Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"BARBARICH EUGENIO"
Saggistica ,
IN MEMORIA DI FRANCESCO PESARO TENACE PROPUGNATORE NEL VENETO SENATO D ' UNA VENEZIA FORTE . PREMESSA Ayez les choses de première main ; puisez à la source ! .... ( LA BRUYÈRE . - Maximes ) Il presente studio non vuol essere che una prefazione intesa a far conoscere l ' ambiente militare ed i personaggi che accompagnarono la Serenissima al sepolcro . Perché , se esiste qualche opera di indubbio valore intorno all ' armata della Veneta Repubblica , poco o nulla di edito si trova relativamente al suo esercito , quasi che fosse argomento trascurabile nella vasta trama delle politiche vicende dello Stato nato sul mare e per il mare . Ora questa presunzione non è equa . Qualunque ramo dell ' attività pubblica merita riguardo e considerazione , e soltanto il giudizio particolare sopra ciascun ramo dell ' attività medesima può mettere capo ad una sintesi illuminata e completa . Al caso concreto poi dell ' attività militare veneta , cimentata nei tempi dello splendore alle tenaci e vittoriose lotte contro i Turchi in difesa della Cristianità , dei commerci e dell ' incivilimento contro la barbarie , sembra argomento cospicuo di studio l ' esame dell ' evoluzione di questa attività giunta al termine del suo ciclo ed il coglierla quando sta per accasciarsi sopra sé stessa come una persona fatta decrepita , pavida ed intransigente . Questo dal lato puramente soggettivo della speculazione storica . Ma v ' ha ancora un altro argomento di peculiare interesse che può spingere all ' indagine intorno alla decadenza militare della Veneta Repubblica . L ' ambiente della storia presenta ricorsi di singolare rilievo , suggestioni forti e spontanee sulle quali , a determinati periodi di tempo , non sembra né vano né inutile riportare il contributo positivo degli studi e della meditazione , affinché traccino a loro volta norma ad un nuovo ricorso di fatti . E Venezia , con gli svariati suoi atteggiamenti della politica , dei commerci , dell ' arte , dell ' incremento economico e marinaro , è soggetto che volentieri s ' impone oggigiorno allo spirito ed alla fantasia e li occupa con l ' inesauribile fascino di una figura dalle perfezioni classiche . L ' opera del Molmenti sulla storia di Venezia nella vita privata simboleggia l ' espressione più bella ed alta di questi sensi . Per le cose della decadenza e della rovina militare della Serenissima i documenti non scarseggiano . V ' ha anzi plètora , come per solito accade dei periodi storici e sociali di debolezza e di dissolvimento , i quali sono pur sempre anche i più loquaci e papirofili , perché appunto sono i meno attivi e materiati di fatti . E questi documenti assai numerosi e del tutto inesplorati nelle grosse filze del Senato militar e dei provveditori Foscarini e Battagia all ' Archivio di Stato dei Frari in Venezia , oltre che illustrare il periodo storico singolarmente considerato , gittano per riverbero nuova luce sulle operazioni dell ' esercito francese e del generale Buonaparte , da Lodi a Leoben . Sicché studiando questo brano di storia militare inedita nel campo pratico delle vicende storiche e militari nostrane , si stende la mano a quella meravigliosa messe di studi e di documentazione delle guerre napoleoniche che ci viene d ' oltre Alpe , e che con i volumi del capitano Fabry spinge innanzi la bella marcia delle indagini fin sulla soglia degli Stati Veneti , all ' Adda ed all ' Oglio nella primavera dell ' anno 1796 ( 2 ) . Roma , dicembre 1909 . E.B. NOTA BIBLIOGRAFICA Non può essere copiosa , una nota bibliografica quando gli argomenti dell ' indagine si riferiscono pressocché esclusivamente all ' inedito . Nondimeno occorre citare a questo punto qualche opera di interesse generale utile per inquadrare la materia particolare dello studio presente . La documentazione inedita , riferita più specialmente alla raccolta « Deliberazioni Senato Militar » e « Deliberazioni Senato Militar in Terraferma » , si trova singolarmente descritta per ogni argomento di trattazione . L . CELLI . - Le ordinanze militari della Repubblica Veneta nel secolo XVI . - Nuova Antologia - Vol . LIII - Serie III - Fascicoli del 1 settembre e 1 ottobre 1894 . F . NANI MOCENICO - Giacomo Nani - Memorie e documenti - Venezia , Tip . dell ' Ancora , 1893 : V . MARCHESI . - Tunisi e la Repubblica di Venezia . - Torino , Roux edit . A . MENEGHELLI . - Vita di Angelo Emo . - Padova , 1836 . M . FERRO . - Dizionario del Diritto comune e Veneto . - Venezia , Santini Edit . 1845 . S . ROMANIN . - Storia documentata di Venezia - Vol . IX , Venezia , 1850 . S . ROMANIN . - Lezioni di storia veneta . - Firenze , Le Monnier , 1876 . P . MOLMENTI . - Storia di Venezia nella vita privata - Parte Terza - Il decadimento . - Bergamo , Istituto Italiano di Arti Grafiche , 1908 , CASONI . - Forze militari ( in Venezia e le sue lagune , Vol I ) . A . RIGHI . - Il conte di Lilla e l ' emigrazione francese a Verona . ( 1794-1796 ) - Perugia , Bertelli edit . , 1909 . E . PESENTI . - Angelo Emo e la Marina Veneta del suo tempo . - Venezia . Naratovich , 1899 . LA CAMPAGNA DEL 1796 NEL VENETO PARTE PRIMA LA DECADENZA MILITARE DELLA SERENISSIMA CAPO I . Le fonti della milizia veneta . La sera del 2 giugno 1796 deve essere stata assai tragica per i senatori veneziani convenuti al casino del procuratore Pesaro , alla Canonica ( 3 ) , per deliberare intorno a gravi oggetti concernenti la Repubblica . Il provveditore generale in Terra Ferma , Nicolò Foscarini , aveva avuto il dì avanti , sotto Peschiera , un colloquio burrascoso con il generale Buonaparte , né gli era riuscito a rabbonirlo che a prezzo di dolorose abdicazioni per la dignità della vetusta Serenissima . E l ' uomo nuovo , con la visione dinanzi agli occhi di sconfinati orizzonti di gloria , si era trovato di fronte all ' uomo del passato , che vedeva chiudersi per la sua patria quegli orizzonti medesimi sotto il velo grigio e melanconico del tramonto . Il generale Buonaparte aveva accusato il Senato Veneto di tradimento per avere permesso giorni avanti agli Austriaci di occupare Peschiera , di slealtà per avere dato asilo in Verona al conte di Lilla , di parzialità colpevole - come egli diceva - per male corrispondere alle pressanti esigenze di vettovaglie e di carriaggi da parte dell ' esercito francese , di neutralità violata infine in vantaggio dei nemici suoi , gli Austriaci . Ora , di tutto questo , Buonaparte aveva dichiarato al vecchio Foscarini di doverne trarre aspra vendetta per ordine del Direttorio , incendiando Verona e marciando contro Venezia . Il rappresentante Veneto , atterrito , era riuscito alla fine a indurre il focoso generale a più umani consigli ed a salvare Verona , ma più con l ' aspetto della sua desolata canizie che con la virtù della parola , a condizione però « che le truppe del generale Massona fossero ammesse in città , occupassero i tre ponti sull ' Adige , avvertendo che le minime rimostranze che si imaginassero di fare i veneti riuscirebbero il segnale dell ' attacco ( 4 ) » . Tra l ' incendio e l ' occupazione militare non era dubbia la scelta , ed al Foscarini fu giocoforza di cedere . Duramente Buonaparte aveva rifiutato al vecchio provveditore perfino il tempo necessario , per prendere gli ordini dal Senato e lo aveva accomiatato « con i modi che il vincitore detta leggi al vinto ( 5 ) » . Era il principio della fine della Serenissima . All ' udire i dolenti messaggi del Foscarini , l ' accolta dei senatori veneti alla Canonica , pavida , discorde , sfiaccolata , non trovò altro rimedio al male che spacciare due Savi del Collegio a Verona per assistere il provveditore in altri colloqui con il generale Buonaparte , quasi che il loro mandato fosse quello di sorreggere con le dande gli estremi passi del valetudinario diplomatico e della agonizzante Repubblica . La fiducia nelle arti della parola e del protocollo rappresentava ancora , agli occhi dei contemporanei , l ' ultima àncora di salvezza , perché i tempi di Sebastiano Verniero e di Francesco Morosini erano trascorsi da un pezzo . Ed i due nuovi eletti in quella tumultuaria adunanza notturna per implorare mercé al vincitore di Dego , di Millesimo e del ponte di Lodi , furono Francesco Battagia e Nicolò Erizzo I . Essi partirono sùbito alla volta del campo francese sotto Verona , recando seco «40 risme di carta di buona qualità , 12 risme di carta piccola da lettere lattesina , 2000 penne , 3000 bolini grandi ed altrettanti piccioli , 36 libbre di cera Spagna , un barilotto di inchiostro , 6000 fogli di carta imperiale , registri , spaghi e spaghetti in grande quantità » ( 6 ) . La burocrazia aulica della Serenissima , in difetto di soldati e di armi , così provvedeva alla difesa delle sue città murate e del suo territorio . A quel tempo , l ' esercito veneto si era oramai consunto per vecchiezza . I lunghi e sfibranti periodi di pace e di neutralità in cui l ' inazione suonava colpa e l ' assenteismo politico della Repubblica , prolungata offesa alla dignità del vecchio e glorioso Stato italico , l ' abbandono , lo scadimento d ' ogni istituto , lo scetticismo e l ' indifferenza , avevano siffattamente prostrata la milizia veneziana da imprimere sul suo volto , un tempo già gagliardo e raggiante per le vittorie d ' Italia e d ' Oriente , le rughe più squallide della decrepitezza ed il marchio più profondo della dissoluzione . La bella e radiosa visione del monumento a Bartolomeo Colleoni , fiera ed energica come il suggello di una volontà prepotente , stupenda come l ' annunzio di una vittoria pressoché astratta dall ' ordine dei tempi , grado a grado si era dileguata nell ' esercito della Serenissima , come svanisce un sogno carezzato alla luce di una triste realtà . * * * Il nerbo degli armati della Serenissima traeva origine da due provenienze distinte : i mercenari e le cerne . E queste e quelli , per la comunanza del servizio sul mare , ritraevano un tal carattere anfibio che imprimeva alla milizia veneta fisionomia ed atteggiamenti del tutto diversi dalle altre milizie contemporanee . Queste due fonti si erano nel passato così bene intrecciate assieme , da dar vita ad un fiume ricco d ' acque e poderoso nel quale , in determinati e non infrequenti periodi della storia , si erano come trasfuse tutte le tradizioni militari dei Comuni e degli Stati dell ' Italia . Il mercenarismo rampollava dalle antiche compagnie di ventura e ne aveva dapprincipio tutto il sapore e tutto lo spirito , considerate le forme repubblicane della Serenissima e le tendenze della sua società aristocratica e marinara . Questo spirito , a grado a grado , si era modificato e quasi plasmato sotto il ferreo stampo fortemente unitario degli istituti veneziani del Rinascimento ; sicché il mercenarismo , tratto fuori dal martellare delle passioni partigiane e dall ' angusta cerchia delle passioni cittadine , aveva alla fine assunto in Venezia una individualità più piena , lineamenti più decisi e sicuri da organismo di Stato . Infine la medesima stabilità ed unità degli ordini oligarchici veneti , l ' èsca dei largheggiati premi , il miraggio delle accumulate ricchezze , il cemento glorioso del sangue prodigato per un vincolo mistico e positivo insieme - quello della fede e della pubblica economia rivendicate sotto i fieri colpi del Turco - avevano contribuito ad imprimere a quel vecchio istituto militare del Trecento una fisionomia veneta . schiettamente originale , che sembrava quasi fusa dentro l ' orma formidabile del leone di San Marco . Nel frattempo il periodo eroico della guerra di Cambrai , delle lotte di Candia e delle campagne del Morosini erano volti al tramonto ( 7 ) . La Serenissima divenuta più sollecita di conservare che di conquistare , aveva stimato savio consiglio quello di fare più largamente partecipi de ' suoi beni i propri soldati , specie i mercenari dalmati , allo scopo di meglio stringerseli dattorno con i vincoli della gratitudine e dell ' interesse , con quei legami di amorevolezza che suscitano il reggimento paterno e la coscienza della solidarietà delle fonti del comune benessere . Questo cammino , che sapeva del romano antico , pareva bello e fiorito ma celava non pochi rovi e non poche spine . La Serenissima , fatta vegliarda , largheggiò per troppa debolezza in autonomie , in franchigie e donativi a benefizio de ' suoi soldati di mestiere , ed apparecchiò fatalmente a sé medesima ed alle istituzioni militari quella rovina che , in altri tempi , aveva annientato il vigore delle colonie legionarie di Roma . Anzitutto , quella continua e gagliarda corrente di forze fresche e nuove che , dal littorale dalmata , rifluiva ai dominî di Terraferma e di Levante per rinsanguare le schiere dei così detti reggimenti di Oltremarini - levati in origine per servire sulle navi - cominciò ad inaridire pel tralignare degli ordini feudali in Dalmazia e pel diffondersi del benessere nelle repubbliche marinare e nei municipi liberi . Infine , il difetto di stimolo alle audaci imprese - primo incentivo allo spirito di ventura - e le lunghe paci , lo asfissiarono e l ' uccisero come sotto le distrette di una enorme camicia da Nesso . Le angustie finanziarie compirono l ' opera . Così le truppe levate per ingaggio tanto Oltremare che in Italia principiarono a morire a sé medesime . Francesco Morosini già da tempo aveva avvisata questa lenta ruina , quando per mantenere a numero il suo esercito del Peloponneso aveva dovuto ricorrere ai rifiuti di pressocché tutti i mercati d ' uomini d ' armi d ' Europa ed incettare , coi Toscani e Lombardi , anche gli Svizzeri , gli Olandesi , i Luneburghesi ed i Francesi ; di guisa che con cosiffatta genia - come egli disse - corse rischio non già di dettare legge al nemico bensì di riceverla dai suoi soldati medesimi ( 8 ) . Nel 1781 , come risulta dai piedilista , ruoli organici e stanza dei corpi insieme delle milizie venete redatti dall ' inquisitore ai pubblici rolli , mancavano 654 oltremarini nei presidi di Levante , 353 in quelli di Dalmazia , 263 in quelli del Golfo e 42 infine in quelli d ' Italia . In totale 1312 soldati oltremarini mancanti , su 3449 che dovevano essere presenti alle armi in quell ' anno , suddivisi in 99 compagnie ed 11 reggimenti ( 9 ) . In questo intervallo i nobili dalmati - feudatari un tempo , poi condottieri eroici e devoti delle milizie venete di ventura , modificate e migliorate nel senso di cui sopra è cenno - si erano venuti imborghesendo grado a grado ( 10 ) . L ' antico privilegio loro di levare e di vestire i propri fanti con le vistose casacche cremisine e di donarli poscia , come in simbolo di fede ardente e di accesa devozione alla Serenissima , era degenerato col tempo e diventato un mercimonio tra le mani venali degli ingaggiatori , dei capi - leva e degli ingordi racoleurs . La Serenissima tentò dapprima di ravvivare i sopiti spiriti bellicosi di quella nobiltà , un po ' distratta dalle fortune commerciali della Repubblica raguséa , dalle libertà comunali di Spàlato e di Zara e dalle autonomie di Poglizza , col largire nuovi privilegi , decime , concessioni e bacili di formento . Ma la prodigalità attizzò alla fine l ' avarizia e non accese i desiderati spiriti di patriottismo , talché i deputati et aggionti alla provvigion del dinaro nell ' agosto del 1745 si videro obbligati a porre un freno alla disastrosa ed infruttuosa corrività della Repubblica verso la nobiltà dalmata ; corrività che minacciava , di rovinare le « camere ( tesorerie ) di quelle province , costringendo per questo oggetto a farsi più abbondanti et frequenti le missioni di pubblico danaro per le esigenze di quelle parti » ( 11 ) . Né più valeva a risollevare l ' intisichito spirito di ventura tra i Dalmati - i mercenari per eccellenza - l ' imagine della forza e della potenza guerriera della Serenissima . Le parvenze esterne dell ' imperio , alle quali si affidava buona parte del suo prestigio presso le popolazioni soggette , erano precipitate a quel tempo in uno stato di abbandono colpevole . « Le fortificazioni di Levante , della Dalmazia e dell ' Albania - scriveva nel 1782 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck al Doge - sono in uno stato di desolazione tale da commuovere a riguardarle ... A Zara , ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni è in rovina ... Spàlato è in decadimento , ed un nemico può eseguirvi un colpo di mano , a suo talento ... Lo stato infine del forte S . Francesco a Cerigo fa rabbrividire pel decoro del Principato » ( 12 ) . Le armi vecchie e rugginose avevano dunque disamorato i venturieri a detergerle in Italia , ed Oltremare . Restava soltanto qua e là per la Dalmazia ed in Levante qualche guizzo del fulgore antico , raccomandato ad un sentimento di gratitudine giammai sopito nel cuore delle genti d ' altra riva dell ' Adriatico verso la Veneta Repubblica , che le aveva raccolte sotto le proprie ali nei tempi più travagliati della Cristianità e difesi contro il Turco . Ed a questi sentimenti , le ultime compagnie di ventura italiane avevano raccomandato i loro estremi giorni di vita a Venezia . * * * L ' altra fonte delle milizie venete era rappresentata dalle cerne , che fornivano soldati dei luoghi ordinati con previdenze territoriali , specie di Landwehr che si levava in tempo di guerra o di neutralità a rincalzo dei mercenari , cioè dei provvisionati . Le cerne venete , o soldati d ' ordinanza , emanavano adunque direttamente dal pensiero politico e militare di Nicolò Macchiavelli , che volle l ' istituto delle milizie nazionali tratto dal popolo pedestremente armato ( 13 ) . Costituiva il nerbo delle cerne l ' elemento rurale dei domini di Terraferma e d ' Oltremare , cui la Serenissima aveva fatto larghe concessioni per rinfrancarlo nel suo innato spirito conservatore ed adescarlo a servire , lietamente ed in buon numero , nella milizia regionale . Di queste prime pratiche conservò memoria il Bembo . « Deliberò il Senato - egli scrisse - che , nel Veronese , l ' anno 1507 , un certo numero di contadini che potessero armi portare , si scegliesse e descrivesse ; i quali all ' arte militare si avvezzassero , e costoro liberi da tutte gravezze fossero , acciò più pronti alle cose della guerra essere potessero , e chiamati alle loro insegne incontanente v ' andassero . Il qual raccoglimento di soldati di contado agli altri fini della Repubblica ( come suole l ' uso essere di tutte le cose maestro ) in breve passò e si diffuse . Il perché ora le ville ed i ragunamenti degli uomini del contado di ogni città , parte de ' suoi hanno che a questa cosa intendono , di essere armati ed apparecchiati di maniera che , senza spazio , alla guerra subitamente gire e trovarsi e servire alla Repubblica e per lei adoperare si possono . E queste genti tutte soldati di ordinanza , o cernite , si chiamarono » ( 14 ) . La guerra della lega di Cambrai , combattuta per l ' integrità dei domini della Signoria , consolidò questa milizia paesana e la fece popolare , ad onta dei tentativi fatti per denigrarla - più che tutto dopo lo sbaraglio di Vailate - per opera dei troppo interessati fautori delle milizie assoldate , gli industriali della guerra d ' allora . In sostanza , si voleva rovesciare sopra i soldati di ordinanza un po ' di quel discredito e di quella noncuranza di cui gli eserciti regolari furono sempre prodighi verso le « guardie nazionali » . Il grande vantaggio delle cerne consisteva , anzitutto , nel loro costo sensibilmente minore in confronto del necessario per mantenere un eguale numero di soldati di mestiere . Toccava infatti al comune di descriverle , di armarle e d ' inquadrarle in centurie ; laddove questo còmpito , per i soldati di mestiere , toccava ai capi - leva che ne ritraevano un utile per sé e per la compagnia . Anche i gradi delle cerne , fino a quello dei capi di cento incluso , si attribuivano di massima per elezione nei villaggi che contavano il maggior numero di descritti . Gli obblighi di questi ultimi erano limitati a cinque mostre o rassegne annuali ( mostrini ) , oltre a talune riviste straordinarie ( generali ) in luoghi designati , con il comune consenso dei soldati medesimi , escluse però le fortezze , le terre murate , i castelli ed i grossi villaggi . Epperciò le rassegne si compievano d ' ordinario in rasa campagna . Le cerne dovevano presentarsi alle rassegne con le armi che avevano personalmente in consegna dai comuni , come si pratica per lunga tradizione nella Svizzera : le assenze erano punite con la descrizione a galeotto , oppure con la multa di 5 ducati ( 15 ) . In queste rassegne le cerne ricevevano la polvere da moschetto , il piombo e la corda occorrenti per confezionare li scartocci , i quali erano poi verificati dai capitani alla presenza dei capi di cento . Con queste munizioni i soldati si esercitavano al palio , vale a dire al tiro a segno nei campi appositamente stabiliti . Dal lato economico adunque le cerne rappresentavano un notevole vantaggio per le finanze della Signoria , una vàlvola di sicurezza all ' aprirsi delle guerre , perché esse esimevano lo Stato dal ricorrere - sotto la pressione del bisogno e sotto il giogo della domanda - al mercato sempre sostenuto dei soldati di mestiere . * * * Ma il vantaggio delle milizie paesane non era solo d ' indole economica - cosa per certo non disprezzabile tenuto conto delle angustie finanziarie in cui versava la Serenissima verso la sua fine - ma anche di natura morale . Lo schietto spirito di regionalità di cui erano come impregnate le cerne , il quale traeva origine dai sani e vigorosi succhi della terra , conferiva loro molto prestigio e dava affidamento di moralità grande , laddove i soldati di mestiere , rifiuto della società del tempo , erano rappresentati dal generale veneto Salimbeni come « sentina d ' ogni vizio » . Dalle cerne infatti erano esenti i capi di famiglia , per un patriarcale riguardo riferito alle cose della guerra e nelle famiglie stesse non si descriveva più di un soldato per ognuna , tenendo fermo il concetto di non ammettere in questa milizia che sudditi genuini della Repubblica . Dalle cerne erano inoltre esclusi i servitori , i girovaghi , i condannati ed i galeotti , sicché l ' elemento di esse era incomparabilmente migliore di quello dei soldati di mestiere , tra i quali si accoglievano « tutti gli oziosi ed i vagabondi che dalla Terraferma si spediscono in castigo nelle province di Oltremare , per cui cresce la massa dei vizi e delle corruttele nella truppa , e sono cagione della poca disciplina e del fisico deperimento di essa » ( 16 ) . Passate quindi le guerre unicamente ispirate al concetto della difesa dei dominî italici , prese il sopravvento la presunzione dei riguardi dovuti in uno Stato marinaresco e repubblicano alla libertà individuale dei propri sudditi , che si voleva completamente arbitra di esplicarsi , senza restrizione alcuna , secondo il miglior rendimento delle energie di ciascuno di essi . La tolleranza dei pubblici uffizi , il benessere diffuso , il vezzo delle neutralità ripetute invariabilmente allo aprirsi di ciascuna campagna , a partire dalla sciagurata pace di Bologna ( 1530 ) , invogliarono le genti già disamorate delle armi a colorire codeste teorie di liberismo militare con le tinte più accese dell ' arte tizianesca . E la presunzione , oppure la consuetudine , per l ' ignavia degli uomini e per la debolezza dei tempi acquistò alla fine vigore di legge . La Repubblica , ricca ed imbelle , poteva ben concedersi anche il lusso di comperare i soldati di cui abbisognava per la difesa de ' propri domini . Principiò così a diffondersi la costumanza delle tasse militari , o tanse , cioè del prezzo di riscatto dal servizio dovuto nelle cerne , con il cui prodotto componevasi un fondo destinato ad assoldare altrettanti mercenari . Gli artieri ne approfittarono subito , poi i barcaiuoli veneziani e gli ascritti alle scuole di Santa Barbara , da cui levavansi i cannonieri dell ' esercito della Serenissima . E le tanse acquistarono fin d ' allora la denominazione di insensibili , perché essendo ripartite per arte su tutte le persona che le componevano , ne venivano a risultare delle quote d ' affrancazione individuale dal servizio molto tenui ; vale a dire quasi insensibili . Cresciuto il favore delle tanse , crebbe in parallelo la corrività delle cassazioni , cioè delle esonerazioni tra le cerne , e divenne facile l ' esimersi dal servizio facendosi sostituire per denaro da un altro soldato tratto dalla medesima milizia . Le rassegne caddero col tempo in dissuetudine , si trascurò la vigilanza da parte dei comuni , e questo primo e magnifico esempio di landwehr veneta principiò a languire ed a morire ( 17 ) . Nella Dalmazia le cerne furono introdotte da Valerio Chierigato intorno all ' anno 1570 , e si denominarono craine o craicinich . Ma per gli stessi motivi dianzi esposti , esse erano scadute sul finire della Repubblica anche da quelle parti e le loro sorti si erano già accomunate con quelle dei soldati oltremarini o di mestiere . Così delle due fonti essenziali della milizia veneta - eredità dell ' arte italica del Cinquecento - i soldati prezzolati e le cerne , gli uni sopravvivevano ancora alle ingiurie dei tempi ma tutti squassati e ridotti come una larva di sé medesimi , le altre erano pressoché scomparse dalla scena della vita militare veneziana , o si consideravano tutto al più come un rudere di un vetusto edifizio abbandonato da gran tempo . In questa guisa delle due grandi correnti che alimentavano le vecchie armi della Serenissima e formavano , insieme commiste , un fiume regale gonfio d ' acque e fecondo d ' energie , non era rimasto che l ' ampio alveo , tutto pantani ed acquitrini dai quali emanavano miasmi e malaria . CAPO II . L ' amministrazione centrale della guerra . Il Savio di terraferma alla scrittura e le magistrature militari . Come il rendimento di una macchina ottimamente costituita si commisura dalla somma di attriti che riesce a vincere , sicché il suo lavoro procede rapido , silenzioso e produttivo , così l ' opera proficua di uno Stato si arguisce dall ' armonia degli sforzi de ' suoi organi direttivi e dal loro coordinamento , in modo che tutte le energie abbiano impiego e non si smarriscano in sterili conati , o per superfluità di uffizi o per contraddizione di còmpiti . Ora la macchina statale veneta della decadenza era complicata e rugginosa , epperciò assai pigra e poco produttiva . Aveva addentellati con molteplici sopravvivenze feudali , intrecci con privilegi oligarchici , vincoli con un proteiforme organismo amministrativo burocratico e cancelleresco onusto d ' impiegati ; sì che tutto impaludava nello apparecchio e nelle forme e poco o nulla rendeva nella sostanza ( 18 ) . L ' amministrazione della guerra poi - che per il suo istituto più risentiva delle sopravvivenze del passato - era così multiforme e farraginosa da incontrare attriti ed intoppi ad ogni passo . Le cose della guerra mettevano capo al Collegio , ossia al Consiglio dei ministri della Repubblica , composto di 16 membri , o Savi ( 19 ) . Di questo Collegio facevano parte il Savio di terraferma alla scrittura ed il Savio di terraferma alle ordinanze ; i due centri esecutivi dell ' amministrazione delle milizie di mestiere e delle milizie paesane , cioè delle cerne . Il Savio alla scrittura era preposto , oltre che all ' ordinamento delle milizie stanziali , anche a quello delle fortificazioni , delle artiglierie e delle scuole militari , e traeva il nome dall ' antico suo ufficio di tenere cioè al corrente i ruoli dei soldati ingaggiati . Era , in sostanza , il ministro della guerra della Serenissima . Il Savio alle ordinanze sopravvegliava invece al governo delle cerne e corrispondeva ad un vero e proprio ministro alle Landwehr , cioè ad un centro organatore della difesa territoriale . Queste supreme magistrature militari , come le altre del Collegio , erano elettive . Più antica - per ragione di precedenza storica delle milizie prezzolate sulle paesane - era la carica di Savio di terraferma alla scrittura , il cui istituto venne riordinato al principio del XVI secolo , quando cioè le armi della Serenissima più sfolgoravano per i domini d ' Italia ed oltremare ( 20 ) . Più recente era invece il saviato alle ordinanze , largamente citato nella riforma di quelle milizie dettata da Giovanni Battista Del Monte ( 1592 ) . Il Savio alla scrittura ( come gli altri membri del Collegio ) durava in carica un semestre , ma poteva essere rieletto quando fosse spirato un intervallo di sei mesi almeno dal decadimento dell ' ultimo mandato . Ne derivava perciò una specie di oligarchia politico - amministrativa , vincolata o ad una determinata consorteria oppure ad un monopolio nei pubblici affari . La molteplicità degli uffici burocratici accentuando i danni di tale esclusivismo rendeva la macchina statale rigida , lenta ed improduttiva . Per le cose della milizia questo monopolio politico ed amministrativo doveva essere temperato , in origine , dalla carica del generale in capo . Straniero , di regola , esso era destinato ad impiegare le truppe in guerra - sotto la responsabilità dei provveditori del Senato incaricati di sorvegliarlo a mo ' dei commissari della Repubblica di Francia - ed in pace a suffragare della sua autorevole esperienza l ' apparecchio delle armi e degli armati ( 21 ) . Il generale in capo doveva essere infatti una specie di responsabile tecnico , mentre il Savio alla scrittura non era altro che un semplice amministratore dei fondi destinati dalla Serenissima al mantenimento ed all ' armamento dei propri soldati . Ed essendo la carica di generale in capo vitalizia , non pareva gran male che gli uffizi amministrativi si alternassero attorno ad essa , con vicenda più o meno frequente , emanando da una ristretta base nella scelta delle persone a ciò deputate . Ma poiché si resero sempre più rare le guerre ed il vezzo delle neutralità le confinarono alla fine tra i ferrivecchi , la benefica influenza moderatrice del generale in capo sulle magistrature militari , politiche e burocratiche , cominciò a scadere , fintantoché scomparve del tutto . Rimasero i danni ed i pericoli delle consorterie , senza argine e senza riparo . Dopo lo Schoulemburg , distinto generale sàssone cui la Signoria aveva conferito il titolo di maresciallo e l ' incarico della difesa di Corfù , nel 1716; dopo i generali Greem e Witzbourg - tutti stranieri ed eletti generali in capo delle forze venete - per amore di economia ( 22 ) o per mal concepite diffidenze verso una carica che sembrava oramai destituita di ogni significato pratico , essa passò in dissuetudine con il tacito consenso del Collegio , del Senato e del Doge . Da quel punto , il Savio alla scrittura si rinchiuse senza controllo nelle sue funzioni burocratiche e cancelleresche e diventò , alternatamente , o una carica monopolizzata dalle medesime persone - - salvo l ' intervallo legale nella rielezione - quando si trovavano coloro che volentieri la disimpegnassero ; oppure un caleidoscopio di persone diverse prive di competenza e di pratica ( 23 ) - Sulla cooperazione del collega alle ordinanze non v ' era oramai più da contare alla fine della Serenissima , perché questa magistratura si era completamente atrofizzata . Per formarsi un ' idea circa l ' attività e l ' importanza di quel Savio , basta citare alcune cifre relative al maneggio che esso faceva del pubblico denaro per l ' amministrazione dipendente . Nel bilancio pel militar dell ' anno 1737 , solo 9511 ducati e grossi 21 erano assegnati al Savio alle ordinanze per le cerne , e ducati 309 e grossi 17 per le loro mostre e mostrini ; e ciò sopra una spesa totale di 2,060,965 ducati e grossi 11 effettivamente fatta in quell ' anno dalla Signoria per le cose della milizia ( 24 ) . I migliori Savi avvicendatisi nell ' amministrazione veneta della guerra , non mancarono di levare la loro voce contro la soppressione della carica di comandante in capo ; mancanza che abbandonava quei magistrati a sé medesimi senza l ' appoggio di spiccate capacità militari che rappresentassero la continuità nello apparecchio degli uomini e delle armi ; e più che tutti , Francesco Vendramin , il miglior Savio alla scrittura della decadenza della Repubblica . Questi nel 1785 dichiarava infatti al Doge che il malessere dell ' esercito dipendeva dalla rinunzia , fatta da tempo , « di eleggersi un commandante supremo , dalla cui sapienza e virtù si possano ritrarre quei lumi e direzioni che valghino a sistemare in buon modo le truppe » ( 25 ) . Ma , ad onta di queste franche parole - come sempre le usava il Savio Vendramin - il generalissimo tanto invocato non venne a rialzare i depressi spiriti militari dei Veneti , e rimase la burocrazia che non passa ( 26 ) . Questa intensificò anzi l ' opera sua , così da avvolgere il Savio alla scrittura in una rete inestricabile di intralci e di formalità innumerevoli . Esaminiamo in particolare codesto viluppo , congegnato a bella posta per troncare i nervi ad ogni energia . Il Savio alla scrittura nell ' esercizio delle sue funzioni aveva rapporti con tutte le magistrature politiche , marinare e civili d ' Italia e d ' oltremare . Quanto al reclutamento ed agli assegni in ordine alla forza bilanciata , egli aveva relazioni con l ' Inquisitore ai rolli , con il Savio Cassier e con i magistrati sopra camere , o tesorerie provinciali : quanto al reclutamento ed all ' ordinamento delle cerne , egli doveva accordarsi con il collega deputato ad esse . Per le cose attinenti il servizio anfibio dell ' esercito sulle navi armate , egli doveva intendersi con i Savi agli ordini per le milizie , con i Provveditori generali da Mar , con quelli in Dalmazia ed Albania , con i Provveditori att ' Arsenale ed , infine , con il Capitanio del Golfo ( contado delle Bocche di Cattaro ) . Per il riparto ed il servizio territoriale delle truppe , il Savio alla scrittura doveva prendere accordi con i capitani e podestà delle province , con il magistrato e con il sopraintendente all ' artiglieria , con il provveditore alla cavalleria , con il sopraintendente del genio e con i provveditori alle fortezze . Lo sfruttamento dell ' industria privata - usato sempre in buona misura dalla Serenissima per le cose della guerra - obbligava inoltre il Savio competente ad una continua vigilanza sui deputati alle miniere , per quanto si riferiva l ' industria metallurgica della Bresciana e del Bergamasco , e sui capi delle maestranze per le industrie estrattive dell ' alto Cadore ( 27 ) . Oltre a ciò , per quanto riguardava il servizio sanitario , l ' amministrazione della guerra era in rapporti continui con i provveditori agli ospedali e con i capi religiosi di talune confraternite incaricate dell ' assistenza degli infermi ( 28 ) ; per quanto concerneva il servizio di commissariato , con i magistrati sopra biade e frumento , con i Savi alla mercanzia e con i provveditori all ' agricoltura ; per quanto rifletteva infine l ' amministrazione della giustizia , con il missier grande , o capo della polizia esecutiva , e con i governatori alle galere dei condannati . Né si arrestava a questo il frantumamento delle autorità militari venete , spesso discoste l ' un l ' altra ed animate da interessi contradditori , e l ' intralcio con le magistrature civili . Nei rapporti aulici e cancellereschi , era deputato ogni settimana un Savio designato a turno nel Collegio - epperciò detto Savio di settimana - per esporre al Senato le proposizioni ed i decreti deliberati dal Consiglio . Tale costumanza , per certo assai comoda , non era però in pratica molto giovevole per la trattazione degli affari - specie dei militari - rimettendo il patrocinio di essi a mani del tutto inesperte o ignare . * * * Consideriamo ora un poco questa mastodontica macchina burocratica in azione . Nel 1784 , solo per riformare alcune parti del vestiario e dell ' equipaggiamento della fanteria veneta , riputate o troppo incomode o troppo costose , convennero assieme in più conferenze il Savio alla scrittura attuale ed uscito ( 29 ) , i Savi alla mercanzia in numero di cinque ed il magistrato sopra camere . Ciò nondimeno , dodici anni dopo , la riforma non era ancora del tutto attuata tra le file dell ' esercito veneto . Fino dal 1775 il Savio alla scrittura e l ' Inquisitore ai rolli , concordi , deploravano in Collegio e presso il Principe le tristissime condizioni in cui versavano le artiglierie e le armi portatili , alle cui deficienze non era più in grado di porre rimedio il vetusto Arsenale di Venezia . Soltanto sette anni dopo il grido d ' allarme venne raccolto da Francesco Vendramin , in una delle sue riconferme al Saviato alla scrittura , e la questione venne finalmente da lui posta dinanzi al Doge con criteri da industria di Stato meglio che moderni . L ' industria militare privata aveva tenaci e floridissime radici a Venezia , e le armi bianche venete , assai pregiate nella tempra e nel lavoro del cesello ( 30 ) , avevano una fama incomparabile . Cresciuto poi il favore delle armi da fuoco , degli archibugi e delle artiglierie navali e terrestri , le fucine della Bresciana vennero procacciandosi nell ' industria manifatturiera quel nome che si è tramandato fino ai giorni nostri . La trasformazione decisa e cosciente dell ' industria militare privata in industria di Stato , avrebbe quindi corrisposto in modo mirabile alle esigenze economiche e tecniche della Serenissima , poiché avrebbe consentito di ridurre con immenso vantaggio economico l ' improduttivo organismo dell ' Arsenale e di sostituire al suo lavoro , o lento o negativo , quello più proficuo delle maestranze dei metallurgi e degli artieri , organizzati e disciplinati in forme corporative tradizionali , vigilate per di più di continuo dalle magistrature apposite . Così fu concluso , nel 1782 , un contratto con la Società mercantile di Girolamo Spazziani , mediante il quale essa si assumeva l ' obbligo - usufruendo delle due migliori fonderie e miniere dal Bergamasco ( 31 ) - di fornire alla Serenissima entro 14 anni , in lotti proporzionali , le artiglierie di cui abbisognava ; e cioè 35 cannoni da 30 libbre ( 32 ) , 52 da 14 , 24 da 12 , oltre le munizioni , gli attrezzi e gli armamenti necessari . Lo Stato si sarebbe garantito della buona qualità delle forniture , obbligando la ditta Spazziani ad uniformarsi strettamente nella fondita dei pezzi alle regole all ' uopo prescritte dal maresciallo Schoulemburg , e con l ' assoggettare le bocche da fuoco a speciali prove forzate da compiersi al Lido , a spese esclusive della società assuntrice ed alla presenza del magistrato all ' artiglieria . Queste prove dovevano essere da due a quattro per ogni pezzo da collaudarsi , ed i pezzi rifiutati si dovevano restituire alla ditta per essere rifusi e nuovamente esperimentati . Nel contratto infine erano comminate penalità e multe alla ditta Spazziani , al caso di inosservanza di impegni da parte della medesima ( 33 ) . L ' artiglieria veneta , con il concorso dell ' industria privata , poteva e doveva quindi rinnovarsi tra il 1782 ed il 1796 . In questo periodi di tempo dovevano inoltre rifondersi o ristaurarsi le bocche da fuoco dichiarate inservibili , e non erano poche in quel tempo : 82 cannoni di diverso calibro , 85 colubrine , 63 sacri e passavolanti , 180 petrieri , 5 mortai , 9 trabucchi ed 1 bastardo ( 34 ) . Se così fosse stato , la Serenissima all ' aprirsi della campagna del 1796 avrebbe avuto 536 bocche da fuoco disponibili , nuove del tutto o riparate ; e non si sarebbero visti sui rampari di Verona « i pezzi così malandati , i letti ( affusti ) « così rôsi dal tempo ... che se fosse occorso di maneggiarne taluno non si saprebbe come eseguire l ' ordine » ( 35 ) . Ma per assicurare tali vantaggi all ' esercito sarebbero occorsi continuità di vedute nell ' amministrazione della guerra , preparazione , vigore di energie da parte delle persone elevate all ' ufficio di Savio alla scrittura , accordo infine deciso e cosciente di tutti nell ' attuare una riforma finanziaria ed industriale che avrebbe legato il nome della Serenissima ad un grande e razionale progresso nella pubblica economia . Ora la vecchia e già tanto sapiente Repubblica , ridotta a lottare indarno contro la morte vicina , non poteva più trovare nel consunto organismo lo rinnovate energie capaci di redimerla dalla triste eredità del passato . Fino al 1786 , cioè durante il periodi delle riconferme al Saviato di Francesco Vendramin - il ministro riformatore della decadenza militare veneta - le consegne della ditta Spazziani procedettero con ordine e regolarità , ma da quell ' anno in avanti gli impegni cominciarono ad allentarsi finché non ne rimase più traccia . Ai lagni in materia delle pubbliche cariche militari si rispondeva invariabilmente con delle buone promesse , con caute direzioni , con voti e parole , mentre i mali reclamavano urgentemente fatti , mentre gli ufficiali attestavano « che in Dalmazia ed in Levante vi sono ancora compagnie di fanti armate ancora dei fucili dell ' ultima campagna ( 36 ) ... si che il solo smontarli e rimontarli , ogni volta che pulir si debbono , basta a renderne un gran numero fuori di servizio » ( 37 ) . Vero è che per i fatti , oltre che alla ferma e cosciente volontà dei deputati a compierli , occorre anche il danaro ; e questo , come succede del sangue in ogni organismo indebolito , è il primo a scarseggiare nei governi travagliati dalla decadenza . Alla fine della seconda neutralità d ' Italia - cioè subito dopo la guerra per la successione di Polonia - lo sbilanzo , o deficit delle finanze veneziane , era infatti salito a 770-784 ducati all ' anno , ed all ' amministrazione della guerra toccò di scontare queste falle con sacrifizi e con lesinerie le quali finirono per annientare del tutto la compagine materiale e morale dell ' esercito . « Con queste riduzioni - diceva un rapporto al Principe - il corpo delle truppe non può oramai più supplire con la propria forza agli essenziali bisogni dello Stato ... e quindi occorre sia tolto da quel languore e miseria in cui presentemente