » « Lavora ! » , rispondeva zio Pera . « Che una palla ti trapassi il fegato , lavora , e lascia tranquillo il ragazzo ... » « Che voi siate pelato ; se fossi stata una ragazzetta di tredici anni non mi avreste parlato così ... » ella insinuava malignamente , curvandosi : poi tornava a sollevarsi e ad inviar baci ad Anania , che non se ne accorgeva affatto . « Che è ? » gridò il mugnaio , udendo picchiare al cancello . Anania ed Efes sollevarono il viso , l ' uno dal libro , l ' altro dall ' erba , quasi con la stessa espressione d ' attesa angosciosa . Che fosse il signor Carboni ? Sì , Anania e l ' ubriacone provavano quasi la stessa soggezione vergognosa quando il signor Carboni li sorprendeva nell ' orto : Efes Cau sentiva tutto il peso della sua abbiezione quando l ' uomo benefico , con uno sguardo dolce e triste , senza rivolgergli - unico fra tanti - inutili parole di rimprovero , lo salutava e si intratteneva con lui ; Anania ricordava sua madre e sentiva vergogna di se stesso che osava pensare a Margherita ; eppure entrambi , lo studente e il vizioso , dopo aver veduto la figura bonaria dell ' uomo retto , provavano una gioia timida e grata . Picchiarono ancora . « Ebbene , chi è ? » , gridò il mugnaio , smettendo di cantare e di zappare . « Vado io » , disse Anania , mettendosi a correre e agitando il libro in aria , mentre zio Pera diceva : « Se è il padrone bisogna che Efes si alzi e finga di lavorare : è una vergogna che lo si trovi sempre lì , buttato per terra come un cane morto » . Nanna emise una specie di grugnito , raccogliendosi fra le gambe rosse seminude le sottane lacere . Zio Pera gridò , rivolto all ' ubriaco : « E dunque , palandrone , alzati e fingi di aiutarci ... » . Efes fece atto di sollevarsi , ma subito Nanna si ribellò : « Ed io me ne vado ! Perché deve egli fingere di lavorare ? Perché lo insultate , zio Pera Sa Gattu , che voi siate pelato ? Non sapete che egli era ricco , e che anche così come è vale sempre più di voi ? » . « Tu lo difendi ! Corvo con corvo non si cavan gli occhi ! » sogghignò il vecchio , alludendo al vizio della donna : ma la contesa fu tosto troncata dal ritorno di Anania . Lo seguiva un giovinetto in costume di Fonni , magro e pallido e con un visetto da topo . « Conoscete costui ? » , chiese lo studente , rivolgendosi al padre . « Neppur io l ' ho riconosciuto . » « Chi sei ? » , chiese il mugnaio , pulendosi le mani con un ciuffo d ' erba . Il giovinetto rise timidamente e guardò Anania . « Eh , Zuanne Atonzu ! » , gridò lo studente . « Guardate come si è fatto grande ! » « Salute ! Noi siamo parenti » , esclamò il mugnaio abbracciando il fonnese . « Che tu sii il benvenuto ; come sta tua madre ? » «Bene.» « Perché sei venuto ? » « Sono testimonio in una causa in Tribunale . » « Dove hai lasciato il cavallo ? Nella locanda ? Non ricordavi che noi siamo parenti ? Eh che , dunque ? Perché siamo poveri non vuoi ospitare da noi ? » « Siccome io son ricco !...», osservò sorridendo il giovinetto . « Ebbene , andiamo e conduciamo il cavallo a casa nostra » , disse Anania cacciandosi il libro in tasca . Uscirono assieme ; Anania puerilmente felice di rivedere l ' umile pastorello in rozzo costume , che gli ricordava tutto un mondo lontano e selvaggio , Zuanne vinto da una grande timidezza davanti al bel signorino pallido e fresco , dalla cravatta fiammeggiante sul colletto lucido . « Mamma , dateci il caffè » , gridò Anania dalla strada ; poi introdusse l ' ospite nella sua cameretta e cominciò come un bimbo a fargli vedere le sue cose . Mobili strani riempivano la camera lunga e stretta , dal soffitto di canne coperte di calce , e il pavimento di terra : due arche di legno , rassomiglianti agli antichi cofani veneziani , sulle quali un primitivo artista aveva scolpito grifi ed aquile , cinghiali e fiori fantastici ; un cassettone piramidale , canestri appesi alle pareti accanto a quadretti con la cornice di sughero ; in un angolo un ' olla per olio , nell ' altro il lettino di Anania , coperto da una stoffa di lana grigia filata da zia Tatàna ; e fra il lettino e la finestruola , che guardava sul sambuco del cortile , un tavolino con un tappeto di percalle verde , ed una scansa di legno bianco nei cui angoli la fantasia artistica di Maestro Pane aveva traforato , forse ad imitazione delle arche , foglie e fiori antidiluviani . Sul tavolino e nella scansìa stavano pochi libri e molti quaderni ; tutti i quaderni scritti da Anania ; parecchie scatole legate misteriosamente , calendari e pacchetti di giornali sardi . Tutto era pulito ed ordinato : dalla finestra penetravano onde d ' aria profumata , sul pavimento bruno qua e là screpolato volteggiavano , quasi inseguendosi e scherzando , due foglie di sambuco ; sul tavolino stava aperto un volume dei Miserabili . Quante , quante cose Anania avrebbe potuto e voluto far vedere al giovinetto straniero , come ad un fratello lungamente atteso ! Ma mentre egli apriva e richiudeva qualcuna di quelle scatole legate misteriosamente , Zuanne taceva , e il suo contegno gelido spense la gioia puerile di Anania . A che serviva ? Perché aveva egli introdotto quel mandriano nella cameretta ove assieme con la fragranza del miele , delle frutta e dei mazzi di spigo che zia Tatàna conservava entro le arche , si spandeva il profumo dei suoi sogni solitari ? In quella cameretta dalla cui finestruola sul sambuco , sui tetti erbosi delle casette di pietra , il mondo s ' apriva per lui vergine e fiorito come i monti granitici del vicino orizzonte ? Dopo la gioia provò un impeto di tristezza : gli sembrò che il villaggio natìo , il passato , i primi anni della sua vita , i ricordi nostalgici , l ' affetto poetico per il fratellino d ' adozione , tutto fosse stato un sogno . « Andiamo » , disse quasi con dispetto . E trasse il pastorello per le vie di Nuoro , scansando i compagni di scuola , pauroso che lo fermassero e gli chiedessero chi era il paesano che gli camminava goffamente accanto . Ma passando davanti alla casa del signor Carboni , videro affacciarsi al portone un viso grassotto , colorito e quasi illuminato dal riflesso di una fiammante camicetta rossa . Anania si tolse rapidamente il cappello , mentre pareva che il riflesso della camicetta illuminasse anche il suo viso : Margherita gli sorrise , e mai guancie tonde di signorina furono segnate da più irresistibili fossette . « Chi è quella donna ? » , chiese rozzamente Zuanne , appena oltrepassata la casa . « Donna ! È una ragazza della mia età ! » , osservò un po ' bruscamente Anania . « Ha solo nove mesi più di me . » Al che Zuanne fu còlto da grande imbarazzo e non osò più fiatare mentre Anania , come se la volontà non gli bastasse per tener ferma la lingua , mentiva pur sapendo di mentire , ma provando una struggente felicità al pensare che ciò che diceva potesse esser vero . « Quella è la mia innamorata » , disse . La notte , mentre in cucina il mugnaio , coricato su una stuoia , si faceva raccontare da Zuanne la scoperta delle rovine di Sorrabile , l ' antica città dissotterrata nei dintorni di Fonni , e domandava se vi si potevano trovare ancora tesori , Anania guardava dalla sua finestruola il lento sorgere della luna fra i denti neri dell ' Orthobene . Finalmente era solo ! La notte regnava , piena di fremiti e di dolcezza , e già il cuculo riempiva di gridi palpitanti la solitudine della valle . Ah , così tristemente Anania sentiva gridare e palpitare il suo cuore , in una solitudine infinita . Perché aveva mentito ? E perché quello stupido pastore aveva taciuto nell ' udire la grande rivelazione ? Non capiva dunque che cosa era l ' amore , l ' amore senza confine e senza speranza ? Ma perché s ' era egli abbassato fino alla menzogna ? Ah , vergogna , vergogna ! Gli pareva di aver calunniato Margherita , tanto si credeva ignobile e lontano da lei : e che lo stesso spirito di vanità e il desiderio dell ' inverosimile , che una volta gli avevano fatto dire a Zuanne l ' incontro dei banditi sulla montagna , in un lontano tramonto , l ' avessero ora spinto a rivelargli quest ' amore impossibile . Attaccò le mani fredde alle guancie ardenti , con gli occhi rivolti al viso melanconico della luna , e rabbrividì . Ricordava un freddo e luminoso plenilunio d ' inverno , la vergogna e la rivelazione del furto delle cento lire , la figura di Margherita che spandeva luce nell ' ombra , come la luna nella notte . Ah , forse il suo amore datava da quella sera ; ma soltanto adesso , dopo anni ed anni , scaturiva irrefrenabile come una sorgente che non vuole più scorrere sotterra . Questi paragoni , - dell ' ombra e della sorgente improvvisa , - venivano fatti da lui ; ed egli si compiaceva delle sue immagini poetiche , ma non cancellava con esse la vergogna ed il rimorso che lo tormentavano . « Come sono vile » , pensava , « vile fino alla menzogna . Io potrò studiare e diventare avvocato , ma anche moralmente resterò sempre il figlio d ' una donna perduta ... » Rimase lungo tempo alla finestra : un canto triste passò e dileguò , lontano , ridestando nell ' anima dell ' adolescente i ricordi della patria selvaggia , i tramonti sanguigni , le memorie d ' infanzia . E sogni melanconici e luminosi come la luna gli sorsero nell ' anima . S ' immaginò di trovarsi ancora a Fonni ; non aveva studiato , non aveva mai sentito la vergogna della sua condizione sociale ; lavorava , faceva il mandriano , era anche lui un po ' semplice come Zuanne . Ed ecco che si trovava sull ' orlo della strada , in un rosso crepuscolo d ' estate e vedeva Margherita passare , - povera anch ' essa ed esiliata sull ' alto paesello - coi fianchi stretti dalla gonna d ' orbace , l ' anfora sul capo , simile alle donne bibliche come lo sono ancora tutte le Barbaricine . Egli la chiamava ed essa volgeva il viso illuminato dal bagliore del crepuscolo , e gli sorrideva voluttuosamente . « Dove vai , bella ? » , egli chiedeva . « Vado alla fontana . » « Posso venire con te ? » « Vieni pure , Nanìa . » Egli andava : e scendevano assieme alla fontana , camminando sull ' orlo della strada , sull ' alto delle immense valli , nella cui profondità la sera già si stendeva , mentre il cielo porpureo si scoloriva e veli d ' ombra cadevano su tutte le cose . Margherita deponeva l ' anfora sotto il filo argenteo della fontana gorgogliante , e il mormorio dell ' acqua cambiava di tono , e di monotono pareva diventasse allegro , come se il cader dentro la brocca interrompesse la sua eterna noia . I due giovanetti allora si sedevano su una pietra , davanti alla fontana , e parlavano d ' amore . L ' anfora si riempiva , l ' acqua traboccava e per qualche istante taceva , quasi ascoltando ciò che i due innamorati dicevano . Ed ecco che il cielo si scoloriva e i veli dell ' ombra si stendevano anche sulle falde più alte della montagna , come il desiderio di Anania invocava . Egli allora cingeva con un braccio la vita della fanciulla ; Margherita posava il capo sulla spalla di lui ; egli la baciava ... In quel tempo Anania , poco più che diciassettenne , non aveva amici , e coi compagni di scuola andava poco d ' accordo perché era diffidente e scontroso . Temeva continuamente che qualcuno gli rinfacciasse la sua origine , e un giorno , avendo sorpreso un brano di dialogo fra due studenti : « tu cosa faresti ? » « nelle sue condizioni io non resterei col padre » credette accennassero a lui . Non salutò più i ricchi compagni che avevano pronunziato quelle parole , ma nel profondo del cuore diede loro ragione . « Sì » , pensava , « perché rimango presso quest ' uomo sucido che ha ingannato mia madre e l ' ha gettata nella via del male ? Io non lo amo e non lo odio , ma non lo disprezzo come dovrei . Egli non è cattivo e neppure completamente triviale come tutti i nostri vicini : coi suoi sogni bambineschi di tesori e di cose meravigliose , col suo affetto rispettoso verso la vecchia moglie , con la sua fedeltà costante per la famiglia del padrone , egli mi riesce talvolta simpatico , e questo mi dispiace , perché io dovrei e vorrei disprezzarlo . Che cosa è per me lui ? Gli ho chiesto io di farmi nascere ? Io dovrei abbandonarlo , ora che sono cosciente ... » Ma un po ' d ' affetto e molta confidenza lo univano a zia Tatàna . Essa non era riuscita a far di lui quello che aveva sognato , cioè un ragazzo religioso e obbediente , ma anche così come egli era , indifferente a Dio , maldicente dei preti e del re , protervo e spregiudicato , lo amava egualmente , convinta che egli , nonostante i suoi difetti , sarebbe diventato un grande uomo . Egli rideva e scherzava con lei , la faceva ballare , le raccontava tutti gli avvenimenti del paese . Ogni mattina ella gli portava a letto una tazza di caffè , e gli annunziava se la giornata era bella o brutta ; tutte le domeniche , poi , gli prometteva denari se egli andava a messa . « No , ho sonno » , egli rispondeva ; « ho studiato tanto ieri notte . » « Allora andrai più tardi » , ella insisteva . Egli non prometteva , ma zia Tatàna gli dava egualmente i denari . E sempre intorno a lui svolgevasi la stessa scena , con gli stessi personaggi : ancora il sambuco profumava l ' aria e gettava foglie nella cameretta silenziosa ; il vento portava dalle valli il soffio della selvaggia primavera nuorese ; le api ronzavano nell ' aria tiepida , e ancora , a intervalli , vibrava il lamento di Rebecca . Anania frequentava tutte le case del vicinato , e specialmente la domenica s ' indugiava qua e là , portando nei miseri ambienti neri l ' eleganza del suo vestito bleu , della cravatta rossa e del colletto alto , sotto il quale celavasi il cordoncino dell ' amuleto di Olì . L ' indomani del sogno idilliaco fatto al chiaro di luna sul davanzale della sua finestruola , appena Zuanne ritornò dal Tribunale egli lo condusse fuori , con la buona intenzione di fargli bere un calice di anisetta nella bettola del vicinato . « Chissà quando ci rivedremo ! » , disse il mandriano , « quando dunque verrai a trovarci ? Vieni per la festa dei Martiri . » « Non posso . Ho tanto da studiare : quest ' anno devo prendere la licenza ginnasiale . » « E poi dove andrai ? In continente ? » « Sì ! » , rispose Anania con impeto . « Andrò a Roma . » « Ci sono tanti conventi a Roma , e più di cento chiese , non è vero ? » « Oh ! più di cento , certamente . » « Ieri notte tuo padre raccontava che quando era soldato ... » « Dovrai fare il servizio militare , tu ? » , interruppe Anania , che non badava all ' espressione del volto di Zuanne . « Lo farà mio fratello . Io ... » Tacque . Entrarono nella bettola . Un nugolo di mosche ronzava attorno ad una fanciulla bruna e bella , ma spettinata e sucida , seduta al banco . « Buon giorno , Agata ; come hai passato la notte ? » Ella si alzò e si rivolse ad Anania con triviale famigliarità . « Che vuoi , bello ? » « Che vuoi ? » , ripeté egli a Zuanne . « Quello che vuoi tu » , disse impacciato il pastorello . La fanciulla si mise a rifare la voce e l ' atteggiamento di Zuanne . « Quello che vuoi tu ... E tu cosa vuoi , agnellino mio ? » Guardò sfacciatamente Anania , ed anche Anania la guardò . Dopo tutto egli non era un santo ; ma si avvide che Zuanne arrossiva e chinava gli occhi , e quando uscirono si sentì chiedere timidamente : « Anche quella è tua innamorata ? » . « Perché ? » , egli domandò un po ' irritato , un po ' allegro . « Perché mi guardava ? Oh , bella , a che servono gli occhi ? Ti farai frate , tu ? » « Sì » , rispose l ' altro semplicemente . « E va a farti frate ! » , esclamò Anania , ridendo . « E adesso andiamo a vedere il Camposanto : così staremo allegri . » « Eppure dobbiamo andarci tutti ! » , disse gravemente l ' altro . Mentre ritornavano verso casa , incontrarono un compagno di scuola di Anania , un brutto ragazzo che s ' era già fatto crescere i baffi e la barba a forza di strofinarsi e radersi il volto . « Atonzu , vengo da te . Ti vuole il direttore . Tu dunque farai da donna » , egli disse , fermando Anania . « Io ? Macché donna d ' Egitto ! Non farò niente , io ! » , rispose Anania con molto sussiego . « Come si fa , allora ? Sei l ' unico tipo adatto ! Non è vero che rassomiglia a una donna ? Guarda ! » , esclamò lo studente brutto rivolgendosi a Zuanne . « Sei bello ... » , disse timidamente il giovinetto . Anania si inchinò , levandosi il cappello . « Grazie , altrettanto ! » « Sì , dunque , non fare il modesto : sei bello ! » ripeté lo studente brutto : « vieni dunque dal direttore » . « Più tardi , ma io non farò da donna , parola d ' onore , no ! » « Perché deve far da donna ? » , domandò con meraviglia Zuanne . « In una commedia , capisci : ed è per beneficenza ... per gli studenti poveri ... » « Io sono povero , fatela dunque voi in mio favore , la commedia ! » , disse Anania . « Povero ! Sentilo ! Il diavolo ti porti , tu sei più ricco di noi ! » « Che cosa vuoi dire ? » , chiese Anania minaccioso , rabbuiandosi al pensiero che il compagno accennasse alla protezione del signor Carboni . « Tu sei bello , sei il primo , tu diventerai giudice istruttore e tutte le fanciulle ti vorranno raccogliere come un confetto ... » Questa espressione , che Nanna ripeteva dappertutto , fece ridere e calmò Anania ; ma egli tenne la parola e non prese parte alla commedia . E non se ne pentì , perché la sera della rappresentazione egli poté assistervi seduto in seconda fila , subito dietro la sedia del padrino ( in quel tempo sindaco di Nuoro ) al cui fianco Margherita , in abito rosso e cappello bianco , risplendeva come una fiamma . Il capitano dei carabinieri , il segretario della Sottoprefettura , l ' assessore anziano ed il direttore del Ginnasio sedevano in prima fila , accanto al sindaco ed alla sua splendida signorina ; Margherita , però , non sembrava soddisfatta di tanta compagnia , perché si voltava indietro guardando con dignità gli studenti e gli ufficiali . In fondo alla sala adorna di ghirlande d ' edera e di vitalba , il sipario di percalle qua e là rattoppato ondulava e lasciava scorgere coppie di studenti che ballavano allegramente . Alla fine il tendone fu tirato su con grande stento e la commedia cominciò . La scena risaliva al tempo delle Crociate , e si svolgeva in un castello molto turrito e vetusto all ' esterno , per quanto all ' interno fosse arredato con un solo tavolino rotondo e mezza dozzina di sedie di Vienna . La fida Ermenegilda , uno studentino dal viso tinto con carta rossa , indossava un largo vestito da camera della signora Carboni ; seduta presso il balcone , con le gambe accavalcate indecentemente , ricamava una sciarpa per il non meno fido Goffredo , guerriero lontano . « Ora si punge le dita » , mormorò Anania , chinandosi verso Margherita . Ella si chinò a sua volta , portando il fazzoletto alla bocca per soffocare una risata . Il capitano dei carabinieri , seduto accanto a lei , volse lentamente il capo , dando un bieco sguardo allo studente . Ma Anania si sentiva tanto felice , aveva una pazza voglia di ridere e voleva comunicare a Margherita tutta la gioia che la vicinanza di lei gli destava . Nel secondo atto il conte Manfredo , padre di Ermenegilda , voleva costringere la fanciulla ad obliare Goffredo e sposare un ricco barone di Castelfiorito . « Padre mio ! » , diceva la donzella , aprendo le gambe in modo sguaiato . « A che mi vuoi tu costringere ? Mentre il prode Goffredo langue forse in una prigione orrenda , tormentato dalla fame , dalla sete e da ... » «...dagli insetti » , mormorò Anania , chinandosi nuovamente verso Margherita . Il capitano si volse di botto e disse con disprezzo : « La finisca , dunque ! » . Anania sussultò , si ritrasse , gli parve d ' essere umile e pauroso come la chiocciola che appena disturbata si ritira nel guscio ; e per qualche minuto non vide e non udì più nulla . « La finisca , dunque ! » Sì , egli non poteva scherzare , non poteva parlare : sì , egli aveva capito benissimo ; non poteva sollevare neppure gli occhi : egli era povero , era figlio della colpa ... « La finisca , dunque ! » Che faceva , lui , fra tutti quei signori , fra tutti quei giovani ricchi ed onorati ? Come gli avevano permesso di entrare ? Come aveva potuto chinarsi all ' orecchio di Margherita Carboni e sussurrarle frasi volgari ? Perché ora sentiva tutta la volgarità delle osservazioni fatte . Ma non poteva parlare altrimenti il figlio d ' un mugnaio e di una donna ... « La finisca , dunque ! » Ma a poco a poco riprese animo , e guardò con odio la nuca rossa e la testa calva del capitano . Non udendolo più ridere né parlare , Margherita si volse alquanto e lo guardò : i loro occhi si incontrarono ed ella s ' offuscò vedendolo triste , ed egli se ne accorse e le sorrise . Immediatamente tornarono allegri tutti e due ; ella rivolse il viso al palcoscenico , ma sentì che gli occhi lunghi e socchiusi di Anania non cessavano di guardarla e di sorriderle . Una sottile ebbrezza li avvolse entrambi . Verso mezzanotte Anania accompagnò i Carboni fino alla loro casa : l ' assessore anziano , un vecchio medico chiacchierone , camminava a fianco del sindaco : Anania e Margherita andavano avanti , ridendo e inciampando sui ciottoli della strada buia e diruta . Gruppi di persone passavano , ridendo e chiacchierando . La notte era scura , ma tiepida , vellutata : di tanto in tanto arrivava un soffio di levante , profumato da un odore di bosco umido . Stelle e pianeti , infiniti come le lagrime umane , oscillavano sul cielo profondo ; sopra l ' Orthobene Giove brillava vivissimo . Chi non ricorda nella sua prima giovinezza una notte , un ' ora così ? Stelle oscillanti nell ' oscurità d ' una notte più luminosa d ' un tramonto , stelle pronte a cadere sovra la nostra fronte , come un diadema regale ; l ' Orsa brillante , a guisa d ' un carro d ' oro che ci attenda per condurci in un lontano paese di sogni ; una strada buia , la Felicità vicina , così vicina da poterla afferrare e non lasciarla mai più . Due o tre volte Anania sentì la mano di Margherita sfiorare la sua ; ma il solo pensiero di poterla prendere e stringere gli parve un delitto . Egli parlava e gli pareva di tacere e di pensare a cose ben lontane da quelle che diceva ; camminava e inciampava e gli sembrava di non sfiorare la terra ; rideva e si sentiva triste fino alle lagrime : vedeva Margherita così vicina da poterle stringere la mano , e gli pareva lontana e inafferrabile come il soffio del vento che veniva e passava . Ella rideva e scherzava , ed egli aveva ben veduto negli occhi di lei il riflesso della sua sdegnosa tristezza ; ma gli sembrava che ella non potesse badare a lui che come ad un cane fedele . « Se ella » , pensava , « potesse immaginare che io mi struggo dal desiderio di stringerle la mano , griderebbe d ' orrore come al morso di un cane arrabbiato . » Ad un certo punto la voce alta e nasale dell ' assessore tacque ; Margherita ed Anania si fermarono , salutarono , ripresero la via , ma lo studente parve destarsi da un sogno ; tornò a sentirsi solo , triste , timido , barcollante nel vuoto della strada scura . « Bravo , bravo ! » , disse il sindaco che si era messo fra i due ragazzi ; « ti è piaciuta la commedia ? » « È una stupidaggine » , sentenziò Anania con tono sicuro . « Braaavo ! » , ripeté meravigliato il padrino . « Sei un critico acerbo , tu ! » « Ma son cose da farsi quelle ? Già , il direttore è un fossile ; non poteva scegliere altro . La vita , la vita non è quella , non è stata mai quella ! » « Potevano dare una commedia moderna : una cosa commovente : queste stupide contesse han fatto il loro tempo ! » , disse Margherita , prendendo il tono e l ' accento d ' Anania . « Brava ! Anche tu ! Sì , davvero , dovevano dare una cosa più commovente : per esempio la commedia di quegli indiani che quando la moglie partorisce si mettono a letto e si fanno trattare da puerpere anche loro ... avete sentito l ' assessore ? » Margherita rise : rise anche Anania , ma il suo riso si spense subito , come troncato da un improvviso pensiero triste . Camminarono in silenzio . « Ebbene , questi lampioni ; bisognerà provvedere » , disse piano , parlando a se stesso , il signor Carboni ; poi a voce alta : « Cosa hai detto per il direttore ? » . « Che è un fossile . » « Bravo ! E se vado a dirglielo ? » « Che mi fa ? Tanto l ' anno venturo me ne vado . » « Ah , te ne vai ? E dove ? » Anania arrossì , ricordandosi che non poteva andar via senza l ' aiuto del signor Carboni . Che significava ora la sua domanda ? Non ricordava più ? O si burlava di lui ? O voleva fargli pesare già la sua protezione ? « Non lo so » , disse a bassa voce . « Ah ! » , riprese il sindaco , « tu vuoi andar via ? Non vedi l ' ora di andar via ? Andrai , andrai : tu vuoi volare già , tu scuoti già le ali , uccellino ! Ebbene , ssssst , vola ! » Fece atto di lanciare in aria un uccello , poi batté la mano sulle spalle del figlioccio . Ed Anania sospirò , e si sentì leggero , lieto e commosso come se veramente avesse spiccato il volo . Margherita rideva : e nel silenzio della notte , il riso vibrante di lei pareva ad Anania , fattosi uccello , il fremito arcano d ' un ramo fiorito sul quale egli poteva posarsi e cantare . VII . S ' avanzava l ' autunno . Erano gli ultimi giorni che Anania passava in famiglia , ed egli si sentiva sempre più lieto , come l ' uccello che sta per volare , ma una vaga tristezza velava talvolta la sua gioia , un trepido timore dell ' ignoto lo inquietava . Mentre si chiedeva come era fatto il mondo verso cui si slanciava già col pensiero , doveva dire addio , lentamente , giorno per giorno , al mondo umile e triste nel quale s ' era svolta la sua fanciullezza incolore , non oscurata che dal dolore dell ' abbandono di sua madre , non rischiarata che dal fantastico amore per Margherita . La stagione languida e dolce contribuiva a renderlo sentimentale . L ' autunno incipiente velava il cielo d ' infinita dolcezza ; l ' orizzonte si copriva d ' un vapore latteo e roseo , che pareva velasse ma lasciasse intravedere un mondo di sogni ineffabili . Nei crepuscoli verdognoli , rischiarati da nuvole rosse che serpeggiavano , svanivano e ricomparivano continuamente sul cielo glauco , Anania sentiva negli orti il crepitìo e l ' odore delle erbe secche bruciate dagli agricoltori , e gli sembrava che qualche cosa dell ' anima sua svanisse col fumo di quei fuochi melanconici . Addio , addio , orti guardanti la valle ; addio scroscio lontano del torrente che annunzia il tornar dell ' inverno ; addio canto del cuculo che annunzia il tornar della primavera ; addio grigio e selvaggio Orthobene dagli elci disegnati sulle nuvole come capelli ribelli d ' un gigante dormente ; addio rosee e cerule montagne lontane ; addio focolare tranquillo e ospitale , cameretta odorosa di miele , di frutta e di sogni ! Addio umili creature inconscie della propria sventura , vecchio zio Pera vizioso , Efes e Nanna disgraziati , Rebecca infelice , Maestro Pane stravagante , pazzi , mendicanti , delinquenti , fanciulle belle e inconsapevoli , bambini votati al dolore , gente tutta infelice o spregevole che Anania non ama ma sente attaccata alla sua esistenza come il musco alla pietra , gente tutta che egli abbandona con gioia e con dolore ! E addio dolcezza e luce sopra tanti oscuri dolori , arcobaleno incurvato come cornice di perle sul quadro screpolato di una miseria antica ed eterna - Margherita , addio ! Il giorno della partenza si avvicinava , Zia Tatàna preparava una infinità di cose , ed altre teneva pronte nella memoria : camicie , calze , dolci , frutta , focaccie lucide come avorio , pezze di formaggio , e un pollo e dodici uova col sale e vino e miele e uva passa , riempivano mano mano bisaccie , cestini e scatole . « Diavolo » , osservava Anania , « pare debba partire un intero esercito . » « Silenzio , figlio mio ! quando sarai là vedrai come tutto sarà necessario . Là nessuno penserà a te , poverino : ah , come farai tu ? » « Non dubitate , ci penserò io . » Il mugnaio e sua moglie tenevano lunghi colloqui segreti , ed Anania ne indovinava il motivo ; una sera poi li vide uscire assieme e attese ansioso il loro ritorno . Zia Tatàna rientrò sola . « Anania » , disse , « dove dunque hai deciso di andare ? A Cagliari o a Sassari ? » Egli veramente aveva fino a quel momento accarezzato il sogno di attraversare il mare ; ma dalle parole della donna capì che qualcuno aveva stabilito di non lasciarlo ancora andar oltre le coste sarde . « Siete stata dal signor Carboni ? » , chiese con fiera amarezza . « Non negate . C ' è bisogno di far segreti con me ? Io so tutto , io . Perché dunque non mi lascia partire pel Continente ? Gli restituirò tutto , io ! » « Bah ! bah ! » , esclamò zia Tatàna , mortificata e addolorata dall ' impeto di fierezza dello studente . « Santa Caterina mia , che cosa ti passa in mente , adesso ? » Anania sbuffò , sospirò , curvò il viso su un libro senza vederne una parola . La donna gli si avvicinò e gli posò una mano sulla spalla . « Che cosa mi dici , dunque , figliuolo mio ? Cagliari o Sassari ? Non hai detto fino a ieri che volevi andare a Cagliari o a Sassari ? Perché vuoi andare più in là ? Gesù Maria , il mare è una brutta cosa : dicono che si soffre e che si può morire . E le tempeste poi ? Non pensi alle tempeste ? » « Voi non capite niente ... » , disse Anania , irritato , guardando e svolgendo le pagine come se leggesse vertiginosamente . « Se l ' hai detto tu ! Che capricci son questi ? Non si studia lo stesso tanto in Sardegna che in continente ? Perché vuoi andare là ?...» Ah , perché voleva andare là ? Che ne capivano loro ? Era forse per studiare ? Fin dal primo giorno , quel dolce giorno d ' autunno , in cui Bustianeddu l ' aveva condotto alla scuola nel convento , non aveva egli pensato ad un ' altra cosa che non era lo studio ? Le ragioni di zia Tatàna calmarono alquanto la sua impazienza . « Vedi dunque , tu sei ancora un bambino ; a diciassette anni tu vuoi già correre solo pel mondo ? Vuoi morire in mare , solo , lontano da tutti , o vuoi smarrirti in una città che tu stesso dici grande come una foresta ? Va dunque a Cagliari , adesso : il signor Carboni ti darà tante lettere di raccomandazione : egli conosce tutta Cagliari : anche un marchese conosce . Ebbene , abbi pazienza . Santa Caterina mia ! Andrai , andrai anche là , quando sarai più grande . Tu ora sei come la lepre appena slattata : ecco che essa lascia il covo e fa un piccolo giro fino al muro della tanca : poi torna , cresce , poi s ' arrischia più in là , più in là ancora , guarda dove deve andare , vede la via da percorrere . Abbi pazienza . Pensa che siamo vicini , pensa che potrai tornare con più facilità ad ogni occorrenza . Nelle vacanze di Natale potrai tornare ... » « Vado dunque a Cagliari ! » , decise Anania , rasserenato . L ' indomani cominciò a far le visite di congedo . Andò dal direttore del Ginnasio , da un canonico amico di zia Tatàna , dal medico , dal deputato , ed infine dal sarto , dal pasticciere e dal calzolaio Franziscu Carchide , il bel giovinotto che un tempo frequentava il molino . Ora il Carchide aveva fatto fortuna , non si sapeva né come né perché ; possedeva una bella bottega , con cinque o sei lavoranti , vestiva in borghese , parlava affettato , e si permetteva di fare il galante con le signorine che serviva ! « Addio » , disse Anania entrando nella bottega , « posdomani parto per Cagliari : desideri qualche cosa ? » « Sì , » rispose uno dei giovani , sollevando il volto sorridente , « mandagli un anello col diamante , perché egli deve sposarsi con la figlia del sindaco ! » « E perché no ? » esclamò boriosamente il Carchide . « Accomodati , dunque . » Ma Anania , disgustato per lo scherzo che gli pareva un ' ingiuria a Margherita , s ' accomiatò subito . Uscendo incontrò sulla porta il giovinetto che la voce pubblica diceva figlio del Carboni ; un ragazzo molto alto per la sua età , un po ' curvo , pallido , con le mascelle sporgenti e gli occhi tristi e cerchiati , azzurri come quelli di Margherita . « Addio , Antonino » , salutò lo studente , mentre l ' altro lo guardava con un baleno d ' odio nelle pupille melanconiche . Rientrato a casa Anania riferì ogni cosa a zia Tatàna , mentre la donna , seduta davanti a un braciere , preparava un dolce di scorze d ' arancio , mandorle e miele [ 19 ] , da portare in regalo ad un importante personaggio cagliaritano . « Sentite » , disse Anania , « il vostro canonico mi ha regalato uno scudo , e due lire il medico . Io non volevo ... » « Ah , cattivo figliuolo ! È uso , questo , di regalare denari agli studenti che partono la prima volta » , osservò la donna , rimovendo e rimescolando delicatamente con due forchette i sottili fili della scorza d ' arancio entro la lucida casseruola di stagno . Un acuto odore di miele bollente profumava la cucina tranquilla : qua e là facevano capolino i piccoli cestini gialli colmi di provviste per lo studente . Anania sedette presso la donna , prese il gatto sulle ginocchia e cominciò ad accarezzarlo . « Dove sarò tra otto giorni ? » , chiese pensieroso . « Sta fermo , Mussittu , giù la coda . Il vostro canonico mi ha fatto una lunga predica . » « E ti consigliò di confessarti e comunicarti prima di partire ? » « Ciò si faceva venti anni fa , quando si partiva a cavallo per Cagliari , e s ' impiegavano tre giorni per arrivarci . Adesso non si usa più » , rispose maliziosamente Anania . « Cattivo figliuolo , tu non credi più in Dio ! » « Col cuore , sì ! » Queste parole consolarono alquanto la buona donna che gli narrò l ' episodio biblico di Eli ; dopo gli chiese : « Dove dunque sei stato ? » . Egli ricominciò a narrare : il gattino gli si era arrampicato sulle spalle e gli leccava le orecchie , dandogli un solletico strano che lo faceva , egli non sapeva perché , pensare a Margherita . Mentre raccontava il volgare scherzo del Carchide entrò Nanna , che zia Tatàna aveva mandata a comperare droghe e confetti per ornare il dolce : ella puzzava di vino , aveva le sottane lacere , in modo che le si scorgevano le gambe legnose e violacee , ed era ributtante più del solito . « Ecco qui » , disse , estraendo dal seno i pacchettini delle droghe , e fermandosi ad ascoltare i discorsi di Anania . « Hai sentito ? » , esclamò ingenuamente zia Tatàna . « quell ' immondezza di Franziscu Carchide vuole sposare Margherita Carboni . » « Non è così ! » , disse Anania , irritato . « Non capite niente ! » « Sì , » disse Nanna , « io lo so ; egli è pazzo . Ha chiesto la mano delle figlie del medico ; voleva o l ' una o l ' altra ! L ' hanno cacciato via col manico della scopa . Ora vuole Margheritina , perché prendendole la misura delle scarpine le ha stretto il piede ... » « Doveva dargli un calcio ! » , gridò Anania , balzando in piedi , col gattino intorno al collo . « Un calcio sul viso ! » Nanna lo guardò : i suoi piccoli occhi rifulgevano stranamente . « Ecco » , disse , svolgendo i pacchettini con le mani tremolanti , « è quel che dissi io . Eppoi c ' è anche un militare , un ufficiale o un generale , non so , che vuole sposare Margherita . Ma io dissi : no , ella è una rosa e deve sposare un garofano ; freschi entrambi ... Prendine dunque uno ... » S ' avvicinò ad Anania , porgendogli i confetti ; ma egli balzò indietro gridando : « Puzzate come una botte ! Lontana da me ! » . Nanna traballò ; qualche confetto cadde e rotolò sul pavimento . « Il garofano mio ! » , diss ' ella carezzevole , nonostante le cattive parole di Anania . « Sei tu il garofano di Margherita ! Tu dunque parti ? Va , studia , diventa dottore . » Anania si curvò , raccolse i confetti ; poi rise e disse tutto felice : « Mi raccatteranno così , le ragazze : non è vero ? » . E si mise a ballare col gattino fra le braccia . Ma d ' improvviso ridiventò cupo . Chi era il militare che voleva sposar Margherita ? Forse quel capitano dal collo rosso , che a teatro gli aveva detto con disprezzo : « La finisca , dunque » ? Improvvisamente gli balenò al pensiero una visione tormentosa : Margherita sposa d ' un uomo giovane e ricco , Margherita perduta eternamente per lui ! Depose il gattino per terra , e fuggì , si chiuse nella sua cameretta , s ' affacciò alla finestra . Gli pareva di soffocare . Non era stato mai geloso , né aveva mai pensato che Margherita potesse sposarsi così presto . « No , no » , pensava , stringendo e scuotendo la testa fra le mani , « non si deve sposare . Bisogna che aspetti , finché ... Ma perché dovrebbe aspettare ? Io sono un bastardo , io sono il figlio d ' una donna perduta . Io non ho altra missione che quella di cercare mia madre e di ritrarla dall ' abisso del disonore ... Margherita non può abbassarsi a me ; ma finché non avrò compiuto la mia missione ho bisogno di lei come di un faro . Dopo posso morire contento . » E non pensava che la sua missione poteva prolungarsi indeterminatamente e senza esito ; e l ' idea che rinunziando alla sua missione avrebbe potuto sperare nell ' amore di Margherita gli sembrava mostruosa . Il pensiero di ritrovare sua madre cresceva e si sviluppava con lui , palpitava col suo cuore , vibrava coi suoi nervi , scorreva col suo sangue ; solo la morte poteva sradicarlo , questo pensiero , ed appunto alla morte di sua madre egli pensava quando desiderava che il loro incontro non si avverasse ; ma anche questa soluzione , o il desiderio di questa soluzione , gli sembrava una grande viltà . Più tardi egli si domandò se era stata la sua natura sentimentale a creargli il pensiero della sua missione , o se questo pensiero aveva formato la