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> anno_i:[1910 TO 1940} > categoria_s:"StampaPeriodica"
DOPO ( SBARBARO CAMILLO , 1915 )
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Era in casa e aspettavano lei . - - Per dove sei entrata ? - Rispose con un risetto . Si volgeva di là affaccendata . Sua madre non le vide la faccia . Scostò la sorellina senza carezze con una specie di fretta . Il lume splendeva in sala . - Che faceva essa di là ? - Rispondeva : - Vengo . Toccava qua e là . Restava assorta .... L ' aspetto delle cose famigliari , immutato , era una tortura . - Trovò il cerchio di cipria dove aveva posato la scatola avanti d ' uscire .... Toccava qua e là , restava assorta ; si toccava ; portando la mano alla nuca , dietro , per sorprendere dei capelli in disordine , una fibbia sganciata .... Sentiva che qualche cosa doveva vedersi ( così l ' assassino si sente addosso in qualche punto la macchia di sangue ) e i ginocchi le si incontravano al pensiero di comparire di là . Invece un ' eguale pace avevano i volti sotto il lume . Sedette come per un ' improvvisa debolezza , sentendosi intrusa fra i suoi . Aveva tradito quella gente che non sapeva , la loro casa dai vecchi mobili . Nulla d ' intimo aveva più la casa se un estraneo poteva parlare del neo che solo sua madre sapeva ( e l ' aveva battezzato con un ridicolo nomignolo affettuoso ) . E le pareva che adesso , nella casa chiunque potesse entrare e sedersi e ridere . Il viso non guardato di sua madre la feriva di pietà come di lei ignara fossero stati esposti certi umili indumenti intimi .... Presto capì che non a lei sola ma alla madre buonadonna alla sorellina l ' uomo aveva fatto violenza . Stava non facendo più rumore d ' una persona nascosta , nella paura d ' un gesto di cui non potesse sopportare la dolcezza . Poi , impossibilità di sottrarsi all ' acconciatura della notte . ( Il cuore le moriva sotto le amorose dita inesperte . Per chi parava ancora così la sua figlia quella brava donna ? ) E , nel letto , repulsa , più crudele per lei che per la piccola , fatta di armeggi di gomiti e ginocchi , contro la sorella che s ' appiccicava ...
TERRA DI ROMAGNA ( SERRA RENATO , 1915 )
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Come beatamente l ' occhio si riposa su questa dolce terra di Romagna ! Ella è ancora intorno a me tutta bruna e nuda in una chiara aria d ' inverno ; ma l ' orizzonte è spazzato fino agli ultimi confini dal vento aspro di marzo e nella pianura pulita le case paiono più bianche , gli alberi e le siepi più nere ; la striscia del mare turchino ride al sole nuovo . Il colore di queste cose nuove parla al mio cuore . Io ne cerco il senso e vago con l ' occhio sul gran ventaglio aperto del piano ; guardo i colli magri e puri , là terre lavorate che spiccano nel fulvo crudo dell ' ombra , e il dolce vecchio verde delle coste piene di luce ; guardo i monti che s ' affollano più lontani , ondeggiando come vapori , e in fondo alte e sole , quasi ritagliate sul cielo , le tre punte celestine . Il noto profilo pare che renda a tutte le linee dei monti e del piano il senso delle cose domestiche e care . Non è questo dunque il paese del mio poeta , il paese ove andando ci accompagna l ' azzurra visïon di S . Marino ? Ecco l ' Emilia , bianca dura e pulita fra le sue gracili siepi , co ' suoi ponticelli , sotto cui passano i rii dal bel nome romano , e mormora l ' acqua che oggi è così trasparente e lucente tra le ripe calve sul fondo terroso : la vecchia grande strada ci invita alle ville ben conosciute , a Savignano dalle cui selci sonanti fino alla Torre e al Cimitero di S . Mauro è così breve il cammino .... Ma da ogni sasso e da ogni siepe lungo quel cammino pare che le canzoni del poeta debbano volar via con frullo rapido e vario , come uccelli dal nido . Dalle punte di S . Marino fino al mar di Bellaria e alla pineta di Ravenna , dal Rubicone alla Marecchia , e in ogni angolo di questa terra e in ogni aspetto e in ogni forma , dove ch ' io mi volga e riguardi , ivi io vedo presente il poeta : in tutte le cose sento le sue memorie cantare . Sarà forse quel picchiare in cadenza di un pennato sulle corteccie ? Laggiù tra ' pioppi del mio viale , che pare forino il cielo così brulli e rimondi , un vecchiettino ha poggiato la sua scala a un tronco grigio ; e così ritto a mezz ' aria batte e sfronda e rinetta ; cadono intorno a lui e s ' ammonticchiano sulla sabbia battuta del viale rami secchi , scheggie , e vermene novelle , che lasciano alle sue dita un così buono odore di gemme .... O forse è il grido lungo dei galli che nel vasto silenzio risponde alla cantilena aspra e strascicata delle venditrici di insalatina campagnuola ; o la festa dei passeri tra le zolle , che sembrano ancor gocciolare dell ' ultima neve ; è questo bianco di tele , che dalla terra screpolata e scolorita rigettano contro i miei occhi il sole con crudezza tagliente , e domani porteranno dentro le case odore d ' erba nascente e di viole ; è il fruscio degli aquiloni che salgono e brandiscono al vento sonoro ; o forse anche è una fanciulla che mi viene incontro lenta lenta pel viale , come abbandonata a questa dolcezza ; risplende la faccia bianca sotto i bruni capelli pieni di sole e nuotano i limpidi occhi dello splendore del giorno ( liquidi e limpidi occhi , che ridon , così .... con gli angioli . Perché ? ) Tutto intorno a me sente del Pascoli ; e qualcuno mi consiglia che basterà volgere quietamente gli occhi intorno sulle cose , per trovare la via facile e piana della sua anima poetica . CARDUCCI , MAESTRO DI UMANITÀ Qui non è possibile fare paragone col Croce , dell ' intelligenza , come se uno ne abbia più e l ' altro meno . Non è una intelligenza generica , di cui si possa rendere quantitativa ragione ; questo , al quale io parlo , è il Carducci . Qualche cosa di grande alita intorno , e io mi sento pieno del nume . Il dialogo è divenuto orazione . Penso forse ai XX volumi delle opere ? o alle vaste scatole di appunti e di schede coronanti le scansìe dello studio oggi silenzioso , dove la fatica di questo aspro benedettino delle lettere ha lasciato per quarant ' anni la sua traccia quotidiana e minuta ? o penso a tutto l ' esempio di una vita , che nei particolari della scrittura e del discorso non si esauriva , ma trapassando in vive anime e quivi trasfigurandosi , non perdeva forma però e durava e ancora dura ? Ho dimenticato in questo momento tutto quello che in lui era contingente e limitato e personale ; non ricordo più , da me a lui , né la distanza immensa dell ' ingegno , né gli svantaggi della cultura , né le differenze delle opinioni e del gusto ; voglio che tutto ciò sia fatto vano , e solo mi resti presente l ' uomo della mia razza e della mia religione , il testimonio e il compagno , col quale mi sarà dolce vivere e morire . Io mi sento vicino a lui in tutto quel che più mi importa , nel leggere . un libro e nel tollerare la vita . Un sentimento profondo uguaglia noi ai nostri fratelli che sono stati e a quelli che saranno ; al padre Omero quando spande il suo dire in mezzo agli uomini che se ne vanno come le foglie della primavera ; e a Saffo che parla delle Pleiadi scintillanti , e a tutti gli altri che sono venuti sopra questa terra nella cara luce del sole a soffrire e a amare e a godere le cose belle che ci sono , e così , parlando con voce tranquilla e con chiari occhi riguardando i compagni e il mondo , sono passati come anche noi passeremo . Perennis humanitas ! Ad essa appartiene il Carducci ; per essa io lo onoro . Egli votava la sua vita a questa religione , con animo schietto e libero e non intronato da nessuna eco di torbidi entusiasmi o di orgie e di non virili invasamenti . Sapeva di essere un uomo , non immortale , ma chiamato alla fine ; sentiva nel passato e in grembo alla terra le sue radici , e il suo destino in mezzo agli uomini . Dopo di che egli ha atteso al compito che la natura gli mostrava con una fede serena e superba , con una reverenza di tutto ciò che era stato o grande o buono o bello , con un amore dell ' opera propria e dell ' altrui , che , per essere senza illusioni di eternità , non par tuttavia meno benefico . Che cosa importa ora se a noi manchino i doni che abbondavano a lui ? Nessuno ci toglierà il diritto di onorare nel suo nome la nostra parte migliore . Non si tratta di un maestro , che potevamo anche non avere , o di un libro che potevamo anche non leggere . Ma io mi rifiuto di abbandonare insieme con lui la ragione più profonda del mio sentire , la comunione col passato e la conversazione con tutti i grandi e cari e umani spiriti , e il culto della loro parola cara al mio cuore sopra tutte le cose . Io voglio sapere che c ' è nella mia adorazione qualche cosa di vano ; che l ' amore delle belle parole , con tutto quel che reca di sacrifizio nel cercarle e nel custodirle e nell ' imitarle , di superstizione nel goderle , è vano ; e son vani i versi e le rime e i libri e i canti e le pitture e i simulacri e le immaginazioni tutte quante ; voglio saper tutto questo per avere la gioia di affrontare con occhi aperti il pericolo mio dolce . Passano i giorni e scema la luce e il tempo dell ' amore se n ' è andato e l ' ombra si avvicina a noi lunga e nera . Noi facciamo dei libri . Anzi non ne facciamo nemmeno ; ci contentiamo di leggere e di fare qualche segno sui margini . Ma questo basta e la compagnia dei nostri padri e fratelli . Nessuno fra quanti ho dintorno mi è stato guida ad essa e aiuto e conforto degno come il Carducci . Fra tutti i vicini io non trovo altri , a cui poter dare con sincerità questo nome di maestro .... " Orabunt causas melius alii coelique meatus .... " descriveranno meglio i cieli del pensiero e gli episodi della storia ; nessuno può essermi maestro migliore di letteratura e di umanità , per le quali io vivo .
POESIA ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
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Un solo squillo della tua voce senza epoca e tutte le gioiellerie di questo crepuscolo rassegnato in pantofole si mettono a lampeggiare creando un giorno nuovo Un ' ala inzuppata d ' azzurro tacita gli spleens il nero - fumo di tante ritirate prima del corpo a corpo fuori de ' geroglifici delle metafisiche acerbe Si direbbe che non siamo mai morti Questi pallidi vermi sarebbero dei capelli biondi e le vecchie ironie una menzogna di réclames fiorite sui muri del sepolcro Un solo giro dei tuoi occhi d ' oro ( non parlo a una donna ) - e addio dunque l ' aspettativa di riposo e il tramonto metodico e la saggezza diplomatica delle liquidazioni amorose Di nuovo eccoci fra la gioventù de ' verdi infranti de ' frascami stemperati nelle nudità primitivismo abbrividito lungo queste striature d ' acque rosa e blu rifluenti a un riflesso di mammelle e di sole in un diluvio di violette gelate Le luci le sete l ' elettricità degli antichi sguardi idilli irreperibili dimenticati co ' vini e i paradossi Scienza laboriosa Arcobaleno che rotea e ronza con una diffusione di prismi come nelle creazioni Si ricomincia città campagne e cuore È la vita davvero A quando la fanfara idiota delle fantasmagorie in maschera nel trotto buio delle diligenze ? Addio mia bella addio O non è ancora che una farsa povera nello scenario a perpetuità delle stelle oscillanti su questa casa d ' illusione creduta chiusa e aperta forse a tutto !
RAGGIO (LINEAMENTO DI UN' IPERFISICA) ( SOFFICI ARDENGO , 1915 )
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I Un vaso è posto davanti a me sulla tavola . Se io voglio toccarlo bisogna che la mia mano compia un movimento , percorra la distanza interposta , lo spazio esistente fra essa e il vaso . II Siamo abituati a considerare questo spazio come qualcosa di essenzialmente differente dalla mano e dal vaso . Ad ammettere , nel caso nostro , tre cose : la mano , lo spazio ed il vaso . III È impossibile tuttavia stabilire la linea di contorno di queste tre cose . Effettivamente una tale linea non esiste , giacché essa pure dovrebbe avere le sue due linee di confine , le quali a loro volta dovrebbero confinare con altre linee , e così all ' infinito . Una linea che potesse separare effettivamente una cosa da un ' altra dovrebbe essere una linea di vuoto ; ma il vuoto è ancora dello spazio o non esiste . IV La mano , lo spazio e il vuoto , non sono dunque effettivamente separati l ' uno dall ' altro . Formano dunque un tutto continuo . V Ora , più là del vaso c ' è ancora dello spazio , poi un libro , poi altro spazio , poi una spalliera di seggiola , e altro spazio , e altri oggetti , tutti gli oggetti della mia camera , eppoi le mura , e oltre le mura il fuori , i campi , i paesi , le città , il mondo , l ' universo . Tutte queste cose ( ed io fra esse ) , non sono separate effettivamente fra loro . L ' intero universo dunque è un tutto unico senza soluzione di continuità . VI Universo . Organismo compatto , indivisibile i cui membri son complementari gli uni degli altri , presenti gli uni agli altri . VII Tuttavia la mano non è lo spazio e lo spazio non è il vaso . C ' è una distanza fra l ' una e l ' altro e per superarla occorre un intervallo di tempo . VIII Considero la differenza esistente fra le diverse parti del tutto non come una differenza della materia ma come una differenza di stati della coscienza che li percepisce in un atto unico e istantaneo . È vero : il mondo non è un aggregato molecolare , ma un flusso d ' energia con ritmi vari dal granito al pensiero . IX Come ogni nota è presente ( temporalmente e spazialmente ) in tutta una melodia , così ogni cosa è di necessità connaturata all ' altra nell ' universo . La conoscenza ( esperienza ) è paragonabile allo svolgersi della melodia . È una formazione di stati della sensibilità con elementi sempre presenti e contemporanei . X Viene così abolita l ' effettività del tempo e dello spazio . XI I luoghi dove non sono stato ancora , il mio avvenire che non conosco ancora non sono cose separate da me effettivamente . Sono collegato agli uni - come a tutte le parti dell ' universo - dalla continuità illimitabile della materia vivente , formo un tutto con essi ; sono collegato all ' altro - come a tutta la storia dell ' universo - dalla continuità ininterrompibile della vita della materia . XII Sono consostanziale a tutte le parti , confluente al passato e al futuro . XIII Vedere quei paesi , apprendere quell ' avvenire , non vuol già dire entrare in contatto con luoghi e fatti a me estranei , sibbene esperimentare , prender coscienza di stati del mio essere . XIV Vivere , significa prender coscienza del tutto che ci è connaturato . XV Giacché tutto , ripeto , è presente e contemporaneo a tutto . Tutto agisce su tutto . I luoghi ignorati fanno parte del mio essere come quelli che non ignoro ; e il mio avvenire agisce in me come il passato . Un ' azione che compio oggi non è soltanto il prodotto di tutto il mio passato , ma anche la preparazione del mio avvenire . Non meno un effetto di quel che è stata che una causa ( potrei anche dire effetto ) di quel che sarà la mia vita . Quello che dovrà essere la mia vita comanda già quello che è adesso . Aver coscienza di quello che siamo e che conosciamo equivale ad essere in potenza presenti e contemporanei a tutto . XVI Si può concepire così l ' intuizione e la divinazione e si possono definire : cambiamenti prepotenti ed eccezionali di stati della sensibilità - coscienza . Un organismo privilegiato , un centro di vita strapotente può in un certo momento e in date circostanze attirare e concentrare in sé le sue parti lontane , le onde periferiche della sua energia e concretarle , e conoscerle . XVII È così che un artista può vivere e concretizzare in un ' opera la vita di un altro essere , delle cose , dei luoghi che non ha visitati . Un profeta vedere e rivelare gli avvenimenti futuri - futuri per le sensibilità meno acute della sua . XVIII Amo questo universo , unico , compatto , musicale , completo , formato , dove tutto è , dove ogni cosa è necessariamente , indissolubilmente conglobata a ogni altra , e il cui sviluppo è la coscienza . XIX La mia coscienza è un globo di luce che saetta i suoi raggi tutt ' intorno secondo la forza che le è propria , sulle cose di questo mondo , oltre la luna , il sole e le stelle , per la notte cosmica che non è un limite ma una difficoltà . XX Per questa coscienza in isviluppo tutto è virtualmente in me . Io sono il punto di confluenza della storia e del mondo . Io sono con l ' eternità e con l ' infinito .