esso si trova , somministrandogli i mezzi di cui ha bisogno » ( 38 ) . Ma anche sa questo punto la voce del Savio Vendramin predicò invano , ed i denari non vennero - ironia del caso - se non quando si trattò non già di apparecchiare armi ed armati in difesa della Repubblica , ma di mantenere lautamente due eserciti sul suo suolo , nemici l ' uno dell ' altro , della Serenissima , ed entrambi emuli nell ' opera triste di taglieggiarla e di calpestarla . Ma ritorniamo al Savio alla scrittura ed alla sua fisionomia burocratica . Quale magistrato supremo alla milizia esso , di regola , non abbandonava la Dominante - cioè Venezia - se non per compiere l ' annuale visita al Collegio militare di Verona , in Castelvecchio , dal quale uscivano i giovani ufficiali di artiglieria e genio della Repubblica . Era questa una comparsa periodica all ' epoca degli esami finali , che circondavasi a bella posta di solennità , sia nell ' intento di lasciar traccia nell ' animo dei futuri ufficiali delle milizie venete , sia in quello di ravvivare , a scadenza fissa , il prestigio ed il nome del Savio alla scrittura nella principale fortezza dei domini d ' Italia . Ma le apparizioni erano troppo rapide e , sovratutto , affogate sotto il cumulo delle formalità proprie del manierismo incipriato del tempo . Di una di queste visite si conserva traccia nel diario del Collegio militare di Verona . « Il Savio Alvise Quirini - dice il diario - partì da Venezia un mercoledì dopo pranzo del luglio 1787 , alle ore 20 , per Mestre . Aveva seco due staffieri ed un furier . Il legno era pronto a Marghera , con quattro cavalli ed il furier davanti , pure a cavallo . Al Dolo si cambiarono i cavalli : a Padova il Savio pernottò nel palazzo Quirini ed il provveditor straordinario di colà , Zorzi Contarini , gli diede scorta di due soldati a cavallo . Il giorno appresso ( giovedì ) , alle ore 22 suonate , il Savio arrivò a Verona » ( 39 ) . In quella città un ufficiale della guarnigione venne subito comandato a disimpegnare la carica di aiutante presso il Savio Alvise Quirini , ed un ' ora dopo l ' arrivo di questi il tenente Zulatti , ufficiale di guardia alla piazza , venne a felicitarsi seco lui per l ' ottimo viaggio compiuto e ad esibirsi , cioè a profferire servigi . Ma il Savio alla scrittura , congedati bellamente gli ufficiali venuti per fargli onore , andò ad alloggiare in casa del cugino Marin Zorzi , e la « tavola fu servita per quella sera dal locandier alle Due Torri ( 40 ) , essendo stato convenuto il prezzo di tutto dal brigadier Mario Lorgna , governatore militare del Collegio . La sera stessa venne il brigadiere Lorgna a fare ossequio al Savio alla scrittura , e si combinò subito per verificare la scuola ed incominciare gli esami lo stesso giorno seguente . La sera poi il Savio andò alla comedia al Nobile Teatro ed il vescovo mandò il suo nome a casa Zorzi » ( 41 ) . CAPO III . Ufficiali grandi e piccini . Perduto è quell ' organismo il cui cuore si attarda di spingere il sangue nelle vene . Ed il cuore ed il cervello si erano da tempo intorpiditi nell ' esercito della Serenissima nelle persone de ' suoi generali . Quando il brigadiere Fiorella ( 42 ) nella notte dell'8 agosto 1796 , all ' avanguardia della divisione Serurier , reduce dalla vittoria di Castiglione si riaffacciava a Verona abbandonata giusto una settimana innanzi per rioccuparla d ' ordine di Buonaparte , il generale Salimbeni comandante di quella piazza indugiò alquanto nel riaprire ai Francesi la porta di San Zeno . Il brigadiere Fiorella l ' abbatté allora con alcune volate di mitraglia , e si trovò comoda scusa per il ritardo dei Veneti di rovesciare la colpa sulla tarda vecchiaia del Salimbeni . Questo generale - si disse - oramai ottuagenario , incapace di montare a cavallo , costretto a servirsi di un carrozzino ( 43 ) , non poteva trovarsi ovunque in quel trambusto della notte dell'8 agosto . E Buonaparte lieto delle riportate vittorie e del riacquisto di Verona , non fece gran caso di questi fiacche scuse dei Veneti , ondeggianti tra gli Austriaci padroni dell ' interno della città ed i Francesi padroni delle campagne , oscitanti tra i vincitori ed i vinti . La vecchiaia dei generali veneti esisteva nondimeno , e grave . Il Savio alla scrittura Francesco Vendramin l ' aveva denunciata al Principe come il male precipuo che rodeva l ' esercito , e scongiurava di provvedervi in tempo : « Di eguale impedimento - egli così scriveva nel 1785 - alle buone disposizioni della milizia in genere si è pure l ' impotenza di non pochi ufficiali , specie delle cariche generalizie , che giunti alla più fredda vecchiaia , ritenuti dalle viste del proprio vantaggio , vogliono ancora continuare nel servizio sino alla fine della vita .... . Sicché , malgrado quella riverenza che si conviene alle pubbliche deliberazioni , mi è forza dire che , spesse volte , questo Augusto Governo è più commosso dalla pietà che dal proprio interesse , cui talvolta antepone le convenienze particolari di coloro che godono la distinta fortuna di essergli soggetti » ( 44 ) . Non si pensò però con questo a svecchiare gli alti gradi dell ' esercito Veneto . Fino dal 1786 , allo scopo di ripartire in modo equo e vantaggioso per il servizio i beni ed i mali delle diverse guarnigioni d ' Italia e d ' oltremare , il Senato aveva stabilito un turno di generali ; ossia un determinato ordine di successione dei generali medesimi al comando dei quattro grandi riparti militari in cui si suddivideva il territorio della Repubblica ( 45 ) . Fu assegnato allora in Levante il sergente - generale Maroti , con i sergenti maggiori di battaglia Bubich e Craina ; in Dalmazia il sergente generale Salimbeni - ricordato più sopra - con i sergenti maggiori di battaglia Nonveller ed Arnerich ; in Italia il tenente generale Pasquali , con i sergenti maggiori di battaglia Stràtico e Bado . Dopo quattro anni questi generali dovevano mutare residenza , ma nel 1790 - cioè allo spirare del primo quadriennio dacché la determinazione fu presa - il sergente maggiore di battaglia Arnerich faceva sapere al Savio alla scrittura che egli non era più in grado di muoversi dalla Dalmazia , perché diventato più che nonagenario . E non soltanto i generali erano incapaci di viaggiare dall ' Italia , oltremare e viceversa . Nello stesso anno 1790 anche i colonnelli brigadieri Macedonia e Gazo si dovettero lasciare alle rispettive guarnigioni , stante la loro tarda vecchiezza . La gerarchia generalizia era poi troppo ristretta in confronto degli aspiranti . La piramide gerarchica nell ' esercito Veneto si restringeva talmente verso il vertice da rendere necessaria una longevità pressoché biblica per raggiungerla . Nel 1781 i quadri dello stato generale erano : 1 tenente generale , 2 sergenti generali , 6 sergenti maggiori di battaglia , oltre ai sopraintendenti del genio e della cavalleria con il grado di colonnelli brigadieri . Il tenente generale era Alvise Fracchia - Magagnini di 85 anni , di cui 68 di continuato servizio ; i sergenti generali erano Pasquali e Rade - Maina , vecchi colonnelli dei fanti oltramarini ; i sergenti maggiori di battaglia Arnerich , Salimbeni , Maroli , Nonveller , Rado e Stràtico . Non pochi di questi occupavano ancora le cariche generalizie nel 1796 , vale a dire che erano infeudati nell ' ufficio da oltre tre lustri . * * * Teoricamente i metodi per la elevazione degli ufficiali agli alti gradi dell ' esercito dovevano essere di garanzia sicura per la bontà dei quadri . La procedura per la nomina delle cariche generalizie - esclusivamente devolute alla scelta - era infatti assai minuta , abbenché non scevra di sospetti di favoritismo . A tenore della così detta legge di Ottazione , cioè di avanzamento ( 46 ) , le vacanze nei gradi dovevano ripianarsi entro tre mesi dacché avvenivano ; tempo più che necessario per una scrupolosa valutazione dei titoli dei concorrenti , ma anche più che sufficiente per dar modo alle consorterie di raggiungere i propri fini . I titoli presentati dai candidati formavano , nel loro assieme , i così detti piani di prova . Vi figuravano i lunghi e buoni servigi prestati sotto la vermiglia bandiera della Repubblica , le ferite , le malattie sofferte a motivo del contagio , le azioni di merito e - ove ne era il caso - anche le prigionie passate sotto i Turchi , i naufragi patiti e la perdita degli averi . Gli ultimi tempi imbelli della Serenissima avevano naturalmente assottigliato di molto il bagaglio eroico di codesti titoli , surrogandoli con i più modesti e comuni dell ' anzianità e della età dei candidati , e su questi titoli si esercitava la retorica degli ufficiali concorrenti . Il sergente maggiore di battaglia Antonio Maroli così faceva , ad esempio , nel 1782 l ' apologia di sé medesimo , aspirando al grado del valetudinario Rade - Maina collocato finalmente a riposo : « Fino dai primi anni Antonio Maroli si incamminò alla professione delle armi . Passato per la trafila dei vari gradi , con l ' assiduità del servizio e con la provata sua abilità giunse , nell ' anno 1768 , ad occupare il grado di colonnello . Le attestazioni delle primarie cariche da Mar e degli ufficiali dello Stato generale e di molti altri graduati , rilevano di avere egli utilmente servito nel laborioso carico di sergente maggiore nella importante piazza di Corfù , impiegandosi pure , per varî anni , nella istruzione del reggimento , negli esercizi e nella militare disciplina anche in pubblici bastimenti in mar . « Imbarcato sopra la nave San Carlo che tradusse a Tenedo il fu Ecc.mo Kav . Correr , bailo ( 47 ) , si fermò sulla medesima in attenzione dell ' arrivo dell ' altro Ecc.mo bailo Francesco Foscari , ed in questo frattempo attaccatasi grave epidemia nell ' equipaggio di detta nave si maneggiò egli presso i comandanti turchi per avere ricovero in terra ... Nel sostenere i governi delle armi ( comandi di presidio ) di alcune città e fortezze nei differenti riparti di terra e di mar , eguale fu la di lui attenzione ed attività , che gli conciliò approvazione . Molto fu poi riconosciuta la di lui direzione nel seguito ammutinamento di prigionieri di Brescia per metterli a dover , nel quale malagevole incontro per 18 ore sostenne con coraggio il fuoco degli ammutinati , e gli toccò vedere ai suoi piedi ucciso un caporale e ferito un soldato » ( 48 ) . Le apologie più salienti dei piani di prova erano pubblicate per le stampe dai candidati più audaci o facoltosi , e diffuse per la Dominante ad apparecchiare terreno per le deliberazioni finali del Savio alla scrittura e del Senato . Era una specie di gara a foglietti , dai tipi vistosi e dalla studiata mostra delle benemerenze personali ; una vera rassegna pubblica alla quale dovevano interessarsi non poco gli spettatori dell ' epoca ciarliera e spensierata dei casini , dei caffè e delle gazzette . Per troncare gli effetti della mala pianta il Senato , nel 1783 , volle abolite codeste costumanze alquanto teatrali . Vietò ai candidati di rimanere a Venezia durante le elezioni delle cariche generalizie , e nel periodo di tempo immediatamente anteriore , ed in luogo dei piani di prova commise al Savio alla scrittura di compilare delle apposite note personali , da produrre alla Consulta al caso di ciascuna vacanza . La Consulta poi , avuto l ' elenco dei migliori candidati , votava o ballottava su ciascuno di essi , in Pien Collegio , con quattro quinti dei voti e l ' elezione si confermava da ultimo in Senato . Eletto il nuovo generale , con le ducali di nomina se ne fissava anche lo stipendio . * * * Scendiamo ora dal vertice della piramide gerarchica verso la grande e massiccia sua base . Gli ufficiali veneti erano troppi per i soldati che avevano da comandare e per le attribuzioni che dovevano compiere . Nel 1776 si trovavano nei reggimenti attivi 33 colonnelli , altrettanti tenenti colonnelli , 30 sergenti maggiori , 203 capitani , 31 capitani - tenenti , 184 tenenti , 237 alfieri o cornette per la cavalleria e 163 cadetti . In totale , 964 officiali sull ' effettivo di 10,605 fazionieri o comuni che contava l ' esercito veneto di quel tempo ; e ciò senza tener conto degli ufficiali in servizio sedentario , alle fortezze , al corpo del genio , all ' Arsenale , ai governatorati delle armi , alle scuole e di quelli infine con riserva di anzianità . In sostanza , i quadri degli officiali della Serenissima avevano tutta l ' aria di un grande stato - maggiore a spasso . Il grosso di questo stato - maggiore proveniva dalla trafila della troppa , come ne fa fede lo scarso numero dei cadetti presenti alle armi nel 1776 . Delle scuole militari esistenti a quell ' epoca , il collegio di Verona provvedeva al reclutamento dei corpi di artiglieria e genio : quello di Zara , per la fanteria oltremarina , era ancora allo stato rudimentale . Riformatisi in appresso questi due istituti , quello di Verona nel 1764 e quello di Zara nel 1784 , una nuova ondata , di formidabili competitori venne ad affiancarsi alla vecchia corrente dei provenienti dalla troppa nello aspirare ai gradi , di ufficiale ( 49 ) . Dal Militar Collegio di Verona - come è noto - uscivano gli alfieri dell ' artiglieria e del genio ed , accessoriamente , anche quelli di fanteria e di cavalleria . In queste ultime armi si transitavano però quegli allievi che , al termine dei corsi , riportavano una classificazione inferiore alla minima ritenuta necessaria per servire nelle armi dotte , o coloro infine che - per mancanza di posti - non trovavano più luogo nelle armi medesime . In questo caso i diseredati dalla sorte potevano aspirare a far ritorno alle armi cui aspiravano , concorrendo in turno ogni anno con i nuovi licenziati dall ' istituto veronese . Dal collegio militare di Zara uscivano gli alfieri dei reggimenti oltremarini e le cornette dei reggimenti di cavalleria . L ' istituto esisteva fin dal 1740 , ma per difetto di concorrenti aveva vissuto una vita stentata ed anemica fino al 1784 , perché la massa dei Dalmati aspiranti ai gradi dell ' esercito preferiva la via più lunga ma più avventurosa del servizio anfibio sui pubblici legni e verso i confini turcheschi , a quella più tediosa e nuova degli studî e dei riparti d ' istruzione . Ma poiché - sotto l ' impulso di Angelo Emo e del Savio Francesco Vendramin - l ' amministrazione veneta della guerra accennò a battere nuove vie , ed il reclutamento degli ufficiali usciti dalle scuole parve destinato a soppiantare ogni altra provenienza , il conflitto tra il vecchio ed il nuovo , tra la pratica e la teoria , scoppiò clamoroso ed inevitabile . Si accese allora la guerra tra i fautori del tirocinio , dell ' esperienza e dei titoli acquisiti , e quelli delle accademie delle prove e degli esami . I tempi grigi e fiacchi non offrendo verun ' altra distrazione , fecero sì che gli ufficiali dell ' epoca si ingolfassero in queste lotte sterili ed acerbe con l ' ardore che proviene dall ' ozio . Mèta del tirocinio nei gradi di truppa era l ' alfierato . Ad esso si perveniva pel tramite dei cadetti , da parte dei giovani provenienti dalle scuole , o per quello dei sergenti per parte dei borghesi e dei gregari di truppa . Gli aspiranti alla carriera delle armi usciti dalle buone famiglie veneziane , per essere ammessi nelle file dell ' esercito quale cadetti dovevano contare almeno 14 anni di età . Per raggiungere lo stesso grado nella truppa occorrevano invece dai sei agli otto anni . Dopo tre anni di buon servizio come cadetto , questi era promosso alfiere , se di fanteria e cornetta se di cavalleria ; e con l ' alfiere , detto per antonomasia il primo grado di goletta , cominciava il lungo e faticoso calvario dell ' ascesa ai gradi di ufficiale ( 50 ) . Questi si conferivano nell ' interno del reggimento fino al grado di sergente - maggiore . Ed i gradi erano quelli di tenente , di capitano - tenente , o comandante della compagnia del colonnello , di capitano , di sergente - maggiore , o comandante di battaglione : i gradi di tenente colonnello e di colonnello si conferivano a ruolo unico sulla totalità della rispettiva arma o riparto ( 51 ) . Per progredire nella carriera si doveva tenere conto delle prove comparative , dell ' abilità , del merito e della anzianità dei singoli concorrenti ( 52 ) ; requisiti tutti codesti domandati sia dalle anteriori leggi di ottazione , compilate da Francesco Morosini , sia da quelle redatte dal generale Molin ( 1695 ) . Nella pratica delle cose però l ' anzianità ed il merito avevano la preminenza , comprendendosi sotto questo ultimo titolo le campagne di guerra , le ferite e le « occasioni vive » , come dicevasi a quel tempo con vocabolo comprensivo per dinotare tutte le benemerenze dei candidati dovute comunque al rischio personale . Ma cresciuto il favore delle scuole professionali , il merito e l ' anzianità dovettero cedere di fronte all ' abilità comprovata dagli esami , e con questi e per questi il Savio si proponeva di svecchiare i quadri dell ' esercito . L ' alfiere doveva dar saggio di comandare in modo inappuntabile tutti gli esercizi della compagnia , in presenza del sergente maggiore , del colonnello e del tenente colonnello del reggimento . Egli doveva inoltre rispondere a tutte le interrogazioni che i detti ufficiali avessero creduto di rivolgergli sul Libretto Militar , ossia catechismo degli esercizi , e sul servizio in campagna compilato dal maresciallo Schoulemburg . Infine doveva rivelarsi provetto nel maneggio delle armi , della picca e della sargentina , conoscere la suddivisione del reggimento in plotoni , divisioni , ali , centro , dare ragione di tutti i tocchi di tamburo e superare alcune prove sulle matematiche elementari e sul disegno . Il tenente - oltre che dimostrarsi come l ' alfiere idoneo nel maneggio del fucile e della picca - doveva saper compilare polizze di scansi , ossia liste di deconto individuale , redigere quietanze dei depositi di danaro che , eventualmente , i soldati gli avessero confidato , tenere al corrente la vacchetta , o giornale di presenza della compagnia , infine comprovare un ' abilità professionale pari alla richiesta nelle prove degli alfieri . In questi semplici esperimenti s ' accanì quindi la lotta tra conservatori e novatori in materia di avanzamento , quando i programmi furono rimaneggiati con criteri restrittivi , specie per i gradi superiori . Nel giugno 1785 , rendendosi vacante il posto di sergente - maggiore nel reggimento di fanti italiani Marin Conti , aspirarono ad esso tre capitani del corpo medesimo . Il verbale giurato di idoneità a sostenere le prove di uno dei candidati così si esprimeva : « Facciamo fede , con nostro giuramento et vincolo di onore , noi qui sottoscritti graduati nel reggimento colonnello Marin Conti , dei fanti italiani , come il capitanio Michiel Antonio Gosetti ha sempre adempiuto alle parti tutte del suo dovere , con puntualità ed abilità in tutto quello che appartiene al pubblico servizio . Come anche nella subordinazione et obbedienza con i suoi superiori e con nostra intera soddisfazione egli non è mai incorso in verun militar castigo , né si abusò di licenze per stare lontano dal proprio reggimento , adornato essendo di onorati costumi , degno adunque delle nostre veridiche attestazioni , per cui gli rilasciamo la presente perché possa valersene » ( 53 ) . * * * Gli esami da capitano a sergente - maggiore erano insieme pratici e teorici . Nei primi il candidato doveva sottoporsi alle prove seguenti : «1° ) Riconoscerà il battaglione in tutte le sue parti e lo ripartirà con i bassi uffiziali - 2° ) Farà la disposizione degli uffiziali e li manderà in parata - 3° ) Farà passare ufficiali e sottufficiali in coda per il maneggio delle armi - 4° ) Ordinerà e comanderà il maneggio delle armi , con li necessari avvertimenti - 5° ) Ordinerà due raddoppi di file , uno sulla sinistra in avanti , per mezzo - battaglione , l ' altro che le divisioni delle ali raddoppino quelle del centro - 6° ) Si ridurrà in istato di battaglia - 7° ) Farà fuoco con quattro plotoni , principiando dalli quattro plotoni del centro - 8° ) Farà fuoco con due mezze divisioni dalle ali al centro - 9° ) Staccherà la marcia per mezze - divisioni in fianco , e si ridurrà in divisioni con passo francese ( accelerato ) - 10° ) Formerà il quadrato in marcia - 11° ) Farà una scarica generale - 12° ) Disfarà il quadrato e ridurrà il battaglione in istato di parata » ( 54 ) . Gli esami teorici comprendevano i doveri degli ufficiali di ogni grado , cominciando da quelli dell ' alfiere e terminando con quelli del sergente maggiore , tanto nel reggimento che nella brigata . Le tesi trattavano del giornaliero servizio di piazza , del modo di accampare ed acquartierare il reggimento , di marciare con il reggimento da un luogo ad un altro , di imbarcarlo e di sbarcarlo in buon ordine , della maniera di tenere disciplinati gli ufficiali , i sottufficiali e la truppa , dei sistemi di redigere piedilista , dettagli , di passar rassegne , di distribuire infine i riparti nei quartieri e di raccoglierli nelle piazze d ' armi ( 55 ) . Più caratteristiche erano le prove per l ' arma di cavalleria , in quanto quest ' arma poteva considerarsi esotica in un esercito a base marinaresca come era quello della Serenissima , anche nei tempi dello splendore . Così , nel marzo del 1795 , rendendosi vacante in Verona il posto di sergente - maggiore ( 56 ) nel reggimento dei dragoni Colonnello Giovanni Antonio Soffietti , si presentarono candidati alle prescritte prove sei degli otto capitani comandanti di compagnia , e ad essi furono proposti i seguenti quesiti , da estrarsi a sorte in numero di quattro per ogni esaminando : «1° ) Data una distanza di 100 miglia , data la premura del comandante che il nostro squadrone arrivi quanto più presto possibile ad unirsi ad un ' altra cavalleria colà esistente , e data infine la qualità del cammino , si ricerca in quanti giorni , senza troppo disagio , sarà compiuta la marcia e di quali avvertenze abbia a far uso durante il viaggio - 2° ) Acquartierata la cavalleria in una grossa terra in prossimità del nemico , quali saranno le precauzioni contro le sorprese - 3° ) Con quali avvertenze si custodiscono i prigionieri di guerra mentre si conducono al luogo loro assegnato - 4° ) In qual modo si scorta un convoglio di vittuarie passando per i luoghi sospetti - 5° ) Come si marcia alla sordina - 6° ) Contromarce per righe - 7° ) Come si mettono in contribuzione i villaggi nemici , vigente sempre il timore che il nemico ci sia alle spalle - 8° ) Se lo squadrone arrivasse ad un fiume inguadabile , che ripieghi si farebbero - 9° ) Lo squadrone , in colonna di divisioni , si trova su di una strada dove i cavalli non possono che marciare di passo : esso è forzato a ritirarsi facendo fuoco . Si effettui la relativa ritirata - 10° ) Modo di caricare contemporaneamente il nemico sulla fronte e sulle ali : la parte più forte sulla fronte , due parti minori sulle ali - 11° ) Attacco di cavalleria in un bosco - 12° ) Come si fa a foraggiare - 13° ) Cammin facendo , se si trovasse uno staccamento ( distaccamento ) nemico trincerato che ci impedisse di marciare , quale sia il partito migliore » ( 57 ) . Esaminiamo da ultimo le prove prescritte per l ' artiglieria , allo scopo di formarci un giudizio esatto sull ' entità degli esperimenti e sul grado , di istruzione degli ufficiali Veneti del tempo . Nel 1782 , per gli aspiranti al posto vacante di capitano - tenente nel Reggimento Artiglieria si richiedevano le prove seguenti : «1° ) Le quattro prime operazioni aritmetiche , frazioni , radici quadrate e cubiche , regola del tre diretta ed inversa - 2° ) Sui primi sei libri della geometria - 3° ) Sulla trigonometria piana - 4° ) Sull ' uso delle tavole balistiche per i tiri orizzontali ed obliqui - 5° ) Sopra la proprietà della parabola relativamente ai tiri di bomba - 6° ) Sull ' uso della tavoletta pretoriana - 7° ) Sopra i vari generi di calibri dell ' artiglieria - 8° ) Come si prendono le misure di un pezzo di artiglieria per farvi un letto ( affusto ) - 9° ) Quali sono gli apprestamenti usati nell ' artiglieria veneta per il servizio delle artiglierie navali , murali e campali - 10° ) Quale è il modo di numerare le palle , bombe , granate , unite in piramide o in altra figura - 11° ) Come disporre le cose spettanti all ' artiglieria sopra i legni armati al caso di combattere - 12° ) Come si forniscono le racchette ad uso di segnali e le candele ardenti ad uso delle minute artiglierie , le spolette e le bombe ad uso dei cannoni , mortai ed obusieri - 13° ) Come si misura il tempo in cui una bomba percorre un dato spazio - 14° ) Esercizi campali ed evoluzioni del Reggimento Artiglieria , giusta le istruzioni del brigadiere conte Stràtico » ( 58 ) . Per gli aspiranti al grado di sergente - maggiore nell ' arma ( 59 ) alle menzionate prove si aggiungevano esami di meccanica , di stàtica , di resistenza delle bocche da fuoco , di potenza degli esplosivi , oltre ad esperimenti sulle manopere di forza e relativi comandi , sulle opere difensive e di fortificazione ( 60 ) . * * * Si spiega adunque come col crescere di tale florilegio scientifico , sbocciato come un ' oasi nel campo uniforme degli umili fiori campestri dell ' anzianità e delle occasioni vive , i giovani ufficiali usciti dalle scuole venete del tempo si trovassero in condizioni spiccatamente favorevoli in paragone dei canuti colleghi passati per i gradi inferiori di truppa . Molti di questi erano invecchiati nelle scolte sui diruti rampari della Repubblica , a Corfù , a Parga , a Zante ed a Cefalonia , si erano temprati ai miasmi mortiferi dì Prevesa , di Vonizza e di Butrinto , avevano scritto infine l ' ultimo capitolo - per quanto assai mutato nel decoro guerresco - dell ' epica lotta accesasi tra la Cristianità ed il Turco , dalle crociate a Lepanto e da Candia in Morea , vigilando come sentinelle perdute verso i confini musulmani sui lontani castelli di Dernis , di Clissa e di Knin . Ed il bilancio del servizio di queste scolte fedeli - quasi fatte simbolo di una potenza della quale più non rimaneva che il nome - era solenne come un piccolo monumento di storia individuale . Storia dei tempi , fatta non già di novità sibbene di lunga e paziente attesa . Sfogliamo un poco tra le pagine di codesti titoli vetusti . Dagli stati di servizio prodotti dai capitani Zorzi Rizzardi e Donà Dobrilovich al Senato per ottenere la loro giubilazione , risulta che il primo di questi era soldato dal 1734 , cadetto nel 1740 , alfiere nel 1753 , tenente nel 1766 , capitano - tenente nel 1778 , capitano nell ' anno medesimo ; vale a dire che aveva impiegato ben 51 anni di servizio per ottenere quest ' ultimo grado , dei 68 di età che contava il postulante . Il collega Dobrilovich era soldato dal 1733 , caporale nel 1739 , sergente nel 1742 , alfiere nel 1745 , tenente nel 1766 , capitano - tenente nel 1773 e capitano pure nello stesso anno : gli erano quindi occorsi 51 anni per raggiungere la desiderata mèta di comandante di compagnia , accumulando per via il fardello di ben 68 anni di età . Né gli accademici , per dir così , erano i soli a far concorrenza ai vecchi soldati della Repubblica . Oltre ad essi si dovevano contare gli ufficiali sopranumerari , cioè quelli il cui rollo di anzianità era per un motivo qualsivoglia sospeso , i provenienti dai nobili e dai figli degli ufficiali , ed infine i titolati , cioè coloro che in virtù di una grazia sovrana , per benemerenze personali o di famiglia , ricevevano un grado ed i relativi emolumenti senza però disimpegnarne gli uffici . Ingrossata così la schiera dei competitori - talché i cadetti nel 1781 erano cresciuti a 605 , laddove nel 1776 toccavano il centinaio e mezzo appena - il malcontento dei vecchi ufficiali non ebbe più ritegno . « Quando - dice un ' istanza avanzata al Senato dal tenente Teodoro Psalidi , del Reggimento di Artiglieria - dovetti fare le prove anche nelle scienze matematiche , volendo aspirare al grado di capitano - tenente , e mi venne imposto di prestarmi in tali studi che non mi erano mai stati prescritti , mai insegnati dai miei superiori , cui infine non ebbi mai il tempo di applicarmi , mi cadde l ' animo . Pensi dunque l ' E . V . quanto inaspettato mi giungesse il nuovo precetto , grave e difficile , di immergermi in quei ardui studi nel periodo ristretto di 18 mesi , termine alle prove assegnato , e quanto fosse il mio svantaggio rimpetto ai giovani tenenti di me meno anziani , che tratti recentemente dal Militar Collegio di Verona avevano avuta la fortuna di essere da valenti maestri istrutti con ottima disciplina in quelle scienze » ( 61 ) . Nelle armi di linea , si impugnava in luogo delle tesi scientifiche il valore delle prescritte prove , per quanto si riferivano alla parte teorica del regolamento di esercizi e di quello sul servizio delle truppe in campagna . Il Senato ed il Savio , imbarazzati di fronte a questa selva di proteste che rimpinzavano di suppliche e di lagni le voluminose filze del carteggio , ordinarono infine alle commissioni reggimentali di rassegnare i titoli dei candidati e le prove di esame al Savio stesso , acciocché questi potesse giudicare con uniformità , di criteri , come in ultimo appello . Ma non per questo i lagni cessarono : occorreva un rinnovamento profondo di uomini e di principi per porre rimedio al male , e questo rimedio non poteva essere nelle mani della vetusta Serenissima . Era l ' estate del 1796 , quando il Savio alla Scrittura Leonardo Zustinian - già denominato in alcuni reclami con il vocabolo giacobino di cittadino - si risolse di proporre al Senato uno schema di svecchiamento dell ' esercito , mercé una larga applicazione del sistema dei limiti di età , visto che quello degli esami aveva ormai dichiarato la sua bancarotta . « Occorre - diceva il Savio Zustinian al Principe - purgare una buona volta la milizia dagli ufficiali inetti , di età troppo avanzata , ovvero affetti da mali incurabili ... prescrivendo la giubilazione di questi con intera paga del rispettivo grado , a moneta di ogni riparto . E le norme che sembrano da stabilirsi , sono quelle di 70 anni di età per i graduati ( ufficiali superiori ) , di 60 anni per i capitani , capitani - tenenti ed alfieri » ( 62 ) . Ma era troppo tardi . L ' esercito Veneto cadeva giusto allora sotto la rovina della Repubblica , ed i provvedimenti escogitati dal Savio alla Scrittura Leonardo Zustinian non servirono ad altro che a formare argomento di curiosità nella storia della vecchia organica militare dei Veneziani , ed a fornire oltre a ciò un buon esempio atto a comprovare come talvolta ad eguali difficoltà , o molto simili , ad onta dei mutati tempi , si procura di far fronte con espedienti assai affini . * * * Sparpagliati nei diversi presidi d ' Italia e d ' oltremare , gli ufficiali della Serenissima non erano tra loro in eguali condizioni d ' istruzione e di addestramento professionale . Quelli poi che soggiornavano nella Dominante , per le loro occupazioni da guardia oligarchica e per i loro contatti con le primarie cariche dello Stato , godevano di un prestigio che non aveva riscontro con gli altri colleghi dell ' esercito . Lo stesso carattere della milizia veneta - prevalentemente levata per ingaggio - contribuiva oltre a ciò a creare attorno agli ufficiali stessi un ambiente molto affine a quello in cui trascorrono oggigiorno la loro esistenza gli ufficiali di taluni eserciti delle libere repubbliche d ' America . Nullameno , ad onta di queste circostanze poco favorevoli dell ' ambiente - cristallizzato nelle vecchie pratiche e nei vetusti pregiudizi , sopravvissuti ancora dal tempo delle compagnie di ventura e del Quattrocento - la decadenza militare della Serenissima brilla ancora per il nome di qualche ufficiale , salito in fama unicamente per virtù propria ; ciò che è garanzia del suo merito indiscusso . E sono nomi cari non soltanto nel ristretto cerchio della Repubblica oramai moritura , ma eziandio in quello più vasto e luminoso della storia militare italiana . Tra essi primeggia il brigadiere del genio militare Anton Mario Lorgna , da Cerea , fondatore di quel corpo ; architetto , idraulico , topografo e matematico di gran fama , il cui nome va indivisibilmente congiunto alla riputazione del Collegio Militare di Verona , già grande prima della caduta di Venezia , talché non pochi eserciti stranieri facevano a gara nel richiederne gli allievi al Senato ( 63 ) ed egregia anche dopo la caduta , talché non sdegnò di occuparsene il Foscolo . Meritevoli di nota in questo periodo di tempo sono pure i nomi del maggiore di artiglieria Domenico Gasparoni , veneziano , ordinatore del Museo dell ' Arsenale ed autore di una pregevole opera sull ' artiglieria veneta dedicata al doge Paolo Senior ( 64 ) ; del sergente maggiore di battaglia Stràtico , introduttore di considerevoli riforme nei regolamenti militari Veneti , ed infine di Giacomo Nani , per quanto quest ' ultimo appartenga per provenienza alla marina , ma per anima e per circostanze della gloriosa sua camera delle armi all ' esercito , intorno al quale scrisse il volume inedito dal titolo Della Milizia Veneta ( 65 ) e l ' opera perduta relativa alla difesa di Venezia ( 66 ) . Gli stimoli per suscitare una nobile gara di emulazione e di benemerenze tra gli ufficiali Veneti erano ben pochi . Le stesse ristrettezze del bilancio impedivano perfino di assolvere il sacrosanto obbligo contratto dalla Serenissima verso i prodi combattenti sotto le bandiere di Angelo Emo , assegnando loro quel grado e quello stipendio che erano stati decretati dal Senato per merito di guerra ( 67 ) . Per questo titolo - abbenché con molta minor frequenza - si assegnavano agli ufficiali anche delle medaglie d ' oro , con l ' impronta del leone di San Marco , del valore medio di 30 zecchini ( 68 ) . Ma per l ' assenza di clamorose imprese , verso la fine della Repubblica anche questa costumanza , derivata dai tempi eroici , cadde in disuso , sicché se ne ricorda a mala pena qualche raro caso . Tale è quello del capitano Gregorio Franinovich , del Reggimento Cernizza , decorato per speciali benemerenze ed atti di valore compiuti dal detto ufficiale in Levante ( 69 ) . E passiamo al rovescio della medaglia . Le punizioni degli ufficiali Veneti avevano , in prevalenza , il carattere di coercizione morale . Così l ' ammonizione , l ' arresto semplice , l ' arresto più lungo , la sospensione dal grado , la notazione speciale sul libro - registro del servizio - della quale si teneva conto a suo tempo per la compilazione dei titoli di esame - infine l ' esclusione o la sospensione temporanea dalle adunanze , o circoli di persone per grado e per nobiltà distinte ( 70 ) . * * * L ' antica foggia di vestire degli ufficiali era stata riformata nel 1789 sull ' esempio degli Austriaci e dei Prussiani . In seguito a questa riforma introdotta dallo Stràtico , che compilò la relativa « Ordinanza contenente la prammatica e la disciplina relativa all ' uniforme della fanteria italiana » , tutti gli ufficiali veneti , dall ' alfiere al colonnello , dovevano indossare la nuova divisa , non soltanto in servizio ma anche nelle presentazioni , negli spettacoli e nelle pubbliche solennità . Erano comminate punizioni a chi non ottemperasse a questi precetti o alterasse la foggia del vestire . E che tali mancanze non fossero rare , lo attestano le minuziose cure con cui l ' Ordinanza sopra citata prevedeva i relativi casi . « Tutti - soggiungeva l ' Ordinanza - dentro un triennio dovranno avere la nuova uniforme , pena la sospensione dal servizio e la sottomissione a ritenute , finché la nuova uniforme non sia fatta , oltre le notazioni da farsi sul Libro Registro , a pregiudizio dello avanzamento » . La pettinatura degli ufficiali veneti era liscia , con due bucali ( riccioli ) , uno per parte delle tempia , sostenuti dalle forchette che giungevano fino a mezza orecchia : i capelli dovevano essere bene incipriati ( polverizzati ) e la chioma raccolta in una rete ( fodero ) di pelle nera . Il principale capo di vestiario della fanteria italiana era la velada , o abito a coda di rondine di panno blò , foderato di roè bianco ( 71 ) , guarnito di un collarino e di balzanelle , o manopole , pure di panno bianco , adorno di grossi bottoni di metallo dorato con impresso , in cifre romane , il numero del corpo cui gli ufficiali appartenevano ( 72 ) . Gli ufficiali dei fanti oltramarini avevano l ' abito di panno cremisi , come i soldati , e quelli di artiglieria di panno gris di ferro . Nella stagione fredda si indossava da tutti un cappotto di panno bianco , della stoffa di quello usato per il bavero della velada , guernito di bottoni pure di metallo dorato e foderato assai spesso di una buona pelliccia . I calzoni d ' inverno erano di panno blò e nella stagione calda di rigadino bianco forte . L ' abbigliamento degli ufficiali veneti era completato dal colletto di pelle nera lucida , dai manichini di buona tela batista , dai guanti di pelle gialla lavabile , dagli stivali di bulgaro cerato , dagli stivaletti di pelle nera da usarsi in estate , allacciati dalle cordelle , e dal cappello a tricorno . I distintivi di grado si portavano sul cappello . L ' alfiere non recava sopra di esso alcuna distinzione , i tenenti ed i capitani - tenenti si riconoscevano invece per una rosetta , o coccarda , mista d ' oro e di seta azzurra , assicurata sull ' ala sinistra del tricorno mediante un bottone ed un ' asola ( laccio ) di seta nera . I capitani si distinguevano per due rosette simili alle anzi descritte , assicurate sopra ciascun ' ala del copricapo : i sergenti maggiori , i tenenti colonnelli ed i colonnelli infine recavano tutti , senza distinzione alcuna , due rosette come i capitani , intessute però per intero di solo filo d ' oro . Oltre a ciò il bavero degli abiti degli ufficiali superiori era ornato di un largo gallone d ' oro mentre quello degli ufficiali inferiori ne era sprovvisto . Anche i fiocchi delle spade e dei bastoni erano differenti per ogni grado . I bastoni dei subalterni erano guerniti di un pomo d ' avorio , quelli dei capitani di un pomo di metallo liscio dorato : i bastoni degli ufficiali superiori non avevano altro distintivo che un risalto anulare disposto verso l ' attacco del pomo alla canna . Le cinture ed i pendoni ( tracolle ) delle spade erano di pelle bianca lucida , con scudetti di metallo recanti in rilievo l ' emblema del leone di San Marco : gli scudetti degli ufficiali subalterni erano semplicemente inargentati , quelli dei capitani inquartati dentro un ribordo dorato , quelli degli ufficiali superiori infine erano tutti dorati ( 73 ) . Quanto alle armi , abolita definitivamente la picca nel 1790 , le lame delle spade , le fasce ed i puntali dei foderi dovettero , in tutto e per tutto , uniformarsi al modello prescritto dall ' Ordinanza dello Stràtico . * * * Prima di lasciare l ' argomento degli ufficiali veneti , occorre aggiungere ancora qualche cenno che valga a lumeggiare la loro posizione interiormente ed esteriormente all ' ambiente militare del tempo . I sistemi di ingaggio delle truppe - sopravvissuti a Venezia per lunga tradizione fino dall ' epoca delle compagnie di ventura - riflettevano di necessità sugli ufficiali la fisionomia particolare di comandanti non tanto d ' uomini , quanto di custodi di merce acquistata a suon di quattrini dalla Serenissima sul mercato dei soldati di mestiere . Si spiega quindi come , dato tale ambiente , le occupazioni dell ' ufficiale fossero in prevalenza amministrative , anziché tecniche , educative e morali . Le tradizioni del reggimento , i ricordi dei principali fatti di guerra - che solevano tramandarsi egregiamente in Piemonte tra le milizie paesane - non avevano quindi un equivalente riscontro morale tra i Veneti , neppure tra le cerne dei migliori tempi della Serenissima . I soldati di mestiere avevano anzi smarrite tutte queste tradizioni , a motivo dell ' avvicendarsi dei nuovi ingaggiati nei corpi , del frantumarsi dei riparti nelle varie guarnigioni e degli atteggiamenti diversi assunti dalle milizie venete della decadenza , divise di continuo tra il servizio di sentinella , quello ai daziere , di guardia confinaria e campestre , oppure di rincalzo ai satelliti degli Inquisitori di Stato . Epperciò , all ' infuori del comandante di compagnia , il cui compito era quello di amministrare il mezzo centinaio di uomini che la Repubblica gli confidava , per essere equipaggiato , armato e nutrito , nessun altro ufficiale aveva attributi speciali nell ' ordine dell ' educazione e dello apparecchio morale dei propri dipendenti . Neppure il colonnello aveva sotto questo riguardo particolari incarichi ; che anzi , per l ' uniforme costume di ridurre tutto quanto aveva attinenza al soldato al denominatore comune dell ' amministrazione , seguendo la moda del tempo anche nell ' esercito veneto sopravviveva la compagnia colonnella , alle cui funzioni contabilesche non potendo accudire di persona il capo del reggimento venivano da lui delegate ad un tenente anziano , detto perciò capitano - tenente . In analogia si regolava il tenente colonnello ed il sergente maggiore , che avevano pure essi la rispettiva compagnia , confidata figuratamente al governo di un capitano che ne faceva in realtà le veci amministrative in tutto e per tutto . Dal capitano , comeché si trattasse di un vero e proprio possesso individuale , prendevano poi nome le altre compagnie , la cui anzianità e disposizione nelle manovra era fissata dall ' anzianità del rispettivo comandante , dopo la compagnia del colonnello e degli altri ufficiali superiori del reggimento . Il prevalente carattere mercenario delle milizie venete aveva inoltre , da tempo , avvezzi i governanti a considerarle quale strumento ligio all ' oligarchia che le manteneva in vita ; e tale modo di essere - contrario ad ogni libero svolgersi delle attività morali - si rifletteva necessariamente anche sul carattere degli ufficiali . Valgano a questo proposito due ordini di concetti : quello di servirsi degli ufficiali nelle operazioni poliziesche di