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IL VOLTO MISTICO ( PUCCINI MARIO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Qualcuno si meraviglia che in questi ultimi tempi , e non solo in provincia , fermenti e tumultui un ansioso bisogno di ricerca religiosa . Ma chi ben guardi agli ultimi avvenimenti politici e morali della nazione , non può stupirsi se , dopo la ventata lussuriosa dell ' immediato dopo - guerra , risorge a poco a poco negli uomini la coscienza dei propri doveri , ieri oscurata da un ' improvvisa follia . Non può stupirsi ; in quanto il ritmo stesso della vita ha preso un altro corso : e una nuova morale a poco a poco s ' è imposta all ' antica , e non provvisoriamente . Troppo rigurgito di istinti c ' era stato infatti , mentre si ritornava , dopo quattro anni di ansie , ad uno stato di tranquillità , perché la coscienza non ritrovasse il suo equilibrio : sopratutto in coloro che erano stati in trincea e davanti alla morte più di una volta avevano pensato e non leggermente ad una vita avvenire . E c ' era poi la provincia : dove la ventata giunse bensì , ma non sempre con effetti attivi , reali : attutita e quasi neutralizzata dallo stabile focolare antico e dalle donne rimaste , com ' era naturale , fedeli e religiose . Il fenomeno fascista in quel che ebbe , nel suo primo comporsi , di puro , nacque più che nelle città nei focolari : nei quali a un primo momento appunto si espresse come una reazione del sangue sano contro il sangue impuro : delle forze morali contro le immorali ( da cui provenivano , e si sentiva , tutti i disordini ) . * * * Poi , s ' intende , quando già il fenomeno non che a verzicare cominciava addirittura a fiorire , vennero i libri , i documenti , le conversioni , gli appelli . E ' superfluo ora riepilogarli o rifarne la storia ; poiché è certo che pochi di questi documenti risposero veramente ad un bisogno : nacquero da un dramma ; presero vita e forma da un combattimento . Si aprirono , per questo , con maggiore fiducia quelli che ci venivano dalla provincia , e magari da nomi ignotissimi ; o altri di nomi noti bensì , ma di notorietà non vasta , studiosi più che letterati . Il caso di Zanfrognini e di Manacorda è tipico . Zanfrognini è un provinciale , un paesano . Nato in un paese del Modenese : Staggia ; e dopo avere pubblicato un piccolo volume di versi , nel quale non sono pochi e rari i segni di una vera inquietudine spirituale , eccolo chiuso nel suo piccolo mondo casalingo , solo con sé stesso . Passa la guerra , passa il dopo - guerra : ed egli non si stacca dal suo circolo di pensiero : e quantunque gli occhi li tenga aperti sul mondo , sul suo dubbio e sulla sua speranza , segna affannato il passo per quasi dieci anni . Ne è nato un libro irto di contraddizioni , di ritorni , di abbandoni improvvisi e di pentimenti ; ma che innegabilmente rispecchia in tutti i suoi momenti un dramma vero . E anche dove c ' è giuoco dialettico , la sofferenza traspare : in quanto il cervello non sempre domina il sentimento : e assai spesso sulla scia del sofista s ' accampa il pellegrino dolente che cammina , si sforza , si arrampica e di rado una luce gli ravviva la strada . Si è letto molto presto " Itinerario di uno spirito che si cerca " ( Vincenzi - Modena ) : e se ne è scritto ; ma con gli anni sarà cercato sempre di più : e forse discusso ancora . Che le possibilità di Zanfrognini siano tutte qui dentro , non direi ; ma è certo che circola in queste pagine una sostanziosa amarezza : e tutti possiamo riconoscerla come un po ' nostra . Dove poi essa possa sboccare , se in una confessione ortodossa , o se svilupparsi o meno è arduo dire . Certo , un libro l ' enunciati come questo e di pensieri rotti non lo si direbbe suscettibile di sviluppi almeno lirici : e se mai piuttosto in un ' opera affermativamente decisa , e magari apologetica . Manacorda invece , pure sugli stessi tasti , trova una musica più larga di tono e d ' estro : ed è più conchiusivo . Non so se maggiore preparazione ; ma certo c ' è in Manacorda assai più sapienza . Si vede dietro il suo libro " Verso una nuova mistica " ( Zanichelli - Bologna ) l ' uomo che ha avute e sofferte molte esperienze : di natura intellettuale sopratutto . Zanfrognini è ancora e sopratutto ai filosofi greci e ai cristiani : e poco si sente nutrito di filosofia recentissima : ma Manacorda è in questo senso scaltrissimo e sa bene dove appoggiare i suoi piedi . Anzi : se qualcosa infirma il suo libro , pur così bello , è il tono polemico : di cui spesso , ed è peccato , egli non sa fare a meno . Il suo dramma non è infatti , come quello di Zanfrognini , solitario e isolato , ma incardinato nel dramma di tutti : perché i primi germi sopratutto egli li deve alle trincee di lassù . La nuova mistica di Manacorda nasce insomma contemporanea alla nuova morale del reduce : e come questa ha radici profonde nell ' umanità di tutti noi . Si segua o no , domani , questa visione nuova che Manacorda esprime , di una vita religiosa avvenire ( la quale presume insieme una nuova morale ed una nuova estetica ) il libro ha per se stesso un grande valore spirituale : e rivela un pensatore e poeta di altissimo ingegno . Pensatore , in quanto è ordinato , severo , sobrio e a momenti ( non si dimentichino le numerose annotazioni ) perfino didattico ; poeta , in quanto sa trovare , e tipici , momenti di vero abbandono : come nelle " Meditazioni ad alcune sante verità " che conchiudono mirabilmente l ' opera . * * * Segni ; ma non sono i soli . Chi guardi un poco in giro e non si fermi solo ai libri strettamente mistici , come quelli di Zanfrognini e Manacorda , trova infatti anche in opere che non affrontano decise il problema religioso , la stessa inquietudine . E sono magari libri di critica : o raccolte di articoli appena . Si aggiunga che certe riviste ieri lette da un pubblico ristretto , hanno visto allargarsi la loro zona , grazie appunto al bisogno che il pubblico colto dimostrava : più che di una nuova scienza , di un punto di rilievo facile , sicuro e perfino atavico . Lasciamo andare le conversioni rumorose , chiassose : o i pamphlets , tipo L ' ora di Barabba e il Dizionario dell ' uomo selvatico ; ma guardate , per esempio , certi scrittori , come l ' Arcari e il Piccoli : che si sentono portati e quasi trascinati , dopo esperienze puramente critiche e filosofiche , l ' uno ad un romanzo di dibattito religioso , l ' altro , invece , sensuale : ed entrambi tuttavia trapelanti una stessa inquietudine della vita e dei suoi svolgimenti fisici , morali e religiosi . Ma questa che potrebbe sembrare una deviazione e quasi un salto nel buio è invece , se pur così diverso nei due , un atto verso la propria purificazione e il proprio ritrovamento . Infatti né l ' inquietudine di Arcari , né quella di Piccoli si sentono attraverso quei libri , placare , quantunque il Cielo senza Dio ( Treves ) e Aliarda ( Vallecchi ) siano in fondo due romanzi morali . Dove ritroveremo Arcari , non sappiamo ancora ; ma Piccoli è già avviato a nuove esperienze : e il suo bellissimo Itinerario leopardiano ( Treves ) nel quale attraverso Leopardi lo si sente ancora cercare sé stesso ; e la sua eccellente traduzione del Libro della mia vita di Santa Teresa sono due sintomi evidenti che la sua ricerca continua ancora . Fenomeni ; segni . E che si dirà di Prezzolini che con il suo recente Io credo ( Gobetti , Torino ) va a radunare tutti i suoi dibattiti di ieri , a coordinarli , per cercare anche lui un centro fermo , una base , un punto di appoggio ? E non c ' è uomo più scaltrito di lui : carattere e temperamento passato ormai attraverso esperienze filosofiche innumerevoli e non senza spine e dramma . Si dirà che tutti costoro , per quanto dotati e abili , ancora non conchiudono : e da tante pagine agili , ricche e spesso commosse , confessioni vere e proprie non vengono fuori . Ma bisogna dar tempo al tempo ; e che si maturino anche i fenomeni recenti della nuova riscossa politica : i quali , oggi come oggi , lasciano perplessi gli uomini di pensiero : quando non addirittura scontenti . Ma forse non è lontano il giorno in cui una luce più viva tutti ci illumini : e il volto mistico della nuova generazione trapeli senza maschera .
RICORSI ED ANALOGIE DI STORIA POLITICA ( GIORDANI IGINO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Alla politica imperialista , egocentrica , dispotica che Bismarck inaugurava nell ' Impero da lui creato venne ad opporsi un nuovo partito , che si sottraeva all ' orbita da lui tracciata , piazzandosi nella vita nazionale con un programma autonomo di rivendicazioni democratiche e sociali : il Centro , capeggiato da Windthorst . Bismarck che non ammetteva ostacoli e si vantava di saperli spazzare , andando sino in fondo , come coi Francesi , come coi Polacchi , volse tutte le forze a sbarazzarsi di questi antagonisti , e volendo stroncarli alla radice , chiamati a raccolta nazionalisti e liberali , concentrò i fulmini sulla Chiesa Romana . Poiché questa non si prestava a liberarlo da questi cattolici , raccoltisi in partito indipendente , scatenò , per causa di Windthorst , la grande persecuzione liberticida contro clero e Chiesa che si disse " Kulturkampf " . Nella lunga schermaglia seguitane tra Bismarck e S . Sede , la posta che egli sempre chiedeva era Windthorst , e per esso il Centro . " Sbarazzatemi di quest ' uomo - egli chiedeva a tutti i fiduciari del Papa - e io abrogherò il Kulturkampf " . Naturalmente , malgrado lo scatenamento di vessazioni e di ingiurie , alle quali tutti i clienti dei dittatori sono particolarmente portati , né Pio IX , né Leone XIII sconfessarono mai né il Centro né il suo capo ; e si limitarono a far rispondere che il Vaticano non si immischiava nella politica interna degli Stati . Ciò esasperava il Cancelliere di ferro il quale intonava per la sua troupe coribantica il motivo calunnioso : " I cattolici del Centro sono i Guelfi contro l ' Impero , sono spie francesi , gregge senza patria , alleati di socialisti : il vescovo Ketteler è un demagogo , Windthorst è anti - cristiano . . . " . - Tutto questo , - rimbeccava il piccolo Guelfo - perché non siamo deputati . . . bismarckiani ! - Due cose - asseriva Bismarck , - mi conservano , due cose mi abbelliscono la vita : l ' amore di mia moglie e l ' odio di Windthorst . Odio che accendeva folgori grandiloquenti , le quali non turbavano il Leader cattolico ; alle concioni passionali e contraddittorie del Cancelliere , egli opponeva la sua dialettica caustica e precisa ; spietato , ironico , cavalleresco , col suo filo di voce , trivellava le costruzioni retoriche dell ' antagonista pomposo e ne logorava col ridicolo e con la logica sfavillante i sofismi . Intransigente e tranquillo sopportò tutte le arti con cui il Cancelliere tentò disfarsene : le carezze per staccarlo dal Centro , le manovre per metterlo contro il Centro , i ricatti contro la S . Sede , le interpretazioni arbitrarie di documenti pontifici per contrapporlo al Papa ; pressioni su nunzi apostolici ; travisamenti , acrobazie , menzogne montate dalla stampa imperiale . Il corpo mingherlino serrava un ' anima consapevole di potere presto o tardi sottomettere il colosso . David e Golia : ma , in attesa di colpirlo in pieno , se lo tirava dietro , facendogli ripercorrere a ritroso tutta la via del " Kulturkampf " . * * * Molto tempo nell ' edificare la civiltà si perde per l ' ignoranza della storia . Ah , se i nostri denigratori , tra un insulto e un ' insolenza , in cui tutta si documenta la nobiltà spirituale onde sono afflitti , studiassero un pochino ! ... Bene spesso nelle discussioni parlamentari su progetti di legge , come quelli contro il socialismo , poiché Windthorst si rifiutava di assecondare le mire reazionarie del Cancelliere , questi , abilmente , per molto tempo - sino a quando il sistema non fu . . . denicotinizzato dall ' abuso - mescolava nelle questioni politiche l ' elemento religioso , onde suscitare imbarazzi alla coscienza cattolica dei deputati del Centro . Senonché , mentre A . Reichensperger , di fronte alla minaccia di recrudescenze antireligiose stabiliva : " Accada quel che potrà : noi dobbiamo essere anzitutto coerenti " . Windthorst precisava l ' aconfessionalità del Centro ; e nel 1880 , alla vigilia della discussione di emendamenti alle Leggi di Maggio - fondamentali del " Kulturkampf " - fissava con la Curia alcuni accordi , di cui il primo diceva : " Nelle questioni puramente politiche il Centro è affatto libero e indipendente dalla S . Sede " . E stette sulla breccia , sino alla vittoria , per vent ' anni , sostenendo contro la dittatura una politica di libertà , di riforme , di autonomie . Con che ironia faceva constatare ai liberali come la difesa della libertà fosse lasciata tutta e soltanto agli " oscurantisti romani " , e come rideva quando i cattolici conservatori - cattolici di Stato - alleati naturali del più forte , lo chiamavano demagogo ! Aveva la coscienza d ' una missione : sovvertire il principio pagano hegeliano d ' infeudamento della Chiesa nello Stato e di prussianizzazione del cattolicismo . Sereno quanto più roco grandinava sulla piccola persona lo scroscio dei vilipendi , caricature e tutte le espressioni , onde la mediocrità si vendica di chi osa sormontarla ; ironicamente sprezzante contro la ciurma dei reggipenne del Cancelliere , sciamata poi con la caduta di costui ; pur quando obbligava l ' avversario alle prime concessioni , dopo nove anni di lotte , e quando le transazioni potevano risparmiare ai cattolici prigione ed esilio , rimase inflessibile sul postulato : abrogazione intera assoluta delle Leggi di Maggio . Sotto la pressione di quella intransigenza Bismarck allacciava disperatamente trattative con la S . Sede e ... cedeva ; e intanto nelle successive elezioni il suo partito segnava decimazioni e il Centro una progressione irrefrenabile , non avendo il dittatore , benché ... Bismarck , pensato mai a un sistema " totalitario " . Stratega formidabile , pregava il Cardinale Jacobini che a Roma non si allarmassero pel vigore con cui attaccava il Cancelliere , poiché , diceva , costui non cede che alla paura . " Con una periodicità tenace - scrive Gossau - metteva in linea i suoi argomenti , poi li menava all ' assalto , tutti insieme , sempre gli stessi , ma sempre agili , rinfrescati , gagliardi , contro l ' edificio già traballante delle Leggi di Maggio " . E intanto che scardinava le leggi , obbligava Bismarck ad avvicinarsi carezzevole e a lanciare ponti al Centro che per tanti anni , scomodando storia e teologia , aveva qualificato nemico dell ' Impero . Nil sub sole novi ... Vedo in quegli anni pullulare , sotto il fermento del Centro , una generazione - ahi , non spontanea ! - di sorrisi cortigianeschi alla Chiesa romana , già oppugnata fragorosamente in nome della Kultur . Che nemesi sentiva nella sua alacre anima Windthorst ! I nemici di Roma si profondevano in salamelecchi verso il Papa e verso i principi della Chiesa , così come i figli d ' Aretino in Italia , bastardi dell ' ateo Maurras di Francia , oggi , tra un ' alcova e una roulette , gratificano noi cattolici di lezioni catechetiche ! ... I giornalisti di Bismarck - udite ! udite ! - " si facevano vedere in giro con rosarii i cui grani erano grossi come nocciole " : e ciò per mostrare come il cattolicismo fosse contro il P . P . I pardon ! , contro il Centro . Bismarck , di fronte all ' ostinazione di questo contro il settennato , iniziò una campagna elettorale sfruttando il nome di Leone XIII contro Windthorst , cui la Kölnische Zeitung ( organo competente come alcuni giornali di Roma ! ) definiva " l ' antipapa guelfo " ; mentre gli aristocratici renani e slesiani ( nil sub sole ... ) tentavano " in pieno accordo con gli scritti pontificali " ( ! ) di fondare , contro il centro , un partito cattolico conservatore ! Non riuscirono , naturalmente . Fu quella una campagna elettorale tremenda , simile alla campagna che ... avremo in Italia , in cui Bismarck con abilità satanica si adoperò a mettere in piedi - lui ! - un ' antitesi tra il Centro e la S . Sede . Ma i cattolici , sgombrati degli elementi più retrivi e pavidi , non si lasciarono fuorviare . Windthorst , benché malato e contro il divieto del medico , si gettò nella mischia con una vigoria impetuosa : e l ' ultima battaglia elettorale fu la sua massima vittoria . " Vinto dalla Chiesa a cui aveva ceduto per isolare da essa il Centro , Bismarck aveva creduto almeno di poter vincere Windthorst " . Fu un disastro . Egli dovette venire a patti col piccolo Guelfo . Questi , in un colloquio drammatico , gli chiese nettamente : ritorno dei Gesuiti , ristabilimento dello statu quo di prima del 1870 . Bismarck cedette e intanto domandò chi volesse per successore : ( da uomo intelligente , direbbe Labriola , si preoccupava della successione ) . Windthorst fece il nome di Caprivi . Poche ore dopo Guglielmo II congedava il gran cancelliere e gli sostituiva Caprivi . L ' imperatore raccoglieva il programma sociale del Centro a favore degli operai , vantandosi d ' essere d ' accordo con Leone XIII . A chi tornava a chiamarlo socialista , Windthorst rispondeva : " Ma allora il Dio del Sinai fu il primo dei socialisti ? " . Un anno dopo la caduta dell ' avversario di tutta la sua vita politica , Windthorst moriva . Ebbe onori imperiali al suo funebre . E si disse : " Windthorst è morto e vive ; Bismarck vive ed è morto ! " . " Bismarck - conclude Gossau - aveva iniziato il Kulturkampf , per sbarazzarsi del piccolo Guelfo ; e il Kulturkampf invece ingigantì la sua potenza ; mirando a sopprimere il Centro , non riuscì che a moltiplicarne le ragioni di esistenza " sì che nato debole ed eterogeneo " il Centro - constatava un avversario - sotto il martello bismarckiano si è forgiato in un blocco solido , vigoroso , omogeneo " . Il che , mi pare , si ripete ed ha la sua conferma nelle persecuzioni che si stanno abbattendo sul Partito Popolare , che è il Centro italiano . . . Che peccato non sapere la storia !
StampaQuotidiana ,
Dopo avere detto dei redditi che occorre denunciare ai fini della imposta complementare sul reddito , è più simpatico , per il contribuente , dire delle detrazioni che si possono fare dal totale dei redditi . Bisogna innanzi tutto distinguere due specie differenti di detrazioni : quelle che si possono sintetizzare nelle parole detrazioni per spese e annualità passive e quelle che si dicono per carichi di famiglia . Il contribuente , il quale tenga sotto gli occhi il modulo di dichiarazione , scriverà le prime a pagina 4 , le seconde a pagina 5 . Importa tener ben separate le due specie di detrazione ; ed il perché cercherò di spiegarlo con un esempio : Tizio Caio 9000 7000 Totale dei redditi Detrazioni della prima specie ( spese ed annualità 3100 1000 passive ) Reddito netto 5900 6000 Detrazioni della seconda specie ( carichi di famiglia ) 3300 Reddito imponibile 5900 2700 Ambo i contribuenti sono esenti , ma per ragioni diverse . Tizio è scapolo od ammogliato senza prole ; non ha persone a carico e non ha quindi diritto ad alcuna detrazione della seconda specie . Però , pur avendo 9000 lire di reddito , ha debiti e paga imposte diverse per 3100 lire all ' anno ( detrazioni della prima specie ) . Il suo reddito netto , risultando di sole lire 5900 , non è tassabile . Chiamasi reddito netto quello che risulta dalla somma dei vari redditi detratte le spese ed annualità passive . Se il reddito netto non raggiunge almeno le 6000 lire ( per esempio è di sole 5999 lire ) , il contribuente è esente . Può darsi che il netto raggiunga le 6000 lire e tuttavia il contribuente sia ugualmente esente . È il caso di Caio , il quale , fortuna o disgrazia volle fosse fornito di numerosa figliuolanza ed avesse genitori e sorelle a carico . In totale egli può dimostrare di avere undici persone a carico . Ha quindi diritto a detrarre dal netto un ventesimo di questo per ogni persona a carico ; epperciò , undici ventesimi di 6000 ossia 3300 lire . Detraendo questa , si ottiene in lire 2700 il reddito imponibile . Il reddito " imponibile " sarebbe quasi un reddito " ultra netto " , ottenuto deducendo dal reddito già netto le detrazioni per carichi di famiglia . Perché , dirà il lettore , fare queste detrazioni una dopo l ' altra e non insieme ? Perché in tal modo il contribuente ha maggiori probabilità di essere esente . Gode dell ' esenzione senz ' altro se , come nel caso di Tizio , il reddito semplicemente netto non raggiunge le lire 6000 . In tal caso non è più necessario di preoccuparsi se vi siano o non vi siano carichi di famiglia . Se poi il netto raggiunge o supera le 6000 lire , c ' è caso di poter godere ugualmente dell ' esenzione , se le persone a carico sono molte . Caio , ad esempio , che ne ha undici , è esente , perché sono immuni coloro il cui reddito ultranetto od imponibile non raggiunge le lire 3000 . Due sono adunque le ragioni dell ' esenzione : non avere un reddito netto di lire 6000 , o non avere un reddito imponibile di lire 3000 . Basta una sola di queste due condizioni per essere esente . Spiegato così il meccanismo generale delle detrazioni , comincio a dire delle detrazioni della prima specie dette per spese ed annualità passive . " Spesa " è una parola che tutti capiscono e che si capirà meglio aggiungendo che essa comprende anche le imposte e tasse . Si può cominciare a dire che il contribuente , dovendo essere tassato sul suo reddito netto , ha diritto di detrarre tutte le " spese " che riducano il reddito medesimo : quando si dice tutte si vuol dire davvero tutte , nessuna esclusa . Per ciò , ad esempio , si porteranno in deduzione tutte le altre imposte e tasse già pagate dal contribuente . L ' imposta " complementare " sul reddito , come dice la parola stessa " complementare " , è un ' imposta aggiunta a tutte le altre imposte e tasse esistenti e vuole colpire il reddito già depurato da esse . Altrimenti sarebbe un ' imposta sull ' imposta . Dopo aver detto che si detraggono tutte le spese ed imposte , bisogna subito fare alcune avvertenze : 1 ) Fa d ' uopo che si tratti di una spesa vera e propria . È spesa quella somma che si è dovuto erogare per ottenere il reddito . Il negoziante che deve spendere 10000 lire per l ' affitto del negozio sopporta una vera spesa perché , senza di essa , non avrebbe potuto ottenere il reddito ; ma se lo stesso negoziante paga poi 10000 lire per l ' affitto del suo appartamento privato , questa non è più una spesa nel senso finanziario . È una erogazione del reddito già ottenuto . Se potesse dedursi , come spesa , la pigione , perché non il vitto e i vestiti e il teatro e i viaggi , ecc . ecc . ? Tutti i redditi si ridurrebbero a zero ; o almeno al fisco rimarrebbe solo da tassare il risparmio . Ma chi confesserebbe ancora di aver fatto un risparmio , se bastasse dire di avere speso il reddito per non pagare l ' imposta ? Sia dunque ben chiaro che le spese sono tutte e sole quelle sostenute allo scopo di ottenere il reddito , escluse quelle che si fanno per spenderlo , quando lo si sia già ottenuto . Nove decimi di contribuenti , quando per la prima volta sono chiamati all ' ufficio delle imposte , cadono a questo proposito in equivoco . All ' agente - chiamiamolo ancora così , sebbene oggi il suo vero nome sia " procuratore alle imposte " - il quale gli afferma che il suo reddito è , ad esempio , di 6000 lire , il contribuente replica , indignato , che si tratta di un ' enormità , che egli non si è mai sognato di avere un tal reddito ; ed eccolo a snocciolare la filza delle sue " spese " : 5000 lire per l ' alloggio , l000 lire al mese alla moglie per la casa , totale 12000 lire all ' anno ; e poi medici e medicine , vestiti , carbone , qualche piccola scampagnata . Egli non se la può cavare con meno di 20 000 lire all ' anno di spesa , a farla stretta stretta . Come può l ' agente asseverare che gli restino 6000 lire all ' anno di reddito ? L ' agente , che lo aspettava al solito notissimo varco , non ha più che da prendere atto della confessione spontanea del contribuente : se questi confessa di spendere 20000 lire , ciò vuol dire che le aveva guadagnate . Guardi , il contribuente , come egli era stato prudente e onesto nel fissargli un reddito di sole 6000 lire ! Complimenti per il successo del negozio , che gli dà 20000 lire all ' anno . È probabile che , chi è cascato una volta nell ' equivoco del significato della parola " spesa " non ci caschi una seconda . Ma è un equivoco frequentissimo per i principianti . 2 ) Fa d ' uopo che la spesa non sia già stata detratta . Nelle detrazioni , come nei redditi , non bisogna fare il bis in idem . Se il contribuente , negoziante , ha già detratto il fitto del negozio quando ha concordato il reddito commerciale da tassarsi con l ' imposta di ricchezza mobile , ed ha fissato in lire 30000 il reddito netto del negozio , non potrà dalle 30000 lire dedurne nuovamente il fitto , quando compila la denuncia per la complementare . Giova osservare che i redditi singoli già tassati dall ' imposta terreni , fabbricati e ricchezza mobile sono già netti dalle proprie spese di produzione ; ed essendo già netti , bisogna denunciarli tali e quali , senza purificarli ulteriormente . Si devono e possono invece detrarre le imposte , per esempio quella di ricchezza mobile , pagate su quel reddito . 3 ) Finalmente è necessario che le spese ed imposte si riferiscano ai redditi denunciati . Riferendomi all ' articolo precedente , dirò che nei casi in cui si deve denunciare il reddito per il 1925 , bisognerà detrarre altresì le spese e tasse pagabili nello stesso anno 1925 , e non quelle pagate nel 1924 . Se si devono invece denunciare i redditi del 1924 , bisognerà detrarre le imposte pagate nello stesso 1924 . Se non si conoscono ancora tutte le imposte pagabili nel 1925 , Si faccia riserva di rettifica od aggiunta . Alla regola dell ' anno , fa eccezione soltanto l ' imposta sul patrimonio . In via di legalità pura , questa non si sarebbe dovuta detrarre affatto , perché essa non si riferisce né ai redditi del 1924 né a quelli del 1925; ma al patrimonio esistente al 1° gennaio 1920 , di cui avrebbe dovuto costituire una amputazione per una volta tanto , sia pure ripartibile , per comodità di pagamento , in dieci o venti annualità . Altro è , però , la legalità stretta ed altro è l ' equità . Il legislatore volle , riflettendo che in realtà l ' imposta patrimoniale è pagata sul reddito , equamente riconoscere il diritto alla detrazione anche di essa . Il contribuente detragga quindi l ' imposta patrimoniale , la quale essendo costante , non importa sia quella del 1924 o del 1925 . Se la tassazione è ancora provvisoria , detraggasi la cifra provvisoria , salvo a chiedere un supplemento di detrazione quando si conosca la valutazione definitiva . Il contribuente , il quale abbia effettuato il riscatto della patrimoniale , conserva il diritto di detrarre per tutto il resto del ventennio o del decennio l ' importo di essa , che avrebbe dovuto pagare , se non avesse effettuato il riscatto . Badisi , non l ' importo pagato a titolo di riscatto , ma quello che avrebbe pagato se il riscatto non fosse avvenuto . Chi abbia effettuato ( non semplicemente richiesto ) il riscatto entro il 31 dicembre 1925 ha inoltre un secondo vantaggio : di potere detrarre per i tre anni 1925 , 1926 e 1927 dal suo reddito complessivo una somma corrispondente al 2% del patrimonio riscattato . Sono due vantaggi cospicui ( detrazione dell ' imposta che si sarebbe pagata e detrazione del 2% ) , i quali dovrebbero indurre molti contribuenti ad effettuare il riscatto .
