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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Brunetta Renato"
StampaQuotidiana ,
Prodi è proprio un genio . In questo mese è riuscito a concentrare l ' attenzione dei media , degli analisti , della politica ( di maggioranza come di opposizione ) su una finanziaria finta , che non c ' è , distogliendo così l ' attenzione dalla finanziaria vera , che è ben nascosta , e che continua a operare indisturbata e disastrosa lontana dalle luci della ribalta . E allora , come nei buoni romanzi d ' appendice , facciamo qualche passo indietro per poter capire meglio l ' arcano . Introdotta nel nostro ordinamento contabile nel 1978 , la legge finanziaria non è altro che un complesso di disposizioni tendenti a consentire la realizzazione della manovra di bilancio . In altre parole , sulla base di previsioni macroeconomiche in termini di tassi di crescita ( interni e esterni ) , tassi di interesse , evoluzione della bilancia commerciale ... , e sulla base di tendenziali di spesa pubblica , a legislazione vigente , le autorità di governo individuano i relativi saldi di finanza pubblica come fabbisogno netto da finanziare e li confrontano con quelli programmatici . Se , come è sempre successo fino a oggi , si determina un divario , ecco allora che la finanziaria mette in atto la cosiddetta " manovra correttiva " , fatta di tagli ( alla spesa ) e tasse ( per nuove entrate ) così da raggiungere gli obiettivi voluti . Da qui le finanziarie tutte sangue , sudore e lacrime sperimentate in tutti questi anni Novanta : bisognava centrare i parametri di Maastricht , raggiungere il 3% del rapporto deficit - Pil , entrare nella moneta unica , con manovre dell ' ordine medio di 50-60mila miliardi ( con punte anche di 90-100mila ) per tutto il periodo . C ' è da dire anche che quasi mai le manovre predisposte dal governo a settembre di ciascun anno , e approvate successivamente dal Parlamento , centravano l ' obiettivo : normalmente si dichiarava 100 , si raggiungeva la massimo 50 , cosicché a marzo - aprile bisognava nuovamente mettere mano ai conti . Con prodi , tranne il primo anno di incertezze e sbandamenti ( ricordiamo tutti il raddoppio della manovra realizzato a distanza di pochi mesi , con successive stangate correttive ) , la musica cambia . Grazie a un pauroso aumento strutturale della pressione fiscale di oltre 4 punti , e a una altrettanto ferrea normativa di controllo dei tiraggi di tesoreria in tema di investimenti , gli obiettivi programmatici non solo vengono rispettati al 100 per cento , ma si riesce anche a fare di più , compensando cioè con il blocco della cassa anche i fallimenti prevedibili di contenimento della spesa corrente , come quella sui dipendenti pubblici . In questo modo si raggiunge il famoso 3% ( anzi , il 2,7% ) che ci apre le porte della moneta unica , attraverso la realizzazione di un avanzo primario ( la differenza , cioè , tra entrate correnti e uscite correnti ) da brivido , di quasi il 7% del Pil ( una cifra attorno ai 130mila miliardi ) . Altissime tasse , pochissima spesa per investimenti , nessun taglio alla spesa corrente , enormi avanzi primari : questo è il modello messo a punto da Prodi e dalla sua maggioranza in questi due anni