Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1880 TO 1910} > autore_s:"GIACOSA GIUSEPPE"
StampaPeriodica ,
Innanzi che la salma di Emilio Zola fosse resa alla terra , un ministro della Repubblica Francese , insieme col saluto della Francia , le portò quello dell ' Italia , patria paterna del sommo scrittore . Questo riconoscimento di parentela fra i due popoli , rispetto ad un uomo che aggiunse tanta gloria alla terra nativa , liberalmente confessato nell ' ora dell ' ultimo distacco , quando l ' orgoglio e la tenerezza domestica sogliono farsi più gelosi ed esclusivi , fu un atto di grande ed ospitale gentilezza che mosse a gratitudine l ' animo degli italiani . E ' bello che un ministro d ' Italia abbia in quell ' ora rivendicato al nostro paese una singolare ragione di fraternità colla Francia . Ci è caro che un tanto uomo portasse un nome italiano e fosse nato di sangue nostro ; ma per la purezza dell ' omaggio che oggi rendiamo alla sua memoria , è nostro debito affermare che nell ' affetto che portammo al poeta , nel dolore dell ' acerba sua morte nella meraviglia ammirativa che desta in noi la sua opera innanzi tempo compiuta , non intervenne e non interviene nessun sentimento di orgoglio e di tenerezza patria . Nato in Francia di padre francese , nato in quale altro paese della terra , di parenti che ignorassero pure il nome d ' Italia , Emilio Zola ci avrebbe oggi ad un modo ferventi ammiratori del suo genio ed affettuosi cultori della sua memoria . La sola patria di uno scrittore è quella che gli fornisce l ' argomento e lo strumento dell ' opera . Anche a non considerarne la nascita , ed il sangue materno e le lunghe materne cure nella misera infanzia e nell ' adolescenza randagia , la sostanza di vita che egli raccolse ed animò ne ’ suoi romanzi , la maravigliosa padronanza della lingua che colà conobbe , e che già duttile e sottile ancora egli seppe piegare e costringere ad una non mai prima raggiunta minutezza di significati ed arricchire di termini tecnici , pure serbandole sapore e vigore letterario , lo stile magniloquente per impeto interiore di persuasione e di passione , ma chiaro e spedito per prontezza e frequenza di comunicazioni , la coltura non guari allargata oltre i confini della patria , il semplice e pratico concetto della vita e dei destini umani , la fantasia fervida e concreta . l ' acume ed il metodo dell ' osservazione , raccolgono nell ' immensa mole dei suoi scritti , in una somma quale raro s ' incentra , i caratteri essenziali del genio francese . Mancò di gaiezza . ma il suo tempo non ne espresse che agli indifferenti , e ne difettarono e ne difettano quasi tutti gli scrittori degni di questo nome che vennero dopo di lui . Anche gli fu rimproverato che mancasse di grazia , ma lo stesso appunto mosse al Vittor Hugo Enrico Heine che se ne intendeva , e concorde al Balzac , tutta la critica sua contemporanea . E sarebbe a vedere se proprio ne mancasse o lo sdegnasse quale mezzo non atto ai suoi fini . Potrei citare ne ' suoi romanzi mille esempi di quella sfiorante precisione nella quale appunto consiste la grazia . Ma a voler lumeggiare in breve discorso la figura di uno scrittore , non conviene insistere sulle qualità formali se non in difetto di maggiori . A chi reca in mente un vasto e chiaro mondo , è poco merito saperlo esprimere nella forma che più gli si conviene , perché le cose ben possedute , nell ' intelletto vi serbano vivezza e calore e comandano e colorano la parola . Due soli fra i romanzieri del nostro tempo , parlarono così alto al mondo da parere la loro voce fragore di moltitudine : Emilio Zola e Leone Tolstoi . Altri furono più di essi cari ai raffinati pregiatori della perfezione artistica , altri regnarono con più esclusivo impero in devoti cenacoli ed ebbero meno numerosi e meno acerbi denigratori Ma nessun altro possedette altrettanta virtù di agitar per così larga cerchia di terre remote e diverse la coscienza delle genti , a quale classe , a quale culto , a quale errore , a quale fede appartenessero , quale miseria o la volontaria cecità gaudente , o l ' inopia o la servitù li affliggesse . Di agitarla , intendo così per consenso , come per dissenso , due moti opposti dell ' animo che procedono dallo stesso impulso e ne attestano del pari l ' energia Disparati negli aspetti dell ' arte , avversi uno all ’ altro nell ' idea finale del bene , essi s ' incontrano in una concezione ottimista , benché diversa della città futura ed in una visione pessimista dell ’ odierna società . E il loro vasto dominio sugli animi , non procede già dagli aspetti del bene sognato , ma dalla spietata confessione del male presente . Perché il loro non è già il pessimismo filosofico disperato delle sorti