CETI MEDI E OPERAI ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Guadagna più di me ! Residuo ultimo di tutte le analisi che possiamo tentare sulla stragrande maggioranza degli appartenenti ai ceti medii urbani - impiegati di Stato o privati , professionisti , piccoli reddituari - è questo : l ' odio verso l ' operaio , verso l ' uomo che porta la casacca , verso l ' uomo che lavora negli impianti industriali o nelle manifatture . Questo odio è la vera scaturigine di quell ' alone di simpatia che anche nei ceti medii urbani , persiste attorno al fascismo . Si è detto che la magistratura - categoria che rappresenta tipicamente i medii ceti italiani - è irriducibilmente filofascista ; non si è stati esatti nell ' espressione . La magistratura è irriducibilmente antioperaia . Chiedete agli avvocati come se la passino ora i ferrovieri , imputati di reati comuni , dinanzi ai tribunali . L ' altro giorno assistetti per caso a un episodio giudiziario spaventevole : " spaventevole " , non si può dire diversamente . Andava una causetta per furto : imputato , un operaio meccanico . Finite le deposizioni e la requisitoria , il Presidente chiede all ' imputato : " Ma insomma , all ' epoca del furto , quanto guadagnavate , voi ? " " Quaranta lire " , " Quaranta lire " , replica il giudice agro agro . " Quaranta lire ... Più di me ! " . E rivolto al Pubblico Ministero , amaramente : " Più di lei " . E all ' avvocato difensore : " Mi raccomando , avvocato : sia breve " . L ' avvocato era troppo esperto per non essere breve , quando la causa era già spacciata . L ' imputato , si capisce , ebbe il suo bravo massimo della pena . " Guadagnava quaranta lire al giorno !..." " Allora , quella lì portava le calze di seta ! " " Li ho veduti io dal fiorista , dal fruttarolo : un operaio , un giorno , comprò le rose a quattro lire l ' una " . L ' elenco delle imputazioni fatte alla classe operaia si esaurisce in queste formule . Il " guadagnava più di me " è il sigillo definitivo di una condanna che l ' avvocato , il professore , l ' impiegato infliggono all ' operaio . L ' Italia , che nella storia dello sviluppo del capitalismo moderno - che è poi la storia della civilizzazione moderna - non presentò finora nessun carattere interessante e proprio ora vi fa la sua comparsa con questa sollevazione passionale e violenta che travolge precisamente quelle categorie , donde uscivano le capacità tecniche , le iniziative intraprenditrici , le categorie insomma che passavano per essere le portatrici dello spirito capitalistico ; con questa sollevazione che procede rapidissimamente con la convulsione della leggenda ( " le 100 lire al giorno degli scaricatori del porto " : orrore e abominazione ! ! ! ) e con il contagio dell ' adesione dei giovani ( studenti ) e delle donne ( impiegate , donne di casa , grandi dame ) . Il fascismo é il movimento attivo di quest ' odio : tutta la sua vitalità , cui tanti non vollero credere , tutta la sua buona fede , che alla maggioranza dei suoi militanti è stolto negare , hanno in questo odio il loro alimento . La definizione di questo odio non è facile . I professori dell ' abbaco marxista se la cavano con la formuletta dell ' " odio di classe " : consentitemi di non usarla . Il fenomeno è un riflesso , sì , dello sviluppo capitalistico , di cui - in margine - risente il nostro paese : ma non me la sento di attribuire ai ceti medii italiani la patente di " classe borghese " , e soprattutto non credo che una " classe borghese " come esiste davvero in Inghilterra o in Germania , possa " odiare " l ' operaio . Del resto , un esame un po ' più preciso di questo odio dei ceti medii ci persuaderà che esso ha dei caratteri addirittura arcaici . Per trovare apparizioni collettive che gli si possano paragonare , bisogna camminare indietro nella storia fin quando il primo telaio non era stato inventato , o lontano nel mondo fino ai paesi in cui il grano si macina con una pietra confricata sull ' altra . Alla radice di questo odio c ' è il rancore per i grossi salarii goduti dall ' operaio , o supposti goduti dall ' operaio . Dunque : avidità di guadagno , auri sacra fames . Werner Sombart nelle sue osservazioni sullo incipiente sviluppo capitalistico in Italia , notava che un grave ostacolo era rappresentato dalla poca coscienziosità dei lavoratori e dalla disordinata cupidigia degli imprenditori : due magagne gemelle , due forme dell ' avidità di guadagno , diversissima dall ' impulso al lucro capitalistico razionale . L ' avidità di guadagno del cocchiere o del barcaiolo napoletano , o di qualunque culi asiatico che faccia un mestiere simile , si dimostra straordinariamente più penetrante , e soprattutto , più spregiudicata di quella di un cocchiere inglese : il che non vuole affatto dire che il cocchiere o il barcaiuolo napoletano abbiano una maggiore predisposizione a diventare buoni imprenditori o fortunati capitalisti . I nostri armatori della marineria a vela di Camogli o di Sorrento erano arditissima gente che avrebbe potuto ripetere il motto di quell ' antico capitano di mare olandese : " Se c ' è del guadagno andrei attraverso l ' Inferno , purché Belzebù non mi bruci le vele " : ma nessuno , che abbia un ' idea dell ' odierna industria degli armamenti , proporrebbe gli armatori camoglini , audaci abenteuer - kapitalisten , ad esempio di una razionale intrapresa marittima . Le parole sacramentali con cui il capitano iniziava il solito rapporto all ' armatore : " economia e sollecitudine sono state le due massime che condussero a buon fine il presente viaggio " farebbero un po ' ridere adesso : l ' economia e la sollecitudine restano sempre qualità eccellenti per gli affari , ma l ' armatore moderno sa che i dividendi della anonima dipendono , poniamo , dal mercato dei noli assai più che dalle tonnellate di carbone sparagnate dal capitano ; e - se è davvero un armatore moderno - sul mercato dei noli concentra metodicamente , razionalmente , tutta la sua attenzione , e rinuncia a taglieggiare l ' equipaggio . Ebbene : i ceti medii italiani hanno , confrontati con le classi borghesi straniere , la mentalità del barcaiolo napoletano o dell ' armatore camoglino . La stessa disordinata avidità di guadagno : la stessa deficienza di spirito capitalistico , inteso come impulso al lucro razionale . Di qui , l ' astio e l ' invidia contro i grossi salarii degli operai : chi guadagna meno è incapace di concepire tutto l ' ingranaggio capitalistico , è incapace di immaginare che ci possano essere degli imprenditori i quali se ne fregano di pagare largamente l ' operaio , perché essi stessi larghissimamente e razionalmente lucrano . Il salario dell ' operaio è staccato dal complesso del fenomeno capitalistico , che i ceti medii non comprendono , e , allora , naturalmente , appare una mostruosità . ... Eppure io ho i miei studi ! Ma i grossi salari non suscitarono soltanto invidia : suscitarono una vera indignazione moralistica , come se fosse sconvolto l ' ordine delle cose umane o divine . Questa indignazione è il secondo aspetto dell ' odio dei ceti medii . Essa ha la sua formula di rito nel lamento , che nel dopoguerra , echeggia a complemento dell ' altra : " Guadagna più di me - eppure , io , ho i miei studi ! ! ! " . In questa esclamazione che abbiamo sentito ripetere tante volte , ci sono sottintesi due concetti tradizionali : 1 . - Che gli " studii " diano una specie di " legittima aspettativa " a decorosi guadagni ; 2 . - Che la dignità delle categorie che hanno compiuto gli studii sia offesa , da un rialzo di mercedi a chi non ha " studii " . La " legittima aspettativa " che sorge dall ' aver fatto " studii " è perfettamente paragonabile all ' attesa della prebenda che sorge nel bramino indiano che ha letto il sacro libro dei Veda - ed è così a posto , materialmente , nella vita . C ' è un rituale da seguire , per arrivare a godere della prebenda : e l ' esecuzione del rituale assicura la prebenda . In nessun popolo dell ' Europa occidentale , come nell ' italiano , c ' è , in fondo , una riluttanza cosi singolare a cambiare mestiere o professione . La morale professionale consiste , prima di tutto , a rimanere nella professione per cui si sono fatti gli " studii " ; secondariamente , a veder riconosciute le proprie capacità dall ' autorità politica , per mezzo di onorificenze , o di prebende ( noblesse de robe nella Francia del '700 , e curiali nel Regno di Napoli : ecco gli antenati diretti ) . Spingendo all ' estremo questa morale professionale , si arriva alle condizioni dell ' India , dove lo sviluppo capitalistico é impedito , non dal disprezzo fra le caste , ma dalla disistima che suscita ogni lesione del rituale ; cioè dalla indignazione derivante da ogni innovazione tecnica o economica , che consenta una rapida formula materiale a chi invece deve avere fortuna secondo le vie tradizionali . Pensandoci bene , vediamo che l ' ideale dell ' operaio , come se lo immaginano i medii ceti italiani , corrisponde perfettamente all ' operaio indiano come lo adoperano gli industriali inglesi delle Indie : un lavoratore d ' occasione , un perpetuo avventizio . Poca paga , e scarso rendimento . Appena si ha tanto in saccoccia da fare una vita meno peggio al villaggio , ci si ritorna : l ' industriale rimpiazzerà con un altro . ( Questo , nel linguaggio ufficioso degli elogiatori delle virtù della stirpe , si chiama anche l ' attaccamento dei lavoratori italiani alla patria lontana ) . Ecco l ' operaio di cui si è sicuri che non offenderà mai la dignità delle categorie che , per guadagnare , hanno fatto i loro " studii " : che cioè possiederà quella speciale forma di disciplina sociale che sta a cuore ai professionisti , agli impiegati ai giudici , a coloro insomma che hanno letto il sacro libro dei Veda all ' Università o al Liceo o all ' Istituto tecnico . Naturalmente , questo paragone dei ceti medi italiani con le categorie prebendarie dell ' India non esaurisce la configurazione dei ceti medii italiani . Ma bisogna ricordare questo estremo opposto alla civilizzazione capitalistica , che è l ' India , per rendere evidente non una inesistente affinità di due gruppi sociali ( ceti medii italiani e caste dotte governanti indiane ) ma tutta la lontananza del gruppo che ci interessa ( ceti medii italiani ) da una classe " borghese " europea . L ' odio contro l ' operaio ha , dunque , un carattere precapitalistico con delle venature o da mercanti , o da curiali . Il movimento fascista , che ne trae origine , ne rimane viziato da una formidabile contraddizione rispetto alla civilizzazione capitalistica . Reazione inglese . Il genuino stato d ' animo di una " classe borghese " verso il proletariato , specialmente in periodi di crisi , in periodi in cui la disoccupazione spinge alla superficie visibile della società le miserie profonde , non è l ' odio , come oggi lo nutrono i ceti medii italiani : ma il disprezzo . È il disprezzo verso il povero , soprattutto , ma in genere verso l ' operaio , che noi troviamo là dove una classe borghese si è saldamente costituita , come in Inghilterra fin dalla prima metà del secolo scorso . La " respectability " borghese implicava un disprezzo verso gli appartenenti alle classi bisognose , che , più o meno , versavano in strettezze : tutti i grandi stranieri che scrivono e testimoniano sull ' Inghilterra del 1830-60 ( Herzen , Engels , Fontane , Ledru Rollin ) restano impressionati dallo scherno che circonda la povertà , dalla assoluta incapacità dei borghesi inglesi di credere che sotto la casacca dell ' operaio possa battere un cuore di vero gentleman . La " umanità " dei rapporti verso il prossimo è pressoché soffocata : basterebbe ricordare tutti gli avvilimenti che la filantropia borghese ha imposto nei paesi più progrediti , ai beneficati : basterebbe ricordare che , fino a qualche anno fa , i ragazzi degli orfanotrofi di Amsterdam erano condotti alle funzioni religiose vestiti con un giubbino metà nero e metà rosso o metà verde e metà rosso : qualche cosa di molto analogo alla toilette dei burattini e dei forzati . Si disprezza il povero , ma non lo si odia . Questo rapporto sentimentale del borghese verso il povero sorge dal profondo della rivoluzione religiosa protestante , per cui l ' amore del prossimo si manifesta in prima linea con l ' adempimento del lavoro professionale , cioè con il disimpegno integrale ed esauriente del lavoro di ciascuno , sia salariato od imprenditore : diretto alla trasformazione razionale del mondo , cioè alla conquista capitalistica del mondo . Finché l ' operaio è strumento mal pagato e mal vestito , il borghese lo disprezza : quando , per qualsiasi congiuntura , l ' operaio è pagato bene , non è più il " povero " , lo rispetta . Questa concezione brutale e spregiudicata dei rapporti fra ricco e povero è il segreto della sanità anglosassone , è il segreto della sicurezza con cui i popoli anglosassoni procedono per ignes , attraverso il fuoco della civilizzazione capitalistica , senza la formidabile palla al piede costituita dall ' odio borghese verso le categorie operaie . Da ciò deriva la squisita sensibilità sociale , la estrema sicurezza dei mezzi e la precisa determinazione degli obiettivi , che è propria dei grandi movimenti reazionari inglesi . In Inghilterra , dove esistono veramente uno sviluppo capitalistico e una classe borghese , non si perde il tempo a bastonare l ' operaio , si procede a colpire l ' industria . La violenza ad personam appare , com ' è , un espediente inutile : si ricorre alla filantropia . In una società fondata sullo sviluppo capitalistico , sull ' impulso di lucro razionale dell ' imprenditore , la reazione non e mai stata cieca : ha sempre marciato con passo sicuro , dritta alla méta . " Reazione , " in senso proprio è questo : " colpire quello sviluppo e quell ' impulso , colpirli in nome della tradizione , in nome della pietà avìta , in nome della religione , delle convenienze , della filantropia : ma colpirli , paralizzarli " . Questa è reazione nel suo significato proprio . In Inghilterra , il suo tentativo classico si ebbe verso il 1850 : quando la filantropia conservatrice riuscì ad imporre il Ten Hours Act ( Atto delle dieci ore di lavoro ) . Non erano i rappresentanti dei lavoratorori che davano questo primo involontario avviamento alla legislazione sociale : erano i gran signori , i Tory , era Lord Shaftesbury , il tipo ideale dell ' artistocrate , secondo Emerson : era Dickens , l ' uomo che rimpianse sempre la old merry England , la vecchia allegra Inghilterra di Mr . Pickwik . Il movimento reazionario di Shaftesbury e di Dickens era tipicamente reazionario per questo : con la protezione filantropica degli operai , volevano colpire a morte lo sviluppo industriale del loro paese , volevano rimandare alle campagne le masse inurbate volevano mortificare l ' iniziativa degli imprenditori , volevano liquidare l ' industria inglese . Con quel fiuto fine , che solo la esperienza di una grande aristocrazia può dare , Shaftesbury comprese che sviluppo ìndustriale voleva dire , prima o poi , attacco socialista : e reazionario dei più geniali e potenti che siano comparsi nella storia inglese , non pensò mica di far bastonare o di far mitragliare gli operai , anche allora sovversivi , ma mirò alla paralisi della macchina capitalistica , in nome della pietà umana , come Dickens , nel suo grande romanzo Hard Times vi mirò in nome della bellezza e della piacevolezza della vita di un tempo . Se a Shaftesbury , se a Dickens , se a qualcheduno dei tanti ricchi inglesi che li seguirono avessero proposto di agire materialmente contro gli operai , così avrebbero risposto : " A che cosa serve ! " . Perché da inglesi reazionari sì , ma inglesi , avevano vivo il senso del disprezzo verso il povero , ma mancava completamente in essi l ' odio per il povero . Reazione italiana . Ritorniamo ai ceti medii italiani . L ' astio contro la classe operaia dà luogo ad una reazione spicciola , irritante , isterica , che non può condurre al colpo di Stato - ma il colpo di Stato non vuol dire niente , non risolve niente . L ' odio contro la classe operaia è , in realtà , una ribellione contro il regime di sviluppo industriale importato in Italia da trenta anni , e a cui la borghesia italiana si è dimostrata impreparata e immatura - ma ribellarsi contro le vere vittime della grande produzione , i salariati , è stolto e vile . Se i medi ceti italiani , per ragioni tradizionali , per una loro mentalità precapitalistica , bottegaia e prebendale , non possono tollerare la presenza e lo sviluppo di una classe operaia , la conseguenza logica e coraggiosa veramente e virilmente reazionaria , non è che una : far tabula rasa con la grande industria italiana , risospingere l ' Italia indietro com ' era prima del decennio 1890-900 , rinunciare ad una produzione industriale per il grande mercato internazionale e per il mercato interno . Se i ceti medii italiani si sentono a disagio nel macchinismo della produzione manifatturiera fino a trovare la presenza sola di un operaio " provocante " e " indisponente " , non è con la classe operaia che devono prendersela , ma con chi l ' ha evocata sulla scena , con chi la adopera come strumento . Bisogna mirare all ' evocatore nascosto del malefizio , alla ristrettissima categoria di veri capitalisti - intimamente antifascisti - che spinti dalla febbre del lucro capitalistico si preparano a ricreare stasera , domani , dopodomani , sempre , quegli aggruppamenti operai che i fascisti hanno " conquistato " , quelle organizzazioni operaie che i fascisti hanno stamane disperso . La ribellione e il colpo di stato devono innestarsi su qualche cosa di più potente , un programma di politica anti - industriale , di cui i pochi e solitarii liberisti intransigenti italiani hanno già da tempo preparato il programma minimo . Questa sarebbe " reazione " nel significato in cui l ' esperimentò l ' Inghilterra e gli altri paesi con uno sviluppo capitalistico autonomo e vivace , non di importazione : con una classe borghese ben preparata ; e quindi con dei reazionari lungimiranti e sicuri di sé , come si conviene ai paesi forti e serii . Ma i nostri ceti medii , i quali si esauriscono nell ' " odio " verso il salariato , dimostrano per ciò stesso di non costituire una classe borghese fortemente e seriamente reazionaria . Prendendosela con gli operai e basta , essi dimostrano semplicemente la loro immaturità a vivere in un paese avviato coartatamente alla grande produzione industriale , e la loro impotenza a trasformarlo : cioè dimostrano la loro intima infelicità . Il fascismo , espressione politica di quei ceti medii ne riflette tutta la crisi : bastona gli operai , e va in brodo di giuggiole dinanzi alle declamazioni sull ' espansione industriale della Terza Italia , e simili temi retorici . La sua reazione è superficiale , torbida , convulsionaria : ma non attinge dalla profondità della tradizione , non sa ammantarsi e non sa valersi di tutte le infelicità che un affrettato e imposto sviluppo industriale ha accumulato in Italia , come espedienti validissimi per i reazionari veri che non sono venuti . Il fascismo fa le passeggiate militari nelle città industriali e rispetta venerabondo la grande industria . La reazione è così troncata , e compare in tutta la sua povertà e in tutta la sua sterilità . I ceti medii italiani , di fronte alla grande industria , si attengono ancora all ' ideale della " vita temperata " e dello " stato pacifico " di due secoli fa , a questa intima tendenza antiindustriale non può venir fuori , perché è sotto una doppia crosta , robustissima , costituita : 1 . da una moda letteraria e accademica per l ' " espansione industriale " , per la " valorizzazione del lavoro italiano " , per lo " sviluppo delle nostre energie latenti " , ed altre cose del genere ; 2 . dal fatto ( indiscutibile ) che la grande industria , quale è stata trapiantata in Italia presenta dei caratteri di Abenteuer - Kapitalismus , di pirateria che piacciono molto , e piacciono molto precisamente , e impongono soggezione , perché i ceti medii italiani non sono una " classe borghese " abituata ad aver da fare con dei veri imprenditori , e a diffidare degli avventurieri , dei falampi , del " projectistes " . Dilettantismo industrialoide . Sull ' efficacia della moda letteraria ognuno può accertarsi direttamente . La " Lega Navale " , la " Lega Italiana " e tutta le associazioni minori , per esempio , ne offrono prove infinite . I bollettini della " Lega Navale " sono una miniera di documenti sullo stato d ' animo dei ceti medii . Società anonime cooperative con azioni da 200 lire ciascuna ... per dare incremento allo sviluppo dell ' Italia sul mare ; centinaia di ordini del giorno votati da studenti , impiegati , avvocati , per dirimere conflitti marinari ... e salvare la marina ; preoccupazioni e batticuori di ragionieri lombardi perché si varino " molte navi " affinché l ' Italia sia " grande sul mare " : tutta roba inutile ed innocentissima , di cui i veri pochi uomini d ' affari che si occupano della marina sono i primi a ridere . Il recente congresso della Lega Italiana a Roma è stato una vera tornata accademica , e quella che vi partecipò è tutta gente che vuole " valorizzare " , " sviluppare " , " espandere " : ma le sue idee della attività nazionale trovano il loro perfetto interprete in V . E . Orlando , che si fa loro a narrare e a proporre l ' esempio dell ' espansione commerciale di Firenze , ai tempi gloriosissimi - e barattieri - dell ' arte della lana ... quando ancora non esisteva nè un imprenditore nè un salariato nel significato moderno dei due termini ! La Lega Italiana dovrebbe rimanere celebre nelle cronache dell ' industrialismo accademico , per gli ordini del giorno vibratissimi votati durante la Conferenza di Genova , quando le menti dei suoi soci furono percosse dallo spavento ... di restare - orrore ! - senza petrolio . Fu allora che la presidenza mandò a Schanzer telegrammi lancinanti : e fu allora - se le mie informazioni sono esatte - che il ministro Schanzer chiedeva disperato al comm . Francesco Giannini : " Se non riusciamo ad avere almeno una lettera di Lloyd George , come farò à presentarmi al Parlamento ? Che cosa mi dirà tutta questa gente , per il petrolio ? " . Il petrolio del Caucaso , il carbone di Eraclea , e in genere le " materie prime " : ecco le ondate che percorrono , ad intervalli variabili , la superficie di tutta una folla di oneste persone , che se ne avessero i mezzi si guarderebbero bene di impegnarsi nell ' industria dell ' armamento e in concessioni petrolifere . - Gente che non è mai stata una volta in aeroplano , nè in un campo di aviazione , sarà fieramente allarmata dalla notizia che taluni provvedimenti o negligenze del Governo compromettono " l ' avvenire aereo della nazione " : e una " lega aerea " interverrà d ' urgenza ad agire " perché l ' Italia abbia libero il suo cielo " . - La Leonardo da Vinci deve essere riattata " per dimostrare la valentia dell ' ingegneria italiana " : e , per tacer del Senato , negli stessi collegi professionali si trovano