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> anno_i:[1910 TO 1940} > anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"BENEDETTO XV"
Miscellanea ,
VENERABILI FRATELLI , SALUTE E APOSTOLICA BENEDIZIONE Non appena per gli inscrutabili consigli della Provvidenza divina , senza alcun Nostro merito , fummo chiamati ad assiderCi sulla Cattedra del Beatissimo Principe degli Apostoli , Noi , ascoltando come diretta alla Nostra Persona quell ' istessa voce che il Nostro Signor Gesù Cristo rivolgeva a Pietro : " Pascola i miei agnelli , pascola le mie pecore " ( Joan . XXI , 15-17 ) , immediatamente rivolgemmo uno sguardo di inesprimibile affetto al gregge che veniva affidato alla Nostra cura : gregge veramente immenso , perché abbraccia , quali per un aspetto , quali per un altro , tutti gli uomini . Tutti , infatti , quanti essi sono , furono liberati dalla servitù del peccato da Gesù Cristo , che per loro offri il prezzo del Suo Sangue ; né v ' ha alcuno che sia escluso dai vantaggi di questa redenzione . Onde può ben dire il Divino Pastore che , mentre una parte dell ' uman genere la tiene di già avventuratamente accolta nell ' ovile della Chiesa , l ' altra Egli ve la sospingerà dolcemente : " Ho anche altre pecore che non sono di questo ovile ; ed occorre che io le porti qui ed ascolteranno la mia voce " ( Joan . X , 16 ) . Lo confessiamo , Venerabili Fratelli : il primo sentimento che abbiamo provato nell ' animo , e che vi fu acceso di sicuro dalla divina bontà , è stato un incredibile palpito di affetto e di desiderio per la salvezza di tutti gli uomini ; e nell ' assumere il Pontificato Noi concepimmo quel medesimo voto che Gesù Cristo espresse già presso a morire sulla Croce : " O padre santo , conservali nel tuo nome , che Tu hai dato a me " ( Joan . XVII , 11 ) . Quindi è che allorquando da questa altezza dell ' apostolica dignità potemmo contemplare con un solo sguardo il corso degli umani avvenimenti , e Ci vedemmo dinanzi la miseranda condizione della civile società , Noi ne provammo davvero un acuto dolore . E come sarebbe potuto accadere , che divenuti Noi Padre di tutti gli uomini , non Ci sentissimo straziare il cuore allo spettacolo che presenta l ' Europa e con essa tutto il mondo , spettacolo il più tetro forse ed il più luttuoso nella storia dei tempi ? Sembrano davvero giunti quei giorni , dei quali Gesù Cristo predisse : " Udirete le battaglie e le opinioni delle battaglie [...] Nascerà infatti gente da gente e regno da regno " ( Matth . XXIV , 6,7 ) . Il tremendo fantasma della guerra domina dappertutto , e non v ' è quasi altro pensiero che occupi ora le menti . Nazioni grandi e fiorentissime sono là sui campi di battaglia . Qual meraviglia per ciò , se ben fornite , come uomo , di quegli orribili mezzi che il progresso dell ' arte militare ha inventati , si azzuffano in gigantesche carneficine ? Nessun limite alle rovine , nessuno alle stragi : ogni giorno la terra ridonda di nuovo sangue e si ricopre di morti e feriti . E chi direbbe che tali genti , l ' una contro l ' altra armate , discendano da uno stesso progenitore , che sian tutte dell ' istessa natura , e parti tutte d ' una medesima società umana ? Chi li ravviserebbe fratelli , figli di un unico Padre , che è nei Cieli ? E intanto , mentre da una parte e dall ' altra si combatte con eserciti sterminati , le nazioni , le famiglie , gli individui gemono nei dolori e nelle miserie , tristi seguaci della guerra : si moltiplica a dismisura , di giorno in giorno , la schiera delle vedove e degli orfani : languiscono , per le interrotte comunicazioni , i commerci , i campi sono abbandonati , sospese le arti , i ricchi nelle angustie , i poveri nello squallore , tutti nel lutto . Commossi da mali così gravi Noi , fin dalla soglia del Sommo Pontificato , ritenemmo Nostro dovere di raccogliere le ultime parole uscite dal labbro del Nostro Predecessore , Pontefice di illustre e così santa memoria , e di dar principio al Nostro Apostolico Ministero col tornare a pronunziarle : e così caldamente scongiurammo e Principi e Governanti affinché , considerando quante mai lagrime e quanto sangue sono stati già versati , s ' affrettassero a ridare ai loro popoli i vitali benefizi della pace . Deh ! Ci conceda Iddio misericordioso che , come all ' apparire del Redentore divino sulla terra , così all ' iniziarsi del Nostro ufficio di Vicario di Lui , risuoni l ' angelica voce annunziatrice di pace : " Pace in terra agli uomini di buona volontà " ( Luc . II , 14 ) . E l ' ascoltino , li preghiamo , l ' ascoltino questa voce coloro che hanno nelle loro mani i destini dei popoli . Altre vie certamente vi sono , vi sono altre maniere , onde i lesi diritti possano avere ragione : a queste , deposte intanto le armi , essi ricorrano , sinceramente animati da retta coscienza e da animi volonterosi . È la carità verso di loro e verso tutte le nazioni che così Ci fa parlare , non già il Nostro interesse . Non permettano dunque che cada nel vuoto la Nostra voce di padre e di amico . Ma non è soltanto l ' attuale sanguinosa guerra che funesti le nazioni e a Noi amareggi e travagli lo spirito . Vi è un ' altra furibonda guerra , che rode le viscere dell ' odierna società : guerra che spaventa ogni persona di buon senso , perché mentre ha accumulato ed accumulerà anche per l ' avvenire tante rovine sulle nazioni , deve anche ritenersi essa medesima la vera origine della presente luttuosissima lotta . Invero , da quando si è lasciato di osservare nell ' ordinamento statale le norme e le pratiche della cristiana saggezza , le quali guarentivano esse sole la stabilità e la quiete delle istituzioni , gli Stati hanno cominciato necessariamente a vacillare nelle loro basi , e ne è seguito nelle idee e nei costumi tale un cambiamento che , se Iddio presto non provvede , sembra già imminente lo sfacelo dell ' umano consorzio . I disordini che scorgiamo , sono questi : la mancanza di mutuo amore fra gli uomini , il disprezzo dell ' autorità , l ' ingiustizia dei rapporti fra le varie classi sociali , il bene materiale fatto unico obbiettivo dell ' attività dell ' uomo , come se non vi fossero altri beni , e molto migliori , da raggiungere . Son questi a Nostro parere i quattro fattori della lotta , che mette così gravemente a soqquadro il mondo . Bisogna dunque diligentemente adoperarsi a torre di mezzo tali disordini , richiamando in vigore i principi del cristianesimo , se si ha veramente intenzione di sedare ogni conflitto e di mettere in assetto la società . Gesù Cristo disceso dal Cielo appunto per questo fine di ripristinare fra gli uomini il regno della pace , rovesciato dall ' odio di Satana , non altro fondamento volle porvi che quello dell ' amore fraterno . Quindi quelle Sue parole tanto spesso ripetute : " Io vi dò un nuovo incarico : di amarvi a vicenda ( Joan . XIII , 34 ) ; questo è il mio precetto , che vi amiate a vicenda ( Joan . XV , 12 ) ; questo vi ordino , di amarvi a vicenda " ( Joan . XV , 17 ) ; quasi che tutta la Sua missione ed il Suo compito si restringessero a far sì che gli uomini si amassero scambievolmente . E quale forza di argomenti non adoperò per condurci a questo amore ? Guardate in alto , ci disse : " Uno solo è infatti il Padre vostro , che è nei Cieli " ( Matth . XXIII , 9 ) . A tutti , senza che per Lui possa per nulla contare la diversità di nazioni , la differenza di lingue , la contrarietà di interessi , a tutti pone sul labbro la stessa preghiera : " Padre nostro , che sei nei Cieli " ( Matth . VI , 9 ) ; ci assicura anzi che questo Padre Celeste , nell ' effondere i suoi benefizi , non fa distinzione neppure di meriti : " Egli fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti " ( Matth . V , 45 ) . Dichiara inoltre che noi siamo tutti fratelli : " Voi tutti poi siete fratelli " ( Matth . XXIII , 8 ) ; e fratelli a Lui stesso : " Perché , tra i molti fratelli , Egli sia il primogenito " ( Rom . VIII , 29 ) . Poi , cosa che vale assaissimo a stimolarci all ' amore fraterno anche verso di quelli che la nativa nostra superbia disprezza , giunse sino ad identificarsi col più meschino degli uomini , nel quale vuole si ravvisi la dignità della sua stessa persona : " Quanto avete fatto ad uno solo di questi miei umilissimi fratelli , lo avete fatto a me " ( Matth . XXV , 40 ) . Che più ? Sul punto di lasciare la vita , pregò intensamente il Padre , affinché tutti coloro che avessero creduto in Lui , fossero per il vincolo della carità una cosa sola fra loro : " Come tu Padre sei in me , io sono in te " ( Joan . XVII , 21 ) . E finalmente , confitto sulla Croce , tutto il Suo Sangue riversò su di noi , onde plasmati quasi e formati in un corpo solo , ci amassimo scambievolmente con la forza di quel medesimo amore che l ' un membro porta all ' altro in uno stesso corpo . Ma , purtroppo , oggigiorno diversamente si comportano gli uomini . Mai forse più di oggi si parlò di umana fratellanza : si pretende anzi , dimenticando le parole del Vangelo e l ' opera di Cristo e della sua Chiesa , che questo zelo di fraternità sia uno dei parti più preziosi della moderna civiltà . La verità però è questa , che mai tanto si disconobbe l ' umana fratellanza quanto ai giorni che corrono . Gli odi di razza sono portati al parossismo ; più che da confini , i popoli sono divisi da rancori : in seno ad una stessa nazione e fra le mura d ' una città medesima ardono di mutuo livore le classi dei cittadini ; e fra gli individui tutto si regola con l ' egoismo , fatto legge suprema . Vedete , Venerabili Fratelli , quanto sia necessario fare ogni sforzo perché la carità di Cristo torni a dominare fra gli uomini . Questo sarà sempre il Nostro obbiettivo e questa l ' impresa speciale del Nostro Pontificato . Questo sia pure , ve ne esortiamo , il vostro studio . Non ci stanchiamo di inculcare negli animi di attuare il detto dell ' Apostolo San Giovanni : " Perché noi ci amiamo l ' un l ' altro " ( Joan . III , 23 ) . Sono belle , per fermo , sono commendevoli le pie istituzioni , di cui abbondano i nostri tempi ; ma allora solo tradurranno un reale vantaggio , quando contribuiranno in qualche modo a fomentare nei cuori l ' amore di Dio e del prossimo ; diversamente non hanno valore , perché " chi non ama rimane nella morte " ( Ibid . 14 ) . Abbiamo detto che un ' altra cagione dello scompiglio sociale consiste in questo , che generalmente non è più rispettata l ' autorità di chi comanda . Imperocché dal giorno che ogni potere umano si volle emancipato da Dio , Creatore e Padrone dell ' universo , e lo si volle originato dalla libera volontà degli uomini , i vincoli intercedenti fra superiori e sudditi si andarono rallentando talmente da sembrare ormai che siano quasi spariti . Uno sfrenato spirito di indipendenza unito ad orgoglio si è a mano a mano infiltrato per ogni dove , non risparmiando neppure la famiglia ove il potere chiarissimamente germina dalla natura ; ed anzi , ciò che è più deplorevole , non sempre si è arrestato alle soglie del Santuario . Di qui il disprezzo delle leggi ; di qui l ' insubordinazione delle masse ; di qui la petulante critica di quanto l ' autorità disponga ; di qui i mille modi escogitati a fin di rendere inefficace la forza del potere ; di qui gli spaventevoli delitti di coloro che , facendo professione di anarchia , non si peritano di attentare così agli averi come alla vita altrui . Di fronte a questa mostruosità del pensare e dell ' agire , deleteria di ogni esistenza sociale , Noi costituiti da Dio custodi della verità , non possiamo non alzare la voce ; e ricordiamo ai popoli quella dottrina che nessun placito umano può mutare : " Non vi è potere se non da Dio : e le cose che sono , sono ordinate da Dio " ( Rom . XIII , 1 ) . Ogni potere adunque che si esercita sulla terra , sia esso di sovrano , sia di autorità subalterne , ha Dio per origine . Dal che San Paolo deduce il dovere di ottemperare , non già in qualsivoglia maniera , ma per coscienza , ai comandi di chi è investito del potere , salvo il caso in cui si oppongano alle leggi divine : " Laonde siate costretti della necessità , non solo per ira , ma anche per coscienza " ( Ibid . 5 ) . E conformemente a questi precetti di San Paolo , insegna pure lo stesso Principe degli Apostoli : " Siate soggetti ad ogni creatura umana per amore di Dio : sia al re perché capo , sia ai comandanti come quelli che sono da lui inviati " ( I Petr . II , 13-14 ) . Dalla qual premessa il medesimo Apostolo delle genti inferisce che chi si ribella alle legittime potestà umane , si ribella a Dio ed incorre nell ' eterna dannazione : " Perciò chi resiste al potere , resiste all ' ordine di Dio . E quelli che resistono , vanno in dannazione " ( Rom . XIII , 2 ) . Rammentino questo i Principi e i Reggitori dei popoli , e vedano se sa sapiente e salutevole consiglio , per i pubblici poteri e per gli Stati , il far divorzio dalla Religione santa di Cristo , che è sostegno così potente delle autorità . Riflettano bene se sia misura di saggia politica il voler sbandita dal pubblico insegnamento la dottrina del Vangelo e della Chiesa . Una funesta esperienza dimostra che ivi l ' autorità umana è disprezzata , donde esula la religione . Succede infatti alle società , quello stesso che accadde al nostro primo padre , dopo aver mancato . Come in lui appena la volontà si fu ribellata a Dio , le passioni si sfrenarono e disconobbero l ' impero della volontà ; cosi , allorquando chi regge i popoli disprezza l ' autorità divina , i popoli a loro volta scherniscono l ' autorità umana . Rimane certo il solito espediente di ricorrere alla violenza per soffocare le ribellioni : ma a che pro ? La violenza opprime i corpi , non trionfa della volontà . Tolto dunque o indebolito il doppio elemento di coesione di ogni corpo sociale , l ' unione cioè dei membri fra loro per la carità vicendevole e l ' unione dei membri stessi col capo per la soggezione all ' autorità , qual meraviglia , o Venerabili Fratelli , che la società odierna ci si presenti divisa come in due grandi armate che fra loro lottano ferocemente e senza posa ? Di fronte a coloro ai quali o concesse fortune o l ' attività propria apportò una qualche abbondanza di beni , stanno i proletari e i lavoratori , accesi d ' odio e d ' invidia , perché mentre partecipano agli stessi costitutivi essenziali , pur non si trovano nella medesima condizione di quelli . Naturalmente , infatuati come sono dagli inganni dei sobillatori , ai cui cenni si mostrano d ' ordinario docilissimi , chi potrebbe loro persuadere come dall ' essere gli uomini uguali per natura , non segua che tutti debbano occupare lo stesso grado nel consorzio sociale , ma che ognuno ha quella posizione che con le sue doti , non contrariate dalle circostanze , si sia procacciata ? Per il che , quando i poveri lottano coi facoltosi , quasi che questi si siano impadroniti d ' una porzione di beni altrui , non soltanto offendono la giustizia e la carità , ma anche la ragione , specialmente perché anch ' essi , se volessero , potrebbero collo sforzo di onorato lavoro riuscire a migliorare la propria condizione . A quali conseguenze , non meno disastrose per gli individui che per la società , meni quest ' odio di classe , è superfluo il dirlo . Tutti vediamo e lamentiamo la frequenza degli scioperi per i quali di subito si produce l ' arresto della vita cittadina e nazionale nelle operazioni più necessarie : parimenti le minacciose sommosse e i tumulti , in cui spesso avviene che si dà mano alle armi e si fa scorrere il sangue . Non vogliamo stare qui a ripetere le ragioni che provano a evidenza l ' assurdità del socialismo e di altri simili errori . Leone XIII , Nostro Predecessore , ne trattò con grande maestria in memorabili Encicliche : e voi , o Venerabili Fratelli , cercate , col vostro abituale interessamento , che quegli