Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"LAZZARI ANTONIO"
DALMAZIA ( LAZZARI ANTONIO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Mai come in questo momento è stato vivo e palpitante il problema della Dalmazia , della sua italianità e dei sacrosanti diritti che l ' Italia ha su quella terra che è indiscutibilmente terra italiana geograficamente , linguisticamente , politicamente e sopratutto storicamente . In cento e cento città d ' Italia esistono o vanno sorgendo Comitati « Pro Dalmazia » organizzati a cura delle locali sezioni dell ' Associazione dei Volontari di Guerra ; in tutte le città universitarie , in seno ai G.U.F. sono sorti i Comitati Universitari « Pro Dalmazia Italiana » ; ovunque è un meraviglioso destarsi di una passione che anima e fa fremere al pensiero dei fratelli nostri che l ' ignavia e l ' ignominia di governi passati lasciarono al governo , più duro e più inumano di quanto non fosse quello dell ' Austria - Ungheria , di quell ' accozzaglia di popoli d ' ogni colore e senza vera e propria nazionalità che va sotto il nome di Regno S . C . S . Poiché anche Pisa ha ora il suo Comitato Universitario « Pro Dalmazia » , accanto a quello sorto a cura dei Volontari di Guerra , Comitato la cui opera si annunzia attivissima , mi sia dato di ricordare qui come spetti a Pisa , e più propriamente all ' Ateneo Pisano il vanto di avere , nel 1918 , iniziato quel movimento di Italianità purissima dal quale è poi scaturita la complessa organica azione che ora si va svolgendo a favore della Dalmazia Italiana . Durante la guerra già si erano avute delle manifestazioni per la Dalmazia Italiana ; ma tali manifestazioni , pur essendo l ' indice di quella che era l ' anima degli italiani , avevano sempre avuto un carattere spiccatamente personale ; numerose poi erano state le pubblicazioni fatte al fine di far conoscere a tutta la Nazione il problema dalmata e le giuste rivendicazioni dell ' Italia . Pisa , seguendo la meravigliosa tradizione di patriottismo per la quale aveva dato i suoi gloriosi Caduti a Curtatone e Montanara e per la quale avrebbe poi dato cinque purissimi Martiri alla causa della Rivoluzione Fascista , non poteva non essere anche in tale occasione attivo focolaio di un ideale così altamente patriottico . Era la fine del 1918 , il tempo in cui i nostri uomini di Stato , vigliacchi e rinunziatori , non osavano difendere i nostri secolari diritti ; il tempo in cui il più autorevole dei nostri giornali giungeva alla ignobiltà di affermare che la Dalmazia non era Italiana né geograficamente né storicamente . Stanchi e storditi dalla lunga lotta sostenuta gli italiani non avevano ancora saputo ritrovare il loro orientamento e poco o nulla si occupavano di difendere i diritti che la nostra vittoria aveva sanciti . La Dalmazia doveva essere terra italiana a quanto pretendevano alcuni che uno scrittore della rivista inglese « The New Europe » ebbe a chiamare facenti parte di « una minuscola e screditata combriccola » . Ma così non era ; gli Italiani , considerati nella loro parte migliore e intellettuale , sentivano che la Dalmazia doveva essere italiana . La « minuscola e screditata combriccola » fu dimostrato essere legione , legione seguita spiritualmente da tutto il popolo italiano che pur nulla poteva se i governi nostri del tempo a tutto rinunziavano . La scintilla partì dall ' Ateneo Pisano per opera del Prof . Italo Giglioli il quale già sin dal maggio 1918 aveva , tenendo pubbliche conferenze , agitato il problema della Dalmazia dimostrando la necessità della rivendicazione di tale terra all ' Italia . Egli era stato