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> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"NENNI PIETRO"
QUALE GUERRA? ( NENNI PIETRO , 1915 )
StampaQuotidiana ,
Teoricamente la battaglia antineutralista è stravinta . Quando Claudio Treves avvocato della neutralità deve deprecare l ' atteggiamento di quei socialisti che aborrano tutte le guerre e scrivere : « Come si sarebbe inteso che la Repubblica di Francia non si fosse difesa contro la coalizione dei re , serrando dei sanculotti l ' epiche colonne ? Se il socialismo è contro tutte le guerre è altresì per tutte le libertà che si difendono contro tutte le tirannidi » ; quando dico , egli deve fare questa confessione , è lecito dedurne che l ' avversione a quella che ancora si chiama la guerra aggressiva d ' Italia non è sentita , né socialisticamente lecita ed onesta , giacché una guerra appunto per la libertà contro tutte le tirannidi è quella che noi chiediamo . E allorché Filippo Turati scrive che in un caso solo l ' astensione assoluta e irrevocabile si potrebbe impunemente proclamare , quando non si avesse la menoma forza militare , non resta ai neutralisti che trincerarsi dietro i luoghi comuni dei cacciatori o difensori di medagliette o farsi forti e belli di una preziosa confessione del priore della confraternita social - pacefondaia , di Giovanni Zibordi , che ebbe l ' onestà di svelare lo stato d ' animo suo e dei suoi compagni scrivendo nella Critica Sociale : « Noi non rivoluzionari , non credenti alle quaterne delle catastrofi e all ' utilità delle macerie per fondarvi sopra quel grande edificio rivoluzionario che sarà il socialismo , noi vi combattiamo sul serio e possiamo combattere sinceramente e coerentemente la guerra ! La guerra come la sommossa , come la convulsione , la guerra delle nazioni come la rissa delle classi » . Alla buon ' ora ! Ma se può ben dirsi stravinta la polemica teorica coi neutralisti assoluti e relativi . siamo noi in condizioni di sperare che vinceremo praticamente ? Non lo credo . Il Governo è ancora fermo nel suo proposito di mantenersi neutrale e se uscirà dalla neutralità lo farà all ' ultimo momento d ' accordo colla Germania . Sarà così riserbato all ’ Italia il compito onorifico di spogliare un cadavere e di salvare la nazione che ha voluta questa guerra e che solamente se definitivamente sconfitta , cesserà di essere una permanente minaccia per la pace europea . Pessimismo ? Purtroppo c ' è dietro di noi una storia che non dobbiamo dimenticare , c ' è un trentennio di servile politica germanofila che né il Governo né il re sono disposti a rinnegare . Come nel 1866 la monarchia volle la rovina e il disonore d ' Italia a Custoza ed a Lissa per far piacere a Napoleone III che temeva la definitiva sconfitta dell ' Austria dalla quale sarebbe uscita più forte la Prussia , così oggi non può sembrare impossibile che la monarchia si prepari ad intervenire nella guerra all ' ultima ora tacitamente d ' accordo colla Germania , contro un ' Austria stremata . Pare che fra i compiti di Bülow vi sia anche questo . Che cosa sono disposti a fare gli italiani per evitare al paese una tale sciagura , un tanto disonore ? Ormai l ' ora nostra sta passando . Fra un mese sarà già troppo tardi . Noi chiedevano la guerra perché il nostro internazionalismo ci suggeriva di correre a difesa del Belgio martoriato , della Francia aggredita . Volevamo la guerra perché eravamo e siamo convinti che la Germania non debba assolutamente uscire vittoriosa dalla guerra e sentirsi perciò incoraggiata nel suo programma d ' aggressione e d ' imperialismo . Perché fra Parigi cervello della rivoluzione e Berlino cervello del militarismo e del monarchismo non potevamo rimanere indifferenti . Perché ci pareva giunta alfine l ' ora di risolvere il problema nazionale d ' Italia ponendo fine agli irredentismi permanenti centri di infezione e di infatuazione militarista . Perché infine vedevamo in questa guerra più che un conflitto di popoli , il conflitto di due differenti civiltà , vedevamo a distanza di cento anni ripetersi l ' aggressione della nuova santa alleanza alla democrazia sociale . Ma una guerra di vivi e di forti chiedevamo , non una guerra di notturni predoni : una guerra che avesse fatta dell ' Italia una nazione , una volontà , una forza a servizio della libertà , della giustizia , del diritto . Ed invece ? Invece ci si pasce di frasi . Ci si trastulla col sacro egoismo , colle sacre aspirazioni , colle sacrosante rivendicazioni . Invece non si denuncia il trattato della Triplice , non voluta mai dal popolo , tollerata fino a cinque mesi