sua natura sentimentale : ma alla vigilia della sua partenza egli accettava ancora le sue sensazioni ed i suoi sentimenti senza analizzarli ; ed accettandoli così , come da bambino , non faceva che meglio radicarli nella sua anima e nella sua carne , in modo che nessuna logica e nessun ragionamento cosciente avrebbero poi potuto strapparglieli . Passò una notte febbrile . Ah , era già lontano il tempo quando egli si contentava di veder Margherita nei piccoli viali dell ' orto , senza badare al colore dei suoi capelli e alla forma del suo busto . Allora egli sognava cose fantastiche , rapimenti , incontri , fughe in luoghi misteriosi , magari nelle bianche pianure della luna ; ma se gli avessero dato la notizia delle nozze di lei non avrebbe sofferto . Una volta aveva progettato di convincerla a seguirlo su una montagna ; là si avvelenavano , d ' un veleno che non deformava i cadaveri ; si stendevano sulle roccie , fra l ' edera ed i fiori , e morivano assieme : ed in questo sogno non s ' era delineato neppure il desiderio di un bacio o di una stretta di mano . Ma dopo era venuto il sogno idilliaco della fontana di Fonni , il bacio , l ' abbandono di Margherita ; e durante la sera della rappresentazione , il profumo dei capelli di lei , lo splendore dei suoi occhi , il calore che pareva emanasse dalla sua persona fiorente gli avevano dato ebbrezze ineffabili . Ed ora soffriva al pensiero che ella potesse diventare d ' altri ; e nel sonno febbrile si affannava , sognando , a scriverle una lettera disperata , alla quale univa un sonetto , uno dei molti sonetti dialettali che egli aveva già composto per lei . Si svegliò , s ' alzò ed aprì la finestra . L ' alba gli parve vicina ; il cielo era limpido , sopra una guglia nera dell ' Orthobene tremolava una stella rossastra , simile ad una fiammella su un candelabro di pietra ; i galli cantavano , rispondendosi l ' un l ' altro con una gara di gridi rauchi , e parevano indispettiti reciprocamente di ciò che gridavano e tutti contro la luce che non arrivava . Anania guardava il cielo e sbadigliava : ad un tratto un brivido di freddo lo investì dai piedi alla testa . Oh , Dio , che accadeva in lui ? Gli pareva che qualche cosa volesse staccarglisi dall ' anima , restare sotto quel cielo , davanti al monte selvaggio le cui creste servivano da candelabri alle stelle . Come il viandante oppresso da un carico troppo grave vuol liberarsene in parte onde poter continuare la sua strada , così egli sentiva il bisogno di lasciare un po ' del suo segreto a Margherita . Chiuse la finestra e sedette davanti al tavolino , tremando e sbadigliando . « Che freddo ! » , disse a voce alta . Il sonetto che egli voleva mandare a Margherita era già copiato a stampatello , su un foglio di carta rosea rigata traversalmente di viola : eccone la traduzione in prosa : « Una bellissima margherita cresceva in un verde prato . Tutti i fiori l ' ammiravano , ma specialmente un ranuncolo pallido ed umile , cresciutole accanto , moriva di amore per lei . Ed ecco , in una splendida giornata di primavera , una bellissima fanciulla andava a passeggiare nel prato , coglieva la margherita , la baciava , la poneva sul morbido seno , mentre senza avvedersene schiacciava l ' infelice ranuncolo che , d ' altronde , privato dell ' adorata vicina , si sentiva beato di morire » . Rileggendo i versi il poeta provò una tristezza dispettosa ; vedeva , al posto della simbolica fanciulla , un capitano dei carabinieri dai baffi provocanti ; ripiegò il foglio , ma restò a lungo indeciso se doveva chiuderlo o no nella busta . Che avrebbe pensato Margherita ? Avrebbe ricevuto lei il sonetto ? Sì , perché quando il postino batteva al portone tre colpi terribili che parevano picchiati dalla ferrea mano del destino , Margherita correva lei a ricever la posta . Bisognava però che ella fosse in casa nelle ore in cui passava il postino , cioè verso mezzogiorno ed a sera . A mezzogiorno ella certamente era in casa ; occorreva dunque impostar subito il sonetto . Un ' agitazione febbrile invase Anania ; senza esitare oltre uscì e camminò come un sonnambulo per le straducole buie e deserte . Dietro i muri dei cortili , nelle rozze tettoie delle case paesane , i galli continuavano i loro canti dispettosi ; l ' aria umida odorava di stoppia ; una povera infornatrice di pane d ' orzo , che tornava dal compiere il suo faticoso mestiere , attraversò una viuzza ; il passo di due alti carabinieri risuonò sinistramente sul lastrico del Corso : poi più nessuno , più nulla . Anania rasentava i muri , pauroso d ' esser riconosciuto nonostante il buio , e appena impostata la lettera si mise a correre . Ma non poté rientrare in casa ; gli pareva di soffocare , aveva bisogno d ' aria , di immensità . Scese verso lo stradale di Orosei , risalì il ciglione , e solo quando si trovò ai piedi dell ' Orthobene respirò , aprendo le narici come un puledro sfuggito al laccio . Avrebbe voluto gridare di gioia e di spasimo . Albeggiava ; tenui veli azzurrognoli coprivano le grandi valli umide , le ultime stelle svanivano . Non sapeva perché , Anania ripeteva i versi : Care stelle dell ' Orsa , io non credea ... e cercava di ricacciare da sé il pensiero di ciò che aveva fatto , mentre se ne sentiva felice fino allo spasimo . Prese a salire l ' Orthobene , strappando fronde , ciuffi d ' erba , lanciando pietre e ridendo ; pareva pazzo . I cespugli odoravano , il cielo dietro l ' enorme scoglio cerulo di monte Albo diventava in color di ciclamino ; Anania si fermò su una roccia , guardò l ' immensa chiostra azzurra delle montagne lontane battute dal riflesso delicato dell ' aurora , e ridiventò pensieroso . Addio ! Domani egli sarebbe al di là delle montagne , e Margherita penserebbe invano all ' ignoto ranuncolo che l ' amava e che era lui . Ed ecco , una cinzia cantò nel suo nido selvaggio , nel cuore d ' un elce , e nella sua nota tremolò tutta la poesia del luogo solitario ; Anania ricordò allora il canto di un altro uccellino entro l ' umido fogliame d ' un castagno , in una lontana mattina d ' autunno , lassù , lassù , in una di quelle montagne dell ' orizzonte , e rivide un bimbo che scendeva lieto la china , ignaro del proprio triste destino . « Anche adesso » , pensò rattristandosi , « anche adesso sono lieto di partire , e chissà invece che cosa mi aspetta ! » Rientrò a casa pallido e triste . « Ma dove sei stato , galanu meu [ 20 ] ? Perche sei uscito prima dell ' alba ? » , chiese zia Tatàna . « Datemi il caffè ! » , diss ' egli , aspro . « Ecco il caffè , ma che cosa hai , cuoricino amato ? Sei pallido ; rimettiti , riprendi colore prima di recarti dal padrino . Come ? Scuoti il capo ? Non andrai stamattina dal padrino ? Cosa guardi ? C ' è qualche formica nel caffè ? » Egli guardava fisso la piccola scodella rossa filettata d ' oro , che serviva esclusivamente per lui : addio piccola scodella ; ancora domani e poi addio . Le lagrime gli salivano agli occhi . « Andrò più tardi dal padrino ; ora finisco di preparare la roba » , disse piano piano , come parlando alla scodella . « E se non ci rivedessimo più ? » , chiese poi alla donna . « S ' io dovessi morire prima del ritorno ? E forse sarebbe meglio ... Perché dobbiamo vivere a lungo ? Giacché si deve morire è meglio morir presto . » Zia Tatàna lo guardò ; fece un segno di croce per aria , e disse : « Tu hai fatto cattivi sogni , stanotte ? Perché parli così , agnellino senza lana ? Ti fa male il capo ? » . « Voi non capite niente ! » , proruppe egli , balzando in piedi . Entrò nella sua cameretta e cominciò a riporre in una piccola valigia i libri e gli oggetti più cari ; e di tanto in tanto volgeva gli occhi alla finestra aperta , nel cui sfondo si scorgeva un lembo di cielo autunnale che pareva una tela graziosamente dipinta : una pianura bianchiccia con un laghetto azzurro . Che avrebbe egli veduto dalla finestra della cameretta che l ' aspettava a Cagliari ? Il mare ? Il mare vero , le lontananze infinite dell ' acqua azzurra sotto le infinite lontananze del cielo azzurro ? Tutto quell ' azzurro , veduto e desiderato , lo rasserenò : si pentì d ' aver contristato zia Tatàna , ma che poteva farci ? Sì , egli sentiva d ' essere ingrato , ma i nervi son nervi e non si può loro comandare . Però egli non vuole essere completamente ingrato , no ! Lascia la valigia , i libri , le scatole , si precipita in cucina , dove la buona donna scopa con aria tra melanconica e filosofica , forse pensando alle parole funebri dell ' « agnellino senza lana » , le va sopra , stringe lei e la scopa in uno stesso abbraccio , e le trascina in un giro vorticoso di ballo . « Ah , cattiva lana , che cosa c ' è ? » , grida la vecchia , palpitando di gioia ; ma sul più bello Anania scappa , correndo e imitando lo sbuffare del treno . Chiusa la valigia egli andò a congedarsi dai vicini di casa , cominciando da Maestro Pane . La bottega del vecchio falegname , di solito piena di gente , era deserta , e lo studente dovette attendere alquanto , seduto sullo scalino interno della porta , coi piedi fra gli abbondanti trucioli che coprivano il pavimento . Un leggero soffio di vento entrava per la porta , agitando le grandi ragnatele del tetto , cosparse di fili di segatura . Finalmente Maestro Pane arrivò : indossava una vecchia tunica da soldato , della quale curava molto i bottoni lucidissimi , e sorrise con infantile compiacenza quando Anania gli disse che sembrava un generale . « Ho anche il kepì ! » , disse con serietà . « Vorrei metterlo , ma i ragazzi ridono . E così tu parti , caro bambino ? Dio ti accompagni e ti aiuti . Io non ho niente da regalarti ! » « Ma vi pare , Maestro Pane ? » « Il cuore non manca , ma il cuore non basta ! Ebbene , io ti farò una scrivania quando sarai dottore : ho già il modello , vedi ? » Cercò un catalogo di mobili , gelosamente nascosto sotto il banco , e fece vedere allo studente una splendida scrivania a colonnine e trafori . « Ti pare impossibile ? » , disse , risentito , accorgendosi che Anania sorrideva . « Tu non conosci Maestro Pane ! Io non ho mai lavorato mobili preziosi e fini perché non avevo fondi , ma sarei buono ... » « Lo credo , lo credo , Maestro Pà ! Ed io , quando sarò dottore e ricco , vi farò eseguire tutti i mobili del mio palazzo ... » « Davvero ? e quanti anni ci vorranno ancora ? » « Eh , chi lo sa ? Dieci , quindici ... » « Troppo ! Sarò in cielo , allora , nella bottega di San Giuseppe glorioso » ( nonostante lo scherzo si fece devotamente il segno della croce ) . « E , dimmi » , riprese , fissando una pagina del catalogo , « cosa vuol dire mobili al - la - Lui - gi - de - ci - mo - quin - to ? » « Era un re ... » , cominciò Anania . « Questo lo so » , rispose vivacemente Maestro Pane , con un malizioso sorriso sulla gran bocca sdentata , « era un re al quale piacevano le ragazzine ... » « Maestro Pane » , gridò Anania , strabiliato , « come sapete ciò ? » Il vecchietto cominciò a ridere , togliendosi la giubba e piegandola accuratamente . « Ebbene » , disse , fingendo un ingenuo stupore per non turbare oltre l ' innocenza di Anania , « perché siamo ignoranti non dobbiamo saper nulla ? A quel re piaceva giocare e divertirsi coi bambini , come alla regina Ester piaceva andar pei campi a cogliere spighe , ed a Vittorio Emanuele zappare l 'orto...» Ma Anania la sapeva più lunga di Maestro Pane , e chiese anche lui con finta ingenuità : « Avete dunque studiato , voi ? » . « Io ? Avrei voluto , ma non ho potuto ; fiore mio , non tutti nascono sotto una buona stella come te . » « E dunque , come sapete queste storie ? » « Si raccontano , diavolo ! La storia della Regina Ester l ' ho udita da tua madre , e quella del Re da Pera Sa Gattu ... » Anania andò via inorridito , ricordando una storiella raccontata molti anni prima da Nanna , una sera d ' inverno , nel molino delle olive ... Bussò alla porticina chiusa di Nanna , ma il vecchio pazzo , seduto su una pietra , disse che la donna non c ' era . « L ' aspetto anch ' io » , aggiunse , « perché Gesù Cristo ieri sera mi disse che ha bisogno d ' una serva . » « Dove l ' avete incontrato ? » « Nel viottolo ... laggiù » , indicò il pazzo ; « aveva un cappotto lungo e le scarpe rotte . Ebbene , perché tu non mi dai un paio di scarpe vecchie , Anania Atonzu ? » « Vi starebbero strette » , disse lo studente , guardandosi i piedi . « E perché non vai scalzo , che una palla ti trapassi la milza ? » , chiese minaccioso il pazzo , corrugando le irte sopracciglia grigie . « Addio » , disse Anania , senza rispondere alla minacciosa domanda , « io parto per gli studi . » Gli occhioni azzurri del vecchio presero una espressione maliziosa . « Tu vai ad Iglesias ? » « No , a Cagliari . » « Ad Iglesias ci sono i vampiri e le faine . Addio , dunque : toccami la mano . Così , bravo ; non aver paura , non ti mangio . E tua madre dove si trova ora ? » « Addio , state bene » , disse Anania , ritirando la sua piccola mano dalla manaccia dura del pazzo . « Anch ' io devo partire » , annunziò il vecchio . « Andrò in un luogo dove si mangiano sempre cose buone : fave , lardo , lenticchie , viscere di pecora . » « Buon pro vi faccia ! » « Eh ! » , gridò il pazzo , quando lo studente si fu allontanato . « Bada alle coreggie gialle ! E scrivimi . » Anania si congedò dagli altri vicini , ed anche dalla donna mendicante , che lo ricevette in una cameretta discretamente pulita e gli offrì una tazza di buonissimo caffè . « Tu andrai anche da Rebecca ? » , gli domandò , con invidia , « quella stupida si è data a mendicare , adesso ! Non è una vergogna , una ragazza come lei ? Diglielo , dunque ! » « È piagata ! può appena camminare ... » « No , è guarita . Cosa guardi lassù ? È una falce da mietitore . » « Perché sta appesa sulla porta ? » « Per il vampiro , che quando penetra di notte nella camera si ferma a contare i denti della falce , e siccome non arriva che al sette ricomincia sempre . Così arriva l ' alba , e appena vede la luce il vampiro fugge . Tu ridi ? Eppure è vero . Che Dio ti benedica » , disse poi la mendicante , accompagnandolo fin sulla strada . « Buon viaggio ; e fa onore al vicinato . » Anania entrò da Rebecca : ella pareva ancora una bambina , sebbene avesse più di venti anni , livida , calva , accoccolata nel suo buco nero come una fiera malata nella sua tana . Vedendo lo studente arrossì , e tutta tremante gli offrì , su un primitivo vassoio di sughero , un grappolo d ' uva nera . « Lo prenda , dunque ... » , balbettò . « Non ho altro ... » « E dammi dunque del tu ! » , esclamò Anania , strappando un acino dal grappolo . « Non ne sono degna ! Io non sono Margherita Carboni ; sono una povera immondezza ! » , rispose animandosi la fanciulla . « Lo prenda dunque questo grappolo ! È pulito ; io non l ' ho neppure toccato ! Me lo portò zio Pera Sa Gattu . » « Zio Pera ? » , chiese Anania , ricordando con disgusto la storiella di Maestro Pane . « Sì , poveretto ! Egli si ricorda sempre di me , e tutti i giorni mi porta qualche cosa : il mese scorso sono stata malata perché mi si sono riaperte le piaghe , e zio Pera fece venire il medico e portò le medicine . Ah , egli fa per me ciò che farebbe mio padre se ... Ma egli mi ha abbandonata ! Basta ! » disse poi Rebecca , accorgendosi di aver toccato un tasto doloroso per Anania . « Lei dunque non vuole il grappolo ? È pulito , però . » « E dallo qui ! Ma dove lo metto ? Aspetta : lo avvolgo in questo giornale . Io dunque parto , sai . Vado a Cagliari per gli studi . Arrivederci ; sta bene e curati . » « Addio ! » , diss ' ella , con gli occhi pieni di lagrime . « Anch ' io vorrei partire ! » Anania uscì e vedendo sulla porta della bettola la bella Agata si avvicinò per congedarsi anche da lei . Appena lo scorse , la ragazza cominciò a sorridergli , con gli occhioni lucenti , ed a fargli segni d ' addio con la mano . « Tu facevi all ' amore con quel mucchietto di marcia ! » , chiese accennando Rebecca affacciatasi alla porta . « Allontanati , che puzzi orribilmente . » Anania fece un gesto di raccapriccio , pensando istintivamente a Margherita . « Eppure » , proseguì l ' altra , ridendo e guardandolo languidamente , « essa è gelosa di me . Osserva come guarda ! Stupida ! Ella pensa sempre a te perché l ' ultima notte dell ' anno scorso , quando sorteggiammo gli innamorati , il tuo nome venne fuori assieme col suo ! » « Lo so , dunque ! Finiscila ! » , diss ' egli infastidito . « Io parto domani ; addio . Desideri qualche cosa ? » « Prendimi con te ! » , ella propose con ardore . Un pastore , che aveva finito di sorseggiare un calice d ' acquavite , uscì dalla bettola e pizzicò la fanciulla . « Sas manos siccas [ 21 ] , lepre pelata ! » , gridò Agata ; poi attirò Anania entro la bettola e gli chiese che cosa desiderava bere . « Niente , addio , addio . » Ma Agata gli versò un calice di vino bianco , e mentre egli beveva , ella , appoggiatasi languidamente al banco , guardava fuori e diceva : « Anch ' io verrò presto a Cagliari ; appena avrò un costume nuovo e i bottoni d ' oro per la camicia , verrò a Cagliari e cercherò servizio . Così ci rivedremo ... Oh , diavolo , ecco che viene Antonino ; egli mi vuole in isposa ed è molto geloso di te . Ah , gioiello mio , addio , vattene ... » . Dicendo così si gettò su lui con uno slancio felino e lo baciò sulla bocca ; poi lo spinse ad uscire , ed egli andò via sbalordito e turbato ; e incontrando Antonino capì finalmente perché costui lo guardava con odio . Per qualche minuto camminò senza avvedersi dove andava : gli pareva d ' aver baciato Margherita e il desiderio di vederla lo rendeva fremente . « Ah » , gridò ad un tratto , trovandosi fra le braccia d ' una donna . « Figliuolino del mio cuore » , disse Nanna , piangendo comicamente e porgendogli un involtino , « tu dunque parti ? Il Signore ti accompagni e ti benedica come benedice la spiga del frumento . Noi ci rivedremo ancora , ma intanto ecco ... non rifiutare , sai , perché io ne morrei di dolore ... » Per impedire la morte di Nanna egli prese l ' involtino ; poi trasalì sentendo sulla sua guancia qualcosa di viscido e un pestilenziale soffio di acquavite . « Ebbene » , balbettò Nanna , dopo averlo baciato , « non ho potuto resistere . Pulisciti la guancia : no , essa non deve restar macchiata pei baci odorosi come garofani , delle fanciulle d ' oro che ti raccatteranno come un confetto . » Anania non protestò , ma quel terribile urto con la realtà lo rimise in equilibrio , cancellando la sensazione ardente del bacio d ' Agata . Rientrato a casa svolse l ' involtino e trovò tredici soldi che cominciò a far risonare fra le mani . « Sei stato dal padrino ? » , chiese zia Tatàna . « Andrò fra poco , dopo mangiato . » Ma appena mangiato uscì nel cortile e si sdraiò sopra una stuoia , sotto il sambuco . L ' aria era tiepida ; attraverso i rami Anania vedeva grandi nuvole bianche passare sul cielo turchino ; egli guardava e sentiva una dolcezza infinita calare da quelle nuvole ; pareva una pioggia di latte tiepido . Ricordi lontani , erranti e cangianti come le nuvole , gli sfioravano la mente , confusi con le impressioni recenti . Ecco , egli rivede il paesaggio melanconico vigilato dai pini sonori , dove suo padre ara la terra per seminare il frumento del padrone . I pini hanno un rombo che pare la voce del mare ; il cielo è profondamente e tristemente azzurro . Anania ricorda due versi ... « I suoi occhi sono azzurri , vuoti e profondi come il cielo . » Gli occhi di Margherita ? No ; egli offende Margherita pensando così ; ma intanto è felice di ripetere versi così originali ... « I suoi occhi sono azzurri , profondi e vuoti come il cielo . » Chi passa dietro il pino ? Il portalettere dai baffi rossi : una cornacchia , con le ali aperte , batte forte il becco sulla fronte del povero uomo . Dun , dun , dun ! Margherita corre ad aprire , prende la lettera rosea a fili verdi , e comincia a volare . Anania vorrebbe seguirla , ma non può : non può muoversi , non può parlare ; ecco però il portalettere che si avvicina e lo scuote ... « Sono le tre , figlio mio ; quando dunque andrai dal padrino ? » , chiese zia Tatàna , scuotendolo . Egli balzò in piedi con un occhio chiuso e l ' altro aperto , una guancia pallida e rossa l ' altra . « Che sonno ! » , disse stirandosi . « È che stanotte non ho dormito per niente . Ora vado . » Andò a lavarsi , si pettinò , perdette mezz ' ora a farsi la scriminatura da una parte , poi nel mezzo , poi a farla scomparire del tutto . Il cuore gli batteva con angoscia . « Che è questo ? Che diavolo ho ? » , pensava , e voleva dominarsi ma non ci riusciva . « Sei ancora lì ? quando dunque andrai ? » , gridò la vecchia dal cortile . Egli si affacciò alla finestra . « Cosa dunque gli dirò ! » « Che parti domani ; che farai da bravo ; che sarai sempre un figlio rispettoso . » « Amen ! E lui cosa mi dirà ? » « Ti darà dei buoni consigli . » « Non mi parlerà di quella cosa ... » « Di quale cosa ? » « Dei denari ! » , diss ' egli , abbassando la voce e portandosi le mani alla bocca . « Oh , benedetto ! » , rispose la vecchia sollevando le braccia . « Che ci hai da veder tu ? Tu non sai nulla ! » « E allora vado ... » Ma invece andò da Bustianeddu , poi nell ' orto per congedarsi da zio Pera ed anche dai fichi d ' India , dai cardi , dal panorama , dall ' orizzonte ... Trovò il vecchio sdraiato sull ' erba col randello posato anch ' esso sull ' erba con attitudine di riposo . « Dunque parto zio Pera , addio : state bene e divertitevi ! » « Eh ? » , chiese il vecchio , che diventava sordo e cieco . « Parto ! » , gridò Anania . « Vado a Cagliari per studiare ... » « Il mare ? Sì , a Cagliari c ' è il mare . Dio ti accompagni e ti benedica , figlio mio . Il vecchio zio Pera non ha nulla da darti , ma pregherà per te ... » « Avete niente da comandarmi ? » , chiese Anania , curvandosi , con le mani sulle ginocchia . Il vecchio si sollevò , lo guardò fisso e sorrise : « Che vuoi che ti comandi ? Anch ' io devo partire ! » . « Anche voi ? » , esclamò lo studente , sorridendo per la smania che tutti , anche i vecchi decrepiti , avevano di partire . «Anch'io.» « E per dove , zio Pera ? » « Ah , per un paese lontano ! » , disse il vecchio stendendo la mano verso l ' orizzonte . « Per l ' Eternità ! » Soltanto sul tardi , dopo esser passato e ripassato sotto le finestre di Margherita senza poter scorgere la fanciulla , Anania entrò e chiese del padrino . « Non c ' è nessuno in casa . Se attendi rientreranno fra poco » , disse la serva con arroganza . « Perché non sei venuto prima ? » « Perché faccio quel che mi pare e piace » , diss ' egli entrando . « È giusto , meglio perdere il tempo con quella schifosa d ' Agata che venire a riverire i benefattori . » « Auff ! » , egli sbuffò , appoggiandosi alla finestra dello studio . Ah , la serva lo umiliava come in quella notte lontana quando egli con Bustianeddu eran venuti per chiedere una scodella di brodo : nulla era cambiato ; egli era sempre un servo , un beneficato . Lagrime di rabbia gli inumidirono gli occhi . « Ma io sono un uomo ! » , pensò . « Posso rinunziare a tutto , lavorare la terra , fare il soldato , ma non esser vile . Ora me ne vado . » E si staccò dalla finestra , ma sfiorando la scrivania già illuminata dalla luna , scorse fra le carte buttate su alla rinfusa una busta rosea a righe verdi . Il sangue gli salì al capo ; le orecchie gli arsero , percosse da una vibrazione metallica ; incoscientemente si curvò e prese la busta . Sì , era quella , squarciata e vuota . Gli parve di toccare la spoglia di una cosa per lui sacra , ch ' era stata violata ; ah , tutto , tutto era finito per lui , l ' anima sua era vuota e sbranata come quella busta . D ' un tratto una viva luce inondò la stanza ; egli vide Margherita entrare , ed ebbe appena il tempo di lasciar cadere la busta , ma si accorse che la fanciulla aveva indovinato il suo atto , ed una viva vergogna si unì al suo dolore . « Buona sera » , disse Margherita deponendo il lume sulla scrivania , « ti hanno lasciato al buio . » « Buona sera » , egli mormorò , deciso a spiegarsi e poi fuggire e non lasciarsi vedere mai più . «Siedi.» Egli la fissava con occhi attoniti ; sì , quella era Margherita , ma in quel momento egli la odiava . « Scusa » , cominciò a balbettare . « Non l ' ho fatto apposta , non sono un vile , io , ma ho veduta quella ... questa busta » , la toccò col dito , « e non ho potuto ... L ' ho guardata ... » « È tua ? » « È mia . » Margherita arrossì e si confuse , mentre Anania , come liberato da un peso , cominciava a distinguere le cose e a ragionare . Il suo orgoglio , offeso dalla vergogna patita , lo consigliava a dire che l ' invio del sonetto era stato uno scherzo ; ma Margherita , nel suo vestito da passeggio , con la vita stretta da un nastro verde lucente , era così bella e pura che mentire con lei sarebbe stato come mentire con un angelo ! Anania avrebbe voluto spegnere il lume e restare al chiaro di luna , solo con lei , e caderle ai piedi , e chiamarla coi più dolci nomi ; ma non poteva , non poteva , sebbene s ' accorgesse che anche lei sollevava e abbassava gli occhi con delizioso terrore , in attesa del suo grido d ' amore . « Ha letto , tuo padre ? » , egli chiese a bassa voce . « Sì , ha letto ; e rideva » , ella rispose , commossa . « Rideva ? » « Sì , rideva . Alla fine mi diede il foglio e disse : " Chi diavolo sarà ?".» « E tu ? E tu ? » « Ed io ... » Essi parlavano piano , ansiosi , già avviluppati dal mistero di una complicità deliziosa ; ma improvvisamente Margherita cambiò voce ed aspetto . « Oh , ecco papà . C ' è Anania ! » , esclamò correndo verso l ' uscio ; e uscì rapidamente , mentre Anania ricadeva nel massimo turbamento . Egli sentì la mano calda e molle del padrino stringere la sua , e vide gli occhi azzurri e la catena d ' oro scintillare , ma non ricordò mai precisamente i buoni consigli e le barzellette che il padre di Margherita quella sera gli prodigò . Un dubbio amaro lo tormentava . Aveva o no capito Margherita il vero significato del sonetto ? E che ne pensava ? Ella non aveva detto nulla a proposito , nei preziosi istanti che egli s ' era così stupidamente lasciato sfuggire . L ' aspetto turbato di lei non gli bastava ; no ; ed egli voleva sapere di più , voleva sapere tutto ... « Che cosa ? » , si domandò con tristezza . Niente . Era tutto inutile . Anche se ella aveva capito , anche se ella gli voleva bene ... Ma questa era una stupidaggine . Eppoi tutto era inutile ! Un vuoto immenso lo circondava , e in questo vuoto la voce del signor Carboni si perdeva senza essere ascoltata , come in un abisso deserto . « Sta lieto e non pensare ad altro che a studiare ! » , concluse il padrino , vedendo che Anania sospirava . « Allegro dunque ! Sii uomo e fatti onore ! » Margherita rientrò accompagnata dalla madre , che prodigò allo studente la sua parte di consigli e d ' incoraggiamenti . La fanciulla andava e veniva per la stanza ; s ' era ravviata i capelli in modo civettuolo , lasciando un ciuffetto sulla tempia sinistra , e , quel che più importa , s ' era incipriata . I suoi occhi scintillavano ; era bellissima , ed Anania la seguiva con uno sguardo delirante , ripensando al bacio di Agata . Come attirata dal fascino di quello sguardo , quando egli andò via ella lo seguì e lo accompagnò fino al portone . La luna illuminava il cortile , come in quella sera lontana , quando la visione altera eppur soave di lei aveva destato nel bimbo la coscienza del dovere : anche adesso ella appariva altera e soave , e camminava leggera , con un fruscìo d ' ali , pronta a volare : ed Anania credeva ancora di sognare , di vederla sollevarsi davvero e sparire nell ' infinito , e di non poterla raggiungere mai più ; e il desiderio di stringerle la vita sottile , cinta dal nastro lucente , gli dava le vertigini . « Non la vedrò più ! Cadrò morto appena ella avrà chiuso il portone » , pensò , quando giunsero al limite fatale . Margherita tirò il catenaccio , poi si volse e porse la mano allo studente . Era pallidissima . « Addio ... Ti scriverò ... Anania ... » « Addio » , egli disse , tremando di gioia ; ma invece di andarsene si ritrasse nell ' ombra e attirò a sé Margherita . E parve ad entrambi che il contatto delle loro labbra facesse scoppiare qualche cosa di terribile e di grandioso nell ' aria , perché , mentre si baciavano perdutamente , sentirono come il rombo e l ' ardore e la luce del fulmine . VIII . A Cagliari Anania frequentò il Liceo e per due anni l ' Università : studiava leggi . Quegli anni furono come un intermezzo , nella sua vita ; un intermezzo pieno di dolcezza e di armonia . Già in treno , mentre attraversava i solitari paesaggi sardi resi più tristi dall ' autunno egli sentiva una nuova vita . Gli pareva di esser un altro ; di aver cambiato vestito , smettendone uno lacero e stretto per uno nuovo , soffice e comodo . Era il bacio di Margherita che lo rendeva felice , o l ' addio a tutte le piccole e misere cose del passato , o la gioia un po ' paurosa della libertà , o il pensiero del mondo ignoto verso cui correva ? Egli non sapeva , né cercava sapere . Un ' ebbrezza profonda , fatta di orgoglio e di voluttà , lo avvolgeva come un vapore odoroso , attraverso il cui velo egli intravedeva orizzonti mai prima sognati . Come era bella e facile la vita ! Egli si sentiva forte , bello , vittorioso : tutte le donne lo amavano , tutte le porte della vita si aprivano davanti a lui . Lungo il viaggio da Nuoro a Macomer stette sempre sul terrazzino del vagone , scosso fortemente dall ' urto dispettoso del piccolo treno . Poca gente saliva o scendeva nelle stazioni desolate , e le acacie , lungo la linea , pareva aspettassero il treno per gettargli contro nembi di foglioline gialle . « Ecco » , dicevano le acacie al treno , « prendi , piccolo mostro dispettoso : noi stiamo sempre ferme e tu cammini . Che cosa pretendi di più ? » « Sì » , pensava lo studente , « la vita è nel moto . » E gli pareva di sentire la forza gioconda dell ' acqua agitata , mentre fino a quel giorno la sua anima era stata una piccola palude con le sponde soffocate da erbe fetide . Sì , le acacie smarrite nelle immote solitudini sarde avevano ragione : sì , muoversi , andare , correre vertiginosamente , questa era la vita . Eppure ! ... passando sotto un nuraghe nero su un ' alta roccia , simile ad un nido d ' uccelli giganteschi , Anania desiderò di trovarsi lassù con Margherita , soli tra le rovine e i ricordi che spiravano col selvaggio odor del lentischio ; soli , suggestionati da ombre e da fantasmi di età epiche . Ah , come si sentiva grande ! Ma ecco che le cerule montagne della Barbagia natìa svaniscono all ' orizzonte : una sola cresta dell ' Orthobene appare ancora , dietro altre cime , violacea sul cielo pallido ; ancora un lembo , una punta , una pietra ... più niente . Anche i monti tramontano come il sole e la luna , lasciando un triste crepuscolo nell ' anima di chi si allontana dal paese natìo . Addio , addio . Anania si sentì triste , ma per scuotersi pensò intensamente al bacio di Margherita , il cui ricordo , del resto , non lo abbandonava un istante . A momenti però trasaliva . Non era stato tutto un sogno ? Se ella dimenticava o si pentiva ? Ma subito l ' orgoglio gli ridonava la speranza . La sua ebbrezza durò parecchi giorni , finché durò lo stordimento della nuova esistenza . Tutte le cose gli andavano a seconda ; appena arrivato a Cagliari trovò una bellissima camera con due balconi , da uno dei quali si godeva un paesaggio chiuso da colline e dal mare luminoso , talvolta così calmo che i piroscafi ed i velieri si disegnavano come incisi sull ' acciaio , e dall ' altro il panorama della rosea città , che coi suoi bastioni , il suo Castello , i palmizi , i giardini , rassomigliava ad una città moresca . Di fronte al palazzo nuovo dove egli abitava , sorgeva una fila di casette antiche ritinte di rosa , con balconi spagnuoli pieni di garofani e di stracci stesi ad asciugare al sole ; ma egli non guardava laggiù ; i suoi occhi ammaliati correvano sullo stupendo scenario della città , e si fermarono sulla linea dei bastioni e dei palazzi medioevali che chiudevano l ' orizzonte grandioso . Tutto lassù era leggenda e poesia . Agli ultimi di ottobre faceva ancora caldo : l ' aria odorava di alghe e di fiori ; e le signore che passavano sotto il balcone d ' Anania vestivano di mussolina e di stoffe leggere . Allo studente pareva di essere in un paese incantato , e l ' aria fragrante e snervante , e le comodità nuove della sua camera , e le dolcezze della nuova vita , gli davano un senso di mollezza e di languore . Fu preso da una specie di sonnolenza voluttuosa : tutto gli sembrava bello e grande ; e ricordando il molino e le sudice figure che vi si raccoglievano , si domandava come aveva potuto per tanto tempo vivere laggiù . La vita umile del povero vicinato proseguiva certamente il suo corso melanconico , mentre qui , nei caffè lucenti , nelle vie luminose , nelle alte case battute dal sole , dal riflesso del mare , tutto era luce , gioia , poesia . L ' arrivo della prima lettera di Margherita accrebbe la sua gioia di vivere : era una lettera semplice e tenera , scritta su un gran foglio bianco , con caratteri rotondi , quasi maschili . Veramente Anania si aspettava una letterina azzurra , con un fiore dentro ; e sul principio gli parve che Margherita volesse fargli sentire la sua superiorità e volesse dominarlo ; ma poi , dalle espressioni semplici e affettuose della fanciulla , che pareva continuasse con quella lettera una lunga e ininterrotta corrispondenza , s ' accorse che ella lo amava sinceramente , con ingenuità e con forza , e ne provò una dolcezza inesprimibile . Ella gli scriveva : « Ogni sera sto lunghe ore alla finestra , e mi sembra che tu debba da un momento all ' altro passare , come usavi prima di partire ; mi dispiace molto la nostra lontananza , ma mi conforto pensando che tu studi e prepari il nostro avvenire » . Poi gli indicava dove indirizzare la risposta , e lo pregava del più gran segreto , perché naturalmente la famiglia di lei , venendo a sapere del loro amore , vi si sarebbe opposta . Anania rispose subito tutto vibrante d ' amore e di felicità , sebbene un tantino oppresso dal rimorso di tradire il suo benefattore . Però sofisticava già : « Se amandola io rendo felice la figlia , non faccio male al padre ... » . Le descrisse le meraviglie della città e della stagione . « Mentre scrivo sento le rane gracidare ancora negli orti lontani , e vedo la luna salire come un volto d ' alabastro sul cielo verdognolo del crepuscolo tiepido . È la stessa luna che vedevo salire sul solitario orizzonte nuorese , è lo stesso viso rotondo e melanconico che vedevo affacciarsi sopra le roccie dell ' Orthobene , ma come ora mi sembra più dolce , diverso , quasi sorridente ! » E di nuovo , appena impostata questa prima epistola , egli sentì un impetuoso desiderio di correre all ' aperto , e salì sul colle di Bonaria . Una dolcezza orientale calava con la sera splendida ; il viale che conduce al Santuario era deserto , e la luna cominciava a brillare attraverso gli alberi immobili : il cielo di un azzurro verdastro prendeva , sopra la linea madreperlacea del mare , una tinta d ' un verde inverosimile , e nuvole rosse e violette lo solcavano . Pareva un sogno . Anania si fermò davanti al Santuario , e guardò il mare : le onde riflettevano la luminosità del cielo , delle nuvole colorate e della luna , e venivano ad infrangersi sotto il colle , come enormi conchiglie di madreperla che arrivate alla riva si scioglievano in liquido argento . E le barche veliere , allineate sullo sfondo luminoso , parevano ad Anania immense farfalle scese a riposarsi sull ' acqua . Mai egli si sentì felice come in quell ' ora : gli pareva che la sua anima fosse luminosa come il cielo , grande come il mare . Al bagliore della luna e dell ' estremo crepuscolo decifrò qualche frase della lettera di Margherita ; poi baciò il foglio , ed a malincuore si decise a ritornare in città . La luna seminava il viale di monete e disegni argentei ; s ' udivano ancora le rane e i canti dei pescatori ; tutto era dolcezza , ma arrivato davanti alla sua casa , Anania udì grida , urli , strilli di donne , e voci d ' uomini che pronunziavano parole infami : si volse e vide , davanti alle casette rosee che si scorgevano dal suo balcone , un gruppo di persone accapigliate . Alle finestre dei palazzi non si affacciava nessuno ; pareva che gli abitanti del quartiere fossero abituati alla scena , all ' ossessione di quella gente che si accapigliava in una mischia infernale , gridando le più luride ingiurie che l ' uomo possa pronunziare contro il suo simile . Davanti al giardino un grosso uomo vestito di velluto nero , immobile alla luna , si godeva la scena con aria quasi beata . « Ma le guardie ? Perché non vengono le guardie ? » , gli chiese Anania , turbato . « Che fanno le guardie ? » , rispose l ' uomo senza guardare lo studente . « Ogni settimana son qui le guardie ! Spintoni di qua , spintoni di là , tutto finisce e poi tutto ricomincia il giorno dopo . Bisogna mandar via quelle donne » , riprese l ' omone , minacciando da lontano i rissanti . « Aspettate , ve la do io , adesso ! Aspettate che tutti abbiano firmato il ricorso alla questura ! » « Ma che cosa è ? » L ' omone lo guardò con disprezzo . « Son donne perdute , dunque ! » Anania rientrò a casa pallido e ansante , e la padrona si accorse del suo turbamento . « Ma che cosa