umane , che si adagia percosso e rassegnato nell ’ impotenza contro un cieco destino . Ma un pessimismo sperante ed operante , fatto di sdegno pietoso e di gagliardo amore . Le brutture umane non si riflettono già nell ’ animo loro come in uno specchio , ma sì come in una lama brandita per estirparne la semenza . Solo chi arde comunica ardore . L ' umanità non segue che gli eroi . A chiamare eroe lo Zola , non vorrei che la vostra mente fosse ora ricondotta a quel supremo atto d ' eroismo che tenne il mondo sospeso al suo grido di giustizia e di pietà . Mi prosterno alla magnanima grandezza di quell ' atto , ma la virtù eroica dello Zola già appariva intera . nella sua opera , innanzi che egli lo compiesse . Quell ' atto appartiene allo spirito animatore dei suoi romanzi come lo zampillo alla fonte , né , il mondo si sarebbe volto a quel grido se egli non lo avesse gettato dall ' altezza dell ' opera letteraria . Io non so tacere di aver provato ì giorni andati sia senso di amarezza e quasi di scoramento per l ' inanità del pensiero , nel notare come troppi articoli necrologici , pure ispirati a riverente ammirazione per lo scrittore , si sbrigassero di questo quasi di passata ed esaltassero sovratutto la prodezza della magnifica azione . Non posso a meno di pensare che quarant ' anni di lavoro indefesso e tanto splendore di bellezza e sapore di forte pietà e la creazione e l ' animazione di oltre mille e duecento personaggi di stinti ognuno per evidenza e precisione di caratteri ed operanti ognuno nel suo mezzo ed esprimenti gli innumerevoli aspetti della vita di un popolo , ; per poco non parvero eclissati davanti la virtù d ’ un momento già rimunerata col maggior premio cui possa aspirare l ' eroismo umano : la persecuzione per la verità ed il trionfo della verità . So bene che è più facile disconoscere dei fatti che delle idee , e che l ’ azione può sull ' animo nostro assai più che la parola . Ma l ’ opera letteraria dello Zola contenne tutte le energie ed indusse tutti i pericoli dell ' azione . Nessuno dei suoi libri passò sereno , vestito di sola bellezza . Tutti levarono clamori di trombe o mandarono rombo di mine sotterranee . E nessun ' altro scrittore ebbe così congiurati al silenzio dapprima , e di poi così furibondi avversari i dispensatori di fama dall ' alto delle grandi riviste o dei giornali in maggior credito . Egli bene prevedeva quelle ire , e quasi si godeva di incitarle , come previde e pregustò i danni e gli oltraggi che gli avrebbe fruttato la denunzia dell ' ultima iniquità . Io cercherò Zola nella sua opera letteraria . Facciamo di richiamarcela intera alla mente . Quale edificio ! Che mole immensa ! Quando la costruzione se ne andava svolgendo e compiendo noi non ne vedevamo via via che le parti ultime venute . E ognuna di queste ci dava sensazione e emozioni , ci suggeriva pensieri e giudizi che la riflettevano sola . E ne andavamo esaminando , la singola struttura , il modo della lavorazione , ne pregiavamo le delicate finitezze di fattura , i vigorosi rilievi , e l ' armonia delle parti che s ' integravano nella parte . Ma non tutte s ' integravano , e certe sovrane linee ascendenti troncate a mezzo , certe membrature dispaiate , certi archi non sorretti o non chiusi , ci mettevano a disagio e quasi in sospetto di mancamenti o di pentimenti tardivi . E quando l ' opera fu compiuta , essa ci stava a ridosso , sì che non potevamo d ' uno sguardo abbracciarne la mole , e le si alzava intorno come polverìo per lo sgombero dei materiali il gran litigio offuscatore dei pareri sapienti e delle cupidigie rivali . E ancora l ' artefice infaticabile , impaziente di riposo , tentava altre imprese e ci chiamava a riguardarle , distraendoci dall ' opera maestra , Ma l ' artefice è morto e la morte allontana di colpo le cose , le colloca nel giusto prospetto e dissipa quelle nebbie . O se ancora qualche fumo stagna con insidia alle basi o qualche strappo di nuvoletta velenosa s ' avvolge intorno ai sommi pinnacoli , essi nulla appannano la veduta , e quasi le crescono maestà e vaghezza , così che il colosso ci appare armonico ed intero , serrato come una rupe , cupo nelle ombre meditate , robusto negli aggetti , corrusco e fiammante al sole . Chi più ricorda le diatribe intorno al naturalismo ed al romanzo sperimentale ? Che più ne resta ? Come si ragiona male dell ' arte nostra e di quella prossima a noi ! Quanto durano le dottrine artistiche bandita ognuna quale apportatrice dell ' ultima verità ? Delle opere nate sotto il loro dominio , la parte che più le rispecchia è la più caduca . Il naturalismo è morto . « Non giungerà al secolo XX » , prediceva il Goncourt . « Morrà con noi » , confessava lo Zola . E con ciò essi non rinnegavano