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> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"BONTEMPELLI MASSIMO"
StampaPeriodica ,
Le strade di Roma alla prima minaccia avevano cominciato a spopolarsi : poi in pochi giorni la paura s ' era fatta generale e la città rapidamente s ' andava vuotando . Invasi da quello spavento , i cittadini d ' ora in ora avevan preso d ' assalto le stazioni ferroviarie , e impadroniti violentemente dei treni erano fuggiti lontano . I più ricchi avevan rimpinzato d ' olio e benzina le loro automobili e per tutte le tredici porte dell ' Urbe se n ' erano volati via tra la polvere verso i punti cardinali più remoti . Così per dieci giorni . Poi d ' un tratto si videro le stazioni deserte , e le strade intorno a Roma non impolverarono che i carretti i quali non hanno paura di niente . Oramai non c ' era più nessuno entro la città . A custodirla erano rimasti pochi eroi e poche eroine . Gli eroi verso mezzogiorno giravano con padronanza le vie , senza giacca , lasciando che il sole frustasse a sangue le loro camicie di seta e si specchiasse vanitosamente nelle fibbie delle loro cinture . Incontrandosi si guardavano da un marciapiede all ' altro , anche senza conoscersi , con un sorriso d ' orgoglio . Sapevano che il loro dominio dal Laterano a Monte Mario e da Valle Giulia a San Paolo sarebbe durato indisturbato e indiscusso almeno due mesi . Ma le eroine non uscivano sotto il sole . Aspettavano nelle case ciascuna il suo eroe per asciugargli il sudore e stirare le sue camicie di seta . Uscivano soltanto la notte , e dietro le spalle del compagno amoreggiavano a sguardi , per tenersi in esercizio , con gli occhi dei gatti errabondi . Io ero nel numero di quegli eroi , che non avevano fuggito la città all ' assalto dell ' estate : perciò io seguo le leggi della natura , e amo il caldo del sole l ' estate e quello della stufa d ' inverno . L ' eroina eletta ad asciugare i miei sudori si chiamava Aminta . Questo una volta era un nome di maschio ; ma il padre della mia donna non conosceva la storia letteraria , e diciotto anni prima , fidandosi all ' orecchio , aveva imposto quel nome alla sua figliola neonata . Il prete che l ' aveva battezzato non osò avvertire il padre dell ' errore innocente . Aminta , ai primi calori di quell ' estate , sùbito s ' era arresa alle eccellenti ragioni che le avevo esposte per convincerla che dovevamo rimanercene a Roma invece di andare ai monti od al mare . Così trascorsero dolcemente i primi otto giorni della canicola . Non avevo mai sorpreso sulla bianca fronte di Aminta il menomo segno di pentimento , di rimpianto , di dispetto , o di desiderio . Perciò fui molto maravigliato , al mezzodì del nono giorno , quando , rincasando io dalla ronda sui lastrici infocati , Aminta , dopo una festosa accoglienza , mezzo seduta accanto a me nel profondo divano dello studio , con una mano sulla mia spalla disse tutt ' a un tratto : « Caro , dovresti farmi un piccolo regalo , dovresti farmi fare un bel costumino da bagno » . Mi sentii aggrottarsi le ciglia . Il mio calunnioso animo maschile si intorbidò di sospetto . La guardai scuro : « Perché , Aminta ? Che ti piglia ? Non stiamo divinamente bene a Roma ? Non ti verrà l ' idea che ce ne andiamo ? che andiamo ai bagni ? Oh ti avevo tanto bene spiegato che ... » . « No , no » , m ' interruppe sorridendo con gli occhi , la fronte , la bocca e tutta la persona « nemmeno per idea . Stiamo tanto bene a Roma , sì . Chi si sogna di andarsene ? Vorrei un bel costumino da bagno , così per avere un bel costumino da bagno . » « E poi che lo avrai ? » « Me lo metterò . » « Quando ? » « Ogni tanto . Un po ' tutti i giorni . » « E poi ? » « E poi dopo un po ' me lo leverò . » « È tutto ? » « È tutto . Te lo giuro . » Era tanto limpida che il sospetto s ' era dileguato dal mio animo . Tacqui ancora un minuto per dare maggiore importanza alle parole che stavo per pronunciare ; poi decretai : « E allora sta bene . Sì cara . Fatti un bel costumino da bagno » . Batté le mani e fece un gran salto per allegrezza , baciò teneramente tutto il sudore della mia faccia per gratitudine . I giorni appresso ella era molto occupata . Non fui ammesso a conoscere i segreti delle sue ricerche , studi , tentativi , dubbi e risoluzioni riguardo la costruzione del costume da bagno . Uscì qualche volta da sola , di giorno , e lunghe ore rimase chiusa nella sua camera con una sarta . Non permise che mai ne sapessi nulla : volle prepararmi la sorpresa davanti al capolavoro inaspettato . Il suo volto , a tutte le ore del giorno e della notte , era pieno di felicità . Dono qualche giorno , preso dai miei pensieri virili avevo quasi dimenticato , quel giuoco della donna . Ma la mattina del mercoledì , quando mi fui levato la giacca per uscire , Aminta salutandomi mi disse : « Tra un ' ora , quando torni , è pronto » . « Che cosa ? » « Oh il costume da bagno . » « Davvero ? » « Sì , fa ' presto a tornare , vedrai è venuto una meraviglia . » Rincasando , dopo meno d ' un ' ora , un ' ombra di sospetto ancora cercava insinuarsi in me : « Davvero questa storiella del costume non preluderà a una campagna per farsi condurre al mare ? È possibile che nella testa di Aminta alberghi un pensiero con doppio fondo ? che lei ordisca un gioco tanto complicato ? » Non ero del tutto sicuro quando apersi la porta di casa . Entrando nello studio , la voce sua di là dall ' uscio della camera mi gridò : « Non entrare qua . Sono pronta . Mettiti a sedere sul divano » . « Ecco , non entro . Ecco , sono seduto sul divano . » Fissavo l ' uscio della camera . L ' uscio della camera si aperse , nello studio entrò una gran luce , in mezzo alla luce era Aminta . Aminta vestita del suo costume da bagno . Il cuore mi impallidì . Aminta si avanzò . Quella luce veniva da lei . Era tutta la luce dei cieli , e si avanzava con lei . Io non mi mossi , tremavo in una estasi . Aminta si fermò in mezzo alla stanza . Era davvero meravigliosa . Giù dalla gola la seta colore di rosa pallida si tendeva a modellare il seno e la curva del torso : si stringeva intorno ai fianchi in una cintura di minutissime pieghe , sbocciava in un gonnellino breve , che non osava più toccare la carne , e all ' orlo increspato tremava di suggezione . Sul roseo di quel gonnellino un gran fregio girava , di triangoli acuti colore dello smeraldo . Aminta era in piedi in mezzo alla stanza : il rosa , nella luce che pioveva giù dagli occhi di Aminta , cangiava di minuto in minuto in mille riflessi di madreperla : il verde del fregio pareva un volto di cetonie dorate traverso un tramonto . Il candore delle braccia e delle gambe in mezzo a quell ' effluvio di colori teneri impallidiva . I piedi scomparivano in due scarpette di raso verde . Ora Aminta rideva di allegrezza con tutte le carni morbide , con tutto il costume verde e rosato : rideva e si scrollava come una pianta nel giardino ; e la stanza era piena di profumo di