di governo attraverso un " patto sociale implicito " tra sinistra - centro e Cgil - Cisl - Uil che prevedeva e tuttora prevede nessun taglio alle pensioni ( che pesano per un terzo dell ' intera spesa pubblica ) ; nessun taglio a salari e stipendi pubblici ( un altro terzo sempre del totale della spesa pubblica ) ; blocco degli investimenti e delle altre spese in conto capitale , già ridotti ai minimi termini ( che pesano solo il 3% della spesa pubblica ) ; qualche modesta riduzione nell ' acquisto di beni e servizi ( il 15-16% sempre della spesa pubblica ) ; riduzione , via tassi di interesse , dell ' onere del servizio del debito ( che pesa , anch ' esso , un 15% ) . È chiaro , a questo punto , che con una finanza pubblica di fatto blindata tanto sul lato delle entrate ( una pressione che , ricordiamolo , tutto compreso arriva al 48% del Pil ) , quanto sul lato delle uscite ( un po ' sopra il 50% sempre del Pil ) , raggiungere i deficit previsti dal patto di stabilità è un gioco da ragazzi ( 50,5%-48%=2,5% ) , senza bisogno alcuno di ulteriori manovre correttiva . L ' avanzo primario infatti , che continua a formarsi automaticamente , in ragione della differenza positiva , per un ammontare di 5-6 punti del Pil , tra nuove entrate e nuove spese , ovviamente al netto degli interessi , consentirà tanto l ' azzeramento del deficit , quanto la riduzione del debito . E così i 13.500 miliardi di manovra su cui si sta ingaglioffendo la maggioranza , e su cui verrà presa in giro l ' opposizione , e su cui si dilanierà il parlamento , non sono infatti altro che un diversivo , fatto di partite di giro ( come sulle tasse ) ; di rimodulazioni di spesa , come per gli incentivi sull ' occupazione ; di finti tagli ; nonché di vecchi stanziamenti interni e comunitari in tema di investimenti infrastrutturali al Sud . Andrebbe tutto bene se " il patto sociale implicito " messo a punto da Prodi e compagni fosse in grado di portare sviluppo e occupazione e non solo apparente risanamento contabile . La realtà , purtroppo , parla da sola : con un ' abnorme pressione fiscale , con nessun taglio alla spesa corrente , con il blocco dei già miseri investimenti si azzera sì il deficit , si dimezza sì il debito , ma a costo di un ' economia anoressica , incapace di sviluppo e modernizzazione , con disoccupazione crescente . E a ben poco serviranno i dividendi da minor servizio del debito distribuiti in mille rivoli per catturare il consenso di una maggioranza sempre più riottosa : altro che finanziaria che distribuisce risorse , questa è una finanziaria - spettacolo , fatta di niente , buona solo per prendere in giro gli italiani e , alla fine , per non far perdere la faccia a Bertinotti . La finanziaria vera , quella che fa male al Paese , è già scritta da tempo , e da tempo operante con tutte le sue leggi e le sue deleghe , con l ' accordo tanto del sindacato confederale , che oggi protesta solo per salvarsi l ' anima , quanto di Rifondazione . Quello che abbiamo e avremo di fronte nei prossimi giorni e mesi è solo un geniale teatrino che serve a Prodi per nascondere il fallimento della sua politica economica e per tirare a campare , nella vana speranza che un ' improbabile ripresa internazionale gli tolga le castagne dal fuoco .
