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> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"PIRANDELLO LUIGI"
IL POETA LUDWIG HANSTEKEN ( PIRANDELLO LUIGI , 1916 )
StampaQuotidiana ,
Morto di questi giorni , benché non in guerra , merita una commemorazione il poeta Ludwig Hansteken . In guerra il poeta Hansteken non poteva morire . I poeti come lui sono per natura neutrali . E hanno quasi sempre la ventura di nascere in paesi neutrali . In Olanda per esempio , in Isvezia . Ma se pur nascono in più vulcaniche terre , ove sciaguratamente la coltura e le discipline spirituali non siano riuscite a mortificare il selvaggio istinto , costretti anch ' essi a indossare la divisa militare , non c ' è pericolo che muojano di piombo o di ferro o di strapazzo . Così vestiti vanno a combattere idealmente o negli uffici di maggiorità o a servizio d ' organizzazioni civili , con una penna in mano . E qua nelle tregue assaporano a occhi semichiusi , rosicchiando in punta il cannello della penna , l ' angosciosa dolcezza di visioni lontane nella manica della loro giubba grigio - verde . Visioni , o d ' una scolorita campagna settembrina , o d ' un malinconico lago , ove Dio solo sa che strani galleggiamenti può loro suggerire la tenue riccia peluria dell ' inoffeso e inoffensivo panno militare . È vero , che , per fortuna dell ' umanità , se non di piombo , di ferro o di strapazzo , possono ben morire di questi strani , ambigui galleggiamenti i poeti come Ludwig Hansteken . Il quale , difatti , è morto , come vedremo , affogato in uno dei tanti canali che scorrono per i paesi d ' Olanda , spintovi , a quanto pare , appena appena , da una smaniosa mano femminile vendicatrice , mentr ' egli sospirava a notte , non propriamente alle purissime stelle , ma ai loro riflessi che appunto galleggiavano con smorfiosi serpeggiamenti , fra altri ben nobili relitti , in quel canale . Per fortuna dell ' umanità , ho detto ; potrei aggiungere : per fortuna di loro stessi . Perché i poeti come Ludwig Hansteken non sono tanto per gli altri , quanto per loro stessi un tormento . Gli altri , possono anche riderne ; io per me confesso che soglio farmene le più matte risate , perché in verità , mi sembra che nulla si possa dare di più goffo e di più buffo di quel loro tormento . Tormento d ' una disperata impotenza che , pur tenendoli perennemente con le lagrime in pelle , li rende innocuamente e pazzescamente cattivi . Vedo che avrebbero tutti una gran sete di soffrire ; piangono di questa sete ; ma la grigia angolosa rabbia della loro aridità sassosa impedisce ad essi di cavare un qualche refrigerio finanche da quelle stesse lagrime amare . Vogliono esser poeti ; vogliono , lo ripetono con esasperata ostinazione : Noi siamo poeti ! noi siamo poeti ! noi siamo poeti ! ; cercano di spremerla in tutti i modi una gocciolina di poesia ; ahimè ; è come spremere un sasso . Ma questo appunto essi vogliono : spremere i sassi , perché non c ' è gusto per loro a trar sugo vivo sostanzioso dai saporiti frutti che maturano nei fertili assolati giardini della fantasia . Credono che ciò che gli altri fanno non valga la pena d ' esser fatto . Bisogna fare l ' impossibile , perché soltanto nell ' impossibile possono trovar la scusa della loro impotenza . E condannati da questa impotenza a star fuori per sempre da quei giardini , stringono rabbiosamente nel pugno sudato , i loro sassi , e dopo averli spremuti e spremuti e spremuti , vedendo che , se ne cavan qualche stilla , non è dal sasso , ma dalle loro mani spellate , stilla di sudicio sudore , li avventano contro quei frutti succosi , non si capisce bene se per disdegno , per ira , per dispetto o per vendetta , giacché nessuno veramente riesce a comprender nulla delle smorfie , delle boccacce , dei borbottamenti con cui accompagnano il lancio di quei sassi insudiciati . Se li intendono tra loro , quei borbottamenti intelligibili ! Ma spesso avviene per certi rumori , se non risponde in noi l ' immagine di ciò che li abbia prodotti , che si rimanga incerti , sospesi , storditi , anche angosciati , a chiedere intorno : che è stato ? com ' è ? che significa ? Ed ecco allora tanti poveri allocchi , con angustiosa perplessità di pollastri che muovano a scatto lo stupido capo crestuto a guardare di qua e di là , e non sappiano posar la zampa sul tappeto del salotto in cui per caso si sono introdotti , scappando dalla stia ; ecco , dico , tanti poveri allocchi giovinetti andar loro appresso cercando di cavar il senno astruso da quei borbottamenti e d ' interpretar quelle smorfie e quelle boccacce ; ed essi attirarseli attorno facendone di sempre più complicate e difficili . Uno stormo di fiere donnette esasperate anche li attornia , che han bisogno di credere che qualcuno possa dare a intendere come nobili aspirazioni ideali le loro torbide smanie interne . E tutti costoro , allocchi e donnette , si struggono di sapere come debbano parlare , come atteggiarsi per piacer loro : si fanno dare in mano quei sassi sudati , li voltano e rivoltano per scoprirvi preziosità di novissime gemme ; provano anche a metterseli in bocca per succhiarli come caramelle . Alla fine , non hanno il coraggio di dirselo , ma sentono d ' esser sotto un incubo che paralizza ogni loro spontaneità , lega i loro passi , opprime loro il respiro . Orbene , quest ' incubo troviamo con perfetta evidenza descritto e rappresentato in un recentissimo libro di Rosso di San Secondo , che mostra d ' averlo per alcun tempo sofferto , d ' essersene alla fine giocondamente liberato ( Rosso di San Secondo , Ponentino , novelle . Milano , Fratelli Treves , 1916 . Vedi parte seconda : Il poeta Ludwig Hansteken ) . Il San Secondo conobbe in Olanda il prototipo di questi poeti , Ludwig Hansteken , e ne narra in cento pagine la vita e la morte . Punto per punto , con sottilissima analisi armata di fosforiche arguzie , investiga e scopre il dramma di quest ' uomo , dramma sordo , angoscioso , disgustato ; e le ragioni per cui quest ' uomo , questo impotente , con la sua pesante tristezza fosse riuscito a preoccupare gli altri della sua esistenza . Il sentimento che spingeva Hansteken verso gli uomini , dice il San Secondo , non era pietà né amore , « ché , pesante com ' era , il suo istinto lo avrebbe piuttosto indotto a vivere leggiucchiando e appisolandosi : per varcar la soglia di casa egli infatti doveva forzare la sua natura ; per avvicinare un suo simile , poi , doveva addirittura vincere la repulsione che hanno tutti i pigri , gl ' indifferenti , i nati sordi di spirito , per quelli che invece hanno nel sangue la solerzia , la brama di vedere , conoscere , godere , vivere in una parola . Pure un tale sforzo sarebbe potuto essere nobile , come tutto ciò che tende a modificare la propria natura con il dominio della volontà ; ma Hansteken , se ben credesse appunto così , in realtà , presentandosi ai consimili , in quella veste di ammonitrice gravità , non obbediva che a un segreto senso d ' invidia , acre , biliosa , per quelli che la vitalità piena e un po ' anche spensierata induceva , non solo ad assaporare con voluttà il piacere d ' esistere , ma , oltrepassando i limiti del giusto , a commettere peccato » . Hansteken , insomma , non ha quell ' ebete sobrietà che potrebbe farlo pago : l ' odio per il peccato attivo sorgeva in lui « dal non potere egli stesso commetterlo : i peccati per soverchio di vitalità erano , infatti , per lui , un rimprovero sordo , una umiliazione continua per la sua fiacca gravezza . Le sue stesse lagrime non erano , perciò , come egli credeva , la naturale espressione della sua pietà per i fratelli , bensì della sua amarezza , della sua insoddisfazione , del fastidio sterile che lo spiritello interno gli comunicava , lottando invano contro il torpore invincibile della sua stanca natura . Sincero era dunque in lui soltanto questo stato penoso di disagio che , vestito dalla illusione d ' essere invece altra cosa , si rappresentava agli uomini normali come una forma superiore o per lo meno strana d ' esistenza » . Ed ecco il segreto del fascino e la ragione dell ' incubo : rappresentare agli altri questa impotenza chiusa , ansiosa , travagliosa , come una forma superiore di esistenza . « Se il poeta Hansteken avesse potuto cantare , dice altrove il San Secondo , non sarebbe stato così molesto al suo prossimo , né avrebbe avuto bisogno di quelle sue enormi costruzioni teoriche , simili a cattedrali di cartapesta , per giustificare la sua esistenza . Perché era questo il dubbio assillante che rodeva l ' animo dello sventurato : che egli non avesse , in fondo , nessuna ragione d ' esistere . Aveva creduto di dovere , per un bene supremo , rinunziare alla vita , per votarsi tutt ' intero alla sua dea , l ' arte . Aveva creduto che tale altissima finalità gli desse il diritto di sacrificare non solo la sua , ma anche l ' esistenza degli altri ; d ' imporre , con violenza testarda , a tutta la cittadinanza la sua personalità , prim ' ancora che si fosse espressa ; aveva voluto che tutti sapessero che egli esisteva , lui , Ludwig Hansteken ; che tutti con un sacro sgomento attendessero la grande parola che avrebbe detto . Ma Hansteken continuava a torcersi nel suo disperato monologo , ripeteva , in ogni verso , quello che aveva sempre detto : era come se girasse intorno a un nucleo chiuso che non riusciva a fendere , ad espugnare . E nei momenti più acuti di esasperazione , ecco che con sguardi freddi e taglienti insultava quelli stessi che , deferenti e mansueti , avevano ancora fiducia in lui , e gliela mostravano con una sottomissione ansiosa e piena di bontà » . Bisognava che qualcuno , per toglierlo da quel tormento , dichiarasse apertamente innanzi a tutti ciò che lui , Hansteken , voleva che gli altri alla fine comprendessero : che la poesia , cioè , non era tanto nella parola , quanto nella pausa , che la più alta cima della poesia era il silenzio . Perché umiliarlo ancora con quell ' aria di attesa deferente ? Che attendevano ancora da lui ? Egli aveva detto quello che doveva dire . Ora il sublime stava nel silenzio . Zitto lui , zitti tutti . Se questo veramente si fosse chiarito agli altri , Hansteken , pago , non più costretto a violentare con disumani sforzi la tetra sordità del suo spirito infecondo , immediatamente non sarebbe stato più un essere torbido e falso ; tutta la sua complessità si sarebbe sciolta e sarebbe apparsa così puerile da rasentare la più umile elementarità . Perché i poeti come lui sono in fondo orgogliosi come fanciulli che si vantano d ' esser soldati perché si sono messi in capo un kepì di cartone o che piangono per avere gli zuccherini e vogliono esser carezzati e giocare a far da papà . Così appunto conclude il San Secondo , nell ' estrosa commemorazione del poeta , commemorazione che è come il farnetico d ' un rimorso per la violenta liberazione dall ' incubo di lui perpetrata da una delle donnette più esasperate , proseliti del poeta , una certa Berta Tausen , la quale , passeggiando una notte con lui lungo un canale , lo aveva con una lieve spinta consegnato all ' immortalità e ai pesciolini di quel canale . Fa veramente piacere che questa liberazione da un incubo che opprime ancora parecchi giovani sia opera d ' un giovane scrittore come Rosso di San Secondo , d ' uno cioè che davvicino ha potuto studiare il complicato meccanismo di questi poeti che han per prototipo Ludwig Hansteken . La rappresentazione della vita e della morte di costui ha tutta l ' aria , ripeto , d ' una giocondissima satirica vendetta . Le sei novelle della prima parte del volume , fresche , ariose , e pur così impresse di solchi profondamente scavati nella tragica vita , le quattro elegie dell ' intermezzo a Maryke con quel riso indimenticabile degli occhi della Signora Liesbeth , sembrano veramente le foglie brillanti al soffio del ponentino nei giardini di cui ho parlato più su : quelli della fantasia , in cui il San Secondo è entrato da padrone per andare a rovesciare in fondo ad essi quel buffo e triste rospo abbottato , simbolo dell ' impotenza : il poeta Ludwig Hansteken .
'MARIONETTE, CHE PASSIONE!' ( PIRANDELLO LUIGI , 1918 )
StampaQuotidiana ,
Come questo lavoro drammatico di Rosso di San Secondo si presenti nella sua traduzione scenica , han veduto di recente gli spettatori del teatro Manzoni di Milano , che lo hanno accolto con grande favore e fervore d ' appassionate discussioni : vedranno tra pochi mesi gli spettatori del nostro teatro Valle . E allora , di questa traduzione scenica renderà conto con l ' usato acume il valoroso critico drammatico di questo giornale . Io parlo del libro ( Milano , Fratelli Treves , editori , 1918 ) ; vorrei dire , del testo che ne hanno sotto gli occhi i lettori , in luogo della traduzione che ne hanno avuto e ne avranno davanti gli spettatori : parlo cioè dell ' espressione unica e immediata dell ' autore ; non di quella , varia e necessariamente diversa , che per mezzo della loro persona , della loro voce , dei loro gesti , ne hanno dato e ne daranno gli attori . Questa dura una sera , più sere , una stagione , e passa ; il libro resta . Dobbiamo noi lettori fingerci veramente come tante marionette i personaggi di questa commedia , che non senza ragione son privi d ' un nome proprio e si chiamano : Il Signore in grigio , Il Signore a lutto , La Signora dalla volpe azzurra , ecc . ? E prima di tutto : son propriamente personaggi ? è propriamente una commedia , questa ? Avevano gli antichi una special forma di poesia , che i Greci chiamavano Erinni e i Latini Dira ; noi avemmo a simiglianza la Disperata . Erinni , Dira o Disperata in tre atti avrei voluto che Rosso di San Secondo chiamasse coraggiosamente questa sua opera , che soprattutto è di poesia . Pura sintesi lirica . Qui ogni preparazione logica , ogni sostegno logico sono aboliti . Precipitiamo d ' un tratto in una piena esasperazione dionisiaca . I personaggi , presi tutti nell ' ardente voragine della passione che li divora , non hanno più , né possono più avere , alcun carattere particolare : sono la loro stessa passione in diversi gradi o stadii , e basta appena un segno esteriore a distinguerli . Lo spasimo li ha induriti . Subitanee aderenze , bruschi contatti , improvvisi urti con la realtà più comune , li irrigidiscono vieppiù . Chi sono ? Eran due poveri uomini , una povera donna : un marito oltraggiato , un amante tradito , una amante calpestata . Non importa conoscerne la storia : è la più comune ; quella di jeri , d ' oggi , di domani . Non ne hanno più , storia , come non hanno più nome né nulla , tranne la passione che li muove a capriccio , senza volontà , in un giuoco casuale : non più dunque due poveri uomini , una povera donna ; ma per forza ormai tre grottesche marionette . Possono piangere e subito dopo ridere , e viceversa ; o ridere e piangere insieme . E il giuoco , a guardarlo da fuori , è divertentissimo . Pare una cosa di lusso . Invita quasi a svagarcisi per renderlo più attraente ; a pensare a toni e a colori , perché risulti più armonico all ' orecchio e più vivace agli occhi nella sua apparente incoerenza che è appunto la sua massima coerenza , come quella che ha radice nella disperazione , in cui , piangendo o ridendo , si snoda , come a caso . Ecco : un tono basso , quasi in sordina , intercalato da lunghe pause , e un color grigio slavato , di cielo piovoso , per il primo atto ; un tono stridulo , tutto scatti e scivoli , e una soffice imbottitura di raso celeste , da piumino da cipria avvelenata , per il secondo atto ; un tono lento , quasi solenne , un po ' declamatorio e una rigidezza di bianco e nero , bianco di stoviglie da tavola , di tovaglie e di sparati di camicia , nero di marsine e di cravatte , per il terzo atto : insomma tutta una galanteria di fino giuoco , che dia sussulti da morirne a ogni improvviso stridore che minacci di mandare ogni cosa a catafascio da un momento all ' altro , perché in verità è la galanteria questa di un fino giuoco mortale . Così , a goderselo da fuori , è anche uno spasso di strampaleria eroica il Don Chisciotte ; uno spasso d ' avventurosa strampaleria il Gulliver . Ma qui il pregio è nel rappresentare come reali e vivi un tipo straordinario , straordinarii casi e avventure . Il pregio di questa " Dira " consiste invece nella straordinaria rappresentazione , quasi irreale , quasi non viva , perché tutta indurita e starei per dire lignificata nelle mosse , di questi comunissimi personaggi senza nome , resi dall ' irrigidimento del loro spasimo interno marionette , che si muovono come a caso , in un fortuito incontro , in luoghi che non hanno nulla d ' insolito , al telegrafo , in trattoria , solitissimamente , nella più comune delle azioni , senz ' alcuna vicenda : passare un telegramma ; sostituire un guanto ; andare a cena : tutto nel giro di una mezza giornata . L ' urto , il contrasto tragico che dà brividi e fremiti d ' orrore , l ' angoscia che serra la gola , nascono appunto dallo straordinario di questa rappresentazione , appena tocchi o aderisca minimamente col comune della normalità quotidiana , in cui è condannata a sciogliersi e ad annegarsi , come ho detto , senza vicenda e senza nome . Non so come tutto questo risulti in teatro . M ' immagino che a uno spettatore appassionato non possa non risultare perfetto e non dare perciò un godimento squisito , se rappresentato da bravi attori . Certo perfetto risulta alla lettura e dà uno squisito godimento a uno spassionato lettore . E Rosso di San Secondo può andare orgoglioso d ' aver dato una pura opera di poesia al teatro italiano , che accenna a innalzarsi su nuove e più sicure basi .
'CON GLI OCCHI CHIUSI” ( PIRANDELLO LUIGI , 1919 )
StampaQuotidiana ,
Soltanto quando si sia arrivati alla fine , e meglio ancora si siano lasciati passare parecchi giorni dopo la lettura , si comprende con una chiarezza che dà l ' impressione di cose vedute e vissute realmente , che non a uno a uno i particolari inesauribili , quasi momentanei , con tutte le variabilità accidentali o illogiche , determinate o da moti istintivi o da cangiamenti istintivi di immagini , di pensieri , di sentimenti , d ' umori , di desiderii , per segreti richiami e incoercibili analogie , non solo nel riposto animo dei personaggi , ma tra l ' animo di questi personaggi e i casi estranei e gli aspetti naturali ; si comprende , dicevo , che non i particolari a uno a uno si sono forzati , come pareva leggendo , a metter su l ' insieme di questo romanzo di Federigo Tozzi Con gli occhi chiusi ( Milano , Fratelli Treves editori , 1919 ) ; ma , cosa veramente mirabile , la comprensione radicale , il totale dominio , il possesso pieno e assoluto di questi personaggi e del loro animo , dei loro casi , di tutto ciò che è in loro e attorno a loro , per immediato irradiamento delle loro più minute sensazioni e impressioni , in una parola , l ' insieme ha realmente creato per suscitazione spontanea di una continua , attenta , vigile momentaneità creativa tutta quella copia inesauribile di particolari vivi , che in prima ci era parso conducessero come a caso e senza determinate vicende la sua rappresentazione . Quando s ' è finito di leggere , e , meglio , parecchi giorni dopo la lettura , Domenico Rosi , l ' oste del Pesce azzurro di Siena , col suo podere di Poggio a ' Meli , Anna sua moglie e il figlio Pietro , Ghisola Giacco e Masa , gli assalariati del podere , gli avventori della trattoria di Siena , e quel podere e quella trattoria , uomini e cose , vicende e paesaggi , tutto insomma , acquista davanti a noi una tal consistenza di realtà , che veramente ci stupisce , perché non riusciamo più a renderci conto , come davanti alla vita stessa , quali di quei tanti particolari che parean momentanei e casuali , quali di quelle tante notazioni minute , che parevano incidentali od accidentali , e anche talvolta svagate , abbiano potuto darcela , e come , e quando , così perfetta e solida , così intera e finita , tutta quella consistenza di realtà . Si penserebbe al procedimento di certi pittori che con un turbinio di punteggiature , in cui , a guardar davvicino sembra che ogni tratto , ogni linea si perda , riescono poi a dare a distanza con insospettati rilievi d ' ombra e giuochi di luce una inattesa costruzione di forme , se il paragone non fosse reso fastidioso e inaccettabile dall ' assenza , qua , d ' ogni evidente e minuzioso sforzo di tecnica , dalla fluidità continua , lieve e senza ambagi , d ' una piena e felice natività espressiva , da una vena di lingua viva che scorre da per tutto e rinfresca e s ' addentra permanendo a toccar con la parola , senza che si veda come , perché lì , ogni volta , la parola è la cosa stessa , non più detta , ma viva . Non è questo . È ciò che in principio ho notato come una cosa veramente mirabile ; la comprensione radicale , il possesso pieno ed assoluto che il Tozzi ha di quel suo mondo da esprimere , che gli ha permesso d ' esprimerlo quasi col procedimento stesso della vita , in cui tutto , quando si stia dentro , non si guardi da fuori e da lontano , par che vada a caso e che si svolga per eventi accidentali , giorno per giorno , oggi così e domani chi sa come ... Si direbbe naturalismo : ma non è neanche questo ; perché qui tutto , invece , è atto e movimento lirico . Quel che pare naturalismo è invece scrupolosa lealtà da parte dello scrittore , il suo bisogno ansioso e urgente d ' una controllata aderenza dell ' espressione al sentimento suscitato in lui dalle cose vedute o immaginate in questo o in quel luogo , in questa e in quell ' ora , nella tale stagione , e così o così ; tutto per esser poi mosso con intera padronanza , come l ' animo dei personaggi , e anzi , nell ' animo stesso dei personaggi , allo stesso modo , con la più naturale variabilità di luci e di colori , cosicché nulla posi descritto , ma viva e respiri e svarii con tutte le sue mutevoli precisioni anche il paesaggio . E come non posa mai descritto il paesaggio , così non si sofferma mai raccontata la passione di Pietro Rosi per Ghisola , né mai si fissano delineati i caratteri e le figure di questi e degli altri personaggi , che nell ' instabile rappresentazione momentanea ci si muovono davanti , coi loro pensieri subitanei , i loro capricci , le loro smanie , e sofferenze e aspirazioni e illusioni e scontentezze e disinganni , ciascuno con tutte le sue possibilità d ' essere , così nel bene come nel male , soggetti , non a un preconcetto disegno del loro autore , ma quasi a ogni possibile evenienza della loro sorte ; e noi li seguiamo con ansia , non sapendo mai , non potendo mai prevedere che cosa debba o possa esser di loro tra poco , perché se i casi che a volta a volta capitano ad essi non fossero questi , ma altri , essi avrebbero pure in sé , ben note a noi , tutte le possibilità d ' una diversa vita e d ' un diverso destino . Quella Ghisola , così viva tutta , che si perde , e quel suo Pietro che non vede , sempre vagante in cerca di sé stesso ... Ma perché così ? ci domandiamo , pur sapendo e sentendo che così è giusto , e che è soltanto una nostra pena per loro che li vorrebbe altrimenti . È così . E non perché questo sia un romanzo della loro vita ; ma perché la loro vita è in questo romanzo , così . E il romanzo di Federigo Tozzi , per questo loro modo d ' essere , che è poi il vero modo d ' essere , appar tutto nuovo e una cosa veramente viva .
TEATRO E LETTERATURA ( PIRANDELLO LUIGI , 1918 )
StampaQuotidiana ,
I signori autori drammatici , professionisti del teatro , sdegnano d ' esser tenuti in conto di letterati , perché dicono e sostengono che il teatro è teatro e non è letteratura . Non vogliamo malignare fino al punto di credere che la ragione di questo loro sdegno abbia in gran parte radice nella serietà dei loro guadagni di fronte all ' irrisorio scherzo dei meschini compensi di quei poveri illusi che sono i letterati puri . Certo essi hanno regolata da parte loro l ' azienda del teatro come un qualunque istituto commerciale , che si difende da altri istituti ugualmente commerciali , interessati da un ' altra parte nella stessa azienda : quello dei capocomici e quello dei proprietarii e gerenti dei teatri : norme per la cessione a questa o a quella compagnia della loro produzione ; assegnazione di " piazze " ; percentuale su gl ' incassi fissata avanti , tanto per la prima rappresentazione , tanto per la seconda , tanto per le altre seguenti , della cui riscossione è incaricata la Società degli Autori di Milano , la quale alla fine d ' ogni trimestre manda ai soci un rendiconto dei proventi , che per dir la verità per quanto male vada un dramma o una commedia superano sempre di molto quelli che ogni altro scrittore o di novelle o di romanzi ( non parliamo per carità dei poeti ! ) ricava dalla vendita dei suoi libri . Non c ' è dubbio che tutto questo non ha niente da vedere con la letteratura . Possiamo anche concedere che veramente il loro teatro , com ' essi vogliono , cioè quella loro produzione più o meno abbondante di drammi e di commedie lanciata sul mercato teatrale , non è letteratura . Resta però da vedere non essendo letteratura come e sotto qual nuova specie debbano essere considerati quei loro drammi e quelle loro commedie , quando da copioni diventano libri , quando dalla buca del suggeritore passano nella vetrina d ' un librajo , non più scritti a macchina ma stampati da un editore , quando dai lauti proventi che la voce e il gesto degli attori han procacciato loro dalle tavole d ' un palcoscenico , scendono a pietosamente mendicare le tre lirette , prezzo di copertina , tra quegli altri mendicanti esposti alla carità pubblica , che sono i volumi di novelle e i romanzi dei poveri letterati puri . Ma lasciamo una buona volta tutta questa contabilità , e veniamo a noi . Qua c ' è un grosso malinteso da chiarire . E il malinteso consiste appunto nella parola letteratura . I signori autori drammatici , professionisti del teatro , scrivono male , non solo perché non sanno o non si sono mai curati di scriver bene , ma perché credono in coscienza che lo scriver bene a teatro , sia da letterati , e che bisogni invece scrivere in quel certo modo parlato come scrivon loro , che non sappia di letteratura , perché i personaggi dei loro drammi e delle loro commedie dicono non essendo letterati , non possono parlare sulla scena come tali , cioè bene ; debbono parlar come si parla , senza letteratura . Così dicendo , non sospettano neppur lontanamente ch ' essi confondono lo scriver bene con lo scriver bello , o piuttosto , non vedono di cadere in questo errore : che scriver bene significhi scriver bello ; e non pensano che lo scriver bello di certi falsi letterati è , di fronte all ' estimativa estetica , per un eccesso contrario , lo stesso vizio del loro scriver male : letteratura che non è arte , vale a dire cattiva letteratura tanto quella di chi scrive bello , quanto quella di chi scrive male , e condannabile perciò come tale , anche se essi non vogliono passar per letterati . Scriver bene un dramma o una commedia non significa far parlare i personaggi in una forma letteraria , cioè in un linguaggio non parlato e per sé stesso letterario . Questo è scriver bello . Bisogna far parlare i personaggi come , dato il loro carattere , date le loro qualità e condizioni , nei varii momenti dell ' azione , debbono parlare . E questo non vuol mica dire che ne risulterà un linguaggio comune e non letterario . Che significa " non letterario " se s ' intende far opera d ' arte ? Il linguaggio non sarà mai comune ; perché sarà proprio a quel dato personaggio in quella data scena , proprio del suo carattere , della sua passione o del suo giuoco . E se i personaggi parleranno ciascuno in questo lor proprio modo , e non secondo la sciatteria volgare d ' un linguaggio impreciso , approssimativo , che denoterà soltanto la incapacità dell ' autore a trovar la giusta espressione perché non sa scrivere , la commedia sarà scritta bene , e una commedia scritta bene , se anche ben concepita e ben condotta , è opera d ' arte letteraria come un bel romanzo o una bella novella o una bella lirica . La verità è che i signori autori drammatici , professionisti del teatro , son tutti rimasti fermi a quella beata poetica del naturalismo , che confuse il fatto fisico , il fatto psichico e il fatto estetico in tale graziosa maniera , che al fatto estetico venne a dare ( almeno teoreticamente , poiché in pratica non era possibile ) quel carattere di necessità meccanica e quella fissità che sono proprie del fatto fisico . Ora bisogna porsi bene in mente che l ' arte , in qualunque sua forma ( dico l ' arte letteraria , di cui la drammatica è una delle tante forme ) non è imitazione o riproduzione , ma creazione . La questione del linguaggio , dunque se e come debba esser parlato ; la pretesa difficoltà di trovare in Italia una lingua veramente parlata in tutta la nazione , e l ' altra questione d ' una vita nazionale veramente italiana che manca per dar materia e carattere a un teatro che si possa dire italiano , come se appunto natura e ufficio dell ' arte fosse la riproduzione necessaria di questa vita , che ciascuno possa riconoscere per dati e fatti esteriori ; e tutte quelle altre angustiose quisquilie e vane superstizioni della così detta tecnica , che dovrebbe rispecchiare ( sempre in teoria , poiché in pratica non è possibile ) l ' azione come ce la vediamo svolgere sotto gli occhi nella realtà quotidiana ; tutto questo è tormento accattato di martiri volontarii d ' un sistema assurdo , d ' una aberrata poetica , per fortuna da un gran pezzo ormai superata , ma a cui , ripeto , dimostrano d ' esser rimasti fermi i signori professionisti del teatro . Non si tratta d ' imitare o di riprodurre la vita ; e questo , per la semplicissima ragione che non c ' è una vita che stia come una realtà per sé , da riprodurre con caratteri suoi proprii : la vita è flusso continuo e indistinto e non ha altra forma all ' infuori di quella che a volta a volta le diamo noi , infinitamente varia e continuamente mutevole . Ciascuno in realtà crea a sé stesso la propria vita : ma questa creazione , purtroppo , non è mai libera , non solo perché soggetta a tutte le necessità naturali e sociali che limitano le cose , gli uomini e le loro azioni e li deformano e li contrariano fino a farli fallire e cader miseramente ; non è mai libera anche perché , nella creazione della nostra vita , la nostra volontà tende quasi sempre , per non dir proprio sempre , a fini di pratica utilità , il raggiungimento di una condizione sociale , ecc . , che inducono ad azioni interessate e costringono a rinunzie o a doveri , che sono naturalmente limitazioni di libertà . Soltanto l ' arte , quando è vera arte , crea liberamente : crea , cioè , una realtà che ha solamente in sé stessa le sue necessità , le sue leggi , il suo fine , poiché la volontà non agisce più fuori , a vincere tutti gli ostacoli che si oppongono a quei fini di pratica utilità a cui tendiamo nell ' altra creazione interessata , voglio dire in quella che tutti ci sforziamo di fare , quotidianamente , della nostra vita , così come possiamo ; ma agisce interiormente , nella vita a cui intendiamo dar forma , e di questa forma appunto , ancora dentro di noi , ma già viva per sé stessa e dunque quasi del tutto ormai indipendente da noi , diviene il movimento . E questa è la vera e l ' unica tecnica : la volontà intesa come libero , spontaneo e immediato movimento della forma , quando cioè non siamo più noi a voler questa forma così o così , per un nostro fine ; ma è lei , assolutamente libera , poiché non ha altro fine che in sé stessa , lei che si vuole , lei che provoca in sé e in noi gli atti capaci di effettuarla fuori in un corpo : statua , quadro , libro ; e allora soltanto il fatto estetico è compiuto . Fuori , ordinariamente , le azioni che mettono in rilievo un carattere si stagliano su un fondo di contingenze senza valore , di particolari comuni a tutti . Volgari ostacoli impreveduti , improvvisi , deviano le azioni , deturpano i caratteri ; piccole miserie accidentali spesso li sminuiscono . L ' arte libera le cose , gli uomini e le loro azioni da queste contingenze senza valore , da questi particolari comuni , da questi volgari ostacoli , da queste accidentali miserie : in un certo senso , li astrae : cioè , rigetta , senza neppur badarvi , tutto ciò che contraria la concezione dell ' artista e aggruppa invece tutto ciò che , in accordo con essa , le dà più forza e più ricchezza . Crea così un ' opera che non è , come la natura , senz ' ordine ( almeno apparente ) e irta di contradizioni , ma quasi un piccolo mondo in cui tutti gli elementi si tendono a vicenda e a vicenda cooperano . In questo senso appunto l ' artista idealizza . Non già che egli rappresenti tipi o dipinga idee : semplifica e concentra . L ' idea che egli ha dei suoi personaggi , il sentimento che spira da essi evocano le immagini espressive , le aggruppano e le combinano . I particolari inutili spariscono ; tutto ciò che è imposto dalla logica vivente del carattere è riunito , concentrato nell ' unità d ' un essere , diciamo così , meno reale e tuttavia più vero . Ma ecco ora in che consiste la soggezione inovviabile del teatro , rispetto all ' opera d ' arte che ha già avuto la sua espressione definitiva , unica , nelle pagine dello scrittore . Questa che è già espressione , questa che è già forma , bisogna che diventi materia ; una materia a cui gli attori , secondo i loro mezzi e le loro capacità , debbono a lor volta dare forma . Perché l ' attore , se non vuole ( né può volerlo ) che le parole scritte del dramma gli escano dalla bocca come da un portavoce o da un fonografo , bisogna che riconcepisca , come sa , il personaggio , lo concepisca cioè a sua volta per conto suo ; bisogna che l ' immagine già espressa torni ad organarsi in lui e tenda a divenire il movimento che la effettui e la renda reale sulla scena . Anche per lui , insomma , l ' esecuzione bisogna che balzi viva dalla concezione , e soltanto per virtù di essa , per movimenti cioè promossi dall ' immagine stessa , viva e attiva , non solo dentro di lui , ma divenuta con lui e in lui anima e corpo . Ora , benché non nata nell ' attore spontaneamente , ma suscitata nello spirito di lui dall ' espressione dello scrittore , questa immagine può esser mai la stessa ? può non alterarsi , non modificarsi passando da uno spirito a un altro ? Non sarà più la stessa . Sarà magari una immagine approssimativa , più o meno somigliante ; ma la stessa , no . Quel dato personaggio sulla scena dirà le stesse parole del dramma scritto , ma non sarà mai quello del poeta , perché l ' attore l ' ha ricreato in sé , e sua è l ' espressione quantunque non siano sue le parole , sua la voce , suo il corpo , suo il gesto . L ' opera letteraria è il dramma e la commedia concepita e scritta dal poeta : quella che si vedrà in teatro non è e non potrà essere altro che una traduzione scenica . Tanti attori e tante traduzioni , più o meno fedeli , più o meno felici ; ma , come ogni traduzione , sempre e per forza inferiori all ' originale . Perché , se ci pensiamo bene , l ' attore deve fare e fa per forza il contrario di ciò che ha fatto il poeta . Rende , cioè , più reale e tuttavia men vero il personaggio creato dal poeta , gli toglie tanto , cioè , di quella verità ideale , superiore , quanto più gli dà di quella realtà materiale , comune ; e lo fa men vero anche perché lo traduce nella materialità fittizia e convenzionale d ' un palcoscenico . L ' attore insomma necessariamente dà una consistenza artefatta , in un ambiente posticcio , illusorio , a persone e ad azioni che hanno già avuto un ' espressione di vita ideale , qual è quella dell ' arte e che vivono e respirano in una realtà superiore . E allora ? Hanno ragione i signori autori drammatici , che non vedono altro che il teatro , e che dicono e sostengono che il teatro è teatro e non letteratura ? Se per teatro deve intendersi quel luogo dove si fanno rappresentazioni serali e diurne , con degli attori , a cui essi dànno argomento e materia da formare quasi lì per lì in scene d ' effetto , drammatiche o comiche , sì . Ma in questo caso , come posizione di fronte all ' arte , bisogna che si rassegnino a stare nella stessa linea di quei facili fucinatori di versi che si prestano a fare le poesiole sotto le vignette di certe riviste illustrate . Scrivono , non per il testo , ma per la traduzione . E veramente , allora , non ha bisogno affatto di letteratura il loro teatro . Materia per gli attori ; a cui gli attori daranno vita e consistenza sulla scena . Qualche cosa , insomma , come gli scenarii della commedia dell ' arte . Ma per noi il teatro vuol essere un ' altra cosa .
IMMAGINE DEL 'GROTTESCO' ( PIRANDELLO LUIGI , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Dietro il cancellino d ' un orto , due alberetti di mandorlo . D ' inverno , parevano morti . Forse erano ; forse no ; o uno sì e uno no . Nessuno poteva dirlo , perché gli alberi che non siano di verde perenne bisogna aspettar marzo per vedere quali sono morti e quali no . A marzo si vide che uno solo di quei due alberetti era vivo : quello dietro al pilastrino più alto del cancello . E fu una pena veder l ' altro rimanere lì , nudo e stecchito , accanto a quello che , nella chiara mattina , rideva al sole come d ' un brillio di farfalle che vogliano e non vogliano posarsi . Se non che , ripassando dopo alcuni giorni davanti al cancellino di quell ' orto una sorpresa . O il dubbio d ' aver forse sbagliato la prima volta . Dei due alberetti non era più fiorito quello dietro il pilastrino più alto ; ma l ' altro . Possibile ? Era piovuto , in quei giorni , furiosamente . Forse la furia della pioggia aveva abbattuto i fiori dell ' uno e svegliato l ' altro dal sonno invernale , in cui s ' era troppo indugiato ? Ecco , sì ; qualche bianca fogliolina ingiallita , superstite , esitava ancora nei rami di quello ch ' era fiorito prima . La pioggia aveva dunque distrutto veramente la lieta , precoce fioritura . Ma la sorpresa si rinnovò più viva , e accompagnata da uno scoppio di risa , quando davvicino si poté vedere come e di che era tutto fiorito quell ' altro alberetto dietro il cancellino di quell ' orto chiuso . Signori miei , di bianche lumachelle ! Non erano fiori ! Era no lumachelle ! Tutti i rami scontorti di quell ' alberetto morto s ' erano incrostati , rabescati di bianche lumachelle , schiumate or ora dalla terra grassa , dopo l ' acquata tempestosa . E pareva che argutamente , nell ' umido grigiore frizzante dell ' aria ancora ben lontana dal rasserenarsi , quell ' alberetto , fiorito così per burla , dicesse a dispetto dell ' altro che aveva così presto perduto i suoi fiori : Eccomi qua ! Vedi ? Io sì , ora , e tu no . Fiorisco come posso . Una fioritura per cui senza dubbio chi credesse di doverne ridere , bisognava ci mettesse un po ' di buona volontà . Perché non era poi molto allegro fiorir così . Fioritura finta , sì ; ma intendiamoci . Non volevano mica parer fiori veri tutte quelle bianche lumachelle ; e né fiori finti , come sarebbe di pezza o di carta o di cera . No . Volevano parere quel che erano veramente : lumachelle bianche , lì incrostate , in strani e pur naturali rabeschi , su quei rami scontorti dell ' alberetto morto . Oh morto , sì ! E non voleva mica dare a intendere che l ' albero fosse vivo , quella fioritura di lumachelle . Dava anzi a veder chiaramente che lo credeva morto e che non lo prendeva sul serio , facendolo fiorir così . Rideva di sé stessa così evidentemente , Dio mio , quella fioritura . La colpa era di quella grande acquata , che prima di scaricarsi aveva per tanto tempo incavernato il cielo coi neri nuvoloni che la contenevano , in una tetraggine attonita e spaventevole . L ' alberetto ne era morto . Quell ' altro che s ' era provato , in una illusione di sereno , a fiorire , appena scaricata la tempesta , aveva subito perduto i suoi fiori . E neanche era colpa di quella fioritura di lumachelle , se i rami dell ' alberetto , privi com ' erano di frondi illusorie , si mostravano così tutti scontorti . Può la caduca illusione della primavera nascondere lo scontorcimento dei rami . I rami nudi non piaceranno ma son così per sé , scontorti . Del resto , guardate : quanto più e come meglio sanno e possono s ' adoperano anch ' esse a nascondere la triste nudità dei rami , queste graziose lumachelle . Non sono tutte gusciaglia . Guardate qui che bollichìo iridescente , ora che si mettono a far la bava ! Eh , i fiori , profumo ; le lumachelle , bava . Ma fa pure un bel vedere , questa bava che luce , or che rigonfia così tutta fervida e così tutta riflessi e colorata , or che risiede frigida , e vi spuntano per entro , uno più lungo e l ' altro meno , gli occhi della lumachella che fa le corna per guardare intorno , a tentoni , sorniona . Ma voi dite : I fiori veri ! le foglioline vive ! Lo so . Bisognerebbe vivere e non pensare : dico , bearci dei fiori ( quando ci sono ) , del loro profumo , e dell ' ombra e della freschezza delle foglie ( quando ci sono ) ; e non riflettere che , in fondo , via , se vogliamo , di primavera fiori e foglie sono molto comuni . Si dovrebbe essere come quella pianta ispida e amara , che ha le foglie a lama con la spina in punta , la pianta che non vuole neanche esser verde , che alla fine fallisce e va su , su , aerea diritta e solitaria , e in cima lassù ; da tutto quel suo desiderio estremo d ' altezza e d ' aria e di sole esprime un fiore , un fiore unico , e poi muore . Ma questi alberetti , che fioriscono per famiglie , quasi in cooperativa , stenti , angustiosi , tutti allo stesso tempo e allo stesso modo , vi assicuro che fan pur venire a qualche alberetto stravagante la voglia di morire e d ' apparir così , un bel giorno , fiorito per burla , di bianche lumachelle . Se non che , la stravaganza è anch ' essa contagiosa . E ahimè , sono tanti ormai gli alberetti che si sono messi a fiorir così di lumachelle ! Tanti , che quasi non se ne può più .
IRONIA ( PIRANDELLO LUIGI , 1920 )
StampaQuotidiana ,
Seguito , se non vi dispiace , a parlare del " grottesco " , ma questa volta seriamente . È chiaro che , componendo un grottesco , nessun autore crede alla realtà in sé delle cose che rappresenta . Ma bisogna bene intenderci prima di tutto , sul non credere dell ' autore in genere ( non solo , dunque , di chi componga grotteschi ) alla realtà del mondo da lui comunque rappresentato . Si potrebbe dire , intanto , che non solamente per l ' artista , ma non esiste per nessuno una rappresentazione , sia creata dall ' arte , o sia comunque quella che tutti ci facciamo di noi stessi e degli altri e della vita , che si possa credere una realtà . Sono in fondo una medesima illusione quella dell ' arte e quella che , comunemente , a noi tutti viene dai nostri sensi . Pur non di meno , noi chiamiamo vera quella dei nostri sensi , e finta quella dell ' arte . Tra l ' una e l ' altra illusione non è affatto , però , questione di realtà , bensì di volontà , e solo in quanto la finzione dell ' arte è voluta , voluta non nel senso che sia procacciata con la volontà per un fine estraneo a sé stessa ; ma voluta per sé e per sé amata , disinteressatamente ; mentre quella dei sensi non sta a noi volerla o non volerla : si ha , come e in quanto si hanno i sensi . E quella è libera ; e questa no . E l ' una finzione è dunque immagine o forma di sensazioni , mentre l ' altra , quella dell ' arte , è creazione di forma . Il fatto estetico , effettivamente , comincia sol quando una rappresentazione acquisti in noi per sé stessa una volontà , cioè quando essa in sé e per sé stessa si voglia , provocando per questo solo fatto che si vuole , il movimento ( tecnica ) atto ad effettuarla fuori di noi . Se la rappresentazione non ha in sé questa volontà , che è il movimento stesso dell ' immagine , essa è soltanto un fatto psichico comune ; l ' immagine non voluta per sé stessa ; fatto spirituale - meccanico , in quanto non sta a noi volerla o non volerla ; ma che si ha in quanto risponde in noi a una sensazione . Abbiamo tutti , più o meno , una volontà che provoca in noi quei movimenti atti a creare la nostra propria vita . Questa creazione , che ciascuno fa a sé stesso della propria vita , ha bisogno anch ' essa , in maggiore o minor grado , di tutte le funzioni e attività dello spirito , cioè d ' intelletto e di fantasia , oltre che di volontà ; e chi più ne ha e più ne mette in opera , riesce a creare a sé stesso una più alta e vasta e forte vita . La differenza tra questa creazione e quella dell ' arte è solo in questo ( che fa appunto comunissima l ' una e non comune l ' altra ) ; che quella è interessata e questa disinteressata , il che vuoi dire che l ' una ha un fine di pratica utilità , l ' altra non ha alcun fine che in sé stessa ; l ' una è voluta per qualche cosa ; l ' altra si vuole per sé . E una prova di questo si può avere nella frase che ciascuno di noi suoi ripetere ogni qual volta , per disgrazia , contro ogni nostra aspettativa , il proprio fine pratico , i proprii interessi siano stati frustrati : Ho lavorato per amore dell ' arte ! E il tono con cui si ripete questa frase ci spiega la ragione per cui la maggioranza degli uomini , che lavorano per fini di pratica utilità e non intendono la volontà disinteressata , suoi chiamare matti i poeti , quelli cioè in cui la rappresentazione si vuole per sé stessa senz ' altro fine che in sé medesima , e tale essi la vogliono , quale essa si vuole . Ora una rappresentazione può in noi volersi anche ironicamente , vale a dire non soltanto cosciente in sé della sua irrealità , ma che tale anche si mostri agli altri di fuori . Perché c ' è , oltre all ' ironia così detta retorica , che consiste in una contradizione verbale tra quel che si dice e quel che si vuole sia inteso , un ' altra ironia : quella filosofica , dedotta dai romantici tedeschi direttamente dall ' idealismo soggettivo del Fichte , ma che ha in fondo le sue origini in tutto il movimento idealistico germanico post - kantiano . Hegel spiegava che l ' io , sola realtà vera , può sorridere della vana parvenza dell ' universo : come la pone , può anche annullarla ; può non prender sul serio le proprie creazioni . Onde appunto l ' ironia : cioè quella forza secondo il Tieck che permette al poeta di dominar la materia che tratta : materia che si riduce per essa secondo Federico Schlegel a una perpetua parodia , a una farsa trascendentale . Ecco una bella definizione antica di molti dei più significativi grotteschi moderni : farse trascendentali ; se non fosse che la parola " farsa " , per l ' uso volgare che se n ' è fatto , appropriandola a sciocchi componimenti di grossolana ilarità , non ostante quella specificazione di " trascendentale " , potrebbe indurre gl ' ignoranti ( e non dico i maligni ) a fraintendere . A non intendere , cioè , che sissignori anche una tragedia , quando si sia superato col riso il tragico attraverso il tragico stesso , scoprendo tutto il ridicolo del serio , e perciò anche il serio del ridicolo , può diventare una farsa . Una farsa che includa nella medesima rappresentazione della tragedia la parodia e la caricatura di essa , ma non come elementi soprammessi , bensì come projezione d ' ombra del suo stesso corpo , goffe ombre d ' ogni gesto tragico . O quando si sia arrivati a comprendere che , essendo assolutamente arbitraria ogni nostra conclusione , e inevitabilmente illusoria , quantunque necessaria , ogni costruzione che ci facciamo della così detta realtà arbitrio per arbitrio e irreale per irreale spogliando d ' ogni fittizia apparenza di verità la favola , si rappresenta nella sua meccanicità essenziale l ' arbitrio di quella conclusione , e nella sua frode palese quell ' illusione , per modo che appaja quel che in fondo e purtroppo è : un giuoco , ma voluto e sentito e rappresentato come tale . Veramente , tra quella che suol chiamarsi ironia retorica e questa filosofica una certa parentela si può scoprire . La differenza tra l ' una e l ' altra è , che in quella non bisogna prender sul serio ciò che si dice , e in questa ciò che si fa . Ma badiamo : non prender sul serio ciò che si fa , non vuoi mica dire non prender l ' arte sul serio . « Chi fa un lavoro comico osservò una volta giustamente il De Sanctis non è esentato dalle condizioni serie dell ' arte » . Anzi , tanto più deve attenersi ad esse . E poneva due casi il De Sanctis : quello di chi dice sciocchezze con intenzione comica e fa ridere non di lui ma di quel che dice , e quello di chi all ' incontro dice sciocchezze per sciocchezze e fa ridere di lui e non di ciò che ha detto . Non giurerei che nessuno di quanti oggi scrivon grotteschi non sia in questo secondo caso .
MARGUTTE ( PIRANDELLO LUIGI , 1918 )
StampaQuotidiana ,
Ci vuol pure un bel coraggio a riprendere in mano e a riporsi sotto gli occhi certi libri , che furono in altri tempi serena delizia del nostro spirito , quando il mondo era a pochi pur questo , ma a tutti pareva un altro . Oggi , mentre in terra di Francia è tuttavia sospesa la gigantesca battaglia che dovrà decidere dei nuovi destini del mondo , rileggere ad esempio , in ottava rima , la parodia di un ' altra guerra di Francia : quella strepitosa di Carlo Magno e dei suoi paladini , quale a mano a mano nei cantari grottescamente serii dei cantastorie di piazza s ' era venuta camuffando . Aveva la corte borghese di Lorenzo de ' Medici il gusto di siffatte parodie . E Dio sa con che cuore il suo cortegiano , che aveva " di ridere gran voglia " , ma a un suo melanconico modo fuor d ' ogni grazia divina , dico Luigi Pulci , Dio sa con che cuore in presenza di quella pia donna che fu Lucrezia Tornabuoni , si faceva la croce principiando a modo di quei cantastorie ogni nuovo canto del suo Morgante . E Roncisvalle pareva un tegame Dove fusse di sangue un gran mortito ... Ma pure in quei tempi , a prestarci un po ' d ' attenzione anche di tra il folle tripudio di quei grassi carnasciali fiorentini , venivano in piazza certe crude verità tragicamente mascherate in mezzo ad altre maschere più sconce che gaje . E non fu mai veramente senza profitto in ogni tempo il riaccostarsi anche per poco ai poeti maggiori e più vivi di nostra gente , e specie a quelli che più pajono trattar col riso la materia della loro poesia . Tutt ' a un tratto , di tra il riso , quando meno ce l ' aspettiamo , questi burloni pongono innanzi al nostro innocente e ozioso diletto certi specchi , che l ' espressione del piacer nostro improvvisamente si rassega in una smorfia dolente e sguajata , e di subito il riso ci si cangia in veleno . Ma come ! Ci pareva d ' esser tanto lontani dalla serietà ! ci pareva che il poeta scherzasse così svagato e alieno ! E intanto ... Oh guarda ! Ma sicuro , questo Morgante ... questo Margutte ... Come non ci avevamo pensato ? Ma sono proprio le due facce del popolo ! La faccia buona e la faccia trista : il grosso buon popolo , credulone e badiale , generoso e forte , che si converte senza starci a pensar due volte a ogni buona causa e s ' arma come può , anche d ' un battaglio di campana , e si gitta tutto alla buona impresa ; e il popolo che perde ogni fede e a un certo punto s ' arresta e s ' intozza e s ' ingaglioffa , abbandonandosi tutto ai suoi più bassi istinti : Il mio nome è Margutte , Ed ebbi voglia anch ' io d ' esser gigante , Poi mi pentii quando a mezzo fui giunto : Vedi che sette braccia sono appunto . A mezzo ? Quando ? Eh , quando ... Lo sappiamo bene noi adesso il quando , il come , il dove , il nostro popolo che si era partito per diventar gigante , armato improvvisamente della sua fede e della coscienza di tutti i suoi più sacri diritti , minacciò di fare il groppo a sette braccia appunto come Margutte . Fu un attimo di follia , uno smarrimento , ed è proprio inutile parlare a Luigi Pulci adesso di Caporetto ; tanto più che è certo ormai che Margutte non prevarrà . Ma non invano per tant ' anni s ' insegna al popolo che il tabernacolo ov ' è custodito il vera Dio da adorare è la pancia , e che son tutte superstizioni e trappole tese dai lupi agli agnelli le idealità finora ritenute sante . Il popolo fa presto a imparare : Io non credo più al nero ch ' all ' azzurro Ma nel cappone , o lesso , o vuogli arrosto , E credo alcuna volta anche nel burro : Nella cervogia e quando io n ' ho nel mosto , E molto più nell ' aspro che il mangurro ; Ma sopra tutto nel buon vino ho fede E credo che sia salvo chi gli crede . E a snocciolarti il rosario dei fegatelli : Del fegatel non ti dico niente : Vuoi cinque parti : fa ch ' alla man tenga ... E così fu che tutt ' a un tratto il buon Morgante , quando ben undici vittorie gli davano il diritto d ' aspettarsi l ' ultima che gli desse il premio di tutte , se lo vide venir « di lungi per ispicchio » , Margutte , quella volta . Sobbalzò tutto il buon gigante , allora , e Dette del capo del battaglio un picchio In terra e disse : Costui non conosco ! Ma sì che si conosceva , per dir la verità ; e ben poco , ahimè , s ' era fatto per scacciarlo di là , dove così anche per ispicchio s ' era insinuato . Ma queste ormai sono inutili recriminazioni . Non lo abbiamo fatto prevalere , Margutte , che se Dio vuole , dopo questa gran prova , non prevarrà mai più . Che se per disgrazia poi , non più certo durante la guerra , ma dopo , dovesse inopinatamente prevalere , io dico che non c ' è da disperare . Perché i giganti come Margutte , che giunti a mezzo si pentono , nati tra mitere e tra gogne , Come tra '1 bue e l ' asin nacque Cristo ; nati tra i capestri e tra le scope , c ' è questo di buono , che basta poco , la vista degli sciocchi lezii d ' una scimmia che si metta e si cavi un pajo di stivali , a farli non già per modo di dire , ma realmente crepare dalle risa . E scimmie , per la salute nostra , non mancano oggi in Italia , e possiamo confidare che non ne mancheranno neanche domani . Ne conosciamo tante ! Grosse scimmie politiche , uranghi e scimpanzè , che davvero non hanno fatto mai altro che offrir lo spasso di calzarseli a tempesta , certi stivali , per esser pronti all ' occasione , e di buttarli via subito , come l ' occasione veniva a mancare , salvo a ricalzarseli domani ! Che spettacolo di leva e metti , durante le angosciose vicende di questa lunga guerra , in quel grosso gabbione di Montecitorio ! Margutte n ' è già crepato dalle risa . E io vi dico che non uno solo , ma cento ne sarebbero crepati , non per lo spettacolo offerto da questo o da quel gruppo di scimmioni , ma cento Margutte per uno scimmione solo . Per quello che dentro il gabbione l ' ha voluta sempre , e poi , fuori , a quattr ' occhi , non l ' ha voluta mai ; per quello che , viceversa , dentro il gabbione non l ' ha voluta mai , perché , Dio mio , questo stivale che è l ' Italia , questi stivali che sono le patrie , è tempo di buttarli via , per camminare tutti fratelli scalzi per le vie del mondo , che è uno di tutti senza confini ; e che all ' ultimo , ecco qua , sissignori , ha dovuto calzarselo anche lui , questo povero stivale che è l ' Italia , poiché i fratelli di Germania e d ' Austria , i fratelli bulgari e turchi non l ' hanno mica buttati via i loro grossi scarponi ben chiodati e imbullettati , e son qua , dentro casa nostra , tutti ancora ostinati a schiacciare i piedi a chi voleva restare a piedi nudi . Caro grosso amletico barbuto scimmione ! Il buon popolo Morgante t ' ha battuto le mani , e a Margutte , vedi ? è bastato l ' insolito gesto improvviso di vederlo calzare anche a te , questo vecchio stivale d ' Italia : è crepato . Fa ' che non rinasca per te , domani . Ma se pur dovesse rinascere , ripeto , non disperiamo ! Può ben Margutte , finito lo spettacolo di Montecitorio , crepar dalle risa per altre scimmie e per altri spettacoli . Vi dico che non ne mancano e che non ne mancheranno . Quanti cari scimmiotti , quante care scimmiette , ad esempio , in letteratura ! E anche qui gruppi e gruppetti , raccolte e raccoltine di scimmiottini nuovi , che han trovato , o credono di aver trovato , una nuova maniera di smorfie , una nuova maniera di muovere a balziculi verso la gloria di un ' arte nuova , che dev ' essere in tutto e per tutto loro particolar fatica . Ora si spulciano coi denti tra foro a vicenda ; ma ahimè , han così poco sangue , che non bastano neanche a nutrire le loro pulci ; e spoglie esangui di pulci , che a schiacciarle su un ' unghia non farebbero neanche botto , si cavan dunque dalle loro secche testoline , con le due mani davanti e coi denti , coi denti , affannosamente . E altri scimmiottini , più vivaci e impudenti , eccoli là in fila agli anelli volanti ; e altri più timidi e irrequieti , eccoli qua a sfregolarsi alle sbarre delle gabbiole della loro impotenza , innanzi alle balie e alle ragazzine , e a piscicchiare poi in un angolo , in schizzetti disperati , gli spasimi delle loro velleità insoddisfatte . E guardate questo cercopiteco , che doveva nascer prete , con che aria e con che passo cerca d ' accostarsi e di entrare in quelle gabbiole . Ma nessuno lo vuole . Peccato ! Le saprebbe cercar così bene , lui , le pulci , di quelle che fanno il botto ! Ne ha trovate già due o tre di buon sangue rigeneratore , in capo a qualche scimmiotto maligno , di questi nuovi che nessuno ancora conosce . Voi credete che Margutte , così tutto intento com ' è alla pancia e voglioso di grossi bocconi , non potrà mai accorgersi , per quanto aguzzi gli occhi porcini , di questi così piccoli e magri scimmiottini della nuova letteratura ? Io vi dico ancora una volta di non disperare , perché qualche scimmiotto un po ' più grosso c ' è pure che fa tutte le buffonerie possibili e immaginabili per mettersi in mostra ; mangia morti e vivi , come se fossero mele , e ve li risputa a pezzi in faccia ; morde , quand ' altro non può , anche a sé stesso la coda ; ed ha un così svergognato coraggio di mettersi a fare innanzi al pubblico tutte le sue porcherie , che non è possibile Margutte oggi o domani non lo scopra .
GIOVANNI CENA ( PIRANDELLO LUIGI , 1918 )
StampaQuotidiana ,
Volle concludere in bontà . A un certo punto non scrisse più , ma visse la sua poesia . La visse , non forse perché non poteva più scriverla , ma perché l ' animo con cui l ' aveva scritta , a poco a poco , dalla sua stessa espressione e dai modi conclusivi del suo esprimersi doveva esser condotto a stimare men superfluo , ormai , e più naturale dare esempio di vita alla sua voce , prova di fatto alla sua parola , spogliandosi dell ' ultimo interesse della bellezza per entrare nell ' assoluto disinteresse della bontà . Il nucleo chiuso della sua dura e travagliosa individualità artistica , pur senza aprirsi , pur senza allargarsi , s ' era a mano a mano stemperato di quegli egoismi personali , che avrebbero potuto dare ancora valore espressivo e rilievi caratteristici alla sua poesia : non era più un dolore , era il dolore ; non era più una vita , era la vita ; e quello stesso amore , mal posto , era ai suoi occhi buoni l ' amore , il premio dolce e supremo . L ' ultimo suo libro Homo è tutto composto infatti di ultime e nude parole per lui essenziali , nella forma poetica più essenziale : il sonetto : cento sonetti che han l ' aria di cento iscrizioni lapidarie su cose e sentimenti eterni : la vita , la morte , il mistero , la natura , l ' umanità . Non gli restava più , oramai , che ritornare con le parole che aveva dette a coloro dai quali era uscito : ai contadini , per insegnar loro a scriverle e anche a viverle , com ' egli le aveva scritte e vissute , le parole che aveva dette . Ed ha veramente il valore di sacra fatica , che ha una goccia di sudore su la fronte d ' un contadino , ognuno dei quattordici versi di quei cento sonetti : fatica feconda e fecondatrice . Parecchi di essi attingono una bellezza assoluta e imperitura .
