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> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"FANFANI AMINTORE"
StampaPeriodica ,
... Le forze politiche che oggi in molti paesi sono al potere , e in altri si apprestano ad assumerlo , sono animate da concezioni prettamente anticapitalistiche : hanno un ideale del benessere che non si concilia con l ' ideale carezzato dal capitalismo liberale ; credono nei doveri sociali della proprietà ; non credono più alla forza delle cose e tanto meno pensano all ' automatico attuarsi di un benefico ordine naturale ; confidano nella energia dell ' uomo e l ' ordine non lo sanno pensare se non come qualche cosa di voluto , di prodotto , non di subito e di ricevuto . Desiderose di realizzare il proprio ideale politico e sociale non si scoraggiano per le difficoltà ; rispettose della tradizione non ne subiscono il peso ; entusiaste del progresso anche meccanico , non sanno legarsi ad esso senza reagire se le sue mete le discostano dai propri ideali . Questi sono gli ideali delle forze anticapitalistiche che oggi operano nel mondo . E questi ideali ricevono la migliore accoglienza da parte delle folle , dal momento che il mercato mondiale si fraziona in compartimenti stagni , facendo trionfare il principio della ragione politica su quello della pura ragione economica ... Si può ormai concludere che in molti paesi , tra cui primo l ' Italia , si sta organizzando la società secondo fini non capitalistici . Si può aggiungere che in qualche paese l ' opera di ricostruzione è molto avanzata : il che non ci esonera dal dire che essa non è completata , sia perché resistono ancora gruppi di uomini e popoli i quali conservano fede nel capitalismo , sia perché , anche là dove le aspirazioni anticapitalistiche son diventate programma di Governo , ancora parecchi istituti pubblici e privati non sono stati armonizzati con le nuove finalità . Quindi ci sembra di poter concludere che il capitalismo in qualche parte del mondo è al declino . A precisare la portata di questa nostra opinione conviene ricordare che fine del capitalismo non significa fine del progresso , fine delle invenzioni , fine della civiltà . Questa idea è soprattutto chiara per quanto riguarda il corporativismo il quale supera il capitalismo non già colla negazione o la distruzione delle macchine , ma col ristabilimento dell ' equilibrio tra l ' uomo ed esse ... Il pessimismo di coloro che guardano con terrore alla fine del capitalismo è basato su diverse curiose concezioni , quali , ad esempio , quella che il presente sia sempre il culmine dell ' incivilimento , o che l ' uomo , che ci ha dato costante esempio di ricercare il miglioramento delle sue condizioni di vita , ad un dato momento , per strana aberrazione , cerchi di tornare indietro , quasi avesse una vaga nostalgia delle foreste vergini o delle umide palafitte . Chi non condivide simili infondate supposizioni non può essere spaventato dalla constatazione che il capitalismo può e sta per tramontare .
StampaPeriodica ,
Le diverse possibilità e le immancabili insufficienze , più o meno grandi , di ogni mercato politicamente circoscritto sembrano portare argomenti a favore della tesi libero - scambista : in realtà mostrano soltanto che , da un certo collegamento , anche economico , tra i diversi paesi è difficile prescindere . La tendenza moderna è verso la regolamentazione dei commerci per la difesa delle economie nazionali . Si tende ovunque all ' autarchia : naturalmente nessuno vuole e può rimanere secondo per filantropia , quando dalla corsa al protezionismo dipende la durata della propria resistenza . In questa situazione mondiale si è sviluppata in Italia l ' economia corporativa , le cui direttive a questo proposito , specie dopo il tentativo sanzionista , sono state chiaramente manifestate . Nello Stato italiano l ' economia è uno strumento per il raggiungimento dei fini dell ' ordine corporativo fascista , che si riassumono nel massimo di potenza e di benessere materiale e morale della Nazione . Nei confronti di questi fini l ' economia è un mezzo e mezzo dell ' economia può essere il moto verso l ' autonomia economica della Nazione . In linea generica , essa può essere un mezzo , a seconda delle contingenze storiche , della posizione politica e geografica dello Stato che realizza il programma fascista . La meta resta sempre il massimo possibile potenziale economico al servizio del massimo potenziale politico . Sempre in linea generale , il perseguimento di questa meta non esclude il ricorso al migliore mercato straniero , né esclude in certi casi la utilità degli scambi internazionali . Però siccome questo ricorso al migliore mercato straniero deve essere compatibile con i limiti della convenienza nazionale , ecco che gli scambi con l ' estero , nell ' economia corporativa in qualsiasi contingenza storica si realizzi non possono essere lasciati liberi , ma devono subire un regolamento . Nel caso concreto dell ' economia corporativa fascista , realizzata e svolgentesi in Italia attualmente , è fuori discussione l ' accentuarsi della direttiva autarchica , la quale , intensificando lo sforzo affinché il massimo numero possibile di bisogni esistenti in Italia venga soddisfatto con prodotti nazionali , tende ad escludere o a ridurre a quantità minime ( irriducibili nello stesso interesse nazionale ) gli acquisti e di conseguenza anche le vendite all ' estero . A questo punto sorgono diversi problemi : 1 ) Lo Stato fascista , attuando questo minimo irriducibile di scambi con l ' estero , verso quali mercati orienterà i suoi acquisti ? È stato risposto autorevolmente e più di una volta che compreremo soltanto da coloro che compreranno da noi . 