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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Asor Rosa Alberto"
Cinque motivi per non votare radicale ( Asor Rosa Alberto , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Premetto che non sono fra quelli che liquidano il fenomeno radicale come qualunquismo o che trovano comodo etichettare Pannella come fascista ( anzi , più in generale proporrei di usare quest ' ultimo termine con maggiore discrezione e appropriatezza : se ne fanno un uso e un abuso , che rivelano , temo , la carenza di analisi più approfondite e aggiornate ) . C ' è invece , una complessità e contraddittorietà del fenomeno con le quali occorre misurarsi . E c ' è al tempo stesso il pericolo che un aumento della forza elettorale di questo partito , ottenuto sulla base degli " slogans " che esso utilizza nel corso di questa campagna , ne scateni gli aspetti e le componenti peggiori . C ' è , ancora , il pericolo che verso la suggestione radicale s ' indirizzino il sentimento di protesta e le frustrazioni di certi settori dei giovani , i quali possono nei radicali individuare l ' ennesima proiezione illusoria di certe loro aspettative non ingiustificate di " rinnovamento e di trasformazione " . Perciò , prendendo i radicali , o , per meglio dire , il loro gruppo dirigente , per quello che sono , e cioè una forza che interpreta e strumentalizza stati d ' animo e reazioni , che nascono dalla crisi profonda di certi settori della società italiana e delle istituzioni , mi proverò a spiegare ad un giovane , presumibilmente progressista e democratico , le ragioni per cui " non " deve votare radicale . Non deve votare radicale : 1 ) Perché i radicali sono antioperai prima che anticomunisti , o , più esattamente , anticomunisti in quanto antioperai . Non c ' è un solo punto del programma radicale che riguardi gli interessi , i bisogni , le lotte della classe operaia . Mi si potrà rispondere : cosa ce ne importa a noi della classe operaia ? non basta lottare per i propri più immediati e avvertiti interessi ? Ma è appunto questo l ' elemento grave che il radicalismo introduce nel dibattito politico italiano , anche rispetto alla lunga conquista di posizioni e di coscienze seguita al '68-'69 : il convincimento che si possano soddisfare interessi e bisogni di qualsiasi settore in movimento della società italiana è , senza fare riferimento alla classe operaia . Mettendo fra parentesi la classe operaia e la sua strategia di trasformazione , il radicalismo spezza il campo delle forze progressiste , fa un favore alla conservazione . 2 ) Perché il gruppo dirigente radicale è , intimamente , borghese e conservatore . Non fermiamoci alle apparenze : alle urla , agli strilli , alle proteste da gruppo minoritario perseguitato ed oppresso . Ciò che il gruppo dirigente radicale ha in mente come democrazia organizzata delle grandi masse , è l ' enorme rilievo che , attraverso i moderni partiti e sindacati , hanno assunto i soggetti sociali collettivi della trasformazione . Il loro sogno è quello di ricostruire una società politica in cui il potere dell ' » organizzazione sia fortemente ridimensionato e il " leaderismo " e il " carisma " di alcuni notabili vengano restituiti al valore d ' un tempo . Lo Stato di diritto , a cui i radicali pensano , assomiglia molto allo Stato liberal - borghese post - unitario : Bertrando Spaventa conta , in questa visione , molto ma molto più di Marx . Ma questo sarebbe un andare avanti o un tornare indietro ? Il sistema dei partiti ha bisogno di essere profondamente rinnovato , lo sappiamo tutti , penso che i giovani siano interessati a rinnovarlo nel senso di una partecipazione crescente delle masse alla democrazia , non in quello esattamente opposto di un ripristino delle condizioni che reggevano in piedi il vecchio notabilato liberal - conservatore ( che , non a caso , comprimeva e mortificava proprio la presenza delle giovani forze politiche e culturali nella società ) . 