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> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"BARBERA MARIO"
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Nel corso della nostra trattazione sulla libertà d ' insegnamento riportammo alcune parole di una lettera aperta del prof . Giovanni Gentile al Ministro Berenini , dalle quali deducemmo in buona logica alcune conseguenze . Per maggiore chiarezza ripetiamo in compendio quello che dicemmo allora ( Quad . 1633 , del 6 luglio 1918 , pag . 51-53 ) . Il prof . Gentile sostiene che , per restaurare e migliorare la scuola dello Stato , la quale al presente va malissimo , com ' egli stesso ripete in ogni occasione , bisogna diradarla , o , come dicono , “ sfollarla ” , ammettendovi solo pochi scelti alunni e sceltissimi professori , mediante rigorosi esami di concorso , e lasciando gli altri alla scuola privata , sia pure la “ scuola dei preti ” della quale lo Stato non deve avere più paura , anzi deve stimarla come un aiuto e come un incentivo di gara per la sua scuola . Da siffatta proposta noi argomentavamo , che non potrà mai ottenersi lo “ sfollamento ” della scuola dello Stato , né aver luogo la gara , se la scuola privata non sia costituita in perfetta uguaglianza con la scuola dello Stato ; uguaglianza che , per essere reale ed effettiva , deve avverarsi sia nella parte finanziaria e sia nella parte morale , almeno in quanto non si impongano maggiori pesi alla scuola privata . Non piacquero al prof . Gentile le nostre deduzioni , e ricusò di ammetterle in virtù dei suoi principii “ sostanzialmente ” diversi dai nostri ; stimò quindi opportuno riprendere la parola per chiarire la sua tesi “ dopo l ' onore fattomi dice egli dagli scrittori della Civiltà cattolica , cui non dispiacque di riferire una parte della mia lettera per invitarmi quindi a giungere , senz ' altro , a certe conseguenze ! ” ( Libertà d ' insegnamento e Scuola di Stato , nell ' Idea Nazionale , Roma , 30 agosto 1918 ) Anche noi , compita la trattazione sulla libertà d ' insegnamento , stimiamo opportuno ritornarvi sopra , per meglio chiarire la nostra tesi , che è la tesi cattolica fondata sul diritto di natura , in particolare confronto con quella del prof . Gentile . Discuteremo dopo la sua tesi ; per ora notiamo subito che , dove riferimmo la sua lettera , non facevamo questione dei suoi principii , i quali sappiamo bene quanto siano diversi , ma argomentavamo sulla sua proposta pratica , deducendone le immediate conseguenze , parimente pratiche . Ora queste , se non hanno che fare con i suoi principii , hanno però strettissima attinenza con la sua proposta , in quanto ne scaturiscono necessariamente . Perché se ne scorga da tutti il nesso logico evidente , ritorniamo sulla nostra argomentazione . Non è possibile diradare la scuola pubblica , come vuole il prof . Gentile , né dar luogo alla gara o “ cimento ” di cui egli parla , senza dare alle scuole private l ' uguaglianza finanziaria e morale con la scuola dello Stato . Primo , perché gli studenti , e molto più i loro genitori , non si rassegneranno mai a lasciarsi “ sfollare ” , e costringere a tripla spesa : una per pagare la scuola privata , le altre due per pagare le tasse di esame dello Stato che ammontano a più del doppio per i candidati di scuola privata . Questo dal lato finanziario ; e dal lato morale , non vorranno certo neanche accomodarsi alla condizione di inferiorità nella quale , com ' è notorio , sono tenuti i privatisti dai professori della scuola di Stato . Del resto , escluderli per forza dalla scuola di Stato , la quale , nell ' ipotesi del Gentile , avrebbe un numero determinato e ristretto di posti , ed obbligarli a maggiori spese ed a condizioni inferiori , è evidentemente ingiusto . Dunque , anche tenendo conto della sola proposta di diradare la scuola di Stato , ne viene la necessità di dare alle scuole private l ' uguaglianza finanziaria e morale , affinché possano essere accettate , senza danno , dai padri di famiglia . Secondo , la gara , di natura sua , non può sorgere se non tra persone di uguale condizione ; o almeno non sarà mai un vero incentivo di miglioramento , se una parte è inferiore all ' altra e da questa deve essere giudicata . Crede il prof . Gentile praticamente , dimenticando per un momento i suoi principii , alla virtù rinnovatrice e feconda di miglioramenti che ha la gara ? Se sì , bisogna che ammetta la necessità di dare alla scuola privata , se non l ' uguaglianza finanziaria , almeno quella morale con la scuola di Stato . Questa era la nostra argomentazione , e , se il prof . Gentile non vuol riconoscerne l ' evidenza immediata , è segno che fece la sua proposta in contraddizione con i suoi principi , oppure che la vuoi campata in aria senza che dia luogo alle necessarie attuazioni pratiche , le quali non possono essere altre da quelle indicate . In ambedue i casi c ' è difetto di logica . Se dunque vuole essere coerente nei suoi ragionamenti , non gli resta altro partito , che , o ritirare la sua proposta come non consentanea con i suoi principii , o accettarne tutte le conseguenze , nella attuazione della riforma scolastica da lui caldeggiata . In verità , appare che il prof . Gentile mostri zelo instancabile e buona volontà per il miglioramento della scuola . Quindi potremmo intenderci con lui , se non nei principii , almeno nelle questioni pratiche che richiedono una soluzione urgente . Prescindiamo anche noi per ora dai nostri principii , e prendiamo l ' organamento della pubblica istruzione quale è in Italia nei suoi due punti principali : 1 ) tutti gli insegnanti , anche nelle scuole private , devono essere provvisti delle lauree e dei diplomi dello Stato ; 2 ) chiunque vuole conseguire titoli legali di studio deve sottostare agli esami dello Stato . Dopo esserci così messi nello stesso terreno , passiamo a discutere sull ' attuazione pratica della sua proposta , se egli intende mantenerla . Con ciò abbiamo il diritto di attenderci dal prof . Gentile una risposta leale , spassionata , e soprattutto chiara e precisa , sul minimo di larghezza e di uguaglianza da dare alla scuola privata perché possa sussistere , accogliere i diradati della scuola dello Stato , ed esporsi alla gara o “ cimento ” , come , per somma grazia , egli le concede . Or bene , nelle presenti condizioni , tra la scuola privata e la scuola di Stato , non vi ha nessuna uguaglianza , ma soltanto sopraffazione di questa su quella . I professori della scuola privata posseggono gli stessi titoli legali d ' insegnamento che quelli della scuola di Stato , eppure questi sono costituiti giudici di quelli nei loro rispettivi alunni . È giusta , è equa tale condizione di cose ? Ma , anche prescindendo dalla equità e dalla giustizia , può darsi , in tale stato di cose , la gara desiderata dal prof . Gentile e da ogni sincero amatore della cultura ? È inutile cercare sotterfugi ed allegare il buon senso dei professori della scuola di Stato , ecc . ecc . Sono vane parole ; il fatto incontrastabile in psicologia , della quale deve intendersi il prof . Gentile , è che non può darsi mai gara sino a tanto che un rivale deve essere giudicato dall ' altro rivale privilegiato ; anzi , non può sussistere ed operare convenientemente se non è indipendente dall ' altro ed uguale innanzi al giudizio di un terzo . Ora , affinché , in tutti gli esami di Stato con effetti legali , si rispetti l ' indipendenza e l ' uguaglianza di tutte le scuole , non vi ha se non due modi pratici da attuare . L ' uno , che le commissioni esaminatrici siano composte in parti uguali di professori delle scuole di Stato e di professori delle scuole private ; l ' altro , ancor migliore e più facile ( come si pratica in parte nella laicissima Francia ) , che le commissioni esaminatrici siano del tutto estranee agli alunni delle scuole dello Stato , come a quelli delle scuole private , ed ignorino da quale delle due scuole provengano i candidati , in modo da giudicare serenamente e senza prevenzioni della sola dottrina . Per rispetto all ' uguaglianza finanziaria , bisogna che i genitori , i quali mandano i loro figli alla scuola privata , non siano obbligati a pagare nessuna tassa scolastica allo Stato , posto che non lo incomodano punto per la scuola . Ecco chiaramente esposte e praticamente determinate quelle “ certe conseguenze ” alle quali invitavamo il chiaro professore . Nondimeno , questo minimo di equità e di larghezza , senza di cui la scuola privata , nonché esporsi al cimento , non può neanche ragionevolmente sussistere , è ancor meno di quello che le si concede in tutte le altre nazioni civili , perfino lo noti bene il prof . Gentile nella laicissima Francia . Ciò fu dichiarato altra volta da noi , giova ripeterlo anche ora . In fatti , in questa nazione , l ' unico esame di Stato obbligatorio per l ' istruzione media è quello del baccalaureato , corrispondente alla nostra licenza liceale ; ed a questo esame , diretto da una commissione di Stato , se vogliono essere ammessi all ' università , devono sottostare , quasi in pari condizioni , non solo gli alunni delle scuole private ma anche quelli della scuola pubblica . Ma havvi di più . Coloro che vogliono i gradi accademici non sono tenuti a frequentare l ' università dello Stato , ma possono compiere gli studi o privatamente o in una università libera , e presentarsi alla università dello Stato soltanto per gli esami . Inoltre , lo Stato non richiede colà i suoi titoli legali di studio dai singoli insegnanti , ma solo dal direttore della scuola privata , sotto la cui responsabilità quelli insegnano . Dunque , non si capisce come il prof . Gentile , anche salvi i suoi principii di supremazia dello Stato , non voglia giungere a “ certe conseguenze ” pratiche delle sue medesime proposte ; e potrebbe giungere , come in Francia , sino al punto di non esigere , proprio dai singoli insegnanti , la laurea di Stato , ma solo dai direttori delle scuole ! E rimanendo ancora nel campo pratico della questione , cioè come si possa dare incremento agli studi ed alla cultura , crede il prof . Gentile che sia per riuscire di grande giovamento alla scuola ed alla cultura una maggior libertà di metodi , in modo che , nel “ cimento ” , Si vegga chiaro quale sia il metodo migliore per la vera istruzione della gioventù ? Non abbia timore l ' egregio professore di filosofia di dare il suo assentimento , giacché non gli tocchiamo