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> anno_i:[1880 TO 1910} > autore_s:"FERRI ENRICO"
GARIBALDI NELLE SUE « MEMORIE » ( FERRI ENRICO , 1889 )
StampaPeriodica ,
Del genio militare e del patriotta si è tanto parlato e scritto ; e queste « Memorie » del resto offrono così poche novità e , fuori delle sue gesta militari , tacciono anzi o lasciano nell ' ombra tanta parte della sua vita pubblica e privata , che mi parrebbe inutile parlarne dal punto di vista biografico . Più interessante forse potrebb ' essere uno studio psicologico sull ' uomo , coi documenti ch ' egli stesso qua e là , indirettamente , lascia intravvedere , sulla sua tempra fisica e morale . E ad uno studio di questo genere queste Memorie si prestano invece mirabilmente . Per solito nelle autobiografie degli uomini più o meno celebri , se si eccettuano le Confessioni di S . Agostino , di Rousseau e di pochissimi altri , lo scrittore sente troppo di essere davanti al pubblico ; ed è quindi troppo preoccupato dell ' effetto che intende produrre e del giudizio dei suoi lettori , perché egli si lasci andare alla schietta e spontanea descrizione dei suoi pregi e difetti . Troppo spesso l ' autobiografo non è che l ' avvocato di sé stesso , come , per esempio , nel « Memoriale di S . Elena » , Napoleone I . Ed anche quando lo scrittore si attenga alla più scrupolosa sincerità , il solo fatto ch ' egli descriva direttamente le proprie virtù o i propri difetti , ci offre una verità psicologica , piuttosto soggettiva e personale , che oggettiva . Garibaldi invece , nelle sue Memorie , non pensa nemmeno per sogno a fare il suo ritratto morale : egli narra semplicemente dei fatti « della maggior parte dei quali ( come dice nella prefazione ) fu testimonio oculare . » È soltanto dagli scatti generosi del suo sentimento , che erompe dinnanzi agli spettacoli maestosi della natura o si commove alla bellezza di una donna o si elettrizza nell ' amore dell ' ignoto e nella sete di avventure o si afferma a magnanima difesa degli stessi nemici , se ridotti all ' impotenza , o si eleva alle aspirazioni patriottiche ed umanitarie ; è soltanto dalle sue osservazioni incidentali sugli uomini e sulle cose o sulla politica dei popoli o sulla strategia militare o sulla fortuna , ch ' egli chiama più volte la sua fedele alleata ; è allora soltanto , che l ' uomo inconsciamente si rivela qual è ed il lettore sagace , dagli spiragli aperti qua e là tra le pagine , ne intravede l ' anima colle sue luci sfolgoranti e le sue penombre . Non altrimenti l ' occhio esperto del clinico trae , ben più che dalla diretta autobiografia del malato , da pochi sintomi isolati ed oggettivi la diagnosi completa ; e lo sguardo acuto del marinaio intravede dalle poche punte di scogli , sparsi a fior d ' acqua , tutta l ' estensione di un continente sommerso . A rendere meno difficile e più sicuro questo saggio di osservazione psicologica , per trarre i lineamenti caratteristici di una delle più grandi figure del mondo , lascieremo allo stesso Garibaldi il magistero della parola . A noi riserbiamo il compito modesto di raccogliere e ordinare questi frammenti psicologici , sparsi qua e là ; come l ' artista veneziano , con un disegno regolatore , compone i variopinti frammenti di vetro , in un mosaico , che artisticamente ritragga qualche storica figura . E sarà questo uno dei più utili insegnamenti , che noi trarremo dalle sue Memorie ; perché nulla vi è forse di più fecondo , per l ' educazione sociale , quanto il ravvivare l ' ammirazione e l ' esempio degli eroi popolari , non tanto nelle loro doti più abbaglianti della vita militare , quanto e più nello specchio delle loro intime energie morali , che sono l ' anima stessa e perenne dell ' umanità . Non alto di statura , come molti dei grandi capitani da Giulio Cesare a Napoleone I , Garibaldi ebbe in dono , oltre la testa e gli occhi soprattutto , di potenza magnetica , una straordinaria robustezza di fibra , che sorresse sempre , come solida impalcatura , lo smagliante edificio della sua fortunosa esistenza . Nelle sue Memorie abbondano le prove di privazioni e fatiche , da lui sopportate , che avrebbero ucciso qualunque uomo non fosse di eccezionale vigoria fisiologica : e più gravi e più dolorose sono quelle sofferte nell ' America Meridionale . Al capitolo XI descrive lo stato , in cui fu trascinato davanti a Millan , comandante di Gualeguay ed esclama : « Sentomi raccapricciare ogni volta mi rammento la sventuratissima circostanza della mia vita . » Fu per due ore sospeso in aria , legato per le mani ... « il mio corpo ardeva come una fornace .... quando mi sciolsero ero svenuto , diventato un cadavere ! Avevo attraversato 54 miglia di paese paludoso , ove le zanzare sono insoffribili nella stagione in cui eravamo . Colle mani e coi piedi legati , avevo indurato le tremende percosse del moschito . » Presso la estancia di Bento Gonçales , mentre aveva il comando di due barconi nel Camacuan , doveva coi suoi compagni spingere questi barconi a forza di spalle , perché l ' acqua del fiume era bassa « e noi eravamo obbligati allora di passare così nell ' acqua , alle volte , tutta una notte , non trovando riparo all ' acqua del mare e sovente a quella più fredda della pioggia .... Allora era un vero tormento e bisognava certo una fervida gioventù per sostenersi e non soccombere » ( pag . 41 ) . Fervida gioventù e più fervida energia psichica , per la quale egli ed i suoi compagni , nella disastrosa ritirata verso Lages , vissero « per quattro giorni senza trovar altro cibo che radici di piante » e pur faticando per aprirsi il sentiero « fra la gigantesca taquara ammonticchiata fra i pini colossali . » ( pag . 72 ) . Così , nelle battaglie , la fame e la sete non erano estinte per intere giornate , e nel suo primo ritorno in Italia ( 1848 ) « fece tutta la campagna di Lombardia tormentato dalle febbri » ( pag . 205 ) ; e poi , esiliato e viaggiante nell ' America centrale coll ' amico Carpanetto , fu assalito « dalle terribili febbri endemiche , che mi colpirono come un fulmine e mi prostrarono » ( pag . 268 ) . Robustezza di fibra fisica e morale , che non gli venne meno neppure negli anni più avanzati , come ad Aspromonte , dove a 57 anni e col dolore delle lotte fraterne , sofferse la fame « con marcie disastrose per sentieri quasi impraticabili , » dove « alcune patate non mature furono raccolte e crude servirono d ' alimento » ( pagina 403 ) . A 62 anni nella romantica sua fuga da Caprera « indebolito dagli anni e dai malanni » ma infiammato dalla sua fede « O Roma o morte » guada il canale tra Caprera e l ' isola della Maddalena e passa « tra scogli e cespugli , cogli stivali pieni d ' acqua » ( pag . 430 ) . E tre anni dopo , questo vecchio già tormentato e corroso dall ' artrite , offre alla Francia « ciò che restava di lui » e una notte di quell ' inverno rigidissimo , a Dijon , dato l ' allarme per la presenza dei Prussiani , si alza e corre agli avamposti « con le vie cristallizzate dal ghiaccio e mentre nevicava » ( pag . 476 ) . In uomini di questa tempra , che alla congenita robustezza organica , aggiungono l ' abitudine delle battaglie , delle stragi , del sangue , quale meraviglia se il cuore si indurisce e il sentimento si raffredda , se pure non è atrofico già fin dalla nascita , come per esempio in Napoleone I ? Ai documenti scientifici del Taine , per questo riguardo , sulla atrofia del senso morale in quel grande genio militare e sulla enorme sproporzione di sviluppo tra la sua intelligenza meravigliosa e multiforme ed i suoi sentimenti aridi e ristretti , poco tolgono di valore le risposte , inspirate soltanto dalla pietà del parentado . Garibaldi invece , ed è questa una delle più splendide sue doti umane , a quella robustezza ferrigna del corpo univa una mitezza ed una gentilezza così espansiva di sentimento , una tale bontà di cuore , tanta ricchezza di affetti delicati , che io non so se l ' ammirazione debba essere maggiore per il suo genio intellettuale o piuttosto per questa prevalenza in lui delle energie sentimentali , che sono tanto meno appariscenti delle doti mentali , ma pure sono l ' efflorescenza più bella , più nobile , più feconda della vita umana . Qualche compagno di Garibaldi mi ha detto però , che anche lui , nei momenti più decisivi della battaglia , incitava alla strage con tutta la mimica della vera ferocia ; ma questa osservazione , se dimostra come nella guerra ( e così nei delitti di sangue per impeto di passione ) ritornino a galla gli istinti più primitivi e selvaggi anche negli uomini più miti , nulla toglie allo stato normale dei sentimenti , passato l ' uragano psicologico della battaglia . E la conferma si ha infatti da tutti quelli che , come Napoleone I , non solo perdevano i sentimenti più umani nell ' eruzione delle passioni più basse , ma non li riacquistavano né li avevano poi , nelle fasi più tranquille della vita , tranne la vernice , per calcolo mentale e tornaconto sociale , delle più esterne convenienze . Già le sue Memorie cominciano con un capitolo dedicato ai genitori , che commuove per la delicatezza squisita del sentimento , pure ripetendo il fenomeno comune che i figli sentono più dolce e vivo il ricordo della madre , mentre per le figlie accade spesso del padre . Non solo , perché la trasmissione ereditaria organica e psichica più comunemente si alterna per sesso dai genitori ai figli ; ma anche perché negli affetti , che sono come l ' ombra dell ' amore , le profonde ed inconscie affinità sessuali operano come i poli opposti nella corrente elettrica . « Alla pietà di mia madre verso il prossimo , all ' indole sua benefica e caritatevole , alla compassione sua , gentile per il tapino , per il sofferente non devo io forse la poca carità patria , che mi valse la simpatia e l ' affetto dei miei infelici ma buoni concittadini ? « Oh ! abbenché non superstizioso certamente , non di rado , nel più arduo della strepitosa mia esistenza , sorto illeso dai frangenti dell ' Oceano , dalle grandini del campo di battaglia , mi si presentava genuflessa , curva al cospetto dell ' Infinito , l ' amorevole mia genitrice , implorandolo per la vita del nato dalle sue viscere . Ed io , benché poco credente all ' efficacia della preghiera , n ' ero commosso , felice , o meno sventurato » ( pag . 