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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Montanelli Indro"
Caro Doldi ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Doldi , non so se mi sono spiegato male io , o se mi ha capito male lei . Io non ho sminuito affatto , né intendevo sminuire , la tradizione della Chiesa . Solo un cretino o un analfabeta potrebbe farlo . E ' una tradizione immensa . Ma non venga a dirmi che è una tradizione « nazionale » : la Chiesa sarebbe la prima a offendersene , perché se c ' è un ' istituzione di carattere universale e quindi allergica a identificarsi con una « nazione » è proprio la Chiesa . E contro di essa , quando il protestantesimo ne ruppe l ' unità , che si formarono le nazioni . Non lo dico io , lo dice la Storia , e anzi questo è uno dei pochi punti su cui tutti gli storici sono d ' accordo . Si dividono sul giudizio da dare di questo processo , che secondo qualcuno fu un gran bene , secondo qualche altro un gran male . Ma il processo nessuno lo contesta . Altra sua affermazione che non posso accettare è che la vera tradizione italiana è quella cristiana . A parte il fatto che c ' è anche quella classica pre - cristiana e pagana di Roma , la sua è una definizione che non definisce nulla perché cristiano è tutto il mondo civile . Mi scusi , ma ho l ' impressione che lei faccia una grossa confusione di concetti . Cattolici , in Italia , siamo tutti , o quasi tutti . Lo erano anche - e alcuni strettamente osservanti e praticanti - i pochi animosi che fecero l ' Italia ( il generale Cadorna , dopo aver ordinato ai suoi cannoni il fuoco su Porta Pia , andò in chiesa a chiedere perdono a Dio ) . Ma non c ' è dubbio ch ' essi s ' ispiravano a una concezione « laica » dello Stato unitario nazionale , nel senso che lo volevano sovrano , e non tributario della Chiesa , come già lo era in tutti gli altri Paesi cattolici dell ' Occidente . Contro questi animosi stavano non i cattolici , ma i « clericali » che volevano mantenere l ' Italia divisa per salvare lo Stato temporale della Chiesa . E non c ' è oggi storico serio , anche se di assoluta ortodossia cattolica , il quale non riconosca che l ' ostinazione della Chiesa a difendere i suoi Stati fu un grave errore . Comunque , che gli artefici del Risorgimento - sia quelli che militarono sotto le bandiere dei Savoia , sia sotto quelle di Mazzini e Garibaldi - volessero uno Stato di modello occidentale laico , anche quelli che andavano regolarmente a messa e si confessavano , nessuno può metterlo in dubbio . E vilipendere questi uomini , che ebbero certamente i loro difetti e miserie , ma che popolarono le galere e le forche per fare dell ' Italia una nazione , non è da cattolico , ma da clericale . La tradizione « nazionale » è roba loro e dei due partiti che ne hanno raccolto l ' eredità : il liberale e il repubblicano . Il resto o è merce di Chiesa , che è grandissima merce , ma di carattere universale , non nazionale ; o merce d ' importazione , come il socialismo e i suoi derivati che discendono da Marx e da ideologie internazionaliste . Noi siamo in pochi , e per di più divisi e litigiosi . Ma erano in pochi anche quelli , dai quali ci vantiamo di discendere , che fecero il Risorgimento senza e qualche volta contro tutti gli altri italiani ; e che poi amministrarono lo Stato un pochino meglio di come lo si amministra oggi . Se lei non è convinto , si ripassi la Storia . E vedrà che , da chiunque scritta , conferma quello che dico io .
Caro Maccarini ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Maccarini , ciò che lei dice è giusto . Ma a Burgess non si possono chiedere delle « analisi » , di cui gli manca oltre tutto la logica . Da vero autentico artista , egli non procede per argomenti , ma per « umori » , e quello dominante è la collera . Burgess è contro gl ' inglesi perché è mezzo irlandese . E ' contro gl ' irlandesi perché è mezzo inglese . E ' contro gli americani perché è europeo fino alla cima dei capelli . Ma è anche contro gli europei perché si lasciano americanizzare . E ' contro i protestanti perché è cattolico . Ma protesta contro i cattolici perché non lo sono a modo suo . Protesta anche , credo , contro Gesù Cristo perché non è abbastanza Burgess come lui lo vorrebbe e descrive ( vedi L ' Uomo di Nazareth , che io considero un capolavoro ) . E quindi non gli si può chiedere l ' oggettività ( falsa ) del sociologo o del politologo , due categorie di persone alle quali egli farebbe volentieri fare la fine delle streghe di Harlem . Ma sotto i suoi sghignazzanti impeti di furore ci sono , guizzanti e accecanti come folgori , delle intuizioni che non mancano mai il bersaglio e lo illuminano in poche frasi meglio di quanto potrebbe fare un intero trattato . Ce n ' erano anche in quella sua ruggente presa di posizione contro l ' Europa , che noi non condividiamo . Ma il bello è che non la condivide nemmeno Burgess . Il quale constata che gli europei non sono capaci di fare l ' Europa , ma lo constata con rabbia perché vorrebbe che lo fossero . E uno di quegli scrittori - di getto , gagliardi , tutto muscoli - che quando crede di dare un bacio dà un morso . E proprio per questo mi va tanto a sangue . Domani potrebbe scrivere un articolo sferzante contro il Giornale e contro me . E io glielo pubblicherei .