CICALATA FRENOLOGICA ( VEDRANI ALBERTO , 1915 )
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Le vicissitudini delle idee e dei sistemi dell ' uomo mi toccano più tragicamente che le vicissitudini della vita reale . HÖLDERLIN . Nella Voce di quest ' anno ho molto ghiottamente gustato un pensiero buttato là senza pretesa in un annunzio bibliografico e che già sapevo giustissimo e importante anche per mia esperienza intellettuale . Lo riproduco qui con piacere : " La storia delle scienze meglio di ogni altra disciplina può inspirare allo scienziato il senso di ciò che sia in realtà la sua attività . Dalla storia della scienza , difatti , sono partite le analisi più illuminatrici sulla realtà della scienza negli ultimi anni : basti fare i nomi del Mach , del Milhaud , del Tannéry , del Poincaré , del Duhem . Non v ' è nessuna miglior via di capire una cosa del rifarla storicamente , e non so se si sia ancora pensato ad applicare questa concezione all ' insegnamento della scienza anche nelle scuole secondarie . Per conto nostro più degli esperimenti ecc . credo che gioverebbe insegnare ai giovani ( ed avrebbe maggiore attrattiva ) come l ' uomo sia arrivato a costruire la fisica moderna , partendo dai dati empirici e dalle prime concezioni degli antichi " . Detto in parte già da altri , è ridetto lucidamente che non si poteva meglio . Contrappesa e con la sua giustezza compensa alcuna di quelle iniquità di pensieri , parole , opere , omissioni in cui La Voce 1914 potesse per avventura essere incorsa , in cui anzi per disavventura è incorsa - almeno io penso - come quando , per esempio ( e scusate se cambio discorso ) ha stampato che bisogna superando Leibniz conchiudere che anche i sassi sono animati , pensano . Io che dalla riva d ' un gran fiume li vedo ogni dì che si lasciano stupidamente voltolare dalla forza della corrente , a cotesto Gassendiano superamento di Leibniz non arrivo : non mi risolvo a lasciarmi voltolare dall ' ilozoismo fino a somiglianti almanaccature . Anzi mi prende la tentazione di esplorare storicamente ( secondo il pensiero sopra lodato e per quanto consentono lo spazio d ' una pagina e la faticosa coltura di provincia ) la persuasione , così antica e diffusa tra gli uomini , che il pensiero sia fattura della testa , anzi del suo contenuto : il cervello . È una persuasione antichissima , anteriore a qualunque peste di positivismo o di scienze anatomiche o freniatriche , quando gli uomini sapevano che il cervello esiste semplicemente per averlo fatto schizzar fuori dalla scatola cranica di animali della loro specie con un buon colpo di clava , in guerra . Vedete , signori pacifisti , che belle cognizioni ci ha procurate nostra madre la guerra . È ben lei che ci ha insegnata la pratica della vivisezione , come la chiocciola ha insegnato all ' astronomo e all ' architetto il concetto del cannocchiale e delle scale . E potrebb ' essere che la guerra abbia per lo meno contribuito a ribadire la suddetta persuasione , facendo come essa sola può fare della psichiatria sperimentale alla grande , direttamente sull ' uomo : moltiplicando , cioè , le occasioni a quei casi di alterazione mentale prodotta da percosse sul capo , i quali , anche per esperienza personale di Bismarck e per dirla con parole di lui , dimostrano come " il pensiero dell ' uomo dipenda pure dal suo cervello corporale " . Battendo violentemente la testa in una caduta da cavallo , Bismarck perdette la conoscenza e quando si riscosse la ricuperò solo a mezzo . " Che è quanto dire - egli racconta - una parte del mio potere pensante era al tutto buona e chiara , l ' altra metà se n ' era ita . Io cercai il mio cavallo e trovai che la sella era spezzata . Allora chiamai il palafreniere , mi feci dare il suo cavallo e cavalcai verso casa . Quando i cani mi abbaiarono all ' incontro per salutarmi , io li ritenni cani forestieri , mi adirai e gridai contro essi . Poi io dissi che il palafreniere era caduto da cavallo e che bisognava andarlo a prendere con una barella ; e fui molto stizzito quando , a un cenno di mio fratello , nessuno si mosse . Si voleva dunque lasciar giacere quel pover uomo in mezzo alla strada ? Io non sapevo che io era io e insieme il palafreniere . Allora andai a letto e , com ' ebbi dormito , il mattino appresso stavo bene . Fu uno strano caso .... der zeigt wie das Denken des Menschen doch von seinem körperlichen Gehirn abhängt " . Ora io dicevo che solo la guerra può concedersi il lusso da gran signora di moltiplicare all ' infinito direttamente su la testa dell ' homo sapiens tali esperimenti ed argomenti così efficaci a dimostrare la sede cerebrale del pensiero , mentre lo psichiatra deve tenersi pago d ' eseguirli sui conigli : e , anche su questi , non senza aspro e iroso contendere di quei pacifisti ad oltranza che compongono le società protettrici degli animali . In ogni modo nelle Lezioni di patologia sperimentale dello Stricker trovo quanto segue . Egli , dopo avere enunciato che la sede della coscienza vien riposta nel cervello e più precisamente nella corteccia del cervello medesimo , dice che in tutti i tempi fino ad oggi s ' è ammesso che noi dobbiamo la cognizione di questo fatto all ' indagine sperimentale , ma ciò non sembra ancora provato . In vero - dice lo Stricker - egli è di fatto che a conoscere il cervello noi siamo giunti col mezzo d ' indagini , ma che anche alla conoscenza del fatto che la coscienza ha sede nel cervello , si sia giunti collo stesso mezzo , ciò , dico , non è ancora provato , ed è quindi permesso di dubitarne . Un motivo fondato che ci fa dubitare di ciò , ce lo fornisce la storia ; la quale ci dice , che la conoscenza del fatto che la coscienza risiede nel cervello , è di data anteriore a tutte le letterature trasmesseci . Di ciò fa fede il mito pagano , stando al quale , Minerva sarebbe saltata fuori dalla testa di Giove . - In ultimo , lo Stricker formula il suo pensiero così : Non c ' è nozione , quale essa sia , che valga a togliermi la nozione che la mia coscienza ha sede nel cervello . Il luogo e il tempo in cui si forma ogni idea , sono indissolubilmente congiunti coll ' idea medesima . Allo stesso modo che è una qualità inerente all ' acqua cadente in gocce d ' apparirci umida , così è un carattere essenziale d ' ogni nozione l ' essere questa unita indissolubilmente all ' idea del tempo e del luogo in cui si apprese tale nozione . Quindi col primo manifestarsi della coscienza , ognuno deve avere anche appreso il luogo dove questa risiede . Perciò la nozione della coscienza medesima può essere nata in noi indipendentemente da ogni nozione indiretta , da ogni tradizione . Lo Stricker per altro sembra non tener conto che almeno nell ' antichità ellenica fu popolare l ' idea ( emergente anche dai poemi omerici ) che fa del cuore e dei centri frenici o diaframmatici la sede dello spirito : idea che si fa dottrina in Aristotile e diventa lungo errore millenario dopo di lui . Ed è curioso notare che Emanuel Kant si era espresso più naturalisticamente di questo patologo del secolo XIX . " Si hanno esempi - aveva scritto Kant - di lesioni con perdita di buona parte del cervello senza che l ' uomo abbia perduta la vita e il pensiero .... L ' opinione dominante che assegna all ' anima un posto nel cervello parrebbe tenere la sua origine sopratutto da questo , che durante una forte applicazione dello spirito i nervi del cervello sono tesi . Ma se fosse giusto questo metodo di ragionare , esso proverebbe che l ' anima occupa anche altre località . Nell ' ansietà o nella gioia , la sensazione sembra aver sede nel cuore . Molte passioni , la più parte anzi , manifestano il principale effetto al diaframma . La compassione muove le viscere ecc . " . Insomma se i più degli uomini credono di sentire il pensiero nella testa ( das Denken im Kopfe ) , ciò avviene , secondo Kant , per un semplice vizio di surrezione che consiste nel giudicare che la causa della sensazione sia proprio là dove essa è avvertita . Del resto il pensiero di Kant è , o pare , un po ' incerto e contradditorio e accomodante : scrive sui disordini della conoscenza intitolandoli malattie del capo e dichiara poi che la loro radice è nel corpo e può risiedere piuttosto nell ' apparato digestivo che nel cervello ; rigetta a priori l ' esistenza di una sede dell ' anima nello spazio ma ammette che si discuta della presenza virtuale , non locale , dell ' anima ; e , benché non trovi assurdo che essa tutta intera abbia sede nel corpo tutt ' intero . dice poi che ha residenza nel cervello in un posto di piccolezza indescrivibile , come il ragno al centro della sua tela . Vero o non vero , chiaro od oscuro che ciò abbia ad essere , questo pare certo che da Alcmeone di Crotone contemporaneo di Pitagora che fu un de ' primi fra gli Elleni ( o fra quelli che si ricordano ) a localizzare nel cervello la percezione delle sensazioni e il pensiero e da Ippocrate che lasciò scritto : " se l ' encefalo è irritato seguono molti disturbi .... l ' intelligenza si turba e il paziente va e viene pensando e credendo cose diverse dalla realtà e portando il carattere della malattia in sorrisi beffardi e visioni strane " , venendo giù fino a Voltaire il quale a mezzo il secolo decimottavo parlava come un positivista odierno : " Un fou est un malade dont le cerveau pâtit , comme le goutteux est un malade qui souffre aux pieds et aux mains " con quel che segue - dalla volpe di Fedro che esclama " o quanta species cerebrum non habet " venendo fino al Farinello del Sacchetti che dopo quelle sette volte sette " ne venne quasi dicervellato " - da Schopenhauer il quale nelle " Memorabilien " scrive al solito suo modo incantevole : " I racconti delle fate e le favole non han cosa altrettanto incredibile .... nella parte superiore chiamata la testa e che vista di fuori pare un oggetto come tutti gli altri io trovai che cosa ? il mondo stesso con l ' immensità dello spazio e l ' immensità del tempo .... ecco quel che trovai in quest ' oggetto grande come un grosso frutto e che il boia può far cadere d ' un colpo in modo da precipitar nella notte anche il mondo che ci è chiuso dentro " , venendo fino a Bergson il quale ammette che " la conscience est incontestablement accrochée à un cerveau " - e ( risalendo di nuovo negli anni ) da Democrito che lasciò scritto : " il cervello sorveglia come una sentinella l ' estremità superiore o cittadella del corpo affidato alla sua custodia protettrice .... il cervello guardiano dell ' intelligenza " , a Platone che pone nell ' encefalo l ' anima pensante , venendo fino a Kant il quale concede che una parte del cervello come sensorium dell ' anima accompagni con le sue vibrazioni le immagini e le rappresentazioni dell ' anima pensante - da Lattanzio che ribattezza il cervello abitazione della mens con la imagine stessa di Democrito in cerebro tamquam in arce habitare , a Gassendi il quale ( sebbene non neghi un barlume di conoscenza alle pietre , come la Voce del 28 aprile ) rivendica al cervello anche la virtù immaginativa contesagli dai Peripatetici - la tradizione che lega le sorti della psiche al cervello ( non ostante il sillogismo di Aristotile in favore del cuore ) non si è forse mai oscurata del tutto tra gli uomini pur nelle ore più buie della loro storia . Alla fase scientifica spettano i tentativi di più precise localizzazioni . Dopo lungo errare di fantasie localizzatrici dalla glandola pineale alla sierosità dei ventricoli , sul principio del secolo XIX in seguito ai lavori di Gall e Spurzheim si cominciò ad asserire alla corteccia del cervello ( fino allora avuta in conto di un organo secretorio ) la parte nobile di sostenitrice della vita psichica . Questo principio di secolo XX ( ed ultimo ? ) le mantiene il grande attributo . Ma con quanto tremore oscillatorio e sussultorio di persuasioni ! Voglia il fine lettore fare l ' analisi filologica dei seguenti passi di autori contemporanei che gli sottopongo . TANZI e LUGARO , 1914 : "....resta fissato una volta per sempre che i processi psichici hanno sede nella corteccia del cervello " . LUGARO , 1906 : " .... la corteccia cerebrale , sede precipua e forse unica dell ' intelligenza " . KRAEPELIN , 1909 : " Il fondamento ultimo di tutte le forme della pazzia dev ' essere cercato con la più alta probabilità in processi o stati morbosi della corteccia cerebrale " . PERUSINI , 1909 : " Per riguardo alla pseudodefinizione " le malattie mentali sono malattie del cervello " questa frase del Kraepelin fa una riserva prudente : essa precisa , però , in pari tempo una localizzazione .. La riserva è rappresentata dall ' espressione del concetto di probabilità : ciò che il Kraepelin precisa si è la sostituzione della parola " corteccia cerebrale " alla parola " cervello " . Si può discutere se e quanto questa sostituzione possa dirsi giustificata " . JASPER , 1913 : " .... i fondamenti della vita psichica , che si presumono nella corteccia cerebrale e sono del tutto ignoti .... " . Dopo di che se Cupido andasse ancora in cerca di Psiche e ci chiedesse l ' indirizzo della sua casa , potremmo rispondergli esser fissato una volta per sempre che Psiche sta di casa nella corteccia cerebrale - sua sede precipua e forse unica - almeno con la più alta probabilità - sebbene ciò sia discutibile - in ogni modo lo si presume . Il ghiottone resterebbe con intatta la sua cupidità e se ne dovrebbe volar via mortificato e senza nulla concludere - sorte non lieta ma che già toccò o sta per toccare o toccherà a più d ' uno : forse al pangermanismo , probabilmente alla politica libica , presumibilmente all ' Internazionale , possibilmente al futurismo , certamente a questa mia almanaccante cicalata noiosa quasi quanto la conflagrazione europea e la vita universale .
IL RACCONTINO PUBBLICITARIO ( FEDERICO , 1939 )
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– Beh ? – chiese stupita la ragazza col costumino rosso al giovanotto dall ' accento spiccatamente romano che stava coll ' occhio incollato al buco della cabina – Beh ? Che state facendo ? – Il giovanotto dall ' accento spiccatamente romano si alzò . Aveva gambe magre e pelose ( volete divenir pelosi in pochi giorni ? Volete avere peli lunghissimi e talvolta superflui ? Acqua ossigenata Pop ! Ogni goccia un ciuffetto ) – I salti mortali ! – rispose calmissimo e ironico . Tacque un momento fissando la ragazza – Ma non lo vedete ? Sto guardando da questo buco . Perché ... – seguitò poi vedendo il gesto stizzito della ragazza col costumino rosso ( volete divenir rossi ? Guantone Pop ! Uno schiaffone la mattina appena alzati vuoi sulla guancia destra , vuoi sulla sinistra ! Rossi in pochi giorni ) – perché , vi dà fastidio ? – La ragazza col costumino rosso batté nervosamente i piedi sulla sabbia ( sabbia Pop ! La sola che tirata negli occhi ti renda definitivamente cieco ) – Che razza di villano mascalzone – cominciò corrugando le sopracciglia – Mi chiedete anche se ... – Vacce piano con le parole , vacce piano ! – interruppe il giovanotto dall ' accento spiccatamente romano – Sennò mannaggia la miseria – aggiunse facendo l ' atto di darle un ceffone ( ceffone Pop ! L ' unico che , una volta ricevuto , vi faccia sorridere per ore e ore e vi faccia mormorare " Datemi del fieno ! " ) . La ragazza col costumino rosso sbuffò – Bella prodezza ! Guardare le ragazze dal buco della cabina ! Ripeto , siete un mascalzone ! – ( è in vendita in tutte le librerie il manuale Pop Come si diventa mascalzone . In meno di dieci giorni saprete sputare con sicurezza e precisione in testa a signori calvi , saprete fare cianchettoni ai cavalli stanchi e assonnati , e saprete fare pernacchie agli usignuoli come ricompensa al loro canto ) . Ci fu una pausa , Il sole era tutto oro ... il mare calmo con qualche fremito di sudore ... la sabbia fina fina , bianca ... Poi il giovanotto dall ' accento spiccatamente romano parlò Ma forse voi signorina non sapete che questo buco l ' ho fatto io ... Tacque un momento guardando la ragazza . Io , col trapano Pop ! La ragazza col costumino rosso si morse un dito Ma dite la verità ? chiese poi dubbiosa . II giovanotto dall ' accento spiccatamente romano si portò una mano al cuore . Allora quand ' è così seguitò la ragazza un poco imbarazzata quand ' è così vado subito in cabina ... e voi guardate ! Sulla riva un bambino completamente rapato guazzava nell ' acqua . Trapano Pop ! Quando il buco è fatto col trapano Pop , farsi guardare signore e signorine è in verità un piacere senza fine !
UN'AGGIUNTA. LA 'CRISI' DELLA LINGUISTICA ( CROCE BENEDETTO , 1922 )
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Testé ho compiuto la lettura di parecchi scritti di linguistica e mi sono rimesso alquanto al corrente in questo campo di studî , al quale da circa venti anni non avevo quasi più rivolto l ' occhio , occupato com ' ero in altri problemi e indagini . E ho provato il compiacimento di notare che la scienza del linguaggio si trova adesso in piena benefica crisi , e che i concetti , che , oltre vent ' anni fa , io avevo sostenuti in tale materia , sono stati tutti confermati o riscoperti da recenti studiosi . Non già che quei miei concetti non avessero precedenti presso gli stessi cultori di Linguistica , perché i dubbî circa la validità delle cosidette leggi fonetiche , e la polemica contro i neogrammatici , potevano vantare nomi insigni , come quelli dell ' Ascoli e dello Schuchardt . Tali dubbi sono poi riapparsi e hanno , per così dire , esploso nello Gilliéron e nella sua scuola , operando un rivolgimento nel modo di studiare la storia delle parole . Ma io mi avvidi forse per il primo che le teorie allora correnti nella Lingusitica erano una delle forme del positivismo e dipendevano dalla concezione meccanica o naturalistica del parlare e , più in particolare , dalla ignoranza circa il concetto della creazione poetica e la natura dell ' arte . In qual modo era , allora , considerata la Linguistica dai filosofi , e non da quelli volgari ma da filosofi di molto acume e dottrina , irretiti nel naturalismo , nel determinismo e nello psicologismo ? Può vedersi in una pagina della importante prelezione , che nel 1887 il mio maestro Antonio Labriola tenne all ' università di Roma sui problemi della filosofia della storia . Il Labriola guardava alla storia delle lingue come a quella parte della storia che s ' era innalzata a scienza e splendeva quasi faro a segnar la via di salvezza alle altre parti . " La storiografia tradizionale ( egli scriveva ) , che usa del criterio prospettico della successione nel tempo per dati di cronologia uniforme , si risolve da sé come in tanti processi di formazioni specifiche , aventi il proprio ritmo , e indipendenti dalle divisioni convenzionali di Oriente e Occidente , di antico , di medievale e di moderno , o come altro si dicano . E , difatti , lo studio specifico di alcuno degli ordini precisi di fatti omogenei e graduati , ci ha dato ai nostri tempi i primi serî tentativi di scienza storica ; e se non in tutte le maniere di studî fu sino ad ora possibile di raggiungere l ' esattezza della Linguistica , e specie dell ' ariana , non è improbabile , a giudicare dagli avviamenti , che il medesimo debba accadere di altre forme e di altri prodotti dell ' attività umana . Con questi studî , come con vero e proprio oggetto di scienza il filosofo della storia deve simpatizzare , se non vuole che le sue elucubrazioni e il suo insegnamento divengano presto esercizio di rettorica speculativa " . Nel rileggere ora questa pagina , si prova l ' impressione di assistere a una delle non infrequenti " ironie della storia " . Il grande edifizio della Linguistica , con le sue esatte leggi fonetiche , è ora mezzo in rovina ; e i linguisti , anziché prestare il modello alle altre parti degli studî storici , chiedono a queste la regola per rinnovare e correggere le indagini loro proprie . È stato notato che la crisi è sorta non tanto nel campo della grammatica storica , quanto in quello dell ' etimologia . La cosa è affatto ovvia . La legge fonetica , che prima si concepiva come legge naturale nel senso di una legge " reale " , e che è invece naturalistica e astratta , scopre la sua impotenza o i suoi limiti innanzi al concreto etimologizzare , cioè al problema storico effettivo , che è sempre individuato . E quando lo Gilliéron intitola uno dei suoi scritti : " La faillité de l ' Étymologie phonétique " , che cosa fa egli se non ripetere la formola che abbiamo udito risuonare ogni volta che qualche parte della filosofia o della storia ripigliava la sua libertà di movimenti , scotendo via la brutale violenza procustea del positivismo : a cominciare da una certa celebre Banqueroute de la Science , che fu annunziata in un paese in cui la Science aveva avuto , forse più che in altri , senso e predominio esclusivamente positivistico ? Per questa ragione godo che alcuno dei recenti linguisti ( e degli italiani ricordo il Bartoli e il Bertoni , il quale più di ogni altro si è fatto presso di noi l ' apostolo del nuovo avviamento ) abbiano espressamente riattaccato le loro critiche e le loro indagini ai concetti della nuova Estetica e della nuova Filosofia dello spirito , che riporta il linguaggio all ' esprimersi ( all ' espressione in senso teoretico e non già all ' espressione in senso pratico , che è mero indizio o sintomo ) e , per questa via , lo identifica con la poesia e con l ' arte in genere , e tutti i problemi del linguaggio ritrova sostanzialmente identici a quelli teoretici e storici della poesia e dell ' arte . Tale ricongiungimento al metodico e sistematico pensiero filosofico ha il vantaggio non solo di rendere più rigorose e perspicue le dottrine , ma anche d ' impedire le esagerazioni o unilateralità a cui facilmente si lasciano andare gli specialisti novatori , acuti e anche geniali , ma non altrettanto esperti in concetti speculativi . Dei quali specialisti io riconosco l ' opera utile ed efficace , e li preferisco , pur coi loro eccessi o coi loro difetti , agli astratti filosofanti , e ho detto più volte che la loro audace e arrischiata filosofia , nascente dalla considerazione delle cose particolari e ritenente qualcosa di particolare e contingente , vale di gran lunga più di quella , avveduta e assottigliata ma arida , di molti filosofi di mestiere , anzi quella vale e questa non vale , perché quella è viva e questa è morta . Ma ciò non toglie che il meglio sia riunire la virtù della specialità a quella dell ' universalità . Parlo qui , in generale , della presente fase degli studî sul linguaggio , e perciò non entro in un esame critico delle dottrine che ora si propugnano : esame che , del resto , altri va facendo e con preparazione specifica migliore della mia . Ma , se dovessi dare un esempio della necessità di rendere più perspicui certi concetti della nuova scuola , mi fermerei su quello di etimologia popolare , che essa adopera con molto buon frutto , ma che , così come è formulato , non va esente da dubbiezze e confusioni . " Vous travaillez à l ' étymologie ( dice lo Gilliéron ai suoi uditori ) , mais souvenez - vous que le peuple y a travaillé avant vous " . Ora quell ' etimologizzare onde si forma la nuova parola ossia il nuovo significato e il nuovo fonema non è altro che l ' opera stessa della fantasia espressiva , la quale , come in una piccola parola o piccola frase così in una grande opera di poesia , crea sempre sul passato , e perciò volge a nuovo uso gli elementi del passato e ne dà una nuova sintesi in cui quel passato è e non è quello di prima , e , in fondo , ha ceduto il posto al presente e nuovo . Ma l ' etimologizzare propriamente detto è , invece , l ' opera riflessa dello storico , che ripercorre criticamente l ' anzidetto processo formativo . E , se dovessi dare un esempio delle cautele da osservare , vorrei mettere in guardia contro lo spregio delle cosiddette leggi fonetiche , della grammatica storica e normativa , e anche dell ' Académie , come la chiama lo Gilliéron . In verità , le leggi fonetiche sono utili in quel che possono , come tutte le leggi empiriche ; e della grammatica normativa e dell ' accademia non si potrà far mai di meno , perché sono discipline e istituti che si sforzano a serbare o a far muovere lo svolgimento linguistico in un certo indirizzo , che merita di essere difeso se anche non deve avere , e non ha poi mai nel fatto , prevalenza assoluta . Quel che importa combattere non è quegli istrumenti d ' indagine o di scuola , ma l ' ibridismo dei metodi che si tira dietro problemi insolubili o soluzioni immaginarie , e talvolta ridevoli . La Linguistica idealistica , o meglio la nuova filosofia e storia del parlare , sarà tanto più consapevole e sicura della propria verità , quanto più sarà moderata . Colgo l ' occasione per manifestare un desiderio . Anni sono , cercai di mettere sotto miglior luce gli storici e filologi , ligi all ' antico , che , nella prima metà del secolo decimonono , riluttavano e si opponevano violentemente alle teorie e ai metodi della Linguistica indoeuropea , e additai quel che di ragionevole mi pareva che fosse nella loro opposizione . Gioverebbe meglio lumeggiare quelle parti del loro scetticismo che coglievano nel giusto e quelle esigenze legittime che essi rappresentavano . A questo modo non solo si adempirebbe un dovere di pietà , ma si otterrebbe qualche istruzione ; e forse , talvolta , i dotti linguisti odierni si rivedrebbero innanzi , autenticati dai fatti , i " pareri di Perpetua " . Ristampata da me in LABRIOLA , Scritti varî di filosofia e politica ( Bari , Laterza , 1906 ) ; cfr . pp . 211-2 . Études sur la défectivité des verbes . La faillité de l ' Étymologie phonétique . Résumé de conférences faites à I ' École pratique des hautes études par J . GILLIÉRON , Neuveville ( Berne ) , 1919 . A proposito di queste : perché mai anche il MEYER - LÜBKE , Roman . Etym . Wörterb , n . 1721 , si ostina a derivare carosello o carrousel , con fonetica etimologia , da carrum , quando io ho dimostrato che l ' origine è tutt ' altra e assai più complicata ( v . La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza , pp . 194-5 ) ? Per quel vocabolo si potrebbe scrivere una divertente storia alla Gilliéron ( dove forse entrerebbe , ma assai tardi , anche il carrum ) . Della quale storia delle parole come storia della fantasia voglio segnare qui uno spontaneo avviamento o desiderio che ho trovato in un vecchio scrittore napoletano , nelle annotazioni ( 1588 ) di Tommaso Costo alla Storia di Napoli del Collenuccio . Il Costo , esaminando la disputata etimologia di " Terra di lavoro " ( dai " campi leborini " o leboriae , ovvero da " lavoro " ? ) , accetta tutte e due le derivazioni in contrasto e osserva : " Suole spesso accadere che si darà un nome ad una cosa a un proposito , ed in processo poi di tempo succederà qualche accidente di così strana conformità che , investendosi dello stesso nome , lo tira ad un altro proposito assai diverso dal primo " ; e aggiunge di questo processo altri esempi : " Gravina " , dalle " gravine " , valloni , e dal grano e vino onde abbonda ; " Montevergine " , da " Virgilio " e da Maria Vergine , ecc . ( v . nell ' ediz . della Istoria del Collenuccio , Napoli , 1771 , I , 12-13 ) . V . ora la mia Storia della storiografia italiana nel secolo XIX , I , 58-60 , 218-19 .