maggior rilievo , - quale l ' arresto fatto dal colonnello Craina , dei fanti oltremarini , del noto patrizio liberale Zorzi Pisani - e della fiscalità continua esercitata sopra di essi - specie sui comandanti di compagnia - in tutte le manifestazioni amministrative ; ciò che contribuiva a far ritenere gli ufficiali medesimi come asserviti di continuo ad una specie di stato di tutela da parte delle maggiori autorità e magistrature competenti . Ma , ad onore degli ufficiali Veneti , conviene pure soggiungere a questo punto che mai , nelle voluminose filze del carteggio militare della decadenza , si trova citato un caso che giustifichi codesta diffidenza fiscale , la quale d ' altronde era connaturata nei tempi ed in molti eserciti d ' allora , e che si è tramandata per qualche traccia perfino a giorni non lontani dai nostri ( 74 ) . * * * Se la grande massa degli ufficiali adunque - quelli di Linea - trascorreva l ' esistenza morale ed intellettuale in tale angusto cerchio di attribuzioni e di consuetudini , fatto ancora più uniforme dal grigio dell ' inoperosità della decadenza repubblicana , ciò non toglie che qualche altro corpo di ufficiali stessi - a base più ristretta ed a reclutamento più omogeneo , - non intravedesse degli spiragli verso orizzonti più audaci o verso aspirazioni che precorrevano il futuro . Il Collegio Militare di Verona , per le sue relazioni scientifiche con l ' Università di Padova , per l ' indole e la nazionalità di taluni suoi insegnanti , si prestava anzitutto da buon crogiuolo delle nuove idee ed a propalarle nell ' esercito . Fino dal 1764 si lamentava infatti dal Savio alla Scrittura , che tra i giovani dell ' istituto serpeggiassero « dei mali principi , pregiudicievoli alla buona morale , molto più ancora contaminata dalle massime di libertà che vien fatto di credere che si siano nel Collegio disseminate » . Tale sospetto motivò un ' inchiesta , eseguita dal Savio alla Scrittura Marco Antonio Priuli , la quale accertò che tre ufficiali capisquadra del Collegio , « consumavano il loro tempo con la lettura di romanzi e di libri oltramontani , dei quali contribuiscono pure i giovani , avendosi giurata deposizione che si fossero vedute nelle mani di qualche alunno le opere di Volter ( sic ) , e venendo perfino introdotto il sospetto che si leggessero quelle ancora di Niccolò Macchiavello » ( 75 ) . Gli ufficiali modernisti vennero sfrattati dal Collegio di Verona , e la mala pianta delle idee novatrici pareva del tutto spenta quando , nella primavera del 1785 , vi si scoperse una loggia di Liberi Muratori , fondata da Giovambattista Joure , maestro di lingua francese nell ' istituto , allo scopo di diffondere tra i futuri ufficiali veneti i principi delle nuove dottrine liberali , e « di restituire alfine l ' uomo alla prisca libertà naturale , da cui la teocrazia ed il principato lo avevano allontanato » ( 76 ) . A questa loggia « muratoria » militare deve avere partecipato molto probabilmente anche il colonnello Lorgna - poiché le adunanze degli affigliati si tenevano in certe camere dal medesimo occupate in Castel Vecchio - e , certamente , non pochi ufficiali della guarnigione di Verona appartenenti al corpo di artiglieria , come risulta dagli interrogatori del processo , nei quali sono spesso citati il maggiore alle fortezze Solidi e l ' alfiere conte Rambaldo , da Legnago ( 77 ) . Scoperta l ' associazione , gli Inquisitori ( 78 ) sfrattarono subito il maestro Joure dagli Stati Veneti e sbandarono gli ufficiali ascritti alla loggia di Verona in diverse guarnigioni di terraferma ed oltremare . Nullameno , i germi diffusi dal Joure nel maggior istituto militare della Repubblica lasciarono traccia oltre al rogo dei libri e dei registri della loggia ordinato dagli Inquisitorì , ed essa traspare nel continuo fermento cui andò soggetto il collegio , da quell ' epoca fino alla violenta sua soppressione accaduta per opera del generale Rampon , a metà luglio del 1796 . Il desiderio di riforme era dunque la spinta principale di quei moti , intesi « a sovvertire l ' attuale spirito di concordia , di pace e le leggi della sottomissione e del buon ordine che furono naturalmente stabilite » e di realizzare infine « delle novità nei metodi nello insegnare ... non volendo ufficiali ed alunni più vivere soggetti » ( 79 ) . Pure anche questi germogli di giacobinismo , cresciuti come pianta sporadica all ' ombra delle torri merlate del castello Scaligero di Verona , dovevano un giorno tornare utili alla Repubblica ( 80 ) . E ciò avvenne quando si trattò di spedire i primi messaggeri di pace al generale Buonaparte , sotto Brescia ; messaggeri che il Senato volle servilmente prescelti fra gli antichi allievi del Collegio Militare veronese , nella speranza che il ricordo delle relazioni « muratorie » , perseguitate un tempo e ritornate in onore per la circostanza , valesse a propiziare loro ed alla Repubblica l ' animo del conquistatore ( 81 ) . E questi ufficiali furono il colonnello Giovanni Francesco Avesani ed il capitano Leonardo Salimbeni , inviati il 27 maggio 1796 a Brescia con il mandato di implorare grazia da Buonaparte per l ' avvenuta occupazione di Peschiera , fatta pochi giorni avanti di sorpresa dagli Austriaci . Di ufficiali inferiori dell ' esercito infine , coimplicati in movimenti politici , non si trova traccia nel carteggio della decadenza militare veneta . E questo serve da conferma , tanto del carattere di guardia oligarchica - conservato dall ' esercito stesso fino alla rovina del governo della Serenissima - quanto della infondatezza del timore da alcuni nutrito che esso avesse potuto tralignare in mano di audaci e di novatori . L ' espressione di questo sospetto di tradimento - naturale d ' altronde in ogni organismo inesorabilmente votato alla rovina - si trova in talune « polizze » anonime trovate nei bossoli del Maggior Consiglio e del Senato durante l ' anno 1796 ( 82 ) . Queste « polizze » insinuavano di diffidare dell ' ottuagenario tenente generale Salimbeni , comandante in capo delle milizie venete raccolte sotto la piazza di Verona e dei suoi figliuoli , tra i quali era il capitano Leonardo citato più sopra . Uno di questi foglietti così diceva : « Non prestar fede al generale Salimbeni » . Un altro ancora proclamava : « Governo , nò ve fidè del generale Salimbeni , Recordève del Carmagnola » . Un terzo riproduceva il rozzo disegno di una forca , con la scritta : « Per il general Salimbeni » . Un ultimo infine insinuava : « Il tenente generale Salimbeni è giacobino coi figli ed adora solo l ' oro , Governo , guardatevi che non vi tradisca essendo più francese che suddito » . CAPO IV . Le truppe assoldate . Tra il principio dell ' assedio di Mantova e le giornate di Lonato e Castiglione i fanti oltremarini , per comando espresso dal generale Buonaparte , furono clamorosamente allontanati da Verona . Questi soldati - denominati volgarmente Schiavoni - raccolti in buon numero in quella città ( 83 ) andavano di certo a contraggenio al giovane generale francese . Forse egli li riteneva una specie di guardia pretoriana , ed imbevuto di studi e di prevenzioni sul governo dispotico degli antichi Stati d ' Italia , ne deve avere desiderato lo scioglimento come un impegno civico commesso alla sua opera ed a quella del Direttorio di Francia . Rispondendo ad analogo concetto il generale Schérer , sul finire del 1795 , aveva imposto lo scioglimento dei corpi còrsi alla Repubblica di Genova ( 84 ) . L ' indisciplina degli Schiavoni era d ' altronde grande , documentata perfino dalle attestazioni del generale Salimbeni . Essa poteva prorompere ogni momento ad eccessi e costituire il focolare dei mal repressi spiriti di malcontento che serpeggiavano tra le popolazioni veronesi , taglieggiate , angariate , violentate nelle persone e negli averi . Certo , sotto questi riflessi , Buonaparte divinava in qualche misura l ' esplosione cittadina delle Pasque Veronesi . Anche le esigenze militari imponevano urgentemente ai Francesi di premunirsi da tale minaccia . La fortezza di Verona era diventata , ai primi di luglio del 1796 , la loro principale base d ' operazione contro l ' esercito mobile degli Austriaci e contro la piazza di Mantova , il punto d ' appoggio contro gli sbocchi dal Tirolo e dalla Val Sugana , la tappa intermedia dal Milanese e dal Bresciano nella vagheggiata marcia dei Francesi alla volta di Venezia , del Friuli e dei confini occidentali dell ' Impero ( 85 ) . Occorreva perciò rompere subito gli indugi ed in quest ' arte Buonaparte era maestro insuperabile . Il caso di un ufficiale francese ucciso per le campagne di Villafranca , qualche borseggio , qualche rissa accaduta fra gli oltremarini mal compresi dai soldati di Francia non famigliari con l ' idioma illirico , porsero l ' occasione propizia per imporre al Senato di sfrattare da Verona le casacche cremisine dei fidi dalmati . Al generale Massena toccò di apparecchiare l ' animo dei Veneti alla grave rinunzia . « Il est temps enfin , monsieur le provvediteur » - così scriveva quel generale a Nicolò Foscarini , il 4 luglio 1796 - que les assassinats que vos soldats ne cessent de commettre envers les miens , finissent . Le général Rampon , commandant à Veronne , m ' a dejà rendu compte que plusieurs de nos volontaires avoient été assassinés a coups de stilet , ou de sabre , par vos Esclavons » [ 86 ] . Tre giorni dopo Massena ribadiva ancora la sua tesi con cresciuta insistenza e protervia : « Par les piéces ci jontes Vous verrez que les assassinats continuent , et que les ordres que je presume que Vous avez donné pour les reprimer ne sont nullement suivis . Je Vous previens que si ces horreurs ne finissent pas , je ne pourrai plus Vous répondre des suites funestes q ' elles causeront infalliblement » ( 86 ) . Infine , dopo il cupo rombo della tempesta lontana , venne il guizzo della folgore . L'8 di luglio Buonaparte indirizzava al provveditore Foscarini la lettera che segue : « Il y a entre la troupe française et les Esclavons une animosité que des malveillaux , sans doute , se plaisent à cimenter . Il est indispensable , Monsieur , pour eviter des plus grands malheurs , ainsi facheux que contraires aux intéréts des deux Republiques , que Vous fassiez sortir demain de Veronne , sous les pretexes les plus specieux , les bataillons d ' Esclavons que Vous avez dans la ville de Veronne » ( 87 ) . L ' espressione della volontà del vincitore era chiara e precisa e non ammetteva replica . Essa si fondava per di più sulla presunzione che il contingente illirico stanziato a Verona fosse di molto superiore al mezzo migliaio di dalmati che vi teneva effettivamente guarnigione sui primi di luglio . Epperciò ogni tentativo per far recedere Buonaparte dalla determinazione presa riuscì vano , ad onta che il provveditore Foscarini , col collega Battagia , si fossero adoperati coi modi più soavi ed insinuanti a produrre l ' effetto bramato . « Ciò però non servì ad altro - aggiungevano i provveditori - che a far prendere a Buonaparte un tuono ancora più deciso , sicché abbandonando quelle maniere piacevoli colle quali ci aveva in prima accolti , disse che era tempo oramai che cessassero tutti gli scandali , e che fosse tolta radicalmente l ' occasione a querele ... e che senza dilazione di sorta gli Schiavoni si rimpiazzassero con Italiani , in quel numero che fosse piaciuto . Che egli poi ( Buonaparte ) non si curava di esaminare chi tra gli Schiavoni o Francesi avesse ragione o torto , che non dovevamo però ignorare che scambievole era tra queste due nazioni il livore e lo spirito di vendetta . E facendoci intendere che era necessitato di occuparsi di altri affari , ci obbligò subito a congedarci » ( 88 ) . Ai due rappresentanti di un potere oramai morituro messi così duramente alla porta , tra la vergogna del sottomettersi e l ' incertezza dell ' esito in una reazione improvvisata senza la ferma volontà di rinsanguarla con il braccio e con la fede , il primo partito parve più prudente e conforme alle necessità dell ' ora . E gli Schiavoni , all ' alba del 9 di luglio - come Buonaparte aveva voluto - uscirono da Verona di soppiatto , come fuggiaschi di fronte alla fatalità di un destino che incombeva sul loro capo come su quello dei governanti della Serenissima . Le casacche cremisi , che mai avevano indietreggiato per lungo volgere di anni di fronte alla furia turchesca , cedevano ora misteriosamente terreno come pressati dall ' avvento delle nuove età . Sotto questa oscura minaccia il passato , quasi fatto persona in quegli ultimi soldati fedeli della Signoria , pareva ripiegarsi su sé medesimo , come dentro le pieghe della vermiglia bandiera della Repubblica . Tre compagnie del reggimento oltremarino Medin si trasferirono a Vicenza e quattro a Padova , « attendendo in quelle città gli ultimi ordini dell 'Ecc.mo Senato » . Lo stesso giorno 9 di luglio 1796 , le artiglierie del generale francese Rampon salivano indisturbate sui rampari della fortezza di Verona e , con gesto violento , si surrogavano alle armi paesane che vergognosamente si erano date alla latitanza . Così uscirono gli Schiavoni da Verona . Vi dovevano però ritornare quasi un anno appresso , nel crepuscolo sanguinoso delle Pasque Veronesi , per tingere di rosso quella scena drammatica con cui la Serenissima doveva chiudere il suo lungo e glorioso dominio in terraferma ( 89 ) . * * * Gli oltremarini costituivano le milizie assoldate per eccellenza della Repubblica . Corrispondevano un poco agli Svizzeri , con i quali quei soldati di mestiere avevano comuni lo spirito di ventura , la tenacia delle tradizioni militari e la religione della fede giurata ; sentimenti tutti che , saldamente ed atavisticamente , si trasmettevano tra le milizie dalmate come un vero e proprio culto per la Signoria . E la Signoria - quella dello splendore del Cinquecento - ben sicura di questo lealismo e di questa fede , il cui eco non è ancora del tutto spento sull ' altra riva dell ' Adriatico , aveva confidato agli oltremarini la custodia e la difesa delle fonti della sua ricchezza e della sua gloria : il presidio de ' propri navigli quale fanteria di marina , la guardia delle stazioni commerciali più esposte alle incursioni musulmane , la difesa delle teste di tappa sulle strade commerciali più sensibili e rimunerative per i traffici veneziani , infine il servizio da scolta più disagioso e pericoloso sui castelli sperduti in mezzo all ' aridità delle Alpi Dinariche . Gli oltremarini si distinguevano tra la milizia veneta per il loro armamento pesante da arrembaggio , costituito da una grave e lunga spada detta palosso - corruzione della pallasch degli Imperiali - munita di un ' impugnatura a più else , e per la loro vistosa assisa di panno cremisino , ornamento delle navi parate a festa nelle solennità del Bucintoro e segno da raccolta nelle mischie navali più aspre e serrate . Si ingaggiavano , come tutti i soldati mercenari della Repubblica , esclusivamente nei domini di oltremare , d ' onde traevano il loro nome da battaglia : illirico era il loro linguaggio ed i comandi militari . I capi - leva si occupavano del loro reclutamento - edizione senza confronto migliore e corretta dei racoleurs dell ' antico regime - anzitutto perché questo ufficio era disimpegnato da ufficiali , in secondo luogo perché era espressamente vietato nello ingaggiare le reclute di usare lusinghe per indurle più facilmente ad imprendere il pubblico servizio . « Tutte le reclute - dicevano infatti le capitolazioni dei capi - leva - dovranno essere volontarie e non ingaggiate con frode o con ubbriacarle , sotto pena a chi avesse ingaggiato con frode alcuna recluta , di essere casso immediatamente dal rollo della compagnia ( di leva ) e spedito in Levanto per anni sei in figura di soldato ; ed essendo incapace del servizio , di essere condannato in prigione ad arbitrio di S . E . il Savio alla Scrittura , dovendo i soldati rimettersi ad incontrare il pubblico servizio di buon genio e di tutta loro buona volontà » ( 90 ) . D ' altronde le tradizioni militari dei Dalmati ed il prestigio che aveva presso di loro il veneto governo , disimpegnavano ampiamente gli ingaggiatori dal ricorrere a queste arti subdole . Tra i capi leva in Dalmazia godeva anzi di bella fama , ai tempi di Angelo Emo , il tenente colonnello Carlo Marchiondi ( 91 ) . I capi - leva si aggiravano per le borgate e le campagne di oltremare a far l ' incetta d ' uomini , coadiuvati da provetti subalterni esperti nella lingua illirica , e l ' attività loro si esplicava rispetto allo Stato pressoché nell ' orbita di un vero e proprio appalto da privative ( 92 ) . La levata regolavasi mediante apposite capitolazioni accettate dalle due parti contraenti , l ' ingaggiatore a nome del governo e l ' ingaggiato . Le reclute dovevano contare « almeno 4 piedi ed 8 oncie di statura , ( metri 1,622216 ) ( 93 ) avere un ' età compresa tra i 16 ed i 40 anni , essere sani , senza alcuna imperfezione di corpo , parlare l ' illirico , non essere disertori dalle pubbliche insegne , non avere infine esercitato mai alcun mestiere infame ( 94 ) » . All ' atto dell ' ingaggio e dopo la visita « di un chirurgo stipendiato dal pubblico o dalla comunità , il quale era tenuto inoltre a risarcire in ogni caso la Signoria col suo stipendio di qualunque frode » , la recluta contraeva la . ferma di sei anni di servizio continuo sotto le bandiere . Ammassati - come si diceva allora - i nuovi oltremarini , si suddividevano nei diversi riparti territoriali della Serenissima . Quelli destinati alla Dalmazia erano nuovamente visitati dal provveditore della provincia residente a Zara , quelli assegnati a prestare servizio sulla squadra dal Capitanio del golfo , quelli infine destinati alla Terraferma dal Savio alla Scrittura , al Lido di Venezia . Non appena le anzidette autorità avevano riconosciuta la piena attitudine al servizio de ' nuovi inscritti , questi si descrivevano sui pubblici rolli , d ' accordo con gli inquisitori competenti , e da quel punto cominciavano a decorrere gli assegni in conto della forza bilanciata della Repubblica . Con queste pratiche di accentramento amministrativo e di controllo , l ' esercito veneto andava sicuramente esente dalla piaga dei passavolanti . Gli assegni dei nuovi soldati erano di doppio ordine , verso i medesimi e verso i loro impresari . Ogni ufficiale ingaggiatore riceveva infatti per ciascuna recluta riconosciuta idonea 22 ducati , se destinata alla Terraferma e 20 ducati se assegnata alla Dalmazia o al Golfo . Su questo premio poi si dovevano prelevare 12 ducati per l ' uniforme ordinaria la quale , in omaggio alla vecchia tradizione feudale dalmata - che ancora sussisteva tra le sopravvivenze formali - doveva essere fornita insieme al nuovo soldato dall ' ufficiale capo - leva , laddove l ' uniforme cremisi di parata era somministrata dal rispettivo comandante di compagnia . Rimanevano così in attivo ai capo - leva dagli 8 ai 10 ducati di guadagno per ciascuna recluta , vale a dire dalle 32 alle 40 lire , a secondo del corso della moneta ; ciò che costituiva il lucro di tali operazioni . * * * Seguiamo ora la nuova recluta oltremarina nelle sue peregrinazioni e tra le strettoie della fiscalità amministrativa del tempo . I trasporti a Venezia si eseguivano con le cosidette manzere , barche onerarie della specie dei trabaccoli e generalmente usate dai beccaj di Venezia per trasportare colà i buoi da macello ( manzi ) dalle province d ' oltremare . Ordinariamente i trasporti si effettuavano dagli scali di Spalato , di Traù , di Sebenico e di Zara . Sul littorale del Lido - vera e propria caserma di passaggio dei soldati della Serenissima ( 95 ) - i nuovi Schiavoni ricevevano , nell ' attesa di essere sbandati o assegnati ai corpi , un ' istruzione sommaria . Poi , per via d ' acqua , si trasferivano a Fusina e Padova , d ' onde si iniziava il loro faticoso pellegrinaggio per raggiungere i corpi cui erano stati destinati , nel Veronese , nel Bresciano e sui lontani confini del Bergamasco . La paga mensile era di 31 lire venete ( 96 ) - oltre il biscotto per uso di barca che gli Schiavoni ricevevano sempre in omaggio alle loro tradizioni originali di servizio sulle pubbliche navi - laddove i fanti italiani , ossia gli ingaggiati nei paesi di Terraferma , avevano il pane . Con questa somma , pari a circa 16 lire odierne ( 97 ) , lo Schiavone doveva soddisfare le voraci brame del fisco , del proprio comandante di compagnia , e provvedere infine al proprio vitto durante il mese . Egli doveva cioè lasciare 8 lire venete per la massa vestiario , 2 e mezza al comandante di compagnia che lo riforniva dell ' abito cremisi di parata , sborsare oltre a ciò l ' importo dell ' olio per l ' illuminazione delle camerate , della terrabianca ( bianchetto ) per tenere monde e pulite le buffetterie e le parti bianche dell ' uniforme , comperare il grasso , il lucido per le scarpe e perfino i piccoli oggetti di pulizia personale . Restavano così allo Schiavone poco più di 15 lire venete al mese per sfamarsi , eguali a 7 e mezzo delle attuali . I compensi dei soldati veneziani non erano quindi molto lauti . Invano i Savi alla Scrittura avevano rappresentato al Senato la necessità di aumentare l ' assegno della truppa , ma le strettezze finanziarie lo avevano vietato sempre . Ed i comandanti di compagnia - tra l ' incudine delle masse vestiario oberate ed il martello delle cariche superiori che esigevano negli Schiavoni « velade » sempre fiammanti - picchiavano sul grigio del ferro che tenevano tra le mani , cioè sulle masse dei loro dipendenti , il cui peculio castrense di 7 lire e mezzo si assottigliava allora ancora di più . Il Senato in molte di queste circostanze soleva venire in soccorso , ma a beneficio dei comandanti di compagnia piuttosto che dei soldati , specie al caso di mostre straordinarie , di passaggi di principi e di visite . Così essendo di passaggio per Udine nel gennaio del 1782 i principi imperiali di Russia , sotto il nome di principi del Nord , e volendosi in quella circostanza che la compagnia del capitano Borissevich , dei fanti oltremarini Cernizza , destinata loro per scorta d ' onore si presentasse nella maggiore militare decenza , il Senato trovò giusto di compensare quel capitano delle maggiori spese incontrate nella circostanza per il corredo della truppa con 120 ducati di valuta corrente ( 98 ) . In queste strettezze , diventate sempre più acute verso la caduta della Repubblica per l ' abbandono deplorevole delle cose della guerra , la merce uomo scadeva quindi sempre più sul mercato dei soldati di mestiere . Così convenne transigere con le prescrizioni delle capitolazioni ed ammettere nella truppa schiavona « li vagabondi e li malviventi , nonché i banditi che disturbano ed infestano la Dalmazia , provvedimento suggerito dell ' attual Provveditore Generale con plausibili argomenti di carità verso i sudditi e di sicurezza di transito sulle pubbliche strade di quella provincia , ed in vista di rendere utile in qualche modo allo Stato tale sorta di gente scorretta ed indisciplinata » ( 99 ) . Il corpo dei Travagliatori - o compagnie di disciplina istituite nel 1785 per sfollare i riparti dai più torbidi elementi raccolti dai capi - leva - alleviò alcun poco l ' esercito della Serenissima da questo còmpito d ' istituto di correzione ( 100 ) . Ma il male aveva troppo salde e profonde radici perché questo provvedimento , escogitato dal Savio alla Scrittura Francesco Vendramin , potesse sortire a buon esito . Anzitutto il male travagliava le milizie prezzolate con il tarlo roditore delle diserzioni . Dal 1° settembre 1780 al 1° febbraio 1784 , abbandonarono le insegne nei reggimenti oltremarini ben 662 soldati : dal 1° marzo 1785 al 1° settembre 1789 ne disertarono altri 1129; e ciò sopra una media di 3500 uomini presenti in quel torno di tempo nei reggimenti oltremarini ( 101 ) . Con queste cifre significative alla mano , si spiega il grido d ' allarme gittato non molto prima dell ' arrivo dei Francesi nel Veneto dal generale Salimbeni ; grido che se parve a taluno troppo pessimista a tal ' altro sembrò perfino sospetto di fellonia . Ed i bossoli del Maggior Consiglio e del Senato , come si è detto più sopra , ne sanno qualche cosa . « I nostri vecchi soldati - scriveva il Salimbeni al Savio alla Scrittura Iseppo Priuli - sono oramai diventati sentina d ' ogni vizio . Bisogna separarli nelle fazioni della piazza ( di Verona ) dalle cernide , ma non è possibile di separarli anche nei quartieri dove hanno alloggio in comune » ( 102 ) . Ed il Salimbeni proponeva sommessamente al Savio di allontanare gli Schiavoni più facinorosi da Verona , e più specialmente le compagnie dei capitani Missevich e Valerio , « le quali venute dalla Dalmazia sono da sostituirsi con altre ... per preservare le cernide dal contagio dei vizi » . Il Savio Iseppo Priuli non ascoltò la proposta ed il destino serbava a Buonaparte di farla accogliere con la forza . * * * Gli Oltremarini erano ordinati in 11 reggimenti contrassegnati dal nome del rispettivo comandante oppure da quello del circolo di reclutamento più cospicuo . Nel piedilista del 1° settembre 1776 quei corpi erano descritti come segue ( 103 ) : Reggimento Bubich , Selich , Scutari , Sinj , Matutinovich , Craina , Minotto , Rado , Macedonia , Dandria e Bua . Ciascun reggimento contava di regola 9 compagnie , o raccolte per intero in uno dei grandi riparti territoriali della Serenissima , o suddivise tra i riparti medesimi e le navi armate . Faceva però eccezione da questa regola il reggimento degli oltremarini del circondario di Sinj , il quale contava 11 compagnie ripartite nelle province d ' Italia e di Dalmazia . La maggior forza di questo corpo era dovuta all ' importanza militare del territorio nel quale esso si levava , ed al valore e numero dei castelli di frontiera che in esso esistevano ( Spalato , Salona , Clissa , Sinj ecc . ) . Secondo le tabelle organiche di formazione , approvate dal Senato , il reggimento di oltremarini non doveva superare la forza di 432 uomini , ciò che stabiliva l ' effettivo delle compagnie in una media di 54 presenti ognuna . Tale forza non era però mai effettiva , neppure nei periodi di neutralità o durante i mesi del completo armamento delle due squadre , grossa e sottile , quando trattavasi cioè di spedizioni marittime o di crociere di maggiore rilievo . Così nel 1787 , al tempo delle imprese di Angelo Emo , presero imbarco il 1° marzo del detto anno sulle navi armate in guerra ben 19 compagnie di fanti oltremarini , ma essendo tale contingente troppo scarso nella sua forza complessiva di un migliaio di uomini appena , convenne ricorrere al complemento dei reggimenti italiani , i quali fornirono altre 12 compagnie alla squadra , oltre alle 19 fornite dagli Schiavoni . Alla vigilia dell ' arrivo dei Francesi nel Veneto gli oltremarini avevano 24 delle loro compagnie dislocate in Terraferma , con una forza complessiva di 1648 uomini compresi i rinforzi dovuti alle craine ( 104 ) . Tutte queste compagnie erano ripartite come segue : A Verona , Legnago e Peschiera 9 , a Brescia con il castello di Orzinovi 4 1/2 ( 105 ) , a Bergamo e contado 3 , a Crema mezza compagnia , al Lido , con Chioggia e Capo d ' Istria 7 compagnie . * * * I soldati del tempo oziavano molto , e nell ' ozio sfibrante e prolungato che li logorava gli elementi più torbidi degli ingaggiati avevano modo di compiere un vero e proprio corso di perfezionamento . L ' azione degli ufficiali non rappresentava di certo alcun freno in questi moti , perché essa si limitava al controllo delle cifre sui registri , alla sorveglianza del maneggio d ' armi nei cortili delle caserme e dei castelli , e si arrestava alla soglia delle camerate che perciò restavano abbandonate a sé medesime ed ai propri inquilini in un vero stato di abbiezione morale e di miseria materiale . Al tocco del tamburo , che batteva la diana ogni mattina all ' alba , cominciava il giornaliero servizio sulle navi armate e nelle caserme . I soldati si levavano dai loro giacigli , composti di regola della semplice schiavina , o rozza , coperta da letto gittata semplicemente sulle nude tavole , o più spesso sul terreno sul quale essi dormivano quasi sempre vestiti . I paglioni , o pagliericci , vennero a mitigare la durezza di queste vita dei soldati della Serenissima soltanto verso la sua fine , e più precisamente a principiare dall ' anno 1781; e furono limitati dapprima ai presidi delle più notevoli fortezze ed in particolari circostanze di servizio ( 106 ) . Le guardie rappresentavano il pensiero dominante della vita di guarnigione , epperciò il soldato semplice era anche denominato con l ' appellativo di fazioniere , come che quello fosse il suo ufficio esclusivo . Nel servizio territoriale era impiegato ordinariamente un terzo della forza , del qual costume è rimasta traccia fino ai giorni nostri nella norma regolamentare la quale prescrive che il soldato debba avere almeno due notti libere per una passata in sentinella . Le esigenze della società del tempo , il grande numero delle magistrature militari e la frequenza delle risse tra i soldati moltiplicavano a dismisura i posti di guardia . Così vi erano gran - guardie nelle principali piazze delle città fortificate , guardie d ' onore alle primarie cariche militari del luogo , agli ufficiali superiori del reggimento , e così via . Valga ad esempio il seguente specchio delle guardie della città di Verona , nell ' anno 1794 ( 107 ) : MUTE GUARDIE E PORTE Capi - tani Subal - terni Ser - genti Capo - rali Tam - buri e pifferi Fazio - nieri Totale Artiglieri Guardia di S . E . il capitano e podestà ( 108 ) - - 2 1 2 2 37 44 Croati Guardia detta di cavalieri al medesimo . - - - - - - 1 - - 11 12 Italiani Guardia di S . E . il tenente generale comandante ( 109 ) 1 2 1 1 2 24 31 Guardia alle bandiere dei reggimenti - - - - - - 7 - - 35 42 Picchetti dei reggimenti - - 5 - - 6 - - 36 47 Gran Guardia 1 1 1 2 2 24 32 Porta Nuova - - 1 1 1 1 20 24 Porta San Zeno - - 1 1 1 1 20 24 Porta Vescovo - - 1 1 1 1 20 24 Oltramarini Porta San Giorgio - - 1 1 1 1 16 20 N . 2 pattuglie - - - - 2 2 2 16 22 Castello San Felice - - - - 1 1 - - 8 10 Id . San Pietro - - - - - - 1 - - 6 7 Ospedale delle Milizie - - - - - - 2 - - 8 10 Guardia in Ghetto - - - - - - 1 - - 5 6 2 14 10 30 12 279 355 Né è forse fuori luogo ricordare a questo punto anche il servizio di guardia che le truppe prestavano nelle isole e nell ' estuario di Venezia , nel 1792 ( 110 ) . Guardia al Lido , 44 uomini ; appostamenti e feluche di sanità al Lido , 24; feluca S . Erasmo , 8; feluca Tre Porti , 8; Falconera , 8; Carvale , 8; Porto Quieto , 8; sciabecco del canale dei Marani , 12; feluca del canale dei Marani , 12; due feluche a Poveglia , 16; feluca S . Pietro in Volta , 8; feluca di Fisolo , 8; feluca delle urgenze 8; fusta , 24; sciabecco Po di Goro , 48; feluca Po di Goro , 8; feluca Malamocco , 8; seconda feluca di Malamocco , 8; servizi vari di guardia alle reclute , alle caserme ecc . , 60 . Totale , 308 uomini comandati a Venezia e nell ' estuario in giornaliero servizio da « fazionieri » . * * * Al distacco della guardia , fatto con solennità intorno al mezzodì , tutta la truppa prendeva le armi . Si faceva l ' appello per segnalare i disertori , si leggevano gli ordini , si dava una sommaria occhiata alle armi ed agli abiti , dopo la quale funzione la vita militare formale cessava di regola per riprendersi l ' indomani alla medesima ora . Restava la grigia monotonia della vita di caserma . Con quei pochi soldi che rimanevano ancora nelle mani dell ' oltremarino , dopo il passaggio sotto le forche caudine del fisco e del comandante di compagnia , egli doveva rifocillarsi . E disinteressandosi ancora lo Stato dal fornire il vitto ai propri soldati - all ' infuori del biscotto agli oltremarini e del pane agli altri - v ' era taluno che lo surrogava in quest ' opera con ingordigia ed esosità , di guisa che il misero peculio castrense dei soldati di mestiere veniva ad assoggettarsi per questo ad una nuova ed estrema decimazione . Esistevano all ' uopo sulle navi armate e nelle caserme i così detti bettolini , specie di vivanderie esercitate assai spesso da loschi personaggi , nelle quali i soldati si provvedevano dei generi di prima necessità ed anche delle vivande confezionate . A coloro poi cui le strettezze non consentivano di procurarsi le vivande confezionate , i bettolieri fornivano gli arnesi di cucina per apparecchiare di solito la classica polenta ed un misero intingolo per companatico , e ciò previo un piccolo compenso che lo scarso nucleo degli utenti corrispondeva a titolo di noleggio degli arnesi stessi all ' esercente del bettolino . Delle norme - ossia terminazioni - regolavano il servizio di queste vivanderie , specie sulle pubbliche navi , ma l ' ingordigia dei bettolieri era assai spesso più forte anche delle terminazioni . Lo sconcio era anzi giunto a tal segno , poco avanti alla caduta della Repubblica , da indurre il generale Salimbeni a proporre al Savio alla Scrittura dei provvedimenti radicali in materia : « Bisognerebbe - egli diceva - assegnare ad ogni camerata di 10 soldati almeno una caldaia da polenta , una secchia di larice cerchiata ed una tavola per rovesciarvi di sopra la polenta stessa ... Sarebbe inoltre desiderabile , per liberare il soldato dall ' obbligo che ora ha di spendere la mòdica sua paga in una bettola , o bettolino , con grave danno della disciplina e peso della sua sussistenza , di fornire anche la legna necessaria per cucinare il cibo . Con questi mezzi si potrebbero tener uniti i soldati , lontani dalle osterie , dove è forza che dimentichino la loro nativa semplicità e contraggano il mal costume » ( 111 ) . Il governo disciplinare risentiva fortemente degli effetti di questo colpevole regime di abbandono e di trascuranza , acuito dalla fiacchezza dei tempi . Abolita virtualmente la bastonatura sull ' ultimo quarto del secolo XVIII , restava la prigionia e la condanna al remo , la punizione classica delle milizie della Repubblica marinara la quale ne usava sempre con molta larghezza . La pena della galera o del remo era solitamente inflitta ai disertori , ma anch ' essa aveva perduto sulla fine della Repubblica molta parte del suo prestigio , per essersi assottigliato il numero delle navi armate e ridotta a poca cosa la loro navigazione . La punizione alla galera era così diventata un succedaneo della prigione ordinaria . Circa questa bancarotta del governo disciplinare e dei suoi freni , basti dire che molti disertori preferivano la condanna al remo al servizio militare , triste preferenza che illumina l ' ambiente dell ' epoca . « Considerano infatti i soldati - dice un documento - una breve condanna al remo assai meno pesante della vita militare , stentata , faticosa e prolungata per un più lungo periodo di tempo » ( 112 ) . La disinvoltura , con cui affrontavasi questa pena appare infine nei trucchi che solevano usarsi , alla caduta della Repubblica , per gabellare al Savio alla Scrittura i premi promessi a colui che restituisse alle insegne un disertore . Si accordavano per questo in un medesimo corpo due soldati , l ' uno s ' infingeva di abbandonare le bandiere , l ' altro di scoprirlo in un rifugio convenuto in precedenza ; « sicché colludendo notoriamente assieme captori e fuggiaschi tra loro si dividevano il premio assegnatosi ai primi ... Onde sarebbe utile , in luogo di dare il premio a questi captori , di servirsi al caso dei metodi usati dagli esteri eserciti , cioè di obbligare le terre , ville e paesi , ad arrestare i fuggiaschi e condurli senza mercede alcuna alle pubbliche forze , con la cominativa che venendo scoverto in qualsivoglia tempo e modo negletto il fermo di qualche disertore , sarebbe obbligato il villaggio o terra a supplire alle spese incontrate dalle pubbliche casse per il mantenimento e vestiario di un altro soldato » ( 113 ) . Quanto si disse fino ad ora trattando più particolarmente degli Oltremarini può riferirsi anche all ' altra specie di milizia pedestre ingaggiata , cioè agli Italiani . Questi si levavano nei domini della Serenissima in Italia e nell ' Istria Veneta e si raccoglievano al Lido d ' onde , accertata la loro idoneità alle armi , « in tempo di pace , in tempo di guerra , che Iddio non voglia , o di neutralità » erano « sbandati » nelle diverse guarnigioni di terraferma . Gli itinerari delle nuove reclute erano minutamente stabiliti nei capitolati dei capi - leva e circondati da cautele , tutte intese a far giungere sicuramente a destinazione la preziosa merce dei soldati di mestiere , incerti in questi primi passi tra la rude alternativa di seguire una strada intrapresa di mala voglia , oppure di abbandonarla al suo inizio medesimo . Drappelli di croati o di dragoni , oltre la scorta dei soldati delle compagnie di leva , accompagnavano in queste marce le giovani reclute che , così guardate , potevano rassomigliarsi in tutto e per tutto ad un triste convoglio di prigionieri di guerra . Partiti dal littorale del Lido , cioè dal deposito di reclutamento , i nuovi fanti italiani facevano una prima tappa al Castello di Padova che , in molti rispetti , funzionava da deposito succursale del Lido . Dopo una breve sosta in quell ' antico maniero , le reclute destinate a proseguire il loro èsodo continuavano nel cammino fino agli estremi presidi della Serenissima , cioè fin sulle rive dell ' Adda e dell ' Oglio . Talvolta queste tappe erano abbreviate da qualche trasporto per via d ' acqua dal Lido a Chioggia , e di qui con i barconi ( burchi ) a ritroso dell ' Adige fino a Verona . Ma erano casi poco frequenti e subordinati in ogni modo alla occasione di qualche grande trasporto militare da Venezia alla grande piazza di terraferma ( 114 ) . * * * La fanteria italiana surrogò nel 1775 il tricorno , che aveva portato in giro con qualche gloria nelle campagne di Morea sotto il Morosini , con un caschetto di pelle di vitello adorno di una « placca de otton . » In quella circostanza le compagnie di granatieri degli stessi fanti - create assai tempo prima - ebbero dei berrettoni di pelle d ' orso sul modello francese , guarniti di fiocchi azzurri e della « placca » con l ' impronta del leone di San Marco . Pure in quel torno di tempo il colore bianco degli abiti della fanteria italiana - che ne era stato a lungo il distintivo caratteristico , come il cremisi lo era stato per gli oltremarini ed il grigio ferro per gli artiglieri - venne sostituito dal panno azzurro . Così le vecchie velade e bragoni di panno bianco cedettero il campo ad abiti di colore e di taglia alquanto più succinta , chiusi sul davanti da bottoni metallici fin sotto alla cravatta ; e ciò per ovviare all ' incomodo svolazzamento delle falde e per meglio riparare il soldato nella cattiva stagione . Tale riforma aveva anche una portata economica , perché il nuovo abito meglio serrato alla vita del fante rendeva possibile l ' abolizione delle così dette camiciole , o corsetti di colore che si usavano sotto la «velada.» Il soldato portava una cravatta di pelle nera , due incrociature , o bandoliere di bulgaro , una per sorreggere il tasco o bisaccia , l ' altra per sostenere la baionetta . Le cartucce - venti di regola - costituenti il munizionamento del fante italiano erano riposte nel tasco . Il governo amministrativo della fanteria italiana si differenziava in qualche parte da quello dell ' oltremarina . Un sostanziale divario concerneva anzitutto il vestiario , che nell ' italiana era fornito dallo Stato e mantenuto dai comandanti di compagnia , laddove per gli oltremarini - come è detto più sopra - era fornito dai capitani . Al ramo delicato ed importante dell ' amministrazione sopravvegliavano i magistrati sopra camere , cioè i funzionari delle tesorerie locali , impegnando a tal ' uopo le somme che ciascuna di esse aveva disponibili per le cose della milizia ( Casse al Quartieron ) . Le stoffe per le uniformi militari provenivano dall ' industria privata , ed erano fornite dalle fabbriche e lanifici di Schio , Castelfranco ( 115 ) ed Alzano nel Bergamasco ( 116 ) . Anche Venezia si distingueva in quest ' arte con due stabilimenti di molta fama , specie nella confezione dei panni colorati di scarlatto , di cremisi e di azzurro , che si esportavano pure largamente in Dalmazia e nelle contigue terre balcaniche . Le merci che l ' industria privata così offriva alla Repubblica erano collaudate di regola presso i depositi al Quartieron , o magazzini di equipaggiamento e di vestiario della truppa . I lanifici e le fabbriche di cui sopra , erano oltre a ciò ispezionate ogni bimestre da due dei cinque Savi alla mercanzia , i quali dovevano vegliare sulla qualità e sulla quantità delle lane da incettarsi per confezionare i panni per uso militar . Queste lane dovevano essere tassativamente della specie nominata sacco , scopia o Puglia ( 117 ) . Le medesime cautele vigevano per la fornitura delle buffetterie e dei cuoî necessari per esse : incrociature , taschi , pendoni , o centurini da sciabole , baionette , palossi e palossetti , che erano pure somministrati dall ' industria privata e più precisamente dai fratelli Zaghis di Treviso . I reggimenti di fanteria italiana alla caduta della Serenissima erano in numero di 18 . Per decreto del Senato , nel maggio 1790 i reggimenti di cui sopra assunsero un numero progressivo fisso , oltre al nome variabile derivato dal rispettivo colonnello comandante . E questi numeri erano : Reggimento Veneto Real n . I del colonnello Alberti - reggimento n . II del colonnello Mario Alberti - reggimento n . III del colonnello Marin Conti - reggimento n . IV del colonnello Francesco Guidi - reggimento n . V del colonnello Teodoro Volo - reggimento n . VI del colonnello Giambattista Galli - reggimento n . VII del colonnello Lòdoli - reggimento n . VIII del colonnello Pacmor - reggimento n . IX del colonnello Marco Conti - reggimento n . X del colonnello Francesco Covi - reggimento n . XI del colonnello Andrea Toffoletti - reggimento n . XII del colonnello Marino Stamula - reggimento n . XIII del colonnello Giacomo Sarotti - reggimento n . XIV del colonnello Francesco Galli - reggimento n . XV di Rovigo - reggimento n . XVI di Treviso - reggimento n . XVII di Padova - reggimento n . XVIII di Verona ( 118 ) . Il numero di questi reggimenti era marchiato a caratteri romani sui grossi bottoni di metallo dorato di cui erano adorni gli abiti dei fanti italiani . Come gli oltramarini , anche reggimenti di italiani si suddividevano in 9 compagnie ciascuno ( 119 ) . La loro forza complessiva oscillava nel 1790 intorno ai 6276 uomini , ripartiti in 162 compagnie organiche . Di queste , 43 con 2712 uomini erano nelle guarnigioni di terraferma , raccolte in massima parte nei presidi di Verona , Legnago e Peschiera , quando a quelle terre venne ad affacciarsi Napoleone Buonaparte . CAPO V . Le milizie paesane . L ' esercito assoldato del vecchio regime agonizzava adunque a Venezia sotto il peso degli anni , degli errori e dell ' universale indifferenza . Indebolito nel principio di autorità , roso dal tarlo profondo dell ' indisciplina , conscio di essere diventato da ultimo uno strumento inutile a sé medesimo , maleviso ai novatori come un ' arma da tirannide decrepita , trascurato dai medesimi governanti che ne sapevano tutta l ' intima debolezza organica e morale , l ' esercito assoldato veneto più non rappresentava alla caduta della Repubblica se non l ' ombra di sé medesimo , una sopravvivenza intristita che il primo soffio di fronda sarebbe stato sufficiente a rovesciare nella polvere . Causa dunque la pertinace riluttanza della Serenissima nel concedere all ' organismo nato ai bei tempi dei condottieri del Trecento le riforme e l ' evoluzione che esso richiedeva , l ' organismo medesimo stava per giungere all ' ultima mèta del suo travagliato ciclo nella città delle lagune . Si spiega così come nello spirito dei migliori - per quanto pochi - si rappresentasse la necessità di surrogare alla imminente rovina delle armi regolate venete qualche altro istituto che valesse a raffermare nelle medesime quella fiducia che sembrava oramai spenta nei cuori . Ed il rimedio meglio adatto alle esigenze pressanti dell ' ora sembrava consistere in una risurrezione delle vecchie cernide veneziane , in un adattamento cioè degli ordini di queste - nate in tempi non meno travagliati per la Repubblica - alle condizioni militari , economiche e sociali delle nuove età . Nella fede ancora superstite in questi illusi , la maschia e vigorosa fondazione di Bartolomeo d ' Alviano pareva ancora sorridere , piena di promesse e di lusinghe , come dopo la Ghiara d ' Adda e la perdita dei domini Veneti di terraferma , nel 1794 , come al tempo della Lega di Cambrai . Alla perfine non si erano perduti dai Veneti né terreni , né battaglie ordinate , e l ' uniforme tranquillità dell ' epoca pareva propizia , purché si volesse , a restaurare la milizia secondo forme meno viete e più progredite . Si trattava in sostanza di fare ritorno alla semplicità ed alla spontaneità delle funzioni dell ' istituto militare , reso pesante dagli attriti , rugginoso dalla lunga e sfibrante inazione , improduttivo per essersi ridotto - causa la sfiaccolata bontà dei governanti - a disimpegnare insieme i còmpiti di istituto di beneficenza e di vasta casa di correzione . Le cerne , vera e prima milizia territoriale ed archetipo della Landwehr di Stato , dovevano perciò evoluzionare nelle forme e nella sostanza . Di conseguenza , al concetto della prestazione personale dei componenti di tale milizia derivato dalle antiche compagnie del popolo , durante una campagna di guerra o un determinato periodo di neutralità armata , doveva sostituirsi quello di un servizio temporaneo sotto le bandiere , anche all ' infuori delle dette eventualità ; un criterio da coscrizione progressiva , una specie di prefazione insomma al servizio personale individuale ed obbligatorio . La riforma era dunque ardita perché i tempi della decadenza veneta repubblicana potessero accoglierla , comprenderla ed attuarla . Nondimeno , per qualche sintomo , essa poteva sembrare ancora possibile a coloro che la vagheggiavano . Anzitutto il buon volere con cui , dopo tanti anni di dissuetudine , le cerne erano accorse alle armi nella primavera del 1794 per rimpolpare le scheletrite compagnie dei soldati di mestiere , ed in secondo luogo l ' arrendevolezza con cui le cerne medesime si erano sottomesse agli sbandi resi necessari per colmare in modo uniforme le deficienze dei diversi presidi militari di terraferma . In linea di diritto e di organica militare adunque l ' evoluzione aveva compiuto indubbiamente un grande passo . L ' elemento campagnuolo delle cerne rassicurava oltre a ciò i più retrivi e timorosi del governo della Serenissima , coloro cioè che a tutto si sarebbero rassegnati pur di non toccare di un punto il vetusto e tradizionale edificio degli ordini repubblicani . Il rinvigorimento delle cerne infatti , mentre poteva rafforzare i ben noti spiriti conservatori della popolazione delle campagne , affezionate all ' antico ordine delle cose , ligie ai patrizi ed al clero , poteva nel contempo costituire nelle mani di questi ultimi un sicurissimo presidio da contrapporre a qualunque novità avesse potuto arrecare l ' avvenire . I documenti di tali sensi di ossequio , come pure la presunzione che essi avrebbero corrisposto al caso di una reazione improvvisata non facevano difetto nelle masse rurali nelle quali le cerne si reclutavano . Nella primavera del 1796 i contadini del Bergamasco , sorpresi dalla mareggiata giacobina nelle loro campagne in fiore , affluivano a torme al capoluogo della terra , si accalcavano allo sbocco delle vallate , si armavano ed eccitavano il loro podestà Ottolini ad organizzarli in vasta e tenace guerriglia e capitanarli nel nome della patria in pericolo . « Non sarà però molesto a V . E . - scriveva l ' Ottolini al Doge , il 2 giugno 1796 - se , con la mia solita ingenuità . confermo esser sempre vivi i miei timori sulle direzioni della popolazione all ' arrivo dei Francesi . Ravviso anzi in generale una tale e tanta animosità contro di essi , che attribuirò sempre ad un tratto di fortuna se non succede inconveniente , sebbene dal canto mio faccia tutto il possibile per evitarlo . Ho rinnovato quindi le commissioni di fare stare tutti tranquilli ai capi dei comuni ed ai parroci della città e provincia , ed impegnai i sacerdoti a secondarmi con tutto il fervore possibile » ( 120 ) . Non molto tempo dopo , accompagnando lo stesso Ottolini una proposta fatta dai campagnuoli bergamaschi al Doge , di levarsi cioè a massa , quel magistrato soggiungeva : « In relazione a quanto ebbi a rassegnare alla E . V . intorno alle spiegate generose impazienze di numerose popolazioni delle vallate di questo territorio , di esporre tutte volontarie le vite proprie per la difesa e la gloria del Principato , precise come sono e confermate in reale proposizione accolta dall ' universale uniforme voto dei rispettivi consigli , mi formo dovere di assoggettarla devotamente a cognizione di V . E . raccolta nell ' unita parte ( deliberazione ) del General Consiglio ... con cui si offrono a pubblica disposizione 10,000 uomini riuniti delle loro armi , tutta gente scelta , capace e ben diretta , che può prestare un ottimo servizio ... desiderosa infine di sacrificarsi per la perpetua e felice costituzione loro sotto il Veneto dolcissimo impero » ( 121 ) . * * * Adunque , se a questo slancio delle popolazioni rurali soggette a Venezia avesse corrisposto l ' opera prudente e cosciente del governo della Repubblica , si sarebbe per certo acceso sui fianchi e sul tergo degli eserciti di Napoleone Buonaparte nella loro marcia dall ' Adda all ' Isonzo un terribile incendio reazionario da Vandea ( 122 ) . In realtà , al tempo di cui si parla , la Serenissima aveva preso oramai il suo partito riguardo alle milizie paesane ed alle cerne , il partito grigio delle mezze misure , dei compromessi e dei destreggiamenti , tutto proprio delle individualità e delle collettività fiacche e malate . Alle prime novelle della rivoluzione di Francia , il Senato aveva deciso di risciorinare la vecchia e comoda divisa della neutralità armata , quella medesima che aveva servito così bene a nascondere le magagne della Serenissima , nel 1701 , nel 1735 e nel 1743 . Ma , dileguatasi alquanto l ' impressione del primo momento , si vide che quella vecchia e sdrucita zimarra della neutralità in armi si rivestiva in circostanze ben diverse da quelle degli anni precedenti . La Serenissima era minacciata questa volta da un lato dalla nuova Francia nelle basi del suo reggimento politico e fors ' anco nei suoi domini , e dall ' altro dall ' Impero che , per ragioni di frontiere e di militari interessi , poteva violare la proclamata neutralità ad ogni occasione propizia . La Serenissima doveva quindi essere pronta a tutelare un bene senza disporre della necessaria forza per allontanare il male . In questi frangenti l ' unica forza e speranza erano le cerne . Per rimetterle in valore si presentavano due partiti : l ' uno derivato dalla consorteria conservatrice militare veneta , l ' altro dal piccolo nucleo dei riformatori . Il primo caldeggiava un largo e fecondo innesto delle cerne nelle truppe prezzolate , per scansarle dalla prossima morte mediante una trasfusione di sangue rigoglioso in un corpo infermo , e proponeva quindi un amalgama ; il secondo partito mirava invece decisamente a soppiantare i regolati ed a surrogarli senza compromessi di sorta con le milizie paesane . Vinse il partito dell ' amalgama , dopo molte discussioni accademiche sui pregi di un metodo e sugli svantaggi dell ' altro , mentre il vento di fronda che veniva dalla Francia si era oramai tramutato in procella . Fino dalla primavera del 1791 , il Savio aveva esortato le primarie cariche militari a riunirsi per concretare i provvedimenti più adatti a riordinare le cerne . Per questi studi mancavano però i dati di fatto , poiché la costumanza delle mostre generali e dei mostrini era passata in dissuetudine come un ' anticaglia , sicché convenne attendere ancora un ' altra primavera per riordinare i ruoli e raggranellare gli inscritti , « essendo questi quasi tutti ammogliati , laonde si credono dispensati , quantunque non cassi , oltreché non sono poche le emigrazioni nel territorio e le morti avvenute da tempo » ( 123 ) . Finalmente , nella primavera del 1794 , le cerne riapparvero alla luce in uno degli ultimi tramonti della Serenissima . La fusione di esse con i regolati era allora al sommo dei pensieri del Senato , « che si proponeva , non già di ripetere da questo corpo una truppa agguerrita , capace di marciar subito tutta unita e direttamente contro il nemico , ma bensì un corpo da potersi , tutto o in porzione , prontamente unire alle altre truppe ... disposto ad essere in assai più breve tempo delle reclute comuni istruito nelle militari evoluzioni , reso capace a presidî , difese e battaglie . Tale essendo il servizio che da esso corpo si propone di ritrarre il Senato , basterà disporre quello che può essere atto a preparare ed ottenere dalle cerne subito l ' occorrente da poter divenire , con poche istruzioni , un ottimo soldato » ( 124 ) . Ma per questo amalgama - compiuto per di più in evidente condizione di inferiorità delle cerne rispetto ai regolati - occorreva una certa misura tra gli elementi da fondersi , affinché riuscisse una forte e vigorosa combinazione non già un miscuglio instabile . Si addivenne così al partito del sorteggio , ossia all ' estrazione tra le cerne , ed all ' adozione di una ferma biennale da attribuirsi a quei descritti cui sarebbe toccato in sorte di amalgamarsi con i regolati . La costumanza d ' altronde aveva qualche precedente nei periodi delle neutralità anteriori , specie nel 1703 e nel 1709 ( 125 ) , sicché fu accolta dalle masse campagnuole con uno spirito di rassegnazione che parve superare le aspettative . L ' esempio del piccolo ma forte Piemonte - rievocato a proposito dal Fontana ambasciatore Veneto a Torino - aveva persuaso alla fine anche i più scettici in materia di cerne ( 126 ) . Quivi i reggimenti stanziali erano assai di frequente rincalzati con uomini tratti dai reggimenti provinciali , cioè dalle milizie paesane piemontesi , e mercé tale incorporamento periodico , replicato a più riprese e quindi numeroso di elementi scelti del paese obbligati temporariamente alle armi , ben sicuri di far ritorno alle case al termine della ferma , il sistema di reclutamento dell ' esercito subalpino aveva fatto un grande passo verso i metodi in fiore ai nostri giorni ( 127 ) . In queste buone predisposizioni ed in queste analogie organiche , i novatori di cui sopra scorgevano da ultimo un indizio benaugurante per la propria tesi . * * * Adunque , nel maggio dell ' anno 1794 , dietro istanza del brigadiere Stràtico - il miglior campione del partito conservatore militare veneto del tempo - il Savio di Terraferma alla Scrittura Antonio Zen emanò un decreto con il quale si prescriveva , « di effettuare l ' estrazione tra le cerne dell ' Istria e la coscrizione tra le craine della Dalmazia , di un competente numero di individui per essere imbarcati ed inoltrati al Lido per rinforzo occorrente ai soldati di Terraferma ( 128 ) . L ' obbligo alle armi dei sorteggiati doveva essere di un biennio , i compensi di 2 ducati a titolo di donativo da corrispondersi all ' atto del loro innesto nella milizia regolata , la paga eguale in tutto e per tutto a quella dei soldati di mestiere , cioè a 31 lire venete nominali . In questo modo , nel maggio dell ' anno sopra ricordato , si ingaggiarono sull ' altra sponda dell ' Adriatico 500 reclute , e cioè 125 nell ' Istria Veneta e 375 nella Dalmazia , sorteggiate rispettivamente e proporzionatamente sopra un contingente di 525 uomini atti alle armi della prima provincia e 1375 nella seconda . Il mese successivo si levarono altre 450 reclute tra le cerne di Terraferma e nell ' agosto altrettante in Dalmazia : in complesso 1400 uomini in 4 mesi . Erano esenti da questa prestazione i comuni della Bresciana , per l ' antico privilegio loro di servire con la gente solo nell ' interno della terra , sicché quelle cerne si incorporarono nei presidi della provincia e più precisamente nelle due compagnie dei fanti italiani di presidio in Orzinovi . Ma , più che altrove , questi primi saggi di coscrizione avevano incontrato grande favore sull ' altra riva dell ' Adriatico . « L ' estensione della Dalmazia - diceva la relazione di un piedilista dall ' epoca - la sua aperta e moltiplicata confinazione esigendo talora per l ' indole dei finitimi uno straordinario aggregato di individui , anche per una sola occasione al servizio , così si arrolano ivi le colletizie , le quali sono più adatte di ogni altro per la loro nascita ed educazione a difendere i focolari ed il pubblico suolo . Armigeri per istituto , essi non hanno bisogno di annui esercizî che li addestrino come i sudditi della Terraferma e dell ' Istria , ma cadono ben volentieri in stipendio per il solo tempo del servizio che fanno nel corpo delle colletizie sotto i loro ufficiali che , stipendiati con costanti tenuissime paghe , tengono una certa sopravveglianza sull ' andamento dei sudditi della Sardarìa ( o rispettivo contado ) , sono come accreditati e riveriti dalla popolazione e preposti al caso a dirigerla con paghe in tal caso corrispondenti al grado che dalla pratica è loro accordato per rientrare , tosto che cada la ragion dell ' armo , nel consueto metodico loro piede » ( 129 ) . In quell ' anno 1794 si ristabilirono pure le mostre generali , si completarono i ruoli sotto la responsabilità dei singoli rappresentanti e capi di provincia nonché di 2 colonnelli delle cernide oltre Mincio ed in Terraferma e di 4 ufficiali dello Stato Generale all ' uopo prescelti dal Savio alle Ordinanze , pure due per di qua e due per di là del Mincio ; infine si ristamparono le norme della « Elementar istruzione ad uso delle cernide » edite nel 1763 ( 130 ) . Sempre però ligio al concetto fondamentale dell ' amalgama - da attuarsi cautamente e circospettamente - il Senato aveva prescritto di escludere al possibile i volontari dalle nuove coscrizioni , sia perché il vocabolo aveva troppo sapore di giacobinismo , sia perché ammettendo i volontari medesimi quella suprema magistratura temeva che l ' istituto tradizionale delle cerne tralignasse con troppo rapida vicenda nel campo dei fautori delle nuove milizie . Intanto su questo terreno delle mezze misure il tempo passava veloce . Scoccati due anni dalla coscrizione delle prime cerne con ferma biennale , nella primavera del 1796 convenne provvedere ad altre levate in Terraferma ed Oltremare ( 131 ) . I ruoli ben preparati dai merighi , o capi plotoni delle cerne , dovevano rimanere esposti nelle chiese per 8 giorni almeno prima della rassegna e del sorteggio , onde aprire l ' adito ad ognuno di produrre i propri gravami , o titoli di esenzione . Per coloro che comunque avessero beneficiato di questi ultimi , il Savio aveva in animo di adottare una speciale tansa , o tassa militare alle ordinanze , sicché riducendo i gravami personali allo stretto indispensabile , o magari sopprimendoli , il passo verso una coscrizione regolare e perfino verso una leva in massa sarebbe riuscito semplice ed agevole ( 132 ) . Ma il tempo per attuare tali riforme mancò . Per questa seconda grande levata delle cerne il Savio alla Scrittura aveva promulgato non poche norme , da osservarsi scrupolosamente da tutte le cariche cioè autorità militari competenti . I drappelli dei congedandi della levata del 1794 dovevano essere riaccompagnati alle rispettive case da ufficiali : tutti i mezzi di trasporto oltremare dovevano sfruttarsi all ' uopo , come tutte le lusinghe dovevano pure adoperarsi nell ' intento d ' indurre le cerne più volonterose ad assoggettarsi ad una riafferma con premio ( 133 ) . E ciò urgeva oltremodo . La proporzione delle cerne ai « regolati » , causa l ' inaridirsi delle fonti di reclutamento di questi ultimi , minacciava di far traboccare il piatto della bilancia a favore delle milizie paesane , ciò che se poteva sorridere ai novatori non poteva talentare per certo ai conservatori . Sicché le riafferme mantenendo alle armi un certo numero di cerne che , sotto molti rispetti , potevano considerarsi come « regolati » , dovevano funzionare quasi da vàlvola di sicurezza del sistema dell ' amalgama . * * * Le unità dei soldati permanenti , intristite dall ' indisciplina , scheletrite dalle diserzioni , si fondevano infatti come neve al sole . « Devo infatti far presente alla E . V . - scriveva il 16 febbraio 1796 il Savio alla Scrittura Priuli al Doge , « - che presidiate essendo le presenti piazze e fortezze d ' Oltre - Mincio compresa Verona da fanteria italiana , con teste 2712 , artiglieri 173 e 1223 nazionali ( Oltramarini ) , eseguito lo sbando tra giugno e novembre degli Istriani , delle Craine e delle Cernide Italiane levate nell ' anno 1794 , il totale delle pubbliche forze della Repubblica in Italia verrà a ridursi a 4 compagnie di invalidi - in tutto teste 327 - che formano il presidio delle città di Palma , Udine , Treviso , Padova , Rovigo e Vicenza , a 7 compagnie di cavalleria ed a 325 invalidi Oltremarini disposti tra gli appostamenti del Lido , Istria e Padova , e finalmente a 24 compagnie di Nazionali formanti teste 789 , tra il Lido e la Terraferma , oltre a 4 compagnie di cannonieri , con teste 141 ed Italiani attive compagnie 13 , con teste 325 . In tutti , teste 2187 , che occorrer dovranno alle molteplici esigenze della sanità , biave , oltre le guardie , i dazi etc . » ( 134 ) A questi estremi si era oramai ridotto l ' esercito della Serenissima . Epperciò parlare ancora di amàlgama in tali frangenti come nella primavera del 1794 sarebbe stato follia , dal momento che l ' esercito dei « regolati » , il quale doveva funzionare da crogiuolo della fòndita , più non esisteva se non di nome : ostinarsi a mantenere un sistema di reclutamento che i tempi e le circostanze unanimi designavano per anacronismo , sarebbe stato lo stesso che chiudere le caserme per sciopero di soldati . Tutto questo avrebbe oltre a ciò contrariate le viste politiche della neutralità armata , « non sospetta , ma necessariamente richiesta dall ' onore e dalla salute della Repubblica , » , come aveva pubblicamente dichiarato in Senato Francesco Pesaro in una concione diventata poi memoranda ( 135 ) . Il partito militare novatore della Serenissima , il fautore cioè delle milizie paesane in tutto e per tutto , aveva così vinta la propria tesi mentre la Repubblica moriva . Le novelle di Francia , i metodi rapidi e decisi delle guerre della Rivoluzione , i sistemi di leva in massa avevano spinta la loro eco fino alla città delle lagune . L ' ultimo Savio di Terraferma alla Scrittura se ne era fatto persino il portavoce , unitamente al Savio uscito Bernardino Renier , a Francesco Gritti Savio alle Ordinanze in carica ed a Domenico Almorò Tiepolo Savio alle Ordinanze uscito , al tenente generale Salimbeni , e , tutti insieme - come si costumava per le deliberazioni di maggior rilievo - avevano proposto al Senato di adottare anche per l ' esercito Veneto un sistema di reclutamento per coscrizione , con ferma triennale ( 136 ) . Un premio di due ducati doveva essere corrisposto subito agli estratti nelle rassegne delle cerne , il doppio a coloro che si offrissero spontaneamente alle bandiere . Ai nuovi soldati si prometteva oltre a ciò una licenza di almeno un mese all ' anno , da fruirsi alle proprie case durante il periodo invernale , e più precisamente dal 1° novembre al 31 marzo . Al termine della ferma triennale gli inscritti dovevano ricevere un donativo di 18 ducati ognuno . Questa fu l ' ultima evoluzione delle vecchie cernide venete , conforme al concetto che presiede al reclutamento degli eserciti odierni . Per essa l ' antico preludeva il nuovo , ed il passato di Vailate e di Rusecco avrebbe schiuso la strada ad una nuova serie di memorande imprese , se la Repubblica avesse avuto occhi per vedere e cuore per intendere . E Giacomo Nani , l ' ordinatore delle nuove milizie paesane in battaglioni regolari vestiti ancora della fiammante divisa degli Oltremarini ( 137 ) , avrebbe eguagliato per certo la fama di Bartolomeo d ' Alviano , se il popolo veneto che vide cadere la Repubblica come un lògoro e vecchio castello di carte da giuoco davanti alla furia di Napoleone Buonaparte , fosse stato pari in vigore e tenacia al popolo della Lega di Cambrai . * * * Ma i tempi , i condottieri e le buone milizie non si improvvisano , perché sono frutto dell ' evoluzione lenta dei principi e , sopratutto , della rude esperienza individuale e collettiva . Epperciò la vecchia Repubblica doveva prima , perire e poscia rinnovarsi nell ' anima del suo popolo . In queste condizioni di fatto , il fermento delle nuove età ed i sintomi precisi e sicuri di un rinnovamento prossimo non potevano manifestarsi - anche agli occhi dei più apparecchiati a comprenderli - se non con contorni indecisi e mal definiti , come una linea di orizzonte ampia e nubilosa alla luce dalla prima aurora . Di tali sentimenti fanno fede alcune scritture dell ' epoca , e specialmente è suggestiva una dovuta alla meditazione , più che alla penna , di un antico allievo del Militar Collegio di Verona discepolo del maestro Giambattista Joure , cioè il capitano del genio Leonardo Salimbeni , figlio del tenente generale comandante delle milizie venete concentrate a Verona : « Mi sono fatto incontro al generale Buonaparte - dice quella scrittura - verso la città di Brescia . Tutte le terre ed i villaggi dello Stato Veneto per dove i Francesi si incamminano si mostrano pieni di spavento e di terrore . Gli abitanti si ritirano con i loro effetti nei paesi più lontani e lasciano deserte le case e le campagne . Ho sentito qualche soldato francese lamentarsi di questo ( così lo chiamano ) difetto di fidanza , epperciò io ho cercato di far cuore agli abitanti delle terre per le quali sono passato ... I soldati francesi sono tutti giovani e volonterosi .... . in una colonna forte di 20.000 uomini almeno non ne ho veduto alcuno che giungesse all ' età di 40 anni . Erano molto allegri , cantavano di continuo canzoni repubblicane , e mi si mostrarono persuasi della capacità e del coraggio dei loro condottieri , lodando sopra tutto e levando al cielo il merito di Buonaparte . Fui assicurato da molti che quei soldati non disertano mai , da quelli infuori che temono imminente un qualche severo castigo . Infatti le loro marce senza le solite cautele per impedire la diserzione mi hanno persuaso che ciò sia proprio vero ; ma non sarebbe forse così al caso che fossero battuti . « Il vestiario di questi giovani soldati di fanteria consiste in un paio di calzoni lunghi di panno bianco , o di tela , in un farsetto di roba simile ed in una velada turchina , del taglio ordinario , fornita di mostre e di paramani bianchi . Hanno cappello in testa , buone scarpe , camicie proprie e grosse cravatte al collo . Gli artiglieri differiscono nel colore delle mostre e dei paramani , che sono di rosso . La cavalleria è meglio vestita , ma in varie maniere . Non si vede però alcuna eleganza di vestiario in nessun corpo di questa armata , né l ' uniformità e la proprietà osservata dalle truppe tedesche , sicché si riscontrano molti soldati aventi i loro vestiti affatto lògori e coi gomiti fuori . « La fanteria è armata di fucile leggero con una lunga baionetta e di una sciabla al fianco . La cavalleria al solito , ma con carabine più corte , ed è fornita di cavalli eccellenti . Gli artiglieri sono tutti a cavallo in vicinanza dei loro pezzi , il che rende quanto mai spedito il loro manneggio durante l ' azione , sì volendo avanzare che in ritirata . Nella colonna che ho incontrata non eravi che artiglieria leggiera . Abbondano di pezzi da 8 del calibro francese e di obusieri da 8 pollici , sicché hanno per questo conto un vantaggio grande sopra gli Austriaci i cui pezzi sono per la maggior parte di calibro minore . « Un capitano mi ha permesso di esaminare i suoi pezzi e mi spiegò tutte le innovazioni delle nuove artiglierie di Francia . « Si ottiene tutto da essi con la civiltà e con la franchezza . La disciplina di questa armata è tutta di una nuova natura , e non è veramente in vigore se non quando i soldati si mettono sotto le armi . Dormono sempre allo scoperto e senza tende , passano i fiumi di poca larghezza sempre a nuoto ed i loro ufficiali di fanteria , fino al capitano incluso , marciano a piedi alla testa dei loro uomini . Ufficiali e soldati tutti portano delle bisacce sul dorso , essendo assai piccolo il numero dei domestici permessi dalle loro ordinanze militari .... « Bisogna ora fare un succinto ritratto del generale Buonaparte . La sua statura è al disotto della mediocre , viso scarno e pallido , occhio vivace , corpo esile . È assai composto di sua persona e molto riflessivo . Egli dà ordini così chiari e precisi ai generali subalterni , che ad essi poco o nulla rimane da aggiungere . Conosce siffattamente la forza delle sue armate , anche nelle più diverse posizioni di manovra , che a memoria ed in un istante egli ne ordina i movimenti senza per ciò ricorrere ad altri aiuti . « Buonaparte è fertile in progetti che sa condurre a fine sempre per li modi i più semplici . È risoluto nell ' operare ed ama in sommo grado la gloria , e la lode . « Così lo ho veduto e così me lo hanno dipinto i suoi ufficiali ed i suoi soldati » ( 138 ) . Con questa confusa visione di un esercito dell ' avvenire levato dalla nazione e per la nazione , pulsante della vita , della volontà e della forza cosciente di quest ' ultima di cui rappresentava il fiore ; con l ' imagine davanti agli occhi di un esercito condotto da un generale come Napoleone Buonaparte , amante al sommo della gloria e della lode , cadeva l ' esercito veneto dei soldati di mestiere per lasciare il posto al nuovo , sull ' esempio di quelli che dalla Francia venivano allora ad affacciarsi alle lagune di Venezia . CAPO VI . L ' artiglieria veneziana . La veneta repubblica , romanamente e saviamente , ha sempre prediletta la massima in pedite robur . Sui 18 reggimenti di fanti italiani e sugli 11 di oltramarini essa non contava infatti , alla caduta , che 4 reggimenti di cavalleria , 1 di artiglieria ed 1 di operai ( il così detto reggimento Arsenal ) , proporzione per certo assai favorevole all ' arma del popolo , qualora si consideri il fondamento oligarchico ed aristocratico dello Stato e la necessità di ben presidiare i numerosi castelli e fortezze che esso aveva sparsi , dall ' Adda e dall ' Oglio , giù per il littorale dalmata , fino allo scoglio di Cerigotto . A cifre tonde , a 262 compagnie di fanteria non facevano quindi riscontro che 43 compagnie , tra dragoni , corazzieri , croati e cannonieri . La prevalente soverchianza numerica della fanteria sulle altre armi non fece però dimenticar mai alla Serenissima la cavalleria e l ' artiglieria , e quest ' ultima in particolar modo . Quale ramo progredito dell ' arte , l ' artiglieristica vantava anzi a Venezia belle tradizioni dottrinali e bibliografiche : basta sfogliare la cospicua e diligente raccolta del Cicogna per convincersene ( 139 ) . Figurano in essa , tra le opere più conosciute , il Breve esame da sotto - bombardiere , capo e scolaro , redatto sotto forma di dialogo , l ' Esercizio dell ' artiglieria veneta e maneggio del fucil , oltre all ' opera classica del maggiore Domenico Gasperoni , ricordata più sopra e dedicata al doge Paolo Renier . Però , fino all ' anno 1757 , l ' esercito veneto non ebbe un corpo di artiglieria a sé , a somiglianza dei reggimenti delle altre armi . Né la specializzazione tattica dei cannonieri era giunta ancora a tal segno da richiedere particolari provvedimenti a loro riguardo , sicché la Serenissima si compiaceva di conservare loro , al possibile , quella tal veste di maestranza , rimasuglio di vecchi statuti e consorterie , dalla quale il corpo medesimo , con poca spesa , ritraeva grande prestigio e saldo vincolo organico . Al servizio ordinario nei castelli , nelle fortezze e sui pubblici legni armati , provvedevano i così detti artiglieri urbani , bombardieri o bombisti ; propaggine delle cerne e particolare aspetto delle Landwehr venete che , in origine , erano così ricche di multiformi e fecondi atteggiamenti da milizia popolare . Ai bombardieri appartenevano infatti per obbligo gli affigliati alle maestranze ed alle scuole devote al culto di Santa Barbara , il quale rifletteva sulla consorteria uno spiccato carattere religioso militante . Dopo il 1570 la confraternita si ridusse in fraglia , cioè scuola o associazione laica , sotto la protezione della medesima santa , con capitolari che prescrivevano ai componenti dell ' arte alquanti esercizi personali obbligatoli da compiersi al Lido . Il Consiglio dei Dieci ed i Provveditori del Comun ( 140 ) dovevano scrupolosamente vegliare all ' assetto di questa scuola ed all ' osservanza dei doveri degli affigliati , d ' accordo con il magistrato alle artiglierie ( 141 ) e con « quello alle fortezze » . Ogni città fortificata o castello disponeva di un nucleo organizzato di codesti bombardieri , istruito , disciplinato e condotto da ufficiali medesimamente prescelti tra le maestranze . I bombardieri di Venezia , dell ' estuario e dei riparti Oltremare , con le rispettive scuole , dovevano provvedere al servizio delle artiglierie sui pubblici legni , oppure assoggettarsi al pagamento della relativa tansa , o tassa di esonerazione come si è detto più sopra . I bombardieri - secondo i capitolari dell ' arte - dovevano presentarsi a raccolta ad ogni tocco di generala , o assemblea , sottomettersi alla estrazion del bossolo , cioè a dire al sorteggio , come praticavasi con le cerne ove occorresse designare gli artigiani necessari per servire le artiglierie sulle navi , formare pattuglie notturne nelle città murate , montare dì guardia alle porte , scortare convogli di polveri e di munizioni da guerra ed estinguere incendi nelle province di terraferma . I bombardieri di Venezia infine , dovevano esercitarsi nei pubblici bersagli di S . Alvise e del Lido , « onde ammaestrarsi nel maneggio di tutte le armi che usar debbono in guerra , con cannoni ad uso di mar e di terra , moschettoni a cavalletto , fucili e carabine , lancio delle bombe e maneggio della spada » . Oltre a questo tirocinio , i bombardieri veneziani dovevano far mostra di sé nelle pubbliche solennità , in quella dello Sposalizio del mare , nelle feste dell ' incoronamento del Doge ed all ' atto dell ' ingresso dei patriarchi , procuratori e cavalieri della Stola d 'oro.Tutti questi servizi erano gratuiti - compreso quello di pompiere cui erano astretti i bombardieri di Terraferma - salvo una bonifica di 8 ducati , corrisposta annualmente dallo Stato per ogni componente dell ' arte a pro ' della confraternita ed a titolo di maestranza perduta ( 142 ) . * * * Col tempo queste costumanze derivate dalle età eroiche , da una condizione semplicista ed arretrata dell ' evoluzione industriale e della compagine operaia , cominciarono prima a scadere e dopo a degenerare . Molti bombardieri si svincolarono dal giogo del servizio personale obbligatorio pagando le tanse , individuali dapprima , collettive di poi - vale a dire le insensibili - quando cioè , con l ' insofferenza del servizio , crebbero l ' avarizia ed il disamore alle armi , ed il mestierantismo militare attecchì su questo terreno brullo ed infecondo come una fioritura di erbàcce selvatiche . Sulla seconda metà del secolo XVIII quasi tutte le compagnie venete dei bombardieri si erano assottigliate in modo straordinario , e con esse - ridotte in totale a poche centinaia di uomini - si doveva provvedere al servizio dei 5338 ( 143 ) pezzi esistenti a quell ' epoca sui rampari e sui navigli della Repubblica . Quale truppa infine , i seguaci di Santa Barbara si erano ridotti - come scriveva il maggiore Domenico Gasperoni - né più né meno che un branco di individui , la cui uniforme e le stesse baionette erano quasi sempre impegnate o in vendita ai cenciauoli . Urgeva quindi porre riparo a tanta rovina , resa ancor più grave dal progresso cospicuo che altrove aveva realizzato l ' arma d ' artiglierìa nella tecnica e nella tattica , mercé l ' addestramento continuo ed intenso dei cannonieri ; laddove i bombardieri veneti dedicavano all ' arte di Santa Barbara soltanto il limitato tempo che le giornaliere occupazioni loro concedevano , ed anche questo di malavoglia o facendosi surrogare dai peggiori rifiuti della società . Ebbe così vita , nel 1757 , il primo nucleo del Reggimento veneto all ' artiglieria , reclutato con i soliti metodi delle milizie di mestiere , mercé le cure del sopraintendente dell ' arma di allora , che era il brigadiere Tartagna , venuto al servizio della Repubblica dall ' Austria . Successivamente il brigadiere Saint - March ed il sergente generale Patisson ( 144 ) ) proseguirono l ' opera del Tartagna , specie il secondo che può considerarsi il vero e proprio riformatore dell ' artiglieria veneta della decadenza . Tra il 1770 ed il 1778 il reggimento crebbe di forza e migliorò d ' assetto . L ' istituzione del Collegio militare di Verona - avvenuta pressoché al tempo della creazione del primo nucleo stanziale dell ' arma - doveva inoltre assicurare alla medesima una corrente continua di ufficiali , tratti dal miglior ceto della società veneta , convenientemente addestrati ed istruiti ; uno stato maggiore insomma degno dei migliori eserciti e dei più bei tempi della Serenissima . In sei anni di corso si studiava infatti nel Collegio la grammatica usando i libri di Fedro , i Commentari di Giulio Cesare e le Vite degli uomini illustri di Plutarco , il latino , il francese , le matematiche pure , tanto teoricamente che in pratica ed infine le matematiche miste , « quali sono adatte al matematico ed al fisico , abbracciando perciò la meccanica , la balistica , l ' idrostatica , l ' idraulica , l ' ottica , la perspettiva , l ' astronomia , l ' architettura civile e militare , la nautica e la geografia » ( 145 ) . E poiché era « scopo principale dell ' istituto di rendere i giovani , al possibile , perfetti nell ' ufficio di artiglieri , di ingegneri e di battaglisti » , così si doveva , oltre alle materie teoriche di cui sopra , « insegnare loro il modo di guerreggiare degli antichi , l ' uso di accamparsi , la condotta delle mine , l ' arte teorica e pratica dell ' artiglieria ed il modo di guerreggiare presentemente in rapporto con gli antichi » . Nel piedilista del 1781 adunque il reggimento di artiglieria appare di già adulto . Esso contava 681 cannonieri suddivisi in 12 compagnie , quattro delle quali erano dislocate nei presidi di Levante , tre in quelli di Dalmazia e le rimanenti cinque in Italia . Dai diversi presidi poi si prelevavano in proporzione i contingenti necessari per il servizio delle navi armate in guerra . Alla disciplina , all ' istruzione ed all ' impiego dei cannonieri imbarcati sopravvegliavano a turno , due degli otto capitani del reggimento residenti a Venezia , l ' uno a bordo della nave capitana , l ' altro a bordo della galera provveditrice dell ' armata , e ciò durante il tempo in cui la squadra teneva il mare , vale a dire ordinariamente dal giugno all ' ottobre di ogni anno . Il numero dei cannonieri imbarcati sulle navi era , di regola , di una ventina per ogni fregata e di una dozzina per ogni sciabecco . L ' impiego delle batterie galleggianti verificatosi in quei tempi gloriosi per le imprese coloniali dell ' Emo , richiedeva oltre a ciò uno speciale contingente anche per tali navigli , pari in forza a quello che si usava sulle fregate . All ' infuori di questi còmpiti essenziali del reggimento , di servire cioè sui pubblici navigli , esso funzionava da centro d ' istruzione e da istituto di collaudo dei materiali dell ' arma . Queste pratiche si eseguivano al tiro al bersaglio del Lido - l ' antico palio dello splendore veneziano - dove si trovavano raccolti i falconetti ed i cannoni , in prevalenza del calibro da 12 e da 16 , necessari per eseguire i tiri di prova , il saggio delle polveri e dei proiettili e per verificare la resistenza dei materiali . Pure al poligono del Lido si esperimentavano i prodotti della Casa all ' Arsenal , l ' officina classica delle armi , degli arredi e degli strumenti guerreschi veneziani , i letti o affusti da cannone , gli attrezzi e gli armamenti , e si collaudavano pure i lavori che l ' industria privata somministrava alla Repubblica , specie i cannoni forniti dalla ditta Spazziani . Le artiglierie e le munizioni - regolarmente apprestate per qualche tempo dalla detta casa mercantile - erano assoggettate al Lido ai prescritti tiri forzati , e così anche le canne dei fucili di nuovo modello , tipo Tartagna , fucinate a Gardone in Valtrompia , le armi bianche e da fuoco somministrate dagli stabilimenti metallurgici della Bresciana . Infine , al Lido ed a Mestre , i cannonieri del reggimento si esercitavano nelle prove di traino con buoi e cavalli , e d ' inverno si adoperavano per riconoscere lo spessore dei ghiacci al margine della laguna e nei canali navigabili , per determinare la capacità di transito dei veicoli sopra le superficî congelate . * * * Ma tutte le previdenze del sergente generale inglese Patisson e poscia dello Stràtico , nominato sovraintendente delle cose tutte all ' artiglieria nel 1786 ( 146 ) , coadiuvato dal capitano Buttafogo elevato alla carica di ispettore - non sarebbero state sufficienti per assicurare al corpo degli artiglieri veneti quel prestigio che essi toccarono alla caduta della Repubblica , senza l ' opera del grande contemporaneo Angelo Emo . Occorre perciò menzionare a questo punto i progressi della tecnica artiglieristica , realizzati per opera ed impulso dell ' ultimo ammiraglio veneto . Prima di lui la decadenza batteva il suo pieno nell ' Arsenale e sulle navi armate . « Le sale di quel vecchio e grande edifizio - scriveva Giovanni Andrea Spada - erano adorne a pompa , non a difesa , né v ' era in esso quanto bastasse a l ' armamento completo di tre reggimenti . I cannoni quasi tutti di ferro e non adatti agli usi della nuova arte della guerra , le palle in relazione ... , le maestranze erano poi così svogliate , ignoranti e corrotte , che un operaio lavorava alle volte un solo giorno al mese » . Rimediò per primo a questa rovina il Patisson , spalleggiato dall ' Emo , grande e geniale ammiratore dell ' arte e della disciplina marinara e militare inglese , ch ' egli vagheggiava introdotte a Venezie . « Le polveri nostre sono umide - dichiarava il Patisson al Savio alla Scrittura - e non si provvede a sostituirle che con altre ugualmente cattive ... Le artiglierie impongono urgenti provvedimenti per rendere utili i pezzi che sono nelle cinque principali piazze di Oltremare , cioè Corfù , Cattaro , Zara , Knin e Clissa , e validi i pezzi destinati all ' armo dei pubblici legni , nonché all ' attual sottile armata di 18 navi , 6 fregate , 5 sciabecchi , fissato con decreto del 1° agosto 1780 ... alla difesa dei forti della Dominante , per il treno di campagna e per le altre eventualità » ( 147 ) . Il noto contratto con la ditta Spazziani doveva ovviare alla gravissima crisi , unitamente ai provvedimenti organici adottati per l ' arma di artiglieria , alla abolizione delle mezze paghe ai cannonieri meno abili ed al trasferimento degli inabili nel corpo dei veterani . Fu così possibile armare nell ' estate del 1784 la squadra veneziana destinata all ' impresa di Tunisi ( 148 ) ; sforzo assai modesto se si riguarda il passato , ma tuttavia soddisfacente e lusinghiero se si considerano le critiche contingenze del tempo , le trascuranze e gli abbandoni degli istituti militari e marinari . Nel seguente anno 1785 i cannonieri del reggimento artiglieria si distinguevano nel violento bombardamento della cittadella di Sfax . La bombarda Distruzione , nel combattimento del 30 luglio colpiva 31 