Caro Robotti ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Volentieri , caro Robotti , purché non mi consideriate infallibile . Intanto , noi non abbiamo fatto oroscopi . Abbiamo semplicemente espresso questi desideri : una toccatina alla Dc che , senza comprometterne il primato , la mettesse in guardia dai pericoli . dell ' accordo coi comunisti ; una toccatona al Pci che ne rintuzzasse la baldanza ; e un rafforzamento dei partiti laici . Inoltre abbiamo , come lei sa , proposto alle preferenze degli elettori un centinaio di candidati democristiani più o meno noti - e alcuni ignoti - di buona affidabilità liberal - democratica e moderata . Questo non era un oroscopo . Era un invito , al quale gli elettori hanno risposto come meglio non si poteva sperare . Ma perché vi hanno risposto ? Solo perché glielo chiedevamo noi ? Questa è la tesi degli sconfitti per mettere in imbarazzo i vincitori . L ' on. Galloni , che per primo ha dovuto pagare un pedaggio agli uomini nuovi della Dc , i quali lo hanno rovesciato dalla sua carica di capogruppo , dice che costoro sono il « partito del Giornale » . Ma lo dice solo per coalizzare contro di essi , facendo appello al « patriottismo » di partito - l ' unico patriottismo ch ' esse sentono - , tutte le mafie della Dc , regolarmente pronte a scannarsi fra loro , ma su un punto sempre solidali , e cioè che dentro il partito devono comandare solo gli uomini di partito , chi ascolta altre voci è un traditore che va messo al bando . Ma la verità è un ' altra . Gli uomini nuovi della Dc non sono affatto uomini del Giornale . I loro nomi noi li abbiamo trovati nelle liste compilate dalla stessa Dc , che forse si proponeva di avviarli alla trombatura . Noi li abbiamo indicati alla preferenza per le garanzie ch ' essi davano , non al Giornale , ma alla linea politica che il Giornale , ha sempre auspicato . Da quel momento il boccino è passato nella mano degli elettori . Sono loro che hanno fatto il gioco . Ma questa è una cosa che non potrà mai entrare nella testa di un Galloni . Non per mancanza d ' intelligenza , perché Galloni ne ha da vendere . Ma perché per un uomo di mafia come lui , tipico frutto dell ' « apparato » del partito , è semplicemente inconcepibile che gli elettori possano decidere di loro testa , con le preferenze , la linea politica del partito a cui danno il voto . Secondo Galloni , che lo ha anche candidamente detto ad una intervista ad un giornale romano , gli elettori hanno diritto solo al voto . Sul modo di amministrarlo può decidere solo il partito . Ebbene , tutto questo , piaccia o non piaccia all ' on. Galloni , è finito . Gli elettori , dopo un trentennio di passività , si sono resi conto che la linea politica del partito sta ai dirigenti attuarla , ma agli elettori indicarla . Ed è a questo loro risveglio che noi abbiamo dato contributo . Noi non ci illudiamo affatto di avere « determinato » i risultati del 3 e del 10 giugno , però non ci contentiamo di averli solo predetti o previsti . Da cinque anni , cioè da quando siamo nati , noi lavoriamo ad una ripresa di quei valori liberal - democratici che la classe politica sembrava voler mandare definitivamente in protesto , ma che noi sapevamo ben ancorati nella coscienza dei nostri lettori . E ' stata una battaglia dura e difficile . Ma che il mese scorso ha avuto il suo premio . Non abbiamo « determinato » nulla . Ma crediamo di aver molto contribuito a una certa inversione di tendenza : ed è stata questa che ha portato ai risultati di giugno . A vincere non è stato il Giornale , ma la linea politica per la quale il Giornale si batte , quasi solo , da cinque anni . Se ora a Galloni fa comodo dire che dentro alla Dc c ' è un partito del Giornale sottintendendo che esso è costituito da « traditori » della Dc , lo dica pure : noi possiamo anche ringraziarlo per la pubblicità che ci fa . Ma è una solenne balla . A questo punto lei mi chiederà : « Ma allora la scommessa chi l ' ha vinta ? » . Be ' questo non lo so . Ma se la posta è , come immagino , una cena , mettetevi a tavola e mandatemi il conto : ve lo pago io .
