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> anno_i:[1910 TO 1940} > categoria_s:"StampaPeriodica" > autore_s:"CAMPANILE ARISTIDE"
A. MORAVIA, GL'INDIFFERENTI - ALPES, MILANO ( CAMPANILE ARISTIDE , 1929 )
StampaPeriodica ,
Questo autunno che s ' attarda a continuare gli ultimi tepori estivi e si compiace delle ottobrate chiassose e salutevoli ci ha portato anche un pessimo dono nel campo delle lettere , quasi a disturbare la nostra beatitudine nata dalla contemplazione dei frutti opimi e dal lucore del moscatello . Perché disturbarsi per una mosca che ronza fastidiosa e dispiacersi di un cane rognoso , e arrovellarsi per dimostrare che questa vespa è l ' essere più benigno del mondo , se la vita intorno è così bella , allettante , dilettevole ? Per lo stridente contrasto ; a causa dei nervi tesi per il ricambio autunnale ? Non so ; certo , gran chiasso nel campo delle lette - re , gravi parole , accenti d ' ira e di sdegno ; smisurata apologia . Ed io , che mi godevo il solicello , contento della stagione propizia alla mia nidiata , sento venirmi all ' orecchio questo gran fracasso e son costretto a volerne conoscere le ragioni , a capirne i motivi . Scendo anch ' io fra i tenzonanti ? Nemmen per sogno , che fra quelli il trambusto è così alto che non riuscirei a tirare il ragno dal buco . Quelli parlano orribili favelle , cantano inni o innalzano invettive , e io invece voglio usare parole semplici , le più umili possibili , qual si convengono a chi piacciono il solicello e le ottobrate col vino di Frascati . Non temete di essere costretti a gran fatica , che basta ben poco a giudicare gl ' Indifferenti . Alcuni se la son cavata con parole poco parlamentari ma efficacissime : " porcherie " ; altri han detto e non detto : fra la gioia e il disgusto , sono rimasti di parere incerto ; altri ancora , con le lagrime dell ' entusiasmo agli occhi hanno gridato che finalmente abbiamo avuto il capolavoro . A Borgo a Mozzano , delizioso paese di Val di Serchio , è in piedi sempre un famosissimo ponte : " il ponte del Diavolo . " Ha un arco a tutto sesto che è una meraviglia a guardarsi , e certo , nei tempi in cui fu gettato , non poca fatica dovette costare , se fra quei popolani è ancora viva una leggenda burlesca , che Giuseppe Giusti ricorda nella lettera scritta al suo precettore , Andrea Francioni , il 30 ottobre 1836 . Giunto il poeta al culmine della famosissima arcata , incontrò un contadino al qua - le chiese come mai il ponte avesse preso il nome del diavolo . N ' ebbe questa risposta , senza dubbio dopo gli scongiuri di prammatica ché il contadino si trascinava sulle spalle un buon carico di legna da portare a salvamento : " Che vuol che gli dica ? Raccontano che San Giuliano , quando fece il ponte , per finire questo arco chiamò quell ' ... amico , e gli disse che l ' aiutasse ; ma chi sa poi se è vero ? Chiese dunque aiuto al ... gli chiese aiuto ( qui ci accorgemmo che il buon uomo aveva scrupolo a no - minare il diavolo ) , e gli promise la prim ' anima che ci fosse passata su . Quando fu finito , San Giuliano , per canzonarlo , di laggiù di fondo aizzò un cane , e poi gli tirò una stiacciata su per il ponte : il cane corse dietro alla stiacciata , e qui , dove toccò col piede , l ' agguantò . Quello , che stava a vedere chi passava il primo , subito gli dà addosso , e quando s ' avvide che era un cane invece d ' un cristiano , lo scaraventò con tanta rabbia in terra , che sfondò qui e passò di sotto . Ma sarà vero ? Lo dicono : Ma chi c ' era allora ? " Questo è toccato in sorte ai nostri critici , un cane , invece di un ' anima , ma essendo discordi sulla sua natura , c ' è chi lo scaraventa con rabbia in terra e chi , invece , gli innalza archi di trionfo . Lo stile Capolavoro : e si rimane perplessi nel dover giudicare . È come quando ci si trova nello studio di un pittore amico che ci presenta un suo mediocre , o brutto quadro : Bello , bellissimo , meraviglioso , e poi di dietro corna e peste , o , pian pianino , si incomincia a trovare sgraziata quella linea , poi la pennellata così e così , prima , con parole che non dicono tutto il pensiero , poi , mano mano , sempre più accentuando . Capolavoro , han detto : ma , oggi : non esageri , il Moravia ; trovi la misura ; e , prima , lo hanno esaltato , lo hanno , come si dice , montato , e lui si è fatto montare . Capolavoro : ed eccoci col naso contro una improprietà dopo poche righe . Offerta ? no , invito . Ed eccoci a contare quarantuno " indifferenti " e " indifferenza , " e chissà quanti ne abbiamo lasciati per via . Non basta , ché c ' imbattiamo in uno " stupore di vetro , " in una " disgustata pietà " ; in una voce alzata " al diapason più forte " ; in una