ha ? » , gli disse . « Si è spaventato ? Son donne allegre , coi loro ... giovanotti ; e si azzuffano per gelosia . Ma le faranno andar via ; abbiamo ricorso alla questura . » « Di che paese sono ? » , egli domandò . « Una è cagliaritana ; l ' altra , credo , del Capo di Sopra . » Le urla raddoppiavano ; si distingueva la voce d ' una donna che si lamentava quasi l ' avessero ferita a morte ... Dio , che orrore ! Anania tremava , e attratto da una forza irresistibile corse ad aprire il balcone . In alto , sul cielo purissimo , la luna e le stelle : in basso , ai piedi del vaporoso quadro della città , quel gruppo di demoni , quelle grida di rabbia , quelle parole abbominevoli ... Ed Anania stette a guardare angosciosamente , con l ' anima oppressa da un tremendo pensiero ... « Fate che ella sia morta , Dio mio , Dio mio ! Abbiate pietà di me , Signore ! » , singhiozzava egli a tarda notte , tormentato dall ' insonnia e dai tristi pensieri . L ' idea che una delle due donne che abitavano le casette rosee potesse essere sua madre era svanita , dopo le informazioni date , durante il pranzo , dalla padrona di casa ; ma che importava ? Se non qui , là , in un punto ignoto ma reale , a Cagliari , a Roma od altrove , ella viveva e conduceva , o aveva condotto , una vita simile a quella delle donne che gli abitanti di Via San Lucifero volevano scacciare dal loro quartiere . « Perché Margherita mi ha scritto ? » , egli pensava , « e perché le ho risposto ? Quella donna ci dividerà per sempre . Perché ho sognato ? Domani scriverò a Margherita , le dirò tutto . Ma che posso dirle ? E se quella donna fosse morta ? Perché devo rinunziare alla felicità ? Non lo sa , forse , Margherita , che io sono figlio del peccato ? Se si fosse vergognata di me non mi avrebbe scritto . Sì , ma certamente ella crede che mia madre sia morta , o che per me sia come morta ; mentre io sento che è viva , e non rinunzio al mio dovere , che è quello di cercarla , trovarla , trarla dal vizio ... E se si è emendata ? No , essa non si è emendata . Ah , è orribile ; io la odio ... La odio , la odio ! » Visioni truci gli attraversavano la mente : vedeva sua madre accapigliata con altre donne , con uomini luridi e bestiali , udiva grida terribili , e tremava d ' odio e di disgusto . Verso mezzanotte ebbe una crisi di lagrime ; soffocò i singhiozzi mordendo il guanciale , torse le braccia , si graffiò il petto ; si strappò dal collo l ' amuleto datogli da Olì il giorno della loro fuga da Fonni , e lo scaraventò contro il muro : oh , così avrebbe voluto strappare e buttare lontano da sé il ricordo di sua madre ! Ad un tratto si meravigliò d ' aver pianto ; s ' alzò e cercò l ' amuleto , ma non lo rimise più al collo : poi si domandò se , senza il suo amore per Margherita , avrebbe sofferto egualmente al pensiero di sua madre : si rispose di sì . Di tanto in tanto avveniva una specie di vuoto nella sua mente ; stanco di tormentarsi , allora egli vagava col pensiero dietro visioni estranee al crudele problema che lo urgeva : la voce del mare gli pareva il muggito di mille tori cozzanti invano contro la scogliera ; e per contrapposto pensava ad una foresta scossa dal vento e inargentata dalla luna , e ricordava i boschi dell ' Orthobene dove tante volte , mentre egli coglieva viole , il rumore del vento sugli elci gli aveva dato appunto l ' illusione del mare . Ma all ' improvviso il crudele problema tornava . «...E se si fosse emendata ? È lo stesso ; è lo stesso . Io devo cercarla , trovarla , aiutarla . Ella mi ha abbandonato per il mio bene , perché altrimenti io non avrei avuto mai un nome , mai un posto nella società . Rimanendo con lei sarei andato a mendicare ; sarei vissuto nella vergogna , forse ; forse sarei diventato un ladro , un delinquente ... Sì ... e così come sono non è la stessa cosa ? Non sono perduto lo stesso ? ... No , no ! Non è lo stesso ! Così sono figlio delle mie azioni . Però Margherita non vorrà esser mia , perché ... Ma perché ? ma perché ? Perché non vorrà esser mia ? Sono io forse disonorato ? Che colpa ho io ? Ella mi vuole , sì , ella mi vuole , appunto perché sono figlio delle mie azioni . Chi sa , del resto , che quella donna non sia morta ? Ah , perché mi illudo ? Essa non è morta , lo sento ; è viva , è giovane ancora , quanti anni ha adesso ? Trentatré anni , forse ; ah , è ben giovane ! » Quest ' idea lo inteneriva alquanto . « Se ella avesse cinquant ' anni non potrei perdonarle . Ma perché mi ha ella abbandonato ? Se mi avesse tenuto con sé non sarebbe più caduta : io avrei lavorato , a quest ' ora sarei un servo , un pastore , un operaio . Non conoscerei Margherita , non sarei infelice ... Mio Dio , mio Dio , fate che ella sia morta ! Ma perché faccio questa stupida preghiera ? No , ella non è morta . Ma perché dovrei io cercarla ? Non mi ha ella abbandonato ? Io sono un pazzo , e Margherita riderebbe se sapesse ch ' io combatto una così stupida lotta . Ebbene , sono io forse il primo o l ' ultimo figlio della colpa , che si innalza e si fa stimare ? Sì , ma lei è l ' ombra . Io devo cercarla e farla vivere con me , e una donna onesta non vorrà mai vivere con noi : io e lei saremo la stessa persona . Domani io devo scrivere a Margherita . Domani . Se ella mi volesse egualmente ? » Questo pensiero lo colmò di dolcezza ; ma subito dopo ne sentì tutta l ' assurdità e ricadde nella disperazione . Né l ' indomani né poi egli poté svelare a Margherita il segreto proposito che lo incalzava , lo sollevava e lo avviliva continuamente . « Glielo dirò a voce » pensava , ma sentiva che tanto meno a voce avrebbe avuto il coraggio di spiegarsi , e s ' adirava per la sua viltà , ma nello stesso tempo si confortava nella vergognosa certezza che la sua viltà appunto gli avrebbe impedito di compiere quella che egli chiamava la sua missione . A volte , però , questa missione gli appariva così eroica che l ' idea di rinunziarvi lo rattristava . « La mia vita sarebbe inutile , come per la maggior parte degli uomini , se io rinunziassi a ciò ! » pensava . Ed in quei momenti di romanticismo non gli dispiaceva la lotta fra il suo dovere terribile e il suo amore ingrandito morbosamente dalla lotta . Dopo la sera della rissa non s ' affacciò più al balcone sulla strada ; la vista delle casette , dalle quali neppure i ricorsi alla questura riuscivano a snidare le triste inquiline , gli faceva male ; tuttavia , rientrando a casa , egli vedeva spesso le due donne , o sul balcone , fra i garofani e gli stracci , o sedute sul limitare della porta . Una specialmente quella del Capo di Sopra alta e snella , coi capelli nerissimi e gli occhi d ' un turchino vivo , attirava la sua attenzione . Si chiamava Maria Rosa ; era quasi sempre ubriaca e a giorni vestiva miseramente e girava per le strade scarmigliata , scalza o in ciabatte rosse , a giorni usciva elegantemente vestita , in cappello , in mantellina di velluto viola guarnita di piume bianche , qualche volta si metteva sul balcone , fingendo di cucire , e cantava , con voce rauca , graziosi stornelli del suo paese , interrompendosi per gridare insolenze ai passanti che la molestavano coi loro scherzi , o alle vicine con le quali litigava continuamente perché ne seduceva i mariti ed i figli . La sua voce giungeva fino alla camera di Anania , ed egli l ' ascoltava con dolore . Maria Rosa gli destava rabbia e pietà , e sebbene la sapesse del tal paese , della tale famiglia , qualche volta egli tornava nella folle supposizione che ella potesse essere sua madre . Sì , dovevano per lo meno rassomigliarsi ... Ah , che triste e terribile ossessione ! Una sera poi , Maria Rosa e la compagna lo fermarono in mezzo alla strada , invitandolo a seguirle ; egli fuggì , preso da un tremito di disgusto e d ' orrore . Dio ! Dio ! Gli pareva fosse stata lei a fermarlo ... Egli studiava con ardore e scriveva lunghe lettere a Margherita . Il loro amore era perfettamente simile a centomila altri amori fra studenti poveri e signorine ricche : ma ad Anania pareva che nessuna coppia al mondo potesse amarsi come si amavano loro , e che nessun uomo avesse mai amato con l ' ardore con cui egli amava . Nonostante il dubbio che Margherita potesse abbandonarlo se egli ritrovava sua madre , era felice del suo amore ; la sola idea di riveder la fanciulla gli dava vertigini di gioia . Contava i giorni e le ore ; in tutto il suo avvenire misterioso e velato non scorgeva che un punto luminoso : l ' incontro con Margherita , al suo ritorno per Pasqua . Anche a Cagliari , durante il primo anno di liceo , egli non ebbe amici e neppure conoscenti ; quando non studiava o non vagava solitario in riva al mare , sognava sul balcone , come una fanciulla . Un giorno , verso il tramonto , salì sulle colline di monte Urpino , al di là dei campi ove i mandorli fiorivano dal gennaio , e s ' inoltrò nella pineta . Sul musco dei viali abbandonati il sole calante tra i pini rosei gettava riflessi delicati ; a sinistra s ' intravedevano prati verdi , mandorli in fiore , siepi rosse al tramonto ; a destra boschetti di pini , e chine ombrose coperte di iris . Egli non sapeva dove fermarsi , tanto i posti erano deliziosi ; colse un fascio d ' iris , e infine salì sopra una cima verde di asfodeli , dalla quale si godeva la triplice visione della città rossa al tramonto , degli stagni azzurrognoli e del mare che pareva un immenso crogiuolo d ' oro bollente . Il cielo ardeva ; la terra esalava delicate fragranze ; le nuvole azzurrastre , che disegnavano sull ' orizzonte d ' oro profili di cammelli e figure bronzee , davano l ' idea d ' una carovana e ricordavano l ' Africa vicina . Anania si sentiva così felice che sventolò il fazzoletto e si mise a gridare salutando un essere invisibile , - che era l ' anima del mare , del cielo , lo spirito dei sogni : Margherita . D ' allora in poi le pinete di monte Urpino diventarono il regno dei suoi sogni : a poco a poco egli si considerò talmente padrone del luogo che si irritava quando incontrava qualche persona nei viali solitari : spesso rimaneva nella pineta fino al cader della sera , assisteva ai rossi tramonti riflessi dal mare , o seduto fra le iris guardava il sorgere della luna , grande e gialla , fra i pini immobili . Una sera , mentre stava seduto sull ' erba di una china , al di là di un piccolo burrone , udì un tintinnio di greggie pascenti , e fu assalito da un impeto di nostalgia . Davanti a lui , al di là del burrone , il viale perdevasi in una lontananza misteriosa : i pini rosei sfumavano sul cielo puro , il musco aveva riflessi di velluto ; Venere splendeva sull ' orizzonte roseo , sola e ridente , quasi affacciatasi prima delle altre stelle per godersi la dolcezza della sera senza essere disturbata . A che pensava la solitaria stella ? Aveva un amante lontano ? Anania osò rassomigliarsi all ' astro radioso , così solo nel cielo come egli era solo nella pineta . Forse in quell ' ora Margherita guardava la stella della sera . E che faceva zia Tatàna ? Il fuoco ardeva nel focolare , e la buona vecchia preparava melanconicamente il pasto della sera , pensando al suo caro fanciullo lontano . Ed egli , egli non pensava quasi mai a lei ; egli era un ingrato , un egoista . Ah , ma che poteva farci ? Se al posto di zia Tatàna ci fosse stata un ' altra donna , il suo pensiero sarebbe volato costantemente a lei . Invece quella donna ... Dove era quella donna ? Che faceva in quell ' ora ? Scorgevano anche i suoi occhi la stella della sera ? Era morta ? Era viva ? Era ricca o mendicante ? E se fosse in carcere ? Egli si meravigliò di non arrossire a questo pensiero . Per la prima volta , dopo tanti anni , provò un senso di pietà , come quando , bambino , cercava di scaldare coi suoi piedini i piedi gelati di Olì ... Finalmente il giorno del ritorno arrivò . Egli partì , quasi oppresso dalla sua felicità : aveva paura di morire in viaggio , di non arrivare a rivedere le care montagne , la nota strada , il dolce orizzonte , il viso di Margherita ... « Se però io morissi ora » , pensava , con la fronte appoggiata alla mano , « se morissi ora ella non mi dimenticherebbe mai più ... » Fortunatamente arrivò sano e salvo ; rivide le care montagne , le valli selvaggie , il dolce orizzonte , il viso paonazzo di Nanna venuta ad incontrarlo alla stazione . Ella aspettava da più di un ' ora ; appena vide il bel volto di Anania aprì le braccia e cominciò a piangere . « Figliuolino mio ! Figliuolino mio ! » « Come la va ? Prendi ! » , egli gridò , e per impedirle di abbracciarlo le gettò addosso la valigia , un involto , un cestino . « Avanti ! Avanti ! Va avanti , passa di qui ; io devo passar di là . Andiamo . » Si mise quasi a correre , e sparve , lasciando la donna stupefatta . Ecco , ecco . Egli deve rivedere la nota strada : ella lo aspetta alla finestra , e non hanno bisogno di testimoni per rivedersi . Come le case di Nuoro sono piccole e le strade strette e deserte ! Meglio ! Fa quasi freddo , a Nuoro ! La primavera c ' è , ma è ancora pallida e delicata come una fanciulla convalescente . Ah , ecco alcune persone che s ' avanzano : fra esse è Franziscu Carchide che , riconoscendo lo studente , comincia a far gesti di gioia . Che rabbia ! « Ebbene , come stai ? Ben tornato ! Come ti sei fatto grande ! Ed elegante , poi ! E che scarpette da damerino ! quanto le hai pagate ? » Finalmente Anania è libero . Avanti , avanti ! Il suo cuore batte , batte sempre più forte . Una donna s ' affaccia al limitare di una porta , guardando curiosamente ; ma Anania passa , fugge , e da lontano sente esclamare : « È lui , sì , proprio lui ! » . Ebbene , sì , è proprio lui , che vi importa ? Ah , ecco , ecco ; ecco la strada che conduce all ' altra , alla nota , alla cara strada . Finalmente : non è un sogno ? Anania sente dei passi e si stizzisce ; è un bambino che attraversa di corsa la strada , lo urta , vola via . Egli vorrebbe correre così , ma non può , non deve . Prende anzi un aspetto rigido , composto , si accomoda la cravatta , si sbatte con due dita i risvolti del soprabito . Già ; egli ha un soprabito lungo , chiaro , elegante che lei non ha ancora veduto . Lo riconoscerà subito con quel soprabito ? Forse no . Ecco finalmente la nota strada ! Ecco il portone rosso , ecco la casa bianca con le finestre verdi . Margherita non c ' è ! Perché ? Perché , Dio mio ? Egli si ferma , palpitando . Fortunatamente la strada è deserta : solo una gallina nera passeggia , alzando molto le zampe prima di posarle per terra , e si diverte a battere il becco sul muro ... Basta , bisogna passare oltre , a scanso di essere notato da qualche occhio curioso . Egli comincia a camminare lentamente come la gallina ; e benché le finestre rimangano vuote egli non cessa di fissarle un istante , e si commuove e sente il cuore saltargli in gola . Ad un tratto gli parve di svenire . Margherita s ' era affacciata , pallida di passione , e lo guardava con occhi ardenti . Egli impallidì e non pensò neppure a salutare , a sorridere ; non pensò a nulla , e per parecchi istanti non vide che quegli occhi ardenti dai quali gli pioveva una voluttà ineffabile . Camminò automaticamente , voltandosi ad ogni passo , seguito da quegli occhi inebbrianti ; e solo quando Nanna , con la valigia sul capo , l ' involto in una mano e il cestino nell ' altra , apparve ansante in fondo alla strada , egli trasecolò , sorpreso , e affrettò il passo . PARTE SECONDA I . Era nell ' ora che volge il desìo ai naviganti ed a quelli che stanno per salpare verso ignoti lidi . Anania è fra questi . Il treno lo trasporta verso il mare ; cade una limpida sera d ' autunno , grave di melanconia ; i dentellati monti della Gallura sfumano nelle lontananze violacee , l ' aria odora di brughiere ; un ultimo paesetto appare , grigio e nero su uno sfondo di cielo rossastro . Anania guarda gli strani profili dei monti , il cielo colorato , le macchie , le roccie , e solo il timore di apparire ridicolo agli altri due viaggiatori , un prete e uno studente già suo compagno di scuola , gli impedisce di piangere . Eppoi , ormai , egli è un uomo . È vero che egli si credeva un uomo fin da quando aveva quindici anni : ma allora si credeva un uomo giovane , mentre adesso si crede un giovine vecchio . Eppure la salute e la gioventù brillano nei suoi occhi ; egli è alto , svelto , con due seducentissimi baffetti castanei dalle punte d ' oro . La sera cadeva ; già qualche stella appariva « sovra i monti di Gallura » e qualche fuoco rosseggiava tra il verde - nero delle brughiere . Addio dunque , terra natìa , isola triste , antica madre amata ma non abbastanza perché una voce potente d ' oltre mare non strappi i tuoi figli migliori dal tuo grembo , incitandoli a disertare , come aquilotti , il nido materno , la roccia solitaria . Lo studente guardava l ' orizzonte ed i suoi occhi si offuscavano a misura che s ' offuscava il cielo . Da quanti anni egli aveva sentito la voce che lo attirava lontano ! Ricordava l ' avventura con Bustianeddu , il progetto della fuga infantile ; poi i continui sogni , il desiderio mai spento di un viaggio verso la terre d ' oltre mare : eppure sul punto di lasciar l ' isola egli si sentiva triste , e si pentiva di non aver proseguito gli studi a Cagliari . Era stato così felice laggiù ! Nell ' ultimo maggio Margherita gli era apparsa tra lo splendore fantastico delle feste di Sant ' Efes , e insieme con lei , fra allegre brigate di compaesani , egli aveva trascorso ore indimenticabili . Ella era elegante , molto alta e formosa ; i suoi capelli splendenti e gli occhi turchini solcati dall ' ombra delle lunghe ciglia nere attiravano l ' attenzione dei passanti che si voltavano a guardarla . Anania , meno alto e più sottile di lei , le camminava al fianco , trepidante di piacere e di gelosia ; gli pareva impossibile che la bella creatura regale e taciturna , nei cui occhi sdegnosi brillava tutta la fierezza d ' una razza dominatrice , si abbassasse ad amarlo e neppure a guardarlo . Margherita parlava poco ; non era civetta , non cambiava aspetto né voce , quando gli uomini le rivolgevano lo sguardo o la parola ; e Anania l ' amava anche per questo , e non vedeva che lei , non guardava altra donna che per paragonarla a lei e trovarla inferiore ; e più egli diventava uomo e lei donna , e più la passione lo infiammava : spesso gli sembrava impossibile che anni ed anni dovessero ancora passare prima che ella diventasse sua . Durante le ultime vacanze si erano spesso trovati soli , nel cortile di Margherita , favoriti dalla serva che facilitava la loro corrispondenza . Di solito essi tacevano , ma mentre Margherita , o per paura o per pudore tremava , vigile e melanconica , Anania sorrideva completamente dimentico del tempo , dello spazio , delle cose e delle vicende umane . « Perché non mi ripeti le parole che mi scrivi ? » , le domandava . « Taci ! ... Ho paura ... » « Di che ? Se tuo padre ci sorprende io mi getterò per terra , gli dirò : " no , non facciamo del male ; siamo già uniti per l 'eternità..." . Non aver paura ; io sarò degno di te , io ho un avvenire davanti ... Io sarò qualche cosa ! » Margherita non rispondeva , e vedendola così bella e gelida , con gli occhi illuminati dalla luna come gli occhi di perla d ' un idolo , egli non osava baciarla , ma la fissava silenzioso e sussultava , non sapeva bene se di angoscia o di felicità . « Il mare è calmo . Dio sia lodato ! » , disse uno dei viaggiatori . Anania si scosse dai suoi ricordi e guardò la distesa verde - dorata del mare , che nel crepuscolo pareva una pianura illuminata dalla luna . Le rovine d ' una chiesetta , un sentiero attraverso le macchie , perduto sull ' estremo limite della costa , quasi tracciato da un sognatore che l ' avesse condotto fin laggiù con la speranza di proseguirlo sul velluto marezzato delle onde , attirarono gli sguardi di Anania . Egli pensò a Renato del quale gli parve intravedere il triste profilo su una roccia guardante il mare ... No , non è lui , è un altro eroe di Chateaubriand , Eudoro , che sulle roccie marine della Gallia selvaggia sogna le rose dell ' Ellade lontana ... Ebbene , no , non è neppure Eudoro ... è un poeta che si domanda : Questa roccia granitica erta sul mar che fa ? ... Ma la roccia , la chiesetta ed il sentiero sono già spariti e con essi il profilo dell ' incerto personaggio ... La tristezza dello studente aumentava : domande gravi e inutili gli attraversavano la mente , cadevano senza risposta , come pietre buttate nell ' acqua . Perché non poteva egli fermarsi su quella costa selvaggia , dolcemente melanconica , e perché il profilo intraveduto sulla roccia non poteva essere il suo ? Perché non poteva egli costrurre una casa sulle rovine della chiesetta ? Perché pensava a queste stupide romanticherie , perché andava a Roma , perché studiava , perché studiava leggi ? Chi era lui ? Che cosa era la vita , la nostalgia , l ' amore , la tristezza ? Che cosa faceva Margherita ? Perché egli l ' amava ? E perché suo padre era servo ? E perché suo padre lo aveva replicatamente avvertito di visitare , appena giunto a Roma , quei luoghi dove si conservano monete d ' oro ritrovate sotterra o nelle antiche rovine ? Suo padre era o no un delinquente , o un pazzo affetto dall ' idea fissa dei tesori ? Che aveva egli ereditato da suo padre ? L ' idea fissa in forma diversa ? Era dunque soltanto un ' idea fissa , una malattia mentale , il pensiero costantemente rivolto a quella donna ? Ma trovavasi ella veramente a Roma , e la ritroverebbe egli ? « Anninia [ 22 ] » , disse con voce beffarda l ' altro studente , dando ad Anania il nomignolo che i compagni gli avevano affibbiato , « fai la nanna ? Su , via , non piangere , la vita è fatta così : un biglietto per viaggio circolare , con diritto di fermate più o meno lunghe . Consolati almeno che il mal di mare non verrà a interrompere i tuoi sogni d 'amore...» Infatti il mare era calmissimo e la traversata cominciò coi migliori auspici . La luna nuova calava illuminando fantasticamente le coste e la roccia enorme di Capo Figari , sentinella ciclopica vigilante il melanconico sonno dell ' isola abbandonata . Addio , addio , terra d ' esilio e di sogni ! Anania rimase immobile , appoggiato al parapetto del piroscafo , finché l ' ultima visione di Capo Figari e delle isolette , sorgenti azzurre dalle onde come nuvole pietrificate , svanirono tra i vapori dell ' orizzonte ; poi sedette sulla panchina , battendosi dispettosamente un pugno sulla fronte per ricacciar dentro le lagrime che gli velavano gli occhi ; e rimase lì , pallido e sconvolto , intirizzito dalla brezza umida , finché vide la luna , rossa come un ferro rovente , calare in una lontananza sanguigna . Finalmente si ritirò , ma tardò ad assopirsi ; gli pareva che il suo corpo s ' allungasse e si restringesse incessantemente , e che una interminabile fila di carri passasse sopra il suo petto indolenzito ; i più tristi ricordi della sua vita gli tornarono in mente : gli sembrava di udire , nello scroscio delle acque frante dal piroscafo , il rumore del vento sopra la casetta della vedova , a Fonni ... Oh , come , come la vita era triste , inutile e vana ! Che cosa era la vita ? Perché vivere ? Così , tristemente , si assopì ; ma svegliandosi si sentì un altro , agile , forte , felice . Si era addormentato in un tetro paese di dolore , fra onde livide vigilate da una luna sanguigna : si svegliava in mezzo ad un paese d ' oro , in un paese di luce , - vicino a Roma . « Roma ! » , pensò , palpitando di gioia . « Roma , Roma ! Patria eterna , abisso d ' ogni male e fonte d ' ogni bene ! » Gli pareva di poterla abbracciare tutta , di muovere alla conquista del mondo intero . Già a Civitavecchia , attraversando la città umida e nera sotto il cielo mattutino , tutto gli sembrava bello , e diceva allo studente Daga : « Vedi , mi par d ' essere nel vestibolo d ' una grotta marina meravigliosa » . Il Daga , che aveva già vissuto un anno a Roma , sorrideva beffardo , invidiando l ' entusiasmo enfatico del suo compagno . L ' arrivo rombante del diretto diede al giovane provinciale sardo un senso di terrore , la prima impressione vertiginosa d ' una civiltà quasi violenta e distruggitrice . Gli parve che il mostro dagli occhi rossi lo portasse via , come il vento porta la foglia , lanciandolo nel turbine della vita . A Roma i due studenti andarono ad abitare al terzo piano di una casa in Piazza della Consolazione , presso una vedova , madre di due graziose ragazze telegrafiste , maestre , dattilografe , civette . I due studenti dormivano nella stessa camera , vasta , ma poco allegra , divisa da una specie di paravento formato con una coperta gialla ; la loro finestra guardava su un cortile interno . La prima volta che Anania guardò da quella finestra provò un senso disperato di sgomento . Non vedeva che muri altissimi , d ' un giallo sporco , bucati da lunghe finestre irregolari , e panni miseri , d ' un candore equivoco , appesi a fili di ferro ; uno di questi fili , con anelli scorrevoli , dai quali pendevano laccetti di spago attorcigliati , passava davanti alla finestra degli studenti . Mentre Anania guardava con disperata tristezza i muri perdentisi sul pallido cielo della sera , Battista Daga scosse il filo e cominciò a ridere : « Guarda , Anninia , guarda come gli anelli e i laccetti di spago ballano . Sembrano vivi . Così è la vita : un filo di ferro attraverso un cortile sporco : gli uomini si agitano , sospesi sopra un abisso di miserie » . « Non rompermi le scatole » , disse Anania , « sono abbastanza melanconico ! Usciamo , mi par di soffocare . » Uscivano , camminavano , si stancavano , storditi dal rumore delle carrozze e dallo splendore dei lumi , dal passaggio violento e dal rauco urlo delle automobili . Anania si sentiva triste , tra la folla ; gli pareva d ' essere solo in un deserto , e pensava che se si fosse sentito male e avesse gridato nessuno lo avrebbe udito e soccorso . Ricordava Cagliari con nostalgia struggente ; oh , balcone incantato , orizzonte marino , dolce occhio di Venere ! qui non esistevano più né stelle , né luna , né orizzonte : solo un disgustoso ammasso di pietre , un pullulamento di uomini che allo studente barbaricino parevano d ' una razza diversa e inferiore alla sua . Veduta attraverso lo sbalordimento , la stanchezza dei primi giorni , la suggestione melanconica del buio appartamentino di Piazza della Consolazione , Roma gli dava una tristezza quasi morbosa ; nella città vecchia , dalle vie strette , dalle botteghe puzzolenti , dagli interni miserabili , dalle porte che parevano bocche di caverne , dalle scalette che sembrava si perdessero in un tenebroso luogo di dolore , egli ricordava i più miseri villaggi sardi ; nella Roma nuova si sentiva smarrito , tutto gli appariva grande , le strade tracciate dai giganti per giganti , le case montagne , le piazze tancas sarde ; anche il cielo era troppo alto e troppo profondo . Anche all ' Università , dove egli cominciò a frequentare assiduamente i corsi di Diritto civile e penale e le lezioni di Enrico Ferri , lo aspettava una delusione . Gli studenti non facevano altro che rumoreggiare e ridere e beffarsi di tutto . Pareva si beffassero della vita stessa . Specialmente nell ' aula IV , mentre si aspettava il Ferri , il chiasso e il divertimento oltrepassavano il limite ; qualche studente saliva sulla cattedra e cominciava una parodia di lezione accolta da urli , fischi , applausi , grida di « Viva il Papa » , « Viva Sant ' Alfonso de ' Liguori » , « Viva Pio IX » . Qualche volta lo studente , dalla cattedra , con una faccia tosta indescrivibile imitava il miagolar del gatto o il canto del gallo . Allora le grida e i fischi raddoppiavano ; venivano lanciate pallottole di carta , pennine , fiammiferi accesi , finché l ' arrivo del professore , accolto da applausi assordanti , metteva fine alla scena . Anania si sentiva solo , triste fra tanta gioia , e gli sembrava di appartenere ad un mondo diverso da quello ove era costretto a vivere . Solo quando il professore cominciava a parlare , egli provava una commozione profonda , quasi un senso di gioia . Fantasmi di delinquenti , di suicidi , di donne perdute , di maniaci , di parricidi , passavano , evocati dalla voce possente del professore , davanti al pensiero turbato di Anania . E fra tante figure egli ne distingueva una , che passava e ripassava davanti a lui , ad occhi bassi . Ma invece di fissarla con orrore egli la guardava con pietà , col desiderio di stenderle la mano . Una sera lui e il Daga attraversavano Via Nazionale : lo splendore delle lampade elettriche si fondeva col chiarore della luna : le finestre del palazzo della Banca erano tutte vivamente illuminate . « Sembra , che tutto l ' oro racchiuso nella Banca brilli attraverso le finestre » , disse Anania . « Ma bbraaavooo ! Si vede che la mia compagnia ti dirozza . » « Sono più che mai romantico stasera . Andiamo al Colosseo ! » Andarono . Si aggirarono a lungo nel divino mistero del luogo , guardando la luna attraverso ogni arco ; poi sedettero su una colonna lucente e sospirarono entrambi . « Io sento una gioia simile al dolore , » disse Anania . Il Daga non rispose , ma dopo un lungo silenzio disse : « Mi sembra d ' essere nella luna . Non ti pare che nella luna si debba provare ciò che si prova qui , in questo gran mondo morto ? » . « Sì » , disse Anania , con voce flebile . « Questa è Roma . » Al ritorno passarono ancora per Via Nazionale . Chiacchieravano in dialetto . Era tardi , e su e giù , attraverso i marciapiedi quasi deserti vagavano molte farfalle notturne , così le chiamava il Daga . A un tratto una di esse passò accanto a loro e li salutò in dialetto sardo . « Bonas tardas , pizzoccheddos ! » Era alta , bruna , con grandi occhi cerchiati : la luce elettrica dava al suo piccolo viso , emergente dal collo di pelo d ' un soprabito chiaro , un pallore cadaverico . Come a Cagliari , la sera in cui Rosa e la compagna lo avevano fermato , Anania sussultò , preso da un senso d ' orrore , e trascinò via il Daga che rispondeva insolentemente alla donna . Era lei ? Poteva esser lei ? Era una sarda ... poteva esser lei ! II . Sdraiato sul suo lettuccio , dopo ore ed ore di amarezza , di dubbio , di opprimente melanconia , egli pensava : « È inutile illudermi : non sono pazzo , no ; ma non posso più vivere così ; bisogna ch ' io sappia ... Oh , fosse morta ! fosse morta ! Bisogna che io cerchi . Non sono venuto a Roma per questo ? Domani ! domani ! Dal giorno che arrivai ripeto questa parola , e l ' indomani arriva ed io non faccio niente . Ma che posso fare ? Dove devo andare ? E se la trovo ? » . Ah , era di questo che egli aveva paura . Non voleva neppur pensare a quanto poteva accadere dopo ... Improvvisamente si domandò : « E se mi confidassi col Daga ? Se io ora gli dicessi : " Battista , devo uscire , devo recarmi in questura per chiedere informazioni ... " . Ah , non ne posso più ! Sono tanti e tanti anni che io trascino con me questo peso : ora vorrei liberarmene , gettarlo via come si getta un carico opprimente ... liberarmene , respirare ... Bisogna snidarlo questo verme roditore . Mi diranno che sono uno stupido , mi convinceranno che lo sono , mi diranno di smettere ... Ebbene , tanto meglio se mi convinceranno ... Che giornata triste ! Il cielo si abbassa ... si abbassa sempre più ... Avrei sonno ? Bisogna ch ' io vada subito » . Pioveva dirottamente . Anche il Daga sonnecchiava sul suo lettuccio , al di là del paravento . « Battista » , disse Anania , sollevandosi , col gomito sul guanciale , « tu non esci ? » «No.» « Mi presti il tuo ombrello ? » Sperava che il compagno gli chiedesse dove voleva andare , con quel tempo orribile , ma il Daga disse : « Non potresti farmi il piacere di comprartene uno ? » Anania sedette sul letto , rivolto al paravento , e mormorò : « Devo andare in questura ... » . E sperò ancora che una voce fraterna gli chiedesse il suo segreto ... Ecco , egli palpitava già pensando come cominciare ... Ma attraverso il paravento una voce beffarda chiese : « Vai a far arrestare la pioggia ? » . Il segreto gli ripiombò sul cuore , più amaro e grave di prima . Ah , non un paravento , ma una muraglia insuperabile lo divideva dalla confidenza e dalla carità del prossimo . Non doveva chiedere né aspettare aiuto da nessuno ; doveva bastare a se stesso . S ' alzò , si pettinò accuratamente e cercò nel cassetto la sua fede di nascita . « Prendilo pure , l ' ombrello . Ma perché vai ? » , chiese l ' altro , sbadigliando . Egli non rispose . Sulle scale buie si fermò un momento , ascoltando lo scroscio sonoro dell ' acqua sull ' invetriata del tetto : pareva il rombo d ' una cascata , che dovesse di momento in momento precipitarsi entro la casa , già inondata dal fragore dell ' imminente rovina . Una tristezza mortale gli strinse il cuore . Uscì e vagò lungamente per le strade lavate dalla pioggia : salì su per una viuzza deserta , passò sotto un arco nero , guardò con infinita tristezza i chiaroscuri umidi di certi interni , di certe piccole botteghe , nella cui penombra si disegnavano pallide figure di donne , di uomini volgari , di bimbi sudici : antri ove i carbonari assumevano aspetti diabolici , dove i cestini di erbaggi e di frutta imputridivano nell ' oscurità fangosa , ed il fabbro e il ciabattino e la stiratrice si consumavano nei lavori forzati , in un luogo di pena più triste della galera stessa . Anania guardava : ricordava la catapecchia della vedova di Fonni , la casa del mugnaio , il molino , il misero vicinato e le melanconiche figure che lo animavano ; e gli pareva d ' esser condannato a viver sempre in luoghi di tristezza e tra immagini di dolore . Dopo un lungo ed inutile vagabondare rientrò a casa e si mise a scrivere a Margherita . « Sono mortalmente triste : ho sull ' anima un peso che mi opprime e mi schiaccia . Da molti anni io volevo dirti ciò che ti scrivo adesso , in questo triste giorno di pioggia e di melanconia . Non so come tu accoglierai la rivelazione che sto per farti ; ma qualunque cosa tu possa pensare , Margherita , non dimenticare che io sono trascinato da una fatalità inesorabile , da un dovere che è più terribile d ' un delitto ... » Arrivato alla parola « delitto » si fermò e rilesse la lettera incominciata . Poi riprese la penna , ma non poté tracciare altra parola , vinto da un gelo improvviso . Chi era Margherita ? Chi era lui ? Chi era quella donna ? Cosa era la vita ? Ecco che le stupide domande ricominciavano . Guardò lungamente i vetri , il filo di ferro , gli anellini ed i lacci bagnati e saltellanti su uno sfondo giallastro , e pensò : « Se mi suicidassi ? » , Lacerò lentamente la lettera , prima in lunghe striscie , poi in quadrettini che dispose in colonna , e tornò a fissare i vetri , il filo di ferro , i laccetti che parevano marionette . Rimase così finché la pioggia cessò , finché il compagno lo invitò ad uscire . Il cielo si rasserenava ; nell ' aria molle vibravano i rumori della città rianimatasi , e l ' arcobaleno s ' incurvava , meravigliosa cornice , sul quadro umido del Foro Romano . Al solito , i due compagni salirono per Via Nazionale e il Daga si fermò a guardare i giornali davanti al Garroni , mentre Anania proseguiva distratto , andando incontro ad una fila ciangottante di chierici rossi , uno dei quali lo urtò lievemente . Allora egli parve destarsi da un sogno , si fermò e aspettò il compagno , mentre i chierici s ' allontanavano , e il riflesso dei loro abiti scarlatti dava uno splendore sanguigno al lastrico bagnato . « Nella mia infanzia ho conosciuto il figliuolino d ' un bandito famoso ; il bimbo era già arso da passioni selvaggie , e si proponeva di vendicare suo padre . Ora invece ho saputo che si è fatto frate . Come tu spieghi questo fatto ? » , domandò Anania . « Quell ' individuo è pazzo ! » , rispose il Daga con indifferenza . « Ebbene , no ! » , riprese Anania animandosi . « Noi spieghiamo o vogliamo spiegare molti misteri psicologici , dando il titolo di matto all ' individuo che ne è soggetto . » « Per lo meno , però , è un monomaniaco . D ' altronde anche la pazzia è un mistero psicologico complicato ; un albero il cui ramo più potente è la monomania . » « Ebbene , ammetto . Ma l ' individuo in questione aveva la monomania del banditismo ; aggiungi , monomania atavica . Facendosi frate egli , sebbene uomo quasi primitivo , ha voluto liberarsi dal suo male ... » « E finirà con l ' impazzire davvero , quel frate . Un uomo cosciente , colto dal malanno di un ' idea fissa qualunque , deve liberarsene secondandola . » « Tu forse hai ragione » , disse Anania , pensieroso . E non parlò più finché non arrivarono all ' angolo di Via Agostino Depretis . Allora disse , svoltando strada : « Voglio prendere ... mi hanno incaricato di prendere l ' indirizzo di una persona ... Devo andare in questura » . Il compagno lo seguì , curioso . « Chi è questa persona ? Chi ti ha incaricato ? È del tuo paese ? » Ma Anania non si spiegava . Arrivati davanti a Santa Maria Maggiore il Daga dichiarò che non sarebbe andato oltre . « Allora aspettami qui » , disse Anania , senza fermarsi , « ti dirò poi ... » Messo in curiosità il Daga lo seguì per un tratto , poi lo aspettò sulla gradinata della chiesa . « Il dado è gettato ? » chiese con enfasi , quando Anania ricomparve . Ma nonostante le sue domande e i suoi scherzi non riuscì a sapere che cosa il suo compagno era andato a fare in questura . Appoggiato al muro Anania guardava l ' orizzonte e ricordava la