paradiso . Io non avevo il coraggio di muovermi . Aminta era felice d ' essere viva . Con un riso di campanelli d ' argento , che uscì dalla finestra e andò a correre via per il cielo , Aminta si buttò a sedere sul tappeto in mezzo alla stanza , con le braccia indietro e le gambe bianche ripiegate , il torso riverso e teso come offrendosi a Dio . Riabbassò lo sguardo su me , che non mi ero più mosso e mi tenevo con le mani il cuore : allo spettacolo della mia commozione s ' intenerì di gratitudine . Me le accostai con tremore . Sedei sul tappeto quasi al suo fianco , e piano le presi una mano . La accarezzai tutta con uno sguardo , poi timidamente toccai con la fronte il rosa pallido della sua seta . Aminta aveva gli occhi pieni di sorrisi , ora quasi lacrimava per la tenerezza . Cercava con gli occhi qualche cosa da dirmi . E la voce le tremava dicendo : « Vedi che è bello , senza bisogno di andare al mare ? » Sentii tutta la sua anima ingenua appoggiarsi a me . Fui pieno d ' amore . Anch ' io ora cercavo qualche cosa di semplice da dirle . Con una guancia adagiata sul suo braccio fresco , bisbigliai : « La modestia dei tuoi desideri merita un premio » . Allora lei si sciolse e di nuovo rise allegramente . Ma poiché non la seguivo in quel riso , lo interruppe e mi guardò come aspettando . Qualche cosa fremé nell ' aria e venne a toccarmi . Vidi anche lei sentire qualche cosa nell ' aria . E sùbito rabbrividì nelle spalle , e diceva : « Che cos ' é ? Com ' è bello ! » Tutta l ' aria della stanza fu corsa da una specie d ' alito leggero , che sùbito scomparve . Poi per tutto intorno vidi un tremolìo di luce ; anch ' esso passò davanti ai miei occhi , poi davanti agli occhi di Aminta , e fuggì via . « Come si sta bene ! » mormorava Aminta . Era seduta presso l ' orlo del tappeto , e io un poco più dietro , quasi alle sue spalle . Un murmure dolce e strano arrivò fino a noi , si spense ai piedi di lei . Vidi che ella tendeva l ' orecchio . Il suolo mormorò ancora , mentre tutte le cose della stanza sfumavano ai nostri occhi in una nebbia chiara , corsa d ' ombre azzurre e di luci d ' argento . Frattanto i mormorii del suolo s ' erano fatti regolari e frequenti , venivano di lontano , frusciavano appressando , morivano tutti ai suoi piedi . Poi divennero più lunghi : uno , così accostandosi , parve stendersi ; e tutt ' a un tratto lei dette un grido acuto e ritirò il piede di scatto : « Guarda , guarda » , gridò . Guardai . La scarpetta verde era bagnata , e il piede anche , fino alla caviglia . « E ancora , ancora ... » Il fiotto cresceva : ora continuo il rumore delle piccole onde arrivava a battere il margine del tappeto , e tutte si spingevano contro i suoi piedi , lungo le sue gambe . Ella senza paura si piegò in avanti , tuffò le mani in quei flutti , le rialzò stillanti acqua : « Il mare , il mare » . La nebbia argentea e azzurra tutt ' intorno s ' era riempita di luce : il tappeto ardeva come le sabbie : Aminta si buttò stesa col seno giù fuori del margine , si rialzò , la seta bagnata si modellava sul suo petto , vi sollevava le piccole punte . Io estatico guardavo lei , ascoltavo il mare che era venuto a trovarci . Improvviso un ' onda più lunga mi raggiunse , sentii salirmi l ' acqua su per i polpacci . Saltai in piedi spaventato : « Aminta , è meglio che vada anch ' io a mettermi un costume » . « Sì » , grida lei « ce n ' è uno nel tuo cassettone , in basso ; ma fa ' presto . » Ed eravamo tutti e due molto felici .