già il principio animatore dell ’ arte loro ma riconoscevano che l ' arte è così grande cosa che non può capire nello stretto ambito di una teoria ; perché quanto l ' artista porta con sé dalla nascita è elemento incoercibile . e al movimento generale degli spiriti nel proprio tempo , non si sottrae volente o nolente nessuno , a quale scuola artistica egli appartenga . Già lo Zola si rideva di quelli che volevano fare del naturalismo una dottrina estetica e non si saziava di ripetere che esso era un metodo e nulla più . Ma quelle benedette parole in - ismo contengono una indeterminatezza che le predestina , ad ogni più cervellotica stiracchiatura - E neanche per metodo , esso non era cosa nuova . « Non ho inventato nulla , scriveva lo Zola , nemmeno la voce naturalismo , già usata dal Montaigne , nel senso stesso che le diamo noi . Essa , già corre in Russia da trent ' anni e la si trova in Francia negli scritti di venti critici almeno ed in particolare in quelli del Taine . E come non ho inventato la parola , così non ho inventato la cosa . : non sono un capo - scuola : ho trentasei mila padri prima del Diderot , e dal Diderot in poi riconosco molti illustri maestri . Lo Stendhal , il Balzac , il Flaubert , i due Goncourt . Non c ' è scuola , non ci sono scolari . Pigliatevela coi miei romanzi se vi spiacciono . Essi sono ripugnanti , odiosi , abbominevoli : il naturalismo , non ci ha nulla a vedere . Io romanziere non credo che nell ' ingegno . Siate uomini di genio , studiatevi di dire la verità del vostro secolo e l ' immortalità vi aspetta » . Mille volte lo Zola ritorna sull ' argomento e sempre ribadisce le stesse idee e per poco non colle stesse parole . Al suo spirito battagliero , educato a veder chiaro dentro di sé , nulla più coceva delle confusioni che gli facevano intorno gli insaccatori di nebbia . Ma nelle cose umana il torto non è mai da una parte sola e bisogna pur confessare che il primo tenue . filo di nebbia - e si sa che , le nebbie gonfiano e s ' allargano - l ' aveva proprio portato lui e proprio trovato di suo , coll ' uso illegittimo delle parole : Esperimento scientifico , e coll ' abuso di assimilare l ' arte alla scienza . Uso ed abuso che si riscontrano nella sua opera critica e assai meno nella creativa . Il Flaubert ha risolto la questione del romanzo sperimentale in due parole « Quale sia l ' ingegno speso in una data favola tolta ad esempio , sempre un ’ altra favola potrà fornire un esempio contrario , perché gli scioglimenti non sono conclusioni » . E ' verissimo . Il temperamento che lo Zola fa , con tanta ragione , intervenire nella genesi dell ' opera d ' arte è un coefficiente disturbatore dell ' esperimento scientifico . Le bilancie , le storte ed i provini non hanno temperamento . Quando lo Zola dice che un processo penale è un romanzo esperimentale svolto nel cospetto del pubblico , esprime con una imagine felice , benché solo approssimativa , un ' idea giustissima . Se non che il processo penale è un romanzo , senza romanziere . I fatti vi si compiono da sé , ogni elemento costitutivo vi fa la sua parte e non altra , e chi conchiude , né ideò il delitto , né formulò l ' imputazione , né condusse le prove , né fece testimonianza , né arringò per accusa o per difesa . Ma è inutile sfondare una porta aperta . Piuttosto gioverà cercare come la mente lucida e minuziosa dello Zola sia caduta in questa confusione di termini . Io sono persuaso che se i principi della scienza francese intorno alla metà del secolo XIX , invece di chiamarsi Claude Bernard e Pasteur si fossero chiamati Gay Lussac e Lavoisier , lo Zola sarebbe stato ad un modo schietto osservatore della realtà , perché così volevano la sua indole e il suo tempo , ma non avrebbe mai predicato s ’ avessero ad applicare all ’ arte i procedimenti dell ’ indagine scientifica . La ripercussione delle grandi scoperte scientifiche sulle menti dell ’ universale non ha sempre né la stessa prontezza né la stessa facoltà iniziatrice di movimenti intellettuali . Vi sono rami del sapere che si allacciano per una fitta rete di fili alle idee generali patrimonio di tutti gli uomini colti . Ve ne sono altri che c ' ispirano una fiduciosa riverenza e nulla più . La legge del rapporti ponderali fissi nelle reazioni chimiche , la legge della dilatazione dei gas , la legge della gravitazione universale , il computo delle distanze siderali ci colmano noi profani di maraviglia , ma non ci muovono ad induzioni , non svegliano in noi nessuna concreta ulteriore curiosità , disperati come siamo di poter penetrare oltre , senza il sussidio di una formidabile dottrina . Non così avviene delle scienze riflettenti certe funzioni della nostra vita . e certi modi di essa ; dei