CETI MEDI E OPERAI ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
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Guadagna più di me ! Residuo ultimo di tutte le analisi che possiamo tentare sulla stragrande maggioranza degli appartenenti ai ceti medii urbani - impiegati di Stato o privati , professionisti , piccoli reddituari - è questo : l ' odio verso l ' operaio , verso l ' uomo che porta la casacca , verso l ' uomo che lavora negli impianti industriali o nelle manifatture . Questo odio è la vera scaturigine di quell ' alone di simpatia che anche nei ceti medii urbani , persiste attorno al fascismo . Si è detto che la magistratura - categoria che rappresenta tipicamente i medii ceti italiani - è irriducibilmente filofascista ; non si è stati esatti nell ' espressione . La magistratura è irriducibilmente antioperaia . Chiedete agli avvocati come se la passino ora i ferrovieri , imputati di reati comuni , dinanzi ai tribunali . L ' altro giorno assistetti per caso a un episodio giudiziario spaventevole : " spaventevole " , non si può dire diversamente . Andava una causetta per furto : imputato , un operaio meccanico . Finite le deposizioni e la requisitoria , il Presidente chiede all ' imputato : " Ma insomma , all ' epoca del furto , quanto guadagnavate , voi ? " " Quaranta lire " , " Quaranta lire " , replica il giudice agro agro . " Quaranta lire ... Più di me ! " . E rivolto al Pubblico Ministero , amaramente : " Più di lei " . E all ' avvocato difensore : " Mi raccomando , avvocato : sia breve " . L ' avvocato era troppo esperto per non essere breve , quando la causa era già spacciata . L ' imputato , si capisce , ebbe il suo bravo massimo della pena . " Guadagnava quaranta lire al giorno !..." " Allora , quella lì portava le calze di seta ! " " Li ho veduti io dal fiorista , dal fruttarolo : un operaio , un giorno , comprò le rose a quattro lire l ' una " . L ' elenco delle imputazioni fatte alla classe operaia si esaurisce in queste formule . Il " guadagnava più di me " è il sigillo definitivo di una condanna che l ' avvocato , il professore , l ' impiegato infliggono all ' operaio . L ' Italia , che nella storia dello sviluppo del capitalismo moderno - che è poi la storia della civilizzazione moderna - non presentò finora nessun carattere interessante e proprio ora vi fa la sua comparsa con questa sollevazione passionale e violenta che travolge precisamente quelle categorie , donde uscivano le capacità tecniche , le iniziative intraprenditrici , le categorie insomma che passavano per essere le portatrici dello spirito capitalistico ; con questa sollevazione che procede rapidissimamente con la convulsione della leggenda ( " le 100 lire al giorno degli scaricatori del porto " : orrore e abominazione ! ! ! ) e con il contagio dell ' adesione dei giovani ( studenti ) e delle donne ( impiegate , donne di casa , grandi dame ) . Il fascismo é il movimento attivo di quest ' odio : tutta la sua vitalità , cui tanti non vollero credere , tutta la sua buona fede , che alla maggioranza dei suoi militanti è stolto negare , hanno in questo odio il loro alimento . La definizione di questo odio non è facile . I professori dell ' abbaco marxista se la cavano con la formuletta dell ' " odio di classe " : consentitemi di non usarla . Il fenomeno è un riflesso , sì , dello sviluppo capitalistico , di cui - in margine - risente il nostro paese : ma non me la sento di attribuire ai ceti medii italiani la patente di " classe borghese " , e soprattutto non credo che una " classe borghese " come esiste davvero in Inghilterra o in Germania , possa " odiare " l ' operaio . Del resto , un esame un po ' più preciso di questo odio dei ceti medii ci persuaderà che esso ha dei caratteri addirittura arcaici . Per trovare apparizioni collettive che gli si possano paragonare , bisogna camminare indietro nella storia fin quando il primo telaio non era stato inventato , o lontano nel mondo fino ai paesi in cui il grano si macina con una pietra confricata sull ' altra . Alla radice di questo odio c ' è il rancore per i grossi salarii goduti dall ' operaio , o supposti goduti dall ' operaio . Dunque : avidità di guadagno , auri sacra fames . Werner Sombart nelle sue osservazioni sullo incipiente sviluppo capitalistico in Italia , notava che un grave ostacolo era rappresentato dalla poca coscienziosità dei lavoratori e dalla disordinata cupidigia degli imprenditori : due magagne gemelle , due forme dell ' avidità di guadagno , diversissima dall ' impulso al lucro capitalistico razionale . L ' avidità di guadagno del cocchiere o del barcaiolo napoletano , o di qualunque culi asiatico che faccia un mestiere simile , si dimostra straordinariamente più penetrante , e soprattutto , più spregiudicata di quella di un cocchiere inglese : il che non vuole affatto dire che il cocchiere o il barcaiuolo napoletano abbiano una maggiore predisposizione a diventare buoni imprenditori o fortunati capitalisti . I nostri armatori della marineria a vela di Camogli o di Sorrento erano arditissima gente che avrebbe potuto ripetere il motto di quell ' antico capitano di mare olandese : " Se c ' è del guadagno andrei attraverso l ' Inferno , purché Belzebù non mi bruci le vele " : ma nessuno , che abbia un ' idea dell ' odierna industria degli armamenti , proporrebbe gli armatori camoglini , audaci abenteuer - kapitalisten , ad esempio di una razionale intrapresa marittima . Le parole sacramentali con cui il capitano iniziava il solito rapporto all ' armatore : " economia e sollecitudine sono state le due massime che condussero a buon fine il presente viaggio " farebbero un po ' ridere adesso : l ' economia e la sollecitudine restano sempre qualità eccellenti per gli affari , ma l ' armatore moderno sa che i dividendi della anonima dipendono , poniamo , dal mercato dei noli assai più che dalle tonnellate di carbone sparagnate dal capitano ; e - se è davvero un armatore moderno - sul mercato dei noli concentra metodicamente , razionalmente , tutta la sua attenzione , e rinuncia a taglieggiare l ' equipaggio . Ebbene : i ceti medii italiani hanno , confrontati con le classi borghesi straniere , la mentalità del barcaiolo napoletano o dell ' armatore camoglino . La stessa disordinata avidità di guadagno : la stessa deficienza di spirito capitalistico , inteso come impulso al lucro razionale . Di qui , l ' astio e l ' invidia contro i grossi salarii degli operai : chi guadagna meno è incapace di concepire tutto l ' ingranaggio capitalistico , è incapace di immaginare che ci possano essere degli imprenditori i quali se ne fregano di pagare largamente l ' operaio , perché essi stessi larghissimamente e razionalmente lucrano . Il salario dell ' operaio è staccato dal complesso del fenomeno capitalistico , che i ceti medii non comprendono , e , allora , naturalmente , appare una mostruosità . ... Eppure io ho i miei studi ! Ma i grossi salari non suscitarono soltanto invidia : suscitarono una vera indignazione moralistica , come se fosse sconvolto l ' ordine delle cose umane o divine . Questa indignazione è il secondo aspetto dell ' odio dei ceti medii . Essa ha la sua formula di rito nel lamento , che nel dopoguerra , echeggia a complemento dell ' altra : " Guadagna più di me - eppure , io , ho i miei studi ! ! ! " . In questa esclamazione che abbiamo sentito ripetere tante volte , ci sono sottintesi due concetti tradizionali : 1 . - Che gli " studii " diano una specie di " legittima aspettativa " a decorosi guadagni ; 2 . - Che la dignità delle categorie che hanno compiuto gli studii sia offesa , da un rialzo di mercedi a chi non ha " studii " . La " legittima aspettativa " che sorge dall ' aver fatto " studii " è perfettamente paragonabile all ' attesa della prebenda che sorge nel bramino indiano che ha letto il sacro libro dei Veda - ed è così a posto , materialmente , nella vita . C ' è un rituale da seguire , per arrivare a godere della prebenda : e l ' esecuzione del rituale assicura la prebenda . In nessun popolo dell ' Europa occidentale , come nell ' italiano , c ' è , in fondo , una riluttanza cosi singolare a cambiare mestiere o professione . La morale professionale consiste , prima di tutto , a rimanere nella professione per cui si sono fatti gli " studii " ; secondariamente , a veder riconosciute le proprie capacità dall ' autorità politica , per mezzo di onorificenze , o di prebende ( noblesse de robe nella Francia del '700 , e curiali nel Regno di Napoli : ecco gli antenati diretti ) . Spingendo all ' estremo questa morale professionale , si arriva alle condizioni dell ' India , dove lo sviluppo capitalistico é impedito , non dal disprezzo fra le caste , ma dalla disistima che suscita ogni lesione del rituale ; cioè dalla indignazione derivante da ogni innovazione tecnica o economica , che consenta una rapida formula materiale a chi invece deve avere fortuna secondo le vie tradizionali . Pensandoci bene , vediamo che l ' ideale dell ' operaio , come se lo immaginano i medii ceti italiani , corrisponde perfettamente all ' operaio indiano come lo adoperano gli industriali inglesi delle Indie : un lavoratore d ' occasione , un perpetuo avventizio . Poca paga , e scarso rendimento . Appena si ha tanto in saccoccia da fare una vita meno peggio al villaggio , ci si ritorna : l ' industriale rimpiazzerà con un altro . ( Questo , nel linguaggio ufficioso degli elogiatori delle virtù della stirpe , si chiama anche l ' attaccamento dei lavoratori italiani alla patria lontana ) . Ecco l ' operaio di cui si è sicuri che non offenderà mai la dignità delle categorie che , per guadagnare , hanno fatto i loro " studii " : che cioè possiederà quella speciale forma di disciplina sociale che sta a cuore ai professionisti , agli impiegati ai giudici , a coloro insomma che hanno letto il sacro libro dei Veda all ' Università o al Liceo o all ' Istituto tecnico . Naturalmente , questo paragone dei ceti medi italiani con le categorie prebendarie dell ' India non esaurisce la configurazione dei ceti medii italiani . Ma bisogna ricordare questo estremo opposto alla civilizzazione capitalistica , che è l ' India , per rendere evidente non una inesistente affinità di due gruppi sociali ( ceti medii italiani e caste dotte governanti indiane ) ma tutta la lontananza del gruppo che ci interessa ( ceti medii italiani ) da una classe " borghese " europea . L ' odio contro l ' operaio ha , dunque , un carattere precapitalistico con delle venature o da mercanti , o da curiali . Il movimento fascista , che ne trae origine , ne rimane viziato da una formidabile contraddizione rispetto alla civilizzazione capitalistica . Reazione inglese . Il genuino stato d ' animo di una " classe borghese " verso il proletariato , specialmente in periodi di crisi , in periodi in cui la disoccupazione spinge alla superficie visibile della società le miserie profonde , non è l ' odio , come oggi lo nutrono i ceti medii italiani : ma il disprezzo . È il disprezzo verso il povero , soprattutto , ma in genere verso l ' operaio , che noi troviamo là dove una classe borghese si è saldamente costituita , come in Inghilterra fin dalla prima metà del secolo scorso . La " respectability " borghese implicava un disprezzo verso gli appartenenti alle classi bisognose , che , più o meno , versavano in strettezze : tutti i grandi stranieri che scrivono e testimoniano sull ' Inghilterra del 1830-60 ( Herzen , Engels , Fontane , Ledru Rollin ) restano impressionati dallo scherno che circonda la povertà , dalla assoluta incapacità dei borghesi inglesi di credere che sotto la casacca dell ' operaio possa battere un cuore di vero gentleman . La " umanità " dei rapporti verso il prossimo è pressoché soffocata : basterebbe ricordare tutti gli avvilimenti che la filantropia borghese ha imposto nei paesi più progrediti , ai beneficati : basterebbe ricordare che , fino a qualche anno fa , i ragazzi degli orfanotrofi di Amsterdam erano condotti alle funzioni religiose vestiti con un giubbino metà nero e metà rosso o metà verde e metà rosso : qualche cosa di molto analogo alla toilette dei burattini e dei forzati . Si disprezza il povero , ma non lo si odia . Questo rapporto sentimentale del borghese verso il povero sorge dal profondo della rivoluzione religiosa protestante , per cui l ' amore del prossimo si manifesta in prima linea con l ' adempimento del lavoro professionale , cioè con il disimpegno integrale ed esauriente del lavoro di ciascuno , sia salariato od imprenditore : diretto alla trasformazione razionale del mondo , cioè alla conquista capitalistica del mondo . Finché l ' operaio è strumento mal pagato e mal vestito , il borghese lo disprezza : quando , per qualsiasi congiuntura , l ' operaio è pagato bene , non è più il " povero " , lo rispetta . Questa concezione brutale e spregiudicata dei rapporti fra ricco e povero è il segreto della sanità anglosassone , è il segreto della sicurezza con cui i popoli anglosassoni procedono per ignes , attraverso il fuoco della civilizzazione capitalistica , senza la formidabile palla al piede costituita dall ' odio borghese verso le categorie operaie . Da ciò deriva la squisita sensibilità sociale , la estrema sicurezza dei mezzi e la precisa determinazione degli obiettivi , che è propria dei grandi movimenti reazionari inglesi . In Inghilterra , dove esistono veramente uno sviluppo capitalistico e una classe borghese , non si perde il tempo a bastonare l ' operaio , si procede a colpire l ' industria . La violenza ad personam appare , com ' è , un espediente inutile : si ricorre alla filantropia . In una società fondata sullo sviluppo capitalistico , sull ' impulso di lucro razionale dell ' imprenditore , la reazione non e mai stata cieca : ha sempre marciato con passo sicuro , dritta alla méta . " Reazione , " in senso proprio è questo : " colpire quello sviluppo e quell ' impulso , colpirli in nome della tradizione , in nome della pietà avìta , in nome della religione , delle convenienze , della filantropia : ma colpirli , paralizzarli " . Questa è reazione nel suo significato proprio . In Inghilterra , il suo tentativo classico si ebbe verso il 1850 : quando la filantropia conservatrice riuscì ad imporre il Ten Hours Act ( Atto delle dieci ore di lavoro ) . Non erano i rappresentanti dei lavoratorori che davano questo primo involontario avviamento alla legislazione sociale : erano i gran signori , i Tory , era Lord Shaftesbury , il tipo ideale dell ' artistocrate , secondo Emerson : era Dickens , l ' uomo che rimpianse sempre la old merry England , la vecchia allegra Inghilterra di Mr . Pickwik . Il movimento reazionario di Shaftesbury e di Dickens era tipicamente reazionario per questo : con la protezione filantropica degli operai , volevano colpire a morte lo sviluppo industriale del loro paese , volevano rimandare alle campagne le masse inurbate volevano mortificare l ' iniziativa degli imprenditori , volevano liquidare l ' industria inglese . Con quel fiuto fine , che solo la esperienza di una grande aristocrazia può dare , Shaftesbury comprese che sviluppo ìndustriale voleva dire , prima o poi , attacco socialista : e reazionario dei più geniali e potenti che siano comparsi nella storia inglese , non pensò mica di far bastonare o di far mitragliare gli operai , anche allora sovversivi , ma mirò alla paralisi della macchina capitalistica , in nome della pietà umana , come Dickens , nel suo grande romanzo Hard Times vi mirò in nome della bellezza e della piacevolezza della vita di un tempo . Se a Shaftesbury , se a Dickens , se a qualcheduno dei tanti ricchi inglesi che li seguirono avessero proposto di agire materialmente contro gli operai , così avrebbero risposto : " A che cosa serve ! " . Perché da inglesi reazionari sì , ma inglesi , avevano vivo il senso del disprezzo verso il povero , ma mancava completamente in essi l ' odio per il povero . Reazione italiana . Ritorniamo ai ceti medii italiani . L ' astio contro la classe operaia dà luogo ad una reazione spicciola , irritante , isterica , che non può condurre al colpo di Stato - ma il colpo di Stato non vuol dire niente , non risolve niente . L ' odio contro la classe operaia è , in realtà , una ribellione contro il regime di sviluppo industriale importato in Italia da trenta anni , e a cui la borghesia italiana si è dimostrata impreparata e immatura - ma ribellarsi contro le vere vittime della grande produzione , i salariati , è stolto e vile . Se i medi ceti italiani , per ragioni tradizionali , per una loro mentalità precapitalistica , bottegaia e prebendale , non possono tollerare la presenza e lo sviluppo di una classe operaia , la conseguenza logica e coraggiosa veramente e virilmente reazionaria , non è che una : far tabula rasa con la grande industria italiana , risospingere l ' Italia indietro com ' era prima del decennio 1890-900 , rinunciare ad una produzione industriale per il grande mercato internazionale e per il mercato interno . Se i ceti medii italiani si sentono a disagio nel macchinismo della produzione manifatturiera fino a trovare la presenza sola di un operaio " provocante " e " indisponente " , non è con la classe operaia che devono prendersela , ma con chi l ' ha evocata sulla scena , con chi la adopera come strumento . Bisogna mirare all ' evocatore nascosto del malefizio , alla ristrettissima categoria di veri capitalisti - intimamente antifascisti - che spinti dalla febbre del lucro capitalistico si preparano a ricreare stasera , domani , dopodomani , sempre , quegli aggruppamenti operai che i fascisti hanno " conquistato " , quelle organizzazioni operaie che i fascisti hanno stamane disperso . La ribellione e il colpo di stato devono innestarsi su qualche cosa di più potente , un programma di politica anti - industriale , di cui i pochi e solitarii liberisti intransigenti italiani hanno già da tempo preparato il programma minimo . Questa sarebbe " reazione " nel significato in cui l ' esperimentò l ' Inghilterra e gli altri paesi con uno sviluppo capitalistico autonomo e vivace , non di importazione : con una classe borghese ben preparata ; e quindi con dei reazionari lungimiranti e sicuri di sé , come si conviene ai paesi forti e serii . Ma i nostri ceti medii , i quali si esauriscono nell ' " odio " verso il salariato , dimostrano per ciò stesso di non costituire una classe borghese fortemente e seriamente reazionaria . Prendendosela con gli operai e basta , essi dimostrano semplicemente la loro immaturità a vivere in un paese avviato coartatamente alla grande produzione industriale , e la loro impotenza a trasformarlo : cioè dimostrano la loro intima infelicità . Il fascismo , espressione politica di quei ceti medii ne riflette tutta la crisi : bastona gli operai , e va in brodo di giuggiole dinanzi alle declamazioni sull ' espansione industriale della Terza Italia , e simili temi retorici . La sua reazione è superficiale , torbida , convulsionaria : ma non attinge dalla profondità della tradizione , non sa ammantarsi e non sa valersi di tutte le infelicità che un affrettato e imposto sviluppo industriale ha accumulato in Italia , come espedienti validissimi per i reazionari veri che non sono venuti . Il fascismo fa le passeggiate militari nelle città industriali e rispetta venerabondo la grande industria . La reazione è così troncata , e compare in tutta la sua povertà e in tutta la sua sterilità . I ceti medii italiani , di fronte alla grande industria , si attengono ancora all ' ideale della " vita temperata " e dello " stato pacifico " di due secoli fa , a questa intima tendenza antiindustriale non può venir fuori , perché è sotto una doppia crosta , robustissima , costituita : 1 . da una moda letteraria e accademica per l ' " espansione industriale " , per la " valorizzazione del lavoro italiano " , per lo " sviluppo delle nostre energie latenti " , ed altre cose del genere ; 2 . dal fatto ( indiscutibile ) che la grande industria , quale è stata trapiantata in Italia presenta dei caratteri di Abenteuer - Kapitalismus , di pirateria che piacciono molto , e piacciono molto precisamente , e impongono soggezione , perché i ceti medii italiani non sono una " classe borghese " abituata ad aver da fare con dei veri imprenditori , e a diffidare degli avventurieri , dei falampi , del " projectistes " . Dilettantismo industrialoide . Sull ' efficacia della moda letteraria ognuno può accertarsi direttamente . La " Lega Navale " , la " Lega Italiana " e tutta le associazioni minori , per esempio , ne offrono prove infinite . I bollettini della " Lega Navale " sono una miniera di documenti sullo stato d ' animo dei ceti medii . Società anonime cooperative con azioni da 200 lire ciascuna ... per dare incremento allo sviluppo dell ' Italia sul mare ; centinaia di ordini del giorno votati