autorevoli insegnamenti non cadano mai in dimenticanza , e che anzi nelle associazioni cattoliche , nei congressi , nei discorsi sacri , nella stampa cattolica si insista sempre nell ' illustrarli saggiamente e nell ' inculcarli secondo i bisogni . Ma in particolar modo - non dubitiamo di ripeterlo - con tutti gli argomenti che ci dà il Vangelo e che ci porgono la stessa umana natura e gl ' interessi sì pubblici che privati , studiamoci di esortare tutti gli uomini ad amarsi tra loro fraternamente in virtù del divino precetto sulla carità . L ' amore fraterno non varrà certo a togliere di mezzo la diversità delle condizioni e perciò delle classi . Questo non è possibile , come non è possibile che in un corpo organico tutte le membra abbiano una stessa funzione ed una stessa dignità . Farà non di meno che i più alti si inchinino verso i più umili e li trattino non solo secondo giustizia , come è d ' uopo , ma con benevolenza , con affabilità , con tolleranza : i più umili poi riguardino i più elevati con compiacimento del loro bene e con fiducia nel loro appoggio : a quella maniera appunto che in una stessa famiglia i fratelli più piccoli confidano nell ' aiuto e nella difesa dei più grandi . Se non che , Venerabili Fratelli , quei mali che finora siamo venuti lamentando , hanno ora radice più profonda , a sterpar la quale , se non concorrono gli sforzi di tutti gli onesti , è vano sperare di conseguire l ' oggetto dei nostri voti , vale a dire la tranquillità stabile e durevole negli umani rapporti . Quale sia questa radice l ' insegna l ' Apostolo : " Radice .. di tutti i mali è la cupidigia " ( I Tim . VI , 10 ) . E infatti , se ben si consideri , da questa radice si originano tutti i mali onde al presente è inferma la società . Quando invero con le scuole perverse , ove si plasma il cuore della tenera età malleabile come cera , colla stampa cattiva , che informa le menti delle masse inesperte , e cogli altri mezzi con cui si dirige l ' opinione pubblica , quando , diciamo , si è fatto penetrare negli animi l ' esiziale errore che l ' uomo non deve sperare in uno stato di felicità eterna ; che quaggiù ; proprio quaggiù , può essere felice col godimento delle ricchezze , degli onori , dei piaceri di questa vita , non v ' è da meravigliarsi che tali esseri umani , naturalmente fatti per la felicità , colla stessa violenza onde sono trascinati all ' acquisto di detti beni , respingano da sé qualunque ostacolo che ne li trattenga od impedisca . Giacché poi questi beni non sono divisi ugualmente fra tutti , ed e dovere dell ' autorità sociale d ' impedire che la libertà individuale trasmodi e s ' impadronisca dell ' altrui , di qui nasce l ' odio contro i pubblici poteri , di qui l ' invidia dei diseredati dalla fortuna contro quelli che ne sono favoriti , di qui infine la lotta fra le varie classi cittadine , gli uni per conseguire ad ogni costo e strappare il bene di cui mancano , gli altri per conservare ed accrescere quello che possiedono . Fu in previsione di questo stato di cose che Gesù Cristo Signor Nostro col sublime Sermone della Montagna spiegò a bello studio quali fossero le vere beatitudini dell ' uomo sulla terra , e pose , per così dire , i fondamenti della cristiana filosofia . Quelle massime anche agli avversari della fede apparvero come tesoro incomparabile di sapienza e come la più perfetta teoria della morale religiosa ; e certo tutti convengono nel riconoscere che prima di Cristo , verità assoluta , nulla di pari gravità ed autorità e di tanto alto sentimento fu mai da alcuno inculcato . Or tutto il segreto di questa filosofia sta in ciò che i così detti beni della vita mortale sono semplici parvenze di bene , e che perciò non è col loro godimento che si possa formare la felicità dell ' uomo . Sulla fede dell ' autorità divina , tanto è lungi che le ricchezze , la gloria , il piacere ci arrechino la felicità che , anzi , se vogliamo davvero essere felici , dobbiamo piuttosto , per amore di Dio , rinunziarvi : " Beati i poveri .... Beati voi , che ora piangete ... Beati quando gli uomini vi odieranno e vi separeranno e scacceranno il vostro nome come un male " ( Luc . VI , 20-22 ) . Vale a dire , attraverso i dolori , le sventure , le miserie di questa vita , se com ' è dover nostro , le sopportiamo pazientemente , ci apriamo da noi stessi l ' adito al possesso di quei veri ed imperituri beni " che Dio ha preparato a quelli che lo amano " ( I Cor . II , 9 ) . Ma un così importante insegnamento della fede da molti purtroppo è negletto , e da non pochi è dimenticato del tutto . Tocca a voi , Venerabili Fratelli , di farlo rivivere negli uomini : senza cui l ' uomo , e l ' umana società , non avranno mai pace . Diciamo dunque a quanti sono afflitti o sventurati , di non fermare l ' occhio alla terra , che è luogo di esilio , ma di levarlo al Cielo , al quale siamo diretti : perché " non abbiamo qui una città stabile , ma ne cerchiamo una futura . " ( Hebr . XIII , 13 ) . Ed in mezzo alle avversità colle quali Iddio mette alla prova la loro perseveranza nel servirlo , riflettano sovente quale premio è loro riservato , se da tale cimento usciranno vittoriosi : " Poiché quella che oggi è per noi una momentanea e leggiera tribolazione , forma in noi il peso oltremodo sublime ed eterno della gloria " ( II Cor . IV , 17 ) . Da ultimo l ' adoprarsi con ogni potere e con ogni attività per farli fiorire fra gli uomini la fede nella verità soprannaturale , e contemporaneamente la stima , il desiderio , la speranza dei beni eterni , sia la prima delle vostre missioni , o Venerabili Fratelli , e il principale intento del clero ed anche di tutti quei Nostri figli che , stretti in vari sodalizi , zelano la gloria di Dio e il bene vero della società . Perocché a misura che crescerà negli uomini il sentimento di questa fede , andrà scemando la smania febbrile onde si ricercano i vani beni della terra , e gradatamente andranno sedandosi i moti e le contese sociali . E ora se lasciando da parte la società civile , rivolgiamo il pensiero alla considerazione di ciò che è proprio della Chiesa , vi è , senza dubbio , ragione perché l ' animo Nostro , trafitto da tanta calamità dei tempi , almeno in parte si allieti . Infatti oltre agli argomenti , che si offrono da sé luminosissimi , di quella divina virtù ed indefettibilità di cui gode la Chiesa , non piccola consolazione Ci offrono quei preclari frutti che del suo operoso Pontificato Ci lasciò il Nostro Predecessore , Pio X , dopo aver illustrato l ' Apostolica Sede con gli esempi di una vita tutta santa . Vediamo , infatti , per l ' opera sua , acceso universalmente negli Ecclesiastici lo spirito religioso ; ravvivata la pietà del popolo cristiano ; promosse nelle società cattoliche l ' azione e la disciplina ; dove costituita la sacra gerarchia , dove ampliata ; provveduto per l ' educazione del giovane clero , conforme alla severità dei canoni , e , nella misura del necessario , a seconda della natura dei tempi ; rimosso dall ' insegnamento delle scienze sacre ogni pericolo di temerarie innovazioni ; l ' arte musicale ricondotta a servire degnamente la maestà delle sacre funzioni ed accresciuto il decoro del culto ; il cristianesimo largamente propagato con nuove missioni di banditori del Vangelo . Sono questi , in verità , grandi meriti del Nostro Antecessore verso la Chiesa , meriti dei quali conserveranno i posteri grata memoria . Tuttavia , poiché il campo del padre di famiglia è sempre esposto , così permettendo Iddio , alle male arti del nemico , non avverrà mai che non debbasi esso lavorare perché il fiorire della zizzania non danneggi la buona messe . Pertanto , ritenendo come detto anche a Noi ciò che Dio disse al profeta : " Ecco , e io ti ho posto oggi sulle genti e sui regni , perché tu tolga e distrugga ... perché edifichi e pianti " ( Jer . I , 10 ) , per quanto starà in Noi avremo sempre la massima cura di rimuovere il male e