LA VITA NUDA ( PIRANDELLO LUIGI , 1922 )
Narrativa ,
LA VITA NUDA ... Un morto , che pure è morto , caro mio , vuole anche lui la sua casa . E se è un morto per bene , bella la vuole ; e ha ragione ! Da starci comodo , e di marmo la vuole , e decorata anche . E se poi è un morto che può spendere , la vuole anche con qualche profonda ... come si dice ? allegoria , già ! , con qualche profonda allegoria d ' un grande scultore come me : una bella lapide latina : HIC JACET ... chi fu , chi non fu ... un bel giardinetto attorno , con l ' insalatina e tutto , e una bella cancellata a riparo dei cani e dei ... - M ' hai seccato ! - urlò , voltandosi tutt ' acceso e in sudore , Costantino Pogliani . Ciro Colli levò la testa dal petto , con la barbetta a punta ridotta ormai un gancio , a furia di torcersela ; stette un pezzo a sbirciar l ' amico di sotto al cappelluccio a pan di zucchero calato sul naso , e con placidissima convinzione disse , quasi posando la parola : - Asino . - Là . Stava seduto su la schiena ; le gambe lunghe distese , una qua , una là , sul tappetino che il Pogliani aveva già bastonato ben bene e messo in ordine innanzi al canapè . Si struggeva dalla stizza il Pogliani nel vederlo sdrajato lì , mentr ' egli s ' affannava tanto a rassettar lo studio , disponendo i gessi in modo che facessero bella figura , buttando indietro i bozzettacci ingialliti e polverosi , che gli eran ritornati sconfitti dai concorsi , portando avanti con precauzione i cavalletti coi lavori che avrebbe potuto mostrare , nascosti ora da pezze bagnate . E sbuffava . - Insomma , te ne vai , sì o no ? - No . - Non mi sedere lì sul pulito , almeno , santo Dio ! Come te lo devo dire che aspetto certe signore ? - Non ci credo . - Ecco qua la lettera . Guarda ! L ' ho ricevuta ieri dal commendator Seralli : Egregio amico , La avverto che domattina , verso le undici ... - Sono già le undici ? - Passate ! - Non ci credo . Seguita ! - ... verranno a trovarla , indirizzate da me , la signora Con ... Come dice qua ? - Confucio . - Cont ... o Consalvi , non si legge bene , e la figliuola , le quali hanno bisogno dell ' opera sua . Sicuro che .... ecc . ecc . - Non te la sei scritta da te , codesta lettera ? - domandò Ciro Colli , riabbassando la testa sul petto . - Imbecille ! - esclamò , gemette quasi , il Pogliani che , nell ' esasperazione , non sapeva più se piangere o ridere . Il Colli alzò un dito e fece segno di no . - Non me lo dire . Me n ' ho per male . Perché , se fosse imbecille , ma sai che personcina per la quale sare io ? Guarderei la gente come per compassione . Ben vestito , ben calzato , con una bella cravatta elioprò ... eliotrò ... come si dice ? ... tropio , e il panciotto di velluto nero come il tuo ... Ah , quanto mi piacerei col panciotto di velluto come il tuo , scannato miserabile che non sono altro ! Senti . Facciamo così , per il tuo bene . Se è vero che codeste signore Confucio debbono venire rimettiamo in disordine lo studio , o si faranno un pessimo concetto di te . Sarebbe meglio che ti trovassero anche intento al lavoro , col sudore ... come si dice ? col pane ... insomma col sudore del pane della tua fronte . Piglia un bel tocco di creta , schiaffalo su un cavalletto e comincia alla brava un bozzettuccio di me così sdrajato . Lo intitolerai Lottando , e vedrai che te lo comprano subito per la Galleria Nazionale . Ho le scarpe ... sì , non tanto nuove ; ma tu , se vuoi , puoi farmele nuovissime , perché come scultore , non te lo dico per adularti , sei un bravo calzolajo ... Costantino Pogliani , intento ad appendere alla parete certi cartoni , non gli badava più . Per lui , il Colli era un disgraziato fuori della vita , ostinato superstite d ' un tempo già tramontato , d ' una moda già smessa tra gli artisti ; sciamannato , inculto , noncurante e con l ' ozio ormai incarognito nelle ossa . Peccato veramente , perché poi , quand ' era in tempera di lavorare , poteva dar punti ai migliori . E lui , il Pogliani , ne sapeva qualche cosa , ché tante volte , lì nello studio , con due tocchi di pollice impressi con energica sprezzatura s ' era veduto metter su d ' un tratto qualche bozzetto che gli cascava dallo stento . Ma avrebbe dovuto studiare , almeno un po ' di storia dell ' arte , ecco ; regolar la propria vita ; aver un po ' di cura della persona : così cascante di noja e con tutta quella trucia addosso , era inaccostabile , via ! Lui , il Pogliani ... ma già lui aveva fatto finanche due anni d ' università , e poi ... signore , campava sul suo ... si vedeva ... Due discreti picchi alla porta lo fecero saltare dallo sgabello su cui era montato per appendere i cartoni . - Eccole ! E adesso ? - disse al Colli , mostrandogli le pugna . - Loro entrano e io me ne esco , - rispose il Colli senza levarsi . - Ne stai facendo un caso pontificale ! Del resto , potresti anche presentarmi , pezzo d ' egoista ! Costantino Pogliani corse ad aprir la porta , rassettandosi su la fronte il bel ciuffo biondo riccioluto . Prima entrò la signora Consalvi , poi la figliuola : questa , in gramaglie , col volto nascosto da un fitto velo di crespo e con in mano un lungo rotolo di carta ; quella , vestita d ' un bell ' abito grigio chiaro , che le stava a pennello su la persona formosa . Grigio l ' abito , grigi i capelli , giovanilmente acconciati sotto un grazioso cappellino tutto contesto di violette . La signora Consalvi dava a veder chiaramente che si sapeva ancor fresca e bella , a dispetto dell ' età . Poco dopo , sollevando il crespo sul cappello , non meno bella si rivelò la figliuola , quantunque pallida e dimessa nel chiuso cordoglio . Dopo i primi convenevoli , il Pogliani si vide costretto a presentare il Colli che era rimasto lì con le mani in tasca , e mezza sigaretta spenta in bocca , il cappelluccio ancora sul naso ; e non accennava d ' andarsene . - Scultore ? - domandò allora la signorina Consalvi invermigliandosi d ' un subito per la sorpresa : - Colli ... Ciro ? - Codicillo , già ! - disse questi impostandosi su l ' attenti , togliendosi il cappelluccio e scoprendo le folte ciglia giunte e gli occhi accostati al naso . - Scultore ? perché no ? Anche scultore . - Ma mi avevano detto , - riprese , impacciata , contrariata , la signorina Consalvi , - che lei non stava più a Roma ... - Ecco ... già ! io ... come si dice ? Passeggio , - rispose il Colli . - Passeggio per il mondo , signorina . Stavo prima ozioso fisso a Roma , perché avevo vinto la cuccagna : il Pensionato . Poi ... La signorina Consalvi guardò la madre che rideva , e disse : - Come si fa ? - Debbo andar via ? - domandò il Colli . - No , no , al contrario , - s ' affrettò a rispondere la signorina . - La prego anzi di rimanere , perché ... - Combinazioni ! - esclamò la madre ; poi , rivolgendosi al Pogliani : - Ma si rimedierà in qualche modo ... Loro sono amici , non è vero ? - Amicissimi , - rispose subito il Pogliani . E il Colli : - Mi voleva cacciar via a pedate un momento fa , si figuri ! - E sta ' zitto ! - gli diede su la voce il Pogliani . - Prego , signore mie , s ' accomodino . Di che si tratta ? - Ecco , - cominciò la signora Consalvi , sedendo . - La mia povera figliuola ha avuto la sciagura di perdere improvvisamente il fidanzato . - Ah sì ? - Oh ! - Terribile . Proprio alla vigilia delle nozze , si figurino ! Per un accidente di caccia . Forse l ' avranno letto su i giornali . Giulio Sorini . - Ah , Sorini , già ! - disse il Pogliani . - Che gli esplose il fucile ? - Su i primi del mese scorso ... cioè , no ... l ' altro ... insomma , fanno ora tre mesi . Il poverino era un po ' nostro parente : figlio d ' un mio cugino che se n ' andò in America dopo la morte della moglie . Ora , ecco , Giulietta ( perché si chiama Giulia anche lei ) ... Un bell ' inchino da parte del Pogliani . - Giulietta , - seguitò la madre , - avrebbe pensato d ' innalzare un monumento nel Verano alla memoria del fidanzato , che si trova provvisoriamente in un loculo riservato ; e avrebbe pensato di farlo in un certo modo ... Perché lei , mia figlia , ha avuto sempre veramente una grande passione per il disegno . - No ... così ... - interruppe , timida , con gli occhi bassi , la signorina in gramaglie . - Per passatempo , ecco .. - Scusa , se il povero Giulio voleva anzi che prendessi lezioni ... - Mamma , ti prego ... - insisté la signorina . - Io ho veduto in una rivista illustrata il disegno del monumento funerario del signore qua ... del signor Colli , che mi è molto piaciuto , e ... - Ecco , già , - appoggiò la madre , per venire in ajuto alla figliuola che si smarriva . - Però , - soggiunse questa , - con qualche modificazione l ' avrei pensato io ... - Scusi , qual è ? - domandò il Colli . - Ne ho fatti parecchi , io , di questi disegni , con la speranza di avere almeno qualche commissione dai morti , visto che i vivi ... - Lei , scusi , signorina , - interloquì il Pogliani , un po ' piccato nel vedersi messo così da parte , - ha ideato un monumento su qualche disegno del mio amico ? - No , proprio uguale , no ... ecco , - rispose vivacemente la signorina . - Il disegno del signor Colli rappresenta la Morte che attira la Vita , se non sbaglio ... - Ah , ho capito ! - esclamò il Colli . - Uno scheletro col lenzuolo , è vero ? che s ' indovina appena , rigido , tra le pieghe , e ghermisce la Vita , un bel tocco di figliuola che non ne vuol sapere ... Sì , sì ... Bellissimo ! Magnifico ! Ho capito . La signora Consalvi non poté tenersi di ridere di nuovo , ammirando la sfacciataggine di quel bel tipo . - Modesto , sa ? - disse il Pogliani alla signora . - Genere particolare . - Su , Giulia , - fece la signora Consalvi levandosi . - Forse è meglio che tu faccia vedere senz ' altro il disegno . - Aspetta , mamma . - pregò la signorina . - È bene spiegarsi prima con il signor Pogliani , francamente . Quando mi nacque l ' idea del monumento , devo confessare che pensai subito al signor Colli . Sì . Per via di quel disegno . Ma mi dissero , ripeto , che Lei non stava più a Roma . Allora m ' ingegnai d ' adattare da me il suo disegno all ' idea al sentimento mio , a trasformarlo cioè in modo che potesse rappresentare il mio caso e il proposito mio . Mi spiego ? - A meraviglia ! - approvò il Pogliani . - Lasciai , - seguitò la signorina , - le due figurazioni della Morte e della Vita , ma togliendo affatto la violenza dell ' aggressione , ecco . La Morte non ghermisce più la Vita , ma questa anzi , volentieri , rassegnata al destino , si sposa alla Morte . - Si sposa ? - fece il Pogliani , frastornato . - Alla Morte ! - gli gridò il Coli . - Lascia dire ! - Alla Morte , - ripeté con un modesto sorriso la signorina . - E ho voluto anzi rappresentare chiaramente il simbolo delle nozze . Lo scheletro sta rigido , come lo ha disegnato il signor Colli , ma di tra le pieghe del funebre paludamento vien fuori , appena , una mano che regge l ' anello nuziale . La Vita , in atto modesto e dimesso , si stringe accanto allo scheletro e tende la mano a ricevere quell ' anello . - Bellissimo ! Magnifico ! Lo vedo ! - proruppe allora il Colli . - Questa è un ' altra idea ! stupenda ! un ' altra cosa , diversissima ! stupenda ! L ' anello ... il dito ... Magnifico ! - Ecco , sì , - soggiunse la signorina , invermigliandosi di nuovo a quella lode impetuosa . - Credo anch ' io che sia un po ' diversa . Ma è innegabile che ho tratto partito dal disegno e che ... - Ma non se ne faccia scrupolo ! - esclamò il Colli . - La sua idea è molto più bella della mia , ed è sua ! Del resto , la mia ... chi sa di chi era ! La signorina Consalvi alzò le spalle e abbassò gli occhi . - Se devo dire la verità , - interloquì la madre , scotendosi , - lascio fare la mia figliuola , ma a me l ' idea non piace per nientissimo affatto . - Mamma , ti prego ... - ripeté la figlia ; poi volgendosi al Pogliani , riprese : - Ora , ecco , io domandai consiglio al commendator Seralli , nostro buon amico ... - Che doveva fare da testimonio alle nozze , - aggiunse la madre , sospirando . - E avendoci il commendatore fatto il nome di lei , - seguitò l ' altra , - siamo venute per ... - No , no , scusi , signorina , - s ' affrettò a dire il Pogliani . - Poiché ha trovato qua il mio amico ... - Oh fa ' il piacere ! Non mi seccare ! - proruppe il Colli , scrollandosi furiosamente e avviandosi per uscire . Il Pogliani lo trattenne per un braccio , a viva forza . - scusa , guarda ... se la signorina ... non hai inteso ? s ' è rivolta a me perché ti sapeva fuori di Roma ... - Ma se ha cambiato tutto ! - esclamò il Colli , divincolandosi . - Lasciami ! Che c ' entro più io ? È venuta qua da te ! Scusi , signorina ; scusi , signora , io le riverisco ... - Oh sai ! - disse il Pogliani , risoluto , senza lasciarlo . - Io non lo faccio ; non lo farai neanche tu , e non lo farà nessuno dei due ... - Ma , scusino ... insieme ? - propose allora la madre . - Non potrebbero insieme ? - Sono dolente d ' aver cagionato ... - si provò ad aggiungere la signorina . - Ma no ! - dissero a un tempo il Colli e il Pogliani . Seguitò il Colli : - Io non c ' entro più per nulla , signorina ! E poi , guardi , non ho più studio , non so più concluder nulla , altro che di dire male parole a tutti quanti ... Lei deve assolutamente costringere quest ' imbecille qua ... - È inutile , sai ? - disse il Pogliani . - O insieme , come propone la signora , o io non accetto . - Permette , signorina ? - fece allora il Colli , stendendo una mano verso il rotolo di carta ch ' ella teneva accanto sul canapè . - Mi muojo dal desiderio di veder il suo disegno . Quando l ' avrò veduto ... - Oh , non s ' immagini nulla di straordinario , per carità ! - premise la signorina Consalvi , svolgendo con le mani tremolanti il rotolo . - So tenere appena la matita ... Ho buttato giù quattro segnacci , tanto per render l ' idea ... ecco ... - Vestita ? ! - esclamò subito il Colli , come se avesse ricevuto un urtone guardando il disegno . - Come ... vestita ? - domandò , timida e ansiosa la signorina . - Ma no , scusi ! - riprese con calore il Colli . - Lei ha fatto la Vita in camicia ... cioè , con la tunica , diciamo ! Ma no , nuda , nuda , nuda ! la Vita dev ' esser nuda , signorina mia , che c ' entra ! - Scusi , - disse con gli occhi bassi , la signorina Consalvi . - La prego di guardar più attentamente . - Ma sì , vedo , - replicò con maggior vivacità il Colli . - Lei ha voluto raffigurarsi qua , ha voluto fare il suo ritratto ; ma lasciamo andare che Lei è molto più bella ; qua siamo nel campo ... nel camposanto dell ' arte , scusi ! e questa vuol essere la Vita che si sposa alla Morte . Ora , se lo scheletro è panneggiato , la Vita dev ' esser nuda , c ' è poco da dire ; tutta nuda e bellissima , signorina , per compensare col contrasto la presenza macabra dello scheletro involto ! Nuda , Pogliani , non ti pare ? Nuda , è vero , signora ? Tutta nuda , signorina mia ! Nudissima , dal capo alle piante ! Creda pure che altrimenti , così , verrebbe una scena da ospedale : quello col lenzuolo , questa con l ' accappatojo ... Dobbiamo fare scultura , e non c ' è ragioni che tengano ! - No , no , scusi , - disse la signorina Consalvi alzandosi con la madre . - Lei avrà forse ragione , dal lato dell ' arte ; non nego , ma io voglio dire qualche cosa , che soltanto così potrei esprimere . Facendo come vorrebbe Lei , dovrei rinunciarvi . - Ma perché , scusi ? perché Lei vede qua la sua persona e non il simbolo , ecco ! Dire che sia bello , scusi , non si potrebbe dire ... E la signorina : - Niente bello , lo so ; ma appunto come dice lei , non il simbolo ho voluto rappresentare , ma la mia persona , il mio caso , la mia intenzione , e non potrei che così . Penso poi anche al luogo dove il monumento dovrà sorgere ... Insomma , non potei transigere . Il Colli aprì le braccia e s ' insaccò nelle spalle . - Opinioni ! - O piuttosto , - corresse la signorina con un dolce , mestissimo sorriso , - un sentimento da rispettare ! Stabilirono che i due amici si sarebbero intesi per tutto il resto col commendator Seralli , e poco dopo la signora Consalvi e la figliuola in gramaglie tolsero commiato . Ciro Colli - due passetti - trallarallèro trallarallà - girò sopra un calcagno e si fregò le mani . Circa una settimana dopo , Costantino Pogliani si recò in casa Consalvi per invitar la signorina a qualche seduta per l ' abbozzo della testa . Dal commendator Seralli , amico molto intimo della signora Consalvi , aveva saputo che il Sorini , sopravvissuto tre giorni allo sciagurato incidente , aveva lasciato alla fidanzata tutta intera la cospicua fortuna ereditata dal padre , e che però quel monumento doveva esser fatto senza badare a spese . Epuisé s ' era dichiarato il commendator Seralli delle cure , dei pensieri , delle noje che gli eran diluviati da quella sciagura ; noje , cure , pensieri , aggravati dal caratterino un po ' ... emporté , voilà , della signorina Consalvi la quale , sì , poverina , meritava veramente compatimento ; ma pareva , buon Dio , si compiacesse troppo nel rendersi più grave la pena . Oh , uno choc orribile , chi diceva di no ? un vero fulmine a ciel sereno ! E tanto buono lui , il Sorini , poveretto ! Anche un bel giovine , sì . E innamoratissimo ! La avrebbe resa felice senza dubbio , quella figliuola . E forse per questo era morto . Pareva anche fosse morto e fosse stato tanto buono per accrescer le noje del commendator Seralli . Ma figurarsi che la signorina non aveva voluto disfarsi della casa , che egli , il fidanzato , aveva già messa su di tutto punto : un vero nido , un joli rêve de luxe et de bien - être . Ella vi aveva portato tutto il suo bel corredo da sposa , e stava lì gran parte del giorno , a piangere , no ; a straziarsi fantasticando intorno alla sua vita di sposina così miseramente stroncata ... arrachée ... Difatti il Pogliani non trovò in casa la signorina Consalvi . La cameriera gli diede l ' indirizzo della casa nuova , in via di Porta Pinciana . E Costantino Pogliani , andando , si mise a pensare all ' angosciosa , amarissima voluttà che doveva provare quella povera sposina , già vedova prima che maritata , pascendosi nel sogno - lì quasi attuato - d ' una vita che il destino non aveva voluto farle vivere . Tutti quei mobili nuovi , scelti chi sa con quanta cura amorosa da entrambi gli sposini , e festivamente disposti in quella casa che tra pochi giorni doveva essere abitata , quanto promesse chiudevano ? Riponi in uno stipetto un desiderio : aprilo : vi troverai un disinganno . Ma lì , no : tutti quegli oggetti avrebbero custodito , con le dolci lusinghe , i desiderii e le promesse e le speranze . E come dovevano esser crudeli gl ' inviti che venivano alla sposina da quelle cose intatte attorno ! - In un giorno come questo ! - sospirò Costantino Pogliani . Si sentiva già nella limpida freschezza dell ' aria l ' alito della primavera imminente ; e il primo tepore del sole inebriava . Nella casa nuova , con le finestre aperte a quel sole , povera signorina Consalvi , chi sa che sogni e che strazio ! La trovò che disegnava , innanzi a un cavalletto , il ritratto del fidanzato . Con molta timidezza lo ritraeva ingrandito da una fotografia di piccolo formato , mentre la madre , per ingannare il tempo , leggeva un romanzo francese della biblioteca del commendator Seralli . Veramente la signorina Consalvi avrebbe voluto star sola lì , in quel suo nido mancato . La presenza della madre la frastornava . Ma questa , temendo fra sé che la fanciulla , nell ' esaltazione , si lasciasse andare a qualche atto di romantica disperazione , voleva seguirla e star lì , gonfiando in silenzio e sforzandosi di frenar gli sbuffi per quell ' ostinato capriccio intollerabile . Rimasta vedova giovanissima , senza assegnamenti , con quell ' unica figliuola , la signora Consalvi non aveva potuto chiuder le porte alla vita e porvi il dolore per sentinella come ora pareva volesse fare la figliuola . Non diceva già che Giulietta non dovesse piangere per quella sua sorte crudele ; ma credeva , come il suo intimo amico commendator Seralli , credeva che ... ecco , sì , ella esagerasse un po ' troppo e che , avvalendosi della ricchezza che il povero morto le aveva lasciata , volesse concedersi il lusso di quel cordoglio smodato . Conoscendo pur troppo le crude e odiose difficoltà dell ' esistenza , le forche sotto alle quali ella , ancora addolorata per la morte del marito , era dovuta passare per campar la vita , le pareva molto facile quel cordoglio della figliuola ; e le sue gravi esperienze glielo facevano stimare quasi una leggerezza scusabile , sì , certamente , ma a patto che non durasse troppo ... - voilà , come diceva sempre il commendator Seralli . Da savia donna , provata e sperimentata nel mondo , aveva già , più d ' una volta , cercato di richiamare alla giusta misura la figliuola - invano ! Troppo fantastica , la sua Giulietta aveva , forse più che il sentimento del proprio dolore , l ' idea di esso . E questo era un gran guajo ! Perché il sentimento , col tempo , si sarebbe per forza e senza dubbio affievolito , mentre l ' idea no , l ' idea s ' era fissata e le faceva commettere certe stranezze come quella del monumento funerario con la Vita che si marita alla Morte ( bel matrimonio ! ) e quest ' altra qua della casa nuziale da serbare intatta per custodirvi il sogno quasi attuato d ' una vita non potuta vivere . Fu molto grata la signora Consalvi al Pogliani di quella visita . Le finestre erano aperte veramente al sole , e la magnifica pineta di Villa Borghese , sopra l ' abbagliamento della luce che pareva stagnasse su i vasti prati verdi , sorgeva alta e respirava felice nel tenero limpidissimo azzurro del cielo primaverile . Subito la signorina Consalvi accennò di nascondere il disegno , alzandosi ; ma il Pogliani la trattenne con dolce violenza . - Perché ? Non vuol lasciarmi vedere ? - È appena cominciato ... - Ma cominciato benissimo ! - esclamò egli , chinandosi a osservare . - Ah , benissimo ... Lui , è vero ? il Sorini ... Già , ora mi pare di ricordarmi bene , guardando il ritratto . Sì , sì ... L ' ho conosciuto ... Ma aveva questa barbetta ? - No , - s ' affrettò a rispondere la signorina . - Non l ' aveva più ultimamente . - Ecco , mi pareva ... Bel giovine , bel giovine ... - Non so come fare , - riprese la signorina . - Perché questo ritratto non risponde ... non è più veramente l ' immagine che ho di lui , in me . - Eh sì , - riconobbe subito il Pogliani , - meglio , lui , molto più ... più animato , ecco ... più sveglio , direi ... - Se l ' era fatto in America , codesto ritratto , - osservò la madre , - prima che si fidanzassero , naturalmente ... - E non ne ho altri ! - sospirò la signorina . - Guardi : chiudo gli occhi , così , e lo vedo preciso com ' era ultimamente ; ma appena mi metto a ritrarlo , non lo vedo più : guardo allora il ritratto , e lì mi pare che sia lui , vivo . Mi provo a disegnare , e non lo ritrovo più in questi lineamenti . È una disperazione ! - Ma guarda , Giulia , - riprese allora la madre , con gli occhi fissi sul Pogliani , - tu dicevi la linea del mento , volendo levare la barba ... Non ti pare che qua nel mento , il signor Pogliani ... Questi arrossì , sorrise . Quasi senza volerlo , alzò il mento , lo presentò ; come se con due dita , delicatamente , la signorina glielo dovesse prendere per metterlo lì , nel ritratto del Sorini . La signorina levò appena gli occhi a guardarglielo , timida e turbata . ( Non aveva proprio alcun riguardo per il suo lutto , la madre ! ) - E anche i baffi , oh ! Guarda ! ... - aggiunse la signora Consalvi , senza farlo apposta . - Li portava così ultimamente il povero Giulio , non ti pare ? - Ma i baffi , - disse , urtata , la signorina , - che vuoi che siano ? Non ci vuol niente a farli ! Costantino Pogliani , istintivamente , se li toccò . Sorrise di nuovo . Confermò : - Niente , già ... S ' accostò quindi al cavalletto e disse : - Guardi , se mi permette ... vorrei farle vedere , signorina ... Così , in due tratti , qua ... non s ' incomodi , per carità ! qua in quest ' angolo ... ( poi si cancella ) ... com ' io ricordo il povero Sorini . Sedette e si mise a schizzare , con l ' ajuto della fotografia , la testa del fidanzato , mentre dalle labbra della signorina Consalvi , che seguiva i rapidi tocchi con crescente esultanza di tutta l ' anima protesa e spirante , scattavano di tratto in tratto certi sì ... sì ... sì .... che animavano e quasi guidavano la matita . Alla fine , non poté più trattenere la propria commozione : - Sì , oh guarda , mamma ... è lui ... preciso ... oh , lasci ... grazie ... Che felicità , poter così ... è perfetto ... è perfetto ... - Un po ' di pratica , - disse , levandosi , il Pogliani , con umiltà che lasciava trasparire il piacere per quelle vivissime lodi . - E poi , le dico , lo ricordo tanto bene , povero Sorini ... La signorina Consalvi rimase a rimirare il disegno , insaziabilmente . - Il mento , sì ... è questo ... preciso ... Grazie , grazie ... In quel punto il ritrattino del Sorini che serviva da modello , scivolò dal cavalletto , e la signorina , ancora tutta ammirata nello schizzo del Pogliani , non si chinò a raccoglierlo . Lì per terra , quell ' immagine già un po ' sbiadita apparve più che mai malinconica , come se comprendesse che non si sarebbe rialzata mai più . Ma si chinò a raccoglierla il Pogliani , cavallerescamente . - Grazie , - gli disse la signorina . - Ma io adesso mi servirò del suo disegno , sa ? Non lo guarderò più , questo brutto ritratto . E d ' improvviso , levando gli occhi , le sembrò che la stanza fosse più luminosa . Come se quello scatto d ' ammirazione le avesse a un tratto snebbiato il petto da tanto tempo oppresso , aspirò con ebbrezza , bevve con l ' anima quella luce ilare viva , che entrava dall ' ampia finestra aperta all ' incantevole spettacolo della magnifica villa avvolta nel fascino primaverile . Fu un attimo . La signorina Consalvi non poté spiegarsi che cosa veramente fosse avvenuto in lei . Ebbe l ' impressione improvvisa di sentirsi come nuova fra tutte quelle cose nuove attorno . Nuova e libera ; senza più l ' incubo che l ' aveva soffocata fino a poc ' anzi . Un alito , qualche cosa era entrata con impeto da quella finestra a sommuovere tumultuosamente in lei tutti i sentimenti , a infondere quasi un brillio di vita in tutti quegli oggetti nuovi , a cui ella aveva voluto appunto negar la vita , lasciandoli intatti lì , come a vegliare con lei la morte d ' un sogno . E , udendo il giovane elegantissimo sculture con dolce voce lodare la bellezza di quella vista e della casa , conversando con la madre che lo invitava a veder le altre stanze , seguì l ' uno e l ' altra con uno strano turbamento , come se quel giovine , quell ' estraneo , stesse davvero per penetrare in quel suo sogno morto , per rianimarlo . Fu così forte questa nuova impressione , che non poté varcar la soglia della camera da letto ; e vedendo il giovine e la madre scambiarsi lì un mesto sguardo di intelligenza , non poté più reggere ; scoppiò in singhiozzi . E pianse , sì , pianse ancora per la stessa cagione per cui tante altre volte aveva pianto ; ma avvertì confusamente che , tuttavia , quel pianto era diverso , che il suono di quei suoi singhiozzi non le destava dentro l ' eco del dolore antico , le immagini che prima le si presentavano . E meglio lo avvertì , allorché la madre accorsa prese a confortarla come tant ' altre volte la aveva confortata , usando le stesse parole , le stesse esortazioni . Non poté tollerarle ; fece un violento sforzo su se stessa ; smise di piangere ; e fu grata al giovine che , per distrarla , la pregava di fargli vedere la cartella dei disegni scorta lì su una sedia a libriccino . Lodi , lodi misurate e sincere , e appunti , osservazioni , domande , che la indussero a spiegare , a discutere ; e infine un ' esortazione calda a studiare , a seguir con fervore quella sua disposizione all ' arte , veramente non comune . Sarebbe stato un peccato ! un vero peccato ! Non s ' era mai provata a trattare i colori ? Mai , mai ? Perché ? Oh , non ci sarebbe mica voluto molto con quella preparazione , con quella passione ... Costantino Pogliani si profferse d ' iniziarla ; la signorina Consalvi accettò ; e le lezioni cominciarono il giorno appresso , lì , nella casa nuova , che invitava ed attendeva . Non più di due mesi dopo , nello studio del Pogliani , ingombro già d ' un colossale monumento funerario tutto abbozzato alla brava , Ciro Colli , sdrajato sul canapè col vecchio camice di tela stretto alle gambe , fumava la pipa e teneva uno strano discorso allo scheletro , fissato diritto su per la predellina nera , che s ' era fatto prestare per modello da un suo amico dottore . Gli aveva posato un po ' a sghembo sul teschio il suo berretto di carta ; e lo scheletro pareva un fantaccino su l ' attenti , ad ascoltar la lezione che Ciro Colli scultore - caporale , tra uno sbuffo e l ' altro di fumo gl ' impartiva : - E tu perché te ne sei andato a caccia ? Vedi come ti sei conciato , caro mio ? Brutto ... le gambe secche ... tutto secco ... Diciamo la verità , ti pare che codesto matrimonio si possa combinare ? La vita , caro ... guardala là , ma eh ! che tocco di figliolona senza risparmio m ' è uscita dalle mani ! Ti puoi sul serio lusingare che quella lì ti voglia sposare ? Ti s ' è accostata , timida e dimessa ; lagrime giù a fontana ... ma mica per ricevere l ' anello nuziale ... levatelo dal capo ! Spendola , caro , spendola giù la borsa ... Gliel ' hai data ? E ora che vuoi da me ! Inutile dire , se me lo credevo ! Povero mondo e chi ci crede ! S ' è messa a studiar pittura , la Vita , e il suo maestro sai chi è ? Costantino Pogliani . Scherzo che passa la parte , diciamo la verità . Se fossi in te , caro mio , lo sfiderei . Hai sentito stamane ? Ordine positivo : non vuole , mi pro - i - bi - sce assolutamente che io la faccia nuda . Eppure lui , per quanto somaro , scultore è , e sa bene che per vestirla bisogna prima farla nuda ... Ma te lo spiego io il fatto com ' è : non vuole che si veda su quel nudo là meraviglioso il volto della sua signorina ... è salito lassù , hai visto ? su tutte le furie , e con due colpi di stecca , taf ! taf ! me l ' ha tutto guastato ... sai dirmi perché , fantaccino mio ? Gli ho gridato : « Lascia ! Te la vesto subito ! Te la vesto ! » . Ma che vestire ! Nuda la vogliono ora ... la Vita nuda , nuda e cruda com ' è , caro mio ! sono tornati al mio primo disegno , al simbolo : via il ritratto ! Tu che ghermisci , bello mio , e lei che non ne vuol sapere ... Ma perché te ne sei andato a caccia ? me lo dici ? LA TOCCATINA I . Col cappellaccio bianco buttato sulla nuca , le cui tese parevano una spera attorno al faccione rosso come una palla di formaggio d ' Olanda , Cristoforo Golisch s ' arrestò in mezzo alla via con le gambe aperte un po ' curve per il peso del corpo gigantesco ; alzò le braccia ; gridò : - Beniamino ! Alto quasi quanto lui , ma secco e tentennante come una canna , gli veniva incontro pian piano , con gli occhi stranamente attoniti nella squallida faccia , un uomo sui cinquant ' anni , appoggiato a un bastone dalla grossa ghiera di gomma . Strascicava a stento la gamba sinistra . - Beniamino ! - ripeté il Golisch ; e questa volta la voce espresse , oltre la sorpresa , il dolore di ritrovare in quello stato , dopo tanti anni , l ' amico . Beniamino Lenzi batté più volte le palpebre : gli occhi gli rimasero attoniti ; vi passò solamente come un velo di pianto , senza però che i lineamenti del volto si scomponessero minimamente . Sotto i baffi già grigi le labbra , un po ' storte , si spiccicarono e lavorarono un pezzo con la lingua annodata a pronunziare qualche parola : - O .... oa ... oa sto meo ... cammìo ... - Ah bravo ... - fece il Golisch , agghiacciato dall ' impressione di non aver più dinanzi un uomo , Beniamino Lenzi , qual egli lo aveva conosciuto ; ma quasi un ragazzo ormai , un povero ragazzo che si dovesse pietosamente ingannare . E gli si mise accanto e si sforzò di camminare col passo di lui . ( Ah , quel piede che non si spiccicava più da terra e strisciava , quasi non potesse sottrarsi a una forza che lo tirava di sotto ! ) Cercando di dissimulare alla meglio la pena , la costernazione strana che a mano a mano lo vinceva nel vedersi accanto quell ' uomo toccato dalla morte , quasi morto per metà e cangiato , cominciò a domandargli dove fosse stato tutto quel tempo , da che s ' era allontanato da Roma ; che avesse fatto ; quando fosse ritornato . Beniamino Lenzi gli rispose con parole smozzicate quasi inintelligibili , che lasciarono il Golisch nel dubbio che le sue domande non fossero state comprese . Solo le palpebre , abbassandosi frequentemente su gli occhi , esprimevano lo stento e la pena , e pareva che volessero far perdere allo sguardo quel teso , duro , strano attonimento . Ma non ci riuscivano . La morte , passando e toccando , aveva fissato così la maschera di quell ' uomo . Egli doveva aspettare con quel volto , con quegli occhi , con quell ' aria di spaurita sospensione , ch ' ella ripassasse e lo ritoccasse un tantino più forte per renderlo immobile del tutto e per sempre . - Che spasso ! - fischiò tra i denti Cristoforo Golisch . E lanciò di qua e di là occhiatacce alla gente che si voltava e si fermava a mirar col volto atteggiato di compassione quel pover uomo accidentato . Una sorda rabbia prese a bollirgli dentro . Come camminava svelta la gente per via ! svelta di collo , svelta di braccia , svelta di gambe ... E lui stesso ! Era padrone , lui , di tutti i suoi movimenti ; e si sentiva così forte ... Strinse un pugno . Perdio ! Sentì come sarebbe stato poderoso a calarlo bene scolpito su la schiena di qualcuno . Ma perché ? Non sapeva ... Lo irritava la gente , lo irritavano in special modo i giovani che si voltavano a guardare il Lenzi . Cavò dalla tasca un grosso fazzoletto di cotone turchino e si asciugò il sudore che gli grondava dal faccione affocato . - Beniamino , dove vai adesso ? Il Lenzi si era fermato , aveva appoggiata la mano illesa a un lampione e pareva lo carezzasse , guardandolo amorosamente . Biascicò : - Da dottoe ... Esecìio de piee . E si provò ad alzare il piede colpito . - Esercizio ? - disse il Golisch . - Ti eserciti il piede ? - Piee , ripeté il Lenzi . - Bravo ! - esclamò di nuovo il Golisch . Gli venne la tentazione d ' afferrargli quel piede , stringerglielo , prendere per le braccia l ' amico e dargli un tremendo scrollone , per scomporlo da quell ' orribile immobilità . Non sapeva , non poteva vederselo davanti , ridotto in quello stato . Eccolo qua , il compagno delle antiche scapataggini , nei begli anni della gioventù e poi nelle ore d ' ozio , ogni sera , scapoli com ' eran rimasti entrambi . Un bel giorno , una nuova via s ' era aperta innanzi all ' amico , il quale s ' era incamminato per essa , svelto anche lui , allora , - oh tanto ! - svelto e animoso . Sissignore ! Lotte , fatiche , speranze ; e poi , tutt ' a un tratto : eccolo qua , com ' era ritornato ... Ah , che buffonata ! che buffonata ! Avrebbe voluto parlargli di tante cose , e non sapeva . Le domande gli s ' affollavano alle labbra e gli morivano assiderate . « Ti ricordi » , avrebbe voluto dirgli , « delle nostre famose scommesse alla Fiaschetteria Toscana ? E di Nadina , ti ricordi ? L ' ho ancora , con me , sai ! Tu me l ' hai appioppata , birbaccione , quando partisti da Roma . Cara figliuola , quanto bene ti voleva ... Ti pensa ancora , sai ? mi parla ancora di te , qualche volta . Andrò a trovarla questa sera stessa e le dirò che t ' ho riveduto , poveretto ... È proprio inutile ch ' io ti domando : tu non ricordi più nulla ; tu forse non mi riconosci più , o mi riconosci appena . » Mentre il Golisch pensava così , con gli occhi gonfi di lacrime , Beniamino Lenzi seguitava a guardare amorosamente il lampione e pian piano con le dita gli levava la polvere . Quel lampione segnava per lui una delle tre tappe della passeggiata giornaliera . Strascinandosi per via , non vedeva nessuno , non pensava a niente ; mentre la vita gli turbinava intorno , agitata da tante passioni , premuta da tante cure , egli tendeva con tutte le forze che gli erano rimaste a quel lampione , prima ; poi , più giù , alla vetrina d ' un bazar , che segnava la seconda tappa ; e qui si tratteneva più a lungo a contemplare con gioja infantile una scimmietta di porcellana sospesa a un ' altalena dai cordoncini di seta rossa . La terza sosta era alla ringhiera del giardinetto in fondo alla via , donde poi si recava alla casa del medico . Nel cortile di quella casa , tra i vasi di fiori e i cassoni d ' aranci , di lauro e di bambù , eran disposti parecchi attrezzi di ginnastica , tra i quali alcune pertiche elastiche , fermate orizzontalmente in cima a certi pali tozzi e solidi ; pertiche da tornitore , dalla cui estremità pendeva una corda , la quale , dato un giro attorno a un rocchetto , scendeva ad annodarsi a una leva di legno , fermata per un capo al suolo da una forcella . Beniamino Lenzi poneva il piede colpito su questa leva e spingeva ; la pertica in alto molleggiava e brandiva , e il rocchetto , sostenuto orizzontalmente da due toppi , girava per via della corda . Ogni giorno , mezz ' ora di questo esercizio . E in capo a pochi mesi , sarebbe guarito . Oh , non c ' era alcun dubbio ! Guarito del tutto ... Dopo aver assistito per un pezzetto a questo grazioso spettacolo , Cristoforo Golisch uscì dal cortile a gran passi , sbuffando come un cavallo , dimenando le braccia , furibondo . Pareva che la morte avesse fatto a lui e non al povero Lenzi lo scherzo di quella toccatina lì , al cervello . N ' era rivoltato . Con gli occhi torvi , i denti serrati , parlava tra sé e gesticolava per via , come un matto . - Ah , sì ? - diceva - Ti tocco e ti lascio ? No , ah , no perdio ! Io non mi riduco in quello stato ! Ti faccio tornare per forza , io ! Mi passeggi accanto e ti diverti a vedere come mi hai conciato ? a vedermi strascicare un piede ? a sentirmi biascicare ? Mi rubi mezzo alfabeto , mi fai dire oa e cao , e ridi ? No , caa ! Vieni qua ! Mi tio una pistoettata , com ' è veo Dio ! Questo spasso io non te lo do ! Mi sparo , m ' ammazzo com ' è vero Dio ! Questo spasso non te lo do . Tutta la sera e poi il giorno appresso e per parecchi giorni di fila non pensò ad altro , non parlò d ' altro , a casa , per via , al caffè , alla fiaschetteria , quasi se ne fosse fatta una fissazione . Domandava a tutti : - Avete veduto Beniamino Lenzi ? E se qualcuno gli rispondeva di no : - Colpito ! Morto per metà ! Rimbambito ... Come non s ' ammazza ? Se io fossi medico , lo ammazzerei ! Per carità di prossimo ... Gli fanno fare il tornio nel cortile ... e lui crede che guarirà ! Beniamino Lenzi , capite ? Beniamino Lenzi che s ' è battuto tre volte in duello , dopo aver fatto con me la campagna del '66 , ragazzotto ... Perdio , e quando mai l ' abbiamo calcolata noi , questa pellaccia ? La vita ha prezzo per quello che ti dà ... Dico bene ? Non ci penserei neanche due volte ... Gli amici , alla fiaschetteria , alla fine non ne poterono più . - M ' ammazzo ... m ' ammazzo ... E ammazzati una buona volta e falla finita ! Cristoforo Golisch si scosse , protese le mani : - No ; io dico , se mai ... II . Circa un mese dopo , mentre desinava con la sorella vedova e il nipote , Cristoforo Golisch improvvisamente stravolse gli occhi , storse la bocca , quasi per uno sbadiglio mancato ; e il capo gli cadde sul petto e la faccia sul piatto . Una toccatina , lieve lieve , anche lui . Perdette lì per lì la parola e mezzo lato del corpo : il destro . Cristoforo Golisch era nato in Italia , da genitori tedeschi ; non era mai stato in Germania , e parlava romanesco , come un romano di Roma . Da un pezzo gli amici gli avevano italianizzato anche il cognome , chiamandolo Golicci , e gl ' intimi anche Golaccia , in considerazione del ventre e del formidabile appetito . Solo con la sorella egli soleva di tanto in tanto scambiare qualche parola in tedesco , perché gli altri non intendessero . Ebbene , riacquistato a stento , in capo a poche ore , l ' uso della parola , Cristoforo Golisch offrì al medico un curioso fenomeno da studiare ; non sapeva più parlare in italiano : parlava tedesco . Aprendo gli occhi insanguati , pieni di paura , contraendo quasi in un mezzo sorriso la sola guancia sinistra e aprendo alquanto la bocca da questo lato , dopo essersi più volte provato a snodar la lingua inceppata , alzò la mano illesa verso il capo e balbettò , rivolto al medico : - Ih ... ihr ... wie ein Faustschlag ... Il medico non comprese , e bisognò che la sorella , mezzo istupidita dall ' improvvisa sciagura , gli facesse da interprete . Era divenuto tedesco a un tratto , Cristoforo Golisch : cioè , un altro ; perché tedesco veramente , lui , non era mai stato . Soffiata via , come niente , dal suo cervello ogni memoria della lingua italiana , anzi tutta quanta l ' italianità sua . Il medico si provò a dare una spiegazione scientifica del fenomeno : dichiarò il male : emiplegia ; prescrisse la cura . Ma la sorella , spaventata , lo chiamò in disparte e gli riferì i propositi violenti manifestati dal fratello pochi giorni innanzi , avendo veduto un amico colpito da quello stesso male . - Ah , signor dottore , da un mese non parlava più d ' altro ; quasi se la fosse sentita pendere sul capo la condanna ! S ' ammazzerà ... Tiene la rivoltella lì , nel cassetto del comodino ... Ho tanta paura ... Il medico sorrise pietosamente . - Non ne abbia , non ne abbia , signora mia ! Gli daremo a intendere che è stato un semplice disturbo digestivo , e vedrà che ... - Ma che , dottore ! - Le assicuro che lo crederà . Del resto , il colpo , per fortuna , non è stato molto grave . Ho fiducia che tra pochi giorni riacquisterà l ' uso degli arti offesi , se non bene del tutto , almeno da potersene servire pian piano ... e , col tempo , chi sa ! Certo è stato per lui un terribile avviso . Bisognerà cangiar vita e tenersi a un regime scrupolosissimo per allontanare quanto più sarà possibile un nuovo assalto del male . La sorella abbassò le palpebre per chiudere e nascondere negli occhi le lagrime . Non fidandosi però dell ' assicurazione del medico , appena questi andò via , concertò col figliuolo e con la serva il modo di portar via , dal cassetto del comodino la rivoltella : lei e la serva si sarebbero accostate alla sponda del letto con la scusa di rialzare un tantino le materasse , e nel frattempo - ma , attento per carità ! - il ragazzo avrebbe aperto il cassetto senza far rumore e ... - attento ! - via , l ' arma . Così fecero . E di questa sua precauzione la sorella si lodò molto , non parendole naturale , di lì a poco , la facilità con cui il fratello accolse la spiegazione del male , suggerita dal medico : disturbo digestivo . - Ja ... ja ... es ist doch ... Da quattro giorni se lo sentiva ingombro lo stomaco . - Unver ... Unverdaulichkeit ... ja ... ja ... Ma possibile , - pensava la sorella , - ch ' egli non avverta la paralisi di mezzo lato del corpo ? possibile c ' egli , già prevenuto dal caso recente del Lenzi , creda che una semplice indigestione possa aver fatto un tale effetto ? Fin dalla prima veglia cominciò a suggerirgli amorosamente , come a un bambino , le parole della lingua dimenticata ; gli domandò perché non parlasse più italiano . Egli la guardò imbalordito . Non s ' era accorto peranche di parlare in tedesco : tutt ' a un tratto gli era venuto di parlar così , né credeva che potesse parlare altrimenti . Si provò tuttavia a ripetere le parole italiane , facendo eco alla sorella . Ma le pronunziava ora con voce cangiata e con accento straniero , proprio come un tedesco che si sforzasse di parlare italiano . Chiamava Giovannino , il nipote , Ciofaio . E il nipote - scimunito ! - ne rideva , come se lo zio lo chiamasse così per ischerzo . Tre giorni dopo , quando alla Fiaschetteria Toscana si seppe del malore improvviso del Golisch , gli amici accorsi a visitarlo poterono avere un saggio pietoso di quella sua nuova lingua . Ma egli non aveva punto coscienza della curiosissima impressione che faceva , parlando a quel modo . Pareva un naufrago che si arrabattasse disperatamente per tenersi a galla , dopo essere stato tuffato e sommerso per un attimo eterno nella vita oscura , a lui ignota , della sua gente . E da quel tutto , ecco , era balzato fuori un altro ; ridivenuto bambino , a quarant ' otto anni , e straniero . E contentissimo era . Sì , perché proprio in quel giorno aveva cominciato a poter muovere appena il braccio e la mano . La gamba no , ancora . Ma sentiva che forse il giorno dopo , con uno sforzo , sarebbe riuscito a muovere anche quella . Ci si provava anche adesso , ci si provava ... e , no eh ? non scorgevano alcun movimento gli amici ? - Tomai ... tomai ... - Ma sì , domani , sicuro ! A uno a uno gli amici , prima d ' andar via - quantunque lo spettacolo offerto dal Golisch non desse più luogo ad alcun timore - stimarono prudente raccomandare alla sorella la sorveglianza . - Da un momento all ' altro , non si sa mai ... Può darsi che la coscienza gli si ridesti , e ... Ciascuno pensava , ora , come già aveva pensato il Golisch , da sano : che l ' unica , cioè , era di finirsi con una pistolettata per non restar così malvivo e sotto la minaccia terribile , inovviabile , d ' un nuovo colpo da un momento all ' altro . Ma loro sì , adesso , lo pensavano : non più il Golisch però . L ' allegrezza del Golisch , invece , quando - una ventina di giorni dopo - sorretto dalla sorella e dal nipote , poté muovere i primi passi per la camera ! Gli occhi , è vero , no , senza uno specchio non se li poteva vedere : attoniti , smarriti , come quelli di Beniamino Lenzi ; ma della gamba sì , perbacco , avrebbe potuto accorgersi bene che la strascicava a stento ... Eppure , che allegrezza ! Si sentiva rinato . Aveva di nuovo tutte le meraviglie d ' un bambino , e anche le lagrime facili , come le hanno i bambini , per ogni nonnulla . Da tutti gli oggetti della camera sentiva venirsi un conforto dolcissimo , familiare , non mai provato prima ; e il pensiero ch ' egli ora poteva andare co ' suoi piedi fino a quegli oggetti , a carezzarli con le mani , lo inteneriva di gioja fino a piangerne . Guardava dall ' uscio gli oggetti delle altre stanze e si struggeva dal desiderio di recarsi a carezzare anche quelli . Sì , via ... pian piano , pian piano , sorretto di qua e di là ... Poi volle fare a meno del braccio del nipote , e girò appoggiato alla sorella soltanto e col bastone nell ' altra mano ; poi , non più sorretto da alcuno , col bastone soltanto ; e finalmente volle dare una gran prova di forza : - Oh ... oh ... guaddae , guaddae ... sea battoe ... - E davvero , tenendo il bastone levato , mosse due o tre passi . Ma dovettero accorrere con una seggiola per farlo subito sedere . Gli era quasi scolata addosso tutta la carne , e pareva l ' ombra di se stesso ; pur non di meno , neanche il minimo dubbio in lui che il suo non fosse stato un disturbo digestivo ; e , sedendo ora di nuovo a tavola con la sorella e il nipote , condannato a bere latte invece di vino , ripeteva per la millesima volta che s ' era preso una bella paura : - Una bea paua ... Se non che , la prima volta che poté uscir di casa , accompagnato dalla sorella , in gran segreto manifestò a questa il desiderio d ' esser condotto alla casa del medico che curava Beniamino Lenzi . Nel cortile di quella casa voleva esercitarsi il piede al tornio anche lui . La sorella lo guardò , sbigottita . Dunque egli sapeva ? - Di ' , vuoi andarci oggi stesso ? - Sì ... sì ... Nel cortile trovarono Beniamino Lenzi , già al tornio , puntuale . - Beiamìo ! - chiamò il Golisch . Beniamino Lenzi non mostrò affatto stupore nel riveder lì l ' amico , conciato come lui : spiccicò le labbra sotto i baffi , contraendo la guancia destra ; biascicò : - Tu pue ? E seguitò a spingere la leva . Due pertiche ora molleggiavano e brandivano , facendo girare i rocchetti con la corda . Il giorno dopo Cristoforo Golisch , non volendo esser da meno del Lenzi che si recava al tornio da solo , rifiutò recisamente la scorta della sorella . Questa , dapprima , ordinò al figliuolo di seguire lo zio a una certa distanza , senza farsi scorgere ; poi , rassicurata , lo lasciò davvero andar solo . E ogni giorno , adesso , alla stess ' ora , i due colpiti si ritrovano per via e proseguono insieme facendo le stesse tappe : al lampione , prima ; poi , più giù , alla vetrina del bazar , a contemplare la scimmietta di porcellana sospesa all ' altalena ; in fine , alla ringhiera del giardinetto . Oggi , intanto , a Cristoforo Golisch è saltata in mente un ' idea curiosa ; ed ecco , la confida al Lenzi . Tutti e due , appoggiati al fido lampione , si guardano negli occhi e si provano a sorridere , contraendo l ' uno la guancia destra , l ' altro la sinistra . Confabulano un pezzo , con quelle loro lingue torpide ; poi il Golisch fa segno col bastone a un vetturino d ' accostarsi . Ajutati da questo , prima l ' uno e poi l ' altro , montano in vettura , e via , alla casa di Nadina in Piazza di Spagna . Nel vedersi innanzi quei due fantasmi ansimanti , che non si reggono in piedi dopo l ' enorme sforzo della salita , la povera Nadina resta sgomenta , a bocca aperta . Non sa se debba piangere o ridere . S ' affretta a sostenerli , li trascina nel salotto , li pone a sedere accanto e si mette a sgridarli aspramente della pazzia commessa , come due ragazzini discoli , sfuggiti alla sorveglianza dell ' ajo . Beniamino Lenzi fa il greppo , e giù a piangere . Il Golisch , invece , con molta serietà , accigliato , le vuole spiegare che si è inteso di farle una bella sorpresa . - Una bea soppea ... ( Bellino ! Come parla adesso , il tedescaccio ! ) - Ma sì , ma sì , grazie ... - dice subito Nadina . - Bravi ! Siete stati bravi davvero tutt ' e due ... e m ' avete fatto un gran piacere ... Io dicevo per voi ... venire fin qua , salire tutta questa scala ... Su , su Beniamino ! Non piangere , caro ... Che cos ' è ? Coraggio , coraggio ! E prende a carezzarlo su le guance , con le belle mani lattee e paffutelle , inanellate . - Che cos ' è : che cos ' è ? Guardami ! ... Tu non volevi venire , è vero ? Ti ha condotto lui , questo discolaccio ! Ma non farò nemmeno una carezza a lui ... Tu sei il mio buon Beniamino , il mio gran giovanottone sei ... Caro ! caro ! ... Suvvia , asciughiamo codeste lagrimucce ... Così ... così ... Guarda qua questa bella turchese : chi me l ' ha regalata ? chi l ' ha regalata a Nadina sua ? Ma questo mio bel vecchiaccio me l ' ha regalata ... Toh , caro ! E gli posa un bacio su la fronte . Poi si alza di scatto e rapidamente con le dita si porta via le lagrime dagli occhi . - Che posso offrirvi ? Cristoforo Golisch , rimasto mortificato e ingrugnato , non vuole accettar nulla ; Beniamino Lenzi accetta un biscottino e lo mangia accostando la bocca alla mano di Nadina che lo tiene tra le dita e finge di non volerglielo dare , scattando con brevi risatine : - No ... no ... no ... Bellini tutt ' e due , adesso , come ridono , come ridono a quello scherzo ... ACQUA AMARA Poca gente , quella mattina , nel parco attorno alle Terme . La stagione balneare era ormai per finire . In due sediletti vicini , in un crocicchio sotto gli alti platani , stavano un giovanotto pallido , anzi giallo , magro da far pietà dentro l ' abito nuovo , chiaro , le cui pieghe , per esser troppo ampio , ancora fresche della stiratura , cascavano tutte a zig - zag , e un omaccione su la cinquantina , con un abituccio di teletta tutto raggrinzito dove la pinguedine enorme non lo stirava fino a farlo scoppiare , e un vecchio panama sformato sul testone raso . Reggevano entrambi per il manico i bicchieri ancor pieni della tepida e greve acqua alcalina presa or ora alla fonte . L ' uomo grasso , quasi intronato ancora dagli strepitosi ronfi che aveva dovuto tirar col naso durante la notte , socchiudeva di tanto in tanto nel faccione da padre abate satollo e pago gli occhi imbambolati dal sonno . Il giovanotto magro , all ' aria frizzante della mattina , sentiva freddo e aveva perfino qualche brivido . Né l ' uno né l ' altro sapevano risolversi a bere e pareva che ciascuno aspettasse dall ' altro l ' esempio . Alla fine , dopo il primo sorso , si guardarono coi volti contratti dalla medesima espressione di nausea . - Il fegato , eh ? - domandò piano , a un tratto , l ' uomo grasso al giovinotto , riscotendosi . - Colichette epatiche , eh ? Lei ha moglie , mi figuro ... - No , perché ? - domandò a sua volta il giovinotto con un penoso raggrinzamento di tutta la faccia , che voleva esser sorriso . - Mi pareva , così all ' aria ... - sospirò l ' altro . - Ma se non ha moglie , stia pur tranquillo : lei guarirà ! Il giovinotto tornò a sorridere come prima . - Lei soffre forse di fegato ? - domandò poi , argutamente . - No , no , niente più moglie , io ! - s ' affrettò a rispondere con serietà l ' uomo grasso . - Soffrivo di fegato ; ma grazie a Dio , mi sono liberato della moglie ; son guarito . Vengo qua , da tredici anni ormai , per atto di gratitudine . Scusi , quand ' è arrivato lei ? - Ieri sera , alle sei , - disse il giovinotto . - Ah , per questo ! - esclamò l ' altro , socchiudendo gli occhi e tentennando il testone . - Se fosse arrivato di mattina , già mi conoscerebbe . - Io ... la conoscerei ? - Ma sì , come mi conoscono tutti , qua . Sono famoso ! Guardi , alla Piazza dell ' Arena , in tutti gli Alberghi , in tutte le Pensioni , al Circolo , al Caffè da Pedoca , in farmacia , da tredici anni a questa parte , stagione per stagione , non si parla che di me . Io lo so e ne godo e ci vengo apposta . Dov ' è sceso lei ? Da Rori ? Bravo . Stia pur sicuro che oggi , a tavola da Rori , le narreranno la mia storia . Ci prendo avanti , se permette , e gliela narro io , filo filo . Così dicendo , si tirò su faticosamente dal suo sedile e andò a quello del giovinotto , che gli fece posto , con la faccetta gialla tutta strizzata per la contentezza . - Prima di tutto , per intenderci , qua mi chiamano Il marito della dottoressa . Cambiè mi chiamo . Di nome , Bernardo . Bernardone , perché sono grosso . Beva . Bevo anch ' io . Bevvero . Fecero una nuova smorfia di disgusto , che vollero cangiar subito in un sorriso , guardandosi teneramente . E Cambiè riprese : - Lei è giovanissimo e patituccio sul serio . Queste confidenze sviscerate che le farò , le potranno servire più di quest ' acquaccia qua , che è amara , ma , in compenso , non giova a nulla , creda pure . Ce la danno a bere , in tutti i sensi , e noi la beviamo perché è cattiva . Se fosse buona ... Ma no , basta : perché lei fa la cura e le conviene aver fiducia . Deve sapere che sentivo dire matrimonio e , con rispetto parlando , mi si rompeva lo stomaco , proprio mi ... mi veniva di ... sissignore . Vedevo un corteo nuziale ? sapevo che un amico andava a nozze ? Lo stesso effetto . Ma che vuole da noi , sciagurati mortali ? Spunta una macchiolina nel sole ? un subisso di cataclismi . Un re si alza con la lingua sporca ? guerre e sterminii senza fine . Un vulcano ci ha il singhiozzo ? terremoti , catastrofi , un ' ecatombe ... A Napoli , al tempo mio , ci scoppiò il colera : quel gran colera di circa vent ' anni fa , di cui lei , se non si ricorda , avrà certo sentito parlare . Mio padre , povero impiegato , con la bella fortuna che lo perseguitava , naturalmente si trovò a Napoli , l ' anno del colera . Io , che avevo già trent ' anni e vi avevo trovato un buon collocamento , avevo preso a pigione un quartierino da scapolo , non molto lontano da casa mia . Stavo in famiglia , e lì tenevo una ragazza che m ' era piovuta come dal cielo . Carlotta . Si chiamava così . Ed era figlia d ' un ... non c ' è niente di male , sa ! professioni , - figlia d ' uno strozzino . Prete spogliato . Era scappata di casa per certi litigi con la madraccia e un fratellino farabutto , che non starò a raccontarle . Pareva bonina , lei ; ed era forse , allora ; ma capirà : amante , poco ci sofisticavo . Scusi , è religioso lei ? Così così . Forse più non che sì . Come me . Mia madre , invece , caro signore , religiosissima . Povera donna , soffriva molto di quella mia relazione per lei peccaminosa . Sapeva che quella ragazza , prima che mia , non era stata d ' altri . Scoppiato il colera , atterrita dalla grande moria e convinta fermamente che dovessimo tutti morire , io sopra tutti , ch ' ero , secondo lei , in peccato mortale , per placare l ' ira divina , pretese da me il sacrifizio che sposassi , almeno in chiesa solamente , quella ragazza . Creda pure che non l ' avrei mai fatto , se Carlotta non fosse stata colpita dal male . Dovevo salvarle l ' anima , almeno : l ' avevo promesso a mia madre . Corsi a chiamare un prete e la sposai . Ma che fu ? mano santa ? miracolo ? Pareva morta , guarì ! Mia madre , per spirito di carità , anzi di sacrifizio , non ostante la tremarella , aveva voluto assistere alla cerimonia , e poi rimanere lì presso al letto della colpita . Sembrava che il colera fosse venuto a Napoli per me , per castigar me dal peccato mortale , e che dovesse passare con la guarigione di Carlotta , tanto impegno , tanto zelo mise mia madre a curarla . Appena l ' ebbe salvata , vedendo che lì , in quel quartierino , mancavano per la convalescente tutti i comodi , volle anche portarsela a casa , non ostante la mia opposizione . Capirà bene che , entrata , Carlotta non ne uscì se non mia sposa legittima di lì a poco , appena cessata la moria . E ribeviamo , caro signore ! Per fortuna , a Carlotta durante l ' epidemia erano morti padre , madre e fratelli . Fortuna e disgrazia , perché , unica superstite della famiglia , ereditò trentotto o quarantamila lire , frutto della nobile professione paterna . Moglie e con la dote , che vide , signor mio ? cambiò da un giorno all ' altro , da così a così . Ora senta . Sarà che io mi trovo in corpo un certo spiritaccio ... come dire ? fi ... filosofesco , che magari a lei potrà sembrare strambo ; ma mi lasci dire . Crede lei che ci siano due soli generi , il maschile e il femminile ? Nossignore . La moglie è un genere a parte ; come il marito , un genere a parte . E , quanto ai generi , la donna , col matrimonio , ci guadagna sempre . Avanza ! Entra cioè a partecipar di tanto del genere mascolino , di quanto l ' uomo , necessariamente , ne scapita molto , creda a me . Se mi venisse la malinconia di comporre una grammatichetta ragionata come dico io , vorrei mettere per regola che si debba dire : il moglie ; e , per conseguenza , la marito . Lei ride ? Ma per la moglie , caro signore , il marito non è più un uomo . Tanto vero , che non si cura più di piacergli . « Con te non c ' è più sugo » , pensa la moglie . « Tu già mi conosci . » Ma pure , se il marito è così dabbenaccio da rinzelarsi , vedendola per esempio a letto come una diavola , coi capelli incartocciati , col viso impiastricciato , e via dicendo : - Ma io lo faccio per te ! - è capace di rispondergli lei . - Per me ? - Sicuro . Per non farti sfigurare . Ti piacerebbe che la gente , vedendoci per via , dicesse : « Oh guarda un po ' che moglie è andata a scegliersi quel pover uomo » ? E il marito , che - gliel ' assicuro - non è più uomo , si sta zitto ; quand ' invece dovrebbe gridare : « Ma me lo dico io da me , cara , che moglie sono andato a scegliermi , nel vederti così , adesso , accanto a me ! Ah , tu mi ti mostri brutta per casa e a letto , perché gli altri poi , per via , possano esclamare : « Oh guarda che bella moglie ha quel pover uomo » ? E mi debbono invidiare per giunta ? Ma grazie , grazie cara , di quest ' invidia per me , che si traduce , naturalmente , in un desiderio di te . Tu vuoi esser desiderata perché io sia invidiato ? Quanto sei buona ! Ma più buono sono io che t ' ho sposata » . E il dialogo potrebbe seguitare . Perché c ' è il caso , sa ? che la moglie abbia anche l ' impudenza incosciente di domandare al marito se , acconciata adesso e parata per uscire a passeggio , gli pare che stia bene . Il marito dovrebbe risponderle : « Ma sai , cara ? i gusti son tanti . A me , come a me , già te l ' ho detto , codesti capelli pettinati così non mi garbano . A chi vuoi piacere ? Bisognerebbe che tu me lo dicessi , per saperti rispondere . A nessuno ? proprio a nessuno ? Ma allora , benedetta te , nessuno per nessuno , cerca di piacere a tuo marito , che almeno è uno ! » Caro signore , a una tale risposta la moglie guarderebbe il marito quasi per compassione , poi farebbe una spallucciata , come a dire : « Ma tu che c ' entri ? » . E avrebbe ragione . Le donne non possono farne a meno : per istinto , vogliono piacere . Han bisogno d ' esser desiderate , le donne . Ora , capirà , un marito non può più desiderar la moglie che ha giorno e notte con sé . Non può desiderarla , intendo com ' ella vorrebbe essere desiderata . Già , come la moglie nel marito non vede più l ' uomo , così l ' uomo nella moglie , a lungo andare , non vede più la donna . L ' uomo , più filosofo per natura , ci passa sopra ; la donna , invece , se ne offende ; e perciò il marito le diventa presto increscioso e spesso insopportabile . Essa deve fare il comodo suo , il marito no . Ma qualunque cosa egli facesse , creda pure , non andrebbe mai bene per lei , perché l ' amore , quel tale amore di cui ella ha bisogno , il marito , solamente perché marito , non può più darglielo . Più che amore è una cert ' aura di ammirazione di cui ella vuol sentirsi avviluppata . Ora vada lei ad ammirarla per la casa coi diavoletti in capo , senza busto , in ciabatte , e oggi , poniamo , col mal di pancia e domani col mal di denti . Quella cert ' aura può spirar fuori , dagli occhi degli uomini che non sanno , e dei quali essa , senza parere , con arte sopraffina , ha voluto e saputo attirare e fermare gli sguardi per inebriarsene deliziosamente . Se è una moglie onesta , questo le basta . Le parlo adesso delle mogli oneste , io , intendiamoci , anzi delle intemerate addirittura . Delle altre non c ' è più sugo a parlarne . Mi consenta un ' altra piccola riflessione . Noi uomini abbiamo preso il vezzo di dire che la donna è un essere incomprensibile . Signor mio , la donna , invece , è tal quale come noi , ma non può né mostrarlo , né dirlo , perché sa , prima di tutto , che la società non glielo consente , recando a colpa a lei quel che invece reputa naturale per l ' uomo ; e poi perché sa che non farebbe piacere agli uomini , se lo mostrasse e lo dicesse . Ecco spiegato l ' enigma . Chi ha avuto come me la disgrazia d ' intoppare in una moglie senza peli sulla lingua , lo sa bene . E diamo ancora una bevutina . Coraggio ! Non era così dapprima Carlotta . Diventò così subito dopo il matrimonio , appena cioè si sentì a posto e s ' accorse ch ' io cominciai naturalmente a vedere in lei non soltanto il piacere , ma anche quella bruttissima cosa che è il dovere . Io dovevo rispettarla , adesso , no ? Era mia moglie ! Ebbene , forse lei non voleva essere rispettata . Chi sa perché , il vedermi diventare di punto in bianco un marito esemplare , le diede terribilmente ai nervi . Cominciò per noi una vita d ' inferno . Lei , sempre ingrugnata , spinosa , irrequieta ; io , paziente , un po ' per paura , un po ' per la coscienza d ' aver commesso la più grossa delle bestialità e di doverne piangere le conseguenze . Le andavo appresso come un cagnolino . E facevo peggio ! Per quanto mi ci scapassi , non riuscivo però a indovinare , che diamine volesse mia moglie . Ma avrei sfidato chiunque a indovinarlo ! Sa che voleva ? Voleva esser nata uomo , mia moglie . E se la pigliava con me perché era nata femmina . - Uomo , - diceva , - e magari cieco d ' un occhio ! Un giorno le domandai : - Ma sentiamo un po ' , che avresti fatto , se fossi nata uomo ? Mi rispose , sbarrando tanto d ' occhi : - Il mascalzone ! - Brava ! - E moglie , niente , sai ! Non l ' avrei presa . - Grazie , cara . - Oh , puoi esserne più che sicuro ! - E ti saresti spassato ? Dunque tu credi che con le donne ci si possa spassare ? Mia moglie mi guardò nel fondo degli occhi . - Lo domandi a me ? - mi disse . - Tu forse non lo sai ? Io non avrei preso moglie anche per non far prigioniera una povera donna . - Ah , - esclamai . - Prigioniera ti senti ? E lei : - Mi sento ? E che sono ? che sono stata sempre , da che vivo ? Io non conosco che te . Quando mai ho goduto io ? - Avresti voluto conoscer altri ? - Ma certo ! ma precisamente come te , che ne hai conosciute tante prima e chi sa quante dopo ! Dunque , signor mio , tenga bene a mente questo : che una donna desidera proprio tal quale come noi . Lei , per modo d ' esempio , vede una bella donna , la segue con gli occhi , se la immagina tutta , e col pensiero la abbraccia , senza dirne nulla , naturalmente , a sua moglie che le cammina accanto ? Nel frattempo , sua moglie vede un bell ' uomo , lo segue con gli occhi , se lo immagina tutto , e col pensiero lo abbraccia , senza dirne nulla a lei , naturalmente . Niente di straordinario in questo ; ma creda pure che non fa punto piacere il supporre questa cosa ovvia e comunissima nella propria moglie , prigioniera col corpo , non con l ' anima . E il corpo stesso ! Dica un po ' : non abbiamo noi uomini la coscienza che , avendo un ' opportunità , non sapremmo affatto resistere ? Ebbene , s ' immagini che è proprio lo stesso per la donna . Cascano , cascano che è un piacere , con la stessa facilità , se loro vien fatto , se trovano cioè un uomo risoluto , di cui si possan fidare . Me l ' ha lasciato intender bene mia moglie , parlando - s ' intende - delle altre . E vengo al caso mio . Naturalmente , dopo un anno di matrimonio , m ' ammalai di fegato . Per sei anni di fila , cure inutili , che fecero strazio del mio povero corpo , ridotto in uno stato da far pietà finanche agli altri ammalati del mio stesso male . Il rimedio dovevo trovarlo qua . Ci venni con mia moglie e , nei primi giorni , alloggiai da Rori , dove ora è lei . Ordinai , appena arrivato , che mi si chiamasse un medico per farmi visitare e prescrivere quanti bicchieri al giorno avrei dovuto bere , o se mi sarebbero convenute più le docce o i bagni d ' acqua sulfurea . Mi si presentò un bel giovane , bruno , alto , aitante della persona , dall ' aria marziale , tutto vestito di nero . Seppi poco dopo che era stato , difatti , nell ' esercito , medico militare , tenente medico ; che a Rovigo aveva contratto una relazione con la figlia d ' un tipografo ; che ne aveva avuto una bambina , e che , costretto a sposare , s ' era dimesso ed era venuto qua in condotta . Otto mesi dopo questo suo grande sacrifizio , gli erano morte quasi contemporaneamente moglie e figliuola . Erano già passati circa tre anni dalla doppia sciagura , ed egli vestiva ancora di nero , come un bellissimo corvo . Faceva furore , capirà , con quel sacrifizio delle dimissioni per amore , così mal ricompensato dalla sorte ; con quelle due disgrazie che gli si leggevano ancora scolpite in tutta la persona , impostata che neanche Carlomagno . Tutte le donne , a lasciarle fare avrebbero voluto consolarlo . Egli lo sapeva e si mostrava sdegnoso . Dunque venne da me ; mi visitò ben bene , palpandomi tutto ; mi ripeté press ' a poco quel che già tant ' altri medici mi avevano detto , e infine mi prescrisse la cura : tre mezzi bicchieri , di questi mezzani , pei primi giorni , poi tre interi , e un giorno bagno , un giorno doccia . Stava per andarsene , quando finse d ' accorgersi della presenza di mia moglie . - Anche la signora ? - domandò , guardandola freddamente . - No , no , - negò subito mia moglie con viso lungo lungo e le sopracciglia sbalzate fino all ' attaccatura dei capelli . - Eppure , permette ? - fece lui . Le si accostò , le sollevò con delicatezza il mento con una mano , e con l ' indice dell ' altra le rovesciò appena una palpebra . - Un po ' anemica , - disse . Mia moglie mi guardò , pallidissima , cose se quella diagnosi a bruciapelo la avesse lì per lì anemizzata . E con un risolino nervoso su le labbra , alzò le spalle , disse : - Ma io non mi sento nulla ... Il medico s ' inchinò , serio : - Meglio così . E andò via con molta dignità . Fosse l ' acqua o il bagno o la doccia , o piuttosto , com ' io credo , la bella aria che si gode qua e la dolcezza della campagna toscana , il fatto è che mi sentii subito meglio ; tanto che decisi di fermarmi per un mese o due ; e , per stare con maggior libertà , presi a pigione un appartamentino presso la Pensione , un po ' più giù , da Coli , che ha un bel poggiolo donde si scopre tutta la vallata coi due laghetti di Chiusi e di Montepulciano . Ma - non so se lei lo ha già supposto - cominciò a sentirsi male mia moglie . Non diceva anemia , perché lo aveva detto il medico ; diceva che si sentiva una certa stanchezza al cuore e come un peso sul petto che le tratteneva io respiro . E allora io , con l ' aria più ingenua che potei : - Vuoi farti visitare anche tu , cara ? Si stizzì fieramente , com ' io prevedevo , e rifiutò . Il male , si capisce , crebbe di giorno in giorno , crebbe quanto più lei s ' ostinò nel rifiuto . Io , duro , non le dissi più nulla . Finché lei stessa , un giorno , non potendone più , mi disse che voleva la visita , ma non di quel medico , no , recisamente no ; dell ' altro medico condotto ( ce n ' erano due , allora ) : dal dr . Berri voleva farsi visitare , ch ' era un vecchiotto ispido , asmatico , quasi cieco , già mezzo giubilato , ora giubilato del tutto , all ' altro mondo . - Ma via ! - esclamai . - Chi chiama più il dottor Berri ? E sarebbe poi uno sgarbo immeritato al dottor Loero , che s ' è dimostrato sempre così premuroso e cortese con noi . Di fatti , ogni giorno , qua alle Terme , vedendomi scendere dalla vettura con mia moglie , il dottor Loero ci si faceva innanzi con quella impostatura altera e compunta ; si congratulava con me della rapida miglioria ; m ' accompagnava alla fonte e poi su e giù per i vialetti del parco , non mancando ai debiti riguardi verso mia moglie , ma curandosi pochissimo , nei primi giorni , di lei , che ne gonfiava , s ' intende , in silenzio . Da una settimana , però , avevano preso a battagliar fra loro su l ' eterna questione degli uomini e delle donne , dell ' uomo che è prepotente , della donna che è vittima , della società che è ingiusta , ecc . ecc . Creda , signor mio , non posso più sentirne parlare , di queste baggianate . In sette anni di matrimonio , fra me e mia moglie non si parlò mai d ' altro . Le confesso tuttavia che in quella settimana gongolai nel sentir ripetere al dottor Loero con molta compostezza le mie stesse argomentazioni , e col pepe e col sale dell ' autorità scientifica . Mia moglie , a me , mi caricava d ' insulti ; col dottor Loero , invece , doveva rodere il freno della convenienza ; ma della bile che non poteva sputare , insaporava ben bene le parole . Speravo , con questo , che il mal di cuore le passasse . Ma che ! Come le ho detto , le crebbe di giorno in giorno . Segno , non le pare ? ch ' ella voleva convincere con altri argomenti l ' avversario . E guardi un po ' che razza di parte tocca talvolta di rappresentare a un povero marito ! Sapevo benissimo ch ' ella voleva esser visitata dal dottor Loero e ch ' era tutta una commedia l ' antipatia che questi le faceva , una commedia la pretesa d ' esser visitata invece da quel vecchio asmatico e rimbecillito , come una commedia era quel suo mal di cuore . Eppure dovetti fingere di credere sul serio a tutt ' e tre le cose e sudare una camicia per indurla a far quello che lei , in fondo , desiderava . Caro signore , quando mia moglie , senza busto - s ' intende - si stese sul letto e lui , il dottore , la guardò negli occhi nel chinarsi per posarle l ' occhio sulla mammella , io la vidi quasi mancare , quasi disfarsi ; le vidi negli occhi e nel volto quel tale turbamento ... quel tale tremore , che ... - lei m ' intende bene . La conoscevo e non potevo sbagliare . Poteva bastare , no ? Una moglie rimane onestissima , illibata , inammendabile , dopo una visita come quella ; visita medica , c ' è poco da dire , sotto gli occhi del marito . E va bene ! Che bisogno c ' era , domando io , di venirmi a cantar sul muso quel che già sapevo dentro di me e avevo visto con gli occhi miei e quasi toccato con mano ? Su , su . Coraggio . Ribeviamo . Ribeviamo . Me ne stavo una sera sul poggiolo a contemplare il magnifico spettacolo dell ' ampia vallata sotto la luna . Mia moglie s ' era già messa a letto . Lei mi vede così grasso e forse non mi suppone capace di commuovermi a uno spettacolo di natura . Ma creda che ho un ' anima piuttosto mingherlina . Un ' animuccia coi capelli biondi ho , e col visino dolce dolce , diafano e affilato e gli occhi color di cielo . Un ' animuccia insomma che pare un ' inglesina , quando , nel silenzio , nella solitudine , s ' affaccia alle finestre di questi miei occhiacci di bue , e s ' intenerisce alla vista della luna e allo scampanellio che fanno i grilli sparsi per la campagna . Gli uomini , di giorno , nelle città , e i grilli non si danno requie la notte nelle campagne . Bella professione , quella del grillo ! - Che fai ? - Canto . - E perché canti ? Non lo sa nemmeno lui . Canta . E tutte le stelle tremano nel cielo . Lei le guarda . Bella professione , anche quella delle stelle ! Che stanno a farci lassù ? Niente . Guardano anche loro nel vuoto e par che n ' abbiano un brivido continuo . E sapesse quanto mi piace il gufo che , in mezzo a tanta dolcezza , si mette a singhiozzare da lontano , angosciato . Ci piange lui , dalla dolcezza . Basta . Guardavo commosso , come le ho detto , quello spettacolo , ma già sentivo un po ' di fresco ( eran passate le undici ) e stavo per ritirarmi : quando udii picchiar forte e a lungo all ' uscio di strada . Chi poteva essere a quell ' ora ? Il dottor Loero . In uno stato , signor mio , da far compassione finanche alle pietre . Ubriaco fradicio . Erano venuti da Firenze , da Perugia e da Roma cinque o sei medici , per la cura dell ' acqua , ed egli , col farmacista , aveva pensato bene di dare una cena ai colleghi , nell ' Ospedaletto della Croce Verde , dietro la Collegiata , lì vicino a Rori . Allegra , come lei può immaginare , una cenetta all ' ospedale ! E altro che cura d ' acqua ! s ' erano ubriacati tutti come tanti ... non diciamo majali , perché i majali , poveracci , non hanno veramente quest ' abitudine . Che idea gli era balenata , nel vino , di venire a inquietar me , ch ' ero quella sera , come le ho detto , tutto chiaro di luna ? Barcollava , e dovetti sorreggerlo fino al poggiolo . Lì m ' abbracciò stretto stretto e mi disse che mi voleva bene , un bene da fratello , e che tutta la sera aveva parlato di me coi colleghi , del mio fegato e del mio stomaco rovinati , che gli stavano a cuore , tanto a cuore che , passando innanzi alla mia porta , non aveva voluto trascurare di farmi una visitina , temendo che il giorno appresso non sarebbe potuto andare alle Terme , perché - non si sarebbe detto , veh ! - ma aveva proprio bevuto un pochino . Io a ringraziarlo , si figuri , e a esortarlo ad andarsene a casa , ché era già tardi ... Niente ! Volle una seggiola per mettersi a sedere sul poggiolo , e cominciò a parlarmi di mia moglie , che gli piaceva tanto , e voleva che andassi a destarla , perché con lui ci stava , la signora Carlottina , oh se ci stava ! e come ! Bella puledra ombrosa , che sparava calci per amore , per farsi carezzare ... E via di questo passo , sghignazzando e tentando con gli occhi , che gli si chiudevano soli , certi furbeschi ammiccamenti . Mi dica lei che potevo fargli in quello stato . Schiaffeggiare un ubriaco che non si reggeva in piedi ? Mia moglie , che s ' era svegliata , me lo gridò rabbiosamente tre o quattro volte dal letto . Anche a me la volontà di schiaffeggiarlo era scesa alle mani : ma chi sa che impressione avrebbe fatto uno schiaffo a qual povero giovine che , nella beata incoscienza del vino , aveva perduto ogni nozione sociale civile e gridava in faccia la verità allegramente . Lo afferrai e lo tirai su dalla seggiola : una certa scrollatina non potei far a meno di dargliela , ma fu lì lì per cascare e dovetti aver cura del suo stato fino alla porta ; là ... sì , gli diedi un piccolo spintone e lo mandai a ruzzolare per la strada . Quando entrai in camera da letto , trovai mia moglie con un diavolo per capello : frenetica addirittura . S ' era levata da letto . Mi assaltò di ingiurie sanguinose ; mi disse che se fossi stato un altro uomo , avrei dovuto pestarmi sotto i piedi quel mascalzone e poi buttarlo dal poggiolo ; che ero un uomo di cartapesta , senza sangue nelle vene , senza rossore in faccia , incapace di difendere la rispettabilità della moglie , e capacissimo invece di far tanto di cappello al primo venuto che ... Non la lasciai finire ; levai una mano ; le gridai che badasse bene : lo schiaffo che avrei dovuto dare a colui , se non fosse stato ubriaco , l ' avrei appioppato a lei , se non taceva . Non tacque , si figuri ! Dal furore passò al dileggio . Ma sicuro che m ' era facilissimo fare il gradasso con lei , schiaffeggiare una donna , dopo aver accolto e accompagnato coi debiti riguardi fino ala porta uno che era venuto a insultarmi fino a casa . Ma perché , perché non ero andata a destarla subito ? Anzi perché non glielo avevo introdotto in camera e pregato di mettersi a letto con lei ? - Tu lo sfiderai ! - mi gridò in fine , fuori di sé . - Tu lo sfiderai domani , e guaj a te se non lo fai ! A sentirsi dire certe cose da una donna , qualunque uomo si ribella . M ' ero già spogliato e messo a letto . Le dissi che la smettesse una buona volta e mi lasciasse dormire in pace : non avrei sfidato nessuno , anche per non dare a lei questa soddisfazione . Ma durante la notte , tra me e me , ci pensai molto . Non sapevo e non so di cavalleria , se un gentiluomo debba raccoglier l ' insulto e la provocazione di un ubriaco che non sa quel che si dica . La mattina dopo , ero sul punto di recarmi a prender consiglio da un maggiore in ritiro che avevo conosciuto alle Terme , quando questo stesso maggiore , in compagnia di un altro signore del paese , venne a chiedermi lui soddisfazione a nome del dottor Loero . Già ! per il modo come lo avevo messo alla porta la sera precedente . Pare che , al mio spintone , cadendo , si fosse ferito al naso . - Ma se era ubriaco ! - gridai a quei signori . Tanto peggio per me . Dovevo usargli un certo riguardo . Io , capisce ? E per miracolo mia moglie non mi aveva mangiato , perché non lo avevo buttato giù dal poggiolo ! Basta . Voglio andar per le leste . Accettai la sfida ; ma mia moglie mi sghignò sul muso e , senza por tempo di mezzo , cominciò a preparar le sue robe . Voleva partir subito ; andarsene , senza aspettar l ' esito del duello , che pure sapeva a condizioni gravissime . Da che ero in ballo , volevo ballare . Le impose lui , le condizioni : alla pistola . Benissimo ! Ma io pretesi allora , che si facesse a quindici passi . E scrissi una lettera , alla vigilia , che mi fa crepar dalle risa ogni qual volta la rileggo . Lei non può figurarsi che sorta di scempiaggini vengano in mente a un pover uomo in siffatti frangenti . Non avevo mai maneggiato armi . Le giuro che , istintivamente , chiudevo gli occhi , sparando . Il duello si fece su alla Faggeta . I due primi colpi andarono a vuoto ; al terzo ... no , il terzo andò pure a vuoto ; fu il quarto ; al quarto colpo - veda un po ' che testa dura , quella del dottore ! - la palla ci vide per me e andò a bollarlo in fronte , ma non gl ' intaccò l ' osso , gli strisciò sotto la cute capelluta e gli riuscì di dietro , dalla nuca . Lì per lì parve morto . Accorremmo tutti ; anch ' io ; ma uno dei miei padrini mi consigliò d ' allontanarmi , di salire in vettura e scappare per la via di Chiusi . Scappai . Il giorno dopo venni a sapere di che si trattava ; e un ' altra cosa venni a sapere , che mi riempì di gioja e di rammarico a un tempo : di gioja per me , di rammarico per il mio avversario , il quale , dopo una palla in fronte , pover uomo , non se la meritava davvero . Riaprendo gli occhi , nell ' Ospedaletto della Croce Verde , il dottor Loero si vide innanzi un bellissimo spettacolo : mia moglie , accorsa al suo capezzale per assisterlo ! Della ferita guarì in una quindicina di giorni : di mia moglie , caro signore , non è più guarito . Vogliamo andare per il secondo bicchiere ? PALLINO E MIMÌ Si chiamò prima Pallino perché , quando nacque , pareva una palla . Di tutta la figliata , che fu di sei , si salvò lui solo , grazie alle preghiere insistenti e alla tenera protezione dei ragazzi . Babbo Colombo , come non poteva andare a caccia , ch ' era stata la sua passione , non voleva più neanche cani per casa , e tutti , tutti morti li voleva quei cuccioli là . Così pure fosse morta la Vespina loro madre , che gli ricordava le belle cacciate degli altri anni , quand ' egli non soffriva ancora dei maledetti reumi , dell ' artride , che - eccolo là - lo avevano torto come un uncino ! A Chianciano , già il vento ci dava anche nei mesi caldi : certe libecciate che investivano e scotevan le case da schiantarle e portarsele via . Figurarsi d ' inverno ! E dunque tutti in cucina , stretti accovacciati da mane a sera nel canto del foco , sotto la cappa , senza cacciar fuori la punta del naso , neanche per andare a messa la domenica . Giusto , la Collegiata era lì dirimpetto a due passi . Quasi quasi la messa si poteva vederla dai vetri della finestra di cucina . Nelle altre camere della casa non ci s ' andava se non per ficcarsi a letto , la sera di buon ' ora . Ma babbo Colombo ci faceva anche di giorno una capatina di tanto in tanto , curvo , con le gambe fasciate , spasimando a ogni passo , per andar a vedere dal balcone della sala da pranzo tutta la Val di Chiana che si scopriva di là e il suo bel podere di Caggiolo . E Vespina , a farglielo apposta , gravida , così che poteva appena spiccicar le piote da terra , lo seguiva lemme lemme , per accrescergli il rimpianto della campagna lontana , il dispetto di vedersi ridotto in quello stato . Maledetta ! E ora gli faceva i figliuoli , per giunta . Ma glielo avrebbe accomodati lui ! Oh , senza farli penare , beninteso . Li avrebbe presi per la coda e là , avrebbe loro sbatacchiata la testa in una pietra . I ragazzi , la Delmina , Ezio , Igino , la Norina , nel vedergli far l ' atto , gridavano : - No , babbo ! piccinini ! Sicché , quando i cuccioli vennero alla luce , ne vollero salvare almeno uno , quello che sembrò loro il più carino , sottraendolo e nascondendolo . Ottenuta la grazia , andarono per veder Pallino , e sissignori , gli mancava la coda ! Parve loro un tradimento , e si guardarono tutt ' e quattro negli occhi : - Madonna ! Senza coda ! E come si fa ? Appiccicargliene una finta non si poteva , né fare che il babbo non se n ' accorgesse . Ma ormai la grazia era concessa , e Pallino fu tenuto in casa , per quanto già la tenerezza dei padroncini , a causa di quel ridicolo difetto , fosse venuta a mancare . Per giunta anche si fece di giorno in giorno più brutto . Ma non ne sapeva nulla lui , bestiolino ! Senza coda era nato , e pareva ne facesse a meno volentieri ; pareva anzi non sospettasse minimamente che gli mancava qualche cosa . E voleva ruzzare . Ora , farà pena un bimbo nato male , zoppetto o gobbino , a vederlo ridere e scherzare , ignaro della sua disgrazia ; ma una brutta bestiola non ne fa , e se ruzza e disturba , non si ha sofferenza per lei ; le si dà un calcio , là e addio . Pallino , distratto dai suoi giuochi furibondi con un gomitolo o con qualche pantofola da una pedata che lo mandava a ruzzolare da un capo all ' altro della cucina , si levava lesto lesto su le due zampette davanti , le orecchie dritte , la testa da un lato , e stava un pezzo a guardare . Non guaiva né protestava . Pareva che a poco a poco si capacitasse che i cani debbano esser trattati così , che questa fosse una condizione inerente alla sua esistenza canina e che non ci fosse perciò da aversene a male . Gli ci vollero però circa tre mesi per capire ben bene che al padrone non piaceva che le pantofole gli fossero rosicchiate . Allora imparò anche a cansar le pedate : appena babbo Colombo alzava il piede , lasciava la preda e andava a cacciarsi sotto il letto . Lì riparato , imparò un ' altra cosa : quanto , cioè , gli uomini siano cattivi . Si sentì chiamare amorevolmente , invitare a venir fuori col frullo delle dita : - Qua , Pallino ! Caro ! caro ! qua , piccinino ! S ' aspettava carezze , s ' aspettava il perdono , ma , appena ghermito per la cuticagna , botte da levare il pelo . Ah sì ? E allora , anche lui si buttò alle cattive : rubò , stracciò , insudiciò , arrivò finanche a morsicare . Ma ci guadagnò questo , che fu messo alla porta ; e , siccome nessuno intercedette per lui , andò randagio e mendico per il paese . Finché non se lo tolse in bottega Fanfulla Mochi , macellajo , a cui era morto in quei giorni il cagnolino . Fanfulla Mochi era un bel tipo . Amava le bestie , e gli toccava ammazzarle ; non poteva soffrire gli uomini e gli toccava servirli e rispettarli . Avrebbe tenuto in cuor suo dalla parte dei poveri ; ma , da macellajo , non poteva , perché la carne ai poveri , si sa , riesce indigesta . Doveva servire i signori che non avevano voluto averlo dalla loro . Sicuro ! Perché era nato signore , lui , almeno per metà ! Lo desumeva dal fatto che , uscito a sedici anni da un nobile ospizio in cui era stato accolto fin dalla nascita , gli eran venuti , non sapeva né donde , né come , né perché , sei mila lire , residuo d ' un rimborso liquidato in contanti . Lo avevan messo garzone in una macelleria ; e da che c ' era , con quella sommetta , aveva seguitato a fare il macellajo per conto suo . Ma il sanguaccio del gran signore se lo sentiva nelle vene torpide , nelle piote gottose , e un cotal fluido pazzesco gli circolava per il corpo , che ora gli dava una noja cupa e amara , ora lo spingeva a certi atti ... Per esempio : tre anni fa , radendosi la barba e vedendosi allo specchio più brutto del solito , già invecchiato , infermiccio , s ' era lasciata andare una bella rasojata alla gola , tirata coscienziosamente a regola d ' arte . Condotto mezzo morto all ' ospedaletto , aveva rassicurato la gente che gli correva dietro spaventata : - Non è niente , non è niente : un ' incicciatina ! Per prima cosa , Fanfulla Mochi ribattezzò Pallino : gli impose il nome di Bistecchino ; poi lo portò alla finestra e gli disse : - Vedi là , Bistecchino , il mio bel Monte Amiata ! Grosse le scarpe , ma tu sapessi che cervelli fini ci si fa ! Bastardi , ma fini . Se tu vuoi stare con me , dev ' essere un patto che tu diventi un canino saggio e per bene . T ' adotterò io , non temere : acculati qua ! Se fossi porco , Bistecchino , mangeresti tu ? Io no . Il porco crede di mangiare per sé e ingrassa per gli altri . Non è punto bella la sorte del porco . Ah - io direi - m ' allevate per questo ? Ringrazio , signori . Mangiatemi magro . Pallino a questo punto sternutì due o tre volte , come in segno d ' approvazione . Fanfulla ne fu molto contento , e seguitò a conversare a lungo con lui , ogni giorno ; e quello ad ascoltare serio serio , finché , prima una zampa ad annaspare , poi levava la testa e spalancava la bocca a uno sbadiglio seguito da un variato mugolio , per far intendere al padrone che bastava . Fosse per la triste esperienza fatta in casa di babbo Colombo , per via della coda che gli mancava , fosse per gli ammaestramenti di Fanfulla , fatto sta ed è che Pallino divenne un cane di carattere , un cane che si faceva notare , non solamente perché scodato , ma anche per il suo particolar modo di condursi tra le bestie sue pari e le superiori . Era un cane serio , che non dava confidenza a nessuno . Se qualche suo simile gli veniva dietro o incontro , esso lo puntava raccolto in sé , fermo su le quattro zampe , come per dirgli : - « Chi ti cerca ? Lasciami andare ! » E questo faceva , non certo per paura , sì per profondo disprezzo di cani del suo paese , tanto maschi che femmine . Pareva almeno così , perché d ' estate quando a Chianciano venivano per la cura dell ' acqua i villeggianti in gran numero coi loro cagnolini , e le loro cagnoline , Pallino cangiava di punto in bianco , diventava socievole , chiassone , proprio un altro ; tutto il giorno in giro da questa a quella Pensione , a lasciare a suo modo , alzando un ' anca , biglietti da visita , il benvenuto ai cani forestieri , agli ospiti , che poi accompagnava da per tutto e , al bisogno , difendeva con feroce zelo dalle aggressioni dei paesani . Scodinzolare non poteva per salutarli , e si dimenava tutto , si storcignava , si buttava finanche a terra per invitarli a ruzzare . E i cagnolini forestieri gliene sapevano grado . In città , uscivano incatenati e con la museruola ; qua invece , liberi e sciolti , perché i padroni eran sicuri di non perderli e di non incorrere in multe . Quei cagnolini , insomma , facevano la villeggiatura anche loro e Pallino era il loro spasso . Se qualche giorno tardava , essi , in tre , in quattro , si presentavano innanzi alla bottega di Fanfulla per reclamarlo . - Bistechino , abbi senno ! - gli diceva Fanfulla , minacciandolo col dito . - Codesti cani signorini non sono per te . Tu cane di strada sei , proletario rinnegato ! Non mi piace che tu faccia così da buffone ai cani de ' signori . Ma Pallino non gli dava retta , non gli dava retta , non gliene poteva dare , segnatamente quell ' anno , perché tra quei cani signorini che venivano a stuzzicarlo in bottega , c ' era un amor di canina , piccola quanto un pugno , un batuffoletto bianco arruffato , che non si sapeva dove avesse le zampe , dove le orecchie ; letichina di prima forza , che mordeva però per davvero qualche volta . Certi morsichetti , che ardevano e lasciavano il segno per più d ' un giorno ! Ma Pallino se li pigliava tanto volentieri . Quella cosina bianca gli guizzava , abbajando , di tra i piedi , per assaltarlo di qua e di là . Fermo per farle piacere , esso la seguiva con gli occhi in quelle mossette aggraziate ; poi , quasi temendo che si straccasse e affiochisse dal troppo abbajare ( donde la cavava quella voce più grossa di lei ? ) si sdrajava a terra , a pancia all ' aria , e aspettava che essa , dopo essersi fogata per finta , tornasse indietro con la stessa furia e gli saltasse addosso ; la abbracciava e si lasciava mordere beatamente il muso e le orecchie . Se n ' era proprio innamorato insomma ; e , così rozzo e senza coda , povero Pallino , ne ' suoi vezzi smorfiosi a qual niente fatto di peli , era d ' una ridicolaggine compassionevole . La canina si chiamava Mimì e alloggiava con la padrona alla Pensione Ronchi . La padrona era una signorina americana , ormai un po ' attempatella , da parecchi anni dimorante in Italia - in cerca d ' un marito , dicevano le male lingue . Perché non lo trovava ? Brutta non era : alta di statura , svelta e anche formosa ; begli occhi , bei capelli , labbra un po ' tumide , accese , e in tutto il corpo e nel volto un ' aria di nobiltà e una certa grazia malinconica . E poi miss Galley vestiva con ricca e linda semplicità e portava enormi cappelli ondeggianti di lunghi e tenui veli , che le stavano a meraviglia . Corteggiatori , non gliene mancavano : ne aveva anzi sempre attorno due o tre alla volta , e tutti dapprima , sapendola americana , animati dai più serii propositi ; ma poi ... eh poi , discorrendo , tastando il terreno ... Ecco : povera no , e si vedeva dal modo come viveva ; ma ricca miss Galley non era neppure . E allora ... allora perché era americana ? Senza una buona dote , tanto valeva sposare una signorina paesana . E tutti i corteggiatori si ritiravano pulitamente in buon ordine . Miss Galley se ne rodeva e sfogava il rodio segreto in furiose carezza alla sua piccola , cara , fedele Mimì . Ma fossero state carezze soltanto ! La voleva zitella miss Galley , sempre zitella , zitella come lei la sua piccola , cara , fedele Mimì . Oh avrebbe saputo guadarla lei dalle insidie dei maschiacci ! Guaj , guaj se un canino le si accostava . Subito miss Galley se la toglieva in braccio ; ed eran busse , se Mimì , che aveva già cinque anni e non sapeva capacitarsi per qual ragione , rimanendo zitella la padrona , dovesse rimaner zitella anche lei , si ribellava ; busse se agitava le zampette per springare a terra , busse se allungava il collo o cacciava il musetto sotto il braccio della sua tiranna per vedere se il canino innamorato la seguisse tuttavia . Per fortuna , questa crudele sorveglianza si faceva men rigorosa ogni qual volta un nuovo corteggiatore veniva a rinvedir le speranze di miss Galley . Se Mimì avesse potuto ragionare e riflettere , dalla maggiore o minore libertà di cui godeva , avrebbe potuto argomentare di quanta speranza la nuova avventura desse alimento al cuore inesausto della sua padrona , uccellino dal becco sempre aperto . Ora , quell ' estate , a Chianciano , Mimì era bellissima . C ' era , difatti , alla Pensione Ronchi , un signore , un bell ' uomo d ' oltre quarant ' anni , molto bruno , precocemente canuto , ma coi baffi ancor neri ( forse un po ' troppo ) , elegantissimo , il quale , venuto a Chianciano pei quindici giorni della cura , vi si tratteneva da oltre un mese e non accennava ancora d ' andarsene , per quanto all ' arrivo , avesse dichiarato d ' avere a Roma urgentissimi affari , a cui s ' era sottratto a stento e non senza grave rischio . Di che genere fossero questi affari , non lo diceva ; aveva molto viaggiato e mostrava di conoscer bene Londra e Parigi e d ' aver molte aderenze nel mondo giornalistico romano . Sul registro della Pensione s ' era firmato : Comm . Basilio Gori . Fin dal primo giorno s ' era messo a parlare in inglese , a lungo , con miss Galley . Ora l ' uno e l ' altra ogni mattina uscivano dalla Pensione per tempissimo e si recavano a piedi , per il lungo stradale alberato , alle Terme dell ' Acqua Santa . Miss Galley non beveva : diceva d ' esser venuta a Chianciano solo per cambiamento d ' aria . Beveva lui . Passeggiavano accanto , loro due soli , pe ' vialetti del prato in pendio sotto gli alti platani , bersagliati dalla maligna curiosità di tutti gli altri bagnanti . A lui questa maligna curiosità pareva non dispiacesse punto ; e se due o tre si fermavano apposta per godere davvicino e con una certa impertinenza di quello spettacolo d ' amor peripatetico , egli volgeva loro uno sguardo freddo , sprezzante , ma con un ' aria di vanità soddisfatta ; ella , invece , abbassava gli occhi , per levarli poco dopo in volto a lui , a ricevere il compenso di quella tenera , istintiva gratitudine che ogni uomo prova per la donna che , sacrificando un po ' del suo pudore , dimostra di voler piacere a uno solo , sfidando la malignità degli altri . Mimì li seguiva , e spesso provocava le risa di quanti stavano a osservar la coppia innamorata , perché di tratto in tratto addentava di dietro la veste della padrona e gliela tirava , gliela scoteva , squassando rabbiosamente la testina , come se volesse richiamarla a sé , arrestarla . Miss Galley , assalita dalla stizza , strappava la veste dai denti della cagnolina e la mandava a ruzzolar lontano su l ' erbetta del prato . Ma , poco dopo , Mimì ritornava all ' assalto , non già perché le premesse la buona reputazione della padrona , ma perché a girar lì per quei pratelli scoscesi s ' annojava maledettamente e voleva ritornare in paese ove si sapeva aspettata dal suo Pallino . Tira e tira , raggiunse finalmente l ' intento . Miss Galley la lasciò , con molti avvertimenti , alla Pensione , adducendo in iscusa che temeva si stancasse troppo , la povera bestiolina . Difatti miss Galley e il commendator Gori , dopo aver girato per più di un ' ora pei viali dell ' Acqua Santa , ritornavano , sempre a piedi , al paese , ma per riprender poco dopo a vagabondare o su per la strada di Montepulciano , o giù per quella che conduce alla stazione , o salivano al poggio dei Cappuccini , e non rientravano alla Pensione se non all ' ora di pranzo . E , via facendo , ella con l ' ombrellino rosso riparava anche lui dai raggi del sole , e tutti e due andavano mollemente quasi avviluppati in una tenerezza deliziosa , assaporando l ' ebrietà squisita delle carezze rattenute , dei contatti fuggevoli delle mani , dei lunghi sguardi appassionati , in cui le anime si allacciano , si stringono fino a spasimar di voluttà . Intanto i vetturini , che non li potevano soffrire perché li vedevano andar sempre a piedi , si facevano venir la tosse ogni qual volta li incontravano per la strada , e quella tosse faceva ridere i signori che traballavano nelle vetturette sgangherate . A Chianciano ormai non si parlava d ' altro ; in tutte le Pensioni , al Circolo , al Caffè , in farmacia , al Giuoco del Pallone , all ' Arena , miss Galley e il commendator Gori facevano da mane a sera le spese della conversazione . Chi li aveva incontrati qua e chi là , e lui era messo così e lei era messa cosà ... Quelli che , finita la cura , partivano , ragguagliavano i nuovi arrivati , e dopo quattro o cinque giorni domandavano ancora , da lontano , nelle cartoline illustrate , notizie della coppia felice . Tutt ' a un tratto ( si era ormai ai primi di settembre ) si sparse per Chianciano la notizia che il commendator Gori partiva per Roma all ' improvviso , lui solo . I commenti furono infiniti e grandissimo lo stupore . Che era accaduto ? Alcuni dicevano che miss Galley aveva saputo che egli era ammogliato e diviso dalla moglie ; altri , che il Gori , essendo d ' un balzo in principio salito ai sette cieli , aveva avuto bisogno di tutto quel tempo per calare con garbo a ghermir la preda , la quale , alla stretta , gli s ' era scoperta magra e spennata ; altri poi volevano sostenere che non c ' era rottura ; che miss Galley avrebbe raggiunto a Roma il fidanzato , e altri infine , che il Gori sarebbe ritornato a Chianciano fra pochi giorni per ripartire quindi con la sposa per Firenze . Ma quelli della Pensione Ronchi assicuravano che l ' avventura era proprio finita , tanto vero che miss Galley non era scesa quel giorno in sala a desinare e che il Gori s ' era mostrato a tavola molto turbato . Tutti questi discorsi s ' intrecciavano nella piazza del Giuoco del Pallone , ove l ' intera colonia bagnante e molti del paese eran convenuti per assistere alla partenza del Gori . Quando la vettura uscì dalla porta del paese , tutti si fecero alla spalletta della piazza . Il Gori , in vettura , leggeva tranquillamente il giornale . Passando sotto la piazza , levò gli occhi , come per godere , lui attore , dello spettacolo di tanti spettatori . Ma , all ' improvviso , dietro la piccola Arena che sorge in mezzo alla piazza si levò un furibondo abbaio d ' una frotta di cani azzuffati , aggrovigliati in una mischia feroce . Tutti si voltarono a guardare , alcuni ritraendosi per paura , altri accorrendo coi bastoni levati . In mezzo a quel groviglio c ' era Pallino con la sua Mimì , Pallino e Mimì che , tra l ' invidia e la gelosia terribile dei loro compagni , erano riusciti finalmente a celebrar le loro nozze . Le signore torcevano il viso , gli uomini sghignazzavan , quando , preceduta da una frotta di monellacci , si precipitò nella piazza miss Galley , come una furia , scapigliata dal vento e dalla corsa , col cappello in mano e gli occhi gonfi e rossi di pianto . - Mimì ! Mimì ! Mimì ! Alla vista dell ' orribile scempio , levò le braccia , allibita , poi si coprì il volto con le mani , volse le spalle e risalì in paese con la stessa furia con la quale era venuta . Rientrata alla Pensione come una bufera , s ' avventò contro il Ronchi , contro i camerieri , con le dita artigliate , quasi volesse sbranarli ; si contenne a stento , strozzata dalla rabbia , arrangolata , senza potere articolar parola . Già dianzi aveva perduto la voce , strillando , nell ' accorgersi ( dopo tanti giorni ! ) che Mimì non era sorvegliata , che Mimì non er in casa e non si sapeva dove fosse . Salì nella sua camera , afferrò , ammassò tutte le sue robe nel baule , nelle valige , ordinò una vettura a due cavalli , che la conducesse subito subito alla stazione di Chiusi , perché non voleva trattenersi più a lungo a Chianciano , neanche un ' ora , neanche un minuto . Sul punto di partire , da quegli stessi monellacci che erano corsi con lei in cerca della cagnolina , ansanti , esultanti per la speranza d ' una buona mancia , le fu presentata la povera Mimì , più morta che viva . Ma miss Galley , contraffatta dall ' ira , con un violentissimo scatto la respinse , storcendo la faccia . Mimì , all ' urto furioso , cadde a terra , batté il musetto e , con acuti guaiti , corse ranca ranca a ficcarsi sotto un divano alto appena tre dita dal suolo , mentre la padrona inviperita montava sul legno e gridava al vetturino : - Via ! Il Ronchi , i camerieri , i bagnanti rientrati di corsa alla Pensione , restarono un pezzo a guardarsi tra loro , sbalorditi ; poi ebbero pietà della povera cagnolina abbandonata ; ma , per quanto la chiamassero e la invitassero coi modi più affettuosi , non ci fu verso di farla uscire da quel nascondiglio . Bisognò che il Ronchi , ajutato da un cameriere , sollevasse e scostasse il divano . Ma allora Mimì s ' avventò alla porta come una freccia e prese la fuga . I monelli le corsero dietro , girarono tutto il paese , per ogni verso , arrivarono fin presso la stazione : non la poterono rintracciare . Il Ronchi , che aveva avuto per lei tante noje , scrollò le spalle , esclamando : - O vada a farsi benedire ! Dopo cinque o sei giorni , verso sera , Mimì , sudicia , scarduffata , famelica , irriconoscibile , fu rivista per le vie di Chianciano , sotto la pioggia lenta , che segnava la fine della stagione . Gli ultimi bagnanti partivano : in capo a una settimana , il paesello , annidato su l ' alto colle ventoso , avrebbe ripreso il fosco aspetto invernale . - To ' , la cagnetta della signorina ! - disse qualcuno , vedendola passare . Ma nessuno si mosse a prenderla , nessuno la chiamò . E Mimì seguitò a vagare , sotto la pioggia . Era già stata alla Pensione Ronchi , ma l ' aveva trovata chiusa , perché il proprietario s ' era affrettato di andare in campagna per la vendemmia . Di tratto in tratto s ' arrestava a guardare con gli occhietti cisposi tra i peli , come se non sapesse ancora comprendere come mai nessuno avesse pietà di lei così piccola , di lei così carezzata prima e curata : come mai nessuno la prendesse per riportarla alla padrona , che l ' aveva perduta , alla padrona , che essa aveva cercato invano per tanto tempo e cercava ancora . Aveva fame , era stanca , tremava di freddo , non sapeva più dove andare , dove rifugiarsi . Nei primi giorni , qualcuno , nel vedersi seguito da lei , si chinò a lisciarla , a commiserarla ; ma poi , seccato di trovarsela sempre alle calcagna , la cacciò sgarbatamente . Era gravida . Pareva quasi impossibile : una coserellina così , che non pareva nemmeno : gravida ! E la scostavano col piede . Fanfulla Mochi , dalla soglia della bottega , vedendola trotterellar per via , sperduta , un giorno la chiamò ; le diede da mangiare ; e siccome la povera bestiola , ormai avvezza a vedersi scacciata da tutti , se ne stava con la schiena arcuata , per paura , come in attesa di qualche calcio , la lisciò , la carezzò , per rassicurarla . La povera Mimì , quantunque affamata , lasciò di mangiare per leccar la mano del benefattore . Allora Fanfulla chiamò Pallino , che dormiva nella cuccia sotto il banco : - Cane , figlio di cane , brutto libertino scodato , guarda qua la tua sposa ! Ma ormai Mimì non era più una cagnetta signorina , era divenuta una cagnetta di strada , una delle tante del paese . E Pallino non la degnò nemmeno d ' uno sguardo . NEL SEGNO Come seppe che nella mattinata gli studenti di medicina sarebbero ritornati all ' ospedale , Raffaella Òsimo pregò la caposala d ' introdurla nella sala del primario , dove si tenevano le lezioni di semejotica . La capo - sala la guardò male . - Vuoi farti vedere dagli studenti ? - Sì , per favore ; prendete me . - Ma lo sai che sembri una lucertola ? - Lo so . Non me n ' importa ! Prendete me . - Ma guarda un po ' che sfacciata . E che ti figuri che ti faranno là dentro ? - Come a Nannina , - rispose la Òsimo . - No ? Nannina , sua vicina di letto , uscita il giorno avanti dall ' ospedale , le aveva mostrato , appena rientrata in corsia dopo la lezione là nella sala in fondo , il corpo tutto segnato come una carta geografica ; segnati i polmoni , il cuore , il fegato , la milza , col lapis dermografico . - E ci vuoi andare ? - concluse quella . - Per me , ti servo . Ma bada che il segno non te lo levi più per molti giorni , neppure col sapone . La Òsimo alzò le spalle e disse sorridendo : - Voi portatemi , e non ve ne curate . Le era tornato in volto un po ' di colore ; ma era ancor tanto magra ; tutta occhi e tutta capelli . Gli occhi però , neri , bellissimi , le brillavano di nuovo , acuti . E in quel lettuccio il suo corpo di ragazzina , minuscolo , non pareva nemmeno , tra le pieghe delle coperte . Per quella capo - sala , come per tutte le suore infermiere , era una vecchia conoscenza , Raffaella Òsimo . Già due altre volte era sta lì , all ' ospedale . La prima volta , per ... - eh , benedette ragazze ! si lasciano infinocchiare , e poi , chi ci va di mezzo ? una povera creaturina innocente , che va a finire all ' ospizio dei trovatelli . La Òsimo , a dir vero , lo aveva scontato amaramente anche lei , il suo fallo ; due mesi circa dopo il parto , era ritornata all ' ospedale più di là che di qua , con tre pasticche di sublimato in corpo . Ora c ' era per l ' anemia , da un mese . A forza d ' iniezioni di ferro s ' era già rimessa , e tra pochi giorni sarebbe uscita dall ' ospedale . Le volevano bene in quella corsia e avevano carità e sofferenza di lei per la timida e sorridente grazia della sua bontà pur così sconsolata . Ma anche la disperazione in lei non si manifestava né con fosche maniere né con lacrime . Aveva detto sorridendo , la prima volta , che non le restava ormai più altro che morire . Vittima come era , però , d ' una sorte comune a troppe ragazze , non aveva destato né una particolare pietà né un particolar timore per quell ' oscura minaccia . Si sa che tutte le sedotte e le tradite minacciano il suicidio : non bisogna darsi a credere tante cose . Raffaella Òsimo , però , lo aveva detto e lo aveva fatto . Invano , allora , le buone suore assistenti s ' eran provate a confortarla con la fede ; ella aveva fatto , come faceva anche adesso ; ascoltava attenta , sorrideva , diceva di sì ; ma si capiva che il groppo che le stringeva il cuore non si scioglieva né s ' allentava per quelle esortazioni . Nessuna cosa più la invogliava a sperare nella vita : riconosceva che s ' era illusa , che il vero inganno le era venuto dall ' inesperienza , dall ' appassionata e credula sua natura , più che dal giovine a cui s ' era abbandonata e che non avrebbe potuto mai esser suo . Ma rassegnarsi , no , non poteva . Che se per gli altri la sua storia non aveva nulla di particolare , non era per ciò men dolorosa per lei . Aveva sofferto tanto ! Prima lo strazio di vedersi ucciso il padre , proditoriamente ; poi , la caduta irreparabile di tutte le sue aspirazioni . Era una povera cucitrice , adesso , tradita come tante altre , abbandonata come tante altre ; ma un giorno ... Sì , anche le altre , è vero , dicevano allo stesso modo : - Ma un giorno ... - e mentivano ; perché ai miseri , ai vinti , sorge spontaneo dal petto oppresso il bisogno di mentire . Ma lei non mentiva . Giovinetta ancora , lei , certamente avrebbe preso la patente di maestra , se il padre , che la manteneva con tanto amore agli studii , non fosse venuto a mancare così di colpo , laggiù , in Calabria , assassinato , non per odio diretto , ma durante le elezioni politiche , per mano d ' un sicario rimasto ignoto , pagato senza dubbio dalla fazione avversaria del barone Barni , di cui egli era segretario zelante e fedele . Eletto deputato , il Barni , sapendola anche orfana di madre e sola , per farsi bello d ' un atto di carità di fronte agli elettori , la aveva accolta in casa . Così era venuta a Roma , in uno stato incerto : la trattavano come se fosse della famiglia , ma figurava intanto come istitutrice dei figliuoli più piccoli del barone e anche un po ' come dama di compagnia della baronessa : senza stipendio , beninteso . Lei lavorava : il Barni si prendeva il merito della carità . Ma che glien ' importava , allora ? Lavorava con tutto il cuore , per acquistarsi la benevolenza paterna di chi la ospitava , con una speranza segreta : che quelle sue cure amorose , cioè , quei suoi servizi senz ' alcun compenso , dopo il sacrificio del padre , valessero a vincere l ' opposizione che forse il barone avrebbe fatta al figliuolo maggiore , Riccardo , quando questi , come già le aveva promesso , gli avrebbe dichiarato l ' amore che sentiva per lei . Oh , era sicurissimo Riccardo che il padre avrebbe condisceso di buona voglia ; ma aveva appena diciannove anni , era ancora studente di liceo ; non si sentiva il coraggio di far quella dichiarazione ai genitori : meglio aspettare qualche anno . Ora , aspettando ... Ma lì , possibile ? nella stessa casa , sempre vicini , fra tante lusinghe , dopo tante promesse , con tanti giuramenti ... La passione la aveva accecata . Quando , alla fine , il fallo non s ' era più potuto nascondere , cacciata via ! Sì , proprio cacciata via , poteva dire , senz ' alcuna misericordia , senz ' alcun riguardo neanche per il suo stato . Il Barni aveva scritto a una vecchia zia di lei , perché fosse venuta subito a riprendersela e a portarsela via , laggiù in Calabria , promettendo un assegno ; ma la zia aveva scongiurato il barone di aspettare almeno che la nipote si fosse prima liberata a Roma , per non affrontar lo scandalo in un piccolo paese ; e il Barni aveva ceduto , ma a patto che il figliuolo non ne avesse saputo nulla e le avesse credute già fuori di Roma . dopo il parto , però , ella non era voluta tornare in Calabria ; il barone , allora , su tutte le furie , aveva minacciato di togliere l ' assegno ; e lo aveva tolto difatti , dopo il tentato suicidio . Riccardo era partito per Firenze ; lei , salvata per miracolo , s ' era messa a far la giovine di sarta per mantenere sé e la zia . Era passato un anno ; Riccardo era tornato a Roma ; ma ella non aveva nemmen tentato di rivederlo . Fallitole il proposito violento , s ' era fitto in capo di lasciarsi morire a poco a poco . La zia , un bel giorno , aveva perduto la pazienza e se n ' era ritornata in Calabria . Un mese addietro , durante uno svenimento in casa della sarta presso la quale lavorava , era stata condotta lì all ' ospedale , e c ' era rimasta per curarsi dell ' anemia . L ' altro giorno , intanto , dal suo lettino , Raffaella Òsimo aveva veduto passare per la corsia gli studenti di medicina che facevano il corso di semejotica , e fra questi studenti aveva riveduto , dopo circa due anni , Riccardo , con accanto una giovinetta , che doveva essere una studentessa anche lei , bionda , bella , straniera all ' aspetto : e dal modo con cui la guardava ... - ah , Raffaella non poteva ingannarsi ! - appariva chiaramente che n ' era innamorato . E come gli sorrideva lei , pendendo quasi dagli occhi di lui ... Li aveva seguiti con lo sguardo fino in fondo alla corsia ; poi era rimasta con gli occhi sbarrati , levata su un gomito . Nannina , la sua vicina di letto , s ' era messa a ridere . - Che hai veduto ? - Nulla ... E aveva sorriso anche lei , riabbandonandosi sul letto , perché il cuore le batteva come volesse balzarle dal seno . Era venuta poi la capo - sala a invitare Nannina a vestirsi , perché il professore la voleva di là per la lezione agli studenti . - E che debbono farmi ? - aveva domandato Nannina . - Ti mangeranno ! Che vuoi che ti facciano ? - le aveva risposto quella . - Tocca a te ; toccherà anche alle altre . Tanto , tu domani andrai via . Aveva tremato , dapprima , Raffaella al pensiero che potesse toccare anche a lei . Ah , così caduta , così derelitta , come ricomparirgli davanti , lì ? Per certi falli , quando la bellezza sia sparita , né compatimento , né commiserazione . Certo i compagni di Riccardo , vedendola così misera , lo avrebbero deriso : - Come ! Con quella lucertolina t ' eri messo ? Non sarebbe stata una vendetta . Né lei , del resto , voleva vendicarsi . Quando però , dopo circa mezz ' ora , Nannina era ritornata al suo lettuccio e le aveva spiegato che cosa le avevano fatto di là e mostrato il corpo tutto segnato , Raffaella improvvisamente aveva cangiato idea ; ed ecco , fremeva d ' impazienza , ora , aspettando l ' arrivo degli studenti . Giunsero , alla fine , verso le dieci . C ' era Riccardo e , come l ' altro giorno , accanto alla studentessa straniera . Si guardavano e si sorridevano . - Mi vesto ? - domandò Raffaella alla capo - sala , balzando a sedere tutt ' accesa sul letto , appena quelli entrarono nella sala in fondo alla corsia . - Ih che prescia ! giù , - le impose la capo - sala , - aspetta prima che il professore dia l ' ordine . Ma Raffaella , come se colei le avesse detto : « Vestiti ! » prese a vestirsi di nascosto . Era già bella e pronta sotto le coperte , quando la capo - sala venne a chiamarla . Pallida come una morta , convulsa in tutto il misero corpicino , sorridente , con gli occhi sfavillanti e i capelli che le cascavano da tutte le parti , entrò nella sala . Riccardo Barni , parlava con la giovine studentessa e non s ' accorse in prima di lei , che - smarrita fra tanti giovani - lo cercava con gli occhi e non sentiva il medico primario , libero docente di semejotica , che le diceva : - Qua , qua , figliuola ! Alla voce del professore , il Barni si voltò e vide Raffaella che lo fissava , avvampata ora in volto : allibì ; diventò pallidissimo ; gli s ' intorbidò la vista . - Insomma ! - gridò il professore . - Qua ! Raffaella sentì ridere tutti gli studenti e si riscosse vie più smarrita ; vide che Riccardo si ritraeva in fondo alla sala , verso la finestra ; si guardò attorno ; sorrise nervosamente e domandò : - Che debbo fare ? - Qua , qua , qua , stendetevi qua ! - le ordinò il professore che stava a capo d ' un tavolino , su cui era stesa una specie d ' imbottita . - Eccomi , sissignore ! - s ' affrettò a ubbidire Raffaella ; ma siccome stentava a tirarsi su a sedere sul tavolino , sorrise di nuovo e disse : - Non ci arrivo ... Uno studente la ajutò a montare . Seduta , prima di stendersi , guardò il professore , ch ' era un bell ' uomo , alto di statura , tutto raso , con gli occhiali d ' oro , e gli disse , indicando la studentessa straniera : - Se me lo facesse disegnare da lei ... Nuovo scoppio di risa degli studenti . Sorrise anche il professore : - Perché ? Ti vergogni ? - Nossignore . Ma sarei più contenta . E si volse a guardare verso la finestra , là in fondo , ove Riccardo s ' era rincantucciato , con le spalle volte alla sala . La bionda studentessa seguì istintivamente quello sguardo . Aveva già notato l ' improvviso turbamento del Barni . Ora s ' accorse ch ' egli s ' era ritirato là , e si turbò anche lei vivamente . Ma il professore la chiamò : - Su , dunque , a lei , signorina Orlitz . Contentiamo la paziente . Raffaella si stese sul tavolino e guardò la studentessa che si sollevava la veletta su la fronte . Ah , com ' era bella , bianca e delicata , con gli occhi celesti , dolci dolci . Ecco che si liberava dalla mantella , prendeva il lapis dermografico che il professore le porgeva e si chinava su lei per scoprirle , con mani non ben sicure , il seno . Raffaella Òsimo serrò gli occhi per vergogna di quel suo misero seno , esposto agli sguardi di tanti giovani , là attorno al tavolino . Sentì posarsi una mano fredda sul cuore . - Batte troppo ... - disse subito , con spiccato accento esotico , la signorina , ritraendo la mano . - Quant ' è che siete all ' ospedale . - domandò il professore . Raffaella rispose , senza schiuder gli occhi ; ma con le palpebre che le fervevano , nervosamente : - Trentadue giorni . Son quasi guarita . - Senta se c ' è soffio anemico , - riprese il professore , porgendo alla studentessa lo stetoscopio . Raffaella sentì sul seno il freddo dello strumento ; poi la voce della signorina che diceva : - Soffio , no ... Palpitazione , troppo . - Andiamo , faccia la percussione , - ingiunse allora il professore . Ai primi picchi , Raffaella piegò da un lato la testa , strinse i denti e si provò ad aprire gli occhi ; li richiuse subito , facendo un violento sforzo su se stesa per contenersi . Di tratto in tratto come la studentessa sospendeva un po ' la percussione per segnare sotto il dito medio una breve lineetta con il lapis intinto in un bicchier d ' acqua che uno studente lì presso reggeva , ella soffiava penosamente per le nari il fiato trattenuto .. Quanto durò quel supplizio ? Ed egli era sempre là , presso la finestra ... Perché non lo richiamava il professore ? perché non lo invitava a vedere il cuore di lei , che la sua bionda compagna tracciava man mano su quello squallido seno , così ridotto per lui ? Ecco , finalmente la percussione era finita . Ora la studentessa congiungeva tutte le lineette per compire il disegno . Raffaella fu tentata di guardarselo il suo cuore , lì disegnato ; ma , improvvisamente , non poté più reggere ; scoppiò in singhiozzi . Il professore , seccato , la rimandò nella corsia , ordinando alla capo - sala d ' introdurre un ' altra inferma meno isterica e meno scema di quella . La avrebbe egli cercata con gli occhi , almeno , attraversando la corsia ? Ma no , no : che importava più a lei , ormai ? Non avrebbe alzato nemmeno il capo per farsi scorgere . Egli non doveva più vederla . Le bastava di avergli fatto conoscere come s ' era ridotta per lui . Prese con le mani tremanti la rimboccatura del lenzuolo e se la tirò sul volto , come se fosse morta . Per tre giorni Raffaella Òsimo vigilò con attenta cura che il segno del cuore non le si cancellasse dal seno . Uscita dall ' ospedale , innanzi a un piccolo specchio nella sua povera cameretta , si confisse uno stiletto puntato contro la parete , là , nel bel mezzo del segno che la rivale ignara le aveva tracciato . LA CASA DEL GRANELLA I . I topi non sospettano l ' insidia della trappola . Vi cascherebbero , se la sospettassero ? Ma non se ne capacitano neppure quando vi son cascati . S ' arrampicano squittendo su per le gretole ; cacciano il musetto aguzzo tra una gretola e l ' altra ; girano ; rigirano senza requie , cercando l ' uscita . L ' uomo che ricorre alla legge sa , invece , di cacciarsi in una trappola . Il topo vi si dibatte . L ' uomo , che sa , sta fermo . Fermo , col corpo , s ' intende . Dentro , cioè con l ' anima , fa poi come il topo , e peggio . E così facevano , quella mattina d ' agosto , nella sala d ' aspetto dell ' avvocato Zummo i numerosi clienti , tutti in sudore , mangiati dalle mosche e dalla noja . Nel caldo soffocante , la loro muta impazienza , assillata dai pensieri segreti , si esasperava di punto in punto . Fermi però , là , si lanciavano tra loro occhiatacce feroci . Ciascuno avrebbe voluto tutto per sé , per la sua lite , il signor avvocato , ma prevedeva che questi , dovendo dare udienza a tanti nella mattinata , gli avrebbe accordato pochissimo tempo , e che , stanco , esausto dalla troppa fatica , con quella temperatura di quaranta gradi , confuso , frastornato dall ' esame di tante questioni , non avrebbe più avuto per il suo caso la solita lucidità di mente , il solito acume . E ogni qualvolta lo scrivano , che copiava in gran fretta una memoria , col colletto sbottonato e un fazzoletto sotto il mento , alzava gli occhi all ' orologio a pendolo , due o tre sbuffavano e più d ' una seggiola scricchiolava . Altri , già sfiniti dal caldo e dalla lunga attesa , guardavano oppressi le alte scansie polverose , sovraccariche d ' incartamenti : litigi antichi , procedure , flagello e rovina di tante povere famiglie ! Altri ancora , sperando di distrarsi , guardavano le finestre dalle stuoie verdi abbassate , donde venivano i rumori della via , della gente che andava spensierata e felice mentr ' essi qua ... auff ! E con un gesto furioso scacciavano le mosche , le quali , poverine , obbedendo alla loro natura , si provavano a infastidirli un po ' più e a profittare dell ' abbondante sudore che l ' agosto e il tormento smanioso delle brighe giudiziarie spremono dalle fronti e dalle mani degli uomini . Eppure c ' era qualcuno più molesto delle mosche nella sala d ' aspetto , quella mattina : il figlio dell ' avvocato , brutto ragazzotto di circa dieci anni , il quale era certo scappato di soppiatto dalla casa annessa allo studio , senza calze , scamiciato , col viso sporco , per rallegrare i clienti di papà . - Tu come ti chiami ? Vincenzo ? Oh che brutto nome ! E questo ciondolo è d ' oro ? si apre ? come si apre ? e che c ' è dentro ? Oh , guarda ... capelli ... E di chi sono ? e perché ce li tieni ? Poi , sentendo dietro l ' uscio dello studio i passi di papà che veniva ad accompagnare fino alla porta qualche cliente di conto , si cacciava sotto il tavolino , tra le gambe dello scrivano . Tutti nella sala d ' aspetto si levavano in piedi e guardavano con occhi supplici l ' avvocato , il quale , alzando le mani , diceva , prima di rientrare nello studio : - Un po ' di pazienza , signori miei . Uno per volta . Il fortunato , a cui toccava , lo seguiva ossequioso e richiudeva l ' uscio ; per gli altri ricominciava più smaniosa e opprimente l ' attesa . II . Tre soltanto , che parevano marito , moglie e figliuola , non davano alcun segno d ' impazienza . L ' uomo , su i sessant ' anni , aveva un aspetto funebre ; non s ' era voluto levar dal capo una vecchia tuba dalle tese piatte , spelacchiata e inverdita , forse per non scemar solennità all ' abito nero , all ' ampia , greve , antica finanziera , che esalava un odore acuto di naftalina . Evidentemente s ' era parato così perché aveva stimato di non poterne fare a meno , venendo a parlare col signor avvocato . Ma non sudava . Pareva non avesse più sangue nelle vene , tanto era pallido ; e che avesse le gote e il mento ammuffiti , per una peluria grigia e rada che voleva esser barba . Aveva gli occhi strabi , chiari , accostati a un gran naso a scarpa ; e sedeva curvo , col capo basso , come schiacciato da un peso insopportabile ; le mani scarne , diafane , appoggiate al bastoncino . Accanto a lui , la moglie aveva invece un atteggiamento fierissimo nella lampante balordaggine . Grassa , popputa , prosperosa , col faccione affocato e un po ' anche baffuto e un pajo d ' occhi neri spalancati , volti al soffitto . Con la figliuola , dall ' altro lato , si ricascava nel medesimo squallore contegnoso del padre . Magrissima , pallida , con gli occhi strabi anche lei , sedeva come una gobbina . Tanto la figlia quanto il padre pareva non cascassero a terra perché nel mezzo avevano quel donnone atticciato che in qualche modo li teneva su . Tutti e tre erano osservati dagli altri clienti con intensa curiosità , mista d ' una certa costernazione ostile , quantunque essi già tre volte , poverini , avessero ceduto il passo , lasciando intendere che avevano da parlare a lungo col signor avvocato . Quale sciagura li aveva colpiti ? Chi li perseguitava ? L ' ombra d ' una morte violenta , che gridava loro vendetta ? La minaccia della miseria ? La miseria , no , di certo . La moglie era sovraccarica d ' oro : grossi orecchini le pendevano dagli orecchi ; una collana doppia le stringeva il collo ; un gran fermaglio a lagrimoni le andava su e giù col petto , che pareva un mantice , e una lunga catena le reggeva il ventaglio e tanti e tanti anelli massicci quasi le toglievano l ' uso delle tozze dita sanguigne . Ormai nessuno più domandava loro il permesso di passare avanti : era già inteso ch ' essi sarebbero entrati dopo di tutti . Ed essi aspettavano , pazientissimi , assorti , anzi sprofondati nel loro cupo affanno segreto . Solo , di tanto in tanto , la moglie si faceva un po ' di vento , e poi lasciava ricadere il ventaglio , e l ' uomo si protendeva per ripetere alla figlia : - Tinina , ricordati del ditale . Più d ' un cliente aveva cercato di spingere il molestissimo figlio dell ' avvocato verso quei tre ; ma il ragazzo , adombrato da quel funebre squallore , s ' era tratto indietro , arricciando il naso . L ' orologio a pendolo segnava già quasi le dodici , quando , andati via più o meno soddisfatti tutti gli altri clienti , lo scrivano , vedendoli ancora lì immobili come statue , domandò loro : - E che aspettano per entrare ? - Ah , - fece l ' uomo , levandosi in piedi con le due donne . - Possiamo ? - Ma sicuro che possono ! - sbuffò lo scrivano . - Avrebbero potuto già da tanto tempo ! Si sbrighino , perché l ' avvocato desina a mezzogiorno . Scusino , il loro nome ? L ' uomo si tolse finalmente la tuba e , all ' improvviso , scoprendo il capo calvo , scoprì anche il martirio che quella terribile finanziera gli aveva fatto soffrire : infiniti rivoletti di sudore gli sgorgarono dal roseo cranio fumante e gl ' inondarono la faccia esangue , spiritata . S ' inchinò , sospirando il suo nome : - Piccirilli Serafino . III . L ' avvocato Zummo credeva d ' aver finito per quel giorno , e rassettava le carte su la scrivania , per andarsene , quando si vide innanzi quei tre nuovi , ignoti clienti . - Lor signori ? - domandò di mala grazia . - Piccirilli Serafino , - ripeté l ' uomo funebre , inchinandosi più profondamente e guardando la moglie e la figliuola per vedere come facevano la riverenza . La fecero bene , e istintivamente egli accompagnò col corpo la loro mossa da bertucce ammaestrate . - Seggano , seggano , - disse l ' avvocato Zummo , sbarrando tanto d ' occhi allo spettacolo di quella mimica . - È tardi . Debbo andare . I tre sedettero subito innanzi alla scrivania , imbarazzatissimi . La contrazione del timido sorriso , nella faccia cerea del Piccirilli , era orribile : stringeva il cuore . Chi sa da quanto tempo non rideva più quel pover uomo ! - Ecco , signor avvocato ... - Siamo venuti , - cominciò contemporaneamente la figlia . E la madre , con gli occhi al soffitto , sbuffò : - Cose dell ' altro mondo ! - Insomma , parli uno , - disse Zummo , accigliato . - Chiaramente e brevemente . Di che si tratta ? - Ecco , signor avvocato , - riprese il Piccirilli , dando un ' ingollatina . - Abbiamo ricevuto una citazione . - Assassinio , signor avvocato ! - proruppe di nuovo la moglie . - Mammà , - fece timidamente la figlia , per esortarla a tacere o a parlar più pacata . Il Piccirilli guardò la moglie , e , con quella autorità che la meschinissima corporatura gli poteva conferire , aggiunse : - Mararo ' , ti prego : parlo io ! Una citazione , signor avvocato . Noi abbiamo dovuto lasciar la casa in cui abitavamo , perché ... - Ho capito . Sfratto ? - domandò Zummo per tagliar corto . - Nossignore , - rispose umilmente il Piccirilli . - Al contrario . Abbiamo pagato sempre la pigione , puntualmente , anticipata . Ce ne siamo andati da noi , contro la volontà del proprietario , anzi . E il proprietario ora ci chiama a rispettare il contratto di locazione e , per di più , responsabili di danni e interessi , perché , dice , la casa noi gliel ' abbiamo infamata . - Come come ? - fece Zummo , rabbujandosi e guardando , questa volta , la moglie . - Ve ne siete andati da voi ; gli avete infamato la casa , e il proprietario ... Non capisco . Parliamoci chiaro , signori miei ! L ' avvocato è come il confessore . Commercio illecito ? - Nossignore ! - s ' affrettò a rispondere il Piccirilli , ponendosi le mani sul petto . - Che commercio ? Niente ! Noi non siamo commercianti . Solo mia moglie dà qualche cosina ... così .. in prestito , ma a un interesse ... - Onesto , ho capito ! - Creda , sissignore , consentito finanche dalla Santa Chiesa ... Ma questo non c ' entra . Il Granella , proprietario della casa , dice che noi gliel ' abbiamo infamata , perché in tre mesi , in quella casa maledetta , ne abbiamo vedute di tutti i colori , signor avvocato ! Mi vengono ... mi vengono i brividi solo a pensarci ! - Oh Signore , scampatene e liberatene tutte le creature della terra ! - esclamò con un formidabile sospiro la moglie , levandosi in piedi , levando le braccia e poi facendosi con la mano piena d ' anelli il segno della croce . La figlia , col capo basso e con le labbra strette , aggiunse : - Una persecuzione ... ( Siedi , mammà . ) - Perseguitati , sissignore - rincalzò il padre . - ( Siedi , Mararo ' ! ) Perseguitati , è la parola . Noi siamo stati per tre mesi perseguitati a morte , in quella casa . - Perseguitati da chi ? - gridò Zummo , perdendo alla fine la pazienza . - Signor avvocato , - rispose piano il Piccirilli , protendendosi verso la scrivania e ponendosi una mano presso la bocca , mentre con l ' altra imponeva silenzio alle due donne , - (Ssss...) Signor avvocato , dagli spiriti ! - Da chi ? - fece Zummo , credendo d ' aver sentito male . - Dagli spiriti , sissignore ! - raffermò forte , coraggiosamente , la moglie , agitando in aria le mani . Zummo scattò in piedi , su le furie : - Ma andate là ! Non mi fate ridere ! Perseguitati dagli spiriti ? Io devo andare a mangiare , signori miei ! Quelli , allora , alzandosi anche loro , lo circondarono per trattenerlo , e presero a parlare tutti e tre insieme , supplici : - Sissignore , sissignore ! Vossignoria non ci crede ? Ma ci ascolti ... Spiriti , spiriti infernali ! Li abbiamo veduti noi , coi nostri occhi . Veduti e sentiti ... Siamo stati martoriati , tre mesi ! E Zummo , scrollandosi rabbiosamente : - Ma andate , vi dico ! Sono pazzie ! Siete venuti da me ? Al manicomio , al manicomio , signori miei ! - Ma se ci hanno citato ... - gemette a mani giunte il Piccirilli . - Hanno fatto benone ! - gli gridò Zummo sul muso . - Che dice , signor avvocato ? - s ' intromise la moglie , scostando tutti . - È questa l ' assistenza che Vossignoria presta alla povera gente perseguitata ? Oh Signore ! Vossignoria parla così perché non ha veduto come noi ! Ci sono , creda pure , ci sono , gli spiriti ! ci sono ! E nessuno meglio di noi lo può sapere ! - Voi li avete veduti ? - le domandò Zummo con un sorriso di scherno . - Sissignore , con gli occhi miei , - affermò subito , non interrogato , il Piccirilli . - Anch ' io , coi miei , - aggiunse la figlia , con lo stesso gesto . - Ma forse coi vostri ! - non poté tenersi dallo sbuffare l ' avvocato Zummo con gl ' indici tesi verso i loro occhi strabi . - E i miei , allora ? - saltò a gridare la moglie , dandosi una manata furiosa sul petto e spalancando gli occhiacci . - Io ce li ho giusti , per grazia di Dio , e belli grossi , signor avvocato ! E li ho veduti anch ' io , sa , come ora vedo Lei ! - Ah sì ? - fece Zummo . - Come tanti avvocati ? - E va bene ! - sospirò la donna . - Vossignoria non ci crede ; ma abbiamo tanti testimoni , sa ? tutto il vicinato che potrebbe venire a deporre ... Zummo aggrottò le ciglia : - Testimoni che hanno veduto ? - Veduto e udito , sissignore ! - Ma veduto ... che cosa per esempio ? - domandò Zummo , stizzito . - Per esempio , seggiole muoversi , senza che nessuno le toccasse ... - Seggiole ? - Sissignore . - Quella seggiola là , per esempio ? - Sissignore , quella seggiola là , mettersi a far le capriole per la stanza , come fanno i ragazzacci per istrada ; e poi , per esempio ... che debbo dire ? un portaspilli , per esempio , di velluto , in forma di melarancia , fatto da mia figlia Tinina , volare dal cassettone su la faccia del povero mio marito , come lanciato ... come lanciato da una mano invisibile ; l ' armadio a specchio scricchiolare e tremar tutto , come avesse le convulsioni , e dentro ... dentro l ' armadio , signor avvocato ... mi s ' aggricciano le carni solo a pensarci ... risate ! - Risate ! - aggiunse la figlia . - Risate ! - il padre . E la moglie , senza perder tempo , seguitò : - Tutte queste cose , signor avvocato mio , le hanno vedute e udite le nostre vicine , che sono pronte , come le ho detto , a testimoniare . Noi abbiamo veduto e udito ben altro ! - Tinina , il ditale , - suggerì , a questo punto , il padre . - Ah , sissignore , - prese a dire la figlia , riscotendosi con un sospiro . - Avevo un ditalino d ' argento , ricordo della nonna , sant ' anima ! Lo guardavo , come la pupilla degli occhi . Un giorno , lo cerco nella tasca e non lo trovo ! lo cerco per tutta la casa e non lo trovo . Tre giorni a cercarlo , che a momenti ci perdevo anche la testa . Niente ! Quando una notte , mentre stavo a letto , sotto la zanzariera ... - Perché ci sono anche le zanzare , in quella casa , signor avvocato ! - interruppe la madre . - E che zanzare ! - appoggiò il padre , socchiudendo gli occhi e tentennando il capo . - Sento , - riprese la figlia , - sento qualcosa che salta sul cielo della zanzariera ... A questo punto il padre la fece tacere con un gesto della mano . Doveva attaccar lui . Era un pezzo concertato , quello . - Sa , signor avvocato ? tal quale come si fanno saltare le palle di gomma , che si dà loro un colpetto e rivengono alla mano . - Poi , - seguitò la figlia , - come lanciato più forte , il mio ditalino dal cielo della zanzariera va a schizzare al soffitto e casca per terra , ammaccato . - Ammaccato , - ripeté la madre . E il padre : - Ammaccato ! - Scendo dal letto , tutta tremante , per raccoglierlo e , appena mi chino , al solito , dal tetto ... - Risate , risate , risate ... - terminò la madre . L ' avvocato Zummo restò a pensare , col capo basso e le mani dietro la schiena , poi si riscosse , guardò negli occhi i tre clienti , si grattò il capo con un dito e disse con un risolino nervoso : - Spiriti burloni , dunque ! Seguitate , seguitate ... mi diverto . - Burloni ? Ma che burloni , signor avvocato ! - ripigliò la donna . - Spiriti infernali , deve dire Vossignoria ! Tirarci le coperte del letto ; sederci su lo stomaco , la notte ; percuoterci alle spalle ; afferrarci per le braccia ; e poi scuotere tutti i mobili , sonare i campanelli , come se , Dio liberi e scampi , ci fosse il terremoto ; avvelenarci i bocconi , buttando la cenere nelle pentole e nelle casseruole ... Li chiama burloni Lei ? Non ci hanno potuto né il prete né l ' acqua benedetta ! Allora ne abbiamo parlato al Granella , scongiurandolo di scioglierci dal contratto , perché non volevamo morire là , dallo spavento , dal terrore ... Sa che ci ha risposto quell ' assassino ? Storie ! ci ha risposto . Gli spiriti . ? Mangiate , dice , buone bistecche , dice , e curatevi i nervi . Lo abbiamo invitato a vedere con gli occhi suoi , a sentire con le sue orecchie . Niente . Non ha voluto saperne ; anzi ci ha minacciati : « Guardatevi bene » dice « dal fame chiasso , o vi fulmino ! » . Proprio così . - E ci ha fulminato ! - concluse il marito , scotendo il capo amaramente . - Ora , signor avvocato , noi ci mettiamo nelle sue mani . Vossignoria può fidarsi di noi : siamo gente dabbene : sapremo fare il nostro dovere . L ' avvocato Zummo finse , al solito , di non udire queste ultime parole : si stirò per un pezzo ora un baffo ora l ' altro , poi guardò l ' orologio . Era presso il tocco . La famiglia , di là , lo aspettava da un ' ora per il desinare . - Signori miei , - disse , - capirete benissimo che io non posso credere ai vostri spiriti . Allucinazioni ... storielle da femminucce . Guardo il caso , adesso , dal lato giuridico . Voi dite d ' aver veduto ... non diciamo spiriti , per carità ! dite d ' avere anche testimoni , e va bene ; dite che l ' abitazione in quella casa vi era resa intollerabile da questa specie di persecuzione ... diciamo , strana ... ecco ! Il caso è nuovo e speciosissimo ; e mi tenta , ve lo confesso . Ma bisognerà trovare nel codice un qualche appoggio , mi spiego ? un fondamento giuridico alla causa . Lasciatemi vedere , studiare , prima di prendermene l ' accollo . Ora è tardi . Ritornate domani e vi saprò dare una risposta . Va bene così ? IV . Subito il pensiero di quella strana causa si mise a girar nella mente dell ' avvocato Zummo come una ruota di molino . A tavola , non poté mangiare ; dopo tavola , non poté riposare come soleva d ' estate , ogni giorno , buttato sul letto . « Gli spiriti ! » ripeteva tra sé di tratto in tratto ; e le labbra gli s ' aprivano a un sorriso canzonatorio , mentre davanti a gli occhi gli si ripresentavano le comiche figure dei tre nuovi clienti , che giuravano e spergiuravano d ' averli veduti . Tante volte aveva sentito parlar di spiriti ; e , per certi racconti delle serve , ne aveva avuto anche lui una gran paura , da ragazzo . Ricordava ancora le angosce che gli avevano strizzato il coricino atterrito nelle terribili insonnie di quelle notti lontane . - L ' anima ! - sospirò a un certo punto , stirando le braccia verso il cielo della zanzariera , e lasciandole poi ricader pesantemente sul letto . - L ' anima immortale ... Eh già ! Per ammetter gli spiriti bisogna presupporre l ' immortalità dell ' anima ; c ' è poco da dire . L ' immortalità dell ' anima ... Ci credo , o non ci credo ? Dico e ho detto sempre di no . Dovrei ora , almeno , ammettere il dubbio , contro ogni mia precedente asserzione . E che figura ci faccio ? Vediamo un po ' . Noi spesso fingiamo con noi stessi , come con gli altri . Io lo so bene . Sono molto nervoso e , qualche volta , sissignore , trovandomi solo , io ho avuto paura . Paura di che ? Non lo so . Ho avuto paura ! Noi ... ecco , noi temiamo di indagare il nostro intimo essere , perché una tale indagine potrebbe scoprirci diversi da quelli che ci piace di crederci o di esser creduti . Io non ho mai pensato sul serio a queste cose . La vita ci distrae . Faccende , bisogni , abitudini , tutte le minute brighe cotidiane non ci lasciano tempo di riflettere a queste cose , che pure dovrebbero interessarci sopra tutte le altre . Muore un amico ? Ci arrestiamo la , davanti alla sua morte , come tante bestie restie , e preferiamo di volgere indietro il pensiero , alla sua vita , rievocando qualche ricordo , per vietarci d ' andare oltre con la mente , oltre il punto cioè che ha segnato per noi la fine del nostro amico . Buona notte ! Accendiamo un sigaro per cacciar via col fumo il turbamento e la malinconia . La scienza s ' arresta anch ' essa , là , ai limiti della vita , come se la morte non ci fosse e non ci dovesse dare alcun pensiero . Dice : « Voi siete ancora qua ; attendete a vivere , vojaltri : l ' avvocato pensi a far l ' avvocato ; l ' ingegnere a far l 'ingegnere...» . E va bene ! Io faccio l ' avvocato . Ma ecco qua : l ' anima immortale , i signori spiriti che fanno ? vengono a bussare alla porta del mio studio : « Ehi , signor avvocato , ci siamo anche noi , sa ? Vogliamo ficcare anche noi il naso nel suo codice civile ! Voi , gente positiva , non volete curarvi di noi ? Non volete più darvi pensiero della morte ? E noi , allegramente , dal regno della morte , veniamo a bussare alle porte dei vivi , a sghignazzar dentro gli armadii , a far rotolare sotto gli occhi vostri le seggiole , come se fossero tanti monellacci , ad atterrir la povera gente e a mettere in imbarazzo , oggi , un avvocato che passa per dotto ; domani , un tribunale chiamato a dar su noi una novissima sentenza ... » . L ' avvocato Zummo lasciò il letto in preda a una viva eccitazione e rientrò nello studio per compulsare il codice civile . Due soli articoli potevano offrire un certo fondamento alla lite : l ' articolo 1575 e il 1577 . Il primo diceva : Il locatore è tenuto per la natura del contratto e senza bisogno di speciale stipulazione : 1° a consegnare al Conduttore la cosa locata ; 2° a mantenerla in istato di servire all ' uso per cui viene locata ; 3° a garantirne al conduttore il pacifico godimento per tutto il tempo della locazione . L ' altro articolo diceva : Il conduttore debb ' essere garantito per tutti quei vizii o difetti della cosa locata che ne impediscano l ' uso , quantunque non fossero noti al locatore al tempo della locazione . Se da questi vizii , o difetti proviene qualche danno al conduttore , il locatore è tenuto a farnelo indenne , salvo che provi d ' averli ignorati . Se non che , eccependo questi due articoli , non c ' era via di mezzo , bisognava provare l ' esistenza reale degli spiriti . C ' erano i fatti e c ' erano le testimonianze . Ma fino a qual punto erano queste attendibili ? e che spiegazione poteva dare la scienza di quei fatti ? L ' avvocato Zummo interrogò di nuovo , minutamente , i Piccirilli ; raccolse le testimonianze indicategli e , accettata la causa , si mise a studiarla appassionatamente . Lesse dapprima una storia sommaria dello Spiritismo , dalle origini delle mitologie fino ai dì nostri , e il libro del Iaccolliot su i prodigi del fachirismo , poi tutto quanto avevano pubblicato i più illustri e sicuri sperimentatori , dal Crookes al Wagner , all ' Aksakof ; dal Gibier allo Zoellner al Janet , al de Rochas , al Richet , al Morselli ; e con suo sommo stupore venne a conoscere che ormai i fenomeni così detti spiritici , per esplicita dichiarazione degli scienziati più scettici e più positivi , erano innegabili . - Ah , perdio ! - esclamò Zummo , già tutto acceso e vibrante . - Qua la cosa cambia d ' aspetto ! Finché quei fenomeni gli erano stati riferiti da gentuccia come i Piccirilli e i loro vicini , egli , uomo serio , uomo colto , nutrito di scienza positiva , li aveva derisi e senz ' altro respinti . Poteva accettarli ? Seppure glieli avessero fatti vedere e toccar con mano , avrebbe piuttosto confessato d ' essere un allucinato anche lui . Ma ora , ora che li sapeva confortati dall ' autorità di scienziati come il Lombroso , come il Richet , ah perdio , la cosa cambiava d " aspetto ! Zummo , per il momento , non pensò più alla lite dei Piccirilli , e si sprofondò tutto , a mano a mano sempre più convinto e con fervore crescente , ne ' nuovi studii . Da un pezzo non trovava più nell ' esercizio dell ' avvocatura , che pur gli aveva dato qualche soddisfazione e ben lauti guadagni , non trovava più nella vita ristretta di quella cittaduzza di provincia nessun pascolo intellettuale , nessuno sfogo a tante scomposte energie che si sentiva fremere dentro , e di cui egli esagerava a se stesso l ' intensità , esaltandole come documenti del proprio valore , via ! quasi sprecato lì , tra le meschinità di quel piccolo centro . Smaniava da un pezzo , scontento di sé , di tutto e di tutti ; cercava un puntello , un sostegno morale e intellettuale , una qualche fede , sì , un pascolo per l ' anima , uno sfogo per tutte quelle energie . Ed ecco , ora , leggendo quei libri ... Perdio ! Il problema della morte , il terribile essere o non essere d ' Amleto , la terribile questione era dunque risolta ? Poteva l ' anima d ' un trapassato tornare per un istante a « materializzarsi » e venire a stringergli la mano ? S ' , a stringere la mano a lui , Zummo , incredulo , cieco fino a jeri , per dirgli : « Zummo , sta ' tranquillo ; non ti curare più delle miserie di codesta tua meschinissima vita terrena ! C ' è ben altro , vedi ? ben altra vita tu vivrai un giorno ! Coraggio ! Avanti ! » . Ma Serafino Piccirilli veniva anche lui , ora con la moglie ora con la figliuola , quasi ogni giorno , a sollecitarlo , a raccomandarglisi . - Studio ! studio ! - rispondeva loro Zummo , su le furie . - Non mi distraete , perdio ! state tranquilli ; sto pensando a voi . Non pensava più a nessuno , invece . Rinviava le cause , rimandava anche tutti gli altri clienti . Per debito di gratitudine , tuttavia , verso quei poveri Piccirilli , i quali , senza saperlo , gli avevano aperto innanzi allo spirito la via della luce , si risolse alla fine a esaminare attentamente il loro caso . Una grave questione gli si parò davanti e lo sconcertò non poco , su le prime . In tutti gli esperimenti , la manifestazione dei fenomeni avveniva costantemente per la virtù misteriosa d ' un medium . Certo , uno dei tre Piccirilli doveva esser medium senza saperlo . Ma in questo caso il vizio non sarebbe stato più della casa del Granella , bensì degli inquilini ; e tutto il processo crollava . Però , ecco , se uno dei Piccirilli era medium senza saperlo , la manifestazione dei fenomeni non sarebbe avvenuta anche nella nuova casa presa da essi in affitto ? Invece , no ! E anche nelle case precedentemente abitate i Piccirilli assicuravano d ' essere stati sempre tranquilli . Perché dunque nella sola casa del Granella si erano verificate quelle paurose manifestazioni ? Evidentemente , doveva esserci qualcosa di vero nella credenza popolare delle case abitate dagli spiriti . E poi c ' era la prova di fatto . Negando nel modo più assoluto la dote della medianità alla famiglia Piccirilli , egli avrebbe dimostrato falsa la spiegazione biologica , che alcuni scienziati schizzinosi avevan tentato di dare dei fenomeni spiritici . Che biologia d ' Egitto ! Bisognava senz ' altro ammettere l ' ipotesi metafisica . O che era forse medium , lui , Zummo ? Eppure parlava col tavolino . Non aveva mai composto un verso in vita sua ; eppure il tavolino gli parlava in versi , coi piedi . Che biologia d ' Egitto ! Del resto , giacché a lui più che la causa dei Piccirilli premeva ormai d ' accertare la verità , avrebbe fatto qualche esperimento in casa dei suoi clienti . Ne parlò ai Piccirilli ; ma questi si ribellarono , impauriti . Egli allora s ' inquietò e diede loro a intendere che quell ' esperimento era necessario , per la lite , anzi imprescindibile ! Fin dalle prime sedute , la signorina Piccirilli , Tinina , si rivelò un medium portentoso . Zummo , convulso , coi capelli irti su la fronte , atterrito e beato , poté assistere a tutte , o quasi , le manifestazioni più stupefacenti registrate e descritte nei libri da lui letti con tanta passione . La causa crollava , è vero ; ma egli , fuori di sé , gridava ai suoi clienti a ogni fine di seduta : - Ma che ve n ' importa , signori miei ? Pagate , pagate ... Miserie ! Sciocchezze ! Qua , perdio , abbiamo la rivelazione dell ' anima immortale ! Ma potevano quei poveri Piccirilli condividere questo generoso entusiasmo del loro avvocato ? Lo presero per matto . Da buoni credenti , essi non avevano mai avuto il minimo dubbio su l ' immortalità delle loro afflitte e meschine animelle . Quegli esperimenti , a cui si prestavano da vittime , per obbedienza , sembravano loro pratiche infernali . E invano Zummo cercava di rincorarli . Fuggendo dalla casa del Granella , essi credevano d ' essersi liberati dalla tremenda persecuzione ; e ora , nella nuova casa , per opera del signor avvocato , eccoli di nuovo in commercio coi demonii , in preda ai terrori di prima ! Con voce piagnucolosa scongiuravano l ' avvocato di non farne trapelar nulla , di quelle sedute , di non tradirli , per carità ! - Ma va bene , va bene ! - diceva loro Zummo , sdegnato . - Per chi mi prendete ? per un ragazzino ? State tranquilli , signori miei ! Io esperimento qua , per conto mio . L ' uomo di legge , poi , saprà fare il suo dovere in tribunale , che diamine ! Sosterremo il vizio occulto della casa , non dubitate ! V . Lo sostenne , di fatti , il vizio occulto della casa , ma senz ' alcun calore di convinzione , certo com ' era ormai della medianità della signorina Piccirilli . Invece sbalordì i giudici , i colleghi , il pubblico che stipava l ' aula del tribunale , con una inaspettata , estrosa , fervida professione di fede . Parlò di Allan Kardech come d ' un novello messia ; definì lo spiritismo la religione nuova dell ' umanità ; disse che la scienza co ' suoi saldi ma freddi ordigni , col suo formalismo troppo rigoroso aveva sopraffatto la natura ; che l ' albero della vita , allevato artificialmente dalla scienza , aveva perduto il verde , s ' era isterilito o dava frutti che imbozzacchivano e sapevano di cenere e tosco , perché nessun calore di fede più li maturava . Ma ora , ecco , il mistero cominciava a schiudere le sue porte tenebrose : le avrebbe spalancate domani ! Intanto , da questo primo spiraglio all ' umanità sgomenta , in angosciosa ansia , venivano ombre ancora incerte e paurose a rivelare il mondo di là : strane luci , strani segni ... E qui l ' avvocato Zummo , con drammaticissima eloquenza , entrò a parlare delle più meravigliose manifestazioni spiritiche , attestate , controllate , accettate dai più grandi luminari della scienza : fisici , chimici , psicologi , fisiologi , antropologi , psichiatri ; soggiogando e spesso atterrendo addirittura il pubblico che ascoltava a bocca aperta e con gli occhi spalancati . Ma i giudici , purtroppo , si vollero tenere terra terra , forse per reagire ai voli troppo sublimi dell ' avvocato difensore . Con irritante presunzione , sentenziarono che le teorie , tuttora incerte , dedotte dai fenomeni così detti spiritici , non erano ancora ammesse e accettate dalla scienza moderna , eminentemente positiva ; che , del resto , venendo a considerar più da vicino il processo , se per l ' articolo 1575 il locatore è tenuto a garantire al conduttore il pacifico godimento della cosa locata , nel caso in esame , come avrebbe potuto il locatore stesso garantir la casa dagli spiriti , che sono ombre vaganti e incorporee ? come scacciare le ombre ? E , d ' altra parte , riguardo all ' articolo 1577 , potevano gli spiriti costituire uno di quei vizii occulti che impediscono l ' uso dell ' abitazione ? Erano forse ingombranti ? E quali rimedii avrebbe potuto usare il locatore contro di essi ? Senz ' altro , dunque , dovevano essere respinte le eccezioni dei convenuti . Il pubblico , commosso ancora e profondamente impressionato dalle rivelazioni dell ' avvocato Zummo , disapprovò unanimemente questa sentenza , che nella sua meschinità , pur presuntuosa , sonava come un ' irrisione . Zummo inveì contro il tribunale con tale scoppio d ' indignazione che per poco non fu tratto in arresto . Furibondo , sottrasse alla commiserazione generale i Picciril ! i , proclamandoli in mezzo alla folla plaudente martiri della nuova religione . Il Granella intanto , proprietario della casa , gongolava di gioja maligna . Era un omaccione di circa cinquant ' anni , adiposo e sanguigno . Con le mani in tasca , gridava forte a chiunque volesse sentirlo , che quella sera stessa sarebbe andato a dormire nella casa degli spiriti - solo ! Solo , solo , sì , perché la vecchia serva che stava da tant ' anni con lui , grazie all ' infamia dei Piccirilli , lo aveva piantato , dichiarandosi pronta a servirlo dovunque , foss ' anche in una grotta , tranne che in quella povera casa infamata da quei signori là . E non gli era riuscito di trovare in tutto il paese un ' altra serva o un servo che fosse , i quali avessero il coraggio di stare con lui . Ecco il bel servizio che gli avevano reso quegli impostori ! E una casa perduta , come andata in rovina ! Ma ora egli avrebbe dimostrato a tutto il paese che il tribunale , condannando alle spese e al risarcimento dei danni quegli imbecilli , gli aveva reso giustizia . Là , egli solo ! Voleva vederli in faccia questi signori spiriti ! E sghignazzava . VI . La casa sorgeva nel quartiere più alto della città , in cima al colle . La città aveva lassù una porta , il cui nome arabo , divenuto stranissimo nella pronunzia popolare : Bibirrìa , voleva dire Porta dei Venti . Fuori di questa porta era un largo spiazzo sterrato ; e qui sorgeva solitaria la casa del Granella . Dirimpetto aveva soltanto un fondaco abbandonato , il cui portone imporrito e sgangherato non riusciva più a chiudersi bene , e dove solo di tanto in tanto qualche carrettiere s ' avventurava a passar la notte a guardia del carro e della mula . Un solo lampioncino a petrolio stenebrava a mala pena , nelle notti senza luna , quello spiazzo sterrato . Ma , a due passi , di qua dalla porta , il quartiere era popolatissimo , oppresso anzi di troppe abitazioni . La solitudine della casa del Granella non era dunque poi tanta , e appariva triste ( più che triste , ora , paurosa ) soltanto di notte . Di giorno , poteva essere invidiata da tutti coloro che abitavano in quelle case ammucchiate . Invidiata la solitudine , e anche la casa per se stessa , non solo per la libertà della vista e dell ' aria , ma anche per il modo com ' era fabbricata , per l ' agiatezza e i comodi che offriva , a molto minor prezzo di quelle altre , che non ne avevano né punto né poco . Dopo l ' abbandono del Piccirilli , il Granella l ' aveva rimessa tutta a nuovo ; carte da parato nuove ; pavimenti nuovi , di mattoni di Valenza ; ridipinti i soffitti ; rinverniciati gli usci , le finestre , i balconi e le persiane . Invano ! Eran venuti tanti a visitarla , per curiosità ; nessuno aveva voluto prenderla in affitto . Ammirandola , così pulita , così piena d ' aria e di luce , pensando a tutte le spese fatte , quasi quasi il Granella piangeva dalla rabbia e dal dolore . Ora egli vi fece trasportare un letto , un cassettone , un lavamano e alcune seggiole , che allogò in una delle tante camere vuote ; e , venuta la sera , dopo aver fatto il giro del quartiere per far vedere a tutti che manteneva la parola , andò a dormire solo in quella sua povera casa infamata . Gli abitanti del quartiere notarono che s ' era armato di ben due pistole . E perché ? Se la casa fosse stata minacciata dai ladri , eh , quelle armi avrebbero potuto servirgli , ed egli avrebbe potuto dire che se le portava per prudenza . Ma contro gli spiriti , caso mai , a che gli sarebbero servite ? Uhm ! Aveva tanto riso , là , in tribunale , che ancora nel faccione sanguigno aveva l ' impronta di quelle risa . In fondo in fondo , però ... ecco , una specie di vellicazione irritante allo stomaco se la sentiva , per tutti quei discorsi che si erano fatti , per tutte quelle chiacchiere dell ' avvocato Zummo . Uh , quanta gente , anche gente per bene , spregiudicata , che in presenza sua aveva dichiarato più volte di non credere a simili fandonie , ora , prendendo ardire dalla fervida affermazione di fede dell ' avvocato Zummo e dall ' autorità dei nomi citati e dalle prove documentate , non s ' era messa di punto in bianco a riconoscere che ... sì , qualche cosa di vero infine poteva esserci , doveva esserci , in quelle esperienze ... ( ecco , esperienze ora , non più fandonie ! ) . Ma che più ? Uno degli stessi giudici , dopo la sentenza , uscendo dal tribunale , s ' era avvicinato all ' avvocato Zummo che aveva ancora un diavolo per capello , e - sissignori - aveva ammesso anche lui che non pochi fatti riferiti in certi giornali , col presidio di insospettabili testimonianze di scienziati famosi , lo avevano scosso , sicuro ! E aveva narrato per giunta che una sua sorella , maritata a Roma , fin da ragazza , una o due volte l ' anno , di pieno giorno , trovandosi sola , era visitata , com ' ella asseriva , da un certo ometto rosso misterioso , che le confidava tante cose e le recava finanche doni curiosi ... Figurarsi Zummo , a una tale dichiarazione , dopo la sentenza contraria ! E allora quel giudice imbecille s ' era stretto nelle spalle e gli aveva detto : - Ma , capirà , caro avvocato , allo stato delle cose ... Insomma , tutta la cittadinanza era rimasta profondamente scossa dalle affermazioni e dalle rivelazioni di Zummo . E Granella ora si sentiva solo : solo e stizzito , come se tutti lo avessero abbandonato , vigliaccamente . La vista dello sterrato deserto , dopo il quale l ' alto colle su cui sorge la città strapiomba in ripidissimo pendio su un ' ampia vallata , con quell ' unico lampioncino , la cui fiammella vacillava come impaurita dalla tenebra densa che saliva dalla valle , non era fatta certamente per rincorare un uomo dalla fantasia un po ' alterata . Né poté rincorarlo poi di più il lume d ' una sola candela stearica , la quale - chi sa perché - friggeva , ardendo , come se qualcuno vi soffiasse su , per spegnerla . ( Non s ' accorgeva Granella che aveva un ansito da cavallo , e che soffiava lui , con le nari , su la candela . ) Attraversando le molte stanze vuote , silenziose , rintronanti , per entrare in quella nella quale aveva allogato i pochi mobili , tenne fisso lo sguardo su la fiamma tremolante riparata con una mano , per non veder l ' ombra del proprio corpo mostruosamente ingrandita , fuggente lungo le pareti e sul pavimento . Il letto , le seggiole , il cassettone , il lavamano gli parvero come sperduti in quella camera rimessa a nuovo . Posò la candela sul cassettone , vietandosi di allungar lo sguardo all ' uscio , oltre al quale le altre camere vuote eran rimaste buje . Il cuore gli batteva forte . Era tutto in un bagno di sudore . Che fare adesso ? Prima di tutto , chiudere quell ' uscio e metterci il paletto . Sì , perché sempre , per abitudine , prima d ' andare a letto , egli si chiudeva così , in camera . È vero che , di là , adesso , non c ' era nessuno , ma ... l ' abitudine , ecco ! E perché in tanto aveva ripreso in mano la candela per andare a chiudere quell ' uscio nella stessa stanza ? Ah ... già , distratto ! ... Non sarebbe stato bene , ora , aprire un tantino il balcone ? Auff ! si soffocava dal caldo , là dentro ... E poi , c ' era ancora un tanfo di vernice ... Sì sì , un tantino , il balcone . E nel mentre che la camera prendeva un po ' d ' aria , egli avrebbe rifatto il letto con la biancheria che s ' era portata . Così fece . Ma appena steso il primo lenzuolo su le materasse , gli parve di sentire come un picchio all ' uscio . I capelli gli si drizzarono su la fronte , un brivido gli spaccò le reni , come una rasojata a tradimento . Forse il pomo della lettiera di ferro aveva urtato contro la parete ? Attese un po ' , col cuore in tumulto . Silenzio ! Ma gli parve misteriosamente animato , quel silenzio ... Granella raccolse tutte le forze , aggrottò le ciglia , cavò dalla cintola una delle pistole , riprese in mano la candela , riaprì l ' uscio e , coi capelli che gli fremevano sul capo , gridò : - Chi è là ? Rimbombò cupamente il vocione nelle vuote camere . E quel rimbombo fece indietreggiare il Granella . Ma subito egli si riprese ; batté un piede ; avanzò il braccio con la pistola impugnata . Attese un tratto , poi si mise a ispezionare dalla soglia quella camera accanto . C ' era solamente una scala , in quella camera , appoggiata alla parete di contro : la scala di cui s ' erano serviti gli operai per riattaccar la carta da parato nelle stanze . Nient ' altro . Ma sì , via , non ci poteva esser dubbio : il pomo della lettiera aveva urtato contro la parete . E Granella rientrò nella camera , ma con le membra d ' un subito rilassate e appesantite così , che non poté più per il momento rimettersi a rifare il letto . Prese una seggiola e andò a sedere al balcone , al fresco . - Zrì ! Accidenti al pipistrello ! Ma riconobbe subito , eh , che quello era uno strido di pipistrello attirato dal lume della candela che ardeva nella camera . E rise Granella della paura che , questa volta , non aveva avuto , e alzò gli occhi per discerner nel bujo lo svolazzio del pipistrello . In quel mentre , gli giunse all ' orecchio dalla camera uno scricchiolio . Ma riconobbe subito ugualmente che quello scricchiolio era della carta appiccicata di fresco alle pareti , e ci si divertì un mondo ! Ah , erano uno spasso gli spiriti , a quella maniera ... Se non che , nel voltarsi , così sorridente , a guardar dentro la camera , vide ... - non comprese bene , che fosse , in prima : balzò in piedi , esterrefatto ; s ' afferrò , rinculando , alla ringhiera del balcone . Una lingua spropositata , bianca , s ' allungava silenziosamente lungo il pavimento , dall ' uscio dell ' altra camera , rimasto aperto ! Maledetto , maledetto , maledetto ! un rotolo di carta da parato , un rotolo di carta da parato che gli operai forse avevano lasciato lì , in capo a quella scala ... Ma chi lo aveva fatto precipitare di là e poi scivolare così , svolgendosi , lungo il pavimento di due stanze , imbroccando perfettamente l ' uscio aperto ? Granella non poté più reggere . Rientrò con la sedia ; richiuse di furia il balcone ; prese il cappello , la candela , e scappò via , giù per la scala . Aperto pian piano il portone , guardò nello sterrato . Nessuno ! Tirò a sé il portone e , rasentando il muro della casa , sgattajolò per il viottolo fuori delle mura al bujo . Che doveva perderci la salute , lui , per amor della casa ? Fantasia alterata , sì ; non era altro ... dopo tutte quelle chiacchiere ... Gli avrebbe fatto bene passare una notte all ' aperto , con quel caldo . La notte , del resto , era brevissima . All ' alba , sarebbe rincasato . Di giorno , con tutte le finestre aperte , non avrebbe avuto più , di certo , quella sciocchissima paura ; e , venendo di nuovo la sera , avendo già preso confidenza con la casa , sarebbe stato tranquillo , senza dubbio , che diamine ! Aveva fatto male , ecco , ad andarci a dormire , così , in prima , per una bravata . Domani sera ... Credeva il Granella che nessuno si fosse accorto della sua fuga . Ma in quel fondaco dirimpetto alla casa , un carrettiere era ricoverato quella sera , che lo vide uscire con tanta paura e tanta cautela , e lo vide poi rientrare ai primi albori . Impressionato del fatto e di quei modi , costui ne parlò nel vicinato con alcuni che , il giorno avanti , erano andati a testimoniare in favore dei Piccirilli . E questi testimoni allora si recarono in gran segreto dall ' avvocato Zummo ad annunziargli la fuga del Granella spaventato . Zummò accolse la notizia con esultanza . - Lo avevo previsto ! - gridò loro , con gli occhi che gli schizzavano fiamme . - Vi giuro , signori miei , che lo avevo previsto ! E ci contavo . Farò appellare i Piccirilli , e mi avvarrò di questa testimonianza dello stesso Granella ! A noi , adesso ! Tutti d ' accordo , ohé , signori miei ! Complottò subito , per quella notte stessa , l ' agguato . Cinque o sei , con lui , cinque o sei : non si doveva essere in più ! Tutto stava a cacciarsi in quel fondaco , senza farsi scorgere dal Granella . E zitti , per carità ! Non una parola con nessuno , durante tutta la giornata . - Giurate ! - Giuriamo ! Più viva soddisfazione di quella non poteva dare a Zummo l ' esercizio della sua professione d ' avvocato ! Quella notte stessa , poco dopo le undici , egli sorprese il Granella che usciva scalzo dal portone della sua casa , proprio scalzo , quella notte , in maniche di camicia , con le scarpe e la giacca in una mano , mentre con l ' altra si reggeva su la pancia i calzoni che , sopraffatto dal terrore , non era riuscito ad abbottonarsi . Gli balzò addosso , dall ' ombra , come una tigre , gridando : - Buon passeggio , Granella ! Il pover uomo , alle risa sgangherate degli altri appostati , si lasciò cader le scarpe di mano , prima una e poi l ' altra ; e restò , con le spalle al muro , avvilito , basito addirittura . - Ci credi ora , imbecille , all ' anima immortale ? - gli ruggì Zummo , scrollandolo per il petto . - La giustizia cieca ti ha dato ragione . Ma tu ora hai aperto gli occhi . Che hai visto ? Parla ! Ma il povero Granella , tutto tremante , piangeva , e non poteva parlare . FUOCO ALLA PAGLIA Non avendo più nessuno a cui comandare , Simone Lampo aveva preso da un pezzo l ' abitudine di comandare a se stesso . E si comandava a bacchetta : - Simone , qua ! Simone , là ! S ' imponeva apposta , per dispetto del suo stato , le faccende più ingrate . Fingeva talvolta di ribellarsi per costringersi a obbedire , rappresentando a un tempo le due parti in commedia . Diceva , per esempio , rabbioso : - Non lo voglio fare ! - Simone , ti bastono . T ' ho detto , raccogli quel concime ! No ? Pum ! ... S ' appioppava un solennissimo schiaffo . E raccoglieva il concime . Quel giorno , dopo la visita al poderetto , l ' unico che gli fosse restato di tutte le terre che un tempo possedeva ( appena due ettari di terra , abbandonati lassù , senza custodia d ' alcun villano ) , si comandò di sellar la vecchia asinella , con la quale soleva pur fare , ritornando al paese , i più speciosi discorsi . L ' asinella , drizzando ora questa ora quella orecchia spelata , pareva gli prestasse ascolto , paziente , non ostante un certo fastidio , che da qualche tempo il padrone le infliggeva e ch ' essa non avrebbe saputo precisare : qualcosa che , nell ' andare , le sbatteva dietro , sotto la coda . Era un cestello di vimini senza manico , legato con due lacci al posolino della sella e sospeso sotto la coda alla povera bestia , per raccogliervi e conservare belle calde , fumanti , le pallottole di timo , ch ' essa altrimenti avrebbe seminato lungo la strada . Tutti ridevano , vedendo quella vecchia asinella col cestino dietro , lì pronto al bisogno ; e Simone Lampo ci scialava . Era ben noto alla gente del paese con quale e quanta liberalità fosse un tempo vissuto e in che conto avesse tenuto il denaro . Ma ora , ecco , era andato a scuola dalle formiche , le quali , b - a - ba , b - a - ba , gli avevano insegnato questo espediente per non perdere neanche quel po ' di timo buono a ingrassar la terra . Sissignori ! - Su , Nina , su , lasciati mettere questa bella gala qua ! Che siamo più noi , Nina ? Tu niente e io nessuno . Buoni soltanto da far ridere il paese . Ma non te ne curare . Ci restano ancora a casa qualche centinaio d ' uccellini . Cïo - cïo - cïo - cïo ... Non vorrebbero essere mangiati ! Ma io me li mangio ; e tutto il paese ride . Viva l ' allegria ! Alludeva a un ' altra sua bella pensata , che poteva veramente fare il pajo col cestello appeso sotto la coda dell ' asina . Mesi addietro aveva finto di credere che avrebbe potuto novamente arricchire con la cultura degli uccelli . E aveva fatto delle cinque stanze della sua casa in paese tutt ' una gabbia ( per cui era detta la gabbia del matto ) , riducendosi a vivere in due stanzette del piano superiore con la scarsa suppellettile scampata al naufragio delle sue sostanze e con gli usci , gli scuri e le invetriate delle finestre e dei finestroni , che aveva chiuso , per dar aria agli uccelli , con ingraticolati . Dalla mattina alla sera , dalle cinque stanze da basso venivan su , con gran delizia di tutto il vicinato , ringhi e strilli e cinfoli e squittii , chioccolio di merli , spincionar di fringuelli : un cinguettio , un passerajo fitto , continuo , assordante . Da parecchi giorni però , sfiduciato del buon esito di quel negozio , Simone Lampo mangiava uccellini a tutto pasto , e aveva distrutto lì , nel poderetto , l ' apparato di reti e di canne , con cui aveva preso , a centinaja e centinaja , quegli uccellini . Sellata l ' asina , cavalcò e si mise in via per il paese . Nina non avrebbe affrettato il passo , neanche se il padrone la avesse tempestata di nerbate . Pareva glielo facesse apposta , per fargli assaporar meglio con la lentezza del suo andare i tristi pensieri che , a suo dire , gli nascevano anche per colpa di lei , di quel tentennio del capo , cioè , ch ' essa gli cagionava con la sua andatura . Sissignori . A forza di far così e così con la testa , guardando attorno dall ' alto della sua groppa la desolazione dei campi che s ' incupiva a mano a mano sempre più con lo spegnersi degli ultimi barlumi crepuscolari , non poteva fare a meno di mettersi a commiserar la sua rovina . Lo avevano rovinato le zolfare . Quante montagne sventrate per il miraggio del tesoro nascosto ! Aveva creduto di scoprire dentro ogni montagna una nuova California . Californie da per tutto ! Buche profonde fino a duecento , a trecento metri , buche per la ventilazione , impianti di macchine a vapore , acquedotti per la eduzione delle acque e tante e tante altre spese per uno straterello di zolfo , che non metteva conto , alla fine , di coltivare . E la triste esperienza fatta più volte , il giuramento di non cimentarsi mai più in altre imprese , non eran valsi a distoglierlo da nuovi tentativi , finché non s ' era ridotto , com ' era adesso , quasi al lastrico . E la moglie lo aveva abbandonato , per andare a convivere con il suo fratello ricco , poiché l ' unica figlia era andata a farsi monaca per disperata . Era solo , adesso , senza neanche una servaccia in casa ; solo e divorato da un continuo orgasmo , che gli faceva commettere tutte quelle follie . Lo