sera in cui , bambino , era salito sulle falde del Gennargentu ed aveva veduto un pauroso cielo tutto rosso , animato da spiriti invisibili . Anche adesso sentiva un mistero aleggiargli intorno , e la città gli sembrava una foresta di pietra attraversata da fiumi pericolosi , e sentiva paura . III . Sì , come si legge nelle vecchie storie romantiche , il dado era gettato . La questura , dopo la domanda e le indicazioni di Anania , fece ricerca di Rosalia Derios , e verso la fine di marzo informò lo studente che al numero tale di Via del Seminario , all ' ultimo piano , abitava una donna sarda , affitta - camere , il cui passato e i connotati corrispondevano a quelli di Olì . Questa signora si chiamava , o si faceva chiamare , Maria Obinu , nativa di Nuoro . Abitava in Roma da quattordici anni , e nei primi tempi aveva vissuto un po ' irregolarmente . Da qualche anno , però , menava vita onesta - almeno in apparenza - affittando camere mobiliate e facendo pensione . Anania non si commosse troppo nel ricevere queste informazioni . I connotati combinavano ; egli non ricordava precisamente la fisonomia di sua madre , ma ricordava che ella era alta , coi capelli neri e gli occhi chiari : e la Obinu era alta , coi capelli neri e gli occhi chiari . Inoltre egli sapeva che a Nuoro non esisteva alcuna famiglia Obinu , e che nessuna donna nuorese viveva e affittava camere a Roma . Evidentemente quindi la Obinu falsava il suo nome e la sua origine ... Tuttavia egli sentì che la donna indicatagli dalla questura non era , non poteva essere sua madre ; questa non viveva a Roma dal momento che la questura non riusciva a scoprirla . Dopo giorni e mesi di attesa e di ansia , egli provò come un senso di liberazione . La primavera penetrava anche nel cortile melanconico di Piazza della Consolazione , in quell ' enorme pozzo giallo esalante odori di vivande , animato dal canto delle serve e dal gorgheggio dei canarini prigionieri . L ' aria era tiepida e dolce ; sul cielo azzurro passavano nuvolette rosee , e il vento portava fragranze di rose e di viole . Affacciato alla finestra , Anania si abbandonava ai suoi sogni nostalgici . L ' odore delle viole , le nuvole rosee , il tepore della primavera , tutto gli ricordava la terra natìa , i vasti orizzonti , le nuvole che dalla finestra della sua cameretta egli vedeva affacciarsi o tramontare fra gli elci dell ' Orthobene . Poi ricordava la pineta di monte Urpino , il silenzio delle cime coperte d ' asfodeli e di iris violette , il mistero dei viali vigilati dal puro sguardo delle stelle . E la figura diletta di Margherita dominava i freschi paesaggi natii , circondata di asfodeli e di gigli selvatici , coi capelli di rame sfumati nel fulgore del cielo metallico . La primavera romana non lo commoveva che per le rimembranze : gli sembrava una primavera artificiale , troppo ardente e luminosa , troppo abbondante di fiori e di profumi . Piazza di Spagna , ornata come un altare , con la scalinata coperta di petali di rose mosse dalla brezza , il Pincio con gli alberi avvolti di fiori violacei , le vie profumate dai cestini di narcisi e di ranuncoli che le fioraie , ferme sull ' orlo dei marciapiedi , offrivano ai passanti , - tutta questa ostentazione , tutto questo mercato della primavera , dava allo studente l ' idea di una festa banale , che a lungo andare rattristava e disgustava . La primavera palpitava al di là dell ' orizzonte ; giovinetta selvaggia e pura ella scorrazzava attraverso le tancas coperte d ' erbe alte aromatiche , e cantava con gli uccelli palustri in riva ai torrenti , e scherzava coi mufloni e con le lepri , fra i ciclamini , sotto le immense quercie sacre ai vecchi pastori della Barbagia , e si addormentava all ' ombra delle roccie fiorite di musco , nei voluttuosi meriggi , mentre intorno al suo letto di felci e di pervinche gli insetti dorati ronzavano amandosi , e le api suggevano le rose canine estraendone il miele amaro ; amaro e dolce come l ' anima sarda . Anania amava e viveva in questa primavera lontana ; seduto accanto alla finestra guardava le nuvolette rosee , e s ' immaginava di essere un prigioniero innamorato . Una sonnolenza piacevole gli velava lo spirito , togliendogli la forza e la volontà di pensare a determinate cose . Le idee venivano e passavano nella sua mente , - così come le persone passano per la via ; lo interessavano per un attimo , ma non si fermavano ed egli le dimenticava subito . Più che mai amava la solitudine ; e persino la presenza del compagno lo irritava , anche perché il Daga lo derideva continuamente . « Noi vediamo la vita sotto aspetti ben diversi » , gli diceva , « cioè io la vedo e tu non la vedi . Io sono miope e vedo , attraverso lenti fortissime , le cose e le umane vicende , nitidamente , rimpicciolite ; tu sei miope e non possiedi neppure un paio d 'occhiali.» Talvolta infatti pareva ad Anania di aver un velo davanti agli occhi ; egli viveva di diffidenza e di dolore . Anche la sua passione per Margherita , in fondo , era composta di tristezza e di paura . Un giorno , agli ultimi di maggio , egli sorprese il compagno stretto in tenero amplesso con la maggiore delle padroncine . « Sei un bruto » , gli disse con disprezzo . « Non amoreggi anche con l ' altra sorella ? Perché ti burli di entrambe ? » « Scusami , stupido : son loro che vengono a buttarmisi fra le braccia , le posso respingere ? » , chiese cinicamente il Daga . « Poiché il mondo è diventato un gambero , profittiamone . Ora son le donne che seducono gli uomini ; ed io sarei più stupido di te se non mi lasciassi sedurre ... fino ad un certo punto ... » « Ma perché certe cose non accadono che a certi tipi ? A me no , per esempio . » « Perché agli asini non può succedere ciò che succede agli uomini : eppoi le nostre soavi padroncine hanno , in fondo , l ' onesto desiderio di trovarsi un marito e sanno che tu sei fidanzato . » « Io fidanzato ?...», gridò Anania , « chi lo ha detto ? » « Chi lo sa ? E di una Margherita , anche , che questa volta , meno male , va gettata ante asinos . » « Ti proibisco di ripetere quel nome ! » , proruppe Anania , andando addosso al Daga . « Capisci , te lo proibisco ! » « Abbassa le dita , ché mi cavi gli occhi ! Il tuo amore è feroce ! » Fremente di collera Anania si mise a impacchettare i suoi libri e le sue carte . « Ah » , diceva , a denti stretti , « me ne vado subito , subito . Io non so vivere fra gente curiosa e volgare . » « Addio , dunque ! » , disse Battista , gettandosi sul letto . « Ricordati almeno che nei primi giorni che siamo giunti , se non c ' ero io rimanevi vilmente schiacciato da una carrozza . » Anania uscì , col cuore gonfio di fiele : si diresse automaticamente verso il Corso , e quasi senza avvedersene si trovò in Via del Seminario . Era un pomeriggio ardente ; lo scirocco sbatteva le tende dei negozi : l ' aria odorava di vernici , di droghe e di vivande . Anania sentiva i suoi nervi fremere come corde metalliche . In Via del Seminario passò in mezzo a uno stormo di chierici e di preti dalle mantelline svolazzanti e mormorò dispettosamente : « Corvi ! » , A un tratto , accanto a una piccola porta che dava su un andito buio , egli vide un numero , il numero della casa ove abitava Maria Obinu . Entrò , salì all ' ultimo piano e suonò . Una donna alta e pallida , vestita di nero , aprì : egli si turbò , sembrandogli di aver veduto altra volta i grandi occhi verdastri di lei . « La signora Obinu ? » « Sono io » , rispose la donna con voce grave , « No » , egli pensò , « non è lei ; non è la sua voce . » Entrò . La Obinu gli fece attraversare un piccolo vestibolo buio e lo introdusse in un salottino grigio e triste ; egli si guardò attorno , vide una testa di cervo e una pelle di muflone attaccate al muro , e immediatamente sentì i suoi dubbi rinascere . « Vorrei una camera ; io sono sardo , studente » , disse , esaminando la donna da capo a piedi . Ella era pallida e scarna , col collo lungo , il naso affilato quasi trasparente ; ma i folti capelli neri , pettinati ancora alla sarda , cioè a trecce strette appuntate fortemente sulla nuca , le davano un ' aria graziosa . « Lei è sardo ? Ho piacere ... » , rispose disinvolta . « Adesso non ho camere disponibili , ma se lei può pazientare una quindicina di giorni , ho una signorina inglese che deve partire ... » Egli chiese ed ottenne di veder la camera ; il letto stava al centro , fra due cataste di libri vecchi e d ' oggetti antichi ; entro una vasca di gomma , ancora piena d ' acqua insaponata , olezzava un fascio di gaggie ; dalla finestra si scorgeva un giardinetto melanconico . Sul tavolino Anania vide , fra gli altri , un volumetto che egli amava con passione dolorosa . Erano i versi di Giovanni Cena : Madre . « Ho bisogno di andar subito via dalla casa dove sto ; prenderò questa camera , ma intanto , non potrebbe darmene un ' altra , fosse anche un buco ?...» Rientrarono nel salottino , ed egli si fermò a guardare la testa imbalsamata del cervo . « È un ricordo di mio padre , che era cacciatore » , disse la donna , sorridendo con bontà . « È di Nuoro , lei ? » « Sì , ma sono nata là per caso . » « Anch ' io sono nato per caso nel villaggio di Fonni » , egli disse , guardandola in viso . « Sì , sono nato a Fonni ; mi chiamo Anania Atonzu Derios . » Ella non batté palpebra . « No , non è lei ! » , egli pensò , e si sentì felice . « Per questi quindici giorni le darò la mia camera » , disse finalmente la Obinu , cedendo alle insistenze di lui , ed egli accettò . La cameretta pareva la cella d ' una monaca ; il lettino candido , odorante di spigo , ricordava i semplici giacigli di certe patriarcali abitazioni sarde . E come in quelle abitazioni , Maria Obinu aveva appeso lungo le pareti grigie della sua camera una fila di quadretti e di immagini sacre ; tre ceri , poi , e tre crocefissi , un ramo d ' olivo e un rosario che pareva di confetti , pendevano in capo al letto ; in un angolo ardeva una lampadina davanti ad una immagine dove le Sante Anime del Purgatorio , tinte di livido da un lapis turchino , pregavano tra fiamme insanguinate da un lapis rosso . Anania prese possesso della camera , e ben presto fu riassalito dai suoi dubbi . Perché la Obinu gli cedeva la sua camera ? perché si mostrava così premurosa con lui ? Mentre egli metteva a posto i suoi libri , Maria bussò e , senza avanzare , gli domandò se desiderava che la lampadina delle « Sante Anime » venisse spenta . « No » , egli rispose con voce forte , « venga avanti , anzi , che le faccio vedere una cosa . » Ella entrò , pallida , sorridente ; pareva avesse sempre conosciuto il suo inquilino e gli volesse bene . Egli teneva fra le mani uno strano oggetto , un sacchettino di stoffa unta , attaccato ad una catenina annerita dal tempo . Disse , mettendosi l ' amuleto al collo : « Veda , anche io sono devoto , questa è la ricetta di San Giovanni , che allontana le tentazioni . » La donna guardava . Improvvisamente cessò di sorridere , ed Anania sentì il suo cuore battere forte . « Lei non crede a queste cose ? » , domandò Maria . « Ebbene , se non ci crede , almeno non se ne burli . Sono cose sacrosante . » Steso sul lettino odorante di spigo , Anania pensava continuamente al suo segreto . ... E se Maria Obinu era Olì ? Se era lei ? Così vicina e così lontana ! qual filo misterioso lo aveva condotto fino a lei , fino al guanciale su cui ella doveva qualche volta piangere ricordando il figliuolo abbandonato ? Che strana cosa la vita ! Egli era dunque giunto così al suo destino , solo per forza di una volontà misteriosa che lo aveva guidato quasi a sua insaputa . Ma non era pazzo , dunque ? Che sciocchezze , che puerilità ! No , non era lei , non poteva esser lei . Ma se lo era ? Se ella già sapeva di essere vicina a suo figlio , mentre egli si dibatteva nel dubbio ? No , non poteva essere lei . Una madre non può non tradirsi , non può non gridare nel rivedere suo figlio . Era assurdo . - Sciocchezze , idee convenzionali . Una donna sa dominarsi anche tra le più violente emozioni . Essa , poi , che aveva abbandonato e buttato via la sua creatura ! Appunto per questo doveva tradirsi , gridare , sussultare . Una madre è sempre una madre . Eppoi Olì , una selvaggia , una semplice figlia della natura , non poteva aver assimilato la perfidia delle donne di città , tanto da fingere come una commediante , da sapersi dominare così ! Impossibile . Era assurdo , Maria Obinu era Maria Obinu , simpatica donna , mite e incosciente , che aveva avuto la fortuna , più che la forza , di emendarsi . Non poteva esser lei . Ma intanto egli ricordava la prima notte passata a Nuoro e il bacio furtivo di suo padre , e di momento in momento aspettava che l ' uscio s ' aprisse , e un ' ombra si avanzasse , nel chiarore della lampadina , e un bacio rivelatore gli sfiorasse la fronte ! ... « E se ciò fosse ... che farei io ? » si chiedeva trepidando . I rumori della città si affievolivano , s ' allontanavano , quasi ritirandosi anch ' essi , stanchi , verso un luogo di riposo . Anania sentì rientrare i tardivi inquilini , poi tutto fu silenzio , nella casa , nella via , nella città . Ed egli vegliava ancora ! Ah , forse quella lampadina ? ... « Ora la spengo ... » Si alzò . Un rumore , un fruscio ... È l ' uscio che si apre ? Oh , Dio ! Egli si gettò nuovamente sul letto , chiuse gli occhi e attese . Il cuore e la gola gli pulsavano febbrilmente . Ma l ' uscio rimase chiuso , ed egli si calmò e rise di sé . Però non spense la lampadina . IV . Roma , 1 giugno Margherita mia Ricevo in questo momento la tua lettera e rispondo subito . Sono un po ' stordito ; in questi giorni ho almeno una ventina di volte preso in mano la penna per scriverti , senza riuscirci . Eppure ho tante cose da dirti . Ho cambiato casa : sto presso una signora sarda che dice di esser nata a Nuoro , è una buona donna , simpatica , molto devota ; ha per me delle cure veramente materne , tanto che mi ha dato la sua camera in attesa della partenza d ' una bellissima signorina inglese che deve cedermi la sua . Questa Miss rassomiglia a te in modo straordinario ; ti scongiuro però di non esser gelosa : 1 . - perché io sono pazzamente innamorato di una signorina nuorese ; 2 . - perché Miss deve partire fra otto giorni ; 3 . - perché è matta da legare ; 4 . - perché é fidanzata ; 5 . - perché io sono sotto la salvaguardia di tutte le sante ed i santi del cielo appesi alle pareti della mia camera , nonché delle Anime Sante del Purgatorio illuminate giorno e notte da una mariposa . Presso la mia nuova padrona abitano altri stranieri che vanno e vengono , e un sarto piemontese , elegantissimo e coltissimo , e un commesso viaggiatore , che per le bugie che dice mi ricorda il colendissimo signor Francesco Carchide di Nuoro , tuo sfortunato pretendente . La signora Obinu tiene poi una vecchia cuoca sarda , che sta a Roma da oltre trent ' anni ed ancora non ha appreso l ' italiano . Povera vecchia zia Varvara ! Essa è nera e piccina come una jana [ 23 ] : conserva gelosamente nel baule il suo costume natìo , ma veste un ridicolo abito comprato a Campo dei Fiori . Spesso io vado a trovarla , nella cucina buia e torrida , ed essa mi domanda notizie delle persone del suo paese , e crede che il mare sia sempre in tempesta come l ' unica volta in cui ella lo attraversò . Per lei Roma è un luogo dove tutte le cose son care , e dove si può morire da un momento all ' altro investiti da una vettura . Mi domandò se da noi si fa ancora il pane in casa ; risposi di sì ed essa si mise a piangere , ricordando gli scherzi e il divertimento dei giorni nei quali si cuoceva il pane , a casa sua . Poi volle sapere se i pastori mangiano ancora seduti per terra , sotto gli alberi . Come sospirava ricordando un banchetto di Pasqua , a cui prese parte quarant ' anni or sono , in un ovile del Goceano ! Qui fa già molto caldo , ma verso sera , di solito , l ' aria si rinfresca : io passeggio lungo le rive del Tevere , e sto ore ed ore a guardare l ' acqua corrente , rivolgendo a me stesso delle domande perfettamente inutili . Nelle sere tranquille il gran fiume è tutto latteo , e riflette i lumi , i ponti , la luna , come un marmo levigato . Io rassomiglio il corso perenne dell ' acqua al mio amore per te ; così , continuo , silenzioso , travolgente , inesauribile . Perché , perché tu non sei qui con me , Margherita mia ? Già tutte le cose mi sembrano più interessanti quando io le guardo pensando a te ; ah , come dunque mi parrebbero belle se potessi vederle riflesse dai tuoi occhi adorati ! Ma quando dunque , ma quando si potrà avverare il sogno tormentoso e delizioso delle anime nostre ? In certi momenti mi pare impossibile che io possa vivere ancora tanto tempo diviso da te , ed uno spasimo indicibile mi fa tremare il cuore ; poi trasalisco di gioia al pensare che fra due mesi ci rivedremo . O mia Margherita , mio fiore adorato , io non so esprimerti ciò che sento , e mi pare che nessuna parola umana potrebbe esprimerlo . È un fuoco continuo che mi arde e mi divora , è una sete inesprimibile che una sola fontana potrà estinguere . Io sono così solo nel mondo , Margherita ! Tu sei tutto il mio mondo , e quando io mi smarrisco tra la folla , in un mare di gente sconosciuta , basta che pensi a te perché l ' anima mia vibri d ' amore per tutti gli ignoti esseri che mi circondano , e intorno a me senta vibrare l ' anima della moltitudine , come un mare sonoro . Quando ricevo le tue lettere , provo una felicità così intensa che mi dà le vertigini ; mi pare d ' essere giunto alla cima d ' una montagna , e che debba appena stender la mano per sfiorare le stelle . È troppo ... è troppo ... ho quasi paura ; paura di precipitare in un abisso , paura di essere incenerito dal contatto degli astri vicini . Che accadrebbe di me se tu mi venissi a mancare ? Ah , tu non sai , tu non puoi capire che bestemmia pronunzi quando mi scrivi che sei gelosa delle donne che io posso incontrare qui a Roma . Nessuna donna può essere , può rappresentare per me ciò che tu sei e rappresenti . Sei la mia vita stessa , sei il passato , la patria , la razza , il sogno . * * * Riprendo la lettera , tutto stordito da una confidenza fattami da zia Varvara pochi minuti or sono . La vecchietta entrò qui con la scusa di portare dell ' acqua : era tutta arrabbiata con la padrona e cominciò a parlar male di lei . Mi disse che la Obinu ha un passato tenebroso , che ha abbandonato in Sardegna due suoi figliuoli , e che adesso continua ad avere qualche relazione equivoca ... Egli interruppe di nuovo la lettera , di cui aveva scritto le ultime righe sotto l ' impulso d ' un improvviso stordimento . « Sì » , pensò , « io sono troppo vicino alle stelle ... e non vedo l ' abisso dove ineluttabilmente devo cadere ... » « No , no , no ! » , disse poi a voce alta , disperatamente , scuotendo la testa . « Perché mi ostino ? Essa può essere mia madre , e non si rivela a me per continuare a vivere nel vizio ! » Egli singhiozzava senza lagrime , balbettando parole sconnesse e scuotendo follemente il capo ; ma ad un tratto balzò in piedi , pallido , rigido , con gli occhi vitrei . « Bisogna uscirne , bisogna che io sappia . Ma perché questa lampada accesa , perché questi quadretti , perché le continue preghiere ? Ebbene , appunto per ciò . Ma io ti saprò smascherare , anima perduta , io ti ucciderò ! » I suoi occhi balenavano d ' odio , ma all ' improvviso tremò , si lasciò nuovamente cadere seduto e batté la fronte sul tavolo : oh , avrebbe voluto spaccarsi la testa , non pensare più , dimenticare , annullarsi ... Si sentì vile , gli parve d ' essere viscido e nero ; d ' essere carne della carne venduta di sua madre , anch ' egli delinquente , misero , abbietto . Ricordi tumultuosi gli passarono nella mente ; rammentò i generosi propositi tante volte accarezzati , il sogno di cercarla e di redimerla , la pietà infinita per l ' incoscienza e la irresponsabilità di lei , l ' orgoglio che egli provava nel sentirsi così pietoso , la sete di sacrifizio ... Tutto menzogna . Basta un vago indizio , dato da una vecchia rimbambita , per ridestargli nell ' anima una tempesta di fango , e suggerirgli l ' idea del delitto ! Tutto illusione , tutto sogno in « questa cosa strana » che è la vita . « E se fosse illusione anche ciò che penso adesso ? Se io mi ingannassi ? Se Maria non fosse lei ? Ebbene , se non Maria è un ' altra » , concluse disperato ; « vicina o lontana , ella esiste e mi chiama , ed io devo ritornare sui miei passi , ricominciare , ritrovarla , viva o morta . Oh , fosse morta ! » . Attese il ritorno della padrona , e per calmarsi cercò di analizzare la strana passione che lo tormentava , ripetendo a se stesso che la maggior sua pena proveniva dal crudele contrasto dei due esseri che formavano lo sdoppiamento del suo io . Uno di questi due esseri era un bambino fantastico , appassionato e triste , col sangue malato ; era ancora lo stesso bambino che scendeva la montagna natìa sognando un mondo misterioso ; lo stesso che nella casa del mugnaio aveva per lunghi anni meditato la fuga senza compierla mai ; lo stesso che a Cagliari aveva pianto credendo che Maria Rosa potesse essere sua madre : l ' altro essere , normale e cosciente , cresciuto accanto al bambino incurabile , vedeva la inconsistenza dei fantasmi e dei mostri che tormentavano il suo compagno , ma per quanto combattesse e gridasse non riusciva a liberarlo dalla sua ossessione , a guarirlo dalla sua follia . Una lotta continua , un crudele contrasto agitava notte e giorno i due esseri ; e il bambino fantastico e illogico , vittima e tiranno , riusciva sempre vincitore . Egli voleva sapere , voleva scoprire , voleva raggiungere il suo intento ; e soffriva della vanità della sua ricerca e della speranza di arrivare al suo scopo . Molte volte Anania si era chiesto se , libero dall ' amore per Margherita , egli avrebbe sofferto egualmente in questa sua triste ricerca . E sempre s ' era risposto di sì . La Obinu rientrò verso sera . « Signora Maria » , disse Anania , aprendo l ' uscio , « venga ; devo dirle una cosa » . Ella entrò e si buttò a sedere accanto a lui : ansava per le scale salite di corsa , era insolitamente rossa , con la fronte lucente di sudore . « Perché sta al buio ? Che cosa ha da dirmi , signor Anania ? Si sente male ? » La sua voce era tranquilla : e di nuovo egli sentì cadere i suoi sospetti , e gli parve ridicolo fare una scena a quella donna stanca che doveva apparecchiare la tavola per i suoi pensionanti . V . Era vicino il giorno della partenza . « Zia Varvara » , diceva lo studente alla vecchia serva che preparava il caffè , « come sono felice ! Fra pochi giorni ... addio ! Mi pare di aver le ali . Adesso salto sulla finestra , faccio zsss ... e via , spicco il volo e sono in Sardegna » . « Aaah ! » , gridò la vecchia , comicamente spaventata . « Non montare sulla finestra , cuore mio ! Bada che caschi ... » « Ebbene , datemi una tazza di caffè , allora ! Come è buono il vostro caffè ! Solo mia madre , a Nuoro , riesce a farlo altrettanto buono . Volete venire con me , a Nuoro ? » La vecchia sospirò : ah , se non ci fosse stato il mare ! « Sei molto ricco ? » « Eh , altro ! » « Quante tanche hai ? » « Sette od otto , non ricordo bene . » « E alveari ne hai ? E servi pastori ? » « Tutto , tutto , zia Varvara , ho tutto ! » « Ma allora perché studi ? » « Perché la mia innamorata vuole ch ' io diventi dottore . » « E chi è la tua innamorata ? » « La figlia del barone di Baronia . » « Ah , vivono ancora i baroni di Baronia ? Io ho sentito narrare che nel loro castello s ' aggirano i fantasmi . Una volta un taglialegna passò la notte sotto le mura del castello e vide una dama con una lunga coda d ' oro che pareva una cometa . Oh , Nostra Signora mia del Buon Consiglio , tu mi rovini ... bada che ti farà male tutto questo caffè ! » « Raccontate dunque , zia Varvara . Quando il taglialegna vide la dama cosa fece ? » Zia Varvara raccontava . Confondeva le leggende del castello di Burgos con le leggende del castello di Galtellì , mischiava ricordi storici , diventati oramai tradizioni popolari , con avvenimenti accaduti durante la sua lontana infanzia . « E i nuraghes , poi ! Quanti tesori nascosti ! Sai , quando i mori venivano in Sardegna per rapire le donne e gli armenti , i Sardi nascondevano le monete nei nuraghes . » Anania pensava a suo padre , che anche ultimamente gli aveva scritto pregandolo di visitare i musei « dove si conservano le antiche monete d ' oro » . « Una volta » , ricominciava zia Varvara , « io andai a cogliere spighe intorno ad un nuraghe ; mi ricordo come fosse oggi . Avevo la febbre , e verso sera dovetti coricarmi fra le stoppie , aspettando che passasse qualche carro che mi conducesse in paese . Ed ecco cosa vedo . Il cielo , dietro il nuraghe , era tutto color di fuoco : pareva un drappo di scarlatto ; ad un tratto un gigante sorse sul patiu [ 24 ] e cominciò a cacciar fumo dalla bocca . In breve tutto il cielo si oscurò . Che paura , Nostra Signora mia del Buon Consiglio ! Ma ad un tratto vidi San Giorgio con in testa la luna piena , ed in mano una leppa lucente come l ' acqua . Tiffeti , taffati ! » , concluse la vecchia , roteando un coltello da cucina . « San Giorgio tagliò la testa al gigante , e il cielo ritornò sereno . » « Era la febbre . » « Ebbene , sarà stata la febbre , ma io vidi il gigante e Santu Jorgj : sì , li vidi con questi occhi . » Anania ascoltava con piacere i suggestivi racconti di zia Varvara . Sentiva , nelle parole nostalgiche della vecchia esiliata , l ' aroma della terra natìa , il soffio carico delle essenze selvagge dell ' Orthobene e del Gennargentu . « Ah , come mi divertirò , queste vacanze ! » , diceva alla vecchia . « Voglio recarmi a tutte le feste , voglio visitare il mio paesello natìo : voglio salire sul Gennargentu , su Monte Rasu , sui monti di Orgosolo . » « E lei non viene più in Sardegna ? » , chiese una sera a Maria Obinu . « Io ? » , ella rispose , un po ' cupa . « Mai più ! » « Perché ? Venga qui alla finestra , signora Maria , guardi che bella luna ! Ebbene , non le piacerebbe fare un pellegrinaggio alla Madonna di Gonare , così , con una luna splendida ? Salire a cavallo piano piano , pei boschi , pei dirupi , avanti , sempre avanti , mentre la chiesetta si disegna sul cielo , in alto , in alto , in alto !...» Maria scuoteva la testa con indifferenza ; zia Varvara , al contrario , sussultava tutta e sollevava gli occhi , quasi per cercare con lo sguardo la chiesetta campeggiata sull ' azzurro tenero del cielo lunare , in alto , in alto , in alto ! ... « Salvo lei e le persone che le vogliono bene ... » , maledì Maria , « e salvo le chiese e i devoti di Maria Santissima ! ... ma il fuoco passi per la Sardegna prima che io ci ritorni » . Anania interrogava spesso zia Varvara sul passato di Maria , e sul perché dell ' odio di questa per il paese natìo . « Ah , cuoricino mio , ella ha ben ragione ! Laggiù l ' hanno assassinata ... » « Ma se è ancora viva , zia Varvara ! » « Ah , tu non sai ! È meglio assassinare una donna che tradirla ... » Egli pensava a sua madre , e il dubbio , la chimera e il sogno lo riafferravano tutto . « Zia Varvara , voi avete detto che ella è stata tradita da un signore ... Ditemi , dunque , come si chiama quel signore ... cercate di saperlo ... Ditemi , ha delle carte la signora Maria ? Io potrei aiutarla , cercare il suo seduttore . » « Perché ? » « Perché la aiuti ... » « Ma essa non ha bisogno d ' aiuto : ha dei soldi , sai ! Lasciala in pace , piuttosto , perché ella non vuole che si ricordi la sua sventura . Non una parola , sai ! Mi strangolerebbe se sapesse che io parlo di lei con te ... » « E dei suoi figli non si sa niente ? » « Ma pare sia una figlia , solo . Credo stia coi parenti di lei . Maria manda spesso denari , in Sardegna . » Ma Anania non abbandonava l ' idea che Maria e Olì potessero formare la stessa persona . « Eppure bisogna sapere » , pensava , camminando distratto per le vie animate da una folla sempre più scarsa . « Se non è lei perché mi tormento ? Ma dove , dove è lei ? Che fa ? È vicina o lontana ? Al fragore della città , a questo rombo che mi sembra la voce di un mostro dalle mille e più mila teste , è mescolato il respiro , il gemito , il riso di lei ? E se non qui , dove ? » Una notte egli ebbe un po ' di febbre , e nell ' incubo gli parve di vedere più volte la figura di Maria curva sul suo guanciale . Era delirio o realtà ? Il chiarore della lampada rischiarava la camera . Egli vedeva altre figure fantastiche , ma pensava « ho la febbre » e solo la figura di Maria Obinu gli sembrava reale . Visioni apocalittiche sorgevano , s ' incalzavano , si mescolavano , sparivano , come nuvole mostruose , intorno a lui . Fra le altre cose egli vedeva il nuraghe col gigante ed il San Giorgio del sogno febbrile di zia Varvara ; ma la luna si staccava dalla figura del Santo e volava sul cielo ; altre due lune , rosse e immense , la seguivano . Era imminente un cataclisma . Una folla enorme si pigiava su una spiaggia di mare in tempesta . Le onde erano cavalli marini che lottavano contro spiriti invisibili . Ad un tratto un urlo salì dal mare , Anania sussultò d ' orrore , aprì gli occhi e gli parve di averli azzurri . « Che stupidaggini ! » , pensò . « Ho la febbre . » Maria Obinu riapparve nella camera , si avanzò , silenziosa , si curvò sul lettuccio . Allora Anania cominciò a delirare . « Ti ricordi , mamma , tu mi insegnavi la piccola poesia : Luna luna Porzedda luna Perché non vuoi dirmi che sei la mia mamma , tu ? Dimmelo dunque ; tanto io lo so , che tu sei la mia mamma , ma devi dirmelo anche tu . Ricordi l ' amuleto ? Possibile che tu non ricordi quella mattina , quando scendevamo ... e il fringuello cantava fra i castagni umidi e le nuvole volavano via dietro il monte Gonare ? Ma sì che ti ricordi ! dimmelo dunque ... non aver paura ... Io ti voglio bene , vivremo assieme . Rispondi . » La donna taceva . Il sofferente fu assalito da un vero spasimo di tenerezza e d ' angoscia . « Madre ... madre , parla ; non farmi soffrire oltre : sono stanco ormai . Se tu sapessi che pena ! Tu sei Olì , non è vero ? E inutile che tu dica il contrario ; tu sei Olì . Che cosa hai fatto sinora ? Dove sono le tue carte ? Ebbene , non parliamo del passato ; tutto è finito . Ora non ci lasceremo più ... ma tu vai via ? No , no , Dio , aspetta ... non andartene ... » E si sollevò sul letto , con gli occhi spalancati , mentre la figura si allontanava lentamente e scompariva ... Soltanto pochi minuti prima di partire prese la solenne decisione di lasciare in sospeso , fino al ritorno , tutte le ricerche e tutti i vani progetti . Si sentiva stanco , disfatto ; il caldo , gli esami , la febbre , le fantasticherie lo avevano esaurito . « Mi riposerò » , pensava , preparando rapidamente la valigia e ricordando i lunghi preparativi della sua prima partenza da Nuoro . « Ah , quanto vorrò dormire queste vacanze ! Non voglio diventare nevrastenico . Salirò sulle montagne natìe , sul Gennargentu vergine selvaggio . Da quanto tempo sogno quest ' ascensione ! Visiterò la vedova del bandito , il fraticello Zuanne , il figlio del fabbricante di ceri . E il cortile del convento ? ... E quel carabiniere che cantava A te questo rosario ? » Il pensiero poi di riveder fra poco Margherita , di immergersi tutto nel fresco amore di lei come in un bagno profumato , gli dava una felicità così intensa che lo faceva spasimare . Pochi momenti prima della partenza zia Varvara gli consegnò un piccolo cero , perché lo offrisse per lei alla Basilica dei Martiri , a Fonni , e Maria gli diede una medaglia benedetta dal pontefice . « Se lei non la vuole , miscredente , la porti alla sua mamma » , gli disse , sorridendo , un po ' commossa . « Addio , dunque , e buon viaggio e buon ritorno . Si ricordi che la camera resta a sua disposizione . E faccia da bravo , e mi scriva subito una cartolina . » « Arrivederci ! » , egli gridò dal basso della scala , mentre Maria , curva sulla ringhiera , lo salutava ancora con la mano . « Figlio del cuoricino mio » , disse zia Varvara , accompagnandolo fino alla porta , « saluta per me la prima persona che incontri in terra sarda . E buon viaggio e ricordati del cero . » Lo baciò lievemente sulla guancia , piangendo , ed egli fu tentato di risalire le scale per vedere se anche Maria Obinu piangeva : poi sorrise della sua idea , abbracciò zia Varvara , chiedendole scusa se qualche volta l ' aveva fatta stizzire , e si allontanò . Tutto sparve ; la vecchia che piangeva il suo esilio dalla patria diletta , la strada melanconica , la piazza in quell ' ora deserta e ardente , il Pantheon triste come una tomba ciclopica ; e Anania , col viso accarezzato dal vento di ponente , provò un senso di sollievo , come svegliandosi da un incubo . VI . Prima di scendere a cena , egli s ' affacciò al finestruolo della sua cameretta e rimase colpito dal silenzio profondo che regnava nel cortile , nel vicinato , nel paese . Gli parve d ' essere diventato sordo . Ma la voce di zia Tatàna risuonò nel cortile , sotto il sambuco . « Nania , figlio mio , scendi . » Egli scese in cucina e sedette davanti al piccolo tavolo apparecchiato solo per lui , mentre i suoi « genitori » , al solito , cenavano seduti per terra , intorno ad un canestro colmo di focacce e di vivande . La cucina era sempre la stessa , povera e scura , ma pulita , col focolare nel centro , i muri adorni di spiedi e di taglieri , di grandi canestri , di vagli e di setacci e d ' altri arnesi per pulir la farina ; in un angolo c ' erano due sacchi di lana colmi d ' orzo ; accanto alla porticina spalancata stava appesa la tasca di cuoio per le sementi e le provviste da campagna del contadino . Un porchetto grugniva lievemente e sbuffava e sospirava , legato al sambuco del cortile . Un gattino rossastro andò tranquillamente a mettersi accanto al piccolo tavolo , e cominciò a sbadigliare , sollevando i grandi occhi gialli verso Anania . Egli si guardava attorno quasi con stupore . Ah , nulla era mutato ; eppure egli provava l ' impressione di trovarsi per la prima volta in quell ' ambiente , con quel contadinone dagli occhi ancora fosforescenti e i lunghi capelli oleosi , e con quella graziosa vecchia , grassa e bianca come una colomba . « Finalmente siamo soli » , disse Anania grande , che mangiava l ' insalata prendendola e stringendola fra due pezzi di focaccia . « Ora non ti lasceranno più in pace , vedrai ! Atonzu di qua , Atonzu di là . Sì , oramai tu sei un uomo importante , perché sei stato a Roma . Anche io quando tornai dal servizio militare ... » « Eh , che paragoni son questi ! » protestò un po ' scandolezzata zia Tatàna . « Ebbene , lasciami dire ! Mi ricordo che provavo difficoltà a parlare in dialetto . Mi pareva d ' essere in un mondo nuovo ! » Lo studente guardò suo padre e sorrise . « Anch ' io ! » , disse . « Oh , meno male ! Io però , dopo , mi abituai di nuovo , mentre fra tre giorni tu sarai stufo di restare in questo paese pettegolo ... e ... e ... » La vecchia lo guardò corrugando le sopracciglia , ed egli cambiò discorso . « Che c ' è dunque ? Raccontatemi : che cosa dicono di me ? » , domandò Anania . « Ma niente , ma niente ! Lascia gracchiare le cornacchie ... » , rispose la vecchia . Egli si turbò ; per un momento dubitò che si sapesse a Nuoro qualche cosa di Maria Obinu . Depose la forchetta attraverso il piatto e dichiarò che non avrebbe continuato a mangiare se non parlavano ... « Come sei impetuoso ! Sempre tu » , osservò la vecchia . « Diceva re Salomone che l ' uomo impetuoso è simile al vento ... » « Oh , c ' è ancora re Salomone ! » , disse Anania con voce acerba . La vecchia tacque , addolorata : il marito la guardò , poi guardò Anania e volle castigarlo : « Re Salomone diceva sempre la verità » . Indi aggiunse : « Eh , dicono a Nuoro che tu fai all ' amore con Margherita Carboni » . Anania arrossì : riprese la forchetta , ricominciò a mangiare e borbottò : « Che stupidi ! » . « Senti , no , non sono stupidi , » riprese il mugnaio guardando entro il bicchiere a metà colmo di vino . « Se la cosa è vera , hanno ragione di mormorare , perché tu devi dichiararti francamente al padrone e dirgli : " Benefattore mio , io oramai sono un uomo ; mi perdoni se finora le ho nascosto le mie speranze come le ho nascoste ai miei stessi genitori ".» « Tacete ! Voi non sapete nulla ! » , proruppe adirato ed infiammato il giovine . « Ah , santa Caterina mia ! » , sospirò zia Tatàna , « lascialo dunque in pace quel povero ragazzo stanco . C ' è sempre tempo a parlare di queste cose , e tu sei un contadino e sei un uomo ignorante che non capisce niente . » Il contadino bevette , scosse la mano per accennare « calma , calma » , poi parlò con voce tranquilla : « Sì , io sono ignorante e mio figlio è istruito , va bene . Ma io sono più vecchio di lui . I miei capelli , ecco qui ( se ne tirò un ciuffo sugli occhi , cercò e strappò un capello bianco ) , cominciano ad incanutire . L ' esperienza della vita , moglie mia , rende l ' uomo più istruito d ' un dottore . Ebbene , figlio mio , io ti dico una sola cosa : interroga la tua coscienza e vedrai che essa ti risponderà che non si deve ingannare il proprio benefattore » . Lo studente batté sul tavolo il bicchiere , così forte che il gattino trasalì . « Sì , figlio » , proseguì il contadino , ricacciandosi indietro sulla testa i capelli oleosi , « tu devi andare dal padrone , devi baciargli la mano e dirgli : " Io sono