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> anno_i:[1910 TO 1940} > categoria_s:"StampaPeriodica" > autore_s:"CARAMELLA SANTINO"
CULTURA POLITICA A GENOVA ( CARAMELLA SANTINO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Accanto e sopra alla sua grande funzione commerciale e industriale , Genova non ha ( o almeno , passa per non avere ) una propria funzione intellettuale e direttiva nella politica e nella cultura italiana . Milano , Torino , Bologna , Firenze : centri d ' idee , creatori di movimento , iniziatori ex nihilo di vita nuova . Genova : come un nautilo dalle splendide iridescenze , ma di poche forze , si lascia portare . Non che le manchi la cultura , come si pensa tante volte , erroneamente : ma la cultura pur diffusa , è individuale , atomistica , indebolita dal frazionamento , riunita talvolta in collettività ma senza superare il semplice aggregamento : epperò sente gli echi e rimanda vibrando le onde che vengono , di lontano , ma non ne produce essa del suo . Questa condizione , diciamo così , secondaria c ' è tanto per la cultura che per la politica : o meglio pare ed è l ' opinione che sia così . E per la cultura in sé , si capisce : perché essa vuole che lo spirito le si dedichi tutto , come a un ' amata che non si trascura , sotto pena di perderla : e la vita febbrile del commercio e dell ' industria non agevola certo questa . dedizione , la impedisce anzi , la presenta come un infrangere i doveri , sacri o forzati , della pratica . A parte la superficiale cultura femminile , vernice che si stende su tutte le menti per la solita educazione di classe borghese : a parte il lavoro delle scuole , dell ' Università ( modesto , non infruttuoso , ma : accademico ) ; voi sentite qui la presenza dei germi di una più ricca vita dello spirito , la avvertite nelle poche manifestazioni che se ne rilevano ( qualche mostra d ' arte , qualche rivista fine e signorile ) , la ammirate nei modesti uomini d ' ufficio o di banca o di fabbrica ; ma quei germi vivono rachitici , stenti , in una sterile fioritura di . dilettantesimo : oppure espandono i loro polloni fuori , in altro suolo . Tanto che l ' uomo di cultura , quello che veramente fa il progresso come suo artefice e non semplice goditore , ha l ' impressione di essere peregrino in sua patria , e il suo cuore s ' avviva solo di consonanze lontane . Ma per la vita politica ripetere semplicemente lo stesso giudizio è falsità , o almeno esagerazione , che guarda solo alle esteriori apparenze , non al nocciolo interno . Noi crediamo anzi che in questo campo si troveranno le nuove energie che attraverso la formazione di una cultura politica muoveranno a ricostituire e avvivare , in genere , la cultura . Di fronte alla calma superiore dello spirito il genovese rifiuta , un po ' apatico , di turbarla per l ' azione culturale : Deus nobis haec otia fecit , il dio della tenacia ligure , creatore di ricchezze nei secoli ; e perché non goderli in pace , questi ozi ? Ma il turbinio dei fatti , oscuri come di sabbia e polvere , lo attrae e scuote verso l ' attività produttiva e organizzatrice di politica cittadina e nazionale . Forse perché toccato nell ' interesse , intento alla conservazione e all ' accrescimento del proprio sé economico ? Non forse , ma certo ; questo è il primo stimolo , il più vivo , il più lancinante . Un ' opera di cultura politica che anziché procedere dalla pratica all ' idea , cerchi d ' instaurare anzitutto l ' idea , quasi come un ' educazione astratta e formale , qui muore . Ma non è detto che da quello stimolo non si assurga a più alte vette : e il realismo politico genovese è certo superiore a quello di molte altre grandi città italiane . Tanto che i movimenti più scapigliati e scapestrati a Genova rinsaniscono , e in qualche modo , per l ' inevitabile reazione dell ' antico tronco su cui s ' innestano : il tronco della razza . Per un pezzo , fino verso il 1902-'903 , la politica genovese dopo il '70 si riassunse in queste poche sigle : pseudoliberalismo personale e plutocratico : blocco clericale , più o meno conservatore , rappresentato dalla Unione Genovese ( vecchia nobiltà e bassa borghesia ) ; e mazzinianesimo socialdemocratico , rappresentante della vecchia , gloriosa tradizione rivoluzionaria e repubblicana . La scarsezza di alto slancio economico fino allora regnante , favoriva , se non il fiorire , certo il consolidarsi delle due prime tendenze , dominanti or l ' una or l ' altra e più spesso tutt ' e due , come alleate ; la terza , morti i duci più intelligenti , Cesare Cabella e Giorgio Doria , rimaneva debole e incerta sebbene esteriormente battagliera : ora colorandosi di letteratura , ora di garibaldinismo : senza nessuna originalità . Ma con l ' avanzare del nuovo secolo , mentre il porto s ' ingrandiva prosperoso e le industrie crescendo e allargandosi procuravano la formazione di un nuovo e più compatto proletariato ( in parte d ' importazione , é vero , e in parte disceso dai monti , dove le " fascie " di terra non bastavano più alle numerose proli , ma tosto fusa in salda unità ) , si generò il socialismo ligure e la nuova