per ora la sua diletta supremazia dello Stato ; in effetto , giudice di tale gara , nel terreno in cui discutiamo , sarebbe sempre lo Stato , mediante una commissione di esami per la licenza liceale , commissione però estranea e superiore tanto alle scuole dello Stato medesimo quanto alle scuole private . Or bene , nella libera gara dei metodi , si vedrebbe chiaro che il decadimento della scuola media in Italia deriva da causa più profonda e più sostanziale che non quella dell ' affollamento deplorato dal Gentile . Ed egli , che si pregia della professione di filosofo , avrebbe dovuto indagarla e scoprirla da gran tempo . Questa non è altra se non il metodo della molteplicità ; vigente nella scuola media italiana , in diretta opposizione col metodo veramente ragionevole e conforme allo svolgimento naturale intellettivo , dell ' unità . Il metodo della molteplicità si stempera nella moltitudine delle cognizioni e si riduce in effetto alla formula “ di tutto un poco ” , senza che si apprenda bene nessuna cosa : multa , non multum . Per tal modo , nelle scuole medie , in otto anni di ginnasio e liceo non si impara mai , in modo da possederlo veramente , né il latino , né il greco , e neanche la stessa nostra lingua , a giudicarne dall ' imbarbarimento nel quale va decadendo sul giornalismo e nella letteratura corrente . E delle altre materie , storia , geografia , scienze naturali , e principalmente della filosofia si apprende tanto , quanto basta per una vernice superficiale , che si dimentica presto , lasciando solo la pretensione e l ' attitudine a spropositare de omnibus rebus et de quibusdam aliis ! Per l ' opposto , nel metodo dell ' unità , troppo leggermente abbandonato dai moderni , secondo il graduale svolgimento dell ' intelletto umano , ed il rispettivo principio nonnisi unum uno tempore , si attendeva bene dapprima , durante la grammatica , umanità e retorica , corrispondente al ginnasio , alla formazione letteraria , la quale dirozza , educa e dispone l ' intelletto alla scienza , secondo la felicissima sentenza di S . Agostino : “ Lo studio delle arti liberali , moderato però e succoso , dà agli animi maggior vivacità e grazia e li dispone ad abbracciare la verità , a ricercarla cioè con più ardore , a seguirla con maggior costanza , e ad aderirvi con diletto ” ( “ Eruditio disciplinarum liberalium , modesta sane atque succincta , et alacriores et perseverantiores et comtiores exhibet amatores amplectendae veritati , ut et ardentius appetant et constantius insequantur , et inhaereant postremo dulcius ” . De ordine , I , 24 ) . Pertanto , si apprendeva bene il latino , l ' italiano e moderatamente il greco con poche nozioni di storia e geografia . Dopo di che , durante tre anni , corrispondenti al liceo , si attendeva alla formazione scientifica , in primo luogo , con la filosofia , la matematica e le scienze naturali , continuandosi come studio secondario , più sentito però e meglio compreso dall ' intelletto disciplinato , l ' esercizio letterario . Per tal modo , le potenze intellettuali si svolgevano convenientemente e si perveniva ad un grado sufficiente di maturità di giudizio , la quale consiste nel comprendere chiaramente una questione , svolgerla nelle sue ragioni , esprimerla correttamente ed efficacemente . Disciplinato così l ' intelletto , ogni altra cognizione ed erudizione secondaria si assimilava , quasi da sé , con grande agevolezza , in poco tempo , e quel che più conta , in modo proporzionato e vitalmente posseduto . Ma non è qui il luogo di esporre più largamente questo sistema antico dell ' unità , convenientemente adattato alle esigenze moderne , e rimandiamo il lettore alla trattazione che ne facemmo più di proposito nell ' anno 1916 sul nostro periodico ( Scuola che non istruisce e non educa . Civ . catt . 1916 , voll . 1-4 ) . Basti il cenno fattone , perché si comprenda che vi sono più alte e profonde ragioni , degne dello studio di un filosofo , del decadimento della scuola media , lamentato dal prof . Gentile . Se conviene in queste “ conseguenze ” o per meglio dire , attuazioni pratiche dei suoi solleciti disegni di riforma , cioè , per essere più chiari e determinati : 1° nel pareggiamento delle condizioni morali , con rispettiva libertà di metodo e lealtà di gara tra la scuola dello Stato e la scuola privata , giudice restando la commissione governativa , superiore ad entrambe , nel solo esame di licenza liceale , ed in altri esami che dallo Stato si richiedano per suoi impieghi ed ufficii ; 2° nel pareggiamento delle condizioni finanziarie , almeno in quanto chi paga la scuola privata che sceglie ( o della quale per forza deve contentarsi , secondo l ' ipotesi del Gentile ) non sia obbligato a pagare la scuola dello Stato ; se conviene , diciamo , egli con tutti i sostenitori del monopolio scolastico , in queste “ certe conseguenze ” , Si sarà fatto qualche passo nella discussione e nella via dell ' accordo per attuare la tanto desiderata riforma . Potremmo notare , in buona logica , che essendo correlativi il diradare della scuola di Stato e l ' aumento della scuola privata ; cioè , che , posto l ' uno dei due , segue necessariamente l ' altro , il professore Gentile , da onesto