volte il segno su 32 tiri , il 31 luglio 23 volte su 47 , il 1° agosto infine 39 volte su 47 . La bombarda Polonia il 1° agosto stesso colpiva 55 volte il nemico su 61 colpi lanciati . Il porto di Trapani - prescelto dall ' Emo con sagace intuito militare e navale - per servire da base eventuale di rifornimento della propria squadra e delle artiglierie venete , ferveva allora di apparecchi guerreschi . Quivi si apportavano gli ultimi ritocchi alle batterie galleggianti protette , ideate ed allestite dal grande ammiraglio . « La poca influenza delle navi - così egli lasciò scritto - sopra le batterie rasenti del molo , suggerì alla mia imaginazione un espediente alla prima apparentemente ridicolo ... di formare cioè , con artificiosa connessione , clausura e rivestimento della unita superficie di due masse di venti botti , due zattere o galleggianti munite di un grosso cannone da 40 ciascuno ... protetto da parapetti formati da una doppia riga di mucchi di sabbia ... bagnata e rinchiusa da sacchi » ( 149 ) . Il 5 ottobre 1785 l ' Emo , coadiuvato dai suoi cannonieri , impiegava per la prima volta due di tali batterie blindate galleggianti nel bombardamento della Goletta , « ed era molto cosa piacevole - scriveva un testimonio oculare - nel veder da tutti i lati cadere fulminanti le nostre bombe sopra la rinomata Goletta che , tutta fumante , mi sembrava un Vesuvio » ( 150 ) . Queste batterie galleggianti - migliorate in seguito ed accresciute di numero - ricevettero due cannoni ognuna , tra cui un obice , e quindi appresso anche un mortaio da 200 . Al comando dell ' artiglieria di ciascuna zattera blindata furono destinati due ufficiali del reggimento , e le zattere stesse si denominarono obusiere , bombardiere o cannoniere , a seconda del tipo dei pezzi che recavano a bordo . Ma le imprese dell ' Emo rappresentarono il canto del cigno della morente grandezza militare e navale dei Veneziani . Morto questi , il 1° marzo 1792 , l ' artiglieria veneta ripiombò nella sua rovina . * * * Quale servizio prettamente tecnico , l ' artiglieria faceva capo al Reggimento così detto all ' Arsenal ed all ' Arsenale medesimo ; talché le due branche dell ' attività artiglieristica - il tattico ed il tecnico - trovavano nella pratica due enti destinati a rappresentarle , cioè il reggimento suddetto e quello all ' artiglieria . Dopo i grandiosi ampliamenti introdotti nell ' Arsenale ai tempi dello splendore ( 151 ) , l ' aggiunta del braccio nuovissimo , del riparto delle galeazze e della casa del canevo , ossia la corderia ( denominata comunemente la tana ) , la meravigliosa fabbrica dei veneziani era caduta prima in abbandono e poscia in completa rovina . La stupenda officina delle armi e dei navigli veneti , verso la caduta della Serenissima si era quindi ridotta un ' ombra di sé medesima , una bellezza stanca e disfatta dall ' opera demolitrice degli anni , la cui fama richiamava ancora le genti a visitarla , ma più come un monumento delle passate età che come cosa viva . Così la visitò Giuseppe II nell ' estate dell ' anno 1769 . L ' Arsenale conservava ancora a quel tempo oltre tre miglia di circuito , e tutto intero il giro delle sue muraglie guarnite di bertesche sulle quali , di continuo , vigilavano le sentinelle per preservare il cantiere da ogni funesto accidente , specie dal fuoco . Queste sentinelle erano in corrispondenza con una guardia centrale posta in mezzo all ' Arsenale , con cui , ad ora ad ora , esse scambiavano alla voce il grido di all ' erta per sapere se vegliassero . Dalla sera all ' alba un drappello di soldati - Oltremarini in massima parte - girava tutt ' attorno al grande cantiere veneziano , ed anche questi solevano chiamare dal di fuori l ' attenzione di quelli che vigilavano sull ' alto delle mura , di guisa che l ' incrocio delle voci delle scolte era continuo e persistente . Dei due maggiori ingressi dell ' edifizio , quello detto da mare , d ' onde entravano ed uscivano le navi , era guardato sempre da un buon nerbo di truppa disposto presso al ponte di legno . L ' ingresso detto da terra , che si apriva sul Campo dell ' Arsenal , era invece custodito da un altro manipolo di cannonieri e di schiavoni , i quali facevano la scolta sotto la grande porta del leone alato , sopra alla quale troneggia la statua di Santa Giustina . Vicino alla porta da mare - segno manifesto della corruzione e della decadenza dei tempi - sorgeva una cantina o vascone che , « da tre bocche versava vino in gran copia per dissetare a pubbliche spese tutto quel popolo di operai ( 152 ) , cresciuto tra l ' ignavia universale e fatto baldanzoso dalle debolezze dei governanti . E gli arsenalotti , intorno all ' anno 1775 , ascendevano ancora a più di duemila , suddivisi in squadre comandate da appositi capi detti proti , sotto - proti o capi d ' opera , tutti vestiti con abiti talari ( 153 ) . Al riparto delle fonderie e dei metallurgi sopravegliava ancora a quei tempi la dinastia degli Alberghetti , « membri della famiglia benemerita di antico servigio la quale aveva mai sempre prodotto uomini valenti nelle meccaniche ed inventori di nuove artiglierie » ( 154 ) . E tra questi operai tutti si reclutava il grosso del Reggimento Arsenal , più corporazione e confraternita del tipo degli antichi bombisti , che corpo regolarmente ordinato . A tale arte facevano pure capo i lavori di ristauro più delicati delle armi portatili , quali il rinnovo degli azzalini ( acciarini ) , il calibramento delle canne e la trasformazione dei fucili dall ' antico modello ( 1715 ) al nuovo , del campione Tartagna . Al lavoro delle vele ed alla fattura dei cordami sottili attendevano le donne « le quali , a togliere ogni sorta di scandalo , albergavano in un luogo disgiunto affatto dagli uomini , custodite da altre donne attempate e di buona fama , e con la sopraintendenza di un ministro di età matura » ( 155 ) . Altri operai - pure ascritti al Reggimento Arsenal - si occupavano di « filar canape e formarne gomene , alla qual cosa era destinato un luogo che è bensì dentro il circuito dell ' Arsenal , ma separato da esso in modo che con quello non abbia comunicazione veruna » ( 156 ) . Questa era la Tana sopranominata , laboratorio , deposito di cànapi e magazzino di legname da lavoro e di altri attrezzi marinareschi , governato dagli appositi visdomini , o sottointendenti . Era questa Tana un vasto locale lungo 400 pertiche , governato di un magistrato apposito , e non lungi da esso si ergeva il real naviglio del Bucintoro , che una volta all ' anno , la vigilia dell ' Ascensione , usciva fuori dell ' Arsenale per far di sé bella mostra il dì seguente , « nel più bello di tutti gli spettacoli che si possano mai vedere in qualunque parte del mondo » ( 157 ) . * * * Il magistrato all ' artiglieria aveva giurisdizione sull ' Arsenale insieme agli altri colleghi ( 158 ) , ma l ' opera sua si esplicava più particolarmente rispetto al reggimento all ' Arsenal , mentre quella del sopraintendente , o del brigadiere dell ' arma , si riferiva in modo speciale al reggimento artiglieria . Quel magistrato teneva infatti i ruoli dei « fonditori , carreri , fabbri , tornitori ed altri uffiziali unicamente dipendenti da esso » , aveva in consegna i parchi dei cannoni di bronzo e di ferro , le munizioni , le bombe , gli apprestamenti d ' ogni genere ed i salnitri . Funzionava adunque , sotto questo punto di vista , da ufficio burocratico ed amministrativo ; còmpito non lieve né facile quando si pensi allo svariatissimo numero di bocche da fuoco che la Repubblica manteneva ancora in servizio alla sua caduta , claudicanti sui letti che invano attendevano l ' opera riparatrice e rinnovatrice della ditta mercantile Spazziani . Erano 24 modelli diversi di cannoni , tra bronzo e ferro , 5 di falconetti , 6 di colubrine , 4 di petrieri , 13 di mortaj , 3 di obusieri , 3 di obizzi ; senza contare le artiglierie di minor calibro e le speciali , come gli aspidi , i passavolanti , i saltamartini , i trabucchi , le spingarde , gli organetti ed i mortaretti per la prova delle polveri ( 159 ) . Ma il peggior lavoro da Sisifo in questa decadenza delle armi veneziane si era per certo quello di resistere alle continue insidie che si tendevano al Deposito intangibile , di cui il magistrato all ' artiglieria era responsabile coma prima autorità tecnica del reggimento all ' Arsenale . Questo deposito era costituito da una cospicua raccolta d ' armi d ' ogni fatta , composte in alquante sale dell ' Arsenale medesimo , « le cui pareti erano tutte maestrevolmente guernite , dall ' alto al basso , di loriche , di elmi , di spade , di archibugi e di altri militari strumenti . Alcuni di questi saloni forniti erano di armi per 25,000 soldati , tali altri per 30,000 , tali altri ancora ne somministravano fino a 40,000 : e ve ne erano ancora altri per 25,000 o 30,000 galeotti . Le dette sale si vedevano ancora adorne con le imagini di molti ed illustri capitani » ( 160 ) . Il deposito intangibile , ampliato e riordinato nella parte moderna dal sopraintendente Patisson e nell ' antica del maggiore Gasperoni ( 161 ) , era così detto perché ad esso non si doveva ricorrere salvo che al caso di estrema urgenza ed immediato pericolo di guerra , dappoiché agli usi correnti dell ' armo o della neutralità dovevano sopperire altri depositi detti di consumo , pure stabiliti dentro la cinta dell ' Arsenale con annesse riserve di cannoni e di munizioni . Ora un organismo come il veneto della decadenza , il quale consumava senza produrre , doveva necessariamente intaccare il patrimonio del passato senza reintegrarlo in alcuna guisa , e mordere dentro l ' eredità del deposito intangibile senza ricostituirla . Ed al magistrato all ' artiglieria toccò di assistere a questa lenta morìa delle armi veneziane , registrandone a mano a mano i battiti decrescenti del polso , assistendo inoperoso ed inutile a questo sfasciarsi , grado a grado , di una potenza militare accumulata da secoli , la quale andava sgretolandosi come sotto le percosse monotone ed uniformi di un mare ondoso e profondo . I registri del magistrato all ' artiglieria rilevano tutto questo con impassibilità e precisione . Il deposito intangibile faceva così bancarotta , ed ogni fucile ed ogni spada che si toglieva da esso e non si rinnovava , sembrava una nuova e fiera rampogna all ' ignavia della Serenissima . Nel 1794 i presidi di Brescia , di Bergamo e di Verona , erano sprovvisti di schioppi per armare le cerne pur allora arruolate , le quali abbisognavano di 2300 fucili e di 66 moschetti da cavalletto . Il Reggimento all ' Arsenal non potendo fare fronte alle richieste con le armi del deposito di consumo fu autorizzato , « a fare le relative pratiche , cioè « a far passare dal deposito intangibile a quello di consumo il numero dei fucili occorrenti , guarniti di bajonetta » ( 162 ) . Da quel punto la rovina non ebbe più ritegno . Nel 1796 il deposito di consumo - secondo scrisse il colonnello Molari del Reggimento Arsenale - si era ridotto a soli 360 fucili con bajonetta , a 199 senza , a 200 tromboni per uso delle navi , a 639 palossi di bordo ed a 359 palossetti ; vale a dire a nulla o pressoché ( 163 ) . Il deposito intangibile era pure disceso a quel tempo a 24,084 fucili completi , a 7750 pistole poco atte al servizio e difettose di azzalini , a 1558 palossi e ad 89 moschettoni ( 164 ) . È bensì vero che si trovavano oltre a ciò sparse alla rinfusa nelle sale 20.966 canne da rimontarsi in fucili , 7455 lame da palosso , 2624 azzalini , 11,862 guardie da palosso , 3366 lame da palossetto e 2500 guardie corrispondenti ; ma per adattare tutte quelle parti d ' arme occorrevano tempo , fede e lavoro , e così come si trovavano potevano rassomigliarsi ai frantumi di una grande e meravigliosa nave sfasciata dalla tempesta . Pure , in mezzo a tanta dissoluzione , si rileva dai documenti la nota semplice ed ingenua , cioè l ' offerta fatta da taluni abitanti dell ' estuario veneziano di crescere , comunque , con le loro vecchie e logore armi il deposito dell ' Arsenale . Erano i cittadini di Burano che in tali frangenti facevano omaggio al Principe di 20 schiopponi e di 25 schioppi da brazzo , « ( braccio ) serventi alla cazza ( caccia ) dei volatili » ( 165 ) . La piccola e modesta profferta se lumeggia il patriottismo dei bravi Buranesi , rivela nondimeno la fatalità e la grandezza della rovina militare della Repubblica , e riflette ancora molta luce sul modo di intendere e di comprendere la guerra in quei tempi . CAPO VII . Il corpo degli ingegneri militari . Quando nacque il corpo degli ingegneri militari veneti , esso legava il suo nome ad un ' opera che può sembrare benaugurante anche oggigiorno . Nella primavera dell ' anno 1771 il Capitanio del Golfo segnalava al Senato la necessità di ridurre in quarto il grande disegno topografico dell ' Albania , e ciò per gli usi correnti e per conservarne copia nella Fiscal Camera delle Bocche di Cattato . Il lavoro fu commesso dal Savio alla Scrittura al tenente colonnello Lorgna , e questi l ' affidò a sua volta ai migliori allievi del Collegio Militare di Verona destinati ad uscire in quell ' anno alfieri nel nuovissimo corpo degli ingegneri militari ; così quei giovani uscirono dall ' ombra delle scure torri scaligere al sole di una vagheggiata vita di operosità e di studi guerreschi , con la visione davanti agli occhi di quella grande provincia sulla quale , in altri tempi , si era largamente e fortemente diffuso il nome e la gloria di Venezia . La decisione di istituire un corpo di ingegneri militari giungeva infatti in buon punto . Si poteva beneficiare delle tradizioni e della pratica compiuta altrove , specie in Francia , dai corpi analoghi ; costituire un prezioso ausilio per l ' esercito veneto , oltre che quale organo tecnico anche come istituto direttivo , uniformandosi ai còmpiti che gli altri corpi del genio militare esercitavano altrove disimpegnando gli affici inerenti al servizio di stato maggiore ( 166 ) . Ma non basta . Il novello corpo del genio militare veneto avrebbe potuto rendere grandi servigi anche nelle relazioni civili . Infatti le condizioni speciali del suolo della Repubblica , il regime delle sue acque costiere e rivierasche , la lotta continua e tenace sempre impegnata con queste affine di conservare igienico e fruttifero il suolo , portuosi gli scali , facili e spedite le vie fluviali di transito ed i canali navigabili , avrebbero offerto una inesauribile materia di attività e di lavoro fecondo agli ingegneri militari veneti , una auspicata occasione insomma per bene meritare del pubblico benessere . Ma l ' occasione desiderata di creare un cosiffatto strumento , utile insieme all ' esercito e dallo Stato , mancò per l ' ignavia degli uomini e per l ' indifferenza dei tempi . Rimase solamente traccia del buon proposito , della sua pratica assai tardiva , e , come simbolo , il prestigio del nome di un illustre ufficiale degli ingegneri militari veneti che , da solo , bastò alla deficienza di tutti gli altri . Tale fu il brigadiere Giovanni Mario Lorgna ( 167 ) - più volte ricordato - la cui sfera d ' attività va indivisibilmente congiunta a quella di Bernardino Zendrini ( 168 ) , il celebre matematico della Repubblica che studiò e costrusse Murazzi , ed a quella degli ingegneri idraulici che sistemarono l ' alveo del Brenta ed il suo Taglio Nuovissimo ( 169 ) . Ma la fama militare del brigadiere degli ingegneri Lorgna va sopratutto collegata alla pratica degli insegnamenti da lui professati per sette lustri nella scuola d ' applicazione di artiglieria e genio della Serenissima in Verona , agli studi sull ' impiego delle mine , sul miglior rendimento degli esplosivi e sul tracciamento delle gallerie , a qualche restauro ed ampliamento nelle fortezze di Mantova , di Legnago e di Peschiera , ai rilievi topografici da lui intrapresi nel territorio irriguo del Polesine , con il concorso dei suoi allievi , con la cooperazione di Giacomo Nani e con l ' aiuto delle tavolette pretoriane commissionate , per iniziativa del Lorgna medesimo , in Inghilterra ( 170 ) . Frutto di questi ultimi lavori fu la grande carta corografica della regione del basso Adige , pubblicata però dalla Serenissima tanto tardi che essa servì prima ai suoi nemici - Austriaci e Francesi - che ai Veneti . Risultavano in questa carta chiaramente tracciati il corso dei fiumi , dei canali , l ' andamento degli scoli , degli argini e delle strade rispetto alle province finitime , nonché la postura delle chiuse e delle conche . La scala era circa del 50.000 . Anche lo stato delle fortificazioni e dei castelli di Venezia e d ' Oltremare - dei quali si parlerà più avanti - ovunque in rovina , richiedeva urgentemente l ' opera riparatrice degli ingegneri militari . A questo compito avevano atteso fino allora - però in modo insufficiente ed inadeguato - il personale dei provveditori alle fortezze , i quartiermastri alle fortificazioni e perfino gli ingegneri ai confini , corpo di professionisti di Stato dipendenti dalle Camere ai confini , incaricati in special modo del tracciamento e della manutenzione della viabilità sulle frontiere della Repubblica ( 171 ) . Con questi auspizî adunque , nel 1770 , venne creato con apposito senato - consulto il Corpo degli Ingegneri militari , unitamente al Reggimento di Artiglieria ( 172 ) . Il grande favore , tutto proprio del tempo , verso quanto di tecnica militare e navale proveniva dall ' Inghilterra , indusse il Savio alla Scrittura a ricercare da quella parte anche il primo sovraintendente nel corpo novello - come si era fatto per l ' artiglieria - ; e questi fu il colonnello Dixon , scozzese di origine . Gli organici degli ingegneri militari furono stabiliti come appresso : 1 colonnello , 1 tenente colonnello , 2 sergenti maggiori , 8 capitani , 8 tenenti ed altrettanti alfieri , da trarsi questi ultimi annualmente dal Collegio Militare di Verona . In totale il corpo doveva contare sul primo piede 28 ufficiali senza alcun riparto di truppa . L ' uniforme era « di scarlatto , con fodera , giustacuore e calzoni bianchi , con paramenti e mostre fino alla metà del vestito di velluto nero , dragona d ' oro alla spala , e spada con fioco uniforme » ( 173 ) . Adunque la buona volontà di costituire il corpo degli ingegneri militari veneti non mancava , almeno alle apparenze . Ma , tra il detto ed il fatto , le correlazioni non erano né semplici né rapide sotto la decadenza del governo della Serenissima . Il Piano regolatore del corpo , studiato dal colonnello Dixon , prescriveva che , « esaminato fosse il merito non solo degli ufficiali già titolati come ingegneri e destinati a comporlo , ma degli altri ancora da inserirsi nel medesimo » . E poiché si constatò , con opportune prove ed esami , che nessuno dei candidati possedeva i necessari requisiti di idoneità - all ' infuori di uno ( 174 ) - il Senato deliberò subito di rimandare a miglior epoca la definitiva costituzione del corpo medesimo . Trascorso un biennio , lo scozzese Dixon , contrariato dalle lungaggini e dalle oscitanze verso quel corpo degli ingegneri che egli non aveva fino allora comandato che sui lindi specchi dei Piedilista , nella primavera del 1772 chiese ed ottenne di essere esonerato dallo sterile servizio , e gli successe il colonnello Moser de Filseck , tirolese di origine e proveniente dall ' esercito austriaco . Pure tra il vecchio ed il nuovo , tra lo scozzese che abbandonava la città delle lagune ed il tirolese che gli subentrava , il Senato continuò a nicchiare , ad onta che le istanze e le circostanze incalzassero per indurlo una buona volta a dare corpo e vita al Piano regolatore decretato fino dal 1770 . « È oramai tempo di decidersi - lasciò scritto il Savio nel 1779 - e con ciò noi non facciamo che rappresentare non già sciogliere i dubbi che si affacciano su quest ' argomento degli ingegneri militari , ma giudicheremo tuttavia colpa tacere e ritenere alcune riflessioni in merito e che lo zelo ci indica ... La disciplina è l ' anima dei militari , e la differenza nei gradi rende più sicura la dipendenza ed il buon ordine . Un sopraintendente degli ingegneri adunque , occupato nelle generali riviste per tutto lo Stato , il colonnello ispettore , costante e necessario al Collegio militare di Verona , esercitato per di più ben di frequente in molteplici e varie commissioni ... il corpo senza ufficiali ... tutto ciò insomma non giova a conservare l ' armonia nel medesimo . Bisogna decidersi !...»(175) Finalmente , nel 1782 , il corpo degli ingegneri militari cominciò a contare qualche ufficiale ritenuto capace di disimpegnarne gli uffici . Ma siccome quel numero era pur sempre esiguo e di gran lunga inferiore all ' organico , così si adottò un servizio promiscuo tra gli ingegneri militari ed i colleghi ingegneri ai confini , una specie di compromesso tra i due corpi tecnici veneti . Sulla fine di quell ' anno si trova infatti che i tenenti ingegneri Carlo Canòva e Francesco Medin , unitamente al tenente colonnello Milanovich , prestavano la loro opera nell ' arginatura dell ' Adige , alle dipendenze del magistrato al detto fiume ed in collaborazione a taluni ingegneri civili ( 176 ) . Indi appresso , rendendosi sempre più frequenti i casi di questo servizio cumulativo , particolarmente nelle province d ' Oltremare , le meno desiderate e le più trascurate , « per lo stato di desolazione di tutte le caserme , opere interne ed esterne di fortificazione , ospitali , magazzini , depositi , cisterne ed altro » ( 177 ) , il Savio alla Scrittura deliberò di meglio precisare i limiti della prestazione comune dei due corpi , e stabilì « che l ' aiuto dovesse essere per l ' avvenire reciproco , ma libero da ogni vincolo l ' un l ' altro » ( 178 ) . Il senso della disposizione non era molto chiaro . Rimase però inteso , in tanta indeterminatezza di forme , che gli ingegneri ai confini dovessero occuparsi più specialmente dei lavori stradali in genere , ed in ispecie delle vie del Canale del Ferro , di Venzone , di Gemona , di San Daniele , del Taglio Nuovo di Palma , della prosecuzione dei lavori in corso sull ' Isonzo , a Porto Buso , nell ' Istria , alli scogli di Tessaròlo , lungo la strada di Campara in Val Lagarina , nel territorio di Cremona e verso gli Stati del Pontefice ; e che gli ingegneri militari dovessero dedicare di preferenza la loro attività ai lavori di carattere militare , cioè alle opere di fortificazione , ai castelli ed alle caserme ( 179 ) . Cosicché , soltanto nel 1785 , vale a dire dopo circa quindici anni dalla fondazione teorica del corpo degli ingegneri militari veneti , questo principiava ad avere un inizio di vita , assicuratagli da nuove cure e previdenze del brigadiere Lorgna , concretate nella riforma delle « Leggi , regole e scuole del Militar Collegio di Verona » . * * * Era però troppo tardi . Rimediare al passato non era più possibile , tanto era grande ed irreparabile la rovina del presente . Tra il 1782 ed il 1783 il brigadiere degli ingegneri Moser de Filseck , reduce da un lungo e fortunoso viaggio d ' ispezione nei domini Veneti di Oltremare , così dipingeva al Principe il triste stato delle fortificazioni della Repubblica : « Prima di ogni altra cosa - così scriveva il Moser - voglia V . E . consentirmi che , con il cuore veramente dolente , io mi lagni del deperimento nel quale attrovai quasi ogni parte delle opere componenti i recinti e le fortificazioni dei domini d ' Oltremare ... specie della piazza di Zara , il più forte propugnàcolo della provincia di Dalmazia , e delle riflessibili mancanze e bisogni riconosciuti nelle sue interne militari fabbriche . Non mi sorprende però , Eccellentissimo Signore , le grandiosi somme che occorrerebbero per un general restauro di esse opere , bensì il riconoscere una grande parte dei danni medesimi portati dalla malizia degli uomini e per difetto di convenienti diligenze , che profittando delli primi intacchi in un ' opera la riducono in consunzione in breve spazio di tempo , senza alcun riguardo né timore . Tanto maggiore fu la mia sorpresa quando vidi considerabili mancanze in situazioni che sono alla vista delle sentinelle e degli stessi corpi di guardia . Il quartiermastro dovrebbe essere uomo di fermissima attenzione ed attivo , avere registri esatti ed accompagnare gli ingegneri nelle visite che essi dovrebbero fare .... ma invece nulla avviene di tutto questo . Manca il ponte che traversa il fosso capitale della piazza di Zara alla porta di Terraferma , unica comunicazione con il continente , e per conseguenza la sola parte per la quale si può entrare in Zara da tutta la estesa provincia , per la via di terra ; è rovesciato il molo dalla parte di mare . Vi si rimediò con un ponte provvisionale , ma è bisognevole di restauro , ed il molo è sfasciato dalla violenza delle onde » ( 180 ) . Né in migliori condizioni di Zara - la Venezia della Dalmazia - erano le altre piazze e castelli del littorale e dell ' interno : « Spalato - soggiungeva l ' ora detta relazione - ha una situazione stupenda per sé . L ' imperatore Diocleziano vi eresse il suo palagio ed ha per appoggi il castello di Clissa per proteggerne il commercio verso l ' interno e quello di Sign ( 181 ) . Ma Spalato è ora in decadimento ed un nemico può eseguirvi un colpo di mano . Vale perciò meglio per lo Stato di stabilire colà i soli depositi generali di munizioni da bocca e da guerra , e fidarsi meglio degli appoggi di Clissa e Sign , però bene appropriati . « Per Sign , fu il veltz - maresciallo Schoulemburg che dimostrò la necessità di fortificarla fino dal 1718 . Ma il piano non ebbe seguito , e la Repubblica parve allora contentarsi di fortificare , Clissa e Dernis ed il passo di Roncislap , sulla Kerka ( 182 ) . Infine , nel 1752 , furono fatti pochi lavori a Sign ... ed a Spalato non furono toccate che poche rovine del vecchio forte e nulla più . Eppure Sign è luogo di confine , vi si fermano le carovane dei Turchi prima di scendere a Spalato e vi è una caserma confinaria . « Clissa è disposta sull ' erto di un greppo che domina il solo passo per il quale , da Sign , si può entrare nel contado di Spalato . I recinti della fortezza sono in buono stato e , con piccole aggiunte alle opere attuali , si potrebbe ridurre quel posto molto forte . Clissa è provvista di conservatorî da acqua ( serbatoj ) , requisito assai necessario per una piazza di guerra in queste regioni . Qualche ristauro vi è però necessario , acciocché possano contenere quest ' ultimo elemento nella qualità e nella quantità indispensabili ... Occorrono però ristauri anche sulla strada di Sign , per Clissa , fino a Spalato ( 183 ) . In questa strada , a quattro miglia circa da Spalato ( dove sono ancora alcuni residui della città di Salona ) è fissato un appostamento per una compagnia di Dalmatini ( Oltramarini ) , il cui quartiere è però così miserabile che opprime lo spirito entrando nel medesimo » . Proseguendo nel triste pellegrinaggio , dalla Dalmazia alle terre Levantine , le tinte del rapporto Moser si fanno ancora più fosche , come che la vita pubblica veneta scemasse di vigore e di calore a misura che si allontanava dalla Dominante e dalle province a questa più vicine . « A Corfù - continua la ricordata relazione - le opere sono tutte ingombre , i parapetti rovesciati , disfatte le embrasure ( feritoie ) ... sicché confesso che grande fu la mia sorpresa nell ' attraversare tanta rovina . A Cerigo ed Asso , la medesima desolazione . Quivi i N.N. H.H. ( 184 ) rappresentanti , nelle loro abitazioni , sono appena riparati dai raggi solari ed il vento e la pioggia entra per ogni parte . Gli ufficiali di Cerigo pagano alloggio di casa , essendo atterrate quelle che loro servivano da ricovero ; i soldati sono pessimamente posti nei corpi di guardia . Ad Asso infine tutte le fabbriche militari sono in rovina . Le condizioni del forte di San Francesco di Cerigo ... mi hanno poi fatto rabbrividire , ed invoco provvedimenti per il decoro del Principato . Li otto pezzi che quivi sono nella casa di San Nicolò , 3 da 30 e 5 da 20 , sarebbe più decoroso che fossero interamente a terra , piuttostoché vederli appoggiati sui fracidissimi rottami dei loro letti ( affusti ) . « A Cefalonia le due fortezze sono ora interamente disabitate ... Prèvesa acquistata nell ' ultima guerra contro il Turco , nel golfo di Arta , insieme a Voniza ( 185 ) esposta alle incursioni nemiche , è fortezza solo di nome ma in realtà è un mal conservato trinceramento » . Ed il sopraintendente Moser dopo questa fiera requisitoria così concludeva : « Si faccia presto a provvedere . Siano fornite le milizie di quartieri e di ospitali che loro sono urgentemente necessari , capitali i più preziosi per le convenienze del Principato . Se no , a nulla servono le bene intese e solide fortificazioni , gli utensili , gli attrezzi da guerra , armi di buona tempera e ben conservate , se non vengono difese le une e maneggiate le altre da destro e robusto braccio » . * * * Il triste spettacolo delle province d ' oltremare in rovina , senza difesa , senza cannoni , senza milizie , l ' imagine delle residenze dei rappresentanti della Repubblica sul punto di crollare ; dei picchetti di Oltremarini usciti fuori delle caserme per cercare miglior sicurezza e riparo sotto le tende , presso le rive di quel mare che fu già pieno del nome e della gloria di Venezia , quasi attendessero di momento in momento di mutare dimora , deve avere per certo commosso lo spirito del Senato Veneto . Ma poiché l ' azione era a quel tempo assai più ardua della commiserazione ed i mezzucci assai più facili delle decisioni pronte e virili , si ricorse anche questa volta ai timidi tentativi , tanto per ingannare il pericolo dell ' ora . Così avvenne che in risposta al disperato appello del Moser , la Serenissima si contentò di istituire il corpo dei Travagliatori del genio . Taluni storici della Repubblica - ed il Romanin tra gli altri ( 186 ) - vollero attribuire a quel corpo un significato moderno , qualificandolo per precursore dell ' odierna arma del genio . Ma il paragone a tutto rigore di critica non regge . Al massimo i travagliatori veneti potevano rassomigliarsi alle compagnie di ouvriers , che esistevano nell ' esercito francese prima dell ' anno 1776; compagnie che vennero poi surrogate dai soldati pionniers con precisi attributi di arma tecnica , ciò che significa che i predecessori degli ouvriers non possedevano i requisiti dei pionieri o , quanto meno , in modo assai incompleto . Ma anche facendo astrazione da questi còmpiti e da questi paralleli , occorre mettere in rilievo qualche altro aspetto che meglio serva a chiarire il valore militare e morale del nuovo corpo dei travagliatori , e le differenze sostanziali con il corpo dei soldati pionniers di Francia , cui si vorrebbe troppo corrivamente ricollegare le tradizioni organiche dei travagliatori veneti . Il Moser adunque , esponendo l ' urgenza di far argine al decadere delle fortificazioni veneziane , proponeva d ' impiegare nei ristauri un personale militare ordinato in compagnie , con reclutamento , còmpiti e trattamento assai analoghi a quelli delle odierne compagnie di disciplina . Era quindi una specie di stabilimento di correzione militare che si trattava di istituire , realizzando con esso due vantaggi precipui : quello cioè di purgare i corpi dai soggetti più pericolosi e di impiegare la loro mano d ' opera nei restauri delle fortificazioni e delle caserme a prezzo più conveniente della mano d ' opera borghese . Quest ' opera di risanamento dal lato morale militare - particolarmente caldeggiata dal Savio di Terraferma alla Scrittura in carica Niccolò Foscarini - piacque al Senato che l ' approvò anzitutto per tali viste . « Per togliere i perniciosi effetti - come diceva la relazione premessa dal detto Savio al decreto che ordinava la costituzione del corpo dei travagliatori - derivati dalla introduzione nella truppa dì quelle figure che , quantunque ree di non gravi delitti , chiamano tuttavia la pubblica vigilanza ad impedire loro maggiori trapassi , ... e nell ' intento precipuo di tenere aperta una via per allontanare dalla Terraferma e dalla Dominante gli individui infesti alla comune quiete , si assoggetta l ' ora intesa scrittura . « Ed essa si dirige a stabilire l ' istituzione di due Corpi di Travagliatori ( 187 ) che raccoglier abbiano le sopra indicate figure ed inoltre quei soldati che , per indisciplina e scostumatezza , venissero giudicati dalle pubbliche cariche d ' Oltremare e Savio alla Scrittura degni di tale correzione , per essere impiegati nelle fabbriche ed in ogni altro pubblico lavoro d ' Oltremare . Ed il Senato , che adatto ciò riconosce alle viste del suo servizio ed alla tranquillità dei suoi sudditi , avvalora il provvedimento con la sua approvazione . « I soldati travagliatori avranno la paga di soldato di fanteria italiana , più una diaria di cinque gazzette ( 188 ) nei giorni di continuato lavoro , onde possano procurarsi una nutrizione adatta alle fatiche : ai capi - squadra saranno corrisposte dieci gazzette . Il vestiario dei travagliatori deve esser fatto dal Magistrato sopra Camere ( 189 ) e di due in due anni loro somministrato , giusta il modello che l ' esattezza della conferenza assoggetta , e che si rileva corrispondere in un sessennio al valore di quello usato dalla truppa italiana » ( 190 ) Tale fu l ' ordinamento del corpo di travagliatori Veneti suddiviso in due compagnie : una destinata ai lavori di Levante , l ' altra a quelli della Dalmazia ( 191 ) . È chiaro adunque che l ' idea di istituire un corpo del genio militare era ben lungi ancora dalla mente dei governanti veneti nel 1785 . E come non bastassero ad attestarlo le espressioni del senatoconsulto ora citato , v ' ha ancora il libro dei Doveri del Corpo dei Travagliatori , pronto a ribadire tale concetto . A custodia delle principali residenze delle due compagnie - cioè la Cittadella di Corfù ed il Forte di Zara - erano stabiliti dei grossi picchetti di guardia , ciò che dinota la condizione molto simile a quella dei forzati in cui erano tenuti i componenti del corpo . L ' anzidetto libro dei Doveri ( 192 ) specifica ancora meglio tale condizione pressoché ergastolana dei travagliatori quando prescrive che , « a far parte di diritto dei detti corpi sono chiamati quegli individui che , dai varî tribunali , uffizi , magistrati e reggimenti , vengono condannati a servire nella truppa . Non possono però introdurvisi gli individui rei di gravi delitti ed infamanti , né incapaci al lavoro ... Dietro parere delle primarie cariche delle province di Oltremare e del Savio di Terraferma alla Scrittura , si possono altresì condannare a servire nei corpi dei travagliatori quei soldati che si mostrassero di mal costume , o indisciplinati , o che meritassero almeno due anni di correzione . Spirati questi due anni e non dando i soldati segni di ravvedimento termineranno quivi l ' ingaggio . I ravveduti termineranno invece lo ingaggio nella truppa dove saranno nuovamente trasferiti » . I travagliatori non erano adunque che tristi soggetti allontanati dall ' esercito , e la cura di liberarnelo al possibile primeggiava sopra ogni altra , ad onta della rovina delle fortificazioni veneziane e della fosca dipintura del sopraintendente Moser . Fu soltanto pochi mesi prima della caduta della Serenissima che il generale Stràtico richiese effettivamente al Savio alla Scrittura di istituire un corpo del genio militare , con attributi e còmpiti da arma nel senso moderno ; « formando finalmente un corpo di guastatori , istrutto nella costruzione dei trinceramenti ed opere campali sotto la direzione degli ufficiali ingegneri e nella gittata dei ponti per il passaggio dei fiumi . Così ad ogni comando nulla verrebbe a mancare , tanto per muovere la truppa contro l ' oste nemica che per assicurarle una forza superiore alla medesima » . Ma lo Stràtico scriveva così soltanto il 20 luglio 1796 ( 193 ) . CAPO VIII . La cavalleria veneta . Le armi nel loro complesso , il governo ed il riparto difensivo e territoriale . I veterani . Le glorie della cavalleria leggera stradiotta erano sfiorite da gran tempo . I fieri cavalieri albanesi - o cappelletti - al soldo della Repubblica , vestiti di abiti succinti , armati di piccolo scudo , di lancia e di spada , che avevano empito delle loro fulminee gesta i campi d ' Italia nel Cinquecento , si erano a grado a grado ammansiti . Avevano dapprima smussate le unghie , poscia ripiegate le zanne e si erano da ultimo confusi e perduti in un largo innesto nei più miti cavalleggeri Dalmati e Croati . L ' essenza dell ' arte del combattere leggero alla stradiotta , fatto di balenare d ' incursioni , di tagli ratti e violenti inferti sul corpo greve dell ' avversario , di solchi sanguigni e profondi vibrati sulle terre devastate dalla loro rapacità , era esulata altrove sotto forme più disciplinate e conformi al diritto delle genti , specie in Francia , dove si era raccolta e tramandata , con qualche sapore di venezianità , sotto le insegne del reggimento cavalleggeri Royal Cravates ( 194 ) . A Venezia rimase , come di tutto il bello ed il buono del passato , soltanto l ' eredità delle memorie . Trascorso il periodo delle grandi guerre e delle lotte di conquista , nelle quali la cavalleria stradiotta con il suo rapido dilagare parve quasi il simbolo e l ' arma per eccellenza ; ripiegatasi la Serenissima in sé medesima , la cavalleria divenne nell ' esercito veneto un ' arma esotica . Si restrinse cioè al modesto compito di milizia addetta alla custodia dei confini , alla scorta dei convogli di privative dello Stato ( 195 ) e delle reclute , alla guardia d ' onore delle missioni e delle alte cariche governative ; dedicò infine il proprio servizio al mestiere di staffetta lungo le principali rotabili , per trasmettere con qualche celerità lungo di esse le ducali e gli ordini più urgenti del Savio alla Scrittura . Sotto questo riguardo adunque la cavalleria veneziana prese la veste di un pubblico servizio e si spogliò delle caratteristiche di arma combattente . Le esenzioni e le difficoltà dei pascoli , mentre tendevano a raccoglierla in determinati centri meglio provvisti di foraggio , obbligavano per contro a frazionarla in piccoli posti là dove questo scarseggiava . E ciò anche per meglio soddisfare alle esigenze del servizio di scorta e di staffetta . La campagna bresciana e la veronese primeggiavano per floridezza dei pascoli e quivi i riparti di cavalleria potevano stare più raccolti : la provincia del Friuli , specie il circondario di Pordenone ( 196 ) , pur essendo assai più ricca di foraggi era nondimeno esente da ogni servitù , e ciò per antico privilegio . Nei dintorni del Chievo ( Clevo ) stava quindi alloggiato un buon terzo della cavalleria veneta al tempo della decadenza , ed a Verona risiedeva il suo sopraintendente . I possessori di quelle praterie acclive e dei pingui pascoli sotto quella fortezza erano obbligati - per vecchi statuti - a somministrare le decime dei loro fieni alla cavalleria ( 197 ) . Ma quel vincolo - fatto di antiche schiavitù terriere - era diventato insopportabile ai terrazzani veronesi della decadenza della Repubblica , che ripetutamente ed acerbamente se ne dolevano , offrendosi perfino di pagare la prescrìtta decima in denaro sonante . Con ciò quei terrazzani intendevano piuttosto a liberarsi delle guarnigioni che dell ' onere che loro derivava per la presenza della cavalleria nelle loro terre . Ma il Senato , nel 1782 , riconfermò nel modo più esplicito il pieno vigore delle antiche servitù , « essendoché la fornitura delle decime alla pubblica cavalleria è destinata alla comune salvezza di tutti , per il mantien di quell ' arma » ( 198 ) . A squadriglie , a drappelli , il rimanente della cavalleria era suddiviso in parte nelle città e nel contado della Bresciana e del Bergamasco , ed in parte tra i centri di Padova , Rovigo , Treviso , Udine e Palmanova . Delle province di Oltremare , la sola Dalmazia aveva cavalleria preferibilmente croata , oppure di corazze ; e poiché a questa specialità da tempo era affidato il servizio di vigilanza verso le frontiere turchesche e nell ' interno , i nomi di corazze e di croati suonavano nei luoghi come sinonimi di gendarmi ed anche di sgherri ( 199 ) . Inauguratosi poi , nel 1783 , il sistema dei cambi di guarnigione o dei turni - come si disse più avanti - - fra i grandi riparti territoriali della Serenissima , questa tradizione poliziesca andò a grado a grado affievolendosi , ed il servizio di ordine pubblico fu indi appresso egualmente ripartito tra le diverse specialità dell ' arma che si avvicendavano nei presidi d ' Oltremare . * * * I còmpiti della cavalleria veneta si esplicavano anzitutto nei servizi mobili , cioè nella perlustrazione delle strade di maggior transito insidiate dai malviventi , nella sorveglianza delle linee di confine , nella protezione dei convogli di biave ( frumento ) che dovevano servire alla panificazione per la truppa ( 200 ) e nei servizi fissi di guardia e di vigilanza locale ; cioè nei così detti appostamenti dell ' arma stabiliti ai nodi stradali di maggior rilievo , nelle vicinanze delle fortezze e dei castelli più importanti . Sotto quest ' ultimo aspetto , la cavalleria veneta si prestava all ' occorrenza anche al disimpegno del servizio di staffetta e di corriere , come si è ricordato più sopra . Il senso di cosiffatto servizio spigliato , disimpegnato a piccoli nuclei , contribuiva nondimeno a rendere l ' arma maneggevole , usa alle fatiche e bene allenata . I frequenti contatti tra l ' una e l ' altra riva dell ' Adriatico avevano fatto inoltre acquistare alla medesima buona pratica degli imbarchi , degli sbarchi e dimesticità nelle traversate oltremare , abbenché nessuna prescrizione regolamentare si occupasse della materia e se ne lamentasse oltremodo il difetto ( 201 ) . I trasporti si eseguivano di solito tra il Lido e Zara usando le manzere , o barche per il trasporto dei bovini , ed in genere « approfittando di tutti i legni in partenza , sia per armo che per scorta delle reclute » ( 202 ) . Quanto