democrazia , fresca di gioventù e di intellettualità . Quello ha oramai una storia gloriosa : questa una vita non grande , ma seria ; l ' uno e l ' altra con caratteri peculiari e tipicamente locali . I cosiddetti Giovani Turchi di tre lustri fa sono oggi ancora , per quanto usciti di gioventù , l ' ala sinistra e progressiva dei partiti liberali , differenziandosi nettamente e dai liberali - democratici e dalla democrazia plutocratica per l ' assimilazione intelligente delle migliori dottrine socialiste . Ma certo la nota dominante della politica genovese è costituita e segnata nell ' ultimo ventennio dal socialismo : trionfante con l ' elezione di Canepa nel 1909 e subito dopo con un ' Amministrazione demo - socialista : padrone del porto con le cooperative : in prevalenza riformiste nel periodo immediatamente anteriore alla guerra , poi diviso a pari forze tra riformismo e partito ufficiale . Dal socialismo e dai neo - democratici cominciò fin d ' allora a venir promossa una politica fattiva e una cultura politica . La guerra , che fu per Genova causa di grande , sebbene in parte effimero accrescimento di ricchezze : il dopoguerra co ' suoi problemi e i suoi nuovi partiti : la più vigorosa e precisa azione personale e giornalistica dei dirigenti : tutto fu alimento della nuova coscienza politica genovese . La quale , per quanto sempre più viva , non ha però ancora superato la cerchia locale : il problema nazionale è certo da essa vissuto in ogni sua forma , e tuttavia soltanto come un epifenomeno . Questa attuazione del regionalismo anche da chi lo nega come teoria , questo insistente particolarizzarsi appunto per la sua insistenza e vivacità non può essere un difetto o una via falsa : sarebbe tale se rappresentasse una porta chiusa , ma come momento pedagogico è qualche cosa di ben necessario . E bisogna tenerne il massimo conto sia per capire alcuni movimenti , sia per giudicarne altri . Ecco il partito popolare , inseritosi alla bell ' e meglio sul vecchio tronco clerico - moderato , diviso in sinistra progressiva e destra conservatrice , ma con preponderanza ormai evidente della prima . Per sapere che cosa significhi esso in Liguria , guardatelo appunto nella sua opera di partito popolare ligure . Organizzazione dei piccoli agricoltori ai danni dei mercati cittadini : movimento di fronda contro il clero intransigente , culminato nella partenza dell ' arcivescovo Boggiani : azione a pieno favore degli industriali , armatori e commercianti contro le cooperative operaie e il proletariato socialista . Non avrei mai creduto che i deputati popolari di sinistra , con tutte le loro parvenze democratiche , si facessero fino a tal punto i paladini del capitalismo . Nihil mirari . In Genova , un ' operosità di questa fatta è certo il miglior metodo per rifarsi della sonora sconfitta toccata nelle ultime elezioni amministrative , specialmente accomunata , com ' è , con l ' assunzione di tutti i compiti è uffici cittadini dell ' antica " Unione Genovese " e la propaganda " cattolica " in seno alla gioventù . Ma se quest ' ultima può significare alcunché quale risveglio di cultura e di religione , nella sua inevitabile , anzi precipua attività politica , non esce dall ' oscurità . Poiché dal centro siamo stati rivolti a destra , seguiamo pure , un momento , la Destra . Premetto che né liberali - democratici , né democratici - liberali contano valore alcuno al loro attivo , all ' infuori di alcuni " nomi " e delle due bandiere : Gruppo Ansaldo - Gruppo Ilva che di neo - liberalismo in Liguria non si parla se non per ischerzo ; che i mazziniani , per antibolscevismo ; sono a Genova ( non nella provincia ) in gran parte destri anch ' essi ; che il Rinnovamento non si vede servire ad altro se non a scopi personali ; che i fascisti , sparite per repressione governativa le efflorescenze anarchiche , si limitano al donchisciottismo , la conclusione è che la Destra , con tutti i non - destri di nome che le fan coda di fatto ; avrà dei pesi materiali per la bilancia politica , ma nessuna sostanza ideale . Questo perché non c ' è mai stata una vera tradizione liberale , da non confondersi con il liberalismo di tradizione . Rimane la Sinistra , quella che costituisce il nucleo più forte della presente maggioranza amministrativa : i veri democratici , che sono a Genova quello che cercano altrove di essere i neo - liberali . E si parla , anzi , di " socialdemocrazia " : ma a noi pare che questa Amministrazione comunale , taglieggiatrice dei ricchi e labourista e grande promotrice di opere pubbliche e , una buona volta , seriamente preoccupata del problema finanziario : questa Amministrazione che vive d ' una coscienza moderna della vita comunale ( qualunque giudizio si voglia poi dare delle sue concrete determinazioni ) abbia con sè qualcosa di più degli ideali socialdemocratici . Sotto qualche esteriore parvenza di " antibolscevismo " e le frequenti contese con la minoranza socialista , e nonostante gli elementi di destra che frondeggiano sempre per riacquistare il dominio perduto , c ' è in questi uomini di Comune un forte vantaggio sui loro predecessori