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> anno_i:[1880 TO 1910} > autore_s:"PASCOLI GIOVANNI"
IL FANCIULLINO ( PASCOLI GIOVANNI , 1899 )
Saggistica ,
I . È dentro noi un fanciullino ( 1 ) che non solo ha brividi , come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse , ma lagrime ancora e tripudi suoi . Quando la nostra età è tuttavia tenera , egli confonde la sua voce con la nostra , e dei due fanciulli che ruzzano e contendono tra loro , e , insieme sempre , temono sperano godono piangono , si sente un palpito solo , uno strillare e un guaire solo . Ma quindi noi cresciamo , ed egli resta piccolo ; noi accendiamo negli occhi un nuovo desiderare , ed egli vi tiene fissa la sua antica serena maraviglia ; noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce , ed egli fa sentire tuttavia e sempre il suo tinnulo squillo come di campanello . Il quale tintinnio segreto noi non udiamo distinto nell ' età giovanile forse così come nella più matura , perché in quella occupati a litigare e perorare la causa della nostra vita , meno badiamo a quell ' angolo d ' anima d ' onde esso risuona . E anche , egli , l ' invisibile fanciullo , si perita vicino al giovane più che accanto all ' uomo fatto e al vecchio , ché più dissimile a sé vede quello che questi . Il giovane in vero di rado e fuggevolmente si trattiene col fanciullo ; ché ne sdegna la conversazione , come chi si vergogni d ' un passato ancor troppo recente . Ma l ' uomo riposato ama parlare con lui e udirne il chiacchiericcio e rispondergli a tono e grave ; e l ' armonia di quelle voci è assai dolce ad ascoltare , come d ' un usignuolo che gorgheggi presso un ruscello che mormora . O presso il vecchio grigio mare . Il mare è affaticato dall ' ansia della vita , e si copre di bianche spume , e rantola sulla spiaggia . Ma tra un ' ondata e l ' altra suonano le note dell ' usignuolo ora singultite come un lamento , ora spicciolate come un giubilo , ora punteggiate come una domanda . L ' usignuolo è piccolo , e il mare è grande ; e l ' uno è giovane , e l ' altro è vecchio . Vecchio è l ' aedo , e giovane la sua ode . Väinämöinen è antico , e nuovo il suo canto ( 2 ) . Chi può imaginare , se non vecchio l ' aedo e il bardo ? Vyàsa è invecchiato nella penitenza e sa tutte le cose sacre e profane . Vecchio è Ossian , vecchi molti degli skaldi . L ' aedo è l ' uomo che ha veduto ( oîde ) e perciò sa , e anzi talvolta non vede più ; è il veggente ( aoidós ) che fa apparire il suo canto ( 3 ) . Non l ' età grave impedisce di udire la vocina del bimbo interiore , anzi invita forse e aiuta , mancando l ' altro chiasso intorno , ad ascoltarla nella penombra dell ' anima ( 4 ) . E se gli occhi con cui si mira fuor di noi , non vedono più , ebbene il vecchio vede allora soltanto con quelli occhioni che son dentro di lui , e non ha avanti sé altro che la visione che ebbe da fanciullo e che hanno per solito tutti i fanciulli . E se uno avesse a dipingere Omero , lo dovrebbe figurare vecchio e cieco , condotto per mano da un fanciullino , che parlasse sempre guardando torno torno . Da un fanciullino o da una fanciulla : dal dio o dall ' iddia : dal dio che sementò nei precordi di Femio quelle tante canzoni , o dell ' iddia cui si rivolge il cieco aedo di Achille e di Odisseo ( 5 ) . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - II . Ma il garrulo monello o la vergine vocale erano dentro lui , invisibilmente . Erano la sua medesima fanciullezza , conservata in cuore attraverso la vita , e risorta a ricordare e a cantare dopo il gran rumorio dei sensi . E la sua fanciullezza parlava per ciò più di Achille che d ' Elena , e s ' intratteneva col Ciclope meglio che con Calipso . Non sono gli amori , non sono le donne , per belle e dee che siano , che premono ai fanciulli ; sì le aste bronzee e i carri da guerra e i lunghi viaggi e le grandi traversie . Così codeste cose narrava al vecchio Omero il suo fanciullino , piuttosto che le bellezze della Tindaride e le voluttà della dea della notte e della figlia del sole ( 6 ) . E le narrava col suo proprio linguaggio infantile . Tornava da paesi non forse più lontani che il villaggio che è più vicino ai pastori della montagna ; ma esso ne parlava ad altri fanciulli che non c ' erano stati mai . Ne parlava a lungo , con foga , dicendo i particolari l ' un dopo l ' altro e non tralasciandone uno , nemmeno , per esempio , che le schiappe da bruciare erano senza foglie . Ché tutto a lui pareva nuovo e bello , ciò che vi aveva visto , e nuovo e bello credeva avesse a parere agli uditori . La parola " bello " e " grande " ricorreva a ogni momento nel suo novellare , e sempre egli incastrava nel discorso una nota a cui riconoscere la cosa . Diceva che le navi erano nere , che avevano dipinta la prora , che galleggiavano perché ben bilanciate , che avevano belli attrezzi , bei banchi ; che il mare era di tanti colori , che si moveva sempre , che era salato , che era spumeggiante . I guerrieri ? Portavano i capelli lunghi . I loro caschi ? Avevano creste che si movevano al passo . Le loro aste ? Facevano una lunga ombra . Per non essere frainteso ripeteva il medesimo pensiero con altra forma : diceva " un pochino , mica tanto ! " , " vivere , mica morire ! " , e anche " parlò e disse " , " si adunarono e furono tutti in un luogo " . Non mancava di quelle spiegazioni che chiudono la bocca : " ubbidite , perché ubbidire ... è meglio " " solo devo rimanermene senza dono ? Non sta bene " . La chiarezza non è mai troppa : " I pulcini erano otto , e nove con la madre , che aveva fatti i pulcini " , " Aias , quello più piccolo , non grande come l ' altro , ma molto più piccolo : era piccino ... " . Qualche volta riusciva sublime , ma senza farlo apposta : saltava qualche circostanza , per giungere a ciò che importava più e che era più sensibile . Un divino arciere tirava l ' arco " e per tutto si vedevano cataste accese per bruciare i morti " . Il dio supremo mosse il sopracciglio e scosse i capelli , " e scrollò l ' Olimpo che è così grande " . Sopra tutto , per far capire tutto il suo pensiero , in qualche fatto o spettacolo più nuovo e strano , s ' ingegnava con paragoni tolti da ciò che esso e i suoi uditori avevano più sott ' occhio o nell ' orecchio . E in ciò teneva due modi contrari : ora ricordava un fatto piccolo per farne intendere uno grande , ora uno maggiore per farne vedere uno minore . Così rappresentava un mare agitato che con le grosse onde spumeggianti si getta contro la spiaggia , e strepita e tuona , per dar l ' idea d ' una moltitudine d ' uomini che accorre in un luogo ; e descriveva uno sciame di mosche intorno ai secchielli pieni colmi di latte , per esprimere il confuso e vasto agglomerarsi d ' un esercito di guerrieri . Questo era il suo solo artifizio , se pure si può chiamare artifizio ciò ch ' egli faceva così ingenuamente che spesso la cosa , mediante il suo paragone , riusciva più piccola , sebbene sempre paresse più chiara ; come quando confrontava il fluido parlare di alcuni vecchi savi all ' incessante frinire delle cicale , o la resistenza d ' un grande eroe all ' indifferenza d ' un asino che seguita a empirsi d ' erba nel prato donde i bimbi vogliono cacciarlo a suon di bastonate . No no : il fanciullino del cieco non tanto voleva farsi onore , quanto farsi capire : non esagerava ; perché i fatti che raccontava , gli parevano già assai mirabili così come erano . Ed egli sapeva , né per altro argomento se non perché parevano anche a lui , che mirabili dovevano parere anche agli altri bambini come lui , che erano nell ' anima di tutti i suoi uditori . I quali ora come allora lo ascoltano con maraviglia . E non sarebbe ragionevole , di cose che dopo trenta secoli non si credono più verosimili . Ma dopo pur trenta secoli gli uomini non nascono di trent ' anni , e anche dopo i trent ' anni restano per qualche parte fanciulli . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - III . Ma è veramente in tutti il fanciullo musico ? Che in qualcuno non sia , non vorrei credere né ad altri né a lui stesso : tanta a me parrebbe di lui la miseria e la solitudine . Egli non avrebbe dentro sé quel seno concavo da cui risonare le voci degli altri uomini ; e nulla dell ' anima sua giungerebbe all ' anima dei suoi vicini . Egli non sarebbe unito all ' umanità se non per le catene della legge , le quali o squassasse gravi o portasse leggiere , come uno schiavo o ribelle per la novità o indifferente per la consuetudine . Perché non gli uomini si sentono fratelli tra loro , essi che crescono diversi e diversamente si armano , ma tutti si armano , per la battaglia della vita ; sì i fanciulli che sono in loro , i quali , per ogni poco d ' agio e di tregua che sia data , si corrono incontro , e si abbracciano e giocano . Eppure è chi dice che veramente di generi umani ve ne ha due , e non si scorge che siano due , e che l ' uno attraversa l ' altro , sempre diviso ma sempre indistinto , come una corrente dolce il mare amaro . Vivono persino nelle stessa famiglia , sotto gli occhi della stessa madre , e vivono in apparenza la stessa vita germinata da uguale seme in unico solco ; e questi sono stranieri a quelli , non d ' un solo tratto di cielo e di terra , ma di tutta l ' umanità e di tutta la natura . Essi si chiamano per nome e non si conoscono né si conosceranno mai . Ora se questo è vero , non può avvenire se non per una causa : che gli uni hanno dentro sé l ' eterno fanciullo , e gli altri no , infelici ! Ma io non amo credere a tanta infelicità . In alcuni non pare che egli sia ; alcuni non credono che sia in loro ; e forse è apparenza e credenza falsa . Forse gli uomini aspettano da lui chi sa quali mirabili dimostrazioni e operazioni ; e perché con le vedono , o in altri o in sé , giudicano che egli non ci sia . Ma i segni della sua presenza e gli atti della sua vita sono semplici e umili . Egli è quello , dunque , che ha paura al buio , perché al buio vede o crede di vedere ; quello che alla luce sogna o sembra sognare , ricordando cose non vedute mai ; quello che parla alle bestie , agli alberi , ai sassi , alle nuvole , alle stelle : che popola l ' ombra di fantasmi e il cielo di dei ( 7 ) . Egli è quello che piange e ride senza perché , di cose che sfuggono ai nostri sensi e alla nostra ragione . Egli è quello che nella morte degli esseri amati esce a dire quel particolare puerile che ci fa sciogliere in lacrime , e ci salva ( 8 ) . Egli è quello che nella gioia pazza pronunzia , senza pensarci , la parola grave che ci frena . Egli rende tollerabile la felicità e la sventura , temperandole d ' amaro e di dolce , e facendone due cose ugualmente soavi al ricordo . Egli fa umano l ' amore , perché accarezza esso come sorella ( oh ! Il bisbiglio dei due fanciulli tra un bramire di belve ) , accarezza e consola la bambina che è nella donna . Egli nell ' interno dell ' uomo serio sta ad ascoltare , ammirando , le fiabe e le leggende , e in quello dell ' uomo pacifico fa echeggiare stridule fanfare di trombette e di pive , e in un cantuccio dell ' anima di chi più non crede , vapora d ' incenso l ' altarino che il bimbo ha ancora conservato da allora . Egli ci fa perdere il tempo , quando noi andiamo per i fatti nostri , ché ora vuol vedere la cinciallegra che canta , ora vuol cogliere il fiore che odora , ora vuol toccare la selce che riluce . E ciarla intanto , senza chetarsi mai ; e , senza lui , non solo non vedremmo tante cose a cui non badiamo per solito , ma non potremmo nemmeno pensarle e ridirle , perché egli è l ' Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente . Egli scopre nelle cose le somiglianze e relazioni più ingegnose . Egli adatta il nome della cosa più grande alla più piccola , e al contrario . E a ciò lo spinge meglio stupore che ignoranza , e curiosità meglio che loquacità : Impicciolisce per poter vedere , ingrandisce per poter ammirare . Né il suo linguaggio è imperfetto come di chi non dica la cosa se non a mezzo , ma prodigo anzi , come di chi due pensieri dia per una parola . E a ogni modo dà un segno , un suono , un colore , a cui riconoscere sempre ciò che vide una volta . C ' è dunque chi non ha sentito mai nulla di tutto questo ? Forse il fanciullo tace in voi , professore , perché voi avete troppo cipiglio , e voi non lo udite , o banchiere , tra il vostro invisibile e assiduo conteggio . Fa il broncio in te , o contadino , che zappi e vanghi , e non ti puoi fermare a guardare un poco ; dorme coi pugni chiusi in te , operaio , che devi stare chiuso tutto il giorno nell ' officina piena di fracasso e senza sole . Ma in tutti è , voglio credere . Siano gli operai , i contadini , i banchieri , i professori in una chiesa a una funzione di festa ; si trovino poveri e ricchi , gli esasperati e gli annoiati , in un teatro a una bella musica : ecco tutti i loro fanciullini alla finestra dell ' anima , illuminati da un sorriso o aspersi d ' una lagrima che brillano negli occhi de ' loro ospiti inconsapevoli ; eccoli i fanciullini che si riconoscono , dall ' impannata al balcone dei loro tuguri e palazzi , contemplando un ricordo e un sogno comune . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - IV . Se è in tutti , è anche in me . E io , perché da quando s ' era fanciulli insieme , non ho vissuto una vita cui almeno il dolore , che fu tanto , desse rilievo , non l ' ho perduto quasi mai di vista e di udita . Anzi , non avendo io mutato quei primi miei affetti , chiedo talvolta se io abbia vissuto o no . E io dico sì , perché ivi è più vita dove è meno morte , e altri dice no , perché crede il contrario . Comunque , parlo spesso con lui , come esso parla alcuna volta a me , e gli dico : Fanciullo , che non sai ragionare se non a modo tuo , un modo fanciullesco che si chiama profondo , perché d ' un tratto , senza farci scendere a uno a uno i gradini del pensiero , ci trasporta nell ' abisso della verità ... Oh ! Non credo io che da te vengano , semplice fanciullo , certe filze di sillogismi , sebbene siano esposte in un linguaggio che somiglia al tuo , e disposte secondo ritmi che sono i tuoi ! Forse quei ritmi ce le fanno meglio seguire , quelle filze , e quel linguaggio ce lo fa meglio capire , quel ragionamento ; o forse no , ché l ' uno , abbagliando , ci distrae , e gli altri , cullando , ci astraggono ; sì che il fine del ragionatore non è ottenuto come sarebbe senza quelle immagini e senza quella cadenza . Ma mettiamo che sia : ora il tuo fine non è , credo , mai questo , che si dica : Tu mi hai convinto di cosa che non era nel mio pensiero . E nemmeno quest ' altro : Tu mi hai persuaso a cosa che non era nella mia volontà . Tu non pretendi tanto , o fanciullo . Tu dici che in un tuo modo schietto e semplice cose che vedi e senti in un tuo modo limpido e immediato , e sei pago del tuo dire , quando chi ti ode esclama : anch ' io vedo ora , ora sento ciò che tu dici e che era , certo , anche prima , fuori e dentro di me , e non lo sapeva io affatto o non così bene come ora ! Soltanto questo tu vuoi , seppure qualche cosa vuoi dal diletto in fuori che tu stesso ricavi da quella visione e da quel sentimento . E come potresti aspirare ad operazioni così grandi tu con così piccoli strumenti ? Perché tu non devi lasciarti sedurre da una certa somiglianza che è , per esempio , tra il tuo linguaggio e quello degli oratori . Sì : anch ' essi , gli oratori , ingrandiscono e impiccioliscono ciò che loro piaccia , e adoperano , quando loro piace , una parola che dipinga invece di un ' altra che indichi . Ma la differenza è che essi fanno ciò appunto quando loro piace e di quello che loro piaccia . Tu no , fanciullo : tu dici sempre quello che vedi come lo vedi . Essi lo fanno a malizia ! Tu non sapresti come dire altrimenti ; ed essi dicono altrimenti da quello che sanno che si dice . Tu illumini la cosa , essi abbagliano gli occhi . Tu vuoi che si veda meglio , essi vogliono che non si veda più . Il loro insomma è il linguaggio artifiziato d ' uomini scaltriti , che si propongono di rubare la volontà ad altri uomini non meno scaltriti ; il tuo è il linguaggio nativo di fanciullo ingenuo , che tripudiando o lamentando parli ad altri ingenui fanciulli . Non è così ? ... Fanciullo , dunque , che non ragioni se non a modo tuo , dicendo di quando in quando le sentenze più comuni e più sublimi , più chiare e più inaspettate , tu puoi per altro , in ciò che ti riguarda più da presso , e intendere la mia e dire la tua ragione . Per questo ti parlo con più gravità che io non soglia , e vorrei avere da te una risposta meno ... come ho da dire ? Infantile ? ... poetica , che tu non costumi . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - V . Tu sai che io ti amo , o mio intimo benefattore , o invisibile coppiere del farmaco nepenthès e ácholon , contro il dolore e l ' ira , o trovatore e custode d ' un segreto tesoro di lagrime e sorrisi ! . E sai ancora che io non ti credo , come fanciullo , così irragionevole , né stimo un perditempo l ' ascoltarti quando detti dentro . Oh ! No , molto ci corre . Sebbene qualche volta , a vedere le tiritere isosillabiche e omeoteleute ( non ti spaventare ! è come dire " versi rimati " ) con le quali certi orecchianti vogliono far credere di far l ' arte tua , anch ' io rischio di pensare , come molti , che codesto parlare cadenzato e sonoro non sia naturale né ragionevole . Ma è un momento . Dimentico quelle tiritere , e dico a te che per quel momento mi fissi tra spaurito e malcontento con codesti occhi che vedono con maraviglia ; dico a te : No no : non temere . Tu sei il fanciullo eterno , che vede tutto con maraviglia , tutto come per la prima volta . L ' uomo le cose interne ed esterne , non le vede come le vedi tu : egli sa tanti particolari che tu non sai . Egli ha studiato e ha fatto suo pro degli studi degli altri . Sì che l ' uomo dei nostri tempi sa più che quello dei tempi scorsi , e , a mano a mano che si risale , molto più e sempre più . I primi uomini non sapevano niente ; sapevano quello che sai tu , fanciullo . Certo ti assomigliavano , perché in loro il fanciullo intimo si fondeva , per così dire , con tutto l ' uomo quanto egli era . Maravigliavano essi , con tutto il loro essere indistinto , di tutto ; ché era veramente allora nuovo tutto , né solo per il fanciullo , ma per l ' uomo . Maravigliavano con sentimento misto ora di gioia ora di tristezza ora di speranza ora di timore . Se poi tale commovimento volevano esprimere a sé e ad altri , essi traevano fuori dalla faretra , per dirla con te , certi preziosi e numerosi strali di cui non si doveva far gettito . Pronunziavano essi , i primi uomini , con lentezza uniforme , con misurata gravità , la difficile parola che stupivano volasse e splendesse e sonasse , e fosse loro e diventasse d ' altri , e recasse attorno l ' anima di chi la emetteva dopo la lunga silenziosa meditazione . Oh ! non le gettavano essi come cose vili che soprabbondano , le parole pur mo nate , legate coi più sottili nodi , segnate con le più vive impronte , lavorate coi più ingegnosi nielli ! Ne vedevano essi tutti i pregi , e il peso e il timbro del loro metallo , e il suono col quale in principio rompevano dalle labbra schiudentisi , e quello col quale in fine ronzavano nelle orecchie aperte . Or tu , fanciullo , fai come loro , perché sei come loro . Fai come tutti i bambini i quali non solo , quando sono un po ' sollevati , giocano e saltano con certe loro cantilene ben ritmate , ma quando sono ancora poppanti , e fanno la boschereccia , con misura e cadenza balbettano tra sé e sé le loro file di pa pa e ma ma . E in ciò è ragione perché è natura . Tu sei ancora in presenza del mondo novello , e adoperi a significarlo la novella parola . Il mondo nasce per ognun che nasce al mondo . E in ciò è il mistero della tua essenza e della tua funzione . Tu sei antichissimo , o fanciullo ! E vecchissimo è il mondo che tu vedi nuovamente ! E primitivo il ritmo ( non questo o quello , ma il ritmo in generale ) col quale tu , in certo modo , lo culli o lo danzi ! Come sono stolti quelli che vogliono ribellarsi o all ' una o all ' altra di queste due necessità , che paiono cozzare tra loro : veder nuovo e veder da antico , e dire ciò che non s ' è mai detto e dirlo come sempre si è detto e si dirà ! E si ribellano , gli uni con gli schifi gesti di pedanti : Questa metafora non è in ... ( e qui il nome d ' un poeta a mano a mano più recente ) ; gli altri con pugnaci atteggiamenti di novatori : Questo non è assai inaudito e inaudibile ! Quelli sono in generale vecchi che nella vecchiaia credono riposta ogni autorità ; e questi , giovani che nella giovinezza imaginano insita ogni forza ; più noiosi questi di quelli , perché l ' un vanto è sempre con impertinenza , e l ' altro non è mai senza tristezza , e perché se gli uni non intendono più , per senile sordità , l ' arguto chiacchiericcio del fanciullo , gli altri non lo intendono ancora , per quello schiamazzare che fanno , miseramente orgoglioso , intorno al loro io giovane . E , in verità , giovani non sono , ché d ' essere , se fossero , non si accorgerebbero . D ' essere vecchio uno si accorge sì , qualche volta , e allora si veste , si tinge , grida a giovane . È forse il caso di voi , vecchiastri ? A ogni modo , pace . Sappiate che per la poesia la giovinezza non basta : la fanciullezza ci vuole ! - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - VI . Tu sei savio e mi contento . Non vuoi né ripetere il già detto né trovare l ' indicibile ; non vuoi essere né un ' inutilità né una vanità . Vuoi il nuovo , ma sai che nelle cose è il nuovo , per chi sa vederlo , e non t ' indurrai a trovarlo , affatturando e sofisticando . Il nuovo non s ' inventa : si scopre . Mi contento dunque , a dirla tra noi , vale a dire , tra me ... Ma intendiamoci subito : di ciò non ti attribuisco gran lode , perché non ci vedo gran merito . Come ? Aspetta e sii paziente , ché mi conviene andar per le lunghe . E prima vorrei farti una domanda . Un fine , l ' hai tu ? Fuori , s ' intende , di quello appunto di dire o dittare ? E puoi dirmi , quale ? Ho bisogno di saperlo . Non rispondi ? Pensi ? esiti ? dubiti ? Imagino che codesto fine non sia , per esempio , quello di dare un po ' d ' aiuto , di fornire un poco d ' oro al tuo vecchio ospite , che ne ha tanto bisogno . Imagino , anzi so che tu non conosci altro oro che metaforico , cioè che non si spende . Ridi ? Intendiamoci . So per certo che tu non credi di procacciarmi direttamente un utile materiale , ma sospetto che ti figuri di procacciarmelo indirettamente , aggiungendo non saprei che favore alla mia povera persona e che pregio alle mie umili virtù , sì che l ' industria che sai che esercito , mi profitti qualche cosa più . Ebbene , ti inganneresti . Sappi che è il contrario ; e che è ragionevole che sia il contrario . Tu sei un fanciullo : ora non tutti sanno distinguere te fanciullo da me vecchio , e perché mi sentono e vedono bamboleggiare qualche volta , credono volentieri che io bamboleggi sempre , anche quando lavoro sul serio , per guadagnarmi la vita . Per ciò essi meno apprezzano quei lavori serii , e io minor utile ne ricavo . E hanno torto . Sempre ? Sappi che non hanno torto sempre . Hanno , per esempio , ragione ( né parlo soltanto di me , ma di molti altri ) , quando tra i miei ragionamenti , che non dovrebbero essere se non giusti e chiari , vedono comparire i tuoi sorrisi e le tue grida . Vedi : i passeri sono graziosi uccelli ( anch ' essi : perché no ? ) ; ma nei seminati i contadini non ce li vogliono , per graziosi che siano . Le spadacciole sono bellissimi fiori ; ma tra il grano sarebbe molto meglio che non ce ne fosse . Ma fanno così bel vedere ! Non nego che possano dilettare qualcuno : non dilettano però colui che spera l ' utile di quel grano . Capisci ? Se anche c ' è qualcuno a cui piacciono i tuoi frulli e i tuoi lampeggiamenti in mezzo a un ragionare che avrebbe a essere serio , ai più non può essere che non dispiaccia . E sai che cosa succede ? Questi , trovandoti così fuori di posto , non pensano che tu sia il fanciullo dalla voce argentina , ma credono sentire in te l ' uomo roco , l ' uomo che parla per ingannare : e gridano Retorica ! Ora per evitare tale scambio a te e tale danno a me , non sarebbe male che quando io bado ai fatti miei , tu te ne andassi lontano e dormissi nei profondi boschi d ' Idalia e tra l ' odoroso cespuglio dell ' amaraco . Se tu conoscessi Platone , ti direi che come egli ha ragione nel volere che i poeti facciano mythous e non logous , favole e non ragionamenti , così non ho torto io nel pretendere che i ragionatori facciano logous e non mythous ( 9 ) . Ma pur troppo è difficile trovare chi si contenti di far solo quello che deve . E Platone stesso ... Ma egli era Platone . Tornando a noi , dunque , nessun utile né diretto né indiretto mi viene da te , o fanciullo . Checché tu possa dire , nessuno . Quale invero sarebbe ? Parla ! - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - VII . IL FANCIULLO A te né le gemme né gli ori fornisco , o dolce ospite : è vero ; ma fo che ti bastino i fiori che cogli nel verde sentiero , nel muro , su le umide crepe , su l ' ispida siepe . Non reco al tuo desco lo spicchio fumante di pingue vitella ; ma fo che ti piaccia il radicchio non senza la tua selvastrella , con l ' ovo che a te mattutina cantò la gallina . Per me tu non ari , o poeta , né vigne sassose , né grasse maggesi ; ma dimmi se più di vigne e maggesi s ' allieta quel cupo signore , od il passero garrulo e tu ! Non fragili coppe di Cina , la lampada d ' oro t ' irradia ; ma tu la tua scabra cucina tu ami e la provvida madia ; la fiamma che lustra , tu ami , sui nitidi rami . Non hai che dal ciglio ti penda , né paggio né florida ancella ; ma lieta , ma grata sfaccenda per te la tua dolce sorella ; che cinge il grembiule , e sorride ; lo scinge e s ' asside con te ... E per letto di morte , che a tutti è sì duro e sì grave , che cosa ti serbo , sai tu ? Oh ! Rose per letto di morte , cadute dal pruno : il soave dolore che fu ! - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - VIII . Bene ! Tu hai cantato e detto : hai cantato strofe e detto verità . E mi viene in mente che oltre codeste verità , diremo così , usuali , di cui io ti sono testimone , ci sia sotto il tuo dire una verità più riposta e meno comune , a cui però la coscienza di tutti risponda con subito assenso.Quale? Questa : che la poesia , in quanto è poesia , la poesia senza aggettivo , ha una suprema utilità morale e sociale . E tu non hai mica ragionato , per rivelare a me il tuo fine . Tu hai detto quel che vedi e senti . E dicendo questo , hai forse espresso quale è il fine proprio della poesia . Ora tocca a me ragionarci sopra , Chi ben consideri , comprende che è il sentimento poetico il quale fa pago il pastore della sua capanna , il borghesuccio del suo appartamentino ammobigliato sia pur senza buon gusto ma con molta pazienza e diligenza ; e vai dicendo . O è il contrario ? E il pastore che , parando le pecore , sogna una bottega da avviare nel borgo vicino , e il borghesuccio che fantastica d ' un palazzo in città grande e rumoreggiante , sono , essi sì , poeti fantasiosi e sognatori , e gli altri no ? Già , per me , altro è sentimento poetico , altro è fantasia ; la quale può essere bensì mossa e animata da quel sentimento , ma può anche non essere . Poesia è trovare nelle cose , come ho da dire ? Il loro sorriso e la loro lacrima ; e ciò si fa da due occhi infantili che guardano semplicemente e serenamente di tra l ' oscuro tumulto della nostra anima . A volte , non ravvisando essi nulla di luminoso e di bello nelle cose che li circondano , si chiudono a sognare e a cercare lontano . Ma pur nelle cose vicine era quello che cercavano , e non avervelo trovato , fu difetto , non di poesia nelle cose , ma di vista negli occhi . Direte voi ( non parlo a te , ora , o fanciullo , ma a cotali fanciulloni ) , direte voi che il sentimento poetico abbondi più in chi , torcendo o alzando gli occhi dalla realtà presente , trovi solo belli e degni del suo canto i fiori delle agavi americane , o in chi ammiri e faccia ammirare anche le minime nappine , color gridellino , della pimpinella , sul greppo in cui siede ? E non voglio dire che non abbondi nel primo , quel sentimento , e non si trovi anzi unito ad altre virtù di scienza e di fantasia che lo facciano giustamente ammirabile ; sebbene , come più agevolmente muove , così più presto annoia il suo lettore , e , a ogni modo , poiché le cose assenti , o non viste mai , sono sempre a tutti meravigliose , egli fa come l ' uomo che pretende d ' aver rallegrato con sue novellette l ' uditore che , pure ascoltando , abbia bevuto largamente del vino letificante . Egli è stato , forse , arguto e festevole ; ma chi rallegra con la parola sua schietta , senza bisogno di calici , ha maggior merito . Or dunque intenso il sentimento poetico è di chi trova la poesia in ciò che lo circonda , e in ciò che altri soglia spregiare , non di chi non la trova lì e deve fare sforzi per cercarla altrove . E sommamente benefico è tale sentimento , che pone un soave e leggiero freno all ' instancabile desiderio , il quale ci fa perpetuamente correre con infelice ansia per la via della felicità . Oh ! chi sapesse rafforzarlo in quelli che l ' hanno , fermarlo in quelli che sono per perderlo , insinuarlo in quelli che ne mancano , non farebbe per la vita umana opera più utile di qualunque più ingegnoso trovatore di comodità e medicine ? E non so dire quanto la comunione degli uomini ne sarebbe avvantaggiata ; specialmente in questi tempi in cui la corsa verso l ' impossibile felicità è con tanto fulmineo disprezzo in chi va avanti , con tanta disperata invidia in chi resta addietro . Già in altri tempi vide un Poeta ( io non sono degno nemmeno di pronunziare il tuo santo nome , o Parthenias ! ) , vide rotolare per il vano circolo della passione le quadriglie vertiginose ; e quei tempi erano simili a questi , e balenava all ' orizzonte la conflagrazione del mondo in una guerra di tutti contro tutti e d ' ognuno contro ognuno ; e quel Poeta sentì che sopra le fiere e i mostri aveva ancor più potere la cetra di Orfeo che la clava d ' Ercole . E fece poesia , senza pensare ad altro , senza darsi arie di consigliatore , di ammonitore , di profeta del buono e del mal augurio : cantò , per cantare . E io non so misurare qual fosse l ' effetto del suo canto ; ma grande fu certo , se dura sino ad oggidì , vibrando con dolcezza nelle nostre anime irrequiete . O rimatori di frasi tribunizie , o verseggiatori di teoriche sociali , che escludete dall ' ora presente ogni poesia che non sia la vostra , vale a dire , escludete la POESIA , ditemi : Era o non era al suo posto , nel secolo d ' Augusto , il cantore delle Georgiche ? Sì , non è vero ? Egli insegnava ad amare la vita in cui non fosse lo spettacolo né doloroso della miseria né invidioso della ricchezza : egli voleva abolire la lotta tra le classi e la guerra tra i popoli . Che volete voi , o poeti socialisti , che dite cose tanto diverse e le dite tanto diversamente da lui ? - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - IX . Dei due fraterni poeti Augustei ( ché non si può parlare di Virgilio senza soggiungere Orazio ) voi direte che fu la filosofia che li addusse a quella ragione sana e pia di considerare la società e la vita . E no : fu il fanciullino che