al frazionamento della cavalleria esso era per certo molto considerevole . Nel 1794 , le quattro compagnie di croati del Reggimento Colonnello Avesani e le quattro compagnie di dragoni del Reggimento Colonnello Soffietti , che avevano stanza attorno al Chievo , fornivano appostamenti a Mozzecane , Valeggio ( Valeso ) , Sorgà , Villanova , Castelnuovo , San Pietro in Valle , Caldiero , Cà de ' Capri , Sega , ed eventualmente anche posti di vigilanza attorno alle fortezze di Legnago e di Peschiera ( 203 ) . Le rimanenti quattro compagnie di ciascuno dei reggimenti sopra ricordati , che tenevano guarnigione nella Bresciana , provvedevano a loro volta agli appostamenti di Palazzolo , Ospedaletto , Ponte San Marco , Orzinovi , Àsola , Pontevico , Salò e Crema . Infine , due compagnie del reggimento croati del Colonnello Emo distaccate nel Bergamasco , somministravano gli appostamenti di Cavernago , di Vercurago , Lavalto , Sorta , Villadoda , Cividale , Barican , Sola , Brambat , Lurano , San Gervasio , Romano e Pontida ( 204 ) . E le compagnie della cavalleria veneta a quel tempo , « detratti gli ufficiali , bassi - ufficiali , camerata ( attendenti e piantoni di scuderia ) selleri , forier e marescalco , che non fanno servizio ... » si erano ridotte a soli 27 cavalieri ognuna ( 205 ) . Intorno a questo medesimo tempo l ' arma si suddivideva in due reggimenti di croati , in uno di cavalleria dragona ed uno di cavalleria corazziera . I reggimenti di croati e di dragoni avevano la forza di otto compagnie ciascuno , quello di corazzieri ne contava solamente sei . Le compagnie di dragoni , croati e corazzieri , accoppiate due a due , formavano uno squadrone agli ordini di un sergente maggiore . I corazzieri , per vecchia tradizione nobilesca , costituivano anche nella cavalleria veneta la milizia a cavallo più pregiata e ragguardevole , e la legge di Ottazione assicurava ai loro graduati alcuni privilegi in confronto agli altri graduati della Serenissima ( 206 ) . I dragoni erano destinati a combattere occorrendo anche a piedi ed erano perciò armati di moschettoni ( 207 ) ; i croati infine formavano la cavalleria leggera . Sulla fine della Repubblica era sopraintendente dell ' arma il già colonnello delle corazze conte Giulio Santonini . Quando questi fa elevato alla suprema carica della cavalleria veneta ( 1788 ) con l ' anzidetto titolo di sopraintendente e con il grado di sergente maggiore di battaglia , il Santonini contava 52 anni di servizio e 67 di età , dedicati in massima parte al pubblico servizio nelle guarnigioni di Dalmazia e di Levante ( 208 ) . * * * Il grande frazionamento delle truppe venete , le loro unità stremate di gregari e decrepite nei quadri , il servizio anfibio che esse prestavano tra terra e mare , tra le frontiere turchesche e le isole sperdute dell ' arcipelago ionico , rendevano assai rare le occasioni utili per stabilire contatti reciproci di cameratismo , per affinare il senso dell ' arte , per esercitare insomma le truppe medesime in nuclei di qualche rilievo , conforme a quanto si usava a quell ' epoca nei campi di manovra di Francia e dell ' Impero . Richiamate poi a nuova vita le cerne nel 1794 , con il loro innesto nei riparti di soldati del vecchio piede le unità si rinsanguarono alcun poco , sicché le compagnie anemiche dei fanti italiani ed oltremarini , da una trentina di soldati appena salirono in media a circa il doppio . Si presentava allora propizia l ' occasione per addestrare le truppe venete in qualche simulacro di campo o di manovra , ed il tenente generale Salimbeni - il tacciato di giacobinismo nei bossoli del Maggior Consiglio e del Senato - la colse ben volentieri a Verona , là dove , sulla fine del detto anno , si trovavano raccolti ben 2507 tra fanti e cannonieri , con 326 tra dragoni e croati ( 209 ) . « Il capitanio di Verona ( Alvise Mocenigo ) come pure il tenente generale Salimbeni - così diceva una relazione del Savio al Doge - si mostrano molto soddisfatti dei progressi della guarnigione nei campali esercizî , ad onta del tempo non lungo scorso dalla prima raccolta delle cernide e di qualche rèmora nelle successive . Né per essere di già terminata la stagione delle campali evoluzioni ( 210 ) si introdusse l ' inazione nella piazza . Mentre quel comandante delle armi profitta di questa stessa circostanza per stabilirvi il giornaliero servizio , senza tenere di soverchio occupata la truppa che gode di altrettanto riposo e coglie sempre le buone giornate per esercitarle anche riunite in corpo , il medesimo si propone alla ventura primavera di eseguire anche col presidio qualche evoluzione di tattica » ( 211 ) . Le buone intenzioni avevano adunque fruttato qualche cosa . Più tardi , nel luglio del 1796 , il sergente generale conte Stràtico - il fautore di una artiglieria veneta da battaglia leggera e manovriera ed il riformatore del regolamento di esercizi per le fanterie italiana ed oltremarina - riaffermava ancora la necessità di queste manovre d ' assieme , nella premessa al ricordato regolamento e nel carteggio che esso diede luogo tra lo stesso Stràtico ed il Savio di Terraferma alla Scrittura in carica . Con la visione oramai netta e precisa della patria violentata sul margine delle lagune - come al tempo della guerra di Cambrai - quel generale vagheggiava la costituzione di alcuni campi stabili sotto ai forti di San Pietro in Volta e di Malamocco , presso i trinceramenti della Motta detta di Sant ' Antonio e presso il Lido , allo scopo di formarne una scuola d ' armi e d ' armati sempre pronta ad ogni evenienza , sempre desta ad ogni minaccia ; di apparecchiare insomma un buon istrumento di difesa per Venezia e per l ' estuario . Giacomo Nani , con il prestigio del suo nome , con la profondità delle sue dottrine , con il suo patriottismo illuminato , aggiungeva a questi disegni forza e decoro . « È bene - scriveva lo Stràtico - che si radunino al più presto assieme queste truppe e siano messe sotto le tende , come nella ultima neutralità ( 212 ) al tempo del maresciallo Schoulemburg . Tale metodo è poi molto utile nel formarsi in battaglia , nel marciare fuori dei campi per qualche lungo tratto interrotto da fossi , da siepi e da altri impedimenti , e finalmente per eseguire le grandi manovre . Da questo primo passo dello attendamento è facile condursi poi a quegli altri che formano la catena continua delle militari istruzioni ; vale a dire nel rendere in pari tempo ed in unione con la fanteria esercitati gli artiglieri nella disposizione e nello esercizio dell ' artiglieria di corpo e del treno da campagna , di cui dovrebbero essere forniti i progettati accampamenti , come anche la cavalleria che vi si volesse assegnare sia nei finti assalti che in foraggiare , scortare convogli e bagagli ... Quanto poi riflette questa ultima arma , il maresciallo Schoulemburg era del parere doversi armare i lidi di Venezia ( 213 ) , specie i dipartimenti di Pellestrina e di Chioggia , con buoni corpi di cavalleria per impedire gli sbarchi ed appoggiare occorrendo quelle milizie che , da Venezia , fossero spedite in Terraferma . Converrebbe quindi chiamare a questa parte almeno quattro compagnie di croati , aumentando però la loro forza attuale fino a cento teste , formare con esse tre buoni squadroni ( di due compagnie ognuno ) ed aggiungervene un quarto di cavalleggeri » . Così , mentre la Serenissima stava agonizzando , si istituirono in tumulto gli ultimi campi di manovra dell ' esercito Veneto , sicché essi uscirono alla luce del sole come nati - morti . * * * Il riparto militare della Repubblica comprendeva i quattro dipartimenti territoriali d ' Italia , di Dalmazia , del Golfo e del Levante . I tre ultimi , per essere d ' oltremare , avevano stretta correlazione con la suprema magistratura politica , civile e marinara di ciascuna provincia ( i provveditori generali ) . Il primo dipartimento invece , quello d ' Italia , non avendo normalmente tale analogia di forme e di reggimenti - a meno che speciali circostanze politiche non consigliassero di nominare anche colà un provveditore - esercitava la propria giurisdizione per mezzo dei capitani e dei podestà . Nel riparto di Levante ( 214 ) primeggiava l ' isola di Corfù , per la sua posizione geografica e per il ricordo degli ultimi fasti di guerra della Serenissima ( 1716 ) indivisibilmente congiunti alla strenua difesa del maresciallo Schoulemburg . E la fortezza corfiotta nel 1796 contava ancora sui rovinati rampari ben 512 bocche da fuoco di varia specie e calibro . Dopo Corfù , in ordine d ' importanza , si contava Santa Maura ( Levkàs ) cui pendevano di continuo sul capo come scimitarra gli orrori delle incursioni turchesche ; Zante ( Zakynthos ) la boscosa e feconda per i pingui pascoli , assai mal guardata dai suoi 21 cannoni barcollanti sugli affusti tarlati ; Prevesa la cittadella perduta in fondo al promontorio aziaco , ricca di gloria romana ed anche un poco orgogliosa per la recente fortuna dei Veneti ( 215 ) , guardata da un pugno di soldati macilenti per i miasmi dell ' acquitrino ambracico . Venivano ultime Vonizza , l ' isola di Cefalonia con il presidio di Asso , e li scogli perduti di Cerigo e Cerigotto . Nel contado delle Bocche , cioè in parte della giurisdizione del Golfo , aveva il primo posto la fortezza di Cattaro con 153 cannoni , compreso l ' armamento del Forte Spagnuolo di Castelnuovo ( 216 ) , quello del castello di Budua e degli appostamenti di Zupa e del contado dei Pastrovicchi . Frequenti erano le relazioni politiche e commerciali dei governatori delle armi di queste due ultime fortezze con l ' attiguo territorio dei Montenegrini e dei pascià dell ' Erzegovina ( 217 ) . Il riparto di Dalmazia aveva per capoluogo Zara . Non minore importanza dopo questa città avevano i castelli di Knin , di Sign , di Spalato , di Traù , le opere di Sebenico , quelle di Almissa e di Imoschi . Nell ' Istria Veneta primeggiava infine Capodistria armata con 12 pezzi . Tra le piazze forti d ' Italia aveva grande fama Palma , o Palmanova , retta da uno speciale magistrato militare . Il numero dei castelli e delle fortificazioni di Venezia e dell ' estuario era assai grande , e tale si trasmise pressoché in integro , attraverso le dominazioni francese ed austriaca , fino al 1848 . Tra le opere più notevoli si contavano , al tempo della caduta della Repubblica , quelle del Lido , di Campalto , della Certosa , di San Giorgio Maggiore , della Motta di Sant ' Antonio , del Maltempo , di San Pietro in Volta , degli Alberoni , di Chioggia , di Bròndolo , del Castello di Sant ' Andrea , di San Giovanni della Polvere , di San Giorgio in Alga ; oltre una folla di opere minori , batterie , trinceramenti , ottagoni , palizzate ed appostamenti ( 218 ) . Sugli spalti di queste opere di Venezia e dell ' estuario risultavano collocate in complesso 2471 bocche da fuoco , comprese le disponibili nell ' Arsenale . Caposaldo della difesa di Terraferma era la fortezza di Verona . In essa si notavano il castello di San Pietro e quello di San Felice ( 219 ) , entrambi ricchi di solide muraglie , di torricelle , di opere a corno e di terrapieni d ' ogni maniera , demoliti in buona parte in forza del trattato di Luneville nel marzo 1801; Castel Vecchio di remota costruzione Scaligera ( 220 ) con grossi parapetti , feritoie sui piloni del classico ponte e merlature , opere deturpate anch ' esse in virtù del detto trattato ; e la cinta murata con le numerose porte , cortine e bastioni illustrati dall ' arte del Sammichieli . Minore importanza avevano infine la piazze di Legnago e di Peschiera - recentemente sistemate nei fossi acquei e nelle mure dal colonnello Lorgna - il castello di Brescia , le opere di Orzinovi ( Orzi - Novi ) , di Crema , di Àsola , di Pontevico e di Bergamo . * * * L ' alta giurisdizione territoriale militare sui riparti di Levante , Dalmazia , Golfo ed Italia , era esercitata dai rispettivi sergenti maggiori di battaglia , secondo i turni dei quali si disse più sopra . Il comando effettivo delle fortezze competeva invece ai singoli governatori delle armi , suddivisi in alquante categorie a seconda dell ' importanza delle fortezze medesime . Ai governatori delle armi spettava un certo numero di lance spezzate costituenti una piccola guardia del corpo . Successivamente però questo diritto andò modificandosi e si trasformò , sul finire della Repubblica , in una specie di indennità di carica da corrispondersi in contanti . A questi governatori delle armi nelle fortezze d ' Oltre mare incombeva un còmpito assai spesso difficile e pericoloso . Quello cioè di servire da ago della bilancia in mezzo alla violenza delle passioni politiche delle genti contermini , e da scudo contro le incursioni e le depredazioni delle vicine tribù turchesche . E l ' uno e l ' altro ufficio essi dovevano assolvere con dignità e con fermezza , quasi sempre con scarsissimi presidi , con armi spuntate e rugginose . In quest ' opera giovava ancora alcun poco il bagaglio delle antiche memorie e del vecchio prestigio repubblicano rinverdito dopo le campagne del 1716-17 , ma più che tutto valeva l ' intreccio dei vincoli politici , sociali e feudali , solidamente ribadito dalla Repubblica nei domini d ' Oltremare tra i suoi stessi rappresentanti ed i maggiorenti delle terre . Così , con fine accorgimento , la Serenissima soleva scegliere non pochi dei governatori delle armi delle principali fortezze di Dalmazia e di Levante tra gli ufficiali superiori degli Oltremarini , vale a dire tra i conterranei medesimi ; sicché , per tale riguardo , le genti entravano di leggeri in una tal specie di convinzione di godere una autonomia propria , convinzione che gli istituti repubblicani rafforzavano e corroboravano . Il crogiuolo delle milizie regionali oltremarine serviva così da elemento unificatore , da valido intermediario tra le libertà cantonali d ' Oltremare ed il potere centrale repubblicano , da scuola d ' armi insieme e di pubblici poteri dalla quale il dominio veneto usciva rafforzato e popolarizzato . Le migliori famiglie dalmate quivi dovevano acquistare i titoli per l ' esercizio del governo sui conterranei , in nome della stessa Serenissima , e questo automatico ricambio di uomini e di reggitori raddolciva le suscettività individuali e collettive delle municipalità dalmate e le cointeressava agli accorti fini politici della Repubblica . Nelle principali fortezze i governatori delle armi erano inoltre coadiuvati dai così detti maggiori alle fortezze , tratti in buona parte dal corpo degli artiglieri , con incarichi esclusivamente sedentari . Non mancavano però degli strappi a tale consuetudine circa il reclutamento di questi ufficiali , e tra gli altri merita particolare rilievo quello che si verificò nel 1794 quando - nell ' assoluta impossibilità di trovare un posto agli ufficiali promossi per merito di guerra da Angelo Emo - convenne trasferirli appunto nel personale delle fortezze , senza riguardo di sorta all ' ufficio ed all ' arma di provenienza . I còmpiti di questi ufficiali alle fortezze erano assai simili a quelli che , sotto la Francia del vecchio regime , erano attribuiti ai majors ed agli aides majors généreaux des logis ( 221 ) . Poche parole rimangono da dire intorno alla dislocazione effettiva delle truppe venete . I documenti più autorevoli in materia sono per certo i « Piedilista generali di tutte le pubbliche forze » compilati all ' Inquisitorato sull ' amministrazione dei pubblici ruoli . Codesti specchi , che servivano di base ai càlcoli relativi alla forza bilanciata dell ' esercito della Repubblica , comprendevano gli effettivi sotto le armi , gli aumenti e le diminuzioni dei fazioneri in confronto del periodo di tempo immediatamente precedente , gli amassi o risultati delle nuove leve , i cassi o congedati per compimento d ' ingaggio o per inabilità fisica , i fuggiti o disertori , i morti , i passati di riparto o trasferiti ad altra sede , ed infine i realditi , o condannati la cui pena era sospesa momentaneamente per revisione di processo ( 222 ) . Le modalità di tali piedilista erano tassativamente fissate dalle Terminazioni degli Ill.mi ed Ecc.mi Signori Inquisitori sopra l ' amministrazione dei pubblici rolli ( 223 ) , e ad esse si dovevano uniformare tutti i comandanti di truppa nello intento di evitare brogli , peculati e tentativi di frode per via dei passavolanti ( 224 ) . Epperciò ogni ufficiale , sulla propria fede di uomo d ' onore , doveva redigere la copia del rispettivo rollo , o riparto , da trasmettersi quindi agli inquisitori competenti , vidimata dalle autorità superiori . Analoghe pratiche si osservavano per le truppe imbarcate sui pubblici legni , disposte a guardia di lontani presidi e negli appostamenti . I sergenti maggiori di battaglia , i capi dei riparti territoriali , gli aiutanti di reggimento e di battaglione , dovevano sorvegliare con somma cura la compilazione scrupolosa dei piedilista , che si trasmettevano all ' Inquisitorato semestralmente prima dell ' anno 1790 , ed annualmente dopo di quell ' anno ( 225 ) . * * * Dai piedilista adunque - orgoglio e tormento della burocrazia militare veneta dell ' epoca - si rileva che la forza bilanciata sullo scorcio di vita della Repubblica oscillava intorno alla dozzina di migliaia di soldati , e che pochi anni prima della caduta questa forza era timidamente salita sopra alle quindici migliaia di uomini ( 226 ) . Tale contingente di truppe era suddiviso pressoché in parti proporzionali tra i quattro dipartimenti militari . Così nel 1780 , sopra un totale di 313 compagnie e 12,406 teste a ruolo , compresi gli invalidi , gli addetti all ' Arsenale , alle scuole militari ed alle compagnie di leva , spettavano a ciascuno dei grandi riparti gli effettivi seguenti : Riparto di Levante . - Presidi , numero 24 ( 227 ) . A terra , uomini 3326 . Sulle navi , nomini 1683 ( 228 ) . Riparto di Dalmazia . - Presidi , numero 49 ( 229 ) . A terra , uomini 2761 . Sulle navi , uomini 255 . Riparto d ' Italia . - Presidi , numero 43 ( 230 ) . A terra , uomini 2141 . Sulle navi , uomini 453 . Riparto del Golfo . - Presidi , numero 2 ( 231 ) . A terra , uomini 197 . Sulle navi , uomini 460 . Nell ' interno dei corpi le guarnigioni di solito erano distribuite in giusta misura , con senso di equità e di equilibrio tra i buoni ed i cattivi distaccamenti , e con riguardo ai turni destinati a ristabilire l ' equilibrio in questa necessaria altalena di « bona mixta malis » delle guarnigioni degli eserciti a base nazionale . Pochi erano invece i corpi che avevano tutte le compagnie raccolte in una medesima sede , o riparto territoriale , e ciò dipendeva ordinariamente tanto da necessità di transito da un riparto all ' altro ( Lido - Padova - Zara ) , quanto da convenienze particolari d ' arma ( corazzieri , croati , travagliatori , invalidi etc . ) . Nel piedilista del V settembre 1776 ( 232 ) - uno dei più accurati della specie - risulta infatti che , dei 18 reggimenti di Fanteria Italiana , 14 avevano le proprie compagnie tutte riunite nell ' interno di uno stesso riparto , che i rimanenti reggimenti le avevano frazionate , e che tutti i corpi di Fanti Oltramarini all ' infuori di due ( 233 ) si trovavano con le proprie unità sparpagliate tra la Dalmazia , il Levante , l ' Italia ed il Golfo . Della cavalleria veneta , il Reggimento di Corazze aveva le sue sei compagnie tutte in Dalmazia , quello di Dragoni era per intero dislocato in Italia . Il reggimento Croati del Colonnello Begna presidiava la Dalmazia senza distaccamenti in altri riparti , quello del Colonnello Gregorina era tutto raccolto in Italia . Il Reggimento artiglieria infine era suddiviso con sei compagnie in Levante , tre nella Dalmazia ed altrettante in Italia . Questa dislocazione delle truppe venete si mantenne presso a poco immutata fino alla caduta della Repubblica . Subì soltanto qualche alterazione nel 1796 quando , a cominciare dai primi di giugno , dalle province d ' Oltremare furono chiamate alla Dominante truppe per la difesa delle lagune minacciate dagli eserciti di Francia . Allora , per la seconda volta dopo la guerra di Cambrai , si videro raccolte milizie in buon numero dentro l ' abitato cittadino di Venezia , violando la tradizionale consuetudine che ne le escludeva in via normale in omaggio alle libertà repubblicane . All ' infuori di codesti casi eccezionalissimi , unici rappresentanti della legge e della forza armata veneta dentro alla città delle lagune erano i birri ed i fanti , ministri questi ultimi al servizio del Consiglio dei Dieci e degli Inquisitori di Stato ( 234 ) . * * * Poiché l ' esercito veneto della rovina repubblicana accentuò il proprio carattere di istituto di beneficenza , pullularono come una fungaia i corpi degli invalidi , o dei benemeriti , senza contare i nuclei di militari fisicamente inadatti al servizio , non inquadrati in unità sedentarie ma semplicemente mantenuti a ruolo e stipendio con il benefizio delle così dette mezze paghe . Di queste ultime si avvantaggiavano in particolar modo i cannonieri , intendendo con ciò la Serenissima di conservarsi sotto mano - prima della fondazione del Reggimento Artiglieria e subito dopo di essa - una certa riserva di militari pratici delle artiglierie per far fronte alle eventuali esigenze . Ma poiché lo scandaloso costume delle mezze - paghe , che manteneva a spese del pubblico erario una falange di fannulloni e di disadatti fu abolita nell ' anno 1777 , un ' ondata di postulanti e di malcontenti venne a rifluire alle unità organizzate degli invalidi . Se ne rammaricava inutilmente il Senato , rilevando il grave danno pecuniario che causava tale corrività , eccitando il Savio alla Scrittura a provvedere : « perché questa caritatevole disposizione ( dei benemeriti ) non vada a danno del dinaro pubblico , né trovi il privato interesse una fonte di illeciti vantaggi » ( 235 ) . La piaga però aveva troppo salde e profonde radici , d ' altronde le strettezze dell ' erario non permettevano di concedere giubilazioni che ai militari fatti decrepiti sotto l ' assisa repubblicana ; e ciò non poteva accadere di solito che verso i 60 o 70 anni di età . Nel 1790 esistevano nell ' esercito veneto 7 compagnie o distaccamenti di benemeriti . Una compagnia di essi era dislocata al Lido e nelle opere contermini , una a Palmanova ed una nel Castello di Brescia . Un distaccamento assai numeroso di quei vecchi soldati guardava il forte di San Pietro dei Nembi sotto Zara , un altro quello del Maltempo presso Venezia , i due ultimi infine erano dislocati a Zara e nel Collegio Militare di Verona . Principale còmpito di questi benemeriti era il servizio di guardia agli istituti ed edifizi militari affidati alla loro custodia , « senza mai staccarsi dal posto sotto qualunque pretesto , per ubbidire ai comandi che loro venissero impartiti e vietando l ' asporto di pubblica o di privata roba » ( 236 ) . CAPO IX . L ' addestramento della truppa veneta . Cadeva la Repubblica quando , dopo una serie di reiterate istanze intese a porre in rilievo la vetustà dei regolamenti tattici compilati dal maresciallo Schoulemburg al principio del secolo XVIII - sui quali era passato indarno tutto lo splendore dell ' arte federiciana - il Senato si induceva finalmente a nominare una commissione con l ' incarico di redigerne dei nuovi . Si trattava anzitutto di rendere più agili e manovriere le forme tattiche della fanteria , anchilosate ancora nella vecchia suddivisione di ali , di divisioni e di plotoni , di imprimere maggiore impulso al fuoco , scioltezza agli ordinamenti e vigoria alle azioni da combattimento . La circostanza che un buon nucleo di truppe venete si trovava raccolto sotto Verona , e che il generale Salimbeni ed il governatore delle armi di quella città avevano cominciato ad esercitarle in simulacri di esercitazioni e di manovre , si presentava assai propizia per compiere le necessarie esperienze della riforma dei regolamenti . Nella primavera del 1795 una commissione composta dal detto generale Salimbeni , dal sergente generale Stràtico e da altri ufficiali inferiori , compiva infatti la prima metà dell ' opera , cioè quella della revisione della parte formale dei regolamenti tattici dal titolo « Esercizi personali per gli Uffiziali , bassi - uffiziali e soldati della truppa veneta » , e la presentava al Savio di Terraferma alla Scrittura Iseppo Priuli con una dotta relazione a corredo , acciocché questo magistrato la rassegnasse a sua volta al Doge . La relazione faceva riserva , « che i detti benemeriti ufficiali Salimbeni e Stràtico avrebbero fatta successivamente completa produzione anche della seconda parte dell ' opera ... la quale abbracciar deve i movimenti dei corpi , così avendo essi creduto di dividerla per maggiore facilità e chiarezza » ( 237 ) . Questa prima parte del regolamento che vedeva allora la luce comprendeva adunque il maneggio del fucile del modello Tartagna , i movimenti con la bandiera per gli alfieri , con la spada per gli ufficiali e le varianti ed aggiunte per la fanteria oltramarina . Nel proemio si esprimeva il voto , « che il libro venisse stampato in entrambe le lingue italiana ed illirica , due essendo le nazioni con differente linguaggio che hanno l ' onore di servire Vostra Serenità » , e prometteva di estendere gli studi e le esperienze anche alla cavalleria , « la quale ha eguale e forse anche maggiore bisogno della infanteria di regolazioni nello esercizio non solo , ma anche nella tattica , usando ancora quelle che furono estese fino dal secolo passato dal generale Stenau » . Ispirandosi a modernità di concetti , « come si deve » ed alle « nuove pratiche introdotte ed usitate dalle nazioni più agguerrite » , i compilatori del nuovo regolamento esprimevano da ultimo la fiducia che la « nazionalità veneta potrà , con esso , diventare mirabilmente istrutta » . Le nuove ordinanze conservavano la formazione della fanteria su tre righe , ponevano in rilievo la sempre crescente potenza del fuoco e procuravano di disciplinare l ' urto . Semplificavano oltre a ciò - nei limiti del possibile - il maneggio dell ' armi ed assottigliavano d ' alcun poco il pesante bagaglio delle evoluzioni , delle marce , delle contromarce e delle colonne d ' attacco . * * * Per eseguire i movimenti con la spada , oramai definitivamente sostituita alla picca fino dall ' anno 1790 ( 238 ) , gli ufficiali dovevano prendere la posizione di attenti , epperciò essi dovevano : « impiantarsi con la vita dritta , petto in fuori , capo alto , tacchi tra loro distanti di due dita , punte dei piedi in fuori , ginocchia tese , braccia pendenti al naturale in giù , cappello che riposi sopra le ciglia ma voltato un poco verso sinistra » ( 239 ) . I movimenti con la spada erano 17 e cioè : spada alla mano o in parata , primo saluto , spada in parata , secondo saluto , spada in battaglia , spada in parata , spada all ' orazion , spada in parata , spada a funeral , spada in parata , spada in riposo , spada in parata , spada in battaglia , spada in riposo , spada in battaglia , spada in parata , spada nel fodero . Il saluto con la spada si rendeva dagli ufficiali veneti presso a poco come si pratica oggigiorno e così si salutavano : «L'Ecc.mo Savio di Terraferma alla Scrittura , i Provveditori Generali da Mar , della Dalmazia e gli Ecc.mi Capi di Provincia in Terraferma » . Per rendere onore alle altre autorità militari il saluto con la spada si arrestava al primo tempo dell ' odierno saluto , e cioè « con la coccia della spada « dirimpetto al mento , alla distanza di un palmo , guardamano voltato verso il lato sinistro e lama verticale e di piatto » . Questi modi di salutare le autorità militari superiori ed inferiori surrogarono rispettivamente la battuta della picca ed il levarsi del cappello , quando la picca stessa costituiva l ' ordinario armamento dell ' ufficiale . Altre regole disciplinavano il modo di portare la spada all ' orazion , che stendevasi a quell ' atto davanti al corpo con il braccio disteso e la punta fin presso terra , mentre l ' ufficiale ripiegava il ginocchio destro sotto il sinistro , si toglieva di capo il cappello e lo raccomandava alla mano sinistra ; a funeral , nella quale positura la spada si portava serrata contro il petto lungo il lato sinistro , assicurata sotto l ' avambraccio piegato all ' altezza della mammella ; in battaglia infine cioè con la spada stesa lungo il fianco destro , « appoggiandola verticalmente nel vuoto della spalla , col filo in fuori » ( 240 ) . Gli alfieri portavano normalmente la bandiera « sul fianco destro , l ' asta alquanto inclinata verso dritta e pendente in avanti , la lancia ( freccia ) voltata in piano ed il calcio a terra » . Nei tempi sereni e senza vento la bandiera si lasciava « a drappo volante » , nei piovosi invece o con vento si prendeva « il canto ( lembo ) pendente del drappo e con la mano destra si serrava all ' asta » . Nelle parate - senza eccezione di tempo - la bandiera doveva essere sempre spiegata . L ' alfiere abbassava la bandiera davanti a quelle medesime supreme cariche militari cui si rendeva dagli ufficiali il completo saluto con la spada , « compiendo un ottavo di giro a « dritta , poi con la mano dritta abbassando l ' asta della bandiera verso la parte sinistra , finché il piatto della lancia sia ad un palmo distante da terra ... nell ' atto stesso si raccoglieva con la mano sinistra il drappo e si impugnava per di fuori dell ' asta » . Per salutare tutti gli altri superiori l ' alfiere toglieva semplicemente di capo il cappello ( 241 ) . E passiamo agli esercizi con il fucile ( 242 ) . Poche premesse poste innanzi alla descrizione dei relativi movimenti richiamavano l ' attenzione sul fatto , « che il maneggio del fucile deve compiersi dai soldati con desterità e scioltezza ... epperciò essi dovranno stare con l ' orecchio attento al comando , muovere le mani sempre in vicinanza del corpo , eseguire con vigore ogni tempo di una mozione restando poi immobili da uno all ' altro tempo » . Per facilitare poi la simultaneità e l ' esatta esecuzione degli esercizi , si prescriveva che « essendo i soldati in rango e fila , quelli di prima riga abbiano a guardare attentamente il campione ( istruttore ) e quelli delle due ultime file quelli della prima , onde muoversi tutti contemporaneamente » . Tra il comando di ciascun movimento e l ' esecuzione del primo tempo di esso , il campione doveva lasciar correre un intervallo bastevole per contare a cadenza i primi tre numeri . Tra i tempi successivi questo intervallo doveva essere prolungato di alquanto e diventare eguale all ' intervallo di tempo che è necessario per contare i primi sei numeri . Si eccettuavano da questa regola mnemonica i comandi per i fuochi e per ritirare le armi , i quali dovevano eseguirsi non appena ordinati . La posizione di base per eseguire il maneggio dell ' armi era quella del fucile collocato sulla spalla sinistra , con la canna in fuori , sostenendo il calcio con la palma della mano sinistra appoggiata al fianco , « sicché il pollice premeva il calcio e le altre dita lo stringevano per di sotto : il braccio sinistro non doveva essere né troppo teso né troppo inarcato , col gomito daccosto alla vita in modo tale che la mammella cadesse tra le due viti della piastrina » ( 243 ) . Il rigido formalismo dominante non si arrestava però a tali prescrizioni e rilevando , « che vi sono uomini che hanno più anca che spalla e di quelli che sono al contrario » , presumeva di correggere anche le differenze fisiologiche dei diversi attori con compensi e temperamenti , in modo da ottenere che tutti i fusti dei fucili si adagiassero in un medesimo piano inclinato , perfettamente uniforme . « Se il soldato - - diceva dunque il regolamento - ha più anca che spalla , esso dovrà sostenere il fucile sulla spalla volgendo il pugno un poco in dentro perché la canna più si scosti dalla testa ; e se al contrario avesse più spalla che anca , allora volgerà il pugno un poco più in fuori appoggiando maggiormente il calcio alla coscia per avvicinare di più la canna alla testa . Con tale avvertenza si riuscirà a mettere nello stesso piano tutti i fucili di una riga di soldati » . E sulla pratica di questi ripieghi i campioni fondavano il supremo segreto dell ' arte , la ricetta che assicurava fortuna alla complicata coreografia del maneggio dell ' armi . I principali movimenti con il fucile erano 34 . La loro progressione cominciava col presentar l ' arme , la quale si sosteneva verticalmente davanti al corpo « in candela , proprio dirimpetto al mezzo del capo , col vidone ( vitone ) del cane contro il centurino ... ed il piede destro tre dita dietro il piede sinistro , in modo che il calcagno di questo guardi il mezzo dell ' altro piede , e ciò senza cangiare di fronte » ( 244 ) . Sull ' esecuzione dei fuochi il regolamento richiamava « tutta l ' attenzione dei soldati ... avezzandoli a mirare con franchezza , a non torcere in verun modo la testa , a non muovere né il corpo né il fucile , perché ogni piccolo moto può alterare la direzione del colpo . Allorché poi questo vada a maggior distanza , si insegnerà ai soldati a premere bene col calcio la spalla nell ' atto di far fuoco » ( 245 ) . Gli esercizi del fuoco erano preceduti dal movimento di base del preparatevi . A tale comando il fucile si portava presso a poco nella positura di « presentat - arm » e da questa si armava il cane , premendo con il pollice della mano destra sul vitone del cane medesimo . Ciò fatto si passava al secondo movimento , cioè all ' impostatevi , portando il piede destro un palmo dietro al sinistro e volgendo il corpo verso destra , in guisa da « metterlo a mezzo profilo » . Così si spianava l ' arma « appoggiando la guancia destra sul calcio , chiudendo l ' occhio sinistro per potere aggiustatamente mirare col destro lungo la canna l ' oggetto che si vuole colpire .... Quando non sia determinato questo oggetto da prendere di mira , il soldato farà cadere la bocca del fucile al livello circa degli occhi » . I tempi della carica erano laboriosissimi . Al comando di pigliate la carica il soldato estraeva dal tasco ( cartucciera ) una carica , bene avvertendo « di aprirlo in mezzo e non da fianco per ritrovarla più facilmente » ; quindi portava la detta carica alla bocca , ne strappava la carta con i denti sino a scoprire la polvere aiutandosi per ciò con uno « sforzo della mano verso la sinistra » . Ciò fatto si poneva mano al focone chinando la testa per poterlo bene innescare , quindi si chiudeva la batteria e si impugnava con la destra il fucile verso la bocca , « in modo che il calcio poggi a terra accosto al piede sinistro , la cartella sia in fuori , il fucil tocchi la coscia sinistra e la bocca resti dirimpetto alla spalla destra , impugnato con la detta mano destra » . Da questa posizione , « dopo di aver soffregata con le due dita pollice ed indice la sommità della carica per bene aprirla del tutto , si versava la polvere in canna mandandole dietro la carta , e si intasava da ultimo con la bacchetta stendendo naturalmente il braccio e spingendola con forza dentro la canna stessa » . Tutto ciò esigeva una quarantina di tempi . Non minor cura esigevano l ' armare le baionette ( 246 ) , il disarmarle , il sostenere l ' urto ( 247 ) e portare il fucile alla pioggia , assicurato con il calcio sotto l ' ascella sinistra « la bocca in basso e la bacchetta in sù » ; il recare l ' arma alle bandiere cioè a fianc - arm ; a funeral , sotto l ' ascella sinistra con il calcio all ' insù e davanti , la canna inclinata indietro tenendo il fucile con la sinistra all ' impugnatura e la destra dietro la schiena al mezzo di essa ; infine all ' orazion , verticalmente davanti la spalla destra mentre il soldato stava nella posizione di in ginocchio con la mano sinistra in atto di saluto sul frontone del caschetto . Un ' appendice agli Esercizi personali regolava i movimenti speciali della fanteria oltremarina per quanto riguardava il maneggio del palosso e recava , a mò di chiusa , un capitolo relativo alla visita delle armi e delle monizioni . * * * Tale fu la riforma dei regolamenti per la fanteria veneta . Con essa si dovevano abbandonare d ' un tratto i vincoli che collegavano i regolamenti stessi all ' arte del Principe Eugenio di Savoia , per ravvicinarli decisamente alle tradizioni più recenti della scuola francese e federiciana . Forse tali progressi sarebbero stati assai più sensibili nella seconda parte che si attendeva , quella cioè , relativa all ' impiego tattico delle truppe , ma il tempo tolse non solo la facoltà di pubblicare quest ' ultima , ma ben anco il destro di diffondere più largamente la prima oltre il ristretto cerchio delle milizie che componevano il campo veneziano sotto Verona . La parte formale degli Esercizi personali non vide infatti neppure l ' onore delle stampe . Essa rimase allo stato di manoscritto tra le mani gli ufficiali veneti che la sperimentarono , e così si tramandò pure ai posteri confinata tra le polverose carte del Savio alla Scrittura ( 248 ) . Restò così ancora in vigore , fino alla caduta della Serenissima , il libretto del maresciallo Schoulemburg , l ' ultimo capitano della Repubblica . Gli uomini delle tre righe erano disposti l ' uno dietro all ' altro alla distanza di un passo . Gli esercizi erano comandati alla voce o con il tocco del tamburo , e si dovevano eseguire all ' ultima parola del comando che il campione doveva pronunciare breve e forte , oppure al termine del tocco seguendo l ' esempio dei sottufficiali o dei campioni medesimi . Gli esercizi del reggimento erano preceduti dal riconoscimento , o formazione delle unità di manovra . Si pareggiavano allora le file , si eguagliava la forza delle compagnie , si suddividevano tra i riparti secondo l ' ordine di precedenza gli ufficiali ed i sottufficiali i quali , fuori delle righe , attendevano in questo frattempo di prendere posto . La compagnia inquadrata perdeva da quel momento ogni personalità e tutta la truppa si ripartiva in tre divisioni , cioè il centro e le due ali . Tale formazione era pure la normale per il combattimento ( 249 ) . Ogni divisione era comandata da un capitano o da un sergente maggiore : si suddivideva in mezze divisioni , e queste ancora in plotoni di manovra . Le evoluzioni principali consistevano nel raddoppiare le file e le righe , nel serrarle , nelle conversioni , nello spezzare la fronte , nel formare le colonne ed i quadrati , nelle contromarce e nei fuochi . Per raddoppiare le file i soldati di ciascuna fila si spostavano lateralmente ed entravano nella distanza di circa un passo che intercedeva di solito tra uomo ed uomo . Quando il movimento doveva eseguirsi sulla destra si spostavano le file pari , se a sinistra si spostavano invece le disparì . Le conversioni si effettuavano a perno fisso e per ottenere il necessario contatto facevasi assai spesso porre ai soldati le mani sui fianchi , alla costumanza tedesca . Le contromarce facevansi per righe e per file . Per eseguire i fuochi si serravano le righe da petto a schiena , cioè si annullava l ' ordinaria distanza di circa un passo che esisteva tra le righe medesime . V ' erano fuochi così detti di riga , di mezze divisioni , di plotoni , da fermo e marciando , cioè alternandosi le righe nello sparare usufruendo all ' uopo degli intervalli interposti . Contro la cavalleria si formava il quadrato , sia da fermo che in marcia , armando le baionette e sostenendo l ' urto . Il libro del maresciallo Schoulemburg trattava oltre a ciò del servizio territoriale , o di piazza , del modo di accampare e di accantonare un reggimento e le unità inferiori ad esso , di porlo in marcia con le misure di sicurezza e di scortare un convoglio . Però , stante l ' esiguità delle forze disponibili e l ' abbandono degli esercizi nei campi di manovra , queste pratiche non erano che semplici attestazioni teoriche . Invece - come si disse altrove - era assai deplorato il difetto di norme regolamentari circa l ' imbarco e lo sbarco di truppe a piedi o a cavallo sui pubblici legni ; operazioni di qualche frequenza nell ' esercito della Repubblica specie dopo l ' adozione dei turni di guarnigione ( 250 ) . Le evoluzioni della cavalleria erano più antiquate di quelle della fanteria e risalivano alla fine del XVII secolo , cioè a dire alla pratica del generale Stenau , altro capitano della Veneta Repubblica . Anche la cavalleria - come la fanteria - si ordinava su tre righe e la distanza tra queste era normalmente di cinque passi . Gli intervalli tra fila e fila erano tali che i cavalieri potevano introdursi liberamente in questi spazi senza toccarsi l ' un l ' altro . Le evoluzioni consistevano nello sdoppiare e nel raddoppiare le file e le righe , con procedimenti analoghi a quelli risati dalle armi a piedi . Le conversioni - di 180 gradi - si eseguivano tanto a righe aperte che serrate : si adoperavano per cambiare diametralmente direzione di marcia e si compievano per divisioni , mozze divisioni , per file ed anche individualmente per ogni singolo cavaliere . L ' esercizio con le armi consisteva , per le corazze ed i croati , nel maneggio della spada , della sciabola e dei pistoloni da arcione ; per i dragoni inoltre nell ' uso del moschetto armato di baionetta . Le tendenze difensive diffuse nell ' arma di cavalleria - a motivo della importanza crescente del combattimento a fuoco - avevano accentuato nella pratica degli esercizi l ' impiego delle colonne vuote di dentro e dei quadrati . La prima di queste formazioni si assumeva dagli squadroni in colonna di divisione , « facendo che la testa stia ferma e che conversino le mezze divisioni delle altre , dimodoché rivolgano la fronte alla campagna » , cioè verso il nemico ( 251 ) I quadrati si ottenevano invece dalla linea spiegata , ripiegando le ali all ' indentro e ripiegandosi ancora ciascuna metà di queste ultime in sé medesime dopo effettuata la conversione verso l ' interno , in guisa da costituire nell ' insieme il quarto lato della figura . Ciò fatto tutti eseguivano una conversione individuale « verso la campagna » . Le cariche si effettuavano di regola