dei teorici che ne fanno , disinteressatamente , un punto di onore . - Le fiere campionarie messe su da un " projectiste " d ' ingegno , come Umberto Notari , diventano spedizioni di argonauti che vanno a portare il vello d ' oro delle industrie italiane : e si passa per cervelli gretti e privi di iniziativa se si arriva a mettere in dubbio che turchi e lapponi aspettino proprio la Trinacria per comprare la roba in Italia . - Vecchi relitti di propaganda futurista , antichi orecchiamenti di " dinamismo " , scarti della poesia della macchina e dell ' officina , tutto ritorna a galla , tutto fa brodo : e così qualunque forma della attività industriale si presta a questa esaltazione letteraria , perpetrata nella massima buona fede , cui la folla degli innocenti amatori della " vita temperata " arriva attraverso schemi reclamistici e metafore slombate : e l ' industrialismo accademico dei medii ceti italiani trova tutto degno di patriottica attenzione , dal " carbon bianco " ... al sughero di Sardegna . ; Questo dilettantismo industrialoide dei medii ceti è la massima forma di interessamento permessa da tradizioni curiali e prebendali , da una cultura pseudo - umanistica che sola , apre l ' ingresso nella carriera agli uffici e ai " posti " , e insieme stampiglia socialmente i suoi adepti con la qualifica di " persona che ha fatto i suoi studi " , persona per bene cioè che ha diritto ad avere un trattamento decoroso in modo da poter mantenere la distanza rispetto alla " bassa gente " . Abenteuer - Kapitalismus Ma la grande industria impone soggezione ai medii ceti perché è trivellatrice . L ' assalto all ' erario , che in altri paesi produrrebbe larghi movimenti di opinione pubblica , qui finisce per produrre una larga ammirazione per gli Abenteuer - kapitalismus che lo conducono con fortuna . Si trova che sono " furbi " , " accidenti " , " sacramenti " - o , addirittura , si trova che sono valentissimi imprenditori : il che è assolutamente falso . Nel carattere composito dell ' imprenditore moderno ( in cui si riuniscono i tratti distintivi del conquistatore del commerciante ) il pubblico italiano è sempre disposto ad apprezzare i tratti del conquistatore più degli altri : e siccome quasi tutte le grandi figure dell ' industria italiana hanno avuto precisamente più l ' audacia del colpo di mano protezionistico che la saggezza dell ' organizzatore , i medii ceti italiani sono sicuri che anche l ' Italia ha prodotto una classe industriale di primo ordine : e chi ne dubita è " antipatriotta " . Il trucco protezionistico è considerato come un mezzo affatto naturale di far progredire una industria : non si pensa , non si è capaci di pensare che , di fronte alle genuine capacità dell ' imprendimento moderno , questo modo di avvantaggiarsi denota , oltre a tutto , una speciale forma di pigrizia , una tendenza alla prebenda : e nella classifica dei mezzi di arricchire , potrebbe stare assai bene vicino a quei tre famosi , che erano indicati nei libricini del Rinascimento : 1 . - La cerca di tesori ; 2 . - L ' accalappiamento di eredità ; 3 . - La clientela : rendersi persona grata presso qualche ricco cittadino , allo scopo di ricevere una parte delle sue ricchezze . Gli industriali italiani si rendono persone grate presso lo Stato , e ricevono delle sovvenzioni e delle tariffe protettive . I medii ceti italiani ammirano questa audacia venturiera , e non sospettano neppure che essa non è affatto " capitalistica " , e che quegli uomini sono assai più vicini allo " speculante " e al " condottiero " del '900 che ad un intraprenditore inglese o americano . Ad accentuare , nei medii ceti italiani , questa stortura di discernimento , si è aggiunta l ' orticaria militaresca , per cui la " conquista di nuovi mercati " è concepita mitologicamente come una specie di conseguenza obbligatoria delle vittorie guerresche . L ' " amore di terra lontana " sospira in tutte le relazioni dei Consigli di amministrazione , e diventa addirittura appassionato nei discorsi di coloro - e sono legione - i quali credono che poiché gli italiani hanno vinto sul Piave , in Colombia , in Arabia e alla Nuova Guinea non aspettino altro che di essere " conquistati " , " penetrati " dalla produzione italiana ! E per chiarire questo stato d ' animo , basterà una citazione . Scriveva tempo fa l ' on . Meuccio Ruini , ex ministro delle Colonie , a proposito delle Colonie Portoghesi : " Vi furono due anni fa , iniziative di gruppi industriali e bancari italiani per un accordo col Portogallo per lo sfruttamento dell ' Angola , che offre grandissime risorse agricole e , sovra tutto , di materie prime industriali . Gli studi ed i primi passi non ebbero seguito , anche perché il Governo italiano non si mostrò entusiasta dell ' idea . Senza voler esaltare manie imperialistiche , certo è che sarebbe stato opportuno per l ' Italia - che non ha alcuna finestra sull ' Atlantico - una penetrazione nell ' Angola " . In queste poche righe , c ' è tutto : le " materie prime " , " la finestra sull ' Atlantico " la " penetrazione " . La mitologia è al completo : ed è un ministro di ieri e di domani che parla ! " Sarebbe stata opportuna una penetrazione nell ' Angola ... " Chissà perché poi nell ' Angola ? Forse perché l ' Angola è del Portogallo , e - senza voler esaltare manie imperialistiche - si crede che sia facile " conquistare nuovi mercati " , " penetrare " , " espandersi " , quando si ha da fare col Portogallo .... Angola .. materie prime .... finestra sull ' Atlantico ... Possibilissimo che di qui a due mesi il caucciù di Angola apparisca indispensabile all ' Italia come il petrolio del Caucaso e il carbone di Eraclea . È possibilissimo che qualcheduno proponga di saltar addosso ... al Portogallo , che qualche ministro lanci là , alla platea , le frasi aspettate sui " vitali interessi " , e che si faccia la gesta d ' oltremare . Sicuro : noi siamo sempre in procinto di partire per una gesta di oltremare . I medii ceti italiani hanno dell ' espansione industriale di un paese l ' identica idea che ne avevano i pisani o i genovesi del '300 : qualche cosa di composito fra i trucchi dei mercanti , la guerra di corsari , la ripartizione della masserizia predata . Conclusione . I ceti medii italiani impreparati a sopportare lo sforzo e la tensione , imposti dall ' attuale stadio di sviluppo capitalistico , se la pigliano con la classe operaia . Non riescono , però , ad essere risolutamente anti - industriali , cioè ad essere intimamente reazionari , appunto perché non sono una classe borghese moderna : e perché , quindi , sentono vivamente l ' influenza di un industrialismo da letterati e da condottieri . Perciò il loro destino è stato e sarà in questa alternativa : O soffrire umiliazioni e privazioni nei periodi di più fittizia attività industriale , durante le riprese che si fanno sentire nella artificiale grande industria italiana , come riflesso e contraccolpo delle grandi " corse all ' oro " internazionali ; O vendicarsi contro gli operai , " sfogarsi " , nei periodi di grande crisi . Il fascismo urbano , il fascismo delle regioni industriali è l ' espressione di questa persistente e fatale infelicità .
LA CONFERENZA DI GENOVA ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Caro Gobetti , Questi che ti mando sono semplicemente degli appunti . Non vogliono essere una critica della Conferenza di Genova , e neppure il solito impressionismo che sul nostro foglio sarebbe una stonatura . E neppure - infine - sono rivelazioni di retroscena , che io non conosco , e che forse non ci sono stati . Appunti : e nient ' altro . Avendo osservato la Conferenza , e veduto all ' opera qualche personaggio di rilievo , ce ne ho forse tanto da fare un " papier " non privo d ' interesse . Ad ogni modo , servirà di diversivo , una volta tanto , ai lettori di Rivoluzione Liberale . Non mi propongo altro . Perché proprio a Genova Io mi trovavo presente a Cannes , all ' Hotel Carlton , quando l ' on . Bonomi annunciò ai giornalisti italiani che la Conferenza economica europea si sarebbe tenuta a Genova . Mi par di vederlo , con quella sua aria imbambolata : " E noi , della delegazione italiana abbiamo pensato che Genova sarebbe la città più adatta ... per il suo glorioso passato marinaro ... E poi c ' è palazzo San Giorgio ... " . Ma insomma , si capiva che la scelta di Genova aveva una storia non chiara : e questa storia la conobbi dopo , durante la Conferenza . A Cannes , nell ' ultima seduta del Consiglio Supremo , Lloyd George aveva varato il progetto di una conferenza da tenersi in Italia . Bonomi doveva naturalmente indicare la località . Il buon Bonomi , pensando agli alberghi del Lido , propose formalmente Venezia . Silenzio imbarazzante da parte di Briand , che si ricordava le gazzarre veneziane contro la missione militare di Fayolle . E finalmente se ne ricordò anche Bonomi , il quale però non sapeva come rimediare alla gaffe . Fu allora che Lloyd George tirò fuori Genova . " No , no - egli disse testualmente - Venezia non serve . A Venezia ci vanno tutte le coppie in viaggio di nozze : il nostro non sarà un viaggio di nozze . Venezia ci renderebbe ridicoli . Preferisco Genova " . E fu deciso per Genova ... sperando di sfuggire al ridicolo . Il Club dei potenti Lloyd George concepì la Conferenza come una specie di palingenesi diplomatica , a cui si dovesse convitare quanta più gente fosse possibile . Queste sagre della diplomazia son indispensabili per gli uomini democratici anglosassoni : quello che noi stampiamo su sei colonne sui nostri giornali : " Le solenni assise della ricostruzione " e simile roba , per loro è una necessità rituale , in cui credono fermamente . Inoltre , Lloyd George ha l ' assoluto preconcetto che si debba trattare soltanto con i " premiers " . A Genova , nei primi giorni , sorse anzi qualche piccolo inconveniente rispetto alla delegazione italiana , perché Lloyd George non si poteva capacitare che Facta era un premier ... con cui non si poteva trattare . Egli era lievemente irritato quando sapeva che qualche primo ministro - come Schoeber - progettava di lasciare Genova per qualche giorno . Li voleva avere tutti , tutti , - anche i meno importanti , - presenti alle " solenni assise " , pronti a servirgli come teste di turco o come serviziali da adoperarsi contro terzi , come fece con Stambulinski . Gli uomini vicini a Lloyd George si affannano a vantare l ' arte con cui questo uomo sa risparmiare il proprio tempo : ma io non ne credo sillaba . Sir Edward Grigg , una sera , annunciò con grande serietà che " ora mai il signor Lloyd George si è convinto della necessità di colloqui informativi precedenti alle grandi riunioni : un metodo di lavoro di cui egli si trova molto soddisfatto " . Questo metodo con tanto di barba che Lloyd George crede di averlo scoperto lui , in realtà non fu mai applicato , perché il ministro inglese di colloqui " informativi " ne teneva perfino quaranta al giorno : il che vuol dire non informarsi seriamente di niente . L ' enorme estensione della Conferenza , accresciuta dalla presenza di tutti i premiers pronti in anticamera , rendeva necessario un vero caleidoscopio di visite a Villa Albertis . Quindi , Lloyd George " lavorava " solo nelle sedute del Club più ristretto , con Cicerin , Barthou , Schanzer . Il mondo , nelle riunioni di questo club , era formulato in tante entità astratte e disseccato in tanti pseudoconcetti : Ucraina , Germania , Galizia orientale , Petrolio , Valuta , e così via . La discussione si estendeva a perdita di fiato intorno a questi nomi . Per certe giornate con colloqui di otto , dieci ore , sempre fra le stesse persone " alla ricerca di una formula " , " intente ad uno sforzo in corso " , era assolutamente impossibile ricostruire il corso delle discussisi , ritrovare la vena di continuità , intravederne lo sbocco . Potevano essere come le interminabili discussioni degli arabi , in cui ciascuno sa già quello che l ' altro dice per disteso , e tutti continuano a parlare a turno , gravemente , immobili sotto il sole , mentre le mosche si fermano all ' angolo degli occhi dell ' oratore e degli ascoltatori impassibili ... Alle otto o alle nove di sera si vedeva tornare Visconti Venosta , stanco di una giornata di logomachie , esaurito da lunghe ore di attesa , e condannato a ricamare sopra un canovaccio miserabile quelle comunicazioni che la mattina seguente sarebbero comparse diluite su tutta una pagina di giornale . Una sera , il marchese arriva più stanco e sgangherato che mai , con in mano una grossa valigia di cuoio . Siede " agli accorrenti cavalieri in mezzo " , e dopo le solite cerimonie , apre la valigia . Dentro c ' era un unico foglio : un foglio di carta da scrivere a macchina : dico uno . Il riassunto del lavoro della giornata , compiuto dal Club , su un ' unica cartucciella , racchiusa in una valigia . Un simbolo impareggiabile . I verbali Un resoconto stenografico di queste riunioni , a poterlo avere , dev ' essere esilarante . Ma non sr può avere , poiché non fu mai redatto . Si fecero soltanto dei verbali : e non sempre . Anzi , la vera ragione della ostentata preferenza di Lloyd George per i colloqui " confidenziali " o " informativi " era questo : che non se ne redigevano verbali . Lloyd George è nemico dei verbali , che legano , impacciano , compromettono ... Vero è che anche quando il verbale c ' è , Lloyd George ci rimedia . Valga per tutti questo caso . In una conversazione ristrettissima , a tre , fra Lloyd George , Barthou e Schanzer , sorge contestazione fra Barthou e Lloyd George su una frase , che secondo Barthou , Lloyd George avrebbe detto giorni prima . Lloyd George negava di averla detta mai . Sì no , sì no , si manda a pigliare il verbale di quella tale riunione . Lloyd George si impadronisce del documento , e lo legge . Barthou , seduto dall ' altra parte della tavola , ascoltava : Schanzer , in piedi accanto a Lloyd George , seguiva , senza parere , con la coda dell ' occhio , il testo inglese . Schanzer rimase fortemente colpito quando vide che Lloyd George , arrivato al punto interessante , cambiava completamente il testo delle sue documentazioni riportate dal verbale , sostituendole con altre improvvisate , e , naturalmente , concordi con le sue recentissime asserzioni . Barthou - sempre dall ' altra parte del tavolo - continuava ad ascoltare , e alla fine , da perfetto gentiluomo , non volle controllare e ammise di avere sbagliato . " È vero : voi non avete mai detto quella frase " ... Questo episodio è autentico : fu io stesso con on . Schanzer che , veramente impressionato , non seppe tacerlo ad un altro membro della delegazione italiana . Lloyd George e la stampa Il " lavoro " del club procedeva dunque in un modo abbastanza bizzarro . Ma non era su di esso , neppure , che faceva grande assegnamento Lloyd George . Il suo mezzo eroico per fare avanzare la Conferenza erano le dichiarazioni alla stampa . La sua tattica , in fondo , si riassumeva qui : con l ' imposizione ai capi di governo europei di venire a Genova , richiamare su Genova l ' attenzione di tutto il mondo ; e valersi poi di questa attenzione per creare un piedistallo reclamistico alle proprie trovate , e farle così passare nelle sedute del club . L ' esempio classico di questo suo sistema di superare le difficoltà fu il primo grande meeting della stampa a Palazzo S . Giorgio . Il club discuteva già da tre giorni - si capisce a vuoto - sul trattato russo - tedesco e sulle misure da prendersi . L ' atteggiamento di Lloyd George , a questo proposito , fu variamente discusso : fra l ' altro un giornale di Genova , basandosi su informazioni tedesche , ne aveva dato una interpretazione forse troppo pessimistica e maliziosa . La cosa richiamò l ' attenzione del signor Mc . Clure , di Sir Grigg e di altri consiglieri di Lloyd George . Occorreva una smentita personale del premier . Il giornalista interessato - che poi ero io - avrebbe voluto avere una smentita particolare : come successo giornalistico non ci sarebbe stato male . E qualcosa di simile gli fu promesso . Ma alle 11 di sera , una telefonata da Villa d ' Albertis mi avvertiva che una smentita ad hominem era parsa pericolosa al premier e che questi aveva deciso di fare qualche cosa di meglio . Infatti , all ' indomani , è preannunciato il grande meeting a Palazzo San Giorgio . Cinquecento , mille giornalisti vi accorsero . Le persone dell ' entourage di Lloyd George , che mi erano state benevole di quella promessa non potuta eseguire , mi fecero rilevare che nessun mezzo di smentita era apparso più acconcio di questo : che , in fondo ero io il suscitatore nascosto di tanto rumore : e altre cose del genere . Dovetti convenire che esse avevano ragione . Ma tutti quanti eravamo ingannati da Lloyd George : il suo fine era nascosto , e diverso da quello della semplice smentita . Infatti , gli si fanno pervenire le prime domande scritte . La prima , naturalmente , chiede se egli era o no a conoscenza del trattato : egli nega : la smentita è data a tutta la stampa del mondo . Ma non basta . Egli afferma che ormai l ' incidente del trattato è superato . Grande sensazione in tutti , comprese le persone dell ' entourage : e sensazione giustificata , perché l ' affermazione non era affatto esatta . La stampa di tutto il mondo la diede ugualmente . Alla delegazione francese ne furono stupiti e intimiditi : poche ore dopo , cedettero . Lloyd George aveva convocato il meeting per questo , dando ad intendere a tutti - compresi gli intimi - che lo aveva convocato per dare la smentita . Due piccoli particolari . 1 ) In questi meetings stampaioli , Lloyd George diceva : " Io sono qui per rispondere a tutte le vostre domande : però , le voglio scritte " . Ebbene , nessuno dei biglietti imbarazzanti che vidi scrivere da giornalisti francesi ebbe mai una risposta . Al tavolo della presidenza li sopprimevano ... con dei procurati aborti . 2 ) Rakowski , che anche lui teneva delle conferenze alla stampa , la sera stessa del meeting di San Giorgio , annunciò ai suoi ascoltatori che avrebbe ammesso solo domande scritte . Il levantino aveva capito subito la malizia . L ' episodio di Stambulinsky Stambulinsky , il primo ministro di Bulgaria , è indubbiamente un uomo " forte " , un dominatore , nella politica del suo paese . A guardare quel suo corpaccio , quel suo volto di contadino bestiale , quella fronte ostinata , quelle mascelle da uomo che non molla la presa : a osservare quel suo silenzio sospettoso - Stambulinsky non parla e non comprende che il bulgaro - mentre l ' interprete traduce : a fissare quei suoi occhi che controllano interprete e interlocutore con la cattiveria e la rabbia del sordomuto : a cogliere quella sua calma mongolica quando sa che si parla di cose che non lo interessano - si capisce subito che quello è un uomo forte , che ha in mano tutto un popolo di contadini , che se ne infischia della ricostruzione , e che va nei congressi internazionali semplicemente per fare dei dispetti agli jugoslavi . Ma Lloyd George sa attaccare al suo carro - anzi alla sua .... charette inglese - anche uomini " forti " . Egli seppe fare " funzionare " anche Stambulinsky . Difatti , per quasi tutta la durata della Conferenza , il buon Stambulinsky , alloggiato a Pegli , se ne andò a fare delle automobilate per la Riviera . Escluso da tutte le commissioni , si dava bel tempo . Accompagnato dalla interprete , la figlia del ministro bulgaro , Stancioff , donna di intelligenza eccezionale , dava qualche intervista ai giornalisti ; e queste interviste si riassumevano in una frase tagliente , in bulgaro , gettata là alla signorina Stancioff : " Spiegate al signore l ' attuale situazione della Bulgaria " . La Stancioff pigliava l ' aire , e faceva una conferenza . ( Come tutti i contadini , Stambulinsky aveva la venerazione per la carta scritta , per lo " scrivare " . Alla sera - mi hanno detto - metteva in croce tutti i membri della delegazione bulgara perché mandassero a Sofia , ai suoi colleghi più istruiti - uomini di paglia - del gabinetto , lunghe relazioni sull ' attività dei delegati bulgari ... che passavamo delle settimane senza fare niente , il niente assoluto ) . Ma venne il momento buono anche per Stambulinsky . Nell ' ultima settimana della Conferenza , quando già tutto andava a rotoli , e Lloyd George crede di legare a se la Piccola Intesa , sollevando la questione della Galizia orientale , di Vilna , di tutti quei paesi inverosimili , e di cui , del resto egli stesso aveva una idea assolutamente sommaria . Il colpo , come è noto , si risolve nel risultato opposto a quello calcolato : gli Stati della Piccola Intesa si riaccostano più che mai alla delegazione francese . Allora , grande amore di Lloyd George per Stambulinsky . Il contadinaccio presenta al club una serqua di richieste , che Lloyd George difende nei limiti del possibile . Non basta . Per fare picca ai delegati della Piccola Intesa , Lloyd George invita il contadinaccio a colazione : giovedì 18 al Miramare . L ' incontro è risaputo : era il primo ministro non appartenente a Stati invitanti , che sedesse alla tavola di Lloyd George : questo fatto provoca infiniti commenti e gelosie di Nincic , Bratianu , e compagnia . La conversazione dei due premiers si svolse in questo modo : Stambulinsky invitò la Stancioff a " informare il signor ministro sulle condizioni della Bulgaria " . Lloyd G . si sorbì tutta la conferenza : non solo . Ma i due si misero anche d ' accordo , perché l ' indomani nell ' ultima seduta plenaria , Stambulinsky portasse formalmente in pubblico , nelle solenni assise , le lamentele della Bulgaria . L ' indomani , alla seduta , il contadino se ne stava accosciato come un bue sulla sua seggiola . Io non osservai che lui era veramente imponente . Il suo occhio vagava sulle statue dei signori del Banco , sugli addobbi , sulle tribune , sull ' assemblea con una indifferenza da ruminante . Quando ci fu il vivace incidente Colrat - Cicerin , egli , naturalmente , non ne capì sillaba perché si svolse tutto in lingua a lui perfettamente sconosciuta : ma non si voltò nemmeno verso la Stancioff per informarsi di quanto accadeva . Finalmente , nei discorsi di congedo , venne il turno della Bulgaria . Stambulisky si alzò e pronunciò le solite quattro parole incomprensibili . La Stancioff prese la parola come sua interprete , recitando la consueta dissertazione sulle condizioni della Bulgaria , con annessa protesta contro i vincitori , etc . Stambulinsky sorvegliava con quei suoi occhi l ' interprete : Lloyd George dall ' altro lato della sala , faceva finta di niente , e intanto , attraverso l ' occhialetto , sbirciava i signori delle delegazioni balcaniche . Nessuno sapeva spiegarsi il perché della sparata bulgara , proprio all ' ultima ora : l ' arguto Colrat , alludendo alla sproporzione fra il breve periodo di Stambulinsky e il discorso dell ' interprete , disse perfino : " Mais vous savez , ce bulgar c ' est d ' une elasticité terrible ! ... " - Si scoppiava dal caldo : veramente la Conferenza si liquefaceva . Di vivo e di vispo , in quella liquefazione , ci restava