risata agra ; in " machiavellismi tenebrosi " ; in una donna che " tutta nuda gli ( al giovane amante ) sarebbe venuta incontro a passo di danza . " Immaginarsela questa scena è un piacere da ingrassare . Io non sono pedante , né purista al cento per cento , ma quando si legge : " Si può ? domandò la testa : tutti si voltarono , " e via , ci voltiamo anche noi in attesa di una testa che parli , magari una testa di fantoccio . E non è tutto , ché a pagina 71si afferra il gesto per il polso : " Allora prenditi questo ; Michele alzò la mano ... ma per il polso , con una sorprendente rapidità , il gesto venne afferrato , rintuzzato . " Che c ' entra Moravia ? Egli ha trovato l ' affare e ne gongola , di certo ; sono i critici che hanno le stampelle storte , e amano bighellonare perché leggersi trecento fitte pagine obiettivate antropocentricamente è fatica non lieve e costa un mal d ' occhi non indifferente . Ma a che giuoco giuochiamo ? al giuoco del capolavoro ? Siamo intesi , evviva il capolavoro e le patrie lettere son salve . E quel povero Verga è morto misero di lodi , e a quel povero Pascoli a momenti si negava perfino l ' estro poetico , e a Moravia invece il saluto alla voce e plausi fino ad arrossare e indolenzire le palme delle mani , appena con la testa fuori del guscio ... Nelle prime pagine specialmente , battute di dialogo sciatte , puerili , di una sorprendente cafoneria . E in seguito si cerca invano la pagina che ti elevi , che dia vibrazioni , che ti riporti alla luce o ti inabissi , anche questo ci si può aspettare dal capolavoro , fra quelle tenebre . Racconta il ferocissimo e acutissimo Boine : " A me viene in mente certo tiro che feci in liceo al professore di storia naturale , quando gli portai in classe l ' osso di bue con cui mia madre aveva fatto il brodo due giorni prima . Gli dissi , documentando , ch ' era un osso fossile . Lo studiò con la lente un mese e in ultimo decise che fosse un femore d ' ursus spelaens . " Era soltanto una giunta da brodo . L ' argomento Dobbiamo parlarne ? Ci son cose così gustose intorno , che ben sarebbe rivolgere ad esse la nostra attenzione anziché guastarci l ' appetito e la serenità con la roba ammannita dal Moravia . Una madre con l ' amante ; una figlia che ruba l ' amante alla madre ; un figlio che assiste e solo pensa ; e poi , sempre , oscene nudità , osceni desideri , sorda , malata libidine . Oh , la sana voluttà ! Ma dov ' è ? Nulla di tra - volgente ; qui la natura è proprio abortita ; nemmeno è mostruosa , or - renda . Ci sono vecchi satiri , dagli oc - chi scintillanti e dalle froge aperte , nella vita ; ci sono giovani insaziabili , senza molti scrupoli ; femmine avi - de , con bramosie bestiali , ma gente che fa quello che il Moravia ci fa vedere , francamente quella dev ' essere una conoscenza solo sua , personalissima , una esperienza che nessuno ha desiderio di contestargli , tanto è sog - gettiva . Ne rimanga padrone , padronissimo . Io , la primavera , vado spesso in campagna , in una deliziosa villa purtroppo non mia ... Dietro la villa , sulla porta di una capannuccia fatta apposta , c ' è un truogolo e col muso dentro una scrofa e un verro vi grufolano se non dormono . Non me ne accorgo . Non sento , non vedo tanto tutto l ' altro è bel - lo e mi conquide . Invece , il Moravia , lo vede ed è conquiso solo dal truogolo , sente solo la vita della scrofa e del verro . Si accomodi pure . È libero col suo editore di imbrancarvi - si , ma non tanto libero di imporre la circolazione della loro malattia . Intesi ! Ma non c ' è nulla , proprio nulla ? Nulla : perverso squallore , abietta aridità . Ci sono affermazioni indegne , da ricacciare in gola a chi le pronuncia : " sciagurata figura del nostro tempo corrotto . " Di quale tempo parla il Moravia ? Del suo tempo ; forse dei suoi giorni , e delle sue ore ; non del nostro tempo , ché il nostro è così chiaro , luminoso , puro , che dal contrasto risulta palese la sua indegnità ... Quanta bellezza da sette anni ! Campi in rigoglio , officine sonanti , opere grandiose , canti e canti ; dolcissimi canti di amore , vibranti canzoni di guerra , inni di vita . " Oggi , dopo sette anni , siamo più giovani , più forti , più implacabili di prima ! " Che impeto di fede ! Nel discorso delle beatitudini Cristo disse : " Voi siete la luce del mondo . Non può rimaner nascosta una città situata su di un monte . " Roma è ferma da ventotto secoli su sette e più colli . Roma splende di luce meridiana . Il Genio , oggi , la guida . Povero giovinotto , fa pietà . Compatirlo bisogna , il povero Moravia , egli è sordo e cieco , seppellito com ' è nel truogolo . Continui a grufolare , e i critici esaltanti gli tengano buona compagnia .