filosofo , avrebbe potuto trattare con più rispetto la scuola privata . In effetto , secondo il suo disegno , alla scuola privata sarebbero respinti per forza i rifiuti della scuola di Stato ; in altri termini , egli stabilisce , secondo l ' esito del concorso , due categorie di alunni ; le aquile , da accogliere nelle scuole dello Stato ; le oche , da relegare nelle scuole private . Nondimeno , per eccesso di buona volontà , e purché si addivenga al pareggiamento morale e finanziario sopra descritto , non temiamo di dire al prof . Gentile che la scuola privata , specialmente quella dei preti , si contenterà di accogliere gli alunni , non ammessi alla scuola di Stato ; e siamo certi , noti bene la nostra sicurezza li presenterà mutati in altrettante aquile all ' esame di licenza liceale , in gara con quelli dello Stato , alla condizione giusta e doverosa che siano giudicati con garanzie di assoluta imparzialità , cioè che la commissione esaminatrice sia estranea ad ambedue le categorie . Allora sì che si potrà parlare sul serio di gara feconda negli studii ! Chi non volesse accettare queste condizioni così giuste e così discrete , chiaro segno è che non avrebbe a cuore né la cultura né la equità , ma soltanto il bollo dello Stato e .. della setta ! Or bene , di questo minimo di larghezza , conceduto unicamente per l ' istruzione , noi , nelle “ scuole dei preti ” ci serviremo anche per formare l ' animo ed il cuore dei giovani nella fede e nella costumatezza dei nostri padri , che è la fede dei nostri grandi italiani ; ed in questo intendimento , per noi di prima importanza , siamo sicuri di avere con noi la maggioranza dei padri di famiglia . Ecco chiara la ragione per cui , non potendo ottenere dallo Stato il riconoscimento del diritto sacrosanto ed inalienabile dei genitori a scegliere e determinare l ' insegnamento e le scuole per i propri figli , noi ci contentiamo per ora di queste “ certe conseguenze ” pratiche , senza molestare il prof . Gentile nei suoi principii . Invece di essere legati , mani e piedi , come siamo nella presente schiavitù scolastica , che è la più grave in confronto di tutte le altre nazioni civili , a tal segno da giustificare la nostra indignazione e la veemenza dello stile , preferiamo certo un po ' più di libertà , e perciò salutavamo con un respiro quelle parole del professor Gentile , onde sembrava trasparisse l ' onesta intenzione di sciogliere qualche laccio del nostro aggrovigliatissimo monopolio , o per meglio dire , servaggio scolastico . Se poi egli intende rinnegare quella sua onesta intenzione e vuole ribadire tutte le nostre catene , non abbiamo altro da rispondergli , se non che , veda egli , quale professore di filosofia , come mettersi d ' accordo con la logica , e quale uomo di coscienza , esamini se stesso , se più che non lo muova l ' amore per l ' istruzione , non lo rattenga , per avventura , maggior timore della religione cattolica ; e lo dica pure , schiettamente e lealmente , con la stessa chiarezza con cui noi abbiamo manifestato i nostri intendimenti nell ' accettare quel poco che ci veniva concesso di favore nelle sue proposte . Oh certo , non ne abbiamo mai fatto mistero ; nel domandare la libertà d ' insegnamento , noi siamo bensì mossi dall ' amore alla cultura , che è cosa lodevole e desiderabile , ma principalmente dalla viva sollecitudine per l ' educazione cristiana della gioventù , che è cosa necessaria più della cultura , e voluta dalla maggioranza dei genitori . Eccoci entrati nella discussione dei principii . Il Gentile crede di rovesciare la nostra tesi , opponendo la supremazia dello Stato sull ' insegnamento , che è il suo principio , alla chiesa la quale vuole che l ' insegnamento sia cattolico , quasi fosse questa la nostra tesi . Noi invece opponiamo , semplicemente , alla usurpazione dello Stato il diritto inalienabile ed imprescrittibile dei genitori ; il quale diritto non deriva per nulla dalla Chiesa , ma dalla natura stessa , anteriore alla Chiesa , come nell ' individuo e nel padre di famiglia è anteriore allo Stato . La Chiesa , quando prescrive l ' insegnamento cattolico , non crea un nuovo comandamento o conferisce un nuovo diritto ai padri di famiglia , ma ribadisce il loro diritto di natura ed il loro rispettivo obbligo di educare ed istruire i loro figli ; il quale obbligo , essendo i padri cattolici , è di educarli cristianamente . Nulla di più ! Tanto vero , che la Chiesa non obbligò mai i genitori ebrei o infedeli a fare educare cattolicamente i loro figli ; e proibisce di battezzare i loro figli , se questi non siano in grado di determinarsi da sé , quando è contraria la volontà dei genitori ( in Roma fu sempre tutelata dai Papi la libertà di coscienza degli ebrei , i quali vi dimoravano più tranquilli che in qualsiasi altra parte del mondo , e tenevano proprie scuole per i loro figli . Cfr . , ad es . , MORONI , Dizionario d ' erudizione : Ebrei ) . Or bene , quello che non fa la Chiesa , calunniata dallo Stato come intollerante se non peggio , osa farlo sempre lo Stato laico con le sue scuole elementari laicizzate , positivamente obbligatorie per legge , con tutte le sue scuole medie laiche alle quali obbliga moralmente , sotto pena