6 ) . A parte le indagini psicologiche , che si potrebbero fare sopra questo indizio di fenomeni allucinativi , così frequenti nei genii , è solo nelle opere predilette dalla natura che si riscontrano simili armonie , chi pensi che quella pagina fu scritta da uno dei più grandi guerrieri del mondo . E appena messo il piede di ritorno sul suolo d ' Italia , il suo pensiero vola ancora alla madre . « Io corsi ad abbracciare i miei bimbi e colei che avevo afflitto tanto coll ' avventurosa mia vita . Povera madre ! La più calda delle mie brame fu certamente quella di abbellire e consolare i vostri ultimi giorni ; la più calda delle vostre era naturalmente di vedermi tranquillo accanto a voi . Ma come si può sperare in un periodo di quiete e goder del bene di consolarvi nella cadente e dolorosa vecchiaia , in questa terra di preti e di ladri ! » ( pag . 189 ) . E non è solo per la madre e per i figli che il suo cuore ha i palpiti più generosi ; benché egli non ami parlare di sé come uomo , pure in queste Memorie ne sono frequenti le prove . Fanciullo ancora , egli si getta in un fosso e salva una donna , che vi era miseramente caduta ( pag . 7 ) . Giovinetto , assiste dalla sua nave ad « un tremendo naufragio , la cui memoria gli rimane incancellabile . » Impedito dalla tempesta infuriata a soccorrere i naufraghi « alcune lagrime sgorgarono dagli occhi » ( pag . 12 ) . Poco dopo , nel porto di Marsiglia si getta in mare « tutto vestito di gala per scendere a terra » e salva un fanciullo ( pag . 14 ) e prodiga poi , giorno e notte , le sue cure ai colpiti dal colera ( pag . 15 ) . Nel fanciullo lampeggia l ' uomo disse il poeta con felice intuizione psicologica , che dovrebbe trovare più feconda ed assidua applicazione , che non abbia , nei nostri sistemi pedagogici : e questa generosità di sentimenti , questo « cuore di angelo e di leone » , com ' egli dice dell ' americano Juan de la Cruz ( pag . 139 ) , questa innata prevalenza dell ' altruismo sull ' egoismo , che irradiano l ' alba della vita di Garibaldi , con quella precocità non patologica , che è propria dei genii , risplendono poi per tutto il ciclo delle sue vicende e fra gli orrori delle battaglie come fra le ebbrezze della vittoria , sotto la magica camicia rossa come sotto il poncho leggendario palpita sempre un cuore umano , nel più alto , nel più nobile senso della parola . Corsaro , sotto la bandiera del Rio Grande , catturata una sumaca carica di caffé , egli ordina ai suoi compagni , che siano « sbarcati passeggieri ed equipaggio , dando loro la lancia della lumaca e permettendo loro d ' imbarcare , oltre le proprie suppellettili , ogni vivere di loro piacimento » ( pag . 17 ) . Imbarcato sul piccolo legno Rio Pardo , nella spedizione di Santa Caterina , egli è rovesciato in mare dalla tempesta . « Il legno fu capovolto sulla destra ed io , che mi trovavo in quel momento alla sommità dell ' albero di trinchetto , fui lanciato per ciò da quella parte , a certa distanza . Io ricordo bene che , abbenché in pericolosissima circostanza , non pensai alla morte ; ma sapevo di aver molti compagni non marinai e prostrati dal mal di mare e ciò mi martoriava , sicché cercai di raccogliere quanti remi ed altri oggetti galleggianti mi fu possibile , avvicinarli a bordo e raccomandare a tutti di prenderne uno per sorreggersi ed agevolarsi a guadagnar la costa . » Un ' ondata terribile li sommerge tutti ed il suo primo pensiero , ritornando a galla , fu per l ' amico suo Luigi Cariglia : « quando ricomparvi , stordito dal colpo e dai vortici , che mi soffocavano , era scomparso lo sfortunato amico mio per sempre ! » Raggiunta a fatica , la sponda , egli si rivolge e vede un altro suo amico , Edoardo Matru , che a stento si regge nuotando . « Io amavo Edoardo come un fratello e mi affannò oltremodo la disperata sua condizione . Io mi slanciai verso il mio caro , per porgergli un legno che aveva servito a salvarmi .... » ( pag . 49 ) . E sebbene egli , in questa pagina stessa , malinconicamente dica : « mi sembrava in quei tempi essere io più sensibile e generoso ! Anche il cuore indurisce e inaridiscono gli anni e i malanni ! » ; pure , per tutta la sua vita continuano queste prove di un angelico cuore . Ecco com ' egli parla del saccheggio di Imiriù : « Io desidero per me ed a chiunque altro non abbia dimenticato di essere uomo , di non essere obbligato a dar sacco . Credo che , per quanto vi sieno delle prolisse relazioni di tali misfatti , impossibile sia narrarne minutamente tutte le sozzure e nefandità . Io non ho avuto mai una giornata di tanto rammarico e di tanta nausea per l ' umana famiglia ! Il mio fastidio e la fatica sofferta , in quel giorno nefasto , per raffrenare almeno le violenze contro le persone , furono immensi e vi pervenni , credo , a furia di sciabolate e non curando la mia vita » ( pag . 61 ) . È questa sublime altezza di sentimento che fa dire a Garibaldi di un tenente di Montevideo , suo compagno : « codesto nostro ufficiale era d ' un valore brillante , ma sventuratamente troppo sanguinario » ( pag . 141 ) . E persino nel furore ebbro della battaglia questa sua indole così umana predominava il facile ritorno degli istinti più lontani nella lenta , millenaria elevazione nostra dai nostri preistorici progenitori . Il carattere di ogni uomo fu giustamente paragonato ad una successiva stratificazione , in cui per ogni fase della vita individuale e per ogni generazione della vita sociale si aggiungono gli strati più recenti e più alti della nostra moralità ; e si elidono via via gli strati più bassi e più profondi , rispondenti alla vita preistorica della nostra specie , che sono il plasma originario ed inconscio di ogni coscienza . Nelle circostanze ordinarie dell ' esistenza di ogni uomo , la sua condotta si determina secondo queste più recenti energie morali , che perciò sono le prime a spegnersi quando , per esempio , una malattia mentale determini nel carattere personale un processo di degenerazione . Nelle circostanze eccezionali poi , come lo scoppio di una passione violenta od una battaglia tra il rombo ed i gaz delle armi e le grida di vittoria o di dolore e le reciproche suggestioni , è soltanto nelle tempre eccezionali , di più alta moralità , che gli strati più profondi e meno umani non erompono , ma restano nel fondo , repressi dalla energia dei sentimenti altruistici , più recenti . Al combattimento del Dayman ( Montevideo ) « un nemico , a cui era stato ammazzato il cavallo , caduto , combatté a piedi contro chi lo aveva rovesciato e malgoverno ne faceva quando giunse un altro de ' vincitori , poi un altro , finalmente contro sei pugnava quel prode e , in ginocchio , perché ferito in una coscia : tardi io giunsi per salvare la vita di un tant ' uomo » ( pag . 175 ) . A Como , nel 1848 , egli salva dal furore popolare il vecchio generale Zucchi , che fuggiva in Isvizzera ( pag . 196 ) . A Varese , nel 1859 , fa raccogliere i prigionieri austriaci ; e questi « che giustamente potevano pagare col loro sangue quello de ' nostri preziosi compagni assassinati dall ' Austria , Ciceruacchio , Ugo Bassi e tanti altri , furono invece trattati con cure forse più gentili ancora di quelle che si ebbero i nostri ! Ciò non monta ! L ' Italia ben fa di essere umana coi suoi carnefici ! Il perdono è l ' appannaggio dei grandi » ( pag . 291 ) . A Palermo , così scrive con affetto paterno de ' suoi volontari : « Allora cominciò un periodo di riposo e tutti ne avevano bisogno , massime i Mille . Poveri giovani ! la parte eletta di tutte le popolazioni italiane , non avvezzi ai disagi , alle privazioni , gran parte studenti e laureati » ( pag . 365 ) . A Monterotondo , la guarnigione nemica rimase prigioniera nel castello : « il prode maggiore Testori , poco prima della resa dei nemici , aveva presa la determinazione di mettersi allo scoperto alzando una bandiera bianca , per intimar loro di arrendersi ; ma quei mercenari , violando ogni diritto di guerra , lo fucilarono con vari colpi e lo lasciarono cadavere . Ebbi un ' immensa fatica , dopo tanti e siffatti atti di barbarie per parte di codesti sgherri dell ' Inquisizione , a salvar loro la vita , essendo i nostri irritatissimi contro di loro » ( pag . 