il rancore del contadino Stambulinsky che aveva avuto la soddisfazione aspettata per quaranta giorni , e il dispetto del parlamentare Lloyd George , che aveva trovato lo sfogo meditato da ventiquattrore . Casualmente , i due uomini si erano incontrati , e l ' uno si era servito dell ' altro . Dopo di che , Lloyd George lasciò completamente " cadere " Stambulinskv : non se ne ricordò nemmeno più . Lo aveva fatto assurgere per un giorno all ' empireo della Conferenza : e poi , di nuovo , plon , giù negli abissi . Lloyd George intende le " solenni assise " dei popoli così , e vuole che i premiers le presenziino , per spremere questa " collaborazione " . Le arrabbiature a freddo del sig . Lloyd George erano amabili , perché erano argute : donde taluno ha potuto compiacersi di immaginare un Lloyd George sempre buon compagnone , così com ' egli amava comparire nelle sedute pubbliche o nelle riunioni della stampa , con la solita provvista di metafore ( del resto assai poco scintillanti ) e di bons mots . Ma Lloyd George - ciò pare inverosimile - si arrabbiava anche sul serio , nelle riunioni private , nel club : e allora era assai poco amabile . Così , per esempio , in una riunione che fu tenuta al penultimo giorno della Conferenza , a Villa Spinola , con i diplomatici italiani e iugoslavi che non avevano concluso niente dopo aver discorso per un mese . Fu allora che Lloyd George disse chiaro e tondo a Schanzer , a Tosti , a Visconti Venosta , che " le domande italiane erano esagerate " , che " era ora di definire questa curiosa faccenda " : insomma ricompensò con una inaspettata sincerità quelle egregie persone , che per quaranta giorni gli avevano usato la cortesia di far finta di credere ai suoi mutevoli umori . È vero che - immediatamente all ' indomani - egli mortificava gli iugoslavi con il discorso Stambulinsky , e carezzava gli italiani con una colazione di commiato al Miramare , in cui pronunciò quel discorso del " muro romano " , pieno di moine e di complimenti , che li fece andar tutti in visibilio , diplomatici e giornalisti . La colazione con Thomas . C ' è un episodio , nella condotta di L . G . a Genova , che io non sono riuscito a valutare . Si tratta di una lunga e desolata conversazione ch ' egli ebbe il sabato 13 maggio con Albert Thomas , segretario generale del Bureau International du Travail . Non so se quello ch ' egli disse allora fosse l ' espressione di un vero scoraggiamento , sia pure passeggero , o forse , più perfidamente , una circolare destinata ... alla pubblicità . ( Lloyd George doveva avere , quello stesso giorno , nel pomeriggio , quel colloquio con Barthou , in cui egli cedette sulle condizioni del lavoro all ' Aja , e , sostanzialmente , liquidò la Conferenza ) . A Thomas , fra l ' altro , egli disse : " Mio buon amico , la Conferenza è fallita . L ' Europa è incorreggibile e inguaribile : essa non vuole essere arrestata sulla strada della reazione . Tutti gli stati nuovi , che sono sorti dalla guerra , sono per la reazione , sono dietro la Francia " . Qui Lloyd George fece un vero elenco delle sue delusioni , da cui risultava che l ' Inghilterra si trovava sola , con l ' Italia . " La mia azione alla Conferenza non è riuscita a niente : io pago il fio qui , e forse lo ripagherò in Inghilterra , di aver voluto spingere l ' Europa verso sinistra . Ma vi dico formalmente che , se si continua a sabotare la Conferenza fino all ' ultimo , io sono deciso a lasciare Genova solo dopo una solenne vendetta . Io voglio pronunciare all ' ultima seduta un grande discorso : an Europe speech , in cui dirò veramente come sono andate le cose e proclamerò il fallimento della conferenza e le colpe dei responsabili . Voglio difendere il mio nome e la mia posizione fin dove mi è possibile e con tutta energia . Mio caro Thomas , sapete qual ' è il nostro vero torto ? Che noi non abbiamo più venti anni . Soltanto i giovani di venti anni possono sperare di assistere alla fioritura di una Europa di sinistra , di potervi partecipare e di poterne profittare ! " . Tutte queste frasi : " Europa di destra " , " Europa di sinistra " sono molto lloydgeorgiane , e dànno una idea della schematicità da gioco di scacchi in cui Lloyd George riduce , per suo uso e consumo , tutta la crisi europea . I canonicati . Ma può anche darsi che tutto il discorsetto fosse destinato ad impressionare Thomas , la cui azione , alla Conferenza , si può paragonare a quella di un amplificatore telefonico ma di un amplificatore applicato ad una quantità di apparecchi . L ' argomento usato da Lloyd George era , se mai , veramente ad hominem : " Solo i giovani di venti anni " ! ... Immaginarsi la faccia di Alberto Thomas , che , per quanto non abbia più vent ' anni , spera di profittare - e come ! - di una Francia di sinistra ... Alberto Thomas è un capolavoro . Bisognava ascoltarlo , nella splendida sala del palazzo Mackenzie , alla Meridiana , mentre spiegava perché egli aveva creduto opportuno di assistere davvicino alla Conferenza ! Con quale tatto egli si scusava di aver accettato l ' offerta di una splendida sede di lavoro ( ? ) ; con quale tempestività gli si inumidivano gli occhi al ricordo del suo collaboratore italiano Dott . Pardo , morto in Russia ; con quale compunzione parlava della documentazione sulla Russia che il Bureau International metteva a disposizione dei diplomatici : con qual brio si faceva rimproverare dal suo segretario Palma di Castiglione per la sua cattiva pronuncia italiana ! Egli è il francese che sa meglio sedurre gli italiani : se le intese cordiali con la Francia hanno probabilità di ricomparire , è Thomas che le varerà , una volta rientrato nella vita politica del suo paese , e diventato Presidente del Consiglio , com ' egli aspira a diventare . Agli italiani poi Thomas incontra , perché fra la barba , gli occhialoni e il vestito alla buona credono che egli sia diversissimo dalla gente del Quai d ' Orsay , che mette soggezione per la sua inimitabile grand ' aire diplomatica . ( Carteron , Poncet , ecc . ) . Ma Thomas , da latino bonaccione si trasforma spesso in gaulois a doppio taglio .. , a tavola . Thomas , a Genova , diede dei pranzi . Pranzi ai pezzi grossi della Confederazione del Lavoro , ma pranzi : e pranzi solidi . E , a tavola , fra la bonne chère e la conversazione arguta , Thomas prende dei saporiti anticipi sulle soddisfazioni che un giorno egli vuol cogliere in Rue de Grenelle o al Boulevard Saint - Germain . Comunque , per adesso Thomas ha trovato il suo posto . E con lui lo hanno trovato altri uomini di indiscusso valore e di qualche avvenire politico , come il ministro plenipotenziario Attolico . Attolico ( più propriamente : Gr . Uff . Bernardo Attolico , " Sotto - Segretario Generale alla Società delle Nazioni , incaricato delle questioni di transito " : testuale ! ) aveva impiantato non so quale ufficio della Lega delle Nazioni nel Palazzo dell ' Università , e frequentava con discrezione e discernimento gli ambienti della Conferenza . Questo antico professore di università è un finissimo osservatore , e dev ' essere un arguto critico : dico dev ' essere , perché da lui c ' è ben poco da cavare , come giudizi . Ma fa piacere incontrare nelle anticamere delle riunioni internazionali , la lunga figura occhialuta di Attolico ; leggermente impacciata nel tratto e nella pronuncia , di quell ' impaccio tutto proprio dei meridionali vissuti a lungo nei paesi anglofoni , e che sono riusciti a ricoprirsi di una vernice di impossibilità , ma soltanto di una vernice . E fa piacere udirlo dire , riposato e tranquillo : " Ah , io sono qui del tutto a coté ... La nostra Lega non è ufficialmente rappresentata ... " oppure : " La nostra Lega non ha che una semplice rappresentanza tecnica ... " . In questi momenti si ha una idea assai precisa di ciò che è la Lega delle Nazioni . " In stuol d ' amici numerato e casto fra parco e delicato al desco assido e la splendida turba e il vano fasto lieto derido " . Parco , dicono i maligni , quel desco non lo è tanto . Infatti molto spesso si lanciano insinuazioni poco benevole contro le prebende di cui godono Thomas , Attolico e i signori della Società delle Nazioni . Io credo che questi sono milioni benissimo spesi . Nel modo bestiale con cui si deve svolgere l ' attività politica , oggi è provvidenziale che ci siano delle sinecure dignitosissime e legalissime , da poterle donare a uomini come Thomas o Attolico , i quali , per una ragione o per l ' altra , vogliono per qualche anno sottrarsi alla corrosione della vita politica attiva . Tanti secoli fa , agli uomini di valore che si trovavano in questa condizione si usava dar titolo e piatto cardinalizio : oggi si dà un impiego presso la Società delle Nazioni , o se ne darà uno presso quell ' altra grande fondazione che sarà il Consorzio Internazionale per la Russia . Gli espedienti sono sempre gli stessi . Ma intanto , S . E . Attolico - che , tra parentesi , ha lavorato di schiena per il passato - viaggia , conosce uomini e cose , indipendente e ben pagato : condizioni ideali per diventare un uomo politico stile inglese . Da qui a qualche anno sarà colpevole di negligenza grave chi , essendo alla Consulta , non si ricorderà di lui : cioè di un uomo con una forte esperienza di affari internazionali , e non logoro dalle attese romane . E con questi possibili risultati , volete che io ripeta le accuse contro i canonicati ? Francia aulica e accademica . Alberto Thomas , nonostante la sua posizione inofficiel ed eterodossa , era certo un po ' la lancia spezzata della delegazione francese , che per formazione e per sistema , era la più aulica , la più procedurale , la meno flessibile fra le grandi delegazioni . Ma era anche la più chic . Due subalterni davano il tono al Savoy e mantenevano in briglia giovani addetti , giornalisti francesi , dattilografe e forestieri : erano M . Carteron , nominalmente Chargé des Services interieurs in effetto capo del Cerimoniale , e Poncet , capo dell ' Ufficio stampa . Soltanto pochi hanno sospettato tutta l ' influenza di questi due signori : specialmente del signor Carteron , accompagnatore di Briand a Cannes , di Barthou a Genova , con un incarico solo apparentemente formale . Ma se la delegazione Francese ha resistito alla crisi interna che la minava , se ai forestieri essa è apparsa sempre senza incrinature di opinioni , se nulla o quasi nulla si è saputo fuori delle loro gravi discussioni fra i delegati , delle ribellioni rabbiose di Barthou contro Poincaré , delle opinioni frondiste di Seidoux , molto si deve al signor Carteron , che se ne stava sempre nell ' hall del Savoy come in un salotto , alto biondo , tirato a piombo , cortese ma a distanza con gli avversari maliziosi , concedendo il " privilegio della bella signora " agli amici arrabbiati , sventando interviste e soffocando indiscrezioni . Tutta la delegazione gli era intonata . M . Réné Massigli , già Segretario Generale della Conferenza degli Ambasciatori , compilava i documenti ufficiali che poi erano letti nel club , dando ad essi una forma letteraria addirittura classicheggiante , non priva di distinzione e di significato frammezzo a tutte le affrettate banalità scritte e dette , ma sopratutto dette , nel club . Gli esperti davano lezioni di bel portamento , e ostentavano una " fiducia ricostruttrice " a tutta prova evidentemente dietro una vera parola d ' ordine venuta dall ' alto e disciplinatamente seguita . Più di una delle sedute delle Sottocommissioni fu una . vera accademia diretta dai francesi , che facevano finta di credere alla somma importanza di una miserabile raccomandazione . Per esempio , nella Sottocommissione per i trasporti , sezione trasporti di terra , si durò due ore e mezza a discutere e a votare una cretineria di questo genere : " che se le ferrovie di uno stato sono in cattive condizioni , lo stato confinante può concedere un prestito per migliorarle : ma che , se lo crede , può anche accertarsi con una inchiesta , se le condizioni sono realmente cattive : sempre , s ' intende , d ' accordo con lo stato vicino " . Questa proposizione umoristica ( del resto , non più umoristica di tutte le altre deliberazioni delle Commissioni economiche ) suscitò le proteste vivaci del delegato italiano ( on . Canepa ) , il quale giustamente osservò che non c ' era spesa a riunire una conferenza internazionale per votare simili banalità . Ma il rappresentante francese Du Castel rispose subito con un bel discorsetto , facendo presente " il prestigio enorme che una tale raccomandazione avrebbe ricevuto dalla sanzione della Conferenza ! " . I francesi avevano imparato la lezione perfettamente , e sorpassavano gli inglesi quando si trattava di recitarla , unendo alla fraseologia ricostruttrice di marca anglo sassone , la compostezza aulica di marca francese . La delegazione francese era anche - si noti - la più accademica di tutte . Ma in Francia , pare , i professori di università sono persone di spirito . François Poncet è professore di università , Massigli è un normalien , Camerlinck è un professore di università , Siegfried e Fromageot , rappresentanti del Ministero degli Affari Esteri , erano universitari anch ' essi ; per non contare poi la brillantissima équipe di universitari che , sotto la discreta guida di M . François Poncet , si erano divisi il compito delle informazioni alla stampa straniera : Eisenmann , Rivet , Hazard , Hesnard , Leger , Crémieux . Nella delegazione tedesca l ' unico effettivo professore .... faceva l ' interprete ! Viceversa , come vedremo , la delegazione tedesca aveva la sua venatura speciale nei delegati - giornalisti . Basata su questo reclutamento mezzo diplomatico - di - carriera e mezzo universitario , con evidente postergazione degli uomini di affari , degli alti burocratici e dei giornalisti , la delegazione francese , nel funzionamento dei subalterni , apparve ad ogni osservatore spregiudicato la più composta , la più aliena da dietroscena affaristici , la più pronta a rispondere al minimo cenno dei capi . Non so se tutte queste siano qualità politiche - ricostruttrici ; ma so che qualche ora passata al Savoy dava un ' idea di quel complesso di qualità che i francesi indicano con la locuzione : " avoir du crâne " : dava un ' idea di quello che può essere " le crâne " diplomatico . Isolata in mezzo alla Conferenza , circondata da osservatori acuti e ostili , la delegazione francese non conta ; - neppure da parte del personale in sott ' ordine - né una parola disgraziata , né una scorrettezza , né una gaffe , né una esitazione , né la manifestazione di un dissenso . Nei primi giorni della Conferenza , alcuni giornalisti berlinesi , basandosi su un avviso che parlava di " heures de réception pour M.M. les journalistes de langue allemande " , si azzardarono di mettere piede al Savoy : ma l ' accoglienza dei due gran maestri François Poncet e Carteron non lasciò loro dubbio che l ' avviso si indirizzava ... agli svizzeri e agli austriaci : e come per una parola d ' ordine , i rapporti furono pressoché interrotti con tutti i giornalisti tedeschi : intendo dire anche i consueti rapporti di cameratismo , che i tedeschi sarebbero stati volenterosissimi di iniziare . Se lo stile , nelle azioni umane , ha un valore , la delegazione francese - compresa la stampa relativa , e anche la stampa , di opposizione - era la prima e la più bella , delegazione della Conferenza . Barthou e Pertinax . Barthou era del resto il primo " sorvegliato speciale " nell ' ambiente della delegazione . Se ne temeva la impulsività che avrebbe anche potuto tradursi in adesioni e accondiscendenze pro - Conferenza . Per dissimulare il suo disagio , in talune riunioni pronunziava con tono vibratissimo le dichiarazioni più innocenti . Nell ' ultima seduta pubblica egli pronunciò con tale gallica prosopopea le parole di pacifica e , in fondo , conciliativa risposta a Rathenau , che Wirth , il quale non comprende il francese , chiese tutto allarmato a un addetto cosa stava succedendo , e se per caso la Conferenza non finisse a male parole . L ' irritazione di Barthou contro Poincaré era profonda : e convien dire che Poincaré non gli risparmiava reprimende ed addirittura mortificazioni . Alle 5 o alle 6 del mattino , Barthou si sentiva chiedere conto da Parigi di documenti presentati la sera precedente alla Segreteria Generale della Conferenza , e non ancora trasmessi in forma ufficiale alle varie delegazioni : questo buongiorno non è il più adatto per conferire un felice umore . Di più , a Barthou dispiacevano vivamente gli attacchi sui giornali , anche italiani e , sbagliando completamente tattica , più volte ( come in occasione della sua gita a Parigi ) fece , per mezzo di giornalisti francesi meno legati a François Poncet , intercedere per qualche complimento . Tattica completamente sbagliata , perché i complimenti dei giornali italiani erano altrettanti capi di accusa per lui . E l ' accusatore publico , per Barthou , era Pertinax . Ho potuto assistere una volta a un dialogo fra Barthou e un gruppo di giornalisti francesi , fra cui Pertinax . Non dimenticherò l ' aria provocante di quella faccia da bull - dog di Pertinax , uomo dalle mascelle quadrate e dal cattivo sguardo , e tutte le prevenienze appena dissimulate di Barthou per l ' oracolo dell ' Echo de Paris , Pertinax era effettivamente temuto alla delegazione francese : e molte delle sue intonazioni particolari , delle boutades da lui riferite , delle botte e risposte di cui egli si valeva nei resoconti delle sedute più riservate , erano l ' umile omaggio di Barthou o di qualche altro delegato , offerte a questo individuo " dal cattivo sguardo " , e sostanzialmente il frutto del ricatto continuato in danno dei diplomatici . Nessun altro giornalista francese ha informazioni di prima mano come questo signore , convinto di mendacio . Egli le drammatizza , cioè le sa far valere : ma sempre , nel suo papier , ci sono gli spunti da lui solo conosciuti , e predati della sua spregiudicatezza e delle sue aspre critiche . Il fenomeno Pertinax è interessante per conoscere usi e costumi della stampa francoitaliana . La figura del giornalista dei giornali d ' ordine , anzi nazionalistoidi : su cui aleggiano sospetti di sovvenzioni Governative ... o Consultive : e che lungi per questo dal servire docilmente il pagatore , si fa temere dal personale diplomatico , dai Ministri e dal delegati , ha anche da noi qualche bellissimo campione . E siccome , per ragioni ovvie , non posso fare noni , me la piglierò un po ' con l ' on . Sforza : il quale fu il primo nostro ministro che avrebbe potuto evitare il ridicolo che la Consulta debba pagare i critici dei ministri , e i telegrammi stroncatori spediti dalle riunioni internazionali ; e non lo fece : non lo fece per quella sua strafottenza mezza da toscanaccio e mezza da grand seigneur che di queste cosaccie se ne frega . L ' onorevole Schanzer , lui non é proprio il tipo da fare piazza pulita : non parliamo dell ' on . Tosti sottosegretario , che verso i Pertinax nostrani ha addirittura una specie di timore reverenziale . Ma torniamo a Barthou . Le bonhomme Colrat . Nell ' ambiente del Savoy , la stampa italiana ci bazzicava poco : et pour cause . Paul Hazard , addetto ai giornalisti italiani , e il suo successore non facevano che lamentare 1'assenteismo quasi completo delle persone da " informare " . Finché , l ' ultimo giorno , Barthou decidette di prendere congedo con un ricevimento offerto ai giornalisti italiani . Anche questo ricevimento fallì . Sotto gli occhi indagatori di M.M. Poncet e Carteron si intrufolò nel salone del Savoy il fiore del cafonismo conferenziale e stampaiolo . Barthou pronunciò un discorso assai sciocco , coi soliti ritornelli dell ' amore per l ' Italia : ma la buona educazione più elementare imponeva di starlo ad ascoltare . Invece ci fu un tizio che cominciò ad approvare , gravemente , col capo : un altro tizio , che aveva già dato saggi cospicui di villaneria , replicò al primo , mentre il ministro parlava : " Ma la smetta ! Non mi pare che in questo discorso ci sia tanto da applaudire ! ... " II povero Barthou fu il primo a ripigliare fiato dopo questo record della faccia rotta , e volgendosi gentilmente ai due interruttori , disse : " vous comprénez , Messieurs , que nous ne sommes pas a Palais Bourbon , je ne peux pas répondre à des polemiques " : e tirò via , con gran sollievo di M . Carteron , che aveva per un minuto temuto uno scatto di Barthou . Quando , pochi minuti dopo , l ' incidente fu riferito a Colrat , l ' altro delegato francese , questi , col più amabile dei suoi sorrisi , commentò la risposta di Barhtou così : " On voit bien que la failite de la Conférence lui a détendus les nerfs " . Botta che coronò degnamente tutta una serie di motti di spirito cui M . Colrat ebbe cura di infiorare i " lavori " della Conferenza . Il signor Colrat , sottosegretario alla Presidenza del Consiglio , aveva preso il suo partito fin dal primo giorno della Conferenza . Egli e Barrère rappresentarono la estrema destra della Delegazione : ma mentre Barrère , incartapecorito e arido , mandava avanti il lavoro di sabotaggio con mala grazia , Colrat rappresentava veramente , di fronte alla mitologia conferenziale e ricostruttrice , le bonhomme Margaritis di Balzac . Quando , bien repu de bartavelles et de vin de Bourgogne se ne usciva verso le due dal Savoy per avviarsi ai lavori della commissione economica , lo stecchino fra le labbra , godendosi il sole , era assai amichevole e alla mano , e parlava volentieri . " Ne touchez pas cette question la monsieur : quant à moi , je réconstruis l ' Europe ( e qui boccheggiava comicamente ) et je n ' en sais rien . Vous voyez : j ' ai travaillé de ce matin à dix heure jusqu ' à midi a réconstruir l ' Europe ( altro vario boccheggiamento ) et je vais maintenant encore à cette lourde tache " . Dopo che avevate ascoltato questi frizzi del signor Colrat , voi eravate fixés sulle sue opinioni . Tutti i giorni il " comunicato Colrat " faceva il giro di circoli discreti , e dei giornalisti francesi . Sua , per esempio , la definizione di Cicerin : " Il me parait un pion de collège , maltraité par les camarades " ; una definizione che esaurisce tutta la posizione e tutta l ' azione del delegato russo alla Conferenza . Ed ancora suo il motto sintetico della situazione , quando Lloyd George si arrabattava per far venire Poincaré a Genova : " Oh oui , je le comprends bien : après nous avoir culbertés , nous il voudrait culbertér aussi Poincaré " . E tanti altri , che non ricordo o che sarebbe ozioso aggiungere . Io penso che nel bonhomme Colrat Lloyd George abbia avuto , in Genova , il suo più ostinato e più forte avversario . Colrat riusciva a nascondere tutto il vuoto della condotta francese , tutta la meschinità della paura , tutte le miserie del misantropismo francese , tutta l ' aura antipatica che esalava da ogni telegramma di Poincaré . Per lui , il fallimento della Conferenza é stato qualche cosa di sicuro , fin dal primo giorno : e , comunque andassero le cose , egli era tanto saldo nel suo convincimento , che riusciva a