Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Caracciolo Lucio"
I Balcani saranno il nostro nuovo Sud ( Caracciolo Lucio , 1999 )
StampaQuotidiana ,
Confessiamolo : avremmo tutti una gran voglia di archiviare questa guerra e tornare alle nostre domestiche occupazioni . L ' entusiasmo un po ' troppo esibito con cui i leader europei hanno salutato l ' accordo di pace tradiva questa umanissima pulsione . Ora , dopo la firma di Kumanovo , si spera di aver finalmente sbrogliato la matassa della crisi . Secondo il copione , nei prossimi giorni dovremmo vedere il ritorno sotto robusta scorta atlantica di qualche migliaio di profughi nelle loro terre devastate . A quel punto festeggeremo la vittoria . Poi i riflettori potranno spegnersi . E ciascuno tornerà a occuparsi delle faccende di casa sua . E chi la casa non ce l ' ha più ? Chi ha perso tutto , anche la speranza , e non ha i soldi per scapparsene nel ricco Occidente ? Chi ha creduto nel nostro slancio umanitario , nella nostra simpatia per gli umiliati e gli offesi d ' Oltre Adriatico ? Abbiamo posto molto alta l ' asticella degli obiettivi bellici . Abbiamo preso un impegno morale con gli albanesi del Kosovo , salvo poi lasciare che venissero deportati . Abbiamo spiegato ai serbi che non ce l ' avevamo con loro , ma con il criminale di guerra che li ha mandati al macello , salvo poi seppellirli sotto bombe non sempre intelligenti e fare la pace con Milosevic . No , non è il momento di voltare pagina . E se proprio non riusciamo a essere all ' altezza delle nostre proclamazioni morali , cerchiamo almeno di non tradire i nostri interessi . Che sono molto chiari : o riusciremo a europeizzare i Balcani , o ne saremo balcanizzati . Dopo tante insensatezze , tanti orrori , osiamo sperare che la guerra sia riuscita a risvegliare nella nostra Europa quel sano istinto di conservazione che ci dovrebbe spingere a impegnare ogni risorsa a disposizione per ricostruire i Balcani . Un ' impresa quasi impossibile ma senza alternative . Il vulcano della guerra ha eruttato dalle viscere di quella terra malata il peggio del suo peggio . Davanti alle nostre coste è affiorato un Mezzogiorno esterno , molto più povero e disperato del nostro . Questo nuovo Sud penderà inevitabilmente verso di noi . Per gli albanesi , ma anche per i serbi , i montenegrini , i macedoni e gli altri popoli ex jugoslavi , noi italiani siamo sempre più " Lamerica " . L ' America , quella vera , non ha nessuna intenzione di imbarcarsi in un nuovo Piano Marshall . Troppo lontani i Balcani per il contribuente di Cleveland o Seattle , troppo forte il risentimento verso noi europei che ogni volta chiamiamo il pompiere americano a spegnere ( ? ) gli incendi di casa nostra . Resta l ' Europa , certo . Vogliamo credere che il piano di ricostruzione dei Balcani sia più di una lista della spesa , che sia orientato a una visione regionale , che non si riduca alla mera emergenza . Vogliamo anche sperare che i nostri partner dell ' Europa centro - settentrionale capiscano di aver sbagliato quando ci lasciarono quasi soli ai tempi dell ' Operazione Alba ( in fondo , la guerra del Kosovo è anche frutto dell ' insensibilità europea per la questione albanese ) . E contiamo su Romano Prodi , che ha dimostrato di essere perfettamente consapevole dei termini del problema . Senza la Conferenza per i Balcani , da lui proposta , non ci sarà nessuna soluzione stabile per il Kosovo né per gli altri focolai di crisi nella regione . Europa o non Europa , l ' Italia resterà comunque in prima linea . Dovremo fronteggiare le conseguenze dell ' ennesimo conflitto balcanico , ci piaccia o meno . Chi pensa di poter nascondere la testa nella sabbia , italicamente aspettando che trascorra la nottata , avrà presto un risveglio molto brusco . Perché questo Mezzogiorno esterno è destinato a saldarsi con il nostro Mezzogiorno , con l ' intera penisola . In senso positivo o in senso distruttivo . Positivo , se l ' Italia e l ' Europa sapranno proiettarsi nei Balcani per guidarne la lenta , dolorosissima ricostruzione . Distruttivo , se ce ne laveremo la mani e ci lasceremo travolgere dai drammi balcanici , cominciando dall ' inevitabile massiccio flusso di profughi e dal consolidarsi dei vincoli criminali fra mafie nostrane e