438 ) . Ed in Garibaldi non è solo questa magnanimità , che dava alla leggenda popolare l ' idea « di Cristo redivivo , » ma la gentilezza quasi verginale dei sentimenti più delicati e che più fanno contrasto colla sua tempra d ' acciaio . Bambino , « raccolto un giorno al di fuori un grillo e portatolo in casa , ruppi al poverello una gamba nel maneggiarlo ; me ne addolorai talmente che , rinchiusomi nella mia stanza , io piansi amaramente per più ore » ( pag . 7 ) . All ' estremo opposto della scala psicologica , fino a toccare la zona della pazzia morale , stanno i tormenti che molti bambini e fanciulli amano dare a piccoli animali . Molti anni dopo , nell ' America meridionale , ecco i suoi sentimenti : « L ' Hervidero era pure un Saladero a tempi floridi , cioè sito dove si salava carne , macellando centinaia d ' animali ogni giorno . E le sventure sofferte da codeste popolazioni saranno esse una vendetta per i gran patimenti inflitti alle altre razze animali ? Io credo la morte una semplice transizione della materia , a cui conviene conformarsi pacatamente , anzi famigliarizzarsi con essa . Ma i patimenti inflitti da un essere all ' altro ! Oh ! io credo che esistendo una vendetta della natura , essa deve essere applicata ai ministri del rogo , delle torture e di qualunque sofferenza inflitta ad animale qualunque » ( pag . 146 ) . Perciò egli , come tutti i grandi tipi di bontà umana , avvolgeva nel suo sentimento pietoso ogni essere vivente , e nelle sue Memorie ha parole soavissime di ricordo e di rimpianto per i suoi amici perduti , e così , per esempio , ha pure un ricordo affettuoso pel suo « cane da caccia , Castore » , che fu obbligato a lasciare in Tangeri « e quel mio fedele compagno ne morì di dolore » ( pagina 267 ) . Così narra di sé a Palermo , nel padiglione del palazzo reale : « di là potei bearmi dello spettacolo che presenta un grande e fervidissimo popolo nelle sue emozioni . I liberati ( dalle carceri di Castellamare ) furono portati in trionfo verso la mia abitazione da una folla immensa , frenetica per la libertà acquistata dai suoi carissimi . Io m ' ebbi un tesoro di gratitudine da loro ed una lagrima inumidì la mia guancia » ( pag . 365 ) . E questa semplicità grande , primitiva di nobilissimi sentimenti , così rara in un uomo che abbia avuto un ' esistenza come la sua , trabocca in una pagina eloquente , da lui dedicata ai Cairoli . « Fra i morti vi era pure un figlio , il primo ch ' ella perdette , di quella donna , per cui la posterità confonderà questo periodo di miserie coi giorni più gloriosi di Sparta e Roma ! Un figlio dell ' incomparabile madre dei Cairoli , la matrona pavese . Ernesto , il più giovane de ' tre , ch ' essa aveva mandati , cadeva combattendo , rotto il petto da piombo austriaco , sul cadavere d ' un tamburino nemico , ch ' egli aveva ucciso di baionetta . Mi passò per la mente tutta la afflizione di quella madre sì buona , sì affettuosa per i suoi figli e per chi aveva la fortuna di avvicinarla ! Il mio sguardo s ' incontrò lo stesso giorno con lo sguardo del maggior fratello , Benedetto , valoroso e modesto ufficiale , caro come tutta quella cara famiglia : i suoi occhi si fissaron nei miei , ma una sola parola non uscì da ambedue . Solo io lessi in quel malinconico sguardo « Mia madre ! » e pensai io pure a tutta la somma di dolori che si preparavano a quella generosa ! E quanti altri , di cui non conoscevo le madri , giacevano su quel campo di strage , o mutilati o morenti col desiderio di vedere ancora una volta la desolata genitrice . Poveri giovani ! o piuttosto felici giovani ! il cui sangue riscattava l ' Italia da lungo servaggio e per sempre ! « Le generose donne di Varese supplivano all ' assenza dei parenti . Donne italiane ! io scrivo commosso , vedete ; e lo credereste ? ho pianto nel narrarvi della Cairoli . Sarà debolezza : prendetela come volete , eppure ne ho già veduti dei campi di battaglia e feriti e morenti e cadaveri ; e mi sento ancora , permettetene la presunzione , non più forte come lo ero a vent ' anni , ma fervido d ' animo come io era allora , ove si tratti di tempestare per questa sacra terra ! Dio mi conceda di chiuder gli occhi pronunciando come ultimo accento : « Essa è libera tutta ! » ( pag . 292 ) . L ' intima costituzione psicologica di un uomo è come un brillante dalle cento faccette e non si può bene conoscere se non osservando prima ogni lato singolarmente , per raccoglierne poi nella nostra mente l ' immagine complessa . E questa immagine è tanto più vera e duratura e benefica per noi stessi , per quanto non rimane nei contorni vaghi e nebulosi di un ' ammirazione feticista e leggendaria , ma risalta invece dalla conoscenza sicura delle linee precise , onde natura si compiacque plasmarne la meravigliosa figura . Un altro dei lati tanto simpatici nella psicologia di Garibaldi è una specie di misticismo naturale , che non si cristallizza nelle forme esterne di questo o quel culto religioso , ma si espande libero per tutta la natura vivente e vi circonda uomini e cose di una dolce , e spesso melanconica , aureola di poesia e di idealismo , feconda di morali energie . Nel cap . V ecco com ' egli narra del suo incontro con Rossetti a Rio Janeiro : « Rossetti , che non avevo mai veduto , ma che avrei distinto in qualunque moltitudine per quell ' attrazione reciproca e benevola della simpatia , m ' incontrò al Largo do Passo . Gli occhi nostri s ' incontrarono e non sembrò per la prima volta , com ' era realmente . Ci sorridemmo reciprocamente e fummo fratelli per la vita , per la vita inseparabili . Non sarà questa una delle tante emanazioni di quell ' intelligenza infinita , che può probabilmente animare lo spazio , i mondi e gli insetti che brulicano sulla loro superficie ? Perché devo io privarmi della voluttà gentile che mi bea , pensando alla corrispondenza degli affetti materni rientrati nell ' infinita sorgente da dove scaturirono , ed a quelli del mio carissimo Rossetti ? » ( pag . 15 ) . E a pag . 113 , parlando della terribile sconfitta toccata ai repubblicani di Montevideo sulle sponde dell ' Arroyo Grande , mentre egli mandava invano esploratori a battere il campo , così scrive : « Vi è qualche cosa , oltre l ' intelligenza , nell ' essere nostro che non si sa discernere , non si sa spiegare , ma esiste ed i suoi effetti , benché confusi , sono un vaticinio , intendasi come si vuole tale parola . Un vaticinio che vi reca contento od amarezza , forse quella scintilla infinitesima , emanata dall ' Infinito , e che risiede nella misera nostra scorza , ma immortale come l ’ Infinito , presente oltre il contatto dei nostri sensi ed oltre la portata della nostra vista . « Nulla si scorgeva in quelle deserte campagne ; quel giorno però aveva alquanto di solenne , di tetro , di desolato ! come il cuore di coloro che spiravano o languivano sul campo di battaglia , calpestati dal soldato insolente ! dall ' ugne del destriero vincitore , giubilante per i patimenti , per le torture , per la morte del vinto ! Gloria ! Eroismo ! Vittoria ! si chiamano cotesti macelli ! Ed inni e Te Deum si fanno cantare da alcuni mercenari chercuti ! Pochissimi infatti furono i risparmiati in quella terribile pugna ed il presentimento di un fiero disastro da noi sentito , nulla aveva di esagerato » . È per questa indefinita e quasi inconscia poesia della vita , effetto in massima parte di speciali condizioni fisiologiche , che varia con esse ( e perciò ottimismo e pessimismo non sono che questione di temperamento ) ; è per questa « gioia della vita » che Garibaldi sentiva potente nell ' animo anche la poesia della natura , in lui certo rafforzata nei primi anni di gioventù dai lunghi viaggi di mare , così favorevoli , per chi vi è congenitamente disposto , alle dolci fantasie ed ai sogni delle anime delicate . Ed è bello , nelle sue Memorie , il contrasto , che egli pone spesso , senz ' artificio , fra il terrore delle gesta guerresche e l ' armonia negli spettacoli della natura : tra la rabbia degli uomini e la quiete solenne delle cose . « Quanto è bello lo stallone della Pampa ! Le sue labbra non sentirono giammai il freddo ribrezzo del freno e la lucidissima schiena , giammai calcata dal fetido sedere dell ' uomo , brilla allo splendore del sole quanto un diamante . La sua splendida ma non pettinata criniera batte i fianchi , quando il superbo , raccogliendo le sparse giumente o fuggendo la persecuzione dell ' uomo , avanza la velocità del vento . Il naturale suo calzare , non mai imbrattato nella stalla dell ' uomo , è più lucido dell ' avorio e la ricchissima coda svolazza al soffio del pampero , riparando il generoso animale dal disturbo degli insetti . Vero sultano del deserto , egli sceglie la più vaga delle odalische senza il servile e schifoso ministero della più degradata delle creature , l ' eunuco . « Chi si farà un ' idea dell ' emozione sentita dal corsaro di 25 anni in mezzo a quella fiera natura , vista per la prima volta ! « Oggi 20 dicembre 1871 , rannicchiato al focolare ed irrigidito nelle membra , io ricordo commosso quelle scene d ' una vita passata ; in cui tutto sorrideva , al cospetto del più stupendo spettacolo ch ' io m ' abbia veduto . Io sono decrepito ! Ma ove saranno quei superbi stalloni , i tori , le gazzelle , gli struzzi che tanto abbellivano e vivificavano quelle amenissime colline ? I loro discendenti pascoleranno senza dubbio quei ricchissimi fieni , finché il vapore ed il ferro giungano ad accrescere la ricchezza del suolo , ma ad impoverire queste meravigliose scene della natura ! ( pag . 