da studenti , impiegati , avvocati , per dirimere conflitti marinari ... e salvare la marina ; preoccupazioni e batticuori di ragionieri lombardi perché si varino " molte navi " affinché l ' Italia sia " grande sul mare " : tutta roba inutile ed innocentissima , di cui i veri pochi uomini d ' affari che si occupano della marina sono i primi a ridere . Il recente congresso della Lega Italiana a Roma è stato una vera tornata accademica , e quella che vi partecipò è tutta gente che vuole " valorizzare " , " sviluppare " , " espandere " : ma le sue idee della attività nazionale trovano il loro perfetto interprete in V . E . Orlando , che si fa loro a narrare e a proporre l ' esempio dell ' espansione commerciale di Firenze , ai tempi gloriosissimi - e barattieri - dell ' arte della lana ... quando ancora non esisteva nè un imprenditore nè un salariato nel significato moderno dei due termini ! La Lega Italiana dovrebbe rimanere celebre nelle cronache dell ' industrialismo accademico , per gli ordini del giorno vibratissimi votati durante la Conferenza di Genova , quando le menti dei suoi soci furono percosse dallo spavento ... di restare - orrore ! - senza petrolio . Fu allora che la presidenza mandò a Schanzer telegrammi lancinanti : e fu allora - se le mie informazioni sono esatte - che il ministro Schanzer chiedeva disperato al comm . Francesco Giannini : " Se non riusciamo ad avere almeno una lettera di Lloyd George , come farò à presentarmi al Parlamento ? Che cosa mi dirà tutta questa gente , per il petrolio ? " . Il petrolio del Caucaso , il carbone di Eraclea , e in genere le " materie prime " : ecco le ondate che percorrono , ad intervalli variabili , la superficie di tutta una folla di oneste persone , che se ne avessero i mezzi si guarderebbero bene di impegnarsi nell ' industria dell ' armamento e in concessioni petrolifere . - Gente che non è mai stata una volta in aeroplano , nè in un campo di aviazione , sarà fieramente allarmata dalla notizia che taluni provvedimenti o negligenze del Governo compromettono " l ' avvenire aereo della nazione " : e una " lega aerea " interverrà d ' urgenza ad agire " perché l ' Italia abbia libero il suo cielo " . - La Leonardo da Vinci deve essere riattata " per dimostrare la valentia dell ' ingegneria italiana " : e , per tacer del Senato , negli stessi collegi professionali si trovano dei teorici che ne fanno , disinteressatamente , un punto di onore . - Le fiere campionarie messe su da un " projectiste " d ' ingegno , come Umberto Notari , diventano spedizioni di argonauti che vanno a portare il vello d ' oro delle industrie italiane : e si passa per cervelli gretti e privi di iniziativa se si arriva a mettere in dubbio che turchi e lapponi aspettino proprio la Trinacria per comprare la roba in Italia . - Vecchi relitti di propaganda futurista , antichi orecchiamenti di " dinamismo " , scarti della poesia della macchina e dell ' officina , tutto ritorna a galla , tutto fa brodo : e così qualunque forma della attività industriale si presta a questa esaltazione letteraria , perpetrata nella massima buona fede , cui la folla degli innocenti amatori della " vita temperata " arriva attraverso schemi reclamistici e metafore slombate : e l ' industrialismo accademico dei medii ceti italiani trova tutto degno di patriottica attenzione , dal " carbon bianco " ... al sughero di Sardegna . ; Questo dilettantismo industrialoide dei medii ceti è la massima forma di interessamento permessa da tradizioni curiali e prebendali , da una cultura pseudo - umanistica che sola , apre l ' ingresso nella carriera agli uffici e ai " posti " , e insieme stampiglia socialmente i suoi adepti con la qualifica di " persona che ha fatto i suoi studi " , persona per bene cioè che ha diritto ad avere un trattamento decoroso in modo da poter mantenere la distanza rispetto alla " bassa gente " . Abenteuer - Kapitalismus Ma la grande industria impone soggezione ai medii ceti perché è trivellatrice . L ' assalto all ' erario , che in altri paesi produrrebbe larghi movimenti di opinione pubblica , qui finisce per produrre una larga ammirazione per gli Abenteuer - kapitalismus che lo conducono con fortuna . Si trova che sono " furbi " , " accidenti " , " sacramenti " - o , addirittura , si trova che sono valentissimi imprenditori : il che è assolutamente falso . Nel carattere composito dell ' imprenditore moderno ( in cui si riuniscono i tratti distintivi del conquistatore del commerciante ) il pubblico italiano è sempre disposto ad apprezzare i tratti del conquistatore più degli altri : e siccome quasi tutte le grandi figure dell ' industria italiana hanno avuto precisamente più l ' audacia del colpo di mano protezionistico che la saggezza dell ' organizzatore , i medii ceti italiani sono sicuri che anche l ' Italia ha prodotto una classe industriale di primo ordine : e chi ne dubita è " antipatriotta " . Il trucco protezionistico è considerato come un mezzo affatto naturale di far progredire una industria : non si pensa , non si è capaci di pensare che , di fronte alle genuine capacità dell ' imprendimento moderno , questo modo di avvantaggiarsi denota , oltre a tutto , una speciale forma di pigrizia , una tendenza alla prebenda : e nella classifica dei mezzi di arricchire , potrebbe stare assai bene vicino a quei tre famosi , che erano indicati nei libricini del Rinascimento : 1 . - La cerca di tesori ; 2 . - L ' accalappiamento di eredità ; 3 . - La clientela : rendersi persona grata presso qualche ricco cittadino , allo scopo di ricevere una parte delle sue ricchezze . Gli industriali italiani si rendono persone grate presso lo Stato , e ricevono delle sovvenzioni e delle tariffe protettive . I medii ceti italiani ammirano questa audacia venturiera , e non sospettano neppure che essa non è affatto " capitalistica " , e che quegli uomini sono assai più vicini allo " speculante " e al " condottiero " del '900 che ad un intraprenditore inglese o americano . Ad accentuare , nei medii ceti italiani , questa stortura di discernimento , si è aggiunta l ' orticaria militaresca , per cui la " conquista di nuovi mercati " è concepita mitologicamente come una specie di conseguenza obbligatoria delle vittorie guerresche . L ' " amore di terra lontana " sospira in tutte le relazioni dei Consigli di amministrazione , e diventa addirittura appassionato nei discorsi di coloro - e sono legione - i quali credono che poiché gli italiani hanno vinto sul Piave , in Colombia , in Arabia e alla Nuova Guinea non aspettino altro che di essere " conquistati " , " penetrati " dalla produzione italiana ! E per chiarire questo stato d ' animo , basterà una citazione . Scriveva tempo fa l ' on . Meuccio Ruini , ex ministro delle Colonie , a proposito delle Colonie Portoghesi : " Vi furono due anni fa , iniziative di gruppi industriali e bancari italiani per un accordo col Portogallo per lo sfruttamento dell ' Angola , che offre grandissime risorse agricole e , sovra tutto , di materie prime industriali . Gli studi ed i primi passi non ebbero seguito , anche perché il Governo italiano non si mostrò entusiasta dell ' idea . Senza voler esaltare manie imperialistiche , certo è che sarebbe stato opportuno per l ' Italia - che non ha alcuna finestra sull ' Atlantico - una penetrazione nell ' Angola " . In queste poche righe , c ' è tutto : le " materie prime " , " la finestra sull ' Atlantico " la " penetrazione " . La mitologia è al completo : ed è un ministro di ieri e di domani che parla ! " Sarebbe stata opportuna una penetrazione nell ' Angola ... " Chissà perché poi nell ' Angola ? Forse perché l ' Angola è del Portogallo , e - senza voler esaltare manie imperialistiche - si crede che sia facile " conquistare nuovi mercati " , " penetrare " , " espandersi " , quando si ha da fare col Portogallo .... Angola .. materie prime .... finestra sull ' Atlantico ... Possibilissimo che di qui a due mesi il caucciù di Angola apparisca indispensabile all ' Italia come il petrolio del Caucaso e il carbone di Eraclea . È possibilissimo che qualcheduno proponga di saltar addosso ... al Portogallo , che qualche ministro lanci là , alla platea , le frasi aspettate sui " vitali interessi " , e che si faccia la gesta d ' oltremare . Sicuro : noi siamo sempre in procinto di partire per una gesta di oltremare . I medii ceti italiani hanno dell ' espansione industriale di un paese l ' identica idea che ne avevano i pisani o i genovesi del '300 : qualche cosa di composito fra i trucchi dei mercanti , la guerra di corsari , la ripartizione della masserizia predata . Conclusione . I ceti medii italiani impreparati a sopportare lo sforzo e la tensione , imposti dall ' attuale stadio di sviluppo capitalistico , se la pigliano con la classe operaia . Non riescono , però , ad essere risolutamente anti - industriali , cioè ad essere intimamente reazionari , appunto perché non sono una classe borghese moderna : e perché , quindi , sentono vivamente l ' influenza di un industrialismo da letterati e da condottieri . Perciò il loro destino è stato e sarà in questa alternativa : O soffrire umiliazioni e privazioni nei periodi di più fittizia attività industriale , durante le riprese che si fanno sentire nella artificiale grande industria italiana , come riflesso e contraccolpo delle grandi " corse all ' oro " internazionali ; O vendicarsi contro gli operai , " sfogarsi " , nei periodi di grande crisi . Il fascismo urbano , il fascismo delle regioni industriali è l ' espressione di questa persistente e fatale infelicità .
LA CONFERENZA DI GENOVA ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Caro Gobetti , Questi che ti mando sono semplicemente degli appunti . Non vogliono essere una critica della Conferenza di Genova , e neppure il solito impressionismo che sul nostro foglio sarebbe una stonatura . E neppure - infine - sono rivelazioni di retroscena , che io non conosco , e che forse non ci sono stati . Appunti : e nient ' altro . Avendo osservato la Conferenza , e veduto all ' opera qualche personaggio di rilievo , ce ne ho forse tanto da fare un " papier " non privo d ' interesse . Ad ogni modo , servirà di diversivo , una volta tanto , ai lettori di Rivoluzione Liberale . Non mi propongo altro . Perché proprio a Genova Io mi trovavo presente a Cannes , all ' Hotel Carlton , quando l ' on . Bonomi annunciò ai giornalisti italiani che la Conferenza economica europea si sarebbe tenuta a Genova . Mi par di vederlo , con quella sua aria imbambolata : " E noi , della delegazione italiana abbiamo pensato che Genova sarebbe la città più adatta ... per il suo glorioso passato marinaro ... E poi c ' è palazzo San Giorgio ... " . Ma insomma , si capiva che la scelta di Genova aveva una storia non chiara : e questa storia la conobbi dopo , durante la Conferenza . A Cannes , nell ' ultima seduta del Consiglio Supremo , Lloyd George aveva varato il progetto di una conferenza da tenersi in Italia . Bonomi doveva naturalmente indicare la località . Il buon Bonomi , pensando agli alberghi del Lido , propose formalmente Venezia . Silenzio imbarazzante da parte di Briand , che si ricordava le gazzarre veneziane contro la missione militare di Fayolle . E finalmente se ne ricordò anche Bonomi , il quale però non sapeva come rimediare alla gaffe . Fu allora che Lloyd George tirò fuori Genova . " No , no - egli disse testualmente - Venezia non serve . A Venezia ci vanno tutte le coppie in viaggio di nozze : il nostro non sarà un viaggio di nozze . Venezia ci renderebbe ridicoli . Preferisco Genova " . E fu deciso per Genova ... sperando di sfuggire al ridicolo . Il Club dei potenti Lloyd George concepì la Conferenza come una specie di palingenesi diplomatica , a cui si dovesse convitare quanta più gente fosse possibile . Queste sagre della diplomazia son indispensabili per gli uomini democratici anglosassoni : quello che noi stampiamo su sei colonne sui nostri giornali : " Le solenni assise della ricostruzione " e simile roba , per loro è una necessità rituale , in cui credono fermamente . Inoltre , Lloyd George ha l ' assoluto preconcetto che si debba trattare soltanto con i " premiers " . A Genova , nei primi giorni , sorse anzi qualche piccolo inconveniente rispetto alla delegazione italiana , perché Lloyd George non si poteva capacitare che Facta era un premier ... con cui non si poteva trattare . Egli era lievemente irritato quando sapeva che qualche primo ministro - come Schoeber - progettava di lasciare Genova per qualche giorno . Li voleva avere tutti , tutti , - anche i meno importanti , - presenti alle " solenni assise " , pronti a servirgli come teste di turco o come serviziali da adoperarsi contro terzi , come fece con Stambulinski . Gli uomini vicini a Lloyd George si affannano a vantare l ' arte con cui questo uomo sa risparmiare il proprio tempo : ma io non ne credo sillaba . Sir Edward Grigg , una sera , annunciò con grande serietà che " ora mai il signor Lloyd George si è convinto della necessità di colloqui informativi precedenti alle grandi riunioni : un metodo di lavoro di cui egli si trova molto soddisfatto " . Questo metodo con tanto di barba che Lloyd George crede di averlo scoperto lui , in realtà non fu mai applicato , perché il ministro inglese di colloqui " informativi " ne teneva perfino quaranta al giorno : il che vuol dire non informarsi seriamente di niente . L ' enorme estensione della Conferenza , accresciuta dalla presenza di tutti i premiers pronti in anticamera , rendeva necessario un vero caleidoscopio di visite a Villa Albertis . Quindi , Lloyd George " lavorava " solo nelle sedute del Club più ristretto , con Cicerin , Barthou , Schanzer . Il mondo , nelle riunioni di questo club , era formulato in tante entità astratte e disseccato in tanti pseudoconcetti : Ucraina , Germania , Galizia orientale , Petrolio , Valuta , e così via . La discussione si estendeva a perdita di fiato intorno a questi nomi . Per certe giornate con colloqui di otto , dieci ore , sempre fra le stesse persone " alla ricerca di una formula " , " intente ad uno sforzo in corso " , era assolutamente impossibile ricostruire il corso delle discussisi , ritrovare la vena di continuità , intravederne lo sbocco . Potevano essere come le interminabili discussioni degli arabi , in cui ciascuno sa già quello che l ' altro dice per disteso , e tutti continuano a parlare a turno , gravemente , immobili sotto il sole , mentre le mosche si fermano all ' angolo degli occhi dell ' oratore e degli ascoltatori impassibili ... Alle otto o alle nove di sera si vedeva tornare Visconti Venosta , stanco di una giornata di logomachie , esaurito da lunghe ore di attesa , e condannato a ricamare sopra un canovaccio miserabile quelle comunicazioni che la mattina seguente sarebbero comparse diluite su tutta una pagina di giornale . Una sera , il marchese arriva più stanco e sgangherato che mai , con in mano una grossa valigia di cuoio . Siede " agli accorrenti cavalieri in mezzo " , e dopo le solite cerimonie , apre la valigia . Dentro c ' era un unico foglio : un foglio di carta da scrivere a macchina : dico uno . Il riassunto del lavoro della giornata , compiuto dal Club , su un ' unica cartucciella , racchiusa in una valigia . Un simbolo impareggiabile . I verbali Un resoconto stenografico di queste riunioni , a poterlo avere , dev ' essere esilarante . Ma non sr può avere , poiché non fu mai redatto . Si fecero soltanto dei verbali : e non sempre . Anzi , la vera ragione della ostentata preferenza di Lloyd George per i colloqui " confidenziali " o " informativi " era questo : che non se ne redigevano verbali . Lloyd George è nemico dei verbali , che legano , impacciano , compromettono ... Vero è che anche quando il verbale c ' è , Lloyd George ci rimedia . Valga per tutti questo caso . In una conversazione ristrettissima , a tre , fra Lloyd George , Barthou e Schanzer , sorge contestazione fra Barthou e Lloyd George su una frase , che secondo Barthou , Lloyd George avrebbe detto giorni prima . Lloyd George negava di averla detta mai . Sì no , sì no , si manda a pigliare il verbale di quella tale riunione . Lloyd George si impadronisce del documento , e lo legge . Barthou , seduto dall ' altra parte della tavola , ascoltava : Schanzer , in piedi accanto a Lloyd George , seguiva , senza parere , con la coda dell ' occhio , il testo inglese . Schanzer rimase fortemente colpito quando vide che Lloyd George , arrivato al punto interessante , cambiava completamente il testo delle sue documentazioni riportate dal verbale , sostituendole con altre improvvisate , e , naturalmente , concordi con le sue recentissime asserzioni . Barthou - sempre dall ' altra parte del tavolo - continuava ad ascoltare , e alla fine , da perfetto gentiluomo , non volle controllare e ammise di avere sbagliato . " È vero : voi non avete mai detto quella frase " ... Questo episodio è autentico : fu io stesso con on . Schanzer che , veramente impressionato , non seppe tacerlo ad un altro membro della delegazione italiana . Lloyd George e la stampa Il " lavoro " del club procedeva dunque in un modo abbastanza bizzarro . Ma non era su di esso , neppure , che faceva grande assegnamento Lloyd George . Il suo mezzo eroico per fare avanzare la Conferenza erano le dichiarazioni alla stampa . La sua tattica , in fondo , si riassumeva qui : con l ' imposizione ai capi di governo europei di venire a Genova , richiamare su Genova l ' attenzione di tutto il mondo ; e valersi poi di questa attenzione per creare un piedistallo reclamistico alle proprie trovate , e farle così passare nelle sedute del club . L ' esempio classico di questo suo sistema di superare le difficoltà fu il primo grande meeting della stampa a Palazzo S . Giorgio . Il club discuteva già da tre giorni - si capisce a vuoto - sul trattato russo - tedesco e sulle misure da prendersi . L ' atteggiamento di Lloyd George , a questo proposito , fu variamente discusso : fra l ' altro un giornale di Genova , basandosi su informazioni tedesche , ne aveva dato una interpretazione forse troppo pessimistica e maliziosa . La cosa richiamò l ' attenzione del signor Mc . Clure , di Sir Grigg e di altri consiglieri di Lloyd George . Occorreva una smentita personale del premier . Il giornalista interessato - che poi ero io - avrebbe voluto avere una smentita particolare : come successo giornalistico non ci sarebbe stato male . E qualcosa di simile gli fu promesso . Ma alle 11 di sera , una telefonata da Villa d ' Albertis mi avvertiva che una smentita ad hominem era parsa pericolosa al premier e che questi aveva deciso di fare qualche cosa di meglio . Infatti , all ' indomani , è preannunciato il grande meeting a Palazzo San Giorgio . Cinquecento , mille giornalisti vi accorsero . Le persone dell ' entourage di Lloyd George , che mi erano state benevole di quella promessa non potuta eseguire , mi fecero rilevare che nessun mezzo di smentita era apparso più acconcio di questo : che , in fondo ero io il suscitatore nascosto di tanto rumore : e altre cose del genere . Dovetti convenire che esse avevano ragione . Ma tutti quanti eravamo ingannati da Lloyd George : il suo fine era nascosto , e diverso da quello della semplice smentita . Infatti , gli si fanno pervenire le prime domande scritte . La prima , naturalmente , chiede se egli era o no a conoscenza del trattato : egli nega : la smentita è data a tutta la stampa del mondo . Ma non basta . Egli afferma che ormai l ' incidente del trattato è superato . Grande sensazione in tutti , comprese le persone dell ' entourage : e sensazione giustificata , perché l ' affermazione non era affatto esatta . La stampa di tutto il mondo la diede ugualmente . Alla delegazione francese ne furono stupiti e intimiditi : poche ore dopo , cedettero . Lloyd George aveva convocato il meeting per questo , dando ad intendere a tutti - compresi gli intimi - che lo aveva convocato per dare la smentita . Due piccoli particolari . 1 ) In questi meetings stampaioli , Lloyd George diceva : " Io sono qui per rispondere a tutte le vostre domande : però , le voglio scritte " . Ebbene , nessuno dei biglietti imbarazzanti che vidi scrivere da giornalisti francesi ebbe mai una risposta . Al tavolo della presidenza li sopprimevano ... con dei procurati aborti . 