di esclusione dei vantaggi legali che riserba solo ad esse . Né si risponda col solito sofisma , che non si fa violenza alla coscienza dei genitori , essendo l ' insegnamento laico e neutro , che perciò prescinde dall ' educazione religiosa , la quale può essere data a parte in famiglia ed in chiesa ; giacché l ' educazione è inseparabile dall ' insegnamento , e l ' insegnamento neutro non esiste , ma è in concreto conforme allo spirito ed alle idee di chi insegna , e si riduce spesso ad essere irreligioso , come è provato dall ' esperienza . Dunque lo Stato , mediante il monopolio , con la sua scuola laica , fa violenza alla libertà dei genitori , che hanno il diritto e l ' obbligo di educare i figli secondo la propria coscienza ( “ Non può esistere nessuna scuola neutra , diceva Jules Simon perché non vi è professore che non abbia le sue opinioni religiose o filosofiche . Se non ne ha , egli è fuori dell ' umanità : o idiota o mostro . Se le ha e le occulta , è il peggiore dei codardi ” . E meglio ancora il Manzoni : « È evidente che non si può prescindere dal Vangelo nelle questioni morali : bisogna o rigettarlo , o metterlo per fondamento . Non possiamo fare un passo , che non ci si para davanti : si può far le viste di non accorgersene , si può schivarlo senza urtarlo di fronte ; non essere con lui , senza essere contro di lui ; si può , dico , in parole , ma non in fatto ” . Così quel grande genio , veramente italiano , nel cap . 3 delle Osservazioni sulla morale cattolica ; capitolo , che vorremmo fosse letto attentamente dal professore hegeliano ; libro , condannato pur troppo all ' oblio nelle scuole d ' Italia , che invece dovrebbe primeggiare tra tutti i libri di studio per la gioventù ) . Si confuta quindi da sé l ' asserzione gratuita del Gentile , che “ la scuola di Stato è e deve essere laica , cioè di libertà ” ; essa è , e non può essere se non scuola di tirannia da parte dello Stato e di schiavitù da parte dei cittadini . Ed è vuota di senso l ' altra sua asserzione parallela , che “ la scuola privata vuoi dire anche essa libertà : libertà d ' iniziativa individuale e di piena espressione di energie spirituali ” , perché , l ' abbiamo detto cento volte , la scuola privata , quale è in Italia , che deve costare ai genitori il triplo , e poi deve essere in tutto dipendente dai capricci della scuola dello Stato e dei suoi insegnanti , non significa per nulla libertà , ma avvilimento e servitù ; e se ciò non ostante essa è sostenuta , si deve , non alla libertà che non le è stata mai concessa , ma alla generosità ed al sacrifizio di quei genitori cattolici coerenti , che , in quel poco che si può , vogliono i propri figli lontani dalla nefasta scuola laica , ed educati secondo la propria coscienza . Ogni volta che si scende alle determinazioni pratiche e concrete , si vede subito la vacuità sonora e la falsità delle parole generiche , usate dal Gentile e dall ' idealismo liberale . È la medesima vaghezza generica che si riscontra in tutti coloro che , al pari di lui , propugnano la riforma della scuola , tenendosi però come ostriche allo scoglio del monopolio dello Stato ; vaghezza che fu acutamente rilevata da Filippo Crispolti , in un articolo di Alfredo Savaz , pubblicato nella Nuova Antologia del 16 agosto scorso ( Il problema della scuola , nel Corriere d ' Italia del 10 settembre 1918 ) Parimenti vaghe ed inconsistenti sono le frasi onde il Gentile pretende esporre e dichiarare la “ tesi cattolica ” , la quale , secondo lui consisterebbe nell ' insegnamento cattolico ad ogni costo : “ poiché dice egli se lo Stato fosse cattolico , e , professando esso la religione cattolica , si sottoponesse alla direzione suprema del capo della cattolicità , è chiaro che il cattolico alla tesi della libertà d ' insegnamento sostituirebbe come sostituì , sempre che si avverò questa condizione , la tesi opposta . Il principio insomma della tesi cattolica , è che l ' insegnamento deve essere cattolico , e lo Stato non deve insegnare perché esso non ha religione ” . Nulla di nulla ! La tesi cattolica è , come si è detto , la medesima tesi del diritto di natura : i genitori hanno il diritto inalienabile , imprescrittibile , ed anteriore a qualsiasi altro diritto , di educare ed istruire i proprii figli secondo la loro coscienza ; ad essi quindi spetta la libertà d ' insegnamento primieramente e per sé , e ad ogni altro spetta la medesima libertà in loro aiuto e quando non sia contraria a questo loro diritto ; allo Stato spetta l ' obbligo di tutelare questa libertà e di agevolarne l ' esercizio , come per gli altri diritti primordiali ed inalienabili di ogni individuo . È chiaro ? E questa tesi non varia in nessuna ipotesi , sia lo Stato cattolico antico , sia lo Stato laico moderno . In fatti , quando si avverava la condizione che lo Stato fosse cattolico , non era punto necessario , come asserisce il Gentile , rincarando eccessivamente la dose , che si sottoponesse alla direzione suprema del capo della cattolicità , giacché lo Stato nella sua cerchia è anche supremo ed indipendente , ma soltanto si accordava con la Chiesa nel tutelare il diritto dei genitori , principalmente dei cattolici , e nell ' agevolare loro l ' esercizio del diritto e l ' adempimento dell ' obbligo di educare ed istruire cristianamente i loro figli . La medesima tesi vale rispetto allo Stato laico , il quale non può sottrarsi al diritto di natura , ed è tenuto a tutelarlo nei genitori ed a rispettare la libertà della loro coscienza nell ' educazione dei loro figli . Se ci fu qualche eccesso in qualche Stato cattolico antico , esso deve attribuirsi ad errore particolare ed a zelo indiscreto , non mai alla tesi cattolica ; e d ' altronde quell ' eccesso è un ' inezia in confronto con la tirannide odierna dello Stato laico , il quale in modo giulianesco , cioè indiretto e subdolo , sotto pena di esclusione dai vantaggi legali , obbliga in ogni modo i genitori cattolici a fare educare i proprii figli contro la loro coscienza , nella scuola laica , che , come abbiamo detto e l ' esperienza insegna , è lo stesso che scuola irreligiosa . Innalzi pure , a suo talento , il Gentile la bandiera dello Stato supremo arbitro dell ' insegnamento , la medesima dello Stato pagano , che considerava i figli come appartenenti a sé e non ai genitori ; noi , per l ' opposto , secondo la tesi cattolica , innalziamo la medesima bandiera che ha sventolato nelle nostre mani , sin dall ' origine del Cristianesimo , la bandiera dei diritti dei genitori alla piena libertà di educazione e di istruzione dei figli secondo la loro coscienza , contro tutte le tirannidi dello Stato , sia questo Stato quello di Nerone , di Giuliano l ' Apostata , del protestantesimo , del giuseppinismo , della rivoluzione , di Napoleone , o del liberalismo laico presente . Ecco nettamente dichiarata la diversità “ sostanziale ” , dei suoi principii dai nostri , la quale diversità coincide con la diversità sostanziale , in diretta opposizione , tra l ' idea dello Stato pagano , che pretende appartengano ad esso i figli , e l ' idea dello Stato cristiano che riconosce i figli appartenere ai genitori . Dalla prima scaturisce la schiavitù , dalla seconda la libertà di coscienza e la libertà d ' insegnamento , qual è propugnata dalla tesi cattolica . Quindi è dottrina di libertà vera quella dei cattolici , i quali , in una nazione cattolica quale è l ' Italia , vogliono , non come tesi assoluta , ma come corollario al diritto di natura , l ' insegnamento pubblico cattolico e l ' accordo tra la Chiesa e lo Stato in tutelare ed agevolare l ' esercizio del loro diritto e l ' adempimento del rispettivo obbligo di educare cristianamente i loro figli . Ed in sostenere questa tesi , non “ trascendono la ragione e la volontà umana ” , come falsamente attribuisce loro il Gentile e pratica invece egli stesso , ma ragionano a rigore di logica . In fatti , dal diritto che hanno i genitori e dal rispettivo obbligo dello Stato di rispettare questo diritto ed agevolarne l ' esercizio , scaturisce il corollario : dunque l ' istruzione pubblica in Italia deve essere cattolica . La conseguenza è evidente , perché la grande maggioranza dei genitori vuole educati i figli secondo la propria coscienza di cattolici . E non c ' è bisogno che essi manifestino esplicitamente la loro volontà , giacché questa è sufficientemente espressa nel fatto stesso del battesimo dei propri figli . Or essendo tutti cattolici gli alunni delle scuole pubbliche , l ' insegnamento deve essere conforme alla dottrina cattolica , affinché corrisponda all ' obbligo di coscienza che hanno i genitori rispetto all ' educazione dei loro figli . E non è giusto , che per una minima parte di non cattolici ( appena uno ogni cento ) , ai quali si può provvedere con esimerli dall ' istruzione religiosa , si contraddica al diritto evidente dei genitori cattolici , con imporre loro la scuola laica , sedicente neutra , ma nel fatto irreligiosa . Del resto , se vi sono in Italia , dei genitori snaturati , rari ancora per buona ventura , i quali pretendono per i loro figli l ' insegnamento e l ' educazione laica , il merito è tutto dello Stato laico , o meglio della setta che si è impadronita della pubblica istruzione , ed ha cercato in tutti i modi di strappare dai cuori degli italiani la fede dei loro padri , scompaginando la loro unità religiosa profondamente nazionale . E nondimeno questi laicisti restano sempre una sparutissima minoranza , appena calcolabile , i quali , anche ammessa la tirannia brutale del numero , non possono giustificare l ' imposizione della scuola laica a tutta l ' immensa maggioranza dei genitori italiani ! Da ciò segue l ' obbligo dello Stato di regolare l ' insegnamento , in quanto riguarda l ' educazione morale e l ' istruzione religiosa , d ' accordo con l ' autorità ecclesiastica , che è la sola competente in siffatta materia ; non per sottoporsi al suo servizio , come esagera il Gentile , ma per tutelare , in modo efficace insieme e soave , il diritto dei genitori e la loro libertà di coscienza . Pertanto , sotto ogni aspetto , e da qualunque lato si riguardi la questione , la tesi cattolica della libertà d ' insegnamento ha salde radici nel diritto naturale dei genitori ed è quindi immutabile come lo stesso diritto di natura , il quale sì veramente “ non trascende la ragione e la volontà umana ” , ed è fondamento alla stessa Chiesa . Giacché la Chiesa