fa , maledetta ora da tutti gli italiani , amata e difesa però dal re , dal governo , dai clericali , dai conservatori che vedono in essa l ' ancora della salvezza contro la minacciante marea d ' una democrazia fattiva ed onesta , ben diversa dalla sporca democrazia giolittiana . Invece a Roma si sta preparando il mercato della neutralità che dovrà avvilirci all ' interno ed all ' estero . Crede forse il Governo di potere impunemente tradire le aspirazioni d ' Italia ? Spera di potere in combutta coi socialisti e coi preti soffocare la volontà del paese ? È tempo di dimostrargli che s ' illude . È tempo di passare dal pensiero all ' azione . Abbiamo abbastanza meditato : troppo ammonito . Cieco chi non vede : sordo chi non ode . Guai all ' Italia se lascierà mercanteggiare la sua dignità ! Guai al popolo se non insorgerà contro i mestatori ed i traditori ! Non si culli nella speranza del minor sacrificio . La guerra non finisce sui campi di battaglia . Essa rinnoverà moralmente e politicamente l ' Europa . Al Congresso europeo che seguirà alla guerra guai a chi non avrà degli amici ! Ricordino gli italiani il 1878 . Ora un altro ben peggiore 1878 ci prepara la monarchia che finirà per farci nemica tutta l ' Europa . Aver dei nemici non è pericoloso se dall ' altro lato vi sono degli amici . Pericoloso è essere soli fra i lupi . Vigili il popolo . A Roma fra il Quirinale , il Vaticano , la Villa Malta si tendono le fila d ' una trama che sarà se non sventata a tempo la nostra bara . E non si risorge da una bara sulla quale non è permesso che un epitaffio : Manco alle leggi della onestà e della dignità nazionale ed internazionale .
DEMOCRAZIA ( NENNI PIETRO , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Le discussioni sulle cause del malore che ognuno avverte nel paese hanno condotto ad una conclusione naturale : l ' Italia ha acquistato ormai nel duro travaglio della lotta , tale un grado di maturità politica che legittimamente chiede a gran voce un po ' più di democrazia . Per quarant ' anni da noi la politica estera , per disposizione statutaria e più ancora per triste consuetudine , era stata monopolio della Corona e di una piccola minoranza parlamentare . Nel Parlamento pochissimi uomini erano in grado di discuterne con competenza : nel paese borghesia e proletariato erano concordi nel non annettervi alcuna importanza . Qualche volta e più specialmente dopo il Congresso di Berlino , o dopo la conferenza di Algeciras o dopo l ' annessione austriaca della Bosnia - Erzegovina , sembrò che si incominciasse a comprendere quale enorme importanza abbiano rispetto alle direttive politiche interne le direttive internazionali , ma ben presto i litigi del corridoio verde , le questioni economico - sociali ripresero il sopravvento e di politica estera non se ne parlò più . Quali vantaggi derivassero da questa incompetenza della nazione a discutere ed a capire i nostri rapporti colle altre nazioni vedemmo il giorno in cui , scoppiata improvvisamente la guerra europea , ci trovammo faccia faccia con una situazione internazionale quant ' altre mai tragica . Superfluo dire che chi aveva più potentemente contribuito a distogliere l ' attenzione del Parlamento , della stampa e del paese , da quanto avveniva alla Consulta , era stato il Governo il quale si manteneva ligio all ' indemocratica consuetudine del silenzio . Così gli italiani non seppero mai , neppure approssimativamente e non sanno neppur oggi di qual natura fossero i nostri rapporti d ' alleanza colla Germania e coll ' Austria , e furono possibili le più colossali bestialità da parte di ministri e di diplomatici senza che la loro opera potesse essere a tempo giudicata e senza che si potesse riparare ai loro errori . Era sperabile però che la tragica lezione di cose alla quale l ' Europa assiste avrebbe indotti i governanti ad avere una maggiore fiducia nella Nazione dal momento che questa ormai se ne mostrava degna . Pare che l ' on . Salandra questa fiducia non l ' abbia . Egli visitando le principali città italiane ha avuto modo di veder quanto nel campo della preparazione civile è stato fatto , e se dobbiamo credere alle sue dichiarazioni , ne è stato più che soddisfatto , ammirato . Alla fronte poi e per le osservazioni fatte personalmente e per le relazioni dei Comandi , egli sa come i soldati sopportino con ammirevole fermezza i disagi , i rischi , le fatiche , che la guerra reca inevitabilmente con sé . Di più egli ha , quanto nessun ' altro , modo di constatare , come nella sua generalità la popolazione del regno sopporta senza lamento i lutti e le privazioni . Che può chiedere di più ad una Nazione che come la nostra per la prima volta affronta una grande guerra ? E riconoscendo questa maturità del nostro popolo , perché continua a trattarlo come il maestro tratta gli scolaretti ? Noi non chiediamo al governo rivelazioni di documenti e di piani segreti , non chiediamo nulla che possa nuocerci diplomaticamente o militarmente . Chiediamo solo che sulle principali questioni il Governo dica una parola che valga ad orizzontare la Nazione . E se è dimostrato , per esempio , come dicevo in un recente articolo , che la mancata dichiarazione di guerra alla Germania è causa di sospetto all ' estero , di turbamento all ' interno il Governo parli con le necessarie cautele , parli , per troncare alle origini le cause del malore di cui altri si serve a scopi disonesti e antinazionali . E così dicasi dei nostri rapporti colla Francia , l ' Inghilterra e la Russia , della nostra posizione in Albania , della mancata spedizione a Salonicco . Insomma noi chiediamo un po ' più di democrazia , un po ' più di fiducia del Governo nella Nazione , una più realistica visione dei bisogni e degl ' interessi nazionali . Niuno mette in dubbio la bontà dell ' uso inaugurato dal Governo di mandare qualcuno dei suoi membri più autorevoli nelle città per incitare gli italiani al compimento dei loro doveri , ma niuno porrà in dubbio che è troppo poco udire dai nostri ministri retoriche esaltazioni della guerra , del valore dei nostri soldati , della saldezza delle nostre finanze . Ottime cose queste , ma che non bastano . Ora se se ne eccettuano lo storico discorso del Presidente del Consiglio in Campidoglio e quelli dell ' on . Barzilai a Napoli e ad Ancona , si vedrà che nulla hanno detto al paese coi loro discorsi gli on . Orlando , Martini e Daneo che pure hanno parlato in momenti delicatissimi , nulla nei suoi molti discorsi ha detto l ' on . Salandra . E ciò è male , molto male . Come è male che l ' on . Salandra non si decida ad abbandonare il ritornello dei meriti del grande partito liberale monarchico per il quale fin da ora egli vuole accaparrare la gloria della preparazione della guerra . Santo dio , la storia è d ' ieri e nessuno l ' ha ancora dimenticata ! E la storia d ' ieri ci dice che l ' on . Giolitti e gli altri liberali monarchici avevano lasciato esercito e finanze in tali tristi frangenti che ci vollero poi dieci mesi di tenaci sforzi per mettere l ' Italia in condizione di fare la guerra . E dice ancora la storia d ' ieri che coloro che davanti all ' Italia in guerra non disarmarono sono precisamente molti , moltissimi liberali monarchici , quei medesimi che prima del maggio sostituirono il Governo nelle trattative cogli ambasciatori esteri , dando luogo a quegli « obliqui contatti collo straniero » che altra volta il Presidente del Consiglio denunciò . Così pure dice la storia che coloro che primi si piegarono alla più ferrea disciplina nazionale , furono proprio quei sovversivi e quei democratici che più ostinatamente avevano combattuto Salandra e le istituzioni , quei sovversivi che avevano ancora i polsi doloranti per le manette ( oh indimenticabile Filippo Corridoni ! ) e che dimenticando ogni rancore corsero pieni di entusiasmo nell ' esercito nonostante che fosse loro noto che dopo il divieto governativo alla costituzione di un corpo di volontari , vestire la divisa del soldato non voleva solamente dire combattere contro gli stranieri , ma essere ogni ora , ogni momento in lotta con quanti per basso istinto egoistico erano contro la guerra . Ma questa è piccola cosa ... Non la gloria ma la lotta noi cercavamo e premio bastante a ripagarci d ' ogni dolore e d ' ogni amarezza è per noi l ' intimo convincimento d ' aver compiuto e di compiere tutto il nostro dovere . Incensi quindi , se vuole , l ' on . Salandra , il partito liberale , purché imprima una più profonda orma democratica alla sua opera di Governo . Gli interventisti lo difesero dagli assalti delle bande giolittiane e lo sosterranno contro quei qualsiasi avversari il cui ritorno al potere significhi un passo indietro . Non chiedono perciò premi , né riconoscimenti ufficiali . Chiedono opere italiane . Orbene per il sangue fin qui versato , per i sacrifici fatti , per quelli che attende ancora la Nazione , si proponga il Governo di rimediare alle proprie lacune , abbia più fiducia nel paese , faccia una politica nazionale e non parlamentare , non lasci le più importanti questioni internazionali avvolte nel buio , disprezzi i nemici d ' ieri che non hanno disarmato e non disarmeranno e si ritempri colle sane energie del Popolo .