mafie balcaniche . La trasformazione del Kosovo in protettorato internazionale , conseguenza inevitabile della guerra e degli accordi di pace faticosamente negoziati , è condizione necessaria ma tutt ' altro che sufficiente per stabilizzare i Balcani . Per molti anni Oltre Adriatico regneranno ancora miseria , soprusi , oppressione , con le truppe americane , europee e russe nella parte degli sceriffi , ciascuno a suo modo , nel Far West balcanico . In uno stringato inventario delle ferite da ricucire , al primo posto vengono i profughi . Questa guerra ha aggiunto al milione e mezzo di disperati , tra cui cinquecentomila serbi , che ancora non sono rientrati a casa dopo i massacri in Croazia e in Bosnia , un altro milione e quattrocentomila di kosovari fra profughi ( quasi 800 mila , sistemati provvisoriamente nei campi di Macedonia , Albania e Montenegro ) , emigrati all ' estero ( già 72 mila ) e sfollati interni , che si aggirano per i boschi e i villaggi distrutti ( 530 mila ) . Agli albanesi si aggiungono centomila dei duecentomila serbi del Kosovo , costretti ad abbandonare le loro case . Molti seguiranno , specialmente chi si è arruolato nelle squadracce paramilitari e vuole sfuggire alle vendette . Quanto agli albanesi , si presume che solo il 15% dei profughi sarà in grado di rientrare in Kosovo prima dell ' inverno . Nel frattempo , le organizzazioni umanitarie sono alla caccia di 30 mila container mobili in cui far svernare le vittime della pulizia etnica . Le mafie locali hanno già studiato astuti stratagemmi per lucrare sugli aiuti , per cui sarà necessaria la massima fermezza per stroncare le speculazioni sulla pelle dei rifugiati . Peraltro la guerra , oltre ad aggravare la crisi umanitaria che avrebbe dovuto risolvere , lascia completamente impregiudicata la posta in gioco geopolitica . Davvero speriamo che l ' Uck si faccia disarmare ? Davvero immaginiamo che i serbi si rassegnino ad abbandonare il Kosovo ai loro arcinemici albanesi ? Davvero crediamo a un Kosovo " autonomo " , dunque a suo modo integrato nel sistema jugoslavo , magari con gli albanesi che un giorno voteranno per il successore di Milosevic ? Favole . Gli albanesi non accetteranno mai nulla meno dell ' indipendenza e gli estremisti serbi - ancora più inveleniti dalla guerra - ricorreranno al terrorismo pur di impedirlo . A Parigi Milosevic aveva respinto l ' accordo per due ragioni : perché dava alla Nato il permesso di agire in tutta la Jugoslavia ( appendice B , punto 8 ) , trasformandola di fatto in protettorato , e perché prometteva ambiguamente ai kosovari un referendum sull ' indipendenza entro tre anni ( capitolo 8 , punto 3 ) . Non c ' è traccia di ciò nel documento del G8 , per dare qualche soddisfazione ai russi . Ma se ai kosovari può bastare una forte presenza Nato anche solo nella loro provincia , certamente non rinunceranno al referendum . Prima di immaginare la ricostruzione del Kosovo e dell ' intera regione bisognerà insomma aver trovato un accordo esplicito - anzitutto fra noi occidentali , e quindi fra noi e i russi - sulla nuova carta geopolitica dei Balcani , nella quale una Serbia si spera emancipata dal suo fallimentare regime dovrà comunque avere un ruolo centrale . A questo dovrebbe anzitutto servire la Conferenza internazionale proposta da Prodi . Altrimenti costruiremo castelli di sabbia e getteremo al vento i soldi del contribuente . Sono alte le vette da scalare , se vogliamo che questa del Kosovo sia l ' ultima delle guerre di successione jugoslava e non il prologo dell ' ennesimo massacro annunciato ( in Macedonia , in Montenegro , nel Sangiaccato ? ) . Alla prova del fuoco l ' Italia si è rivelata più matura di quanto potessimo temere . Abbiamo saggiamente cercato di evitare la guerra , prima , e abbiamo altrettanto saggiamente evitato di disertare il nostro campo , durante . Abbiamo anzi indicato per primi la strada verso la pace , che non poteva non passare per la Russia e per la rianimazione del fantasma delle Nazioni Unite . Ci attende ora l ' esame più difficile , quello del dopo . Se lo passeremo , renderemo meno insensate le tragedie di questi mesi e conquisteremo sul campo quel ruolo di pilastro dell ' Unione europea che i più scettici fra i nostri partner continuano a negarci .