2 ) Rakowski , che anche lui teneva delle conferenze alla stampa , la sera stessa del meeting di San Giorgio , annunciò ai suoi ascoltatori che avrebbe ammesso solo domande scritte . Il levantino aveva capito subito la malizia . L ' episodio di Stambulinsky Stambulinsky , il primo ministro di Bulgaria , è indubbiamente un uomo " forte " , un dominatore , nella politica del suo paese . A guardare quel suo corpaccio , quel suo volto di contadino bestiale , quella fronte ostinata , quelle mascelle da uomo che non molla la presa : a osservare quel suo silenzio sospettoso - Stambulinsky non parla e non comprende che il bulgaro - mentre l ' interprete traduce : a fissare quei suoi occhi che controllano interprete e interlocutore con la cattiveria e la rabbia del sordomuto : a cogliere quella sua calma mongolica quando sa che si parla di cose che non lo interessano - si capisce subito che quello è un uomo forte , che ha in mano tutto un popolo di contadini , che se ne infischia della ricostruzione , e che va nei congressi internazionali semplicemente per fare dei dispetti agli jugoslavi . Ma Lloyd George sa attaccare al suo carro - anzi alla sua .... charette inglese - anche uomini " forti " . Egli seppe fare " funzionare " anche Stambulinsky . Difatti , per quasi tutta la durata della Conferenza , il buon Stambulinsky , alloggiato a Pegli , se ne andò a fare delle automobilate per la Riviera . Escluso da tutte le commissioni , si dava bel tempo . Accompagnato dalla interprete , la figlia del ministro bulgaro , Stancioff , donna di intelligenza eccezionale , dava qualche intervista ai giornalisti ; e queste interviste si riassumevano in una frase tagliente , in bulgaro , gettata là alla signorina Stancioff : " Spiegate al signore l ' attuale situazione della Bulgaria " . La Stancioff pigliava l ' aire , e faceva una conferenza . ( Come tutti i contadini , Stambulinsky aveva la venerazione per la carta scritta , per lo " scrivare " . Alla sera - mi hanno detto - metteva in croce tutti i membri della delegazione bulgara perché mandassero a Sofia , ai suoi colleghi più istruiti - uomini di paglia - del gabinetto , lunghe relazioni sull ' attività dei delegati bulgari ... che passavamo delle settimane senza fare niente , il niente assoluto ) . Ma venne il momento buono anche per Stambulinsky . Nell ' ultima settimana della Conferenza , quando già tutto andava a rotoli , e Lloyd George crede di legare a se la Piccola Intesa , sollevando la questione della Galizia orientale , di Vilna , di tutti quei paesi inverosimili , e di cui , del resto egli stesso aveva una idea assolutamente sommaria . Il colpo , come è noto , si risolve nel risultato opposto a quello calcolato : gli Stati della Piccola Intesa si riaccostano più che mai alla delegazione francese . Allora , grande amore di Lloyd George per Stambulinsky . Il contadinaccio presenta al club una serqua di richieste , che Lloyd George difende nei limiti del possibile . Non basta . Per fare picca ai delegati della Piccola Intesa , Lloyd George invita il contadinaccio a colazione : giovedì 18 al Miramare . L ' incontro è risaputo : era il primo ministro non appartenente a Stati invitanti , che sedesse alla tavola di Lloyd George : questo fatto provoca infiniti commenti e gelosie di Nincic , Bratianu , e compagnia . La conversazione dei due premiers si svolse in questo modo : Stambulinsky invitò la Stancioff a " informare il signor ministro sulle condizioni della Bulgaria " . Lloyd G . si sorbì tutta la conferenza : non solo . Ma i due si misero anche d ' accordo , perché l ' indomani nell ' ultima seduta plenaria , Stambulinsky portasse formalmente in pubblico , nelle solenni assise , le lamentele della Bulgaria . L ' indomani , alla seduta , il contadino se ne stava accosciato come un bue sulla sua seggiola . Io non osservai che lui era veramente imponente . Il suo occhio vagava sulle statue dei signori del Banco , sugli addobbi , sulle tribune , sull ' assemblea con una indifferenza da ruminante . Quando ci fu il vivace incidente Colrat - Cicerin , egli , naturalmente , non ne capì sillaba perché si svolse tutto in lingua a lui perfettamente sconosciuta : ma non si voltò nemmeno verso la Stancioff per informarsi di quanto accadeva . Finalmente , nei discorsi di congedo , venne il turno della Bulgaria . Stambulisky si alzò e pronunciò le solite quattro parole incomprensibili . La Stancioff prese la parola come sua interprete , recitando la consueta dissertazione sulle condizioni della Bulgaria , con annessa protesta contro i vincitori , etc . Stambulinsky sorvegliava con quei suoi occhi l ' interprete : Lloyd George dall ' altro lato della sala , faceva finta di niente , e intanto , attraverso l ' occhialetto , sbirciava i signori delle delegazioni balcaniche . Nessuno sapeva spiegarsi il perché della sparata bulgara , proprio all ' ultima ora : l ' arguto Colrat , alludendo alla sproporzione fra il breve periodo di Stambulinsky e il discorso dell ' interprete , disse perfino : " Mais vous savez , ce bulgar c ' est d ' une elasticité terrible ! ... " - Si scoppiava dal caldo : veramente la Conferenza si liquefaceva . Di vivo e di vispo , in quella liquefazione , ci restava il rancore del contadino Stambulinsky che aveva avuto la soddisfazione aspettata per quaranta giorni , e il dispetto del parlamentare Lloyd George , che aveva trovato lo sfogo meditato da ventiquattrore . Casualmente , i due uomini si erano incontrati , e l ' uno si era servito dell ' altro . Dopo di che , Lloyd George lasciò completamente " cadere " Stambulinskv : non se ne ricordò nemmeno più . Lo aveva fatto assurgere per un giorno all ' empireo della Conferenza : e poi , di nuovo , plon , giù negli abissi . Lloyd George intende le " solenni assise " dei popoli così , e vuole che i premiers le presenziino , per spremere questa " collaborazione " . Le arrabbiature a freddo del sig . Lloyd George erano amabili , perché erano argute : donde taluno ha potuto compiacersi di immaginare un Lloyd George sempre buon compagnone , così com ' egli amava comparire nelle sedute pubbliche o nelle riunioni della stampa , con la solita provvista di metafore ( del resto assai poco scintillanti ) e di bons mots . Ma Lloyd George - ciò pare inverosimile - si arrabbiava anche sul serio , nelle riunioni private , nel club : e allora era assai poco amabile . Così , per esempio , in una riunione che fu tenuta al penultimo giorno della Conferenza , a Villa Spinola , con i diplomatici italiani e iugoslavi che non avevano concluso niente dopo aver discorso per un mese . Fu allora che Lloyd George disse chiaro e tondo a Schanzer , a Tosti , a Visconti Venosta , che " le domande italiane erano esagerate " , che " era ora di definire questa curiosa faccenda " : insomma ricompensò con una inaspettata sincerità quelle egregie persone , che per quaranta giorni gli avevano usato la cortesia di far finta di credere ai suoi mutevoli umori . È vero che - immediatamente all ' indomani - egli mortificava gli iugoslavi con il discorso Stambulinsky , e carezzava gli italiani con una colazione di commiato al Miramare , in cui pronunciò quel discorso del " muro romano " , pieno di moine e di complimenti , che li fece andar tutti in visibilio , diplomatici e giornalisti . La colazione con Thomas . C ' è un episodio , nella condotta di L . G . a Genova , che io non sono riuscito a valutare . Si tratta di una lunga e desolata conversazione ch ' egli ebbe il sabato 13 maggio con Albert Thomas , segretario generale del Bureau International du Travail . Non so se quello ch ' egli disse allora fosse l ' espressione di un vero scoraggiamento , sia pure passeggero , o forse , più perfidamente , una circolare destinata ... alla pubblicità . ( Lloyd George doveva avere , quello stesso giorno , nel pomeriggio , quel colloquio con Barthou , in cui egli cedette sulle condizioni del lavoro all ' Aja , e , sostanzialmente , liquidò la Conferenza ) . A Thomas , fra l ' altro , egli disse : " Mio buon amico , la Conferenza è fallita . L ' Europa è incorreggibile e inguaribile : essa non vuole essere arrestata sulla strada della reazione . Tutti gli stati nuovi , che sono sorti dalla guerra , sono per la reazione , sono dietro la Francia " . Qui Lloyd George fece un vero elenco delle sue delusioni , da cui risultava che l ' Inghilterra si trovava sola , con l ' Italia . " La mia azione alla Conferenza non è riuscita a niente : io pago il fio qui , e forse lo ripagherò in Inghilterra , di aver voluto spingere l ' Europa verso sinistra . Ma vi dico formalmente che , se si continua a sabotare la Conferenza fino all ' ultimo , io sono deciso a lasciare Genova solo dopo una solenne vendetta . Io voglio pronunciare all ' ultima seduta un grande discorso : an Europe speech , in cui dirò veramente come sono andate le cose e proclamerò il fallimento della conferenza e le colpe dei responsabili . Voglio difendere il mio nome e la mia posizione fin dove mi è possibile e con tutta energia . Mio caro Thomas , sapete qual ' è il nostro vero torto ? Che noi non abbiamo più venti anni . Soltanto i giovani di venti anni possono sperare di assistere alla fioritura di una Europa di sinistra , di potervi partecipare e di poterne profittare ! " . Tutte queste frasi : " Europa di destra " , " Europa di sinistra " sono molto lloydgeorgiane , e dànno una idea della schematicità da gioco di scacchi in cui Lloyd George riduce , per suo uso e consumo , tutta la crisi europea . I canonicati . Ma può anche darsi che tutto il discorsetto fosse destinato ad impressionare Thomas , la cui azione , alla Conferenza , si può paragonare a quella di un amplificatore telefonico ma di un amplificatore applicato ad una quantità di apparecchi . L ' argomento usato da Lloyd George era , se mai , veramente ad hominem : " Solo i giovani di venti anni " ! ... Immaginarsi la faccia di Alberto Thomas , che , per quanto non abbia più vent ' anni , spera di profittare - e come ! - di una Francia di sinistra ... Alberto Thomas è un capolavoro . Bisognava ascoltarlo , nella splendida sala del palazzo Mackenzie , alla Meridiana , mentre spiegava perché egli aveva creduto opportuno di assistere davvicino alla Conferenza ! Con quale tatto egli si scusava di aver accettato l ' offerta di una splendida sede di lavoro ( ? ) ; con quale tempestività gli si inumidivano gli occhi al ricordo del suo collaboratore italiano Dott . Pardo , morto in Russia ; con quale compunzione parlava della documentazione sulla Russia che il Bureau International metteva a disposizione dei diplomatici : con qual brio si faceva rimproverare dal suo segretario Palma di Castiglione per la sua cattiva pronuncia italiana ! Egli è il francese che sa meglio sedurre gli italiani : se le intese cordiali con la Francia hanno probabilità di ricomparire , è Thomas che le varerà , una volta rientrato nella vita politica del suo paese , e diventato Presidente del Consiglio , com ' egli aspira a diventare . Agli italiani poi Thomas incontra , perché fra la barba , gli occhialoni e il vestito alla buona credono che egli sia diversissimo dalla gente del Quai d ' Orsay , che mette soggezione per la sua inimitabile grand ' aire diplomatica . ( Carteron , Poncet , ecc . ) . Ma Thomas , da latino bonaccione si trasforma spesso in gaulois a doppio taglio .. , a tavola . Thomas , a Genova , diede dei pranzi . Pranzi ai pezzi grossi della Confederazione del Lavoro , ma pranzi : e pranzi solidi . E , a tavola , fra la bonne chère e la conversazione arguta , Thomas prende dei saporiti anticipi sulle soddisfazioni che un giorno egli vuol cogliere in Rue de Grenelle o al Boulevard Saint - Germain . Comunque , per adesso Thomas ha trovato il suo posto . E con lui lo hanno trovato altri uomini di indiscusso valore e di qualche avvenire politico , come il ministro plenipotenziario Attolico . Attolico ( più propriamente : Gr . Uff . Bernardo Attolico , " Sotto - Segretario Generale alla Società delle Nazioni , incaricato delle questioni di transito " : testuale ! ) aveva impiantato non so quale ufficio della Lega delle Nazioni nel Palazzo dell ' Università , e frequentava con discrezione e discernimento gli ambienti della Conferenza . Questo antico professore di università è un finissimo osservatore , e dev ' essere un arguto critico : dico dev ' essere , perché da lui c ' è ben poco da cavare , come giudizi . Ma fa piacere incontrare nelle anticamere delle riunioni internazionali , la lunga figura occhialuta di Attolico ; leggermente impacciata nel tratto e nella pronuncia , di quell ' impaccio tutto proprio dei meridionali vissuti a lungo nei paesi anglofoni , e che sono riusciti a ricoprirsi di una vernice di impossibilità , ma soltanto di una vernice . E fa piacere udirlo dire , riposato e tranquillo : " Ah , io sono qui del tutto a coté ... La nostra Lega non è ufficialmente rappresentata ... " oppure : " La nostra Lega non ha che una semplice rappresentanza tecnica ... " . In questi momenti si ha una idea assai precisa di ciò che è la Lega delle Nazioni . " In stuol d ' amici numerato e casto fra parco e delicato al desco assido e la splendida turba e il vano fasto lieto derido " . Parco , dicono i maligni , quel desco non lo è tanto . Infatti molto spesso si lanciano insinuazioni poco benevole contro le prebende di cui godono Thomas , Attolico e i signori della Società delle Nazioni . Io credo che questi sono milioni benissimo spesi . Nel modo bestiale con cui si deve svolgere l ' attività politica , oggi è provvidenziale che ci siano delle sinecure dignitosissime e legalissime , da poterle donare a uomini come Thomas o Attolico , i quali , per una ragione o per l ' altra , vogliono per qualche anno sottrarsi alla corrosione della vita politica attiva . Tanti secoli fa , agli uomini di valore che si trovavano in questa condizione si usava dar titolo e piatto cardinalizio : oggi si dà un impiego presso la Società delle Nazioni , o se ne darà uno presso quell ' altra grande fondazione che sarà il Consorzio Internazionale per la Russia . Gli espedienti sono sempre gli stessi . Ma intanto , S . E . Attolico - che , tra parentesi , ha lavorato di schiena per il passato - viaggia , conosce uomini e cose , indipendente e ben pagato : condizioni ideali per diventare un uomo politico stile inglese . Da qui a qualche anno sarà colpevole di negligenza grave chi , essendo alla Consulta , non si ricorderà di lui : cioè di un uomo con una forte esperienza di affari internazionali , e non logoro dalle attese romane . E con questi possibili risultati , volete che io ripeta le accuse contro i canonicati ? Francia aulica e accademica . Alberto Thomas , nonostante la sua posizione inofficiel ed eterodossa , era certo un po ' la lancia spezzata della delegazione francese , che per formazione e per sistema , era la più aulica , la più procedurale , la meno flessibile fra le grandi delegazioni . Ma era anche la più chic . Due subalterni davano il tono al Savoy e mantenevano in briglia giovani addetti , giornalisti francesi , dattilografe e forestieri : erano M . Carteron , nominalmente Chargé des Services interieurs in effetto capo del Cerimoniale , e Poncet , capo dell ' Ufficio stampa . Soltanto pochi hanno sospettato tutta l ' influenza di questi due signori : specialmente del signor Carteron , accompagnatore di Briand a Cannes , di Barthou a Genova , con un incarico solo apparentemente formale . Ma se la delegazione Francese ha resistito alla crisi interna che la minava , se ai forestieri essa è apparsa sempre senza incrinature di opinioni , se nulla o quasi nulla si è saputo fuori delle loro gravi discussioni fra i delegati , delle ribellioni rabbiose di Barthou contro Poincaré , delle opinioni frondiste di Seidoux , molto si deve al signor Carteron , che se ne stava sempre nell ' hall del Savoy come in un salotto , alto biondo , tirato a piombo , cortese ma a distanza con gli avversari maliziosi , concedendo il " privilegio della bella signora " agli amici arrabbiati , sventando interviste e soffocando indiscrezioni . Tutta la delegazione gli era intonata . M . Réné Massigli , già Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori , compilava i documenti ufficiali che poi erano letti nel club , dando ad essi una forma letteraria addirittura classicheggiante , non priva di distinzione e di significato frammezzo a tutte le affrettate banalità scritte e dette , ma sopratutto dette , nel club . Gli esperti davano lezioni di bel portamento , e ostentavano una " fiducia ricostruttrice " a tutta prova evidentemente dietro una vera parola d ' ordine venuta dall ' alto e disciplinatamente seguita . Più di una delle sedute delle Sottocommissioni fu una . vera accademia diretta dai francesi , che facevano finta di credere alla somma importanza di una miserabile raccomandazione . Per esempio , nella Sottocommissione per i trasporti , sezione trasporti di terra , si durò due ore e mezza a discutere e a votare una cretineria di questo genere : " che se le ferrovie di uno stato sono in cattive condizioni , lo stato confinante può concedere un prestito per migliorarle : ma che , se lo crede , può anche accertarsi con una inchiesta , se le condizioni sono realmente cattive : sempre , s ' intende , d ' accordo con lo stato vicino " . Questa proposizione umoristica ( del resto , non più umoristica di tutte le altre deliberazioni delle Commissioni economiche ) suscitò le proteste vivaci del delegato italiano ( on . Canepa ) , il quale giustamente osservò che non c ' era spesa a riunire una conferenza internazionale per votare simili banalità . Ma il rappresentante francese Du Castel rispose subito con un bel discorsetto , facendo presente " il prestigio enorme che una tale raccomandazione avrebbe ricevuto dalla sanzione della Conferenza ! " . I francesi avevano imparato la lezione perfettamente , e sorpassavano gli inglesi quando si trattava di recitarla , unendo alla fraseologia ricostruttrice di marca anglo sassone , la compostezza aulica di marca francese . La delegazione francese era anche - si noti - la più accademica di tutte . Ma in Francia , pare , i professori di università sono persone di spirito . François Poncet è professore di università , Massigli è un normalien , Camerlinck è un professore di università , Siegfried e Fromageot , rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri , erano universitari anch ' essi ; per non contare poi la brillantissima équipe di universitari che , sotto la discreta guida di M . François Poncet , si erano divisi il compito delle informazioni alla stampa straniera : Eisenmann , Rivet , Hazard , Hesnard , Leger , Crémieux . Nella delegazione tedesca l ' unico effettivo professore .... faceva l ' interprete ! Viceversa , come vedremo , la delegazione tedesca aveva la sua venatura speciale nei delegati - giornalisti . Basata su questo reclutamento mezzo diplomatico - di - carriera e mezzo universitario , con evidente postergazione degli uomini di affari , degli alti burocratici e dei giornalisti , la delegazione francese , nel funzionamento dei subalterni , apparve ad ogni osservatore spregiudicato la più composta , la più aliena da dietroscena affaristici , la più pronta a rispondere al minimo cenno dei capi . Non so se tutte queste siano qualità politiche - ricostruttrici ; ma so che qualche ora passata al Savoy dava un ' idea di quel complesso di qualità che i francesi indicano con la locuzione : " avoir du crâne " : dava un ' idea di quello che può essere " le crâne " diplomatico . Isolata in mezzo alla Conferenza , circondata da osservatori acuti e ostili , la delegazione francese non conta ; - neppure da parte del personale in sott ' ordine - né una parola disgraziata , né una scorrettezza , né una gaffe , né una esitazione , né la manifestazione di un dissenso . Nei primi giorni della Conferenza , alcuni giornalisti berlinesi , basandosi su un avviso che parlava di " heures de réception pour M.M. les journalistes de langue allemande " , si azzardarono di mettere piede al Savoy : ma l ' accoglienza dei due gran maestri François Poncet e Carteron non lasciò loro dubbio che l ' avviso si indirizzava ... agli svizzeri e agli austriaci : e come per una parola d ' ordine , i rapporti furono pressoché interrotti con tutti i giornalisti tedeschi : intendo dire anche i consueti rapporti di cameratismo , che i tedeschi sarebbero stati volenterosissimi di iniziare . Se lo stile , nelle azioni umane , ha un valore , la delegazione francese - compresa la stampa relativa , e anche la stampa , di opposizione - era la prima e la più bella , delegazione della Conferenza . Barthou e Pertinax . Barthou era del resto il primo " sorvegliato speciale " nell ' ambiente della delegazione . Se ne temeva la impulsività che avrebbe anche potuto tradursi in adesioni e accondiscendenze pro - Conferenza . Per dissimulare il suo disagio , in talune riunioni pronunziava con tono vibratissimo le dichiarazioni più innocenti . Nell ' ultima seduta pubblica egli pronunciò con tale gallica prosopopea le parole di pacifica e , in fondo , conciliativa risposta a Rathenau , che Wirth , il quale non comprende il francese , chiese tutto allarmato a un addetto cosa stava succedendo , e se per caso la Conferenza non finisse a male parole . L ' irritazione di Barthou contro Poincaré era profonda : e convien