sapeva , sì : era cosciente delle sue follie ; le commetteva apposta , per far dispetto alla gente che , prima , da ricco , lo aveva tanto ossequiato , e ora gli voltava le spalle e rideva di lui . Tutti , tutti ridevano di lui e lo sfuggivano ; nessuno che volesse dargli ajuto , che gli dicesse : « Compare , che fate ? venite qua : voi sapete lavorare , avete lavorato sempre , onestamente ; non fate più pazzie ; mettetevi con me a una buona impresa ! » . Nessuno . E la smania , l ' interno rodio , in quell ' abbandono , in quella solitudine agra e nuda , crescevano e lo esasperavano sempre più . L ' incertezza di quella sua condizione era la sua maggiore tortura . Sì , perché non era più né ricco , né povero . Ai ricchi non poteva più accostarsi , e i poveri non lo volevano riconoscere per compagno , per via di quella casa in paese e di quel poderetto lassù . Ma che gli fruttava la casa ? Niente . Tasse , gli fruttava . E quanto al poderetto , ecco qua : c ' era , per tutta ricchezza , un po ' di grano che , mietuto fra pochi giorni , gli avrebbe dato , sì e no , tanto da pagare il censo alla mensa vescovile . Che gli restava dunque , per mangiare ? Quei poveri uccellini , là ... E che pena , anche questa ! Finché s ' era trattato di prenderli , per tentare un negozio da far ridere la gente , transeat ; ma ora , scender giù nel gabbione , acchiapparli , ucciderli e mangiarseli ... - Su Nina , su ! Dormi , stasera ? Su ! Maledetta la casa e maledetto il podere , che non lo lasciavano essere neanche povero bene , povero e pazzo , lì , in mezzo a una strada , povero senza pensieri , come tanti ne conosceva e per cui , nell ' esasperazione in cui si trovava , sentiva un ' invidia angosciosa . Tutt ' a un tratto Nina s ' impuntò con le orecchie tese . - Chi è là ? - gridò Simone Lampo . Sul parapetto d ' un ponticello lungo lo stradone gli parve di scorgere , nel bujo , qualcuno sdrajato . - Chi è là ? Colui che stava lì sdrajato alzò appena il capo ed emise come un grugnito . - Oh tu , Nàzzaro ? Che fai lì ? - Aspetto le stelle . - Te le mangi ? - No : le conto . - E poi ? Infastidito da quelle domande , Nàzzaro si rizzò a sedere sul parapetto e gridò iroso , tra il fitto barbone abbatuffolato : - Don Simo ' , andate , non mi seccate ! Sapete bene che a quest ' ora non negozio più ; e con voi non voglio discorrere ! Così dicendo , si sdrajò di nuovo , a pancia all ' aria , sul parapetto , in attesa delle stelle . Quando aveva guadagnato quattro soldi , o strigliando due bestie o accudendo a qualche altra faccenda , purché spiccia , Nàzzaro diventava padrone del mondo . Due soldi di pane e due soldi di frutta . Non aveva bisogno d ' altro . E se qualcuno gli proponeva di guadagnarsi , oltre a quei quattro soldi , per qualche altra faccenda , una o magari dieci lire , rifiutava , rispondendo sdegnosamente a quel suo modo : - Non negozio più ! E si metteva a vagar per le campagne o lungo la spiaggia del mare o su per i monti . S ' incontrava da per tutto , e dove meno si sarebbe aspettato , scalzo , silenzioso , con le mani dietro la schiena e gli occhi chiari , invagati e ridenti . - Ve ne volete andare , insomma , sì o no ? - gridò levandosi di nuovo a sedere sul parapetto , più iroso , vedendo che quello s ' era fermato con l ' asina a contemplarlo . - Non mi vuoi neanche tu ? - disse allora Simone Lampo , scotendo il capo . - Eppure , va ' là , che potremmo far bene il paio , noi due . - Col demonio , voi , il paio ! - borbottò Nàzzaro , tornando a sdrajarsi . - Siete in peccato mortale , ve l ' ho detto ! - Per quegli uccellini ? - L ' anima , l ' anima , il cuore ... non ve lo sentite rodere , il cuore ? Sono tutte quelle creature di Dio , che vi siete mangiate ! Andate ... Peccato mortale ! - Arrì , - disse Simone Lampo all ' asinella . Fatti pochi passi , s ' arrestò di nuovo , si voltò indietro e chiamò : - Nàzzaro ! Il vagabondo non gli rispose . - Nàzzaro - ripeté Simone Lampo . - Vuoi venire con me a liberare gli uccelli ? Nàzzaro si rizzò di scatto . - Dite davvero ? - Sì . - Volete salvarvi l ' anima ? Non basta . Dovreste dar fuoco anche alla paglia ! - Che paglia ? - A tutta la paglia ! - disse Nàzzaro , accostandosi , rapido e leggero come un ' ombra . Posò una mano sul collo dell ' asina , l ' altra su una gamba di Simone Lampo e , guardandolo negli occhi , tornò a domandargli : - Vi volete salvar l ' anima davvero ? Simone Lampo sorrise e gli rispose : - Sì . - Proprio davvero ? Giuratelo ! Badate , io so quello che ci vorrebbe per voi . Studio la notte , e so quello che ci vorrebbe , non per voi soltanto , ma anche per tutti i ladri , per tutti gl ' impostori che abitano laggiù , nel nostro paese ; quello che Dio dovrebbe fare per la loro salvazione e che fa , presto o tardi , sempre : non dubitate ! Dunque volete davvero liberare gli uccelli ? - Ma sì , te l ' ho detto . - E fuoco alla paglia ? - E fuoco alla paglia ! - Va bene . Vi prendo in parola . Andate avanti e aspettatemi . Devo ancora contare fino a cento . Simone Lampo riprese la via , sorridendo e dicendo a Nàzzaro : - Bada , t ' aspetto . S ' intravedevano ormai laggiù , lungo la spiaggia , i lumi fiochi del paesello . Da quella via su l ' altipiano marnoso che dominava il paese , si spalancava nella notte la vacuità misteriosa del mare , che faceva apparir più misero quel gruppetto di lumi laggiù . Simone Lampo trasse un profondo sospiro e aggrottò le ciglia . Salutava ogni volta così , da lontano , l ' apparizione di quei lumi . C ' eran due pazzi patentati per gli uomini che stavano laggiù , oppressi , ammucchiati : lui e Nàzzaro . Bene : ora si sarebbero messi insieme , per accrescere l ' allegria del paese ! Libertà agli uccellini e fuoco alla paglia ! Gli piaceva questa esclamazione di Nàzzaro ; e se la ripeté con crescente soddisfazione parecchie volte prima di giungere al paese . - Fuoco alla paglia ! Gli uccellini , a quell ' ora , dormivano tutti , nelle cinque stanze del piano di sotto . Quella sarebbe stata per loro l ' ultima notte da passar lì . Domani , via ! Liberi . Una gran volata ! E si sarebbero sparpagliati per l ' aria ; sarebbero ritornati ai campi , liberi e felici . Sì , era una vera crudeltà , la sua . Nàzzaro aveva ragione . Peccato mortale ! Meglio mangiar pane asciutto , e lì . Legò l ' asina nella stalluccia e , con la lucernetta a olio in mano , andò su ad aspettar Nàzzaro , che doveva contare , come gli aveva detto , fino a cento stelle . - Matto ! Chi sa perché ? Ma era forse una divozione ... Aspetta e aspetta , Simone Lampo cominciò ad aver sonno . Altro che cento stelle ! Dovevano esser passate più di tre ore . Mezzo firmamento avrebbe potuto contare ... Via ! via ! Forse glie l ' aveva detto per burla , che sarebbe venuto . Inutile aspettarlo ancora . E si disponeva a buttarsi sul letto , così vestito , quando sentì bussare forte all ' uscio di strada . Ed ecco Nàzzaro , ansante e tutto ilare e irrequieto . - Sei venuto di corsa ? - Sì . Fatto ! - Che hai fatto ? - Tutto . Ne parleremo domani , don Simo ' ! Sono stanco morto . Si butto a sedere su una seggiola e cominciò a stropicciarsi le gambe con tutt ' e due le mani , mentre gli occhi d ' animale forastico gli brillavano d ' un riso strano , abbozzato appena sulle labbra di tra il folto barbone . - Gli uccelli ? - domandò . - Giù . Dormono . - Va bene . Non avete sonno voi ? - Sì . T ' ho aspettato tanto ... - Prima non ho potuto . Coricatevi . Ho sonno anch ' io , e dormo qua , su questa seggiola . Sto bene , non v ' incomodate ! Ricordatevi che siete ancora in peccato mortale ! Domani compiremo l ' espiazione . Simone Lampo lo mirava dal letto , appoggiato su un gomito ; beato . Quanto gli piaceva quel matto vagabondo ! Gli era passato il sonno , e voleva seguitare la conversazione . - Perché conti le stelle , Nàzzaro , di ' ? - Perché mi piace contarle . Dormite ! - Aspetta . Dimmi : sei contento tu ? - Di che ? - domandò Nàzzaro , levando la testa , che aveva già affondata tra le braccia appoggiate al tavolino . - Di tutto , - disse Simone Lampo . - Di vivere così ... - Contento ? Tutti in pena siamo , don Simo ' ! Ma non ve n ' incaricate . Passerà ! Dormiamo . E riaffondò la testa tra le braccia . Simone Lampo sporse il capo per spegnere la candela ; ma , sul punto , trattenne il fiato . Lo costernava un po ' l ' idea di restare al bujo con quel matto là . - Di ' , Nàzzaro : vorresti rimanere sempre con me ? - Sempre non si dice . Finché volete . Perché no ? - E mi vorrai bene ? - Perché no ? Ma , né voi padrone , né io servo . Insieme . Vi sto appresso da un pezzo , sapete ? So che parlate con l ' asina e con voi stesso ; e ho detto tra me : La sorba si matura ... Ma non mi volevo accostare a voi , perché avevate gli uccelli prigionieri in casa . Ora che m ' avete detto di voler salvare l ' anima , starò con voi , finché mi vorrete . Intanto , v ' ho preso in parola , e il primo passo è fatto . Buona notte . - E il rosario , non te lo dici ? Parli tanto di Dio ! - Me lo son detto . È in cielo il mio rosario . Un ' avemaria per ogni stella . - Ah , le conti per questo ? - Per questo . Buona notte . Simone Lampo , raffidato da queste parole , spense la candela . E poco dopo , tutti e due dormivano . All ' alba , i primi cinguettii degli uccelli imprigionati svegliarono subito il vagabondo , che dalla seggiola s ' era buttato a dormire in terra . Simone Lampo , che a quei cinguettii era già avvezzo , ronfava ancora . Nàzzaro andò a svegliarlo . - Don Simo ' , gli uccelli ci chiamano . - Ah , già ! - fece Simone Lampo , destandosi di soprassalto e sgranando tanto d ' occhi alla vista di Nàzzaro . Non si ricordava più di nulla . Condusse il compagno nell ' altra stanzetta e , sollevata la caditoja su l ' assito , scesero entrambi la scala di legno della cateratta e pervennero nel piano di sotto , intanfato dello sterco di tutte quelle bestioline e di rinchiuso . Gli uccelli , spaventati , presero tutti insieme a strillare , levandosi con gran tumulto d ' ali verso il tetto . - Quanti ! quanti ! - esclamò Nàzzaro , pietosamente , con le lagrime a gli occhi . - Povere creature di Dio ! - E ce n ' erano di più ! - esclamò Simone Lampo , tentennando il capo . - Meritereste la forca , don Simo ' ! - gli gridò quello mostrandogli le pugna . - Non so se basterà l ' espiazione che v ' ho fatto fare ! Su , andiamo ! Bisognerà mandarli tutti in una stanza , prima . - Non ce n ' è bisogno . Guarda ! - disse Simone Lampo , afferrando un fascio di cordicelle che , per un congegno complicatissimo , tenevano aderenti ai vani delle finestre e dei finestroni gli ingraticolati . Vi si appese , e giù ! Gl ' ingraticolati , alla strappata , precipitarono tutt ' insieme con fracasso indiavolato . - Cacciamo via , ora ! cacciamo via ! Libertà ! Libertà ! Sciò ! sciò ! sciò ! Gli uccelli , da più mesi lì imprigionati , in quel subitaneo scompiglio , sgomenti , sospesi sul fremito delle ali , non seppero in prima spiccare il volo : bisognò che alcuni , più animosi , s ' avventassero via , come frecce , con uno strido di giubilo e di paura insieme ; seguiron gli altri , cacciati , a stormi , a stormi , in gran confusione , e si sparpagliarono dapprima , come per rimettersi un po ' dallo stordimento , su gli scrimoli dei tetti , su le torrette dei camini , su i davanzali delle finestre , su le ringhiere dei balconi del vicinato , suscitando giù , nella strada , un gran clamore di meraviglia , a cui Nàzzaro , piangente dalla commozione , e Simone Lampo rispondevano seguitando a gridare per le stanze ormai vuote : - Sciò ! sciò ! Libertà ! Libertà ! S ' affacciarono quindi anch ' essi a godere dello spettacolo della via invasa da tutti quegli uccellini liberati alla nuova luce dell ' alba . Ma già qualche finestra si schiudeva ; qualche ragazzo , qualche donna tentavano , ridendo , di ghermire questo o quell ' uccellino ; e allora Nàzzaro , furibondo , protese le braccia e cominciò a sbraitare come un ossesso : - Lasciate ! Non v ' arrischiate ! Ah , mascalzone ! ah , ladra di Dio ! Lasciateli andare ! Simone Lampo cercò di calmarlo : - Va ' là ! Sta ' tranquillo , che non si lasceranno più prendere ormai ... Ritornarono al piano di sopra , sollevati e contenti . Simone Lampo s ' accostò a un fornelletto per accendere il fuoco e fare il caffè ; ma Nàzzaro lo trasse di furia per un braccio . - Che caffè , don Simo ' ! Il fuoco è già acceso . L ' ho acceso io stanotte . Su , corriamo a vedere l ' altra volata di là ! - L ' altra volata ? - gli domandò Simone Lampo , stordito . - Che volata ? - Una di qua , e una di là ! - disse Nàzzaro . - L ' espiazione , per tutti gli uccelli che vi siete mangiati . Fuoco alla paglia , non ve l ' ho detto ? Andiamo a sellare l ' asina , e vedrete . Simone Lampo vide passarsi come una vampa davanti agli occhi . Temette d ' intendere . Afferrò Nàzzaro per le braccia e , scotendolo , gli gridò : - Che hai fatto ? - Ho bruciato il grano del vostro podere , - gli rispose tranquillamente Nàzzaro . Simone Lampo allibì dapprima ; poi , trasfigurato dall ' ira , si lanciò contro il matto . - Tu ? Il grano ? Assassino ! Dici davvero ? M ' hai bruciato il grano ? Nàzzaro lo respinse con una bracciata furiosa . - Don $ imo ' , a che gioco giochiamo ? Di quanti parlari siete ? Fuoco alla paglia , mi avete detto . E io ho dato fuoco alla paglia , per l ' anima vostra ! - Ma io ti mando ora in galera ! - ruggì Simone Lampo . Nàzzaro ruppe in una gran risata , e gli disse chiaro e tondo : - Pazzo siete ! L ' anima , eh ? Così ve la volete salvare l ' anima ? Niente , don Simo ' ! Non ne facciamo niente . - Ma tu m ' hai rovinato , assassino ! - gridò con altro tono di voce Simone Lampo , quasi piangente , ora . - Potevo figurarmi che tu intendessi dir questo ? bruciarmi il grano ? E come faccio ora ? Come pago il censo alla mensa vescovile ? il censo che grava sul podere ? Nàzzaro lo guardò con aria di compatimento sdegnoso : - Bambino ! Vendete la casa , che non vi serve a nulla , e liberate del censo il podere . È presto fatto . - Sì , - sghignò Simone Lampo . - E intanto che mangio io là , senza uccelli e senza grano ? - A questo ci penso io , - gli rispose con placida serietà Nàzzaro . - Non devo star con voi ? Abbiamo l ' asina ; abbiamo la terra ; zapperemo e mangeremo . Coraggio , don Simo ' ! Simone Lampo rimase stupito a mirare la fiducia serena di quel matto , ch ' era rimasto innanzi a lui con una mano alzata a un gesto di noncuranza sdegnosa e un bel riso d ' arguta spensieratezza negli occhi chiari e tra il folto barbone abbatuffolato . LA FEDELTÀ DEL CANE Mentre donna Giannetta , ancora in sottana , e con le spalle e le braccia scoperte e un po ' anche il seno ( più d ' un po ' , veramente ) si racconciava i bei capelli corvini seduta innanzi alla specchiera , il marchese don Giulio del Carpine finiva di fumarsi una sigaretta , sdrajato sulla poltrona a piè del letto disfatto , ma con tale cipiglio , che in quella sigaretta pareva vedesse e volesse distruggere chi sa che cosa , dal modo come la guardava nel togliersela dalle labbra , dalla rabbia con cui ne aspirava il fumo e poi lo sbuffava . D ' improvviso si rizzò sulla vita e disse scrollando il capo : - Ma no , via , non è possibile ! Donna Giannetta si voltò sorridente a guardarlo , con le belle braccia levate e le mani tra i capelli , come donna che non tema di mostrar troppo del proprio corpo . - Ancora ci pensi ? - Perché non c ' è logica ! - scattò egli , alzandosi , stizzito . - Tra me e ... coso , e Lulù , via , non tocca a dirlo a me ... Donna Giannetta chinò il capo da una parte e stette così a osservar don Giulio di sotto il braccio come per farne una perizia disinteressata prima di emettere un giudizio . Poi , comicamente , quasiché la coscienza proprio non le permettesse di concedere senza qualche riserva , sospirò : - Eh , secondo ... - Ma che secondo , fa ' il piacere ! - Secondo , secondo , caro mio , - ripeté allora senz ' altro donna Giannetta . Del Carpine scrollò le spalle e si mosse per la camera . Quand ' aveva la barba era veramente un bell ' uomo ; alto di statura , ferrigno . Ma ora , tutto raso per obbedire alla moda , con quel mento troppo piccolo e quel naso troppo grosso , dire che fosse bello , via , non si poteva più dire , soprattutto perché pareva che lui lo pretendesse , anche così con la barba rasa , anzi appunto perché se l ' era rasa . - La gelosia , del resto , - sentenziò , - non dipende tanto dalla poca stima che l ' uomo ha della donna , o viceversa , quanto dalla poca stima che abbiamo di noi stessi . E allora ... Ma guardandosi per caso le unghie , perdette il filo del discorso , e fissò donna Giannetta , come se avesse parlato lei e non lui . Donna Giannetta , che se ne stava ancora alla specchiera , con le spalle voltate , lo vide nello specchio , e con una mossetta degli occhi gli domandò : - E allora ... che cosa ? - Ma sì , è proprio questo ! Nasce da questo ! - riprese lui , con rabbia . - Da questa poca stima di noi , che ci fa credere , o meglio , temere di non bastare a riempiere il cuore o la mente , a soddisfare i gusti o i capricci di chi amiamo ; ecco ! - Oh , - fece allora lei , con un respiro di sollievo . - E tu non l ' hai , di te ? - Che cosa ? - Cotesta poca stima che dici . - Non l ' ho , non l ' ho , non l ' ho , se mi paragono con ... coso , con Lulù ; ecco ! - Povero Lulù mio ! - esclamò allora donna Giannetta , rompendo in una sua abituale risatina , ch ' era come una cascatella gorgogliante . - Ma tua moglie ? - domandò poi . - Bisognerebbe ora vedere che stima ha di te tua moglie . - Oh senti ! - s ' affrettò a risponderle don Giulio , infiammato . - Non posso in nessun modo crederla capace di preferirmi ... - Coso ! - Non c ' è logica ! non c ' è logica ! Mia moglie sarà ... sarà come tu vuoi ; ma intelligente è . Di noi , ch ' io sappia , non sospetta . Perché lo farebbe ? E con Lulù , poi ? Donna Giannetta , finito d ' acconciarsi i capelli , si levò dalla specchiera . - Tu insomma , - disse , - difendi la logica . La tua , però . Prendimi il copribusto , di là . Ecco , sì , codesto , grazie . Non la logica di tua moglie , caro mio . Come ragionerà Livia ? Perché Lulù è affettuoso , Lulù è prudente , Lulù è servizievole ... E mica tanto sciocco poi , sai ? Guarda : io , per esempio , non ho il minimo dubbio che lui ... - Ma va ' ! - negò recisamente don Giulio , dando una spallata . - Del resto , che sai tu ? chi te l ' ha detto ? - Ih , - fece donna Giannetta , appressandoglisi , prendendolo per le braccia e guardandolo negli occhi . - Ti alteri ? Ti turbi sul serio ? Ma scusa , è semplicemente ridicolo ... mentre noi , qua ... - Non per questo ! - scattò Del Carpine , infocato in volto . - Non ci so credere , ecco ! Mi pare impossibile , mi pare assurdo che Livia ... - Ah sì ? Aspetta , - lo interruppe donna Giannetta . Gli tese prima il copribusto di nansouk , perch ' egli l ' ajutasse a infilarselo , poi andò a prendere dalla mensola una borsetta , ne trasse un cartoncino filettato d ' oro , strappato dal taccuino , e glielo porse . Vi era scritto frettolosamente a matita un indirizzo : Via Sardegna , 96 . - Se vuoi , per pura curiosità ... Don Giulio del Carpine restò a guardarla , stordito , col pezzettino di carta in mano . - Come ... come l ' hai scoperto ? - Eh , - fece donna Giannetta , stringendosi nelle spalle e socchiudendo maliziosamente gli occhi . - Lulù è prudente , ma io ... Per la nostra sicurezza ... Caro mio , tu badi troppo a te ... Non ti sei accorto , per esempio , com ' io da qualche tempo venga qua e ne vada via più tranquilla ? - Ah ... - sospirò egli astratto , turbato . - E Livia , dunque ... ? Via Sardegna : sarebbe una traversa di Via Veneto ? - Sì : numero 96 , una delle ultime case , in fondo . C ' è sotto uno studio di scultura , preso anche a pigione da Lulù . Ah ! ah ! ah ! Te lo figuri Lulù ... scultore ? Rise forte , a lungo . Rise altre volte , a scatti , mentre finiva di vestirsi , per le comiche immagini che le suscitava il pensiero di Lulù , suo marito , scultore in una scuola di nudo , con Livia del Carpine per modella . E guardava obliquamente don Giulio , che s ' era seduto di nuovo su la poltrona , col cartoncino arrotolato fra le dita . Quando fu pronta , col cappellino in capo e la veletta abbassata , si guardò allo specchio , di faccia , di fianco , poi disse : - Non bisogna presumer troppo di sé , caro ! Io ci ho piacere per il povero Lulù , e anche per me ... Anche tu , del resto , dovresti esserne contento . Scoppiò di nuovo a ridere , vedendo la faccia che lui le faceva ; e corse a sederglisi su le ginocchia e a carezzarlo : - Vendicati su me , via , Giugiù ! Come sei terribile ... Ma chi la fa l ' aspetta , caro : proverbio ! Poiché Lulù è contento , noi adesso ... - Io voglio prima accertarmene , capisci ? - diss ' egli duramente , con un moto di rabbia mal represso , quasi respingendola . Donna Giannetta si levò subito in piedi , risentita , e disse fredda fredda : - Fa ' pure . Addio , eh ? Ma s ' affrettò a levarsi anche lui , pentito . L ' espansione d ' affetto a cui stava per abbandonarsi gli fu però interrotta dalla stizza persistente . Tuttavia disse : - Scusami , Gianna ... Mi ... mi hai frastornato , ecco . Sì , hai ragione . Dobbiamo vendicarci bene . Più mia , più mia , più mia .... E la prese , così dicendo , per la vita e la strinse forte a sé . - No ... Dio ... mi guasti tutta di nuovo ! - gridò lei , ma contenta , cercando d ' opporsi con le braccia . Poi lo baciò pian piano , teneramente da dietro la veletta , e scappò via . Giugiù del Carpine , aggrottato e con gli occhi fissi nel vuoto , rimase a raschiarsi le guance rase con le unghie della mano spalmata sulla bocca . Si riscosse come punto da un improvviso ribrezzo per quella donna che aveva voluto morderlo velenosamente , così , per piacere . Contenta ne era ; ma non per la loro sicurezza . No ! contenta di non esser sola ; e anche ( ma sì , lo aveva detto chiaramente ) per aver punito la presunzione di lui . Senza capire , imbecille , che se lei , avendo Lulù per marito , poteva in certo qual modo avere una scusa al tradimento , Livia no , perdio , Livia no ! S ' era fisso ormai questo chiodo , e non si poteva dar pace . Dell ' onestà di sua moglie , come di quella di tutte le donne in genere , non aveva avuto mai un gran concetto . Ma uno grandissimo ne aveva di sé , della sua forza , della sua prestanza maschile ; e riteneva perciò , fermamente , che sua moglie ... Forse però poteva essersi messa con Lulù Sacchi per vendetta . Vendetta ? Ma Dio mio , che vendetta per lei ? Avrebbe fatto , se mai , quella di Lulù Sacchi , non già la sua , mettendosi con un uomo che valeva molto meno di suo marito . Già ! Ma non s ' era egli messo scioccamente con una donna che valeva senza dubbio molto meno di sua moglie ? Ecco allora perché Lulù Sacchi mostrava di curarsi così poco del tradimento di donna Giannetta . Sfido ! Erano suoi tutti i vantaggi di quello scambio . Anche quello d ' aver acquistato , dalla relazione di lui con donna Giannetta , il diritto d ' esser lasciato in pace . Il danno e le beffe , dunque . Ah , no , perdio ! no , e poi no ! Uscì , pieno d ' astio e furioso . Tutto quel giorno si dibatté tra i più opposti propositi , perché più ci pensava , più la cosa gli pareva inverosimile . In sei anni di matrimonio aveva sperimentato sua moglie , se non al tutto insensibile , certo non molto proclive all ' amore . Possibile che si fosse ingannato così ? Stette tutto quel giorno fuori ; rincasò a tarda notte per non incontrarsi con sua moglie . Temeva di tradirsi , quantunque dicesse ancora a se stesso che , prima di credere , voleva vedere . Il giorno dopo si svegliò fermo finalmente in questo proposito di andare a vedere . Ma , appena sulle mosse , cominciò a provare un ' acre irritazione ; avvilimento e nausea . Perché , dato il caso che il tradimento fosse vero , che poteva far lui ? Nulla . Fingere soltanto di non sapere . E non c ' era il rischio d ' imbattersi nell ' uno o nell ' altra , per quella via ? Forse sarebbe stato più prudente andar prima , di mattina , a veder soltanto quella casa , far le prime indagini e deliberare quindi sul posto ciò che gli sarebbe convenuto di fare . Si vestì in fretta ; andò . Vide così la casa al numero 96 , la quale aveva realmente al pianterreno lo studio di scultura , per cui donna Giannetta aveva tanto riso . La verità di questa indicazione gli rimescolò tutto il sangue , come se essa importasse di conseguenza la prova del tradimento . Dal portone d ' una casa dirimpetto , un po ' più giù si fermò a guardare le finestre di quella casa e a domandarsi quali fossero quelle del quartierino appigionato da Lulù . Pensò infine che quel portone , non guardato da nessuno , poteva essere per lui un buon posto da vedere senz ' esser visto , quando , a tempo debito , sarebbe venuto a spiare . Conoscendo le abitudini della moglie , le ore in cui soleva uscir di casa , argomentò che il convegno con l ' amante poteva aver luogo o alla mattina , fra le dieci e le undici , o nel pomeriggio , poco dopo le quattro . Ma più facilmente di mattina . Ebbene , poiché era lì , perché non rimanerci ? Poteva darsi benissimo che gli riuscisse di togliersi il dubbio quella mattina stessa . Guardò l ' orologio ; mancava poco più di un ' ora alle dieci . Impossibile star lì fermo , in quel portone , tanto tempo . Poiché lì vicino c ' era l ' entrata a Villa Borghese da Porta Pinciana : ecco , si sarebbe recato a passeggiare a Villa Borghese per un ' oretta . Era una bella mattinata di novembre , un po ' rigida . Entrato nella Villa , don Giulio vide nella prossima pista due ufficiali d ' artiglieria insieme con due signorine , che parevano inglesi , sorelle , bionde e svelte nelle amazzoni grige , con due lunghi nastri scarlatti annodati attorno al colletto maschile . Sotto gli occhi di don Giulio essi presero tutt ' e quattro a un tempo la corsa , come per una sfida . E don Giulio si distrasse : scese il ciglio del viale , s ' appressò alla pista per seguir quella corsa e notò subito , con l ' occhio esperto , che il cavallo , un sauro , montato dalla signorina che stava a destra , buttava male i quarti anteriori . I quattro scomparvero nel giro della pista . E don Giulio rimase lì a guardare , ma dentro di sé : sua moglie , donna Livia , su un grosso bajo focoso . Nessuna donna stava così bene in sella , come sua moglie . Era veramente un piacere vederla . Cavallerizza nata ! E con tanta passione pei cavalli , così nemica dei languori femminili , s ' era andata a mettere con quel Lulù Sacchi frollo , melenso ? ... Era da vedere , via ! Girò , astratto , assorto , pe ' viali , dove lo portavano i piedi . A un certo punto consultò l ' orologio e s ' affrettò a tornare indietro . S ' eran fatte circa le dieci , perbacco ! e diventava quasi un ' impresa , ora , traversare Via Sardegna per arrivare a quel portone là in fondo . Certo sua moglie non sarebbe venuta dalla parte di Via Veneto , ma da laggiù , per una traversa di Via Boncompagni . C ' era però il rischio che di qua venisse Lulù e lo scorgesse . Simulando una gran disinvoltura , senza voltarsi indietro , ma allungando lo sguardo fin in fondo alla via , Del Carpine andava con un gran batticuore che , dandogli una romba negli orecchi , quasi gli toglieva il senso dell ' udito . Man mano che inoltrava , l ' ansia gli cresceva . Ma ecco il portone : ancora pochi passi ... E don Giulio stava per trarre un gran respiro di sollievo , sgattajolando dentro il portone , quando ... - Tu , qua ? Trasecolò . Lulù Sacchi era lì anche lui , nello stesso portone . Curvo , carezzava un cagnolino lungo lungo , basso basso , di pelo nero ; e quel cagnolino gli faceva un mondo di feste , tutto fremente , e si storcignava , si allungava , grattando con le zampette su le gambe di lui , o saltava per arrivare a lambirgli il volto . Ma non era Liri , quello ? Sì , Liri , il cagnolino di sua moglie . Lulù era pallido , alterato dalla commozione ; aveva gli occhi pieni di lagrime , evidentemente per le feste che gli faceva il cagnolino , quella bestiola buona , quella bestiola cara , che lo conosceva bene e gli era fedele , ah esso sì , esso sì ! non come quella sua padronaccia , donna indegna , donna vile , sì , sì , o buon Liri , anche vile , vile ; perché una donna che si porta nel quartierino pagato dal proprio amante un altro amante , il quale dev ' essere per forza un miserabile , un farabutto , un mascalzone , questa donna , o buon Liri , è vile , vile , vile . Così diceva fra sé Lulù Sacchi , carezzando il cagnolino e piangendo dall ' onta e dal dolore , prima che Giulio del Carpine entrasse nel portone , dove anche lui era venuto ad appostarsi . Per un equivoco preso dalla vecchia serva che si recava dopo i convegni a rassettare il quartierino , Lulù aveva scoperto quell ' infamia di donna Livia ; e , venendo ad appostarsi , aveva trovato per istrada Liri , smarrito evidentemente dalla padrona nella fretta di salir su al convegno . La presenza del cagnolino , lì , in quella strada , aveva dato la prova a Lulù Sacchi che il tradimento era vero , era vero ! Anche lui non aveva voluto crederci ; ma con più ragione , lui , perché veramente una tale indegnità passava la parte . E adesso si spiegava perché ella non aveva voluto ch ' egli tenesse la chiave del quartierino e se la fosse tenuta lei , invece , costringendolo ogni volta ad aspettare lì , nello studio di scultura , ch ' ella venisse . Oh com ' era stato imbecille , stupido , cieco ! Tutto intanto poteva aspettarsi il povero Lulù , tranne che don Giulio del Carpine venisse a sorprenderlo nel suo agguato . I due uomini si guardarono , allibiti . Lulù Sacchi non pensò che aveva gli occhi rossi di pianto , ma istintivamente , poiché le lagrime gli si erano raggelate sul volto in fiamme , se le portò via con due dita e , alla prima domanda lanciata nello stupore da don Giulio : Tu qua ! rispose balbettando e aprendo le labbra a uno squallido sorriso : - Eh ? ... già ... sì ... a - aspettavo ... Del Carpine guardò , accigliato , il cane . - E Liri ? Lulù Sacchi chinò gli occhi a guardarlo , come se non lo avesse prima veduto , e disse : - Già ... Non so ... si trova qui ... Di fronte a quella smarrita scimunitaggine , don Giulio ebbe come un fremito di stizza ; scese sul marciapiede della via e guardò in su , al numero del portone . - Insomma è qua ? Dov ' è ? - Che dici ? - domandò Lulù Sacchi ancora col sorriso squallido su le labbra , ma come se non avesse più una goccia di sangue nelle vene . Del Carpine lo guardò con gli occhi invetrati . - Chi aspettavi tu qua ? - Un ... un mio amico , - balbettò Lulù . - È ... è andato su ... - Con Livia ? - domandò Del Carpine . - No ! Che dici ? - fece Lulù Sacchi , smorendo vieppiù . - Ma se Liri è qua ... - Già , è qua ; ma ti giuro che io l ' ho proprio trovato per istrada , - disse col calore della verità Lulù Sacchi infoscandosi a un tratto . - Qua ? per istrada ? - ripeté Del Carpine , chinandosi verso il cane . - Sai tu dunque la strada , eh , Liri ? Come mai ? Come mai ? La povera bestiola , sentendo la voce del padrone insolitamente carezzevole , fu presa da una subita gioja ; gli si slanciò su le gambe , dimenandosi tutta ; cominciò a smaniare con le zampette ; s ' allungò , guajolando ; poi s ' arrotolò per terra e , quasi fosse improvvisamente impazzita , si mise a girare , a girar di furia per l ' androne ; poi a spiccar salti addosso al padrone , addosso a Lulù , abbajando forte , ora , come se , in quel suo delirio d ' affetto , in quell ' accensione della istintiva fedeltà , volesse uniti quei due uomini , fra i quali non sapeva come spartire la sua gioja e la sua devozione . Era veramente uno spettacolo commoventissimo la fedeltà di questo cane d ' una donna infedele , verso quei due uomini ingannati . L ' uno e l ' altro , ora , per sottrarsi al penosissimo imbarazzo in cui si trovavano così di fronte , si compiacevano molto della festa frenetica ch ' esso faceva loro ; e presero ad aizzarlo con la voce , col frullo delle dita : - Qua , Liri ! - Povero Liri ! - ridendo tutti e due convulsamente . A un tratto però Liri s ' arrestò , come per un fiuto improvviso : andò su la soglia del portone , vi si acculò un po ' , sospeso , inquieto , guardando nella via , con le due orecchie tese e la testina piegata da una parte , quindi spiccò la corsa precipitosamente . Don Giulio sporse il capo a guardare , e vide allora sua moglie che svoltava dalla via , seguita dal cagnolino . Ma sentì afferrarsi per un braccio da Lulù Sacchi , il quale - pallido , stravolto , fremente - gli disse : - Aspetta ! Lasciami vedere con chi ... - Come ! - fece don Giulio , restando . Ma Lulù Sacchi non ragionava più ; lo strappò indietro , ripetendo : - Lasciami vedere , ti dico ! Sta ' zitto ... Vide Liri , che s ' era fermato all ' angolo della via , perplesso , come tenuto tra due , guardando verso il portone , in attesa . Poco dopo , dalla porta segnata col numero 96 uscì un giovanottone su i vent ' anni , tronfio , infocato in volto , con un paio di baffoni in su , inverosimili . - Il Toti ! - esclamò allora Lulù Sacchi , con un ghigno orribile , che gli contraeva tutto il volto ; e , senza lasciare il braccio di don Giulio , aggiunse : - Il Toti , capisci ? Un ragazzaccio ! Uno studentello ! Capisci , che fa tua moglie ? Ma gliel ' accomodo io , adesso ! Lasciami fare ... Hai visto ? E ora basta , Giulio ! Basta per tutti , sai ? E scappò via , su le furie . Don Giulio del Carpine rimase come intronato . Eh che ? Due , dunque : Lulù messo da parte , oltrepassato ? Lì , un altro , nello stesso quartierino ? Un giovinastro ... Sua moglie ! E come mai Lulù ? ... Dunque , stava ad aspettare anche lui ? ... E quel cagnolino smarrito lì , in mezzo alla via , confuso ... eh sfido ! ... tra tanti ... E aveva fatto le feste anche a lui ... carino ... carino ... carino ... - Ah ! - fece don Giulio , scrollandosi tutto dalla nausea , dal ribrezzo , ma pur con un segreto compiacimento che , per Lulù almeno , era come aveva detto lui : che veramente , cioè , sua moglie non aveva potuto prenderlo sul serio , e lo aveva ingannato , ecco qua ; e non solo , ma anche schernito ! anche schernito ! Cavò il fazzoletto e si stropicciò le mani che la bestiola devota gli aveva lambite ; se le stropicciò forte forte forte , fin quasi a levarsi la pelle . Ma , a un tratto , se lo vide accanto , chiotto chiotto , con le orecchie basse , la coda tra le gambe , quel povero Liri , che s ' era provato a seguir prima la padrona , poi il Toti , poi Lulù e che ora infine aveva preso a seguir lui . Don Giulio fu assalito da una rabbia furibonda : gli parve oscenamente scandalosa la fedeltà di quella brutta bestiola , e le allungò anche lui un violentissimo calcio . - Va ' via ! TUTTO PER BENE I . La signorina Silvia Ascensi , venuta a Roma per ottenere il trasferimento dalla Scuola normale di Perugia in altra sede - qualunque e dovunque fosse , magari in Sicilia , magari in Sardegna - si rivolse per ajuto al giovane deputato del collegio , onorevole Marco Verona , che era stato discepolo devotissimo del suo povero babbo , il professor Ascensi dell ' Università di Perugia , illustre fisico , morto da un anno appena , per uno sciagurato accidente di gabinetto . Era sicura che il Verona , conoscendo bene i motivi per cui ella voleva andar via dalla città natale , avrebbe fatto valere in suo favore la grande autorità che in poco tempo era riuscito ad acquistarsi in Parlamento . Il Verona , difatti , la accolse non solo cortesemente , ma con vera benevolenza . Ebbe finanche la degnazione di ricordarle le visite che , da studente , egli aveva fatto al compianto professore , perché ad alcune di queste visite , se non s ' ingannava , ella era stata presente , giovinetta allora , ma non tanto piccolina , se già - ma sicuro ! - se già faceva da segretaria al babbo ... La signorina Ascensi , a tal ricordo , s ' invermigliò tutta . Piccolina ? Altro che ! Aveva nientemeno che quattordici anni lei , allora ... E lui , l ' onorevole Verona , quanti poteva averne . Venti , ventuno al più . Oh , ella avrebbe potuto ripetergli ancora , parola per parola , tutto ciò ch ' egli era venuto a chiedere al babbo in quelle visite . Il Verona si mostrò dolentissimo di non aver seguitato gli studii , pei quali il professor Ascensi aveva saputo ispirargli in quel tempo tanto fervore ; poi esortò la signorina a farsi animo , poiché ella , al ricordo della sciagura recente , non aveva saputo trattener le lagrime . Infine , per raccomandarla con maggiore efficacia , volle accompagnarla - ( ma proprio scomodarsi fino a tal punto ? ) - sì sì , lui in persona volle accompagnarla al Ministero della Pubblica Istruzione . D ' estate , però , erano tutti in vacanza , quell ' anno , alla Minerva . Per il ministro e il sotto - segretario di Stato l ' onorevole Verona lo sapeva ; ma non credeva di non trovare in ufficio il capo - divisione , neppure il capo - sezione ... Dovette contentarsi di parlare col cavalier Martino Lori , segretario di prima classe , che reggeva in quel momento lui solo l ' intera divisione . Il Lori , scrupolosissimo impiegato , era molto ben visto dai superiori e dai subalterni per la squisita cordialità dei modi , per l ' indole mite , che gli traspariva dallo sguardo , dal sorriso , dai gesti , e per la correttezza anche esteriore della persona linda , curata con diligenza amorosa . Egli accolse l ' onorevole Verona con molti ossequii e rosso in volto per la gioja , non solo perché prevedeva che questo deputato , senza dubbio , un giorno o l ' altro sarebbe stato suo capo supremo , ma perché veramente da anni era ammiratore fervido dei discorsi di lui alla Camera . Volgendosi poi a guardare la signorina e sapendo ch ' era figlia del compianto e illustre professore dell ' Ateneo perugino , il cavalier Lori provò un ' altra gioja , non meno viva . Egli aveva poco più di trent ' anni , e la signorina Silvia Ascensi aveva un curioso modo di parlare : pareva che con gli occhi - d ' uno strano color verde , quasi fosforescenti - spingesse le parole a entrar bene nell ' anima di chi l ' ascoltava ; e s ' accendeva tutta . Rivelava , parlando , un ingegno lucido e preciso , un ' anima imperiosa ; ma quella lucidità man mano era turbata e quella imperiosità vinta e sopraffatta da una grazia irresistibile che le affiorava in volto , vampando . Ella notava con dispetto che , a poco a poco , le sue parole , il suo ragionamento , non avevano più efficacia , poiché chi stava ad ascoltarla era tratto piuttosto ad ammirare quella grazia e a bearsene . Allora , nel volto infocato , un po ' per la stizza , un po ' per l ' ebbrezza , che istintivamente e suo malgrado le cagionava il trionfo della sua femminilità , ella si confondeva ; il sorriso di chi la ammirava , si rifletteva , senza che lei lo volesse , anche su le sue labbra ; scoteva con una rabbietta il capo , si stringeva nelle spalle e troncava il discorso , dichiarando di non saper parlare , di non sapersi esprimere . - Ma no ! Perché ? Mi pare anzi che si esprima benissimo ! - s ' affrettò a dirle il cavalier Martino Lori . E promise all ' onorevole Verona che avrebbe fatto di tutto per contentar la signorina e procurarsi il piacere di rendere un servizio a lui . Due giorni dopo , Silvia Ascensi ritornò sola al Ministero . S ' era accorta subito che per il cavalier Lori non aveva proprio bisogno di alcun ' altra raccomandazione . E con la più ingenua semplicità del mondo andò a dirgli che non poteva più assolutamente lasciare Roma : aveva tanto girato in quei tre giorni , senza mai stancarsi , e tanto ammirato le ville solitarie vegliate dai cipressi , la soavità silenziosa degli orti dell ' Aventino e del Celio , la solennità tragica delle rovine e di certe vie antiche , come l ' Appia , e la chiara freschezza del Tevere ... S ' era innamorata di Roma , insomma , e voleva esservi trasferita , senz ' altro . Impossibile ? Perché impossibile ? Sarebbe stato difficile , via ! Impossibile , no . Dif - fi - ci - lis - si - mo , là ! Ma volendo , via ... Anche comandata in qualche classe aggiunta ... Sì , sì . Doveva farle questo piacere ! Sarebbe venuta tante , tante , tante volte a seccarlo , altrimenti . Non lo avrebbe lasciato più in pace ! Un comando era facile , no ? Dunque ... Dunque , la conclusione fu un ' altra . Dopo sei o sette di quelle visite , un dopopranzo , il cavalier Martino Lori si assentò dall ' ufficio , s ' abbigliò come per le grandi occasioni e andò a Montecitorio a domandare dell ' onorevole Verona . Si guardava i guanti , si guardava le scarpine , si tirava fuori i polsini con le punte delle dita , molto irrequieto , aspettando l ' usciere che doveva introdurlo . Appena introdotto , per nascondere l ' imbarazzo , prese a dir calorosamente all ' onorevole Verona che la sua protetta chiedeva proprio l ' impossibile , ecco ! - La mia protetta ? - lo interruppe l ' onorevole Verona . - Quale protetta ? Il Lori , riconoscendo addoloratissimo d ' aver usato , senz ' ombra di malizia però , una parola che poteva prestarsi veramente a una ... sì , a una malevola interpretazione , s ' affrettò a dire che intendeva parlare della signorina Ascensi . - Ah , la signorina Ascensi ? Ma allora sì , protetta ! - gli rispose l ' onorevole Verona , sorridendo e accrescendo l ' imbarazzo del povero cavalier Martino Lori . - Non ricordavo più d ' avergliela raccomandata e non ho indovinato in prima di chi intendesse parlarmi . Io venero la memoria dell ' illustre professore , padre della signorina e mio maestro , e vorrei che anche lei , cavaliere , ne proteggesse la figliuola - proteggesse , proprio - e me la contentasse a ogni modo , perché lo merita . Ma se era venuto appunto per questo , il cavalier Martino Lori ! Trasferirla a Roma , però , non poteva in nessun modo . Se era lecito , ecco , desiderava di conoscere la vera ragione per cui ... per cui la signorina voleva andar via da Perugia . Mah ! Non bella , pur troppo , questa ragione . Il professor Ascensi era stato tradito e abbandonato dalla moglie , tristissima donna , molto danarosa , la quale s ' era messa a convivere con un altr ' uomo degno di lei , da cui aveva avuto due o tre figli . L ' Ascensi s ' era tenuta con sé , naturalmente , l ' unica figliuola , restituendo a colei tutto il suo avere . Grand ' uomo , ma sprovvisto del tutto di senso pratico , il professor Ascensi aveva avuto un ' esistenza tribolatissima , tra angustie e amarezze d ' ogni genere . Comperava libri e libri e libri , strumenti per il suo gabinetto , e poi non sapeva spiegarsi come mai il suo stipendio non bastasse a sopperire ai bisogni d ' una famiglia ormai così ristretta . Per non affliggere il babbo con privazioni , la signorina Ascensi s ' era veduta costretta a darsi anche lei all ' insegnamento . Oh , la vita di quella ragazza , fino alla morte del padre , era stata un continuo esercizio di pazienza e di virtù . Ma ella era orgogliosa , e giustamente , della fama del padre , che a fronte alta poteva contrapporre alla vergogna materna . Ora però , morto sciaguratamente il padre e rimasta senza presidio , quasi povera e sola , non sapeva più adattarsi a vivere a Perugia , dove stava anche la madre ricca e svergognata . Ecco tutto . Martino Lori , commosso a questo racconto ( commosso veramente anche prima d ' ascoltarlo dalla bocca autorevole d ' un deputato di grande avvenire ) , nel licenziarsi gli lasciò intravedere il proposito di ricompensare del suo meglio quella fanciulla , tanto del sacrifizio e delle amarezze , quanto della meravigliosa devozione filiale . E così la signorina Silvia Ascensi , venuta a Roma per ottenere un trasferimento , vi trovò - invece - marito . II . Il matrimonio , però , almeno nei primi tre anni , fu disgraziatissimo . Tempestoso . Nel fuoco dei primi giorni Martino Lori buttò , per così dire , tutto se stesso ; la moglie vi lasciò cadere , invece , pochino pochino di sé . Attutita la fiamma che fonde anime e corpi , la donna ch ' egli credeva divenuta ormai tutta sua , come egli era divenuto tutto di lei , gli balzò innanzi molto diversa da quella che s ' era immaginata . S ' accorse , insomma , il Lori che ella non lo amava , che s ' era lasciata sposare come in un sogno strano , da cui ora si destava aspra , cupa , irrequieta . Che aveva sognato ? Di ben altro il Lori s ' accorse col tempo : che ella , cioè , non solo non lo amava , ma non poteva neanche amarlo , perché le loro nature erano proprio opposte . Non era possibile tra loro nemmeno il compatimento reciproco . Che se egli , amandola , era disposto a rispettare il carattere vivacissimo , lo spirito indipendente di lei , ella , che non lo amava , non sapeva aver neppure sofferenza dell ' indole e delle opinioni di lui . - Che opinioni ! - gli gridava , scrollandosi sdegnosamente . - Tu non puoi avere opinioni , caro mio ! Sei senza nervi ... Che c ' entravano i nervi con le opinioni ? Il povero Lori restava a bocca aperta . Ella lo stimava duro e freddo perché taceva , è vero ? Ma egli taceva per cansar liti ! taceva perché s ' era chiuso nel cordoglio , rassegnato già al crollo del suo bel sogno , d ' avere cioè una compagna affettuosa e premurosa , una casetta linda , sorrisa dalla pace e dall ' amore . Rimaneva stupito Martino Lori del concetto che sua moglie s ' andava man mano formando di lui , delle interpretazioni che dava dei suoi atti , delle sue parole . Certi giorni quasi quasi dubitava fra sé ch ' egli non fosse quale si riteneva , quale si era sempre ritenuto , e che avesse , senz ' accorgersene , tutti quei difetti , tutti quei vizii che ella gli rinfacciava . Aveva avuto sempre vie piane innanzi a sé ; non si era mai addentrato negli oscuri e profondi meandri della vita , e forse perciò non sapeva diffidare né di se stesso né d ' alcuno . La moglie , all ' incontro , aveva assistito fin dall ' infanzia a scene orribili e imparato , purtroppo , che tutto può esser tristo , che nulla vi è di sacro al mondo , se finanche la madre , la madre , Dio mio ... - Ah , sì : povera Silvia , meritava scusa , compatimento , anche se vedeva il male dove non era e si dimostrava perciò ingiusta verso di lui . Ma più egli , con la mite bontà , cercava d ' accostarsi a lei , per ispirarle una maggior fiducia nella vita , per persuaderla a più equi giudizii , e più ella s ' inaspriva e si rivoltava . Ma se non amore , buon Dio , almeno un po ' di gratitudine per lui che , alla fin fine , le aveva ridato una casa , una famiglia , togliendola a una vita randagia e insidiosa ! No ; neppure gratitudine . Era superba , sicura di sé , di potere e di saper bastare a se stessa col proprio lavoro . E sei o sette volte , in quei primi tre anni , lo minacciò di riprendere l ' insegnamento e di separarsi da lui . Un giorno , alla fine , pose anche ad effetto la minaccia . Ritornando quel giorno dall ' ufficio , il Lori non trovò in casa la moglie . La mattina , aveva avuto con lei un nuovo e più aspro litigio per un lieve rimprovero che aveva osato di muoverle . Ma già da un mese circa si addensava la tempesta ch ' era scoppiata quella mattina . Ella era stata stranissima tutto quel mese ; di fosche maniere ; e aveva finanche mostrato un ' acerba ripugnanza per lui . Senza ragione , al solito ! Ora , nella lettera lasciata in casa , ella gli annunziava il proposito irremovibile di romperla per sempre e che avrebbe fatto di tutto per riottenere il posto di maestra ; e in fine , perché egli non desse in vane smanie e non facesse chiassose ricerche , gl ' indicava l ' albergo ove provvisoriamente aveva preso alloggio : ma che non andasse a trovarla , perché sarebbe stato inutile . Il Lori rimase a lungo a riflettere con quella lettera in mano , perplesso . Aveva troppo sofferto , e ingiustamente . Il liberarsi però di quella donna sarebbe stato , sì , forse , un sollievo ; ma anche un indicibile dolore . Egli la amava . E dunque , un sollievo momentaneo , e poi una gran pena e un gran vuoto per tutta la vita . Sapeva , sentiva bene che non avrebbe potuto più amare alcun ' altra donna , mai . E lo scandalo , inoltre , che non si meritava : egli , così corretto in tutto , separato ora dalla moglie , esposto alla malignità della gente , che avrebbe potuto sospettare chi sa quali torti in lui , quando Dio era testimonio di quanta longanimità , di quanta condiscendenza avesse dato prova in quei tre anni . Che fare ? Deliberò di non muoversi per quella sera . La notte avrebbe portato a lui consiglio , a lei forse il pentimento . Il giorno dopo non andò all ' ufficio e attese tutta la mattinata in casa . Nel pomeriggio si disponeva ad uscire , senza aver bene tuttavia fermato l ' animo ad alcuna deliberazione , quando gli pervenne dalla Camera dei deputati un invito dell ' on . Marco Verona . Si era in crisi ministeriale : e , da alcuni giorni , alla Minerva si faceva con insistenza il nome del Verona come probabile Sottosegretario di Stato : qualcuno lo preconizzava anche Ministro . Al Lori , fra le tante idee , era venuta anche quella di recarsi dal Verona per consiglio . Se n ' era astenuto , immaginando a quali brighe egli dovesse trovarsi in mezzo , di quei giorni . Silvia , evidentemente , non aveva avuto questo ritegno e , sapendo ch ' egli sarebbe stato a capo della Pubblica Istruzione , era forse andata da lui per farsi riammettere nell ' insegnamento . Martino Lori si rabbujò , pensando che forse il Verona , avvalendosi adesso dell ' autorità di suo prossimo superiore , volesse ordinargli di non interporsi negli uffici contro il desiderio della moglie . Ma invece Marco Verona lo accolse alla Camera con molta benignità . Si mostrò seccatissimo d ' essere stato preso , come lui diceva , al laccio . Ministro , no , no , per fortuna ! Sottosegretario . Non avrebbe voluto assumersi neanche questa minore responsabilità , date le condizioni di quel momento politico . La disciplina del partito lo aveva forzato . Orbene , egli avrebbe voluto almeno nel gabinetto l ' ausilio d ' un uomo onesto a tutta prova ed espertissimo , e aveva perciò pensato subito a lui , al cavalier Lori . Accettava ? Pallido per l ' emozione e con le orecchie infocate , il Lori non seppe come ringraziarlo dell ' onore che gli faceva , della fiducia che gli dimostrava ; ma tuttavia , profondendo questi ringraziamenti , aveva negli occhi una domanda ansiosa , lasciava intender chiaramente con lo sguardo ch ' egli , in verità , si aspettava un altro discorso . Non voleva proprio nient ' altro da lui l ' on . Verona , anzi Sua Eccellenza ? Questi sorrise , alzandosi , e gli posò lievemente una mano su la spalla . Eh sì , qualcos ' altro voleva ; pazienza , voleva , e perdono per la signora Silvia . Via , ragazzate ! - È venuta a trovarmi e mi ha esposto i suoi « fieri » propositi , - disse , sempre sorridendo . - Le ho parlato a lungo e ... ma sì ! ma sì ! non c ' è proprio bisogno che lei si discolpi , cavaliere . So bene che il torto è della signora , e gliel ' ho detto , sa ? francamente . Anzi , l ' ho fatta piangere ... Sì , perché le ho parlato del padre , di quanto il padre sofferse per il tristo disordine della famiglia ... e d ' altro ancora le ho parlato . Vada via tranquillo , cavaliere . Ritroverà a casa la signora . - Eccellenza , io non so come ringraziarla ... - si provò a dire , commosso , il Lori inchinandosi . Ma il Verona lo interruppe subito : - Non mi ringrazi ; e sopra tutto , non mi chiami Eccellenza . E , licenziandolo , lo assicurò che la signora Silvia , donna di carattere , avrebbe mantenuto senza dubbio le promesse che gli aveva fatte ; e che , non solo le scene spiacevoli non si sarebbero più rinnovate , ma che ella gli avrebbe dimostrato in tutti i modi il pentimento delle ingiuste amarezze che gli aveva finora cagionate . III . Fu veramente così . La sera della riconciliazione segnò per Martino Lori una data indimenticabile : indimenticabile per tante ragioni ch ' egli comprese , o meglio , intuì subito , dal modo com ' ella fin dal primo vederlo gli s ' abbandonò tra le braccia . Quanto , quanto pianse ! Ma quanta e quale gioja egli bevve in quelle lagrime di pentimento e di amore ! Le vere sue nozze le celebrò allora ; da quel giorno ebbe la compagna sognata ; e un altro suo segreto ardentissimo sogno si compì certo in quel primo ricongiungimento . Quando Martino Lori non poté più avere alcun dubbio su lo stato della moglie e quand ' ella poi gli mise al mondo una bambina , nel vedere di quale gratitudine , di qual devozione per lui e di quali sacrifizii per la figliuola la maternità avesse reso capace quella donna , tant ' altre cose comprese e si spiegò . Ella voleva esser madre . Forse non comprendeva e non sapeva spiegarselo neppur lei , questo segreto bisogno della sua natura ; e perciò era prima così strana e la vita le sembrava così insulsa e vuota . Voleva esser madre . La felicità del sogno finalmente raggiunto , fu turbata soltanto dall ' improvvisa caduta del Ministero di cui faceva parte l ' onorevole Verona e un po ' anche - nell ' ombra - Martino Lori , suo segretario particolare . Forse più indignato dello stesso on . Verona si mostrò il Lori per l ' aggressione violenta delle opposizioni coalizzate per rovesciare , quasi senza ragione , il Ministero . L ' on . Verona , per conto suo , dichiarò d ' averne fino alla gola della vita politica , e che voleva ritirarsene per riprendere con miglior frutto e maggiore soddisfazione gli studii interrotti . Alle nuove elezioni , infatti , riuscì a vincere le pressioni insistenti degli elettori , e non si presentò . S ' era infervorato d ' una grande opera scientifica lasciata a mezzo dal professor Bernardo Ascensi . Se la figliuola , signora Lori , gli faceva l ' onore d ' affidargliela , egli si sarebbe provato a seguitare gli esperimenti del maestro e a portare a compimento quell ' opera . Silvia ne fu felicissima . In quell ' anno di devota , fervida collaborazione , s ' erano stretti fortemente i legami d ' amicizia fra il marito e il Verona . Il Lori , però , per quanto il Verona non avesse mai fatto pesar su lui il proprio grado e la propria dignità e lo trattasse ora con la massima confidenza , con la massima cordialità , fino a dargli e a farsi dare del tu , si mostrava timido e un po ' impacciato , vedeva sempre nell ' amico il superiore . Il Verona se n ' aveva per male e spesso lo motteggiava . Rideva , sì , di quei motteggi il Lori , ma con una segreta afflizione , perché notava nell ' animo dell ' amico una certa amarezza che diveniva di giorno in giorno più acre . Ne attribuiva la causa al ritiro sdegnoso dalla vita politica , dalle lotte parlamentari ; e ne parlava alla moglie e le consigliava di avvalersi di quell ' ascendente , ch ' ella pareva avesse su lui , per indurlo , per spingerlo a rituffarsi nella vita . - Sì ! vorrà dare ascolto a me ! - gli rispondeva Silvia . - Quando ha detto no , è no , lo sai . Del resto , a me non pare . Lavora con tanto impegno , con tanta passione ... Martino Lori si stringeva nelle spalle . - Sarà così ! Gli pareva però che il Verona ritrovasse la serenità di prima solamente quando scherzava con la loro piccola Ginetta , che cresceva a vista d ' occhio , florida e vispa . Marco Verona aveva veramente per quella bimba certe tenerezze , che commovevano il Lori fino alle lagrime . Gli diceva che stesse bene attento perché qualche giorno gliel ' avrebbe portata via . Sul serio , veh ! non scherzava . E Ginetta non se lo sarebbe lasciato dire due volte : avrebbe abbandonato il babbo , la mamma , è vero ? anche la mamma , per andar via con lui ... Ginetta diceva di sì : cattivona ! pei regali , eh ? pei regali ch ' egli le faceva a ogni minima occasione . E che regali ! Ne soffrivano finanche , ogni volta , il Lori e la moglie . Questa , anzi , non sapeva tenersi dal dimostrare al Verona che se ne sentiva offesa . Avvilimento di superbia ? No . Erano proprio troppi e di troppo costo , quei regali , e lei non voleva ! Il Verona : però , beandosi della festa che Ginetta faceva a quei giocattoli , scrollava le spalle , urtato dal loro rammarico e dalle loro proteste , e finanche si rivoltava con poco garbo a imporre che si stessero zitti e lasciassero godere la bambina . Silvia cominciò a poco a poco a dirsi stufa di questi modi del Verona , e al marito che , per scusarlo , tornava a battere su quel chiodo , ch ' era stato cioè un grave danno per l ' amico il ritiro dalla vita politica , rispondeva che questa non era una buona ragione pèrché egli venisse a sfogare in casa loro il malumore . Il Lori avrebbe voluto far notare alla moglie che , in fin dei conti , quel malumore il Verona lo sfogava facendo felice la loro bambina ; ma si stava zitto per non turbare l ' accordo che , fin dal primo giorno della riconciliazione , s ' era stabilito fra essi , Ciò che egli , nei primi anni , aveva trovato d ' ostile in lei era divenuto pregio , ora , e virtù a gli occhi suoi . Dallo spirito , dalla fermezza , dall ' energia di lei , non più volti adesso contro di lui , egli si sentiva riempire tutto e sostenere . E gli pareva così piena , ora , la vita e così solidamente fondata , con quella donna accanto , sua , tutta sua , tutta per la casa e per la figliuola . Stimava , sì , preziosa in cuor suo l ' amicizia del Verona e avrebbe voluto perciò che nell ' animo della moglie non si raffermasse l ' impressione ch ' egli fosse divenuto importuno e fastidioso per quella soverchia affezione per Ginetta ; d ' altra parte però , se questa affezione troppo invadente doveva turbargli la pace della casa , la buona armonia con la moglie ... Ma come farlo intendere al Verona , che non voleva accorgersi neppure della freddezza con cui Silvia , ora , lo accoglieva ? Col crescer degli anni , Ginetta cominciò a dimostrare una passione vivissima per la musica . Ed ecco il Verona , due , tre volte la settimana , pronto con la vettura per condurre la ragazza a questo e a quel concerto ; e spesso , durante la stagione lirica , veniva a congiurar con lei , a metterla su , perché inducesse con le sue graziette la mamma e il babbo ad accompagnarla a teatro , nel palco già fissato per lei . Il Lori , angustiato , imbarazzato , sorrideva ; non sapeva dir di no , per non scontentare l ' amico e la figliuola ; ma , santo Dio , il Verona avrebbe dovuto comprendere ch ' egli non poteva , così spesso : la spesa non era soltanto per il palco e per la vettura : Silvia doveva pure vestirsi bene ; non poteva far cattiva figura . Sì , egli era ormai capo - divisione , aveva già un discreto stipendio ; ma non aveva certo denari da buttar via . Era tanta la passione per quella ragazza , che il Verona non avvertiva a queste cose e non s ' avvedeva neppure del sacrifizio che doveva far Silvia , certe sere , rimanendo sola a casa , con la scusa che non si sentiva bene . E così fosse sempre rimasta a casa ! Una di quelle sere , ella ritornò dal teatro in preda a continui brividi di freddo . La mattina dopo tossiva , con una febbre violenta . E in capo a cinque giorni moriva . IV . Per la violenza fulminea di quella morte , Martino Lori restò dapprima quasi più sbigottito che addolorato . Venuta la sera , il Verona , come urtato da quell ' attonimento angoscioso , da quel cordoglio cupo , che minacciava di vanir nell ' ebetismo , lo spinse fuori della camera mortuaria , lo forzò a recarsi dalla figlia , assicurandolo che sarebbe rimasto lui , là , a vegliare tutta la notte . Il Lori si lasciò mandar via ; ma poi , a notte alta , silenzioso come un ' ombra , ricomparve nella camera mortuaria e vi trovò il Verona con la faccia affondata nella sponda del letto , su cui giaceva rigido e allividito il cadavere . Dapprima gli parve che , vinto dal sonno , il Verona avesse reclinato lì la testa , inavvertitamente ; poi , osservando meglio , s ' accorse che il corpo di lui era scosso a tratti , come da singhiozzi soffocati . Allora il pianto , il pianto che finora non aveva potuto rompergli dal cuore , assalì anche lui furiosamente , vedendo piangere così l ' amico . Ma questi , di scatto gli si levò contro , fremente , trasfigurato ; e - come egli , convulso , gli tendeva le mani per abbracciarlo - lo respinse , proprio lo respinse con fosca durezza , con rabbia . Doveva sentirsi in gran parte responsabile di quella sciagura , perché proprio lui , cinque sere prima , aveva forzato Silvia ad andare a teatro , ed ora non gli reggeva l ' animo a veder soffrire in quel modo l ' amico . Così pensò il Lori , per spiegarsi quella violenza ; pensò che il dolore può diversamente su gli animi : certi , li atterra ; certi altri li arrabbia . E né le visite senza fine degli impiegati subalterni , che lo amavano come un padre , né le esortazioni del Verona , che gl ' indicava la figliuola smarrita nella pena e costernata per lui , valsero a scuoterlo da quella specie d ' annientamento in cui era caduto , quasi che il mistero cupo e crudo di quella morte improvvisa lo avesse circondato , diradandogli tutt ' intorno la vita . Gli pareva , ora , di veder tutto diversamente , e che i rumori gli arrivassero come di lontano , e le voci , le voci stesse a lui più note , quella dell ' amico , quella della propria figliuola , avessero un suono ch ' egli non aveva mai prima avvertito . Cominciò così man mano a sorgere in lui da quell ' attonimento come una curiosità nuova , ma spassionata , per il mondo che lo circondava , che prima non gli era mai apparso né aveva conosciuto così . Era mai possibile che Marco Verona fosse stato sempre quale egli lo vedeva ora ? Finanche la persona , l ' aria del volto gli sembravano diverse . E la sua stessa figliuola ? Ma come ! Era davvero già cresciuta di tanto ? o dalla sciagura , tutt ' a un tratto , era balzata su un ' altra Ginetta , così alta , esile , un po ' fredda , segnatamente con lui ? Sì , somigliava nelle fattezze alla madre , ma non aveva quella grazia che , in gioventù , accendeva , illuminava la bellezza della sua Silvia ; e perciò tante volte Ginetta non pareva neanche bella . Aveva la stessa imperiosità della madre , ma senza quegl ' impeti franchi , senza scatti . Ora il Verona veniva con più scioltezza , quasi ogni giorno a casa del Lori : spesso rimaneva a desinare o a cenare . Aveva finalmente compiuto la poderosa opera scientifica concepita e iniziata da Bernardo Ascensi , e già attendeva a mandarla a stampa in una magnifica edizione . Molti giornali ne recavano le prime notizie , e di alcune fra le più importanti conclusioni avevano anche preso a discutere animatamente le maggiori riviste non solo italiane ma anche straniere , lasciando così prevedere la fama altissima , a cui tra breve quell ' opera sarebbe salita . Il merito del Verona per il proseguimento di essa e per le nuove ardite deduzioni tratte dalla prima idea fu , dopo la pubblicazione , riconosciuto universalmente non inferiore a quello dello stesso Ascensi . Ne ebbe gloria questi , ma assai più il Verona . Da ogni parte gli fioccarono plausi e onorificenze . Tra le altre , la nomina a senatore . Non aveva voluto averla subito dopo la sua uscita dal mondo parlamentare ; la accolse ora di buon grado , perché non gli veniva per il tramite della politica . Martino Lori in quei giorni , pensando alla gioja , all ' esultanza che avrebbe provato la sua Silvia nel veder così glorificato il nome del padre , s ' indugiò più a lungo nelle visite che ogni sera , uscendo dal Ministero , soleva fare alla tomba della moglie . Aveva preso quest ' abitudine ; e andava anche d ' inverno , con le cattive giornate , a curar le piante attorno alla gentilizia , a rinnovare i lumini nella lampada ; e parlava pian piano con la morta . La vista quotidiana del camposanto e le riflessioni ch ' essa gli suggeriva , gl ' improntavano sempre più di squallore il volto . Tanto la figlia quanto il Verona avevano cercato di distoglierlo da questa abitudine ; egli dapprima aveva negato come un bambino colto in fallo ; poi , costretto a confessare , aveva alzato le spalle , sorridendo pallidamente . - Non mi fa nulla ... Anzi è per me un conforto , - aveva detto . - Lasciatemi andare . Tanto , se fosse ritornato a casa subito , dopo l ' ufficio , chi vi avrebbe trovato ? Giornalmente il Verona veniva a prendersi Ginetta . Non se ne lagnava lui , no ; anzi era gratissimo all ' amico degli svaghi che procurava alla figliuola . Quella certa asprezza che aveva avvertito in talune occasioni nei modi di lui e qualche altro lieve difetto di carattere non avevano potuto fargli scemare l ' ammirazione , né tanto meno ora la gratitudine , la devozione per quest ' uomo , a cui né l ' altezza dell ' ingegno e della fama e degli uffici a cui era salito , né la fortuna toglievano d ' accordare una così intima , più che fraterna amicizia a un pover uomo come lui che , tranne il buon cuore , non si riconosceva altra virtù , altro pregio per meritarsela . Egli vedeva adesso con soddisfazione che non s ' era ingannato quando diceva alla moglie che l ' affetto del Verona sarebbe stato una fortuna per la loro Ginetta . N ' ebbe la prova maggiore allorché questa compì diciott ' anni . Oh come avrebbe voluto che la sua Silvia fosse stata presente quella sera , dopo la festa per il compleanno ! Il Verona , venuto apposta senza alcun regalo in mano per Ginetta , appena questa se ne andò a dormire , se lo trasse in disparte e , serio e commosso , gli annunziò che un suo giovane amico , il marchese Flavio Gualdi , chiedeva a lui per suo mezzo la mano della figliuola . Martino Lori , lì per lì , rimase stupito . Il marchese Gualdi ? Un nobile ... ricchissimo ... la mano di Ginetta ? Andando col Verona nei concerti , nelle conferenze , a passeggio , Ginetta , sì , era potuta entrare in un mondo , a cui né per nascita né per condizione sociale avrebbe potuto accostarsi , vi aveva destato qualche simpatia ; ma lui ... - Tu lo sai , - disse all ' amico , quasi smarrito e afflitto nella gioja , - sai qual è il mio stato ... Non vorrei che il marchese Gualdi ... Il Verona lo interruppe : - Gualdi sa ... sa quel che deve sapere . - Capisco . Ma , essendo tanta la disparità , non vorrei che egli ... per quanto predisposto , non riuscisse neppure a figurarsi tante cose ... Il Verona tornò a interromperlo , stizzito : - Mi pareva ozioso dirtelo , ma giacché tu , scusa , mi tieni ora un discorso così sciocco , per tranquillarti ti dirò che , via , essendo io da tant ' anni tuo amico ... - Eh , lo so ! - Ginetta è cresciuta più con me che con te , si può dire ... - Sì ... sì ... - O che mi piangi , adesso ? Non vorrò mica essere l ' intermediario di questo matrimonio per nulla . Su , su , finiscila ! Io me ne vado . Ne parlerai tu , domattina , a Ginetta . Vedrai che non ti riuscirà difficile . - Se l ' aspetta ? - domandò , sorridendo tra le lagrime , il Lori . - E non hai visto che non s ' è punto meravigliata nel vedermi arrivare questa sera a mani vuote ? Così dicendo , Marco Verona rise gajamente , come da tant ' anni il Lori non lo aveva più sentito ridere . V . Un ' impressione curiosa , di gelo , dapprincipio . Ma non ci avrebbe fatto caso Martino Lori , perché , come tant ' altre cose in vita sua s ' era spiegate , persuaso dall ' ingenua bontà , anche questa si sarebbe spiegata qual effetto naturale della preveduta disparità di condizione , e un po ' anche del carattere , dell ' educazione , della figura stessa del genero . Non era più giovanissimo il marchese Gualdi : era ancor biondo , d ' un biondo acceso , ma già calvo : lucido e roseo come una figurina di finissima porcellana smaltata ; e parlava piano con accento più francese che piemontese , piano , piano , affettando nella voce una tal quale benignità condiscendente , che contrastava però in modo strano con lo sguardo rigido degli occhi azzurri , vitrei . Da questi occhi il Lori s ' era sentito se non propriamente respinto , quasi allontanato , e gli era parso finanche di scorgervi come una commiserazione lievemente derisoria per lui , per i suoi modi forse troppo semplici prima , ora troppo circospetti , forse . Ma anche il tratto del tutto diverso che il Gualdi usava tanto col Verona quanto con Ginetta , egli si sarebbe spiegato ; quantunque , via , paresse che la moglie a colui fosse venuta da parte dell ' amico e non da lui ch ' era il padre ... Veramente era stato così , ma il Verona ... Ecco : il Verona non sapeva spiegarsi più , Martino Lori . Ora che egli era rimasto solo in casa e non aveva più neanche l ' ufficio , essendosi messo a riposo per far piacere al genero , non avrebbe dovuto Marco Verona prodigargli con maggior premura il conforto dell ' amicizia fraterna , di cui per tanti anni aveva voluto onorario ? Egli , il Verona , andava ogni giorno a trovar Ginetta nel villino del Gualdi ; e da lui , dall ' amico , dopo il giorno delle nozze , non era più venuto , neanche una volta per isbaglio . S ' era forse stancato di vederlo così chiuso ancora nel cordoglio antico , ed essendo ormai vecchio anche lui , preferiva andare dove si godeva , dove Ginetta , per opera di lui , pareva felice ? Sì , anche questo poteva darsi . Ma perché poi , quand ' egli andava a veder la figlia , e lo trovava lì , a tavola con lei e il genero , come se fosse di casa , era accolto da lui quasi con dispetto , gelidamente ? Poteva darsi che quest ' impressione di gelo gli fosse data dal luogo , da quella vasta sala da pranzo , lucida di specchi , splendidamente arredata ? Ma che ! no ! no ! Non si era soltanto allontanato il Verona ; il tratto , il tratto di lui era proprio cangiato ; gli stringeva appena la mano , appena lo guardava , e seguitava a conversar col Gualdi , come se non fosse entrato nessuno . Per poco lì non lo lasciavano in piedi , innanzi alla tavola . Solo Ginetta gli rivolgeva qualche parola , di tanto in tanto , ma così , fuor fuori , perché non si potesse dire che proprio nessuno si curava di lui . Col cuore strizzato da un ' angoscia inesplicabile , confuso e avvilito , Martino Lori se n ' andava . Non doveva proprio avere alcun rispetto per lui , alcun riguardo , il genero ? Tutte le feste e gl ' inviti per il Verona , perché ricco e illustre ? Ma se doveva esser così , se volevano tutti e tre seguitare ad accoglierlo ogni sera a quel modo , come un importuno , come un intruso , egli non sarebbe andato più ; no , no , perdio , non sarebbe andato più ! Voleva stare a vedere che cosa avrebbero fatto quei signori , tutt ' e tre , allora . Ebbene , passarono due giorni ; ne passarono quattro e cinque ; passò un ' intera settimana , e né il Verona , né il genero e neanche Ginetta , nessuno , neppure un servo , venne a chieder di lui , se per caso fosse malato ... Con gli occhi senza sguardo , vagando per la camera , il Lori si grattava di continuo la fronte con le dita irrequiete , quasi per destar la mente dal torpore angoscioso in cui era caduta . Non sapendo più che pensare , riandava , riandava con l ' anima smarrita il passato ... Tutt ' a un tratto , senza saper perché , il pensiero gli s ' appuntò in un ricordo lontano , nel più triste ricordo della sua vita . Ardevano in quella notte funesta quattro ceri , e Marco Verona , con la faccia affondata nella sponda del letto , su cui giaceva Silvia morta , piangeva . Fu all ' improvviso come se , nella sua anima scombujata , quei ceri funebri guizzassero e accendessero un lampo livido a rischiarargli orridamente tutta la vita , fin dal primo giorno che Silvia gli era venuta innanzi , accompagnata da Marco Verona . Sentì mancarsi le gambe , e gli parve che tutta la camera gli girasse attorno . Si nascose il volto con le mani , tutto ristretto in sé : - Possibile ? Possibile ? Alzò gli occhi al ritratto della moglie , dapprima quasi sgomento di ciò che gli avveniva dentro ; poi aggredì quel ritratto con lo sguardo , serrando le pugna e contraendo tutta la faccia in una espressione d ' odio , di ribrezzo , d ' orrore : - Tu ? tu ? Più di tutti lei lo aveva ingannato . Forse perché il pentimento di lei , dopo , era stato sincero . Il Verona , no ... il Verona , no ... Costui gli veniva in casa , là , come un padrone e ... ma sì ! forse sospettava ch ' egli sapesse e fingesse di non accorgersi di nulla per vile tornaconto ... Come questo pensiero odioso gli balenò , Martino Lori sentì artigliarsi le dita e le reni fenderglisi . Balzò in piedi ; ma una nuova vertigine lo colse . L ' ira , il dolore gli si sciolsero in un pianto convulso , impetuoso . Si riebbe , alla fine , stremato di forze e come tutto vuoto , dentro . Più di vent ' anni c ' eran voluti perché comprendesse . E non avrebbe compreso , se quelli con la loro freddezza , con la loro noncuranza sdegnosa non gliel ' avessero dimostrato e quasi detto chiaramente . Che fare più , dopo tant ' anni ? ora che tutto era finito ... così , da un pezzo , in silenzio ... pulitamente , come usa fra gente per bene , fra gente che sa fare a modo le cose ? Non glielo avevano lasciato intendere con garbo forse , che oramai non aveva più nessuna parte da rappresentare ? Aveva rappresentato la parte del marito , poi quella del padre ... e ora basta : ora non c ' era più bisogno di lui , poiché essi , tutti e tre , si erano così bene intesi fra loro ... La men trista fra tutti , la meno perfida , forse era stata colei che s ' era pentita subito dopo il fallo ed era morta ... E Martino Lori , quella sera , come tutte le sere , seguendo l ' antica abitudine , si ritrovò per la via che conduce al cimitero . S ' arrestò , fosco e perplesso , se andare avanti o tornare indietro . Pensò alle piante attorno alla gentilizia , che da tant ' anni , ormai , curava con amore . Là , tra poco , anch ' egli avrebbe riposato ... Là sotto , accanto a lei ? Ah , no , no : non più ormai ... Eppure , come aveva pianto quella donna , allora , ritornando a lui , e di quanto affetto lo aveva circondato , dopo ... Sì , sì : s ' era pentita ... A lei , sì , a lei soltanto egli forse poteva perdonare . E Martino Lori riprese la via per il cimitero . Aveva qualche cosa di nuovo da dire alla morta , quella sera . LA BUON ' ANIMA Fin dal primo giorno , Bartolino Fiorenzo s ' era sentito dire dalla promessa sposa : - Lina , veramente , ecco ... Lina no , non è il mio nome . Carolina mi chiamo . La buon ' anima mi volle chiamar Lina , e m ' è rimasto così . La buon ' anima era Cosimo Taddei , il primo marito . - Eccolo là ! Glielo aveva anche indicato , la promessa sposa , perché era ancora là , ridente e in atto di salutare col cappello ( vivacissima istantanea fotografica ingrandita ) , nella parete di fronte al canapè , presso al quale Bartolino Fiorenzo stava seduto . E istintivamente a Bartolino era venuto di inchinar la testa per rispondere a quel saluto . A Lina Sarulli , vedova Taddei , non era neanche passato per il capo di togliere quel ritratto dal salotto , il ritratto del padrone di casa . Era di Cosimo Taddei , infatti , la casa in cui ella abitava ; lui , ingegnere , la aveva levata di pianta , lui poi così elegantemente arredata , per lasciargliela alla fine in eredità con l ' intero patrimonio . La Sarulli seguitò , senza notare affatto l ' impaccio del promesso sposo : - A me non piaceva cangiar nome . Ma la buon ' anima allora mi disse : « E se invece di Carolina ti chiamassi cara Lina non sarebbe meglio ? Quasi lo stesso , ma tanto di più ! » . Va bene ? - Benissimo ! sì , sì , benissimo ! - rispose Bartolino Fiorenzo , come se la buon ' anima avesse domandato a lui un parere . - Dunque , cara Lina , siamo intesi ? - concluse la Sarulli , sorridendo . E Bartolino Fiorenzo : - Intesi ... sì , sì ... intesi ... - balbettò , smarrito di confusione e di vergogna , pensando che il marito , intanto , guardava ridente dalla parete e lo salutava . Quando - tre mesi dopo - i Fiorenzo , marito e moglie , accompagnati alla stazione dai parenti e dagli amici , partirono per il viaggio di nozze , diretti a Roma , Ortensia Motta , intima di casa Fiorenzo e anche amicissima della Sarulli , disse al marito , alludendo a Bartolino : - Povero figliuolo , ha preso moglie ? Io direi piuttosto che gli hanno dato marito ! Ma con ciò , si badi , la Motta non voleva mica dire che Lina Sarulli , prima Lina Taddei , ora Lina Fiorenzo , avesse più dell ' uomo che della donna . No . Troppo donna , anzi , quella cara Lina ! Fra i due , però , via ! non si poteva mettere in dubbio che avesse molta più esperienza della vita e più giudizio lei che lui . Ah , lui - tondo biondo rubicondo - aveva l ' aria d ' un bamboccione ; d ' un bamboccione curioso , però : calvo , ma d ' una calvizie che pareva finta , come se egli stesso si fosse rasa la sommità del capo per togliersi quell ' aria infantile . E senza riuscirci , povero Bartolino ! - Ma che povero ! Ma perché povero ? - miagolò , con la voce nasina , stizzito , il Motta , vecchio marito della giovine Ortensia , il quale aveva combinato quel matrimonio e non voleva se ne dicesse male . - Bartolino non è mica uno sciocco . Valentissimo chimico ... - Ma sì ! di prima forza ! - ghignò la moglie . - Di primissima forza ! - ribatté lui . Valentissimo chimico , se avesse voluto mandare a stampa gli studii profondi , nuovi , d ' indiscutibile originalità , che aveva fatto fin da giovinetto in quella scienza - passione finora unica , esclusiva della sua vita - ma senza dubbio , chi sa ... al primo concorso , chi sa di qual primaria Università del regno sarebbe stato professore . Dotto , dotto . E ora , come marito , sarebbe stato esemplare . Nella vita coniugale entrava puro , vergine di cuore . - Ah , per questo ... - riconobbe la moglie , come se , quanto a quella verginità , fosse disposta a concedere anche di più . Il fatto è che ella , prima che si fosse concluso quel matrimonio con la Sarulli , ogni qual volta in casa Fiorenzo sentiva consigliare dal marito allo zio di Bartolino , che bisognava « coniugare » questo ragazzo , scoppiava a ridere . Oh , certe risate ci faceva ... - Coniugarlo , sì signora , coniugarlo ! - si voltava a dirle il marito , irosamente . E allora lei , frenandosi di scatto : - Ma coniugatelo pure , cari miei ! Io rido per me , rido di ciò che sto leggendo . Difatti leggeva lei , mentre il Motta si faceva la solita partita a scacchi col signor Anselmo , zio di Bartolino ; leggeva qualche romanzo francese alla vecchia signora Fiorenzo da sei mesi relegata in una poltrona dalla paralisi . Oh , allegre veramente , quelle serate ! Bartolino , tappato ermeticamente nel suo gabinetto di chimica ; la vecchia zia , che fingeva di prestare ascolto alla lettura e non capiva più una saetta ; quegli altri due vecchi intenti alla loro partita ... Bisognava « coniugare » Bartolino per avere un po ' d ' allegria in casa . Ed ecco , povero figliuolo , lo avevano coniugato davvero ! Intanto Ortensia pensava ai due sposini in viaggio , e rideva immaginandosi la Lina a tu per tu con quel giovanottone calvo , inesperto , vergine di cuore , come diceva il marito : Lina Sarulli ch ' era stata quattr ' anni in compagnia di quel caro ingegner Taddei , espertissimo , vivace , gioviale , e intraprendente ... anche troppo ! Forse a quell ' ora la vedova sposina aveva già notato la differenza tra i due . Prima che il treno si scrollasse per partire , lo zio Anselmo aveva detto alla nuova nipote : - Lina , ti raccomando Bartolino ... Guidalo tu ! Intendeva dire , guidarlo per Roma , dove Bartolino non era mai stato . Lei sì c ' era stata , nel suo primo viaggio di nozze , con la buon ' anima ; e serbava memoria anche delle minime cose , dei più lievi incidenti che le erano occorsi ; minutissima e lucidissima memoria , quasi che fossero passati , non sei anni , ma sei mesi , da allora . Il viaggio con Bartolino durò un ' eternità : le tendine non si poterono abbassare . Appena il treno s ' arrestò alla stazione di Roma , Lina disse al marito : - Ora lascia fare a me , ti prego . Giù le valige ! - E , al facchino che venne ad aprir lo sportello : - Ecco : tre valige , due cappelliere , no , tre cappelliere , un porta - mantelli , un altro porta - mantelli , questo sacchetto , quest ' altro sacchetto ... che altro c ' è ? Niente , basta . Hotel Vittoria ! Uscendo dalla stazione , dopo ritirato il baule , riconobbe subito il conduttore dell ' omnibus , e gli fe ' cenno . Come furono montati , disse al marito : - Vedrai : albergo modesto , ma comodissimo ; buon servizio , pulizia , prezzi modici , e centrale poi ! La buon ' anima - senza volerlo , ella lo ricordava - se n ' era trovato molto contento . Ora , anche Bartolino senza dubbio se ne sarebbe trovato contentone . Oh , bonissimo figliuolo ! Non fiatava neppure . - Stordito , eh ? - gli disse . - Anche a me ha fatto lo stesso effetto , la prima volta ... Ma vedrai : Roma ti piacerà . Guarda , guarda ... Piazza delle Terme ... Terme di Diocleziano ... Santa Maria degli Angeli ... e quella là , voltati ! , fino in fondo , Via Nazionale ... magnifica , non è vero ? Poi ci passeremo ... Scesi all ' albergo , Lina si sentì come a casa sua . Avrebbe voluto che qualcuno la riconoscesse , come lei riconosceva quasi tutti : ecco , quel vecchio cameriere , per esempio ... Pippo , sì ; lo stesso di sei anni fa . - Che camera ? Avevano assegnato loro la camera n . 12 , al primo piano : bella camera , ampia , con alcova , ben messa . Ma Lina disse al vecchio cameriere : - Pippo , e la camera al n . 19 , al secondo piano ? Vorreste vedere se fosse libera ? - Subito , - rispose il cameriere inchinandosi . - Molto più comoda , - spiegò Lina al marito . - Ci dev ' essere un piccolo vano accanto all ' alcova ... E poi , più aria e meno frastuono . Staremmo molto meglio ... Ricordava che anche alla buon ' anima era capitato lo stesso caso : gli avevano assegnato una camera al primo piano , e lui se l ' era fatta cambiare . Il cameriere , poco dopo , venne a dire che il n . 19 era libero e a loro disposizione , se lo preferivano . - Ma sì ! ma sì ! - s ' affrettò a dir Lina , lietissima , battendo le mani . E , appena entrata , ebbe la gioja di riveder quella camera tal quale , con la stessa tappezzeria , gli stessi mobili nella stessa posizione ... Bartolino restava estraneo a quella gioja . - Non ti piace ? - gli domandò Lina , spuntandosi il cappellino innanzi al noto specchio sul cassettone . - Sì ... va bene ... - rispose egli . - Oh , guarda ! Me n ' accorgo dallo specchio ... Quel quadretto lì non c ' era , allora ... C ' era un piatto giapponese ... Si sarà rotto . Ma di ' , non ti piace ? No no no no no ! Niente baci , per ora ... col muso sporco ... Tu ti laverai qua ; io andrò di là nel mio bugigattolino ... Addio ! E scappò via , felice , esultante . Bartolino Fiorenzo si guardò attorno , un po ' mortificato ; poi s ' appressò all ' alcova , ne sollevò il cortinaggio e vide il letto . Doveva esser lo stesso in cui la moglie per la prima volta aveva dormito con l ' ingegner Taddei . E da lontano , da un ritratto appeso alla parete del salotto nella casa della moglie , Bartolino si vide salutare . Per tutto il tempo che durò il viaggio di nozze , non solamente poi si coricò in quello stesso letto , ma desinò e cenò anche negli stessi ristoranti , dove la buon ' anima aveva condotto a desinare la moglie ; andò in giro per Roma , seguendo come un cagnolino i passi della buon ' anima che guidava nel ricordo la moglie ; visitò le antichità e i musei e le gallerie e le chiese e i giardini , vedendo e osservando tutto ciò che la buon ' anima aveva fatto vedere e osservare alla moglie . Era timido , e non osava dimostrare in quei primi giorni l ' avvilimento , la mortificazione , che cominciava a provare nel dover seguire così , in tutto e per tutto , l ' esperienza , il consiglio , i gusti , le inclinazioni di quel primo marito . Ma la moglie non lo faceva per male . Non se n ' accorgeva , né poteva accorgersene . A diciott ' anni , priva d ' ogni discernimento , d ' ogni nozione della vita , era stata presa tutta da quell ' uomo , e istruita e formata e fatta donna da lui ; era insomma una creatura di Cosimo Taddei , doveva tutto , tutto a lui , e non pensava e non sentiva e non parlava e non si moveva se non a modo di lui . E come mai , dunque , aveva ripreso marito ? Ma perché Cosimo Taddei le aveva insegnato che alle sciagure le lagrime non son rimedio . La vita a chi resta , la morte a chi tocca . Se fosse morta lei , egli avrebbe certamente ripreso moglie ; e dunque ... Dunque ora Bartolino doveva fare a modo di lei , cioè a modo di Cosimo Taddei , ch ' era il loro maestro e la loro guida : non pensare a nulla , non affliggersi di nulla , ridere e divertirsi , poiché n ' era tempo . Ella non lo faceva per male . Sì , ma almeno , ecco ... un bacio , una carezza , qualcosa infine che non fosse propriamente a modo di quell ' altro ... Niente , niente , niente di particolare doveva egli far sentire a quella donna ? Niente di suo che la sottraesse anche per poco al dominio di quel morto ? Bartolino Fiorenzo cercava , cercava ... Ma la timidezza gl ' impediva d ' escogitar carezze nuove . Cioè , ne escogitava , tra sé e sé , anche di arditissime , ma poi , bastava che la moglie nel vederlo diventar rosso rosso gli domandasse : - Che hai ? Addio , gli sbollivano tutte ! Faceva un viso da scemo e le rispondeva : - Che ho ? Di ritorno dal viaggio di nozze , furono turbati da una triste notizia inattesa : il Motta , l ' autore del loro matrimonio , era morto improvvisamente . Lina Fiorenzo , che alla morte del Taddei s ' era trovata accanto Ortensia e n ' aveva avuto conforto e cure da sorella , corse subito da lei , per curarla a sua volta . Non credeva che questo compito pietoso dovesse riuscirle difficile : Ortensia , via , non doveva essere in fondo troppo afflitta di quella sciagura ; buon uomo , sì , il povero Motta , ma seccantissimo e molto più vecchio di lei . Rimase però costernata nel ritrovare l ' amica , dopo dieci giorni dalla disgrazia , addirittura inconsolabile . Suppose che il marito la avesse lasciata in tristi condizioni finanziarie . E arrischiò con garbo una domanda . - No no ! - s ' affrettò a risponderle Ortensia , tra le lagrime . - Ma ... capirai ... Che cosa ? Tutta quella pena , sul serio ? Non la capiva , Lina Fiorenzo . E volle confessarlo al marito . - Eh ! - fece Bartolino , stringendosi nelle spalle , rosso come un gambero di fronte a quella specie d ' incoscienza della moglie pur tanto sapiente . In fin de ' conti ... dico ... le è morto il marito ... - Eh via , adesso ! marito ... - esclamò Lina . - Le poteva esser padre , a momenti ! - E ti par poco ? - Ma non era neanche padre , poi ! Lina aveva ragione . Ortensia piangeva troppo . Nei tre mesi del fidanzamento di Bartolino , la Motta aveva notato che il povero giovine era rimasto molto turbato della facilità con cui la promessa sposa parlava innanzi a lui del primo marito ; turbato , perché non riusciva a metter d ' accordo la memoria viva , continua , persistente , ch ' ella serbava di colui , col fatto che ora stesse per riprender marito . Ne aveva discusso in casa con lo zio , e questi aveva cercato di rassicurarlo , dicendogli che era anzi una prova di franchezza - quella - da parte della sposa , di cui non avrebbe dovuto offendersi , perché appunto dal fatto che ella riprendeva marito doveva venirgli la certezza che la memoria di quell ' uomo non aveva più radici nel cuore di lei , bensì nella mente soltanto , sicché dunque ella poteva parlarne senza scrupoli , anche dinanzi a lei . Bartolino non s ' era affatto raffidato , dopo questo ragionamento . Ortensia lo sapeva bene . Ora poi ella aveva motivo di credere che il turbamento del giovine , per quella così detta franchezza della moglie , dopo il viaggio di nozze , doveva essere di molto cresciuto . Nel ricevere la visita di condoglianza dei due sposi , ella aveva voluto perciò mostrarsi , non tanto a Lina quanto a Bartolino , inconsolabile . E Bartolino Fiorenzo rimase così simpaticamente impressionato di quel dolore della vedova , che per la prima volta osò contraddire alla moglie che quel dolore non voleva credere . E le disse col volto in fiamme : - Ma anche tu , scusa , non hai forse pianto quando t ' è morto .... - Che c ' entra ! - lo interruppe Lina . - Prima di tutto la buon ' anima era ... - Ancor giovane , sì - disse avanti Bartolino , per non farlo dire a lei . - E poi , io , - riprese ella , - ho pianto , ho pianto , ho pianto , è vero ... - Non molto ? - arrischiò Bartolino . - Molto , molto ... ma , in fine , mi son fatta una ragione , ecco ! Credi pure , Bartolino ; tutto quel pianto di Ortensia è troppo . Bartolino non ci volle credere ; Bartolino sentì anzi più aspra entro di sé , dopo questo discorso , la stizza , ma non tanto contro la moglie , quanto contro il defunto Taddei , perché comprendeva bene ormai che quel modo di ragionare , quel modo di sentire non eran proprii di lei , della moglie , ma frutto della scuola di quell ' uomo , che doveva essere stato un gran cinico . Non si vedeva forse Bartolino , ogni giorno , entrando nel salotto , sorridere e salutare da colui ? Ah , quel ritratto lì , non poteva più soffrirlo ! Era una persecuzione ! Lo aveva sempre davanti a gli occhi . Entrava nello studio ? Ed ecco : l ' immagine del Taddei gli rideva e lo salutava , come per dirgli : « Passi ! passi pure ! Qui era anche il mio studio d ' ingegnere , sa ? Ora lei vi ha allogato il suo gabinetto di chimica ? Buon lavoro ! La vita a chi resta , la morte a chi tocca ! » . Entrava nella camera da letto ? Ed ecco , l ' immagine del Taddei lo perseguitava anche lì . Rideva e lo salutava : « Si serva ! si serva pure ! Buona notte ! È contento di mia moglie ? Ah , gliel ' ho istruita bene ... La vita a chi resta , la morte a chi tocca ! » . Non ne poteva più ! Tutta quella casa lì era piena di quell ' uomo , come sua moglie . Ed egli , tanto pacifico prima , ora si trovava in preda a un continuo orgasmo , che pur si sforzava di dissimulare . Alla fine cominciò a fare stranezze , per scuotere le abitudini della moglie . Se non che , queste abitudini , Lina le aveva contratte da vedova . Cosimo Taddei , d ' indole vivacissima , non aveva abitudini , non aveva voluto mai averne . Sicché dunque Bartolino , alle prime stranezze , si sentì rimproverare dalla moglie : - Oh Dio , Bartolino , come la buon ' anima ? Ma non volle darsi per vinto . Sforzò violentemente la propria natura per farne di nuove . Qualunque cosa però facesse , pareva a Lina che la avesse fatta pure quell ' altro , che ne aveva fatte veramente di tutti i colori . Bartolino si avvilì ; tanto più che Lina mostrava di riprender gusto a quelle scapataggini . Seguitando così , a lei doveva certo sembrare di rivivere proprio con la buon ' anima . E allora ... allora Bartolino , per dare uno sfogo all ' orgasmo crescente di giorno in giorno , concepì un tristo disegno . Veramente , egli non intese tanto di tradir la moglie quanto di vendicarsi di quell ' uomo che gliel ' aveva presa tutta e se la teneva ancora . Credette che quest ' idea cattiva fosse nata in lui spontaneamente ; ma in verità bisogna dire in sua scusa che gli fu quasi suggerita , insinuata , infiltrata da colei che invano da scapolo aveva più volte tentato con le sue arti di rimuoverlo dall ' eccessivo studio della chimica . Fu per Ortensia Motta una rivincita . Ella si mostrò dolentissima d ' ingannar l ' amica ; ma fece intendere a Bartolino che lei , prima ancora che egli prendesse moglie ... via ! era quasi fatale ! Questa fatalità non apparve a Bartolino molto chiara ; e però , da buon figliuolo , restò deluso , quasi frodato dalla facilità con cui era riuscito nel suo intento . Rimasto per un tratto solo , là nella camera del buon vecchio Motta , si pentì della sua cattiva azione . A un certo punto , gli occhi gli andarono per caso su qualcosa che luccicava su lo scendiletto , dalla parte d ' Ortensia . Era un ciondolo d ' oro , con una catenella , che doveva esserle scivolato dal collo . Lo raccolse , per restituirglielo ; ma , aspettando , con le dita nervose , senza volerlo , gli venne fatto d ' aprirlo . Trasecolò . Un ritrattino piccolo piccolo di Cosimo Taddei , anche lì . Rideva e lo salutava . SENZA MALIZIA I . Quando Spiro Tempini , con le lunghe punte dei baffetti insegate come due capi di spago lì pronti per passar nel foro praticato da una lesina , facendo a leva di continuo con le dita sui polsini inamidati per tirarseli fuor delle maniche della giacca ; timido e smilzo , miope e compito , chiese debitamente alla maggiore delle quattro sorelle Margheri la mano di Iduccia , la minore , e se ne andò con quelle piote ben calzate ma fuori di squadra e indolenzite , inchinandosi più e più volte di seguito ; tanto Serafina , quanto Carlotta , quanto Zoe , quanto Iduccia stessa rimasero per un pezzo quasi intronate . Ormai non s ' aspettavano più che a qualcuno potesse venire in mente di chieder la mano d ' una di loro . Dopo essersi rassegnate a tante gravi sciagure , alla rovina improvvisa e alla conseguente morte per crepacuore del padre , poi a quella della madre , e quindi a dover trarre profitto dei buoni studii compiuti per arricchire squisitamente la loro educazione signorile , s ' erano anche rassegnate a rimaner zitelle . Veramente , certe loro amiche carissime non volevano credere a quest ' ultima rassegnazione , perché pareva loro che le Margheri , da un pezzo , si fossero come impuntate : Serafina a trent ' anni ; Carlotta , a ventinove ; Zoe a ventisette ; Ida a venticinque . Il tempo passava , cominciava a urtarle un po ' sgarbatamente alle spalle ; invano . Lì , ferme ostinatamente su la triste soglia di quegli anni oltrepassati , che stavano ad aspettare ? Eh via , qualcuno che le inducesse finalmente a muoversene , ad andare innanzi non più sole . Quando queste care amiche sentivano dalle tre sorelle maggiori chiamar per nome l ' ultima , si confessavano che faceva loro l ' effetto che la chiamassero da lontano , da molto lontano , Iduccia . Perché , a conti fatti , Ida , via ! doveva aver per lo meno ventotto anni . Intanto , ajutate da amici autorevoli , rimasti fedeli dopo la rovina , le Margheri erano riuscite col lavoro , cioè impartendo lezioni particolari di lingue straniere ( inglese e francese ) , di pittura ad acquerello , d ' arpa e di miniatura , a tener su intatta la casa , che attestava con l ' eleganza sobria e semplice della mobilia e della tappezzeria l ' agiatezza in cui eran nate e di cui avevano goduto ; e andavano ancora a concerti e a radunanze , accolte dovunque con molta deferenza e con simpatia per il coraggio di cui davano prova , per il garbo disinvolto con cui portavano gli abiti non più sopraffini , per le maniere gentili e dolcissime e anche per le fattezze graziose e tuttora piacevoli . Erano magroline ( forse un po ' troppo ; spighite , dicevano i maligni ) e di alta statura tutt ' e quattro ; Ida e Serafina , bionde ; Carlotta e Zoe , brune . Certamente era una bella soddisfazione per loro poter bastare a se stesse col proprio lavoro . Avrebbero potuto morir di fame , e non morivano . Si procuravano da mangiare , da vestir discretamente , da pagar la pigione . E quelle care amiche che avevano marito e le altre che avevano il fidanzato o facevano all ' amore si congratulavano tanto con esse di questo bel fatto ; e quelle promettevano che avrebbero mandato presto la piccola Tittì o il piccolo Cocò a studiar l ' arpa o la pittura ad acquerello ; e le altre per miracolo , nelle effusioni d ' affetto e d ' ammirazione , non promettevano che si sarebbero affrettate a mettere al mondo un figliuolo , una figliuola , per avere anch ' esse il piacere d ' ajutare le coraggiose amiche a provvedersi da vestir discretamente , da pagar la pigione e non morire di fame . Ma ecco intanto questo signor Tempini , piovuto dal cielo . Ci volle un bel po ' , prima che le quattro sorelle rinvenissero dallo stupore . Conoscevano il Tempini soltanto da pochi mesi ; lo avevano veduto , sì e no , una dozzina di volte nei salotti ch ' esse frequentavano ; né pareva loro ch ' egli avesse mai manifestato in alcun modo - timido com ' era , e impensierito sempre di quei piedi troppo grossi , ben calzati e indolenziti - d ' aver qualche mira su esse . Quasi quasi , dopo tanta vana e smaniosa attesa , quella richiesta così improvvisa e insperata le contrariava ; le insospettiva . Che considerazioni aveva potuto far costui nel venirsi a cacciare , così a cuor leggero , con quell ' aria smarrita , tra quattro ragazze sole , senza dote , senza stato se non precario , o almeno molto incerto , unite fra loro , legate inseparabilmente dall ' ajuto che eran costrette a prestarsi a vicenda ? Che s ' era immaginato ? Come s ' era indotto ? Che aveva fatto Iduccia per indurlo ? - Ma niente ! vi giuro : nientissimo ! - badava a protestare Iduccia infocata in volto . Le sorelle dapprima si mostrarono incredule ; tanto che Iduccia si stizzì e dichiarò finanche che non voleva saperne , perché le era antipatico , ecco , antipaticissimo quel ... come si chiamava ? Tempini . Eh via ! eh via ! Antipatico ? Perché ? Ma no ! - Giovane serio , - disse Serafina ; - giovane colto , - disse Carlotta ; - laureato in legge , - disse Zoe ; e Serafina aggiunse : - Segretario al Ministero di Grazia e Giustizia ; - e Carlotta : - Libero docente di ... di ... non ricordo bene di che cosa , all ' Università di Roma . E lo conoscevano appena le sorelle Margheri ! Zoe finanche si ricordò che il Tempini aveva tenuto una volta una conferenza al Circolo Giuridico : sì , una conferenza con projezioni , in cui si mostravano le impronte digitali dei delinquenti - ricordava benissimo - anzi la conferenza era intitolata : Segnalamenti dactiloscopici col rilievo delle impronte digitali . Del resto , Serafina e Carlotta avrebbero domandato maggiori ragguagli , si sarebbero consigliate con gli amici autorevoli , non perché dubitassero minimamente del Tempini , ma per far le cose proprio a modo . II . Tre giorni dopo , Spiro Tempini fu accolto in casa , e quindi presentato nelle radunanze quale promesso sposo di Iduccia . Di Iduccia soltanto ? Pareva veramente il promesso sposo di tutt ' e quattro le Margheri ; anzi , più che di Iduccia , delle altre tre ; perché Iduccia , vedendo così naturalmente partecipi le sorelle della soddisfazione , della gioja che avrebbero dovuto esser sue principalmente , s ' irrigidiva in un contegno piuttosto riserbato , e faceva peggio ; ché quelle , supponendo ch ' ella non riuscisse ancora a vincere la prima , ingiusta antipatia per il Tempini , ritenevano che fosse loro dovere compensarlo di quella freddezza , opprimendolo di cure , d ' amorevolezze , così che egli non se n ' accorgesse . - Spiro , il fazzoletto da collo ! Avvolgiti bene , mi raccomando . Hai la voce un po ' rauca . - Spiro , hai le mani troppo calde . Perché ? Poi ciascuna gli aveva chiesto un piccolo sacrifizio . Zoe : - Per carità , Spiro , non t ' insegare più codesti baffetti . Carlotta : - Se fossi in te , Spiro , me li lascerei un po ' più lunghetti i capelli . Non ti pare , Iduccia , che pettinati così a spazzola gli stieno male ? Meglio con la scriminatura da un lato . Alla Guglielmo . E Serafina : - Iduccia dovrebbe farti smettere codesti occhiali a staffa . Da notajo , Dio mio , o da professore tedesco ! Meglio le lenti , Spiro ! Un pajo di lenti , e senza laccio , mi raccomando ! A pincenez . Alle piote , nessun accenno . Erano irrimediabili . In men d ' un mese Spiro Tempini diventò un altro . I maligni però lo commiseravano a torto , perché egli , cresciuto sempre solo , senza famiglia , senza cure , era felicissimo tra quelle quattro sorelle tanto buone e intelligenti e animose , che lo vezzeggiavano e gli stavano sempre attorno a domandargli ora una notizia , ora un consiglio , ora un servizietto . - Spiro , chi è Bacone ? - Per piacere , Spiro , abbottonami questo guanto . - Auff , che caldo ! Ti seccherebbe , Spiro , di portarmi questa mantellina ? - Oh di ' , Spiro , sapresti regolarmi quest ' orologino ? Va sempre indietro ... Iduccia , zitta . Sospettare delle sorelle , questo no , neanche per ombra ; ma certo cominciava a essere un po ' stufa di tutto quello sfoggio di civetteria senza malizia . Avrebbero dovuto comprenderlo le sorelle , che diamine ! avvedersi che il Tempini , essendo per natura così timido e servizievole , e standogli esse così d ' attorno senza requie , tre pittime , la trascurava per badare a loro . Non gli lasciavano più né tempo né modo non che d ' accostarsi a lei , ma neanche di respirare . Spiro di qua , Spiro di là ... Avrebbe dovuto aver quattro braccia quel poveretto per offrirne uno a ciascuna e altrettante mani per pigliarsele tutte e quattro . Le seccava poi maggiormente che esse , con le loro manierine , quasi quasi lo costringevano ogni volta a portar quattro regali invece di uno . Ma sì ! Gli facevano tanta festa , ogni volta , che egli , per paura che rimanessero poi deluse , si guardava bene dal recarne qualcuno particolare a lei ch ' era la fidanzata . Non parlava , Iduccia , ma certe bili ci pigliava a quello spettacolo di vezzi e di premure ! Così , santo Dio , egli avrebbe potuto chiedere senz ' altro la mano di Zoe , o di Carlotta , o anche di Serafina ... Perché aveva chiesto la sua ? Iduccia aspettava dunque con molta impazienza , quantunque senza il minimo entusiasmo , il giorno delle nozze , sperando bene che , in tal giorno almeno , una certa distinzione egli finalmente avrebbe dovuto farla . III . Avvenne un contrattempo spiacevolissimo . Per fare il viaggio di nozze , Spiro Tempini aveva sollecitato al Ministero di Grazia e Giustizia un lavoro straordinario . Non ostante l ' amore e il gran da fare che gli davano le tre future cognatine , lo aveva condotto a termine con quella minuziosa diligenza , con quello zelo scrupoloso che soleva mettere in tutti i lavori d ' ufficio e negli studii pregiatissimi di scienza positiva . Contava che questo lavoro gli fosse retribuito pochi giorni prima di quello fissato per le nozze ; ma , all ' ultimo momento , quando già tutto era disposto per la celebrazione del matrimonio , stampate le partecipazioni , spiccati gli inviti , il decreto ministeriale era stato respinto dalla Corte dei Conti per vizio di forma . Spiro Tempini parve lì lì per cader fulminato da una congestione cerebrale . Lui , di solito così timido , così ossequente , così misurato nelle espressioni , si lasciò scappare parole di fuoco contro la burocrazia , contro l ' amministrazione dello Stato , anche contro il Ministro , contro tutto il Governo , che gli mandava a monte il viaggio di nozze . Non per il viaggio di nozze in se stesso ; ma perché si vedeva costretto a venir meno a un riguardo di delicatezza , verso le tre cognatine nubili . S ' era stabilito ( anzi non s ' era messo neanche in discussione ) ch ' egli avrebbe fatto casa comune con esse ; sì , ma santo Dio , almeno la prima notte non avrebbe voluto rimanere lì , sotto lo stesso tetto . S ' immaginava l ' imbarazzo , per non dir altro , di quelle tre povere ragazze , quando , andati via tutti gl ' invitati , finita la festa , lui e Iduccia ... Ah ! Ci sudava freddo . Sarebbe stato un momento terribile , uno strappo a tutte le convenienze , un angoscioso tormento di tutta la notte ... Come la avrebbero passata quelle tre povere anime , con la sorellina divisa da loro per la prima volta , di là , in un ' altra camera con lui ? Invano Spiro Tempini , per rimediarvi , pregò , scongiurò Iduccia , che si contentasse d ' un viaggetto di pochi giorni , pur che fosse , d ' una giterella a Frascati o ad Albano . Iduccia - forse perché non capiva ed egli non osò di farla anzi tempo capace - Iduccia non volle saperne . Le parve un ripiego meschino e umiliante . Là , là , meglio rimanere a casa . Il Tempini diede un ' ingollatina e arrischiò : - Dicevo per ... per le tue sorelle , ecco ... Ma la sposina , che si teneva già da un bel pezzo , gli piantò tanto d ' occhi in faccia e gli domandò : - Perché ? Che c ' entrano le mie sorelle ? Ancora ? E chi sa che altro avrebbe aggiunto Iduccia , nella stizza , se non fosse stata una ragazza per bene , che doveva figurare di non capir nulla fino all ' ultimo momento . Fu però una bella festa ; non molto vivace , perché si sa , l ' idea delle nozze richiama alla mente di chi abbia un po ' di senno e di coscienza non lievi doveri e responsabilità ; ma degna tuttavia e decorosa , soprattutto per la qualità degli invitati . Spiro Tempini , che teneva più alla libera docenza che al posto di segretario al Ministero di Grazia e Giustizia , perché credeva di contare in fine qualche cosa fuori dell ' ufficio , invitò pochi colleghi e molti professori d ' Università , i quali ebbero la degnazione di parlare animatamente di studii antropologici e psicofisiologici e di sociologia e d ' etnografia e di statistica . Poi il « momento terribile » venne , e fu , pur troppo , quale il Tempini lo aveva preveduto . Quantunque volessero sembrar disinvolte , le tre sorelle e anche Iduccia stessa vibravano dalla commozione . Avevano trattato finora con la massima confidenza il Tempini ; ma quella sera , che impaccio ! che senso , nel vederlo rimanere in casa , con loro ; lui solo , uomo ; già nel pieno diritto d ' entrare in una intimità che , per quanto timida in quei primi istanti e imbarazzata , avventava . Profondamente turbate , con gli occhi lampeggianti , le tre sorelle guardavano la sposa e le leggevano negli occhi la stessa ambascia che strizzava le loro animucce non al tutto ignare , certo , ma perciò anzi più trepidanti . Iduccia si staccava da loro ; cominciava da quella sera ad appartenere più a quell ' estraneo che ad esse . Era una violenza che tanto più le turbava , quanto più delicate eran le maniere con cui si manifestava finora . E poi ? Poi Iduccia , lei sola , tra breve , avrebbe saputo ... Le s ' accostarono , sorridendo nervosamente , per baciarla . Subito il sorriso si cangiò in pianto . Due , Serafina e Carlotta , scapparono via nella loro camera senza neanche volgersi a guardare il cognato ; Zoe fu più coraggiosa : gli mostrò gli occhi rossi di pianto e , alzando il pugno in cui teneva il fazzoletto , gli disse tra due singhiozzi : - Cattivo ! IV . Ma era destino che Iduccia non dovesse godere della distinzione che il Tempini , finalmente , aveva dovuto fare tra lei e le sorelle . La pagò , e come ! questa distinzione , la povera Iduccia . Può dirsi che cominciò a morire fin dalla mattina dopo . Il Tempini volle dare a intendere tanto a lei quanto alle sorelle , che non era propriamente una malattia . - Disturbi , - diceva alle cognatine , afflitto ma non impensierito . Alla moglie diceva : - Eh , troppo presto , Iduccia mia ! troppo presto ! Basta . Pazienza . Ma Iduccia soffriva tanto ! Troppo soffriva . Non aveva un momento solo di requie . Nausee , capogiri , e una prostrazione così grave di tutte le membra che , dopo il terzo mese , non poté più reggersi in piedi . Abbandonata su una poltrona , con gli occhi chiusi , senza più forza neanche di sollevare un dito , udiva intanto di là , nella saletta da pranzo , conversare lietamente le tre sorelle col marito , e si struggeva dall ' invidia . Ah che invidia rabbiosa le sorgeva man mano per quelle tre ragazze , che le pareva ostentassero innanzi a lei , così sconfitta , con tutti i loro movimenti , le corse pazze per le stanze , quasi una loro vittoria : quella d ' esser rimaste ancora agili e salde nella loro verginità . Era tanto il dispetto , che quasi quasi credeva il suo male provenisse principalmente dal fastidio ch ' esse le cagionavano con la loro vista e le loro parole . Ecco , ridevano , sonavano l ' arpa , si paravano , come se nulla fosse , senza alcun pensiero per lei che stava tanto male . Ma non era giusto ? non era naturale ? Lei aveva marito : esse non l ' avevano ; bisognava dunque ch ' ella ne piangesse pure le conseguenze . Spiro , del resto , le tranquillava ; diceva loro che non c ' era da darsene pensiero . La lieve afflizione che potevano sentire per il malessere di lei era poi bilanciata dalla gioia d ' aver presto un nipotino , una nipotina . Ed era tale questa gioja , ch ' esse stimavano finanche ingiusti , talvolta , i lamenti e i sospiri di lei . Ah , in certi giorni , l ' invidia di Iduccia , nel veder le tre sorelle come prima , più di prima attorno al marito , tre pecette addirittura , s ' inveleniva , fino a diventar vera e propria gelosia . Poi si calmava , si pentiva dei cattivi pensieri ; diceva a se stessa ch ' era giusto infine che , non potendo lei , badassero almeno loro a Spiro . E forse , chi sa ! ci avrebbero badato sempre loro , tutte e tre vestite di nero . Perché lei sarebbe morta . Sì , sì : lo sentiva . N ' era sicurissima ! Quell ' esserino che man mano le si maturava in grembo , le succhiava a filo a filo la vita . Che supplizio lento e smanioso ! Se la sentiva proprio tirare , la vita , a filo a filo , dal cuore . Sarebbe morta . Le tre sorelle avrebbero fatto loro da madre alla sua creaturina . Se femmina , l ' avrebbero chiamata Iduccia , come lei . Poi , passando gli anni , nessuna delle tre avrebbe più pensato a lei , perché avrebbero avuto un ' altra Iduccia , loro . Ma il marito ? Per lui non poteva essere la stessa cosa , quella bambina . Egli forse ... quale delle tre avrebbe scelto ? Zoe ? Carlotta ? Serafina ? Che orrore ! Ma perché ci pensava ? Tutte e tre insieme , sì , avrebbero potuto far da madre alla sua creaturina ; ma se egli ne sceglieva una ... Zoe , per esempio , ecco Zoe , no , non sarebbe stata una buona madre , perché avrebbe avuto da attendere ad altri figliuoli , ai suoi ; e alla piccina orfana avrebbero allora badato con più amore Carlotta e Serafina , quelle cioè ch ' egli non avrebbe scelto . Ecco dunque : se lo faceva per il bene della sua piccina , Spiro non avrebbe dovuto sceglierne alcuna . Non poteva forse rimanere lì , in casa , come un fratello ? Glielo volle domandare Iduccia , pochi giorni prima del parto , confessandogli la gran paura che aveva di morire e i tristi pensieri che l ' avevano straziata durante tutti quei mesi d ' agonia . Spiro le diede su la voce , dapprima ; si ribellò ; ma poi cedendo alle insistenze di lei - ch ' eran puerili , via ! come quel timore - dovette giurare . - Sei contenta , ora ? - Contenta ... Tre giorni dopo , Iduccia morì . V . Ma potevano mai pensare sul serio le tre sorelle superstiti di prendere il posto della sorellina morta , che aveva lasciato un così gran vuoto nel loro cuore e nella casa ? Come sospettarlo ? Ma nessuna delle tre ! Ecco , faceva male Zoe , anzi , a mostrar troppo il compianto e la tenerezza per la povera piccina orfana . Serafina e Carlotta , più riserbate , più chiuse , quasi irrigidite nel loro cordoglio , la richiamavano : - Zoe ! - Perché ? - domandava Zoe , dopo aver cercato invano di leggere negli occhi delle sorelle la ragione di quel richiamo . - Lasciala stare , - le diceva freddamente Carlotta . Serafina poi , a quattr ' occhi , le consigliava di frenare un po ' , ecco , quelle troppo vivaci effusioni d ' affetto per la bambina . - Ma perché ? - tornava a domandare Zoe , stordita . - Quella povera cosuccia nostra ! - Va bene . Ma innanzi a lui ... - A Spiro ? - Sì . Frenati . Potrebbe parergli che tu ... - Che cosa ? - Capirai ... La nostra condizione , adesso ; è un po ' ... un po ' difficile , ecco ... Finché c ' era Iduccia ... Ah già ! Zoe capiva . Finché c ' era Iduccia , Spiro era come un fratello ; ma ora che Iduccia non c ' era più ... Esse erano tre ragazze sole , costrette , per via di quella piccina , a convivere col cognato vedovo , e ... e ... - Dobbiamo farlo per Iduccia nostra ! - concludeva Serafina , con un profondo sospiro . Poco dopo , però , Zoe , ripensandoci meglio , domandava a se stessa : « Che cosa dobbiamo fare per Iduccia nostra ? Poche carezze alla piccina ? E perché ? Perché Spiro , vedendo ch ' io gliene faccio troppe , potrebbe supporre ... Oh Dio ! Com ' è potuta venire in mente a Serafina una tale idea ? Io ? » . Così tutte e tre , ora , si vigilavano a vicenda , quando Spiro era in casa e anche quando non c ' era . E questa vigilanza puntigliosa e il rigido contegno scioglievano a mano a mano e facevano cader tutti i legami d ' intimità che s ' eran prima annodati