promuovere il bene , fintantoché non piacerà al Pastore dei Pastori di domandarCi conto dell ' esercizio del Nostro mandato . Or dunque , o Venerabili Fratelli , mentre vi rivolgiamo questa prima Lettera Enciclica , ravvisiamo opportuno accennare alcuni dei punti principali a cui abbiamo in animo di dedicare le Nostre speciali cure ; così studiandovi voi di secondare col vostro zelo l ' opera Nostra , anche più sollecitamente si otterranno i desiderati frutti . E innanzi tutto poiché in ogni umana società , qualunque sia stato il motivo della sua formazione , primo coefficiente di ogni operosità collettiva è l ' unione e la concordia degli animi , Noi dovremo rivolgere un ' attenzione specialissima a sopire i dissensi e le discordie tra i cattolici , quali esse si siano , e ad impedire che ne organo altre in avvenire , talché tra i cattolici , uno sia il pensare e uno l ' operare . Ben comprendono i nemici di Dio e della Chiesa che qualsiasi dissidio dei nostri nella propria difesa , segna per essi una vittoria ; laonde usano assai di frequente questo sistema che , allorquando più vedono compatti i cattolici , proprio allora , astutamente gettando tra di loro i semi della discordia , maggiormente si sforzano di romperne la compattezza . Piacesse al Cielo che tale sistema non così spesso avesse avuto l ' esito desiderato , condanno tanto grave per la religione ! Quindi , qualora la legittima autorità imparta qualche comando , a nessuno sia lecito di trasgredirlo , per la ragione che non gli piace ; ma ciascuno sottometta la propria opinione all ' autorità di colui al quale è soggetto , ed a lui obbedisca per debito di coscienza . Parimenti nessun privato , o col pubblicare libri o giornali , ovvero con tenere Pubblici discorsi , si comporti nella Chiesa da maestro . Sanno tutti a chi sia stato affidato da Dio il magistero della Chiesa ; a Lui dunque si lasci libero il campo , affinché parli quando e come crederà opportuno . È dovere degli altri prestare a Lui , quando parla , ossequio devoto , ed ubbidire alla Sua parola . Riguardo poi a quelle cose delle quali - non avendo la Santa Sede pronunziato il proprio giudizio - si possa , salva la Fede e la disciplina , discutere pro e contro , è certamente lecito ad ognuno di dire la propria opinione e di sostenerla . Ma in simili discussioni rifuggasi da ogni eccesso di parole , potendone derivare gravi offese alla carità ; ognuno liberamente difenda la sua opinione , ma lo faccia con garbo , né creda di poter accusare altri di sospetta fede o di mancata disciplina per la semplice ragione che la pensa diversamente da lui . Vogliamo pure che i nostri si guardino da quegli appellativi , di cui si è cominciato a fare uso recentemente per distinguere cattolici da cattolici ; e procurino di evitarli non solo come profane novità di parole , che non corrispondono né alla verità , né alla giustizia , ma anche perché né è ammissibile il più , né il meno : " Questa è la fede cattolica , alla quale chi non crede fedelmente e fermamente non potrà essere salvo " ( Symb . Athanas . ) ; o si professa intero , o punto non si professa . Non vi ha dunque necessità di aggiungere epiteti alla professione del cattolicismo ; basti a ciascuno di dire così : " Cristiano il mio nome , e cattolico il mio cognome " ; soltanto , si studi di essere veramente tale , quale si denomina . Del resto , dai nostri che si sono dedicati al comune vantaggio della causa cattolica , ben altro richiede oggidì la Chiesa che il persistere troppo a lungo in questioni da cui non si trae nessun utile : richiede invece che si sforzino a tutto potere di conservare integra la Fede ed incolume da ogni alito d ' errore , seguendo specialmente le orme di colui che Cristo costituì custode ed interprete della verità . Vi sono oggi pure , e non sono scarsi , coloro i quali , come dice l ' Apostolo : " Stimolati nell ' orecchio , e non . sostenuti da una sana dottrina , ammucchiano le parole dei maestri secondo i propri desideri e dalle verità si sviano e si lasciano convertire dalle parole " ( II Tim . IV , 3 , 4 ) . Infatti tronfi ed imbaldanziti per il grande concetto che hanno dell ' umano pensiero , il quale in verità ha raggiunto , la Dio mercè , incredibili progressi nello studio della natura , alcuni , confidando nel proprio giudizio in ispregio dell ' autorità della Chiesa , giunsero a tal punto di temerità che non esitarono a voler misurare colla loro intelligenza perfino le profondità dei divini misteri e tutte le verità rivelate , e a volerle adattare al gusto dei nostri tempi . Sorsero di conseguenza i mostruosi errori del Modernismo , che il Nostro Predecessore giustamente dichiarò " sintesi di tutte le eresie " condannandolo solennemente . Tale condanna , o Venerabili Fratelli , noi qui rinnoviamo in tutta la sua estensione ; e poiché un così pestifero contagio non e stato ancora del tutto sradicato , ma , sebbene latente , serpeggia tuttora qua e là , Noi esortiamo che guardisi ognuno con cura dal pericolo di contagio ; che ben potrebbe ripetersi di tale peste ciò che di altra cosa disse Giobbe : " È fuoco che divora . fino alla perdizione e che sradica tutti i germi " ( Job . XXXI , 12 ) . Né soltanto desideriamo che i cattolici rifuggano dagli errori dei Modernisti , ma anche dalle tendenze dei medesimi , e dal cosiddetto spirito modernistico ; dal quale chi rimane infetto , subito respinge con nausea tutto ciò che sappia di antico , e si fa avido e cercatore di novità in ogni singola cosa , nel modo di parlare delle cose divine , nella celebrazione del sacro culto , nelle istituzioni cattoliche e perfino nell ' esercizio privato della pietà . Vogliamo dunque che rimanga intatta la nota antica legge : " Nulla si rinnova , se non ciò che è stato , tramandato " ; la quale legge , mentre da una parte deve inviolabilmente osservarsi nelle cose di Fede , deve dall ' altra servire di norma anche in tutto ciò che va soggetto a mutamento ; benché anche in questo valga generalmente la regola : " Non nova , sed noviter " . Ma poiché , o Venerabili Fratelli , ad una aperta professione di fede cattolica e ad una vita ad essa consentanea sogliono gli uomini essere stimolati , più che da altro , dalle fraterne esortazioni e dal mutuo buon esempio , perciò Noi Ci compiacciamo vivamente che sorgano di continuo nuove associazioni cattoliche . E non solo desideriamo che queste fioriscano , ma vogliamo che il loro incremento si giovi della Nostra protezione e del Nostro favore ; e tale incremento non sarà per mancare , purché obbediscano costantemente e fedelmente a quelle prescrizioni che furono o saranno date dalla Sede Apostolica . Tutti coloro pertanto che , iscritti in tali associazioni , tendono le loro forze per Iddio e per la Chiesa , non dimentichino mai il detto della divina Sapienza : " L ' uomo obbediente parlerà di vittoria " ( Prov . XXI , 28 ) ; perché se non obbediranno a Dio con ossequio verso il Capo della Chiesa , essi invano attenderanno l ' aiuto del Cielo e invano altresì lavoreranno . Ma affinché tutte queste cose siano mandate a effetto con quell ' esito che Ci ripromettiamo , voi ben sapete , o Venerabili Fratelli , esser necessaria l ' opera prudente ed assidua di coloro che Cristo Signore ha mandato " operai della sua messe " , cioè del Clero . Perciò comprendete che la vostra cura principale deve essere di applicarvi a santificare sempre più , come esige il sacro stato , il Clero che già avete , ed a formare degnamente per l ' ufficio così venerabile , con la più disciplinata educazione , gli alunni del Santuario . E benché la vostra diligenza non abbia bisogno di stimolo , pure Noi vi esortiamo e vi scongiuriamo a voler adempiere questo dovere colla massima solerzia . Si tratta di cosa che per il bene della Chiesa ha importanza capitale ; ma avendone i Nostri Predecessori di s . m . Leone XIII e Pio X trattato in proposito , non è il caso di aggiungere altri consigli . Solamente bramiamo che quei documenti di così saggi Pontefici , e più specialmente la " Exhortatio ad Clerum " della s . m . di Pio X , mercè le vostre insistenti premure giammai cadano in oblio , ma siamo sempre scrupolosamente osservati . Di una cosa peraltro non vogliamo tacere , ed è il ricordare ai sacerdoti di tutto il mondo , Nostri figli carissimi , l ' assoluta necessità tanto per il vantaggio loro personale , quanto per l ' efficacia del loro ministero , di stare strettamente uniti e pienamente ai propri Vescovi . Purtroppo dallo spirito di insubordinazione e d ' indipendenza che ora regna nel mondo , non tutti , come con dolore accennammo più sopra , sono scevri i ministri del Santuario : né sono rari i Sacri Pastori che trovano angustie e contraddizioni proprio là , donde dovrebbero aspettarsi conforto ed aiuto . Orbene , se alcuno tanto miseramente vien meno ai dovere , rifletta e mediti bene che divina e L ' autorità dei Vescovi , cui lo Spirito Santo ha destinati a reggere la Chiesa di Dio ( Act . XX , 28 ) . Rifletta inoltre che se , come abbiamo visto , resiste a Dio chi resiste a qualsiasi legittima potestà , è assai più irriverente la condotta di coloro che ricusano di ubbidire ai Vescovi , cui Dio ha consacrati con carattere speciale per esercitare il suo divino potere . " Poiché l ' amore - così scriveva il santo martire Ignazio - non permette di tacere di voi , perciò ho pensato ammonirvi di essere unanimi nella sentenza di Dio . Infatti Gesù Cristo , inseparabile dalla nostra vita , lo è per sentenza del Padre , come pure i Vescovi , stabiliti nelle plaghe del mondo , lo sono per sentenza del Padre . Onde a voi occorre convenire nella sentenza del Vescovo " ( In Epist . ad Ephes . , III ) . E la parola di quel martire insigne è stata , a traverso ogni età , la parola di tutti i Padri e Dottori della Chiesa . Si aggiunga che già troppo grave , anche per le difficoltà dei tempi , e il peso che portano i Vescovi , e che più grave è ancora l ' ansietà in che vivono per la responsabilità di custodire il gregge loro affidato : " Essi infatti vigilano come dovessero render conto delle vostre anime " ( Hebr . XIII , 17 ) . Non si deve dunque chiamare crudele chi , con la propria insubordinazione , ne accresce l ' onere e l ' amarezza ? " Perché questo non vi giova " ( Ibid . 17 ) , direbbe a costoro l ' Apostolo , e ciò perché : " La Chiesa è la plebe adunata intorno al sacerdote e il gregge raccolto intorno al pastore " (S.Cypr . Flor . et Pupp . , ep . 66 , al . 69 ) ; donde segue , che non è colla Chiesa chi non è col Vescovo . Ed ora , Venerabili Fratelli , al termine di questa lettera , il Nostro cuore torna colà , donde volemmo prendere le mosse . È la parola di pace che Ci torna sul labbro , per il che , con voti fervidi ed insistenti invochiamo di nuovo , per il bene tanto della società che della Chiesa , la fine dell ' attuale disastrosissima guerra . Per il bene della società affinché , ottenuta che sia la pace , progredisca veramente in ogni ramo del progresso ; per il bene della Chiesa di Gesù Cristo , affinché , non rattenuta da ulteriori impedimenti , continui fin nelle più remote contrade della terra ad apportare agli uomini conforto e salute . Purtroppo da lungo tempo la Chiesa non gode di quella libertà di cui avrebbe bisogno ; e cioè da quando il Suo Capo , il Sommo Pontefice , incominciò a mancare di quel presidio che , per disposizione della divina Provvidenza , aveva ottenuto nel volgere dei secoli per tutela della Sua libertà . La mancanza di tale presidio è venuta a cagionare , cosa d ' altronde inevitabile , un non lieve turbamento in mezzo ai cattolici : coloro difatti che si professano figli del Romano Pontefice , tutti , così i vicini come i lontani , hanno diritto d ' essere assicurati che il loro Padre comune sia veramente libero da ogni umano potere , e libero assolutamente risulti . Al voto pertanto d ' una pronta pace fra le Nazioni Noi congiungiamo anche il desiderio della cessazione dello stato anormale , in cui si trova il Capo della Chiesa , e che nuoce grandemente , per molti rispetti , alla stessa tranquillità del popolo . Contro un tale stato Noi rinnoviamo le proteste che i Nostri Predecessori , indottivi non già da umani interessi , ma dalla santità del dovere , emisero più di una volta ; e le rinnoviamo per le stesse cause , per tutelare cioè i diritti e la dignità della Sede Apostolica . Rimane , o Venerabili Fratelli , che , siccome il cuore dei Principi e di tutti coloro ai quali spetta mettere fine alle atrocità e ai danni che abbiamo ricordati , sta nelle mani di Dio , a Dio supplici leviamo la voce , e , a nome dell ' intera umanità , gridiamo : " Dacci la pace , Signore , nei nostri giorni " . E chi disse di sé : " Io , Signore ... faccio la pace " ( Is . XLV , 6-7 ) , Egli , placato dalle nostre preghiere , voglia quanto prima sedare i flutti tempestosi , dai quali sono agitate la Società civile e la Società religiosa . Ci assista propizia la Beatissima Vergine , Ella che ha generato lo stesso Principe della Pace ; e l ' umile Nostra Persona , il Nostro Pontificale Ministero , la Chiesa , e con essa le anime di tutti gli uomini , redente tutte dal Sangue divino del Suo Figlio , accolga sotto la Sua materna protezione . Auspice dei Celesti doni e pegno della Nostra benevolenza , impartiamo di gran cuore , o Venerabili Fratelli , l ' Apostolica Benedizione a voi , al vostro clero ed al vostro popolo . Dato in Roma , presso San Pietro , il 1° Novembre 1914 , nella festa di Ognissanti , del Nostro Pontificato anno I .
Miscellanea ,
Venerabili Fratelli , salute ed Apostolica Benedizione . I . L ' annuncio della Parola La predicazione prosegue l ' opera della redenzione Avendo Gesù Cristo nostro Signore col morire sull ' altare della Croce compiuta la Redenzione del genere umano , e volendo indurre gli uomini mercè l ' osservanza de ' suoi comandamenti a guadagnarsi la vita eterna , non ricorse ad altro mezzo che alla voce de ' suoi predicatori , commettendo loro di annunziare al mondo le cose necessarie a credere o ad operare per la salute . " Piacque a Dio di salvare i credenti per mezzo della stoltezza della predicazione " ( 1 Cor 1,21 ) . Elesse egli quindi gli apostoli , ed avendo loro infusi con lo Spirito Santo i doni appropriati a sì alto ufficio : " Andate " - disse - " per tutto il mondo e predicate l ' Evangelio " ( Mc 16,15 ) . Ed è questa predicazione appunto che rinnovò la faccia della terra . Poiché se la Fede cristiana convertì le menti degli uomini da molteplici errori alla conoscenza della verità , e le anime loro dall ' indegnità dei vizi all ' eccellenza di ogni virtù , non per altra via le convertì se non per via della predicazione : " La Fede dall ' udito , l ' udito poi per la parola di Cristo " ( Rm 10,17 ) . Laonde , siccome per divina disposizione , sogliono le cose conservarsi per quelle medesime cause che le hanno generate , egli è manifestato essere legge divina che l ' opera dell ' eterna salute si continui per la predicazione della cristiana sapienza ; a buon diritto venir questa annoverata tra le cose di suprema importanza , e meritare perciò tutte le nostre cure e sollecitudini , massime se ci fosse ragion di credere ch ' ella , perdendo in efficacia , fosse in qualche modo venuta meno alla sua nativa integrità . Ed è questo appunto che s ' aggiunge ai tanti mali , che Noi sopra ogni altro affliggono in questi miseri tempi . Se miriamo quanti sono coloro che attendono alla predicazione , li ritroviamo in sì gran numero che forse mai non fu il maggiore . Ma se al tempo stesso consideriamo a che sono ridotti i costumi pubblici e privati e le leggi onde si reggono i popoli , vediamo crescere ogni giorno il disprezzo e la dimenticanza d ' ogni concetto soprannaturale ; vediamo illanguidire il vigore severo della virtù cristiana , con obbrobrioso e rapido ritorno all ' indegnità della vita pagana . Di tanti mali molte certamente e varie sono le cagioni : non si può negare però che purtroppo insufficiente sia il rimedio che i ministri della divina parola vi dovrebbero apportare . Forse che la parola di Dio non è più quella che l ' Apostolo chiamava viva ed efficace e penetrante più d ' una spada a due tagli ? Forse col tempo e coll ' uso la spada s ' è spuntata ? Certo ella è colpa dei ministri , che non sanno maneggiarla , s ' essa perde spesso della sua forza . Né davvero si può dire che gli Apostoli incontrassero tempi migliori dei nostri , come se allora il mondo fosse più docile al Vangelo o meno riottoso alla legge di Dio . Gli è perciò che conscii del dovere che l ' ufficio apostolico c ' impone e mossi dall ' esempio dei due nostri immediati Predecessori , abbiamo creduto , in un affare di tanta importanza , di dover porre ogni diligenza per chiamare la predicazione della divina parola alla norma data da Cristo e dalle leggi ecclesiastiche . II . Cause di inefficacia Non si deve predicare senza mandato Nel che , o Venerabili Fratelli , importa ricercare anzitutto quali siano le cagioni che fanno tralignare dalla retta via . Ora siffatte cagioni possono ridursi a tre : o perché viene commessa la predicazione a chi non si dovrebbe ; o perché non ci si apporta la dovuta intenzione ; o ancora non si predica nel modo che si conviene . Infatti , secondo che insegna il Concilio di Trento , l ' ufficio di predicare spetta ai Vescovi principalmente . E gli Apostoli , ai quali succedettero i Vescovi , quello soprattutto ritennero che loro appartenesse . Così Paolo : " Non mi ha mandato Cristo a battezzare , ma a predicare il Vangelo " ( 1 Cor 1,17 ) . E gli altri Apostoli similmente : " Non è giusto che noi tralasciamo la parola di Dio per servire alle mense " ( At 6,2 ) . Però sebbene quest ' ufficio appartenga ai Vescovi in proprio , tuttavia essendo essi occupati da molti altri pensieri nel governo delle loro Chiese , né potendo perciò sempre né in ogni caso adempirlo di per sé , è necessario che vi soddisfacciano anche per mezzo di altri . Laonde chiunque , oltre i Vescovi , esercita quest ' ufficio , lo esercita senza dubbio come un incarico episcopale . Questo adunque rimanga anzitutto bene stabilito : a nessuno essere lecito d ' intraprendere da sé l ' ufficio di predicare , essere anzi a ciò necessaria la legittima missione , che nessuno può dare , dal Vescovo in fuori : " Quomodo praedicabunt nisi mittantur ? Come predicheranno se non sono mandati ? " ( Rm 10,15 ) . Quindi mandati furono gli Apostoli , e mandati da Colui che è Pastore supremo e Vescovo delle anime nostre ( cf 1 Pt 2,25 ) , mandati i settantadue discepoli ; e lo stesso Paolo , quantunque costituito già da Cristo vaso di elezione per portare il nome di lui dinanzi alle genti ed ai re ( cf At 9,15 ) , non iniziò il suo apostolato fino a quando i seniori , ubbidendo al comando dello Spirito Santo : " Mettetemi da parte Saulo per l ' impresa " ( del Vangelo ) ( At 13,2 ) , impostegli le mani , non lo licenziarono . La qual cosa nei primi tempi della Chiesa fu consuetudine costante . Tanto che tutti , anche i più insigni nel semplice ordine sacerdotale , come Origene , e quelli che dappoi furono innalzati alla dignità episcopale , come Cirillo di Gerusalemme e gli altri antichi Dottori della Chiesa , tutti , autorizzati ciascuno dal proprio vescovo , intrapresero l ' opera della predicazione . Oggi all ' incontro , o Venerabili Fratelli , si direbbe sia invalsa un ' usanza ben differente . Non sono rari , tra i sacri oratori , tali di cui si potrebbe ripetere con verità quello onde si lagna Iddio presso Geremia : " Io non li avevo mandati quei profeti , eppure correvano da sé " ( Ger 23,21 ) . Basta infatti che alcuno o per naturale inclinazione o per altro motivo qualunque s ' invogli di darsi al ministero della parola , perché facilmente gli si apra l ' accesso al pergamo , quasi palestra da esercitarvisi ognuno a suo talento . Tocca dunque a voi , o Venerabili Fratelli , riparare a tanto disordine ; e poiché ben sapete come dovrete un giorno rendere conto a Dio ed alla Chiesa del pascolo che avrete fornito alle vostre greggi , non vogliate permettere che alcuno , senza il vostro consenso , s ' introduca nell ' ovile e quivi a suo piacimento pasca le pecorelle di Cristo . Nessuno pertanto nelle vostre diocesi d ' ora innanzi dovrà predicare se non sia stato da voi stessi chiamato ed approvato . Vorremmo perciò , su questo proposito , che con ogni vigilanza consideriate a quali persone affidate incarico così santo e rilevante . Il decreto del Concilio Tridentino infatti questo solo permette ai Vescovi , che scelgano uomini idonei , cioè dire che siano capaci di adempiere salutarmente il dovere della predicazione . Salutarmente , dice - notate bene la parola che esprime la norma in questo affare - non dice con eloquenza , non già con plauso degli uditori , ma con frutto delle anime , che è il fine proprio del ministero della divina parola . Che se desiderate intendere da Noi anche più precisamente quali veramente si debbano reputare idonei , diremo senz ' altro che sono quelli appunto ne ' quali riscontrate i segni della vocazione divina . Imperocché quei requisiti stessi che si domandano acciocché alcuno sia ammesso al sacerdozio : " Nessuno si appropria da sé tale onore ma chi è chiamato da Dio " ( Eb 5,4 ) , sono pure necessari perché egli sia giudicato atto alla predicazione . Chi può essere ammesso a predicare Vocazione questa non difficile ad intendere . Poiché allorquando Cristo , Maestro e Signor nostro , stava per salire al cielo , non disse già agli Apostoli che , spargendosi pel mondo , subito principiassero a predicare , ma " trattenetevi in città sino a tanto che siate rivestiti di virtù dall ' alto " ( Lc 24,4 ) . Sicché questo è l ' indizio d ' essere alcuno da Dio chiamato a tale ufficio , s ' egli sia dall ' alto rivestito di virtù . Il che come sia , Venerabili Fratelli , lo possiamo raccogliere dall ' esempio degli Apostoli , tostoché ricevettero virtù dal cielo . Era su di loro disceso appena lo Spirito Santo , che lasciando stare i mirabili carismi loro conferiti essi , di rozzi e fiacchi uomini che erano , ad un tratto diventarono dotti e perfetti . Così se un sacerdote sia fornito di conveniente dottrina e di virtù purché egli abbia tanto in doni di natura da non tentare Iddio giustamente si potrà giudicarlo chiamato al ministero della predicazione , né vi sarà ragione che il Vescovo non lo possa ammettere . Ed è quello stesso che intende il Concilio di Trento , quando stabilisce che il Vescovo non permetta di predicare ad alcuno che non sia ben provato per costumi e per dottrina . E ' quindi dovere del Vescovo assicurarsi per via di lunga ed accurata esperienza quanta sia la scienza e la virtù di coloro , ch ' egli pensa d ' incaricare dell ' ufficio di predicare . E s ' egli in ciò si dimostrasse troppo facile e trascurato , mancherebbe ad un suo gravissimo dovere , e sul suo capo ricadrebbe la colpa e degli errori profferiti dal predicatore ignorante e dello scandalo e mal esempio del malvagio . Ma per facilitarvi l ' adempimento dell ' obbligo vostro in questo genere , o Venerabili Fratelli , ordiniamo che d ' ora innanzi tutti coloro che domandano la facoltà di predicare abbiano a sostenere un doppio e severo giudizio , dei costumi e della scienza loro , così appunto come si suole per la facoltà di ascoltare le confessioni . E chiunque o per l ' uno o per l ' altro conto sia ritrovato manchevole , senza nessun riguardo , come inetto venga escluso da tale ufficio . Lo esige la dignità vostra , perché , come abbiamo detto , i predicatori fanno le vostre veci : lo esige il bene della santa Chiesa , nella quale , se altri mai dev ' essere sale della terra e luce del mondo , ciò spetta a colui che è occupato nel ministero della parola ( Mt 5,13.14 ) . Il fine e le forme della predicazione