in modo avvolgente . In quest ' arte - tramandatasi tradizionalmente nella cavalleria veneta dagli stradiotti e dai cappelletti - si distinguevano ancora , sul cadere della Repubblica , i Croati . Questi medesimi recavano ancora la palma nel foraggiare , nel portare gli attacchi in terreni intricati e scuri , nel passaggio dei corsi d ' acqua ed infine nei combattimenti temporeggianti e nelle ritirate . Le corazze distinguevansi a loro volta nelle salve con i pistoloni , ed i dragoni nei fuochi con i moschetti e nei combattimenti pedestri . Gli esercizi campali e le evoluzione del Reggimento artiglierìa erano infine regolate , sul tipo di quelle della fanteria , da un libretto appositamente redatto dal brigadiere Stràtico . La carica dei pezzi si eseguiva con la cucchiaia o con i cartocci . Con il calcatoio si spingeva la polvere nella camera della bocca da fuoco e vi si intasava , adoperando all ' uopo un poco di strame palustre , delle alghe di mare oppure della paglia aggrovigliata , fintantoché la polvere stessa affiorava nello intorno del focone . Indi appresso si introduceva nell ' anima del pezzo la palla elevandone alquanto la volata . Eseguito questo primo tempo della carica , con un fiaschetto si colmava di polvere da innesco il focone , se ne spargeva un poco anche nella parte posteriore di esso , ed il cannone era allora pronto per la punteria e lo sparo . CAPO X . Dei bilanci militari . Anche l ' energia motrice di ogni organismo sociale , il denaro , difettava grandemente al tempo della decadenza repubblicana . È perciò necessario di toccare anche questa materia nelle sue relazioni con i bilanci della guerra , per conoscere quanta parte della rovina nelle armi venete tocchi ai fattori morali e quanta , non meno notevole , sia da attribuirsi invece ai fattori materiali , al governo della lésina , al metodico rifiuto dei mezzi necessari per mantenere in vita il prezioso strumento della difesa della patria , all ' ostinatezza infine di negare ad esso le necessario riforme . Importa dunque sfogliare anche il carteggio dei Savi cassieri - o ministri veneziani delle finanze - quello dei Magistrati sopra Camere , o sopraintendenti delle tesorerie provinciali , esaminare le pòlizze dei preposti al Quartieron , o cassa militare destinata a sopperire ai bisogni della milizia stanziata nel territorio dipendente da ciascuna Camera .. E da questa indagine emergerà una verità di molto rilievo . Che cioè i primi allarmi nelle angustie finanziarie si sogliono , con improvvido consiglio , far scontare alle milizie - come che queste possano in ogni evenienza privarsi di tutto quasi arnesi inutili e parassitari - e che questa decimazione mal frutta allo Stato che la pratica nel momento del pericolo , quando cioè esso si accorge troppo tardi di essersi apparecchiato lentamente e di proposito alla rovina , all ' umiliazione ed al servaggio . Al caso concreto , Venezia negò ai propri soldati e marinai il necessario per affilare le armi , tenere asciutte le polveri e validi i propri navigli , ed il mal fatto risparmio andò profuso e sperduto nel mantenere sul proprio suolo due eserciti , nemici tra di loro e pronti a sovvertirla . Ora vediamo un poco addentro a queste cifre . Alla fine della Seconda Neutralità d ' Italia ( 1737 ) la Serenissima aveva accumulato un sensibile deficit , o sbilanzo - come si diceva nel linguaggio d ' allora - epperciò si escogitarono riduzioni , falcidie ed economie , atte possibilmente a colmarlo . A quell ' epoca le entrate annue della Repubblica erano valutate in ducati 5,114,915 , cioè a dire in lire 21,426,378 circa : le spese complessive ammontavano a ducati 5,810,037 , talché lo sbilanzo si aggirava annualmente intorno a 705,722 ducati , cioè a 2,960,161 lire . Da questo complessivo gèttito di pubblico danaro , le spese militari ( Esercito e Marina ) prelevavano ogni anno due milioni e mezzo di ducati , all ' incirca ( 252 ) . Tali spese nell ' anno 1737 erano ripartite come segue ; Arsenale e Tana , ducati 218,037 e grossi 6 ( 253 ) ; Spese per l ' armar , comprese le navi e le galere , ducati 46,836 e grossi 3; Fortezze , ducati 32,776 e grossi 12; Artiglierie , ducati 25,841 e grossi 15; per formento ad uso di lavoro dei forni , ducati 109,264 e grossi 19 . Simile , per formento bonificato alle decime , ducati 215,165 e grossi 6; per le milizie del Lido , ducati 215,107 e grossi 3; per il loro vestiario , ducati 56,594 e grossi 22 . Per capitoli varii , quali spazzi ( viaggi ) dei capi da Mar , sopracomiti etc . , ducati 28,512 o grossi 17 . Paghe e paghette alle predette autorità e serventi , ducati 28,348 e grossi 17 . Per gli stipendi , compreso quello del veltz - maresciallo Schoulemburg ( 254 ) , ducati 31,296 e grossi 12 . Totale per l ' ordine militar nella Dominante , ducati 1,008,511 e grossi 23 . Il rimanente del bilancio era assorbito dalle truppe dislocate negli altri riparti della Serenissima , distinto in analoghi capitoli di spesa , e questa fu precisamente di ducati 2,060,965 e grossi 11 ( 255 ) . Sempre nell ' anzidetto anno , con questo bilancio la Serenissima manteneva nelle armi 19,385 uomini . Ma premendo ovunque le proteste e gli incitamenti ad assottigliare gli apparecchi militari ed a porli in armonia con la politica di rinuncia e di stretta neutralità dichiarate dalla Repubblica dopo la pace di Passarowitz , il Senato nell ' inverno del 1738 convocò , « una conferenza per meditare e far suggerire quei sollievi e risparmi che conciliar si possano tra i riguardi della pubblica economia e quelli della necessaria custodia degli Stati » . Quali fossero i termini di questa equazione vaghissima , a più incognite , solita a rinverdire ad ogni crisi delle finanze e molto più ad ogni depressione di spirito ed infrollimento della volontà collettiva delle nazioni , non è detto . Certo si voleva che l ' Esercito e la marineria veneta facessero le spese dello sbilanzo e lo risarcissero . La navigazione più non allettava , il commercio veneziano era allora arenato , l ' impero coloniale scomparso miseramente : di questo ormai non rimanevano superstiti che i pochi brandelli delle isole Ionie , del Cerigo e di Cerigotto . I porti franchi di Trieste , di Livorno , di Ancona e di Sinigaglia avevano soppiantato i traffici della Repubblica , che si era ormai ridotta a dimenticare affogando le memorie del passato nella vita spensierata , spendereccia e voluttuaria del presente . Ed in quei frangenti di allegro consumo senza un ' equivalente produzione riparatrice , lo sbilanzo cresceva . Nondimeno il credito della Repubblica era ancora considerevole - una bella facciata architettonica che imponeva pur sempre per quanta rovina nascondesse nell ' interno - ed il fratto degli antecedenti risparmi poteva consentire di far ancora fronte alla situazione , purché si ponessero un poco all ' incanto le armi e meglio si colorisse con quest ' atto la divisa assunta dallo Stato godereccio , scettico ed imbelle . Frutto adunque della conferenza indetta dal Senato Veneto si fu una prima riduzione della forza bilanciata la quale , da circa 20,000 nomini , discese a meno di 16,000 . Si sospesero inoltre le reclutazioni e le giubilazioni e si incitò la conferenza anzidetta a proseguire nelle riforme e nelle falcidie per realizzare nuovi e più copiscui risparmi . Nel 1738 il bilancio militare veneto si ridusse infatti ad 1,886,322 ducati ; quello del 1739 discese ancora a 1,670,333 ducati ; quello del 1740 infine precipitò a 1,592,784 ducati . L ' esercito o la marineria veneziani si erano adunque sacrificati alla generale assenza d ' ogni spirito di sacrifizio individuale e collettivo , ed in questa bancarotta di sentimenti e di mezzi essi avevano riportati dei colpi così fieri da non riaversi mai più . Così la Repubblica cominciò a morire da quando decretò la liquidazione dei propri armamenti . « Va ben - aveva esclamato il penultimo doge Paolo Renier - « No gavemo più forze , non terrestri , non marittime , non alleanze , .. Vivaremo dunque a sorte e per accidente !...» . * * * Vennero ben presto nuove angustie derivate dal contegno che doveva serbare la Repubblica all ' aprirsi della guerra per la Successione Austriaca . Il docile strumento dei bilanci guerreschi che sembrava adattarsi all ' infinito all ' umile compito di dare senza nulla mai chiedere , di risarcire il patrimonio pubblico perché altri spensieratamente lo godesse senza ombra di preoccupazioni o di affanni per l ' avvenire , di servire da vàlvola di sicurezza dell ' erario che si avviava al fallimento , cominciò a farsi meno duttile e più prezioso . Le diffidenze verso la Francia e verso la Spagna , l ' aperto viso dell ' armi assunto dall ' Austria , avevano richiamato alla realtà delle cose con quella pavidità pronta ad ogni dedizione , con quella premura decisa a troncare ogni imbarazzo e che potevano eguagliare la spensieratezza imbelle con cui si era posto mano a disfare gli armamenti . Pure conveniva apparecchiare qualche cosa , se non altro per semplice mostra . La Repubblica aprì allora docilmente la strada di Campara ( Val Lagarina ) agli Austriaci - i nemici più vicini - per ingraziarseli ; suonò a raccolta per le cerne e racimolò qualche migliaio di vagabondi tratti dai riparti d ' Italia e d ' Oltremare per innestarli nell ' esercito . Alle potenze più lontane offrì in pegno la dichiarazione della sua terza neutralità a mò di una presuntuosa etichetta fatta per coprire una merce avariata . Ed il costrutto positivo di tutte queste pratiche si fu quello di riallentare i cordoni della borsa . Nel 1741 i bilanci militari veneti risalirono ad 1,818,147 ducati , nell ' anno appresso - con la leva di due migliaia di cerne - crebbero ancora sino a 2,845,481 ducati e si mantennero a questo livello per tutto il rimanente periodo della terza neutralità d ' Italia . Ma dopo la pace di Acquisgrana il governo della lèsina riprese di bel nuovo il sopravvento ed accompagnò senza interruzione le vicende militari della Repubblica fino alla sua caduta . L ' esercito si ridusse daccapo prima alla forza bilanciata di circa una quindicina di migliaia di uomini , poi ad una dozzina di migliaia , compresi i non valori . Le compagnie di fanteria precipitarono alla forza di una trentina di individui , quelle di cavalleria ad una ventina , i bilanci militari al milione e mezzo di ducati ed anche meno . La bancarotta non poteva essere più completa . L ' Arsenale ridusse pressoché a nulla il proprio lavoro , le milizie incanutirono sugli artificiosi piedilista , gli ufficiali furono obbligati a morire ancora in servizio nella più tarda vecchiaia per mancanza di danari necessari a giubilarli . Nondimeno la vetusta macchina della Repubblica continuava a reclamare tutta la sua parte di dissipazione dell ' erario , senza che il più timido tentativo di riforma valesse ad alleviarne l ' insopportabile peso . La macchina lavorava unicamente a vuoto e peggio . A comprovare questo spèrpero di energie basta l ' esame dei bilanci dell ' Arsenale veneziano , considerato come pietra angolare del vetusto edifizio guerresco della Repubblica . Esso richiedeva in media per il suo mantenimento - affatto parassitario - 218,837 ducati all ' anno , 46,836 ducati per l ' anno dei pubblici navigli , 25,841 ducati per il rabberciamento delle artiglierìe più sganghenate , 30,000 ducati per il Reggimento Arsenal . In totale il maggior stabilimento marinaro dei Veneti pesava adunque sulla pubblica finanza per 324,504 ducati all ' anno - cioè a dire per 1,356,426 lire odierne - senza contare le giubilazioni , le spese ordinarie per i trasporti Oltremare , per le esperienze ed altro . E tutto ciò per lasciar marcire sugli squeri ( cantieri ) navi più che quarantenarie ed una perfino - la Fedeltà - impostata nel 1718 e varata nel 1770; per lanciare in mare tra il 1717 ed il 1780 soltanto 28 legni , che venivano così a costare all ' erario pressoché tre milioni e mezzo ognuno , ammesso che questo prodotto di lavoro possa ritenersi il solo veramente sensibile dello stabilimento durante il menzionato periodo di oltre sessant ' anni . Il costo di produzione soverchiava adunque in modo inaudito il valore del prodotto , né v ' erano fede ed energia capaci di metterli in correlazione , amputando con sicurezza un organismo mastodontico di consorterie , lento e parassitario . Occorreva perciò romperla con le tradizioni corporative di una industria di Stato divenuta oramai un anacronismo economico , sociale e politico ; stendere la mano franca e sicura all ' industria privata che nella produzione delle armi aveva pur fatto passi lusinghieri e decisi . Ora i buoni propositi di giovare in questo senso l ' amministrazione della guerra attingendo alle floride officine della Bresciana , del Bergamasco , del Salodiano , mettendo a contributo i servizi della compagnia mercantil dello Spazziani , le ferriere di Agordo , i lanifici della Trevigiana e del Vicentino , tramontarono non appena si dileguò al Saviato alla Scrittura il benefico influsso dell ' opera riformatrice di Francesco Vendramin ( 256 ) . * * * Rimase adunque nella sua integrità opprimente il bagaglio delle spese e , per fronteggiarle , dopo di avere liquidato l ' esercito e la flotta convenne ricorrere alla rovinosa china del credito . Subito dopo la pace di Acquisgrana venne aperto un deposito o prestito di quattro milioni di ducati , valuta corrente , di soldo vivo al tasso del 3,50 per cento . Il prestito doveva essere affrancabile , cioè rimborsabile entro 40 anni mediante estrazioni ( premi e rimborsi ) da effettuarsi per maggiore garanzia in pien Collegio , e per la somma di centomila ducati ogni anno . Il pagamento dei pro , cioè degli interessi , doveva compiersi semestralmente . Questi nuovi aggravi esaurirono i bilanci militari e diedero il tracollo alla moribonda milizia veneta . Il bilancio annuo della guerra si restrinse allora sul milione di ducati , né si provvide per questo a sfrondare le spese inutili , allo scopo di rendere più efficaci e produttive le scarse risorse superstiti . In tali angustie finanziarie , in tanto disordine amministrativo , in tale ostinatezza nel persistere negli antichi errori , nella primavera del 1794 vennero chiamate alle armi le cerne . Indarno i deputati ed aggionti sopra la provvision del pubblico danaro ed il Savio Cassier moltiplicarono le interviste , per far fronte alle nuove e più gravi esigenze e sollecitarono l ' opera degli scansadori ( 257 ) . Ad onta di tutto ciò si resero necessari altri centomila ducati per la prima levata delle cerne , poi altri duecentomila e più , ed alla fine di quell ' anno il consuntivo delle spese maggiori per gli armamenti della Repubblica era salito a 238,584 ducati e grossi 12 , compresa la cavalleria e qualche lavoro più urgente da praticarsi nelle fortezze ( 258 ) . Fu perciò aperto un nuovo credito , il nuovissimo , e si convenne di porre mano anche alla Cassa del deposito intangibile , così come si porrà mano più tardi a quella del Bagatin e si inaspriranno le decime , come infine , per sopperire ai bisogni delle armi , si era deciso di svaligiare senza remissione i magazzini dell ' Arsenale ( 259 ) . L ' anno terribile stava per scoccare . La commedia della finanza allegra si avviava a diventare dramma e tragedia , ma prima dell ' epilogo essa doveva passare ancora sotto le forche caudine dei Commissari del Direttorio , piegarsi davanti alla voracità insaziabile dei cassieri dell ' esercito francese incaricati di dimostrare alla Francia che la Serenissima poteva pur dare ancora , e che la guerra si doveva alimentare con la stessa guerra a qualunque costo , a spese degli ignavi e degli imbelli . Questa fanfara era già stata audacemente lanciata all ' aria dallo stesso generale Napoleone Buonaparte : « Io - aveva dichiarato al colonnello Veneto Fratacchio , a Castiglione , il 12 Luglio 1706 - batterò gli Austriaci e farò che i Veneziani paghino tutte le spesa di guerra ! » ( 260 ) Un mese dopo Bonaparte imponeva una contribuzioue di tre milioni di franchi alla città di Brescia e trattava col Battagia un prestito da imporsi alla Repubblica ( 261 ) . CAPO XI . Conclusione . La « Serenissima » si apparecchiava adunque a scomparire sotto una marèa montante di contraddizioni tristi ed anche ridicole . Essa voleva sinceramente la pace con tutti e si sforzava di preparare delle armi lògore e spuntate ; fidava palesemente nelle dichiarazioni di neutralità e , privatamente , non si dissimulava le difficoltà di mantenere il rispetto ai trattati in un periodo di violenze e di usurpazioni in cui unico diritto sovrano era la forza ; aveva dichiarato la bancarotta nelle finanze insufficienti a mantenere in vita persino il proprio esercito anemico e la propria flotta tarlata , ed i Francesi e gli Austriaci ben rovistando con sfrontatezza e rapacità nelle casse dello Stato e nelle tasche dei privati , si apparecchiavano a trarne il necessario per mantenere e nutrire non solo un esercito , ma ben anco tre , lautamente ed allegramente . Triste stato dei deboli codesto , fatto di speranza e di timore , di alternative di fiducia e di sconforto . La Repubblica , ridotta a palleggiarsi delle responsabilità non sue , a stendere la mano capitale al nemico ammesso a forza dentro il cerchio delle mura cittadine doveva , da Verona , strizzare l ' occhio all ' altro nemico che stava ancora fuori e voleva penetrarvi . Obbligata a piatire in note diplomatiche , in richiami , in proteste , le spinosità di una situazione politica , sociale e morale insostenibile , poteva rassomigliarsi ad una dannazione di Procuste fatta persona . Passava da Verona il 20 maggio 1796 il maresciallo Colli per ritrarsi nel Tirolo , col livido in volto per le recenti sconfitte patite nella Liguria e nel Milanese , e prometteva al provveditore generale Foscarini : « pieno riguardo alle autorità venete , disciplina nelle truppe , pagamento delle somministrazioni in contanti » . E tutto ciò mentre giungevano alte proteste dalle comunità venete , « per i violenti modi con i quali si trattano i villici nel trasporto dei bagagli austriaci per le vie di Campata , obbligati essendo a forza di oltrepassare con i loro carriaggi i confini convenzionati ... asportandone gli Austriaci poscia perfino i bovi » ( 262 ) . Ed il Foscarini : « convinto essendo che tutto ciò sia contrario alle intenzioni della Corte Cesarea ed agli ordini dei di Lei generali » comandava « ai commissari ai Campara di rimostrare ai generali austriaci le cose accennate , di interessarsi a rilasciare ordini precisi onde tutto proceder avesse secondo le regole e le discipline convenzionate per i passaggi a Campara medesima » ( 263 ) . I Francesi erano ancora lontani e la fiducia nell ' equilibrismo era ancora fresca e promettente . « I Francesi scriveva il 22 maggio Foscarini al Doge , di cui ancora non conosco le forze sono - per quanto la diligenza dell ' eccellentissimo rappresentante di Brescia mi scrive con sua lettera di ieri - a Robecco , da dove , staccato un uffiziale con cinque soldati per passare il ponte sull ' Olio entrarono nella terra di Ponte Vico , ricercando se vi fossero altri ponti vicini o altri porti , e quanto fondo il fiume avesse . Quindi , fatta ricerca a chi appartenesse quella terra e conosciuta essere soggetta al dominio Veneto , sono al momento retrocessi a Robecco » ( 264 ) . Buoni adunque parevano i principii della nuova avventura con i Francesi , e tutta l ' arte e tutte le speranze sembravano rivolte allo scopo di propiziarsi gli Austriaci , quando il menzognero zeffiro che veniva di Lombardia crebbe d ' un colpo d ' audacia e di violenza . « I mali asprissimi - scriveva il 26 maggio Foscarini al Doge - che l ' attual guerra fa provare all ' Italia cominciano a produrre non lievi conseguenze . Già ho rassegnato i disordini occorsi a Crema per parte delle truppe francesi ... ma la vivacità di questa nazione ed il genio intraprendente dei suoi generali lasciano oramai delusa ogni speranza . In queste circostanze , ben volentieri avrei desiderato accorrere io pure a confortar personalmente i sudditi di V . E . a quel paese ... ma coperte essendo le strade di armati delle belligeranti potenze , il riguardo di non compromettere il decoro della pubblica rappresentanza ha fatto sopprimere per ora in me stesso tale vivo desiderio » . * * * Fu l ' avventura di Peschiera che scatenò l ' uragano , occupata di sorpresa dagli Austriaci di Beaulieu il 26 maggio come res nullius , tanto che il Beaulieu stesso agli ufficiali veneti inviati a protestare per questa rapina non si faceva scrupolo di dire : « che lorquando le ragioni di guerra fanno credere necessaria una cosa a chi la tratta ... non valgono le deboli ragioni del diritto e vengono sforzati a tacere tutti i riguardi » ( 265 ) . Al danno si aggiungevano dunque l ' ironia e le beffe . Nella notte del 27 alla rapina di Peschiera seguì la violenza della Chiusa d ' Adige . Prima dell ' alba del detto giorno si era presentato davanti a quella fortezza un gruppo di ufficiali austriaci accompagnato da una colonna di fanti , per imporre al governatore veneto Bajo di aprire le porte . Questi rispose dal chiavesin ( 266 ) che quello « non era il luogo di passaggio e retrocedessero perciò a Loman , ma gli ufficiali austriaci insistettero dicendo di aver lettere di somma premura da consegnare alla posta di Volargne , dirette a Verona » . Sorpreso nella buona fede l ' ingenuo Bajo introdusse allora gli ufficiali austriaci dentro la Chiesa ma , « nell ' aprire le bianchette erano appiattati i soldati , che sforzarono il chiaverino e si introdussero in più di duecento in fortezza , senza il minimo sconcerto » ( sic ) . Così cominciò per la Serenissima il tristissimo calvario dei disinganni , delle estorsioni e delle usurpazioni , senza forza di ribellarsi al tormento del martirologio , senza fede per trovare in sé medesima un ' ultima stilla di energia capace di abbreviarlo con una scossa suprema . Era il destino che fatalmente ed implacabilmente si compieva sopra un organismo fiaccato dagli anni e rassegnato a morire . L ' occupazione di Peschiera da parte degli Austriaci fornì a Buonaparte buon argomento per esigere un vistoso compenso nell ' occupazione di Verona - necessaria alla sua manovra con la linea dell ' Adige e Legnago - non appena i Francesi ebbero forzata la linea del Mincio ( 30 maggio ) . In questo intento Buonaparte apparecchiò una di quelle rappresentazioni a tesi delle quali egli era maestro . Atterrì il Foscarini minacciando d ' incendiare Verona , poi sembrò placarsi , « purché vi entrassero le sue truppe , occupassero i tre ponti sull ' Adige traversando la città e lasciando guarnigioni sugli stessi , fino a che le ragioni della guerra lo esigessero » . Il 1° giugno infatti una colonna di 20,000 Francesi capitanata dal generale Massena si affacciò alla Porta di San Zeno e penetrò in città minacciando l ' uso della forza in caso di resistenza ( 267 ) . Così cominciò la spoliazione della Repubblica che doveva avere il suo classico epilogo ai preliminari di Leoben . Ma siccome per il momento conveniva osservare ancora qualche parvenza di riguardo verso la Serenissima - che pur non era ancora radiata dal novero degli Stati - così , di buon accordo , si decise di continuare nella serie delle reticenze parziali , delle contraddizioni , delle umiliazioni e delle figure artificiose , come per ingannare l ' estrema ora che stava maturando . La speranza , dopo tutto , è sempre l ' ultima dea a sgombrare dall ' orizzonte . I Francesi pretesero un rifornimento giornaliero di 12,000 razioni . Per salvare le apparenze della neutralità , la ditta mercantile Vivante si prestò alla bisogna , figurando di dare con una mano agli ospiti incomodi e di riceverne con l ' altra il valsente ; ma in realtà la ditta non era pagata che dalla Serenissima la quale , per evitare maggiori guai , si era docilmente adattata a mantenere il protervo nemico sullo stesso suolo della patria che conculcava ( 268 ) . La commedia piacque e si diffuse largamente , come un allegro diversivo in mezzo al trambusto della guerra ed alla concitazione bellicosa . « Cinquantamila razioni di pane da 24 oncie l ' una chiedono giornalmente i Francesi sotto Peschiera - scriveva il 6 giugno il Foscarini - più 60 grossi bovi , 150 carra di fieno , prodigiosa quantità di vino , legna ed altro » ( 269 ) . E la Repubblica compiacente faceva per questo scivolare nelle tasche della ditta Vivante - che moltiplicava le sue filiali - danaro sopra danaro , come una buona nonna passa di soppiatto al nepotino capriccioso un balocco rifiutatogli dalla mamma severa . Dopo le razioni , il pane ed i buoi , venne la richiesta delle armi , cioè 2000 fucili per armare parte delle reclute del corpo di Massena ( 270 ) . E poiché le rappresentazioni della compagnia mercantile Vivante riscuotevano il plauso generale , si pensò bene di aggiungere alla piacente commedia qualche nuova scena ad effetto . « Si sono concertati finalmente - scriveva il Foscarini al Principe ( 271 ) - i modi più adatti per la consegna dei fucili . Abbiamo perciò creduto opportuno di richiamare il munizioniere del territorio ed il Vela , l ' agente noto della ditta Vìvante , ed imposto ad essi il più scrupoloso segreto con la minaccia di incorrere nella pubblica disgrazia , prescrissimo ( 272 ) al primo di avere sul fatto a cancellare dalli ricercati fucili le marche in essi impresse del territorio e riponendoli in casse , con le loro baionette , di trasportarli questa sera in modo inosservato nel luogo dove il Vela forma i magazzini per i suoi generi . Al Vela poi abbiamo ingionto che , lorquando avrà a presentarglisi un commissario francese per parte del generale Massena , abbia a dirgli che essendo stato da noi incaricato di procurare da mano privata la prestanza di duemila fucili , era a lui riuscito di averne mille subito e gli altri sarebbero somministrati nei seguenti giorni , a diverse partite . E questa dilazione abbiamo combinata perché la ristrettezza del tempo conceder non poteva di verificar tutto il travaglio di togliere dai fucili l ' impronta del territorio ed accomodare quelli che in qualche misura ne abbisognano » . * * * Lunga sarebbe la serie di queste umiliazioni e di queste mistificazioni , patite con eguale improntitudine dalla Serenissima per opera dei Francesi come degli Austriaci . Ma importa ora di conchiudere . La ragione ultima di ogni debolezza , di ogni contraddizione , di ogni transazione vergognosa , stava nel miserando stato di esaurimento militare in cui versava la Repubblica . Questa , fiduciosa nei trattati e nelle dichiarazioni di neutralità , nella politica di equilibrismo e di opportunità spinta oltre ai limiti del ragionevole , spensierata , allegra , disamorata della milizia , aveva creduto di trovare nei trattati medesimi un ' arma sempre valida e rispettata , una specie di talismano , dimentica che la guerra li rompe e li calpesta quando così piaccia al più forte . In tale sfera di cieche confidenze , di ostentate omissioni , di trascuranze ignobili , la milizia veneta si era appartata dal grande organismo dello Stato , come vergognosa di essere , come desiderosa di vivere semplicemente tollerata . E decadde ed intisichì in questo abbandono come una pianta selvatica e parassitaria . Quando la vecchia Repubblica fu destata dal lungo sonno dal rumore delle armi nemiche sopra il suo suolo abbandonato alla mercé dello straniero , essa cercò invano le armi proprie , ma non le trovò più , perché ben diceva Giacomo Nani che : « non vi può essere piano militare che sia acconcio a combattere una malattia puramente di ordine morale e politico » ( 273 ) . Così la Serenissima , ostinata nel negare al proprio esercito quelle riforme che l ' avrebbero potuto salvare dalla rovina , lo aveva reso organicamente un anacronismo , economicamente uno strumento di dissipazione del pubblico danaro , militarmente un istituto incapace di esplicare una forza qualunque . Esso poteva perciò rassomigliarsi ad una personificazione grandiosa della statua di Laocoonte , paralizzata dai molteplici intralci e viluppi dell ' amministrazione faragginosa dello Stato , sfibrata dalla specializzazione delle autorità , dai controlli e dalle consorterie , schiacciata dalla sovrapposizione delle autorità , dal bagaglio opprimente di un immenso macchinario di pubblici poteri . In questi intralci delle energie e delle volontà , in questa atrofìa degli organi motori dell ' amministrazione di Stato , il mercenarismo poté sviluppare l ' intera gamma delle proprie caratteristiche , fino alle conseguenze estreme . Indifferenza cioè al contenuto morale della patria , separatismo nella società , venalità , protervia nel chiedere , pari alla debolezza nel cedere o nel promettere da parte dell ' organismo dello Stato che alimentava il mercenarismo medesimo . Cosicché mentre altrove - specie in Piemonte - l ' evoluzione degli ordini ed il largo appello alle milizie paesane permettevano di compiere riforme decise nel tralignato organismo degli eserciti mercenari , apparecchiando il trapasso verso gli odierni sistemi di reclutamento , Venezia , cieca nella fede giurata alle sue costituzioni vetuste , dimentica dell ' eredità legatale dall ' Alviano - che nelle cerne aveva additata la fortuna militare della Repubblica - si ostinava pur sempre a mantenere nelle caserme una larva di esercito che si dissolveva come neve al sole . Così fu possibile , anzi necessaria , la viltà suprema della Veneta Repubblica nel 1796 . Nondimeno , tra il vecchio che cadeva a brandelli in rovina ed il nuovo che maturava , ad onta delle volontà dei governanti e dei governati e della pertinace immutabilità degli istituti , si apparecchiavano gli eserciti odierni fatti con la nazione e per la nazione . Riguardare quindi le vie del passato , riandare il cammino percorso per toccare lo sviluppo d ' oggi , non può qualificarsi opera vana , purché si mediti sulle circostanze che hanno accompagnata la grande evoluzione e sulle contingenze particolari che l ' hanno affrettata . Perché - ad onta di ogni sapienza postuma di storia e di esperienza umana più generalmente note - v ' ha sempre qualche spunto a suggestioni molto proficue da raccogliere , dimenticato lungo la grande ed ampia via maestra , come assai spesso si notano sovra a ' suoi cigli dei modestissimi fiori che sfuggono alla vista dei più . ( 1 ) Nota del trascrittore : la Parte II non sembra essere stata mai pubblicata ( 2 ) G . FABRY . - Campagne de l ' Armée d ' Italie ( 1796-1797 ) . ( 3 ) Presso alla piazza di S . Marco . Erano detti casini , al tempo della decadenza della Repubblica , luoghi di generale riunione di liete brigate e da galanti ritrovi . ( 4 ) Carteggio del prov . generale in T.F. Filza n . 1 ( 1796 ) . R . Archivio di Stato dei Frari in Venezia . ( 5 ) Ibidem . ( 6 ) Carteggio del proc . gen . in T . F . Filza n . 1 ( 1706 ) . B . Archivio di Stato dei Frari in Venezia . ( 7 ) Vedasi per i due primi periodi di tempo la bella scrittura dell ' avvocato LUIGI CELLI , dal titolo : Le ordinanze militari della Repubblica Veneta nel secolo XVI , nella Nuova Antologia , vol . LIII , serie III , fascicoli del 1° settembre e del 1° ottobre 1894 . ( 8 ) A . DELL ' ACQUA GIUSTI . - I Veneziani in Atene nel 1687 . ( 9 ) Dettaglio sullo stato militare del 1° settembre 1781 , per osservare li generi della milizia reggimentata e disposta nei rispettivi dipartimenti del Veneto Dominio , in confronto al voler dei decreti , nonché per conoscere il numero difettivo di allora . Formato alla Ragioneria sopra ai rolli , dietro comandi dell ' Ecc . Savio Francesco Vendramin , Savio di Terra Ferma alla Scrittura ( Archivio Stato , Frari . Deliberazioni Senato Militar 1781 . Filza 106 ) . ( 10 ) I primi riparti di Oltremarini si levarono nel 1507 e servirono più specialmente da fanteria marina . A partire dalla guerra di Candia si accentuò il loro carattere di milizia ingaggiata , da impiegarsi in modo anfibio , epperciò anche nelle guerre terrestri . Francesco Morosini per le campagne del Levante e del Peloponneso li ordinò in reggimenti regolari . ( 11 ) Decreto del 26 agosto 1745 . - Stampato per li figliuoli del quondam Z . Antonio Pinelli , stampatori ducali . - Sulle condizioni politiche ed economiche delle città dalmate , si veda l ' opera del prof . TULLO EBBER , Storia della Dalmazia dal 1796 al 1814 , - Zara , 1886 , tip . Woditzka ( 6 fascicoli ) . ( 12 ) Delib . Senato Militar . Filza 107 , anno 1782 . ( R . Archivio Stato dei Frari in Venezia ) . ( 13 ) Documenti per servire alla storia della milizia italiana dal XIII secolo al XVI , raccolti negli archivi della Toscana e preceduti da un discorso di Giuseppe Canestrini . - Firenze , Vieusseux , 1851 . ( Archivio Storico Italiano , tomo XV ) . ( 14 ) BEMBO . - Dell ' Istoria Veneta . Libro I , pag . 350 . LODOVICO MOSTARDI . - Storia di Verona dall ' origine fino all ' anno 1668 . Verona , A . Rossi , edit . , 1668 . - CELLI . - Op . cit . in Nuova Antologia . ( 15 ) Il ducato veneto , moneta d ' argento , corrispondeva sul termine della Repubblica a lire italiane 4,189 . ( Vedi : PAPADOPOLI , - Sul valore della moneta Veneta . - Venezia 1880 ) . ( 16 ) Relazione ai piedilista del 1781 del Savio di T.F. alla Scrittura , Francesco Vendramin ( 29 dicembre 1781 ) . - Delib . Senato Militar . Agosto - Dicembre detto . Senato I . Secreta , Filza 106 ( 17 ) Verso la caduta della Repubblica , le cerne erano considerate né più ne meno di guardie campestri . Si veda a questo proposito qualche episodio citato nelle Memorie di un ottuagenario di IPPOLITO NIEVO . ( 18 ) « Nell ' amministrazione veneta era insomma una farragine di impiegati e tale numero di uffici , da rendere impossibile rappresentarli anche teoricamente in piena evidenza » . - ( ROMANIN . - Storia documentata di Venezia , Tomo VIII , pag . 368 ) . ( 19 ) Il Collegio era composto come appresso : sei Savi grandi cui spettavano le preposizioni al Senato , cinque Savi agli ordini incaricati di vigilare sulle cose della marina , cinque Savi di terraferma , e cioè il Savio di terraferma alla scrittura , il Savio alle ordinanze e tre altri Savi più semplicemente detti di terraferma , con il compito di riferire sulle condizioni politiche , economiche ed amministrative di quest ' ultima . ( 20 ) Fino dal principio del secolo XVI , dovendosi accentrare in particolari registri le scritture riguardanti le spese per la milizia , fu delegato a ciò taluno dei Savi del Collegio . Un decreto del 26 maggio 1523 sancì poi la riforma di simili scritture ed ordinò che vigilasse su di esse un Savio apposito . Ebbe cosi origine il Savio di terraferma alla scrittura , che si incaricò indi appresso delle spese e dell ' amministrazione degli eserciti della Repubblica Veneta . I Savi erano eletti in principio di ogni anno , che , secondo il costume Veneto , principiava in marzo ( more veneto ) . ( 21 ) P . MOLMENTI . - Storia di Venezia nella vita privata . - ( IV edizione , Bergamo 1908 . Parte III , pag . 23 , nota ) . ( 22 ) Lo stipendio medio del maresciallo Schoulemburg era di ducati 12.500 , pari a lire 52.302 circa . Vedasi R . Commissione per la pubblicazione dei documenti finanziari della Repubblica di Venezia . Serie II . Bilanci generali dal 1736 al 1766 ( Scritture e decreti ) . - Venezia , tipografia Vicentini , 1903 . Lo stipendio del detto maresciallo salì però fino a ducati 25.000 all ' anno . ( 23 ) Nella seconda metà del secolo XVIII sono notevoli le seguenti rielezioni nel Saviato di terraferma alla scrittura : Alvise Tiepolo , 1764-1765; Zuane Quirini , 1765-1766; Antonio Zen , 1778-1779-1790; Francesco - Vendramin , 1781-1782-1784-1785; Iseppo Priuli , 1794-1795 . ( 24 ) R . Commissione per la pubblicazione dei documenti finanziari della Repubblica di Venezia ( op . cit . ) . ( 25 ) Delib . Senato Militar . Filza 117 . ( 26 ) La proposta di nominare un generale in capo venne indarno ripetuta , nell ' estate del 1796 , anche da Giacomo Nani . ( 27 ) Miniere di piriti ramifere di Agordo . ( 28 ) Tra le più notevoli confraternite della specie , si debbono notare quella dei Santi Giovanni e Paolo di Venezia , dei padri di San Giovanni di Dio a Zara , dell ' ospedale militare di San Sérvolo pure in Venezia . ( 29 ) Quando trattavasi di deliberare su argomenti di maggior interesse intervenivano nelle deliberazioni , oltre il Savio in carica ( attuale ) , anche quello che lo era nel semestre antecedente ( uscito ) . ( 30 ) P . MOLMENTI . - Storia di Venezia nella vita privata - Parte II , pag 53 , 160 , 199 . ( 31 ) Bongion e Maniva . ( 32 ) I pesi erano in libbre grosse e corrispondevano ognuna ( 12 oncie ) a kg . 0,476999 . ( MARTINI . - Manuale di Metrologia , pag . 817 e Segg . - Torino 1883 ) . ( 33 ) Delib . Senato Militar . 1782 . Filza 107 . ( 34 ) Delib . Senato Militar . 1782 . Filza 107 . ( 35 ) Delib . Senato Militar . Maggio 1796 . Filza 23 . Relazione del tenente generale Salimbeni sulle condizioni della fortezza di Verona . ( 36 ) Campagne del 1715-1718 a Corfù ed in Morea . ( 37 ) Delib . Senato Militar . 1783 . Filza 107 . ( 38 ) Delib . Senato Militar . Filza 117 . Anno 1786 . ( 39 ) Collegio Militar di Verona . Busta n . 264 . ( R . Archivio di Stato dei Frari di Venezia ) . Intorno all ' ordinamento ed alla vita di questo istituto militare , si veda : E . BARBARICH - Una scuola di artiglierìa e genio sotto la Serenissima - ( Rivista di artiglieria e genio - luglio , agosto - 1908 ) . ( 40 ) Celebrata locanda al tempo della Veneta Repubblica , posta a fianco della chiesa di Santa Anastasia di Verona . ( 41 ) Sull ' uso dei biglietti di visita al tempo della decadenza veneziana vedasi : P . MOLMENTI . - ( Op . cit . , parte III , pagg . 45 , 434 , 458 , 459 , 474 , 476 ) . ( 42 ) Comandava allora interinalmente la divisione Serurier . ( 43 ) Carteggio del Provveditore Generale Nicolò Foscarini . Filza 2 ( 1° luglio - 15 agosto 1796 ) . ( 44 ) Delib . Senato Militar . 1785 . Filza 117 . ( 45 ) Italia , Dalmazia , Levante e Golfo . ( 46 ) Delib . Senato Militar . Tavola I , Registro 29 ( Ducali del maggio 1786 ) . ( 47 ) Gli ambasciatori a Costantinopoli si denominavano più specialmente nel linguaggio diplomatico Veneto baili . ( 48 ) Delib . Senato Militar , 1782 . I Secreta . Filza 106 ( 49 ) La riforma delle scuole militari fu preceduta ed accompagnata dalla riforma delle scuole civili , le quali vennero laicizzate a Venezia per opera di Gasparo Gozzi . Il periodo di maggiore attività in quest ' opera corrisponde agli anni che corsero dal 1773 al 1775 . Il Savio alla scrittura Francesco Vendramin desiderava di questa riforma farne il caposaldo per i progettati miglioramenti do introdursi nell ' esercito Veneto , seguendo i criteri già enunciati dal Gribeauval , che suonavano come appresso : « Le but est des réduire à peu de chose les droits à l ' anciennete , aneantir ceux de la protection , donner toute faveur aux talente supérieure et les initier dans le commandement avant l ' âge où le corps commence à perdre et l ' esprit cesse d 'anquérir.Tale opera si era già magnificamente affermata in Francia ai tempi del maggior lustro militare del regno di Luigi XV . ( 50 ) Il nome di alfiere deriva manifestamente dal latino aquilifer , titolo e grado di colui che , nelle antiche ordinanze romane , portava l ' aquila , insegna principale della legione . Nella milizia moderna si tramandò il nome per designare l ' officiale incaricato di portare le insegne di una compagnia di fanti . In cavalleria l ' alfiere prendeva il nome di cornetta , dalla piccola insegna quadra oltre volte usata in quell ' arma . ( 51 ) Non esisteva correlazione gerarchica tra i gradi dell ' esercito e quelli della marina veneta repubblicana . Il grado di alfiere , o di cornetta , corrispondeva però in qualche misura a quello di nobile in nave , che rappresentava il primo gradino della gerarchia degli ufficiali di vascello . Il grado di sopracomito , secondo nella scalèa , disponendo del comando di una nave ( ordinariamente una galera ) eguagliava , sotto qualche rispetto , quello del capitano comandante di una compagnia di fanti oppure di una compagnia di cavalli . I gradi più elevati della marina , quale il governatore di galeazza , il governatore dei condannati ( o ispettore alle ciurme ed all ' armamento delle navi ) , il capitanio del Golfo , o comandante della squadra adriatica , sottoposti a loro volta al capitanio generale , al provveditor dell ' Armata , al patron delle navi , all ' almirante , al capitan delle navi ed infine al provveditore generale da Mar , non avevano riscontro approssimativo nei gradi dell ' esercito . ( 52 ) Legge di Ottazione per la promozione degli uffiziali e bassi - uffiziali nei Reggimenti Italiani , Oltramarini , Cimarioto , Croati a cavallo , Corazzieri , Dragoni , al servizio della Serenissima Repubblica di Venezia . Stampata per ordine dell 'Ecc.mo signor Michele Morosini , Kav . Savio di Terraferma alla Scrittura , in esecuzione al Sovrano decreto dell 'Ecc.mo Senato , 2 giugno 1740 . Pinelli , stampatori ducali , Venezia , 1740 . ( 53 ) La dichiarazione , datate da Brescia li 16 giugno 1785 , è firmata dal tenente colonnello Zorzi Molari e dal colonnello Giovanni Marin Conti , comandante del reggimento ( Delib . Senato Milit . Secreta I . Filza 116 , 1786 ) . ( 54 ) Delib . Senato Militar . Secreta I . Filza 116 . Anno 1785 . ( 55 ) Delib . Senato Militar . Secreta I . Filza 116 . Anno 1785 . ( 56 ) Capo - squadrone , vale dire comandante di due compagnie di cavalli . ( 57 ) Delib . Senato Militar . , 1795 . Filza n . 146 Le principali norme di manovra della cavalleria veneta si possono desumere dall ' opera intitolata : « Esercito militare e regola universale della cavalleria e dragoni della Serenissima Repubblica di Venezia , stabiliti da S.E. Daniele Dolfin » ( Verona 1707 ) . ( 58 ) Delib . Senato Militar , 1782 . Filza n . 