3 ) Perché la strategia di lotte parziali , che i radicali propongono , rinuncia per definizione alla visione generale , complessiva , dello scontro di classe e della battaglia politica . Questo spiega anche perché dentro ci si può ammucchiare di tutto : dai sentimenti di frustrazione di una piccola borghesia impiegatizia e localistica al ragionamento opportunistico dell ' ex rivoluzionario deluso . Ma può piacere ai giovani tutto questo ? Fra una battaglia parziale e l ' altra ci stanno spazi larghi come una casa : dentro questi spazi il potere della vecchia classe dominante ci si adagia comodamente . Ai democristiani questa strategia gli fa il solletico : tant ' è vero che preferirebbero di gran lunga un successo radicale ad una rinnovata affermazione comunista . 4 ) Perché il radicalismo è una mentalità che nella storia italiana , anche nella storia della cultura italiana , ha sempre rappresentato un approccio superficiale ai problemi , uno schematizzare , un semplificare , ecc. Avete mai sentito , onestamente , un dirigente radicale fare un " ragionamento " , tentare un ' " analisi " ? Al posto degli strumenti analitici c ' è , nei casi migliori , un uso brillante della dialettica e una capacità notevole di resa emotiva ; nei casi peggiori , la violenza verbale , la volontà di ridurre il confronto politico ad un gioco di ragioni polemiche sostenute unicamente dalle reciproche volontà distruttive . Questo è potuto sembrare qualche volta affascinante . Ma pensateci bene : a quale tipo di discorso politico il radicalismo ci induce ? A un tipo di discorso politico fondato esclusivamente sulla contrapposizione schematica e spesso puramente verbale . Anche questo è un passo avanti o un passo indietro ? Se siamo d ' accordo che il ragionamento ( e il linguaggio ) politico italiano soffre di formalismo e di vuotaggini , il discorso radicale non fa che confermare e approfondire questo carattere : con un po ' più di verve ma anche con maggiore protervia . 5 ) Perché nel radicalismo c ' è una malcelata e profonda volontà di sopraffazione . Si lamentano di essere costretti a parlare troppo poco , ma in realtà urlano più di tutti . Hanno disprezzo per i loro interlocutori . Fanno scuola d ' intolleranza . Attirano elettori dalla destra facendo sfoggio di battute anticomuniste e antistituzionali . Guardate Marco Pannella quando parla in TV : è dai primi anni '50 che ce l ' ha con i partiti di sinistra e in particolare con i comunisti , e lo dimostra con tutta la rabbia che esprime . Cova un sogno di rivincita : e i sogni di rivincita non badano troppo al sottile , tutti i mezzi sono buoni . Ma cos ' ha a che fare questa rivincita personale o di gruppo con le speranze di trasformazione e di rinnovamento proprie della gioventù italiana ? Per concludere : lo spazio radicale è uno spazio politico e sociale , che il movimento operaio ha in Italia solidamente occupato fin dagli ultimi anni del secolo scorso . E ' lo spazio dei diritti civili e delle lotte per l ' allargamento delle libertà , della critica alle tentazioni autoritarie dello Stato e della rivendicazione di migliori » condizioni di esistenza per l ' individuo e per il cittadino . Non a caso l ' unico episodio rilevante di un ' alleanza tra movimento operaio e partito radicale è legato alla lotta contro l ' " infame " governo Crispi e contro la svolta reazionaria del '98 . Da allora , la battaglia radicale è stata ricompresa nella più complessiva strategia liberatoria del movimento operaio italiano . Se uno spazio radicale si è riaperto , vuol dire che sul terreno dei diritti civili e delle insufficienze del nostro sistema politico e della nostra democrazia , il movimento operaio italiano non ha fatto tutto quello che avrebbe dovuto . Questo i giovani possono e debbono richiedere : che il terreno dello sviluppo della democrazia e della libertà sia individuali che collettive venga praticato fino in fondo dal movimento operaio , dai comunisti , nell ' arco complessivo di una strategia riformatrice , che veda crescere , e non diminuire , l ' unità delle loro forze sociali e politiche progressiste . Ma appunto perciò non si può dar credito al gruppo dirigente radicale , che usa queste tematiche per una battaglia di divisione e di anticomunismo stantio : bisogna , anche col voto , dimostrare che la strumentalizzazione non è passata .