chiamato a collaborare alla succitata rivista inglese , e italianissimamente si accingeva ad esporre , con una serie di articoli , quali fossero le aspirazioni dell ' Italia nel nuovo assetto dell ' Europa : rivendicazione di tutta la Dalmazia , fino alle Bocche di Cattaro , oltre che del Trentino , dell ' Alto Adige , di Gorizia , Trieste e dell ' Istria con Fiume . Questo si accingeva a fare il prof . Giglioli quando la rivista inglese pubblicò l ' articolo in cui appartenenti a minuscola e screditata combriccola erano chiamati gli italiani che osavano parlare di rivendicazione Dalmata . Per dimostrare quanto fosse errato ciò che la rivista inglese diceva , il prof . Giglioli tenne immediatamente una magnifica conferenza vibrante di italianità e scrisse al Presidente Wilson l ' indirizzo che qui mi piace riportare : « I sottoscritti professori e studenti antica Università di Galileo in Pisa unanimi acclamando Presidente Wilson , vindice libertà con civiltà , ricordano millenaria indistruttibile italianità della Dalmazia , reclamano unione Dalmazia tutta all ' Italia , nella comunanza della lingua , delle arti , della civiltà » . Tale indirizzo fu firmato da 79 professori dell ' Università e delle Scuole Medie di Pisa e da ben 229 studenti universitari , vale a dire da tutti quelli che erano in Pisa poiché gli altri non erano ancora tornati dal servizio militare . Contemporaneamente , a cura del Circolo Universitario Pisano , fu pubblicato un Numero Unico dal titolo « La diana della Vittoria » nel quale erano alcuni scritti riferentisi alla Dalmazia , alla sua italianità e alle giuste rivendicazioni dell ' Italia . Importantissimo fra gli altri lo scritto « Fiume e Dalmazia » del prof . Giglioli ; scritto che fu poi stampato a parte in opuscoletto e diramato in tutti i centri Universitari d ' Italia , insieme all ' indirizzo inviato al Presidente Wilson , con l ' invito e la raccomandazione di agitare ovunque la questione Dalmata . L ' iniziativa ebbe il più largo successo sì che poco dopo , nel gennaio 1919 , il prof . Giglioli in una vibrante lettera di sdegno e di protesta indirizzata al Direttore della New Europe , rassegnando le dimissioni da collaboratore della Rivista , poté dimostrare che la « minuscola e screditata combriccola » era la più gran parte degli intellettuali d ' Italia . A questo proposito mi piace pure ricordare che a cura del Comitato Pisano della « Dante Alighieri » fu trasmesso un voto alle LL . EE . Orlando e Sonnino , voto firmato dalle più cospicue autorità cittadine , per ricordare quali fossero i sacri diritti dell ' Italia di Vittorio Veneto non ostante gli accordi del Trattato di Londra . Come già era avvenuto in altre occasioni Pisa e il suo Ateneo avevano gettato il buon seme ; i nostri rappresentanti nei congressi per la pace di nulla si curarono e l ' Italia del 1918 , vittoriosa come nessun ' altra Nazione , si ripresentò ai congressi internazionali , dove sarebbero dovuti essere proclamati e difesi i suoi diritti sacri ed intangibili , debole e mendicante come si era presentata a quelli che avevano preceduto la guerra . Nell ' attuale risvegliarsi di ogni più puro e santo sentimento d ' Italianità gli Universitari fascisti Pisani debbono fare quanto fecero , e più , i compagni che nel nostro glorioso Ateneo ci precedettero ; e tutto debbono fare per la Dalmazia Italiana avendo nell ' animo una certezza : quella che il Governo di Benito Mussolini saprà fare quanto gli altri governi non seppero o non vollero mai fare : ridare all ' Italia quella che Tommaseo , il più grande degli Italiani dalmati , chiamò la « seconda Italia » .