21 ) . « Noi percorrevamo amenissime colline , circa a due miglia dalle sponde del Dayman . Eravi l ' erba sporgente appena , verdissima , dalla superficie del terreno , ondulato come l ' Oceano in tutta la sua pacifica maestà , quando non è sconvolto dalle tempeste . Una sola pianta , un arbusto solo non presentava ostacolo in quei bellissimi campi . Sarebbe stato un sito ameno per un banchetto , ma in quel giorno lo fu di strage » ( pag . 172 ) . Descrivendo quella miracolosa fuga nella Romagna , dove morì di stenti la sua eroica Anita , Garibaldi narra di sé e dei compagni fuggenti invano nell ' Adriatico ai soldati austriaci . « Noi seguimmo tutto quel resto della giornata la costa italiana , ad una certa distanza , con vento favorevole . La notte pure si presentò bellissima . Era plenilunio ed io vidi alzare con un senso dispiacevole la compagna dei naviganti , ch ' io aveva contemplata tante volte col culto di un adoratore ! Bella come non l ' aveva veduta mai , ma per noi sventuratamente troppo bella ! E la luna ci fu fatale in quella notte ! » ( pag . 249 ) . Ed in lui questa poesia delle cose non è sterile romanticismo ma è forte senso della vita mondiale , che abbraccia pur sempre l ' umanità , a cui egli dedicò l ' esistenza . Garibaldi ama i monti , perché « non sono i monti l ' albergo , il santuario della libertà dei popoli ? Gli Americani , gli Svizzeri , i Greci tennero i monti quando furono soverchiati dalle ordinate coorti dei dominatori » ( pag . 332 ) . Ma dove questo connubio felice della poesia della natura col sentimento umanitario si mostra più eloquente è nella descrizione dell ' imbarco dei Mille . « O notte del 5 maggio , rischiarata dal fuoco di mille luminari con cui l ' Onnipotente adornò lo spazio , l ’ Infinito ! Bella , tranquilla solenne , di quella solennità che fa palpitare le anime generose che si lanciano all ' emancipazione degli schiavi . « Tali erano i Mille . « Adunati sulle spiagge dell ' orientale Liguria , raccolti in gruppi , cupi , penetrati della grande impresa , ma fieri d ' esservi caduti in sorte , succedan pure i disagi e il martirio . « Bella la notte del gran concetto . Tu rumoreggiavi nelle fila di quei superbi , con quell ' armonia indefinita , sublime , con cui gli eletti sono beati contemplando nello spazio interminato l ' Infinito ! Io l ' ho sentita quell ' armonia in tutte le notti che si somigliano alla notte di Quarto , di Reggio , di Palermo , del Volturno . E chi dubita della vittoria quando portati sulle ali del dovere e della coscienza , si è sospinti ad affrontare i pericoli , la morte come il bacio delizioso della tua donna ? » ( pag . 338 ) . Così dal letto di morte , Garibaldi vedendo due capinere sul balcone della finestra , onde egli dà l ' ultimo saluto all ' infinito del mare e del cielo , le indica ai presenti come le anime delle sue bambine , sepolte a Caprera ! Eterna fiamma di poesia , che nel cuore dell ' eroe , ribellandosi alla legge comune della decadenza senile , per cui molti muoiono assai prima dell ' ultimo sospiro , si spense solo coll ' acquetarsi dell ' ultimo battito . Ed ecco perché una nota di dolce tristezza , che spesso ritorna in queste Memorie , è il pensiero delle sepolture . Mortalmente ferito sopra un barcone , navigando nel Plata , egli vide « la salma di Fiorentino ( un suo compagno ucciso dai nemici ) sepolta nelle onde , destino solito dei marinari e con le cerimonie solite in simili circostanze , cioè un saluto affettuoso dei suoi concittadini . « Assicuro per parte mia che tal genere d ' inumazione non mi piacque , e siccome la stessa sorte mi aspettava probabilmente fra poco , senza potermi opporre al sistema di sepoltura del mio compagno , mi contentai di chiamare il mio carissimo Luigi Carniglia per trattenerlo all ' uopo . Fra i periodi rettorici dell ' inchiesta mia , naturalmente breve , all ' incomparabile amico , io recitava a lui i bei versi di Ugo Foscolo ; « Un sasso ! che distingua le mie dalle infinite ossa che in terra e in mar semina morte ! » « Ed il mio caro piangeva , promettendomi di non seppellirmi nelle onde . Chi sa se lui stesso avrebbe potuto mantenere la promessa ed il mio cadavere avria sfamato alcuni lupi marini o qualche iakaré dell ' immenso Plata » ( pag . 28 ) . E per tutte queste Memorie , quando narra la morte di un amico , di un commilitone sui campi di battaglia , sempre egli deplora che un sasso non ne ricordi il nome ai venturi . E così dello stesso Carniglia egli esclama : « O Luigi ! le tue ossa , sparse negli abissi dell ' oceano , meritavano un monumento ove il proscritto riconoscente potesse un giorno ricambiarti di una lagrima sulla sacra terra italiana ! » ( pag . 29 ) . Dopo la battaglia di Sant ' Antonio , « siccome straordinario era stato il combattimento , solenne mi sembrò dovesse essere l ' inumazione dei cadaveri . Mi ricordai allora d ' aver veduto i tumuli dei campi di battaglia nell ' Oriente e sulla collina che domina il Salto , già stata teatro di pugne gloriose , si scavò una fossa per tutte le salme indistintamente , quindi una cestella di terra per ogni individuo coperse le reliquie di amici e nemici e s ' innalzò il tumulo che ognor si scerne , signoreggiato da una croce , sulla quale leggonsi le seguenti parole : Legione Italiana Marina e cavalleria orientale 8 febbraio 1846 » ( pag . 167 ) . In altra occasione , alla Laguna , « seguitando il nemico a fulminarci con le sue artiglierie , io , quasi solo , dovetti incendiare la piccola nostra flottiglia . Ebbi pure a sopportare il doloroso spettacolo dell ' incendio de ' cadaveri dei miei fratelli d ' armi , impossibilitato di dar loro altro genere di sepoltura e far loro gli onori che meritavano » ( pag . 64 ) . Il racconto della battaglia del Volturno comincia così : « Da Annibale , vincitore delle superbe legioni , ai giorni nostri quelle campagne non avevan certo veduto più fiero conflitto ed il bifolco , passando l ' aratro su quelle zolle ubertose , urterà , per molto tempo ancora , nei teschi dalla rabbia umana seminati » ( pag . 387 ) . Poesia della morte , che a lui dettava il desiderio insoddisfatto , che la sua salma fosse consumata dalle fiamme di un verde rogo della sua Caprera al cospetto del cielo e del mare . E i soli libri che si trovarono al suo letto di morte sono I Sepolcri di Foscolo e l ' albo dei Mille . Ma il lato che più risplende di questa gentilezza di sentimento in Garibaldi è l ' attrazione per la donna ; dalla passione ardente , entusiastica per la sua Anita , alla simpatia rispettosa per Dona Manuelita de Saenz , l ' amica di Bolivar « il grande liberatore dell ' America Centrale , » condannata al letto da molti anni ; dalla venerazione soave per la madre , all ' omaggio cavalleresco per la bellezza delle tre donzelle nella estancia di Dona Ana ; dalla forte , gioconda espansione erotica , che è una nota differenziale tra gli uomini d ' azione e gli uomini del pensiero , alla idealizzazione più alta della donna amata . Nelle manifestazioni dei sentimenti , degli affetti , delle passioni , che sono l ' oggetto di questo saggio psicologico , l ' attrazione per la donna occupa lo stesso grado prevalente , per la frequenza e varietà delle prove , che nelle manifestazioni delle sue idee tiene lo anticlericalismo . Già due allusioni fugaci , forse inconsciamente sfuggite alla sua penna , lasciano intravvedere questa potenza che l ' amore ebbe sopra Garibaldi , com ' esso del resto ha su tutti gli uomini del suo tipo psicologico , da Gesù in poi . Ricordando con giovanile entusiasmo la nave Costanza , « su cui doveva solcare il Mediterraneo , quindi il Mar Nero , per la prima volta » egli esclama : « Gli ampi tuoi fianchi , la snella tua alberatura , la spaziosa tua tolda e fino il tuo pettoruto busto di donna , rimarranno impressi sempre nella mia immaginazione » ( pag . 9 ) . Ed ecco qual ' è la pittoresca descrizione , ch ' egli fa dell ' uomo e della donna , che più sembrano avere le sue simpatie : « Il matrero è il vero tipo dell ' uomo indipendente : e perché dovrà egli vivere tra una società corrotta , nella dipendenza di un prete che l ’ inganna e d ' un tiranno che gavazza nel lusso e nelle gozzoviglie , col frutto delle sue fatiche , quando può sussistere nei campi vergini e sterminati di un nuovo mondo , libero come l ' aquila ed il leone , riposando la chiomata sua testa in grembo alla donna del suo cuore , quando stanco o volando col selvaggio suo destriero nelle pampas immense in cerca d ' uno squisito alimento per lui e per la sua cara ? » « Il matrero ha un ' amante , da cui è generalmente adorato e che divide i suoi disagi , i suoi pericoli , con egual coraggio . Oh ! la donna ! che essere straordinario ! Essa più perfetta dell ' uomo , è pure d ' indole più avventurosa , più cavalleresca di lui ! ma l ' educazione servile a cui è dannata , fa sì che meno frequenti ne siano gli esempi » ( pag . 