LO STELLONE ( BONTEMPELLI MASSIMO , 1936 )
StampaPeriodica ,
I . Lo sviluppo , in civiltà , complessività e conoscenza delle nazioni , richiede nella loro storia politica una alternativa di decentramenti e concentramenti della somma del potere governante . I periodi in cui si sente necessario decentrare e distribuire tale potere , sono periodi di agitazione e culminano nelle rivoluzioni ; i periodi di maggiore concentramento corrispondono all ' imporsi dei regimi assoluti . Questa legge appare molto chiara nella storia di Francia . Il potere assegnato dal feudalismo ai marchesi , protettori delle regioni di confine , aumenta fino a sembrare pericolo per la unità dello Stato ; allora Luigi XIV chiama a sé i marchesi e ne fa dei funzionari della Corte . Con l ' andare del tempo questo genera un soverchio concentramento e squilibrio tra il cuore e la periferia , e prepara la rivoluzione con tutte le sue conseguenze . In altre parole : lo stabilirsi dei regimi assoluti corrisponde alla necessità di riaggregare energie che si stavano decomponendo , le rivoluzioni sono per contro forze disgregative che intervengono a fermare un processo di eccessivo aggregamento , quando elementi coordinati del potere stanno , come si dice in meccanica , per "grippare." La rivoluzione mussoliniana è tutt ' altra cosa . Come è altra cosa la storia d ' Italia . Le storie parallele , talora collaboranti talora tra loro contrastanti , che la compongono , han dato e consolidato alle membra più lontane dal cuore una tale ricchezza di toni e di forze , che l ' alternativa di cui s ' è detto non ha più ragione di invocarsi . La disgregazione precedeva la Rivoluzione e la Guerra ( la Guerra fu il primo atto della Rivoluzione mussoliniana ) e stava accadendo non tra le membra più lontane e il cuore governante della Nazione , ma nel centro stesso del potere . La Rivoluzione mussoliniana non è disgregante , anzi è un mezzo diretto all ' unificazione e consolidamento del potere centrale : è una rivoluzione tipicamente " strumentale " : rivoluzione non di un disgregatore , ma di un costruttore . Appena compiuta , il Capo di essa rivoluzione , con quegli stessi strumenti coi quali l ' ha portata alla vittoria , si accinge all ’ opera ricostruttiva . E il consolidamento delle energie centrali non è fatto a spese delle regioni di periferia , ma lascia intatte tutte le conquiste delle loro storie singole laboriosissime . II . Nei vecchi manuali scolastici si leggeva : " col 1870 si è compiuta l ' unità d 'Italia." Non era vero , perché il " senso politico della nazione " era rimasto ancora di una minoranza . Il senso della nazione ha cominciato a diffondersi tra il popolo con i quattro anni della vita di guerra . Vittorio Veneto fu una prima vittoria d ' una Italia nuova , nata dal farsi ampiamente popolari l ' idee che erano state di una minoranza colta . Questa minoranza voglio dire , quella aristocrazia intelligente che aveva capito che all ' unità di carattere nazionale in Italia doveva corrispondere un ' unità di carattere politico quella minoranza risaliva , nientemeno , a Petrarca e Dante ; e andò nei secoli afforzandosi , ma minoranza intellettuale rimase chiaramente anche dopo il Risorgimento . Con la nuova Italia cioè con la Guerra e il Fascismo la concezione dell ' Italia come nazione diventa popolare . Voglio dire che passa dalle aristocrazie intelligenti al popolo . Ma scavalca lo stato intermedio , la borghesia . Qui si innesta il fenomeno strano , per cui gli ottocentomani sembra abbiano buon giuoco quando ci dicono : " Come mai un ' Italia , caduta in tanta ristrettezza d ' idee come quella del decimonono , come mai ha potuto preparare la Guerra e la Rivoluzione ? " Si risponde che a quelle ristrettezze d ' idee e di costume politico era scesa , non l ' Italia , ma la sua classe più in vista , la classe direttiva , la borghesia . L ' addormentamento democratico era fenomeno di origine strettamente borghese : veniva di Francia ; paese borghese per eccellenza . Ma sotto quella classe direttiva c ' era l ' indole profonda , il carattere dell ' italiano . In ogni nazione convivono e utilmente collaborano tutte le classi sociali , ma ogni nazione richiama il proprio fondamentale carattere all ' una piuttosto che all ' altra . Come la Francia è soprattutto borghese , così l ' Italia è soprattutto fondamentalmente popolare . Come tale , l ' Italiano sa generare di tratto in tratto , quando gli è storicamente necessario , una aristocrazia intellettuale da cui si fa volenteroso guidare . Questo è il meccanismo intelligente , che gli scettici chiamano " lo Stellone . "