DONNE, STUDIO ED ALTRE COSE ( LAZZARI ANTONIO , 1929 )
StampaPeriodica ,
Mi perdonino , le rappresentanti del gentil sesso , se dirò cose che a loro dispiacciano ; ma non si può rimanere muti , poiché , purtroppo , non si può porre riparo al male , nei confronti di un problema , di nessuna entità in apparenza , ma che è di una non trascurabile gravità , che si è andato creando specialmente dopo la guerra . Intendo dire della invasione , già avvenuta in parte , e che sempre più si accentua , dell ' elemento femminile in quelli che prima erano i campi riservati esclusivamente all ' attività maschile . Non sta a me discutere , poiché me ne manca la competenza , se sia giusto che la donna sia occupata nelle officine , nelle fabbriche , nei laboratori , se la donna possa assolvere il compito affidatole nei suddetti campi di attività con tutta quella cura spesso richiesta e dando sicuro affidamento ; se la donna , in una parola , abbia la capacità fisica e mentale di fare quanto e come l ' uomo fa . Solo voglio fare alcune brevi osservazioni intorno alla invasione femminile nel campo dell ' attività intellettuale ed ai danni materiali e morali che ineluttabilmente ne derivano e per l ' uomo e per la donna . E qui mi sia concessa una breve parentesi . Non che noi uomini ci si spaventi di tale invasione e si tema la concorrenza che può venirci da parte delle donne , perché , inevitabilmente , nella vita automaticamente avviene la selezione e per diverse ragioni . Prima di tutto la donna non è né fisicamente né moralmente preparata alla lotta e quindi si trova in condizione di inferiorità rispetto all ' uomo . Inoltre essa , pur potendo essere più che sufficientemente preparata intellettualmente , non ispira quella fiducia necessaria per essere preposta ad occupazioni che non siano quelle per le quali la donna è stata creata . La donna infatti riscuoterà la maggiore delle fiducie nel campo proprio della educazione del bambino , ma non può dare affidamento per la preparazione , oltre che culturale , specialmente spirituale del giovane che compie per esempio i suoi studi medi né può ispirare eccessiva fiducia se posta in un laboratorio scientifico o in una farmacia o in uno studio legale o se esercita la professione del medico . Troppo essa è influenzata dalle emozioni , dalle gioie e dai dolori che la vita le riserba perché serenamente possa assolvere l ' incarico affidatole . E chiudiamo la parentesi . Da una rapida scorsa fatta negli Annuari della nostra Università mi è risultato che mentre nell ' anno accademico 1925-26 il numero delle signorine regolarmente iscritte alle diverse facoltà si aggirava intorno a 100 , nell ' anno accademico 1927-28 è salito a ben 168 per raggiungere quasi 200 nell ' anno in corso . Ora questo spaventoso crescendo è sicuro indizio del dilagante desiderio , da parte della donna , di crearsi una posizione indipendente quasi che solo nel raggiungimento di questo ideale consista il bene della vita senza pensare che proprio la stessa donna è quella che da tale raggiungimento ritrae il massimo svantaggio . Attualmente siamo giunti ad un punto in cui la signorina che intravede appena l ' avvicinarsi del sospirato passaggio all ' esame di maturità classica o scientifica anziché pensare essere tale titolo di studio più che sufficiente per potere degnamente stare sia pure in un posto preminente della nostra società , sogna di poter continuare gli studi per conquistarsi un posto di indipendenza nella vita . Ché mentre prima l ' intimo legame materiale e morale esistente fra uomo e donna nella famiglia ( il quale anziché costituire menomazione della personalità femminile era anzi uno degli elementi più sostanziali della unità familiare ed una delle più pure fonti di gioia per la donna ) era quasi ricercato dalla donna stessa che in tal legame vedeva la futura tranquillità della propria esistenza , ora noi vediamo che spesso tale legame oggi si rifugge o , quando ciò non avvenga , si cerca di rendere meno saldo che si possa il vincolo anche creandosi una propria personalità economica che possa fare accampare diritti di maggiore libertà e di vita quasi del tutto indipendente . Così è che da donna cerca di conquistarsi un posto nel mondo . A volte il tentativo riesce ; spessissimo invece la donna viene travolta dalla concorrenza maschile ed allora il guaio è peggiore perché essa risulta mancata e come donna intesa nel significato più bello della parola e come donna moderna . Quando poi il tentativo riesce la donna , indubbiamente , ne ritrae dei buoni frutti . Non è senza valore , infatti , l ' ammirazione , per es . , che spesso desta per il suo sapere , ammirazione che sembra valga più di quella che prima poteva destare dedicandosi alle umili mansioni di donna fatta per la casa ; è