Caro Barone ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Barone , lei aveva letto , quando mi ha scritto , l ' ottimo servizio che Guido Guidi ha dedicato al deposito della motivazione lo stesso giorno in cui esso è avvenuto . Ieri , l ' avrà visto , siamo tornati sull ' argomento , con un altro articolo di Guidi e con un commento di Pietro Radius , che ha seguito per quasi due anni il dibattimento . L ' uno e l ' altro spiegavano come meglio non si sarebbe potuto che la lettura integrale del monumentale saggio giuridico di Catanzaro aiuta ben poco a chiarire i dubbi . Questi ultimi resistono tenacemente a tutti gli sforzi dialettici dei giudici che hanno stabilito una prima e provvisoria verità sulla strage di piazza Fontana . La sensazione dei nostri esperti - alla cui competenza e probità intellettuale faccio illimitato credito - è che la Corte d ' Assise e più precisamente il magistrato estensore della motivazione - si siano affidati in alcune circostanze alle deduzioni anziché alle prove : che abbiano cioè rivestito di argomenti una tesi alla quale erano pervenuti da tempo . Non intendo assolutamente mettere in dubbio la buona fede dei giudici che hanno condotto in porto un processo disseminato di mine giuridiche e psicologiche . Essi sono stati assoggettati a pressioni ambientali , a intimidazioni politiche , e , per chiamare le cose con il loro nome , a un terrorismo morale ricattatorio , che avrebbero sgomentato le coscienze più alte e le volontà più risolute . Partiti , intellettuali , salotti , sindacati , giornali e giornalisti che si erano impegnati al di là della prudenza e anche al di là della decenza nell ' affermare la assoluta innocenza di Valpreda e la esistenza della « strage di Stato » , avrebbero scatenato contro una Corte che li avesse smentiti - e si badi bene che a questo riguardo l ' affermazione di colpevolezza di Freda e Ventura non cambia le cose - lo stesso linciaggio di cui era stato vittima il povero Cornelio Rolandi . E gran merito della Corte di Assise di avere dato a quel galantuomo pieno riconoscimento della sua rettitudine , e di avere tolto a Pietro Valpreda l ' aureola del martire , confinandolo nell ' ambiguo limbo della insufficienza di prove , non affollato da individui cui saremmo lieti di stringere la mano . Ma alla suggestione della strage di Stato i giudici non si sono sottratti . Hanno deciso , e spettava a loro di farlo . L ' Appello e la Cassazione potranno - chissà quando - accomodare storture e riparare errori . Ma fin d ' ora dobbiamo affermare con franchezza che per arrivare alla strage di Stato la Corte d ' Assise di Catanzaro ha dovuto conferire a Giannettini - infliggendogli l ' ergastolo - una dimensione criminale , e un ruolo politico , che superano enormemente la statura del personaggio . Quando Giannettini lamenta di essere stato condannato senza prove , dice quel che dicono quasi tutti gli imputati . Ma le mille pagine non gli danno torto , purtroppo . Da questa pena terribile inflitta su elementi fragili la nostra coscienza è stata turbata subito , quando la sentenza fu pronunciata alla fine del processo . La motivazione ha trasformato il turbamento in angoscia . Non siamo di quelli che valutano condanne e sofferenze in base alle tessere politiche . Una condanna ingiusta resta tale , anche se l ' imputato simpatizza per i fascisti . Ma gli innumerevoli garantisti di casa nostra , che trepidano per Toni Negri , spariscono quando la legge è severa , per non dire spietata , con un tipo come lo sciagurato Giannettini . Tutta l ' impalcatura della strage di Stato appare poco solida . I ministri reticenti furono destinati alla Difesa , in base ad alchimie e dosaggi politici . Avrebbero potuto essere al Tesoro o al Bilancio . Possibile che , una volta approdati casualmente a quel dicastero , si trasformassero ipso facto in complottatori contro la Repubblica ? Il generale Maletti entrò nel Sid due anni dopo l ' eccidio , dunque non ordì nulla . E possibile , anzi probabile , che su talune circostanze abbia mentito , così come ogni capo di servizi segreti , in ogni parte del mondo , dovrebbe mentire per non svelare affari magari loschi che quei servizi , appunto perché segreti , covano tra le loro carte . Questa è complicità nella « strategia della tensione » ? Una volta trasferitisi dal piano giudiziario che loro competeva - l ' accertamento delle responsabilità degli imputati - a un ambizioso piano politico e storico , i giudici dovrebbero ben chiarire perché e come quegli attentati del '69 avrebbero potuto sconquassare le istituzioni italiane , che hanno resistito al rapimento di Moro , e perché e come i leaders di una classe politica che dal golpe sarebbe stata travolta avrebbero dato una mano a prepararlo . Certo si può rispondere , con appropriate considerazioni , a questi nostri dubbi . Ma questa di cui ci occupiamo non è una conversazione da salotto : è una sentenza con tre ergastoli , e con condanne infamanti a ufficiali dal passato intemerato . Mille o diecimila pagine , non potranno mai sostituire una sola , semplice , convincente prova .