con la sua dottrina rivelata , lo intendano una buona volta il Gentile e tutti i filosofi che parlano senza conoscerla , non è campata sulle nuvole , come la loro filosofia , ma suppone la ragione ed il diritto naturale , cui la rivelazione non toglie di mezzo , ma anzi rafferma ed illumina , chiarisce e conforta nelle menti e nei cuori degli uomini , solleva e nobilita nelle loro opere . Di fronte alla tesi cattolica , sul diritto dei genitori , dal quale scaturisce la libertà d ' insegnamento , tesi chiara , determinata , precisa , la tesi del Gentile sul preteso diritto dello Stato ad insegnare , appare , quale è , confusa , vuota di senso , fluttuante e mutabile , e pertanto incomprensibile dall ' intelletto ed inattuabile nell ' opera , giacché il contraddittorio non si può condurre in atto , e nell ' atto sarà invece quel che vorrà il capriccio o la fantasia mutevole di questo e di quello . A persuadersene , basta leggere quello che dice il Gentile sulla sua tesi : “ Io invece sostengo che lo Stato deve insegnare non perché non ha una religione ( ché in tal caso starei coi cattolici contro la sciocca presunzione del laicismo agnostico ) , anzi perché ha qualche cosa di più e di meglio di una religione : ha una filosofia ; che è anch ' essa una fede , ma con questa differenza dalla religione , che il suo oggetto non trascende la ragione e la volontà umana . Filosofia che può non essere spiegata nella coscienza di quelli che sono a capo dello Stato , ma non perciò è assente dalla sostanza spirituale , in cui è il valore dello Stato ; e che non è realizzata dai suoi dirigenti , ma vive in tutto l ' organismo delle forze politicamente cooperanti ; e si potrebbe dire definita nella legge fondamentale dello Stato , se questa stessa legge non vivesse realmente in quella coscienza multanime e pure storicamente compatta , unica , e come tale in continuo svolgimento che è la coscienza del popolo . Filosofia , che è un concetto , un principio , un punto di vista sintetico ; da cui tutta la vita dello Stato trae ispirazione costante e norma di orientamento . Così lo Stato , che è affermazione del proprio valore , come volontà umana , indipendente da ogni particolare contenuto di fede religiosa , e non può rinunziare ad affermare da sé come suo proprio attributo immanente , siffatto valore , senza abdicare alla proprio autonomia ed assoggettarsi come nessuno degli Stati moderni è disposto a fare ad un principio superiore ; questo Stato ha una fede , ossia un concetto , a cui è legata la sua stessa esistenza . E questo concetto è un concetto filosofico : che cioè la volontà anche apparentemente finita , sia una realtà assoluta ; senza di che non potrebbe arrogarsi valore di sorta ” . Chi può da tutto questo groviglio cavarne nulla di determinato ? Se qualche cosa di chiaro vi si capisce , è la supremazia assoluta del dio - Stato sopra ogni verità , non soltanto rivelata , ma anche di diritto naturale ; e che , se esiste la verità , essa è immanente nello Stato o nella sua “ filosofia ” ; in una parola , non avvi altro Dio , non altra natura umana , se non lo Stato : lo Stato è Dio , è la natura stessa . Affermazione quanto blasfema , altrettanto insensata ed assurda . Quale poi sia questa “ filosofia ” e quali i termini della sua verità , nessuno può comprenderlo tra le interpretazioni arbitrarie del Gentile in contraddizione con altre , parimente arbitrarie , degli adoratori del dio - Stato , appunto perché tutti si allontanano dal diritto di natura , al quale non può esser soggetto lo Stato , e dal quale non può essere difforme nessuna filosofia , senza sostituirsi con ciò alla stessa umanità . Che cosa vale una siffatta “ filosofia ” in confronto con la ragionevole , chiara e soprattutto concreta tesi cattolica ? La quale , ripetiamolo per la centesima volta , dice allo Stato : devi assoggettarti al diritto di natura nei genitori di educare i figli secondo la propria coscienza , e con ciò non abdicherai per nulla alla tua autonomia , né più né meno di quello che fa la Chiesa , la quale si conforma al medesimo diritto di natura , senza abdicare alla sua autonomia di maestra della verità rivelata , giacché , a rigore , non è soggezione quell ' accordo mirabile che è tra la luce e la luce , cioè tra la luce della verità soprannaturale e quella delle verità naturali e conseguibili dalla sola ragione . Dichiarando il medesimo principio con un caso reale e pratico : vorrà il Gentile dare in balia dell ' insegnamento dello Stato un suo figlio , se caso mai egli si trovasse a godere gl ' ineffabili benefici della “ filosofia dello Stato ” secondo l ' ultima e modernissima evoluzione dello Stato russo , lo Stato bolsceviko ? In virtù di quali principii , potrebbe egli contendere alla barbarie di quella filosofia il suo figlio , suo proprio e non dello Stato ? Non certo in nome della “ filosofia dello Stato ” e della “ multanime coscienza ” del popolo ; ma soltanto in virtù dei suoi diritti di padre ! Proponiamo altresì alla coscienziosa meditazione del prof . Gentile il chiaro esempio d ' un gentiluomo cattolico , il quale non volle accomodarsi , in forza dei suoi diritti di padre , alla “ filosofia dello Stato ” , quale veniva intesa dal primo Napoleone . Si legge nelle memorie del cardinale Pacca , che , quando egli era confinato nella fortezza di Fenestrelle , per la tirannide della medesima “ filosofia ” , giunse in quella prigione , il 28 dicembre 1811 , il marchese Giovanni Naro Patrizi , reo soltanto di “ non aver voluto consegnare due suoi figli al governo francese , che pretendeva farli educare in uno dei collegi o licei di Francia , temendo per essi la perdita della loro innocenza e della loro religione ” ( parte II , cap . 