Contrordine compagni. ( Brunetta Renato , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Non è certamente una grande scoperta dire che non esiste una sinistra europea con valori e strategie comuni . Tali e tante sono le origini , le diversità , le esperienze di governo e di opposizione , le alleanze : laburisti inglesi , socialisti italiani , socialisti francesi o tedeschi , come spagnoli o scandinavi e greci sono sempre stati diversi ieri , e ancor più lo sono oggi , soprattutto con l ' inserimento frettoloso nella grande famiglia dell ' Internazionale socialista di tanti post - comunisti , convertiti dell ' ultima ora , prima o dopo il crollo del Muro di Berlino . Fin dal dopoguerra , ciascun governo europeo d ' ispirazione o di consenso socialdemocratico finiva con l ' interpretare in chiave autarchica , nazionale , tanto le politiche sociali , quanto le più generali strategie di politica economica . In altri termini ciascun Paese sceglieva il mix di occupazione , disoccupazione , Welfare che più riteneva compatibile con la propria struttura economica e con il proprio equilibrio sociale . Con deficit e debito a fare da grandi ammortizzatori dei conflitti distributivi conseguenti . Se i conti non tornavano , svalutazione e inflazione mettevano le cose a posto . Ed è così che le tante sinistre europee , al governo da sole , o alleate soprattutto con i partiti d ' ispirazione cattolica , hanno ricostruito l ' Europa , più preoccupate della distribuzione della ricchezza che dell ' effettiva produzione della stessa . È questa l ' Europa del consenso socialdemocratico ( anche se non tutta socialdemocratica ) che decide a Maastricht nel febbraio del '92 di avviare il processo di convergenza su deficit , debito , inflazione e tassi d ' interesse . È questa l ' Europa che con il socialista Delors tenta nel dicembre '93 , con il suo libro bianco , di compensare con un piano d ' intervento di derivazione neo - keynesiana gli effetti negativi della convergenza monetaria sulle variabili reali , prima fra tutte l ' occupazione . Ma , mentre il processo di convergenza sulle variabili finanziarie avanza fino alla nascita della moneta unica , del piano Delors su investimenti e occupazione si perdono quasi subito le tracce , in quanto produttore d ' inflazione e deficit . E arriviamo al primo gennaio '99 , anno in cui si apre la terza e ultima fase dell ' unione monetaria : l ' euro , dopo una prima breve euforia , si caratterizza per un ' estrema debolezza rispetto al dollaro , e la disoccupazione rimane alta , insopportabile . Ora , al di là dei proclami altisonanti , come quelli contenuti nei " 21 punti " per il XXI secolo del manifesto elettorale del Partito socialista europeo ( di un mese fa ) , o quelli lanciati a Milano in questi giorni per un patto europeo per l ' occupazione , di novità in giro se ne vedono ben poche , e quelle poche , inquietanti : come la marcia indietro tedesca sul bilancio , e come la proposta , sempre tedesca , volta all ' introduzione di un salario , un fisco , un Welfare europeo , allo scopo di evitare pericolose ( per i tedeschi ) forme di concorrenza tra i Paesi . La convergenza nel Welfare , nel mercato del lavoro , nelle politiche fiscali , in presenza di moneta unica e di un bilancio federale di entità risibile , del tutto incapace , quindi , di reali politiche ridistributive , rischia di trasformarsi in un insopportabile fattore di discriminazione ed emarginazione dei partner dell ' euro meno sviluppati e meno efficienti , imponendo , di fatto , i costi e le regole dei Paesi più forti ( a più alta produttività ) ai Paesi più deboli ( a produttività più bassa ) . Fin qui le idee , poche e ben confuse dei socialisti continentali , con il solo Blair a predicare la bontà del modello americano . Ma ecco che , a conclusione del lugubre congresso Pse di Milano , l ' ineffabile ministro delle Finanze tedesco Lafontaine se ne esce con un ' altra delle sue : " Per il rilancio della crescita e la lotta contro la disoccupazione , l ' Europa segua l ' esempio americano " . Esattamente il contrario di quanto hanno detto sino a oggi i socialisti continentali francesi ( con le loro 35 ore ) ; italiani ( con la loro concertazione ) e tedeschi ( con il loro egemonismo egoista ) . Insomma , siamo di fronte al più classico ( e meno prevedibile ) " contrordine compagni " , in contraddizione totale con quanto sta avvenendo all ' interno delle diplomazie comunitarie in tema di Agenda-2000 e in preparazione del vertice di Colonia alla fine del semestre di presidenza tedesco dell ' Unione . Ora , delle due l ' una : o Lafontaine fa sul serio , a allora dobbiamo prepararci a una vera rivoluzione culturale dagli esiti imprevedibili per la stessa costruzione europea ; oppure ( come è più probabile ) ha solo scherzato , in cerca di facili stupori , e allora prepariamoci a vedere la disoccupazione toccare i 20 milioni di unità , con buona pace della stessa coesione sociale nel Vecchio continente .