139 ) . Ed anche altrove dice « la donna , la più perfetta delle creature , checché ne presumano gli uomini » ( pag . 13 ) . « Una donna ! sì una donna ! giacché sempre la considerai la più perfetta delle creature ; e , checché ne dicano , infinitamente più facile di trovare un cuore amante fra esse » ( pag . 55 ) . E le donne d ' Italia egli spesso ricorda , per il loro patriottismo , perché molte volte , come narra delle Lombarde , « le donne , le vergini , lasciando da parte il naturale ritegno , si lanciavano al collo dei rozzi militi con effervescenza febbrile . Non eran però tutti rozzi i miei compagni , perché molti appartenevano a distinte famiglie » ( pag . 285 ) . Al ritorno da Lugano de ' Legionari italiani , dopo l ' armistizio di Salasco , « scorgevansi ovunque quelle bellissime nostre donne sporgenti dai balconi delle case , con quei volti graziosissimi , così animati come se avessero voluto volare per raggiungere i prodi , che non disperavano di strappare agli oppressori i loro focolari » ( pag . 198 ) . E poi , ritornato in Lombardia coi Cacciatori delle Alpi , celebra l ' amor patrio delle « generose donne di Varese » e si rivolge alle donne italiane , parlando della Cairoli , come più sopra è riferito ; e più innanzi celebra le donne Palermitane , che « furono sublimi di patriottico slancio , animando i Mille coi plausi , coi gesti , cogli evviva » ( pag . 359 ) . E quando egli rivolge il pensiero commosso ai suoi volontari , caduti per l ' Italia , manda loro questo saluto : « le donne delle venture generazioni italiane insegneranno ai loro bimbi le vostre gesta gloriose ed a benedire i santi vostri nomi » ( pag . 297 ) . In queste Memorie sono pure personalmente ricordate parecchie donne o per la pietà dimostrata verso i combattenti , come « la signora Alleman , angelo virtuoso di bontà , che calpestò il timore , che tutti aveva invaso e venne in soccorso del torturato ! ( prigioniero di Millan ) . Io di nulla mancai nella mia prigione , grazie alla incomparabile mia benefattrice » ( pag . 33 ) . E la signora Luigia Sauvaigo di Nizza , « madre modello delle madri » ( pag . 13 ) e la signora Laura Mantegazza , la quale « quando non erano ancor terminate le fucilate , apparve in una barca , traversando il lago ( di Como ) , raccolse indistintamente tutti i feriti , che condusse e curò in casa sua . Sia essa benedetta da tutti » ( pag . 200 ) . E non mancano gli omaggi amorosi , per esempio , quando , direttosi per caso ad un ' abitazione isolata , trovò « in quel deserto del territorio orientale la moglie di un uomo forse semi - selvaggio , che era una bella giovane , con regolare educazione e poetessa . Nell ' età mia certo si compiace uno a trovare della poesia ovunque e si crederebbe la circostanza narrata un parto della fantasia , anziché realtà . Dopo d ' avermi presentato le poesie di Quintana , ciò che servì di materia a conversazione , la graziosa mia ospite volle recitarmi alcune composizioni sue e confesso ne fui ammirato ! » ( pag . 24 ) . Poi una delle tre figlie di Dona Ana , « Manuela , signoreggiava assolutamente l ' anima mia . Io mai cessai d ' amarla benché senza speranza , essendo essa fidanzata ad un figlio del presidente . Io adoravo il bello ideale in quell ' angelica creatura e nulla aveva di profano l ' amor mio . In occasione d ' un combattimento , ov ' io ero stato creduto morto , conobbi non esser io indifferente a quell ' angelica creatura e ciò bastò a consolarmi dell ' impossibilità di possederla . D ' altronde bellissime sono le Riograndesi in generale , come bella la popolazione . Non indifferenti erano pure le schiave di colore , che si trovavano in quei compitissimi stabilimenti » ( pag . 40 ) . E perfino alle sue imprese di guerra s ' intrecciò l ' amore . « Chi mi aveva informato di tutto questo era stata una coraggiosa ed avvenente fanciulla , che mi comparve in un legno , sulla strada da Rubarolo a Varese , come una visione , mentre io marciavo colla brigata su quella città per attaccarvi Urban . Quella bella fanciulla era partita da Como per annunciarmi lo stato deplorevole in cui la città si trovava e sollecitare quindi il mio ritorno » ( pag . 301 ) . Ma gli episodi , che in queste Memorie , dove non sono narrate le private vicende di famiglia , attestano come ardente fosse l ' attrazione di Garibaldi per la donna , sono gli accenni sparsi qua e là sulla eroica Anita . In un capitolo , dal titolo « Innamorato , » egli narra il primo incontro ; ma poi non vi sono che , di tanto in tanto , dei ricordi isolati sulle gesta di Anita , fino alla sua morte durante la fuga , in Romagna . Raccogliamo questi ricordi , per vedere quanto nobili e focosi , delicati e profondi fossero i palpiti di Garibaldi per la donna del suo cuore , che la leggenda popolare ricorda amazzone imperterrita , sfidante a fianco del suo eroe i pericoli delle sante battaglie per la libertà della Patria ! A pag . 45 , alludendo alla signorina Manuela , che ho già rammentata , egli scrive : « Noi intanto celebravamo la nostra vittoria contro l ’ Impero del Brasile , godendo d ' esser salvi da una tempesta di non poco momento . Alla estancia di donna Antonia , una vergine , a 12 miglia di distanza , chiedeva delle mie nuove con molto interesse ed io n ' ero ben felice . « Sì ! bellissima figlia del Continente ( provincia del Rio Grande ) io ero felice di appartenerti , comunque fosse ! Tu destinata a donna di un altro ! a me serbava la sorte altra Brasiliana , unica per me al mondo , ch ' io piango oggi e che piangerò tutta la vita ! Quella pure mi conobbe nella sventura , naufragò ! e più che del mio merito , forse della sventura s ' invaghì e la sventura me la consacrò per sempre ! » Incaricato dal generale Canabarro di « uscire dalla Laguna con tre legni armati per assaltare la bandiera imperiale nelle coste del Brasile » , Garibaldi si accinse all ' opera . « In questo periodo di tempo ebbe luogo uno dei fatti primordiali della mia vita . « Io giammai avevo pensato al matrimonio e me ne credevo inadeguato per troppa indipendenza d ' indole e propensione a carriera avventurosa . Aver una donna , dei figli , sembravami cosa interamente disdicevole a chi s ' era consacrato assolutamente ad un principio , che per quanto eccellente , non mi avrebbe permesso , propugnandolo col fervore di cui mi sentivo capace , la quiete e stabilità necessarie ad un padre di famiglia . Il destino decise in altro modo . Colla perdita di Luigi , Edoardo e degli altri miei conterranei ero rimasto in un desolato isolamento ; sembravami esser solo nel mondo . Nessuno più scorgevo di tanti amici che quasi mi tenevan luogo di patria , in quelle lontane regioni . Nessuna intimità coi miei nuovi compagni che appena conoscevo e non un amico di cui ho sempre sentito il bisogno nella mia vita .... « Io passeggiavo sul cassero della Itaparica ravvolgendomi nei miei tetri pensieri e dopo ragionamenti d ' ogni specie conchiusi finalmente di cercarmi una donna , per trarmi da una noiosa e insopportabile condizione . « Gettai a caso lo sguardo verso le abitazioni della Barra ( collina all ' entrata della Laguna ) . Là coll ' aiuto del canocchiale che abitualmente tenevo alla mano , scopersi una giovane , ordinai mi trasportassero in terra nella direzione di lei . Sbarcai ed avviandomi verso la casa ove dovea trovarsi l ' oggetto del mio viaggio , non mi era possibile rinvenirlo , quando m ' incontrai con un individuo del luogo , che avevo conosciuto ai primi momenti dell ' arrivo nostro . Egli invitommi a prender caffè nella di lui casa ; entrammo e la prima persona che si affacciò al mio sguardo , era quella il di cui aspetto mi aveva fatto sbarcare . Era Anita ! la madre dei miei figli ! La compagna della mia vita , nella buona e cattiva fortuna ! La donna il di cui coraggio io mi sono desiderato tante volte ! Restammo entrambi estatici e silenziosi , guardandoci reciprocamente , come due persone che non si vedono per la prima volta e che cercano nei lineamenti l ’ uno dell ' altro qualche cosa che agevoli una reminiscenza . « La salutai finalmente , e le dissi : Tu devi esser mia . Parlava poco il portoghese ed articolai le proterve parole in italiano . Comunque , io fui magnetico nella mia insolenza . Aveva stretto un nodo , sancito una sentenza , che la sola morte poteva infrangere ! Io avevo incontrato un proibito tesoro , ma pure un tesoro di gran prezzo ! ! ! « Se vi fu colpa io l ' ebbi intiera ! E ... vi fu colpa ! Sì ... si rannodavano due cuori con amore immenso e s ' infrangeva l ' esistenza di un innocente ! Essa è morta ! Io infelice ! E lui vendicato ... Sì ! vendicato ! Io conobbi il gran male che feci , il dì in cui , sperando ancora di riaverla in vita , io stringeva il polso di un cadavere , e piangeva il pianto della disperazione . Io errai grandemente ed errai solo ! » ( pag . 