quali siamo spesso chiamati a testimoniare . Alcuni problemi : della scienza fisiologica , comportano l ' accertamento di fatti che cadono sotto gli occhi dei comuni mortali . L ' osservazione di tali fatti appartiene ad un modo allo scienziato , al romanziere , ed anche semplicemente all ' uomo esperto della vita . Quanti psichiatri interrogano intorno a fatti specifici il giudice istruttore , colla medesima serietà di propositi con cui un chimico interroga nel suo laboratorio le fiale ove seguono le combinazioni dei corpi ! E se il giudice istruttore avrà confidato i medesimi fatti al romanziere , saranno essi perciò meno veri e meno attendibili ? Qui lo scienziato ed il romanziere trattano spesso la medesima so - stanza e ne colgono i medesimi aspetti . Notiamo poi che queste recenti scienze della vita , adoperano un linguaggio prossimo a noi e non sdegnoso affatto delle vaghezze stilistiche . Molti poderosi trattati di psicologia sperimentale citano ad illustrazione dei più sottili fenomeni della psiche umana intere pagine di poeti . Quasi tutti i fisiologi sono eccellenti scrittori che dalle memorie accademiche volentieri scendono - o salgono , se meglio vi piace - agli articoli di rivista . Essi ci trasmettono il prodotto della ricerca scientifica col linguaggio dell ' opera letteraria . Conforme dunque la sostanza , e conforme il mezzo di comunicazione . Avvertite finalmente che l ' esperimento scientifico raggiunse verso la metà del secolo XIX , mercé il sussidio di maravigliosi istrumenti , un rigore di osservazione e di indagine non mai conseguito per l ' addietro , e che di tutti i metodi escogitati per la ricerca dei vero , esso è il più facilmente persuasivo , perché ognuno di noi lo adopera inconsapevole ad acquisto e verifica di ogni più usuale cognizione . Quale meraviglia che lo Zola giovane e fervente del vittorioso movimento scientifico del suo tempo , smanioso di strapparsi alla chimera romantica , assetato di certezza per necessità fisiologica del proprio ingegno che solo a contatto colla realtà saliva ad accendimenti poetici ed a fervore imaginativo . sedotto dalle conformità che ho detto , si illudesse di poter applicare alla preparazione della sostanza artistica i procedimenti dell ' osservazione sperimentale e ne vantasse l ' eccellenza ? Il Taine non aveva egli affermato che i vizi e le virtù sono dei prodotti allo stesso modo che l ' acido solforico e lo zucchero ? Ma non bisogna mai prendere alla lettera i ragionamenti critici di un artista , perché questi è inconsapevolmente inclinato a conformarli alle proprie attitudini ed essi vi si piegano compiacenti . Quali sono i protagonisti della maggiore opera zoliana ? Quale ne è l ' idea dominante ? I protagonisti sono forse quei Rougon - Macquart che le diedero nome ? Forse che l ' idea dominante è proprio quella dell ' eredità fisiologica ? Nel 1862 , giovane di 28 anni , lo Zola concepisce il proposito di scrivere una serie di romanzi legati insieme non per diretta continuità d ’ azione o di personaggi ; ma per la trama delle influenze ereditarie dipartite da un cognito protagonismo . Questo misterioso influsso atavico già adombrato forse nella legenda del peccato originale e circonfuso poi di sacra terribilità dai Greci che lo chiamarono Fato , affascinò in ogni tempo ed affascina le menti imaginose . Lo stesso Zola ne aveva fatto pochi anni addietro argomento di un dramma che allargò di poi nel romanzo intitolato Madelaine Ferat . Ma in quello egli era rimasto nel fantasioso , pago di derivare . dalle eredità naturali un contrasto drammatico di affetti . D ' altra parte un solo romanzo non poteva contenere ad un tempo la causa originaria dei fenomeni ereditari e le sue molteplici conseguenze che si manifestano col volgere degli anni e delle generazioni . Nel concetto iniziale la serie dei Rougon - Macquart doveva constare di dodici volumi , e furono venti di poi . Innanzi di mettersi al primo , La fortune des Rougan , lo Zola si diede a compulsare trattati e memorie , a interrogare medici , - a postillare statistiche , ad osservare intorno ed a notare con una diligenza fatta insieme di inestinguibile ardore e di probità impareggiabile . L ' albero genealogico dei Rougon - Macquart che egli pubblicò in capo al romanzo Una page d ' amour , l ' ottavo della serie , fu stabilito intero con tutte le sue annotazioni caratteristiche , durante quel periodo di studi preparatori . Ma questi lo indugiarono a segno , che La fortune des Rougon , incominciata a scrivere nel maggio 1869 , apparve in appendice solamente il giugno del 1870 ed in volume l ' inverno del '71 Nel tempo corso fra la concezione iniziale dell ' opera e la pubblicazione del primo volume , la Francia era caduta dal