Ben considerate queste cose , può sembrare superfluo il procedere a spiegare qual debba essere il fine e il modo della sacra predicazione . Giacché ove la scelta dei sacri oratori si faccia secondo la mentovata regola , che dubbio c ' è che quelli , i quali sono adorni delle richieste qualità , si proporranno nel predicare una degna causa e si atterranno a una degna maniera ? Tuttavia giova lumeggiare questi due capi , affinché tanto meglio apparisca perché mai talvolta venga a mancare in alcuni l ' ideale del buon predicatore . Che cosa i predicatori nell ' adempiere al loro ufficio abbiano da avere innanzi agli occhi , si rileva da questo , che essi possono e debbono dire di sé quel di San Paolo : " Facciamo le veci di ambasciatori per Cristo " ( 2 Cor 5,20 ) . Se dunque sono ambasciatori di Cristo , nel compiere la loro ambasceria debbono volere quello stesso che Cristo intese nel darla loro : anzi quello che egli stesso si propose , mentre visse sulla terra . Giacché gli Apostoli , e dopo gli Apostoli i predicatori , non ebbero missione diversa da quella di Cristo : " Come mandò me il Padre , anch ' io mando voi " ( Gv 20,21 ) . E sappiamo per che cosa Cristo discese dal cielo , avendo egli apertamente dichiarato : " Io a questo fine son venuto nel mondo , di rendere testimonianza alla verità " ( Gv 18,37 ) . " Io son venuto perché abbiano vita " ( Gv 10,10 ) . Quelli dunque che esercitano la sacra predicazione debbono mirare all ' una e all ' altra cosa , cioè a diffondere la verità da Dio rivelata , e a destare ed alimentare la vita soprannaturale in coloro che li ascoltano ; in una parola , a promuovere la gloria di Dio , coll ' attendere alla salute delle anime . Laonde , come a torto si direbbe medico chi non esercitò la medicina , o maestro di un ' arte qualsiasi chi quell ' arte non insegni , così chi predicando non si cura di condurre gli uomini a una più piena cognizione di Dio e sulla via dell ' eterna salute , potremo dirlo un vano declamatore , non un predicatore evangelico . E così non ve ne fossero di siffatti declamatori ! Intenzioni dei falsi predicatori E che cosa è poi quello da cui si lasciano soprattutto trasportare ? Alcuni dalla cupidigia della gloria umana , per soddisfare alla quale " si studiano di dir cose più alte che adatte , ingenerando nelle deboli intelligenze stupore di sé , non operando la loro salute . Si vergognano di dir cose umili e piane , per non sembrar di saper solo queste ... Si vergognano di allattare i pargoli " . E mentre il Signore Gesù dall ' umiltà degli uditori voleva s ' intendesse essere egli colui che si aspettava : " Si annunzia ai poveri il Vangelo " ( Mt 2,5 ) , quanto non brigano costoro per acquistarsi rinomanza dalla predicazione nelle grandi città e sui pulpiti primarii ? E poiché nelle cose rivelate da Dio ve n ' ha di quelle che spaventano la debolezza della corrotta natura umana , e che per ciò non sono adatte ad adunare moltitudini , da esse cautamente si astengono e prendono a trattare argomenti ne ' quali , salvo la natura del luogo , niente v ' ha di sacro . E non raro avviene , che nel trattar di verità eterne discendono alla politica , massime se qualche cosa di questo genere occupi fortemente gli animi degli uditori . Questo solo sembra essere il loro studio , di piacere agli uditori e imitar quelli che San Paolo dice lusingatori delle orecchie ( 2 Tm 9,3 ) . Di qui quel gesto non pacato e grave , ma da scena e da comizio ; di qui quelle patetiche modulazioni di voci o tragiche impetuosità ; di qui quel modo di parlare proprio dei giornali ; di qui quella copia di sentenze attinte dagli scrittori empii ed acattolici , non dalle divine Lettere né dai Santi Padri ; di qui finalmente quella vertiginosità di parola che nei più d ' essi si riscontra e che serve sì a ottundere le orecchie e a far stupire gli uditori , ma che non reca ad essi niente di buono da riportare a casa . Ora è incredibile di che inganno siano vittime cotali predicatori . Conseguano pure quel plauso degli stolti che essi cercano con tanta fatica e non senza profanazione : ma vale la spesa , quando con ciò essi vanno incontro al biasimo degli uomini savii , e , quel che è peggio , al tremendo giudizio severissimo di Cristo ? Se non che , Venerabili Fratelli , non tutti i predicatori che si allontanano dalle buone regole cercano , nel predicare , unicamente gli applausi . Il più delle volte quelli che si procurano siffatte manifestazioni lo fanno per giovarsene ad altro scopo anche meno onesto . Giacché dimenticando il detto di San Gregorio : " Il sacerdote non predica per mangiare , ma perciò deve mangiare perché predichi " , non sono rari coloro i quali , sentendo di non esser fatti per altri uffici , dove vivere con decoro , si sono dati alla predicazione , non per esercitare debitamente questo santissimo ministero , ma per fare i loro interessi . Vediamo quindi tutte le sollecitudini di costoro essere volte non a cercare dove si possa sperare un maggior frutto nelle anime , ma dove predicando v ' è da guadagnare di più . Ora da uomini siffatti non potendosi aspettar altro che danno e disonore per la Chiesa , dovete , Venerabili Fratelli , vigilare con ogni diligenza affinché , scoprendo qualcuno che faccia servire la predicazione alla sua vanità o all ' interesse , lo rimoviate senza indugio dall ' ufficio di predicare . Giacché chi non si perita di profanare cosa sì santa , non avrà certo ritegno di discendere ad ogni bassezza , spargendo una macchia d ' ignominia non solo sopra di sé , ma anche sullo stesso sacro ministero , che così indegnamente egli compie . E dovrà usarsi la stessa severità contro coloro che non predicano come si deve , per aver trascurati i necessarii requisiti a compiere bene questo ministero . E quali siano questi , lo insegna coll ' esempio suo colui che dalla Chiesa fu denominato il Predicatore della verità , Paolo Apostolo ; ed oh se , per beneficio di Dio , avessimo molto maggior numero di predicatori simili a lui ! III . Condizioni per predicare La scienza necessaria La prima cosa dunque che apprendiamo da San Paolo si è con che preparazione e dottrina egli intraprese a predicare . Né qui intendiamo degli studii ai quali egli aveva diligentemente atteso sotto il magistero di Gamaliele . Giacché la scienza in lui infusa per rivelazione , oscurava e quasi sopraffaceva quella che egli da sé si era procacciata : benché anche questa non gli giovò poco , come dalle sue Lettere si ricava . La scienza è affatto necessaria al predicatore , come dicemmo ; della cui luce chi è privo facilmente erra , secondo la verissima sentenza del Concilio Lateranense IV : " L ' ignoranza è la madre di tutti gli errori " . Tuttavia ciò non vuole intendersi di qualsiasi scienza , ma di quella che è propria del sacerdote e che si restringe , per dir tutto in poco , alla cognizione di sé , di Dio e dei doveri : di sé , diciamo , perché ognuno metta da parte i propri vantaggi ; di Dio , perché conduca tutti a conoscerlo e ad amarlo ; dei doveri , perché li osservi e insegni ad osservarli . La scienze delle altre cose , se manchi questa , gonfia e nulla giova . Disponibilità senza condizioni Ma vediamo qual fu nell ' Apostolo la preparazione interiore . Nel che tre cose debbono massimamente tenersi sotto gli occhi . La prima , che San Paolo si abbandonò tutto alla divina volontà . Non appena infatti , mentr ' era in cammino verso Damasco , fu tocco dalla virtù del Signore Gesù , egli proruppe in quella esclamazione , degna d ' un Apostolo : " Signore , che vuoi tu che io faccia ? " ( At 9,6 ) . Per amor di Cristo , cominciò subito ad essergli indifferente , come gli fu poi sempre in appresso , il lavorare e il riposare , la penuria e l ' abbondanza , la lode e il disprezzo , il vivere e il morire . Non è da dubitare che perciò egli profittasse tanto nell ' apostolato , perché si sottomise con pieno ossequio alla volontà di Dio . Al modo stesso