55-56 ) . Dopo questo racconto , improntato alla più spontanea sincerità , la narrazione delle vicende di guerra , per poco interrotta , riprende il sopravvento , e nel turbinoso incalzarsi degli eventi , la figura di Anita compare soltanto di quando in quando , per qualche accenno fugace , illuminata sempre dal grande amore e dall ' ammirazione del suo Garibaldi . Poco dopo , nel combattimento navale del Rio Pardo , comandato da Garibaldi contro le navi brasiliane , « la tolda nostra era coperta di cadaveri e di mutilati , crivellati i fianchi del Rio Pardo . Si era decisi di pugnare fino alla morte , e tal decisione era corroborata dall ' aspetto imponente dell ' amazzone brasiliana Anita ! che non solo non volle sbarcare , ma prese parte gloriosa all ' arduo conflitto » ( pag . 59 ) . In altra pugna navale contro gli imperiali « io scesi la montagna e fui celeremente al mio posto a bordo del Rio Pardo , e giunsi che già l ' incomparabile mia Anita , con la solita intrepidezza , aveva sparato la prima cannonata , puntata da lei stessa , ed animando con la voce le ciurme sbigottite . » Essendo di troppo superiori le forze nemiche , Garibaldi chiese rinforzo al generale Canabarro , ma « ebbi in risposta di dar fuoco ai legni nostri e ritirarmi con la gente in terra . In tale missione avevo mandato Anita , ingiungendole di non tornare a bordo ; ma essa non mandò , tornò con la risposta ; e veramente io dovetti all ' ammirabile sangue freddo della giovine eroina di poter salvare le munizioni da guerra » ( pag . 64 ) . E la presenza della sua compagna non solo gli raddoppia l ' entusiasmo di guerra , ma gli fa bella la vita stessa di privazioni e attraenti i pericoli . « Tra le peripezie non poche della mia vita procellosa , io non ho mancato d ' avere bei momenti , e tale era quello in cui , alla testa di pochi uomini , avanzo di molte pugne ( contro i brasiliani ) , e che giustamente avevano meritato il titolo di valorosi , io marciava a cavallo con accanto la donna del mio cuore , degna della universale ammirazione ... E che m ' importava il non aver altre vesti che quelle che mi coprivano il corpo e di servire una povera Repubblica che a nessuno poteva dare un soldo ? ... La mia Anita era il mio tesoro , non men fervida di me per la sacrosanta causa dei popoli e per una vita avventurosa . Essa si era figurata le battaglie come un trastullo e i disagi della vita del campo come un passatempo . » Ma ben presto all ' eroina delle battaglie succede la madre . « In quel tempo ( 16 settembre 1840 ) la mia Anita ebbe il suo primo nato , Menotti , la cui esistenza era un vero miracolo , poiché nel decorso della gravidanza la coraggiosissima donna avea assistito a molte pugne , sopportato molte privazioni e disagi ed una caduta da cavallo , per cui il bambino nacque con un ' ammaccatura nella testa . Anita partorì in casa d ' un abitante di quelle campagne , nelle vicinanze di un piccolo villaggio chiamato Mustarda ed ebbe tutte le cure immaginabili da codesta generosissima famiglia per nome Costa . Io sarò riconoscente a quella buona gente tutta la vita . Ma alla mia povera Anita , dodici giorni dopo il parto , toccò di fuggire , col suo pargolo sul davanti della sella , affrontando tempi tempestosi ... Anita abbrividiva all ' idea di perdere il nostro Menotti , che salvammo per un miracolo ! Nel più arduo della strada ed al passo de ' torrenti io portava il mio caro figlio di tre mesi in un fazzoletto a tracolla , procurando di riscaldarmelo al seno e coll ' alito . Siccome si procedeva avanti senza trovar mai la fine della piccada , io rimasi nella selva coi due muli e mandai Anita col mio assistente ed il bambino , acciocché alternando i due cavalli che ci rimanevano , essa procurasse di uscire al chiaro , cioè fuori della foresta , ove trovare alcuni alimenti per sé e per il pargoletto . I due cavalli che alternativamente portavano Anita , ed il coraggio sublime di quella valorosa mia compagna salvaronmi ciò che di più caro io aveva nella vita . Essa giunse fuori della piccada e per fortuna , vi trovò alcuni de ' miei militi con un fuoco acceso . I miei compagni , a cui era riuscito d ' asciugare alcuni cenci , presero il bambino che tutti amavano , l ' involsero , lo riscaldarono e lo tornarono in vita , quando la povera madre già poco sperava di quella tenera esistenza » ( pag . 87-88-91-92 ) . È a Nizza , dopo queste disastrose peripezie , che noi ritroviamo fatto ricordo di Anita . Appena ritornato in Italia , la prima volta , Garibaldi corre alla sua casa : « Anita mia ed i miei bimbi , partiti d ' America alcuni mesi prima , erano lì riuniti alla vecchia mia genitrice ch ' io idolatravo e che non vedevo da quattordici anni » ( pag . 188 ) . E più non ricompare la simpatica figura se non nella miracolosa ritirata , dopo la caduta della Repubblica di Roma : e ricompare per l ' ultima volta , perché furono quelli gli ultimi travagliati momenti di sua vita . Essa più debole , perché in istato di gravidanza , soggiacque agli stenti , alle paure , alla sete ... « La mia buona Anita , ad onta delle mie raccomandazioni per farla rimanere aveva deciso d ' accompagnarmi . L ' osservazione che io avrei da affrontare una vita tremenda di disagi , di privazioni e di pericoli frammezzo a tanti nemici , era stata piuttosto di stimolo alla coraggiosa donna ed invano feci osservare ad essa il trovarsi in istato di gravidanza » ( pag . 240 ) . Arrivati nella ospitale Repubblica di S . Marino « un carissimo e ben doloroso impaccio era la mia Anita , avanzata in gravidanza ed inferma ; io la supplicavo di rimanere in quella terra di rifugio , ove un asilo almeno per lei poteva credersi assicurato e dove gli abitanti ci avevano mostrato molta amorevolezza . Invano ! quel cuore virile e generoso si sdegnava a qualunque delle mie ammonizioni su tale assunto e m ' imponeva silenzio colle parole : « Tu vuoi lasciarmi . » Io determinai di uscire da S . Marino verso la metà della notte e di guadagnare qualche porto nell ' Adriatico , ove potersi imbarcare per Venezia » ( pag . 246 ) . « Il giorno era già avanzato quando salpammo ( in alcuni barconi ) da Cesenatico . S ' io non fossi stato addolorato dalla situazione della mia Anita , che trovavasi in uno stato deplorabile , soffrendo immensamente , avrei potuto dire che superate tante difficoltà e sulla via di salvazione , la condizione nostra poteva chiamarsi fortunata , ma i patimenti della mia cara compagna erano troppo forti e più forte era tuttora il mio rammarico di non poter sollevarla .... Delle mancanze di viveri la principale era l ' acqua e la mia sofferente donna aveva una sete divorante , indizio non dubbio dell ' interno suo male ! » ( pag . 248 ) . Costretti a ritornare a terra , perché scoperti per il plenilunio e cannoneggiati da una nave austriaca , Ugo Bassi e Ciceruacchio coi due figli e sei altri compagni vanno in cerca di rifugio e invece sono presi e fucilati , nove subito e Ugo Bassi poi a Bologna . « Io rimasi nella vicinanza del mare in un campo di melica colla mia Anita e col tenente Leggiero , indivisibile mio compagno ... Le ultime parole della donna del mio cuore erano state per i suoi figli , ch ' essa presentì di non più rivedere ! » ( pag . 251 ) . Il tenente Leggiero s ' avanzò nell ' interno per scoprir case e trovò il colonnello Nino Bonnet , domiciliato e possidente in quei dintorni « uno dei miei più distinti ufficiali , ferito a Roma nell ' assedio » dice Garibaldi e prosegue : « Coraggioso ed intelligente il Bonnet , con gran pericolo di sé stesso , cercò e trovò chi cercava . Una volta trovato un tale ausiliario io mi rimisi intieramente all ' arbitrio suo e ciò fu naturalmente la salvezza nostra . Egli propose subito di appressarsi ad una casipola , che si trovava nelle vicinanze per trovarvi qualche ristoro all ' infelice mia compagna . Ci avvicinammo sostenendo Anita in due ed a stento giungemmo a quella casa di povera gente , ove trovammo acqua , necessità prima della soffrente e non so che altro ... Di lì traversammo parte delle valli di Comacchio ed avvicinammo la Mandriola , ove si doveva trovare un medico . Giungemmo alla Mandriola e stava Anita coricata su d ' un materazzo nel barroccio che l ' avea condotta . Dissi allora al dottor Zannini , giunto pure in quel momento : « Guardate di salvare questa donna . » Il dottore a me : « Procuriamo di trasportarla in letto . » Noi quattro allora prendemmo ognuno un angolo del materazzo e la trasportammo nel letto d ' una stanza della casa , che si trovava a capo d ' una scaletta della stessa . Nel posare la mia donna in letto mi sembrò di scoprire nel suo volto l ' espressione della morte . Le presi il polso ... più non batteva ! Avevo davanti a me la madre dei miei figli , ch ' io tanto amava , cadavere ! ... Essi mi chiederanno della loro genitrice al primo incontro ! Io piansi amaramente la perdita della mia Anita ! di colei che mi fu compagna inseparabile nelle più avventurose circostanze della mia vita ! Raccomandai alla buona gente che mi circondava di dar sepoltura a quel cadavere e mi allontanai , sollecitato dalla stessa gente di casa , ch ' io compromettevo rimanendo più tempo . M ' avviai brancolando per Sant ' Alberto con una guida che mi condusse in casa d ' un sarto , povero ma onesto e generoso » ( pag . 