colmo della prosperità all ' estremo della miseria . La guerra Franco - Prussiana , l ' ecatombe di Sedan , il crollo dell ' Impero , la dedizione di Metz con un esercito di 100 mila uomini , lo sfacelo governativo , gli incerti comandi nell ' assedio di Parigi , erano passati su di essa come un torrente in piena che spazza via tutte le ragioni e tutti í segni della vita . E come alla rovina delle acque furenti , segue lo stagnare delle limacciose , che dissolvono coll ' occulto lavorio corroditore fin l ' ultime fondamenta degli edifizî crollati , così nei giorni stessi che si pubblicava , fra tanto squallore di morte , quel primo piccolo , male avventurato volume , bolliva sorda nei fondi popolari , più terribile e più minacciosa delle guerre aperte , la grande collera che divampò ben tosto sui due bracieri della Senna negli eccidi della Comune . A che si riduceva il caso di fisiologia sociale ideato e studiato dallo Zola , davanti a tanto sconvolgimento di uomini e di cose ? Potevano la sua mente , e la sua coscienza , appartarsi dai tragici eventi nella pacifica contemplazione di una così tenue realtà ? E poteva il soggetto così subitamente immiserito , contenere il bollore degli affetti e l ' enormezza delle immagini mosse da quella vista ? Lo Zola si era proposto di scrivere la storia naturale e sociale di una famiglia durante il Secondo Impero , Ma quando , ne aveva formato il divisamento ; il Secondo Impero trionfava sull ' istmo di Suez aperto da un francese care alla famiglia imperiale , ed accoglieva ospite riverente all ' Esposizione di Parigi quello stesso sovrano cui doveva in breve rimettere la spada di Sedan , il periodo del tempo assegnato all ' azione dei suoi romanzi , ne segnava il punto di partenza ma non quello di arrivo . Ed eccolo , quel periodo , chiuso di un colpo colle spranghe della morte . Il morbo ereditario preso ad osservare nella famiglia dei Rougon - Macquart , era quella nevrosi che esce dalle voglie sfrenate , dalle incontinenze carnali , dalle urgenti impazienze e dalle spietate fatiche . Ed ecco che quelle voglie , quelle incontinenze , quelle impazienze e quelle fatiche . avevano attossicato non una famiglia , ma un popolo , del quale parevano aver disgregato la compagine ed annullata fin la coscienza dell ' essere . Confessò lo Zola a sé stesso il repentino impicciolire della prima impresa ? O fu inconsapevolmente trascinato a sconfinarla ? Certo è che da quel punto il vero protagonista del suo poema fu il popolo di Francia e che l ' idea informatrice , di pseudo - scientifica che era da principio , divenne storica , con animazione di impeti lirici e di larghi compendi simbolici . Rimarrà inalterato il piano generale che è come l ' ossatura dell ' opera , rimarranno i personaggi già ideati , quali punti di richiamo sparsi tra la moltitudine , rimarrà la nevrosi quale uno fra i tanti aspetti del gran morbo sociale , ma altre innumerevoli infermità ne pulluleranno come schiuma da bollore di caldaia , ed una gente intera , dai campi , dai mercati , dalle officine , dai cunicoli delle miniere ; dalle sfrenate locomotive , dalle banche , dalle taverne , dalle alcove , dalle stamberghe , dagli ospedali urlerà le sue paure i suoi tripudi e le sue brutture con tal voce da coprire il gemito di una poca famiglia e da echeggiare fino agli estremi confini della terra . Tale mutamento nella sostanza dell ' opera si palesa fin dal secondo volume La Curée , scritto per l ' appunto sotto la percossa delle recenti sciagure . Mentre nella Fortune des Rougon la figura centenaria di Adelaide Fouque campeggia quale generatrice della malattia destinata a diramarsi ne ' suoi discendenti ed il caso particolare ci è di continuo presente . nella Curée , il titolo istesso ci solleva dal particolare al generale ed il precipuo personaggio , quella Renée che riempie tutto il romanzo della sua morbosa bellezza e dei suoi amori incestuosi , nulla appartiene ai Rougon - Macquart . Né dei due personaggi che vi appartengono , Aristide e Massimo , l ' Ippolito di quella Fedra , nessuno di noi rileva la tabe ereditaria , tanto essi ci appaiono quali spiriti di maleficio sociale , ideati a rappresentare le enormezze orgiache di un Basso Impero . Provatevi a ripensare i principali romanzi della serie : Le ventre de Paris , l ' Assommoir , Nana , Pot - Bouille , Au Bonheur des dames , Germinal , La Terre , La Bête humaine , l ' Argent , La Débâcle , e ditemi se nessuno di essi coi richiama alla mente il filo dell ' influenza atavica , se da nessuno di essi vedete emergere i rampolli dell ' inquinata famiglia . Che aggiunge all ' orrore ed alla nausea dell ’ Assommoir l ' essere Gervaise nata di padre beone ? Tra i fumi delle taverne e nella penombra