molto piacevole , infatti , per una donna sentirsi padrona di sé , padrona di soddisfare i propri bisogni e di appagare i propri desideri senza dover rendere alcun conto e senza dover chiedere danaro a nessuno ; è molto bello , infatti , per la donna che abbia studiato sentirsi libera in tutti gli atti della propria esistenza e senza preoccupazioni . Tutti questi vantaggi non sono trascurabili difatti , ed assumerebbero un valore ancora più grande se insieme , dal nuovo indirizzo nel quale la donna cerca sempre più avviarsi , non scaturissero degli svantaggi di valore indubbiamente maggiore . Infatti la donna che studia per conquistarsi un posto nella vita deve pure subire delle interminabili sequele di esami ; la donna che ami la vita libera e indipendente deve però rinunziare alla propria casa ed alle gioie che ne derivano ; la donna che voglia flirtare liberamente come a persona senza legami si addice deve rinunziare all ' amore vero , all ' amore che procura le gioie più belle . Oltre a questi svantaggi di indole generale , morali e sentimentali , ve ne sono degli altri di importanza individuale per la donna stessa e perfino sociale . Fra gli svantaggi individuali va considerato anzitutto l ' impaccio che l ' indipendenza e la carriera creano al matrimonio . Per la donna che brami conquistarsi un posto nel mondo il matrimonio non rappresenta più il coronamento della missione santa alla quale è destinata ; per una tale donna il matrimonio non può essere fatto di altruismo e di passione , di amore e di riconoscenza . Spesso , per una tale donna , il matrimonio rappresenta solo un legame civile , senza però che sia santificato dalla maternità ; spesso il matrimonio rappresenta solo una vita a due nella quale ognuno conservi la propria libertà , una vita per la quale non deve essere fatto alcun sacrificio e nella quale l ' amore rappresenta solo un bene supplementare del quale può anche farsi a meno . È quindi evidente che in tal modo l ' unione non risulta ben salda né procura soddisfazioni e felicità . Inoltre la vita indipendente e la carriera verso le quali la donna sempre più si incammina costituiscono un serio impaccio alla famiglia , quando la donna non si sia decisa , come spesso avviene , a non costituirsene una propria . Perché , indubbiamente , una donna che eserciti una certa professione è certamente inferiore , almeno in seno alla famiglia , ad un ' altra che si dedichi esclusivamente a questa . Infatti o , costituendosi una famiglia , la donna abbandona le altre sue occupazioni dedicandosi soltanto alle faccende domestiche ed allora si sentirà quasi umiliata della sua modesta per quanto nobile mansione per la quale avrà dovuto rinunziare a tutti i piaceri dell ' altra vita e spesso alla notorietà ; o , costituendosi una famiglia la donna continua nello svolgimento della propria primitiva attività e allora la famiglia costituirà un impaccio per la carriera e questa farà sì che alla casa venga a mancare quel soffio vivificatore che la donna con le sue caratteristiche vi apporta . L ' allevare ed educare un figliolo , l ' infondere in lui il frutto della propria esperienza , l ' equilibrare la vita economica della famiglia , l ' essere l ' angelo tutelare della casa sono cose che la donna che abbia occupazioni di altro genere non può fare . È stato detto e si dice ancora che l ' avviarsi della donna in una carriera contribuisca alla risoluzione del problema economico della famiglia e ciò è errato , ché anzi costituisce un enorme sciupio di ricchezza . Difatti la donna che eserciti una professione o che comunque occupi un posto che l ' allontana dal focolare , guadagna , è vero , quanto , e forse più , la donna che si dedichi alla famiglia riesce a risparmiare con le sue meravigliose doti economiche che la natura ha saputo infonderle ; guadagna , è vero , di più , ma spende e sciupa pure enormemente a ragione dei mille nuovi bisogni e degli infiniti desideri che per la sua vita le sorgono . Da questo rapido esame dei vantaggi e degli svantaggi che a sé stessa , alla famiglia , alla società possono derivare dal nuovo sistema di vita verso il quale la donna si avvia mi sembra che si possa trarre questa conclusione . Esistono nella vita due specie di beni : gli uni sono quelli superficiali e momentanei , gli altri i beni profondi e duraturi . E poiché i beni superficiali e momentanei producono spesso mali profondi a me sembra che i beni che la donna può ricavare dalla sua tendenza ad una vita libera siano di quelli della prima specie . Tale vita concede sì molte soddisfazioni , concede sì molte fortune , migliora apparentemente le condizioni della donna , ma rende quasi inarrivabili i beni sui quali è basata la felicità , accresce la lotta , genera la confusione e spesso è fonte di dolori .