252 ) . A rendere meno incompleta la figura psicologica di Garibaldi , rimangono da ritrarre , in queste Memorie , le sue attitudini e le sue qualità , non più nell ' intimità personale del sentimento , ma nella esteriorità dei suoi rapporti cogli altri uomini e coll ' ambiente , in cui egli manifestò le potenze maravigliose della sua tempra morale . I due caratteri predominanti di Garibaldi , come cittadino fra cittadini , si riassumono in ciò , ch ' egli fu un uomo d ' azione e più specialmente quel tipo caratteristico di uomo d ' azione che è , non il militare del tipo di Moltke , ma l ' avventuriero di guerra , nel senso nobile della parola . E poiché questo iato della grande figura è assai noto , come più direttamente connesso colle sue imprese militari , basterà rilevarne dalle sue Memorie i documenti psicologici più caratteristici . Gli uomini si possono , nella psicologia sociale , classificare in due tipi ben distinti , per prevalenza evidente delle loro energie , che raramente si congiungono , in grado elevatissimo , nella stessa persona : l ' uomo del pensiero e l ' uomo d ' azione . Nella storia del risorgimento italiane , Mazzini e Garibaldi personificano mirabilmente questi due tipi ed è questa una delle non ultime ragioni del loro antagonismo , che in queste Memorie sopravvive , spesso molto acuto . Garibaldi è essenzialmente un uomo d ' azione e presenta tutti i caratteri salienti , organici e psichici di questo tipo antropologico , che sente l ' antipatia più spiccata per « i dottrinari , assuefatti ad argomentare con lunghe ciarle , ma non ad oprare gagliardamente » ( pag . 276 ) . Egli ha quello spirito delle avventure , che si chiama l ' amore dell ' ignoto : la sua giovinezza , come egli dice , era « ardente di lanciarsi nelle avventure dell ' incognito » ( pag . 9 ) e ripete altrove : « l ' indole mia propensa alle avventure » ( pag . 38 e 55 ) e parla del « solletico provato all ' idea della grandezza dell ' impresa » ( pag . 100 ) e allude alla sua « irrequietezza naturale ed abituale » ( pag . 265 ) quando a New - York , stanco di fabbricare candele , voleva cambiar mestiere . Perciò Garibaldi , quando la guerra non ne occupava la traboccante energia , ha esercitato i più diversi mestieri : marinaio e corsaro , precettore di ragazzi a Costantinopoli ( pag . 13 ) e a Montevideo ( pag . 96 ) ; sensale mercantile e domatore di puledri ( pag . 96 ) ; truppiere o conduttore di bovi ( pag . 95 ) e fabbricante di candele ( pag . 265 ) e finalmente agricoltore nella sua Caprera , com ' egli stesso dettò nella scheda del censimento italiano . Ma la sua indole avventurosa aveva come bussola infallibile e dote preziosa un acutissimo senso pratico della vita , carattere fortunato della razza ligure fra gli italiani e che manca spesso agli uomini troppo esclusivamente pensatori . Ed aveva soprattutto un potere simpatico e fascinatore sui propri simili , unito ad una sicura , penetrante conoscenza degli uomini , che gli furono certo alleati potenti nelle tante vittorie ottenute . Del suo fascino sui compagni di battaglia , ch ' egli sapeva trasformare in eroi colla potenza ammaliatrice dello sguardo , della voce , dell ' esempio , è superfluo recar prove . E sugli stessi nemici , anche per la leggenda onde il suo nome era circondato , basta l ' esempio del suo ingresso a Napoli , nel 60 , che , come egli dice , « ha più del portentoso che della realtà . Accompagnato da pochi aiutanti , io passai framezzo alle truppe borboniche ancora padrone , le quali mi presentavano l ' armi con più ossequio certamente , che non lo facevano in quei tempi ai loro generali » ( pag . 380 ) . Ed era nei momenti più ardui e decisivi , ch ' egli appunto sapeva cogliere il lato psicologico , per cui ogni uomo od ogni raccolta di uomini più facilmente cede alle nostre suggestioni , strappando così la vittoria al destino dubbioso . Nella ritirata verso Lages , visto che « molti dei compagni scoraggiavansi , altri disertavano » li riunì ed « energicamente imposi loro che meglio era manifestarsi apertamente sulla volontà di accompagnarmi e che liberi si lasciavano coloro che volessero andarsene . Tale risoluzione fu efficacissima ; da quel momento non vi furono più diserzioni » ( pag . 72 ) . Ed è straordinaria questa sua acutezza di intuizione psicologica , là dove parla del panico in guerra . In più luoghi ne riporta degli esempi ( pag . 71 , 244 , 346 , 377 , 449 ) ; ma il più caratteristico è quello della ritirata verso Autun , dopo l ' assalto dei Prussiani a Lantenay . « In certi casi conviene agire coll ' animale uomo come si agisce coll ' animale bue ... Rompe ? Lasciatelo rompere e che corra a sua voglia . Guai a voi se commetteste l ' imprudenza di attraversare la sua via , egli vi rovescerà cavalli e cavalieri , come mi successe a Velletri nel 1849 , ove salvai la mia pelle , nera di contusioni , per un miracolo . Rompe ? Lasciatelo rompere , fuggire , precipitarsi ; non te ne incaricare e contentatevi di tenervi su di un fianco o alla coda ; egli troverà un ostacolo , lo fermerà un fiume , una montagna , la fame , la sete , od una nuova paura , più prossima o maggiore di quella che lo fece fuggire . Allora è tempo : riordina come puoi gli animali uomini , procura di trovar per loro da mangiare , da bere , da riposarsi ; e quando siano satolli , riposati e rialzati di morale , essi si ricorderanno di una vergognosa fuga , del dovere calpestato e della gloria ! La peggiore d ' ogni pazzia umana ! « Lo stesso succede coi bovi , meno che questi bruti non pensano alla gloria , per fortuna nostra ; guidati da più cavalieri i bovi si spaventano per una qualunque causa : un tuono , un lampo , una bufera od altro , e cominciano a correre con quella velocità di cui sono capaci gli animali selvaggi . Il savio conduttore non è sì stupido di comandare ai suoi uomini di fermarsi , attraversando loro la via , giacché sarebbe rovina certa . Ma li seguita , ponendosi su di un fianco o di dietro , senza perderli di vista , finché un ostacolo qualunque si presenta ai fuggenti : un fiume , un bosco , un monte ; allora la testa di colonna si ferma , si rigira e tutto il resto si rigira e si ferma . « A quel punto l ' avveduto condottiero ordina ai suoi cavalieri di circondare la truppa dei bovi ridivenuti docili come agnelli ; e così i bruti tornano sotto il dominio del loro tiranno , l ' uomo , che non so se valga più di loro » ( pag . 465 ) . A parte le punte d ' amarezza contro gli uomini , che non si sentono nelle pagine giovanili delle Memorie , questo brano è certo una delle più caratteristiche prove di quella , che chiamerei la strategia psicologica di Garibaldi . Questa profonda e geniale conoscenza degli uomini , però , e dei loro difetti non intaccò , non corrose per nulla la nobiltà e magnanimità della grande anima sua . Egli , noncurante delle ricchezze , come dimostrò per tutta la vita ( e perciò si confessa « inadatto al commercio , » pag . 16 e 267 ) , anziché giungere al disprezzo pessimista per l ' umanità , conclude : « Gli uomini gli ho piuttosto compianti che odiati , rimontando alle cause del male , cioè all ' egoismo della sciagurata nostra natura » ( pag . 73 ) . Perciò egli , equanime sempre , dichiara sinceramente , che una delle ragioni della sconfitta di Mentana fu « che i volontari , demoralizzati per il gran numero di diserzioni , non si mostrarono in quel giorno degni della loro fama . Distinti ufficiali ed un pugno di prodi che li seguivano , spargevano il loro sangue prezioso senza cedere un palmo di terreno ; ma la massa non era dei soliti nostri intemerati . Essa cedeva superbe posizioni , senza opporre quella resistenza che io mi potevo aspettare » ( pag . 446 ) . Perciò egli , colla stessa equanimità , riconosce e proclama in più luoghi delle sue Memorie i meriti strategici ed il valore personale dei nemici ; come del generale brasiliano Moringue ( pag . 43 , 45 ) ; del generale argentino Brown ( pag . 104 ) ; dei cavalieri americani , che dice : « non secondi a nessuno in ogni specie di combattimento e insuperabili poi nel perseguire un nemico sconfitto e catturarlo » ( pag . 174 ) . Così egli riconosce il valore delle truppe borboniche , che a Milazzo di cinque o seimila Garibaldini ne misero mille fuori di combattimento ( pag . 368 ) e la forza straordinaria di disciplina e freddo coraggio delle truppe prussiane ( pag . 463 ) . E così nell ' appendice sulla battaglia di Custoza , egli proclama , che « l ' arciduca Alberto d ' Austria fu il solo e vero generale di quella battaglia » e fu quegli che decise della vittoria ( pag . 485 ) . Equanimità , che diede il famoso « obbedisco » all ' ordine di ritirarsi dal Tirolo , come già in circostanze di tanto minori e men dolorose , egli aveva obbedito « sebbene a malincuore » al generale Pacheco nel fatto d ' arme del Passo della Bajada ( pag . 