delle gelide od afose soffitte non intravvediamo noi farse mille altri . piccoli esseri , generati nella foia del vin guasto , e dell ' assenzio e predestinati , alla miseria ed al delitto ? Non è forse la moltitudine suicida la grande anima paurosa del romanzo ? Chi mai può riconoscere in Etienne Lantier il protagonista dei Germinal ? E quando egli nelle tenebre della miniera inondata uccide il rivale chi mai può imputare l ' eccidio necessario « al veleno che dormiva ne ' suoi muscoli , all ’ alcool lentamente accumulato nella sua razza » ? Protagonista è la secolare miniera che stremò d forze intere successive generazioni , che impingua gli scrigni degli azionisti lontani ignari perfino del sue nome e del luogo ov ' essa s ' inabissa nella terra , che centuplicò nell ' ozio il magro peculio di un primo Grégoire e ne alimenta di padre in figlio l ' oziante beatitudine . Forse che l ' ultimo romanzo della serie è quel Docteur Pascal , di tutti il più artificioso , che sta fuor d ' opera tardo e meccanico richiamo al concepimento giovanile ? O non sentiamo noi tutti che la serie si chiude nella Débâcle , alla quale convergono come a fiumana devastatrice tutti i rivi fangosi gonfi della corruzione raccolta in ogni strato sociale ? A mano a mano che l ' autore penetra nei fondi depravati e doloranti , ogni romanzo si fa più irto di fatti , tanto egli accanisce nel gittare in faccia ai suoi contemporanei tutta intera la realtà che essi hanno creato e volentieri rifuggono dal contemplare . Via la polita discrezione tanto cara alle menti delicate ed agli artisti impeccabili . Non è tempo di reticenze né di omissioni compiacenti . L ' impressione che egli vuole indurre nei lettori , non è già quella di un deliziamento estetico . o di un fuggevole vellicamento sentimentale . « Basta , basta , gli gridano i lettori , e gli urlano i critici . a che insistere ? Lo sappiamo , è l ' eterna storia delle miserie e delle brutture umane » . No , non basta saperlo . Questa misera storia è eterna perché la sua conoscenza è sommaria ; le verità disgustose prese in blocco , si inghiottono e si digeriscono troppo facilmente . E ' troppo comoda cosa dire : « è così » , e voltarsi dall ' altra a più riposanti spettacoli . Bisogna sparnazzare in questo tritume di sozzure , e farne vaporare tutti i fetori ed esalare tutti i veleni , fino ai ribrezzo . fino alla nausea , finché in luogo di sclamare : « così è » , la coscienza ribellata comandi : « così non deve essere » . Per tal modo lo Zola , soverchiando i mezzi consueti dell ' arte , raggiunge un ' efficacia artistica così larga e poderosa che non ha altro riscontro moderno , se non in quella di Leone Tolstoi . E come al russo giovò l ' appartenere ad un popolo ultimo venuto nel concerto intellettuale dei mondo e , perché nuovo all ' arte , prossimo ancora alle ingenue fonti della vita , così giovarono allo Zola l ' infanzia selvaggia e l ' adolescenza e la giovinezza intristite , che lo chiusero in se stesso e gli serbarono nell ' anima i forti aromi della terra . Solo fra i grandi scrittori del suo tempo e del suo paese egli ritrova fino al limitare della vecchiaia , le pronte ingenue ire e le temerarie sincerità giovanili . Facit indignatio versus . Ma domato dal freno dell ' arte il suo sdegno . non inveisce né sermoneggia . Obbiettivo quanti altri mai nel raccogliere e nell ' ordinare i fatti e ne condurre via per la trama dei fatti i personaggi , assente in apparenzadai suoi romanzi , egli vi guida a ’ suoi fini senza prendervi per mano e senza additarvi la meta . I suoi libri hanno un ' occulta anima persuasiva . Poiché registrò a sazietà tutte le minuzie delle cose inerti e delle animate e vi immerse invano riluttanti nella realtà brutale , ecco levarsi di colpo da quella realtà una grande immagine ideale che pure le appartiene , che la continua , che ne serba la sodezza e l ' asprezza , ma che insieme la illumina e la commenta assorgendo ad immaterialità di simbolo Alle corse di Longchamp Nanà la prostituta empie il recinto del pesaggio della sta trionfale inverecondia . La prode bellezza le procacciò l ' alto onore di battezzare col suo nome una polledra iscritta a correre il gran premio . Via per gli steccati e nei palchi , tra la febbre e le trap pole del giuoco , tra i fumi dello champagne , sulla moltitudine ebbra di sé , dei colori , del fasto e del sole , sta sospesa una mordente ansietà patriottica . Gli oracoli profetizzano il premio ad una scuderia inglese . - Ecco il segnale . La piccola schiera si sferra nella pista . Due cavalli francesi contendono all ' inglese il trionfo . Un giro , due giri , lo eguagliano , lo sorpassano , riperdono terreno , l ' inglese urge primo al traguardo imminente , ma di