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> anno_i:[1910 TO 1940} > autore_s:"VECCHIETTI GIORGIO"
APPUNTI DI UN GREGARIO. LE DUE ETÀ ( VECCHIETTI GIORGIO , 1928 )
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... La differenza tra la vecchia e la nuova generazione e la superiorità di questa su quella , un acuto osservatore le può ricavare in parte dai frequenti colloqui tra i rappresentanti , diciamo così , delle due età . Si odono discussioni sul Fascismo e sulla vita fascista e si ha agio di osservare e di giudicare il mondo del giovane e quello del vecchio . Il vecchio afascista ( parola estensiva e meno impegnativa ) giudica il Fascismo con quella vecchia obbiettività portata all ' estremo , che , se può giovare allo storico , impoverisce tuttavia l ' uomo " attuale , " togliendogli quel tanto di passione e di poesia necessarie per vedere dietro il freddo e isolato problema , l ' aspetto di una rivoluzione tremendamente unitaria . Il vecchio dunque che tiene a questa sua imparzialità , sì da non immergersi nel fiume impetuoso del nuovo tempo , procede all ' antica : con lentezza e misuratezza d ' opinioni e d ' approvazioni , col freno sempre alla fantasia e al cuore " elementi " più lirici che critici , insistendo in una visione che egli dice universale ma che è in realtà turbata , per difetto di fede , da troppi minuti e falsi particolari . Egli divide animo e discussione in tante zone se - parate da esaminare diligentemente con coscienza scientifica e riserbo professorale . Non bisogna lasciarsi mai vincere dall ' entusiasmo , ma per piccole e sicure esperienze salire al giudizio totale , infallibile , spassionato . Così il vecchio studia il Fascismo , e cioè alcuni lati del Fascismo , e dopo lunga discussione " seria ed equilibrata " conclude porgendoti la sua critica " serena ed esauriente " e mostrandoti i risultati della sua analisi . Degli uomini e delle idee alcuni ha messo a destra , altri a sinistra , altre in altre righe e scomparti . Egli è in pace piena con la logica e le sue esigenze , il discorso non ha una grinza ma il Fascismo è andato a farsi benedire . Ben diverso è il contegno del giovane fascista d ' ingegno e di fede . Egli entra subito in lizza con una foga che turba non poco l ' avversario . Il discorso non è confutato e sostenuto da citazioni famose ma solo e di continuo ricorre un nome , detto ora sommesso con venerazione , ora forte e vittoriosamente come uno squillo guerresco . La dialettica del giovane ha altra misura , forma e sostanza . Egli non procede per pazienti e diligenti induzioni ma subito si pone innanzi , come un blocco incandescente , la questione nella sua totalità , non spaventato ma allettato dalla maestà delle proporzioni . Non discute il Fascismo perché non ha bisogno di capirlo , né di spiegarlo né di persuadersi ; perché lo sente , lo vi - ve , lo intuisce ; né saprebbe mai contraddirsi scindendo la propria personalità , per essere in una discussione cioè in un momento particolare e trascurabile , freddo , logico ed equanime , mentre la sua stessa vita è tutta presa dal fuoco di una passione e di una fede integrale e intransigente sino alla faziosità . Lo Stato autoritario , le istituzioni più rivoluzionarie come la Milizia e l ' Assemblea corporativa ; le idee più recise come l ' intransigenza , gli strumenti più originali come la violenza e la celerità ; tutto insomma quel che è fascista , cioè rivoluzionario , è sentito e compreso dal giovane perfettamente . Leggi , decreti , discorsi , scritti , circolari d ' ogni giorno , d ' ogni ora , vanno a completare e a definire sempre meglio l ' ossatura ideale del gran corpo fascista . Modernità e antichità , rivoluzione e tradizione , politica , arte , religione : tutto è fuso e splendente nel suo animo e nella sua mente . La discussione lascia quindi gli interlocutori come prima . Il vecchio con le sue misurazioni logiche , con la sua cultura , col suo frammentarismo cerca invano di capire , di confutare , di sperare quella famosa fede del giovane , la quale è in questi così aderente e propria che discuterne è tempo perso . Perché la fede non crolla all ' urto delle parole e l ' aria non abbatte la montagna . Il vecchio , immaginarselo poi , non più critico ma maestro , persuasore , educatore del giovane . Come se chi , per forza d ' ali , tocca la vetta possa essere iniziato ai segreti del volo da chi ha arrancato per le strade , battute da ogni genere animale ; da chi troppe volte , prima di giungere , ha fatto l ' umiliante constatazione di quanto sia necessario per tirar su il corpo il cespuglio d ' erba , la scheggia di roccia , la mediocre cosa in - somma . Le vie sono divergenti e lontane . Perché il vecchio è analitico e anatomista , il giovane sintetico e lirico ; per il primo la discussione sul Fascismo è una semplice esercitazione mentale , per il secondo un nuovo atto di fede .
IL PIU GRANDE DIVULGATORE: MUSSOLINI ( VECCHIETTI GIORGIO , 1929 )
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... E se poi per concludere guardiamo , come ormai ci ha abituati il Fascismo , un po ' in alto , non ci appare forse il Duce come il più grande divulgatore delle verità fasciste ? Al Mussolini creatore subito succede il Mussolini divulgatore ; e come non si circonda , al modo asiatico , di tenebre , di mistero e di sacrifici inumani per accrescersi fascino e potenza , ma anzi , italianamente , lavora sotto il sole , in piena luce meridiana , sì che ognuno può vederlo e giudicarlo ; così le parole Egli usa non per mascherare i concetti , ma per interpretare le verità " solari " e " luminose , " che va svelando agl ' Italiani . Mussolini perciò , anche quando disputa , dinnanzi agli scienziati , intorno a Roma antica o intorno ai rapporti fra scienza e fede , soprattutto allora , vorrei aggiungere , s ' indirizza al popolo , e l ' eloquio gli esce facile , colorito , incisivo come non mai . Senza dubbio i chirurgi adunatisi a Roma sanno che " alle sue radici greche chirurgia non ha che un modesto significato : lavoro della mano . " Certamente conoscono le origini della gloriosa scuola medica di Salerno , e non una volta sola si sono imbattuti nei quattro gloriosi Maestri del Rinascimento " cui ancora oggi essa ( la scienza chirurgica ) , come ai numi più venerati , devotamente si raccomanda : da Andrea Vesalio al Wurtzins , da Paracelso ad Ambrogio Parè . " Certamente gli scienziati convenuti all ' Archiginnasio bolognese sanno l ' origine delle ricerche scientifiche , e che ne pensasse Aristotile e come sorgesse " una scuola filosofica greca , quella dei sofisti , che impugnava e irrideva a qualsiasi esperienza , negando l ' esistenza del fenomeno stesso . " Sì , tutto questo , e molt ' altro ancora , sanno gli scienziati e i chirurgi ; ma è il popolo che non sa , è al popolo quindi che si rivolge Mussolini . E perché i giornalisti non dovrebbero imitarlo , estendendo il più possibile l ' opera di divulgazione da Lui intrapresa ? ...