dire che Poincaré non gli risparmiava reprimende ed addirittura mortificazioni . Alle 5 o alle 6 del mattino , Barthou si sentiva chiedere conto da Parigi di documenti presentati la sera precedente alla Segreteria Generale della Conferenza , e non ancora trasmessi in forma ufficiale alle varie delegazioni : questo buongiorno non è il più adatto per conferire un felice umore . Di più , a Barthou dispiacevano vivamente gli attacchi sui giornali , anche italiani e , sbagliando completamente tattica , più volte ( come in occasione della sua gita a Parigi ) fece , per mezzo di giornalisti francesi meno legati a François Poncet , intercedere per qualche complimento . Tattica completamente sbagliata , perché i complimenti dei giornali italiani erano altrettanti capi di accusa per lui . E l ' accusatore publico , per Barthou , era Pertinax . Ho potuto assistere una volta a un dialogo fra Barthou e un gruppo di giornalisti francesi , fra cui Pertinax . Non dimenticherò l ' aria provocante di quella faccia da bull - dog di Pertinax , uomo dalle mascelle quadrate e dal cattivo sguardo , e tutte le prevenienze appena dissimulate di Barthou per l ' oracolo dell ' Echo de Paris , Pertinax era effettivamente temuto alla delegazione francese : e molte delle sue intonazioni particolari , delle boutades da lui riferite , delle botte e risposte di cui egli si valeva nei resoconti delle sedute più riservate , erano l ' umile omaggio di Barthou o di qualche altro delegato , offerte a questo individuo " dal cattivo sguardo " , e sostanzialmente il frutto del ricatto continuato in danno dei diplomatici . Nessun altro giornalista francese ha informazioni di prima mano come questo signore , convinto di mendacio . Egli le drammatizza , cioè le sa far valere : ma sempre , nel suo papier , ci sono gli spunti da lui solo conosciuti , e predati della sua spregiudicatezza e delle sue aspre critiche . Il fenomeno Pertinax è interessante per conoscere usi e costumi della stampa francoitaliana . La figura del giornalista dei giornali d ' ordine , anzi nazionalistoidi : su cui aleggiano sospetti di sovvenzioni Governative ... o Consultive : e che lungi per questo dal servire docilmente il pagatore , si fa temere dal personale diplomatico , dai Ministri e dal delegati , ha anche da noi qualche bellissimo campione . E siccome , per ragioni ovvie , non posso fare noni , me la piglierò un po ' con l ' on . Sforza : il quale fu il primo nostro ministro che avrebbe potuto evitare il ridicolo che la Consulta debba pagare i critici dei ministri , e i telegrammi stroncatori spediti dalle riunioni internazionali ; e non lo fece : non lo fece per quella sua strafottenza mezza da toscanaccio e mezza da grand seigneur che di queste cosaccie se ne frega . L ' onorevole Schanzer , lui non é proprio il tipo da fare piazza pulita : non parliamo dell ' on . Tosti sottosegretario , che verso i Pertinax nostrani ha addirittura una specie di timore reverenziale . Ma torniamo a Barthou . Le bonhomme Colrat . Nell ' ambiente del Savoy , la stampa italiana ci bazzicava poco : et pour cause . Paul Hazard , addetto ai giornalisti italiani , e il suo successore non facevano che lamentare 1'assenteismo quasi completo delle persone da " informare " . Finché , l ' ultimo giorno , Barthou decidette di prendere congedo con un ricevimento offerto ai giornalisti italiani . Anche questo ricevimento fallì . Sotto gli occhi indagatori di M.M. Poncet e Carteron si intrufolò nel salone del Savoy il fiore del cafonismo conferenziale e stampaiolo . Barthou pronunciò un discorso assai sciocco , coi soliti ritornelli dell ' amore per l ' Italia : ma la buona educazione più elementare imponeva di starlo ad ascoltare . Invece ci fu un tizio che cominciò ad approvare , gravemente , col capo : un altro tizio , che aveva già dato saggi cospicui di villaneria , replicò al primo , mentre il ministro parlava : " Ma la smetta ! Non mi pare che in questo discorso ci sia tanto da applaudire ! ... " II povero Barthou fu il primo a ripigliare fiato dopo questo record della faccia rotta , e volgendosi gentilmente ai due interruttori , disse : " vous comprénez , Messieurs , que nous ne sommes pas a Palais Bourbon , je ne peux pas répondre à des polemiques " : e tirò via , con gran sollievo di M . Carteron , che aveva per un minuto temuto uno scatto di Barthou . Quando , pochi minuti dopo , l ' incidente fu riferito a Colrat , l ' altro delegato francese , questi , col più amabile dei suoi sorrisi , commentò la risposta di Barhtou così : " On voit bien que la failite de la Conférence lui a détendus les nerfs " . Botta che coronò degnamente tutta una serie di motti di spirito cui M . Colrat ebbe cura di infiorare i " lavori " della Conferenza . Il signor Colrat , sottosegretario alla Presidenza del Consiglio , aveva preso il suo partito fin dal primo giorno della Conferenza . Egli e Barrère rappresentarono la estrema destra della Delegazione : ma mentre Barrère , incartapecorito e arido , mandava avanti il lavoro di sabotaggio con mala grazia , Colrat rappresentava veramente , di fronte alla mitologia conferenziale e ricostruttrice , le bonhomme Margaritis di Balzac . Quando , bien repu de bartavelles et de vin de Bourgogne se ne usciva verso le due dal Savoy per avviarsi ai lavori della commissione economica , lo stecchino fra le labbra , godendosi il sole , era assai amichevole e alla mano , e parlava volentieri . " Ne touchez pas cette question la monsieur : quant à moi , je réconstruis l ' Europe ( e qui boccheggiava comicamente ) et je n ' en sais rien . Vous voyez : j ' ai travaillé de ce matin à dix heure jusqu ' à midi a réconstruir l ' Europe ( altro vario boccheggiamento ) et je vais maintenant encore à cette lourde tache " . Dopo che avevate ascoltato questi frizzi del signor Colrat , voi eravate fixés sulle sue opinioni . Tutti i giorni il " comunicato Colrat " faceva il giro di circoli discreti , e dei giornalisti francesi . Sua , per esempio , la definizione di Cicerin : " Il me parait un pion de collège , maltraité par les camarades " ; una definizione che esaurisce tutta la posizione e tutta l ' azione del delegato russo alla Conferenza . Ed ancora suo il motto sintetico della situazione , quando Lloyd George si arrabattava per far venire Poincaré a Genova : " Oh oui , je le comprends bien : après nous avoir culbertés , nous il voudrait culbertér aussi Poincaré " . E tanti altri , che non ricordo o che sarebbe ozioso aggiungere . Io penso che nel bonhomme Colrat Lloyd George abbia avuto , in Genova , il suo più ostinato e più forte avversario . Colrat riusciva a nascondere tutto il vuoto della condotta francese , tutta la meschinità della paura , tutte le miserie del misantropismo francese , tutta l ' aura antipatica che esalava da ogni telegramma di Poincaré . Per lui , il fallimento della Conferenza é stato qualche cosa di sicuro , fin dal primo giorno : e , comunque andassero le cose , egli era tanto saldo nel suo convincimento , che riusciva a diffonderlo attorno a sé , senza lunghi discorsi , col prestigio di un buon senso apparentemente terra terra , e con l ' arma di una arguzia bonaria e di buona lega . Apparentemente , la delegazione tedesca era molto meno inquadrata e molto meno stilizzata di quella francese . Mancava in essa la pattuglia di universitari che c ' era nella francese , e anche i diplomatici provenienti dalla vecchia diplomazia guglielmina erano pochi : von Simon , segretario di Stato alla Wilhelmplatze , von Mahlzahn , di cui parlerò dopo , e von Prittwitz , diplomatico dal nome fredericiano ma di orientamenti molto anglofili . Due o tre altri von contavano assai poco . Così , molti giornalisti restavano sconcertati dalla mediocrità dell ' ufficio stampa impiantato al Bavaria , e diretto dal Frhr . von Tucher il quale parlava un po ' l ' italiano ma non sapeva mai niente . Tutta la stampa italiana non desiderava di meglio che le " suggestioni " tedesche , ma i tedeschi erano troppo prudenti per impiantare un servizio aulico di informazioni come funzionava presso i francesi . Preferivano lavorare in altro modo . Ministerialdirektor Müller Direttore vero e ufficiale dell ' ufficio stampa era il Dottor Oscar Müller . Io lo avevo conosciuto di passata a Berlino , nell ' inverno del '20 , quando egli era ancora corrispondente dalla capitale tedesca per la Frankfurter Zeitung . Chiamato nell ' autunno del '21 ad occupare stabilmente una posizione nell ' alta burocrazia , il Müller giunse a Genova , con una parte di prima importanza : fu l ' unico direttore di Ufficio stampa che partecipasse alle riunioni dei capi della sua delegazione : e spesse volte vere deliberazioni furono prese dalla terna Wirth - Rathenau - Müller . Il marchese Visconti Venosta e Sir Edward Grigg , che poi avevano niente da fare con l ' Ufficio stampa , mettevano molta compiacenza a comparire nelle riunioni quotidiane dei giornalisti della nazionalità rispettiva : Oscar Müller , al contrario , non amava affatto le comunicazioni coram populo . Egli parlava con pochi giornalisti tedeschi di polso , e per mezzo di essi tirava nella scia governativa e rathenauesca tutti i pesci piccoli , tedeschi e ... italiani . Questo gli era facilitato dalla presenza a Genova di due giornalisti berlinesi , Theodor Wolff del Berliner Tageblatt e Georg Bernhardt della Vossische , che hanno nel giornalismo tedesco un ' autorevolezza come nessun giornalista italiano ha , corrispondentemente , nella nostra stampa : senza essere ufficiosi , si noti . Da noi , i due o tre giornalisti romani che hanno le loro grandi e piccole entrate alla Consulta , e che a Genova potevano , per esempio , parlare con Schanzer quando lo avessero voluto , non sono neppure essi ufficiosi , ma tanto meno autorevoli : anzi sono riconosciuti come emeriti fanfaroni . Il Bernhardt faceva parte , in qualità di perito , della Delegazione : e si vedeva meno . Ma Theodor Wolff riprese finalmente a Genova il suo ruolo di menager della stampa forestiera . Le sue informazioni erano sempre precise , controllate , raramente e , se mai , discretissimamente tendenziose : e , regalate così com ' erano da un " eminente collega " nessuno sapeva resistere alla tentazione di tenerne conto nel compito serale . In questo risultato finale ed essenziale , si chiariva tutta la superiorità dell ' accaparramento tedesco sugli " uffici " francesi dell ' Hotel Savoy . Un altro giornalista contava la delegazione , Hilferding : ma l ' ex - direttore della Freiheit era perito finanziario effettivamente e faceva poca politica , anche per il fatto che Hillferding si esprime con vero stento tanto in francese che ... in tedesco ; pare che le parole se le tiri su con la carrucola dal fondo dello stomaco : solo i congressi socialisti tedeschi hanno la sopportazione necessaria per un parlatore simile . Del resto , quei tre primi erano sufficienti alla bisogna ; la delegazione tedesca era quella in cui l ' opinione dei grandi giornali arrivava ufficialmente nelle più ristrette riunioni per mezzo del Müller , e le direttive ai giornalisti erano impresse con maggior sicurezza per mezzo di Bernhardt e Wolff . L ' imprenditore Rathenau L ' atto principale della delegazione tedesca a Genova - il trattato di Rapallo - è stato il risultato di una combinazione fra i sentimenti e i risentimenti di Rathenau , da una parte , e le opinioni ben salde e circoscritte del Freiherr von von Mahlzahn , capo dell ' Ost - Abteilung al Ministero degli Esteri tedesco , dall ' altra parte . I due uomini si incontrarono , e , ciascuno in base a motivi personali diversi , decisero di compiere quel gesto . Vediamo come ci si sia deciso Rathenau . Egli venne a Genova per compiervi " qualche cosa " . Rathenau è rimasto quale venti anni di attività industriale lo hanno foggiato : un grande intraprenditore moderno . L ' " affare " industriale ha semplicemente ceduto il posto , nella giornata di quest ' uomo , all ' " affare " diplomatico : il bisogno primitivo , direi infantile , dell ' azione , che è in fondo ad ogni intraprenditore di razza , egli lo ha portato entro il campo della sua attività diplomatica . L ' errore inevitabile in cui Rathenau è caduto è stato precisamente questo : ha creduto che la posizione del grande imprenditore e del grande diplomatico rispetto al guadagno , fossero identiche . Scrive Rathenau in un suo vecchio libro ( Reflexionen ) : " Io non ho mai conosciuto un vero uomo d ' affari , per il quale il guadagno rappresentasse la principale preoccupazione : e potrei affermare che chi è attaccato al guadagno personale di denaro , non può essere un grande uomo d ' affari " . Consideriamo come sua questa riflessione di Rathenau imprenditore . E pensiamo che quest ' uomo , per venti anni , dalla sua attività professionale è stato disciplinato a stimare autentici il successo industriale di grande portata , ed il guadagno in stretto senso ( cioè il successo immediato , controllabile dall ' oggi al domani ) ; che quest ' uomo ha continuato a pensare che per essere lungimirante , fecondo , bahnbrecher , occorreva , prima di tutto , saper concentrare l ' interesse sulla intrapresa : " L ' obbietto , su cui l ' uomo d ' affari accumula il suo lavoro e le sue preoccupazioni , il suo orgoglio e i suoi desiderii , è l ' intrapresa in sé , qualunque essa sia : fabbrica , banca , armamento , teatro , ferrovia . L ' uomo di affari non conosce alcun ' altra aspirazione , all ' infuori di questa : trasformare l ' intrapresa in un fiorente e forte organismo ... " ( Reflexionen ) . Ebbene : quest ' uomo è messo a dirigere la politica estera di un grande paese , è inviato ad una grande adunanza internazionale . Qual ' é il guadagno di un diplomatico , in questo caso ? Ottenere libertà di incontri , di discussioni , di combinazioni : ottenere la fiducia dei concorrenti : conservare la seggiola al tavolo , con su scritto il proprio nome . Questo " guadagno " immediato , precisamente , e non altro , Lloyd George serbava alla Germania alla Conferenza : e questo guadagno , precisamente , Rathenau era dispostissimo a neglettere o ad abbandonare , per concentrare il suo interesse sull ' impresa concreta cui da tempo attendeva von Mahlzhan : la conclusione di un totale e clamoroso - indispensabile quest ' ultima qualità ! - e clamoroso accordo con i Soviet . La storia di un appuntamento A questa predisposizione generica , si aggiunsero le mortificazioni ricevute , specialmente da Lloyd George . Rathenau è israelita . Del giudaismo , questo gli è rimasto : la vanità . Vanità di uomo superiore , ma che si tradisce ugualmente nell ' accuratezza un tantino ricercata e non sempre fine delle fogge di vestire , nel penchant alle comparse sensazionali in mezzo ad una folla convocata apposta per sentire le sue parole , nell ' abitudine , anche quando è en petit comité , a non poter fare due dichiarazioni senza il pulpito di una seggiola , di una scalinata , di un tavolo ; nella compiacenza manifesta di usare con padronanza assoluta le lingue estere : guardate che , mentre parla , egli continua a darsi all ' aplomb della giacca e dei pantaloni diligentissimamente stirati ... ( Ancora un riscontro di Cannes . Quando Rathenau - primo ministro tedesco che si presentasse al Consiglio Supremo non in condizione di accusato - espose in gennaio , dinanzi a Lloyd George , Bonomi e Briand , la situazione economica della Germania , cominciò con queste frasi testuali : " Tralascerò di usare della mia lingua , il tedesco , per risparmio di tempo , evitando l ' interprete : e solo per questa ragione . Mi esprimerò dunque direttamente in inglese , e poi tradurrò io stesso in francese . Solo per risparmio di tempo , ancora una volta - continuò rivolto all ' on . Bonomi - credo opportuno astenermi dalla traduzione in italiano chiedendone scusa all ' onorevole Primo Ministro d ' Italia " . Non si sa se rimanere più storditi dalla esibizione luzzattiana di questa prontezza poliglotta , o dalla ... squisitezza di tenere un tale discorso dinanzi a due uomini notoriamente e disperatamente monoglotti , come Lloyd George ... e Bonomi ! ) La vanità di Rathenau , nelle prime giornate di Genova , non fu risparmiata . Tre volte egli chiese un colloquio a Lloyd George , ma questi , ingolfato nelle discussioni del Club , gli fece tenere delle risposte in cui , stringi , stringi , c ' era questo : " Adesso non ho tempo " . L ' ultima richiesta e l ' ultima ripulsa furono scambiate il venerdì 14 aprile . Già in precedenza , Teodoro Wolff aveva invitato i maggiori giornalisti inglesi ad un ricevimento intimo nella Villa Croce - Sonnemberg , a Nervi . Non è verosimile che questo ricevimento a uomini legatissimi a Lloyd George sia stato indetto , nella previsione di burlarsi di loro e del loro patrono entro le 24 ore . Rathenau passò ancora in attesa la giornata di sabato , vigilia di Pasqua . Proprio alla sera , e proprio durante il ricevimento , da persone vicinissime a Lloyd George , fra l ' altro da M . r Garwin , Rathenau venne a sapere che all ' indomani il Premier inglese aveva intenzione di solennizzare la festa integralmente : messa e benedizione , partita a " golf " in giardino , gita in automobile lungo la Riviera , nientissimo di politica : si noti che chi dava queste informazioni era anche M . r Garwin , compagno ordinario di queste réjouissances domenicali . Credo che nella serata , Rathenau si sia lasciato convincere a firmare il trattato : e all ' indomani , Pasqua , andò a Rapallo . Nelle spiegazioni sulla propria condotta che Lloyd George dovette dare in seguito a Barthou , nel Club , egli disse fra l ' altro : " Io tentai di combinare un incontro con il Cancelliere del Reich e con il Dottor Rathenau nella giornata di Pasqua : ma la assenza del D . r Rathenau , che si trovava già a Rapallo , lo impedì " . Questa versione , Lloyd George la ripeté poi varie volte , anche in pubblico , e anche , il 15 giugno scorso , alla Camera dei Comuni : ed è esatta , ma disastrosa per la serietà , o per la riputazione di serietà , del suo autore . Il ministro Rathenau fece colazione all ' Eden , a Genova : e non partì da Genova prima del tòcco , anzi delle 14 . Lloyd George fece telefonare all ' Eden per avere un abboccamento con i ministri tedeschi verso quest ' ora , e non prima : non nella mattinata . Perché non lo fece prima ? Oh , mio Dio : soltanto al tòcco aveva incominciato a piovere come Dio la mandava : e durò tutto il pomeriggio di Pasqua . Lloyd George - secondo le solite relazioni degli intimi , ricercate come bollettini della salute della Conferenza - aveva passato la mattinata secondo il programma festivo stabilito : ma il tempaccio maledetto gli fece rinunziare al resto delle sue distrazioni pasquali , con suo grande disappunto . Conclusione : visto che , per colpa dell ' acqua , la gita in Riviera era impossibile , e che bisognava rimanere bloccati a Villa d ' Albertis , Lloyd George si decise a " combinare un incontro con il Cancelliere e con il D . r Rathenau " . " Ormai - avrà detto il Premier - ormai la giornata è sprecata ... Tanto vale sentire un po ' cosa vuol dirci colui , che per tre volte mi ha seccato con le sue richieste di colloqui ... " . Ma Rathenau era già a Rapallo . Con questa diligenza e con questa previggenza , Lloyd George affrontò l ' eventualità , a lui notissima , dell ' accordo russo - tedesco ! ... Il funzionario Von - Mahlzahn Rathenau - secondo me - stette indeciso fino alla vigilia della firma dell ' accordo . Ma v ' era nella delegazione tedesca un altro uomo che , al contrario , fu decisissimo a concludere fino dal primo giorno . Quest ' uomo era il Freiherr von Mahlzahn , presente alla Conferenza in qualità di Segretario della Presidenza del Reich , l ' autore vero del trattato , e il personaggio forse più interessante della delegazione . Vidi diverse volte il Mahlzahn dopo la conclusione dell ' accordo di Rapallo : egli era difficilmente accessibile , perché , com ' egli stesso diceva , ormai quasi disoccupato . Alto , biondo , sakko anzug , nessuna cicatrice studentesca che deturpi il viso regolare e calmo , nessuna abitudine a stringere le mascelle , a spalancare gli occhi alla maniera di Federico il grande , come non è difficile che faccia qualche consigliere segreto dell ' austro regime ; per darsi un " tono " . Mahlzahn è " schlicht " : è semplice . Più che diplomatico , egli si picca di essere un " menager " politico di grandi affari internazionali : e certo gli pare che questa sua forma di attività sia quella che più conviene agli affari dei suo paese : perché , da buon tedesco liberale , Mahlzahn ha una viva ammirazione per l ' Inghilterra , una vivissima per l ' America , e per i sistemi diplomatico - affaristici degli Anglosassoni . Ma egli rimane tuttavia radicato alla Wilhelmplatz : è prima di tutto un