Caro amico ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , intanto le faccio subito spedire un volumetto di Controcorrente che ne riunisce un certo numero . Poi , a settembre , quando il Giornale avrà recuperato i suoi organici , che ora sono - com ' è giusto - per la maggior parte in ferie , lei verrà a trovarci , e noi le metteremo a disposizione la nostra collezione e la macchina fotocopiatrice in modo che lei possa fotocopiare tutto ciò che vuole . Ma : e se poi sua moglie torna a bruciarle tutto ? Il problema è qui . Vediamo di affrontarlo con calma . Io non posso rimproverarle di aver sbagliato moglie , perché questo succede a tutti : chiunque si sposi , l ' indomani mattina ci si accorge che è un ' altra persona . Non posso nemmeno rimproverarle di non averla uccisa , visto che il nostro codice penale continua a considerare delitto l ' uxoricidio , che secondo me non lo è , né quando lo commette lui , né quando lo commette lei . Poiché dunque è condannato a vita a una moglie comunista , lei deve imparare il modo di usarla . Su questo , non posso esserle molto utile perché grazie a Dio non ho esperienze in proposito . Ma qualche avvertimento e suggerimento mi sento di poterglielo dare , alla svelta . 1° ) Si ricordi che una moglie comunista , prima è comunista , e poi ( molto poi ) è moglie . 2° ) Come tale , si porta in corpo due Inquisizioni : quella , sentimentale e sessuale , della moglie ; e quella , ideologica , della comunista . 3° ) Essa è tenuta ad avere , di tutti i fatti della vita , anche i più casuali e superficiali , come il guasto del televisore o l ' inceppamento dell ' aspirapolvere , una visione seriosa , drammatica , « impegnata » , che la porta a vederci sotto lo zampino delle « multinazionali » e del capitalismo demoplutogiudaico - massonico , che le impedisce di sorriderne . Ecco : è su quest ' ultimo punto che lei ha qualche possibilità di manovra e di rivincita . Per esempio : le annunci solennemente che ha ripudiato il Giornale , vada a leggerselo di nascosto ( sappiamo che questo avviene anche in altre famiglie ) , e quando vi trova un « Controcorrente » spiritoso ( non sempre lo sono ) , lo impari a memoria , e nell ' occasione più propizia glielo ripeta , con l ' aria d ' improvvisarlo , come farina del suo sacco . Se riesce a farla sorridere , le dica brutalmente : « Bada che è del Giornale » . Seguirà una scenata . Lei la sopporti stoicamente ( oramai dev ' esserci abituato ) . Poi , dopo qualche giorno , ripeta il colpo . Stavolta sua moglie reagirà con un ghigno sprezzante . E lei glielo blocchi dicendo : « bada che è di Fortebraccio » . Se nemmeno così riesce a ridurla alla ragione , me lo faccia sapere . E io , rompendo gl ' indugi , mi deciderò finalmente a lanciare , o a far lanciare dal mio collega Antonio Buono , che è presidente di Tribunale , la proposta di depennare l ' uxoricidio dal codice penale . Non so come sarà accolta . Ma altra speranza , né al marito di una comunista , né alla moglie di un comunista , non resta .