figlio di contadini , ma per grazia vostra e del mio talento diventerò dottore , ricco e signore . Io amo Margherita e Margherita mi ama : io la renderò tanto felice , che essa dimenticherà di essersi abbassata a scegliere per isposo il figlio del suo servo . La Signoria Vostra ci benedica , nel nome del Padre , del Figliuolo e dello Spirito Santo " » . « E se invece di benedirlo lo scaccia via come un cane ! » , domandò la vecchia . « Va là , femminuccia » , esclamò il contadino , versandosi ancora da bere , « il tuo re Salomone diceva che le donne non sanno quel che dicono ! Se io invece parlo ho già pesato le mie parole . Il padrone benedirà » . « Ma se non è vero niente ! » , proruppe Anania , pieno di gioia . Si alzò , s ' avvicinò alla porta e si mise a fischiare : non capiva più nulla , sentiva il cuore battergli forte . « Il padrone benedirà ! » Se il contadino parlava così doveva avere le sue ragioni . Ma perché Margherita non aveva mai accennato alle buone disposizioni di suo padre ? E se le ignorava lei , come poteva conoscerle il servo ? « La vedrò fra poco » , pensò Anania , e tutti i suoi dubbi , le ansie , la stanchezza del viaggio , la gioia stessa delle nuove speranze , tutto dileguò davanti al dolce pensiero : « La vedrò fra poco » . Al lieve tocco della sua mano il portone s ' aprì silenziosamente . « Ben tornato » , mormorò la serva che favoriva la corrispondenza dei due innamorati . « Ella verrà subito . » « Come stai ? » egli chiese con voce commossa . « Ecco , prendi un ricordo che ti ho portato da Roma . » « Ma che cosa hai fatto ! » , ella disse , prendendo subito l ' involtino . « Ti disturbi sempre , tu ! Aspetta . » Egli attese , appoggiato al muro ancora tiepido del cortile , sotto il cielo velato della notte silenziosa . Margherita apparve , ma più che vederla , egli la sentì : sentì la guancia liscia e calda , il cuore balzante contro il suo , la vita agile , le labbra molli , e gli sembrò di svenire . Follemente , cominciò a baciarla sui capelli , sul volto , accecato da una inestinguibile sete di baci . « Basta e basta ! » , ella disse , riavendosi per la prima . « Come stai , dunque ? Sei guarito ? » « Sì , sì ! Ah , Dio , finalmente ! Senti come mi batte il cuore . Ah » , proseguì , respirando a stento , e stringendosi la mano di lei al petto , « non posso neppure parlare ... E neppure ti vedo ! Ah , se tu portassi un lume ! » « Che dici , Nino ! Ci vedremo poi domani ; ora ci sentiamo » , ella rispose , ridendo piano piano , mentre sotto la palma della mano che Anania si premeva sul petto sentiva il cuore di lui palpitare convulso . « Come batte il tuo cuore ! sembra quello d ' un uccello ferito . Ma sei guarito davvero , dimmi ? » « Guarito , guarito ! ... Margherita , dove sei ? Ma siamo davvero assieme ? » Egli cercava di distinguere i lineamenti di lei nell ' oscurità della notte velata . Grandi nuvole nere passavano incessantemente sul cielo grigiastro ; di tanto in tanto un lembo ovale di firmamento chiaro , circondato di cupe vaporosità , appariva come un viso misterioso , con due stelle rossastre per occhi , e pareva spiasse gl ' innamorati . Anania sedette sulla panchina e attirò la fanciulla sulle sue ginocchia . « Lasciami » , ella disse , « peso troppo ; sono troppo grassa ... » « Sei leggera come una piuma » , egli affermò . « Ma è dunque vero che ti ho con me ? Ah , mi pare un sogno ! Quante volte ho sognato questo momento , che mi pareva non dovesse giungere più ! Ed ora eccoci assieme , uniti , uniti , capisci , uniti ! Mi pare d ' impazzire . Ma sei davvero tu , Margherita ? ma è proprio vero che ti ho qui , sul mio cuore ? Parla , dimmi qualche cosa , altrimenti mi par di sognare . » « Tocca a te raccontare . Io ti scrissi tutto , tutto ; parla tu , Nino ; sai parlare così bene tu ! Raccontami di Roma ; parla tu , io non so parlare ... » , ella mormorò , turbata . « No , invece ! no , tu sai parlare benissimo . Tu hai una voce così dolce ! Io non ho mai sentito una donna parlare come parli tu ... » « Non dir bugie ... » « Ti giuro che non mentisco . Perché dovrei mentire ? Tu sei la più bella , tu sei la più gentile , la più dolce tra le fanciulle . Se tu sapessi come pensavo a te quando le mie padroncine , a Roma , nei primi tempi , si buttavano addosso a me ed a Battista Daga ! Mi pareva d ' essere accanto a creature appestate , e pensavo a te come a una santa , soave , pura , fresca e bella . » « Ma anche io , adesso ... » « Non bestemmiare , Margherita » , egli proruppe . « Noi siamo sposi : non è dunque vero che siamo sposi ? Dimmi di sì . » «Sì.» « Dimmi che mi ami . » «Sì.» « Non sì soltanto . Dimmi così : Ti ... amo ! » « Ti ... a ... mo ... Se non ti amassi sarei forse qui ? » ella chiese poi , animandosi . « Ti amo , sicuro ! Io non so esprimermi , ma ti amo , forse più di quanto mi ami tu . » « Non è possibile ! Ma anche tu mi ami , lo so » , egli riprese , « tu che sei bella e ricca ... » . « Ricca ... chissà ! E se non lo fossi ? » « Sarei più contento . » Tacquero seri entrambi quasi dividendosi per seguire ciascuno il proprio pensiero . « Sai dunque » , egli disse ad un tratto , timidamente , seguendo il filo delle sue idee , « mi han riferito che la tua famiglia sa del nostro amore . È vero ? » « Vero » , ella rispose , dopo breve esitazione . « Ah , cosa mi dici ? Tuo padre dunque non sarebbe contento ? » Margherita esitò di nuovo ; poi sollevò il capo e rispose con freddezza : « Non lo so » , e dall ' accento di lei Anania intuì qualche cosa di triste , d ' insolito ; e la sua mente corse a lei , al fantasma che forse si intrometteva fra lui e la famiglia di Margherita . « Senti » , disse , pensieroso , carezzandole distrattamente le mani : « devi rispondermi con franchezza . Che cosa succede ? Posso o no aspirare a te ? Posso sempre sperare ? Tu sai bene quello che io sono : un povero , un beneficato dalla tua famiglia , il figlio d ' un tuo servo » . « Ma che cosa dici ! » , ella esclamò , impaziente più che addolorata . « Tuo padre non è affatto un servo , e quando lo fosse è un uomo onorato e basta ! » « Un uomo onorato ! » , ripeté fra sé Anania , colpito nell ' anima . « Oh , Dio , ma lei non è una donna onorata . » « Margherita » , insisté sforzandosi invano a restar calmo , « bisogna che tu mi apra tutta l ' anima tua , e che mi guidi e mi consigli . Dimmi tu che cosa devo fare . Devo aspettare ? Devo agire ? Il mio orgoglio e la mia coscienza mi imporrebbero di presentarmi a tuo padre e dirgli tutto : altrimenti egli può considerarmi come un traditore , un uomo senza onore e senza lealtà . Però io seguirò i tuoi consigli , tutto fuorché perderti . Sarebbe la mia morte questa , la mia morte morale . Io sono ambizioso , vedi , e lo dico altamente , perché , ove tu non venga a mancarmi , la mia non sarà un ' ambizione sterile . Tu sei lo scopo della mia vita ! Se tu mi venissi a mancare , io non avrei più forza né volontà di far bene ... Se tu però mi dicessi : " Io amo un altro " , ebbene , io ... » . « Basta ! Taci ora ! » , comandò Margherita . « Sei tu che bestemmi , adesso ! Piove ? » Una goccia d ' acqua era caduta sulle loro mani intrecciate . Entrambi sollevarono il viso e guardarono le nuvole che ora passavano più lente , più dense , mostri nebulosi e torpidi . « Senti , dunque » , disse Margherita , parlando un po ' distratta e frettolosa , come per paura che la pioggia interrompesse il convegno . « Noi non siamo più ricchi come prima . Gli affari di mio padre vanno male . Egli , poi , ha prestato denari a tutti quelli che glieli hanno chiesti e che ... non glieli restituiranno mai . Egli è troppo buono . La nostra lite col comune di Orlei , quell ' eterna lite per le foreste incendiate , va male per noi : se la perderemo , e purtroppo pare così , io non sarò più ricca . » « Perché non mi hai scritto mai questo ? » « Perché dovevo scrivertelo ? Eppoi io stessa , fino a pochi giorni fa , ignoravo certe cose . Oh , ma piove davvero ! Vattene , adesso ... » Si alzarono e si rifugiarono sotto la tettoia . I lampi brillarono fra le nuvole , e al loro chiarore violetto Anania poté finalmente veder Margherita , pallida come la luna . « Che hai ? Che hai ? » , chiese stringendola a sé . « Non aver paura dell ' avvenire . Se non sarai più tanto ricca sarai però felice . Non temere . » « Oh no ! Tremo perché mia madre , che ha paura dei fulmini , può alzarsi da letto . Vattene , adesso ... » , ella rispose , respingendolo dolcemente . «Vattene...» . Egli dovette ubbidire , ma rimase un bel po ' sotto il portone aspettando che la pioggia cessasse . Impeti di gioia gli illuminavano l ' anima , a intervalli , violentemente , come la luce dei lampi illuminava la notte . Ricordò quel giorno di pioggia , a Roma , quando il pensiero della morte gli aveva solcato l ' anima come il guizzo d ' una folgore . Sì : il dolore e la gioia si rassomigliano : tutti e due bruciano . Ma mentre si dirigeva a casa sua sotto gli ultimi spruzzi di pioggia , egli pensò : « Come sono vile ! Mi rallegro della sventura del mio benefattore . Che cosa lurida è il cuore umano ! » . L ' indomani mattina per tempo scrisse a Margherita esponendole molti progetti , uno più eroico dell ' altro . Voleva dare lezioni per proseguire gli studi senza essere oltre di peso al suo benefattore ; voleva presentarsi al signor Carboni per fargli la domanda di matrimonio ; voleva infine far capire alla famiglia di Margherita che egli sarebbe stato il suo conforto ed il suo orgoglio . Mentre finiva di scrivere la lettera , davanti alla finestra aperta donde penetrava la fragranza delle campagne rinfrescate dalla pioggia notturna , sentì alle sue spalle uno scoppio di riso represso . Nanna , lacera e tentennante , con gli occhi pieni di lagrime e l ' orribile bocca livida spalancata al riso , s ' avanzava , con una tazza in mano . « Buon giorno , Nanna , come va ? Sei viva ancora ? » « Buon giorno alla Vossignoria . Ecco che non mi è riuscito di sorprenderla ! Ho chiesto in grazia a zia Tatàna di portarle il caffè . Eccolo qui . Ho le mani pulite , Vossignoria . Oh , che consolazione , che consolazione ! » « Dov ' è l ' Eccellenza con cui parli ? Da ' qui il caffè , e dammi tue notizie . » « Ah , noi viviamo nelle tane , come bestie feroci che siamo . Come posso dare del tu alla Vossignoria , che è un sole risplendente ? » « Oh , non sono più un confetto ? » , egli disse , sorbendo il caffè dall ' antica chicchera filettata d ' oro . « Che tu sii benedetto ! ... Ah , mi scusi ! Ah , ricorda la prima volta che ritornò da Cagliari ? Sì , Margheritina aspettava alla finestra . Come la luna non può aspettare il sole ? » Anania si alzò e depose la chicchera sul davanzale della finestra ; poi respirò forte . Come si sentiva felice ! Come il cielo era azzurro , come l ' aria odorava ! Che grandiosità nel silenzio delle umili cose , nell ' aria non ancora sfiorata dal soffio e dal rombo della civiltà ! Anche zia Nanna non era più la donna orribile e nauseante di un tempo ; sotto l ' involucro immondo di quel corpo nero e puzzante , palpitava un ' anima poetica ... « Senti questi versi ! » , egli gridò agitando le braccia : Ella era assisa sopra la verdura , Allegra ; e ghirlandetta avea contesta : Di quanti fior creasse mai natura Di tanti era dipinta la sua vesta . E come in prima al giovin pose cura Alquanto paurosa alzò la testa : Poi con la bianca man ripreso il lembo Levossi in piè con di fior pieno un grembo . Nanna ascoltava , senza capire una parola , e apriva la bocca per dire ... per dire ... lo disse infine : « Li ho sentiti altra volta » . « Da chi ? » , gridò Anania . «...Da Efes Cau ! » « Non dire bugie ; raccontami piuttosto tutto ciò che è accaduto a Nuoro durante quest 'anno.» Nanna cominciò , ritornando ogni tanto a Margherita . Ella era la rosa delle rose il garofano , il confetto . E i suoi vestiti ! Oh , Dio non se n ' erano visti mai di più meravigliosi : quando ella passava la gente la guardava come si guarda una stella filante . Un signore aveva incaricato lei , Nanna , di rubare il laccio della scarpa di Margherita ; la serva della famiglia Carboni diceva che tutte le mattine la sua padroncina trovava sulla finestra lettere d ' amore legate con nastrini azzurri ... « Ma la rosa è una sola e non può unirsi che al garofano ... Ebbene , dammi qui la chicchera ... ah ! » , concluse l ' ubriacona , dandosi un pugno sulla bocca . « È inutile , perdio ! io ho visto la Vossignoria quando aveva la coda ed ora non posso abituarmi a darle del lei ... » « Ma quando è che io avevo la coda ? » , gridò Anania minaccioso . La donna scappò , tentennando , ridendo , turandosi la bocca ; e dal cortile disse , rivolta alla finestra di Anania : « La coda della camicia ... » . Egli continuò a minacciarla ; ella continuò a barcollare ed a ridere . Il porchetto , slegatosi , andò a fiutarle i piedi ; una gallina saltò sul collo del porchetto , piluccandogli le orecchie ; un passero si posò sul sambuco , dondolandosi elegantemente sull ' estremità d ' una fronda . E lo studente si sentì così felice che si mise a cantare altri versi del Poliziano : Portate , venti , questi dolci versi Dentro all ' orecchio della Ninfa mia ... E gli sembrava di essere agile e leggero come il passero sull ' estremità della fronda . Più tardi andò nell ' orto , dove poté consegnare alla serva di Margherita la lettera già preparata . L ' orto ancora umido per la pioggia notturna esalava un forte odore di terra bagnata e di vegetazione secca . I bruchi avevano ridotto i cavoli a mazzi di strani merletti grigiastri ; le altee , filogranate di bocciuoli e adorne di fiori violacei senza stelo , tagliavano lo sfondo azzurro del cielo coi loro disegni bizzarri . Sull ' orizzonte perlato le montagne sorgevano vaporose , coi picchi più lontani immersi in nuvole d ' oro . In un angolo dell ' orto Anania trovò Efes Cau ubriaco , invecchiato , ridotto ad un mucchio di stracci , e lo toccò col piede : l ' infelice sollevò il volto , che pareva una maschera di cera affumicata , aprì un occhio vitreo e mormorò il suo verso favorito : Quando Amelia sì pura e sì candida ; poi ricadde , senza aver riconosciuto lo studente . Più in là zio Pera , cieco del tutto , si ostinava ad estirpare le male erbe , che riconosceva al tatto e all ' odore . « Come state ? » , gridò Anania . « Sono morto , figlio mio » , rispose il vecchio . « Non vedo più . Non sento più . » « Coraggio , guarirete ... » « Nell ' altro mondo , nel mondo della verità , dove tutti guariremo , dove tutti vedremo e sentiremo ; ah , figlio mio , non importa , quando io vedevo con gli occhi del corpo la mia anima era cieca ; adesso invece io vedo , vedo con gli occhi dell ' anima . Ma raccontami : hai veduto il papa ? » Uscito dall ' orto Anania girovagò per il vicinato : sì , quel cantuccio di mondo era sempre lo stesso ; ancora il pazzo , seduto sulle pietre addossate ai muri cadenti , aspettava il passaggio di Gesù Cristo , e la mendicante guardava di sbieco la porta di Rebecca , sul cui limitare la misera creatura tremava di febbre e fasciava le sue piaghe ; e maestro Pane fra le sue ragnatele segava le tavole e parlava fra sé ad alta voce , e nella bettola la bella Agata civettava coi giovani e coi vecchi , ed Antonino e Bustianeddu si ubriacavano e di tanto in tanto scomparivano per qualche mese e ricomparivano con volti un po ' sbiancati dal servizio del re [ 25 ] . E zia Tatàna preparava ancora i dolci per il suo diletto « ragazzino » , sognando il giorno della sua laurea e già numerando col desiderio i presenti che amici e parenti gli avrebbero inviato ; ed Anania grande , nei giorni di riposo , ricamava una cintura di cuoio , seduto in mezzo alla strada , e pensava ai tesori nascosti nei nuraghes . No , niente era cambiato ; ma lo studente vedeva le cose e gli uomini come ancora non li aveva veduti , e tutto gli sembrava bello , d ' una bellezza triste e selvaggia . Passava e guardava come uno straniero ; e nel quadro di quei tuguri neri e cadenti , in mezzo a quelle figure semplici primitive , gli sembrava di essere un gigante di passaggio . Sì , gigante ed uccello : gigante per la sua superiorità , uccello per la sua gioia . Agli ultimi di agosto , dopo vari convegni , Margherita permise che Anania rivelasse il loro amore al signor Carboni . « Dunque posso sperare ! » , egli esclamò colpito , quasi avesse fino a quel momento disperato . « È proprio vero ? Sarà vero ? » « Ma siiì ! » , ella disse , vezzeggiando , accarezzandogli i capelli con affetto quasi materno . Egli la strinse a sé , chiuse gli occhi , nascose il viso sull ' omero di lei , concentrandosi per vedere tutta l ' immensità della sua fortuna . Era mai possibile ? Margherita sarebbe diventata sua ? Sua davvero ? Sua nella realtà come lo era sempre stata nel sogno ? Ricordò il tempo in cui egli non osava confessare il suo amore neppure a se stesso : ed ora ? « Quante cose succedono nel mondo ! » , cominciò a pensare . « Ma che cosa è il mondo ? Che cosa è la realtà ? Dove finisce il sogno e dove comincia la realtà ? E non può essere tutto sogno ? Chi è Margherita ? Chi sono io ? Siamo vivi ? E che cosa è la vita ? Che cosa è questa gioia misteriosa che mi solleva tutto , come la luna solleva le onde ? E il mare che cosa è ? Sente il mare ? È vivo ? E la luna che cosa è ? Ed è vero tutto questo ? » Sollevò la testa e sorrise delle sue domande . La luna illuminava il cortile , e nella notte diafana il canto tremulo dei grilli faceva pensare ad un popolo di folletti minuscoli , ciascuno dei quali suonasse un violino scordato , accompagnando con quel motivo monotono il mormorio delle foglie umide di rugiada . Tutto era sogno e tutto era realtà . Anania credeva di vedere i folletti suonatori e nello stesso tempo scorgeva distintamente la camicetta rosea , la catenella e gli anellini di Margherita . Le strinse il polso , premé un dito sulla perla di uno dei suoi anelli , le guardò le unghie , distinguendone le macchiette bianche : sì , tutto era vero , visibile , tangibile . La realtà ed il sogno non avevano confine : tutto si poteva vedere , toccare , raggiungere , dal sogno più folle all ' oggetto meno visibile ... In quel momento pareva ad Anania che , come toccava l ' anellino di Margherita , avrebbe potuto , stendendo il braccio , sfiorare la luna o stringere nel pugno il canto dei grilli ... Ma poche parole pronunziate da Margherita gli segnarono nuovamente i confini tra il sogno e la realtà . « Cosa dirai a mio padre ? » , ella chiese , sempre un po ' canzonandolo . « Dimmi dunque che cosa gli dirai . " Signor padrino ... io ... e ... e sua figlia ... sua figlia Margherita ... fa ... facciamo una ... una cosa ... " » Egli arrossì : capì che non avrebbe mai avuto il coraggio di presentarsi al padrino per rivelargli il suo amore . « Io non potrò mai ... » , confessò subito . « Gli scriverò . » « Oh , questo poi no ! » , disse Margherita , facendosi seria . « Bisogna assolutamente parlargli : egli si piegherà di più . Se non puoi tu , mandagli qualcuno . » « Ma chi ? » Margherita disse timidamente : « Tua madre » . Egli capì che ella alludeva a zia Tatàna , ma il suo pensiero corse all ' altra e gli parve che anche Margherita ci pensasse . L ' ombra lo riavvolse : ah , sì , la realtà ed il sogno erano ben divisi da terribili confini : un vuoto , eguale a quello che divide la terra dal sole , li separava . «Tuttavia...», egli pensò , « se potessi in questo momento parlare ! Questo è l ' attimo : se me lo lascio sfuggire forse non lo ritroverò mai più . Il vuoto si può varcare ... » Aprì le labbra . Sentì il cuore battergli forte , ma non poté parlare : l ' attimo passò . Qualche sera dopo zia Tatàna , molto sbalordita , ma altrettanto orgogliosa , e fiduciosa nell ' aiuto del Signore , dopo aver lungamente pregato e fatta la salita trascinandosi ginocchioni dalla porta all ' altare della chiesa del Rosario , fece la sua ambasciata . Anania rimase a casa , aspettando con ansia il ritorno della vecchia . Per un bel po ' stette sdraiato sul letticciuolo , leggendo un libro di cui non ricordava assolutamente il titolo . « Ma io sono tranquillo ! » pensava . « Che posso temere ? La cosa è più che sicura ... » Intanto leggeva , senza capire una sillaba , e il suo pensiero seguiva la vecchia . « Zia Tatàna cammina lentamente , tutta compresa dalla solennità della sua missione . Ha anche un po ' di paura , la buona vecchia colomba candida e soave ; ma , pazienza ! Con l ' aiuto del Signore e di Santa Caterina e di Maria Santissima del Rosario qualche cosa si farà ... Per l ' occasione ella ha indossato le sue vesti più belle ; la tunica orlata da tre nastrini , - verde - bianco - verde - il corsetto di broccato verdolino , la cintura d ' argento , il grembiule ricamato , la benda tinta con lo zafferano . E non ha dimenticato gli anelli , no ; i grandi anelli preistorici , ornati di cammei , di pietre gialle e verdi , di cornìole incise . Così , grave e adorna , simile ad una vecchia madonna , ella si avanza lentamente , salutando con solenne compostezza le persone che incontra . Cade la sera ; l ' ora sacra a queste gravi missioni d ' amore . Al cader della sera la paraninfa è sicura di trovare a casa il capo della famiglia al quale reca il messaggio arcano . » « Zia Tatàna va ... va sempre più grave e lenta ... Pare che abbia paura di arrivare ; e giunta al fatale limite , davanti al portone chiuso , silenzioso e scuro come la porta del destino , esita un momento , si accomoda gli anelli , il nastro del grembiule , la cintura ; cinge il mento col lembo della benda , e infine si decide e batte al portone ... » Parve ad Anania che quel colpo si ripercotesse sul suo petto . Balzò in piedi , sollevò la candela e si guardò nello specchio . « L ' ho detto io ! Sono pallido . Guarda che stupido ! Ebbene , non voglio pensarci più ... » S ' affacciò alla finestra . Nel cortile chiuso , illuminato dall ' ultimo barlume del giorno , il sambuco immobile disegnava una macchia scura . Silenzio perfetto . Le galline dormivano già , ed anche il porchetto dormiva . Le stelle scaturivano , scintille d ' oro , fra la cenere azzurrognola del caldo crepuscolo . Al di là del cortile , nella straducola , passava un piccolo mandriano a cavallo , cantando in dialetto : Inoche mi fachet die Cantende a parma dorata ... Anania pensò alla sua infanzia , alla vedova , a Zuanne . Che faceva il fraticello sul suo alto convento ? « E dire che voleva diventare un bandito ! Sarei curioso di vederlo ! Lo vedrò . Entro questo mese mi recherò certamente a Fonni . » Ah ! D ' un colpo il suo pensiero tornò là , dove si decideva il suo destino . « La vecchia colomba è nello studio semplice e ordinato del signor Carboni . Ecco , quella è la scrivania dove una sera lo studente ha frugato e ... Oh , Dio , è mai possibile che egli abbia commesso una così vile azione ? Sì , quando si è ragazzi non sì è coscienti ; tutto è facile , tutto è possibile . Come siamo pazzi , da fanciulli ! Potremmo anche commettere un delitto con la massima incoscienza ! Basta ; zia Tatàna è là . Ed anche il signor Carboni è là , grasso , tranquillo , con la catena d ' oro scintillante attraverso il petto . » « Ma che cosa dunque dice quella vecchietta ? » , pensò Anania , sorridendo nervosamente . « Sarei curioso di vedere come se la cava . S ' io potessi esser là , non veduto ! Se avessi l ' anello che rende invisibili ; ecco , lo infilerei al dito e ... via ... subito là ... Ma se il portone fosse chiuso , come farei ? Ebbene , picchierei , diamine ! Mariedda aprirebbe , stizzita contro i ragazzi che picchiano al portone e scappano . Io ... Ma come sono pazzo a pensar queste cose puerili ! Uff ! non voglio pensarci più !...» Si tolse dalla finestra , prese la candela , scese in cucina , andò a sedersi davanti al focolare acceso . Ma d ' un tratto ricordò che era d ' estate e si mise a ridere : poi guardò a lungo il gattino rosso che stava davanti al forno , immobile e pronto , coi baffi irti e la coda tesa , aspettando il passaggio di un topo . « No » , disse Anania , pensando allo strazio del topolino , « per stasera non te lo lascio prendere : neppure un topolino , deve stasera soffrire in questa casa . Usciu , usssciuu ! [ 26 ] » , gridò balzando in piedi e correndo verso il gattino che vibrò tutto e saltò sopra il forno . Sempre agitato da una inquietudine nervosa , Anania si mise a camminare su e giù per la cucina ; di tanto in tanto palpava i sacchi ricolmi d ' orzo e mormorava : « Mio padre non è poi tanto povero ; egli è un mezzadro del signor Carboni , non il suo servo . No , egli non è povero ; ma non potrebbe certo restituire quello ... che spendo io , se non avvenisse ciò che ... deve avvenire . Ma avverrà poi ? Che cosa si combina in questo momento ? Ecco , zia Tatàna ha parlato ... Che ha detto ? Ah , no , no , no , non bisogna neppure pensarci ... Bisogna piuttosto pensare alla risposta che darà , che dà , il benefattore ... Che dirà egli , l ' uomo più leale del mondo , sapendo che il suo protetto ha osato tradire così la sua buona fede ? Ecco , egli cammina pensieroso attraverso la stanza : zia Tatàna lo guarda , pallida , oppressa ... » . « Dio , Dio , che accade mai ? » , gemé Anania , stringendosi il capo fra le mani . Gli pareva di soffocare ; uscì nel cortile , si sporse sul muricciuolo di cinta , attese , ascoltò ... Niente , niente . Solo , dopo un quarto d ' ora circa , due voci risuonarono dietro il muricciuolo ; poi una terza , una quarta : erano i vicini che si riunivano così ogni notte davanti alla bottega di maestro Pane , per godersi il fresco e chiacchierare . « Nostra Signora mia » , diceva la voce stridula di Rebecca , « ho visto cinque stelle cadere sul cielo . Ah , ciò non è invano ... Deve succedere qualche disastro ... » « Che tu stii per mettere al mondo l ' anticristo ? » , chiese la voce ironica di un contadino . « Dicono che deve nascere da un animale . » « L ' anticristo lo metterà al mondo tua moglie , animale schifoso ! » , rispose adirata la ragazza . « Prenditi questa , garofano ! » , disse la bella Agata che mangiava rideva e parlava nello stesso tempo . Il contadino cominciò a dire parole insolenti ; il vecchio falegname s ' irritò e gridò : « Se non la finisci ti butto un sasso , faina pelata » . Ma il contadino proseguì nella sua bella impresa : allora le donne si allontanarono e andarono a sedersi sotto il muricciuolo del cortile , e zia Sorichedda - una vecchietta che quaranta anni prima era stata serva in casa dell ' Intendente , - cominciò a raccontare per la millesima volta la storia della sua padrona . « Era una marchesa . Suo padre era amico intimo del re di Spagna , e le aveva dato in dote mille scudi in oro . Quanto fanno mille scudi ? » « E cosa sono mille scudi ? » , disse Agata con disprezzo . « Margherita Carboni ne ha quattro mila ... » « No » , osservò Rebecca , « altro che quattro mila ! Quaranta mila » . « Voi non sapete quel che dite ! » , gridò zia Sorichedda . « Mille scudi in oro non li possiede neppure don Franceschino . » « E andate ! Siete rimbambita ! » , gridò Agata , accalorandosi . « Che cosa contano mille scudi ? Se li ha Franziscu Carchide in suole di scarpe ! » La questione diventò seria ; le donne cominciarono a ingiuriarsi : « Lo sai tu perché vanti il tuo Franziscu Carchide , questa immondezza rifatta !...» . « Immondezza siete voi , vecchia peccatrice . » « Ah ! » Foglia di gelso , Chi la fa la pensa ... Anania ascoltava , e ad un tratto , nonostante l ' inquietudine che lo agitava , scoppiò a ridere . « Oh » , gridò Agata , affacciandosi al muricciuolo , « buona notte alla Vossignoria . Che cosa fai lì al buio , pipistrello ? Fa vedere il tuo bel viso » . « Prego ! » egli rispose , avvicinandosi e pizzicandola al braccio , mentre Rebecca , che all ' udire la risata del giovane s ' era accoccolata per terra , quasi volendo nascondersi , pizzicava Agata alla gamba . « Al diavolo chi vi ha formati ! » , imprecò la bella ragazza . « Questo è un po ' troppo ! Lasciatemi o ... svelo ! » Ma i due la pizzicarono più forte . « Ahi ! ahi ! Al diavolo ! Rebecca , è inutile che tu faccia la gelosa ... ahi ! zia Tatàna stasera ... è andata a chiedere ... parlo o no ? Ah !...» Anania si ritrasse , chiedendosi come mai la indiavolata Agata sapeva ... « Cuoricino mio , un ' altra volta rispetta zia Agata ! » , ella disse sogghignando , mentre Rebecca , che aveva capito , taceva , impietrita , e zia Sorichedda domandava : « Fammi il piacere , Nania Atonzu , dimmi , chi a Nuoro può avere mille scudi in oro ? » . Anche il contadino s ' avvicinò e chiese : « Dimmi , Nania , è vero che il papa ha settantasette donne ai suoi comandi ?...» . Anania non rispose , forse non intese neppure : vedeva una figura avanzarsi dal fondo della straducola e si sentiva venir meno . Era lei , la vecchia colomba messaggera , era lei che tornava portando fra le pure labbra , come un fiore di vita o di morte , la parola fatale . Egli si ritirò e chiuse la porticina che dava sul cortile , mentre zia Tatàna rientrava dall ' altra parte e chiudeva la porta di strada . Ella sospirava ed era ancora un po ' pallida e oppressa ; s ' avvicinò al focolare , e i suoi primitivi gioielli , i suoi ricami , la cintura , gli anelli , scintillarono al riflesso del fuoco . Anania le corse incontro e la guardò ansioso , e siccome ella taceva le domandò con impazienza : « Che cosa vi hanno detto ? » . « Pazienza , figlio del Signore ! Ora ti dirò ... » « No , Dite subito . Mi vogliono ? » « Sì ! Ti vogliono , sì , ti vogliono ! » , annunziò la vecchia , aprendo le braccia . Egli sedette , sbalordito , e si prese la testa fra le mani : zia Tatàna lo guardò e scosse la testa , mentre con le mani un po ' tremule si slacciava la cintura . « Mi vogliono ! Mi vogliono ! È mai possibile ? » , ripeteva fra sé Anania . Davanti al forno il gattino aspetta ancora il passaggio del topo , e deve già sentire qualche rumore perché la sua coda freme : infatti , dopo un momento , Anania sente uno stridio , un piccolo grido di morte . Ma adesso la sua felicità è così completa che egli non ricorda più che nel mondo esiste il dolore . La relazione particolareggiata di zia Tatàna gettò un po ' d ' acqua fredda su quel grande incendio di gioia . La famiglia di Margherita non si opponeva all ' amore dei due giovani , ma , naturalmente , non dava ancora un consentimento pieno , irrevocabile . Il « padrino » aveva sorriso , aveva battuto le mani e scosso la testa come per dire : « me l ' hanno fatta quei due ! » . Aveva anche detto : « Fanno presto a metter le ali questi ragazzi ! » , ma poi era diventato serio e pensieroso . « Ma , infine , che avete concluso ? » , gridò Anania , facendosi anch ' egli serio e pensieroso . « Che bisogna aspettare , Santa Caterina bella ! Non hai ancora capito ? Ma la padrona disse : " Bisognerebbe interrogare anche Margherita " . " Eh , credo proprio che non occorra " , rispose il padrino , battendo le mani . Io sorrisi . » Anche Anania sorrise . « Abbiamo dunque concluso ... Va via , gatto ! » , gridò zia Tatàna , tirando il lembo della tunica , sul quale il gattino s ' era comodamente adagiato leccandosi i baffi con orribile soddisfazione . « Abbiamo concluso che bisogna aspettare . Il padrone mi disse : " Che il ` fanciullo ' pensi a studiare ed a farsi onore . Quando egli avrà un posto onorevole noi gli daremo la nostra figliuola : intanto si amino pure , e che Dio li benedica " . Ecco , tu ora cenerai , spero ! » « Ma , infine , posso presentarmi in casa loro come fidanzato ? » « Per adesso no : per quest ' anno no ! Tu corri troppo , galanu meu ! La gente direbbe che il signor Carboni è rimbambito , se permettesse una tal cosa : bisogna che tu prenda la laurea , prima ... » « Ah » , gridò Anania , adirandosi , « è dunque meglio ... » Stava per dire : « è dunque meglio che ci vediamo di notte , di nascosto , per non urtare la falsa suscettibilità della gente ? » ; ma subito pensò che vedersi di notte , di nascosto da soli , era forse meglio che vedersi di giorno e alla presenza dei genitori , e si calmò completamente . Peggio per loro , dunque ! Per consolarsi ricominciò le visite la notte stessa : la fantesca , appena socchiuse il portone gli augurò la « buona fortuna » come se le nozze fossero già celebrate , ed egli le diede la mancia e attese trepidando la sposa . Essa venne , cauta e silenziosa , profumata d ' ireos , con un abito chiaro biancheggiante nella notte diafana . Si abbracciarono a lungo , silenziosi , vibrando assieme , ebbri di gioia : il mondo era loro . Per la prima volta Margherita , ormai sicura di potersi abbandonare senza paure né rimorsi all ' amore del bel giovane che impazziva per lei , si mostrò appassionata e ardente , quale Anania non osava sognarla : ed egli uscì dal convegno barcollando , cieco , fuori di sé . La notte appresso , il convegno fu ancora più lungo , più delirante . La terza notte la serva , che vigilava nella cucina , forse stanca di vegliare , fece il segno convenuto in caso di sorpresa e gl ' innamorati si lasciarono alquanto spaventati . L ' indomani Margherita scrisse : « Ho paura che ieri notte il babbo si sia accorto di qualche cosa . Badiamo di non comprometterci , ora appunto che siamo tanto felici : è bene , quindi , che per qualche giorno non ci vediamo . Abbi pazienza , e sii anzi coraggioso come lo sono io , che faccio un enorme sacrifizio rinunziando , per qualche tempo , alla immensa felicità di vederti : mi pare di morire , perché ti amo ardentemente , perché mi sembra di non poter più vivere senza i tuoi baci , ecc . , ecc . » . Egli rispose : « Adorata mia , tu hai ragione : tu sei una santa , per bontà e per saviezza , mentre io non sono che un pazzo , pazzo d ' amore per te . Non so , non vedo più quel che faccio . Ieri notte potevo compromettere tutto il nostro avvenire e non me ne accorgevo neppure . Perdonami : quando sono vicino a te perdo la ragione . Ho la febbre ; mi consumo tutto , mi pare che entro di me arda un fuoco distruttore . Rinunzio con spasimo alla suprema felicità di vederti per qualche sera ; e siccome ho bisogno di moto , di svago , di un po ' di lontananza , per attutire alquanto questo fuoco che mi divora e mi rende incosciente e malato , penso di fare un ' escursione sul Gennargentu . Tu vuoi , non è vero ? Rispondimi subito , cara , adorata , mio spasimo e mia gioia . Ti porterò sul cuore : dalla più alta cima sarda ti manderò un saluto , griderò ai cieli il tuo nome e il mio amore , come vorrei gridarlo dalla più eccelsa cima del mondo affinché tutta la terra ne restasse attonita . Ti abbraccio , ti porto con me , unita a me , per tutta l ' eternità » . Margherita diede graziosamente il suo permesso . Altra lettera di Anania : « Parto domani mattina con la corriera per Mamojada - Fonni . Passerò sotto la tua finestra alle nove . Vorrei vederti stanotte ... ma voglio essere prudente . Vieni , vieni con me , Margherita , adorata mia , non lasciarmi un solo istante , vieni qui , sul mio cuore , ardi del mio fuoco d ' amore , fammi morire di passione » . VII . La corriera attraversava le tancas selvaggie , gialle di stoppie e di sole ardente , qua e là ombreggiate da macchie di olivastri e di querciuoli . Anania , seduto in serpe , a fianco del vetturale che scuoteva la frusta ( entro la vettura si soffocava dal caldo ) , dimenticava le impressioni febbrili dei giorni scorsi per rivivere in un giorno lontano . Rivedeva il carrozziere dai baffi gialli e dalle guancie gonfie ; ed a misura che la corriera si avvicinava a Mamojada , la suggestione dei ricordi diventava quasi dolorosa . Nell ' arco del mantice si disegnava lo stesso paesaggio che egli aveva intraveduto quel giorno , mentre abbandonava la testolina sulle ginocchia di lei , e stendevasi lo stesso cielo di un azzurro chiaro melanconico . Ecco la cantoniera : nel paesaggio , a linee forti , ondulato , verde di macchie selvaggie , s ' intravede qua e là qualche filo d ' acqua violacea ; s ' odono fischi d ' uccelli palustri ; un pastore , bronzeo su uno sfondo luminoso , guarda l ' orizzonte . La corriera si fermò un momento davanti alla cantoniera . Seduta sul gradino della porta , una donna in costume tonarese , tutta fasciata nelle ruvide vesti come una mummia egiziana , scardassava un mucchio di lana nera con due pettini di ferro : poco distante tre bimbi laceri e sporchi giocavano , o meglio si accapigliavano fra loro . Ad una finestra apparve un viso scarno e giallo di donna ammalata , che guardò la vettura con due grandi occhi verdognoli , pieni di stupore . La cantoniera desolata pareva l ' abitazione della fame , della malattia e del sudiciume . Anania si sentì stringere il cuore : egli conosceva perfettamente il dramma tristissimo svoltosi ventitré anni prima in quel luogo solitario , in quel paesaggio rude e fresco , che sarebbe stato così puro senza l ' immondo passaggio dell ' uomo . La corriera riprese il viaggio : ecco Mamojada , emergente tra il verde degli orti e dei noci , col campanile chiaro disegnato sull ' azzurro tenero del cielo ; da lontano il quadretto aveva le tinte delicate d ' un acquerello , ma appena la corriera si inoltrò su per lo stradale polveroso , il profilo del paesetto prese tinte cupe , ancor più forti di quelle del paesaggio . Davanti alle casette nere costrutte sulla roccia s ' aggruppavano caratteristiche figure di paesani : donne graziose , coi capelli lucenti attortigliati intorno alle orecchie , scalze , sedute per terra , cucivano , allattavano , ricamavano . Due carabinieri , uno studente annoiato , un vecchio nobile , che era anche contadino , chiacchieravano davanti alla bottega d ' un falegname , intorno alla cui porta stavano appesi molti quadretti sacri dipinti a vivi colori . Dopo mezz ' ora di fermata la corriera ripartì . Ecco le rovine della chiesetta , ecco gli orti , ecco la piantagione di patate dove l ' altra volta Olì ed Anania si erano fermati . Egli ricordò la donna che zappava , con le sottane cucite fra le gambe , e il gatto bianco che si slanciava contro la lucertolina verde guizzante sul muro . Nell ' arco del mantice i paesaggi si disegnavano sempre più freschi , con sfondi luminosi : la piramide grigiastra di monte Gonare , le linee cerule e argentee della catena del Gennargentu apparivano come incise sul metallo del cielo , sempre più vicine , sempre più maestose . Ah , sì : ora davvero Anania respirava l ' aria natìa , e sentiva tutti gli istinti atavici .. « Vorrei balzare giù dalla vettura , correre su per le chine , fra l ' erba ancora fresca , tra le macchie e le roccie , gridando di gioia selvaggia , imitando il puledro sfuggito al laccio e ritornato alla libertà delle tancas . Sì » , egli pensava , mentre la corriera rallentava la corsa su per la strada in salita , « io ero nato per fare il pastore . Sarei stato un poeta , forse un delinquente , forse un bandito fantasioso e feroce . Oh , contemplare le nuvole dall ' alto d ' un monte ! Figurarsi d ' essere il pastore d ' una torma di nuvole : vederle errare sul cielo argenteo , incalzarsi , svolgersi , passare , scomparire ! » Poi pensò : « E non sono un pastore di nuvole ? Fra le nuvole ed i miei pensieri che differenza c ' è ? Ed io stesso non sono una nuvola ? Se fossi costretto a vivere in queste solitudini mi dissolverei , diventerei una stessa cosa con l ' aria , col vento , con la tristezza del paesaggio . Sono io vivo ? Che cosa è , dopo tutto , la vita ? » . Come sempre , egli non seppe rispondere alla sua domanda : la corriera saliva lentamente , sempre più lentamente , con moto dolce , quasi cadenzato ; il cocchiere sonnecchiava , e pareva che anche il cavallo camminasse dormendo . Dal sole alto verso lo zenit calava uno splendore eguale , melanconico ; le macchie ritiravano le loro ombre ; un silenzio profondo e una sonnolenza ardente pervadevano l ' immenso paesaggio . Ad Anania pareva in realtà di dissolversi , di diventare una stessa cosa con quel panorama sonnolento , con quel cielo luminoso e triste . Ecco , egli aveva sonno ; e come l ' altra volta finì col chiudere gli occhi e addormentarsi infantilmente . « Zia Grathia ? Nonna [ 27 ] ! » , chiamò con voce ancora assonnata , entrando nella casetta della vedova . La cucina era deserta : la straducola soleggiata ; deserto tutto il villaggio che nella desolazione del meriggi pareva una stazione preistorica da secoli abbandonata . Anania guardò curiosamente intorno . Nulla era cambiato : miseria , stracci , fuliggine , un po ' di cenere sul focolare , grandi tele di ragno fra le scheggie del tetto ; e , imperatore truce di quel luogo di leggende , il lungo e vuoto fantasma del gabbano nero appeso al muro terreo . « Zia Grathia , dove siete ? » , gridò Anania , aggirandosi intorno . « Zia Grathia ? » Finalmente la vedova , ch ' era andata ad attingere acqua ad un pozzo vicino , rientrò , con un malune [ 28 ] sul capo e la secchia in mano . Era sempre la stessa , stecchita , giallastra , col viso spettrale circondato da una benda di tela sporca : gli anni erano passati senza invecchiare oltre quel corpo già disseccato ed esaurito dalle emozioni della lontana giovinezza . Nel vederla Anania si turbò : un fiotto di ricordanze gli salì dalle profondità dell ' anima ; gli parve di ricordare tutta una esistenza anteriore , di rivedere uno spirito che aveva già albergato nel suo corpo prima dello spirito che lo animava al presente . « Bonas dies ! » , salutò la vedova , guardando meravigliata il bel giovine sconosciuto . E depose prima la secchia , poi il malune , lentamente , guardando sempre lo straniero . Ma appena egli sorrise chiedendole : « Ma non mi riconoscete dunque ? » , zia Grathia diede un grido ed aprì le braccia : Anania l ' abbracciò , la baciò , la investì di domande . E Zuanne ? Dov ' era ? Perché si era fatto monaco ? Veniva a trovarla ? Era felice ? E il figlio maggiore ? E i figli del fabbricante di ceri ? E questo e quell ' altro ? E come era trascorsa la vita a Fonni durante quei quindici anni ? E chi era il pretore ? E si poteva l ' indomani far la gita sul Gennargentu ? « Figlio mio caro ! » , cominciò la vedova , dandosi attorno . « Ah , come trovi la mia casa ! Nuda e triste come un nido abbandonato ! Siediti dunque , lavati ; ecco l ' acqua pura e fresca , vero argento puro ; lavati , bevi , riposati . Io ora ti preparerò un boccone : ah , non rifiutare , figlio delle mie viscere ; non rifiutare , non umiliarmi . Per cibarti io vorrei darti il mio cuore ; ma tu accetta quel che posso offrirti ; ecco , asciugati , ora , anima mia ! Come sei grande e bello ! Dicono che tu debba sposare una ricca e bella fanciulla : ah , non è stata stupida quella fanciulla . Ma perché non mi hai tu scritto prima di venire ? Ah , figlio caro , tu almeno non hai dimenticato la vecchia abbandonata ! » « Ma Zuanne , Zuanne ? » , insisteva Anania , lavandosi con l ' acqua freschissima della secchia . La vedova diventò cupa . Disse : « Ebbene , non parlarmene ! Egli mi ha fatto tanto soffrire ! Era meglio che ... egli avesse seguito l ' esempio del padre ... Ebbene , no , non parliamone . Egli non è un uomo ; sarà un santo , come dicono , ma non è un uomo ! Se mio marito sollevasse il capo dalla tomba e vedesse suo figlio scalzo , col cordone , con la bisaccia , frate mendicante e stupido , che direbbe mai ? Ah , lo fustigherebbe , in verità » . « Dove si trova ora frate Zuanne ? » « In un convento lontano ; sulla cima d ' un monte . Almeno fosse rimasto nel convento di Fonni ! ma no , è destino che tutti debbano abbandonarmi ; anche Fidele , l ' altro figliuolo , ha preso moglie e raramente si ricorda di me : il nido è deserto , abbandonato ; la vecchia aquila ha veduto volar via i suoi poveri aquilotti e morrà sola ... sola ... » « Venite a viver con me ! » , disse Anania . « Quando sarò dottore vi prenderò con me , nonna . » « In che potrei servirti ? Almeno un tempo ti lavavo gli occhi e ti tagliavo le unghie ; ora invece tu dovresti fare altrettanto a me ... » « Mi raccontereste delle storie ... a me ed ai miei bambini ... » « Anche le storie non so più raccontarle , adesso . Sono rimbambita del tutto : il tempo , vedi , il tempo s ' è portato via il mio cervello come il vento porta via la neve dai monti . Ebbene , ragazzino mio , mangia ; non ho altro da offrirti , accetta di buon cuore . Oh , questo cero , è tuo ? Dove lo porterai ? » « Alla Basilica , nonna , davanti all ' immagine dei santi Proto e Gianuario . Viene di lontano , nonna ; me lo diede una vecchia donna sarda che vive a Roma : anch ' essa mi narrava delle storie , ma non belle come le vostre . » « Vive a Roma ? E come fece ad andarci ? Ah , io morrò senza aver veduto Roma !...» Dopo il modestissimo pasto , Anania cercò la guida , con la quale combinò per l ' indomani l ' ascensione sul Gennargentu : poi si avviò alla Basilica . Nell ' antico cortile , sotto i grandi alberi , susurranti , sui gradini corrosi , nelle loggie rovinate , entro la chiesa odorante d ' umido come una tomba , da per tutto silenzio e desolazione . Anania depose il cero di zia Varvara sopra un altare polveroso , poi guardò i primitivi affreschi delle pareti , gli stucchi dorati da una luce melanconica , le rozze figure dei santi sardi , tutte le cose infine che un tempo gli avevano destato meraviglia e terrore , e sorrise , ma col cuore oppresso da una languida tristezza . Ritornato nel cortile vide , attraverso una finestra aperta , il cappello d ' un carabiniere e un paio di stivali appesi al muro d ' una cella , e nella memoria gli risuonò ancora l ' aria della Gioconda : « A te questo rosario » . L ' odor della cera vagava nel cortile solitario ; dov ' erano i bimbi , compagni d ' infanzia , gli uccelletti seminudi e selvatici , che un tempo animavano i gradini della chiesa ? Anania non desiderava di rivederli ; ma con quanta dolcezza ricordava i giuochi fatti con loro , mentre dagli alberi le foglie secche cadevano come ali d ' uccelli morti ! Una donna scalza , con un ' anfora sul capo , passò in fondo al cortile . Anania trasalì , sembrandogli di riconoscere sua madre . Dove era sua madre ? Perché egli non aveva osato , pur desiderandolo , parlarne alla vedova , - e perché questa non aveva accennato alla sua ingrata ospite ? Per sfuggire ai ricordi amari egli andò alla posta e inviò una cartolina illustrata a Margherita ; poi visitò il Rettore , e verso il tramonto percorse la strada che guardava sulla immensità delle valli . Vedendo le donne fonnesi che andavano alla fontana , strette nelle tuniche bizzarre , egli ripensò ai suoi primi sogni di amore , quando desiderava d ' esser lui un mandriano e Margherita una paesana , fine ed elegante sebbene con l ' anfora sul capo , simile alla figurina d ' uno stucco pompejano . Come il passato era lontano e come diverso dal presente ! Un tramonto meraviglioso illuminava l ' orizzonte : pareva un miraggio apocalittico . Le nuvole disegnavano un paesaggio tragico ; una pianura ardente solcata da laghi d ' oro e da fiumi porpurei , e sul cui sfondo sorgevano montagne di bronzo profilate d ' ambra e di neve perlata , qua e là squarciate da aperture fiammanti che sembravano bocche di grotte e dalle quali sgorgavano torrenti di sangue dorato . Una battaglia di giganti solari , di formidabili abitanti dell ' infinito , si svolgeva entro quelle grotte aeree : balenava il corruscare delle armi intagliate nel metallo del sole , ed il sangue sgorgava a torrenti , inondando le infuocate pianure del cielo . Col cuore balzante di gioia Anania rimase assorto nella contemplazione del magnifico spettacolo , finché le ombre della sera , fugato il miraggio , stesero un drappo violaceo su tutte le cose : allora egli rientrò nella casa della vedova e sedette accanto al focolare . I ricordi lo riassalirono . Nella penombra , mentre la vecchia preparava la cena e parlava con voce tetra , egli rivedeva Zuanne dalle grandi orecchie , intento a cuocer le castagne , ed un ' altra figura silenziosa e incerta come un fantasma . « Dunque hanno ammazzato tutti i banditi nuoresi ? » , chiedeva la vecchia . « Ma credi tu che passerà lungo tempo prima che nuove compagnie sorgano qua e là ? Tu ti inganni , figlio mio . Finché vivranno uomini dal sangue ardente , abili al bene ed al male , esisteranno banditi . È vero che ora essi sono così cattivi , talvolta vili , ladroni e spregevoli ! Ah , ai tempi di mio marito era altra cosa , sai ! Come erano coraggiosi allora ! Coraggiosi e benefici . Una volta mio marito incontrò una donna che piangeva perché ... » Anania s ' interessava mediocremente ai ricordi di zia Grathia : altri pensieri gli passavano per la mente . « Sentite » , egli disse , appena la vedova ebbe finito la pietosa storia della donna che piangeva , « non avete saputo mai nulla di mia madre ? » Zia Grathia era intenta a rivoltare una piccola frittata , e non rispose . « Ella sa qualche cosa ! » , pensò Anania , turbandosi . Ma dopo un istante di silenzio zia Grathia osservò : « Se niente ne sai tu , come vuoi che ne sappia qualche cosa io ? E adesso , figlio , mettiti qui , davanti a questa sedia , ed accetta il buon cuore » . Anania sedette davanti al canestro che la vedova aveva deposto sopra una sedia , e cominciò a mangiare . « No » , disse , confidandosi con la vecchia come non s ' era mai potuto confidare con nessuno , « per lungo tempo io non seppi nulla di lei . Ora però credo di essere sulle sue traccie . Dopo che mi ebbe abbandonato ella partì dalla Sardegna , ed un uomo la vide a Roma , vestita da signora . » « Ma la vide davvero ? » , chiese vivacemente zia Grathia . « Le parlò ? » « Altro che le parlò ! » , rispose amaramente Anania . « Egli disse d ' aver passato qualche ora con lei . Dopo non si seppe più nulla ; ma io , mesi fa , la feci ricercare dalla Questura e venni a sapere che ella vive a Roma , sotto un falso nome . Però si è emendata , sì , si è emendata , e adesso vive onestamente lavorando . » Zia Grathia era venuta a porsi davanti alla sedia , ed a misura che Anania parlava ella spalancava gli occhietti foschi , e si curvava e trasaliva , e apriva le mani come per raccogliere le parole di lui . Egli si rasserenava pensando a Maria Obinu : quando disse « ella ora si è emendata » provò un impeto di gioia , sicuro , in quel momento , di non ingannarsi supponendo che Maria e Olì fossero la stessa persona . « Ma sei sicuro , ma sei proprio sicuro ? » , chiese la vecchia , sbalordita . « Ma sì ! Ma sìii !...», egli rispose , imitando Margherita nel pronunziare quel sì lieto e un po ' canzonatore . « Ho vissuto due mesi in casa sua . » Si versò da bere , guardò il vino attraverso la luce rossastra della lucerna di ferro , e sembrandogli torbido lo assaggiò appena ; poi nel pulirsi la bocca vide che il vecchio tovagliolo grigiastro era bucato , e se ne coprì scherzosamente il viso . « Ricordate quando io e Zuanne ci mascheravamo ? » , chiese , guardando attraverso il buco . « Io mettevo sul viso questo tovagliolo . Ma che avete ? » , esclamò subito con voce mutata , scoprendosi il volto lievemente impallidito . Egli vedeva il viso della vedova , di solito impassibile e cadaverico , animarsi in modo strano , e dopo una profonda meraviglia esprimere la pietà più intensa ; e capì immediatamente che l ' oggetto di questa pietà quasi violenta era lui . Di un colpo l ' edifizio del suo sogno rovinò . « Nonna ! Zia Grathia ! Voi sapete ! » , gridò con aria spaventata , stirando nervosamente il tovagliuolo quanto era lungo . « Finisci di mangiare , adesso : parleremo poi , figlio . Non ti piace quel vino ? » Ma Anania la guardò con rabbia e balzò in piedi . « Parlate ! » , le impose . « Ah , Santissimo Signore » , si lamentò zia Grathia , sospirando e schioccando le labbra , « che cosa vuoi ch ' io ti dica ? Perché non finisci di cenare , Anania , figlio caro ? ... Parleremo poi ... » Egli non sentiva e non vedeva più nulla . « Parlate ! Parlate ! Voi sapete tutto , dunque ? Dov ' è ? È viva , è morta , dov ' è ? Dov ' è ? Dov ' è ? » Quel « dov ' è ? » lo ripeté almeno venti volte , mentre s ' aggirava automaticamente intorno alla cucina , piegando , spiegando , stirando il tovagliuolo , mettendolo sul viso , guardando attraverso il buco : pareva un po ' impazzito , ma più irritato che commosso . « Calmati » , cominciò a dirgli la vecchia , andandogli appresso , « io credevo che tu sapessi ... Sì , ella è viva , ma non è la donna che ti ha ingannato fingendosi tua madre . » « Non è stata lei a ingannarmi , nonna ! L ' ho creduto io ... Ella non sa neppure che io abbia supposto ... Ah , dunque non è lei ? » , aggiunse a bassa voce , con meraviglia , come se fino a quel momento fosse stato certo che Maria Obinu era sua madre . « Ma parlate dunque ! » , esclamò poi . « Perché mi tenete così sulla corda ? Perché non mi avete parlato ancora di lei ? Dov ' è ? dov ' è ? » « Ma se non ha mai lasciato la Sardegna ! » , disse la vedova , camminandogli sempre a fianco . « In verità , io credevo che tu lo sapessi . Io l ' ho riveduta quest ' anno , ai primi di maggio ; ella venne a Fonni per la festa dei Santi Martiri , e conduceva un cantastorie , un giovine cieco suo amante . Essi erano venuti a piedi da un villaggio lontano , da Neoneli ; ella soffriva le febbri di malaria , e sembrava una vecchia di sessanta anni . Terminate le feste , il cieco , che aveva guadagnato assai , abbandonò Olì per seguire una comitiva di mendicanti diretti ad un ' altra festa campestre . So che ella , in giugno e luglio , fece la mietitrice nelle tancas di Mamojada . La febbre la distruggeva : stette lungamente malata nella cantoniera e ci sta ancora ... » Anania si fermò , sollevò il viso e aprì le braccia con atto disperato . « Ed io ... io ... l ' ho ... vista ! » , gridò . « Io l ' ho vista ! L ' ho vista ! ... Siete certa di quanto mi dite ? » , chiese poi fissando la vedova . « Certissima : perché dovrei ingannarti ? » « Ditemi » , egli insisté , « ma c ' è davvero ? Io vidi alla finestra una donna febbricitante , gialla , terrea , con due occhi da gatto ... Era lei ? Ne siete certa ? » « Certissima , ti dico . Era lei certamente . » « Ed io ... io l ' ho vista ! » , egli ripeté , e si strinse il capo fra le mani , torcendoselo , preso da una collera violenta contro se stesso che si era così lungamente , così stupidamente ingannato ; che aveva cercato sua madre al di là dei monti e dei mari , mentre ella trascinava la sua miseria e il suo disonore attraverso l ' isola natìa ; che si era commosso davanti a tanti volti stranieri e non aveva sentito un palpito nello scorgere il volto della mendicante , della miseria viva , di sua madre , incorniciato dalla finestruola tetra della cantoniera . Che cosa dunque era l ' uomo ? E il cuore umano ? E la vita , l ' intelligenza , il pensiero ? Ah , sì , ora che queste domande gli salivano non più oziosamente alle labbra , ora che la realtà batteva intorno a lui le sue ali funebri e squarciava i vapori dell ' illusione , ora egli rispondeva alle sue domande e sapeva che cosa era l ' uomo , il suo cuore , la sua vita : inganno , inganno , inganno . A un tratto zia Grathia lo prese per un braccio e lo costrinse a sedersi : poi gli si accoccolò davanti , gli strinse una mano , e lo guardò di sotto in su , lungamente , pietosamente . « Bambino mio » , gli disse , « piangi , piangi . Ti farà bene . Come sei freddo ! » . Anania strappò la mano dal morso duro delle mani della vedova . « Ma per chi mi prendete ? » domandò offeso . « Non sono un ragazzino , io ! Perché devo piangere ? » « Eppure ti farebbe bene , figlio ! Ah , sì , io so quanto fa bene piangere ! Quanto fu picchiato alla mia porta , una notte , ed una voce che pareva quella della Morte mi disse : " Donna , non aspettare più ! " io diventai di pietra . Per ore ed ore non potei piangere ; e furono le ore più terribili per me : mi pareva che il cuore , dentro il petto , fosse diventato di ferro rovente , e mi bruciasse , mi bruciasse le viscere , mi lacerasse il petto con la sua punta acuta . Ma poi il Signore mi concedé le lagrime , ed esse rinfrescarono il mio dolore come la rugiada rinfresca le pietre arse dal sole . Figlio , abbi pazienza ! Siamo nati per soffrire : e cosa è mai questo tuo dispiacere in confronto di tanti altri dolori ? » . « Ma io non soffro ! » , egli protestò . « Dovevo aspettarmelo , questo colpo ; me lo aspettavo anzi , vedete ! Sono stato spinto a venir qui quasi da una forza misteriosa ; una voce mi diceva : va , va , là saprai qualche cosa ! Certo , ho provato un colpo ... un po ' di sorpresa ... ma adesso è passato : non datevi pena . » Ma la vedova lo fissava , lo vedeva livido in viso , con le labbra pallide contratte , e scuoteva il capo . Egli prosegui : « Ma perché nessuno mi ha detto mai nulla ? Eppure qualche cosa dovevano sapere . Il carrozziere , per esempio , possibile che non sapesse nulla ? » . « Forse . Ella sola poteva farti sapere qualche cosa ; ma no , essa ha paura di te . Quando venne qui , per la festa , con quel miserabile cieco che si fece condurre da lei e poi la abbandonò , nessuno qui la riconobbe , tanto sembrava vecchia , piena di stracci , istupidita dalla miseria e dalla febbre . Del resto , neppure tu l ' hai riconosciuta . Il cieco la chiamava con un brutto nomignolo : soltanto a me ella confidò il suo vero essere , mi raccontò la sua triste storia e mi scongiurò di non farti mai saper nulla di lei . Essa ha paura di te . » « Perché ha paura ? » « Ha paura che tu la faccia mettere in prigione perché ti ha abbandonato . Ha anche paura dei suoi fratelli che sono cantonieri della ferrovia ad Iglesias . » « E suo padre ? » , domandò Anania , che non aveva mai pensato a questi suoi parenti . « Oh ! è morto da tanti anni , morto maledicendola . E Olì crede sia stata questa maledizione a perseguitarla . » « Sì ! È lei che è pazza ! Ma che ha ella fatto durante tutti questi anni ? Come ha vissuto ? Perché non ha lavorato ? » Egli sembrava di nuovo calmo , e faceva le sue domande senza curiosità , pensando alle conseguenze di questo disastroso avvenimento . Ma quando la vedova sollevò un dito e disse solennemente : « Tutto sta nelle mani di Dio ! Figlio , c ' è un filo terribile che ci tira e ci tira ... Forse che mio marito non avrebbe voluto lavorare , e morire sul suo letto , benedetto dal Signore ? Eppure ! ... Così di tua madre ! Ella certo avrebbe voluto lavorare e vivere onestamente ... Ma il filo l ' ha tirata ... » , egli s ' accese in volto , e di nuovo contorse le dita e si sentì soffocare da un impeto di vergogna e di spasimo . « Tutto ... tutto è finito per me , dunque ! » , singhiozzò . « Che orrore , che orrore ! Che miseria , che onta ! Ma raccontatemi , dunque , ditemi tutto . Come ha vissuto ? ... Voglio sapere tutto ... tutto ... tutto , capite ! voglio morire di vergogna , prima ancora che ... Basta ! » , disse poi scuotendo la testa , come per scacciare via da sé ogni turbamento . «Raccontatemi.» Zia Grathia lo guardava con infinita pietà : avrebbe voluto prenderselo sulle ginocchia , cullarlo , cantargli una nenia infantile , calmarlo , addormentarlo ; ed invece lo torturava . Ma ... sia fatta la volontà del Signore : siamo nati per soffrire , e non si muore di dolore ! Tuttavia la vedova cercò di raddolcire alquanto il calice amaro che Dio porgeva per le sue mani al disgraziato fanciullo . Disse : « Io non so raccontarti precisamente come ella visse e ciò che fece . So che ella , dopo averti lasciato , e fece benissimo , perché altrimenti tu non avresti avuto mai un padre e non saresti stato fortunato come lo sei ... » . « Zia Grathia ! Non fatemi arrabbiare !...», egli interruppe impetuosamente . « Tranquillità ! Pazienza ! » , gridò la donna . « Non disconoscere la bontà del Signore , ragazzo mio ! Se tu fossi rimasto qui , che avresti fatto ? Forse avresti finito vilmente col farti anche tu frate ... frate mendicante ... frate poltrone ! ... Basta , non parliamone più ! Meglio morire che finire così ! E tua madre avrebbe seguìto egualmente la sua via , perché quello era il suo destino . Anche qui , prima di partire , credi tu ch ' ella menasse una vita santa ? Ebbene , no : era questo il suo destino . Ella aveva qui , negli ultimi tempi , un amante carabiniere che fu trasferito a Nuraminis pochi giorni prima della vostra fuga . Dopo che ti ebbe abbandonato , almeno così la disgraziata mi raccontò , ella partì per Nuraminis , a piedi , nascondendosi di giorno , camminando di notte , attraversando metà della Sardegna . Raggiunse il carabiniere e la loro relazione continuò per qualche mese ; egli aveva promesso di sposarla , ma invece si stancò presto di lei , la maltrattò , la percosse , poi l ' abbandonò . Ella seguì la sua fatale via . Mi disse , - e piangeva , poveretta , piangeva da commuovere le pietre , - che cercò sempre del lavoro , ma che non poté trovarne mai . È il destino , te lo dissi ! Il destino che priva del lavoro certi esseri disgraziati , come ne priva altri della ragione , della salute , della bontà . L ' uomo e la donna inutilmente si ribellano . No , avanti , morite , crepate , ma seguite il filo che vi tira ! Basta , ultimamente però ella si era emendata : s ' era unita con un cieco cantastorie e vivevano da due anni come marito e moglie : ella lo conduceva per i paesi , per le feste campestri , da un luogo all ' altro ; camminavano quasi sempre a piedi , qualche volta soli , qualche volta in compagnia di altri mendicanti girovaghi . Il cieco cantava certe poesie che egli stesso componeva : aveva una bellissima voce . Qui , mi ricordo , cantò la Morte del re , una poesia che faceva piangere la gente . Il Municipio gli diede venti lire , il Rettore lo invitò a pranzo . Raccolse , in tre giorni che stette qui , più di venti scudi . Ed era un ' immondezza ! Anche lui prometteva di sposare la disgraziata ; invece , quando la vide ammalata , che non poteva trascinarsi oltre , la piantò , per paura che lo costringessero a spendere per curarla . Di qui partirono assieme ; andarono alla festa di Sant ' Elia ; là il cieco schifoso incontrò una compagnia di mendicanti campidanesi che dovevano recarsi ad una festa campestre nella Gallura , e andò via con loro , mentre la disgraziata moriva di febbre in una capanna di pastori . Dopo , come ti dissi , sentendosi meglio , ella vagò di qua e di là , mietendo , raccogliendo spighe , finché la febbre l ' atterrò del tutto . L ' altro giorno , però , mi mandò a dire che stava meglio ... » Un fremito , invano represso , percorreva tutte le membra di Anania . Quanta miseria , quanta vergogna , quanto dolore , e che iniquità divina ed umana nel racconto della vedova ! Nessuno dei sanguinosi e tristi racconti ch ' egli aveva sentito narrare nella sua infanzia dalla strana donna , gli era mai parso più spaventoso di questo : nessuno lo aveva mai fatto tremare come questo . Ad un tratto ricordò il pensiero balenatogli una volta in mente , in una dolce sera lontana , nel silenzio della pineta interrotto appena dal canto del galeotto pastore . « È stata anche in carcere ? » , domandò . « Sì , credo , una volta . Furon trovati in casa sua certi oggetti , che un suo amico aveva preso da una chiesa campestre ; ma fu rilasciata perché provò di non sapere neppure di che si trattasse ... » « Voi mentite ! » , disse Anania con voce cupa . « Perché non dite tutta la verità ? Essa è stata anche ladra ... ebbene , perché non dirlo ! Credete che mi importi niente ? Proprio niente , vedete , neppure così » , aggiunse , mostrandole la punta del mignolo . « Che unghie , Signore ! » , osservò la vecchia . « Perché ti lasci crescere così le unghie ? » Egli non rispose , ma balzò in piedi e camminò su e giù , furioso , mugolando come un toro . La vedova non si mosse , ed egli , dopo pochi istanti , tornò a calmarsi , e fermandosi davanti alla donna chiese con voce dolente ma rassegnata : « Ma perché son nato io ? Perché mi hanno fatto nascere ? Vedete , io ora sono un uomo rovinato : tutta la mia vita è distrutta . Non potrò proseguire gli studi , e la donna che dovevo sposare , e senza la quale non potrò più vivere , ora mi lascerà ... cioè devo lasciarla io » . « Ma perché ? Non sa chi sei tu ? » « Sì , lo sa , ma crede che quella donna sia morta o così lontana da non udirne più neanche il nome . Ed ora invece ecco che essa ritorna ! Come volete voi che una fanciulla pura e delicata possa vivere vicino ad una donna infame ? » « Ma che cosa vuoi fare ? Non hai tu stesso detto che non ti importa nulla di lei ? » « E voi che cosa mi consigliate ? » « Io ? Che cosa ti consiglio ? Di lasciarle proseguire la sua via » , rispose ferocemente la vedova : « non ti ha abbandonato lei ? Se tu lo vorrai , la tua sposa non incontrerà mai la disgraziata , e tu stesso non la vedrai mai più ... » . Anania la guardò , a sua volta pietoso ma anche sprezzante . « Voi non capite , non potete capire ! » disse . « Lasciamo andare ; ora bisogna pensare al modo di vederla ; bisogna ch ' io vada là domani mattina . » « Tu sei matto ... » « Voi non capite ... » Si guardarono ; entrambi reciprocamente sdegnati e pietosi . Allora cominciarono a discutere e quasi a litigare . Anania voleva partire subito , o al più tardi la mattina dopo ; la vedova proponeva di far venire Olì a Fonni senza dirle il perché . « Giacché ti ostini ! Ma va là ! io la lascerei tranquilla ; come ha camminato sinora camminerà d ' ora in avanti ... Lasciala stare ... Mandale qualche soccorso ... » « Nonna , pare che anche voi abbiate paura . Quanto siete semplice ! Io non le torcerò un capello ; io la prenderò con me ; ella vivrà con me ed io lavorerò per lei : le voglio fare del bene , non del male , perché tale è il mio dovere ... » « Sì , questo è il tuo dovere ; ma d ' altronde , figlio , pensa , rifletti . Come vivrete voi ? Come camperete ? » « Non pensateci ! » « Come , come farete ? » « Non pensateci ! » « Bene , allora ! Ma ti ripeto che essa ha una folle paura di te , e se tu vai ad affrontarla così , improvvisamente , è capace di commettere qualche pazzia . » « Ed allora facciamola venir qui : ma subito , domani mattina . » « Sì , subito , sulle ali d ' un corvo ! Come sei impaziente , figlio delle mie viscere ! Va e riposati , adesso , e non pensare a niente . Domani notte a quest ' ora ella sarà qui , non dubitare . Dopo , tu farai quel che vorrai . Domani tu salirai sul Gennargentu : io direi anzi di rimanerci fino a posdomani ... » « Vedrò io ! » « Ora va ... va a riposarti » , ella ripeté , dolcemente spingendolo . Anche nella stanzetta ove egli aveva dormito con sua madre nulla era cambiato ; vedendo il misero giaciglio , sotto cui c ' era un mucchio di patate ancora odoranti di terra , egli ricordò il lettino di Maria Obinu e le illusioni ed i sogni che lo avevano per tanto tempo perseguitato . « Come ero bambino ! » , pensò amaramente . « E dicevo di esser uomo ! Ah , soltanto adesso sono uomo ! Ah , soltanto ora la vita mi ha spalancato le sue orribili porte ! Sì , sono un uomo , ora , e voglio essere un uomo forte ! No , vile vita , tu non mi vincerai ; no , mostro , tu non mi abbatterai ! Tu mi perseguiti , tu mi hai finora combattuto a viso coperto , vigliacca , miserabile , e solo oggi , in questo giorno lungo come un secolo , solo oggi hai svelato il tuo volto orrendo ! Ma non mi vincerai , no , non mi vincerai ! » Aprì le imposte tentennanti che davano su un balcone di legno , del quale rimanevano appena i sostegni ; si afferrò a questi e si sporse fuori . La notte era limpidissima , fresca , chiara e diafana come sono in montagna le notti sul finir dell ' estate . Nel silenzio indicibile che regnava , la visione delle montagne vicine e le linee vaghe delle montagne lontane sembravano più solenni e grandiose . Ad Anania , che vedeva quasi ai suoi piedi le valli profonde , pareva di star sospeso sopra un abisso : e mentre le linee delle montagne lontane gli destavano in cuore una dolcezza strana , e gli davan l ' idea di versi immensi scritti dalla mano onnipotente d ' un divino poeta sulla pagina celeste dell ' orizzonte , il vicino colosso nero - turchiniccio di Monte Spada , protetto dalla formidabile muraglia del Gennargentu , lo opprimeva , gli sembrava l ' ombra del mostro al quale poco prima aveva lanciato la sua sfida . E pensava a Margherita lontana , a Margherita sua , non più sua , che in quell ' ora sognava certamente di lui guardando anch ' essa l ' orizzonte ; e sentiva una grande pietà per lei , più che per se stesso , e lagrime soavi e amare come il miele amaro gli salivano agli occhi ; ma egli le respingeva , queste lagrime , le respingeva come un nemico felino e sleale che tentasse vincerlo a tradimento . « Son forte ! » , ripeteva , fermo sul balcone senza ringhiera . « Mostro , sono io che ti vincerò , ora che mi stai davanti ! » E non si accorgeva che il mostro gli stava alle spalle , inesorabile . VIII . Nella lunga notte insonne egli decise , o credette decidere , il proprio destino . « Io la costringerò a viver qui , presso zia Grathia , finché non avrò trovato la mia via . Parlerò francamente al signor Carboni e a Margherita . Ecco , dirò loro , le cose stanno così : io ho intenzione di far vivere mia madre presso di me , appena la mia posizione me lo permetterà : questo è il mio dovere , ed io lo compio , caschi l ' universo . Essi mi scacceranno come si scaccia una bestia immonda ; io non mi illudo . Allora io cercherò un impiego , e lo troverò bene , e prenderò con me la disgraziata , e vivremo assieme di miseria , ma pagherò i miei debiti , e sarò un uomo . Un uomo ! » pensò amaramente . « O un cadavere vivente ! » Gli pareva d ' esser calmo , freddo , già morto alla gioia di vivere ; ma in fondo al cuore sentiva una crudele ebbrezza d ' orgoglio , una smania di stolto combattimento contro la fatalità , contro la società e contro se stesso . « L ' ho voluto io , dopo tutto ! » , pensava . « Sapevo bene che doveva finir così : mi sono lasciato trascinare dalla fatalità . Guai a me ! Devo espiare io : espierò . » Questa illusione di coraggio lo sostenne tutta la notte , ed anche il giorno dopo , durante l ' ascensione al Gennargentu . La giornata era triste , annuvolata e nebbiosa , ma senza vento : egli volle partire egualmente , con la speranza , diceva , che il tempo si rasserenasse , ma in realtà per cominciare a dar a se stesso una prova di fermezza , di coraggio e di noncuranza . Che gli importava oramai delle montagne , degli orizzonti , del mondo intero ? Ma egli voleva fare ciò che aveva stabilito di fare . Solo un momento , prima della partenza , esitò . « E se ella , avvertita della mia presenza , non venisse e fuggisse ancora ? E io non prendo forse del tempo perché ciò avvenga ? » La vedova lo rassicurò impegnandosi a far venire Olì al più presto possibile , ed egli partì . La guida , su un cavallino forte e paziente , precedeva per gli erti sentieri , talvolta dileguandosi fra la nebbia argentea delle lontananze silenziose , talvolta disegnandosi sullo sfondo del sentiero come una figura dipinta a guazzo sopra una tela grigia . Anania seguiva : tutto era nebbia intorno a lui , dentro di lui , ma egli distingueva attraverso quel velo fluttuante il profilo ciclopico del Monte Spada , e dentro di sé , fra le nebbie che gli avvolgevano l ' anima , scorgeva quest ' anima come scorgeva il monte , grande , immensa , dura , mostruosa . Un silenzio tragico circondava i viaggiatori , interrotto soltanto , a intervalli , dal grido degli avoltoi . Forme strane apparivano qua e là fra la nebbia , ai lati del sentiero roccioso , e il grido degli uccelli carnivori sembrava la voce selvaggia di quelle misteriose parvenze , disturbate dal passaggio dell ' uomo . Anania credeva di camminare fra le nuvole , sentiva qualche volta il senso del vuoto , e per vincere la vertigine doveva guardare intensamente il sentiero , sotto i piedi del cavallo , fissando le lastre umide e lucenti dello schisto e i piccoli cespugli violetti del serpillo la cui acuta fragranza profumava la nebbia . Verso le nove , fortunatamente pei viaggiatori che in quell ' ora percorrevano un sentiero strettissimo tagliato sul dorso immenso di Monte Spada , la nebbia diradò : Anania diede un grido di ammirazione , quasi strappatogli violentemente dalla bellezza magnifica del panorama . Tutto il monte apparve coperto da un manto violetto di serpillo fiorito ; e al di là , la visione delle valli profondissime e delle alte cime verso cui si avvicinavano i viaggiatori , pareva , tra il velo squarciato della nebbia luminosa , fra giuochi di sole e d ' ombra , sotto il cielo turchino dipinto di strane nuvole che si diradavano lentamente , un sogno d ' artista impazzito , un quadro d ' inverosimile bellezza . « Come la natura è grande , e come è bella e come è forte ! » , pensò Anania , intenerito . « Nel suo cuore immenso tutto è puro : ah , se ci trovassimo qui soli , tutti e tre , io , Margherita e lei , chi più penserebbe alle cose impure che ci separano ? » Un soffio di speranza gli attraversò lo spirito : e se Margherita lo amasse davvero tanto quanto aveva dimostrato d ' amarlo in quegli ultimi giorni , e se acconsentisse ? ... Con questa folle speranza in cuore camminò lungo tratto , finché raggiunse il fondo del versante di Monte Spada per ricominciare la salita verso la più alta cima del Gennargentu . Un torrente passava in fondo alla valle , fra enormi roccie e boschi di ontani che un improvviso soffio di vento scuoteva . Nel silenzio profondo del luogo misterioso il mormorio degli ontani diede ad Anania una bizzarra impressione ; gli parve che la sua speranza animasse le cose intorno , e che gli alberi tremassero , come sorpresi da una gioia arcana . Ma ad un tratto ricadde nelle sue cupe idee e un progetto stravagante gli attraversò la mente : farsi romito . « Se mi nascondessi su queste montagne e vivessi solo , cibandomi d ' erbe e di uccelli ? Perché l ' uomo non può viver solo , perché non può spezzare i lacci che lo avvincono agli altri uomini e lo strangolano ? Zarathustra ? Sì , ma anch ' Egli una volta scrisse : " Oh , quanto sono solo ! Non ho più nessuno con cui possa ridere , nessuno che mi consoli dolcemente ... " » Per tre ore l ' ascesa continuò , lenta e pericolosa . Il cielo si rasserenò completamente , il vento soffiò : le cime schistose brillarono al sole , profilate di argento sull ' azzurro infinito ; l ' isola svolse i suoi cerulei panorami , disegnati di montagne chiare , di paesi grigi , di stagni lucenti , e qua e là sfumati nella linea vaporosa del mare . Ogni tanto Anania si distraeva , ammirava , seguiva con interesse le indicazioni della guida e guardava col binocolo ; ma appena egli cercava di godere la dolcezza del panorama magnifico , il dolore gli dava come una zampata da tigre per riafferrarlo interamente a sé . Verso mezzogiorno arrivarono alla vetta Bruncu Spina . Appena smontato , Anania s ' arrampicò fino al mucchio di lastre schistose del punto trigonometrico , e