moderno funzionario prussiano , poliglotta , specializzatosi nello studio della Russia , dei diplomatici russi , delle possibilità di affari in Russia , che ha percorso nell ' ambasciata di Pietroburgo parecchi gradi della sua carriera , e che adesso vuole spremere fino all ' ultimo succo tutta la sua esperienza di russiches hand und heute . Egli vuole tanto - ormai - tirare le somme , che non ha neppure sentito il bisogno di andare in Russia dopo la rivoluzione : Mahlzahn ha catalogato la Russia , i suoi campi e le sue miniere , e ha portato il catalogo a Berlino , Ost - Abteilung ( Divisione Orientale del Ministero degli esteri ) . A Berlino , l ' accanito giovanotto che , dieci anni fa viaggiava in Russia ammucchiando appunti nelle sue tasche e nel suo cervello , ha ricevuto una patina di Berlinertums , di " berlinesismo " , é diventato un sedentario , ha preso un tantino il gusto a giocare il ruolo di Holstein del nuovo regime , conosciuto e apprezzato da pochi , potente ad influire sulle sorti dei molti : convinto che nella riparata oscurità della centrale della Wilhelmplatz , ci sono più saporite soddisfazioni che non nella legazione ad Atene , dov ' egli andò per non lungo tempo , e donde tornò via contentissimo . E poi a Berlino , città di diplomatici , ci passa tanta gente : ci passa , per esempio , anche " il signor Boggiano - Pico , incaricato diplomatico italiano per la Russia , di cui io ho potuto apprezzare tutta la conoscenza di cose nuove , e che , sono certo , a Pietrogrado avrà compiuto opera assai efficace " come dice il signor Freiherr , scrutandosi bene , per vedere se avete un sospetto almeno di quello che sia il Witz berlinese , la maniera sorniona di canzonare la gente . E poi , a Berlino c ' è maggiore probabilità di tirare le somme del lavoro compiuto . Se c ' è il Freiher von Mahlzahn con una esperienza così solida in materia russa , se c ' è una Ost - Abteilung affidata a lui , il coronamento inevitabile dev ' essere il trattato con la Russia , in sé e per sé , che io , Mahlzahn , ho il dovere di funzionario di preparare tecnicamente , senza preoccuparmi di ciò che non è del mio réssort , di ciò che non è meine sache , affare dell ' Ost - Abteilung : sia quel che voglio , magari l ' invasione francese , das ist nicht meine Sache . Verrà , deve venire il momento in cui il trattato sarà firmato : compito mio , punto d ' onore mio , è di affrettare quel momento . La conferenza di Genova , le predisposizioni di Rathenau a fare qualche atto clamoroso , e la prontezza di Mahlzahn ad approfittare della vanità offesa di Rathenau , diedero partita vinta al funzionario , e il trattato fu firmato . Durante tutta la durata della Conferenza , il nome di Mahlzahn comparve una sola volta sui giornali tedeschi : in una specie di spiegazione tecnica del trattato , ch ' egli diede qualche giorno dopo la firma ai giornalisti del suo paese . Sui giornali italiani non comparve mai . La stampa llyodgeorgiana lo trascurò , eccetto M . r Garwin , che lo chiamò addirittura un farabutto , cosa di cui il Mahlzahn parlava senza neppure una venatura di quella compiacenza che le ingiurie sogliono pur suscitare nelle persone insensibili alle lodi . Per questo superbo , per questo uomo del retroscena , la vendetta più squisita contro le male parole di Garwin consistette nelle preghiere che da Villa d ' Albertis gli furono rivolte dal " principale " di Garwin perché nei periodi di tensione con la delegazione russa , egli intervenisse a Rapallo : e questa vendetta se la assaporò per quindici lunghi giorni , negli incontri quotidiani cogli esperti alleati , che lo cercavano , lui , lo " sleale " secondo Lloyd Gecrge : il " farabutto " secondo M . r Garwin . Mahlzahn amava questo compito di sensale nascosto e indispensabile in diplomazia e nei grandi affari . Ricordo con che sapiente ironia parlava dell ' inutilità dell ' intervento dello Stato , con i suoi uffici , per invogliare i capitalisti a imprese russe . " Non è questo che occorre . Io non ho mai trattato di questi affari nel mio ufficio . Se a Berlino c ' è qualche industriale che ha delle idee per la Russia , io lo metto a contatto con le persone adatte facendoli trovare , che so io ? a colazione . Da me vengono : mi conoscono . Ma non verrebbero nel mio ufficio . Forse , però gli industriali italiani saranno meno diffidenti dei tedeschi : io questo non lo so , signore ... " . I giudizi di Mahlzahn sui delegati bolscevichi erano singolari , e diversissimi da quelli più accreditati . Fu l ' unico da cui udii dire che Litvinoff fosse l ' uomo più forte della delegazione , quello con cui bisognava stare in buona . Che gli inglesi avessero grande stima di Krassin non lo meravigliava , ma lo divertiva il grande conto che ne facevano : " Krassin è troppo inglese : è poco utile trattare con lui " . All ' infuori di questi e simili , apprezzamenti generici , non era però possibile saperne di più . Von Mahlzahn è uno splendido esempio di funzionario prussiano antico stile , trapiantato in mezzo alla americanizzazione crescente a vista d ' occhio , della vita politica ed economica tedesca e berlinese . Il trapianto , nel suo caso personale , è riuscito , e ha dato un uomo in cui l ' antica discrezione e limitatezza del funzionario prussiano sono riuscite a rimanere tenaci accanto a una grande capacità affaristica . Nei diplomatici tedeschi di qui a cinquant ' anni quella discrezione e quella limitatezza prussiana saranno scomparse e sarà tanto peggio per tutti . Anglofilia diffusa E quanto fosse diffusa , nelle persone dirigenti della delegazione tedesca , lo osservai per la prima volta al vivo , nel ricevimento cui ho già accennato , offerto da Theodor Wolff a Nervi , nel giardino della villa Croce - Sonnenberg , la vigilia di Pasqua , alla stampa inglese e americana . Queste cose si capiscono meglio del modo di farsi presentare la gente o dal modo di porgere la guantiera ad una tavola imbandita , che da cento discorsi reticenti e falsi . Mr . Garwin , il direttore dell ' Observer e l ' amico di Lloyd George , era il vero protagonista di quella grande riunione , e Rathenau cercò di fare una vera captazione di simpatie da parte del giornalista di confidenza del Premier . C ' era una ben grave umiliazione in questo ripiego , di far la corte al giornalista , non potendo parlare con l ' uomo di Stato ! Qui alla Villa Croce conobbi il Keynes , oggetto di una vera adulazione da parte di tutti i capi della delegazione tedesca . Il Keynes , un perticone inodoro , incolore , insaporo , dall ' aria ammoscita peggio della finanza mondiale , è però inglesissimo in questo : nell ' accettare i complimenti e le adorazioni tedesche come una specie di tributo obbligatorio . Durante quel ricevimento , egli se ne stette quasi sempre zitto e svogliato , mentre inutilmente Rathenau e la signora von Prittwitz conducevano inutilmente la conversazione in inglese , e tutti attendevano che l ' oracolo aprisse la bocca e sentenziasse almeno , come l ' antico Seneca , che i salami non sono salsiccie . In fondo , il beneficio che Maynard Keynes ha ricevuto dalla enorme reclame stamburatagli dai tedeschi , è immensamente superiore ai benefici che i tedeschi hanno ricavato dai suoi pagatissimi e inutilissimi articoli . Avevo già veduto Rabinadrath Tagore godersi l ' adorazione delle quarant ' ore da parte degli intellettuali di Berlino : a Nervi vidi Keynes godersi l ' adorazione delle five o ' clok da parte dei diplomatici . Nessuno , come i tedeschi , venera così le proprie invenzioni . La delegazione tedesca , durante tutta la conferenza , adorò una invenzione ad essa carissima : che gli inglesi fossero particolarmente ben disposti verso la Germania . L ' unico , forse , fra i delegati , che fosse meno propenso a questa anglofilia , e più vicino , tendenzialmente , alla politica continentale sostenuta dallo scarso e malinconico gruppo che fa capo alle Sozialistische Monatshelfe , era il Cancelliere Wirth . Lloyd George dovette capirlo , perché negli ultimi quindici giorni della Conferenza volle avere dei colloqui con lui senza Rathenau : e chissà quali balle gli avrà raccontato . Ma Wirth ha pochi ganci cui quell ' altro si possa attaccare . Anche nel personale subalterno , si trovava qualche elemento più diffidente verso le manovre inglesi : così , per esempio , lo Hilferding , che portava a Genova le vedute del Salon Cassirer di Berlino , il diffamato focolaio del riavvicinamento franco - tedesco . Ma erano isolati . Gli esperti e gli emissarii inglesi erano gli ospiti più graditi dell ' Hotel Eden , e Lloyd George ce li mandava a stormi . Quando sorse la polemica se e , nel caso , chi dell ' entourage di Lloyd George era stato preavvertito delle trattative con i russi condotta dal Mahlzahn , io commisi l ' imprudenza di pubblicare il nome di M . r Sidebothon . Ma il giorno dopo , avrò avuto altri cinque o sei nomi di persone diverse , e a me sconosciute , della delegazione britannica , che mi venivano comunicati , in tutta confidenza , da inglesi che speravano di poter fare , per mezzo del giornale locale , il pettegolezzo personale . Non pubblicai più niente : ma rimasi persuaso di questo : che per lo meno venti persone compresissimo Lloyd George erano tenute regolarmente al corrente dell ' affare che si covava a Rapallo .
LA DIPLOMAZIA ITALIANA A GENOVA ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
L ' italiano di maggior levatura e di più fine ingegno che fosse presente nel caravanserraglio , era indubbiamente ... Sua Eccellenza il Consigliere di Stato Giuseppe Motta , presidente della Delegazione svizzera . La Svizzera fa di questi tiri . Pare che nell ' ambiente particolarissimo della Confederazione , gli uomini delle tre razze possano purgarsi di molte sporcizie nazionali , e dar tutto il loro fiore . Quale hand tedesco avrebbe potuto conferire a Gottfried Keller quell ' intimo e pietoso sorriso , che lo fa il più moderno fra gli scrittori tedeschi ? Luigi Motta può dar l ' esempio curiosissimo di un diplomatico antico stile , che fa a meno di tutto il bagaglio bluffistico della ricostruzione , si tiene nei limiti del buon gusto e della serietà , e accontenta una moderna e pretenziosa democrazia : credo che a questo tour de force dell ' arte di governo un italiano possa arrivare solo dall ' ambiente cantonale , colla pratica di due altre grandi civiltà , con l ' educazione in paesi stranieri e con la lusinghiera sicurezza di non essere cittadino del Regno d ' Italia e suddito di Giolitti . Comunque , il signor Motta ci è arrivato . Io ebbi occasione di osservarlo in più occasioni , in colloqui privati , mentre la conversazione era condotta da terzi : e me lo potei godere tutto . Florido di persona , benevolo nel tratto , egli è un lusingatore di tutti i suoi interlocutori insuperabile : non ho mai veduto un uomo che sappia ascoltare così bene i discorsi altrui , li sottolinei con piccole approvazioni , con parchi cenni del capo , dia all ' altro , anche se è uno scemo , la soddisfazione di vedersi preso sul serio , che è poi la soddisfazione di cui gli uomini si ricordano di più . Mentre gli altri discorrono , il signor Motta si dispone in pose piene di rispetto e di dignità , che rivelano non l ' eleganza innata dell ' uomo di alta razza , ma la sorveglianza perseverante su sé stesso dell ' uomo arrivato dal basso , da umile gente , e che ormai sa far la sua figura nei salotti e nei consigli di Stato . Egli parla un italiano genericamente subalpino , senza tracce apprezzabili di lombardismi , un tantino - ma proprio un tantino così - impacciato , come chi è avvezzo ad esprimersi normalmente in lingue straniere . È un piccolo tic della pronuncia , che gli dà agio di prolungare la riflessione prima di emettere la parola : e soltanto ascoltando lui , io compresi quale immane esigenza è contenuta nella massima corrente e ripetuta " prima di parlare , pensaci " : uno sforzo terribile , che il signor Motta compie continuamente e coscienziosamente . Perciò le sue espressioni sono di una precisione assoluta : nel corso di una conversazione , il più possibile animata , egli ripete cinque o sei volte i termini ufficiali di una designazione : egli , per esempio , non ci disse mai " noi , svizzeri italiani " , il che sarebbe scorretto , per quanto usatissimo : ma " noi , svizzeri di lingua italiana " , che è l ' espressione ortodossa . E così via . Con questo linguaggio che ha la liscezza della maiolica antica e la dirittura di un piombino , il signor Motta riesce a dare l ' illusione della sincerità : ed è forse il più placido e imperturbabile mentitore del mondo . Normalmente , egli dialoga in questo modo : riprendendo quello che ha detto il suo interlocutore , e ripetendolo con molto maggiore arte e chiarezza ; perché egli , dalla prima frase capisce perfettamente dove l ' altro vuole arrivare e gli ripresenta ben refilate quelle idee che l ' altro aveva espresso confusamente e senza riflettere . Così il signor Motta ottiene , a ogni battuta , due vantaggi : non dice niente , e procura all ' altro il compiacimento di essersi espresso molto bene . Quando poi è messo alle strette , e deve rispondere categoricamente , allora egli dà fuori frasi di convenienza , ma in modo maestro . Egli fu uno dei più scettici attori della Conferenza , e riuscì a far credere di esserne un fervente : disprezzava profondamente i russi , convintissimo che con essi non si sarebbe concluso niente , ma si interessava con la massima buona grazia delle condizioni della vita in Russia : rese dei servigi a Rathenau , protestando dolcemente , a nome dei neutri , contro il regime delle sedute del club a Villa D ' Albertis , ma la lancetta di tutta la sua azione fu piuttosto francese , e punse di nascosto a più riprese la vescica conferenziale . La menzogna del signor Motta è la menzogna di grande scuola , la menzogna aulica , che sarà sempre necessaria ai più serii e onesti uomini di Stato . Quella del signor Lloyd George è la menzogna demagogica , necessaria per aizzare o addormentare i popoli , o per le " guerre giuste " , o per le " ricostruzioni " . Spostandosi dal Miramare dove alloggiava Motta al Génes dove si arrabattavano i russi , voi potevate incontrare gli uomini della menzogna di bassa lega , necessaria per sfruttare i popoli e viverci sopra : e l ' esemplare più bello era forse il Rosemberg . Ebreo e gobbo , costui si avvoltolava in un turbinio di circolari ballistiche e di foglietti réclame ch ' egli vi presentava con gli occhi loschi dell ' uomo che ha parecchie fucilazioni per vendette personali sulla coscienza , e sa che voi lo sapete . Ma di costui e di Rakowsky , e di tutti i moscoviti ho fatto proposito di non parlare . Dedicherò solo un ricordo al signor Cicerin . Cicerin . Fra gli altri diplomatici , atteggiamento del collegiale che è malignato dai compagni , e quando il professore di fisica fa gli esperimenti al buio , tutta la classe gli assesta scapellotti , ficotti , e bazzurre sulla testa . Manca assolutamente di quell ' aspetto dignitoso e virile , che è la bellezza di un militare o di un uomo di stato : occhi detestabilmente abborsonati , carnagione biancastra e facciata da pascià : un gaudente da harem , un uomo che par fatto apposta per essere lisciato dalle sue donne e leccato e perleccato dal cagnolo della concubina . Il ricostruttore della Nazione Le giornate di Genova restarono certo memorabili nella vita dell ' on . Facta . Durante tutto il periodo della Conferenza , il Presidente del Consiglio trasudò letizia : la letizia dell ' innocenza . La sua stessa figura tradiva la bonaria soddisfazione dell ' avvocato di provincia , arrivato dove mai si sarebbe sognato di arrivare . Io lo osservai in diverse occasioni . Durante le sedute solenni della conferenza , egli non comprendeva assolutamente niente dei discorsi dei suoi eminenti colleghi , e si rivolgeva al vicino on . Schanzer per spiegazioni sui punti applauditi , con gesti così impacciati che facevano fremere chi gli teneva il binoccolo puntato addosso . Il marchese Visconti Venosta e il commendator Giannini , seduti dietro a lui , gli davano ogni tanto gli schiarimenti del caso , ed egli li ringraziava con sollecitudine commovente . Nei ricevimenti ai giornalisti , italiani od esteri , il Presidente del Consiglio aveva veramente soggezione dei suoi interlocutori : di cui va ricordato qui solo Vettori , del Giornale d ' Italia , uomo di spirito e di incomparabile aplomb , dinanzi a cui mi par di vedere il povero Facta tutto premuroso , quasi pauroso di commettere qualche gaffe . Del resto , i ricevimenti formarono l ' attività più rilevante dell ' on . Facta durante la Conferenza . A Villa Cambiaso , in un gardens party offerto dal Municipio , Facta comparve in mezzo a un pubblico per lui adatto , composto cioè di impiegati municipali e signorine da marito . L ' autorità prefettizia aveva noleggiato degli applauditori che vollero essere troppo zelanti , gridando dalle finestre della villa , per un buon quarto d ' ora : " Viva Facta ! Viva il ricostruttore della nazione ! " . Chi non ha veduto Facta in quel quarto d ' ora ridicolo , non sa che cosa sia la fatuità trionfante . Liberato dall ' incubo dei colleghi uomini di Stato , e rimesso finalmente in mezzo alla buona gente di provincia , egli ringraziava , si profondeva sulla scalinata della villa , e a quelle grida faceva col capo di sì , di sì , come a dire che sicuro , che la nazione voleva ricostruirla lui , proprio lui ! ... L ' on . Facta rivelava , anche nelle piccole cose , una innocenza completa sul modo di presiedere la Conferenza . Nell ' unico grande ricevimento da lui dato alla Stampa internazionale all ' Hotel Miramare , questo buon uomo , pronunciato il suo discorso , si lasciò prendere in mezzo e sequestrare da una comitiva di studentelli , che , intrufolatisi nella folla , gli volevano fare firmare centinaia di cartoline - ricordo : e Facta , tutto rosso in viso , seduto a un tavolino da caffè , firmava e firmava con la massima diligenza , instancabilmente , assistito ... dal Prefetto di Genova , arruolatore delle claque , che con una aria di compunta ammirazione diceva - e lo avrà ripetuto venti volte - " Ah ! Quant ' è buono quell ' uomo lì " ! Tale e quale come se si fosse trattato di qualche santo . E di là , ad attendere i colloqui del Presidente della Conferenza , c ' erano i primi giornalisti del mondo ! Costoro , il signor Facta , forse non li conosceva neppur di nome . E ' dubbio , per esempio , ch ' egli sospettasse chi è il signor Wolff : altrimenti non sarebbe occorso il caso che questi , dopo aver ottenuto l ' appuntamento per una udienza , dovesse aspettare due ore nell ' anticamera di Palazzo Reale , e potesse essere ammesso solo dopo l ' intervento di un delegato italiano che capì tutta la stizza e il malcontento del potente pubblicista tedesco . Gli è che nell ' on . Facta affiorava nella sua forma più pacioccona e provinciale , quello che fu il difetto principale della delegazione italiana alla Conferenza : l ' aver mirato ad ottenere del " prestigio " , e l ' aver scambiato le adulazioni interessate per altrettante testimonianze di prestigio incomparabile . Come il suo capo , anche la delegazione italiana voleva essere acclamata " ricostruttrice " e diceva di sì e di sì quando gli imbroglioni glie lo gridavano dalla finestra . La figura di Schanzer La responsabilità principale di questo inebriamento spetta all ' on . Schanzer , il capo effettivo della delegazione . Ma 1'on . Schanzer non poteva comportarsi diversamente . La sua origine e la sua formazione lo rendono vittima predestinata degli adulatori . Verso coloro che dissentono dal coro , la sua diffidenza è morbosamente sospettosa . E ' inutile : la vita di quell ' uomo è dominata da due fatti : 1'origine israelita e anazionale , che si capisce che è stata sempre , per lui , fin dalla giovinezza , il cruccio delle ore : e le indegne umiliazioni subite nel periodo della neutralità che gli hanno innestato un invincibile sospetto di questo popolo di bèceri e di cafoni patrioti . Un esempio ? Eccolo . Negli ultimi giorni della Conferenza , Schanzer credette bene di invitare Lloyd George ricevendo la stampa , e annunciando che era a disposizione dei signori giornalisti per le domande che volessero avanzargli . Ma sì ! Questo era lo scenario : in realtà , Schanzer è incapace di improvvisare le risposte come fa Lloyd George : e fin qui non c ' è proprio niente di perduto , anzi , ci sarebbe da lodarlo . In quella riunione , un collega compiacente si alzò subito , e con una domanda combinata diede occasione a Schanzer di pronunciare il discorso già bell ' e preparato : piccoli artifizi perdonabili , in quell ' epopea della menzogna che fu la Conferenza . Tuttavia , quando il discorso fu spacciato , bisognò