Caro Damato ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Damato , io non milito nel Partito liberale e non ho con esso nulla da spartire . Ma non posso condividere ciò che lei ne dice e che rasenta la bestemmia . Che nel Partito liberale ci siano degl ' imbecilli settari e faziosi , è inutile insegnarlo a me che li ho quotidianamente sul gobbo con le loro proteste spesso sgrammaticate . Ma che liberalismo e tolleranza siano , storicamente e filosoficamente , sinonimi , è inutile che lei lo contesti perché è dimostrato dai fatti . Certo , la tolleranza non può spingersi fino al punto di tollerare l ' intolleranza di certi ordini religiosi - che poi sono uno solo : i Gesuiti - che la predicavano e la praticavano . Ma mi vuol dire quali monumenti hanno distrutto e quali biblioteche dilapidato i liberali ? Ho l ' impressione che lei sia rimasto a un vocabolario di duecent ' anni fa , quando il termine liberale veniva confuso con quello di giacobino , nome che spetta a un altro tipo d ' intollerante dissacratore e persecutorio , di cui i liberali furono , al pari dei preti , le vittime ghigliottinate e impiccate . La matrice giacobina fu quella da cui derivò non il partito liberale , ma quello d ' Azione che i liberali hanno sempre aborrito . E veniamo , come dice lei , ai tempi d ' oggi . Lei dice che la Dc non è responsabile della politica scolastica attuale perché è stata condizionata dagli altri partiti . Ma in tal caso non è responsabile di nulla , neanche delle dissennate nazionalizzazioni coi fallimentari enti che ne sono derivati , neanche dello sfascio dei servizi pubblici , neanche dei casi Sindona e Rovelli , neanche dell ' equo canone ecc. Se lei crede di salvare la Dc dicendo che , in un trentennio di potere , essa ha dovuto sempre fare la politica degli altri , temo che si sbagli : di tutte le colpe che le si possono addebitare , questa è la più grave . No , caro Damato , diciamo la verità . I democristiani non hanno mai avuto una politica scolastica per il semplice motivo che non hanno mai avuto una politica culturale : essi stessi , o almeno i migliori fra loro , lo riconoscono . Ed è anche naturale perché mentre la Chiesa ha una grande , enorme cultura a carattere universale , la Dc non ne ha nessuna : i suoi sacri testi - a parte la Rerum Novarum che è ancora roba di Chiesa - si riducono a quelli di Toniolo , e non aggiungo altro . I suoi due « Grandi » moderni - Don Sturzo e De Gasperi - erano , sì , grandi , ma non come uomini di cultura . La cultura la Dc l ' ha lasciata in esclusiva ai marxisti . E lei , caro Damato , ringrazi Dio che alcuni desperados della cultura liberale , quelli che oggi fanno capo a questo giornale e fra i quali militano anche molti cattolici ( Pampaloni , Mathieu , Burgess ecc . ) abbiano puntato i piedi e resistito all ' ondata ; altrimenti oggi tutta la cultura italiana , compresa la vostra , non sarebbe che un sottoprodotto di Marx . Quanto alla scuola , i maligni dicono che i democristiani , i quali l ' hanno quasi ininterrottamente gestita per tre decenni , hanno volutamente lasciato andare in malora quella pubblica per favorire quella privata , per gran parte in mano alla Chiesa . Io rifiuto questa calunniosa ipotesi . Ma è un fatto che quella privata funziona , in genere , molto meglio di quella pubblica , e quindi non vedo i motivi del suo lamento . Lei dice : ma lo Stato ( Io Stato democristiano , noto io ) seguita a privilegiare la scuola pubblica , rendendola gratuita , mentre quella privata costa . Ma in tal caso cosa deve fare , lo Stato ? Se rende costosa anche quella pubblica , ne esclude i bisognosi , che è proprio ciò che uno Stato non deve fare , e che lei stesso non può volere . Per rendere gratuita quella privata , bisogna che se ne assuma gli oneri , e con gli oneri la responsabilità , il che equivale a renderla pubblica . Un ' ultima cosa . Lei protesta perché Alfieri attribuisce a un certo filone del terrorismo una matrice catto - comunista . Io posso dirle soltanto questo : un Curcio e un Toni Negri , dalle fila liberali non verranno mai fuori ; dalla scuola sociologica di Trento , voluta e sponsorizzata dai democristiani tipo Alberoni , sì .