un attimo Nanà la polledra saetta tra le informi groppe serrate colori di Francia e li porta vittoriosi alla meta . E allora dal prato immenso , dai palchi , dalla loggia imperiale , dall ' ultimo formicolio remoto ed indistinto , scroscia in un urlo trionfale il nome di Nana : di Nanà la polledra , di Nanà la prostituta , cui si tendono d ' ogni parte vicina le coppe , gli sguardi , le voci e le bramosie , in un sacrilego miscuglio di vanità patria e di concupiscenza carnale . Il poeta è rimasto fino all ' estremo nella realtà accettabile e quotidiana , ma dal cozzo delle cose reali come sprizza dai capi opposti dei fili conduttori la scintilla , è divampata un ' immensa fiamma ideale che illumina e rivela i reconditi nessi delle azioni umane . Al soffio dell ' arte , la realtà è salita d ’ un colpo d ' ala fino al simbolo . Quanto non fu deriso lo Zola per le sue famose inchieste ! Ad ogni nuovo romanzo , erano nuove accuse di indagini frettolose , condotte alla grossa , con animo parziale , a sola cura di vellicare le malsane curiosità ; e dove non mordeva l ' accusa , suppliva il dileggio , pure di fargli increduli i lettori . Quando egli pubblicò La Débâcle , fu uno scatenamento di ire feroci . che lo segnavano all ' abbominio della Francia , della quale a sentirli , egli aveva con supina ignoranza vilipeso l ' esercito ed insudiciata la bandiera . E ' certo che di tutti i suoi romanzi , La Débâcle era il più ardito a condurre con rigorosa osservanza del vero , perché il più estraneo alle sue inclinazioni ed alle condizioni della sua vita : ed il più molteplice negli aspetti , e perché la sua mattina era per diffidenze e gelosie di casta la più difficile a penetrare . Eppure se mai nella sua opera egli conseguì la precisione storica , fu in quello per l ' appunto . Udite la testimonianza che rendono i fratelli Margueritte , ai quali le glorie domestiche e gli assidui studi attribuirono in tale , soggetto un ' autorità incontestata . « Noi pure , dopo lo Zola , abbiamo voluto percorrere il sentiero sanguinoso di quella guerra seminato dei nostri morti Noi pure dopo di lui smovemmo quella triste terra arrossata , e pellegrinammo ai campi di battaglia , che videro il crollo di un Impero ed il barcollare di una nazione . E interrogando storie , fatti , episodi , ricordi e testimoni potemmo accertare quanta scrupolosa verità , quale esatta e severa autorità di documento il romanziere calunniato abbia raccolto nel doloroso e probo libro della Débâcle . Una sola volta la ricerca del vero gli riuscì manchevole , e fu nel libro di Roma . Ma qui non si palesa già la pochezza del suo lavoro indagatore , ma bensì l ' insufficienza di simili indagini quando le notizie positive accumulate per deliberato proposito non trovino nella mente che le accoglie e le registra quel largo corredo di notizie generali che sola può dare la lunga consuetudine delle cose e delle genti . Né l ' ingegno dello Zola , aperto a tutti gli aspetti della vita odierna , conscio dei suoi macchinosi congegni e innamorato dei suoi travagli , poteva afferrare e penetrare la grande Roma , dove il passato non sorge soltanto malinconico spettro dalle rovine , ma regge istituti millenari , crea consuetudini , modifica le condizioni degli animi , governa il sentimento della bellezza , franca gli spiriti dalle effimere adorazioni , rivive nella concisa familiarità del linguaggio popolare . Le cose non parlavano allo Zola se egli non conosceva gli uomini che vivono loro frammezzo . Io lo vidi a lungo , quando tornava da Roma e da Venezia che egli aveva visitato la prima volta e mi parve non ne avesse compresa intera la bellezza . E dico intera ad attenuazione riverente . Egli era sordo al passato e svogliato di penetrarne la tenebra . La vita , la vita d ' oggi . gli uomini d ' oggi , poderosi , accaniti , malvagi , angosciosi , infermi , violenti , ecco la sua sostanza d ' arte , ecco il solo mondo atto a movere il suo spirito a prodezze creatrici . Nessuno , che io sappia , cercò mai di proposito se nell ' arte o nell ' indole dello Zola si riscontri qualche vena di influenza italiana discesagli dal padre . L ' indagine sarebbe in special modo curiosa trattandosi di un uomo che attribuì tanta efficacia alla eredità fisiologica da farne argomento iniziale della sua maggior creazione : il Bonghi , riprovandone certe sconcezze , accennava , non so bene se a titolo di derivazione , ai novellieri italiani del ‘500 . Ma non mi pare che i novellieri , i cronisti e gli autori comici francesi fossero meno salaci e meno sboccati dei nostrani . Né il Brantôme , né il Rabelais , né il Saint - Simon , né il La Fontaine hanno nulla da invidiare all ' Aretino , al Bandello ed al cardinale Bibbiena . Invece io