che Schanzer sottostasse all ' ònere di qualche domanda ex - abrupto . Cosa volete ! Il primo che s ' alza su fu un incorreggibile menagramo , che gli pone la domanda seguente : - Il signor ministro può dirci che cosa ha deciso la prima sotto - commissione sulle sorti della Galizia Orientale ? Lo sguardo che l ' on . Schanzer gli lanciò dalla parte opposta del salone , non è facilmente dimenticabile . A quell ' onesto e probo italiano , che ha però la disgrazia di pronunciare la nostra lingua con un accento che ricorda quello dei funzionari tedeschi del Lombardo - Veneto , questa domanda spensierata parve certo una insinuazione sanguinosa rispetto alle sue origini così malignate . Rispose poche parole impacciate , tagliò corto alle domande successive , disse affrettatamente due frasi di congedo , e con la prima scusa mal scelta , di dover andare a firmare il trattato italo - polacco ( che viceversa egli veniva appunto dall ' aver firmato ) se la svignò , fra timoroso e indignato . Questo è l ' uomo delicato e vulnerabilissimo , che cadde nelle grinfie a Lloyd George . Distrazioni compiacenti L ' opera di captazione di simpatie da parte di Lloyd George verso la delegazione italiana e il Ministro Schanzer cominciò al giorno dell ' arrivo e terminò ... alla colazione del Miramare e annesso " muro romano " . Nulla di più esilarante dell ' ammirazione che gli inglesi ufficiosi ostentavano per l ' energia dimostrata dall ' on . Facta durante la prima seduta . Lloyd George che si compiace della energia di Facta ! ! ! ... Quando questo compiacimento fu riferito al destinatario , costui cominciò a credere di possedere un pugno di ferro nel guidare la Conferenza : e il peggio è - lui disgraziato ! - che se ne vanta con qualcuno ! Come dicevano all ' Hotel Savoie quelli della delegazione francese : " cet excellent monsieur Factà ... " . Con Schanzer , la cosa procedette più finemente . Lloyd George , in due o tre episodii , lusingò Schanzer irresistibilmente . Così fu dopo tutta la farsa dell ' accordo russo - tedesco , e dell ' indignazione a un tanto il metro dimostrata da Lloyd George . Nella seduta celebre a Villa D ' Albertis , presenti anche i rappresentanti della Piccola Intesa , Lloyd George diede in escandescenze . Egli voleva senz ' altro intimare alla Germania lo sfratto dalla Commissione politica : voleva di qui , voleva di là ... Qualcheduno si persuase perfino che il Giove Tonante volesse sul serio . Schanzer , che presiedeva , intervenne per moderarlo , per introdurre nella nota a Rathenau frasi conciliative . Dopo un po ' di tira e molla , Lloyd George , con parole altamente deferenti per il ministro italiano , dichiarò di accedere al desiderio da lui espresso . Eh , no : sono soddisfazioni che un galantuomo come l ' on . Schanzer non le dimentica : tanto più che 1'on . Schanzer apparteneva alla minoranza che s ' era lasciata persuadere che il Giove Tonante volesse sul serio ... Naturalmente , la riconoscenza dell ' onorevole Schanzer si esplicò in tutte le occasioni e lo spinse anche a fare figure non brillantissime.Valga per tutti questo caso . Il 14 maggio , Domenica , la delegazione russa fa avere a Schanzer una nota di protesta contro la sua esclusione dalla Commissione mista , che doveva discutere su non ricordo quale farsa .. Contemporaneamente , i russi comunicano la nota - protesta alla stampa . La nota , per essere una nota , era abbastanza interessante : e veniva a guastare tutte le elaborate macchinazioni di Lloyd George per far trangugiare ai francesi la Commissione mista e i suoi ammennicoli : cioè veniva a rinforzare e giustificare le riluttanze francesi . Schanzer riceve la nota , e la tiene per sé . Barthou , non essendone ufficialmente informato , non la comunica a Parigi . Ma alla delegazione francese c ' erano gli informatori zelantissimi di Poincaré : e la sera stessa di Domenica Poincaré era in possesso della nota e mandava un telegrammino a Barthou , che certo non conteneva dei complimenti . Va da sé , che Barthou si recò alla seduta del club a Palazzo Reale un po ' coi nervi tesi per tutto questo giro e rigiro di note e di sornioni silenzi . Lloyd George aveva fatto sapere a Schanzer che della nota russa bisognava discorrerne il meno possibile . Schanzer lo compiacque goffamente , come sogliono gli onesti allorché si permettono di aderire ai desideri ... degli altri . La mattina del Lunedì , ricominciano dunque i cosiddetti lavori . Al principio della seduta Schanzer riprese ad esporre il progetto della risposta ai russi voluto da Lloyd George , come se da parte russa nulla fosse intervenuto . Il signor Barthou stette ad ascoltare con aria socratica la relazione di Schanzer e soltanto quando il ministro italiano ebbe finito osservò dolcemente , come il Maestro in un dialogo platonico : - Se permettete , vorrei richiamare la vostra attenzione su un documento trasmesso dalla Delegazione russa ... Su un documento che la Delegazione francese non conosce se non indirettamente ... La cronaca - e questa mia è cronaca di fonte francese - non dice se il Ministro Schanzer e il signor Lloyd George abbiano emesso l ' " Ah , già ... " cui ricorrono tutti i finti distratti quando sono presi in castagna . Ma , insomma , per quanto fosse penoso discorrere della nota russa , Schanzer e Lloyd George dovettero sorbirsi il resto delle osservazioni di Barthou , progressivamente sempre meno soavi : - Una nota russa è stata presentata ieri sera alla Presidenza della Conferenza , e la delegazione ne ha dato comunicazione alla stampa . Noi non sappiamo se la nota in circolazione sia esatta , e desidereremmo che ce ne fosse data conoscenza . Nel testo integrale , si capisce ... Schanzer confermò che domenica , a ora tarda , gli era stata consegnata la nota di Cicerin . Ma nessuno potè levare di testa ai francesi che il ministro italiano avesse perpetrato il tentativo di livragare un documento ufficiale , comunicandolo con ritardo . Ecco come sorgevano impressioni e risentimenti , infondati data l ' onestà di Schanzer , ma coloriti di giustificatezza data la sua evidente docilità alle manovre inglesi . Ebbe mai l ' on . Schanzer un momento di lucidità , sulla parte che il gran maneggione e pasticcione inglese gli faceva fare ? Forse un raggio riuscì a penetrare nella fitta tenebra quando si scatenò la polemica francese contro gli accaparramenti petrolieri iniziati sottomano da parte inglese a Santa Margherita presso i russi . Schanzer si impaurì del chiasso dei giornali , e temette di doversi presentare alla Camera " senza petrolio " . " Come farò , come farò - avrebbe egli detto a un suo intimo consigliere - quando mi accuseranno di tornare a mani vuote anche di questo ? " . Poi le assicurazioni date con una serietà di pénce - sans - rire dagli ufficiosi inglesi lo tranquillizzarono . Scomparso il lume del petrolio , tornò il buio attorno al cervello dell ' on . Schanzer . I Consiglieri di Schanzer E il ministro Schanzer , in questa sua ansia di essere utile ... alla Delegazione inglese , non trovava alcuna rèmora negli uomini , anzi nei due uomini che gli stavano più da vicino : il Marchese Giovanni Visconti Venosta , segretario generale della Delegazione , e il Comm . Giannini , e che godevano intierissima la sua confidenza . Il marchese Visconti - Venosta è un uomo che , quando vuole esprime il suo giudizio su chi non crede che Lloyd George sia il più grande uomo di stato vivente , ricorre a questa formula curiosa e rivelatrice : " Il tale deve avere una mentalità francese " . Con questo , il tale è compatito ma condannato : e il marchese assume verso di lui un atteggiamento di diffidenza mal celata , che contrasta con la sistematica e premeditata piacevolezza delle sue maniere verso tutti coloro che ... egli crede non abbiano la " mentalità francese " . Uomo di arguzia fine e di risposta pronta e sottile , non è però uomo di spirito perché è permaloso . Questa sua permalosità si rendeva manifesta in un timore esagerato e quasi ridicolo , degli attacchi della stampa . Fu lui , io credo , a creare nella Delegazione italiana quella aspettativa esigente delle approvazioni universali : tutti dovevano dire e stampare e credere che l ' azione della delegazione era lungimirante e provvidenziale : e in realtà , tranne poche sfumature , durante quaranta lunghi giorni la delegazione italiana fu circondata da un coro di lodi che le altre delegazioni non conoscevano neppure da lontano . ( Chi stonava , Visconti - Venosta quasi gli levava il saluto ! ... ) . Questa preoccupazione di " fare star buona " la stampa , indusse il Visconti Venosta ad assumere egli stesso l ' ònere delle comunicazioni alla stampa , saltando a piè pari il comm . Amedeo Giannini , e il pleonastico sen . Artom : non sappiamo con quale soddisfazione di queste due egregie persone . E ' doveroso riconoscere che , specie nell ' ultimo periodo della Conferenza , le comunicazioni del marchese erano le più spirituelles e le più complete della Conferenza : e che il marchese - a prescindere da qualche accentuato complimento verso i giornali più temuti dalla Consulta - adempiva le sue funzioni di informatore con una perfetta pubblicità , senza cioè informazioni à coté per " persone grate " . Il commendatore Giannini è il perito dell ' Italia : perito per i cambi , perito per la ricostruzione russa , perito per la ricostruzione europea , perito in " tutt ' e cose " . Nascosto in una fitta schiera di ventinove colleghi , tutti nominalmente periti a egual titolo di lui alla Conferenza , egli però li scavalcava tutti e ventinove , pistonato attivamente nella considerazione di Schanzer dalla fama di essere uomo espertissimo degli inglesi , e tesoreggiato addirittura dal signor Grigg e compagnia . Per esempio , quando le trattative con gli jugoslavi , trasportate a Palazzo Reale , ricevettero un nuovo impulso dalla iniziativa di Lloyd George , presenziarono in nome del " principae " l ' inglese M . r Gregory e l ' italiano comm . Giannini ; e noi tutti potemmo ammirare la versatilità inaudita di quest ' uomo , che dalla ricostruzione dell ' immensa Russia , passava a discutere - forse per distrarsi - se attorno a Zara ci devono essere dieci o quindici chilometri di zona franca ... Il perito in " tutt ' e cose " invidiava al minor collega Lucciolli perfino quei dieci o quindici chilometri di caccia riservata ! Un meridionale proveniente dalla burocrazia non è ingenuo come un diplomatico di carriera e di razza : ed il commendatore Giannini sa trattare col pubblico meglio che il Marchese Visconti Venosta , parlando di buon grado a chiunque lo interpelli , ma riservando le lecite informazioni agli amici del cuore : egli ne ha così di potenti , che non lo abbandoneranno mai . La sua ammirazione per Lloyd George è illimitata , degna di un diplomatico ... portoghese . Nel bellissimo episodio dell ' alleanza italo - inglese impostata sulle imbandigioni del Miramar ; battezzata dalle insulsaggini Lloyd - georgiane del muro romano , e varata da quasi tutta la stampa italiana , credo che il comm . Giannini abbia avuto una parte : se egli , alla sera , avesse detto una parola di scetticismo a chi di ragione , sarebbe rimasto risparmiato alla Consulta il ridicolo di un emballement per legami anfitrionici e non diplomatici , smentiti brutalmente quindici giorni dopo dai giornali inglesi . Il comm . Giannini , uomo certo accortissimo , non si è ancora capacitato ch ' egli può essere perito di " tutt ' e cose " , fuorché del cuore di Lloyd George . Cose che succedono agli innamorati devoti . Il Conte Zio di Santa Margherita Ho accennato a quest ' altra avventura , svoltasi à coté della Conferenza , sotto la presidenza di Sua Eccellenza Tosti di Valminuta , alloggiato all ' Hotel Guglielmina a Santa Margherita . L ' on . Tosti - presidente della Lega Navale di Roma : e non aggiungo altra caratteristica - considerava le trattative come un campicello affidatogli , perch ' egli ne traesse diplomatico sostentamento durante la Conferenza . Gentiluomo ospitale e cortese , egli si imbronciava solo quando qualcheduno gli esprimeva la speranza di una prossima conclusione : tal e quale come il Conte Zio : " Son cose spinose , affari delicati .. reverendissimo padre " . E qui , invece di gonfiar le gote e di soffiare , stringeva le labbra , e tirava dentro tant ' aria quanta ne soleva mandar soffiando . Il dialogo , caratteristico , si apriva regolarmente così : - Può dirmi , Eccellenza , come procedono le trattative con la delegazione jugoslava ? - Trattative ? ! Trattative ! Non sono trattative . Io non mi trovo qui per trattare . Io ho semplicemente l ' incarico di condurre delle conversazioni , così , per esaminare se vi sono dei punti di contatto , delle vedute comuni da cui si possa procedere oltre ... Voi comprendete , c ' è una differenza fra " trattative " e " conversazioni " . Le trattative verranno poi . Per ora sono semplici sondaggi in questioni delicatissime , che io compio approfittando della presenza dei ministri jugoslavi . I quali - e questo posso dirlo - si sono volenterosamente prestati a queste conversazioni , a questi tastamenti di terreno assolutamente preliminari ... Ad ascoltare questo anfanamento , c ' era da indignarsi contro un uomo che parlava così , quando due paesi attendevano semplicemente l ' esecuzione di un trattato firmato diciotto mesi prima ! E faceva pena vederlo , lui , l ' on . Tosti , così aperto e giovialone , cercar di incupirsi per persuadere l ' interlocutore che bisognava far sembiante di giudicare disperate le trattative per non mettere in sospetto i croati contro i serbi , per non aizzare il delegato dalmata Krstéls contro il collega Nincic , serbo , e altri poveri machiavellismi di questo genere , che rivelavano nell ' on . Tosti soltanto una concezione falsa e un disegno egoistico ; la concezione che i ministri jugoslavi fossero in disaccordo fra loro , e il disegno di tirare in lungo le trattative . Questo disegno era egoistico per questo : l ' on . Tosti voleva avere qualche titolo legittimativo per restare sul palcoscenico della Conferenza ; se le " conversazioni " concludevano qualche cosa , il titolo legittimativo veniva meno , e il palcoscenico doveva essere abbandonato , non essendo l ' on . Tosti membro della delegazione alla Conferenza ( e il non avervelo nominato fu un errore dell ' on . Schanzer : c ' era dentro mezza Italia ! ) . Alcune delle questioni che formavano oggetto delle trattative erano assolutamente ridicole . Non ci sono in Italia cento italiani disposti ad interessarsi delle validità delle lauree italiane in Jugoslavia , e forse non ce ne sono mille che siano disposti a subire il disturbo minimo perché Zara abbia quindici chilometri di zona franca . Ci sono , sì , i folli che sostengono che si deve conquistare la Dalmazia : ma anch ' essi presentano il vantaggio di infischiarsi del modo con cui si eseguisce il Trattato di Rapallo . Delegati italiani , e jugoslavi hanno discusso per mesi di particolari di così scarsa importanza , che essi hanno avuto persino vergogna a confessarla ; e questo fu il primo motivo del gran segreto che nascose quelle trattative . In questo furono aiutati dai giornalisti delle due nazioni : in Italia ci sono cinque o sei individui che possono legittimare la loro attività in un giornale soltanto in quanto c ' é una rogna diplomatica cogli jugoslavi da trattare competentemente : inutile dire che l ' on . Tosti era sapientemente fiancheggiato da costoro nel compito di rendere iperbolicamente ardue le trattative di Rapallo . Il senatore Contarini , che forse non era così " specializzato " nella rogna adriatica , e può far strada anche quando quella rogna non si gratterà più , era quindi la bestia nera di tutti questi canonici della " questione adriatica " : compreso l ' on . Tosti . Anzi passava per rinunciatario addirittura . Il propagandista Orlando Questo " clou " di mantenuti della questione adriatica , dunque , ostentò un grande allarme quando si seppe che , in un saloncino del Bristol , c ' era stato una specie di convegno riservato fra uomini politici concordi nel desiderio che le trattative arrivassero in porto , e disposti poi a compiere un ' opera personale di riavvicinamento dei due paesi , e soprattutto di diffusione di notizie precise sulla situazione reciproca . Da parte italiana v ' erano i soliti " rinunciatari " assai più conosciuti nel limbo della questione adriatica di quel che non sia Barabba nella passione di Cristo : da parte jugoslava , presenziarono i ministri Nincic e Antonievic , pur rimanendo l ' iniziativa di natura strettamente privata . Inutile diffondere : sui risultati perfettamente accademici di questi incontri . Tutto culminò poi in una modesta e innocentissima colazione , offerta dagli italiani agli jugoslavi , e che diede origine a intimidazioni dei fascisti indigeni , e a ciarle sfondolate , in cui si favoleggiò di un sontuoso banchetto coronato da brindisi auspicanti per lo meno alla rinuncia di Udine e di Palmanova . Comunque , la riunione al Bristol avvenne alle 26 del 4 maggio . In essa si era parlato - ma rinunciandone l ' attuazione a trattative concluse - di una Lega italo - jugoslava , a scopo di cultura e di propaganda . Due ore dopo , uno dei partecipanti di quella riunione si incontra a Palazzo Reale con Schanzer . - So che hanno avuto , oggi , una piccola riunione con delle personalità jugoslave , comincia il ministro in tono agrodolce . - Mi congratulo con il suo servizio di informazioni , che è ottimo davvero , Eccellenza . - Ma io posso dirle anche chi c ' era : il tale , il tale , il talaltro ; - e Schanzer snocciolò tutti i nomi con l ' aria soddisfatta del ministro di polizia che ha fra le mani l ' elenco dei congiurati . - E posso dirle ancora che loro hanno progettato una specie di Lega italo - jugoslava ... - Ah , sì : ma se ne parlò solo molto vagamente . - E su chi avrebbero messo gli occhi per presiederla ? - continua il ministro . - Le ripeto , - ribatté l ' altro ; - che la cosa fu appena accennata . Ad ogni modo , in via di ipotesi , noi s ' era pensato a qualche nome poco compromesso , come , per esempio , quello del senatore Ruffini ... - Eh , sì ! certo , Ruffini sarebbe adattatissimo . Ma c ' è anche qualche altro personaggio di prim ' ordine , che darebbe volentieri la sua opera , a fine di propaganda e di intesa reciproca italo - jugoslava , e sarebbe anche disposto ad andare a Belgrado a tenere delle conferenze ... - Ci consigli pure , Eccellenza . - L ' onorevole Orlando ... Faccia attonita dell ' interlocutore . - Sì , sì , le dico , l ' on . Orlando si assumerebbe volentieri , io credo , questa responsabilità . Il dialogo finì li , e anche il progetto della Lega finì lì . Ma questa uscita del Ministro Schanzer è rivelatrice di nuovi orizzonti Schanzeriani e Orlandiani . Orlando , l ' uomo di Parigi , pronta ad andare a Belgrado a tenere conferenze : Schanzer , che messo davanti alle strette delle trattative , dell ' abbandono della terza zona dalmata e delle temutissime minacce dell ' Idea Nazionale cerca nell ' uomo di Parigi e nella Lega italo - jugoslava il parafulmine per le insolenze nazionaliste . Ma poi , tramontato questo espediente , la paura di fronte ai padroni segreti della Consulta riprese il disopra , e Schanzer lasciò capire a Nincic che l ' abbandono della terza zona era impossibile per riguardi parlamentari . Quando Nincic partì per Belgrado , portando questa coraggiosissima risposta , faceva veramente l ' impressione di un uomo mortificato . Tutte le faziose conversazioni col Conte Zio di Santa Margherita non avevano concluso ad altro che a comprometterlo dinanzi alle scimmie urlatrici di casa sua , quelle di Belgrado . Partendo , il Nincic accennò chiaramente all ' arbitrato previsto del Presidente della Confederazione Svizzera dal Trattato di Rapallo , come all ' unica via d ' uscita : e l ' on . Schanzer probabilmente , avrebbe accettato questa brusca soluzione che , se costituiva una crisi nei rapporti diplomatici fra le due nazioni , liberava però lui , Schanzer , delle responsabilità più temute verso ... l ' Idea Nazionale . Tutti sanno poi che l ' intervento larvato di Lloyd George diede agli affari una nuova piega : il " conversatore " Tosti fu messo in disponibilità , e il comm . Amedeo Giannini , quasi per confondere fin il ricordo della misteriosa colazione dei rinunciatari , offrii in nome del ministro un banchetto alla stampa italo - jugoslava : un banchetto , questo sì , veramente sontuoso , cui intervennero anche i custodi ideali dei quindici chilometri di zona franca attorno a Zara . Con l ' alleanza inglese in saccoccia , l ' on . Schanzer prendeva coraggio . Se su qualche chilometro attorno a Zara si era ceduto , in compenso si prevedeva imminente la conquista ... del muro romano ! ...