vicini e lontani . Come gruppo politico , che si avvia a trascendere il problema locale , hanno una grande eredità , il nome di Raimondo e le idee svolte nel primo , e solo buono , dei due anni di vita ( agosto '19 - settembre '21 ) della sua Azione . Raimondo : sotto la fredda , astratta analisi del critico nulla più che un avvocato di grido , felice politicante , dalla cultura di terza e quarta mano quindi farraginosa più che vasta ; ma come uomo vivente , nella storia del suo paese , una personalità . Dirò meglio : una individualità , irradiatrice di nuova vita , educatrice di un verbo novello . E se la novità di questa vita e di questo verbo , scrutati bene addentro , non fu poi grande ( americanismo e retorica non mancavano , infatti ) , grande fu il calore che lo agitava , e fecondo . Accanto , i " Combattenti " . Questi , vincitori nelle elezioni politiche del '19 e nelle amministrative del '20 ( come costituenti la metà del Blocco ) , hanno perduto un po ' delle larghe simpatie onde prima godevano per la sconfitta nelle elezioni politiche del maggio '21 : ai vinti si dà sempre torto . Ma rappresentano , specie ora che sono avviati a interni ed esterni rinnovamenti , una forte ( sebbene ristretta ) base di intellettualità politica e di nuovo movimento operaio , su cui potrà sorgere un analogo dei partiti Sardo e Molisano d ' azione . Importa però che essi lascino il combattentismo , che fa perdere loro aderenti senza permettere l ' acquisto di nuovi , e pone in poco sano dissidio la sezione centrale , organizzatrice e direttrice , con le sezioni provinciali , fascisteggianti . Importerebbe anche una politica più concreta e realistica , di cui hanno dato già buoni esempi , ma non sempre dimostrano sentir l ' esigenza . Certo il passato di questo biennio costituisce un appoggio che non si può lasciar andare di punto in bianco : ma ci auguriamo che non venga venerato troppo . Altrimenti il capitale delle cooperative di combattenti non passerà mai le 150 o 200 mila lire , a cui ora é arrivato , né i voti cresceranno , né avranno maggior forza le idee . Queste rappresentano la transizione più diretta verso il blocco socialista : " blocco " per modo di dire , perché gran discordia è nel campo di Agramante . Autonomi , ufficiali , comunisti non sono stati per tutto il '21 nei migliori rapporti reciproci . Il famoso patto di fusione è andato per aria per le tenaci riserve che nell ' approvarlo hanno voluto porvi gli autonomi del cooperativismo . La imperiosa esigenza del problema locale ha oppresso gli slanci verso un problema più vasto . E tuttavia , con tutto il loro particolarismo , gli autonomi sono un forte partito , hanno un grande giornale e ora anche un teatro per il popolo , con i quali curano più che ogni altro la cultura delle masse ; una banca , vaste organizzazioni , élite intellettuali e operaie ; e non sono da confondere con il volgare riformismo del partito di questo nome , ridotto ormai a una volgarissima democrazia sociale : a un programma gradualista essi uniscono infatti una prassi eminentemente rivoluzionaria , che fuori di ogni retorica supera forse l ' azione degli stessi ufficiali . I quali tengono invece la provincia e il proletariato più basso con maggiore rivoluzionarismo estrinseco ma con minor fondatezza di programma : e tuttavia hanno finalmente dato a Genova l ' esempio di una minoranza consigliare fattiva e criticamente collaboratrice della maggioranza . Il valore di alcuni capi ( Rossi , Baratono , Abbo ) rimedia a quel difetto organico troppo evidente . Mediocre invece il comunismo , salvo per la sua posizione di intransigenza , che del resto è condivisa dagli altri partiti estremi . A Genova anzi , propriamente parlando , il comunismo è troppo in minoranza per poter essere valutato alla loro stregua . Ma quello che importa è notare come la netta divisione politica dilacerante l ' Estrema non ne intacchi l ' unità sindacale . La vecchia Camera del Lavoro vive e prospera d ' un patto d ' unione che sembra destinato a durare in perpetuo anche se i rinnovamenti che se ne fanno sono a breve scadenza . E l ' unità non è semplicemente aggregazione e somma di forze , ma sintesi organica , cui nutriscono le lotte e le cause assunte in comune . Ché anzi come sua conseguenza , non è difficile pensare alla possibilità dell ' auspicata fusione , ora che già vediamo sedarsi le polemiche ; di una fusione che eliminando definitivamente dagli autonomi ogni residuo di riformismo socialdemocratico è dai socialisti ufficiali i verbalismi e le imprudenze , dia alla Liguria un suo novello proletariato operato e ponga le basi per la costituzione di un proletariato ligure contadino di marca sincera . Per assurgere , una volta risolto e quindi superato il problema locale ; a una funzione nazionale , dove gli potranno essere ausiliari guide maestri gli intellettuali che cercano anch ' essi per conto loro un ' educazione politica . Solo l ' operaio ; non il contadino , solo lo studioso , non il plutocrate potranno esser gli iniziatori e gli autori di una nuova coscienza politica ligure . E allora avremo anche una nostra cultura .