diffonderlo attorno a sé , senza lunghi discorsi , col prestigio di un buon senso apparentemente terra terra , e con l ' arma di una arguzia bonaria e di buona lega . Apparentemente , la delegazione tedesca era molto meno inquadrata e molto meno stilizzata di quella francese . Mancava in essa la pattuglia di universitari che c ' era nella francese , e anche i diplomatici provenienti dalla vecchia diplomazia guglielmina erano pochi : von Simon , segretario di Stato alla Wilhelmplatze , von Mahlzahn , di cui parlerò dopo , e von Prittwitz , diplomatico dal nome fredericiano ma di orientamenti molto anglofili . Due o tre altri von contavano assai poco . Così , molti giornalisti restavano sconcertati dalla mediocrità dell ' ufficio stampa impiantato al Bavaria , e diretto dal Frhr . von Tucher il quale parlava un po ' l ' italiano ma non sapeva mai niente . Tutta la stampa italiana non desiderava di meglio che le " suggestioni " tedesche , ma i tedeschi erano troppo prudenti per impiantare un servizio aulico di informazioni come funzionava presso i francesi . Preferivano lavorare in altro modo . Ministerialdirektor Müller Direttore vero e ufficiale dell ' ufficio stampa era il Dottor Oscar Müller . Io lo avevo conosciuto di passata a Berlino , nell ' inverno del '20 , quando egli era ancora corrispondente dalla capitale tedesca per la Frankfurter Zeitung . Chiamato nell ' autunno del '21 ad occupare stabilmente una posizione nell ' alta burocrazia , il Müller giunse a Genova , con una parte di prima importanza : fu l ' unico direttore di Ufficio stampa che partecipasse alle riunioni dei capi della sua delegazione : e spesse volte vere deliberazioni furono prese dalla terna Wirth - Rathenau - Müller . Il marchese Visconti Venosta e Sir Edward Grigg , che poi avevano niente da fare con l ' Ufficio stampa , mettevano molta compiacenza a comparire nelle riunioni quotidiane dei giornalisti della nazionalità rispettiva : Oscar Müller , al contrario , non amava affatto le comunicazioni coram populo . Egli parlava con pochi giornalisti tedeschi di polso , e per mezzo di essi tirava nella scia governativa e rathenauesca tutti i pesci piccoli , tedeschi e ... italiani . Questo gli era facilitato dalla presenza a Genova di due giornalisti berlinesi , Theodor Wolff del Berliner Tageblatt e Georg Bernhardt della Vossische , che hanno nel giornalismo tedesco un ' autorevolezza come nessun giornalista italiano ha , corrispondentemente , nella nostra stampa : senza essere ufficiosi , si noti . Da noi , i due o tre giornalisti romani che hanno le loro grandi e piccole entrate alla Consulta , e che a Genova potevano , per esempio , parlare con Schanzer quando lo avessero voluto , non sono neppure essi ufficiosi , ma tanto meno autorevoli : anzi sono riconosciuti come emeriti fanfaroni . Il Bernhardt faceva parte , in qualità di perito , della Delegazione : e si vedeva meno . Ma Theodor Wolff riprese finalmente a Genova il suo ruolo di menager della stampa forestiera . Le sue informazioni erano sempre precise , controllate , raramente e , se mai , discretissimamente tendenziose : e , regalate così com ' erano da un " eminente collega " nessuno sapeva resistere alla tentazione di tenerne conto nel compito serale . In questo risultato finale ed essenziale , si chiariva tutta la superiorità dell ' accaparramento tedesco sugli " uffici " francesi dell ' Hotel Savoy . Un altro giornalista contava la delegazione , Hilferding : ma l ' ex - direttore della Freiheit era perito finanziario effettivamente e faceva poca politica , anche per il fatto che Hillferding si esprime con vero stento tanto in francese che ... in tedesco ; pare che le parole se le tiri su con la carrucola dal fondo dello stomaco : solo i congressi socialisti tedeschi hanno la sopportazione necessaria per un parlatore simile . Del resto , quei tre primi erano sufficienti alla bisogna ; la delegazione tedesca era quella in cui l ' opinione dei grandi giornali arrivava ufficialmente nelle più ristrette riunioni per mezzo del Müller , e le direttive ai giornalisti erano impresse con maggior sicurezza per mezzo di Bernhardt e Wolff . L ' imprenditore Rathenau L ' atto principale della delegazione tedesca a Genova - il trattato di Rapallo - è stato il risultato di una combinazione fra i sentimenti e i risentimenti di Rathenau , da una parte , e le opinioni ben salde e circoscritte del Freiherr von von Mahlzahn , capo dell ' Ost - Abteilung al Ministero degli Esteri tedesco , dall ' altra parte . I due uomini si incontrarono , e , ciascuno in base a motivi personali diversi , decisero di compiere quel gesto . Vediamo come ci si sia deciso Rathenau . Egli venne a Genova per compiervi " qualche cosa " . Rathenau è rimasto quale venti anni di attività industriale lo hanno foggiato : un grande intraprenditore moderno . L ' " affare " industriale ha semplicemente ceduto il posto , nella giornata di quest ' uomo , all ' " affare " diplomatico : il bisogno primitivo , direi infantile , dell ' azione , che è in fondo ad ogni intraprenditore di razza , egli lo ha portato entro il campo della sua attività diplomatica . L ' errore inevitabile in cui Rathenau è caduto è stato precisamente questo : ha creduto che la posizione del grande imprenditore e del grande diplomatico rispetto al guadagno , fossero identiche . Scrive Rathenau in un suo vecchio libro ( Reflexionen ) : " Io non ho mai conosciuto un vero uomo d ' affari , per il quale il guadagno rappresentasse la principale preoccupazione : e potrei affermare che chi è attaccato al guadagno personale di denaro , non può essere un grande uomo d ' affari " . Consideriamo come sua questa riflessione di Rathenau imprenditore . E pensiamo che quest ' uomo , per venti anni , dalla sua attività professionale è stato disciplinato a stimare autentici il successo industriale di grande portata , ed il guadagno in stretto senso ( cioè il successo immediato , controllabile dall ' oggi al domani ) ; che quest ' uomo ha continuato a pensare che per essere lungimirante , fecondo , bahnbrecher , occorreva , prima di tutto , saper concentrare l ' interesse sulla intrapresa : " L ' obbietto , su cui l ' uomo d ' affari accumula il suo lavoro e le sue preoccupazioni , il suo orgoglio e i suoi desiderii , è l ' intrapresa in sé , qualunque essa sia : fabbrica , banca , armamento , teatro , ferrovia . L ' uomo di affari non conosce alcun ' altra aspirazione , all ' infuori di questa : trasformare l ' intrapresa in un fiorente e forte organismo ... " ( Reflexionen ) . Ebbene : quest ' uomo è messo a dirigere la politica estera di un grande paese , è inviato ad una grande adunanza internazionale . Qual ' é il guadagno di un diplomatico , in questo caso ? Ottenere libertà di incontri , di discussioni , di combinazioni : ottenere la fiducia dei concorrenti : conservare la seggiola al tavolo , con su scritto il proprio nome . Questo " guadagno " immediato , precisamente , e non altro , Lloyd George serbava alla Germania alla Conferenza : e questo guadagno , precisamente , Rathenau era dispostissimo a neglettere o ad abbandonare , per concentrare il suo interesse sull ' impresa concreta cui da tempo attendeva von Mahlzhan : la conclusione di un totale e clamoroso - indispensabile quest ' ultima qualità ! - e clamoroso accordo con i Soviet . La storia di un appuntamento A questa predisposizione generica , si aggiunsero le mortificazioni ricevute , specialmente da Lloyd George . Rathenau è israelita . Del giudaismo , questo gli è rimasto : la vanità . Vanità di uomo superiore , ma che si tradisce ugualmente nell ' accuratezza un tantino ricercata e non sempre fine delle fogge di vestire , nel penchant alle comparse sensazionali in mezzo ad una folla convocata apposta per sentire le sue parole , nell ' abitudine , anche quando è en petit comité , a non poter fare due dichiarazioni senza il pulpito di una seggiola , di una scalinata , di un tavolo ; nella compiacenza manifesta di usare con padronanza assoluta le lingue estere : guardate che , mentre parla , egli continua a darsi all ' aplomb della giacca e dei pantaloni diligentissimamente stirati ... ( Ancora un riscontro di Cannes . Quando Rathenau - primo ministro tedesco che si presentasse al Consiglio Supremo non in condizione di accusato - espose in gennaio , dinanzi a Lloyd George , Bonomi e Briand , la situazione economica della Germania , cominciò con queste frasi testuali : " Tralascerò di usare della mia lingua , il tedesco , per risparmio di tempo , evitando l ' interprete : e solo per questa ragione . Mi esprimerò dunque direttamente in inglese , e poi tradurrò io stesso in francese . Solo per risparmio di tempo , ancora una volta - continuò rivolto all ' on . Bonomi - credo opportuno astenermi dalla traduzione in italiano chiedendone scusa all ' onorevole Primo Ministro d ' Italia " . Non si sa se rimanere più storditi dalla esibizione luzzattiana di questa prontezza poliglotta , o dalla ... squisitezza di tenere un tale discorso dinanzi a due uomini notoriamente e disperatamente monoglotti , come Lloyd George ... e Bonomi ! ) La vanità di Rathenau , nelle prime giornate di Genova , non fu risparmiata . Tre volte egli chiese un colloquio a Lloyd George , ma questi , ingolfato nelle discussioni del Club , gli fece tenere delle risposte in cui , stringi , stringi , c ' era questo : " Adesso non ho tempo " . L ' ultima richiesta e l ' ultima ripulsa furono scambiate il venerdì 14 aprile . Già in precedenza , Teodoro Wolff aveva invitato i maggiori giornalisti inglesi ad un ricevimento intimo nella Villa Croce - Sonnemberg , a Nervi . Non è verosimile che questo ricevimento a uomini legatissimi a Lloyd George sia stato indetto , nella previsione di burlarsi di loro e del loro patrono entro le 24 ore . Rathenau passò ancora in attesa la giornata di sabato , vigilia di Pasqua . Proprio alla sera , e proprio durante il ricevimento , da persone vicinissime a Lloyd George , fra l ' altro da M . r Garwin , Rathenau venne a sapere che all ' indomani il Premier inglese aveva intenzione di solennizzare la festa integralmente : messa e benedizione , partita a " golf " in giardino , gita in automobile lungo la Riviera , nientissimo di politica : si noti che chi dava queste informazioni era anche M . r Garwin , compagno ordinario di queste réjouissances domenicali . Credo che nella serata , Rathenau si sia lasciato convincere a firmare il trattato : e all ' indomani , Pasqua , andò a Rapallo . Nelle spiegazioni sulla propria condotta che Lloyd George dovette dare in seguito a Barthou , nel Club , egli disse fra l ' altro : " Io tentai di combinare un incontro con il Cancelliere del Reich e con il Dottor Rathenau nella giornata di Pasqua : ma la assenza del D . r Rathenau , che si trovava già a Rapallo , lo impedì " . Questa versione , Lloyd George la ripeté poi varie volte , anche in pubblico , e anche , il 15 giugno scorso , alla Camera dei Comuni : ed è esatta , ma disastrosa per la serietà , o per la riputazione di serietà , del suo autore . Il ministro Rathenau fece colazione all ' Eden , a Genova : e non partì da Genova prima del tòcco , anzi delle 14 . Lloyd George fece telefonare all ' Eden per avere un abboccamento con i ministri tedeschi verso quest ' ora , e non prima : non nella mattinata . Perché non lo fece prima ? Oh , mio Dio : soltanto al tòcco aveva incominciato a piovere come Dio la mandava : e durò tutto il pomeriggio di Pasqua . Lloyd George - secondo le solite relazioni degli intimi , ricercate come bollettini della salute della Conferenza - aveva passato la mattinata secondo il programma festivo stabilito : ma il tempaccio maledetto gli fece rinunziare al resto delle sue distrazioni pasquali , con suo grande disappunto . Conclusione : visto che , per colpa dell ' acqua , la gita in Riviera era impossibile , e che bisognava rimanere bloccati a Villa d ' Albertis , Lloyd George si decise a " combinare un incontro con il Cancelliere e con il D . r Rathenau " . " Ormai - avrà detto il Premier - ormai la giornata è sprecata ... Tanto vale sentire un po ' cosa vuol dirci colui , che per tre volte mi ha seccato con le sue richieste di colloqui ... " . Ma Rathenau era già a Rapallo . Con questa diligenza e con questa previggenza , Lloyd George affrontò l ' eventualità , a lui notissima , dell ' accordo russo - tedesco ! ... Il funzionario Von - Mahlzahn Rathenau - secondo me - stette indeciso fino alla vigilia della firma dell ' accordo . Ma v ' era nella delegazione tedesca un altro uomo che , al contrario , fu decisissimo a concludere fino dal primo giorno . Quest ' uomo era il Freiherr von Mahlzahn , presente alla Conferenza in qualità di Segretario della Presidenza del Reich , l ' autore vero del trattato , e il personaggio forse più interessante della delegazione . Vidi diverse volte il Mahlzahn dopo la conclusione dell ' accordo di Rapallo : egli era difficilmente accessibile , perché , com ' egli stesso diceva , ormai quasi disoccupato . Alto , biondo , sakko anzug , nessuna cicatrice studentesca che deturpi il viso regolare e calmo , nessuna abitudine a stringere le mascelle , a spalancare gli occhi alla maniera di Federico il grande , come non è difficile che faccia qualche consigliere segreto dell ' austro regime ; per darsi un " tono " . Mahlzahn è " schlicht " : è semplice . Più che diplomatico , egli si picca di essere un " menager " politico di grandi affari internazionali : e certo gli pare che questa sua forma di attività sia quella che più conviene agli affari dei suo paese : perché , da buon tedesco liberale , Mahlzahn ha una viva ammirazione per l ' Inghilterra , una vivissima per l ' America , e per i sistemi diplomatico - affaristici degli Anglosassoni . Ma egli rimane tuttavia radicato alla Wilhelmplatz : è prima di tutto un moderno funzionario prussiano , poliglotta , specializzatosi nello studio della Russia , dei diplomatici russi , delle possibilità di affari in Russia , che ha percorso nell ' ambasciata di Pietroburgo parecchi gradi della sua carriera , e che adesso vuole spremere fino all ' ultimo succo tutta la sua esperienza di russiches hand und heute . Egli vuole tanto - ormai - tirare le somme , che non ha neppure sentito il bisogno di andare in Russia dopo la rivoluzione : Mahlzahn ha catalogato la Russia , i suoi campi e le sue miniere , e ha portato il catalogo a Berlino , Ost - Abteilung ( Divisione Orientale del Ministero degli esteri ) . A Berlino , l ' accanito giovanotto che , dieci anni fa viaggiava in Russia ammucchiando appunti nelle sue tasche e nel suo cervello , ha ricevuto una patina di Berlinertums , di " berlinesismo " , é diventato un sedentario , ha preso un tantino il gusto a giocare il ruolo di Holstein del nuovo regime , conosciuto e apprezzato da pochi , potente ad influire sulle sorti dei molti : convinto che nella riparata oscurità della centrale della Wilhelmplatz , ci sono più saporite soddisfazioni che non nella legazione ad Atene , dov ' egli andò per non lungo tempo , e donde tornò via contentissimo . E poi a Berlino , città di diplomatici , ci passa tanta gente : ci passa , per esempio , anche " il signor Boggiano - Pico , incaricato diplomatico italiano per la Russia , di cui io ho potuto apprezzare tutta la conoscenza di cose nuove , e che , sono certo , a Pietrogrado avrà compiuto opera assai efficace " come dice il signor Freiherr , scrutandosi bene , per vedere se avete un sospetto almeno di quello che sia il Witz berlinese , la maniera sorniona di canzonare la gente . E poi , a Berlino c ' è maggiore probabilità di tirare le somme del lavoro compiuto . Se c ' è il Freiher von Mahlzahn con una esperienza così solida in materia russa , se c ' è una Ost - Abteilung affidata a lui , il coronamento inevitabile dev ' essere il trattato con la Russia , in sé e per sé , che io , Mahlzahn , ho il dovere di funzionario di preparare tecnicamente , senza preoccuparmi di ciò che non è del mio réssort , di ciò che non è meine sache , affare dell ' Ost - Abteilung : sia quel che voglio , magari l ' invasione francese , das ist nicht meine Sache . Verrà , deve venire il momento in cui il trattato sarà firmato : compito mio , punto d ' onore mio , è di affrettare quel momento . La conferenza di Genova , le predisposizioni di Rathenau a fare qualche atto clamoroso , e la prontezza di Mahlzahn ad approfittare della vanità offesa di Rathenau , diedero partita vinta al funzionario , e il trattato fu firmato . Durante tutta la durata della Conferenza , il nome di Mahlzahn comparve una sola volta sui giornali tedeschi : in una specie di spiegazione tecnica del trattato , ch ' egli diede qualche giorno dopo la firma ai giornalisti del suo paese . Sui giornali italiani non comparve mai . La stampa llyodgeorgiana lo trascurò , eccetto M . r Garwin , che lo chiamò addirittura un farabutto , cosa di cui il Mahlzahn parlava senza neppure una venatura di quella compiacenza che le ingiurie sogliono pur suscitare nelle persone insensibili alle lodi . Per questo superbo , per questo uomo del retroscena , la vendetta più squisita contro le male parole di Garwin consistette nelle preghiere che da Villa d ' Albertis gli furono rivolte dal " principale " di Garwin perché nei periodi di tensione con la delegazione russa , egli intervenisse a Rapallo : e questa vendetta se la assaporò per quindici lunghi giorni , negli incontri quotidiani cogli esperti alleati , che lo cercavano , lui , lo " sleale " secondo Lloyd Gecrge : il " farabutto " secondo M . r Garwin . Mahlzahn amava questo compito di sensale nascosto e indispensabile in diplomazia e nei grandi affari . Ricordo con che sapiente ironia parlava dell ' inutilità dell ' intervento dello Stato , con i suoi uffici , per invogliare i capitalisti a imprese russe . " Non è questo che occorre . Io non ho mai trattato di questi affari nel mio ufficio . Se a Berlino c ' è qualche industriale che ha delle idee per la Russia , io lo metto a contatto con le persone adatte facendoli trovare , che so io ? a colazione . Da me vengono : mi conoscono . Ma non verrebbero nel mio ufficio . Forse , però gli industriali italiani saranno meno diffidenti dei tedeschi : io questo non lo so , signore ... " . I giudizi di Mahlzahn sui delegati bolscevichi erano singolari , e diversissimi da quelli più accreditati . Fu l ' unico da cui udii dire che Litvinoff fosse l ' uomo più forte della delegazione , quello con cui bisognava stare in buona . Che gli inglesi avessero grande stima di Krassin non lo meravigliava , ma lo divertiva il grande conto che ne facevano : " Krassin è troppo inglese : è poco utile trattare con lui " . All ' infuori di questi e simili , apprezzamenti generici , non era però possibile saperne di più . Von Mahlzahn è uno splendido esempio di funzionario prussiano antico stile , trapiantato in mezzo alla americanizzazione crescente a vista d ' occhio , della vita politica ed economica tedesca e berlinese . Il trapianto , nel suo caso personale , è riuscito , e ha dato un uomo in cui l ' antica discrezione e limitatezza del funzionario prussiano sono riuscite a rimanere tenaci accanto a una grande capacità affaristica . Nei diplomatici tedeschi di qui a cinquant ' anni quella discrezione e quella limitatezza prussiana saranno scomparse e sarà tanto peggio per tutti . Anglofilia diffusa E quanto fosse diffusa , nelle persone dirigenti della delegazione tedesca , lo osservai per la prima volta al vivo , nel ricevimento cui ho già accennato , offerto da Theodor Wolff a Nervi , nel giardino della villa Croce - Sonnenberg , la vigilia di Pasqua , alla stampa inglese e americana . Queste cose si capiscono meglio del modo di farsi presentare la gente o dal modo di porgere la guantiera ad una tavola imbandita , che da cento discorsi reticenti e falsi . Mr . Garwin , il direttore dell ' Observer e l ' amico di Lloyd George , era il vero protagonista di quella grande riunione , e Rathenau cercò di fare una vera captazione di simpatie da parte del giornalista di confidenza del Premier . C ' era una ben grave umiliazione in questo ripiego , di far la corte al giornalista , non potendo parlare con l ' uomo di Stato ! Qui alla Villa Croce conobbi il Keynes , oggetto di una vera adulazione da parte di tutti i capi della delegazione tedesca . Il Keynes , un perticone inodoro , incolore , insaporo , dall ' aria ammoscita peggio della finanza mondiale , è però inglesissimo in questo : nell ' accettare i complimenti e le adorazioni tedesche come una specie di tributo obbligatorio . Durante quel ricevimento , egli se ne stette quasi sempre zitto e svogliato , mentre inutilmente Rathenau e la signora von Prittwitz conducevano inutilmente la conversazione in inglese , e tutti attendevano che l ' oracolo aprisse la bocca e sentenziasse almeno , come l ' antico Seneca , che i salami non sono salsiccie . In fondo , il beneficio che Maynard Keynes ha ricevuto dalla enorme reclame stamburatagli dai tedeschi , è immensamente superiore ai benefici che i tedeschi hanno ricavato dai suoi pagatissimi e inutilissimi articoli . Avevo già veduto Rabinadrath Tagore godersi l ' adorazione delle quarant ' ore da parte degli intellettuali di Berlino : a Nervi vidi Keynes godersi l ' adorazione delle five o ' clok da parte dei diplomatici . Nessuno , come i tedeschi , venera così le proprie invenzioni . La delegazione tedesca , durante tutta la conferenza , adorò una invenzione ad essa carissima : che gli inglesi fossero particolarmente ben disposti verso la Germania . L ' unico , forse , fra i delegati , che fosse meno propenso a questa anglofilia , e più vicino , tendenzialmente , alla politica continentale sostenuta dallo scarso e malinconico gruppo che fa capo alle Sozialistische Monatshelfe , era il Cancelliere Wirth . Lloyd George dovette capirlo , perché negli ultimi quindici giorni della Conferenza volle avere dei colloqui con lui senza Rathenau : e chissà quali balle gli avrà raccontato . Ma Wirth ha pochi ganci cui quell ' altro si possa attaccare . Anche nel personale subalterno , si trovava qualche elemento più diffidente verso le manovre inglesi : così , per esempio , lo Hilferding , che portava a Genova le vedute del Salon Cassirer di Berlino , il diffamato focolaio del riavvicinamento franco - tedesco . Ma erano isolati . Gli esperti e gli emissarii inglesi erano gli ospiti più graditi dell ' Hotel Eden , e Lloyd George ce li mandava a stormi . Quando sorse la polemica se e , nel caso , chi dell ' entourage di Lloyd George era stato preavvertito delle trattative con i russi condotta dal Mahlzahn , io commisi l ' imprudenza di pubblicare il nome di M . r Sidebothon . Ma il giorno dopo , avrò avuto altri cinque o sei nomi di persone diverse , e a me sconosciute , della delegazione britannica , che mi venivano comunicati , in tutta confidenza , da inglesi che speravano di poter fare , per mezzo del giornale locale , il pettegolezzo personale . Non pubblicai più niente : ma rimasi persuaso di questo : che per lo meno venti persone compresissimo Lloyd George erano tenute regolarmente al corrente dell ' affare che si covava a Rapallo .