Caro Giorgio ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Giorgio , ti rispondo pubblicamente perché le domande dei tuoi amici sono un esemplare condensato dello sciocchezzaio che certi falsi profeti hanno seminato nelle teste dei giovani . 1° ) Gli uomini non sono affatto tutti uguali , e basta guardarsi intorno per accorgersene : c ' è l ' alto e il basso , il diritto e lo storto , il biondo e il bruno , e anche l ' intelligente e il cretino . Io non ho idee molto chiare sul buon Dio , ma escludo in maniera assoluta che fosse socialista , perché di tanti miliardi di uomini che ha creato non ce n ' è uno uguale all ' altro , come il socialismo vorrebbe che fossero . Può darsi che un giorno , sostituendosi a Dio , la scienza riesca a creare questa uguaglianza . Quel giorno l ' umanità si ridurrà a un formicaio , e io sono contento di non fare in tempo a vederlo . 2° ) Chi ha detto che il capace opprime il proletario ? Già questa parola « proletario » dimostra quanto vecchie siano le idee e i concetti dei tuoi amici . Oggi il proletariato , come classe , non esiste più . Esistono degli « emarginati » che per qualche motivo non riescono a inserirsi nella società , e a cui naturalmente bisogna dare una mano . Ma quelli che si continua a chiamare proletari sono ormai come condizioni economiche dei « borghesi » ( un operaio specializzato guadagna più di un professore di scuole medie ) . E questo è avvenuto perché ci sono stati degli uomini che , più capaci degli altri , sono riusciti , grazie all ' inventiva tecnologica e all ' energia organizzativa , a mettere anche i meno capaci in condizione di vivere bene , o almeno molto meglio di come vivevano un secolo e anche solo trent ' anni fa . Cosa farebbero i cento e più mila dipendenti della Fiat se una settantina d ' anni fa un certo signor Agnelli , piccolo proprietario terriero , non avesse creato quell ' azienda ? Le condizioni in cui gli operai vi lavorano avranno i loro disagi . Ma sono infinitamente migliori di quelle in cui vivevano i loro padri zappaterra . Gramsci , il massimo teorico del comunismo italiano , diceva : « Sia Benedetto Agnelli » . 3° ) Non sempre il padrone , che molto spesso è un ex - operaio , mangia meglio dell ' operaio . Gli sforzi , anche di cinghia , fatti per accumulare il primo piccolo capitale che gli ha consentito di diventare padrone , gli hanno rovinato lo stomaco e le coronarie , il che gl ' impone strette diete . Ma ammettiamo pure che mangi meglio . E con ciò ? Che cosa gli avrebbe dato lo stimolo a emergere , a lavorare e a risparmiare più degli altri , se non anche il desiderio non dico di mangiare meglio , ma di stare meglio ? Di ' a questi poveri imbecillotti amici di sinistra che anch ' essi vogliono stare meglio . Solo che , invece che col lavoro , lo sforzo e il sacrificio , cercano di arrivarci con la demagogia , cioè sfruttando i malcontenti altrui e facendocisi sopra una « posizione » . 4° ) Le società libere non sono mai perfette . Quella italiana lo è meno di molte altre . Delle ingiustizie ci sono . Ci sono dei privilegi e dei parassitismi , che possiamo e dobbiamo ridurre senza tuttavia illuderci di poterli eliminare completamente . Però questa società imperfetta è l ' unica che , grazie alla libertà , sia perfettibile , o comunque migliorabile . Quella dei Paesi socialisti che hanno soppresso la libertà , che hanno legalizzato l ' ingiustizia facendo del potente un onnipotente e del cittadino un suddito senza neanche il diritto alla parola , non è perfettibile , e deve contentarsi di restare com ' è sotto le pistole spianate della polizia . 5° ) I tuoi amici imbecillotti fanno una grossa confusione tra uguaglianza e parità . L ' uguaglianza è impossibile perché la stessa natura la esclude . La si può imporre solo con la violenza , cioè tagliando le gambe a chi le ha più lunghe degli altri e livellando tutti sull ' altezza dei nani . L ' unica forma di giustizia realizzabile tra gli uomini è , oltre alla parità dei diritti che ormai è raggiunta da un pezzo ( anche se in pratica poi soffre parecchie eccezioni ) , quella che chiamerei del regolamento di corsa . Tutti i giovani , a qualsiasi ceto appartengano , debbono essere messi , al palo di partenza , nelle stesse condizioni : eppoi vinca il migliore . A questo dovrebbe provvedere la scuola . Purtroppo la scuola non vi provvede più perché gl ' imbecillotti hanno detto che , tutti gli uomini essendo uguali , hanno tutti diritto alla promozione . E così al figlio intelligente e volenteroso dell ' operaio è stato tolto il mezzo più valido per battere sul traguardo il figlio scemo e sfaticato del padrone . Bella giustizia !