2 ) Supposto che vi siano diverse possibilità di scambi contrattati e bilanciati , ugualmente proficue dal punto di vista economico , alcune offerte però da Stati non amici , ed altre da Stati amici , quali possibilità saranno preferite ? La risposta più ovvia è che saranno preferite , a parità di condizioni , le possibilità offerte dagli Stati amici . 3 ) Se l ' amicizia politica favorirà il sorgere di correnti di traffico nei limiti consentiti dal programma di autarchia nazionale , non si verificherà il caso che , sia pure entro i suddetti limiti , le alleanze od amicizie politiche si trasformino in alleanze o cooperazioni economiche ? E non può avvenire che l ' alleanza politica si concluda solo , o prevalentemente , con paesi economicamente complementari ? Conviene innanzi tutto dire che questi non sono sogni , ma sono problemi concreti e che concretamente si possono presentare a richiedere una soluzione . Non è ozioso quindi il porseli ed abbozzare , a scopo di chiarimento , una risposta . È naturale che quando le alleanze politiche non siano semplici accostamenti tendano a portare , specie in un mondo come l ' attuale , tutt ' altro che dedito al libero scambio , ad una certa cooperazione economica . Reputo anzi che , secondo i principii fondamentali del corporativismo fascista , una certa cooperazione economica tenda a concretarsi là dove esiste una complementarietà politica . D ' altro canto le esigenze economiche della guerra e della pace moderne , facendo sempre più valutare il fattore economico allo stesso scopo di accrescere la potenza scaturente dall ' alleanza o dalla cooperazione politica , tendono a fare realizzare questa tra paesi il più possibile economicamente complementari . Ed è proprio in vista di queste tendenze generali e di quelle proprie all ' economia corporativa fascista che acquista interesse un quarto problema , il quale si riassume in questi termini : È pensabile ed è conveniente , secondo la dottrina corporativa fascista , che tra Stati alleati politicamente si giunga ad una tale cooperazione economica , la quale generi un complesso autarchico , di cui l ' economia dei singoli alleati costituisca una parte complementare ? Giova dire che in un tale sistema i problemi delle insufficienze economiche nazionali sarebbero risolti dalle eventuali esuberanze delle economie degli Stati alleati . Ma questo , che potrebbe apparire a prima vista un vantaggio prodotto dall ' alleanza politica , può costituire oltre certi limiti il pericolo del sistema , specie se la integrazione dovesse avvenire su larga scala o per prodotti essenziali . Nell ' un caso e nell ' altro l ' alleanza si trasformerebbe infatti in legame , tanto più pericoloso quanto più minacciosi ed irretiti fossero gli avversari esclusi dall ' alleanza stessa e tanto più vincolante quanto più rapidamente irreparabile con ripieghi nazionali fosse l ' integrazione economica operata dall ' alleato politico . In parole povere , qualsiasi alleanza politica lascia attualità ai problemi dell ' autarchia e la eventuale cooperazione economica tra i paesi alleati non deve riguardare una vasta zona , né una zona essenziale della vita economica d ' un singolo paese . Se avvenisse il contrario , una specie di divisione del lavoro , sia pure limitata agli Stati politicamente amici , potrebbe dare sì una maggiore facilità alla vita economica delle singole unità , ma toglierebbe alla politica di ciascuna di queste la necessaria elasticità . E tanto più pericoloso è l ' abbinamento , oltre certi ristretti limiti , dell ' alleanza politica con la integrazione economica , quanto più gli alleati non sono in condizioni economiche di parità : lo Stato a più basso grado di autonomia economica , infatti , subirebbe una forza di attrazione politica tale da ridurre sensibilmente la sua libertà politica . Dai ragionamenti che precedono scaturisce questa conclusione : la direttiva autarchica , che nel mondo attuale consente allo Stato corporativo fascista di realizzare la massima potenza politica , non può venire intaccata , né essere resa meno attuale da nessun genere di amicizia politica . Anzi , proprio perché in qualsiasi sistema di alleanza o cooperazione politica l ' Italia possa manifestare tutta la sua potenza e godere della sua libertà d ' azione , quale si addice ad uno Stato che ha vasti e vitali interessi da difendere in Europa e nel Mondo , è più che mai necessario tendere ad una economia autarchica . Solo per le differenze tra l ' autarchia assoluta e l ' autarchia realizzabile si può invece pensare , senza pericolo di irrigidimento del nostro sistema politico , ad una integrazione , di preferenza riservata ai mercati degli Stati politicamente amici .