LA DIPLOMAZIA ITALIANA A GENOVA ( ANSALDO GIOVANNI , 1922 )
StampaPeriodica ,
L ' italiano di maggior levatura e di più fine ingegno che fosse presente nel caravanserraglio , era indubbiamente ... Sua Eccellenza il Consigliere di Stato Giuseppe Motta , presidente della Delegazione svizzera . La Svizzera fa di questi tiri . Pare che nell ' ambiente particolarissimo della Confederazione , gli uomini delle tre razze possano purgarsi di molte sporcizie nazionali , e dar tutto il loro fiore . Quale hand tedesco avrebbe potuto conferire a Gottfried Keller quell ' intimo e pietoso sorriso , che lo fa il più moderno fra gli scrittori tedeschi ? Luigi Motta può dar l ' esempio curiosissimo di un diplomatico antico stile , che fa a meno di tutto il bagaglio bluffistico della ricostruzione , si tiene nei limiti del buon gusto e della serietà , e accontenta una moderna e pretenziosa democrazia : credo che a questo tour de force dell ' arte di governo un italiano possa arrivare solo dall ' ambiente cantonale , colla pratica di due altre grandi civiltà , con l ' educazione in paesi stranieri e con la lusinghiera sicurezza di non essere cittadino del Regno d ' Italia e suddito di Giolitti . Comunque , il signor Motta ci è arrivato . Io ebbi occasione di osservarlo in più occasioni , in colloqui privati , mentre la conversazione era condotta da terzi : e me lo potei godere tutto . Florido di persona , benevolo nel tratto , egli è un lusingatore di tutti i suoi interlocutori insuperabile : non ho mai veduto un uomo che sappia ascoltare così bene i discorsi altrui , li sottolinei con piccole approvazioni , con parchi cenni del capo , dia all ' altro , anche se è uno scemo , la soddisfazione di vedersi preso sul serio , che è poi la soddisfazione di cui gli uomini si ricordano di più . Mentre gli altri discorrono , il signor Motta si dispone in pose piene di rispetto e di dignità , che rivelano non l ' eleganza innata dell ' uomo di alta razza , ma la sorveglianza perseverante su sé stesso dell ' uomo arrivato dal basso , da umile gente , e che ormai sa far la sua figura nei salotti e nei consigli di Stato . Egli parla un italiano genericamente subalpino , senza tracce apprezzabili di lombardismi , un tantino - ma proprio un tantino così - impacciato , come chi è avvezzo ad esprimersi normalmente in lingue straniere . È un piccolo tic della pronuncia , che gli dà agio di prolungare la riflessione prima di emettere la parola : e soltanto ascoltando lui , io compresi quale immane esigenza è contenuta nella massima corrente e ripetuta " prima di parlare , pensaci " : uno sforzo terribile , che il signor Motta compie continuamente e coscienziosamente . Perciò le sue espressioni sono di una precisione assoluta : nel corso di una conversazione , il più possibile animata , egli ripete cinque o sei volte i termini ufficiali di una designazione : egli , per esempio , non ci disse mai " noi , svizzeri italiani " , il che sarebbe scorretto , per quanto usatissimo : ma " noi , svizzeri di lingua italiana " , che è l ' espressione ortodossa . E così via . Con questo linguaggio che ha la liscezza della maiolica antica e la dirittura di un piombino , il signor Motta riesce a dare l ' illusione della sincerità : ed è forse il più placido e imperturbabile mentitore del mondo . Normalmente , egli dialoga in questo modo : riprendendo quello che ha detto il suo interlocutore , e ripetendolo con molto maggiore arte e chiarezza ; perché egli , dalla prima frase capisce perfettamente dove l ' altro vuole arrivare e gli ripresenta ben refilate quelle idee che l ' altro aveva espresso confusamente e senza riflettere . Così il signor Motta ottiene , a ogni battuta , due vantaggi : non dice niente , e procura all ' altro il compiacimento di essersi espresso molto bene . Quando poi è messo alle strette , e deve rispondere categoricamente , allora egli dà fuori frasi di convenienza , ma in modo maestro . Egli fu uno dei più scettici attori della Conferenza , e riuscì a far credere di esserne un fervente : disprezzava profondamente i russi , convintissimo che con essi non si sarebbe concluso niente , ma si interessava con la massima buona grazia delle condizioni della vita in Russia : rese dei servigi a Rathenau , protestando dolcemente , a nome dei neutri , contro il regime delle sedute del club a Villa D ' Albertis , ma la lancetta di tutta la sua azione fu piuttosto francese , e punse di nascosto a più riprese la vescica conferenziale . La menzogna del signor Motta è la menzogna di grande scuola , la menzogna aulica , che sarà sempre necessaria ai più serii e onesti uomini di Stato . Quella del signor Lloyd George è la menzogna demagogica , necessaria per aizzare o addormentare i popoli , o per le " guerre giuste " , o per le " ricostruzioni " . Spostandosi dal Miramare dove alloggiava Motta al Génes dove si arrabattavano i russi , voi potevate incontrare gli uomini della menzogna di bassa lega , necessaria per sfruttare i popoli e viverci sopra : e l ' esemplare più bello era forse il Rosemberg . Ebreo e gobbo , costui si avvoltolava in un turbinio di circolari ballistiche e di foglietti réclame ch ' egli vi presentava con gli occhi loschi dell ' uomo che ha parecchie fucilazioni per vendette personali sulla coscienza , e sa che voi lo sapete . Ma di costui e di Rakowsky , e di tutti i moscoviti ho fatto proposito di non parlare . Dedicherò solo un ricordo al signor Cicerin . Cicerin . Fra gli altri diplomatici , atteggiamento del collegiale che è malignato dai compagni , e quando il professore di fisica fa gli esperimenti al buio , tutta la classe gli assesta scapellotti , ficotti , e bazzurre sulla testa . Manca assolutamente di quell ' aspetto dignitoso e virile , che è la bellezza di un militare o di un uomo di stato : occhi detestabilmente abborsonati , carnagione biancastra e facciata da pascià : un gaudente da harem , un uomo che par fatto apposta per essere lisciato dalle sue donne e leccato e perleccato dal cagnolo della concubina . Il ricostruttore della Nazione Le giornate di Genova restarono certo memorabili nella vita dell ' on . Facta . Durante tutto il periodo della Conferenza , il Presidente del Consiglio trasudò letizia : la letizia dell ' innocenza . La sua stessa figura tradiva la bonaria soddisfazione dell ' avvocato di provincia , arrivato dove mai si sarebbe sognato di arrivare . Io lo osservai in diverse occasioni . Durante le sedute solenni della conferenza , egli non comprendeva assolutamente niente dei discorsi dei suoi eminenti colleghi , e si rivolgeva al vicino on . Schanzer per spiegazioni sui punti applauditi , con gesti così impacciati che facevano fremere chi gli teneva il binoccolo puntato addosso . Il marchese Visconti Venosta e il commendator Giannini , seduti dietro a lui , gli davano ogni tanto gli schiarimenti del caso , ed egli li ringraziava con sollecitudine commovente . Nei ricevimenti ai giornalisti , italiani od esteri , il Presidente del Consiglio aveva veramente soggezione dei suoi interlocutori : di cui va ricordato qui solo Vettori , del Giornale d ' Italia , uomo di spirito e di incomparabile aplomb , dinanzi a cui mi par di vedere il povero Facta tutto premuroso , quasi pauroso di commettere qualche gaffe . Del resto , i ricevimenti formarono l ' attività più rilevante dell ' on . Facta durante la Conferenza . A Villa Cambiaso , in un gardens party offerto dal Municipio , Facta comparve in mezzo a un pubblico per lui adatto , composto cioè di impiegati municipali e signorine da marito . L ' autorità prefettizia aveva noleggiato degli applauditori che vollero essere troppo zelanti , gridando dalle finestre della villa , per un buon quarto d ' ora : " Viva Facta ! Viva il ricostruttore della nazione ! " . Chi non ha veduto Facta in quel quarto d ' ora ridicolo , non sa che cosa sia la fatuità trionfante . Liberato dall ' incubo dei colleghi uomini di Stato , e rimesso finalmente in mezzo alla buona gente di provincia , egli ringraziava , si profondeva sulla scalinata della villa , e a quelle grida faceva col capo di sì , di sì , come a dire che sicuro , che la nazione voleva ricostruirla lui , proprio lui ! ... L ' on . Facta rivelava , anche nelle piccole cose , una innocenza completa sul modo di presiedere la Conferenza . Nell ' unico grande ricevimento da lui dato alla Stampa internazionale all ' Hotel Miramare , questo buon uomo , pronunciato il suo discorso , si lasciò prendere in mezzo e sequestrare da una comitiva di studentelli , che , intrufolatisi nella folla , gli volevano fare firmare centinaia di cartoline - ricordo : e Facta , tutto rosso in viso , seduto a un tavolino da caffè , firmava e firmava con la massima diligenza , instancabilmente , assistito ... dal Prefetto di Genova , arruolatore delle claque , che con una aria di compunta ammirazione diceva - e lo avrà ripetuto venti volte - " Ah ! Quant ' è buono quell ' uomo lì " ! Tale e quale come se si fosse trattato di qualche santo . E di là , ad attendere i colloqui del Presidente della Conferenza , c ' erano i primi giornalisti del mondo ! Costoro , il signor Facta , forse non li conosceva neppur di nome . E ' dubbio , per esempio , ch ' egli sospettasse chi è il signor Wolff : altrimenti non sarebbe occorso il caso che questi , dopo aver ottenuto l ' appuntamento per una udienza , dovesse aspettare due ore nell ' anticamera di Palazzo Reale , e potesse essere ammesso solo dopo l ' intervento di un delegato italiano che capì tutta la stizza e il malcontento del potente pubblicista tedesco . Gli è che nell ' on . Facta affiorava nella sua forma più pacioccona e provinciale , quello che fu il difetto principale della delegazione italiana alla Conferenza : l ' aver mirato ad ottenere del " prestigio " , e l ' aver scambiato le adulazioni interessate per altrettante testimonianze di prestigio incomparabile . Come il suo capo , anche la delegazione italiana voleva essere acclamata " ricostruttrice " e diceva di sì e di sì quando gli imbroglioni glie lo gridavano dalla finestra . La figura di Schanzer La responsabilità principale di questo inebriamento spetta all ' on . Schanzer , il capo effettivo della delegazione . Ma 1'on . Schanzer non poteva comportarsi diversamente . La sua origine e la sua formazione lo rendono vittima predestinata degli adulatori . Verso coloro che dissentono dal coro , la sua diffidenza è morbosamente sospettosa . E ' inutile : la vita di quell ' uomo è dominata da due fatti : 1'origine israelita e anazionale , che si capisce che è stata sempre , per lui , fin dalla giovinezza , il cruccio delle ore : e le indegne umiliazioni subite nel periodo della neutralità che gli hanno innestato un invincibile sospetto di questo popolo di bèceri e di cafoni patrioti . Un esempio ? Eccolo . Negli ultimi giorni della Conferenza , Schanzer credette bene di invitare Lloyd George ricevendo la stampa , e annunciando che era a disposizione dei signori giornalisti per le domande che volessero avanzargli . Ma sì ! Questo era lo scenario : in realtà , Schanzer è incapace di improvvisare le risposte come fa Lloyd George : e fin qui non c ' è proprio niente di perduto , anzi , ci sarebbe da lodarlo . In quella riunione , un collega compiacente si alzò subito , e con una domanda combinata diede occasione a Schanzer di pronunciare il discorso già bell ' e preparato : piccoli artifizi perdonabili , in quell ' epopea della menzogna che fu la Conferenza . Tuttavia , quando il discorso fu spacciato , bisognò che Schanzer sottostasse all ' ònere di qualche domanda ex - abrupto . Cosa volete ! Il primo che s ' alza su fu un incorreggibile menagramo , che gli pone la domanda seguente : - Il signor ministro può dirci che cosa ha deciso la prima sotto - commissione sulle sorti della Galizia Orientale ? Lo sguardo che l ' on . Schanzer gli lanciò dalla parte opposta del salone , non è facilmente dimenticabile . A quell ' onesto e probo italiano , che ha però la disgrazia di pronunciare la nostra lingua con un accento che ricorda quello dei funzionari tedeschi del Lombardo - Veneto , questa domanda spensierata parve certo una insinuazione sanguinosa rispetto alle sue origini così malignate . Rispose poche parole impacciate , tagliò corto alle domande successive , disse affrettatamente due frasi di congedo , e con la prima scusa mal scelta , di dover andare a firmare il trattato italo - polacco ( che viceversa egli veniva appunto dall ' aver firmato ) se la svignò , fra timoroso e indignato . Questo è l ' uomo delicato e vulnerabilissimo , che cadde nelle grinfie a Lloyd George . Distrazioni compiacenti L ' opera di captazione di simpatie da parte di Lloyd George verso la delegazione italiana e il Ministro Schanzer cominciò al giorno dell ' arrivo e terminò ... alla colazione del Miramare e annesso " muro romano " . Nulla di più esilarante dell ' ammirazione che gli inglesi ufficiosi ostentavano per l ' energia dimostrata dall ' on . Facta durante la prima seduta . Lloyd George che si compiace della energia di Facta ! ! ! ... Quando questo compiacimento fu riferito al destinatario , costui cominciò a credere di possedere un pugno di ferro nel guidare la Conferenza : e il peggio è - lui disgraziato ! - che se ne vanta con qualcuno ! Come dicevano all ' Hotel Savoie quelli della delegazione francese : " cet excellent monsieur Factà ... " . Con Schanzer , la cosa procedette più finemente . Lloyd George , in due o tre episodii , lusingò Schanzer irresistibilmente . Così fu dopo tutta la farsa dell ' accordo russo - tedesco , e dell ' indignazione a un tanto il metro dimostrata da Lloyd George . Nella seduta celebre a Villa D ' Albertis , presenti anche i rappresentanti della Piccola Intesa , Lloyd George diede in escandescenze . Egli voleva senz ' altro intimare alla Germania lo sfratto dalla Commissione politica : voleva di qui , voleva di là ... Qualcheduno si persuase perfino che il Giove Tonante volesse sul serio . Schanzer , che presiedeva , intervenne per moderarlo , per introdurre nella nota a Rathenau frasi conciliative . Dopo un po ' di tira e molla , Lloyd George , con parole altamente deferenti per il ministro italiano , dichiarò di accedere al desiderio da lui espresso . Eh , no : sono soddisfazioni che un galantuomo come l ' on . Schanzer non le dimentica : tanto più che 1'on . Schanzer apparteneva alla minoranza che s ' era lasciata persuadere che il Giove Tonante volesse sul serio ... Naturalmente , la riconoscenza dell ' onorevole Schanzer si esplicò in tutte le occasioni e lo spinse anche a fare figure non brillantissime.Valga per tutti questo caso . Il 14 maggio , Domenica , la delegazione russa fa avere a Schanzer una nota di protesta contro la sua esclusione dalla Commissione mista , che doveva discutere su non ricordo quale farsa .. Contemporaneamente , i russi comunicano la nota - protesta alla stampa . La nota , per essere una nota , era abbastanza interessante : e veniva a guastare tutte le elaborate macchinazioni di Lloyd George per far trangugiare ai francesi la Commissione mista e i suoi ammennicoli : cioè veniva a rinforzare e giustificare le riluttanze francesi . Schanzer riceve la nota , e la tiene per sé . Barthou , non essendone ufficialmente informato , non la comunica a Parigi . Ma alla delegazione francese c ' erano gli informatori zelantissimi di Poincaré : e la sera stessa di Domenica Poincaré era in possesso della nota e mandava un telegrammino a Barthou , che certo non conteneva dei complimenti . Va da sé , che Barthou si recò alla seduta del club a Palazzo Reale un po ' coi nervi tesi per tutto questo giro e rigiro di note e di sornioni silenzi . Lloyd George aveva fatto sapere a Schanzer che della nota russa bisognava discorrerne il meno possibile . Schanzer lo compiacque goffamente , come sogliono gli onesti allorché si permettono di aderire ai desideri ... degli altri . La mattina del Lunedì , ricominciano dunque i cosiddetti lavori . Al principio della seduta Schanzer riprese ad esporre il progetto della risposta ai russi voluto da Lloyd George , come se da parte russa nulla fosse intervenuto . Il signor Barthou stette ad ascoltare con aria socratica la relazione di Schanzer e soltanto quando il ministro italiano ebbe finito osservò dolcemente , come il Maestro in un dialogo platonico : - Se permettete , vorrei richiamare la vostra attenzione su un documento trasmesso dalla Delegazione russa ... Su un documento che la Delegazione francese non conosce se non indirettamente ... La cronaca - e questa mia è cronaca di fonte francese - non dice se il Ministro Schanzer e il signor Lloyd George abbiano emesso l ' " Ah , già ... " cui ricorrono tutti i finti distratti quando sono presi in castagna . Ma , insomma , per quanto fosse penoso discorrere della nota russa , Schanzer e Lloyd George dovettero sorbirsi il resto delle osservazioni di Barthou , progressivamente sempre meno soavi : - Una nota russa è stata presentata ieri sera alla Presidenza della Conferenza , e la delegazione ne ha dato comunicazione alla stampa . Noi non sappiamo se la nota in circolazione sia esatta , e desidereremmo che ce ne fosse data conoscenza . Nel testo integrale , si capisce ... Schanzer confermò che domenica , a ora tarda , gli era stata consegnata la nota di Cicerin . Ma nessuno potè levare di testa ai francesi che il ministro italiano avesse perpetrato il tentativo di livragare un documento ufficiale , comunicandolo con ritardo . Ecco come sorgevano impressioni e risentimenti , infondati data l ' onestà di Schanzer , ma coloriti di giustificatezza data la sua evidente docilità alle manovre inglesi . Ebbe mai l ' on . Schanzer un momento di lucidità , sulla parte che il gran maneggione e pasticcione inglese gli faceva fare ? Forse un raggio riuscì a penetrare nella fitta tenebra quando si scatenò la polemica francese contro gli accaparramenti petrolieri iniziati sottomano da parte inglese a Santa Margherita presso i russi . Schanzer si impaurì del chiasso dei giornali , e temette di doversi presentare alla Camera " senza petrolio " . " Come farò , come farò - avrebbe egli detto a un suo intimo consigliere - quando mi accuseranno di tornare a mani vuote anche di questo ? " . Poi le assicurazioni date con una serietà di pénce - sans - rire dagli ufficiosi inglesi lo tranquillizzarono . Scomparso il lume del petrolio , tornò il buio attorno al cervello dell ' on . Schanzer . I Consiglieri di Schanzer E il ministro Schanzer , in questa sua ansia di essere utile ... alla Delegazione inglese , non trovava alcuna rèmora negli uomini , anzi nei due uomini che gli stavano più da vicino : il Marchese Giovanni Visconti Venosta , segretario generale della Delegazione , e il Comm . Giannini , e che godevano intierissima la sua confidenza . Il marchese Visconti - Venosta è un uomo che , quando vuole esprime il suo giudizio su chi non crede che Lloyd George sia il più grande uomo di stato vivente , ricorre a questa formula curiosa e rivelatrice : " Il tale deve avere una mentalità francese " . Con questo , il tale è compatito ma condannato : e il marchese assume verso di lui un atteggiamento di diffidenza mal celata , che contrasta con la sistematica e premeditata piacevolezza delle sue maniere verso tutti coloro che ... egli crede non abbiano la " mentalità francese " . Uomo di arguzia fine e di risposta pronta e sottile , non è però uomo di spirito perché è permaloso . Questa sua permalosità si rendeva manifesta in un timore esagerato e quasi ridicolo , degli attacchi della stampa . Fu lui , io credo , a creare nella Delegazione italiana quella aspettativa esigente delle approvazioni universali : tutti dovevano dire e stampare e credere che l ' azione della delegazione era lungimirante e provvidenziale : e in realtà , tranne poche sfumature , durante quaranta lunghi giorni la delegazione italiana fu circondata da un coro di lodi che le altre delegazioni non conoscevano neppure da lontano . ( Chi stonava , Visconti - Venosta quasi gli levava il saluto ! ... ) . Questa preoccupazione di " fare star buona " la stampa , indusse il Visconti Venosta ad assumere egli stesso l ' ònere delle comunicazioni alla stampa , saltando a piè pari il comm . Amedeo Giannini , e il pleonastico sen . Artom : non sappiamo con quale soddisfazione di queste due egregie persone . E ' doveroso riconoscere che , specie nell ' ultimo periodo della Conferenza , le comunicazioni del marchese erano le più spirituelles e le più complete della Conferenza : e che il marchese - a prescindere da qualche accentuato complimento verso i giornali più temuti dalla Consulta - adempiva le sue funzioni di informatore con una perfetta pubblicità , senza cioè informazioni à coté per " persone grate " . Il commendatore Giannini è il perito dell ' Italia : perito per i cambi , perito per la ricostruzione russa , perito per la ricostruzione europea , perito in " tutt ' e cose " . Nascosto in una fitta schiera di ventinove colleghi , tutti nominalmente periti a egual titolo di lui alla Conferenza , egli però li scavalcava tutti e ventinove , pistonato attivamente nella considerazione di Schanzer dalla fama di essere uomo espertissimo degli inglesi , e tesoreggiato addirittura dal signor Grigg e compagnia . Per esempio , quando le trattative con gli jugoslavi , trasportate a Palazzo Reale , ricevettero un nuovo impulso dalla iniziativa di Lloyd George , presenziarono in nome del " principae " l ' inglese M . r Gregory e l ' italiano comm . Giannini ; e noi tutti potemmo ammirare la versatilità inaudita di quest ' uomo , che dalla ricostruzione dell ' immensa Russia , passava a discutere - forse per distrarsi - se attorno a Zara ci devono essere dieci o quindici chilometri di zona franca ... Il perito in " tutt ' e cose " invidiava al minor collega Lucciolli perfino quei dieci o quindici chilometri di caccia riservata ! Un meridionale proveniente dalla burocrazia non è ingenuo come un diplomatico di carriera e di razza : ed il commendatore Giannini sa trattare col pubblico meglio che il Marchese Visconti Venosta , parlando di buon grado a chiunque lo interpelli , ma riservando le lecite informazioni agli amici del cuore : egli ne ha così di potenti , che non lo abbandoneranno mai . La sua ammirazione per Lloyd George è illimitata , degna di un diplomatico ... portoghese . Nel bellissimo episodio dell ' alleanza italo - inglese impostata sulle imbandigioni del Miramar ; battezzata dalle insulsaggini Lloyd - georgiane del muro romano , e varata da quasi tutta la stampa italiana , credo che il comm . Giannini abbia avuto una parte : se egli , alla sera , avesse detto una parola di scetticismo a chi di ragione , sarebbe rimasto risparmiato alla Consulta il ridicolo di un emballement per legami anfitrionici e non diplomatici , smentiti brutalmente quindici giorni dopo dai giornali inglesi . Il comm . Giannini , uomo certo accortissimo , non si è ancora capacitato ch ' egli può essere perito di " tutt ' e cose " , fuorché del cuore di Lloyd George . Cose che succedono agli innamorati devoti . Il Conte Zio di Santa Margherita Ho accennato a quest ' altra avventura , svoltasi à coté della Conferenza , sotto la presidenza di Sua Eccellenza Tosti di Valminuta , alloggiato all ' Hotel Guglielmina a Santa Margherita . L ' on . Tosti - presidente della Lega Navale di Roma : e non aggiungo altra caratteristica - considerava le trattative come un campicello affidatogli , perch ' egli ne traesse diplomatico sostentamento durante la Conferenza . Gentiluomo ospitale e cortese , egli si imbronciava solo quando qualcheduno gli esprimeva la speranza di una prossima conclusione : tal e quale come il Conte Zio : " Son cose spinose , affari delicati .. reverendissimo padre " . E qui , invece di gonfiar le gote e di soffiare , stringeva le labbra , e tirava dentro tant ' aria quanta ne soleva mandar soffiando . Il dialogo , caratteristico , si apriva regolarmente così : - Può dirmi , Eccellenza , come procedono le trattative con la delegazione jugoslava ? - Trattative ? ! Trattative ! Non sono trattative . Io non mi trovo qui per trattare . Io ho semplicemente l ' incarico di condurre delle conversazioni , così , per esaminare se vi sono dei punti di contatto , delle vedute comuni da cui si possa procedere oltre ... Voi comprendete , c ' è una differenza fra " trattative " e " conversazioni " . Le trattative verranno poi . Per ora sono semplici sondaggi in questioni delicatissime , che io compio approfittando della presenza dei ministri jugoslavi . I quali - e questo posso dirlo - si sono volenterosamente prestati a queste conversazioni , a questi tastamenti di terreno assolutamente preliminari ... Ad ascoltare questo anfanamento , c ' era da indignarsi contro un uomo che parlava così , quando due paesi attendevano semplicemente l ' esecuzione di un trattato firmato diciotto mesi prima ! E faceva pena vederlo , lui , l ' on . Tosti , così aperto e giovialone , cercar di incupirsi per persuadere l ' interlocutore che bisognava far sembiante di giudicare disperate le trattative per non mettere in sospetto i croati contro i serbi , per non aizzare il delegato dalmata Krstéls contro il collega Nincic , serbo , e altri poveri machiavellismi di questo genere , che rivelavano nell ' on . Tosti soltanto una concezione falsa e un disegno egoistico ; la concezione che i ministri jugoslavi fossero in disaccordo fra loro , e il disegno di tirare in lungo le trattative . Questo disegno era egoistico per questo : l ' on . Tosti voleva avere qualche titolo legittimativo per restare sul palcoscenico della Conferenza ; se le " conversazioni " concludevano qualche cosa , il titolo legittimativo veniva meno , e il palcoscenico doveva essere abbandonato , non essendo l ' on . Tosti membro della delegazione alla Conferenza ( e il non avervelo nominato fu un errore dell ' on . Schanzer : c ' era dentro mezza Italia ! ) . Alcune delle questioni che formavano oggetto delle trattative erano assolutamente ridicole . Non ci sono in Italia cento italiani disposti ad interessarsi delle validità delle lauree italiane in Jugoslavia , e forse non ce ne sono mille che siano disposti a subire il disturbo minimo perché Zara abbia quindici chilometri di zona franca . Ci sono , sì , i folli che sostengono che si deve conquistare la Dalmazia : ma anch ' essi presentano il vantaggio di infischiarsi del modo con cui si eseguisce il Trattato di Rapallo . Delegati italiani , e jugoslavi hanno discusso per mesi di particolari di così scarsa importanza , che essi hanno avuto persino vergogna a confessarla ; e questo fu il primo motivo del gran segreto che nascose quelle trattative . In questo furono aiutati dai giornalisti delle due nazioni : in Italia ci sono cinque o sei individui che possono legittimare la loro attività in un giornale soltanto in quanto c ' é una rogna diplomatica cogli jugoslavi da trattare competentemente : inutile dire che l ' on . Tosti era sapientemente fiancheggiato da costoro nel compito di rendere iperbolicamente ardue le trattative di Rapallo . Il senatore Contarini , che forse non era così " specializzato " nella rogna adriatica , e può far strada anche quando quella rogna non si gratterà più , era quindi la bestia nera di tutti questi canonici della " questione adriatica " : compreso l ' on . Tosti . Anzi passava per rinunciatario addirittura . Il propagandista Orlando Questo " clou " di mantenuti della questione adriatica , dunque , ostentò un grande allarme quando si seppe che , in un saloncino del Bristol , c ' era stato una specie di convegno riservato fra uomini politici concordi nel desiderio che le trattative arrivassero in porto , e disposti poi a compiere un ' opera personale di riavvicinamento dei due paesi , e soprattutto di diffusione di notizie precise sulla situazione reciproca . Da parte italiana v ' erano i soliti " rinunciatari " assai più conosciuti nel limbo della questione adriatica di quel che non sia Barabba nella passione di Cristo : da parte jugoslava , presenziarono i ministri Nincic e Antonievic , pur rimanendo l ' iniziativa di natura strettamente privata . Inutile diffondere : sui risultati perfettamente accademici di questi incontri . Tutto culminò poi in una modesta e innocentissima colazione , offerta dagli italiani agli jugoslavi , e che diede origine a intimidazioni dei fascisti indigeni , e a ciarle sfondolate , in cui si favoleggiò di un sontuoso banchetto coronato da brindisi auspicanti per lo meno alla rinuncia di Udine e di Palmanova . Comunque , la riunione al Bristol avvenne alle 26 del 4 maggio . In essa si era parlato - ma rinunciandone l ' attuazione a trattative concluse - di una Lega italo - jugoslava , a scopo di cultura e di propaganda . Due ore dopo , uno dei partecipanti di quella riunione si incontra a Palazzo Reale con Schanzer . - So che hanno avuto , oggi , una piccola riunione con delle personalità jugoslave , comincia il ministro in tono agrodolce . - Mi congratulo con il suo servizio di informazioni , che è ottimo davvero , Eccellenza . - Ma io posso dirle anche chi c ' era : il tale , il tale , il talaltro ; - e Schanzer snocciolò tutti i nomi con l ' aria soddisfatta del ministro di polizia che ha fra le mani l ' elenco dei congiurati . - E posso dirle ancora che loro hanno progettato una specie di Lega italo - jugoslava ... - Ah , sì : ma se ne parlò solo molto vagamente . - E su chi avrebbero messo gli occhi per presiederla ? - continua il ministro . - Le ripeto , - ribatté l ' altro ; - che la cosa fu appena accennata . Ad ogni modo , in via di ipotesi , noi s ' era pensato a qualche nome poco compromesso , come , per esempio , quello del senatore Ruffini ... - Eh , sì ! certo , Ruffini sarebbe adattatissimo . Ma c ' è anche qualche altro personaggio di prim ' ordine , che darebbe volentieri la sua opera , a fine di propaganda e di intesa reciproca italo - jugoslava , e sarebbe anche disposto ad andare a Belgrado a tenere delle conferenze ... - Ci consigli pure , Eccellenza . - L ' onorevole Orlando ... Faccia attonita dell ' interlocutore . - Sì , sì , le dico , l ' on . Orlando si assumerebbe volentieri , io credo , questa responsabilità . Il dialogo finì li , e anche il progetto della Lega finì lì . Ma questa uscita del Ministro Schanzer è rivelatrice di nuovi orizzonti Schanzeriani e Orlandiani . Orlando , l ' uomo di Parigi , pronta ad andare a Belgrado a tenere conferenze : Schanzer , che messo davanti alle strette delle trattative , dell ' abbandono della terza zona dalmata e delle temutissime minacce dell ' Idea Nazionale cerca nell ' uomo di Parigi e nella Lega italo - jugoslava il parafulmine per le insolenze nazionaliste . Ma poi , tramontato questo espediente , la paura di fronte ai padroni segreti della Consulta riprese il disopra , e Schanzer lasciò capire a Nincic che l ' abbandono della terza zona era impossibile per riguardi parlamentari . Quando Nincic partì per Belgrado , portando questa coraggiosissima risposta , faceva veramente l ' impressione di un uomo mortificato . Tutte le faziose conversazioni col Conte Zio di Santa Margherita non avevano concluso ad altro che a comprometterlo dinanzi alle scimmie urlatrici di casa sua , quelle di Belgrado . Partendo , il Nincic accennò chiaramente all ' arbitrato previsto del Presidente della Confederazione Svizzera dal Trattato di Rapallo , come all ' unica via d ' uscita : e l ' on . Schanzer probabilmente , avrebbe accettato questa brusca soluzione che , se costituiva una crisi nei rapporti diplomatici fra le due nazioni , liberava però lui , Schanzer , delle responsabilità più temute verso ... l ' Idea Nazionale . Tutti sanno poi che l ' intervento larvato di Lloyd George diede agli affari una nuova piega : il " conversatore " Tosti fu messo in disponibilità , e il comm . Amedeo Giannini , quasi per confondere fin il ricordo della misteriosa colazione dei rinunciatari , offrii in nome del ministro un banchetto alla stampa italo - jugoslava : un banchetto , questo sì , veramente sontuoso , cui intervennero anche i custodi ideali dei quindici chilometri di zona franca attorno a Zara . Con l ' alleanza inglese in saccoccia , l ' on . Schanzer prendeva coraggio . Se su qualche chilometro attorno a Zara si era ceduto , in compenso si prevedeva imminente la conquista ... del muro romano ! ...