130 ) . Come uomo di guerra , e specialmente in quella forma caratteristica della guerriglia , che ebbe in Garibaldi il suo tipo perfetto , egli presenta nelle sue Memorie , oltre l ' avversione al militarismo , giacché egli « non aveva attitudine alla organizzazione degli eserciti » ( pag . 124 ) ed aveva « un ' antipatia nata per il mestiere del soldato » ( pag . 431 ) « con scarse cognizioni di teorie militari » ( pag . 192 ) , presenta tre qualità psicologiche , che sopra le altre sue doti guerresche prevalgono decisamente . Una fiducia grande in sé stesso un miracoloso occhio strategico , per cogliere ed attuare e sorreggere , colla rapidità del lampo , il piano di battaglia e infine una fede illimitata nella propria fortuna . La prima e l ' ultima di queste doti sono , per Garibaldi come per ogni altro grande uomo , il segreto dei loro successi , ch ' essi strappano veramente alla fortuna , colla pertinacia del proposito e lo slancio dei colpi opportuni . « Il mio animo non era dato alla disperazione , ciò che non mi è mai succeduto » ( pag . 99 ) e ripete più innanzi : « Mai si deve disperare nelle battaglie e nella politica , particolarmente quando si propugna la causa della giustizia » ( pag . 128 ) . Colla propria sicurezza egli s ' imponeva al nemico e colla fede nella vittoria , vinceva . « Bisognava però vincere : e questo proposito era il fatale animatore di quella stupenda campagna ( dei Mille ) ove nei più seri dei nostri combattimenti , come Milazzo e il Volturno , fummo perdenti per più di metà della giornata e dove , a forza di costanza , non disperando giammai , si pervenne a sconfiggere un nemico superiore in tutto ( pag . 370 ) « Pertinacia e costanza nelle battaglie , ecco una delle chiavi della vittoria ! Ma la gente è stanca e grida : Siamo stanchi ed affamati ! Sì ! Ebbene , andate in cerca di cibo e di riposo : il nemico verrà avanti , vi mangierà i viveri raccolti e il riposo ve lo darà col calcio del fucile » ( pag . 476 ) . E lo ripete a pag . 36 , 44 , 83 , 475 . Del suo miracoloso , rapidissimo occhio di guerra non è possibile dar qui le prove , perché si dovrebbe riferire il racconto di quasi tutti i fatti d ' arme , a cui Garibaldi prese parte e nei quali , quasi sempre , la decisione della vittoria fu data da qualche suo espediente strategico dell ' ultima ora o da qualche sua mossa od incitazione quando le sorti della battaglia si trovano al punto critico , in cui possono risolversi nell ' un senso e nell ' altro . Più interessante , psicologicamente , è la convinzione che Garibaldi ebbe sempre di essere il beniamino della fortuna ... e in parte lo fu veramente , se pensiamo che in una lunga vita attraverso cento fatti d ' armi , in terra e per mare , una sola volta fu ferito mortalmente , in America , e sul suo cadavere furono riscontrate dieci sole ferite , di cui più profonda quella d ' Aspromonte e se pensiamo , com ' egli dice , che « nella mia prolissa carriera militare , io mai sia stato fatto prigionierio , ad onta di essermi trovato tante volte in pericolosissimo stato » ( pag . 30 ) . Già sino dai primi capitoli , parlando del generale del Rio Grande , Bento Gonçales , ch ' egli chiama « il tipo del guerriero brillante e magnanimo , » Garibaldi osserva : « Eppure con tante doti , Bento fu sventurato nelle battaglie , ciò che mi ha fatto supporre sempre contribuire la fortuna per una gran parte negli eventi della guerra » ( pag . 36 ) e di lui ripete più innanzi « quel sommo , dotato di tutte le qualità del gran capitano , meno la fortuna . » ( pag . 79 ) . Però devesi notare che delle fortune di guerra sono diverse le specie . C ' è la vera e propria fortuna del caso come c ' è una cosiddetta fortuna , che però non è altro se non l ' imperizia del nemico o il lampo di genio di un grande capitano . E nelle Memorie di Garibaldi quelle ch ' egli chiama sue fortune sono dell ' una e dell ' altra specie . Così la vittoria di Varese ebbe per ragion principale l ’ imperizia del generale austriaco Urban , che , invece di attaccare alle spalle , al nord di Biumo « attaccò il toro per le corna e fu tanto meglio per noi » ( pag . 288 ) . E alla grande , decisiva battaglia del Volturno « per fortuna nostra , fu difettoso il piano di battaglia dei generali borbonici : essi ci dettero una battaglia parallela ( assalendo di fronte ) potendo darcela obliqua » ( pag . 393 ) . E Garibaldi dice , che « da Epaminonda , nelle battaglie di Leuttra e di Mantinea , sino ai generali prussiani del 70 , la regola delle battaglie oblique è stata sempre incontrastabile ed ha prodotto vittorie sempre ; e gli Austriaci vinsero a Custoza appunto perché all ' errore dei generali italiani di dividere il loro esercito in due , si aggiunse l ' arte dell ' Arciduca Alberto di attaccarlo obliquamente » ( pag . 484 ) . Così ancora se a Digione Garibaldi vinse i prussiani , fu , secondo lui , perché « nella guerra domina signora la fortuna e noi fummo veramente favoriti da essa , avendoci il nemico nel 20 gennaio attaccato dalla parte di ponente , sicché si può dire che attaccò il toro per le corna » ( pag . 478 ) . Tutto dunque non dipende realmente dalla fortuna , ma come poi dice lo stesso Garibaldi ( a proposito della battaglia di Caserta ) , « nelle combinazioni di guerra bisogna essere secondati dalla fortuna o da un genio molto superiore » ( pag . 397 ) . Così egli chiama , modestamente , una fortuna l ' aver potuto prendere , nella Laguna , le armi e le munizioni mandate dai Brasiliani ; ma la verità è che Garibaldi , con marcie rapidissime , trovossi alla Laguna prima che i Brasiliani lo sapessero ( pag . 53 ) . Altre volte la fortuna vera furono il suo coraggio e la sua presenza di spirito , che è propria dei veri uomini d ' azione , quando Garibaldi in una piccola lancia , davanti all ' isola della Libertà ( Montevideo ) si trova , di notte , improvvisamente in mezzo ai legni da guerra « tanto vicini che la sentinella di prora d ' uno di quelli ci gridò : « Chi viva ? » « Zitti , io dissi alla mia gente ; era senza dubbio la squadra nemica . Sommessamente parlando , io eccitai a raddoppiare la voga e far sui remi meno rumore possibile , ma mi aspettavo una grandine di fucilate dopo l ’ intimazione fatta dalla sentinella ; invece miracolosamente scansammo » ( pag . 126 ) . Certo « la fortuna , in cui non ho mancato d ' aver sempre qualche fede » ( pag . 246 ) ha favorito qualche volta Garibaldi . Per esempio , nella ritirata attraverso la foresta , quando Anita ebbe Menotti , egli « viaggiando solo per giorni interi coll ' acqua fino alla pancia del cavallo » per andare alla Settembrina a comprarvi « alcune cosarelle di panni » da regalare alla sua donna , udì delle fucilate dalla parte onde era partito . « Nel ritorno seppi la causa delle fucilate ed il tristissimo caso accaduto al capitano Massimo ed ai suoi bravi liberti , subito dopo la mia partenza da quella casa , » dove furono sorpresi ed uccisi tutti dal generale brasiliano Moringue ( pag . 149 ) . All ' assalto di Palermo « posando a terra la sella della mia cavalla Marsala e le pistoliere , una pistola percosse nel suolo e prese fuoco ; la palla mi sfiorò il piede destro , portando via un pezzo della parte inferiore del calzone . Le fortune non vengono mai sole , dissi tra me » ( pag . 358 ) . All ' assalto di Reggio , tutta una colonna di duemila uomini sparò per isbaglio in una sola volta i fucili . « Io , che mi trovavo a cavallo , in mezzo a quel quadrato in tempesta , mi gettai giù , e non mi toccò che una sola palla nel cappello » ( pag . 377 ) . Al Volturno , egli , andato in carrozza a Sant ' Angelo , fu « accolto da una grandine di palle nemiche ; il mio cocchiere fu ucciso , la carrozza crivellata di palle , ed io coi miei aiutanti fummo obbligati di scendere » ( pag . 389 ) . E nella sua romanzesca evasione da Caprera « una circostanza imprevista , che mi favorì molto , fu la seguente : Maurizio , assistente mio , era andato alla Maddalena in quel giorno e verso quell ' ora tornava in Caprera . Un po ' allegro forse non badò al « chi viva » delle barche da guerra , che incrociavano numerose nel canale della Moneta , che separa la Maddalena dalla Caprera , e coteste barche lo fulminarono di fucilate , che felicemente non lo colpirono . Per combinazione ciò succedeva mentre io stavo operando la mia traversata , favorito pure dal vento di scirocco , le cui piccole ondate servivano mirabilmente a nascondere il Beccaccino , che appena usciva d ' un palmo dalla superficie del mare . La mia pratica acquistata nei fiumi dell ' America , con le canoe indiane che si governano con un remo solo , mi valse sommamente . Io avevo un remo o pala di circa un metro , con cui potevo remare con tanto rumore quanto ne fanno gli acquatici . « Dunque mentre la maggior parte dei miei custodi si precipitavano su Maurizio , io tranquillamente traversavo lo stretto della Moneta ed approdavo nell ' isoletta divisa dalla Maddalena da un piccolo canale guadabile » ( pag . 429 ) . Gli è che , in realtà , più che la fortuna , a cui Garibaldi modestamente assegna tanta parte dei suoi successi , era suo alleato potente quello che egli stesso chiama « il fatale animatore » delle sue imprese : l ' amor patrio e la convinzione profonda di combattere sempre per una causa santa .