Caro Terracini ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Terracini , era un pezzo che non la sentivo , e cominciavo a sentirmi un po ' vedovo della sua linguaccia . Ora la domanda che mi pone è - come sempre - maligna , ma - come sempre - pertinente . Sì , è vero : un bello scandalo di natura galante ci manca . Per questo ho sempre invidiato i francesi che nello spazio di pochi anni ebbero due presidenti della Repubblica uccisi da donne : uno a pistolettate , l ' altro con un ' arma più dolce , ma non meno micidiale . Ma era la Belle époque , che era bella anche perché vi succedevano di queste cose . Oggi non possono succedere per due motivi . Primo , perché questo tipo di scandalo non fa più scandalo in nessun ambiente , neanche in convento . Secondo , perché la nostra classe politica vi è assolutamente refrattaria : e lo dico , badi bene , con profonda costernazione . Dio volesse che i nostri ministri , senatori , deputati e partitanti fossero capaci d ' innamorarsi . Sarebbe un segno di umanità , di sensibilità emotiva , di una certa capacità di slancio , di entusiasmo , di abbandono . Ma io li conosco . Sono troppo occupati ad ammazzarsi tra loro per ammazzare una donna ( che è il modo più totale di amarla ) o per farsene ammazzare . Non ne hanno nemmeno il tempo , che dell ' amore è un elemento essenziale , e ce ne vuole tantissimo per farlo bene . I più galanti fra loro lo sono nello stile dei commessi viaggiatori : fugaci e furtive avventure in camere ammobiliate , con donnette d ' accatto o piccole Bovary di provincia . Che scandalo potrebbe derivarne , anche se lo si venisse a sapere ? Da quanto ne ho sentito dire , e con tutto il rispetto che si deve ai morti , l ' unico che rischiò di provocarne fu Gronchi . Che però , anche lui , aveva più la stoffa del femminiere ( la parola sarebbe un ' altra , ma non la dico per rispetto dei lettori e più ancora delle lettrici ) che non dell ' amatore . La galanteria - quella vera , che può condurre al dramma - esige una certa classe . Il grande seduttore può essere un grande mascalzone , anzi quasi sempre lo è ; così come la grande seduttrice può essere una grande avventuriera , anzi quasi sempre lo è . Ma grandi , e con stile . Ora , caro Terracini , è proprio lo stile che manca ai nostri uomini politici . In tutto . E quindi anche nella galanteria , per la quale non sono attrezzati nemmeno fisicamente . Li guardi , se l ' immagini in pigiama , e poi mi dica che scandali possono fare .
Caro Modula ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Caro Modula , io la capisco ; è lei che non capisce me . Vediamo di spiegarci . Non ho nulla contro i giovani del '68 . Mescolati con parecchia marmaglia ( ce n ' è sempre in questi fenomeni ) vogliosa solo di saccheggio , c ' erano certamente dei ragazzi che volevano qualcosa di serio e la cui protesta era mossa da seri motivi . Lei evidentemente era di questi , e merita tutto il mio rispetto . Una delle ragioni per cui odiai e disprezzai gl ' ispiratori e strateghi di quella battaglia era proprio questo : che mandavano allo sbaraglio e bruciavano una generazione che meritava di meglio . Lei ha ragione quando dice che furono i miei coetanei , non i suoi , a compiere questo misfatto . Ed è appunto con loro che ce l ' ho : coi chierici traditori di una intellighenzia progressista che a vostre spese cercava nella demagogia una rivalsa ai propri fallimenti , e col loro contorno mondano di figli e figlie di papà che facevano nei salotti milanesi gli snob della barricata . Mi domando che cosa aspettate a farli a pezzi ( moralmente , s ' intende ) questi cialtroncelli che si sono serviti di voi per appagare i propri pruriti e mettersi al sicuro dalla vostra rivolta di cui proprio loro - che rappresentano la fascia più turpe della società borghese - avrebbero dovuto essere il bersaglio . Con voi , il discorso è un altro . E sia chiaro che non lo faccio da maestro a scolaro per il semplice motivo che io ho fatto i vostri stessi errori . In un contesto , si capisce , del tutto diverso , sul quale la prego di non ironizzare perché non è degno di lei : se lei si fosse trovato a nascere nell ' anno in cui nacqui io , avrebbe sulla fronte lo stesso tatuaggio . Voi e noi abbiamo voluto , in tempi e temperie completamente differenti , la stessa cosa . Voi volevate ( e immagino che vogliate ancora ) una « società » seria ; noi volevamo ( e vorremmo ancora ) una « Italia » seria . Non fa molta differenza . La differenza sta solo nell ' anagrafe . E qui lei deve consentirmi di guardare le cose con un occhio diverso dal suo . Quando voi scendeste in piazza , noi già sapevamo dove sareste finiti perché c ' eravamo già finiti noi . Ve lo dicemmo , e voi c ' insultaste : se vi fossimo caduti in mano , ci avreste sbranato . Nulla di male : in battaglia , si sa , ci si sbrana . Ma oggi , a cose fatte , o per meglio dire abortite , non potete rimproverarci di aver visto le cose con un occhio diverso dal vostro . Capisco che il fatto di doverci dare ragione v ' infastidisca . Lo capisco perché anche questa è un ' esperienza che ho fatto io stesso . Gliela racconto subito . Appartenevo a una famiglia di antifascisti . E forse fu anche questo che aizzò i miei entusiasmi di adolescente per Mussolini . Quando una decina di anni dopo mi accorsi come li avevo male investiti , il ritorno a casa fu una tortura . E anch ' io dissi ciò che lei ora dice a me : « E grazie a questo errore che io sono ora più maturo di voi » . Il che era anche vero , come lo è quando lo dice lei . Come vede caro Modula , da parte nostra , o almeno da parte mia , non c ' è nessun atteggiamento pedagogico o punitivo . C ' è solo un po ' di pena , anzi molta , per la bruciatura che avete subito . E vorrei anche prevenire un altro equivoco . Nemmeno io sono per il travoltismo e le altre scempiaggini con cui si manifesta la rivolta del « privato » . Ciò che m ' interessa è il ripristino di certi valori morali che mi sembrano insostituibili . Quanto alla società borghese che dovrebbe incarnarli , e di cui forse lei mi considera il cocciuto ( e ottuso ) campione , be ' , cambiamo discorso , oppure , caro Modula , venga a farlo in confidenza con me : vedrà che siamo d ' accordo su molte cose .