li portò per mano , dicendo : Vi dirò io dove è nel tempo stesso la poesia e la virtù . Fu il fanciullino che , se mai , fece che trascegliessero tra le opinioni dei filosofi quelle che confermavano il loro sentimento . Considerate.Catone e Varrone scrissero di agricoltura prima di Virgilio . Erano uomini di molto giudizio e sapere , essi . Per esempio , Catone , suggerendo al pater familias che cosa deve dire e fare , quando si reca alla villa , conclude : " Venda l ' olio , se si vende bene ; il vino , il frumento che avanzi , lo venda . I buoi incaschiti , le fattrici non più buone , così le pecore , la lana , le pelli , un barroccio vecchio , ferramenti vecchi , uno schiavo attempato , uno schiavo ammalazzito , e altra roba che ci sia di troppo , la venda . Un padre di famiglia deve tirare a vendere , non a comprare " ( 10 ) . Quegli schiavi , tra la ferraglia vecchia e l ' altra roba d ' avanzo , a noi fanno un certo senso ; eppure era naturale che si nominassero a quel punto . Varrone in fatti riferisce questa elegante distinzione delle cose con le quali si coltivano i campi : " Altri le dividono in tre generi : strumento vocale , semivocale e muto ; vocale in cui sono gli schiavi , semivocale in cui sono i bovi , muto in cui sono i carri " ( 11 ) . È naturale , s ' intende , che Virgilio scrivendo di proposito sull ' agricoltura , in versi bensì ma non a fantasia , in versi ma dopo aver studiato l ' argomento anche sui libri degli altri , parlasse a ogni momento , oltre che dei plaustri e dei bovi , di quello strumento precipuo della coltivazione che erano gli schiavi . Noi , per esempio , dobbiamo aspettarci che come insegna quale profenda dare , erbe in fiore e biada , al polledro da razza ( 12 ) , e ai manzi in tanto che si domano , non sola erba a frasche di salcio e paleo di palude , ma anche piantine di grano appena nato ( 13 ) ; così ammaestri il buon massaio sul pane e companatico , vino e vestimenta , da fornirsi alla familia . Parlando di olive , è certo che egli penserà al pulmentarium familiae . Catone , gran maestro , dice pure ( 14 ) : " Indolcisci quanto più puoi , di olive caschereccie . Quindi le olive anche buone , da cui non possa uscire che poco olio , indolciscile : e fanne grande risparmio , perché durino il più possibile . Quando le olive saranno mangiate , dà allec e aceto " . Tornava bene , mi pare , discorrere di codeste olive da riporre per gli schiavi , e così anche dei vestimenti ; ché poteva cadere in taglio , a proposito della lana , fare per esempio un ' osservazione di tal genere : " quando a uno schiavo dài una tunica o un pastrano nuovo , prima ritira il vecchio , per farne casacche a toppe ( centones ) " . Insomma queste e simili provvidenze erano buone a mettersi in bei versi con quel tanto garbo del poeta che sa parlare con solennità e gravità di umili cose . Oh ! Sì ! Non ci sono schiavi per Virgilio . Nei suoi poemi non c ' è mai nemmeno la parola servus ; c ' è serva due volte , e a proposito di altri tempi e di altri costumi ( 15 ) : tempi e costumi in cui il poeta vede bensì i re serviti da molti schiavi ; eppur chiama questi famuli e ministri non servi ( 16 ) . Ma i suoi campi , quelli che esso insegnava a coltivare , quelli che arava e seminava con i suoi dolci versi , quelli non hanno gente incatenata e compedita . Il poeta che nella prima delle ecloghe pastorali mette sé in persona d ' uno schiavo liberato , ha proclamato nelle compagne italiche quella parola che con tanta enfasi suona dalla sua bocca di Titiro : LIBERTAS ( 17 ) . Gli agricoli di Virgilio né sono schiavi né mercenari . Essi sono di quelli di cui parla Varrone ( 18 ) , che coltivano la terra da sé , come tanti possidentucci con la loro figliolanza . Questi ha in mente Virgilio , quando esclama che sarebbero tanto felici , se conoscessero la loro felicità , con tanta pace , con tanto fruttato , tra tanto bello , senza il rodio o della miseria o della soverchianza altrui , lavorando alla sua stagione , godendosi la famiglia in casa e le care feste fuori ( 19 ) . Di gente che lavori per altri , nemmeno una traccia . L ' ideale del poeta è quel vecchiettino Cilice , trapiantato dalla sua patria nei dintorni di Taranto . Aveva avuto pochi iugeri di terra non buona né a grano né a prato né a vigna : una grillaia , uno scopiccio . Ebbene il bravo vecchiettino ne aveva fatto un orto , con non solo i suoi cavoli , ma anche gigli e rose , e alberi da frutta , e bugni d ' api , e vivai di piante ( 20 ) . Sì : il poco e il piccolo era il sogno dei due grandi fraterni poeti . Virgilio diceva : Loda la campagna grande , e tienti alla piccina ( 21 ) . E Orazio : Questo era il mio voto : un campicello non tanto grande , con l ' orto , con una fonte , e per giunta un po ' di selvetta ( 22 ) . Chi non dovrebbe preferire la campagna grande alla piccola , quando non toccasse di coltivarla a lui ? Ma ai due poeti , quando erano poeti , non si presentava al pensiero questa considerazione così semplice . A dir meglio , il fanciullo che era in loro , preferiva , come tutti i fanciulli , ciò che è piccolo : il cavallino , la carrozzina , l ' aiolina . Oh ! c ' è chi ha rimproverato a Orazio quest ' amor della mediocrità ! Ma esser poeta della mediocrità , non vuol dire davvero essere poeta mediocre . Il contrario , anzi , è vero . Non ama , chi dice di amare un serraglio di donne . Non è poeta , chi non si fissa in una visione che i suoi occhi possano misurare . E le cose grandi , le cose ricche , le cose sublimi non riescono poetiche , se non sono sentite e dette in persona di chi stupisce avanti loro , perché appunto esso è piccolo , è povero , è umile . Il poeta è il poverello dell ' umanità , spesso anche cieco e vecchio . E se tale non sembra , se anzi è gran signore e giovane e felice , ebbene vuol dire che se è ricco lui , è pauperculus però il fanciullino che è in lui ; cioè si è conservato povero , come a dire fanciullo . Perché poverino è sempre il bimbo , sia pur nato in una culla d ' oro , e tende sempre la mano a tutto e a tutti , come non avesse niente e desidera il boccon di pan duro del suo compagno trito , e vorresse fare il duro lavoro del suo compagno tribolato . Per questo non Virgilio proprio , ma il fanciullo che egli aveva in cuore , non voleva gli schiavi nei campi . Diremo noi che Virgilio attingesse dai libri di qualche filosofo o di qualche profeta questa legge di libertà ? No : egli stesso ne era forse inconsapevole , di questa libertà che proclamava . Era la sua poesia che aboliva la servitù , perché la servitù non era poetica . Non era poetica , e il divino fanciullo che non vede se non ciò che è poetico , non la vedeva . Tanto che noi , se non avessimo dei tempi di Virgilio altro testimone che Virgilio , dovremmo credere che non esistesse allora più questa miseria e vergogna che non è cessata nemmeno ai nostri , di tempi . Oh ! Dovremmo credere che il Cristo non anco nato ispirasse al poeta contadino dell ' Esperia , come il vaticinio del suo avvento , così il presentimento della grande fratellanza umana ! Non c ' è la schiavitù nell ' Italia Virgiliana : nemmeno c ' è il salariato , nemmeno il mezzadro ! - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - X . Così il poeta vero , senza farlo apposta e senza andarsene , portando , per dirla con Dante , il lume dietro , anzi no , dentro , dentro la cara anima portando lo splendore e ardore della lampada che è la poesia ; è , come si dice oggi , socialista , o come si avrebbe a dire , umano . Così la poesia , non ad altro intonata che a poesia , è quella che migliora e rigenera l ' umanità , escludendone , non di proposito il male , ma naturalmente l ' impoetico . Ora si trova a mano a mano che impoetico è ciò che la morale riconosce cattivo e ciò che l ' estetica proclama brutto . Ma di ciò che è cattivo e brutto non giudica , nel nostro caso , il barbato filosofo . È il fanciullo interiore che ne ha schifo . Il quale come narrando le imprese dei suoi eroi , e dicendo tutto di loro , e , oltre le battaglie e i discorsi , anche i pasti e i sonni , e figurando a noi , per esempio , i loro cavalli , e ridicendo che brucavano e sudavano e spumavano , pur non dice mai ( tu vedi che procuro quanto posso , che tu non torca il niffolo ) non dice mai che stallavano ; così della nostra anima non racconta che il buono e della nostra visione non ricorda che il bello . Ché per cantare il male bisogna fare uno sforzo continuo su se stesso , a meno che non si tratti di pazzia . E in questo caso , la pazzia sta appunto in questo , di pensar da buoni e cantar da cattivi . Così , caro fanciullo , hanno gran torto coloro che attribuiscono , per ciò che tu non vedi se non il buono , qualche merito di bontà a colui che ti ospita . Il quale può essere anche un masnadiero , e aver dentro sé un fanciullo che gli canti le delizie della pace e dell ' innocenza , e la casa dove non deve più riposare , e la chiesa dove non sa più pregare . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XI . Il poeta , se è e quando è veramente poeta , cioè tale che significhi solo ciò che il fanciullo detta dentro , riesce perciò ispiratore di buoni e civili costumi , d ' amor patrio e familiare e umano . Quindi la credenza e il fatto , che il suon della cetra adunasse le pietre a far le mura della città , e animasse le piante e ammansasse le fiere della selva primordiale ; e che i cantori guidassero e educassero i popoli . Le pietre , le piante , le fiere , i popoli primi , seguivano la voce dell ' eterno fanciullo , d ' un dio giovinetto , del più piccolo e tenero che fosse nella tribù d ' uomini salvatici . I quali , in verità , s ' ingentilivano contemplando e ascoltando la loro infanzia . Così Omero , in tempi feroci , a noi presenta nel più feroce degli eroi , cioè nel più vero e poetico , in Achille , un tipo di tal perfezione morale , che poté servire di modello a Socrate , quando preferiva al male la morte . Così Virgilio , in tempi più gentili , avendo la mira soltanto al poetico , ci mostra lo spettacolo tanto anticipato , ahimè ! , d ' un ' umanità buona , felice , tutta al lavoro e alle pure gioie dei figli , senza guerre e senza schiavi . Gli uomini , al suo tempo , parrebbe che avessero impetrato , ciò che è ancora il desiderio inadempiuto de ' nostri operai , le otto ore di lavoro per ogni otto di sonno e altre otto di svago . - Oh ! qualche volta presso lui il contadino aggiunge la notte al giorno ! - Sì : ma che dolcezza di lavoro , quella , tra l ' uomo che col pennato fa il capo a spiga a suoi rami di pino , che hanno a essere fiaccole , e la donna che o tesse la tela o schiuma il paiolo cantando ( 23 ) . E nell ' Eneide Virgilio canta guerre e battaglie ; eppure tutto il senso della mirabile epopea è in quel cinguettio mattutino di rondini o passeri , che sveglia Evandro nella sua capanna , là dove avevano da sorgere i palazzi imperiali di Roma ! ( 24 ) Ma Omero , ma Virgilio , non lo facevano apposta . Ma il poeta non deve farlo apposta . Il poeta è poeta , non oratore o predicatore , non filosofo , non istorico , non maestro , non tribuno o demagogo , non uomo di stato o di corte . E nemmeno è , sia con pace del maestro , un artiere che foggi spada e scudi e vomeri ; e nemmeno , con pace di tanti altri , un artista che nielli e ceselli l ' oro che altri gli porga . A costituire il poeta vale infinitamente più il suo sentimento e la sua visione , che il modo col quale agli altri trasmette l ' uno e l ' altra . Egli , anzi , quando li trasmette , pur essendo in cospetto d ' un pubblico , parla piuttosto tra sé , che a quello . Del pubblico , non pare che si accorga . Parla forte ( ma non tanto ! ) più per udir meglio esso , che per farsi intendere da altrui . È , per usare imagini che sono presenti ora al mio spirito , è , sì , per quanto possa spiacere il dirlo , un ortolano ; un ortolano , sì , o un giardiniere , che fa nascere e crescere fiori o cavolfiori . Sapete che cosa non è ? Non è cuoco e non è fiorista , che i cavolfiori serva in bei piatti , con buoni intingoli , che i fiori intrecci in mazzetti o in ghirlandette . Egli non sa se non levare al cavolo qualche foglia marcia o bacata , e legare i fiori alla meglio , con un torchietto che strappa lì per lì a un salcio : come a dire , unisce i suoi pensieri con quel ritmo nativo , che è nell ' anima del bimbo che poppa e del monello che ruzza . Ora il poeta sarà invece un autore di provvidenze civili e sociali ? Senza accorgersene , se mai . Si trova esso tra la folla ; e vede passar le bandiere e sonar le trombe . Getta la sua parola , la quale tutti gli altri , appena esso l ' ha pronunziata , sentono che è quella che avrebbero pronunziata loro . Si trova ancora tra la folla : vede buttare in istrada le masserizie di una famiglia povera . Ed esso dice la parola , che si trova subito piena delle lagrime di tutti . Il poeta è colui che esprime la parola che tutti avevano sulle labbra e che nessuno avrebbe detta . Ma non è lui che sale su una sedia o su un tavolo , ad arringare . Egli non trascina , ma è trascinato ; non persuade , ma è persuaso . Perché pensi alla patria e alla società , bisogna proprio che sia un momento che tutti intorno a lui ci pensino . Se no , è un guaio serio . Quello per la mamma , è il più soave degli affetti . Ma che direste voi d ' uno che facesse la cronaca , giorno per giorno , di sua mamma ? Stamane s ' è levata , cara mamma ! Io l ' ho guardata , povera mamma ! M ' ha dato il caffè e latte , povera cara mamma ! Costui è un imbecille , quando non è uno che finga e abbia bisogno di darsi l ' aria di amare quella che è così facile amare ! Oh ! la madre è malata , la madre è lontana , la madre è morta ! Ecco che allora ci si pensa , alla mamma , e ci si strugge . Oppure la mamma ha una gran consolazione ; e noi siamo più che consolati , e ci sentiamo invasi da un impeto di canto . Così per la patria . Non ci accorgiamo di lei , se non nelle sue feste e nelle sue - nostre ! - disgrazie . E allora prorompe anche dal cuore del fanciullo il grido di gioia e il grido di dolore ; ed è grido che ha subito mille echi . Ma il bambino non è un bambino che s ' impanchi a far lezione quotidiana d ' amor patrio o d ' amor paterno e materno ai suoi fratellini , e anzi ai suoi zii e nonni . Chi pretende che faccia questo , vuole che il vispo fanciullo sia un vecchio noioso ; vuole , insomma , che non esista la poesia . Perché la poesia , costretta a essere poesia sociale , poesia civile , poesia patriottica , intristisce sui libri , avvizzisce nell ' aria chiusa della scuola , e finalmente ammala di retorica , e muore . E noi di questa pseudopoesia ne abbiamo tanta , sin da quando , morto Virgilio , invecchiando Orazio , chiusa la grande rivoluzione che cominciò , si può dire , e finì con la morte di due donne , di Giulia e di Cleopatra , la figlia e l ' amante di Cesare ; ebbene i corvi , quali Pindaro li avrebbe chiamati , si gettarono gracchiando sull ' immenso campo di battaglia , per beccare non occhi di uccisi , ma semi di poesia . E che facevano essi ? Raccontavano un fatto storico , di quelli ultimi : lo condivano con declamazioni , esclamazioni , maledizioni ; e lo mettevano in esametri . Ma anch ' essi capivano che non bastano i versi a far poesia : e perciò incorniciavano la loro storia verseggiata e declamata con una descrizione di alba e un ' altra di tramonto ; e il poema era fatto ( 25 ) . Ecco Giulio Montano . Questi era un poeta come tant ' altri . A ogni tratto inseriva albe e tramonti . Pertanto , poiché un tale s ' era seccato ch ' egli avesse recitato per tutto un giorno , e diceva che non si doveva andare alle sue recite ; Natta Pinario esclamò : " O che io posso essere più condiscendente con lui ? Io sono pronto a starlo a sentire da un ' alba a un tramonto ! " Voleva dire , il buon Natta , che la seccaggine sarebbe durata poco , e che dopo due o tre versi esso poteva andare pei fatti suoi (26).È inutile . Già Orazio ammoniva che non bastavano le descrizioncelle , le digressioncelle , le belle toppe rosse e gialle , per far di prosa poesia ( 27 ) . Bisogna che il fatto storico , se vuol divenir poetico , filtri attraverso la maraviglia e l ' ingenuità della nostra anima fanciulla , se la conserviamo ancora . Bisogna allontanare il fatto vicino allontanandocene noi ( 28 ) . Volete una prova a cui distinguere la poesia dalla pseudopoesia , in siffatto genere storico ? Se la narrazione , che il verseggiatore vi fa , vi commuove meno che la stessa , fatta in prosa , dallo storico e dal cronista , dite pure che il verseggiatore ha tradotto , e male ; non ha poetato . E ha perduto il suo tempo e ha fatto perdere a noi il nostro . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XII . Ma in Italia la pseudopoesia si desidera , si domanda , s ' ingiunge . In Italia noi siamo vittime della storia letteraria ! Per vero , né in Italia soltanto , mi pare che delle lettere si sia ingenerato un concetto falso . Le lettere sono gli strumenti delle idee , e le idee fanno di sé tanti gruppi che si chiamano scienze . Ma noi , fissati sugli strumenti , abbiamo finalmente dimenticato i fini . Siamo agricoltori che non pensano se non alle vanghe e non parlano se non di aratri , e più delle loro bellurie che delle loro utilità . Delle semente , della terra , dei concimi , non ci curiamo più . Quindi avviene che abbiamo , come fisici , filosofi , storici , matematici , così letterati ; modo di dire , come coltivatori di canapa , di viti , di grano e d ' ulivi , così periti di vanghe e d ' aratri , i quali non s ' occupano di altro , e credono che non ci si debba occupar d ' altro , e stimano , io vedo , che la loro sia la più nobile delle occupazioni . E almeno li facessero essi , codesti strumenti : no , li " giudicano " e li " collezionano " . Codest ' ozio noi chiamiamo ora critica e storia letteraria . E ognuno può vedere che ci sono cose molto più utili e belle da fare : cioè coltivare e seminare . Ma c ' è pure , tra le tante branche della letteratura , la poesia che sta a sé , la poesia che comprende in sé tutto ciò che si dice e scrive per diletto , amaro o dolce , suo o altrui . Questa non è rispetto alle scienze quello che lo strumento rispetto al fine . È una coltivazione , poniamo , anch ' essa , ma d ' altro ordine e specie . È , poniamo , la coltivazione , affatto nativa , della psiche primordiale e perenne . Ma noi la mettiamo insieme con l ' altra letteratura " strumentale " , e ne ragioniamo allo stesso modo . La dividiamo per secoli e scuole , la chiamiamo arcadica , romantica , classica , veristica , naturalistica , idealistica , e via dicendo . Affermiamo che progredisce , che decade , che nasce , che muore , che risorge , che rimuore . In verità la poesia è tal maraviglia che se voi fate ora una vera poesia , ella sarà della stessa qualità che una vera poesia di quattromila anni sono . Come mai ? Così : l ' uomo impara a parlare tanto diverso o tanto meglio , di anno in anno , di secolo in secolo , di millennio in millennio ; ma comincia con far gli stessi vagiti e guaiti in tutti i tempi e luoghi . La sostanza psichica è uguale nei fanciulli di tutti i popoli . Un fanciullo è fanciullo allo stesso modo da per tutto . E quindi , né c ' è poesia arcadica , romantica , classica , né poesia italiana , greca , sanscrita ; ma poesia soltanto , soltanto poesia , e ... non poesia . Sì : c ' è la contraffazione , la sofisticazione , l ' imitazione della poesia , e codesta ha tanti nomi . Ci sono persone che fanno il verso agli uccelli , e al fischio sembrano uccelli ; e non sono uccelli , sì uccellatori . Ora io non so dire quanta vanità sia la storia di codesti ozi . Eccola in due parole . Un poeta emette un dolce canto . Per un secolo , o giù di lì , mille altri lo ripetono fiorettandolo e guastandolo ; finché viene a noia . E allora un altro poeta fa risonare un altro bel canto . E per un secolo , o più o meno , mille altri ci fanno su le loro variazioni . Qualche volta il canto iniziale non è né bello né dolce ; e allora peggio che mai ! Ma in Italia , e altrove , non stiamo paghi a questo compendio . Ragioniamo e distinguiamo troppo . Quella scuola era migliore , questa peggiore . A quella bisogna tornare , a questa rinunziare . No : le scuole di poesia sono tutte peggio , e a nessuna bisogna addirsi . Non c ' è poesia che la poesia . Quando poi gli intendenti , perché uno fa , ad esempio , una vera poesia su un gregge di pecore , pronunziano che quel vero poeta è un arcade ; e perché un altro , in una vera poesia , ingrandisce straordinariamente una parvenza , proclamano che quell ' altro vero poeta pecca di secentismo ; ecco gl ' intendenti scioccheggiano e pedanteggiano nello stesso tempo . Qualunque soggetto può essere contemplato , dagli occhi profondi del fanciullo interiore : qualunque tenue cosa può a quelli occhi parere grandissima . Voi dovete soltanto giudicare ( se avete questa mania di giudicare ) se furono quelli occhi