DIVISIONE DI LAVORO UNIVERSITARIA ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Le ultime leggi sull ' istruzione superiore , le quali avevano lo scopo di migliorare la situazione economica dei professori universitari , sono riuscite , come era naturale , un bel monumento di ipocrisia demagogica . Prima della guerra , il professore ordinario partiva da uno stipendio di 7000 lire ed arrivava ad un massimo di 10.000; e poiché queste lire erano lorde di imposte e di ritenuta pensioni , lo stipendio effettivo andava da un minimo iniziale di 6100 ad un massimo finale di 8500 lire nette . Sarebbe bastato moltiplicare per tre queste cifre portando il minimo a circa 18.000 ed il massimo a 25.000 lire nette , perché i professori , pur sopportando una perdita , a cagion dell ' aumento più accentuato nel costo della vita , fossero contenti e non se ne parlasse più . Purtroppo , i professori universitari hanno nel mondo una brutta fama di mangiapani a tradimento : quelle tre ore settimanali di lezione e quei quattro o cinque o sei mesi di vacanze effettive fanno un gran dispetto al resto dei mortali , e specialmente a quei parecchi deputati , che hanno nutrito nei verdi anni l ' aspirazione a diventare anch ' essi professori di università , ma non ci sono riusciti od hanno dovuto fermarsi alla libera docenza , perché la chiacchiera , di cui sono abbondantemente forniti , non è un viatico bastevole per forzare il tempio della Scienza . Di qui l ' antipatia e quasi l ' odio cordiale dei moltissimi deputati per i professori . Siccome tra questi ultimi ci sono sventuratamente anche dei politici sopraffini - e ne sia prova il contingente esagerato che gli universitari danno al Parlamento ed al Governo , peculiarità che non trova riscontro se non forse in qualcuno degli Stati nuovi sorti dalla guerra - fu subito trovata la via per risolvere il conflitto tra l ' antipatia parlamentare , che avrebbe lasciato volentieri morire di fame i professori e le necessità di questi di vivere . Bisognava lasciare agli uomini politici la soddisfazione maligna di far cosa spiacevole agli universitari , pur ottenendo l ' intento di compensare in parte costoro del danno di cui essi , insieme con tutte le altre categorie di impiegati pubblici , erano rimasti vittime da quando cominciarono ad essere pagati in moneta falsa invece che in moneta buona . Si disse : il professore universitario guadagna troppo poco , perché lavora troppo poco . Facciamogli fare tre ore di più di lezione alla settimana e diamogli in più un fisso di 6000 lire all ' anno , più una partecipazione alla tassa variabile da 2500 a 6000 lire . Le tre ore in più le faccia , sia assumendo un secondo insegnamento scoperto nella sua facoltà , o scuola , sia facendo un corso di cosidette esercitazioni ai suoi allievi . Non parlo del fastidio che ne venne e ne verrà agli allievi ; i quali dovrebbero , se questo ordinamento si avverasse sul serio , correre da mane o sera a sentir professori e ad esercitarsi sotto la loro scuola , e non avrebbero più tempo e modo , - parlo degli scolari studiosi ed intelligenti , ché gli altri non vanno a scuola o sarebbe meglio se ne stessero lontani , - di studiare sui libri e meditare le cose sentite e lette . Ma è la concezione medesima del professore universitario , come colui che fa lezione e deve essere premiato se ne fa molte e punito se fa altro , la quale merita di essere esaminata . L ' uomo della strada e quello che fa le leggi considerano il professore universitario sotto la specie delle tre ore settimanali ; e le trovano irragionevolmente poche , perché in 50 o 60 ore annue non si può svolgere un corso " completo " , perché i professori sono tratti dalla brevità del tempo a parlare di un solo " capitolo " della materia ; ed i discepoli escono dall ' università asini in tutto il resto e sono bocciati agli esami di concorso agli impieghi a cui aspirano . L ' ideale medio o comune del professore presso i bravi padri di famiglia sarebbe quello di una persona incaricata di svolgere " tutta " la materia in modo " pratico " , cosicché il rampollo potesse , ricevuta la laurea , senz ' altro esercitare una professione o coprire un impiego . E poiché l ' Università non riesce , non è mai riuscita e non riescirà mai in nessun paese del mondo a questo grottesco risultato e sarebbe un disastro se ci riuscisse , così si grida al fallimento dell ' università e si conchiude che i professori sono fin troppo pagati e bisognerebbe ridurre loro lo stipendio . Bisogna riconoscere che gli universitari hanno contribuito a queste deplorevoli conclusioni dell ' opinione politica e volgare , non reagendo abbastanza energicamente contro la premessa da cui logicamente derivano le 6 e deriveranno le 12 ore : che cioè l ' ufficio per cui essi sono esclusivamente e principalmente pagati sia quello di far lezione . Io dico che invece gli uffici sono tre : di studioso , di insegnante e di esaminatore ; distinti nettamente l ' uno dall ' altro e tali che in un ideale ordinamento degli studi dovrebbero potere essere separati anche nelle persone che li coprono . Viene primo , per valore spirituale , per importanza sociale e per interesse pubblico l ' ufficio di studioso . Direi che è il solo ufficio il quale debba essere rimunerato dallo Stato , perché il solo per cui è impossibile trovare una clientela disposta a pagare il prezzo dei servizi resi in contraccambio alla collettività . Che lo studioso sia utile a questa non v ' è dubbio ; scopre le verità nuove , scientifiche , pure , da cui deriveranno col tempo applicazioni pratiche di gran momento ; crea , con le ricerche storiche filologiche e morali quell ' ambiente avido di sapere in cui soltanto può formarsi una classe dirigente colta , capace di condurre una nazione a grandi destini . Ma nessuno è disposto a pagare la scoperta di una verità di scienza pura . Sono merci senza prezzo , perché il loro pregio è così grande e così diffuso , eleva talmente il tono dell ' intiera società , che nessuno si sente in obbligo in modo particolare di far domanda , offrendo un prezzo , di verità pure filosofiche , matematiche , fisiche , economiche , storiche . La verità pura non può essere oggetto di privativa . Egrave ; come l ' aria , che tutti godono , senza pagarla . Perciò lo scienziato puro , se non è ricco di casa sua , sarebbe destinato a rimanere nudo ed affamato , se la collettività non venisse in suo soccorso . Benedetto Croce fu il maestro della nuova Italia e non ebbe mai alcuna cattedra ; ma avrebbe potuto fare a meno di chiederla , se non fosse stato provveduto di mezzi suoi , che gli consentirono di pensare e di scrivere tranquillamente , senza preoccupazioni materiali ? Quanti sono questi scienziati puri , i quali hanno diritto ad essere mantenuti dalla collettività , perché essi fruttano a questa il mille o il milione per uno ? Evidentemente pochissimi . Forse in ogni paese si possono contare sulle dita ( di una mano ; ed a volere , come del resto è giusto , tener conto non soltanto dei Benedetto Croce o dei Galileo Ferraris , ma anche di quei più modesti indagatori , che scavano in terreni inesplorati , suscitano curiosità , provocano indagini altrui , se pure non giungono propriamente essi alla scoperta della verità nuova , difficilmente si può supporre di superare il centinaio . Cifra elevata quella di cento ; forse non toccata neppure usando larghezza di criteri . Errerebbe gravemente chi pretendesse scegliere questi 100 direttamente con concorsi od a scelta fra i mille e più professori universitari che in ogni momento coprono in Italia una cattedra . E certo che questi 100 sono dappiù degli altri 900 , i quali non hanno la scintilla del genio o , pur essendo ottimi insegnanti od esaminatori , non hanno la virtù di scavare in terreno vergine . Ma sarebbe un disastro creare , ad esempio , accanto a quella dei professori straordinari ed ordinari , una categoria di super - professori meglio pagati , nella illusione che questi potessero per l ' appunto essere i 100 anzidetti . Non ce ne entrerebbe nessuno o pochissimi . Il ministro non li potrebbe scegliere , perché sarebbero preferiti coloro che hanno maggiori influenze politiche e quindi , con tutta probabilità , minori meriti scientifici . I colleghi inevitabilmente darebbero il posto ai più anziani , senza distinzione di meriti . Il concorso tra gli ordinari in carica perpetuerebbe il nefasto sistema della titolografia , per cui ognuno dei 1000 professori seguiterebbe a produrre titoli per tutta la vita , nella speranza di arrivare ad acciuffare uno dei 100 posti di super - professore . Senza volerlo , il sistema attuale per cui il professore , superato il periodo transitorio dello straordinariato , diventa ordinario e quindi inamovibile , non promovibile , uguale in grado a tutti i suoi colleghi , senza superiori e senza inferiori , é il sistema migliore per la scelta dei 100 chiamati a far progredire la scienza . Infatti : 1 ) una volta promosso ordinario , il professore non ha più bisogno di scrivere . E molti piantano lì ; e fanno benissimo . Se scrivessero , perderebbero il tempo essi e lo farebbero perdere agli altri . Giovano meglio agli studi , insegnando o esaminando . E ' un ' ubbia ridicola quella di lamentarsi dei professori , che , una volta ottenuto il bastone da maresciallo dell ' ordinariato , non " producono " più . La sola produzione utile è quella di coloro che hanno qualcosa da dire . Se un tale non scrive più , è chiaro che non ha nulla da dire . Il cielo volesse che la fabbrica di titoli cessasse coll ' ordinariato ! Sarebbe un flagello di meno . Purtroppo , invece , molti continuano inutilmente a " produrre " per abitudine , per ambizione , per erroneo concetto di sè medesimi , per far carriera extra - accademica . 2 ) l ' ordinario non ha più bisogno di fabbricar titoli . Il titolo è una specie particolare di scrittura , in cui lo scrivente non bada tanto alla verità delle cose scritte , quanto all ' effetto che esse faranno sull ' animo di quei cinque o sei che si suppone faranno parte della commissione esaminatrice dei concorsi . Tale prospettiva esercita una influenza dannosa anche sui migliori , simile a quella che produce sui candidati onesti la previsione di ciò che penseranno gli elettori . L ' ordinario tira il fiato e se scrive , può scrivere senza preoccupazioni . Saltano fuori cosidette " ingratitudini " , le quali sono invece umane rivolte di menti compresse dalla paura dei concorsi . 3 ) l ' ordinario può trascurare le lezioni , farle male , non dare importanza agli esami . Se il non scrivere affatto o il non scrivere più titoli è atto lodevole , questo è atto riprovevole moralmente . Lo si ricorda , solo per spiegare come possa essere un ' esigenza di certe menti astratte o distratte non occuparsi di doveri di secondo ordine , come sono le lezioni e gli esami . E ' un inconveniente , insito al sistema , e di cui non giova lamentarsi , perché è condizione necessaria per ottenere tutti quei 100 indagatori e scopritori di cui il paese abbisogna . 4 ) l ' ordinario non ha più speranze di progredire nella sua carriera , non ha superiori , non ha inferiori . Non avendo nulla da sperare né da temere , avendo il pane assicurato , può dedicarsi al suo ufficio , che è di pensare , di scrutare , scoprire . Molti non lo fanno : pensano a diventare senatori o deputati , fanno i professionisti o non fanno niente . Tanto meglio per la scienza , la quale ha tutto da guadagnare ad essere coltivata soltanto da coloro che spontaneamente vi si sentono attratti . Da questo punto di vista , lo stipendio pagato ai 100 scopritori si può definire una pensione vitalizia , pagata dallo Stato , senza obbligo di alcuna diretta controprestazione , allo scopo di dare allo studioso l ' agio di pensare e di lavorare senza le preoccupazioni della vita materiale . Affinché le 100 pensioni siano attribuite a persone degne è assolutamente necessario pagarne altre 900 a chi , privo del dono della scienza pura , ha però attitudine ad insegnare od esaminare o forse anche non ha voglia di far niente . L ' esistenza di 100 cattedre in confronto ai 100 scopritori può essere assomigliata a quella delle molte giocate in confronto ad una vincita al lotto . Per lo Stato è conveniente pagare 20.000 lire all ' anno a 100 detentori di pensioni universitarie , nella speranza che tra i 1000 ce ne siano 100 degni di coprire l ' ufficio di studioso ; è cioè più economico di quanto non sarebbe scegliere questi 100 in altro modo . Non li saprebbe scegliere e sprecherebbe i suoi denari . Nei tempi andati , lo Stato aveva risolto il problema anche in un ' altra maniera : con le accademie . Queste erano società a numero limitato , per es . 40 , eletti per la prima volta dal sovrano ed in seguito per cooptazione . I più anziani 20 o 24 avevano una pensione ; per es . a Torino , di 600 lire all ' anno . Ma nel 1783 a Torino con 600 lire l ' anno si viveva suppergiù come con 10.000 lire oggi . Il socio pensionato non aveva obbligo di lezione o di lavoro qualsiasi . Doveva solo partecipare alle sedute della dotta compagnia , una specie di circolo , i cui soci in amichevoli conversari si comunicavano , se e quando avevano studiato , i risultati dei loro studi . Adesso , le 600 lire sono rimaste tali quali ; anzi , ridotte da vani balzelli a 540 lire , valgono poco più di 540 soldi di una volta e non servono quindi più allo scopo per cui sono state largite , che era di dare comodità di riflettere a una piccola cerchia di uomini amanti della vita contemplativa e contenti di una vita modesta . Nelle vecchie università inglesi , ci sono ancora i fellows o compagni , i quali godono di una pensione vitalizia annua di 100 , 200 lire sterline ; e non hanno nessun obbligo . Possono , volendo , partecipare alla vita collegiale ; hanno stanza , vitto , uso della biblioteca e delle comodità del collegio ; ed in cambio non hanno altro obbligo salvo quello di pensare o di fantasticare , se lo credono . Cento sterline , oggi , sono poche , anche in Inghilterra ; ma ci sono dei frati laici , i quali , pagando alla mensa del Collegio un modesto scotto ed avendo una bella cella con dei bei libri , se ne contentano e danno utili contributi alla scienza . In Italia queste pensioni gratuite sono contrarie allo spirito democratico . Regalare 100 pensioni da 20.000 lire l ' una a gente aristocratica , neppure obbligata a dir grazie ? Ohibò ! Concorsi ci vogliono e titoli e sgobbamento di lezioni e di esami . Non che le lezioni non si debbano fare e che non siano necessari gli esami . Ma per le lezioni , il rapporto fra lo scienziato , lo Stato e lo studente è diverso da quello schizzato sopra . L ' inventore dell ' idea , il dissodatore di terreno vergine deve essere ricco di casa sua ovvero essere pagato dallo Stato , perché nessuno è disposto a comprare la sua merce , la quale acquista pregio solo se divulgata a tutti e quindi divenuta gratuita . Le lezioni invece sono utili a qualcuno ; possono essere impartite in locali chiusi . C ' è lo studente , il quale si avvantaggia a non imparare la scienza solo sui libri , ma a sentirla esporre dalla viva voce del professore , ad essere guidato nelle sue ricerche da qualcuno che ha provato , ha sbagliato ed è riuscito prima di lui ; c ' è il giovane il quale , posto innanzi alla letteratura scientifica , si smarrirebbe gettandosi sui libri più rumorosi , più moderni e meno consistenti ed ha bisogno di chi lo illumini , gli faccia risparmiare tempo e , attraverso ad uno sforzo lieto , perché definito e consapevole , lo conduca alla meta . Può darsi che l ' indagatore della verità sia anche il maestro dei giovani . Non sempre è così : ci sono dei magnifici maestri , per cui il laboratorio è nulla e la scuola è tutto ; i quali vibrano e crescono di statura intellettuale e morale nel comunicare ai giovani le idee create dai grandi pensatori . Vite spese nella formazione di successive generazioni della classe dirigente , sane vite nobilmente e fruttuosamente spese . Ognuno di noi ha aspirato a compiere questo ufficio ; ognuno di noi , non potendo toccare la più alta meta di chi scopre ed addita nuove vie , ha riposto il suo orgoglio nell ' introdurre i giovani nel vasto e grande e magnifico mondo delle idee . Anche per questa seconda categoria la moltiplicazione delle ore di insegnamento o la obbligatorietà delle esercitazioni è una goffaggine demagogica . Lasciamo stare le esercitazioni di laboratorio o di disegno o di clinica che si sono sempre fatte e per cui occorre un apparato di assistenti , di impianti e di materiale scientifico , senza di cui esse sono prive di senso . Nelle scienze astratte ed in quelle morali , letterarie e giuridiche , che cosa sono queste esercitazioni , se obbligatorie ? Io ho avuto la fortuna di avere per maestro di economia il professore Cognetti De Martiis , per cui la scuola consisteva nello stare tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 al Laboratorio di Economia Politica a lavorare in mezzo ai suoi allievi , sempre pronto a dar loro consigli , ad indicar libri , ad addestrarli a maneggiare inchieste e statistiche . Ma egli era un volontario e lavorava senza compenso , con entusiasmo giovanile , perché era insegnante nato . Anche qui bisogna rassegnarsi a giocare al lotto . L ' ufficio dell ' insegnante universitario è scelto da coloro che sanno insegnare , non certo perché più lucroso di altri , ma perché dà l ' assoluta indipendenza , la inamovibilità , la quiete nello studio , le ore di lezione numerate a distanze riposanti e con lunghi intervalli chiamati vacanze . Uomini dotati della capacità intellettuale che si suppone richiesta per coprire quel posto devono godere di certi " ozi " , se debbono rinunciare a maggiori lucri a cui potrebbero aspirare altrimenti . Perciò , bisogna rassegnarsi al fatto che non tutti i professori universitari siano dei maestri o che altri , dopo esserlo stati , stanchi abbiano perso un po ' del fuoco sacro che dianzi li animava . Non occorre che tutti i 10 o 15 professori di una facoltà siano degli animatori . Anche un numero minore basta a rendere fruttuoso un corso di studi . In fondo , il metodo critico necessario per lo studio dell ' economia politica è quello stesso che serve per la statistica o per la finanza ; e colui che si è assimilato in diritto civile o romano il criterio giuridico possiede uno strumento che gli servirà anche nelle altre scienze giuridiche . Ed è necessario che anche i mediocri siano tollerati , senza limiti d ' età , perché la scuola attragga i maestri capaci di formare le nuove generazioni . Né il fine di incitare i giovani allo studio , di formarne la mentalità , di introdurli con ordine nel mondo delle idee si raggiunge meglio moltiplicando il numero delle lezioni , facendone 100 invece che 50 . Solo la superstizione degli orari lunghi e della " materia completa " può spiegare l ' abnegazione delle molto ore . Quei geni , i quali si lamentano perché il professore non ha " svolto " tutta la materia e il loro figlio è stato bocciato agli esami di concorso , non sanno quel che si dicono . La " materia " sta scritta nei libri di testo ; e per svolgerla tutta basterebbe un fonografo messo sulla cattedra , col bidello accanto per mantenere l ' ordine . Il professore universitario ha ben altro da fare : deve inspirare ai giovani l ' amore per certe idee , il gusto per certe ricerche , il senso critico per le cose lette , il metodo per leggere ed imparar bene . A tal fine basta ugualmente trattare di un capitolo della cosiddetta materia , o dare ad essa uno sguardo sintetico o gittar luce di scorcio sui suoi problemi fondamentali . E gli studenti debbono aver il buon senso di comprendere che il corso universitario non è che un avviamento allo studio di certe scienze ; e che se vogliono conoscerle , debbono studiarsele da sé , con quel metodo che a scuola debbono avere imparato . Purtroppo , gli studenti seguono per lo più la linea del minimo sforzo ; e confondono l ' apprendimento della scienza con il superamento dell ' esame . Questa degli esami è una vera piaga , che turba la vita delle due categorie , gli indagatori ed i maestri , di cui ho cercato di schizzare sopra le esigenze . Come gli esami dovrebbero essere tenuti , se orali o scritti , se per materie singole o per gruppi di materie affini , se alla fine di ogni anno od al termine del corso di studi , se universitari o di Stato , sarebbe un discorso lungo a tenere . Qualunque sia il metodo seguito , certo è che essi dovrebbero essere affidati ad una speciale categoria di insegnanti , addestrati e specializzati nell ' ufficio di esaminatori . Maestri insigni sono tenuti in poco conto dagli allievi , o meglio dalla gran massa degli allievi , perché non sanno esaminare o si annoiano nel farlo o sono troppo severi o troppo indulgenti . Ci sono invece uomini che sanno trarre gioia anche da questo compito che ad altri pare seccantissimo ed aridissimo . Forse è il solo ufficio universitario per cui dovrebbero essere stabiliti bassi limiti d ' età . Questa , che è una goffa superstizione italiana , ha ragion d ' essere per gli esami , per cui occorre resistenza fisica , tensione nervosa , attenzione ferrea e seguitata , voglia di ribattere e chiarire gli errori , tutte qualità che coll ' andar degli anni vanno perdendosi , sottentrandovi il fastidio della ripetizione , la noia di rilevare errori le mille volte confutati , la consapevolezza della inutilità dei tentativi di cambiare le teste matte o i cervelli grassi . Coll ' età si accentuano i sentimenti di indulgenza e di compatimento verso le debolezze umane e si affievolisce il senso del dovere di giustizia verso coloro i quali potranno essere danneggiati da un laureato asino . Perciò una delle riforme più utili all ' università sarebbe la creazione di una classe di esaminatori , la quale fosse specializzata in questo ufficio e ne facesse lo scopo della sua vita . Noi economisti siamo portati a far uso del principio della divisione del lavoro ; e ciò che dico si inspira appunto a questo criterio . L ' università può trarre gran partito da uomini che non abbiano e non possano avere l ' ambizione di creatori e di maestri , ma aspirino al più modesto , ma ugualmente utile ufficio di collaboratori di quelli , alleviando ad essi la fatica materiale dell ' interrogare e del fare ripetere . L ' aspirazione di tanti padri di famiglia al Corso " completo " , potrebbe essere soddisfatta da questi " ripetitori " , pagati dagli studenti ed i cui corsi sarebbero probabilmente frequentatissimi dalla grande massa degli studenti , a cui importano poco le idee madri , i metodi di studio , gli strumenti della ricerca originale , ma vogliono invece ridotti in soldoni gli elementi delle discipline di studio . Gli studenti frequenterebbero i corsi privati dei ripetitori , quando questi fossero per l ' appunto corsi istituzionali e generali e quando i ripetitori fossero coloro su cui cadesse il carico precipuo degli esami , divenuti una cosa seria . Adesso gli esami non possono essere una cosa seria laddove gli studenti da esaminare sono centinaia e il tempo è limitato e la fatica è tutta del professore della materia , il quale al decimo interrogatorio praticamente è stordito , ripete senza volerlo le stesse domande , alla cui suggestione gli è impossibile sottrarsi . Gli esami dovrebbero essere organizzati ; né lo possono essere senza un costo piuttosto elevato . Io non credo che abbia importanza effettiva sulla cultura la questione dell ' esame accademico e dell ' esame di Stato , che in Italia sembra essere la sola questione esistente in argomento . L ' esame di Stato , introdotto nel nostro ordinamento scolastico attuale , peggiorerebbe grandemente la situazione , poiché al pappagallismo delle dispense - a cui qua e là si sottraggono gli insegnanti che all ' esame riescono a dedicare cure particolari - si surrogherebbe , peggiore e generalizzato , il pappagallismo dei libri di testo e dei questionari stabiliti per regolamento per i tali e tali diplomi . L ' esame non deve testimoniare che il candidato ha quelle tali nozioni , che lo Stato ha prescritto in un programma : l ' esame di Stato , checché profetizzino i suoi fautori , ha almeno altrettanta tendenza a degenerare come l ' esame accademico . Il diploma conseguito così è una ben meschina cosa . Invece l ' esame dovrebbe rendere testimonianza che il candidato si è impadronito dello spirito dell ' insegnamento , che in quella data scuola , e non in un ' altra , si impartisce . Esso perciò deve essere dato dall ' insegnante che di quella scuola è lo spirito animatore . Ma egli deve avere i mezzi di accertarsi seriamente quanto valga e cosa sappia il suo studente . L ' odierno esame orale , anche se prolungato dai consuetudinari quindici minuti a mezz ' ora o più , non dà nessuna garanzia in merito . L ' esame orale dovrebbe essere l ' ultimo atto di una serie di prove , principalmente scritte , da tenersi secondo un piano prestabilito dal capo di ogni istituto o gruppo di materie e concordato con i suoi colleghi . Chi abbia avuto sotto gli occhi qualcuno dei piani di studi e di esami che devono essere osservati nelle principali università inglesi ed americane per conseguire un qualunque grado , rimane stupito dello stato di anarchia in cui ci troviamo noi . Anarchia la quale dipende dalla circostanza che presso di noi tutto è affidato ad un unica persona , la quale dovrebbe nel tempo stesso scoprire nuovi veri , essere il maestro dei giovani che hanno l ' amore della scienza , il ripetitore e l ' esaminatore della massa degli studenti ordinari . Il che essendo di fatto impossibile , tutti tre i compiti sono adempiuti alla meglio , con risultati spesso deplorevoli . Non si dica che le prove scritte sarebbero la continuazione dei componimenti liceali e si ridurrebbero ad un cattivo riassunto scritto , invece che orale , delle dispense e dei testi stampati . E ' tutta una arte che deve perfezionarsi in materia di conoscere le fonti principali , i libri classici , possegga antologie dei testi fondamentali sulle teorie insegnate e sappia trarne partita . Il cosiddetto " paper " delle università inglesi meriterebbe di essere meglio conosciuto da noi : dal " paper " ossia saggio - scritto preparato tranquillamente a casa , a quello che deve essere composto nell ' aula , in non più di un dato tempo e in non più di tante parole ; prove differenti le quali permettono di giudicare il valore del giovane da differenti punti di vista . Ed il " saggio " di ogni studente deve essere su un argomento diverso da quello di ogni altro ; ed essi debbono essere parecchi per ogni disciplina e cose ben diverse dalla dissertazione originale di laurea . Fatica diabolica , si dirà , per i professori ; ed è perciò appunto che non è possibile farne nulla , prima che sia avvenuta quella suddivisione di funzioni fra lo studioso , il professore e l ' esaminatore che ho voluto delineare nel presente articolo .