si gettò per terra onde sfuggire alla furia del vento che lo assaltava d ' ogni parte . Sotto il suo sguardo irrequieto stendevasi quasi tutta l ' isola , con le sue montagne azzurre e il suo mare argenteo , rischiarata dal sole allo zenit : sopra il suo capo brillava il cielo turchino , vuoto e infinito come il pensiero umano . Il vento rombava furiosamente nel vuoto , e le sue raffiche investivano Anania con rabbia pazza : pareva l ' ira violenta d ' una belva formidabile che cercasse di scacciare ogni altro essere dall ' antro aereo dove voleva dominare sola . Anania resisté a lungo : la guida gli si trascinò accanto , gettandosi anch ' essa carponi sulle lastre schistose , e cominciò a indicare le principali montagne ed i paesi ed i borghi dell ' isola . Il vento rapiva le parole e mozzava il respiro ai due uomini . « Quella è Nuoro ? » , gridò Anania . « Sì : la collina di Sant ' Onofrio la divide in due . » « Sì , è vero . Si vede distintamente . » « Peccato che questo vento sia così rabbioso ! Va al diavolo , vento maledetto ! » , urlò la guida . « Altrimenti si poteva mandare un saluto a Nuoro , tanto oggi sembra vicina ! » Anania ripensò alla promessa fatta a Margherita : «...Dalla più alta cima sarda ti manderò un saluto ; griderò ai cieli il tuo nome ed il mio amore , come vorrei gridarlo dalla più eccelsa cima del mondo affinché tutta la terra ne restasse attonita ... » . E gli sembrò che il vento gli portasse via il cuore , sbattendolo contro i colossi granitici del Gennargentu . Al ritorno egli credeva di trovare sua madre presso la vedova , e ansiosamente , dopo aver lasciato il cavallo presso la guida , attraversò il paese deserto e si fermò davanti alla porticina nera di zia Grathia . La sera scendeva triste , un vento gagliardo soffiava per le straducole erte , rocciose : il cielo era pallido : pareva d ' autunno . Anania , fermo davanti alla porticina , ascoltava . Silenzio . Attraverso le fessure scorgevasi il chiarore rosso del fuoco . Silenzio . Anania entrò e vide soltanto la vecchia , che filava seduta sul solito sgabello , tranquilla come uno spettro . Sulle brage gorgogliava la caffettiera , e da un pezzo di carne di pecora , infilato in uno spiedo di legno , sgocciolava il grasso sulla cenere ardente . « E dunque ? ... Nonna , dunque ? » « Pazienza , gioiello d ' oro ! Non ho trovato una persona fidata che potesse andare laggiù . Mio figlio non è in paese . » « Ma il carrozziere ? » « Pazienza , ti ho detto , oh ! » , esclamò la vedova , alzandosi e deponendo il fuso sullo sgabello . « Ho pregato appunto il carrozziere di dirle che venga assolutamente , domani . Gli dissi : " La pregherai a nome mio che venga , poiché ho da comunicarle cose importantissime che la riguardano . Non le dirai che qui c ' è Anania Atonzu ; va , figlio , che Dio ti ricompensi perché fai un ' opera di carità ".» « E lui ? E lui ? » « Lui ha promesso di condurla qui in vettura . » « Ella non verrà ! Vedrete che non verrà » , disse Anania , inquieto . « Purché non fugga ancora . Ho fatto male a non recarmi io stesso ... ma sono ancora a tempo ... » E voleva partire subito : ma poi si lasciò facilmente convincere a rimanere , e attese . Un ' altra triste notte passò . Nonostante la stanchezza che gli fiaccava le membra , egli dormì pochissimo , - su quel duro giaciglio dove era tristamente nato e sul quale avrebbe voluto quella notte stessa morire . Il vento urlava sul tetto , con boati da mare in tempesta , e la sua voce rombante , ricordava ad Anania l ' infanzia melanconica , i terrori lontani , le notti d ' inverno , il contatto di sua madre che lo stringeva a sé più per paura che per amore . No , ella non lo aveva amato : perché illudersi ? ella non lo aveva amato ; ma forse questa era stata la più orrenda sventura e la perdita inesorabile di Olì . Egli lo sentiva , lo sapeva ; e provava una tristezza mortale , un ' improvvisa pietà per lei che era vittima del destino e degli uomini . S ' ella fosse arrivata quella notte , mentre la voce del vento destava nel cuore di Anania impeti di terrore e di pietà , egli l ' avrebbe accolta con tenerezza ; ma la notte passò , e spuntò una giornata che il vento rendeva melanconica , ed egli trascorse ore che mise fra le più tristi e irrequiete della sua vita . Durante quelle ore egli girò per le viuzze , come spinto dal vento , andò in qualche casa , bevette molta acquavite , ritornò dalla vedova e sedette accanto al fuoco , assalito da brividi di febbre e da una acuta irritazione nervosa . Anche zia Grathia non trovava pace ; vagava su e giù per la casa , e un ' ora prima che arrivasse la corriera s ' avviò per andare incontro ad Olì . Prima di uscire pregò Anania di tenersi calmo . « Bada che ella ha paura di te ... » « Andate , santa donna ! » , egli disse con disprezzo . « Non la guarderò neppure : le dirò soltanto poche parole . » Passò più di un ' ora . Anania ricordava con amarezza la dolce ora passata nell ' attendere zia Tatàna : e mentre anelava l ' arrivo di Olì , il triste arrivo che doveva una buona volta porre fine ai suoi tormenti , si sentiva divorato da un cupo desiderio : che ella non arrivasse , che fosse di nuovo fuggita , scomparsa per sempre ! « Ma è anche malata » , pensava con triste conforto , « morrà ben presto ! » La vedova rientrò , sola , frettolosa . « Zitto , non arrabbiarti ! » , disse a voce bassa , rapidamente . « Viene ! Viene ! È qui : io le ho detto tutto . Zitto ! Ha una paura terribile . Non farle del male , figlio ! » Uscì di nuovo , lasciando aperta la porticina che il vento cominciò a sbattere , spingendola , attirandola , quasi trastullandosi con essa . Anania attese , pallido , incosciente . Ogni volta che la porta si apriva il sole ed il vento penetravano nella cucina , illuminavano e scuotevano ogni cosa , e sparivano per ricomparire subito . Per uno o due minuti Anania seguì incoscientemente il gioco del sole e del vento , ma ad un tratto s ' irritò contro la porta e mosse per chiuderla , nervoso e col volto cupo d ' ira . Egli apparve così alla misera donna che si avanzava tremando , timida e lacera come una mendicante . Egli la guardò : ella lo guardò : lo spavento e la diffidenza era negli occhi d ' entrambi . Né l ' uno né l ' altra pensarono neppure a stendersi la mano , neppure a salutarsi : tutto un mondo di dolore e di errore era fra loro e li divideva inesorabilmente , come due mortali nemici . Anania tenne ferma la porta , appoggiandovisi , tutto inondato di sole e di vento , e seguì con gli occhi la misera figura di Olì , mentre ella , quasi spinta da zia Grathia , si avanzava verso il focolare . Sì , era ben lei , la pallida e scarna apparizione intravveduta nella finestra nera della cantoniera ; nel viso giallo - grigiastro i grandi occhi chiari , sbiaditi dalla debolezza e dalla paura , parevano gli occhi d ' un gatto selvatico ammalato . Appena ella si fu seduta , la vedova ebbe una magnifica idea : lasciò soli i suoi ospiti ! Ma Anania sbatté la porta e corse irritatissimo dietro zia Grathia . « Dove andate ? Venite , tornate subito , altrimenti vado via anch ' io ! » disse aspramente , raggiungendo la vecchia su per la scaletta . Olì dovette sentire la minaccia , perché quando Anania e la vedova rientrarono in cucina ella piangeva presso la porta , pronta ad andarsene . Cieco di vergogna e di dolore , Anania le si slanciò sopra , l ' afferrò per un braccio e la spinse contro il muro , poi chiuse a chiave la porta . « Nooo ! » , egli gridò , mentre la donna s ' accoccolava per terra , restringendosi tutta come un riccio e piangendo convulsa . « Non partirete più ! Non farete più un passo senza il mio consentimento . Rimanete , piangete finché volete , ma di qui non vi muoverete più . I tempi allegri son finiti . » Olì pianse più forte , tutta scossa da un fremito di spasimo ; ma nello scoppio del suo pianto risuonò quasi una frenetica irrisione alle ultime parole di Anania ; ed egli lo sentì , e la vergogna subitanea per le mostruose parole pronunziate accrebbe il suo furore . Ah , il pianto della donna lo irritava , invece di commuoverlo ; tutti gli istinti dell ' uomo primitivo , barbaro e feroce , vibravano nei suoi nervi frementi : ed egli lo sentiva , ma non sapeva dominarsi . Zia Grathia lo guardava atterrita , domandandosi se Olì non avesse ragione a temerlo ; e scuoteva la testa , minacciava con ambe le mani , s ' agitava , pronta a tutto pur d ' impedire una scena violenta ; ma non sapeva che dire , non poteva parlare . Ah , era indiavolato quel bel ragazzo ben vestito : era più terribile d ' un pastore orgolese con la mastrucca , più terribile dei banditi che ella aveva conosciuti sulla montagna . Ella s ' era immaginata una scena ben diversa da quella ! « Sì » , egli riprese , abbassando la voce , e fermandosi davanti a Olì , « i vostri viaggi son finiti . Ragioniamo un po ' : è inutile piangere , anzi dovete rallegrarvi perché avete ritrovato un buon figliuolo che vi restituirà bene per male : quindi dovete aspettarvi da lui molto bene . Di qui voi non vi muoverete più , finché non l ' ordinerò io . Capite ? capite ? » , ripeté , sollevando di nuovo la voce , e battendosi la mano sul petto . « Adesso sono io il padrone : non sono più il bimbo di sette anni , che voi avete vilmente ingannato e abbandonato ; non sono più l ' immondezza che voi avete buttato via ; sono un uomo ora , capite ? e saprò difendermi , sì , saprò difendermi , saprò , perché voi finora non avete fatto altro che offendermi , uccidermi giorno per giorno , sempre a tradimento , sempre ! sempre ! e rovinarmi , capite , rovinarmi sempre più , sempre più , come si rovina una casa , un muro , così , pietra per pietra , così ... » Egli faceva atto di buttar giù un muro ; si curvava , sudava , quasi oppresso da una vera fatica fisica ; ma d ' un tratto , improvvisamente , guardando Olì che piangeva sempre , sentì la sua ira sbollire , svanire . Un senso di gelo lo invase . Chi era quella donna che egli ingiuriava ? Quel mucchio di stracci , quella lurida lumaca , quella mendicante , quell ' essere senza anima ? Poteva ella capire ciò che egli le diceva ? ciò che ella aveva fatto ? E d ' altronde che poteva esserci di comune fra lui e quella creatura immonda ? Era poi davvero sua madre , quella ? E se lo era , che significava , che importava ? Madre non è la donna che dà materialmente alla luce una creatura , frutto d ' un momento di piacere , e poi la butta nel mezzo della strada , in grembo al perfido Caso che l ' ha fatta nascere . No , quella donna lì non era sua madre , non era una madre , sia pure incosciente : egli non le doveva nulla . Forse non aveva diritto di rimproverarle i suoi errori , ma non doveva neppure sacrificarsi per lei . Sua madre poteva essere zia Tatàna , poteva essere zia Grathia , e magari Maria Obinu , e magari zia Varvara o Nanna l ' ubriacona ; tutte , fuorché la miserabile creatura che gli stava davanti . « Avrei fatto bene a non occuparmene , davvero , come consigliava zia Grathia » , pensò . « E forse è meglio che essa riprenda la sua via . Che può importarmi di lei ? No , non me ne importa niente . » Olì continuava a piangere . « Finitela » , diss ' egli freddamente , ma non più irato ; e siccome ella piangeva più forte , egli si volse alla vedova e le fece cenno di confortarla e farla tacere . « Non vedi che ha paura ? » , mormorò la vedova , passandogli vicina . « Su ! su ! » , disse poi , battendo una mano sulle spalle di Olì . « Finiscila , figlia . Fatti coraggio , abbi pazienza . È inutile piangere ; egli non ti divorerà , poi ; è figlio delle tue viscere , dopo tutto . Su ! su ! Adesso prendi un po ' di caffè , poi discorrerete meglio . Fammi il piacere , figlio , Anania , va un po ' fuori : poi ragionerete meglio . Va fuori , gioiello d 'oro.» Egli non si mosse , ma Olì si calmò alquanto , e quando zia Grathia le portò il caffè , ella prese tremando la tazza e bevette avidamente , guardandosi attorno con occhi ancora spaventati , diffidenti , eppure attraversati da balenii di piacere . Ella era avida del caffè , come quasi tutte le donnicciuole sarde , ed Anania , che aveva un po ' ereditato questa passione , la guardava e la studiava , ridiventato perfettamente cosciente ; e gli pareva di scorgere una bestia selvatica e timida , una lepre rosicchiante l ' uva nella vigna , trepida per il piacere del pasto e per la paura di venir sorpresa . « Ne vuoi ancora ? » , domandò zia Grathia , chinandosi e parlando ad Olì come ad una bambina . « Sì ? No ? Se ne vuoi ancora dimmelo pure . Da ' qui la chicchera , e alzati , su , lavati gli occhi , sta tranquilla ! Hai sentito ? Su , figlia ! » Olì si alzò , aiutata dalla vecchia , e andò diritta alla tinozza dell ' acqua dove usava lavarsi venti anni prima : volle pulire la chicchera , poi si lavò , e s ' asciugò col grembiale bucherellato . Le sue labbra tremavano , qualche singhiozzo le gonfiava ancora il petto , i suoi occhi arrossati e cerchiati , enormi nel viso piccolo , sfuggivano lo sguardo freddo di Anania . Egli guardava il grembiale bucherellato e pensava : « Bisognerà subito farle una veste : è veramente lurida . Ho ancora sessanta lire delle lezioni date a Nuoro : ho fatto bene a fare quelle ripetizioni ... Ne troverò anche altre . Venderò anche i libri ... Sì , occorre subito vestirla e calzarla ... Avrà anche fame ... » . Quasi indovinando il suo pensiero , zia Grathia disse ad Olì : « Hai fame ? Se hai fame dimmelo pure , subito : non star lì vergognosa ; chi si vergogna patisce . Hai fame ? No ? » . « No » , rispose Olì con voce rauca . Anania si turbò nell ' udire quella voce : era ancora la voce d ' un tempo , sì , la voce lontana , la voce di lei . Sì , quella donna era lei , era lei , la madre , la sola , la vera , l ' unica madre ! Era la carne della sua carne , il membro malato , il viscere fracido che lo straziava , ma dal quale non poteva staccarsi senza lasciar la vita . « Ebbene , allora siedi qui » , disse zia Grathia avvicinando due sgabelli al focolare , « siedi qui , figlia , e tu siedi qui , gioiello mio . Sedete qui entrambi e discorrete ... » . Fece sedere Olì , e pretendeva di fare altrettanto con Anania , ma egli si scosse bruscamente . « Lasciatemi dunque ; non sono un bimbo , vi ho detto ! D ' altronde » , egli riprese , camminando su e giù per la cucina , « c ' è poco da discorrere . Ho già detto quanto dovevo dire . Ella rimarrà qui finché io non ordinerò altrimenti : voi ora le comprerete le scarpe e un vestito ... vi darò i danari ... , ma di questo parleremo poi ... Intanto » , e alzò la voce , per significare che si rivolgeva ad Olì , « rispondete voi : che cosa rispondete dunque ? » Credendo che egli parlasse con la vedova , Olì non rispose . « Hai sentito ? » , le disse zia Grathia , con voce dolce . « Che cosa rispondi ? » « Io ? » , ella chiese a bassa voce . « Sì , tu . » « Io ... nulla . » « Avete debiti ? » , domandò Anania . «No.» « Verso il cantoniere , no ? » . « No . Si hanno tenuto tutto quanto avevo . » « Che cosa avevate ? » « I bottoni d ' argento della camicia , le scarpe nuove , dodici lire in argento . » « Che cosa possedete ora ? » « Nulla . Come mi vedi , mi scrivi [ 29 ] » , diss ' ella , toccandosi il grembiale . La sua voce era cupa , cavernosa . « Avete qualche carta ? » « Cosa ? » « Qualche carta » , spiegò zia Grathia . « Sì , la fede di nascita ? » « Sì , la fede di nascita » , ella rispose toccandosi il petto . « L ' ho qui . » « Fate vedere » . Ella trasse una carta gialliccia , macchiata d ' olio e di sudore , mentre Anania ripensava amaramente alle ricerche e alle indagini fatte per scoprire se Maria Obinu possedeva carte rivelatrici . Zia Grathia prese la carta e gliela diede ; egli la svolse , la lesse , la restituì . « Perché ve la siete procurata ? » , domandò . « Per sposarmi con Celestino ... » « Il cieco » , spiegò la vedova , e aggiunse borbottando : « quell ' immondezza vile » . Anania tacque , e continuò a camminare su e giù per la cucina : il vento sibilava incessantemente intorno alla casetta ; dalle fessure del tetto piovevano alcune striscie di sole che disegnavano fantastiche monete d ' oro sul pavimento nero . Anania camminava divertendosi automaticamente a mettere i piedi su quelle monete , come usava una volta , da bambino : si domandava che cosa gli restava da fare e gli sembrava d ' aver già esaurito una parte del suo grave compito . « Io ora chiamerò di là zia Grathia » , pensava , « e le consegnerò i danari perché le compri le vesti e le scarpe e le dia da mangiare , poi partirò e vedrò ... Qui non mi resta altro da fare : è tutto fatto ... È tutto fatto ! » , ripeté fra sé con infinita tristezza . « Tutto è finito . » Gli venne in mente di sedersi accanto a sua madre , di chiederle come aveva vissuto , di rivolgerle una sola parola di dolcezza e di perdono : ma non poteva , non poteva : il solo guardarla lo disgustava ; gli pareva che ella puzzasse ( e in realtà ella emanava quello sgradevole odore tutto speciale dei mendicanti ) , e non vedeva l ' ora di andarsene , di fuggire , di togliersi dagli occhi quella vista dolorosa . Eppure qualche cosa lo tratteneva ; egli sentiva che la scena non poteva terminare così , dopo poche frasi ; pensava che Olì forse , fra la sua paura e la sua vergogna , gioiva d ' aver un figlio bello , forte , civile ; e nel suo disgusto , nel suo dolore anch ' egli provava un meschino conforto dicendo a se stesso : « Almeno non è sfrontata : forse si può redimere ancora . È incosciente , ma non sfrontata . Non si ribellerà » . Eppure ella si ribellò . « Ecco » , egli ricominciò , dopo un lungo silenzio , « voi rimarrete qui finché non avrò aggiustato i miei affari . Zia Grathia comprerà le vesti e le scarpe ... » La voce rauca e dolente risuonò forte : « Io non voglio nulla . Io no ... » . « Come no ? » , egli chiese , fermandosi di botto davanti al focolare . « Io non resto . » « Che cosa ? » , egli gridò sporgendosi in avanti , coi pugni stretti e gli occhi spalancati . « Spiegatevi meglio . » Ah , dunque non era tutto finito ? Ella osava ? perché osava ? Ah , ella dunque non capiva che suo figlio aveva sofferto e lottato durante tutta la sua vita per raggiungere uno scopo : quello di ritirarla dalla via della colpa e del vagabondaggio , anche sacrificandole tutto il suo avvenire ? Perché ora ella osava ribellarglisi , perché voleva sfuggirgli ancora ? Non capiva che egli le avrebbe impedito di far ciò , anche a costo d ' un delitto ? « Spiegatevi ! » , egli ripeté , dominando a stento la sua collera . E stette ad ascoltare , fremente , esaltato , ficcandosi le unghie puntute sulle palme delle mani , mentre il suo viso andava di momento in momento deformandosi sotto la pressione di un dolore senza nome . Zia Grathia lo fissava , pronta anch ' essa a gettarglisi sopra se egli osava toccare Olì . Fra le tre creature selvagge , riunite intorno al focolare , la fiamma di un tizzo sorgeva azzurrognola e cigolava : pareva piangesse . « Ascoltami » , disse Olì animandosi , « non adirarti , tanto oramai la tua collera è inutile . Il male è fatto e nulla più lo può rimediare : tu puoi uccidermi , ma non ne ritrarrai alcun benefizio . L ' unica cosa che tu possa fare è di non occuparti di me . Io non posso restare qui : me ne andrò e tu non udrai più mie notizie . Figurati di non avermi mai incontrata ... » « Dove vuoi andare ? » , chiese la vedova . « Anch ' io gli ho detto queste cose , ma egli non capisce la ragione : ci sarebbe però un mezzo ... Rimani qui egualmente , invece di andar per il mondo : non diremo chi tu sei ed egli vivrà tranquillo come se tu fossi lontana . Perché , povera te , se vai via di qui , dove andrai ? » « Dove Dio vuole ... » « Dio ? » , proruppe Anania , dandosi forti pugni sul petto . « Dio ora vi comanda di obbedirmi . Non osate neppur più ripetere che non volete restare qui . Non osate » , egli disse come in delirio . « Credete che io scherzi , forse ? Non osate muovere un passo senza ordine mio ; altrimenti sarò capace di tutto ... » « Per il tuo bene » , ella insisté . « Ascoltami almeno : non essere feroce con me , mentre sei indulgente con tuo padre , con quel miserabile che fu la mia rovina . » « Ella ha ragione ! » , disse la vedova . « Tacete ! » , impose Anania . Olì prese ancor più coraggio . « Io non so parlare , Ananì ... io ora non so parlare perché le disgrazie mi hanno reso stupida ; ma una sola cosa ti domando : non avrei tutto da guadagnare restando qui ? Se voglio andar via non è per il tuo bene ? Rispondi . Ah , egli neppure mi ascolta ! » , disse poi , rivolta alla vedova . Anania camminava nuovamente su e giù per la cucina , e pareva non udisse davvero le parole di Olì ; ma a un tratto trasalì e gridò : « Ascolto ! » . Ella riprese umilmente : « Perché dunque vuoi che io rimanga qui ? Lasciami andare per la mia via : come un giorno ti feci del male , lascia che ora possa farti del bene . Lasciami andare : io non voglio esserti d ' impedimento : lasciami andare ... per il tuo bene ... » . « No ! » , egli ripeté . « Lasciami andare , te ne supplico : sono ancor buona a lavorare . Tu non saprai più nulla di me : sparirò come la foglia portata dal vento ... » Egli s ' aggirò su se stesso ; una terribile tentazione lo insidiò : lasciarla andare ! Per un minuto secondo una folle gioia gli brillò nell ' anima , al pensiero che tutto poteva considerarsi come un sogno maligno : una sola parola e il sogno svaniva e tornava la dolce realtà ... Ma subito ebbe vergogna di se stesso : la sua ira crebbe , il suo grido echeggiò nuovamente nella tetra cucina . « No ! » « Tu sei una belva » , mormorò Olì , « non sei un cristiano : sei una belva che morde le sue stesse carni . Lasciami andare , fanciullo di Dio , lasciami ... » « No ! » « Una belva davvero ! » , confermò zia Grathia , mentre Olì taceva e pareva vinta . « C ' è bisogno di urlare così ? Nooo ! Nooo ! Nooo ! Fuori , se sentono , crederanno che c ' è un toro selvatico , chiuso qui dentro . Son queste le cose che ti hanno insegnato a scuola ? » « A scuola mi hanno insegnato questa ed altre cose » , egli disse , abbassando la voce che gli si era fatta rauca . « Mi hanno insegnato che l ' uomo non deve lasciarsi disonorare , a costo di morirne ... Ma voi non potete capire certe cose ! Infine , tagliamo corto , e state zitte tutt ' e due ... » « Io non capisco ? Io capisco benissimo » , protestò la vecchia . « Nonna , voi capite davvero . Ricordatevi ... Ma basta , basta ! » , esclamò egli , agitando le mani , stanco , nauseato . Le parole della vecchia lo avevano colpito ; egli ritornava cosciente , ricordava che si era sempre ritenuto un essere superiore , e voleva porre fine alla scena dolorosa e volgare . « Basta » , ripeté a se stesso , lasciandosi cader seduto in un angolo della cucina e prendendosi la testa fra le mani . « Ho detto no e basta . Finitela ora » , aggiunse con voce affranta . Ma Olì s ' accorse benissimo che era invece il momento di combattere : ella non aveva più paura , e osò tutto . « Senti » , disse con voce umile , sempre più umile , « perché vuoi rovinarti , " figlio mio ? " ( Sì , ella ebbe il coraggio di dir così , ed egli non protestò ) . Io so tutto ... Tu devi sposarti con una fanciulla ricca e bella : se ella viene a conoscere che tu non mi rinneghi , ti rifiuterà . Ed ha ragione : perché una rosa non può stare vicina ad una immondezza ... Fallo per lei ; lasciami andare , ella crederà sempre che io non esista più . Ella è un ' anima innocente ; perché dovrebbe soffrire ? Io andrò lontano , cambierò nome , sparirò portata via dal vento . Basta il male che ti feci involontariamente ... sì ... involontariamente ; figlio mio , io non voglio farti più del male , no . Ah , come una madre può fare il male a suo figlio ? Lasciami andare » . Egli ebbe desiderio di gridare : « Eppure voi non mi avete fatto altro che del male » , ma si vinse . A che serviva gridare ? Era inutile e indecoroso ; no , egli non voleva più gridare : solo , col capo sempre stretto fra le mani , con voce nello stesso tempo lamentosa e rabbiosa , continuò a rispondere : « No , no , no » . In fondo sentiva che Olì aveva ragione , e capiva che ella veramente voleva andarsene per non renderlo infelice , ma appunto l ' idea che in quel momento ella era più generosa e più cosciente di lui lo irritava e gliela rendeva odiosa . Ella si era trasformata : i suoi occhi illuminati lo guardavano supplichevoli e amorosi ; quando ripeteva : « lasciami andare » la sua voce vibrava e tutto il suo volto esprimeva una tristezza senza nome . Forse un sogno soave , che giammai prima d ' allora aveva rischiarato l ' orrore della sua esistenza , le sfiorava l ' anima : restare , vivere per lui , trovar finalmente pace . Ma dal profondo dell ' anima primitiva un istinto di bene , - la scintilla che si cela anche nella selce , - la spingeva a non badare a quel sogno . Una sete di sacrifizio la divorava , ed Anania lo capiva , e sentiva finalmente che ella voleva a modo suo compiere il proprio dovere , come egli a modo suo voleva compiere il suo . Egli però era il più forte e voleva e doveva vincere con tutti i mezzi , anche con la violenza , anche con la necessaria crudeltà del medico che per guarire il malato gli apre la carne coi ferri . Ad un tratto ella si gettò per terra , ricominciò a piangere , supplicò , gridò . Anania rispose sempre no . « Che farò dunque io ? » , ella singhiozzò . « Nostra Signora mia , cosa farò io ? Bisogna che ti abbandoni ancora con inganno , per farti il bene per forza ? Sì , io ti lascerò , io me ne andrò . Tu non sei il mio padrone . Io non so chi tu sei ... Io sono libera ... e me ne andrò ... » Egli sollevò il volto e la guardò . Non era più irato ; ma i suoi occhi freddi e il suo viso livido , improvvisamente invecchiato , incutevano spavento . « Sentite » , disse con voce ferma , « finiamola . È deciso tutto , e non c ' è da discutere oltre . Voi non muoverete un passo senza che io lo sappia . E badate bene , e tenete a mente le mie parole come se fossero le parole di un morto : se finora ho sopportato il disonore della vostra vita vergognosa era perché non potevo impedirlo , e perché speravo di por fine a tale obbrobrio . Ma d ' ora in avanti sarà altra cosa . Se voi vi permettete di andar via di qui vi seguirò , vi ucciderò e mi ucciderò ! Tanto non mi importa più nulla di vivere ! » Olì lo guardava con terrore : in quel momento egli era rassomigliantissimo a zio Micheli , il padre , quando l ' aveva cacciata via dalla cantoniera ; gli stessi occhi freddi , lo stesso volto calmo e terribile , la stessa voce cavernosa , lo stesso accento inesorabile . Le parve di vedere il fantasma del vecchio , che risorgeva per castigarla , e sentì l ' orrore della morte intorno a sé . Non disse più parola , e si accoccolò per terra , tutta tremante di spavento e di disperazione . Una triste notte cadde sul villaggio desolato dal vento . Anania , che non aveva potuto trovare un cavallo per ripartire subito , dovette passare la notte a Fonni , e dormì d ' un sonno inquieto , simile al sonno di un condannato nella prima notte dopo la sentenza . Olì e la vedova vegliarono lungamente accanto al fuoco : Olì aveva il freddo foriero della febbre e batteva i denti , sbadigliava e gemeva . Come in una notte lontana , il vento rombava sopra la cucina vigilata dalla spoglia nera del bandito , e la vedova filava , alla luce giallognola del fuoco , impassibile e pallida come uno spettro : ma questa volta ella non narrava alla sua ospite le storie del marito , e non osava confortarla . Solo , di tanto in tanto , la supplicava inutilmente di andare a letto . « Andrò se mi fate una carità » , disse finalmente Olì . «Parla.» « Chiedetegli se egli ha ancora la rezetta che gli diedi il giorno che siamo fuggiti di qui ; e pregatelo di farmela vedere . » La vecchia promise , e Olì si alzò : tremava tutta , e sbadigliava tanto che le sue mascelle scricchiolavano . Tutta la notte vaneggiò , arsa dalla febbre ; ogni tanto chiedeva la rezetta e si lamentava infantilmente perché zia Grathia , coricatale a fianco , non si alzava e non andava da Anania per chiedergliela . Un dubbio le attraversava la mente in delirio : che Anania non fosse suo figlio . No , egli era troppo crudele e spietato ; ella , che era stata la vittima di tutti non poteva convincersi che suo figlio dovesse torturarla più degli altri . Nel delirio raccontò a zia Grathia che aveva attaccato al collo di Anania quel sacchettino per riconoscerlo quando sarebbe stato grande e ricco . « Io volevo andare a trovarlo un giorno , vecchia vecchia , col bastone . Dun ! Dun ! picchiavo alla sua porta . " Io sono Maria Santissima trasformata in mendicante ! " I servi ridevano e chiamavano il padrone . " Vecchia , che cosa vuoi ? " " Io so che tu hai un sacchettino così e così : io so chi te lo ha dato ; se tu oggi hai tante tancas e servi e buoi lo devi a quella povera anima che ora è ridotta a sette once di polvere . Addio , dammi un po ' di pane col miele . E perdona alla povera anima . " " Servi , segnatevi , questa vecchia che indovina ogni cosa è Maria Santissima ... " Ah , ah , ah , la rezetta , la voglio ... Quel giovine non è ... lui ! La rezetta ... la rezetta ... » All ' alba zia Grathia entrò da Anania e gli raccontò ogni cosa . « Ah » , diss ' egli con un sorriso amaro , « ci voleva anche questa ! che ella dubitasse ! Gliela farò vedere io ... se sono io ! » « Figlio , non essere snaturato : contentala almeno in questa piccola cosa ... » , supplicò zia Grathia . « Ma io non l ' ho più quel sacchettino ; l ' ho buttato via : se lo ritroverò ve lo manderò . » Zia Grathia insisté inoltre per sapere l ' esito del colloquio che Anania avrebbe avuto con la fidanzata . « Se ella veramente ti vuol bene , si rallegrerà della tua buona azione » , gli disse , per confortarlo . « No non ti rifiuterà , anche se tu le dici che non rinneghi tua madre . Ah , l ' amore vero non bada ai pregiudizi del mondo : io amavo pazzamente mio marito quando tutto il resto del mondo lo disprezzava ... » « Vedremo » , disse melanconicamente Anania , « vi scriverò ... » « Per carità , non scrivermi , gioiello d ' oro ! Io non so leggere , lo sai , e non voglio far sapere a nessuno i fatti tuoi . Piuttosto mandami un segno . Senti , se ella non ti rifiuta mandami la rezetta avvolta in un fazzoletto bianco ; se ti rifiuta , mandala avvolta in un fazzoletto di colore ... » Egli promise di contentare la vecchia . « Ma tu quando tornerai ? » « Non so ; fra non molto certamente , appena avrò aggiustato i miei affari . » Egli partì senza aver riveduto Olì ; un ' angoscia infinita l ' opprimeva ; il viaggio gli sembrava eterno , e sebbene un tenue filo di speranza lo guidasse , non avrebbe voluto arrivare mai a Nuoro . « Ella mi ama » , pensava , « forse mi ama come nonna amava suo marito . La sua famiglia mi disprezzerà , mi caccerà ; ma ella mi dirà : " Ti aspetterò , ti amerò sempre ... " . Sì , ma che posso io prometterle ? Oramai il mio avvenire è distrutto » . Un ' altra speranza inconfessabile , egli sentiva però in fondo al cuore : che Olì fuggisse ancora : egli non osava palesare a se stesso questa speranza , ma la sentiva , la sentiva ; e se ne vergognava , e ne calcolava tutta la viltà , ma non poteva scacciarla ... Nel momento in cui aveva gridato : « Vi ucciderò e mi ucciderò » , era stato sincero , ma ora gli pareva che tutto fosse stato un orribile sogno ; e nel rivedere la strada e i paesaggi che tre giorni prima aveva attraversato con tanta gioia nell ' anima , e nell ' avvicinarsi a Nuoro , il senso della realtà lo stringeva acerbamente . Appena arrivato cercò il sacchettino , e per un ' idea superstiziosa , - poiché egli credeva che le cose prevedute non avvengono , - lo avvolse in un fazzoletto di colore . Ma poi pensò che i tristi avvenimenti di quei giorni egli li aveva sempre attesi e preveduti , e si irritò contro la sua puerilità . « Del resto , perché debbo mandare il sacchettino ? Perché debbo contentarla ? » , disse fra sé , sbattendo l ' involto contro il muro . Ma subito lo raccattò , pensando : « Per zia Grathia . Alle quattro vado dal signor Carboni e gli dico tutto » , decise poi . « Bisogna finirla oggi stesso . Bisogna esser uomini . Ed Ora dormiamo . » Si buttò sul letto e chiuse gli occhi . Eran circa le due ; un meriggio caldissimo e silenzioso . Egli aveva ancora nelle orecchie il rombo del vento , ricordava il freddo della notte passata a Fonni , e provava una strana impressione . Gli pareva d ' esser caduto in un abisso roccioso , fra montagne erte desolate che soffocavano il breve orizzonte ; ricordi lontani gli risalivano dal profondo dell ' anima : le notti di febbre a Roma , il fragore del vento su Bruncu Spina , una poesia del Lenau : I Masnadieri nella Taverna della landa , la canzone del mandriano che era passato nella straducola la sera in cui zia Tatàna aveva chiesto la mano di Margherita . Ma nello sfondo della sua immaginazione nereggiava sempre la cucina della vedova , col cappotto nero e vuoto come un simbolo , con la figura di Olì dai grandi occhi di gatto selvatico . Che dolore e che tristezza gli causavano ora quegli occhi ! Così rimase a lungo , senza poter dormire , ma con gli occhi ostinatamente chiusi , immerso in un cupo torpore . A un tratto pensò alla morte , meravigliandosi che questo pensiero non gli fosse ancora balenato in mente . « Nessuna cosa è più certa della morte ; eppure ci tormentiamo tanto per cose che passano inesorabilmente . Tutto passerà : tutti morremo : perché soffrire così ? ... E se alle quattro mi suicidassi ? Sì . » Per qualche momento l ' impressione della fine lo gelò tutto . Passò , ma gli lasciò una oppressione così spaventosa che egli sentì il bisogno di scuotersi per liberarsene . Solo allora si accorse che , in fondo , mentre gli pareva d ' esser in preda alla più cupa disperazione , egli sperava sempre . « Margherita ! Margherita ! Parlerò con lei stanotte ; ella mi dirà di tacere ogni cosa a suo padre , di aspettare , di fingere . No , non voglio essere vile . Voglio essere uomo . Alle quattro sarò dal signor Carboni . » Alle quattro , infatti , egli passò davanti alla porta di Margherita , ma non poté fermarsi , non poté suonare . E passò oltre avvilito , pensando di ritornare più tardi , ma convinto , in fondo , che non sarebbe riuscito giammai di aver il colloquio col padrino . Due giorni e due notti trascorsero così in una vana battaglia di pensieri cangianti come onde agitate . Nulla pareva mutato nella sua vita e nelle sue abitudini ; egli aveva ripreso a dar lezioni agli studentelli in vacanza , leggeva , mangiava , passava sotto le finestre di Margherita e vedendola la guardava ardentemente : ma durante la notte zia Tatàna lo udiva camminare per la camera , scendere nel cortile , uscire , rientrare , vagare : pareva un ' anima in pena , e la buona vecchia lo credeva ammalato . Che aspettava egli ? Che sperava ? Il giorno dopo il suo ritorno , vedendo un uomo di Fonni attraversare la viuzza , impallidì mortalmente . Sì , egli aspettava qualche cosa ... qualche cosa d ' orribile : la notizia che ella fosse scomparsa nuovamente ; e si accorgeva benissimo della sua viltà , ma nello stesso tempo era pronto ad eseguire la sua minaccia : « vi seguirò , vi ucciderò , mi ucciderò » . In certi momenti gli pareva che niente fosse vero ; nella casa della vedova c ' era soltanto la vecchia , col suo cappotto e le sue leggende : niente altro ... niente altro ... La seconda notte dopo il suo ritorno udì zia Tatàna raccontare una fiaba ad un bimbo del vicinato : «...La donna fuggiva , fuggiva , gettando dei chiodi che si moltiplicavano , si moltiplicavano , coprivano tutta la pianura . Zio Orco la inseguiva , la inseguiva , ma non arrivava a prenderla perché i chiodi gli foravan i piedi ... » . Che piacere angoscioso aveva destato quella fiaba in Anania bambino , specialmente nei primi giorni dopo il suo abbandono ! Quella notte egli sognò che l ' uomo di Fonni gli aveva portato la novella : ella era fuggita ... egli la inseguiva , la inseguiva ... attraverso una pianura coperta di chiodi ... Eccola , ella è là , all ' orizzonte : fra poco egli la raggiungerà e la ucciderà ; ma egli ha paura , ha paura ... perché ella non è Olì , è il mandriano passato nella viuzza mentre zia Tatàna era dal signor Carboni ... Anania corre , corre ; i chiodi non lo pungono , eppure egli vorrebbe che lo pungessero ... Olì , trasformata in mandriano , canta : canta i versi del Lenau : I Masnadieri nella Taverna della landa ; ecco , egli sta per raggiungerla e ucciderla , e un gelo di morte lo agghiaccia tutto ... Si svegliò coperto da un sudore freddo , mortale ; il cuore non gli batteva più , ed egli scoppiò in un pianto d ' angoscia violenta . Il terzo giorno Margherita , meravigliata che egli non scrivesse , lo invitò al solito convegno . Egli andò , raccontò la gita , si abbandonò alle carezze di lei come un viandante stanco si abbandona alle carezze del vento , all ' ombra d ' un albero , sull ' orlo della via ; ma non poté dire una sola parola sul cupo segreto che lo divorava . 