che videro ; e lasciar da parte secento e Arcadia . La poesia non si evolve e involve , non cresce o diminuisce ; è una luce o un fuoco che è sempre quella luce e quel fuoco : i quali , quando appariscono , illuminano e scaldano ora come una volta , e in quel modo stesso . Solamente s ' ha a dire che raramente appariscono . Sì : la poesia , detta e scritta , è rara . Proprio rara la poesia pura . Ma c ' è la poesia " applicata " . La poesia " applicata " è dei grandi poemi , dei grandi drammi , dei grandi romanzi . Ora molto ci corre che questi siano tutta poesia . Immaginate che siano un gran mare , ognuno . Nel mare sono le perle ; ma quante ? Ben poche ; però in quale più , in quale meno . Occorre anche dire che in essi poemi , drammi , romanzi , la poesia pura di rado si trova pura . Faccio un esempio . Una di queste perle , nel grande oceano perlifero che è la divina Comedia , diremo la campana della sera : Era già l ' ora che volge il disio ai naviganti , e intenerisce il core lo dì ch ' han detto ai dolci amici addio ; e che lo nuovo peregrin d ' amore punge , se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si muore . In questa rappresentazione , che di più poetiche non se ne può trovare ( Dante ci rappresenta l ' ora in cui ridiveniamo per un momento fanciulli ! ) , il tocco più poetico è l ' ultimo . È l ' ultimo ; sebbene la squilla lontana che piange il giorno che muore , sia di quei tocchi che noi verseggiatori abbiamo fatti tornare a noia , a forza di ripeterli . E così quel suono di squilla può essere stinto e fioco per alcuno , assordato da tanti doppi . Ma tant ' è . Orbene : il poeta ha dovuto mettere , per la necessità dell ' arte , un pochino di lega nel suo oro puro . Quale ? Quel " paia " . L ' ha dovuto mettere , perché egli racconta un sentimento poetico altrui , sebbene anche di sé . E allora ha detto che la squilla pare piangere , non piange veramente . A un tratto il fanciullo ( qui un poco , e molto altrove , molto presso altri ) , il fanciullo a mezza via si riscuote , e par che si vergogni d ' essere fanciullo e di parlar fanciullesco , e si corregge . " Pare , non è , intendiamoci " . Ma caro bimbo , lo sapevamo da noi , che la campana non piange , ma par che pianga : anche però il giorno par che muoia , e non muore ( 29 ) . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XIII . La poesia benefica di per sé , la poesia che di per sé ci fa meglio amare la patria , la famiglia , l ' umanità , è , dunque , la poesia pura , la quale di rado si trova . In Italia poi , che è la mia patria ( non la tua , o fanciullo : tu sei del mondo , non sei d ' ora ma di sempre ) , in Italia è più rara che altrove . Invero non mai da noi fu amata la poesia elementare e spontanea . Come in genere la nostra letteratura , così in ispecie la nostra poesia ha avuto innanzi sé dei modelli . Noi abbiamo specchiato il nostro stile nell ' arte latina , come i latini avevano fatto coi greci . Ciò può aver giovato a dare concretezza e maestà alle nostre scritture ; ma quanto a poesia , ciò l ' ha soffocata ; la poesia non si fa sui libri . Poi amiamo troppo l ' ornamentazione ; e questo gusto lo dimostriamo specialmente in ciò che meno lo comporta : nella poesia . Il fanciullino italico non ruzza che ben vestito e ben pettinato : le noci con le quali fa a filetto , devono essere coperte di carta d ' oro e d ' argento . Noi vogliamo farci sempre onore : invece di badare al giuoco , badiamo a noi : ci stiamo a sentire e ammicchiamo alla nostra ombra . E anche più che a noi , badiamo al pubblico : guardiamo con la coda dell ' occhio i grandi che stanno a vederci ; e così facciamo tutto senza garbo e senza scioltezza . E siccome , particolarmente ai nostri giorni , tutto da noi si fa a concorso e tutto si dà all ' asta e tutto si conclude con la aggiudicazione e la premiazione , così ci proponiamo , più che altro , di sopraffare l ' un l ' altro e di conquistarci con qualche grazietta il favore dei giudici . Nei giochi dei nostri fanciulli , c ' entra per molta parte la gherminella che è cosa da attempati . Sono troppo scaltriti , i nostri fanciulli , e cercano meglio di essere primi , che di esser loro . Perciò la nostra poesia ( per chiamarla così ) è per lo più d ' imitazione , anzi di collezione , e sa di lucerna , non di guazza e d ' erba fresca . Noi studiamo troppo , per poetare ; ed è superfluo aggiungere che , per sapere , studiamo troppo poco . Mettiamo lo studio ove non c ' entra . O come ? Non c ' entra nel poetare lo studio ? Sì , ma diretto al fine , che Dante mostrò . Virgilio , che è lo studio , conduce Dante a Matelda che è l ' arte ; l ' arte in genere e in ispecie . L ' arte di Dante è appunto la poesia . Dunque lo studio condusse Dante alla poesia . Ebbene , Matelda , o la poesia , è nel giardino dell ' innocenza , sceglie cantando fior da fiore , ha gli occhi luminosi , purifica nei fiumi dell ' oblio e della buona volontà . Ossia , il poeta , mercé lo studio , è riuscito a ritrovare la sua fanciullezza , e puro come è , vede bene e sceglie senza alcuna fatica , sceglie cantando , i fiori che pare spuntino avanti i suoi piedi . Io , senza insistere sul valore morale del mito tanto esatto e bello , dico , interpretando il poeta per il rispetto artistico , che lo studio deve essere diretto a togliere più che ad aggiungere : a togliere la tanta ruggine che il tempo ha depositata sulla nostra anima , in modo che torniamo a specchiarci nella limpidezza di prima ; ed essere soli tra noi e noi . Lo studio deve togliere le scorie al puro cristallo che noi troviamo quasi casualmente ; e quel cristallo pur con le scorie val più d ' un vetro che noi dilatiamo e formiamo soffiando . Lo studio deve rifarci ingenui , insomma , tal quale Dante figura sé come avanti Beatrice così rispetto a Matelda ; che se dall ' una è sgridato e fatto piangere e vergognare come fanciullo battuto , dall ' altra è , come bambino che non vuole o non può fare da sé , preso e tuffato nell ' acqua e menato a bere alla fonte . Lo studio deve togliere gli artifizi , e renderci la natura . Così dice Dante . La sua arte è impersonata in Matelda , che è la natura umana primordialmente libera , felice , innocente . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XIV . Ma noi italiani siamo , in fondo , troppo seri e furbi , per essere poeti . Noi imitiamo troppo . E sì , che studiando si deve imparare a far diverso , non lo stesso . Ma noi vogliamo far lo stesso e dare a credere o darci a credere di fare meglio . Perciò sovente ci pare che , incastonando la gemma altrui in un anello nostro , noi abbiamo trovata e magari fatta la gemma ; e più sovente ci imaginiamo che , dorando la statua di bronzo , quella statua non solo sia più bella , ma diventi opera nostra . Noi non gettiamo più il martello contro i blocchi di marmo : ci accontentiamo di pulire e lustrare le statue belle e fatte . Al più al più , noi facciamo l ' arte di Giovanni da Udine : eleganti stucchi : ma non ricordiamo quel che Giovanni disse , mi pare , a Pietro Aretino che ne lo ammirava : Bambocci vogliono essere ! E le scuole ci legano . Le scuole sono fili sottili di ferro , tesi tra i verdi mai della foresta di Matelda : noi , facendo i fiori , temiamo a ogni tratto d ' inciampare e cadere . L ' ho già detto : se uno si abbandona alle delizie della campagna , teme che lo chiamino arcade ; se un altro si vede avanti un ' antitesi , sta un pezzo tra il sì e il no , temendo d ' essere chiamato secentista . Mentre la mandra degli imitatori si butta alla rinfusa dietro qualche ariete maggiore , e tutti si mettono a belare o mugliare a un modo ; sì che in certi tempi pare che gl ' italiani ( giudicandoli da quelli che scrivono in versi ) non abbiano che l ' amica , in certi altri non abbiano che la mamma ; i poeti veri sono pieni del contrario affetto : vogliono cioè non essere imbrancati né nel verismo né nell ' idealismo né nel simbolismo . Queste preoccupazioni li rendono troppo circospetti , troppo irresoluti , troppo sforzati . E Matelda si allontana da loro , facendo echeggiare sempre più lungi il suo dolce salmo che finisce per confondersi con lo stormir delle foglie e col gorgoglio del ruscello , e morire . Ma poi per la poesia vera e propria , a noi manca , o sembra mancare , la lingua . La poesia consiste nella visione d ' un particolare inavvertito , fuori e dentro di noi . Guardate i ragazzi quando si trastullano seri seri . Voi vedete che hanno sempre alle mani cose trovate per terra , nella loro via , che interessano soltanto loro e che perciò sol essi sembrano vedere : chioccioline , ossiccioli , sassetti . Il poeta fa il medesimo . Ma come chiamare questi lapilli ideali , questi cervi volanti della sua anima ? Il nome loro non è fatto , o non è divulgato , o non è comune a tutta la nazione o a tutte le classi del popolo . Pensate ai fiori e agli uccelli , che sono de ' fanciulli la gioia più grande e consueta : che nome hanno ? S ' ha sempre a dire uccelli , sì di quelli che fanno tottavì e sì di quelli che fanno crocro ? Basta dir fiori o fioretti , e aggiungere , magari , vermigli e gialli , e non far distinzione tra un greppo coperto di margherite e un prato gremito di crochi ? Ora se vi provate a dire il nome proprio loro , ecco che il nome di Linneo non va , per cento ragioni , e il nome popolare varia , quando c ' è , da regione a regione , anzi da contado a contado . Se il popolo italiano badasse a queste tali cose , fiori , piante , uccelli , insetti , rettili , che formano per gran parte la poesia della campagna , il nome che esse hanno in una terra , avrebbe finito per prevalere su quello dominante in altre . Ma gl ' italiani abbarbagliati per lo più dallo sfolgorio dell ' elmo di Scipio , non sogliono seguire i tremolii cangianti delle libellule . E così il poeta , se vuol poetare , bisogna che si lasci ogni tanto dire : " E questo che è ? Che vuol dire ? O poeta saccente e seccante ! " E tuttavia così il poeta deve fare , e lasciar dire così , sperando , se non altro , che se ne avvantaggino i poeti futuri , i quali troveranno divulgati tanti nomi prima ignoti e perciò chiamati oscuri . In verità non è egli l ' Adamo che per primo mette i nomi ? Così deve operare , facendo a ogni momento qualche rinunzia d ' amor proprio . Perché l ' arte del poeta è sempre una rinunzia . Ho detto che deve togliere , non aggiungere : e ciò è rinunzia . Deve fare a meno di tanti ghirigori , così facili a farsi , di tante bellurie , così piacevoli alla vista , di tante dorature , che danno tanta idea della propria ricchezza : e questa è rinunzia . Deve lasciar molto greggio e molto imperfetto . Oh ! Come è necessaria l ' imperfezione per essere perfetti ! Lo sapeva anche Marziale che derideva quel Matone che voleva dir tutto belle . Di ' , egli esclama , qualche volta soltanto bene , anche né ben né male , magari male ! La continua eleganza è sommamente stucchevole . È come quel pranzo descritto dal De Amicis nel Marocco , che tutto vi sapeva di pomata . Questa bellezza in tutto e per tutto è totalmente antipoetica ; ché la poesia è ingenuità ; e quel fanciullo , che ogni cosa che fa e dice , la fa con una moina e con una smorfietta , e la dice con parolucce smaccate e dolciate ; che scapaccioni chiama quel fanciullo consapevole della sua fanciulleria ! - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XV . Con tutto questo , che speri tu ? Che fine hai ? Ritorno , come vedi , al primo detto . Essere utile a me ? No , s ' è detto . Recar utile agli altri ? S ' è detto che , se mai , non lo fai apposta : dunque non è il fine tuo , codesto . Dilettar te stesso ? Ecco : se questo fosse il tuo fine , tu chiuderesti dentro te la tua visione , e te la godresti tra te e me , senza quei tanti struggimenti che ci sono per comunicare la visione agli altri . O dunque ? La gloriola ... O povero fanciullo ! Pensa , o fanciullo , quante altre cose potrei fare con maggiore rispondenza a codesto fine . Da condurre un esercito a volare sulla bicicletta , tutto , o quasi tutto , meglio porta alla meta della vittoria e della gloria . Ma poniamo che ci si arrivi anche " sulle ali del canto " . Qual disgrazia sarebbe mettersi in questa via , e per te e per me ! Prima di tutto , ne andrebbe molto tempo . La gloriola vuole mutui uffici . Io devo conversare , e per lettere e a voce , sì con quelli che coltivano medesimi campi , e chieder loro e averne notizie sull ' efficacia d ' un concime che usiamo , e dar loro e riceverne auguri e rallegramenti per un buon raccolto che speriamo d ' avere o abbiamo avuto ; sì con quelli che professano soltanto di fornir le pianticelle , i semi , i concimi chimici , gli strumenti agricoli , a mano e a vapore . Quanto studio , quanta diligenza e pazienza si richiede per siffatta coltivazione ! Bisogna raccattare tutti i cocci , come fanno i contadini , per seminarci e trapiantarci le tante pianticelle ; anche i caldani rotti raccattiamo ; anche quei vasi , dove cresceva il garofano di Geva contadinella . E star sempre lì ad annaffiare , a mondare , a potare ; e sbirciare i vasi del vicino , e struggerci ch ' egli abbia papaveri più grandi e girasoli più vistosi , e buttare a lui il malocchio , e contro il malocchio di lui tener molta ruta , e guardare che non ci si secchi . Ma tu dirai : Anche il tempo si raccatta ! Bene : parliamo d ' altro . Non miete , chi non s ' inchina . Ora , per la gloriola , ci s ' inchina troppo , tanto umile sovente è la pianticella , e ci s ' inchina troppo spesso , tante sono . Voglio dire che la nostra anima ( l ' anima , intendi ! ) si deforma , si fa gobba , come è la schiena dei poveri contadini che s ' inchinano per il grano . E tu devi essere dritta , serena , semplice , o anima mia ! Non c ' è forse sentimento al mondo , nemmeno l ' avidità del guadagno , che sia tanto contrario all ' ingenuità del poeta , quanto questa gola di gloriola , che si risolve in un desiderio di sopraffazione ! Quanto sei preso da questo morbo , tu ( ma tu non c ' entri , allora ) , io , non cerco il poetico , il buono e il bello , ma il sonante e l ' abbagliante . Oh ! non cerco allora i lapilli , i nicchi , i fiori per la mia via , ma veglio inquieto spiando i quaderni altrui , magari leggendo di sulle spalle dello scrittore ciò che egli scrive . Allora io smetto il mio verso , e mi metto a far quello d ' altri : come un merlo noioso che canta , in questo mentre , non le sue arie mattinali di bosco , ma la ritirata : perché , se non per voglia di gloriola , nel suo padrone e forse in lui ? O merlo dal becco giallo , tu hai voluto esser troppo furbo ! Come puoi credere che il tuo " Io ti vedo ! " che risonava tra il cader della guazza , sia peggio di codesto insopportabile " Ritirati cappellon ! " ? Ma è pur vero che " merlo " vuol dire sì furbo e sì il contrario ! O anche , insistiamo troppo su un nostro verso o motivo o vezzo o genere , che sia una volta piaciuto ; e riusciamo stucchevoli ; non basta ; diventiamo falsi . Imitiamo da noi medesimi , col vetro d ' un bicchiere , il diamante puro che una volta trovammo . E sempre , pensando o scrivendo , siamo distratti dalla preoccupazione dell ' effetto : che ne diranno ? Vincerò , con questo , il tale o il tal altro ? E la tua grazia , che non è grazia se non è spontanea , si perde per sempre . Tu non vedi più giusto e limpido ; anzi non guardi più ; seppure , ciò che sarebbe peggio , non guardi , come ho detto , negli altri , e non baratti le vesti e magari l ' anima con altri , che tu veda o creda più pregiati di te ! - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XVI . Non pensare alla gloriola , fanciullo : non è cosa da te . Ella è troppo difficile , o facile , a raggiungersi . Difficile : non ho già detto quanto è raro che t ' intendano ? Tu non fai se non scoprire il nuovo nel vecchio . Gli altri , ossia i tuoi lettori e uditori , che non dovrebbero dire o pensare se non : " Come è vero ! E io non ci avevo pensato " . Ma questo assentimento non ti vien sempre e nemmeno spesso . Gli occhi della gente sono oggi così fissi nell ' ombelico della propria persona , che non hanno visto , si può dire , altro . E perché hanno le luci velate dalla catalessi del loro egoismo , dicono che sei tu oscuro . Puoi , quanto tu voglia , descrivere un mattino , per esempio , in campagna : chi non l ' ha mai veduto sorgere , il sole , né in campagna né in città , non capisce e non approva nulla di ciò che dici . Sei inoltre oscuro , sovente per un ' altra ragione : perché sei chiaro . Sono tanto avvezzi i lettori oggi alle girandole , agli andirivieni , ai viluppi dei pensieri e sentimenti ; perché gli autori , attingendo questi e quelli di sui libri , s ' ingegnano con gli stucchi e gli ori a dar loro un aspetto nuovo , o fanno come le lepri , le quali , per nascondere al cacciatore le loro tracce , si mettono a girare e pestare su esse ; sono i lettori tanto abituati ai misteri o gherminelle degli autori , i quali , troppo comodi , vogliono perpetuamente che s ' intenda dagli altri meglio che da lor si ragioni ; che quando tu dici nel tuo semplice modo le tue semplici cose , ecco che non ti capiscono più . Essi cercano in te quello che non c ' è , e perché non lo trovano , ci rimangono male . E se anche ti capiscono , vale a dire se capiscono che non vuoi dire se non quel che dici , e non sottintendi nulla , e non hai la pretesa , assurda e comune , che il senso , nelle tue cose , ce lo mettano i lettori , allora i più non ti apprezzano . Ai più pare che il bello sia nei fregi e che il poetico sia nella foga oratoria , E infine , quasi tutti , come vuoi che ascoltino lo stormire delle foglie o il gorgoglio del ruscello o il canto dell ' usignuolo o il suono della tua avena , se lì presso la banda del villaggio assorda la campagna coi tromboni e i colpi di gran cassa ? No no , fanciullo . La gloria o gloriola si forma con l ' assenso di molti , e tu non sei udito , ascoltato , approvato , che dai pochi . È vero che tu ti rivolgi a tutti , ma ricordati : non agli uomini proprio , ma ai fanciulli , come te , che sono negli uomini . Ora codesti fanciulli , dato che in nessuno manchino , in pochi però prestano ascolto . E sai quali sono questi pochi ? Sono generalmente poeti . Cioè il loro fanciullo , o ti sta a sentire solo perché anch ' esso canta e vuol sapere se tu canti meglio o peggio di lui , o standoti a sentire finisce con cantare anche lui . E che succede ? Succede che un giorno o l ' altro comincia a fare il tuo verso . Prima fa solo qualche nota , poi qualche battuta , infine tutta la tua canzone . E allora ? Allora diventa tuo imitatore . Ebbene ? Ebbene l ' imitatore è un debitore ; e il debitore , presto o tardi , parlerà male del creditore . E così , anche di quei pochi , molti si sottrarranno dal dir le tue lodi , per assicurar le loro . E la tua gloriola o non nascerà o intisicherà appena nata . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XVII . Ma poi ti sentiresti d ' accettarla codesta gloriola ? Sai com ' ella nasce . Nasce in generale dalla affermazione tua stessa . È pensiero giustissimo del nostro Leopardi : " La via forse più diretta di acquistar fama , è di affermare e con sicurezza e pertinacia , e in quanti più modi è possibile , di averla acquistata (30)." E altrove : " Rara è nel nostro secolo quella persona lodata generalmente , le cui lodi non siano cominciate dalla propria bocca ... Chi vuole innalzarsi , quantunque per virtù vera , dia bando alla modestia (31)." E tu , fanciullo , vorresti che io da una seggiola o da un palco mi mettessi a gridar le tue lodi o affermare la tua fama ? " Questo ragazzo è un ragazzo miracoloso ... noto in tutto il mondo ... " In questo modo la gloriola sarebbe facile . Ma tu no , non vorresti . Eppure gli uomini non crederanno mai che sia grande un merito che non sia tanto grande da vincere persino la modestia di colui che l ' ha . Se la tua modestia è grande , contentati d ' una grandezza assai modesta . Sarai considerato un poeta mediocre , e poiché mediocre non deve essere il poeta , sarai proclamato non poeta . Ovvero tu , non credendo all ' amara considerazione del Leopardi , aspetterai che la tua lode cominci dalle bocche altrui ? Perché questa lode sia tale da crearti una vera fama occorre ch ' ella possa propagarsi per gran numero di persone ; le quali ti loderanno poi a lor volta senza conoscerti , senza averti udito , senza averti letto ! Ti loderanno per " suggestione " . Oh ! il pessimo fatto che sarebbe allora il tuo ! Tutto quel che tu facessi , sarebbe ugualmente lodato : ciò che tu sentissi d ' aver fatto di meglio , sarebbe pareggiato a ciò che tu conoscessi d ' aver fatto di peggio . Persino cosa che non avessi fatto tu , ma comparisse col tuo nome , sarebbe levata alle stelle , e così preferita a quelle che proprio tu avessi fatto e credessi buone e belle ! E che ne faresti di tale gloriola ? Tanto più che bisogna vedere da che ti venne quella lode iniziale , che avviò tutte quell ' altre lodi . Da che ? Da qualche cosa più atta delle altre ad accecare , ad inebriare , a far delirare la gente . Dalla politica , per esempio : dal partito o dalla setta . Badaci , ragazzo . È il fatto di qualcuno che vuol procacciarsi la popolarità mettendo la cannella a una botte , e che tutti bevano . La gran botte è la politica , il vino che ognuno ne beve , è il proprio sentimento che si riscalda alla botte comune : la sbornia generale è la tua gloria ! O gloriola indegna del tuo desiderio ! E poi è amara . Sai che siamo al tempo dei concorsi ; al tempo delle classificazioni e premiazioni . Il divertimento più grande che si diano gli uomini , è quello di giudicare . In Atene fu in altri tempi una consimile mania di seder nell ' Eliéa e deporre le sue pietruzze . Oggi non c ' è più solo qualche pazzo , ma molti ; e non giudicano , in mancanza d altro , i cani e i gatti di casa , ma gli scrittori e i poeti di casa e fuori . Giudicano e classificano : questo è il primo , quello il secondo , l ' altro il terzo , e vai dicendo . Ahimè ! tu fanciullo , fai il tuo discorsino , esprimi un tuo sentimento , esponi il tuo pensiero , mostri un tuo sorriso , versi una tua lagrima , senza riguardarti , senza saperlo , si può dire , senza perché ; al primo venuto , sfogando il cuore , quasi fuori di te : a mezzo le tue parole , al tuo riso , al tuo pianto , ecco senti che il tuo uditore piglia appunti , pesa le frasi che dici , disegna , col pollice , in aria la linea del tuo sorriso , esamina l ' acqua e il cristallo della tua lagrima ; e mormora : " Non c ' è male ! Benino ! Bene ! Benissimo ! Peggio però del tale ! Anche meglio del tal altro ! Primo ! Secondo ! Terzo ! Poeta maggiore ! Poeta minore ! " Certo tu , se non sei un vanarello o un frignone , cancelli il sorriso , ribevi la lagrima , e te ne vai . Forse giuri in quel momento di non andare più da altri , e godere o piangere tra te , un ' altra volta . Ma sei fanciullo , e torni sempre da capo , trovando però ogni volta che per i fanciulli non c ' è più luogo in questo mondo ! Il fatto è che , oltre la noia di quel sentirti sempre paragonato , come se tu facessi un esercizio scolastico , puoi provare anche l ' amarezza d ' essere posposto , con giudizio spiccio o maligno , e anche d ' essere preposto , a tali che tu non ti sogni nemmeno di emulare , a tali a cui tu non pensavi nemmeno , a cui non dovevi , non potevi pensare , assorto come eri nel tuo piacere o nel tuo dolore . Ti paragoneranno con gli altri e anche con te stesso . Ti conteranno gli anni e le rughe agli occhi , e i capelli bianchi , e non vedono l ' ora di dirti che decadi , che rimbecillisci , che muori . Bella carità ! E un bel giorno ti butteranno in un canto , dimenticandosi di te , e a torto . A torto sempre , perché ciò che hai fatto di buono , non deve essere annullato da ciò che poi faccia di men buono ; e perché non può nascere mai un portento tale da far dimenticare quelli che prima di lui trovarono pur una mica di poesia . Sia grande quanto si voglia il poeta che si aggiunge al canone , egli deve sedere su una seggiola , o vogliam dire trono , sola : non ha bisogno di due o di tutte , e che un altro o tutti gli altri si rizzino e se ne vadano . La gloriola non è per te fanciullo ! La poesia pura , quando si legge , fa che il lettore volgare dica : Come si potrebbe far meglio e più ! È vero che codesta è illusione d ' ornatista ... E io penso ai panforti fiorati che sono tanto più belli , e si contemplano così a lungo ; ma finalmente gli ornati si gettano e si mangia il panforte solo . Tuttavia ricordati , anche per via di questo esempio fanciullesco del panforte fiorato , che generalmente si ammira e loda quel che sta sopra , non quello ch ' è sotto . Ricordati che la poesia vera fa battere , se mai , il cuore , non mai le mani . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XVIII . Dunque ... Ma intendo . Tu non aspiri alla gloriola , ma alla gloria ; e così distingui , come se la gloriola fosse tra i vivi , e la gloria dopo morte . Non voglio dirti ( le tue illusioni mi sono care ) , non voglio dirti che dopo morte non sentiremo nulla , di ciò che si dice di noi . Sentirò o almeno sentirai : non rabbuiarti . Ma sentirai belle cose ? Qui sta il punto . Prima di tutto : diranno nulla ? Si ha fretta , ai nostri giorni , di vivere ; e le visite ai camposanti fanno perder tempo . Ci si assorda , ai nostri giorni , con la nostra vita ; e non è possibile udire lo stridio leggiero delle ombre . I morti , ai nostri giorni , non contano più . Un poeta disse che il dì della morte era il dì della lode ; ma il detto , pochi anni dopo che fu detto , non era più vero ; e il Prati stesso lo sa , se nel sepolcro qualcosa si sa ! E questo oblio che preme subito i morti , non è , quanto ai letterati , senza ragione e senza giustizia . Noi letterati vogliamo in vita occupar troppo il mondo di noi . Se stessimo nel nostro angolo , se non ci sbracciassimo tanto nel mezzo della gente , se non vociassimo tanto , non avverrebbe questo compenso di silenzio dopo morte . Dunque , diranno nulla di te ? E se mai , diranno bene e giusto ? O credi che allora sarà cessata la mania della classificazione , l ' artifizio della suggestione , la cecità del partito e della setta ? Vedi : spesso i morti sono disturbati nel loro riposo , e tratti fuori per dare addosso ai vivi . Spessissimo . L ' invidia sai in che forma si esercita per lo più . Tu dài a uno la debita lode in presenza d ' alcuno . Questi conferma breve : poi a lungo si volta a lodare un altro , il quale può essere inferiore o superiore al tuo lodato , ma quasi sempre è morto . Ora tu , fanciullo , vorresti essere disseppellito a questo fine ? Poiché sarai un ' ombra , avresti piacere d ' essere adoperato a far ombra a qualche buon fanciullo saldo , che viva e canti ? Questo non ti piacerebbe : meglio dormire dimenticato . È meglio esser morto tutto , che continuare a comparire avanti i tribunali ad essere giudicato e classificato : tanto più , che i giudici si trasmettono , cursori che stanno eternamente fermi , le fiaccole de ' loro giudizi . Tu non vuoi giudizi : vuoi commozione , vuoi assenso , vuoi amore ; e non per te , ma per la tua poesia . Ebbene morto che tu sia , se la tua voce fu pura , se fu la voce dell ' anima e delle cose , non l ' eco , o più fioca o più forte , d ' altrui voce ; ebbene codesta voce sarà inavvertita , quando non sia dimenticata . In vero se è spesso ripetuta , come forse è ragione , si fonderà col tempo , non so se nel silenzio o rumore circostante : come il cinguettio delle rondini sotto la tua grondaia , che quando è un pezzo che lo senti , non lo senti più ... Tu vuoi parlare ? Aspetta : non ho finito . A ogni modo perché dovrebbe essere altrimenti ? Che cosa fai tu , veramente , che sia degno di lode e di gloria ? Tu ridi , tu piangi : che merito in ciò ? Se credi d ' averci merito , è segno che ridi e piangi apposta : se lo fai apposta , non è poesia la tua : se non è poesia , non hai diritto a lode . Tu scopri , s ' è detto ; non inventi ; e ciò che scopri , c ' era prima di te e ci sarà senza te . Vorresti scriverci il tuo nome su ? Ti adiri , che ti vogliano giudicare e anche premiare per quello che non è se non la tua natura e la tua manifestazione di vita . Dunque che importa a te del nome ? - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XIX . Il fanciullo Il nome ? Il nome ? L ' anima io semino , ciò ch ' è di bianco dentro il nocciolo , che in terra si perde , ma nasce il bell ' albero verde . Non lauro e bronzo voglio ; ma vivere ; e vita è il sangue , fiume che fluttua senz ' altro rumore , che un battito , appena , del cuore . Nei cuori , io voglio , resti un mio palpito , senz ' altro vanto che qual d ' un brivido che trema su l ' acque , fa il sasso che in fondo vi giacque . Nell ' aria , io voglio , resti un mio gemito : se l ' assiuolo geme voglio essere tra i salci del rio anch ' io , nelle tenebre , anch ' io . Se le campane piangono piangono , io nelle opache sere invisibile voglio essere accanto di quella che piange a quel pianto . Io poco voglio ; pur , molto : accendere io su le tombe mute la lampada che irraggi e conforti la veglia dei poveri morti . Io tutto voglio ; pur , nulla : aggiungere un punto ai mondi della Via Lattea , nel cielo infinito ; dar nuova dolcezza al vagito . Voglio la vita mia lasciar ; pendula ad ogni stelo , sopra ogni petalo , come una rugiada ch ' esali dal sonno , e ricada nella nostr ' alba breve . Con l ' iridi di mille stille sue nel sole unico s ' annulla e sublima ... lasciando più vita di prima . - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - XX . Bene ! Dunque riassumo , come uomo serio che sono . La poesia , per ciò stesso che è poesia , senz ' essere poesia morale , civile , patriottica , sociale , giova alla moralità , alla civiltà , alla patria , alla società . Il poeta non deve avere , non ha , altro fine ( non dico di ricchezza , non di gloriola o di gloria ) che quello di riconfondersi nella natura , donde uscì , lasciando in essa un accento , un raggio , un palpito nuovo , eterno , suo . I poeti hanno abbellito agli occhi , alla memoria , al pensiero degli uomini , la terra , il mare , il cielo , l ' amore , il dolore , la virtù ; e gli uomini non sanno il loro nome . Ché i nomi che essi dicono e vantano , sono , sempre o quasi sempre , d ' epigoni , d ' ingegnosi ripetitori , di ripulitori eleganti , quando non siano nomi senza soggetto . Quando fioriva la vera poesia ; quella , voglio dire , che si trova , non si fa , si scopre , non s ' inventa ; si badava alla poesia e non si guardava al poeta ; se era vecchio o giovane , bello o brutto , calvo o capelluto , grasso o magro : dove nato , come cresciuto , quando morto . Siffatte quisquilie intorno alla vita del poeta si cominciarono a narrare a studiare a indagare , quando il poeta stesso volle richiamare sopra sé l ' attenzione e l ' ammirazione che è dovuta soltanto alla poesia . E fu male . E il male ingrossa sempre più . I poeti dei nostri tempi sembrano cercare , invece delle gemme che ho detto , e trovare , quella vanità che è la loro persona . Non codesta quei primi . E tu , o fanciullo , vorresti fare quello che fecero quei primi , col compenso che quei primi n ' ebbero ; compenso che tu reputi grande , perché sebbene non nominati , i veri poeti vivono nelle cose le quali , per noi , fecero essi ( 32 ) . È così ? Sì . - Fine -