mi domando se dai sangue paterno non dovesse lo Zola riconoscere una qualità che si riverbera bensì negli scritti e ne diventa carattere distintivo , ma che appartiene direttamente all ' animo ed è un modo della coscienza . Voglio dire l ' assenza di pregiudizi intorno a tutti i fatti , a tutti gli aspetti del vivere sociale . Per pregiudizio non intendo già un giudizio errato . ma semplicemente un giudizio preventivo fisso ed immutabile che inibisce ogni ulteriore disanima . Mi par certo che gli altri popoli ed il francese in special modo , assai più di noi amano crearsi delle verità intangibili nelle quali riposano e che difenderebbero a prezzo di vita . L ' argomento di questa verità può variare a seconda degli individui : per gli uni sarà la credenza religiosa , per gli altri , la somma potestà politica , o la magistratura , o l ' esercito , o il cavillo cavalleresco , o saranno uomini eminenti , o le convenienze mondane , ma un ' arca santa e magari parecchie ce l ' hanno tutti . Ce ne abbiamo forse anche noi in Italia delle arche sante , ma la loro santità è piuttosto precaria tanto amiamo di smontarle per sedere come sono fatte , e come l ' abbiamo veduto , non c ' è rispetto umano che ci trattenga : la verità sbotta ad ogni costo . Se sia bene o male non importa qui di cercare , il fatto è che di tutti i popoli noi siamo , nella pratica , il meno impastoiato da preconcetti e da riverenze convenzionali . Lo siamo oggi e lo fummo nei secoli fino da quando Roma erigeva altari al Dio ignoto e riconosceva il diritto di cittadinanza agli Dei d ' ogni terra e d ' ogni tempo . Ricordiamo che il nostro paese fu il solo andato immune dalle guerre di religione , quantunque da noi procedessero i primi moti per la libertà religiosa . Che non introdusse scismi perché nelle cose dell ' anima ognuno qui fa il comodo suo senza che gli occorra di mettersi all ' ombra di una dottrina . Ricordiamo le verità con sapere di forte agrume che Dante non si peritò di gettare in faccia a tutti i potentati del suo tempo . Ricordiamo che il libro più spregiudicato di quanti sono al mondo è il Principe di Niccolò Machiavelli ; e pensiamo infine che il nostro patriottismo gagliardo amore di patria , ma non cecità patria e non ardore di soverchiare . Scetticismo ? Mancanza di convinzioni ? No . Ma uno spirito critico penetrato nell ' anima popolare , attraverso la maggiore continuità storica che i popoli moderni possono vantare ; un vedere largo e libero che prepara pronto ed oculato accoglimento ai successivi aspetti del vero Le verità invecchiando diventano errori . fa dire Enrico Ibsen al protagonista di una sua commedia . A quel modo che gli antichi simboleggiavano il tempo coll ' immagine di Saturno che divora i suoi figli , io vorrei suggerire ai moderni simbolisti di rappresentare il Vero coll ' immagine di un figlio che si divora i suoi padri . Ora lo Zola possedeva per l ' appunto ed in grado eminente onesto nostro spirito iconoclastico . Franco d ' ogni riverenza convenzionale , era in lui una sete inestinguibile di verità , ed un bisogno prepotente di confessarla . La massima francese pas tante verité n ' est bonne à dire non faceva per lui . La verità ad ogni costo : ecco la sua impresa . E non si resta di gridarla alto in ogni momento della vita . Dai primi saggi critici all ' ultimo romanzo rimasto abbozzato sullo scrittoio è sempre lo stesso ardore indomito di verità . Udite quel ch ' egli scrisse non ieri , non nel fervore dell ' ultima mischia , ma vent ' anni or sono nella prefazione del volume Une campaigne , : « Oh , provare la : continua ed irresistibile necessità di gridare alto quello che pensiamo e più quando siamo soli a pensarlo , a costo di avvelenarci la vita . Questa è la mia passione ; ne sono tutto insanguinato , ma l ’ adoro e nulla vorrei senza di essa » . E più sotto nello stesso libro : « Muoiano le - convenienze , i riguardi , i sentimenti , cadano i nostri orgogli e le nostre glorie , purché sia la verità » . Non squilla in queste parole tutta la diana risvegliatrice del J ' accuse ? Altri , altri molti ardono di verità ; ma che un idolo si frapponga fra essi ed il vero , ed il loro ardore li rode dentro e si tace . Lo Zola non conosce idoli o quello sol a cui si dà in continuo olocausto . Quando offerse la fama , la pace , la vita perché giustizia fosse resa ad un ignoto di là dei mari , egli fu nel naturale esercizio delle sue facoltà animatrici . Non contendiamo alla Francia il vanto di quel grande spirito veritiero . Ma se da noi gli venne di francarsi da ogni riverenza inibitrice di verità , teniamocene come di assai munifico dono . E ' bello noverare eroi per la verità . E ' più bello che non occorrano eroismi nel asserire il vero .