105 . ( 59 ) Vale a dire maggiore , comandante di una o più compagnie di cannonieri . ( 60 ) Buona parte di queste prove pratiche si effettuavano al « Bersaglio di artiglieria » di Sant ' Alvise , a Venezia , oppure al Lido . Sui particolari delle artiglierie venete , si veda : « Le artiglierie Venete , fatte incidere in rame dall ' Ispettore generale Domenico Gasparoni . ( 1779 ) » . ( 61 ) Delib . Senato Militar . Secreta I . 1785 . Filza 116 . ( 62 ) Delib . Senato Militar . 1796 . Filza 25 . ( 63 ) Delib . Senato Militar . 1777 . Collegio Militar di Verona . Busta 224 . Il Senato in esito a tali richieste aveva decretato , che i provenienti dal Collegio Militare di Verona non potessero allontanarsi dal servizio sotto le pubbliche bandiere se non dopo un triennio di permanenza nell ' ufficio cui attendevano . ( 64 ) Pubblicata nel 1779 , in folio , col titolo : « Le Artiglierie Venete , fatte incidere in rame dall ' Ispettore generale Domenico Gasparoni . » ( 65 ) Il manoscritto trovasi al Museo di Padova ( Biblioteca ) . ( 66 ) FILIPPO NANI MOCENIGO - GIACOMO NANI . - Memorie e documenti . - Venezia , 1893 . L ' opera della « Milizia Veneta aveva il seguente motto : « Non ci può essere piano militare che sia acconcio a combattere una malattia puramente morale e politica » . ( 67 ) Erano 43 ufficiali che Angelo Emo aveva elevato al grado superiore , con il consenso del Senato , per benemerenze acquisite nelle campagne di Tunisi e di Algeria . Essi furono distribuiti in soprannumero tra i diversi corpi , ma poi ricollocati in congedo per mancanza di posti . Questi ufficiali reclamarono vivacemente ed infine , nel 1795 , ebbero dal Senato dei posti al governo delle piazze e delle fortezze . ( Delib . Senato Militar . 1795 . Filza 146 ) . ( 68 ) Il zecchino era pari a lire venete 22 , e la lira veneta a soldi 20 ( Italiane lire 0,5228 ) . ( 69 ) Delib . Senato Militar . 1793 . Filza 139 . ( 70 ) Delib . Senato Militar . 1790 . Filza 130 . ( 71 ) Panno assai leggero ( rarus ) . ( 72 ) « Riconoscendo buona la pratica - diceva un Senatoconsulto dell ' anno 1769 - seguita dalle estere truppe di porre un segno distintivo di reggimento , e non essendo quello sufficiente della diversità dei mostrini ( mostreggiature ) comunemente usato , il Senato emette l ' avviso che con il numero impresso sui bottoni ai debbano distinguere i 18 reggimenti italiani » ( Delib . Senato Militar . 1789 . Filza 127 ) . ( 73 ) Delib . Senato Militar . 1790 . Registro n . 29 . Decreto 29 aprile 1790 . Si noti l ' analogia di tali distinzioni di grado usata dagli ufficiali Veneti con quella tradizionalmente adottata dagli ufficiali dell ' esercito del Montenegro . Presso di questi i segni del grado si portano sul berretto , e sono : ufficiali generali , scudetto d ' oro dalle insegne principesche ; maggiori scudetto d ' oro con le scimitarre d ' argento ; ufficiali inferiori scudetto d ' argento con le scimitarre d ' oro . ( 74 ) Dalla fiscalità amministrativa militare dell ' epoca ai erano da qualche tempo affrancati gli eserciti di Luigi XV . Sotto il regno di questi venne regolata l ' amministrazione dei reggimenti , la proprietà delle compagnie fu tolta ai capitani , un ufficiale contabile venne infine assegnato presso ciascun comando di corpo . ( 75 ) Collegio Militare di Verona . Busta 241 . Relazione del Savio di Terraferma alla Scrittura M . A . Priuli . Intorno ai particolari di questa avventura , si veda : E . BARBARICH . « Una scuola di artiglieria e genio sotto la Serenissima Repubblica » ( Rivista di artiglieria e genio - Luglio , agosto 1908 ) . ( 76 ) Inquisitori di Stato . - Lettere dei rettori di Verona , 1781-1787 . Busta n . 110 . - Idem . Dispacci dei rettori di Verona , 1785-1788 . Busta n . 367 . ( 77 ) Carteggio citato . ( 78 ) Erano Girolamo Diedo , Angelo Maria Gabriel e Giovanni Sagredo . Sulla loro opera di repressione delle logge massoniche in terraferma , si veda : ROMANIN . Storia documentata dì Venezia , Tomo VIII , Capo VIII , pag . 272 , 399 . ( 79 ) Collegio Militare di Verona . Busta n . 224 . Savio di Terraferma alla Scrittura . - Busta 178 . Registri dei deputati al Militar Collegio di Verona . Anni 1764-1797 . ( 80 ) Devesi notare la strana coincidenza che nelle stesse sale di Castel Vecchio venne a stabilirsi , ai primi tempi del dominio francese , l ' accademia detta degli Aletofili , cioè amanti della verità , e che quivi pure si installò l ' accademia dei Neoterici , cioè dei seguaci delle nuove scienze fisiche e medicali . ( 81 ) Le relazioni tra il governo francese e le « Logge Muratorie » furono intensificate , nell ' estate del 1796 , dal Salicati . ( LAPORTE - Souvenir d ' un emigré - pag . 19 ) . ( 82 ) Carteggio degli « Inquisitori di Stato » Busta n . 920 . ( R . Archivio di Stato dei Frari in Venezia ) . ( 83 ) Si trovavano a Verona , ai primi di luglio del 1796 , sette compagnie di fanti oltremarini con un effettivo combattente di 532 uomini , tutti appartenenti al Reggimento Medin . ( Carteggio del Provveditore Nicolò Foscarini , Busta n . 1 ) . ( 84 ) Vedasi : FABRY . - Campagne de l ' Armée d ' Italie . - ( Vol . IV , pagine 24 , 26 , 29 , 30 , 31 , 32 , 94 , 95 ecc . ) ( 85 ) Per decisione del 26 Pratile , presa dal Commissario del governo della Repubblica francese , i magazzini di Castelnuovo , Garda e Salò furono sistemati in modo che essi disponessero sempre di 15 giorni di viveri per tutta l ' armata . Anche Verona fu posta in tale condizione . Il magazzino di riserva di Brescia fu aumentato in questa circostanza con 15.000 razioni di biada . Il provvigioniere generale della Repubblica veneta , Vivante , doveva incaricarsi di tutti questi rifornimenti . Giornalmente dovevano inoltre versarsi nei magazzini del commissario Gachet , a Verona , 60 carri di fieno di 100 pesi ciascuno , 40 carri di paglia pure di 100 pesi ognuno , 550 stara di avena , oltre un ' aliquota di generi diversi per i bisogni impreveduti . Il 4 luglio , il nominato commissario francese impose d ' urgenza la fornitura di 12.000 sacchi di farina . ( Carteggio del Provveditore generale in Terraferma Nicolò Foscarini . Filza n . 2 . Senato Secreta III ) . Il 10 luglio doveva funzionare in Brescia un ospitale da 200 letti , per il quale argomento si dovevano accordare assieme il commissario generale francese Flament con il segretario Sanfermo , un cancelliere ducale ed il colonnello d ' artiglieria veneta Fratacchio . ( Carteggio citato ) ( 86 ) FOSCARINI . - Carteggio citato . ( 87 ) La lettera reca la intestazione che segue : Quartier General de Veronne , le 20 Messidor de l ' An IX de la Republique Française , une et indivisible . È annessa alla Filza n . 2 del citato carteggio del Provveditore Nicolò Foscarini . ( 88 ) Loc . cit . ( 89 ) Intorno alle Pasque Veronesi si consulti - tra le fonti più recenti - il libro del BONNEFONS : La chute de la Republique de Venise ( 1780-1797 ) . Librairie Académique Perrin , Paris , 1908 , pag . 225 e sgg . ( 90 ) Capitolazioni . - Delib . Senato Militare 1785 . Filza 118 . ( 91 ) Carlo Marchiondi , eccellente ingaggiatore di fanti oltremarini , trovasi citato a titolo di onore nel carteggio del Senato fino dall ' anno 1783 , perché in quattro anni era riuscito a condurre sotto le venete insegne oltre 5000 reclute , numero doppio del richiesto dal Savio di Terraferma alla Scrittura . Fu perciò promosso tenente colonnello ( 22 maggio 1783 ) . Il tenente colonnello Carlo Marchiondi morì nel 1785 . ( 92 ) La forza di una compagnia di leva , o centro di reclutamento delle milizie ingaggiate , era la seguente : 1 tenente o capitanio , 1 alfiere , 1 sergente , 2 caporali , 1 tamburo o piffero , 36 fanti . ( 93 ) Il piede veneziano corrispondeva a metri 0,347735 : a sua volta l ' oncia , di 12 linee , equivaleva a metri 0,028978 . ( 94 ) Capitolazioni sopra citate . - Delib . Senato Militar , anno 1785 . Filza 118 . Tra i mestieri infami era compreso quello dello sbirro . ( 95 ) Le caserme principali si trovavano nel rione di Santa Maria Elisabetta del Lido ed erano capaci di oltre 4000 uomini . - ( Vedasi : Il forastiere illuminato intorno le cose più belle , rare e curiose , antiche e moderne della città di Venezia e delle isole circonvicine . Venezia , 1740 . Giovambattista Albrizzi , editore , pag . 301 ) . ( 96 ) La lira veneta , di 20 soldi ognuna , corrispondeva ad Italiane lire 0,5228 . ( 97 ) Esattamente a L . 16,182 . ( 98 ) Delib . Senato Militar . Anno 1782 . Secreta I . Filza 107 . ( 99 ) Delib . Senato Militar . Secreta I . 1782-1784 . ( 100 ) Sull ' istituzione delle compagnie di travagliatori , si veda il capitolo relativo al Genio nello studio presente . ( 101 ) Delib . Senato Militar . 1790 . Filza 131 . ( 102 ) Delib . Senato Militar . 1794 . Filza 146 . ( 103 ) Già dalla fine del XVII secolo , nel corpo degli oltremarini si erano fuse tutte le speciali milizie d ' oltremare note ai tempi dello splendore con il nome di Dalmati , Cimeriotti e Montenegrini . La reggimentazione degli oltremarini risale però più precisamente all ' anno 1688 , quando cioè il Morosini tracciò la grande suddivisione della fanteria veneta in oltramontani ed oltramarini , attribuendo a questi ultimi il carattere di socii . Dell ' antica differenziazione di queste milizie d ' oltremare sopravviveva ancora , al tempo della caduta di Venezia , il Reggimento Corfù di San Marco , o dei Corfiotti , impiegato nel presidio dell ' isola . ( 104 ) Dettaglio della forza di infanteria italiana ed oltremarina , artiglieria e cavalleria , esistente il 1° marzo 1796 in Terraferma , con l ' innesto delle cernide italiane ed istriane e delle craine dalmatine . ( Delib . Senato Militar in Terraferma . 1796 . Filza 149 ) . Come è noto , le cerne levate in Dalmazia denominavansi più specialmente craine , oppure craicinich . ( 105 ) Orzinovi ora fortezza di confine , correndo in questo tratto la frontiera veneta tra la Serenissima e lo Stato di Milano lungo la destra dell ' Oglio . Il contado di Crema rappresentava un possedimento isolato della Repubblica al di là del confine , compreso tutto intorno dal territorio milanese di Soncino , Robecco , Lodi e Vailate . La frontiera nel contado bergamasco tra Serenissima e Milano correva , per buon tratto , lungo l ' Adda fino alle adiacenze di Trezzo , indi , mediante una linea obliqua convenzionale , si rivolgeva oll ' Oglio in direzione di Martinengo . ( 106 ) Nell ' estate del 1796 non tutte le truppe venete raccolte da Giacomo Nani per la difesa dell ' estuario di Venezia erano ancora fornite di pagliericci . Convenne disfare all ' uopo delle vecchie tende riposte nella tana dell ' Arsenale per sopperire alla bisogna , e si impiegarono in quella circostanza alquante vellere , o cucitrici di vele , addette al grande cantiere eneto . ( Deliberazioni del Senato Militar in Terraferma , giugno 1796 . Filza 23 ) . ( 107 ) Deliberazioni Senato Militar . Anno 1794 . Filza 143 . ( 108 ) Nel 1784 , era primo capitano e podestà di Verona Alvise Mocenigo . ( 109 ) Il tenente generate Salimbeni . ( 110 ) Delib . Senato Militar , 1792 , Filza 134 . ( 111 ) Il generale Salimbeni si riferiva specialmente alle condizioni delle cerne e delle craine raccolte a Verona nel 1794 . ( Delib . Senato Militar , Filza 145 ) . ( 112 ) Relazione al piedilista del 1781 del Savio alla Scrittura Francesco Vendramin . ( Delib . Senato Militar . 1781 . Filza 106 ) . ( 113 ) Relazione al piedilista del 1781 ( Delib . Senato Militar - 1781 - Filza 106 ) . ( 114 ) P . MOLMENTI . - Storia di Venezia nella vita privata - Parte III , pag . 167 . ( 115 ) Opificio esercitato sulla fine della Serenissima da Giacomo Zannoni . ( 116 ) Condotto a quell ' epoca da Francesco Bascarezzi . ( 117 ) Terminazione della conferenza delli Savi alla scrittura , attual ed uscito , di due dei cinque Savi alla mercanzia e magistrati sopra camere intorno al metodo per il vestiario dei reggimenti italiani . ( Delib . Senato militar , 1755 ) . ( 118 ) La riforma della numerazione dei corpi di fanti italiani fu caldeggiata , fino dal 1785 , dai Savio alla scrittura Francesco Vendramin e dal brigadiere Stràtico . « Riconoscendo poi - diceva una relazione estesa da quest ' ultimo - per buona pratica seguita dalle estere truppe di porre un segno distintivo di reggimento , e non essendo quello sufficiente della diversità dei mostrini comunemente usati , si emette l ' avviso che con il numero impresso sui bottoni si debbano distinguere i 18 reggimenti di fanti italiani , assegnando gli ultimi quattro numeri ai reggimenti di città , in ordine all ' epoca di loro istituzione » . ( Delib . Senato milit . , anno 1785 . Registro n . 29 ) . ( 119 ) Le compagnie prendevano nome dai rispettivi comandanti , e cioè : 1a Colonnella - 2a Tenente colonnella : - 3a Sergente maggiore .. La 4a , 5a , 6a , 7a , 8a e 9a si intitolavano dal nome dei rispettivi capitani comandanti . Vedasi a questo riguardo quanto nel presente studio è stato detto nel capitolo relativo agli ufficiali veneti . ( 120 ) Delib . Senato Militar in Terraferma . 1796 , Filza n . 25 . ( 121 ) Ibidem . Filza 25 . - Lettera al Doge in data dell'8 luglio 1796 . ( 122 ) [ 122 ] La fiera esibizione delle genti del Bergamasco finì ai capi del Consiglio dei X , i quali furono al riguardo « del geloso affare ... e dell ' alto segreto che esso importava ... ricercati a divenire , con il loro consiglio e per le vie le più secrete , a quelle deliberazioni che pareranno proprie alla loro prudenza » . In altri termini , il Senato nel rassegnare al Consiglio dei Dieci quella proposta con 144 voti favorevoli alla decisione presa e 30 incerti , dimostrò il suo fermo intendimento di cestinarla . ( Delib . Senato Militar in Terraferma . 1796 . Filza 25 . In Pregadì , 12 luglio 1796 ) . ( 123 ) Delib . Senato Militar . 1792 , Filza 134 . ( 124 ) Delib . Senato Militar . 1794 . Filza 142 . ( 125 ) Delib . Senato Militar . Filza 134 . ( 126 ) Rapporto del rappresentante veneto a Torino , Giovanni Andrea Fontana . Delib . Senato Militar . Filza 119 . ( 127 ) Vedi il § 31 del R . Viglietto 24 dicembre 1736 . ( Raccolta delle leggi e decreti del Duboin , vol . XXVIII , pag . 193 ) . ( 128 ) Delib . Senato Militar . 1794 . Filza 142 . ( 129 ) Delib . Senato Militar . 1794 . Filza 135 . ( 130 ) Registri delle deliberazioni del Senato Militar . Secreta 30 . Le norme si erano esaurite da gran tempo . ( 131 ) Delib . Senato Militar in Terraferma . 1796 . Decreto del 3 marzo detto . Filza n . 149 . ( 132 ) I gravami personali ai riferivano - come si sa - specialmente ai coniugati , ai fittaoli , agli indegni ecc . ( 133 ) Delib . Senato Militar in Terraferma , 1796 Filza 149 - Lo stato delle cerne incorporate nell ' anno 1794 , la loro suddivisione per circoli di reclutamento ed i loro effettivi , al termine del primo biennio di ferma risultano dallo specchio seguente : Descritte nei ruoli Morti Fuggiti Cassi Effettivi nel 1796 a ) Cerne Italiane . Padovane 355 8 - - 22 325 Vicentine 366 7 20 15 324 Veronesi e Colognesi 403 14 17 10 362 Bresciane 152 1 4 14 133 Dette privilegiate ( Orzinovi ) 125 - - 13 8 104 Bergamasche 164 - - 19 7 138 Cremasche 50 - - 1 2 47 Bellunesi 110 9 2 10 89 Bassanesi 135 3 5 6 111 Feltrine 79 - - - - 11 65 Trevisane 389 4 5 42 338 Salodiane 51 2 1 6 42 Friulane 267 5 11 12 239 Polesane 148 - - 3 - - 145 Totale 2781 53 101 165 2462 b ) Cerne Istriane 226 5 10 3 208 c ) Craine Dalmate 732 31 31 15 651 3739 89 142 183 3321 ( 134 ) Deliberazione Senato Militar . Filza 149 . ( 135 ) Discorso al Senato del cav . Francesco Pesaro ( ottobre 1792 ) . ( 136 ) Delib . Senato Militar in Terraferma . 26 marzo 1796 . Filza 149 . ( 137 ) Vedasi l ' ordinamento dalle craine in battaglioni e la loro dislocazione a Venezia e nell ' estuario in ottobre - novembre dell ' anno 1796 nelle : « Deliberazioni del Senato Militar in Terraferma » Filza 161 . - Per l ' opera di Giacomo Nani in questa circostanza si veda specialmente il volume di Filippo Nani - Mocenigo ricordato più sopra . ( 138 ) Carteggio del Provveditor Generale in Terraferma Nicolò Foscarini . - 1796 . Filza n . 1 . ( Carteggio dal 18 maggio a tutto giugno detto ) . ( 139 ) CICOGNA . - Bibliografia Veneziana . - Vedasi nella raccolta la sezione relativa alla bibliografia militare . ( 140 ) Magistratura molto antica cui metteva capo tutto ciò che si riferiva all ' azienda comunale . I provveditori del Comune avevano una particolare sorveglianza sull ' istituto delle arti , sulle scuola di devozione etc . ( 141 ) Diventato dopo il 1588 una magistratura stabile . Il culto della santa protettrice degli artiglieri si mantenne sempre vivo sino alla caduta della Serenissima e si accentuò nella scuola di Santa Barbara , dove è eretto un altare con un dipinto del Tintoretto . Questa scuola conserva il capo della denominata santa , recato a Venezia da Candia nell ' anno 1070 ( Il forastiere illuminato intorno le cose più rare e curiose antiche e moderne della città di Venezia ) . - Sulle prime sedi dell ' arte dei bombardieri a Venezia , si veda l ' opera del BIANCHINI ; La chiesa di Santa Maria Formosa , pag . 31 , Venezia 1892 , e la nota apposta dal MOLMENTI a pagina 54 del 2° volume della sua Storia di Venezia nella vita privata ( Bergamo , Istituto italiano di arti grafiche , 1906 ) . ( 142 ) Più tardi , agli otto ducati di bonifica per testa si aggiunsero altri quattro ducati di bonifica , ossia di taglione . ( 143 ) Di cui 3713 di bronzo e 1025 di ferro , per il valore complessivo di quattro milioni di ducati . ( 144 ) Assunto al servizio veneto nel 1771 ( 6 ottobre ) . Il Patisson era inglese di nascita . ( 145 ) Piano generale degli studi da farsi in un sessennio nel pubblico Militar Collegio di Verona , fatto estendere da Alvise Tiepolo , Savio di Terraferma alla Scrittura . - Venezia , 1763 . - Per i figliuoli del quondam Z . Antonio Pinelli , stampatori ducali . ( 146 ) Decreto del Senato del 27 settembre 1786 ( Delib . Senato Militar , n . 29 Secreta - Registro ) . ( 147 ) Relazione sullo stato dell ' artiglieria Veneta , ( Delib . Senato Militar in Terraferma . Filza 103 , anno 1781 ) . La relazione è firmata da Angelo Diedo , Francesco Battagia e Francesco Falier . ( 148 ) Navi di primo rango Fama ( capitana ) e Forza , fregata Palma , sciabecco Tritton , bombarde Distruzion , Polonia ; galeotta Esploratore . La fregata Concordia e gli sciabecchi Cupido e Nettuno si aggiunsero alle sopra dette navi nelle acque di Corfù . ( 149 ) V . MARCHESI . - Tunisi e la Repubblica di Venezia . Lettera di Angelo Emo , in data dell ' ll ottobre 1785 . ( 150 ) Giornale storico del viaggio in Africa della Veneta squadra , - Pag . 63 . Vedasi anche « Angelo Emo » in Rivista marittima , 2° Semestre 1907 . ( 151 ) P . MOLMENTI . - Storia di Venezia nella vita privata . Parte II , pag . 50 . ( 152 ) Il forastiere illuminato ecc . , pag . 104 ( op . cit . ) . ( 153 ) Idem , pag 104 . ( 154 ) Idem , pag . 97 . ( 155 ) Il forastiere illuminato , op . cit . , pag . 97 98 . ( 156 ) Ibidem , pag . 103 . ( 157 ) Ibidem , pag . 103 . ( 158 ) Le magistrature all ' Arsenale erano molte e complesse . Anzitutto i Provveditori all ' Arsenal ( 3 ) scelti dal Senato con carica biennale , i Patroni all ' Arsenal ( 3 ) che duravano in ufficio 32 mesi ed erano incaricati materialmente della custodia e della polizia del cantiere , i Visdomini alla Tana ( 3 ) e gli Inquisitori all ' Arsenal , nominati questi ultimi soltanto al caso di particolari inchieste.Tali cariche erano prevalentemente di ordine politico . Le cariche militari e marittime avevano uffici a parte non meno numerosi : così i Provveditori all ' armamento , i pagadori ( 5 ) , i presidenti ed aggionti alla milizia da mar , il magistrato all ' artiglieria ecc . ( 159 ) Il preciso campionario dell ' artiglieria veneta della decadenza risulta dal seguente prospetto : Cannoni : 120 B - 100 B - 60 B - 50 B - 50 F - 40 B - 40 F - 30 B - 30 F - 20 B - 20 F - 16 B - 16 F - 14 B - 14 F - 12 B . ordinario - 12 B . medio - 12 F . leggero - 12 F . ordinario - 9 B - 9 F - 6 B . ordinario - 6 B . leggero - 6 F . ordinario.Falconetti: 8 B - 9 B - 6 B - 3 B - 1 B.Colubrine: 100 B - 60 B - 40 B - 30 B - 20 B - 14 B.Apiede 12 B.Passavolante: 9 B.Saltamartino: 6 B.Sacri: 12 B.Spingarde: 10 F.Petrieri: 14 B . - 12 B - 6 B . - 1 B.Mortari: 1000 B - 1000 F - 500 B - 500 F - 300 B - 200 B - 100 B - 50 B - 30 B - 20 B - 16 B - 14 B - 14 F.Trabucchi: 20 B - 16 B - 14 B - 14 F.Obusieri: 100 B - 30 B - 16 B.Obizzi: 200 B - 120 F - 20 F.Organetti: B - F.Mortaretti: B - F . ( Foglio dimostrante l ' esistenza dei pezzi di artiglieria nell ' Arsenal , nei forti della Dominante , flotta , ecc . nell ' anno 1781 . - Delib . Senato Militar , - Filza N . 103 ) . ( 160 ) Il forastiere illuminato , op . cit . , pag . 99 . ( 161 ) Il maggiore Domenico Gasperoni , riordinatore del Museo dell ' Arsenale . ( 162 ) Delib . del Senato Militar di Terraferma , 1794 . Filza , 143 . ( 163 ) Rapporto del colonnello Molari , citato nell ' opera di FILIPPO NANI MOCENIGO Giacomo Nani . Memorie , etc . pag . 67 . ( 164 ) Idem . ( 165 ) Delib . Senato Militar in Terraferma . Carteggio dall'11 genn . 1796 al 25 detto . Filza n . 24 . Unitamente a questa offerta i Buranesi dichiaravano di aver pronte «500 persone da prendere le armi , 6 tartane per uso « di pesca e 9 pieleghe ad uso di negozio di legna ».Le pieleghe erano barche pescherecce a tre alberi della foggia dei trabaccoli e della portata minore di 100 tonnellate . L ' etimologia di esse proviene forse dal latino pelagus , perché queste barche si esponevano con qualche facilità ai pericoli del mare nella pesca . ( 166 ) Le funzioni del servizio di stato maggiore , disimpegnate in Francia per gran tempo dal corpo degli ingegneri militari , furono trasferite nell ' anno 1783 al corpo di stato maggiore propriamente detto . ( 167 ) Nacque il Lorgna il 22 ottobre 1735 a Cerea di Verona e morì in questa ultima città , nel Collegio Militare , il 27 giugno 1796 . « Fu aggregato - dicono i documenti - alle prime accademie dell ' Europa , carteggiò con tutti i dotti della terra e produsse opere matematiche e fisiche che gli procurarono la stima universale . Dei 60 anni che visse , 35 ne dedicò al Militar Collegio di Verona nello insegnamento » . ( Carteggio del Collegio Militar di Verona . - Savio di Terraferma alla Scrittura . - Busta 246 ) ( 168 ) L ' autore dell ' opera insigne dal titolo : Del corso delle acque . ( 169 ) L ' idea dei Murazzi si deve effettivamente al padre Coronelli che ne trattò dapprima nell ' opuscolo assai raro dal titolo : « Proposte del padre Coronelli importanti al pubblico e privato , svelate e delucidate con disegni » ( 170 ) Vedasi carteggio del Collegio Militar di Verona sopra citato . Anni 1769-1770 . ( 171 ) Il corpo degli Ingegneri ai confini possiede negli Archivi di Stato di Venezia un copioso carteggio del tutto inesplorato . ( 172 ) Decreto del Senato , 5 ottobre l770 . ( Delib . Senato Militar . ) Filza n . 100 . Secreta I . ( 173 ) Collegio Militare di Verona , - Savio di Terraferma alla Scrittura - Busta 246 . ( 174 ) Il capitano degli ingegneri militari Ferro , da Treviso ( Delib . Senato militar , Filza n . 102 , 1770 ) . ( 175 ) Delib . Senato Milit . Filza 100 . 1779-1781 . ( 176 ) Delib . Senato Milit . Secreta . Registro n . 28 . 1782-1785 . ( 177 ) Delib . Senato Milit . Rapporto al Principe del brigadiere Sopraintendente degli ingegneri militari veneti , Moser de Filseck . ( 178 ) Delib . Senato Milit . Filza 115 . Anno 1785 . ( 179 ) Delib . Senato Milit . Filza 117 . Anno 1785 . ( 180 ) Rapporto del sopraintendente del corpo degli ingegneri militari , Moser de Filseck , sullo stato delle piazze di Oltremare , allegato dal Savio di Terraferma alla Scrittura Francesco Vendramin in una relazione al Doge . - ( Delib . Senato Milit . Secreta I . Filza 107 . Anno 1782 ) . ( 181 ) L ' odierna Sinj in val di Cetina . ( 182 ) Presso la stretta di Slap , all ' uscita del fiume Kerka nella zona lacustre di Prokljan e di Sebenico . ( Foglio della carta austriaca , alla scala di 1:200.000 . Spalato . 34°-44° ) . ( 183 ) Strade poi migliorate nel 1806 al tempo del governo del Provveditore Generale Vincenzo Dandalo in Dalmazia . ( Vedasi , La Dalmazia al 31 dicembre 1806 . Opera economica e politica umiliata a S . M . Imperatore e Re ) . ( 184 ) Abbreviazione usata per dinotare il predicato di nobili uomini , dovuto ai rappresentanti della Veneta Repubblica . ( 185 ) Venute alla Repubblica in forza del trattato di Passarowitz ( 21 luglio 1718 ) . - Vedasi a questo riguardo ROMANIN . Storia documentata di Venezia , tomo VIII , pag . 56-57 . ( 186 ) Dice questo storico : « Il decreto del Senato del 21 luglio 1785 « istituì inoltre due corpi di travagliatori e zappatori - minatori dipendenti « dal corpo del genio » . Storia documentata di Venezia , vol . VIII , pag . 373 . - È doveroso però notare a questo punto che il senato - consulto non fa cenno di questo seconda denominazione , di zappatori - minatori che si vuole dal ROMANIN attribuita nel senato - consulto medesimo ai travagliatori . ( 187 ) Il decreto non parla quindi di zappatori - minatori . ( 188 ) La gazzetta era di tre bezzi . ( 189 ) Il suo importo era preventivato in lire Venete 78.8 . ( 190 ) Deliberazioni Senato Militar Registro N . 29 , I Secreta . Anni 1788-1790 . Decreto del 21 luglio 1788 . ( 191 ) Le due compagnie dovevano contare in origine 140 uomini ognuna . ( 192 ) Il libro più precisamente ai intitola come appresso : Doveri delle persone incaricate della disciplina ed uso dei Corpi dei Travagliatori . Delib . Senato Militar , Filza 116 , ( 1785 ) . ( 193 ) Delib . Senato Militar in Terraferma . Filza 36 ( 1796 ) . ( 194 ) E . BARBARICH . Gli Stradiotti nell ' arte militare veneziana . ( Rivista di Cavalleria , 1904 ) . - PAJOL . Les guerres sous Louis XV , vol . VII , pag . 329-329 Paris , Firmin - Didot , Editeurs , 1891 . ( 195 ) Specie del sale in Dalmazia - Vedasi : « La Dalmazia nei commerci della Serenissima » , del Sabalich - ( Zara , Tipografia Vitaliani , 1907 , pag . 23 . ( 196 ) Da cui dipendono le vaste praterie denominate dei Camoi . ( 197 ) A senso delle Tasse per le genti d ' arme ed alloggi per la cavalleria vigenti . ( Deliberazioni Senato Militar ) . Secreta . Registro N . 28 , ( 1782-1784 ) . ( 198 ) Delib . Senato Militar , I , Secreta , Filza 104 ( 1782 ) . ( 199 ) In realtà il servizio di sgherro era affidato in Dalmazia ai cosidetti panduri . Picchetti di cavalleria solevano nondimeno scortare le caravane turche che , dall ' interno , scendevano di porti dalmati ; specie a Spàlato . ( Vedi Sabalich - La Dalmazia nei commerci della Serenissima - pag . 54 ) ( 200 ) Cioè il biscotto per la fanteria oltremarina ed il pane per la fanteria italiana . ( 201 ) Deliberazioni Senato Militar . Filza 146 ( 1795 ) . ( 202 ) Deliberazioni Senato Militar . Secreta I . Registro N . 28 ( 1783-1784 ) . ( 203 ) Deliberazioni Senato Militar . Filza N . 143 , ( 1704 ) . ( 204 ) Deliberazioni Senato Militar . Filza N . 143 , ( 1704 ) . ( 205 ) Lettera di Iseppo Priuli , Savio di Terraferma alla Scrittura , al Doge in data 13 giugno 1794 ( Delib . Senato Militar . Filza 143 ) . ( 206 ) « Le promozioni si faranno in ogni reggimento da caporale a sergente - maggiore incluso . Per i tenenti - colonnelli e colonnelli sul totale delle troppe della nazione rispettiva , salvi i privilegi che sono accordati ai reggimenti delle città di Terraferma , alle corazze , ai reggimenti di Cimarioti e Marina » . ( Legge di Ottazione . Capo I , 2 giugno 1740 ) . ( 207 ) Un esercizio assai interessante della « cavalleria dragona » si nota in un acquarello inserito nella « Raccolta Gherro » nel civico Museo di Venezia . L ' acquarello raffigura gli esercizi di alcuni riparti di dragoni di presidio nella fortezza di Osoppo . Le evoluzioni pedestri dei dragoni si rilevano dalla tavola 6 del libro « Esercito militare e regola universale della Cavalleria e dragoni etc . » del Dolfin , dal titolo « Reggimento di cavalleria o dragoni a piedi , disposto in ordine di fare l ' esercizio o far fuoco » . ( 208 ) Deliberazioni Senato Militar . Registro N . 29 ( 1785-1790 ) . Il Santonini era al servizio della Repubblica fino dal 1735 . ( 209 ) Deliberazioni Senato Militar . filza N . 145 ( 1794 ) ( 210 ) La stagione autunnale . ( 211 ) Deliberazioni Senato Militar . Filza 145 , ( 1794 ) . ( 212 ) Guerra per la Successione d ' Austria - La neutralità della Repubblica Veneta venne proclamata nel 1741 ( 3a Neutralità d ' Italia ) . ( 213 ) Nei pressi di San Niccolò del Lido si dovevano infatti riattare , nell ' estate del 1796 , la caserma di cavalleria colà esistente ed i tre pozzi attigui . Tali progetti erano stati studiati da Giuseppe Ferretti e da Vincenzo Dandolo , i quali dovevano pure riferire sulla capacità di alloggiamento delle truppe e sulle condizioni di rifornimento dell ' acqua potabile a Chioggia ed alle Porte di Bròndolo . ( Deliberazioni del Senato Militar in Terraferma , Filza N . 26 . Dal 16 luglio al 30 detto - 1796 - Senato , Secreta I ).La relazione del Ferretti e del Dandolo relativa a tali lavori è particolarmente interessante per la conoscenza , a quell ' epoca , del sottosuolo del Lido e della zona dell ' estuario veneziano . Essa stabiliva , per quanto concerne la ricerca delle acque potabili , « che all ' intorno del Lido esiste una catena di corpi i quali negano l ' ingresso alle acque salse circostanti ed uscita alle acque dolci che dalle nuvole cadono alla superficie del detto Lido ; che quantunque la superficie del littorale sia continuamente irregolare per cagione dei corpi estranei appositamente portativi per innalzare in alcuni punti il livello , formar argini etc , e per la ricorrenza in alcuni altri punti di grandi masse di sabbia dai flutti sollevate , nulladimeno è cosa bene avverata che a più o meno profondità , secondo l ' elevazione del suolo , si incontra , sempre al medesimo livello , la sabbia pura che copre tutta l ' estensione ; che le acque attraverso le sabbie si equilibrano e si orizzontano a diverse distanze , qualunque esse siano ».Il Ferretti ed il Dandolo proponevano quindi l ' estrazione delle acque dai pozzi chiusi ed a qualche profondità mediante pompe . ( Deliberazioni del Senato Militar in Terraferma , loc . cit . ) . Alla relazione sono allegate alcune mappe ed i disegni delle pompe idrauliche che si dovevano costruire . ( 214 ) Il Levante Veneto al tempo della decadenza comprendeva le isole Ionie con 144,959 abitanti in maggioranza Greci . ( 215 ) Campagna del 1717 . ( 216 ) Il nome di questo forte delle Bocche ripete la sua origine dalla conquista che ne fecero i Veneziani e Spagnuoli collegati , nel 1538 , sopra i Turchi . Il detto Forte Spagnuolo fu ripreso dai Musulmani nel 1539 , e poi dai Veneziani nel 1687 . ( 217 ) Il Montenegro nelle relazioni dei Provveditori Veneti ( 1687-1735 ) , Edizione Principe , Roma 1896 . Vedasi anche , SABALICH - La Dalmazia nei commerci della Serenissima - ( op . cit . ) . ( 218 ) In un riparto della pubblica forza al presidio delle principali opere di Venezia ai primi di agosto del 1796 si trovano menzionate le seguenti : Opere del Lido - Appostamenti vari - 18 compagnie di fanteria - Cavalleria 40 uomini - Artiglieria 260 - Compagnia Avesani 87 - Battaglione Paravia ( dalmato ) 267.Castello S . Andrea , 3 compagnie di Italiani - Certosa , 8 compagnie . - S . Giorgio Maggiore , 7 compagnie - Giudecca , battaglione Danese - Idem , battaglione Cippico - Motta di S . Antonio , battaglione Paravia - S . Giovanni della Polvere , battaglione Nachich - S . Giorgio in Alga , compagnia Zanchì - Murano , 14 compagnie di Italiani - Campalto , compagnia Costacchi - Forte Alberoni , compagnia Grabovaz - Forte S . Pietro , battaglione Iuva - Chioggia , battaglioni Mida , Michieli e Bortoluzzi - Bròndolo , battaglione Matutinovich . ( Vedasi Filippo Nani - Mocenigo « Giacomo Nani » Memorie e documenti , Venezia , Tipografia dell ' Ancora , 1893 ).Sulle correlazioni tra l ' assetto difensivo di Venezia alla caduta della Repubblica e quello che esisteva nella stessa città nel 1848 , si vedano le preziose cartelle lasciate da G . B . Cavedalis , ministro della guerra durante il Governo Provvisorio , nella busta N . 388 ( Cavedalis ) all ' Archivio di Stato dei Frari di Venezia . Si consultino inoltre a questo riguardo i Commentari sugli anni 1848-49 dello stesso ministro Cavedalis , tuttora inediti . ( 219 ) Quivi fu detenuto per qualche tempo il famoso novatore Zorzi Pisani . ( Vedasi - Romanin - Lezioni di Storia Veneta - Vol . I , pag . 503 - Firenze - Le Monnier editore , 1875 ) . ( 220 ) Venne edificato nel 1355 da Can Grande II per rassicurarsi in città dopo la ribellione di Frignano suo fratello spurio . Era annesso all ' opera il famoso ponte sull ' Adige . ( G . B . da Persico - Verona e la sua provincia - pag . 43 , - Verona - Pollidi editore 1838 ) . Castel Vecchio venne riattato a più riprese dai Veneziani e particolarmente dopo il 1759 , cioè dopo che venne istituito in esso il Collegio Militare di Artiglieria e Genio . Vedasi , E . BARBARICH - Un Collegio di Artiglieria e Genio sotto la Serenissima ( Op . cit . ) ( 221 ) In Francia , a quell ' epoca , i gouverneurs particuliers des places avevano alle loro dipendenza i majors , gli aides - majors ed i sous - aides - majors . ( PAJOL - Les guerres sous Louis XV . Vol . VII , pag . 508 . Paris , Firmin Didot Ed . , 1891 ) . ( 222 ) La realdizione metteva assai spesso capo alla riabilitazione d ' onde traeva nome il vocabolo ( realdire ) . ( 223 ) 2a Edizione 1790 . ( 224 ) « Alcuni scrittori del secolo XVII usavano questa parola per indicare quel soldato finto che , in occasione di rassegna , si faceva dai capitani passare alla banca per mostrare le compagnie piene » . GRASSI - Dizionario militare italiano - Torino , 1833 , Vol . III , pag . 179 . ( 225 ) Decreto del Senato in data 22 luglio 1790 . ( 226 ) Forza bilanciata : Anno 1781,11,607 uomini - 1782 , 11,705 - 1790 , 14,946 - 1791 , 14,348 - 1792 , 14,484 - 1793 , 14,303 - 1794 , 15,620 . ( 227 ) Corfù , Guino , Lestimo , Lazzaretto , Butrinto , Potamò , Manduchio , Parga , Paxo , S . Maura , Amaxachi , Prevesa , Vonizza , Cefalonia , Argastoli , Cottoleo , Lixuri , Fortezza , Asso , Teachi , Zante , Cerigo , Forte di San Francesco , Pubbliche fabbriche . ( 228 ) Navi 638 uomini , fregate 268 , sciabecchi 296 , galere 225 , brigantini , feluche 27 , galiotte 220 , caicchi 8 . ( 229 ) Zara , Nona , Novegradi , Obrovazzo , Dracevaz , Zemonico , Bencovatz , Ostrovizza , Zegar , Arbe , Pago , Sebenico , Scardona , Cossovo , Stermizza , Pagine , Chistagne , Bilibrigh , Cadina - Cugna , Knin , Dernis , Vrbas , Verlica , Spalato , Salona , Clissa , Traù , Sign , Haan , Trigl , Roncislap , Bazzana , Almissa , Duares , Imoschi , Sista , Macarsca , Vergoraz , Narenta , Brazza , Lesina , Curzola , Risano , Perasto , Trinità ( Troitza ) , Castelnuovo , Suttorina , Budua , Maini . ( 230 ) Capo d ' Istria , Porto Quieto , Pinguente , Saline d ' Istria , Pola , Lido di Venezia , Lazzaretto Nuovo , Chioggia , Padova , Vicenza , Montebello , Bassano , Verona , Peschiera , Castelnuovo , Malcesine , Mozzecane , Ossenigo , Tormini , Villanuova , Sega , Caldiero , Valeggio , Legnago , Monzambano , Cadecapri , Salò , Desenzano , Brescia , Orzinovi , Asola , Palazzolo , Ospedaletto , Ponte San Marco , Bergamo , Martinengo , Cavernago , Boltier , Crema , Palmanova , Udine , Treviso , Rovigo ( 231 ) . Cattaro ( città ) , Lazzaretto di Castelnuovo delle Bocche . ( 232 ) Allorquando i piedilista si compilavano ogni semestre , essi si pubblicavano al 1° marzo , ed al 1° settembre di ciascun anno , poiché i Veneziani negli atti pubblici e civili cominciavano l ' anno - perciò detto more veneto - al 1° marzo e si comprendevano quindi in esso i due primi mesi dell ' anno successivo . ( 233 ) Reggimenti dei colonnelli Bubich ( Italia ) e Matutinovich ( Levante ) ( Delib . Senato Militar . Filza N . 87 ) ( 1777 ) . ( 234 ) Sempre in via eccezionale i fanti erano talvolta spalleggiati nell ' esercizio del loro ministero da qualche pattuglia di fanti oltramarini o italiani . Così si usava negli arresti di maggior grido ed in quelli di natura politica , come quando fu arrestato Zorzi Pisani . L ' ultimo famoso « fante » degli inquisitori fu Cristofolo Cristofoli il quale , come si usava dire , « aveva più forza di un battaglione di granatieri » ( P . MOLMENTI - Storia di Venezia nella vita privata - P . III pag . 181 , Bergamo - Istituto Italiano di arti grafiche - 1908 ) . ( 235 ) Delib . Senato Militar . Registro N . 28 . ( 1782-1784 ) . ( 236 ) Libro dei doveri per il Collegio Militare di Verona , ( 1764 ) . ( 237 ) Deliberazioni Senato Milit . Secreta I , Filza 146 ( 1795 ) . ( 238 ) Deliberazioni Senato Militar . Registro n . 29 ( 1790 ) . Decreto 29 aprile detto . L ' esercito veneto fu l ' ultimo ad abbandonare la picca nello armamento dei propri ufficiali . ( 239 ) Esercizi personali per gli uffiziali etc . ( Deliberazioni del Senato Militar . Filza n . 146 , Anno 1795 ) . ( 240 ) Esercizi personali , etc . numeri VI , VIII , X . ( 241 ) Esercizi personali , etc . Capitolo II . Esercizio della bandiera per gli alfieri . ( 242 ) Maneggio del fucil per i soldati - Serie di comandi del maneggio del fucil : 1 ) Presentate le armi - 2 ) Fucile in spalla - 3 ) A dritta - 4 ) Fronte - 5 ) A sinistra - 6 ) Fronte - 7 ) Mezzo giro a dritta - 8 ) Fronte - 9 ) Preparatevi - 10 ) Impostate - 11 ) Fuoco - 12 ) Ritirate le armi - 13 ) Pigliate la carica - 14 ) Carica in canna - 15 ) Bacchetta in canna - 16 ) Bacchetta a suo luogo - 17 ) Fucil in spalla - 18 ) Armate la baionetta - 19 ) Sostenete l ' urto - 20 ) Fucil in spalla - 21 ) Portate l ' urto - 22 ) Fucil in spalla - 23 ) Disarmate la baionetta - 24 ) Fucil alla pioggia - 25 ) Fucil in spalla - 26 ) Fucil a funeral - 27 ) Fucil in spalla - 28 ) Fucil all ' orazion - 29 ) Fucil in spalla - 30 ) Sostenete l ' arma - 31 ) Fucil in spalla - 32 ) Portate l ' arma - 33 ) Riposate l ' arma - 34 ) Fucil in spalla . ( 243 ) Esercizi personali etc . Capitolo III . Maneggio del fucil per i soldati . ( 244 ) Maneggio del fucil per i soldati - Articolo I . ( 245 ) Nota Spiegativa all ' Articolo XII . ( 246 ) Innestare le baionette sul fucile . ( 247 ) Crociat - et . ( 248 ) L ' esemplare che si conserva all ' Archivio di Stato dei Frari in Venezia si trova nella Filza n . 146 dell ' anno 1795 , relativa al carteggio delle Deliberazioni del Senato Militar in Terraferma . ( 249 ) In massima dicevasi ala di ordinanza la destra : soltanto se il reggimento veniva a trovarsi a sinistra del centro di un corpo più grosso , ala di ordinanza diventava allora la sinistra . ( 250 ) Deliberazioni Senato Militar . Filza n . 116 ( 1785 ) ( 251 ) Deliberazioni Senato Militar . Filza n . 146 ( 1795 ) ( 252 ) R . Commissione per la pubblicazione dei documenti finanziari della Repubblica Veneta . Serie II op . cit . - Bilancio dell ' anno 1737 . ( 253 ) Il ducato d ' argento veneto si suddivideva in 24 grossi e 32 piccoli ed equivaleva complessivamente a L . 4,189 . ( Papadopoli - Sul valore della moneta Veneta - Venezia 1885 ) . ( 254 ) Tra i generali stranieri al soldo della Repubblica , oltre allo Schoulemburg , erano compresi il Principe di Castiglione ed il tenente generale Guglielmo Greem . ( 255 ) Vedi R . Commissione etc . ( op cit . ) . ( 256 ) Secondo la convenzione stipulata con la ditta Spazziani , questa sì era assunto il carico di fornire alla Repubblica pezzi di tutti i calibri al costo di 100 ducati effettivi al migliaro ( peso grosso veneto ) , laddove la produzione di Stato non era capace di fornirli a meno di 170 ducati effettivi . ( Deliberazioni del Senato Militar . Filza 107 , Anno 1782 ) . Il migliaro equivaleva a 1000 libbre grosse cioè a Kg . 476,998; la libbra grossa di 12 oncie corrispondeva a Kg . 0,476 - Il peso grosso era in uso per la più parte delle merci ; metalli , legname , lana , cotone etc , ( Martini - Manuale di metrologia - op . cit . - pag . 817 e segg . ( 257 ) Delib . Senato Militar . Filza 145 ( 1793 ) . ( 258 ) Scansadori , magistrati appositi istituiti nel 1376 per provvedere nella pubblica amministrazione ad eliminare le spese superflue . ( 259 ) Il prestito nuovissimo fu decretato in Senato il 12 aprile 1794 . L ' imposizione delle decime straordinarie fu decisa nell ' estate del 1796 . ( 260 ) Filza F . Battagia , Provveditore Straordinario in Terraferma . - Anno 1796 . Filza N . 1 . ( 261 ) Filza F . Battagia , idem . Lettera 14 agosto 1796 , N . 19 della serie . « Buonaparte aggiunse che tutte le nazioni avevano dei debiti e che la Repubblica Veneta aveva cento mezzi per fare denari con uno Stato così florido , risparmiando se non altro il gettato in un armo che , o non aveva nessuno oggetto , o lo aveva contro la Francia » . ( 262 ) Carteggio del Provveditor generale in terraferma , Nicolò Foscarini . Filza N . 1 . ( 18 maggio , tutto giugno 1796 ) . Senato III . Secreta . ( 263 ) Editto in data del 22 maggio 1796 ( ibidem ) . ( 264 ) Robecco , terra del contado di Lodi presso all ' Adda , dipendeva allora dallo Stato di Milano . ( 265 ) Lettera del Foscarini al Doge il 27 maggio 1796 ( N 10 ) . - Carteggio citato . - I due ufficiali veneti spediti al campo austriaco erano il tenente colonnello Vonveiller ed il capitano Zulati . ( 266 ) Sportello . ( 267 ) Carteggio Nicolò Foscarini , lettere N . 18 e 19 . ( 268 ) « Salvate così le apparenze che non esista pubblica intervenzione , conviene poi che non occulti a V.E. le conseguenze ... O pagheranno i francesi o sarà esposta la pubblica cassa . La salute di questa città e del territorio dipendono dall ' esito di queste misure » . ( Lettera del Foscarini al Doge il 1° giugno 1796 . Carteggio citato ) . ( 269 ) Carteggio Nicolò Foscarini . Lettera n . 24 . ( 270 ) Lettera n . 27 , in data del 9 giugno 1796 . ( 271 ) Lettera n . 29 , in data dell'11 giugno 1796 . ( 272 ) Per combinare questa indecorosa mistificazione si erano accordati insieme il Provveditore Generale Nicolò Foscarini ed il Provveditore Straordinario Francesco Battagia . ( 273 ) Motto premesso da Giacomo Nani alla sua opera inedita dal titolo , Della Milizia Veneta , conservata nella Biblioteca del Museo di Padova .