quindi innanzi tutto serva a Dio ogni predicatore che s ' affatica alla salute delle anime : in maniera che non si dia alcun pensiero degli uditori , del successo , dei frutti , che sarà per avere : che cerchi , infine , non sé , ma Dio solo . Questo studio poi così grande di prestare ossequio a Dio richiede un animo sì disposto a patire , che non si sottragga a nessuna fatica o incommodo . La qual cosa in Paolo fu insigne . Giacché avendo il Signore detto di lui : " Io gli farò vedere quanto debba egli patire per il nome mio " ( At 9,16 ) , egli da allora abbracciò tutti i travagli sì volenterosamente da scrivere : " Sono inondato dall ' allegrezza in mezzo a tutte le nostre tribolazioni " ( 2 Cor 7,4 ) . Ora questa tolleranza della fatica se nel predicatore sia segnalata , purificandolo da quel che in lui v ' è di umano , e conciliandogli la grazia di Dio necessaria per far frutto , è incredibile quanto renda commendevole la sua opera agli occhi del popolo cristiano . Al contrario poco riescono a muover gli animi , quelli che dovunque vanno , cercano comodità più del giusto , e fuori delle loro prediche , non toccano quasi altro del sacro ministero ; sì da apparire che essi badino più alla propria sanità , che al vantaggio delle anime . In terzo luogo finalmente dall ' Apostolo s ' impara che al predicatore è necessario quello che si dice lo spirito di orazione : egli infatti come prima fu chiamato all ' apostolato , cominciò a pregar Dio : " Ei già fa orazione " ( At 9,11 ) . E la ragione è perché non coll ' abbondanza del dire , né col discutere sottilmente o col caldamente perorare si ottiene la salute delle anime : un predicatore che si fermi qui non è altro che " un bronzo sonante o un cembalo squillante " ( 1 Cor 13,1 ) . Ciò che dà vigore alle parole dell ' uomo e le fa mirabilmente efficaci a salute , è la divina grazia : " Dio diede il crescere " ( 1 Cor 3,6 ) . Or la grazia di Dio non si ottiene con lo studio e coll ' arte , ma s ' impetra con la preghiera . Onde chi poco o niente è dedito all ' orazione , indarno spende la sua opera e la sua diligenza nella predicazione , perché innanzi a Dio non caverà nessun profitto né per sé né per gli uditori . Dottrina e pietà Pertanto , a restringere in poco quanto siamo venuti dicendo fin qui , ci serviamo di queste parole di San Pietro Damiano : " Al predicatore due cose sono sommamente necessarie , cioè dire , che sovrabbondi di sentenze della dottrina sacra e fiammeggi dello splendore di religiosa vita . Che dove un sacerdote non riesca ad unire in sé le due cose , di guisa che sia esemplare di vita e copioso dei doni di dottrina , è meglio senza dubbio la vita che la dottrina ... Più vale la chiarezza della vita per l ' esempio , che l ' eloquenza e l ' accurata eleganza dei discorsi ... E ' necessario che il sacerdote , che esercita l ' ufficio della predicazione , versi piogge di dottrina spirituale ed irraggi lume di vita religiosa : a maniera di quell ' Angelo , il quale annunziando ai pastori il nato Signore , balenò d ' uno splendore di chiarezza , ed espresse con parole ciò che era venuto ad evangelizzare " . Predicare tutta la verità e tutti i precetti Ma per ritornare a San Paolo , se esaminiamo di quali cose fosse solito trattare predicando , egli compendia tutto così : " Non mi credetti di sapere altra cosa tra di noi , se non Gesù Cristo , e questo crocifisso " ( 1 Cor 2,2 ) . Fare che gli uomini conoscessero sempre più Gesù Cristo , e d ' una cognizione che giovasse a vivere e non a credere soltanto , ecco quello a che egli s ' affaticò con tutto il vigore del suo petto . E però predicava tutti i dommi o precetti di Cristo anche i più severi senza nessuna reticenza o temperamento , intorno all ' umiltà , all ' annegazione di sé , alla castità , al disprezzo delle cose terrene , all ' obbedienza , al perdono dei nemici o simili . Né mostrava alcuna timidezza nel proclamare : che si scelga tra Dio e Belial , perché non si può servire ad entrambi ; che tutti , appena escono di questa vita , hanno a presentarsi a un tremendo giudizio ; che con Dio non c ' è luogo a transazioni ; che o è da sperare la vita eterna , se si osserva tutta la legge , o , se per secondare le passioni si trascura il dovere , è da aspettarsi il fuoco eterno . Né mai il Predicatore della verità stimò di astenersi da siffatti argomenti per la ragione che , data la corruzione dei tempi , sembrassero troppo duri a coloro ai quali parlava . Apparisce chiaro dunque come non siano da approvare quei predicatori , che non osano toccare certi capi di dottrina cristiana , per non riuscir molesti all ' uditorio . Forse che il medico darà rimedii inutili all ' infermo , se questi per caso abborrisca dagli utili ? E poi qui si parrà la virtù e l ' abilità dell ' oratore , se egli le cose ingrate avrà col suo dire rese grate . Non serve la sapienza del mondo Gli argomenti poi che aveva preso a trattare in che modo l ' Apostolo li esponeva ? " Non nelle persuasive dell ' umana sapienza " ( 1 Cor 2,4 ) . Quanto importa , Venerabili Fratelli , che ciò sia da tutti sommamente ritenuto , mentre vediamo non pochi oratori sacri che predicano mettendo da parte la Sacra Scrittura , i Padri e i Dottori della Chiesa e gli argomenti della sacra teologia , e non parlano se non quasi solo il linguaggio della ragione . Ed è , senza dubbio , uno sbaglio : giacché nell ' ordine soprannaturale non si riesce a nulla coi soli amminicoli umani . - Ma si oppone : al predicatore il quale si fondi troppo sulle verità rivelate , non si presta fede . - E ' proprio vero ? Ammettiamo pure che ciò avvenga presso gli acattolici : sebbene , quando i Greci cercavano la sapienza , s ' intende , di questo mondo , l ' Apostolo predicava Gesù Crocifisso . Ma , se volgiamo gli occhi alle popolazioni cattoliche , in esse coloro che sono alieni da noi , ritengono per lo più la radice della Fede : le menti infatti sono accecate perché son corrotti gli animi . Finalmente con quale spirito predicava San Paolo ? Non per piacere agli uomini , ma a Cristo : " Se piacessi agli uomini , non sarei servo di Cristo " ( Gal 1,10 ) . Con un ' anima tutt ' accesa della carità di Cristo , non altro cercava se non la gloria di Cristo . O se quanti s ' affaticano nel ministero della parola , amassero tutti davvero Gesù Cristo , e potessero far proprie l ' espressioni di San Paolo : " Per causa di cui ( Gesù Cristo ) ho giudicato un discapito tutte le cose " ( Fil 3,8 ) ; e " Il mio vivere è Cristo " ( Fil 3,8 ) . Tanto quelli che ardono d ' amore , sanno infiammare gli altri . Onde San Bernardo così ammonisce il predicatore : " Se tu bene intendi , cerca d ' esser conca e non canale " ; cioè di quel che dici sii pieno tu stesso , e non ti basti solo trasfonderlo negli altri . " Ma - come lo stesso Dottore soggiunge - oggi nella Chiesa abbiamo molti canali e pochissime conche " . Affinché ciò non accada in avvenire , dobbiamo rivolgere tutti i nostri sforzi , o Venerabili Fratelli : a noi spetta , respingendo gl ' indegni , e incoraggiando , formando , guidando gl ' idonei , fare che di predicatori , secondo il cuore di Dio , ne sorgano quanti più si può . Pieghi poi lo sguardo sul suo gregge il misericordioso Pastore eterno , Gesù Cristo , anche per le preghiere della Vergine Santissima , Madre augusta dello stesso Verbo incarnato e Regina degli Apostoli ; e rinfocolando lo spirito dell ' apostolato nel Clero , faccia che siano numerosi quelli che cerchino " di comparir degni d ' approvazione davanti a Dio , operai non mai svergognati , che rettamente maneggino la parola di verità " ( 2 Tm 2,15 ) . Auspice dei doni divini e in attestato della nostra benevolenza , a voi , o Venerabili Fratelli , e al vostro Clero e popolo impartiamo con ogni affetto l ' Apostolica Benedizione . Dato a Roma presso San Pietro , il 15 giugno , festa del Sacratissimo Cuore di Gesù , dell ' anno 1917 , terzo del nostro Pontificato .