18 settembre , ore due di notte Margherita , Sono rientrato a casa adesso , dopo aver pazzamente errato per le strade . Mi pare d ' impazzire da un momento all ' altro ed è anche questa paura che mi spinge a confidarti , - dopo una lunga inenarrabile indecisione , - il dolore che mi uccide . Ma voglio esser breve . Margherita , tu sai chi io sono : figlio della colpa , abbandonato da una madre più disgraziata che colpevole , io sono nato sotto un astro terribile e devo espiare delitti non miei . Inconsapevole del mio triste destino , spinto dalla fatalità , io ho trascinato con me , nell ' abisso dal quale io non potrò mai uscire , la creatura che ho amato sopra tutte le creature della terra . Te , Margherita ... Perdonami , perdonami ! Questo è il mio più immenso dolore , il rimorso terribile che mi strazierà per tutto il resto della vita , se pure vivrò ... Senti . Mia madre è viva : dopo una esistenza di colpe e di dolori , ella è risorta davanti a me come un fantasma . Essa è miserabile , malata , invecchiata dal dolore e dalle privazioni . Il mio dovere , tu stessa lo dici a te stessa in questo momento , è di redimerla . Ho deciso di riunirmi con lei , di lavorare per sostenerla , di sacrificare la vita stessa , se occorre , per compiere il mio dovere . Margherita , che dirti altro ? Mai come in questo momento ho sentito il bisogno di aprirti tutta l ' anima mia , simile ad un mare in tempesta , e mai ho sentito mancarmi le parole come mi mancano in quest ' ora decisiva della mia vita . La ragione stessa mi manca ; ho ancora sulle labbra il profumo dei tuoi baci e tremo di passione e di angoscia ... Margherita , Margherita , la mia vita è nelle tue mani ! Abbi pietà di me ed anche di te . Sii buona come io ti ho sempre sognata ! Pensa che la vita è breve , e che la sola realtà della vita è l ' amore , e che nessun uomo della terra ti amerà come ti amo e ti amerò io . Non calpestare la nostra felicità per i pregiudizi umani , i pregiudizi che gli uomini invidiosi inventarono per rendersi scambievolmente infelici . Tu sei buona , sei superiore : dimmi almeno una parola di speranza per l ' avvenire . Ma che dico ? Io divento pazzo ; perdonami , e ricordati che , qualunque cosa accada , io sarò sempre tuo per l ' eternità . Scrivimi subito ... A . 19 settembre Anania , La tua lettera mi sembra un orrendo sogno . Anch ' io non trovo parole per esprimermi . Vieni stanotte , alla solita ora , e decideremo assieme il nostro destino . Sono io che devo dire : la mia vita è nelle tue mani . Vieni , ti aspetto ansiosamente ... M . 19 settembre Margherita , Il tuo bigliettino mi ha gelato il cuore ; sento che il mio destino è già deciso , ma un filo di speranza mi guida ancora . No , non posso venire ; anche volendolo non potrei venire . Non verrò se tu non mi dirai prima una parola di speranza . Allora correrò a te per inginocchiarmi ai tuoi piedi e per ringraziarti e adorarti come una santa . Ma ora no , non posso , e non voglio . Quanto ti scrissi la notte scorsa è la mia irrevocabile decisione ; scrivimi , non farmi morire in questa attesa terribile . Il tuo infelicissimo A . 19 settembre , mezzanotte Anania , Nino mio , Ti ho aspettato fino a questo momento , palpitante di dolore e di amore , ma tu non sei venuto , tu forse non verrai mai più , ed io ti scrivo , in quest ' ora soave dei nostri convegni , con la morte nel cuore e le lagrime negli occhi non ancora stanchi di piangere . La luna smorta cala sul cielo velato , la notte è melanconica e quasi lugubre e mi pare che tutto il creato si rattristi per la sventura che opprime il nostro amore . Anania , perché mi hai tu ingannato ? Io sapevo sì , come tu dici , quello che tu sei , e ti amai appunto perché sono superiore ai pregiudizi umani , perché volevo ricompensarti delle ingiustizie che la sorte aveva tramato a tuo danno , e sopratutto perché credevo che anche tu , anche tu fossi superiore ai pregiudizi , e avessi riposto in me , come io avevo riposto in te , tutta la tua vita . Invece mi sono ingannata ; o meglio sei stato tu ad ingannarmi , tacendomi i tuoi veri sentimenti . Ho sempre creduto che tu sapessi che tua madre viveva , e dove si trovava , e la vita che conduceva ; ma ero certa che tu , vilmente abbandonato da lei , non facessi più caso d ' una madre snaturata , tua sventura e disonore , e la ritenessi come morta per te e per tutti ... Non solo , ma ero certa che se ella osava presentarsi a te , come pur troppo é accaduto , tu non ti saresti degnato neppure di guardarla ... E invece , invece ! Invece tu ora scacci chi ti ha lungamente amato e ti amerà sempre , per sacrificare la tua vita e il tuo onore a chi ti ha abbandonato , bambino inconsapevole ; a chi ti avrebbe ucciso o lasciato in un bosco , in un deserto , pur di liberarsi di te . Ma è inutile che io ti scriva queste cose , perché tu certamente le capisci meglio di me ; ed è inutile che tu continui ad illudermi e ad invocare sentimenti che io non posso avere dal momento che neppure tu li hai . Perché , vedi , io capisco benissimo che tu vuoi sacrificarti non per affetto , e neppure per generosità , - perché probabilmente tu odii giustamente la donna che fu la tua rovina , - ma spinto da quei pregiudizi umani inventati dagli uomini per rendersi scambievolmente infelici . Sì , sì : tu vuoi sacrificarti per il mondo ; tu vuoi rovinarti e rovinare chi ti ama , solo per la vanità di sentir dire : " hai fatto il tuo dovere ! " . Tu sei un fanciullo , e il tuo è un sogno pericoloso ma anche , permettimi di dirtelo , anche ridicolo . La gente , sapendolo , ti loderà , sì , ma in fondo riderà della tua semplicità . Anania , torna in te , sii buono , con te e con me , come tu dici , e sopratutto sii uomo . No , io non dico di abbandonare tua madre , debole e infelice , come essa ti ha abbandonato : no , noi l ' aiuteremo , noi lavoreremo per lei , se occorre , ma che essa stia lontana da noi , che essa non venga a mettersi fra noi , a turbare la nostra vita con la sua presenza . Mai ! mai ! Perché dovrei ingannarti , Anania ? Io non posso neppure lontanamente ammettere la possibilità di vivere assieme con lei ... Ah , no ! Sarebbe una vita orrenda , una continua tragedia ; meglio morire una buona volta che morire lentamente di rancore e di disgusto . Io non ho mai amato quella disgraziata ; ora ne sento pietà , ma non posso amarla ; e ti scongiuro di non insistere nel tuo pazzo progetto , se non vuoi farmela nuovamente odiare mille volte più di prima . Questa la mia ultima decisione ; sì , aiutarla , ma tenerla lontana , che io non la veda mai , che possibilmente il mondo dove vivremo noi ignori che ella esiste . Pensa che anche lei , forse , sarà più contenta di vivere lontana da te , la cui presenza le causerebbe un continuo rimorso . Tu dici che é invecchiata dal dolore , dalle privazioni , miserabile e malata ; ma di chi la colpa se non sua ? Per te , ed anche per lei , è meglio che ella si trovi in quello stato ; così cesserà di vagabondare , e , non ti disonorerà più ; ma che ella , dopo averti oltraggiato quando era sana e giovane , non si faccia un ' arma della miseria e della debolezza per richiedere il sacrifizio della tua felicità ! ... Ah , questo no , non devi permetterlo mai ! No , non è possibile che tu compia una aberrazione fatale ! A meno che tu non mi ami più e colga l ' occasione per ... Ma no , no , no ! Neppure voglio dubitare di te , della tua lealtà e del tuo amore ! Anania , ritorna in te , ti ripeto , non essere malvagio e crudele con me , che ti diedi tutti i miei sogni , tutta la mia giovinezza , tutto il mio avvenire , mentre vuoi essere generoso verso chi ti ha odiato e rovinato . Abbi pietà ... vedi ... io piango , io ti imploro , anche per te , che vorrei veder felice come sempre sognai ... Ricordati tutto il nostro amore , il nostro primo bacio , i giuramenti , i sogni , i progetti , tutto , tutto ricorda ! Fa che tutto non si risolva in un pugno di cenere ; fa che io non muoia di dolore ; fa che tu stesso non abbi a pentirti del tuo pazzo procedere . Se non vuoi dar retta ai miei consigli interroga persone serie , persone di Dio , e vedrai che tutti ti diranno qual è il tuo vero dovere , che tutti ti diranno di non essere ingrato , né malvagio . Ricorda , Anania , ricorda ! Anche ieri notte mi dicevi che dalla vetta del Gennargentu gridasti il tuo amore , proclamandolo eterno . Dunque mentivi ; anche ieri notte mentivi ? E perché ? ... Perché mi tratti così ! Che ho fatto io per meritarmi tanto dolore ? Possibile che tu non ricordi come ti ho sempre amato ? Ricordi una sera che io stavo alla finestra e tu mi buttasti un fiore , dopo averlo baciato ? Io conservo quel fiore per ornarne il mio vestito da sposa ; e dico conservo perché son certa che tu sarai il mio sposo diletto , che tu non vorrai far morire la tua Margherita ( e il tuo sonetto lo ricordi ? ) , che saremo tanto felici , nella nostra casetta , soli soli col nostro amore ed il nostro dovere . Sono io che aspetto da te , subito , una parola di speranza . Dimmi che tutto fu un sogno tormentoso ; dimmi che la ragione è ritornata in te , e che ti penti d ' avermi fatto soffrire . Domani notte , o meglio stanotte , perché è già passata la una , ti aspetto ; non mancare ; vieni , adorato , vieni , diletto mio , mio amato sposo , vieni : io ti aspetterò come il fiore aspetta la rugiada dopo una giornata di sole ardente ; vieni , fammi rivivere , fammi dimenticare ; vieni , adorato , le mie labbra , ora bagnate d ' amaro pianto , si poseranno sulla tua bocca amata come ... « No ! no ! no ! » , disse convulso Anania , torcendo la lettera senza leggerne le ultime righe . « Non verrò ! Sei vile , vile , vile ! Morrò ma non mi vedrai mai più . » Coi fogli stretti nel pugno si gettò sul letto , e nascose il viso sul guanciale , mordendolo , comprimendo i singhiozzi che gli gonfiavano la gola . Un fremito di passione lo percorreva tutto , dai piedi alla nuca ; le invocazioni di Margherita gli davano un desiderio cupo dei baci di lei , e a lungo lottò acerbamente contro il folle bisogno di rileggere la lettera sino in fondo . Ma a poco a poco riprese coscienza di sé e di ciò che provava . Gli parve di aver veduto Margherita nuda , e di sentire per lei un amore delirante e un disgusto così profondo che annientava lo stesso amore . Come ella era vile ! Vile sino alla spudoratezza . Vile e coscientemente vile . La Dea ammantata di maestà e di bontà aveva sciolto i suoi veli aurei ed appariva ignuda , impastata d ' egoismo e di crudeltà ; la Minerva taciturna apriva le labbra per bestemmiare ; il simbolo s ' apriva , si spaccava come un frutto , roseo al di fuori , nero e velenoso all ' interno . Ella era la Donna , completa , con tutte le sue feroci astuzie . Ma il maggior tormento di Anania era il pensare che ella indovinava i suoi più segreti sentimenti e che aveva ragione : sopratutto ragione di rimproverargli l ' inganno usatole , e di pretendere da lui il compimento dei suoi doveri di gratitudine e d ' amore . « È finita ! » , pensò . « Doveva finire così . » Si rialzò e rilesse la lettera : ogni parola lo offendeva , lo disgustava e lo umiliava . Margherita dunque lo aveva amato per compassione , pur credendolo vile come era vile lei . Ella forse aveva sperato di farsi di lui un servo compiacente , un marito umile ; o forse non aveva pensato a nulla di tutto questo ; ma lo aveva amato solo per istinto , perché era stato il primo a baciarla , il solo a parlarle d ' amore . « Ella non ha anima ! » , pensò il disgraziato . « Quando io deliravo , quando io salivo alle stelle e mi esaltavo per sentimenti sovrumani , ella taceva perché nella sua anima era il vuoto , ed io adoravo il suo silenzio che mi sembrava divino ; ella ha parlato solo quando si destarono i suoi sensi , e parla ora che la minaccia il pericolo volgare del mio abbandono . Non ha anima né cuore . Non una parola di pietà : non il pudore di mascherare almeno il suo egoismo . Eppoi come è astuta ! La sua lettera è copiata e ricopiata , sebbene riveli la grossolana ignoranza di lei : quanti " che " , ci sono ! Mi sembrano martelli , pronti a fracassarmi il cranio . Le ultime righe , poi , sono un capolavoro ... ella sapeva già , prima di scriverle , l ' effetto che dovevano produrre ... ella è più vecchia di me ... ella mi conosce perfettamente , mentre io comincio appena adesso a conoscerla ... ella vuole attirarmi al convegno perché è sicura che se io ci vado mi inebrio e divento vile ... Inganno ! inganno ! inganno ! Come la disprezzo ora ! Non una parola buona , non uno slancio generoso , niente , niente ! Ah , che rabbia ! » ( torse di nuovo la lettera ) « Vi odio tutti ; vi odierò sempre ! Voglio essere cattivo anch ' io ; voglio farvi soffrire , schiantare , morire ... Cominciamo ! » Prese il sacchettino ancora avvolto nel fazzoletto di colore , e poco dopo lo mandò a zia Grathia . « Tutto è finito ! » , ripeteva ogni momento . E gli pareva di camminare nel vuoto , fra nuvole fredde , come sul Gennargentu ; ma adesso invano guardava sotto , intorno a sé : non via di scampo ; tutto nebbia , vertigine , orrore . Durante la giornata pensò cento volte al suicidio ; s ' informò se poteva presentarsi subito agli esami per maestro elementare o per segretario comunale ; andò nella bettola e presa fra le braccia la bella Agata ( già fidanzata con Antonino ) , la baciò sulle labbra . Turbini di odio e di amore per Margherita gli attraversavano l ' anima ; più rileggeva la lettera più ella gli sembrava perfida ; più sentiva d ' allontanarsele più l ' amava e la desiderava . Baciando Agata ricordava l ' impressione violenta che il bacio della bella paesana gli aveva destato un giorno ; anche allora Margherita era tanto lontana da lui , un mondo di poesia e di mistero li divideva ; e questo stesso mondo , crollato , li divideva ancora . « Che hai ? » , gli chiese Agata , lasciandosi baciare . « Vi siete bisticciati , con lei ? Perché mi baci ? » « Perché mi piaci ... Perché sei puzzolente ... » « Tu hai bevuto » , diss ' ella , ridendo . « Se ti piacciono le donne così , puoi andare da Rebecca ... Se però Margherita viene a saperlo ! » « Taci ! » , diss ' egli , adirandosi . « Non pronunziar neppure il suo nome ... » « Perché ? » , chiese Agata , freddamente maligna . « Non diverrà mia cognata ? È forse diversa da noi ? È una donna come noi . Perché noi siamo povere ? Chissà poi se anch ' ella sarà ricca ! Se fosse stata certa di ciò , forse ti avrebbe tenuto sempre a bada finché trovava un partito migliore di te ! » « Se non la finisci ti batto ... » , diss ' egli furibondo . Ma l ' insinuazione di Agata accrebbe i suoi sentimenti : oramai egli riteneva Margherita capace di tutto . Verso sera si mise a letto , con la febbre , deciso a non alzarsi , l ' indomani , affinché Margherita venisse a sapere ch ' egli era malato , e ne soffrisse . Giunse ad immaginarsi una segreta visita di lei ; e pensando alla scena che ne sarebbe seguita , tremava di dolcezza . Ma ad un tratto questo sogno gli apparve qual era , puerilmente sentimentale , e ne provò vergogna . Si alzò ed uscì . Alla solita ora si trovò davanti al portone di Margherita . Ella stessa aprì . Si abbracciarono e si misero entrambi a piangere ; ma appena Margherita cominciò a parlare , egli sentì un invincibile disgusto per lei , poi un senso di gelo . No , egli non l ' amava più , non la desiderava più . Si alzò e andò via senza pronunziar parola . Giunto in fondo alla strada tornò indietro , s ' appoggiò al portone e chiamò : « Margherita ! » . Ma il portone rimase chiuso . IX . 20 settembre Il tuo procedere d ' ieri notte mi ha finalmente rivelato il tuo carattere ed i tuoi sentimenti . Crederei inutile dirti che tutto è finito e inesorabilmente fra noi , se tu non prendessi il mio silenzio per un segno di attesa umiliante . Addio dunque e per sempre . M . PS Desidero riavere le mie lettere : - io ti restituirò le tue . Nuoro , 20 settembre Caro padrino , Volevo io stesso venire da Lei per dichiararle a voce quanto sto per scriverle , ma in questo momento ricevo da Fonni la notizia che mia madre trovasi là gravemente malata e sono costretto a partire immediatamente . Ecco dunque quanto volevo dirle . Sua figlia mi avverte che ritira la promessa di matrimonio , stretta fra noi con consentimento Suo . Margherita Le spiegherà meglio , se già non lo ha fatto , il perché di questa sua decisione , da me pienamente accettata . I nostri caratteri sono troppo diversi perché noi possiamo andare d ' accordo ; per fortuna nostra , ed anche delle persone che ci amano , abbiamo fatto in tempo questa triste scoperta , che se ci rende infelici adesso , impedisce però un errore che poteva causare la disgrazia di tutta la nostra vita . Sua figlia sarà certamente fortunata quanto merita , e incontrerà un uomo degno di lei ; nessuno più di me le augura ogni felicità ; io ... seguirò il mio destino ... Ah , caro padrino , rileggendo questa mia lettera , dopo le spiegazioni che Le darà Sua figlia , non mi accusi d ' ingratitudine e d ' orgoglio . No , qualunque cosa succeda , resti io libero o no di compiere gravissimi doveri verso una madre infelice , io considero finito ogni rapporto fra me e la Sua famiglia ; ma nel mio cuore conserverò sempre , fino all ' ultimo soffio di vita , la riconoscenza e sopratutto la venerazione per Lei . In quest ' ora dolorosa della mia vita , mentre gli avvenimenti mi spingono a disperare di tutto e di tutti , e specialmente di me stesso , la sua figura , padrino , la sua figura onesta e buona mi guida ancora , come mi guidò fin dal primo giorno che La conobbi ; e mi fa ancora credere che esista la bontà umana . E il dovere della riconoscenza verso di Lei mi anima ancora a vivere , mentre la luce della vita mi manca intorno ... Altro non so dirle : ma l ' avvenire Le dimostrerà meglio i miei sentimenti , e , spero , non le permetterà di pentirsi di avermi fatto del bene . Suo sempre riconoscentissimo Anania Atonzu Verso le tre del pomeriggio Anania era già in viaggio verso Fonni , su un vecchio cavallo cieco d ' un occhio , che in verità non procedeva come l ' occasione avrebbe richiesto . Ma , ahimè , perché nasconderlo ? Anania non aveva fretta , sebbene il carrozziere , per mezzo del quale zia Grathia aveva mandato la notizia del grave stato di Olì , avesse detto : « Bisogna che vostè parta subito ; forse troverà la donna già morta » . Per un pezzo Anania pensò solamente alla lettera ch ' egli stesso , passando a cavallo , aveva consegnato alla serva del signor Carboni . « Egli mi disprezzerà » , pensava . « Darà ragione a sua figlia quando essa gli avrà esposto le mie strane pretese . Sì , qualunque donna avrebbe agito come ha agito lei ; io ho avuto torto , ma con qualunque donna anch ' io avrei agito come ho agito con lei . » Poi ripensò alle ultime righe della sua lettera . « Faranno buona impressione . Forse dovevo aggiungere che il torto è tutto mio , ma che non potevo agire altrimenti : ma no , essi non potrebbero capirmi , come non potranno mai perdonarmi . Tutto è finito . » E all ' improvviso sentì un impeto di gioia ricordandosi che sua madre moriva ; ma subito cercò di inorridire di se stesso . « Sono un piccolo mostro » , pensò ; ma la sua gioia era così profonda e crudele che le stesse parole « piccolo mostro » gli parvero qualche cosa di buffo e lo esilararono . Dopo un momento , però , sentì davvero orrore di ciò che provava . « Ella muore » , pensò , « e sono io che la uccido : ella muore di paura , di rimorso , di dolore . Sì , io l ' ho vista l ' altro giorno ripiegarsi , restringersi , con gli occhi pieni di disperazione : le mie parole l ' hanno ferita come pugnalate . Che cosa lurida è il cuore umano ! Ecco che io gioisco del mio delitto , e godo come un prigioniero che riacquista la libertà dopo aver ucciso il carceriere , - mentre accuso di viltà Margherita e la disprezzo perché ella dice sinceramente di non potere amare una donna perduta . Ah , io sono ben più vile ; cento volte più vile di lei . Ma posso io sentire altrimenti ? Qual turbine di contraddizioni spaventevoli , qual forza malvagia trascina e contorce l ' anima umana ? E perché , anche comprendendo e aborrendo questa forza , non possiamo vincerla ? Il Dio che governa l ' universo è il Male , un Dio mostruoso che vive entro di noi come il fulmine nell ' aria . E chissà , forse , mentre io mi rallegro per la probabile morte di quella disgraziata , questa potenza infernale che ci opprime e ci deride fa migliorare l ' infelice , e la farà guarire per mio castigo » . Questo pensiero lo rattristò di nuovo ; ed egli sentì orrore della sua tristezza , come aveva sentito orrore della sua gioia : ma non poté vincere né l ' una né l ' altra . Il tramonto lo avvolse mentre egli saliva da Mamojada a Fonni : un velo di dolcezza stendevasi sul grande paesaggio roseo : le ombre che si allungavano soavemente sul tappeto dorato delle stoppie davano l ' idea di persone dormienti , e le montagne rosee si fondevano col cielo roseo , ove la luna mostrava già la sua unghia di perla . Anania cominciò a sentirsi meno cattivo ; anche l ' anima sua s ' elevava verso un paesaggio mistico e puro . « Un tempo ho creduto di esser buono » , egli pensava : « inganno , sempre inganno . Pensando a lei mi esaltavo come quando pensavo a Margherita : mi pareva di amarla e di poterla redimere , e di rendere così la mia esistenza utile . Invece l ' ho uccisa . Che farò ora ? Che ne farò della mia libertà ? Della mia " miserabile tranquillità " ? Non sarò mai più felice ; non crederò più né agli altri né a me stesso . Ora sì , ora capisco che cosa è l ' uomo : è una vana fiamma che passa nella vita e incenerisce tutto ciò che tocca , e si spegne quando non ha più nulla da distruggere ... » . A misura che egli saliva , il sole calava : era un tramonto meraviglioso . Passando sotto un albero egli fermò il cavallo per contemplare uno squarcio di paesaggio che sembrava un quadro simbolico : le montagne s ' eran fatte violette ; una lunga nuvola dello stesso colore oscurava l ' orizzonte in alto : fra la nuvola e le montagne il cielo d ' oro e un grande sole cremisi senza raggi . In quel momento , non seppe perché , Anania si sentì buono buono e triste . Arrivò a desiderare sinceramente la guarigione di sua madre : gli parve di provare una infinita pietà per lei , e il bel sogno infantile , d ' una vita di sacrifizio dedicata interamente alla redenzione dell ' infelice , gli brillò nell ' anima , grande e melanconico come quel sole morente . Ma ad un tratto s ' accorse che egli faceva quel sogno esclusivamente per sé , - perché ormai non gliene restava altro , - e paragonò la sua tardiva generosità ad un arcobaleno incurvato sopra una campagna devastata dall ' uragano ; splendore inutile . « Che farò io ? » , ripeté disperandosi nuovamente . « Non amerò più , non crederò più . Il romanzo della mia vita è finito . Finito a ventidue anni , quando per gli altri i romanzi cominciano . » Arrivò a Fonni ch ' era già notte . La luna nuova cadeva sul cielo lucido frastagliato dal profilo nero dei tetti di scheggia ; l ' aria era freschissima , profumata ; si udivano distintamente i tintinnii delle capre ritornanti dal pascolo , il passo dei cavalli , i latrati dei cani ; ed Anania pensò a Zuanne e ricordò l ' infanzia lontana come non l ' aveva ricordata durante la sua prima gita a Fonni . Il suo arrivo davanti alla casa della vedova richiamò ai finestrini , alle porticine , ai poggiuoli di legno delle casette attigue , molte teste curiose . Dovevano aspettarlo : un bisbiglìo misterioso sorse intorno , ed egli se ne sentì come avvolto , e gli parve che una rete pesante lo stringesse tutto e lo attirasse giù , in un abisso di tenebre . « Deve esser morta ! » , pensò , smontando dal vecchio cavallo che rimase immobile . Zia Grathia apparve subito sulla porticina , con un lume in mano : era più cadaverica del solito , con gli occhietti rossi affondati in un gran cerchio livido . Anania la guardò inquieto . « Come sta ? » , chiese , sforzandosi a render la sua voce desolata . « Ah , sta bene ! Ha finito la sua penitenza terrestre ! » , rispose la vecchia con tragica solennità . Anania capì che sua madre era morta : non se ne rattristò troppo , ma non ne provò neppure sollievo . « Dio ! Dio ! Ma perché non avvertirmi ? A che ora è spirata ? Posso almeno vederla ? » , chiese , con ansia in parte vera e in parte finta , entrando nella cucina illuminata da un gran fuoco . Seduto accanto al focolare vide un paesano che pareva un sacerdote egizio pallido , con una lunga barba nerissima quadrata , e due occhi neri rotondi spalancati . Lo strano tipo , che teneva fra le mani un grosso rosario nero , guardò ferocemente Anania , e il giovine se ne accorse e cominciò a sentire una misteriosa inquietudine . Una idea terribile gli balenò in mente . Ricordò l ' aria impacciata del carrozziere che gli aveva recato la notizia della grave malattia di sua madre ; ripensò che pochi giorni prima Olì era sofferente , ma non malata , e capì che gli si voleva nascondere qualche cosa di truce . Intanto la vedova , rimasta accanto alla porta , diceva al paesano : « Fidele , bada al cavallo : ecco , la paglia è là . Muoviti » . « A che ora è morta ? » , chiese Anania , rivolgendosi anch ' egli al paesano , i cui occhi neri rotondi come due buchi lo suggestionavano stranamente . « Alle due ! » , rispose una voce di basso profondo . « Alle due ! Ho ricevuto la notizia a quell ' ora , io ! Ah , perché non avvertirmi prima ? » « Che potevi fare ? » , osservò la vedova , che badava sempre al cavallo . « Muoviti , Fidele , figlio » aggiunse con un po ' di impazienza . « Perché non avvertirmi ? » , ripeté Anania con voce lamentosa , curvandosi automaticamente per togliersi lo sprone . « Ma che cosa ha avuto ? Ma il medico , dunque ? ... Dio , Dio mio ... io non sapevo niente ! Ora vado a vederla . » Si avanzò verso la scaletta ; ma zia Grathia , sempre col lume in mano , lo rincorse e lo afferrò per un braccio . « Che cosa , figlio ? ... Ma che cosa tu vuoi vedere ? ... Un cadavere ! » , gridò , quasi spaventata . Allora egli si turbò profondamente . « Nonna ! Nonna mia ; credete che io abbia paura ? Andiamo ! » « Bene , andiamo ... Aspetta ! » , disse la vecchia , e lo precedette su per la scaletta di legno : la sua ombra deforme tremolò sul muro , allungandosi fino al tetto . Davanti all ' uscio della cameretta ove giaceva la morta , zia Grathia si fermò esitando , e strinse nuovamente il braccio di Anania ; egli si accorse che la vecchia tremava , e , non seppe perché , anch ' egli sentì un brivido . « Figlio » , disse zia Grathia a bassa voce , quasi in segreto , « non spaventarti . » Egli impallidì ; il pensiero che da qualche momento lo tormentava , deforme e mostruoso come le ombre tremolanti sui muri , prese forma e gli riempì l ' anima di terrore . « Che è ? » , gridò , indovinando intera l ' orrenda verità . « Sia fatta la volontà del Signore ... » « Si è uccisa ? » «Sì...» « Oh , Dio ! Oh , che orrore ! » Egli gridò due volte , e gli parve che i capelli gli si rizzassero sul capo , e sentì la sua voce risonare nel lugubre silenzio della casetta . Ma subito si dominò , e spinse l ' uscio . Sul lettuccio , dove egli aveva dormito , vide il cadavere di Olì , delineato dal lenzuolo che lo copriva ; per le imposte aperte entrava l ' aria fresca della sera , e la fiammella di un cero , che ardeva accanto al letto , pareva volesse volar via , fuggirsene per la notte fragrante . Anania s ' avvicinò subito al letto , e cautamente , quasi temendo di svegliarlo , scoprì il cadavere . Una benda coperta di macchie già secche di sangue nerastro fasciava il collo , passava sotto il mento e sulle orecchie e si annodava tra i folti capelli neri della morta ; in questo cerchio tragico il viso di lei si disegnava grigiastro , con la bocca ancora contorta per lo spasimo : attraverso le grandi palpebre socchiuse si scorgeva la linea vitrea degli occhi . Anania capì subito che Olì s ' era recisa la carotide . Colpito sinistramente dalle macchie di sangue , ricoprì il viso della morta , lasciando solo scoperti i capelli che si aggrovigliavano sull ' alto del guanciale : i suoi occhi s ' erano riempiti di terrore , la sua bocca si contorse alquanto , quasi imitando la contrazione spasmodica della bocca di Olì . « Dio ! Dio ! Che orrore , che orrore ! » , egli disse , intrecciando disperatamente le dita e scuotendo le mani . « Il sangue ! Ha sparso il sangue ! Ma come ha fatto , dunque , come ha potuto ? Ma come ha fatto ? Ma si è dunque tagliata la gola ? Che orrore ! Che errore fu il mio ! Dio ! Dio ! ... No , zia Grathia , non chiudete ... io soffoco . Sono stato io a dirle di uccidersi ... Ah ! ah ! ah ! » Egli singhiozzò , senza lacrime , soffocato da un impeto di rimorso e di orrore . « Ella è morta disperata » , disse poi , « ed io non le ho detto una sola parola di conforto . Dopo tutto ella era mia madre , ed ha sofferto nel mettermi al mondo . Ed io ... l ' ho uccisa ... ed io vivo ! » Mai , come in quel momento , davanti al terribile mistero della morte , egli aveva sentito tutta la grandezza ed il valore della vita . Vivere ! Non bastava soltanto vivere , muoversi , sentire la brezza profumata mormorare nella notte serena , per essere felici ? La vita ! La cosa più bella e più sublime che una volontà eterna ed infinita abbia potuto creare ! Ed egli viveva ; ed egli doveva la vita alla misera creatura che ora gli stava davanti immobile e priva di questo sommo bene . Perché egli non aveva mai pensato a questo ? Ah , egli non aveva mai capito il valore della vita , perché non aveva mai veduto da vicino l ' orrore e il vuoto della morte . Ed ecco ella , ella sola s ' era riserbata il compito di rivelargli col dolore della sua morte , la gloria suprema di vivere : ella , a prezzo della sua propria vita , lo faceva nascere una seconda volta , e questa nuova vita era incommensurabilmente più grande della prima . Come un velo gli cadde dagli occhi ; egli vide tutta la meschinità delle sue passioni , dei suoi odi e dei suoi dolori passati . Egli aveva sofferto perché sua madre aveva peccato , perché lo aveva abbandonato ed era vissuta nella colpa ! Sciocco ! Che importava tutto ciò ? Che importavano queste sfumature nel quadro grandioso della vita ? Non bastava che Olì lo avesse fatto nascere , perché ella rappresentasse per lui la più meritevole delle creature , la madre , ed egli dovesse amarla ed esserle riconoscente ? Egli singhiozzò ancora : ma attraverso la sua angoscia sentiva sempre più intensa la gioia di vivere . Sì , egli soffriva : dunque viveva . La vedova gli si avvicino , prese fra le sue le mani di lui , strette convulsivamente , lo confortò , gli fece coraggio , poi lo supplicò d ' allontanarsi . « Andiamo giù , figlio , andiamo . No , non tormentarti : ella è morta perché doveva morire . Tu hai fatto il tuo dovere , ed essa ... forse anch ' essa fece il suo , sebbene il Signore ci abbia dato la vita per penitenza , imponendoci di vivere ... Andiamo giù . » « Era giovane ancora ! » , disse Anania , calmandosi alquanto e fissando i capelli neri della morta . « No , non ho paura , zia Grathia , aspettate , restate un momento . Quanti anni aveva ? Trentotto ? Ditemi » , chiese poi , « a che ora è morta ? Come ha fatto ? Raccontatemi tutto . È stato qui il pretore ? » . « Andiamo ; ti dirò tutto , vieni » , ripeteva zia Grathia , dirigendosi verso l ' uscio . Ma egli non si mosse : guardava sempre i capelli della morta , meravigliandosi che fossero così neri ed abbondanti , ed avrebbe voluto ricoprirli col lenzuolo , ma provava una strana paura ad avvicinarsi nuovamente al cadavere . La vedova tornò presso il letto , ricoprì i capelli , e preso Anania per la mano lo trascinò fuori . Egli si voltò per guardare il tavolinetto appoggiato al muro , ai piedi del letto ; poi , quando furono usciti , si mise a sedere su un gradino della scala . La vedova depose il lume per terra , sedette anch ' essa sulla scaletta , e cominciò a narrare una lunga storia , della quale Anania serbò sempre nella memoria questi tristi frammenti : « Ella diceva sempre , sempre : " Oh , me ne andrò , vedrete , me ne andrò , anche se egli non vuole . Gli feci abbastanza del male , zia Grathia mia : ora bisogna che lo liberi di me , in modo che egli non senta più il mio nome . Lo abbandonerò una seconda volta , ora che non vorrei lasciarlo più ... lo abbandonerò nuovamente per espiare la colpa del primo abbandono ... " » . « Ella fece arrotare il coltello a serramanico , che teneva sempre con sé ... » «...Quando ricevemmo il sacchettino entro il fazzoletto colorato , ella diventò livida ; poi squarciò un po ' il sacchettino e pianse ... » «...Sì, ella s ' è tagliata la gola . Sì , stamattina alle sei , mentre io ero alla fontana . Quando rientrai la trovai in un lago di sangue : era ancora viva , con gli occhi spalancati orribilmente ... » «...Tutta la giustizia , - il brigadiere , il pretore , il cancelliere , - invase la casa . Ah , pareva l ' inferno ! Il popolo s ' affollò nella strada , le donne piangevano come bambine . Il pretore sequestrò il coltello , mi guardò con occhi terribili , mi chiese se tu avevi minacciato tua madre . Poi vidi che anch ' egli aveva le lagrime agli occhi ... » « Ella visse fin quasi a mezzogiorno ; agonia per tutti . Figlio , tu sai se nella mia vita io vidi cose terribili ; ma nessuna come questa . No , non si muore di dolore e di pietà , poiché io oggi non sono morta . Ah , perché siamo nati ? » ella concluse , piangendo . Anania provò un indicibile turbamento nel veder piangere quella donna strana , che il dolore pareva avesse da lungo tempo pietrificato ; ma egli , egli che la notte prima aveva pianto d ' amore fra le braccia di Margherita , egli non poté piangere di rimorso e d ' angoscia : solo qualche singhiozzo convulso gli stringeva ogni tanto la gola . Si alzò e pregò la vedova di lasciarlo rientrare un momento nella camera . « Voglio vedere una cosa ... » disse , con voce tremula da bambino . La vedova riprese il lume , riaperse l ' uscio , lasciò passare Anania , e attese : così triste e nera , con quell ' antica lucerna di ferro in mano , ella pareva la figura della Morte in attesa vigilante . Anania si avvicinò in punta di piedi al tavolinetto , sul quale aveva notato il suo sacchettino , squarciato , deposto su un piatto di vetro . Prima di toccarlo lo guardò quasi con diffidenza , poi lo prese e lo vuotò . Ne uscì fuori una pietruzza gialla , e cenere , cenere annerita dal tempo . Cenere ! Anania palpò a lungo , con tutte e due le mani , quella cenere nera che forse era l ' avanzo di qualche ricordo d ' amore di sua madre ; quella cenere che aveva posato lungamente sul suo petto , sentendone i palpiti più profondi . E in quell ' ora memoranda della sua vita , della quale capiva di non sentire ancora tutta la solenne significazione , quel mucchiettino di cenere gli parve un simbolo del destino . Sì , tutto era cenere : la vita , la morte , l ' uomo ; il destino stesso che la produceva . Eppure , in quell ' ora suprema , vigilato dalla figura della vecchia fatale che sembrava la Morte in attesa , e davanti alla spoglia della più misera delle creature umane , che dopo aver fatto e sofferto il male in tutte le sue manifestazioni era morta per il bene altrui , egli ricordò che fra la cenere cova spesso la scintilla , seme della fiamma luminosa e purificatrice , e sperò , e amò ancora la vita . FINE Note : [ 1 ] Olì . Rosalia . [ 2 ] Segnare i cespugli , cioè legarli con un nastro affinché nessuno li tocchi . [ 3 ] Accusorgios . Tesori nascosti . [ 4 ] bardana , da gualdana , impresa brigantesca per la quale si radunavano in gran numero malfattori armati che andavano così uniti ad assaltare un ovile , una casa , a rapire un armento , a commettere una grassazione . [ 5 ] Capo di Sopra . La provincia di Sassari . [ 6 ] Al beato . Al morto . [ 7 ] Scandule . Scheggie . [ 8 ] Cuculo bello agreste , Dimmi che ora è . [ 9 ] Cuculo bello del mare , Dimmi quanti anni ci vogliono ancora perché io mi sposi ? [ 10 ] Cuculo bello del giglio , Quanti anni ci vogliono ancora perché io abbia un figlio ? [ 11 ] Cuculo bello di sorella , Quanti anni ci vogliono perché io muoia ? [ 12 ] La rezetta : questi sacchettini - amuleti contengono o scongiuri o preghiere scritte su un foglietto di carta , o erbe e fiori raccolti la notte di San Giovanni , o pezzetti di carbone , cenere , frammenti della vera croce , ecc . [ 13 ] Tu vuoi tirar fuori di tasca le tue corna per mettertele sul capo . Espressione locale . Fare scandalo a proprio danno . [ 14 ] Non prenderti poi la porzione più grande . Espressione locale . Offendersi , mentre si ha torto . [ 15 ] Sa Gattu . Il Gatto . [ 16 ] Ogni persona viva Porta pidocchi E tu che lo stai dicendo Ce ne hai uno che cammina Sul colletto . [ 17 ] Ascusorju . Nascondiglio contenente un tesoro . [ 18 ] Maria Iscorronca . Nomignolo spregiativo che equivale a strega o a qualcosa di simile . [ 19 ] ... dolce di scorze d ' arancio , mandorle e miele ... È l ' aranciata , con la quale forse il Sardo primitivo ha voluto imitare o riprodurre il favo del miele , del quale realmente l ' aranciata prende la forma , il colore ed anche un po ' la sostanza . [ 20 ] Galanu meu . Bello mio . [ 21 ] Sas manos siccas . Ti si rattrappiscano le mani . [ 22 ] Anninia . Ninna - nanna . [ 23 ] Jana . Fata nana delle tradizioni sarde . [ 24 ] Patiu . Il cortile , o meglio una specie di terrapieno che circonda quasi tutti i nuraghes . [ 25 ] A servizio del re . Il carcere . [ 26 ] Usciu , usssciuu ! . Voce per allontanare i gatti . [ 27 ] Nonna . Madrina . [ 28 ] Malune . Recipiente di sughero . [ 29 ] Come mi vedi , mi scrivi . Espressione locale : « Non ho altro che quel che ho indosso » .