4 ) . Per chi si dichiarerà il prof . Gentile : per la tirannica “ filosofia dello Stato ” francese , o per la filosofia veramente ragionevole e libera dei sacrosanti diritti di quel genitore ? ... È opportuno però prevenire una obbiezione : Se lo Stato non ha diritto d ' insegnare , come potrà provvedere soggetti idonei ai proprii uffici , alle magistrature , alla milizia ? In questa obbiezione , come nel sistema del monopolio , vi ha in fondo un equivoco grossolano . Vi si confonde insieme l ' insegnare ed il provvedere all ' insegnamento , che sono cose ben distinte e diverse . Lo Stato non ha diritto di insegnare , appunto perché non è depositario della verità , non è fonte di dottrina , neanche della “ filosofia ” che gli vuol dare in prestito il prof . Gentile o qualsiasi altro , secondo le sue particolari teorie , ma ha l ' obbligo di conformarsi alla verità , attingendola dalle due fonti necessarie : la naturale e razionale , patrimonio comune di tutta l ' umanità , la soprannaturale e rivelata di cui è depositaria la Chiesa ; ed ancorché si ostini a ricusare questa verità rivelata , dicendosi laico ed areligioso , non può sottrarsi al patrimonio comune delle prime ed universali verità razionali , in ispecie del diritto di natura , senza mettersi con ciò fuori della stessa umanità . Invece ha l ' obbligo , e conseguentemente il diritto , di provvedere all ' insegnamento , sempre però in conformità col diritto di natura , e quindi non mai contro la libertà di coscienza dei genitori . Pertanto , non solo può , ma anzi deve istituire scuole , oltre che per la milizia , per i proprii ufficii , ecc . , anche per l ' istruzione elementare , media , professionale , dove ce n ' è il bisogno e non basta l ' opera privata ; ma gli corre obbligo di non violare la giustizia a danno di chiunque non volesse frequentare le sue scuole e preferisse di istruirsi a proprio modo , come è stato detto sopra e non è necessario ripetere . Non è in questione , se lo Stato possa insegnare in questo senso relativo , cioè istituire scuole , ma se lo possa in senso assoluto , cioè obbligando i cittadini a mandarvi i loro figli , sia col metodo spiccio di Napoleone , o sia col metodo giulianesco odierno di esclusione dai vantaggi legali . Il diritto naturale nei padri di famiglia risponde risolutamente , con la voce stessa della natura : no ! Provveda dunque lo Stato quanto può e vuole all ' insegnamento , ma non ha e non può aver nulla da insegnare , e molto meno una “ filosofia ” da imporre nelle sue scuole ; “ filosofia ” che è una chimera e non può esistere come “ propria dello Stato ” , ma è invece , secondo i varii cervelli che gliela attribuiscono , nuvolaglia kantiana o hegeliana , confusione bolscevika , tirannide laicista , ecc . ecc . , tutto fuorché la filosofia perenne dell ' umanità , in una parola : la filosofia ( perché il prof . Gentile possa meglio vedere e toccare con mano , come interpretino la “ filosofia dello Stato ” , contro ogni diritto di natura , certi professori della scuola laica , da lui detta a torto “ di libertà ” , gli facciamo parte di una notizia di fonte certissima . Fu presentata al Ministero della P.I. una protesta contro il Direttore ed un professore di una R . Scuola tecnica di Roma , firmata da quattordici padri di famiglia , i quali si lamentavano , in termini troppo miti , di “ ingiusto trattamento ” fatto ai loro figli , “ perché provenienti da un collegio cattolico ” , negli esami della scorsa sessione estiva ; di “ frasi non gentili del Direttore ” , di “ frasi troppo volgari ” del professore di scienze , senza rispetto al “ pudore ” ed ai “ principii ” religiosi degli alunni , “ a proposito dei mammiferi ” , ecc . ecc . Quei padri di famiglia non ebbero nessuna risposta ( segno che pioveva sul bagnato ) e furono costretti a mandare i loro figli nella sessione autunnale , per essere esaminati dai medesimi professori , con quella equanimità esteriore , ma con quell ' esito , che ognuno può supporre . Simili casi sono frequenti , segnatamente nelle scuole tecniche e normali , ma non tutti possono venire alla luce , perché i giudici sono insieme parte in causa , e le vittime temono rappresaglie ... ) . Non ostante la luminosa evidenza della nostra tesi e dei nostri principii , non ci illudiamo che il prof . Gentile voglia abbandonare le sue teorie intorno alla supremazia dello Stato sull ' insegnamento contro il diritto e la coscienza dei genitori . Speravamo soltanto che egli addivenisse in alcune pratiche conclusioni delle sue medesime proposte . E questa nostra speranza potrà non andar fallita , tanto solo che egli voglia consultare , non la sua filosofia , ma il buon senso e la sua intima coscienza .