fraternamente tra esse e il cognato . Questi notò presto la freddezza ; ma suppose in principio che dipendesse dal cordoglio per la recente sciagura . Poi cominciò ad avvertire negli sguardi , nelle parole , in tutte le maniere delle tre cognatine un certo ritegno quasi sospettoso , come una mutria impacciata , che distornava la confidenza . Perché ? Non intendevano più trattario da fratello ? Il gelo cresceva di giorno in giorno . E anche Spiro allora si vide costretto a frenarsi , a ritrarsi . Un giorno gli cascarono le lenti dal naso ; e invece di comperarsene un altro paio , inforcò gli occhiali a staffa già smessi per far piacere a Serafina . La prima volta che gli toccò d ' andare dal barbiere , gli disse che voleva smettere la pettinatura con la divisa da un lato , adottata per consiglio di Carlotta , e si fece tagliare i capelli a spazzola , come prima . Non riprese a insegarsi i baffi , per non far supporre che , da vedovo , pensasse ancora ad aver cura della propria persona , quantunque Zoe però gli avesse detto che i baffi insegati gli stavano male . Ma poi , notando che Serafina e Carlotta , a tavola , lanciavano qualche occhiata obliqua a quei baffi e poi si guardavano tra loro , temendo ch ' esse potessero sospettare ch ' egli intendesse usare qualche particolarità a Zoe , tornò anche a insegarsi i baffi come un tempo . Così si ritrasse dall ' intimità anche con la figura . Tante cure - pensava - tante amorevolezze prima , e ora ... Ma in che aveva mancato ? Era forse lui cagione , se Iduccia era morta ? Era stata una sciagura . Egli la sentiva come loro , più di loro . Non avrebbe dovuto anzi affratellarli di più il dolore comune ? Desideravano forse le sue cognate che si staccasse da loro e facesse casa da sé ? Ma egli , rimanendo , aveva creduto di far loro piacere ; le aiutava , e non poco ; provvedeva lui quasi del tutto ormai al mantenimento della casa . E poi c ' era la bambina . La piccola Iduccia . Non la aveva egli affidata alle loro cure ? Ma ecco , notava intanto con grandissimo dolore che anche la piccina era trattata con freddezza , se non proprio trascurata . Spiro Tempini non sapeva più che pensare . Prese il partito di trattenersi quanto più poteva fuori di casa , per pesare il meno possibile in famiglia . Da tanti segni gli parve di dovere argomentare che la sua presenza dava ombra e impicciava . Ma il gelo crebbe ancor più . Ora Serafina diceva a Carlotta : - Vedi ? Non sta più in casa , il signore . Quel poco che ci sta : guardingo , impacciato . Chi sa che cova ! Ah , povera Iduccia nostra ! Carlotta si stringeva nelle spalle : - Che ci possiamo far noi ? - Eh già , - incalzava Serafina . - Vorrei sapere che cosa pretenderebbe da noi , con quella freddezza . Dovremmo forse buttargli le braccia al collo per trattenerlo ? Dico la verità , non me lo sarei mai aspettato ! Carlotta abbassava gli occhi ; sospirava : - Pareva tanto buono ... Ed ecco Zoe : - Parlate di Spiro ? Uomini , e tanto basta ! Tutti gli stessi . Sono appena sei mesi , e già ... Altro sospiro di Carlotta . Sospirava anche Serafina , e aggiungeva : - Mi tormenta il pensiero di quella povera creaturina . E Zoe : - È chiaro che a lui non basta esser trattato come possiamo trattarlo noi . E Carlotta , di nuovo con gli occhi bassi : - Nella condizione nostra ... - Pensate , intanto , pensate , - riprendeva Serafina . - La nostra piccola Iduccia in mano a una estranea , a una matrigna ! Le tre Sorelle fremevano a questo pensiero ; si sentivano proprio fendere la schiena da certi brividi , che parevano rasojate a tradimento . No , no , via ! Un sacrifizio era necessario per amore della bambina . Necessità ! Dura necessità ! Ma quale delle tre doveva sacrificarsi ? Serafina pensava : « Tocca a me . Io sono la maggiore . Ormai qui non si tratta di fare all ' amore . Più che una moglie per sé , egli deve scegliere una madre per la bambina . Io sono la maggiore ; dunque , la più adatta . Scegliendo me , dimostrerà che non ha voluto far torto alla memoria d ' Iduccia . Siamo quasi coetanei . Ho solamente sei mesi più di lui » . « Tocca a me » pensava invece Zoe . « Son la minore ; la più vicina a Iduccia , sant ' anima ! Egli allora aveva scelto l ' ultima . Ora l ' ultima sono io . Tocca dunque a me . Senz ' alcun dubbio , se s ' affaccia anche a lui la necessità di questo sacrifizio , sceglierà me . » Carlotta poi , dal canto suo , non credeva d ' esser meno indicata delle altre due . Pensava che Serafina era troppo attempatella e che , sposando Zoe , Spiro avrebbe dimostrato di badare più a sé che alla piccina . Le pareva indubitabile , dunque , che avrebbe scelto lei , piuttosto , che stava nel mezzo , come la virtù . Ma Spiro ? Che pensava Spiro ? Egli aveva giurato . È vero che non sempre chi vive può serbar fede al giuramento fatto a una morta . La vita ha certe difficoltà , da cui chi muore si scioglie . E chi si scioglie non può tener legato chi rimane in vita . Se non che , quando per la prima volta Spiro Tempini s ' era accostato improvvisamente alle quattro Margheri , la scelta aveva potuto farla lui . Ora , per stare in pace , capiva che avrebbero dovuto invece scegliere loro . Ma come scegliere , Dio mio , se egli era uno ed esse erano tre ? IL DOVERE DEL MEDICO I . E sono miei , - pensava Adriana , udendo il cinguettio de ' due bambini nell ' altra stanza ; e sorrideva tra sé , pur seguitando a intrecciare speditamente una maglietta di lana rossa . Sorrideva , non sapendo quasi credere a se stessa , che quei bambini fossero suoi , che li avesse fatti lei , e che fossero passati tanti anni , già circa dieci , dal giorno in cui era andata sposa . Possibile ! Si sentiva ancor quasi fanciulla , e il maggiore dei figli intanto aveva otto anni , e lei trenta , fra poco : trenta ! possibile ? vecchia a momenti ! Ma che ! ma che ! - E sorrideva . - Il dottore ? - domandò a un tratto , quasi a se stessa , sembrandole di udir nella saletta d ' ingresso la voce del medico di casa ; e si alzò , col dolce sorriso ancora su le labbra . Le morì subito dopo quel sorriso , assiderato dall ' aspetto sconvolto e imbarazzato del dottor Vocalòpulo , che entrava ansante , come se fosse venuto di corsa , e batteva nervosamente le palpebre dietro le lenti molto forti da miope , che gli rimpiccolivano gli occhi . - Oh Dio , dottore ? - Nulla ... non si agiti ... - La mamma ? - No no ! - negò subito , forte , il dottore . - La mamma , no ! - Tommaso , allora ? - gridò Adriana . E , poiché il dottore , non rispondendo , lasciava intendere che si trattava proprio del marito : - Che gli è accaduto ? Mi dica la verità ... Oh Dio , dov ' è , dov ' è ? Il dottor Vocalòpulo tese le mani , quasi per opporre un argine alle domande . - Nulla , vedrà ... Una feritina ... - Ferito ? E lei ... Me l ' hanno ucciso ? E Adriana afferrò un braccio al dottore , sgranando gli occhi , come impazzita . - Ma no , ma no , signora ... si calmi ... una ferita ... speriamo leggera ... - Un duello ? - Sì , - lasciò cadersi dalle labbra , esitando , il dottore vieppiù turbato . - Oh , Dio , Dio , no ... mi dica la verità ! - insistette Adriana . - Un duello ? Con chi ? Senza dirmi nulla ? - Lo saprà . Intanto ... intanto , calma : pensiamo a lui ... Il letto ? ... - Di là ... - rispose ella , stordita , non comprendendo in prima . Poi riprese con ansia più smaniosa : - Dove l ' hanno ferito ? Lei mi spaventa ... Non era con lei , Tommaso ? Dov ' è ? Perché s ' è battuto ? Con chi ? Quand ' è stato ? ... Mi dica ... - Piano , piano ... - la interruppe il dottor Vocalòpulo , non potendone più . - Saprà tutto ... Adesso , è in casa la serva ? Per piacere , la chiami . Un po ' di calma , e ordine : dia ascolto a me . E mentre ella , quasi istupidita , si faceva a chiamare la serva , il dottore , toltosi il cappello , si passò una mano tremolante su la fronte , come si sforzasse di rammentare qualcosa ; poi , sovvenendosi , si sbottonò in fretta la giacca , trasse dalla tasca in petto il portabiglietti e scosse più volte la penna stilografica , pensando alle ordinazioni da scrivere . Adriana ritornò con la serva . - Ecco , - disse il Vocalòpulo , seguitando a scrivere . E , appena ebbe finito : - Subito , alla farmacia più vicina ... Fiaschi ... no , no ... andate pure , ve li darà il farmacista stesso . Lesta , mi raccomando . - È molto grave , dottore ? - domandò Adriana , con espressione timida e appassionata , come per farsi perdonare la insistenza . - No , le ripeto . Speriamo bene , - le rispose il Vocalòpulo e , per impedire altre domande , aggiunse : - Mi vuol far vedere la camera ? - Sì , ecco , venga ... Ma , appena nella camera , ella domandò ancora , tutta tremante : - Ma come , dottore ; lei non era con Tommaso ? Assistono pure due medici ai duelli ... - Bisognerebbe trasportare il letto un po ' più qua ... - osservò il dottore , come se non avesse inteso . Entrò , in quel punto , di corsa un bellissimo ragazzo , dalla faccia ardita , coi capelli neri ricci e lunghi , svolazzanti . - Mamma , una barella ! Quanta gen ... Vide il medico e s ' arrestò di botto , confuso , mortificato , in mezzo alla stanza . La madre diè un grido e scostò il ragazzo per accorrere dietro al dottore . Su la soglia questi si voltò e la trattenne : - Stia qua , signora : sia buona ! Vado io , non dubiti ... Col suo pianto gli potrà far male ... Adriana allora si chinò per stringersi forte al seno il figlioletto che le si era aggrappato alla veste , e ruppe in singhiozzi . - Perché , mamma , perché ? - domandava il ragazzo sbigottito , non comprendendo e mettendosi a piangere anche lui . II . A piè della scala il dottore accolse la barella condotta da quattro militi della carità , mentre due questurini , ajutati dal portinajo , impedivano a una folla di curiosi d ' entrare . - Dottor Vocalòpulo ! - gridava un giovanotto tra la folla . Il dottore si voltò e gridò a sua volta alle guardie : - Lo lascino passare : è il mio assistente . Entri , dottor Sià . I quattro militi si riposavano un po ' , preparando le cinghie per la salita . Il portone fu chiuso . La gente di fuori vi picchiava con le mani e coi piedi , fischiando , vociando . - Ebbene ? - domandò il dottor Vocalòpulo al Sià che sbuffava ancora , tutto sudato . - La donna ? - Che corsa , caro professore ! - rispose il dottor Cosimo Sià . - La donna ? All ' ospedale ... Sono tutto sudato ! Frattura alla gamba e al braccio ... - Congestione ? - Credo . Non so ... Son venuto a tempesta . Che caldo , per bacconaccio ! Se potessi avere un bicchier d ' acqua Il dottor Vocalòpulo scostò un poco la tendina di cerata della barella per vedere il ferito ; la riabbassò subito e si volse ai militi : - Andiamo , su ! Piano e attenzione , figliuoli , mi raccomando . Mentre si eseguiva con la massima cautela la penosa salita , allo scalpiccio , al rumor delle voci brevi affannose , si schiudevano sui pianerottoli le porte degli altri casigliani . - Piano , piano ... - ammoniva , quasi a ogni scalino , il dottor Vocalòpulo . Il Sià veniva dietro , asciugandosi ancora il sudore dalla nuca e dalla fronte , e rispondeva ai casigliani : - Il signor ... come si chiama ? Corsi ... Quarto piano , è vero ? Una signora e una signorina , madre e figlia , scapparono su di corsa per la scala con un grido d ' orrore , e , poco dopo , s ' intesero le grida disperate di Adriana . Il Vocalòpulo scosse la testa , contrariato , e voltosi al Sià : - Ci badi lei , mi raccomando , - disse , e salì a balzi le altre due branche di scala fino alla porta del Corsi . - Via , si faccia forza , signora : non gridi così ! Non capisce che gli farà male ? Prego , signore , la conducano di là ! - Voglio vederlo ! Mi lascino ! Voglio vederlo ! - gridava , piangendo e smaniando , Adriana . E il medico : - Lo vedrà , non dubiti , non ora però ... La conducano di là ! La barella era già arrivata . - La porta ! - gridò uno dei militi , ansimando . Il dottor Vocalòpulo accorse ad aprire l ' altro battente della porta , mentre Adriana , divincolandosi , trascinava seco le due vicine , imbalordite , verso la barella . - In quale camera ? Prego ... Dov ' è il letto ? - domandò il dottor Sià . - Di qua ... ecco ! - disse il Vocalòpulo , e gridò alle due pigionali accorse : - Ma la trattengano , perdio ! Non son buone neanche da trattenerla ? - Oh Dio benedetto ! - esclamò la signora del secondo piano , tozza , popputa , parandosi davanti ad Adriana furibonda . Le due guardie erano dietro la barella e se ne stavano innanzi alla porta d ' ingresso . A un tratto , per la scala , un vociare e un salire frettoloso di gente . Certo il portinajo aveva riaperto il portone , e la folla curiosa aveva invaso la scala . Le due guardie tennero testa all ' irruzione . - Lasciatemi passare ! - gridava tra la ressa su gli ultimi scalini , facendosi largo con le braccia , una signora alta , ossuta , vestita di nero , con la faccia pallida , disfatta , e i capelli aridi , ancor neri , non ostante l ' età e le sofferenze evidenti . Si voltava ora di qua ora di là , come se non vedesse : aveva infatti quasi spento lo sguardo tra le palpebre gonfie semichiuse . Pervenuta alla fine innanzi alla porta , con l ' aiuto di un giovinotto ben vestito , che le veniva dietro , fu su la soglia fermata dalle guardie : - Non si entra ! - Sono la madre ! - rispose imperiosamente e , con un gesto che non ammetteva replica , scostò le guardie e s ' introdusse in casa . Il giovinotto ben vestito sguisciò dentro , dietro a lei , dandosi a vedere come uno della famiglia anche lui . La nuova arrivata si diresse a una stanza quasi buja , con un sol finestrino ferrato presso il tetto . Non discernendo nulla , chiamò forte : - Adriana ! Questa , che se ne stava tra le due pigionali che cercavano Scioccamente di confortarla , balzò in piedi , gridando : - Mamma ! - Vieni ! vieni con me , figlia mia ! povera figlia mia ! Andiamocene subito ! - disse in fretta , con voce vibrante di sdegno e di dolore , la vecchia signora . - Non m ' abbracciare ! Tu non devi rimanere più qua un solo minuto ! - Oh ! mamma ! mamma mia ! - piangeva intanto Adriana , con le braccia al collo della madre . Questa si sciolse dall ' abbraccio , gemendo : - Figlia disgraziata , più di tua madre ! Poi dominando la commozione , riprese con l ' accento di prima : - Un cappello , subito ! uno scialle ! Prendi questo mio ... Andiamocene subito , coi bambini ... Dove sono ? Già mi scottano i piedi , qua ... Maledici questa casa , com ' io la maledico ! - Mamma ... che dici , mamma ? - domandò Adriana , smarrita nell ' atroce cordoglio . - Ah , non sai ? Non sai nulla ancora ? non t ' hanno detto nulla ? non hai nulla sospettato ? Tuo marito è un assassino ! - gridò la vecchia signora . - Ma è ferito , mamma ! - Da sé s ' è ferito , con le sue mani ! Ha ucciso il Nori , capisci ? Ti tradiva con la moglie del Nori ... E lei s ' è buttata dalla finestra ... Adriana cacciò un urlo e s ' abbandonò su la madre , priva di sensi . Ma la madre , non badandole , sorreggendola , seguitava a dirle tutta tremante : - Per quella lì ... per quella lì ... te , te , figlia , angelo mio , ch ' egli non era degno di guardare ... Assassino ! ... Per quella lì ... capisci ? capisci ? E con una mano le batteva dolcemente la spalla , carezzandola , quasi ninnandola con quelle parole . - Che disgrazia ! che tragedia ! Ma com ' è avvenuto ? - domandò sottovoce la signora tozza del secondo piano al giovinotto ben vestito che si teneva in un angolo , con un taccuino in mano . - Quella è la moglie ? - domandò il giovinotto a sua volta , in luogo di rispondere . - Scusi , saprebbe dirmi il casato ? - Di lei ? ... Sì , fa Montesani , lei . - E il nome , scusi ? - Adriana . Lei è giornalista ? - Zitta , per carità ! A servirla . E mi dica , quella è la madre , è vero ? - La madre di lei , la signora Amalia , sissignore . - Amalia , grazie , grazie . Una tragedia , sì signora , una vera tragedia ... - È morta lei , la Noti ? - Ma che morta ! La mal ' erba , lei m ' insegna ... È morto lui , invece , il marito . - Il giudice ? - Giudice ? No , sostituto procuratore del re . - Sì , quel giovane ... brutto , insomma , mingherlino , calabrese , venuto da poco ... Erano tanto amici col signor Tommaso ! - Eh , si sa ! - sghignò il giovinotto . - Avviene sempre così , lei m ' insegna ... Ma , scusi , il Corsi dov ' è ? Vorrei vederlo ... Se lei m ' indicasse ... - Ecco , vada di là ... Dopo quella stanza , l ' uscio a destra . - Grazie , signora . Scusi un ' altra domanda : Quanti figliuoli ? - Due . Due angioletti ! Un maschietto di otto anni , una bambina di cinque ... - Grazie di nuovo ; scusi ... Il giovinotto s ' avviò , seguendo l ' indicazione , alla camera del ferito . Passando per la saletta d ' ingresso , sorprese il bel ragazzo del Corsi che , con gli occhi sfavillanti , un sorriso nervoso su le labbra e le mani dietro la schiena , domandava a una delle guardie : - E dimmi una cosa : come gli ha sparato , col fucile ? III . Tommaso Corsi , col torso nudo , poderoso , sorretto da guanciali , teneva i grandi occhi neri e lucidissimi intenti sul dottor Vocalòpulo , il quale , scamiciato , con le maniche rimboccate su le magre braccia pelose , premeva e studiava da presso la ferita . Di tanto in tanto gli occhi del Corsi si levavano anche su l ' altro medico , come se , nell ' attesa che qualcosa a un tratto dovesse mancargli dentro , volesse coglierne il segno o il momento negli occhi altrui . L ' estremo pallore cresceva bellezza al suo maschio volto di solito acceso . Ora egli fissò sul giornalista , che entrava timido , perplesso , uno sguardo fiero , come se gli domandasse chi fosse e che volesse . Il giovinotto impallidì , appressandosi al letto , pur senza poter chinare gli occhi , quasi ammaliato da quello sguardo . - Oh , Vivoli ! - disse il dottor Vocalòpulo , voltandosi appena . Il Corsi chiuse gli occhi , traendo per le nari un lungo respiro . Lello Vivoli aspettò che il Vocalòpulo gli volgesse di nuovo lo sguardo ; ma poi , impaziente : - Ss , - lo chiamò piano e , accennando il giacente , domandò come stesse , con un gesto della mano . Il dottore alzò le spalle e chiuse gli occhi , poi con un dito accennò la ferita alla mammella sinistra . - Allora ... - disse il Vivoli , alzando una mano in atto di benedire . Una goccia di sangue si partì dalla ferita e rigò lungamente il petto . Il dottore la deterse con un bioccolo di bambagia , dicendo quasi tra sé : - Dove diavolo si sarà cacciata la palla ? - Non si sa ? - domandò timidamente il Vivoli , senza staccar gli occhi dalla ferita , non ostante il ribrezzo che ne provava . - E di ' , sai di che calibro era ? - Nove ... calibro nove , - interloquì con evidente soddisfazione il giovine dottor Sià . - Dalla ferita si può arguire ... - Suppongo , - rispose il Vocalòpulo accigliato , assorto , - che si sia cacciata qua sotto la scapola ... Eh sì , purtroppo ... il polmone ... E torse la bocca . Indovinare , determinare il corso capriccioso della palla : per il momento , non si trattava d ' altro per lui . Gli stava davanti un paziente qualunque , sul quale egli doveva esercitare la sua bravura , valendosi di tutti gli espedienti della sua scienza : oltre a questo suo compito materiale e limitato non vedeva nulla , non pensava a nulla . Solo , la presenza del Vivoli gli fece considerare che , essendo il Corsi conosciutissimo nella città e avendo quella tragedia sconvolto tutta la cittadinanza , poteva giovargli che il pubblico sapesse che il dottor Vocalòpulo era il medico curante . - Oh , Vivoli , dirai che è affidato alle mie cure . Il dottor Cosimo Sià dall ' altra sponda del letto tossì leggermente . - E puoi aggiungere , - riprese il Vocalòpulo , - che sono assistito dal dottor Cosimo Sià : te lo presento . Il Vivoli chinò appena il capo , con un lieve sorriso . Il Sià , che s ' era precipitato con la mano tesa per stringer quella del Vivoli , all ' inchino sostenuto di questo , restò goffo , arrossì , trinciò in aria con la mano già tesa un saluto , come per dire : « Ecco , fa lo stesso : Saluto così ! » . Il moribondo schiuse gli occhi e aggrottò le ciglia . I due medici e il Vivoli lo guardarono quasi con paura , - Adesso lo fasceremo , - disse con voce premurosa , chinandosi su lui , il Vocalòpulo . Tommaso Corsi scosse la testa sul guanciale , poi riabbassò lentamente le palpebre su gli occhi foschi , come se non avesse compreso : così almeno parve al dottor Vocalòpulo , il quale , storcendo un ' altra volta la bocca , mormorò : - La febbre ... - Io scappo , - disse piano il Vivoli , salutando con la mano il Vocalòpulo e di nuovo inchinando appena il capo al Sià , che rispose , questa volta , con un inchino frettoloso . - Sià , venga da questa parte . Bisogna sollevarlo . Ci vorrebbero due dei nostri infermieri ... - esclamò il Vocalòpulo . - Basta , ci proveremo . Ma tengo a fare una sola fasciatura , ben solida , e lì . - Lo laviamo , ora ? - domandò il Sià . - Sì ! L ' alcool dov ' è ? e il catino , prego . Così , aspetti ... Intanto , lei prepari le fasce . Preparate ? Poi la vescica di ghiaccio . Tommaso Corsi , allorché il dottor Vocalòpulo si fece a fasciarlo , aprì gli occhi , s ' infoscò in volto , tentò con una mano di scostar dal petto quelle del dottore , dicendo con voce cavernosa : - No ... no ... - Come no ? - domandò , sorpreso , il dottor Vocalòpulo . Ma un empito di sangue impedì al Corsi di rispondere , e le parole gli gorgogliarono nella strozza soffocate dalla tosse . Poi giacque , prostrato , privo di sensi . E allora fu ripulito e fasciato a dovere dai due medici curanti . IV . - No , mamma , no ... E come potrei ? - rispose Adriana , appena rinvenuta , all ' ingiunzione della madre d ' abbandonar la casa del marito insieme coi figliuoli . Si sentiva quasi inchiodata lì , su la seggiola , stordita e tremante , come se un fulmine le fosse caduto da presso . E invano la madre le smaniava innanzi e la spingeva : - Via , via , Adriana ! Non mi senti ? Si era lasciata mettere uno scialletto addosso e il cappello , e guardava innanzi a sé , come una mendicante . Non riusciva ancora a farsi un ' idea dell ' accaduto . Che le diceva la madre ? d ' abbandonar quella casa ? e come mai , in quel momento ? O prima o poi avrebbe dovuto abbandonarla pur sempre ? Perché ? Il marito non le apparteneva più ? Si era spenta in lei l ' ansia di vederlo . Che volevano intanto quelle due guardie che la madre le accennava lì nella saletta d ' ingresso ? - Meglio che muoja ! Se vive , in galera ! - Mamma ! - supplicò , guardandola . Ma riabbassò subito gli occhi per trattenere le lagrime . Sul volto della madre rilesse la condanna del marito : « Ha ucciso il Nori ; ti tradiva con la moglie del Nori » . Non sapeva però , né poteva ancor quasi pensarlo , né immaginario : si vedeva ancora la barella sotto gli occhi e non poteva immaginare altri che lui - Tommaso - ferito , forse moribondo , lì ... E Tommaso dunque aveva ucciso il Nori ? aveva una tresca con Angelica Nori , e tutt ' e due erano stati scoperti dal marito ? Pensò che Tommaso portava sempre con sé la rivoltella . Per il Nori ? No : l ' aveva sempre portata , e il Nori e la moglie erano in città da un anno soltanto . Nello scompiglio della coscienza , una moltitudine d ' immagini si ridestavano in lei tumultuosamente : l ' una chiamava l ' altra e insieme si raggruppavano in balenanti scene precise e subito si disgregavano per ricomporsi in altre scene con vertiginosa rapidità . Quei due eran venuti da un paese di Calabria accompagnati da una lettera di presentazione a Tommaso , il quale li aveva accolti con la festosa espansione della sua indole sempre gioconda , con aria confidenziale , col sorriso schietto di quel suo maschio volto , in cui gli occhi lampeggiavano , esprimendo la vitalità piena , l ' energia operosa , costante , che lo rendevano caro a tutti . Da quest ' indole vivacissima , da questa natura esuberante , in continuo bisogno d ' espandersi quasi con violenza , ella era stata investita fin dai primi giorni del matrimonio : s ' era sentita trascinare dalla fretta ch ' egli aveva di vivere : anzi furia , più che fretta : vivere senza tregua , senza tanti scrupoli , senza tanto riflettere ; vivere e lasciar vivere , passando sopra a ogni impedimento , a ogni ostacolo . Più volte ella si era arrestata un po ' in questa corsa , per giudicare fra sé qualche azione di lui non stimata perfettamente corretta . Ma egli non dava tempo al giudizio , come non dava peso ai suoi atti . Ed ella sapeva ch ' era inutile richiamarlo indietro a considerare il mal fatto : scrollava le spalle , sorrideva , e avanti ! aveva bisogno d ' andare avanti a ogni modo , per ogni via , senza indugiarsi a riflettere tra il bene e il male ; e rimaneva sempre alacre e schietto , purificato dall ' attività incessante , e sempre lieto e largo di favori a tutti , con tutti alla mano : a trent ' otto anni , un fanciullone , capacissimo di mettersi a giocar sul serio coi due figliuoli , e ancora , dopo dieci anni di matrimonio , così innamorato di lei , che ella tante volte , anche di recente , aveva dovuto arrossire per qualche atto imprudente di lui innanzi ai bambini o alla serva . E ora , così d ' un colpo , quest ' arresto fulmineo , questo scoppio ! Ma come ? come ? La cruda prova del fatto non riusciva ancora a dissociare in lei i sentimenti , più che di solida stima , d ' amore fortissimo e devoto per il marito , da cui si sentiva in cuor suo ricambiata . Forse qualche lieve inganno , sì , sotto quella tumultuosa vitalità ; ma la menzogna , no , la menzogna non poteva annidarsi sotto l ' allegria costante di lui . Che egli avesse una tresca con Angelica Nori , non significava , no , aver tradito lei , la moglie ; e questo la madre non poteva comprenderlo , perché non sapeva , non sapeva tante cose ... Egli non poteva aver mentito con quelle labbra , con quegli occhi , con quel riso che allegrava tutti i giorni la casa . - Angelica Nori ? Oh ella sapeva bene che cosa fosse costei , anche per il marito : neppure un capriccio : nulla , nulla ! la prova soltanto d ' una debolezza , nella quale nessun uomo forse sa o può guardarsi dal cadere ... Ma in quale abisso era egli adesso caduto ? e la sua casa e lei coi figliuoli giù , giù con lui ? - Figli miei ! figli miei ! - proruppe alla fine , singhiozzando , con le mani sul volto , quasi per non veder l ' abisso che le si spalancava orribile davanti . - Portali via con te , - aggiunse , rivolgendosi alla madre . - Loro sì , portali via , ché non vedano ... Io no , mamma : io resto . Te ne prego ... Si alzò e , cercando alla meglio di trattener le lagrime , andò , seguita dalla madre , in cerca dei bambini che giocavano tra loro in un camerino , ove la serva li aveva chiusi . Si mise a vestirli , soffocando i singhiozzi che le irrompevano dal petto a ogni loro lieta domanda infantile . - Con la nonna , sì ... a spasso con la nonna ... E il cavalluccio , sì ... la sciabola pure ... Te li compra la nonna ... Questa contemplava , straziata , la sua cara figliuola , la creatura sua adorata , tanto buona , tanto bella , per cui tutto ormai era finito ; e , nell ' odio feroce contro colui che gliela faceva soffrir così , avrebbe voluto strapparle dalle mani quel bambino che somigliava tutto al padre , fin nella voce e nei gesti . - Non vuoi proprio venire ? - domandò alla figlia , quando i bambini furono pronti . - Io , bada , qua non metto più piede . Resti sola ... La casa di tua madre è aperta . Ci verrai , se non oggi , domani . Ma già , anche se non morisse ... - Mamma ! - supplicò Adriana , additandole i bambini . La vecchia signora tacque e andò via coi nipotini , vedendo uscire dalla camera del ferito il dottor Vocalòpulo . Questi si appressò ad Adriana per raccomandarle di non farsi vedere per il momento dal marito . - Un ' emozione improvvisa , anche lieve , potrebbe riuscirgli fatale . Non si faccia nulla , per carità , che possa contrariarlo o impressionarlo in qualche modo . Questa notte resterà a vegliarlo il mio collega . Se ci fosse bisogno di me ... Non terminò il discorso , notando che ella non gli dava ascolto né gli domandava notizie intorno alla gravità della ferita , e che aveva in capo il cappellino , come se stesse per abbandonare la casa . Socchiuse gli occhi , scosse un po ' il capo , sospirando , e andò via . V . Nella notte , Tommaso Corsi si riscosse incosciente dal letargo . Stordito dalla febbre , teneva gli occhi aperti nella penombra della camera . Un lampadino ardeva sul cassettone , riparato da uno specchio a tre luci : il lume si projettava su la parete vivamente , precisando il disegno e i colori della carta da parato . Aveva solo la sensazione che il letto fosse più alto , e che soltanto per ciò notasse in quella camera qualcosa che prima non vi aveva mai notato . Vedeva meglio l ' insieme dell ' arredo , il quale , nella quiete altissima , gli pareva spirasse , dall ' immobilità sua quasi rassegnata ; un conforto familiare , a cui le ricche tende , che dall ' alto scendevano fin sul tappeto , davano un ' aria insolita di solennità . « Noi siamo qui , come tu ci hai voluti , per i tuoi comodi » pareva gli dicessero , nella coscienza che man mano si risentiva , i varii oggetti della camera : « siamo la tua casa : tutto è come prima » . A un tratto richiuse gli occhi , quasi abbagliato bruscamente nella penombra da un lampo di luce cruda : la luce che s ' era fatta in quell ' altra camera , quando colei , urlando , aveva aperto la finestra , d ' onde s ' era buttata . Riebbe allora , d ' un subito , la memoria orrenda : rivide tutto , come se accadesse proprio allora . Egli , trattenuto dall ' istintivo pudore , non riusciva a balzar dal letto , svestito com ' era , e il Noti , ecco , gli esplodeva contro il primo colpo che infrangeva il vetro di un ' immagine sacra al capezzale ; egli tendeva la mano alla rivoltella sul comodino , ed ecco il sibilo della seconda palla innanzi al volto ... Ma non ricordava d ' aver tirato sul Noti : solo quando questi era caduto a sedere sul pavimento , e poi s ' era ripiegato bocconi , egli s ' era accorto d ' aver l ' arma ancor calda e fumante in pugno . Era allora saltato dal letto e , in un attimo , entro di sé , la tremenda lotta di tutte le energie vitali contro l ' idea della morte ; prima , l ' orrore di essa ; poi la necessità e il sorgere d ' un sentimento atroce , oscuro , a vincere ogni ripugnanza e ogni altro sentimento . Aveva guardato il cadavere , la finestra donde quella era saltata ; aveva udito i clamori della via sottostante , e s ' era sentito aprire come un abisso nella coscienza : allora la determinazione violenta gli s ' era imposta lucidamente , come un atto a lungo meditato e discusso . Sì . Così era stato . « No » , diceva a se stesso , un istante dopo , riaprendo gli occhi brillanti di febbre . « No ; se questa è la mia casa , se io sto qui sul mio letto ... » Gli pareva di udir voci liete e confuse di là , nelle altre stanze . Aveva fatto mettere quelle tende nuove e i tappeti alle stanze per il battesimo dell ' ultimo bambino , morto di venti giorni . Ecco , gli invitati tornavano or ora dalla chiesa . Angelica Noti , a cui egli offriva il braccio , glielo stringeva a un tratto furtivamente con la mano ; egli si voltava a guardarla , stupito , ed ella accoglieva quello sguardo con un sorriso impudente , da scema , e chiudeva voluttuosamente le palpebre su i grandi occhi neri , globulenti , in presenza di tutti . « Quel bambino è morto » , pensava ora egli , « perché l ' ha tenuto a battesimo colui , ch ' era fra l ' altro un jettatore . » Immagini imprevedute , visioni strane , confuse , sensazioni fantastiche , improvvise , pensieri lucidi e precisi , si avvicendavano in lui , nel delirio intermittente . Sì , sì , lo aveva ucciso . Ma due volte quel forsennato s ' era messo per uccider lui , ed egli nel volgersi per prendere l ' arma dal comodino gli aveva gridato sorridendo : - Che fai ? - tanto gli pareva impossibile che colui , prima ch ' egli si vedesse costretto a minacciarlo e a reagire , non comprendesse ch ' era un ' infamia , una pazzia ucciderlo a quel modo , in quel momento , uccider lui che si trovava lì per caso , che aveva tant ' altra vita fuori di lì : i suoi affari , gli affetti suoi vivi e veri , la sua famiglia , i figli da difendere . Eh via , disgraziato ! Come mai tutt ' a un tratto , quell ' omiciattolo sbricio , brutto , scialbo , dall ' anima apatica , attediata , che si trascinava nella vita senza alcuna voglia , senz ' alcun affetto , e che da tant ' anni si sapeva spudoratamente ingannato dalla moglie e non se ne curava , a cui pareva costasse pena e fatica guardare o trar fuori quella sua voce molle miagolante ; come mai , tutt ' a un tratto , s ' era sentito muovere il sangue e per lui soltanto ? Non sapeva che donna fosse sua moglie ? e non sentiva ch ' era una cosa ridicola e pazza e infame nello stesso tempo difender a quel modo ancora l ' onor suo affidato a colei , che ne aveva fatto strazio tant ' anni , senza che egli avesse mai mostrato d ' accorgersene ? Ma aveva pure assistito - sì , sì - a tante scene familiari , in cui ella , proprio sotto gli occhi di lui , sotto gli occhi stessi d ' Adriana , aveva cercato di sedurlo con quei suoi lezii da scimmietta patita . Adriana sì se n ' era accorta , e lui no ? Ne avevano riso tanto insieme , lui e Adriana . Per una donna come quella lì , dunque , sul serio , una tragedia ? Lo scandalo , la morte di lui , la sua morte ? Oh , per quel disgraziato , forse , era stata un bene la morte ; un regalo ! Ma egli ... doveva egli morire per così poco ? Sul momento , col cadavere sotto gli occhi , assalito dai clamori della via , aveva creduto di non poter farne a meno . Ebbene , e intanto come mai non era tutto finito ? Egli viveva ancora , lì , nella sua stessa camera tranquilla , coricato sul suo letto , come se nulla fosse accaduto . Ah , se veramente fosse un sogno orribile ! ... No : e quel dolore cocente al petto , che gli toglieva il respiro ? E poi il letto ... Stese pian piano un braccio nel posto accanto ; vuoto ... ecco ! Adriana ... Sentì di nuovo l ' abisso aprirglisi dentro . Dov ' era ella ? e i figliuoli ? Lo avevano abbandonato ? Solo , dunque , nella casa ? e come mai ? Riaprì gli occhi per accertarsi , se quella fosse veramente la sua camera da letto . Sì : tutto come prima . Allora un dubbio crudele , in quell ' alternativa di delirio e di lucidità mentale , lo vinse : non sapeva più se , aprendo gli occhi , vedesse per allucinazione la sua camera che spirava la pace consueta , o se sognasse chiudendo gli occhi e rivedendo , con lucidezza di percezione ch ' era quasi realtà , l ' orribile tragedia della mattina . Emise un gemito , e subito davanti a gli occhi si vide un volto sconosciuto ; sentì posarsi una mano su la fronte , la cui pressione lo confortava , e richiuse gli occhi sospirando , sentendo di dover rassegnarsi a non comprendere più nulla , a non saper che cosa fosse veramente accaduto . Era fors ' anche sogno quel volto or ora intraveduto , la mano che gli premeva la fronte ... E ricadde nel letargo . Il dottor Sià si accostò in punta di piedi a un angolo della camera quasi al bujo , dove Adriana vegliava nascosta . - Forse è meglio , - le disse sottovoce , - che si mandi per il dottor Vocalòpulo . La febbre cresce e l ' aspetto non mi ... S ' interruppe ; le domandò : - Vuol vederlo ? Adriana fece segno di no col capo , angosciata . Poi , sentendo di non poter trattenere un empito improvviso di pianto , balzò in piedi e scappò via dalla camera . Il dottor Sià richiuse , cauto , l ' uscio per impedire che giungesse all ' orecchio del morente il pianto convulso della moglie ; poi tolse dal petto di lui la vescica , ne vuotò l ' acqua e , riempitala novamente di pezzetti di ghiaccio , la ripose su la fasciatura al posto della ferita . - Ecco fatto . Osservò quindi di nuovo , a lungo , il volto del giacente , ne ascoltò la respirazione affannosa ; poi , non avendo altro da fare , e come se per lui bastasse l ' aver provveduto al ghiaccio e l ' aver fatto quelle osservazioni , ritornò al proprio posto , alla poltrona , dall ' altra parte del letto . Lì , con gli occhi chiusi , godeva di lasciarsi prendere a mano a mano dal sonno , spegnendo gradatamente in sé la volontà di resistervi , fino al punto estremo in cui il capo gli dava un crollo : schiudeva allora gli occhi e tornava da capo ad abbandonarsi a quella voluttà proibita , che quasi lo inebriava . VI . Le complicazioni temute dal dottor Vocalòpulo si verificarono pur troppo : prima e più grave fra tutte , l ' infiammazione polmonare , che cagionava quell ' altissima febbre . Senza alcuna preoccupazione estranea alla scienza , di cui era fervidamente appassionato , il dottor Vocalòpulo raddoppiò lo zelo , come se si fosse fatta una fissazione di salvare a ogni costo quel moribondo . Negli infermi sotto la sua cura egli non vedeva uomini ma casi da studiare : un bel caso , un caso strano , un caso mediocre o comune ; quasi che le infermità umane dovessero servire per gli esperimenti della scienza , e non la scienza per le infermità . Un caso grave e complicato lo interessava sempre a quel modo ; ed egli allora non sapeva staccare più il pensiero dal malato : metteva in pratica le più recenti esperienze delle primarie cliniche del mondo , di cui consultava scrupolosamente i bollettini , le rassegne e le minute esposizioni dei tentativi , degli espedienti dei più grandi luminari della scienza medica , e spesso adottava le cure più arrischiate con fermo coraggio , con fiducia incrollabile . Si era costituita così una grande reputazione . Ogni anno faceva un viaggio e ritornava entusiasta degli esperimenti a cui aveva assistito , soddisfatto di qualche nuova cognizione appresa , provvisto di nuovi e più perfezionati strumenti chirurgici , che disponeva - dopo averne studiato minutamente il congegno e averli ripuliti con la massima cura - entro l ' armamentario di cristallo , che aveva la forma di un ' urna , lì , in mezzo al camerone da studio , e , chiusi , li contemplava ancora , stropicciandosi le mani solide , sempre fredde , o stirandosi con due dita il naso armato di quel pajo di lenti fortissime , che accrescevano la rigidezza austera del suo volto pallido , lungo , equino . Attorno al letto del Corsi condusse alcuni suoi colleghi , a studiare , a discutere ; spiegò tutti i suoi tentativi , l ' uno più nuovo e più ingegnoso dell ' altro , finora però riusciti vani . Il ferito , sotto quell ' altissima febbre , restava in uno stato quasi letargico , interrotto tuttavia da certe crisi di smania delirante , nelle quali , più d ' una volta , eludendo la vigilanza , aveva finanche tentato di disfare la fasciatura . Di questo « fenomeno » il Vocalòpulo non si era curato più di tanto ; gli era bastato di raccomandare al dottor Sià maggiore attenzione . Aveva potuto , per mezzo della radiografia , estrarre il projettile di sotto l ' ascella , aveva rischiosamente applicato i lenzuoli freddi per abbassare la temperatura . E finalmente c ' era riuscito ! La febbre era abbassata , l ' infiammazione polmonare era vinta , il pericolo quasi superato . Nessun compenso materiale avrebbe potuto uguagliare la soddisfazione morale del dottor Vocalòpulo . Era raggiante ; e il dottor Sià con lui , per riflesso . - Collega , collega , qua la mano ! Questo si chiama vincere . Il Sià gli rispondeva con una sola parola : - Miracoloso ! Ora la primavera imminente avrebbe senza dubbio affrettato la convalescenza . Già l ' infermo cominciava a risentirsi un po ' , a uscir dallo stato d ' incoscienza in cui s ' era mantenuto per tanti giorni . Ma non sapeva ancora , non sospettava neppure , come si fosse ridotto . Una mattina , si provò a sollevare le mani dal letto , per guardarsele e , nel veder le dita esangui tremolare , sorrise . Si sentiva ancora come nel vuoto , in un vuoto però tranquillo , soave , di sogno . Solo qualche minuzia , lì , nella camera , gli s ' avvistava di tratto in tratto : un fregio dipinto nel soffitto , la peluria verde della coperta di lana sul letto , che gli richiamava alla memoria i fili d ' erba d ' un prato o d ' una ajuola ; e vi concentrava tutta l ' attenzione , beato ; poi , prima di stancarsene , richiudeva gli occhi e provava un dolce smarrimento d ' ebbrezza , vaneggiava in una delizia ineffabile . Tutto , tutto era finito ; la vita ricominciava adesso ... Ma non era forse rimasta sospesa anche per gli altri ? No , no : ecco : un rumor di vettura ... Fuori , per le vie , la vita in tutto quel tempo aveva seguito il suo corso ... Provò come una vellicazione irritante al ventre , a questo pensiero che oscuramente lo contrariava ; e si rimise a guardar la calugine verde della coperta , dove gli pareva di veder la campagna : qua la vita , sì , ricominciava veramente , con tutti quei fili d ' erba ... E anche così per lui ricominciava ... Nuovo , tutto nuovo , egli si sarebbe riaffacciato alla vita ... Un po ' d ' aria fresca ! Ah , se il medico avesse voluto aprirgli un tantino la finestra ... - Dottore , - chiamò ; e la sua stessa voce gli fece una strana impressione . Ma nessuno rispose . Si provò a guardar nella camera . Nessuno ... Come mai ? Dov ' era ? - Adriana ! Adriana ! - Un ' angosciosa tenerezza per la moglie lo vinse ; e si mise a piangere come un bambino , nel desiderio cocente di buttarle le braccia al collo e stringersela forte , forte al petto ... Chiamò di nuovo , nel dolce pianto : - Adriana ! Adriana ! ... Dottore ! Nessuno sentiva ? Sgomento , allora , soffocato , stese un braccio al campanello sul comodino ; ma avvertì subito un ' acuta trafittura interna , che lo tenne un tratto quasi senza respiro , col volto pallido , contratto dallo spasimo ; poi sonò , sonò furiosamente . Accorse , con la sua aria spiritata , il dottor Sià : - Eccomi ! Che abbiamo , signor Tommaso ? - Solo ! Mi hanno lasciato solo ... - Ebbene ? E perché codesta agitazione ? Eccomi qua . - No . Adriana ! Mi chiami Adriana ... Dov ' è ? Voglio vederla . Comandava ora , eh ? Il dottor Sià fece un viso lungo lungo e piegò il capo da un lato : - Così , no ! Se non si calma , no . - Voglio veder mia moglie ! - replicò egli stizzito , imperioso . - Può proibirmelo lei ? Il Sià sorrise , perplesso : - Ecco ... vorrei che ... No no , si stia zitto : vado a chiamargliela . Non ce ne fu bisogno . Adriana era dietro l ' uscio : si asciugò in fretta le lagrime , accorse , si buttò singhiozzando tra le braccia del marito , come in un abisso d ' amore e di disperazione . Egli non provò dapprima che la gioja di tenersi così stretta quella sua adorata , il cui calore , l ' odor dei capelli , lo inebriavano . Quanto , quanto , quanto la amava ... Ma , a un tratto , la sentì singhiozzare . Si provò a sollevarle con tutt ' e due le mani il capo che si affondava su lui ; non ne ebbe la forza , e si volse , stordito , al dottor Sià . Questi accorse e costrinse la signora a strapparsi dal letto ; la condusse , sorreggendola in quella crisi violenta di pianto , fuori della camera ; poi ritornò presso il convalescente . - Perché ? - domandò il Corsi , sconvolto . Un pensiero gli attraversò la mente , in un baleno . Senza badare alla risposta del medico , il Corsi richiuse gli occhi , trafitto . « Non mi perdona » pensò . VII . Alle notizie di miglioramento , di prossima guarigione era cresciuta la sorveglianza alla casa del ferito . Il dottor Vocalòpulo , temendo che l ' autorità giudiziaria desse intempestivamente l ' ordine che fosse tradotto in carcere , pensò di recarsi da un avvocato amico suo e del Corsi , e a cui il Corsi certamente avrebbe affidato la sua difesa , per pregarlo di andare insieme dal questore a impegnar la loro parola , che l ' infermo non avrebbe in alcun modo tentato di sottrarsi alla giustizia . L ' avvocato Camillo Cimetta accettò l ' invito . Era un uomo sui sessant ' anni , smilzo , altissimo di statura , tutto gambe . Gli spiccavano stranamente nel volto squallido , giallognolo , malaticcio , gli occhietti neri , acuti , d ' una vivacità straordinaria . Dotto più di filosofia che di legge , scettico , oppresso dalla noja della vita , stanco delle amarezze che essa gli aveva procacciate , non aveva mai posto alcun impegno a guadagnarsi la grandissima fama di cui godeva e che gli aveva procurato una ricchezza di cui non sapeva più che farsi . La moglie , donna bellissima , insensibile , dispotica , che lo aveva torturato per tanti anni , gli s ' era uccisa per neurastenia ; l ' unica figliuola gli era fuggita di casa con un misero scritturale del suo studio ed era morta soprapparto , dopo aver sofferto un anno di maltrattamenti dal marito indegno . Era rimasto solo , senza più scopo nella vita , e aveva rifiutato ogni carica onorifica , la soddisfazione di far valere le sue doti non comuni in una grande città . E mentre i suoi colleghi si presentavano al banco dell ' accusa o della difesa armati di cavilli , abbottati di procedura , o si empivano la bocca di paroloni altisonanti , egli , che non poteva soffrire la toga che l ' usciere gli poneva su le spalle , si alzava con le mani in tasca e si metteva a parlare ai giurati , ai giudici , con la massima naturalezza , alla buona , cercando di presentare con la maggiore evidenza possibile qualche pensiero che potesse logicamente far loro impressione ; distruggeva con irresistibile arguzia le magnifiche architetture oratorie de ' suoi avversarii , e riusciva così talvolta ad abbattere i confini formalistici del tristo ambiente giudiziario , perché un ' aura di vita vi spirasse , vi passasse un soffio doloroso di umanità , di pietà fraterna , oltre e sopra la legge , per l ' uomo nato a soffrire , a errare . Ottenuta dal questore la promessa che la traduzione in carcere non sarebbe avvenuta se non dopo il consenso del medico , egli e il dottor Vocalòpulo si recarono insieme alla casa del Corsi . In pochi giorni Adriana si era cangiata così , che non pareva più lei . - Eccole , signora , il nostro caro avvocato , - le disse il Vocalòpulo . - Sarà meglio preparare a poco a poco il convalescente alla dura necessità ... - E come , dottore ? - esclamò Adriana . - Pare che egli non ne abbia ancora il più lontano sospetto . È come un fanciullo ... si commuove per ogni nonnulla ... Giusto questa mattina mi diceva che , appena in grado di muoversi , vuole andare in campagna , in villeggiatura per un mese ... Il Vocalòpulo sospirò , stirandosi al solito il naso . Stette un po ' a pensare , poi disse : - Aspettiamo qualche altro giorno . Intanto facciamogli vedere l ' avvocato . Non è possibile che il pensiero della punizione non gli si affacci . - E lei crede , avvocato , - domandò Adriana , - crede che sarà grave ? Il Cimetta chiuse gli occhi , aprì le braccia . Gli occhi di Adriana si riempirono di lagrime . Giunse , in quella , dall ' altra stanza la voce dell ' infermo . Subito Adriana accorse . - Mi permettano ! Tommaso le tendeva le braccia dal letto . Ma appena le vide gli occhi rossi di pianto , le prese un braccio e , nascondendovi il volto , le disse : - Ancora , dunque ? non mi perdoni ancora ? Adriana strinse le labbra tremanti , mentre nuove lagrime le sgorgavano dagli occhi ; e non trovò in prima la voce per rispondergli . - No ? - insistette egli , senza scoprire il volto . - Io sì , - rispose Adriana , angosciata , timidamente . - E allora ? - ripigliò il Corsi , guardandola negli occhi lagrimosi . Le prese il volto tra le mani , e aggiunse : - Lo comprendi , lo senti , è vero ? che tu mai , mai , nel mio cuore , nel mio pensiero , non sei venuta mai meno , tu santa mia , amore , amore mio ... Adriana gli carezzò lievemente i capelli . - È stata un ' infamia ! - riprese egli . - Sì , è bene , è bene che te lo dica , per togliere ogni nube fra noi . Un ' infamia sorprendermi in quel momento vergognoso , di stupido ozio ... Tu lo comprendi , se mi hai perdonato ! Stupido fallo , che quel disgraziato ha voluto rendere enorme , tentando d ' uccidermi , capisci ? due volte ... Uccider me , proprio me , che dovevo per forza difendermi ... perché ... tu lo comprendi ! non potevo lasciarmi uccidere per quella lì , è vero ? - Sì , sì , - diceva Adriana , piangendo , per calmarlo , più col cenno che con lavoce . - È vero ? - seguitò egli con forza . - Non potevo ... per voi ! Glielo dissi ; ma egli era come impazzito , tutt ' a un tratto ; m ' era venuto sopra , con l ' arma in pugno ... E allora io , per forza ... - Sì , sì , - ripeté Adriana , ringojando le lagrime . - Calmati , sì ... Queste cose ... S ' interruppe , vedendo il marito abbandonarsi sfinito sui guanciali , e chiamò forte : - Dottore ! Queste cose , - seguitò alzandosi e chinandosi sul letto , premurosa , - tu le dirai ... le dirai ai giudici , e vedrai che ... Tommaso Corsi si rizzò improvvisamente su un gomito e guardò fiso il dottore e il Cimetta che gli si facevano incontro . - Ma io , - disse , - eh già ... il processo ... Allividì . Ricadde sul letto , annichilito . - Formalità ... - si lasciò cadere dalle labbra il Vocalòpulo , accostandosi di più al letto . - E quale altra punizione , - fece il Corsi , quasi tra sé , guardando il soffitto con gli occhi sbarrati , - quale altra punizione maggiore di quella che mi son data io , con le mie mani ? Il Cimetta trasse una mano dalla tasca e agitò l ' indice in segno negativo . - Non conta ? - domandò il Corsi . - E allora ? ... - si provò a replicare ; ma si riprese : - Eh già ! Sì , sì ... Ci credi ? Mi pareva che tutto fosse finito ... Adriana ! - chiamò , e le buttò di nuovo le braccia al collo . - Adriana ! Sono perduto ! Il Cimetta , commosso , tentennò a lungo il capo , poi sbuffò : - E perché ? per una minchioneria di passata . Sarà difficile , difficilissimo , caro dottore , farne capace quella rispettabile istituzione che si chiama giuria . Non tanto , vedete , per il fatto in sé , quanto perché si tratta d ' un sostituto procuratore del re . Se fosse almeno possibile dimostrare che delle corna precedenti il poveretto s ' era già accorto ! Ma i mezzi ? Un morto non si può chiamare a giurare su la sua parola d ' onore ... L ' onore dei morti se lo mangiano i vermi . Che valore può avere l ' induzione contro la prova di fatto ? Del resto , siamo giusti : su la propria testa ciascuno è padrone di accoglier quelle corna che gli garbano . Le tue , caro Tommaso , è chiaro , non le volle . Tu dici : « Ma potevo lasciarmi uccidere da lui ? » . No . Ma se volevi rispettato questo diritto di non aver tolta la vita , non dovevi andare a prendergli la moglie , quella bertuccia vestita ! Così facendo , - bada , io vedo adesso le ragioni dell ' accusa , - tu stesso hai derogato al tuo diritto , ti sei esposto al rischio , e non dovevi perciò reagire . Capisci ? Due falli . Del primo , dell ' adulterio , dovevi lasciarti punire da lui , dal marito offeso ; e tu invece l ' hai ucciso ... - Per forza ! - gridò il Corsi , levando il volto rabbiosamente contratto . - Istintivamente ! Per non farmi uccidere ! - Ma subito dopo , invece , - rimbeccò il Cimetta - hai tentato di ucciderti con le tue mani . - E non deve bastare ? Il Cimetta sorrise . - Non può bastare . È anzi a tuo danno , caro mio ! Perché , tentando d ' ucciderti , hai implicitamente riconosciuto il tuo fallo . - Sì ! E mi sono punito ! - No , caro , - disse con calma il Cimetta . - Hai tentato di sottrarti alla pena . - Ma togliendomi la vita ! - esclamò , infiammato , il Corsi . - Che potevo fare di più ? Il Cimetta si strinse nelle spalle , e disse : - Avresti dovuto morire . Non essendo morto ... - Ma sarei morto , - riprese il Corsi , allontanando la moglie e additando fieramente il dottor Vocalòpulo , - sarei morto , se lui non avesse fatto di tutto per salvarmi ! - Come ... io ? - balbettò il Vocalòpulo , tirato in ballo quando meno se l ' aspettava . - Voi ! Sì . Per forza ! Io non volevo le vostre cure . Per forza avete voluto prodigarmele , ridarmi la vita . E perché , dunque , se ora ... - Con calma , con calma ... - disse il Vocalòpulo , sorridendo nervosamente a fior di labbra , costernato . - Vi fate male , agitandovi così ... - Grazie , dottore ! Quanta premura ... - sghignò il Corsi . - Vi sta tanto a cuore l ' avermi salvato ? Ma senti , Cimetta , senti ! Io voglio ragionare . M ' ero ucciso . Viene un dottore , codesto nostro dottore . Mi salva . Con qual diritto mi salva ? con qual diritto mi ridà la vita ch ' io m ' ero tolta , se non poteva farmi rivivere per le mie creaturine , se sapeva ciò che m ' aspettava ? Il Vocalòpulo tornò a sorridere nervosamente , intorbidandosi in volto . - Dopo tutto , - disse , - è un bel modo di ringraziarmi , codesto . Che dovevo fare ? - Ma lasciarmi morire ! - proruppe il Corsi , - se non avevate il diritto di sottrarmi alla pena ch ' io m ' ero data , molto maggiore del mio fallo ! Non c ' è più pena di morte ; e io sarei morto , senza di voi . Ora come faccio io ? Di che debbo ringraziarvi ? - Ma noi medici , scusate , - rispose , smarrito , il Vocalòpulo , - noi medici non abbiamo di questi diritti : noi medici abbiamo il dovere della nostra professione . E me n ' appello all ' avvocato qua presente . - E in che differisce , allora , - domandò con amaro scherno il Corsi , - codesto vostro dovere da quello d ' un aguzzino ? - Oh insomma ! - esclamò , scrollandosi tutto , il Vocalòpulo , - vorreste che un medico passasse sopra la legge ? - Ah , bene ! Voi dunque la legge avete servito , - riprese il Corsi , con foga rabbiosa . - La legge ; non me , poveretto ... Mi ero tolta la vita ; voi me l ' avete ridata a forza . Tre , quattro volte tentai di strapparmi le fasce . Voi avete fatto di tutto per salvarmi , per ridarmi la vita . E perché ? Perché la legge , ora , di nuovo me la ritolga , e in un modo più crudele . Ecco : a questo , dottore , vi ha condotto il dovere della vostra professione . E non è un ' ingiustizia ? - Ma , scusa , - si provò a interloquire il Cimetta , - del male che hai fatto ... - Mi sono lavato , col mio sangue ! - compì subito la frase il Corsi , tutto acceso e vibrante . Io sono un altro , ora ! Io sono rinato ! Come posso restar sospeso a un solo momento di quell ' altra mia vita che non esiste più per me ? sospeso , agganciato a quel momento , come se esso rappresentasse tutta la mia esistenza , come se io non fossi mai vissuto per altro ? E la mia famiglia ? mia moglie ? i miei figli , a cui devo dare il pane , la riuscita ? Ma come ! come ! Che volete di più ? Non avete voluto che morissi ... E allora perché ? Per vendetta ? Contro uno che s ' era ucciso ... - Ma che pure ha ucciso ! - ribatté forte il Cimetta . - Trascinato ! - rispose ; pronto , il Corsi . - E il rimorso di quel momento io me lo son tolto ; in un ' ora , io scontai il mio fallo ; in un ' ora che poteva esser lunga quanto l ' eternità . Ora non ho più nulla da scontare , io ! Questa è un ' altra vita per me , che m ' è stata ridata . Debbo rimettermi a vivere per la mia famiglia , debbo rimettermi a lavorare per i miei figliuoli . M ' avete ridato la vita per mandarmi in galera ? E non è un atroce delitto , questo ? E che giustizia può esser quella che punisce a freddo un uomo ormai privo di rimorsi ? come starò io in un reclusorio a scontare un delitto che non ho pensato di commettere , che non avrei mai commesso , se non vi fossi stato trascinato ; mentre , meditatamente , ora , a freddo , coloro che approfitteranno della vostra scienza , dottore , la quale mi ha tenuto per forza in vita solo per farmi condannare , commetteranno il delitto più atroce , quello di farmi abbrutire in un ozio infame , e di fare abbrutire nei vizii della miseria e nell ' ignominia i miei figliuoli innocenti ? Con quale diritto ? Si rizzò sul busto , sospinto da una rabbia che il sentimento della propria impotenza rendeva feroce : cacciò un urlo e s ' afferrò con le dita artigliate la fascia e se la stracciò ; poi si riversò bocconi sul letto , convulso ; tentò di scoppiare in singhiozzi , ma non poté . Nella vanità di quello sforzo tremendo , rimase un tratto stordito , come in un vuoto strano , in un attonimento spaventevole . Diventò cadaverico nel volto segnato dallo strappo recente delle dita . Adriana spaventata , accorse ; gli sollevò prima il capo , poi , ajutata dal Cimetta ; si provò a rialzarlo , ma ritrasse subito le mani con un grido di ribrezzo e di terrore : la camicia , sul petto , era zuppa di sangue . - Dottore ! Dottore ! - Gli s ' è riaperta la ferita ! - esclamò il Cimetta . Il dottor Vocalòpulo sbarrò gli occhi , impallidì , allibito . - La ferita ? E , istintivamente , s ' appressò al letto . Ma il Corsi lo arrestò d ' un subito , con gli occhi invetrati . - Ha ragione , - disse allora il dottore , lasciandosi cader le braccia . - Hanno sentito ? Io non posso , non debbo ... PARI Bartolo Barbi e Guido Pagliocco , entrati insieme per concorso al Ministero dei Lavori Pubblici da vice - segretarii , promossi poi a un tempo segretarii di terza e poi di seconda e poi di prima classe , erano divenuti , dopo tanti anni di vita comune , indivisibili amici . Abitavano insieme , in due camere ammobiliate al Babuino . Per grazia particolare della vecchia padrona di casa , che si lodava tanto di loro , avevano anche il salottino a disposizione , ove solevano passar le sere , quando - sempre d ' accordo - stabilivano di non andare a teatro o a qualche caffè - concerto . Giocavano a dadi o a scacchi o a dama , intramezzando alle partite pacate e sennate conversazioncine o sui superiori o sui compagni d ' ufficio o su le Questioni politiche del momento o anche su le arti belle , di cui si reputavano con una certa soddisfazione estimatori non volgari . Ogni giorno , di fatti , passando e ripassando per via del Babuino , si indugiavano in lunghe contemplazioni o in accigliate meditazioni innanzi alle vetrine degli antiquarii e dei negozianti d ' arte moderna ; e Bartolo Barbi , ch ' era molto perito in tutto ciò che si riferiva alle gerarchie , sia quella ecclesiastica , sia quella militare , sia quella burocratica , e a gli usi e ai costumi , si scialava a dar di bestia a certi pittori che , nei soliti quadretti di genere , osavano raffigurar cardinali con paramenti addirittura spropositati . Era molto caro ai due amici quel salottino raccolto , dai mobili d ' antica foggia , consunti a furia di tenerli puliti . Il vecchio finto tappeto persiano era qua e là ragnato ; le tende turche , all ' uscio e alla finestra , erano un po ' scolorite come la carta da parato , come i fiori di pezza su la mensola e l ' ombrellino giapponese , aperto e sospeso a un angolo . Qualche piccolo intaglio s ' era scollato dai tanti porta - ritratti e porta - carte appesi alle pareti , eseguiti in casa , a traforo , dai due amici nei primi anni della loro convivenza . Fin su l ' orlo di quell ' ombrellino giapponese , intanto , all ' insaputa dei due amici , veniva a quando a quando , zitto zitto , un grosso ragno nero ; stava lì un pezzo come a spiare misteriosamente ciò che essi facevano , ciò che essi dicevano ; poi si ritraeva . Dentro l ' ombrellino giapponese era tessuta tutt ' intorno al fusto un ' ampia tela finissima e polverosa . Forse quel ragno misterioso ne aveva tratto la materia , a filo a filo , dalla vita de ' due amici , dai loro giorni sempre uguali , dai loro savii discorsi , tradotti pazientemente in quella sua sottilissima bava seguace . Né essi né la vecchia padrona di casa ne avevano il più lontano sospetto . Di tanto in tanto Barbi e Pagliocco pensavano con rammarico che fra qualche anno sarebbero stati costretti a lasciar quella casa , quel caro salottino . Aspettavano dal paese i loro due fratelli minori , che dovevano intraprendere a Roma sotto la loro vigilanza gli studii universitarii ; e in quella casa non ci sarebbe stato posto per tutti e quattro . Avrebbero affittato allora un quartierino ; lo avrebbero ammobiliato modestamente per conto loro e avrebbero preso una vecchia serva per la pulizia e la cucina . Vecchia la serva , perché i due giovanottini di primo pelo ... eh , non si sa mai ! prudenza ci voleva ! Per loro due non ci sarebbe stato più pericolo . Ogni mattina erano in piedi , puntuali , alla stess ' ora ; uscivano insieme a prendere il caffè ; entravano insieme al Ministero , dove lavoravano nella stessa stanza l ' uno di fronte all ' altro ; a mezzogiorno andavano a desinare alla stessa trattoria ; e insomma , come appajati sotto il medesimo giogo , conducevano una vita affatto uguale , dignitosa , metodica per forza , ma non priva di qualche onesto svago , segnatamente le domeniche . Quantunque si servissero dallo stesso sarto , pagato puntualmente a tanto al mese , non vestivano allo stesso modo . Spesso Bartolo Barbi sceglieva la stoffa per l ' abito di Guido Pagliocco e viceversa ; giudiziosamente ; perché sapevano bene quale sarebbe stata più adatta all ' uno , quale all ' altro . Non erano già come due gocce d ' acqua in tutto . Bartolo Barbi era alto di statura e magro , di scarso pelo rossiccio , pallido in volto e lentigginoso , lungo di braccia , un po ' dinoccolato : presentava da lontano nella faccia quattro fori e una caverna : gli occhi tondi , le nari aperte e una bocca enorme , dalle labbra aride e screpolate . Guido Pagliocco era invece robusto e sveglio , tozzo , bruno , bene azzampato , miope e ricciuto . Si erano però medesimati nell ' anima , vagheggiando uno stesso tipo ideale , che s ' ingegnavano di raggiungere e d ' incarnare in due , ponendovi ciascuno dal canto suo quel tanto che mancava all ' altro . E l ' uno amava e ammirava le speciali facoltà e attitudini dell ' altro , e lo lasciava fare , senza tentar mai d ' invaderne il campo . Subito , a ogni minima evenienza , si assegnavano le parti ; riconoscevano a volo se dovesse parlare o agire l ' uno o l ' altro ; e di ciò che l ' uno diceva o faceva l ' altro rimaneva sempre contento e soddisfatto , come se meglio non si fosse potuto né dire né fare . Raggiunto il grado di segretarii di prima classe , proposti insieme per la croce di cavaliere , ottenuta questa onorificenza ben meritata , Barbi e Pagliocco furono invitati alle radunanze che il loro capo - divisione commendator Cargiuri - Crestari teneva ogni venerdì . I due amici presero a frequentar quelle radunanze con la stessa puntualità scrupolosa con cui adempivano ai doveri d ' ufficio , Ma presto s ' accorsero che la loro comunanza di vita fraterna correva un serio pericolo in casa del commendator Cargiuri - Crestari . Il capo - divisione e la moglie , non avendo proprii figliuoli e figliuole da accasare , pareva si fossero preso il compito di sposar tutti i giovani e le giovani che si raccoglievano ogni venerdì nel loro salotto . La signora , invitando le vecchie amiche , lasciava intendere con mezzi sorrisi e mezze frasi che le loro figliuole avrebbero trovato presto marito ; e molte mamme sollecitavano di continuo , ansiosamente , l ' onore di essere ammesse in casa di lei . Ella però voleva essere lasciata libera nella scelta , voleva che si avesse piena fiducia in lei , nel suo tatto , nel suo intuito , nella sua esperienza . Guai se una fanciulla , non contenta del giovane ch ' ella , nella sua saggezza , le aveva destinato , faceva invece l ' occhiolino a qualche altro ! Subito la signora Cargiuri - Crestari si dava attorno per dividere questi illeciti ravvicinamenti , di cui si aveva proprio per male , ecco , e lo lasciava intendere in tutti i modi . Ma sì , per male , perché Dio solo sapeva quanto e quale studio le costassero quelle sue combinazioni ideali . Prima di decidere , prima d ' assegnare a quel tale giovine quella tal fanciulla , ella teneva l ' uno e l ' altra quattro o cinque mesi in esperimento ; li interrogava su tutti i punti secondo un formulario prestabilito e segnava in un taccuino le risposte ; e gusti , educazione , costumi , aspirazioni , tutto indagava , pesava tutto . E se qualche coppia , messa su da lei con tanto scrupolo , faceva alla fine una cattiva riuscita , non se ne sapeva proprio dar pace . Possibile ? Ma se dovevano andar così bene d ' accordo quei due ! Ci doveva esser sotto certamente qualche malinteso fra loro ! Ed ecco la signora Cargiuri - Crestari affannata , in continue spedizioni alle case delle tante coppie messe su da lei , per ristabilir l ' accordo , che non poteva mancare , diamine ! a chiarir quel malinteso che senza dubbio doveva esser sorto tra i due coniugi così bene appajati . Le vittime designate a quelle combinazioni ideali erano naturalmente gl ' impiegati subalterni del marito . La promozione a segretario di prima classe , la croce di cavaliere , avevano per conseguenza inevitabile l ' invito ai venerdì del commendatore e , in capo a un anno , il matrimonio . Il garbo del capo - divisione e della moglie era tanto e tale , che riusciva quasi impossibile ribellarsi ; si temeva poi il malumore , l ' astio e , chi sa , fors ' anche la vendetta del superiore . Pei due amici Barbi e Pagliocco la signora Cargiuri - Crestari non ebbe bisogno né di studio né di esame . Suo marito li teneva d ' occhio , li covava da un pezzo ; glien ' aveva tanto parlato , come di due paranzelle che presto sarebbero entrate placidamente in porto ! Li aveva già belli e assegnati in precedenza la signora Cargiuri - Crestari e , come sempre , con intuito meraviglioso , a due fanciulle , amiche anch ' esse tra loro , indivisibili : Gemma Gandini e Giulia Montà : quella bionda e questa bruna : la bionda a Pagliocco ch ' era bruno , la bruna a Barbi che , se non era proprio biondo , ci pendeva . Erano belline tutt ' e due , e - già s ' intende - buone come la stessa bontà . Ah , niente lezii ! niente bischenchi ! il commendatore e la moglie non ammettevano in casa se non future mogli per bene , e dunque fanciulle sagge e modeste , econome e massaje . I giovani potevano fidarsene a occhi chiusi . Magari la signora Cargiuri - Crestari non badava tanto alle fattezze esteriori , perché - si sa - tutto non si può avere , e la bellezza non è dote che vada molto d ' accordo con la modestia e con le altre virtù che a fare una perfetta moglie si ricercano . Appena scoperta l ' insidia , i due amici s ' arrestarono alquanto sconcertati . Avevano da un pezzo non solo chiuso la porta del cuore alla donna , ci avevano anche messo il catenaccio . Non ne aspettavano più , neanche in sogno . Che se talvolta qualche desiderio monello saltava dentro all ' improvviso per la finestra degli occhi , subito la ragione arcigna lo cacciava via a pedate . Non perché avessero in odio il sesso femminile : discorrendo di donne e di pigliar moglie , riconoscevano anzi , in astratto , che lo stato coniugale ( fondato - beninteso - nell ' onestà e governato dalla pace e dall ' amore ) era preferibile alla vita da scapolo . Ma purtroppo il matrimonio , nelle presenti tristissime condizioni sociali , doveva esser considerato come un lusso , che pochi solamente potevano concedersi , i quali poi non erano i più adatti a pregiarne i vantaggi . Nelle loro conversazioni serali , Barbi e Pagliocco avevano definito insieme il feminismo questione essenzialmente economica . Ma sì , perché le donne , poverine , avevano compreso bene la ragione per cui diventava loro di giorno in giorno più difficile trovar marito . Il veder frustrata la loro naturale aspirazione , il dover soffocare il loro smanioso bisogno istintivo , le aveva esasperate e le faceva un po ' farneticare . Ma tutta quella loro rivolta ideale contro i così detti pregiudizii sociali , tutte quelle loro prediche fervorose per la così detta emancipazione della donna , che altro erano in fondo se non una sdegnosa mascheratura del bisogno fisiologico , che urlava sotto ? Le donne desiderano gli uomini e non lo possono dire ; poverine . E volevano lavorare per trovar marito , ecco . Era un rimedio , questo , suggerito dal loro naturale buon senso . Ma , ahimè , il buon senso è nemico della poesia ! E anche questo capivano le donne : capivano cioè che una donna , la quale lavori come un uomo , fra uomini , fuori di casa , non è più considerata dalla maggioranza degli uomini come l ' ideale delle mogli , e si ribellavano contro a questo modo di considerare , che frustrava il loro rimedio , e lo chiamavano pregiudizio . Ecco il torto . Pregiudizio il supporre che la donna , praticando di continuo con gli uomini , si sarebbe alla fine immascolinata troppo ? Pregiudizio il prevedere che la casa , senza più le cure assidue , intelligenti , amorose della donna , avrebbe perduto quella poesia intima e cara , che è la maggiore attrattiva del matrimonio per l ' uomo ? Pregiudizio il supporre che la donna , cooperando anch ' essa col proprio guadagno al mantenimento della casa , non avrebbe più avuto per l ' uomo quella devozione e quel rispetto , di cui tanto esso si compiace ? Ingiusto , questo rispetto ? Ma perché allora , dal canto suo , voleva esser tanto rispettata la donna ? Via ! via ! Se l ' uomo e la donna non erano stati fatti da natura allo stesso modo , segno era che una cosa deve far l ' uomo e un ' altra la donna , e che pari dunque non possono essere . Mai e poi mai Barbi e Pagliocco avrebbero sposato una donna emancipata , impiegata , padrona di sé . Non perché volessero schiava la moglie , ma perché tenevano alla loro dignità maschile e non avrebbero saputo tollerare che questa , di fronte ai guadagni della moglie , restasse anche minimamente diminuita . Metter su casa , d ' altra parte , con lo scarso stipendio di segretario , sarebbe stata una vera e propria pazzia , e dunque niente : non ci pensavano nemmeno . Ben radicati in queste idee , i due amici deliberarono di resistere ; ma , per timore d ' offendere il loro capo , non osarono fuggire ; seguitarono a frequentare i venerdì del commendator Cargiuri - Crestari . In capo a tre mesi , il ragno nero che si faceva di tratto in tratto fin su l ' orlo dell ' ombrellino giapponese a spiare i due amici , intisichì , diventò come una spoglia secca , morì d ' inedia , là su la vedetta . I due amici non gli avevano dato più materia per quella sua bava seguace ; s ' erano anch ' essi immalinconiti profondamente ; giocavano a dama svogliati ; non conversavano più tra loro . Pareva che l ' uno volesse fare avvertire all ' altro il vuoto di quella loro esistenza , non mai prima avvertito . Nessuno dei due però voleva muovere il discorso per il primo . Una sera , finalmente , si mossero a parlare insieme , e ciascuno ripeté le parole che l ' altro aveva su la punta della lingua da un pezzo , perché all ' uno e all ' altro eran venute da una medesima fonte : dal commendator Cargiuri - Crestari , il quale aveva stimato opportuno far loro in segreto una paternale , così senza parere , parlando in generale dei giovani d ' oggi che ragionano troppo e sentono poco , che lasciano languire la fiamma della vita , perché han paura di scottarsi ( parlava bene , poeticamente , alle volte , il commendatore ) , e che ci voleva un po ' di coraggio , perdio : là , avanti , contro alle difficoltà dell ' esistenza . Le signorine Gandini e Montà avevano , per altro , una discreta doticina ; erano poi tra loro da tanti anni amiche inseparabili , e non avrebbero perciò né sciolto , né allentato d ' un punto il legame che teneva anch ' essi uniti ; e dunque ... E dunque , giudiziosamente , al solito , i due amici stabilirono di prendere a pigione due appartamenti contigui , per seguitare a vivere insieme , uniti e separati a un tempo . Le nozze furono fissate per lo stesso giorno . Ma una contrarietà piuttosto grave minacciò di rompere nel bel meglio la perfetta identità di sorte de ' due amici . La fidanzata di Guido Pagliocco , Gemma Gandini , non poteva recare in dote più di dodici mila lire , mentre la Montà ne recava al Barbi venti . Guido Pagliocco piantò i piedi , risolutamente . Non tanto , veh , per il danno materiale che al suo contratto di nozze avrebbero arrecato quelle otto mila lire di meno , quanto per le conseguenze morali , che quella disparità avrebbe potuto cagionare , ponendo la propria sposa in una condizione alquanto inferiore a quella della Montà . Pari in tutto , anche le doti dovevano esser pari . La vedova Gandini , madre della sposa , riuscì per fortuna , con qualche sacrifizio , a metter la propria figliuola perfettamente in bilancia con la Montà ; e così i due matrimoni furono celebrati nello stesso giorno , e le due coppie partirono per lo stesso viaggio di nozze a Napoli . Nessuna ragione d ' invidia fra le due spose . Se Guido Pagliocco era di fattezze più bello del Barbi , questi era però più intelligente del Pagliocco . Del resto , poi , eran così uniti idealmente quei due uomini , che quasi formavano un uomo solo , da amare insieme , senz ' alcuna invidia né da una parte né dall ' altra per quel tanto che a ciascuna necessariamente ne toccava , chiudendo a sera le porte de ' due quartierini gemelli . Ma che Giulia Montà , moglie di Bartolo Barbi , avesse segretamente , in fondo all ' anima , una punta d ' invidia non confessata neppure a se stessa , per quel tanto che del tipo ideale Barbi - Pagliocco toccava a Gemma Gandini , si vide chiaramente allorquando vennero a Roma i due fratelli degli sposi , Attilio Pagliocco e Federico Barbi , a intraprendere gli studii universitarii . Le due amiche , che avrebbero provato orrore se anche fugacissimamente su lo specchio interiore della loro coscienza avesse fatto capolino , col viso spaventato del ladro , il desiderio d ' un reciproco tradimento , sentirono subito e videro crescere in sé a un tratto e divampare una vivissima simpatia l ' una per il cognato dell ' altra , e non tardarono a dichiararsela apertamente , con gran sollievo dell ' anima , come se ciascuna avesse acquistato di punto in bianco qualcosa che si sentiva mancare . I due giovani , in fatti , somigliavano moltissimo ai loro fratelli . Attillo Pagliocco era forse un po ' più ottuso di mente del fratello maggiore e fors ' anche men bello , ma più tacchinotto e violento . Federico Barbi era più proporzionato e men dinoccolato di Bartolo , con gli occhi meno languidi e le labbra meno aride ; era poi più intelligente del fratello , faceva finanche poesie . Giulia Barbi - Montà stimò come un pregio quel che di più animalesco aveva il giovine Pagliocco a paragone del fratello , perché le parve come un compenso alla cresciuta intellettualità intorno a sé , nel suo quartierino , con l ' arrivo del cognato poeta ; e Gemma Pagliocco - Gandini pregiò maggiormente quel che di più aereo , di più poetico aveva il giovine Barbi a paragone del fratello , perché le parve come un compenso alla cresciuta bestialità intorno a sé , nel suo quartierino , con l ' arrivo del giovine Attillo che le pareva un mulotto accappucciato . Naturalmente , né Bartolo Barbi né Guido Pagliocco s ' accorsero punto della simpatia delle loro mogli pei loro fratelli . Se ne accorsero bene questi , però ; e , se l ' uno e l ' altro da un canto ne furono lieti per sé , cominciarono dall ' altro a guardarsi fra loro in cagnesco , volendo ciascuno custodir l ' onore e la pace del proprio fratello . E il giovine Federico Barbi , un giorno , andò a rinzelarsi acerbamente con Guido Pagliocco , perché ... - Zitto , per amor di Dio ! - scongiurò questi , a mani giunte . - Non dica nulla al povero Bartolo , per carità ! Lasci fare a me ... E zitto , sì , si stette zitto il giovine Barbi , per prudenza ; ma né lui seppe accontentarsi , né la moglie del Pagliocco volle che s ' accontentasse senz ' altro della fiera paternale , che Guido rivolse a quattr ' occhi al fratello minore . Venne allora la volta di questo . Non volendo , per la pace del fratello , accusar la cognata , e d ' altro canto , non potendo prendersi soddisfazione da sé , poiché si sentiva in colpa anche lui , andò a rinzelarsi non meno acerbamente con Bartolo Barbi . E : - Zitto , per amor di Dio ! - scongiurò questi parimenti , a mani giunte . - Non dica nulla al povero Guido , per carità ! Lasci fare a me ... Pochi giorni dopo , i due amici si trovarono d ' accordo - come sempre - nell ' idea di allontanare da casa i fratelli , con la scusa che - giovanotti , si sa ! - davano un po ' d ' impaccio e di soggezione , limitando la libertà delle rispettive molli . - È vero , Giulia ? - domandò Barbi alla sua , in presenza di Pagliocco . E Giulia , con gli occhi bassi , rispose di sì . - È vero , Gemma ? - domandò alla sua Pagliocco , in presenza di Barbi . E Gemma , con gli occhi bassi , rispose di sì . « Povero Pagliocco ! » pensava intanto Barbi . « Povero Barbi ! » pensava Pagliocco . L ' USCITA DEL VEDOVO I . Tante volte la signora Piovanelli , conversando dopo cena col marito , aveva fatto l ' augurio che se , per disgrazia , uno dei due dovesse morire prima del tempo - ma fosse morto lui ! Lui , lui , sì ; anziché lei . Per il bene dei figliuoli ; non per sé , beninteso . Con qual sorriso aveva accolto quest ' augurio della moglie Teodoro Piovanelli , arrotondando su la tovaglia pallottoline di mollica ! Grosso e mite e di modi gentili , si sentiva ferire ogni volta fin nell ' anima ; sorrideva per dissimulare l ' agro , e coi mansueti occhi pallidi e ovati che gli s ' intenerivano afflitti nel biondo rossiccio delle ciglia e dei capelli , pareva chiedesse : Ma perché ? Perché ? Oh bella ! Perché è sempre meglio per i figliuoli ... cioè , meglio no : meno peggio - sosteneva la moglie - che muoja il padre , anziché la madre . - Ma non sarebbe meglio nessuno ? - arrischiava allora con lo stesso sorrisetto lui , Piovanelli . - Permetti ? Io dico , va bene , la mamma è mamma . Mamma ce n ' è una sola . E vale cento , che dico cento ? mille volte più del babbo per i figliuoli ; va bene ? Ma l ' amore ... l ' amore è una cosa , è il ... sì , dico ... il come si chiama , il mantenimento ... - Che c ' entra il mantenimento ? - scattava la moglie . E lui , Piovanelli , subito : - Permetti ? Io dico ... dico in genere , intendiamoci ! Non stiamo mica a parlar di noi , adesso , che grazie a Dio stiamo tanto bene ! In genere . Poni una famigliuola senza beni di fortuna , che viva unicamente di quel poco che guadagna il capo di casa . Muore lui , il capo di casa , va bene ? Come farà la vedova a mantenere i figliuoli ? - Oooh ! - rifiatava la moglie , tirandosi indietro e protendendo le mani , come per dire che qui lo aspettava . - Ti seguo nel tuo ragionamento . Che potrebbe far di peggio questa vedova ? Di ' su , lo lascio dire a te . - Eh ... - faceva Piovanelli , e si stringeva nelle spalle per non dire , sicuro che anche dicendo come voleva la moglie , questa lo avrebbe sempre tirato a riconoscere che aveva torto lui . - Riprender marito , è vero ? - domandava infatti la moglie . - Ebbene : per i figliuoli è cento mila volte meno peggio che riprenda marito la madre , anziché moglie il padre , perché è sempre centomila volte meglio un padrigno che una madrigna . E lo sanno tutti ! - Va bene , d ' accordo ... ma permetti ? - ( e Piovanelli si storceva come un cagnolino che vuol farsi perdonare ) . - Scusami , veh ! Ma non ti pare che , dicendo così , tu venga a concludere che ... - lo noto per te , bada ! perché so che tu la pensi diversamente ... - venga a concludere , dicevo , che l ' uomo , in genere , è ... è meglio della donna ? - Io , così ? - prorompeva la moglie , balzando in piedi . - Chi te l ' ha detto ? Io vengo , anzi , a concludere , come ho sempre concluso , che l ' uomo , o è mala carne ... - Sì , sì , scusami ... - O è un imbecille che si lascia menare per il naso dalle donne , - In genere ... sì , sì , scusami ... - Senza genere , né numero , né caso . Te lo provo ! Una donna che ha figliuoli e che per necessità riprende marito , anche avendo altri figliuoli da questo secondo marito , non cessa mai d ' amare i primi ; non solo , ma riesce a farli amare anche dal padrigno . Sfido ! Li ha fatti lei , questi e quelli : suo sangue , sua carne ! Un vedovo , invece , con figli , che riprenda moglie , anche se non abbia altri figliuoli dalla seconda moglie , non ama più quelli come prima , perché la madrigna se n ' adombra , la madrigna se ne ingelosisce ; e se poi questa gliene dà altri , lo tira ad amare i proprii e a trascurare i poveri orfanelli ; e lui , vigliacco , schifoso , mascalzone , farabutto , obbedisce ! - Non dici a me , spero ... - domandava , avvilito , Piovanelli con un fil di voce , vedendo la moglie così fuori di sé . - Sai pur bene che io ... - Tu ? - inveiva la moglie . - Tu ? Ma tu , il primo ! Tu domani , se io morissi ! Siete tutti gli stessi ! Poveri figli miei ! chi sa in quali mani cadrebbero ! Con un tal uomo ! Per questo , vedi , Dio mi deve conceder la grazia di non farmi morire prima di te ! Io , scusami , sai ! io , io , per il bene dei figliuoli , io prima con questi occhi devo vederti morto . Io , io . E piangerti anche ! Oh , sta ' pur sicuro che ti piango ! Teodoro Piovanelli si sentiva scoppiare il cuore . - Ma sì ... vorrei anch ' io ... me l ' auguro anch ' io ... E seguitando a sorridere a quel modo , si levava da tavola e si affacciava alla finestra ; per un po ' d ' aria . II . Nessuno meglio di lui poteva sapere quanto fosse ingiusta la moglie , dicendo così . Riammogliarsi lui ? Ma Dio lo doveva prima fulminare ! Non solo per il bene dei figliuoli non lo avrebbe mai fatto , ma neanche per sé . E non già perché fosse scottato del matrimonio a causa della moglie che gli era toccata in sorte , ma anche per un tristo concetto che gli s ' era profondamente radicato in corpo : di non aver fortuna , ecco ; e che infelicissimo sarebbe stato sempre con qualunque donna , se tale era con questa che in fondo , via , non era cattiva : tutt ' altro , anzi ! saggia massaja , amante della casa e dei figliuoli ... forse un po ' troppo franca nel parlare ; sì , ma lieve difetto , in fin dei conti , che tante buone qualità avrebbero potuto compensare , se non fosse stato accompagnato da un brutto male , ah brutto ... brutto ... - la gelosia . Santo Dio ! Vera e propria mala sorte . Gelosa di lui ! Fedele come un cane , per natura , una donna sola anche da scapolo gli era sempre bastata . Gli amici , in gioventù , lo burlavano per questo . Ma che poteva farci ? Non gli piaceva cambiare . Forse ... sì , magari non sapeva . Perché ... inutile negarlo ; timido , con le donne ; tanto timido da far compassione finanche a se stesso , certe volte , per le meschine figure che faceva . E sua moglie , intanto , certe scene , certe scene che , se i suoi amici d ' un tempo fossero stati dietro l ' uscio a sentire , sarebbero crepati dalle risa . Per così futili pretesti , poi ... Una volta , perché , distratto , s ' era un po ' arricciati i baffi , per via . Un ' altra volta perché , in sogno , aveva riso ... Una terza volta perché ella aveva letto nella cronaca d ' un giornale che un marito aveva ingannato la moglie ed era stato scoperto ... Diventava un supplizio per lui , ogni sera , la lettura del giornale . Sua moglie gli si metteva dietro le spalle e cercava , come un bracco , nella cronaca , i fatti scandalosi . Appena ne trovava uno : - Qua ! Leggi qua ! Hai letto ? Lo vedi di che siete capaci ? ... E giù una filza di male parole . Gli altri facevano il male , e lui ne doveva pianger la pena , giacché , per la moglie , il tradimento di quei mariti era tal quale come se l ' avesse commesso lui : gli toglieva la pace , l ' amore di lei , tutte le gioje della famiglia , che aveva pur diritto di godere , lui , illibato com ' era e con la coscienza tranquilla . Odiava il genere umano quella donna - tanto i maschi quanto le femmine - per quella sua terribile malattia . Il povero Piovanelli strabiliava , sentendola parlare delle donne , di che cosa erano capaci - secondo lei . - Tu non lo sai , è vero ? - gli gridava sdegnata , indispettita , nel vederlo così stupito . - Qua , mordi il ditino , pezzo d ' ipocrita . Ma te lo dico io che posso parlar franca , perché nessuno può sospettare di me e non ho bisogno , io , di far l ' ipocrita come tutte le altre per far piacere ai signori uomini . Te lo dico io ! E quante gliene diceva ! Si sentiva violentare , povero Piovanelli , nella sua timidità . Ormai , lui che aveva avuto sempre il ritegno più rispettoso per la donna , lui che non s ' era mai permesso un atto un po ' spinto , una parola arrischiata , lui che aveva creduto sempre difficilissima ogni conquista amorosa , si sentiva insidiato da tutte le parti , e andava per la strada a capo chino ; e se qualche donna lo guardava , abbassava subito gli occhi ; se qualche donna gli stringeva appena appena la mano , diventava di mille colori . Tutte le donne della terra eran diventate per lui un incubo : tante nemiche della sua pace . III . Con quest ' animo può immaginarsi che cosa fu la morte per la signora Piovanelli , quando , colta all ' improvviso da una fierissima polmonite , se la vide davanti inesorabile , a poco più di trentasei anni . Non potendo più parlare , parlava con gli occhi , parlava con le mani . Certi gesti ! E gli occhi da bestia arrabbiata . Il povero Piovanelli , quantunque straziato , ne ebbe paura : temette davvero che lo volesse strozzare , quando gli buttò le braccia al collo e glielo strinse , glielo strinse , per la Madonna santissima , con tutta la forza che le restava , quasi se lo volesse trascinare giù nella fossa , con sé . Ma volentieri lui , sì , volentieri giù con lei . - Sì , sì , te lo giuro , stai tranquilla ! - le ripeteva in un torrente di lagrime , rispondendo al gesto di quelle mani e per placare la ferocia di quegli occhi . Invano ! La disperazione atroce in cui quella donna moriva per non volere , con ostinata ingiustizia , neppure in quel momento supremo fidarsi di lui , accordargli la stima che si meritava , riconoscere la verità del suo cordoglio , di quelle sue lagrime sincere , esasperò talmente Piovanelli , che a un certo punto si mise a urlare come un pazzo , si strappò i capelli , si percosse le guance , se le graffiò ; poi , buttandosi ginocchioni innanzi al letto , con le braccia levate : - Vuoi giurato , di ' , vuoi giurato che non avvicinerò mai più una donna , finché campo , perché le odio tutte ? Te lo giuro ! Non vivrò che per i nostri piccini ! O vuoi che mi uccida qua , davanti a te ? Pronto ! Ma pensa ai nostri piccini , e non ti dannare per me ! Oh Dio , che cosa ! ah , che cosa ... Dio ! Dio ! Incanutì su le tempie in pochi giorni Teodoro Piovanelli , dopo il funerale . Per nove interi anni non aveva vissuto che per quella donna , assorto continuamente nel pensiero di lei , unico e tormentoso : che non avesse mai cagione di lamentarsi , di diffidar minimamente di lui ; in assidua , scrupolosa , timorosa vigilanza di sé . Quasi con gli occhi chiusi , con le orecchie turate aveva vissuto nove anni ; quasi fuori del mondo , come se il mondo non fosse più esistito . Si sentì a un tratto come balzato nel vuoto ; annichilito . Il mondo seguitava a vivere intorno a lui ; col tramenio incessante , con le mille cure , le brighe giornaliere , svariate : lui n ' era rimasto fuori , là serrato in quel cerchio di diffidente clausura , in quella casa vuota , ma pur tutta piena , come l ' anima sua , degl ' irti sospetti della moglie . Da questi sospetti , dallo spirito ostile e alacre , dall ' energia spesso aggressiva della moglie , egli - vivendo di lei e per lei unicamente - s ' era sentito sostenere . Ora gli pareva d ' esser rimasto come un sacco vuoto . A chi affidarsi ? a chi affidare la casa ? a chi affidare i figliuoli ? Tutto il suo mondo era lì , in quella casa . Ma che cos ' era più , ormai , quella casa senza colei che la animava tutta ? Egli non vi si sapeva più neanche rigirare . Come curare i piccini ? come attendere ad essi ? Non sapeva da che parte rifarsi . Tra pochi giorni gli sarebbe toccato ritornare all ' ufficio ; e quei piccini ? Nessuna serva era mai durata in casa più di sei mesi . Quest ' ultima c ' era da pochi giorni ; si era mostrata premurosa nella sventura ; pareva una buona vecchina ; ma poteva fidarsene ? No . La moglie , dentro , gli diceva no . Non per quella serva soltanto ; per tutte le serve del mondo . No . Se non che , per vivere com ' ella voleva , com ' egli le aveva giurato , avrebbe dovuto lasciar l ' ufficio e tapparsi in casa dalla mattina alla sera . Era possibile ? Doveva lavorare . Non poteva far le parti anche della moglie , che in fondo faceva tutto in casa . La sventura non lo aveva colpito per nulla . Bisognava pure che quella serva facesse qualche cosa invece della moglie . Ai figliuoli , no , ai figliuoli voleva badar lui : lui vestirli la mattina ; preparar loro la colazione ; poi condurre a scuola il maggiore ; lui servirli a tavola , e poi la sera a cena , e far loro recitare le orazioni e svestirli per metterli a letto , nella loro cameretta vigilata da un ritratto fotografico ingrandito della mamma che non c ' era più . Quanti baci dava loro tra le lagrime ! Che orrore , poi , quella casa muta , quando i piccini erano a letto ! Tornava a sedere innanzi alla tavola non ancora sparecchiata e si metteva ad arrotondare al solito pallottoline di mollica , rimeditando , angosciato , la sua orrenda sciagura . Un cupo rammarico lo coceva per la crudele ingiustizia della sua sorte . Aveva sofferto prima , immeritatamente ; soffriva tanto adesso ! E nessuno lo poteva consolare . La moglie non aveva saputo né voluto leggergli dentro , nell ' anima ; e lo aveva torturato senza ragione ; ora ella non poteva vedere com ' egli vivesse senza di lei in quella casa , come avesse mantenuto il giuramento fatto ; e forse , se di là poteva pensare , immaginava ancora , testarda e cieca , che egli ora godesse , libero ... Che irrisione ! Vedendolo così vinto e sprofondato nel cordoglio , la vecchia serva , una di quelle sere , si fece animo e gli suggerì d ' andare un po ' fuori a fare una giratina per sollievo . Si voltò a guardarla , torvo ; alzò le spalle ; non volle neanche risponderle . - Prenderà un po ' d ' aria ... - insistette quella , timidamente . - Starò attenta io ai bambini , non dubiti ... Del resto , non si svegliano mai ... Lei dovrebbe farlo anche per loro , mi perdoni . Così si ammalerà . Teodoro Piovanelli scosse il capo lentamente , con le ciglia aggrottate e gli occhi chiusi . Sotto la borsa delle palpebre gonfie gli fervevano le lagrime . Si levò da tavola , s ' appressò alla finestra e si mise a guardar fuori dietro ai vetri . Eh già ... Egli poteva uscire , ormai , volendo . Nessuno più gliel ' impediva . Ma dove andare ? e perché ? Che funebre squallore nel bujo delle vie deserte , vegliate dai radi lampioni ! Rivide col pensiero , come in sogno , altre vie meglio illuminate ; immaginò la gente che vi passava , assorta nelle proprie cure , con affetti vivi in cuore , con desiderii vivi nell ' anima , o guidata da una abitudine ch ' egli non aveva più ; immaginò i caffè luccicanti di specchi ... D ' un subito si voltò a guardar la camera , come a un richiamo imperioso , minaccioso dello spettro della moglie . Cominciava , già a venir meno al giuramento ? No , no ! E si recò nella camera dei bambini ; si chinò sui lettucci per contemplarli nel dolce sonno ; rattenne la mano tratta irresistibilmente a carezzar le loro testoline : poi si volse , soffocato dall ' angoscia , a guardare il ritratto della moglie . Oh con quale ardore la desiderò in quel momento ! Sì , sì , nonostante tutto il martirio che ella gli aveva inflitto per nove anni . Sì , egli la voleva , la voleva ! aveva bisogno di lei ! Senza di lei non poteva più vivere . Oh , anche a costo di soffrire da lei le pene più ingiuste e più crudeli ... Non poteva rassegnarsi a vedere così spezzata per sempre la sua esistenza ! Aveva appena quarant ' anni ! IV . Man mano che i giorni passavano , e i mesi ormai ( eran già quattro mesi ! ) , quel posto vuoto , lì , nel letto matrimoniale , gli suscitava ogni notte , nel cocente ricordo , smanie vieppiù disperate . Col volto nascosto , affondato nel guanciale che si bagnava di lagrime , bisbigliava nell ' ambascia della passione il nome di lei : - Cesira ... Cesira ... E il cuore gli si schiantava . - Sempre così ... sempre così - mormorava poi , più calmo , con gli occhi sbarrati nel bujo . Ah come s ' era ingannata la moglie sul conto di lui ! Ecco : questo pensiero lo struggeva più d ' ogni altro , e di continuo vi ritornava su . Se n ' era fatto una lima . Che il mondo fosse tristo , tristi gli uomini , triste le donne , così come la moglie aveva creduto , egli poteva ammettere ; ammetteva . Ma lui ? tristo anche lui ? Certo , Chi sa quanti uomini , rimasti vedovi all ' età sua , dopo tre o quattro mesi , cedendo al bisogno stesso della natura ... pur non volendo , pur serbando in cuore viva sempre l ' immagine della moglie morta e la pena d ' averla perduta , cominciavano a uscire di sera e ... sì , a uscire per lo meno . Aveva ragione la moglie : « Facilissime , le donne ! Se ne incontrano tante per via ... » . Ma a quarant ' anni ... eh , a quarant ' anni , senza più l ' abitudine , non doveva esser mica piacevole rimettersi a far la vita del giovanottino scapolo . Chi sa quale avvilimento di vergogna ! D ' altra parte , però a mettersi con altre donne ... Prima di tutto , perdita di tempo ; poi , chi sa quanti impicci e anche ... anche una certa difficoltà ... Per esempio , quella guantaja dalla quale egli andava prima a comperare i guanti per la sua Cesira , 6 e 1/4 ( vi era andato dopo la disgrazia a comperarne un pajo anche per sé , neri , per il funerale ) - quella guantaja , ecco ... una signora , una vera signora ! Come si moveva nella bella bottega lucida , tepida e profumata ! Il corpo leggermente proteso ... E mica si sentiva il rumore dei passi ; si sentiva il fruscio discreto della sottana di seta ... Nessun imbarazzo , come nessuna sfrontatezza . Voce dolce , modulata ; meravigliosa prontezza a comprendere ... E non già soltanto per attirar la gente . Era così . O almeno , pareva così ; naturalmente . Che nettezza e che precisione ! Ebbene , a mettersi con quella ... Dio liberi ! E le conseguenze ? I proprii piccini ... Ah ! A questo pensiero , retrocedeva d ' improvviso , quasi inorridito d ' essersi indugiato a fantasticare su tale argomento . Ma , via ! troppo bene sapeva che tali cose non potevano e non dovevano più sussistere per lui . Si forzava a dormire . Ma pur con gli occhi chiusi , poco dopo , ecco qualche altra visione tentatrice ... Fingeva di non avvertirla , come se gli fosse apparsa non provocata da lui . La lasciava fare ... A poco a poco s ' addormentava . Ma la sera dopo , il supplizio ricominciava . E la vecchia serva a insistere , a insistere , che via ! uscisse di casa per una mezz ' oretta sola , almeno , a prendere un po ' d ' aria ... Batti e batti , alla fine Teodoro Piovanelli si lasciò indurre . Ma quanto tempo mise a vestirsi ! e volle prima recarsi a vedere i bambini che dormivano , e rassettò ben bene le coperte sui loro lettini , e poi quante raccomandazioni alla serva , che stesse bene attenta , per carità ! Tuttavia , non ardi alzare gli occhi al ritratto della moglie . E uscì . V . Appena su la via , si vide come sperduto . Da anni e anni non andava più fuori , la sera . Il buio , il silenzio gli fecero un ' impressione quasi lugubre ... e quel riverbero là , vacillante , del gas sul lastricato ... e più là , in fondo , nella piazza deserta , quelle lanterne vaghe delle vetture ... Dove si sarebbe diretto ? Scese verso Piazza delle Terme , tutta sonora dell ' acqua luminosa della fontana delle Najadi . Ricordò che la moglie non voleva ch ' egli si fermasse a guardar quelle Najadi sguajate . E non si fermò . Povera Cesira ! Com ' era sdegnata che il corpo della donna fosse esposto in atteggiamenti così procaci a gli sguardi maligni e indiscreti degli uomini ! Ci vedeva come un ' irrisione , una mancanza di rispetto per il suo sesso , e voleva sapere perché nelle fontane i signori scultori non esponevano invece uomini nudi . Ma in Piazza Navona , veramente ... la fontana del Moro ... E poi , gli uomini nudi ... in atteggiamenti procaci ... via , forse sarebbero stati un pochino più scandalosi ... Teodoro Piovanelli , così pensando , ebbe un barlume di sorriso su le labbra amare ; e imboccò Via Nazionale . A mano a mano che andava , sopite immagini , impressioni rimaste nella sua coscienza d ' altri tempi , non cancellate , sì svanite a lui per il sovrapporsi d ' altri stati di coscienza opprimenti , gli si ridestavano , sommovendo e disgregando a poco a poco , con un senso di dolce pena , la triste compagine della coscienza presente . E ascoltò dentro di sé la voce lontana lontana di lui stesso , qual era in gioventù ; la voce delle memorie sepolte , che risorgevano al respiro di quell ' aria notturna , al suono de ' suoi passi nel silenzio della via . Arrivato all ' imboccatura di Via del Boschetto , s ' arrestò , come se qualcuno a un tratto lo avesse trattenuto . Si guardò attorno ; poi , perplesso , con infinita tristezza , guardò giù per quella via , e scosse mestamente il capo . Tutti i ricordi , le immagini , le impressioni del suo vagabondare notturno d ' altri tempi , del tempo in cui era scapolo , si associavano al pensiero di una donna , di quell ' unica ch ' egli aveva conosciuta prima delle nozze , donna non sua solamente , ma a cui egli , per abitudine , per timidezza , era pure stato sempre fedele , come poi alla moglie . Quella donna stava lì , allora , in Via del Boschetto . Si chiamava Annetta ; lavorava d ' astucci e di sopraffondi ; ma le piaceva vestir bene e gli ori le piacevano e i giojelli , anche falsi ... Finché aveva avuta la madre , s ' era mantenuta onesta ; poi la madre le era morta , e lei non aveva più saputo veder la ragione di sacrificarsi a vivere in quel modo , senza il compenso di qualche godimento ... Così era caduta . Ogni volta , come per rialzarsi innanzi a se stessa , per non sentir l ' avvilimento di ciò che stava per fare , affliggeva quei pochi fidati che andavano a trovarla narrando quanto aveva fatto durante la lunga malattia della madre , tutte le cure che le aveva prodigate , i medicinali costosi che le aveva comperati , quasi per assicurare se stessa che , almeno per questo , non doveva aver rimorsi . Ebbene , Teodoro Piovanelli , abbandonato in quella sua prima uscita ai ricordi d ' allora , guidato naturalmente dall ' istintiva esemplare fedeltà così crudelmente misconosciuta e negata dalla moglie , ecco , s ' era proprio arrestato là , all ' imboccatura di Via del Boschetto . Si vietò d ' assumer coscienza del pensiero sortogli d ' improvviso , che non sarebbe stato un tradimento alla memoria della moglie , un venir meno al giuramento che le aveva fatto di non avvicinare mai più altra donna , se fosse ritornato a quella , che già la moglie sapeva per sua stessa confessione . Quella non sarebbe stata un ' altra ; quella era già stata sua ; ed egli non avrebbe smentito , con quella , la sua fedeltà . La avrebbe anzi confermata . No : non se lo volle dire ; non se lo volle fare questo ragionamento . Scese per Via del Boschetto soltanto per curiosità , ecco ; per la voluttà amara di seguir la traccia del tempo lontano : senza alcun altro scopo . Del resto , non sapeva più neppure se colei stesse ancora lì . Era molto difficile , dopo nove anni ... L ' aveva riveduta tre o quattro volte per via , vestita poveramente , invecchiata , imbruttita , certo caduta più in basso ; ma , naturalmente , aveva fatto finta non solo di non riconoscerla , ma di non averla mai conosciuta . Quando , di pochi passi lontano dal portoncino ben noto , a destra , scorse la finestretta quadra del mezzanino , sulla porta , con le persiane accostate , che dalle stecche e da sotto lasciavano intravedere il lume della cameretta , Teodoro Piovanelli si turbò profondamente , assalito dall ' imagine precisa , là , vivente , del ricordo lontano ... Tutto , tal quale , come allora ! Ma ci stava proprio lei , là , ancora ? S ' accostò al muro , cauto , trepidante , e passò rasente , sotto la finestra ; alzò il capo ; scorse dietro alle persiane un ' ombra , una donna ... - lei ? - Passò oltre , tutto sconvolto , insaccato nelle spalle , col sangue che gli frizzava per le vene , come sotto l ' imminenza di qualche cosa che dovesse cadergli addosso . Violentemente gli si ricompose la coscienza tetra e dura del suo stato presente ; rivide in un baleno col pensiero la camera dei bambini e quel ritratto , là , vigilante , terribile , della moglie ; e s ' arrestò affannato nella corsa che aveva preso . A casa ! a casa ! Se non che , davanti al portoncino ... ma sì , lei ... lei ch ' era scesa ... Annetta , sì . Egli la riconobbe subito . E anche lei lo riconobbe : - Doro ... tu ? E stese una mano . Egli si schermì . - Lasciami ... No , ti prego ... Non posso ... Lasciami ... - Come ! - fece lei , ridendo e trattenendolo . - Se sei venuto a cercarmi ... T ' ho visto , sai ? Caro ... caro ... sei tornato ! ... Su , via ! Perché no ? Se sei tornato a me ... Su , su ... E lo trasse per forza dentro il portoncino , e poi su per la scala , tenendolo per il braccio . Egli ansava , col cuore in tumulto , la mente scombujata . Voleva svincolarsi e non sapeva , non sapeva . Rivide la cameretta , tal quale anch ' essa , dal tetto basso ... il letto , il cassettone , il divanuccio ... le oleografie alle pareti ... Ma quando ella , tra tante parole affollate di cui egli non udiva altro che il suono , gli tolse il cappello e il bastone e poi i guanti , e fece per abbracciarlo , Teodoro Piovanelli , che già tremava tutto , la respinse , si portò le mani al volto , vacillò , come per una vertigine . - Che hai ? - domandò ella sorpresa , un po ' costernata : e lo trasse a sedere sul divanuccio . Un impeto di pianto scosse le spalle di lui . Ella si provò a staccargli le mani dal volto ; ma egli squassò il capo rabbiosamente . - No ! no ! - Tu piangi ? - domandò la donna ; poi , dopo aver guardato il cappello fasciato di lutto : - Forse ... forse t ' è morta ? ... Egli accennò di sì col capo . - Ah , poveretto ... - sospirò lei , pietosamente . Teodoro Piovanelli scattò in piedi , convulso ; prese i guanti , il bastone , si buttò in capo il cappello ; balbettò , soffocato : - Impossibile ... impossibile ... lasciami andare ... Ella non si provò più a trattenerlo ; lo accompagnò , dolente , fino alla porta . Poi lì , sicurissima ormai che sarebbe ritornato , gli domandò , con voce mesta e con un mesto sorriso : - T ' aspetto , eh , Doro ? ... Presto ... Ma egli s ' era messo sulla bocca il fazzoletto listato di nero , e non le rispose . DISTRAZIONE Nero tra il baglior polverulento d ' un sole d ' agosto che non dava respiro , un carro funebre di terza classe si fermò davanti al portone accostato d ' una casa nuova d ' una delle tante vie nuove di Roma , nel quartiere dei Prati di Castello . Potevano esser le tre del pomeriggio . Tutte quelle case nuove , per la maggior parte non ancora abitate , pareva guardassero coi vani delle finestre sguarnite quel carro nero . Fatte da così poco apposta per accogliere la vita , invece della vita - ecco qua - la morte vedevano , che veniva a far preda giusto lì . Prima della vita , la morte . E se n ' era venuto lentamente , a passo , quel carro . Il cocchiere , che cascava a pezzi dal sonno , con la tuba spelacchiata , buttata a sghembo sul naso , e un piede sul parafango davanti , al primo portone che gli era parso accostato in segno di lutto , aveva dato una stratta alle briglie , l ' arresto al manubrio della martinicca , e s ' era sdrajato a dormire più comodamente su la cassetta . Dalla porta dell ' unica bottega della via s ' affacciò , scostando la tenda di traliccio , unta e sgualcita , un omaccio spettorato , sudato , sanguigno , con le maniche della camicia rimboccate su le braccia pelose . - Ps ! - chiamò , rivolto al cocchiere . - Ahò ! Più là ... Il cocchiere reclinò il capo per guardar di sotto la falda della tuba posata sul naso ; allentò il freno ; scosse le briglie sul dorso dei cavalli e passò avanti alla drogheria , senza dir nulla . Qua o là , per lui , era lo stesso . E davanti al portone , anch ' esso accostato della casa più in là , si fermò e riprese a dormire . - Somaro ! - borbottò il droghiere , scrollando le spalle . - Non s ' accorge che tutti i portoni a quest ' ora sono accostati . Dev ' essere nuovo del mestiere . Così era veramente . E non gli piaceva per nientissimo affatto , quel mestiere , a Scalabrino . Ma aveva fatto il portinajo , e aveva litigato prima con tutti gl ' inquilini e poi col padron di casa ; il sagrestano a San Rocco , e aveva litigato col parroco ; s ' era messo per vetturino di piazza e aveva litigato con tutti i padroni di rimessa , fino a tre giorni fa . Ora , non trovando di meglio in quella stagionaccia morta , s ' era allogato in una Impresa di pompe funebri . Avrebbe litigato pure con questa - lo sapeva sicuro - perché le cose storte , lui , non le poteva soffrire . E poi era disgraziato , ecco . Bastava vederlo . Le spalle in capo ; gli occhi a sportello ; la faccia gialla , come di cera , e il naso rosso . Perché rosso , il naso ? Perché tutti lo prendessero per ubriacone ; quando lui neppure lo sapeva che sapore avesse il vino . - Puh ! Ne aveva fino alla gola , di quella vitaccia porca . E un giorno o l ' altro , l ' ultima litigata per bene l ' avrebbe fatta con l ' acqua del fiume , e buona notte . Per ora là , mangiato dalle mosche e dalla noja , sotto la vampa cocente del sole , ad aspettar quel primo carico . Il morto . O non gli sbucò , dopo una buona mezz ' ora , da un altro portone in fondo , dall ' altro lato della via ? - Te possino ... ( al morto ) - esclamò tra i denti , accorrendo col carro , mentre i becchini , ansimanti sotto il peso d ' una misera bara vestita di mussolo nero , filettata agli orli di fettuccia bianca , sacravano e protestavano : - Te possino ... ( a lui ) - Te pij n ' accidente - 0 ch ' er nummero der portone non te l ' aveveno dato ? Scalabrino fece la voltata senza fiatare ; aspettò che quelli aprissero lo sportello e introducessero il carico nel carro . - Tira via ! E si mosse , lentamente , a passo , com ' era venuto : ancora col piede alzato sul parafango davanti e la tuba sul naso . Il carro , nudo . Non un nastro , non un fiore . Dietro , una sola accompagnatrice . Andava costei con un velo nero trapunto , da messa , calato sul volto ; indossava una veste scura , di mussolo rasato , a fiorellini gialli , e un ombrellino chiaro aveva , sgargiante sotto il sole , aperto e appoggiato su la spalla . Accompagnava il morto , ma si riparava dal sole con l ' ombrellino . E teneva il capo basso , quasi più per vergogna che per afflizione . - Buon passeggio , ah Rosi ' ! - le gridò dietro il droghiere scamiciato , che s ' era fatto di nuovo alla porta della bottega . E accompagnò il saluto con un riso sguajato , scrollando il capo . L ' accompagnatrice si voltò a guardarlo attraverso il velo ; alzò la mano col mezzo guanto di filo per fargli un cenno di saluto , poi l ' abbassò per riprendersi di dietro la veste , e mostrò le scarpe scalcagnate . Aveva però i mezzi guanti di filo e l ' ombrellino , lei . - Povero sor Bernardo , come un cane , - disse forte qualcuno dalla finestra d ' una casa . Il droghiere guardò in su , seguitando a scrollare il capo . - Un professore , con la sola servaccia dietro ... - gridò un ' altra voce , di vecchia , da un ' altra finestra . Nel sole , quelle voci dall ' alto sonavano nel silenzio della strada deserta , strane . Prima di svoltare , Scalabrino pensò di proporre all ' accompagnatrice di pigliare a nolo una vettura per far più presto , già che nessun cane era venuto a far coda a quel mortorio . - Con questo sole ... a quest ' ora ... Rosina scosse il capo sotto il velo . Aveva fatto giuramento , lei , che avrebbe accompagnato a piedi il padrone fino all ' imboccatura di via San Lorenzo . - Ma che ti vede il padrone ? Niente ! Giuramento . La vettura , se mai , l ' avrebbe presa , lassù , fino a Campoverano . - E se te la pago io ? - insistette Scalabrino . Niente . Giuramento . Scalabrino masticò sotto la tuba un ' altra imprecazione e seguitò a passo , prima per il ponte Cavour , poi per Via Tomacelli e per Via Condotti e per Piazza di Spagna e Via Due Macelli e Capo le Case e Via Sistina . Fin qui , tanto o quanto , si tenne su , sveglio , per scansare le altre vetture , i tram elettrici e le automobili , considerando che a quel mortorio lì nessuno avrebbe fatto largo e portato rispetto . Ma quando , attraversata sempre a passo Piazza Barberini , imboccò l ' erta via di San Niccolò da Tolentino , rialzò il piede sul parafango , si calò di nuovo la tuba sul naso e si riaccomodò a dormire . I cavalli , tanto , sapevano la via . I rari passanti si fermavano e si voltavano a mirare , tra stupiti e indignati . Il sonno del cocchiere su la cassetta e il sonno del morto dentro il carro : freddo e nel bujo , quello del morto ; caldo e nel sole , quello del cocchiere ; e poi quell ' unica accompagnatrice con l ' ombrellino chiaro e il velo nero abbassato sul volto : tutto l ' insieme di quel mortorio , insomma , così zitto zitto e solo solo , a quell ' ora , bruciata , faceva proprio cader le braccia . Non era il modo , quello , d ' andarsene all ' altro mondo ! Scelti male il giorno , l ' ora , la stagione . Pareva che quel morto lì avesse sdegnato di dare alla morte una conveniente serietà . Irritava . Quasi quasi aveva ragione il cocchiere che se la dormiva . E così avesse seguitato a dormire Scalabrino fino al principio di Via San Lorenzo ! Ma i cavalli , appena superata l ' erta , svoltando per Via Volturno , pensarono bene d ' avanzare un po ' il passo ; e Scalabrino si destò . Ora , destarsi , veder fermo sul marciapiedi a sinistra un signore allampanato , barbuto , con grossi occhiali neri , stremenzito in un abito grigio , sorcigno , e sentirsi arrivare in faccia , su la tuba , un grosso involto , fu tutt ' uno ! Prima che Scalabrino avesse tempo di riaversi , quel signore s ' era buttato innanzi ai cavalli , li aveva fermati e , avventando gesti minacciosi , quasi volesse scagliar le mani , non avendo più altro da scagliare , urlava , sbraitava : - A me ? a me ? mascalzone ! canaglia ! manigoldo ! a un padre di famiglia ? a un padre di otto figliuoli ? manigoldo ! farabutto ! Tutta la gente che si trovava a passare per via e tutti i bottegai e gli avventori s ' affollarono di corsa attorno al carro e tutti gl ' inquilini delle case vicine s ' affacciarono alle finestre , e altri curiosi accorsero , al clamore , dalle prossime vie , i quali , non riuscendo a sapere che cosa fosse accaduto , smaniavano , accostandosi a questo e a quello , e si drizzavano su la punta dei piedi . - Ma che è stato ? - Uhm ... pare che ... dice che ... non so ! - Ma c ' è il morto ? - Dove ? - Nel carro , c ' è ? - Uhm ! ... Chi è morto ? - Gli pigliano la contravvenzione ! - Al morto ? - Al cocchiere ... - E perché ? - Mah ! ... pare che ... dice che ... Il signore grigio allampanato seguitava intanto a sbraitare presso la vetrata d ' un caffè , dove lo avevano trascinato ; reclamava l ' involto scagliato contro il cocchiere ; ma non s ' arrivava ancora a comprendere perché glielo avesse scagliato . Sul carro , il cocchiere cadaverico , con gli occhi miopi strizzati , si rimetteva in sesto la tuba e rispondeva alla guardia di città che , tra la calca e lo schiamazzo , prendeva appunti su un taccuino . Alla fine il carro si mosse tra la folla che gli fece largo , vociando ; ma , come apparve di nuovo , sotto l ' ombrellino chiaro , col velo nero abbassato sul volto , quell ' unica accompagnatrice - silenzio . Solo qualche monellaccio fischiò . Che era insomma accaduto ? Niente . Una piccola distrazione . Vetturino di piazza fino a tre giorni fa , Scalabrino , stordito dal sole , svegliato di soprassalto , s ' era scordato di trovarsi su un carro funebre : gli era parso d ' essere ancora su la cassetta d ' una botticella e , avvezzo com ' era ormai da tanti anni a invitar la gente per via a servirsi del suo legno , vedendosi guardato da quel signore sorcigno fermo lì sul marciapiede , gli aveva fatto segno col dito , se voleva montare . E quel signore , per un piccolo segno , tutto quel baccano ...