ESISTE UNA ECONOMIA ITALIANA? ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
StampaPeriodica ,
L ' infortunio capitato alla Banca Italiana di Sconto è stato l ' occasione che fossero ripetute in pubblici comizi parole ben note nella terminologia economica , ma relativamente oscure in quella volgare . Gli studiosi sanno come gli inglesi abbiano dato alla scienza economica il nome di " economia politica " ; nome che i trattatisti tedeschi amarono spesso cambiare in quello di " economia nazionale " , finché , più recentemente ancora , ad accentuare il carattere scientifico dei loro lavori , parecchi scrittori preferirono adoperare semplicemente la parola " Economics " od " Economica " , tale quale dicesi " Fisica " o " Chimica " . Tuttavia , quegli aggettivi " politica " o " nazionale " fanno ancora grande e bella impressione agli occhi di taluno , il quale volentieri , nel pronunciare , posa l ' accento su di essi , quasi a voler dire che la scienza economica merita o non merita rispetto a seconda che essa è più o meno " politica " o " nazionale " . Appunto in certi comizi romani recenti , provocati dalla moratoria della Banca di Sconto , pare si sia distinto tra una politica bancaria " nazionale " ed una " anti - nazionale " non si sa se francofila o tedescofila ed i convenuti si sarebbero dimostrati disposti a far entrare , coi randelli , nella mente dei governanti e dei banchieri l ' idea che ci ha da essere , accanto a banche antinazionali , una banca a cui sia specificamente affidato il compito di fare una politica economica " nazionale " o " italiana " . Prescindo dal fatto concreto , se vi sia tale o tale banca tedescofila o francofila o italianofila , sia perché è difficilissimo per i laici appurare le circostanze delle accuse e delle difese in modo esatto , sia perché qui si vuole soltanto discorrere della esatta definizione dell ' aggettivo " nazionale " od " italiana " aggiunto al sostantivo " economia " o " politica economica " o " banca " . Che cosa vuol dire " economia o banca nazionale , meglio , italiana " di diverso da " economia " o " banca " senza aggettivi ? Una banca - ed assumiamo questa come esempio e tipo delle altre economie esistenti in un paese , cosicché le osservazioni fatte per essa valgono per tutte le altre economie - fa operazioni diversissime , attive e passive , le quali economicamente si distinguono perché le une sono molto redditizie , le altre mediocremente , altre ancora poco o nulla , e le ultime finalmente possono procacciare la perdita di tutto o parte il capitale proprio della banca o dei depositanti . Per dare un esempio in cifre , si sono compiute cinque operazioni , le quali fruttano il +25 , il +10 , il 0 , il -10 ed il -26 per cento del capitale sociale . Quale di queste operazioni è " italiana " e quale " tedesco o franco o anglo - fila " ? Se , invece di una banca privata , si trattasse dello Stato o di un altro ente pubblico , si potrebbe essere in dubbio . Ad uno Stato può convenire compiere un ' operazione che gli cagiona una perdita " finanziaria " di 100.000.000 di lire , piuttostoché un ' altra che gli frutti un lucro finanziario di altrettanto . Anzi , è regola assoluta , che uno Stato deve prima adempiere ad uffici costosi e poi solo , dopo adempiuto ottimamente e con grave dispendio a questi , può , con molti ma molti se , tentare operazioni fruttifere . C ' è forse dubbio , che , sovra ogni altra cosa , lo Stato deve difendere , con l ' esercito e con la flotta , il territorio del paese o pagare i magistrati ed i poliziotti ed i medici della sanità pubblica ed i maestri elementari ? E c ' è dubbio che tutte queste faccende pressanti e necessarie costano molto e non rendono nulla ? Ed è forse dubbio che , tuttavia , uno Stato riscuote lode quando , pur spendendo solo il necessario , adempie al suo ufficio convenientemente ? Né è immaginabile che uno Stato trascuri i suoi uffici costosi per correre dietro alla speranza ed anche alla realtà di guadagni in imprese economiche di ferrovie , banche , navigazione , industrie . Anche ammettendo che il lucro sia scarso , lo Stato non può e non deve cercarlo , se prima non ha adempiuto bene ai suoi fini essenziali . Non essendo un Ente creato allo scopo di ottener lucri , il fatto che esso se li procaccia può essere un argomento per concludere che si è comportato male anziché bene in rapporto ai suoi fini . Sarà " nazionale " od " italiano " quello Stato il quale , a costo di perdite finanziarie , bene raggiunge i fini della collettività italiana ed " antinazionale " od " anti - italiano " quello Stato , il quale , a scopo di ingrassare sé stesso o i suoi cittadini , pospone gli ideali italiani a quelli di un altro paese e ci rende servi , in senso materiale o spirituale , di potenze o di ideali stranieri . Ma una banca ? È dessa creata per perdere o per guadagnare ? Evidentemente per guadagnare . Se perde , essa si suicida , distrugge sè stessa ed impedisce ai proprii dirigenti o soci di conseguire gli scopi per cui la banca sorse . Supponiamo che i fondatori della banca si siano proposto uno scopo qualunque non grettamente egoistico . Essi vogliono promuovere lo sviluppo delle energie del suolo e del sottosuolo nazionale , incoraggiare le iniziative dei cittadini italiani . Si promuove e si incoraggia tutto ciò col perdere denari ? A furia di lucrare il -10 od il -25 % del capitale , questo va in fumo , i depositanti pigliano paura , si determina un panico e vengono meno i fondi con cui incoraggiare e promuovere . Gira e rigira , per una banca non vi è altro metodo per raggiungere fini utili alla collettività nazionale fuorché quello che consiste nel fare affari buoni . In certi casi , e in limiti molto modesti , possono essere buoni " a lunga scadenza " ; ma in ogni modo debbono esser buoni e non cattivi . Il banchiere come l ' industriale non deve proporsi scopi non economici . Se dinanzi al banchiere compare un progettista e gli espone il programma di una iniziativa di miniere di lignite suffragandola " soltanto " col dire che così si contribuirà a liberare il paese dal tributo pagato all ' Inghilterra per l ' acquisto del carbon fossile , il banchiere ha il dovere di mettere con molta gentilezza il progettista alla porta . Costui infatti è uno scemo . Se la tonnellata di carbon fossile straniero costa 200 lire , ossia , per ipotesi , il prezzo di una merce che a noi è costata a produrla 10 giornate di lavoro ; mentre due tonnellate di lignite italiana , aventi lo stesso potere calorifico , costano soltanto 160 lire , ossia 8 giornate di lavoro , e se il lavoro italiano non può impiegarsi meglio che nell ' estrarre lignite , allora conviene coltivare lignite ed il banchiere opererà ottimamente anticipando fondi al progettista . Non perché la lignite sia italiana ; ma perché con sole 8 giornate di lavoro italiano otteniamo lo stesso risultato che otterremo spendendo , per comprar carbone , l ' equivalente di 10 giornate di lavoro medesimamente italiano ; quindi ci avanzano 2 giornate libere per produrre qualche altra cosa o forse anco per divertirci . Ma se le due tonnellate di lignite italiana costano 400 lire , ossia 20 giornate di lavoro italiano , in tal caso pazzo e antiitaliano sarebbe quel banchiere che anticipasse fondi a tale scopo . Egli incoraggerebbe così gli italiani a spendere 20 giornate di lavoro , laddove basterebbe impiegarne 10 a produrre qualche altra cosa che potremmo poi vendere per 200 lire e cosi procacciarci le tonnellate di carbon fossile inglese . Questo , benché inglese , deve essere preferito , nell ' interesse dell ' Italia , alla lignite italiana . Così facendo , noi non preferiamo la produzione inglese del carbone a quella italiana della lignite ; bensì preferiamo la produzione italiana dell ' uva o della seta , o della canapa o di certe macchine o di cappelli ecc . , alla produzione italiana della lignite ; ed a giusta ragione facciamo ciò , perché a produrre cappelli impieghiamo meglio e più fruttuosamente il nostro lavoro e il nostro capitale che a produrre lignite . Dunque , possiamo concludere che l ' aggettivo " italiano " applicato a " banca " , ad " industria " , ad " economia " ha un significato laudativo solo se equivale ad " economico " , e che una banca è italiana in quanto guadagna , antiitaliana ovvero tedesco - franco - anglo - fila in quanto perde . Guadagnare è sinonimo di incoraggiare industrie sane , vitali , rigogliose ; perdere è sinonimo di incoraggiare progetti mal combinati , fantastici , improduttivi . Guadagnare vuol dire rafforzare il paese , arricchirlo , renderlo atto a vincere nella concorrenza internazionale . Perdere vuol dire indirizzare il lavoro italiano in impieghi in cui esso è male rimunerato , in cui si producono cose non desiderate dai consumatori ; vuol dire immiserire il paese e renderlo facilmente servo delle più rigogliose economie straniere . La definizione ora data dell ' aggettivo italiano " dimostra che probabilmente hanno ragione quei trattatisti i quali amano poco le aggiunte " nazionale " o " politica " o " italiana " al sostantivo " Economica " . L ' aggettivo non aggiunge nulla al concetto e serve solo a confondere le idee , perché fa nascere l ' impressione negli inesperti che si debba incoraggiare un ' economia od una banca " nazionale " in contrapposto all ' economia od alla banca " semplice " ; mentre quelle sole banche ad economia sono nazionali od italiane le quali sono vere e semplici banche ed economie ; ossia banche ed economie , le quali adempiono semplicemente al loro fine proprio bancario od economico , senza l ' appiccicatura di nessun altro fine extra - vagante .
StampaPeriodica ,
Compagni ! La nuova forma che la commissione interna ha assunto nella vostra officina con la nomina dei commissari di reparto e le discussioni che hanno preceduto e accompagnato questa trasformazione non sono passate inavvertite nel campo operaio e padronale torinese . Da una parte si accingono a imitarvi le maestranze di altri stabilimenti della città e della provincia , dall ' altra i proprietari e i loro agenti diretti , gli organizzatori delle grandi imprese industriali , guardano a questo movimento con interesse crescente e si chiedono e chiedono a voi quale può essere lo scopo cui esso tende , quale il programma che la classe operaia torinese si propone di realizzare . Noi sappiamo che a determinare questo movimento il nostro giornale ha non poco contribuito . In esso la questione è stata esaminata da un punto di vista teorico e generale , non solo , ma sono stati raccolti ed esposti i risultati delle esperienze di altri paesi , per fornire gli elementi per lo studio delle applicazioni pratiche . Noi sappiamo però che l ' opera nostra ha avuto un valore in quanto essa ha soddisfatto un bisogno , ha favorito il concretarsi di un ' aspirazione che era latente nella coscienza delle masse lavoratrici . Per questo così rapidamente ci siamo intesi , per questo così sicuramente si è potuto passare dalla discussione alla realizzazione . Il bisogno , l ' aspirazione da cui trae la sua origine il movimento rinnovatore dell ' organizzazione operaia da voi iniziato , sono , crediamo noi , nelle cose stesse , sono una conseguenza diretta del punto cui è giunto , nel suo sviluppo , l ' organismo sociale ed economico basato sull ' appropriazione privata dei mezzi di scambio e di produzione . Oggigiorno l ' operaio dell ' officina e il contadino delle campagne , il minatore inglese e il mugik russo , i lavoratori tutti del mondo intero , in modo più o meno sicuro , sentono in modo più o meno diretto quella verità che gli uomini di studio avevano previsto , e di cui vengono acquistando certezza sempre maggiore , quando osservano gli eventi di questo periodo della storia dell ' umanità : siamo giunti al punto in cui la classe lavoratrice , se vuole non venir meno al compito di ricostruzione che è nei suoi fatti e nella sua volontà , deve incominciare a ordinarsi in modo positivo e adeguato al fine da raggiungere . E se è vero che la società nuova sarà basata sul lavoro e sul coordinamento delle energie dei produttori , i luoghi dove si lavora , dove i produttori vivono e operano in comune , saranno domani i centri dell ' organismo sociale e dovranno prendere il posto degli enti direttivi della società odierna . Come , nei primi tempi della lotta operaia , l ' organizzazione per mestiere era quella che meglio si prestava agli scopi di difesa , alle necessità delle battaglie per il miglioramento economico e disciplinare immediato , così oggi , che incominciano a delinearsi e sempre maggior consistenza vengono prendendo nelle menti degli operai gli scopi ricostruttivi , è necessario sorga accanto e in sostegno della prima , una organizzazione per fabbrica , vera scuola delle capacità ricostruttive dei lavoratori . La massa operaia deve prepararsi effettivamente all ' acquisto della completa padronanza di se stessa , e il primo passo su questa via sta nel suo più saldo disciplinarsi , nell ' officina , in modo autonomo , spontaneo e libero . Né si può negare che la disciplina che col nuovo sistema verrà instaurata condurrà a un miglioramento della produzione , ma questo non è altro che il verificarsi di una tesi del socialismo : quanto più le forze produttive umane , emancipandosi dalla schiavitù cui il capitalismo le vorrebbe per sempre condannate , prendono coscienza di sé , si liberano e liberamente si organizzano , tanto migliore tende a diventare il modo della loro utilizzazione : l ' uomo lavorerà sempre meglio dello schiavo . A coloro poi che obiettano che in questo modo si viene a collaborare con i nostri avversari , con i proprietari delle aziende , noi rispondiamo che invece questo è l ' unico mezzo di dominio , perché la classe operaia concepisce la possibilità di fare da sé e di fare bene : anzi , essa acquista di giorno in giorno più chiara la certezza di essere sola capace di salvare il mondo intiero dalla rovina e dalla desolazione . Perciò ogni azione che voi imprenderete , ogni battaglia che sarà data sotto la vostra guida sarà illuminata dalla luce del fine ultimo che è negli animi e nelle intenzioni di tutti voi . Un grandissimo valore acquisteranno quindi anche gli atti apparentemente di poca importanza nei quali si esplicherà il mandato a voi conferito . Eletti da una maestranza nella quale sono ancora numerosi gli elementi disorganizzati , vostra prima cura sarà certamente quella di farli entrare nelle file dell ' organizzazione , opera che del resto vi sarà facilitata dal fatto che essi troveranno in voi chi sarà sempre pronto a difenderli , a guidarli , ad avviarli alla vita della fabbrica . Voi mostrerete loro con l ' esempio che la forza dell ' operaio è tutta nell ' unione e nella solidarietà coi suoi compagni . Così pure a voi spetterà l ' invigilare affinché nei reparti vengano rispettate le regole di lavoro fissate dalle federazioni di mestiere e accettate nei concordati , poiché in questo campo anche una lieve deroga ai principi stabiliti può talora costituire una offesa grave ai diritti e alla personalità dell ' operaio , di cui voi sarete rigidi e tenaci difensori e custodi . E siccome in mezzo agli operai e al lavoro voi stessi vivrete di continuo , potrete essere in grado di conoscere le modificazioni imposte dal progresso tecnico della produzione e dalla progredita coscienza e capacità dei lavoratori stessi . In questo modo si verrà costituendo un costume di officina , germe primo della vera ed effettiva legislazione del lavoro , cioè delle leggi che i produttori elaboreranno e daranno a sé stessi . Noi siamo certi che l ' importanza di questo fatto non vi sfugge , che esso è evidente davanti alle menti di tutte le maestranze che con prontezza ed entusiasmo hanno compreso il valore e il significato dell ' opera che voi vi proponete di fare : si inizia l ' intervento attivo nel campo tecnico e in quello disciplinare , delle forze stesse del lavoro . Nel campo tecnico voi potrete da un lato compiere un utilissimo lavoro informativo , raccogliendo dati e materiali preziosi sia per le federazioni di mestiere che per gli enti centrali e direttive delle nuove organizzazioni di officina . Voi curerete inoltre che gli operai del reparto acquistino una sempre maggiore capacità , e farete sparire i meschini sentimenti di gelosia professionale che ancora li fanno essere divisi e discordi ; li allenerete così per il giorno in cui , dovendo lavorare non più per il padrone ma per sé , sarà loro necessario essere uniti e solidali , per accrescere la forza del grande esercito proletario , di cui essi sono le cellule prime . Perché non potreste far sorgere , nell ' officina stessa , appositi reparti di istruzione , vere scuole professionali , ove ogni operaio , sollevandosi dalla fatica che abbruttisce , possa aprire la mente alla conoscenza dei processi di produzione , e migliorare se stesso ? Certamente , per fare tutto ciò sarà necessaria della disciplina , ma la disciplina che voi richiederete alla massa operaia sarà ben diversa da quella che il padrone imponeva e pretendeva , forte del diritto di proprietà che costituisce a lui una posizione di privilegio . Voi sarete forti di un altro diritto , quello del lavoro che dopo essere stato per secoli strumento nelle mani dei suoi sfruttatori oggi vuole redimersi , vuole dirigersi da se stesso . Il vostro potere , opposto a quello dei padroni e dei suoi ufficiali , rappresenterà di fronte alle forze del passato , le libere forze dell ' avvenire , che attendono la loro ora , e la preparano , sapendo che essa sarà l ' ora della redenzione da ogni schiavitù . E così gli organi centrali che sorgeranno per ogni gruppo di reparti , per ogni gruppo di fabbriche , per ogni città , per ogni regione , fino ad un supremo Consiglio operaio nazionale , proseguiranno , allargheranno , intensificheranno l ' opera di controllo , di preparazione e di ordinamento della classe intiera a scopi di conquista e di governo . Il cammino non sarà breve , né facile , lo sappiamo : molte difficoltà sorgeranno e vi saranno opposte , e per superarle occorrerà fare uso di grande abilità , occorrerà forse talora fare appello alla forza della classe organizzata , occorrerà sempre essere animati e spinti all ' azione da una grande fede , ma quello che più importa , o compagni , è che gli operai , sotto la guida vostra e di coloro che vi imiteranno , acquistino la viva certezza di camminare ormai , sicuri della meta , sulla grande via dell ' avvenire .
CRONACHE DELL''ORDINE NUOVO' ( GRAMSCI ANTONIO , 1919 )
StampaPeriodica ,
L ' officina metallurgica Brevetti - Fiat - prima in Italia - ha costituito il Consiglio dei commissari di fabbrica . E ' la prima realizzazione concreta di una tesi sostenuta dall ' " Ordine Nuovo " ; l ' avvenimento , che ha colmato di entusiasmo e di fervore attivo gli animi di quei nostri compagni operai , appartiene quindi , un po ' , anche a noi . Rapidamente l ' esempio si moltiplicherà nelle officine torinesi : la massa operaia sente di aver iniziato l ' attuazione di una esperienza sindacale assolutamente nuova in Italia , di aver trovato la possibilità , coi suoi propri mezzi e i suoi propri fini di classe oppressa e sfruttata , di crearsi gli strumenti più idonei per determinare una perfetta coesione della classe lavoratrice , gli strumenti più idonei per realizzare , già fin d ' ora , l ' autogoverno della massa , di aver iniziato , come appunto disse un operaio della Brevetti , la marcia " nella " rivoluzione e non più verso la rivoluzione . La costituzione del Consiglio avvenne con una rapidità e una disciplina mirabili , sebbene si trattasse di una prima esperienza : prova di quanto i metodi proletari della delegazione di funzioni siano superiori in sé ai metodi parlamentari propri della borghesia . Le elezioni avvennero senza che si interrompesse il lavoro della produzione industriale , e anche per questo lato gli operai dimostrarono la superiorità dei loro sistemi sui sistemi borghesi : le lezioni borghesi sono una fiera di vanità , il trionfo della demagogia , della gazzarra , delle più basse passioni ; le elezioni d ' officina avvengono semplicemente come riflesso del lavoro , tra l ' immane ansare di tutto l ' apparato industriale di produzione , e gli operai , che non si staccano dall ' opera loro creatrice , conservano tutta la purezza del carattere , e il loro voto è anch ' esso una produzione , è anch ' esso un momento dell ' attività creatrice , perché riassumendo in pochi una funzione necessaria della vita sociale degli individui , determina un risparmio di energie , una concentrazione armonica e potente degli sforzi rivolti al fine di trionfare nella lotta di classe fino al raggiungimento dello scopo massimo : la liberazione del lavoro dalla schiavitù del capitale . Alla costituzione del Consiglio di fabbrica parteciparono tutti gli operai della Brevetti ( su circa 2000 operai si verificarono appena tre o quattro astensioni ) , organizzati e disorganizzati : i commissari risultarono tutti eletti fra gli organizzati ( eccetto uno che si è dimesso ) . Le elezioni avvennero per reparto , e , in ogni reparto , per lavorazione , in modo che ogni mestiere ha i suoi commissari capaci e competenti . Ricordiamo i loro nomi , i nomi dei primi deputati operai eletti direttamente dalla massa proletaria , coi suoi propri metodi , nel suo dominio specifico , il dominio del lavoro : REPARTO UTILENSERIA - Torneria : Pacotto ; Macchine : Baudino ; Aggiustatori : Micheletto ; Manutenzione : Aghemo . REPARTO TORNERIA - Griffa , Leone , Scicchetto , Norgia , Franco . REPARTO BRONZERIA - Torneria : Garello , Ghisio ; Frese : Fasce ; Trapani : Montano ; Torni assi : Bassi , De Prosperi , Canale . REPARTO PREPARAZIONE MONTAGGIO - Rettifiche : Orecchia ; Frese : Fracchia , Brusotto ; Trapani : Magnetti , Bodo ; taglio ruote : Tosatto . REPARTO CALDERAI - Regis , Graziano . REPARTO FONDERIA - Bertolone , Perone , Audino . LAVORAZIONI AGGIUNTE - Collaudo : Etipe ; Bolloneria : Baldo ; Sbavatori : Primo ; Alesatrici : Castagna ; Magazzino : Longhi .