Cara Luisa ( Montanelli Indro , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Cara Luisa , la tua lettera è per me , come si dice a Firenze , « una chicca » . Non per la « passione » della tua famiglia nei miei confronti che naturalmente mi fa piacere ( sono anch ' io vanitoso la mia parte ) , ma per il finale . Hai ragione , Luisa , e ti sono grato di averlo detto : il pericolo , ora , è che il « privato » perda il senso del limite e cada negli stessi eccessi in cui è caduto il « sociale » , esaltando i peggiori istinti dell ' uomo : l ' egoismo , la sovrapposizione dell ' interesse personale a qualsiasi altro impegno e dovere , il facile e volgare edonismo . E ' vero che tutto questo ha , per ora , una sua logica e fisiologica ragione di essere : dopo trent ' anni di mortificazioni e di confische , è fatale che la reazione del « privato » sia violenta e disordinata . Ma guai se non si renderà subito conto che « privato » non significa licenza di arraffare , di sopraffare e di godere . Noi ( e in questo noi mi par di capire che posso includere anche te ) per « privato » intendiamo tutt ' altra cosa . Intendiamo anzitutto la restituzione all ' uomo ( e quindi anche alla donna , si capisce ) del suo diritto alle scelte con le responsabilità che ne derivano . A nessuno dev ' essere più concesso di attribuire i propri fallimenti o misfatti alle storture della società . Che questa società abbia molte storture , è vero . Ma chi vuole portare un contributo al loro raddrizzamento non può invocarle come alibi dell ' eversione o della diserzione . Secondo . Intendiamo per « privato » il diritto di ognuno a pensare con la propria testa , senza per questo essere considerato un reietto o un fascista ( i due termini sono ormai sinonimi ) solo perché si rifiuta di far parte di un gregge belante e di « conformarsi » ai suoi cori . Terzo . Intendiamo per « privato » il diritto dell ' uomo ad affinare le proprie capacità e a far valere i propri meriti . Vogliamo , sissignori , sia nella scuola che nel lavoro , il ritorno al criterio della selezione secondo i valori , intendendo per tali non soltanto quelli intellettuali e professionali , ma anche quelli morali . Rispettiamo l ' interesse privato in quanto stimolo ad eccellere . Ma vogliamo che a tutti siano date , al palo di partenza , le stesse opportunità di eccellere . Quarto . Intendiamo per « privato » il diritto a una propria vita personale , in cui ciascuno possa restare solo con se stesso , cioè con la propria coscienza , i propri sentimenti , e magari anche le proprie stravaganze , purché non offendano il vicino di casa . Ecco il punto . Noi italiani crediamo di essere individualisti perché al vicino di casa impediamo di dormire tenendo la radio accesa a tutto volume e non rispettiamo i regolamenti stradali . Ma questo non è individualismo ; è soltanto asocialità . Non confondiamo . Individualisti sono gl ' inglesi che difendono il loro giardino da qualsiasi intrusione , ma rispettano la legge e fanno la coda davanti al botteghino del teatro . Noi siamo soltanto delle pecore indisciplinate , che facciamo confusione nel gregge , ma lo seguiamo sempre in branco , sempre in massa . Ecco cosa vuol dire « privato » , non la moda del travoltismo e del « consumismo » Anni Cinquanta . Fai bene , cara Luisa , a restare « démodée » . Anche per ragioni estetiche . « Belle ci si fa - diceva Marie Régnier - , ricche si diventa , eleganti si nasce . » E una persona elegante non segue mai la moda . La lascia ai cafoni .