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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Cartosio Manuela"
Gli intoccabili ( Cartosio Manuela , 1997 )
StampaQuotidiana ,
Chi volesse capire in concreto cos ' è e come funziona una mentalità corporativa , legga - per favore - le trentaquattro cartelle dell ' ordinanza con cui il giudice per le indagini preliminari di Brescia Anna Di Martino ha archiviato la scorsa settimana l ' inchiesta sul giudice Giangiacomo Della Torre , presidente del terzo processo d ' appello per il delitto Calabresi , indagato per abuso d ' ufficio . La conclusione , ampiamente attesa , è che il dottor Della Torre è un irreprensibile magistrato , che la sua " condotta " prima del processo , nel corso del dibattimento , in camera di consiglio è stata ineccepibile . C ' era da aspettarselo , visti i precedenti della dottoressa Di Martino : qualche mese fa , aveva negato persino in linea teorica la possibilità d ' indagare su un ' altra stranezza della Calabresi - story , la sentenza suicida redatta da un altro ottimo giudice , Ferdinando Pincioni . Carlo Guarnieri , docente di sistemi giudiziari comparati , aveva acutamente definito quello della Di Martino " un ragionamento alla Comma 22 " , in base al quale qualsiasi ricorso che abbia a che fare con una sentenza e una camera di consiglio è - a priori - " impossibile " . Quel paradigma viene usato anche per il caso Della Torre . E a stupire non è tanto l ' archiviazione , quanto il di più di protervia che la dottoressa Di Martino mette a difesa del sacro mestiere del giudice . Riassumiamo , partendo dalla coda , il filo del ragionamento dell ' ordinanza . La notizia di reato - le presunte pressioni e irregolarità attuate da Della Torre per arrivare a una condanna a tutti i costi - " è risultata infondata " . I giudici popolari che hanno testimoniato che le pressioni ci furono sono " inattendibili " . Gli esposti di Adriano Sofri e Ovidio Bompressi contro Della Torre sono carta straccia : i due non avevano neppure titolo a presentarli . Il pubblico ministero Fabio Salamone ha fatto malissimo a prenderli in considerazione e ha fatto ancor peggio a sciogliere i giurati dal segreto , a raccogliere le loro testimonianze sull ' andamento della camera di consiglio . Il reprobo Salamone ha commesso un terzo errore : ha aperto un ' inchiesta che non doveva neppure iniziare , non essendoci elementi che evidenzino il dolo ( l ' intenzione soggettiva di arrecare danno o vantaggio a qualcuno ) da parte di Della Torre , senza il quale non si configura il reato di abuso d ' ufficio . Anche noi , ingenui e non dottori , pensavamo che Salamone un errore l ' avesse commesso , ma di segno opposto ai tanti che gli rimprovera il gip Di Martino . Essersi fermato a metà dell ' indagine , rassegnarsi all ' archiviazione senza aver messo a confronto i testi , nonostante le testimonianze " inquietanti " e non menzognere raccolte . La dottoressa Di Martino , invece , sostiene che Salamone ha fatto troppo , non troppo poco , e tratta il collega come un emerito asino . Lette le 34 cartelle , è difficile stabilire quale sia il bersaglio privilegiato dell ' accanimento del gip : Salamone , Sofri o i due giudici popolari che hanno testimoniato contro Della Torre . Tutti trattati a pesci in faccia . Guanti di velluto , invece , per l ' indagato . E ' singolare che la famosa terzietà del gip si dispieghi in tutta la sua potenza quando l ' inquisito è un altro giudice . Questo lo scheletro dell ' ordinanza . Vediamone qualche giuntura particolarmente raccapricciante . Sull ' abuso d ' ufficio - scrive il gip - si registrano due orientamenti in dottrina : il " più rigorista " sostiene che " la persona offesa " è esclusivamente " la pubblica amministrazione " ; l ' altro afferma che il soggetto offeso è anche " il privato " cittadino cui l ' abuso abbia recato danno . La dottoressa Di Martino , naturalmente , condivide la prima impostazione , " l ' unica corretta " , e da ciò deduce che Sofri e Bompressi non avrebbero avuto titolo neppure d ' opporsi all ' archiviazione . Ma chi , di grazia , avrebbe dovuto farlo ? La pubblica amministrazione , cioè , in questo caso , la Signora Giustizia ? Voltiamo pagina ed ecco un ' altra perla . " Secondo una minoritaria ma autorevole opinione dottrinale , l ' attività giudiziaria sfuggirebbe al reato di abuso d ' ufficio " . I giudici sarebbero cittadini a parte , anzi sopra . Purtroppo ( per la dottoressa Di Martino , che si mette tra i pochi e autorevoli ) la dottrina prevalente sostiene che anche i giudici sono mortali e quindi , " in astratto " , possono peccare d ' abuso d ' ufficio . Ma perché il reato sussista , incalza il gip , va dimostrato che " l ' azione sia stata ispirata da settarietà , da prepotenza , da rappresaglia , da vendetta , da rancore , o da altri riprovevoli motivi " . Gli esposti di Sofri non evidenziano per quale motivo " egoistico " Della Torre avrebbe commesso un abuso d ' ufficio . Dunque , gli esposti dovevano finire direttamente nel cestino . L ' indimostrabilità del dolo ( cioè dell ' intenzionalità del reato ) è il filo conduttore dell ' ordinanza che culmina in questa categorica affermazione : " nel caso in esame ... risultava , risulta e risulterà esclusa la possibilità di provare la componente soggettiva del reato " . Anche i digiuni in materia di diritto sanno che il dolo è il classico elemento che si valuta in dibattimento , non nella fase delle indagini dove il pm concentra la sua attenzione sugli aspetti materiali dell ' ipotesi di reato . Se si applicasse il criterio della dottoressa Di Martino , i rinvii a giudizio subirebbero un crollo verticale ( il che potrebbe anche andar bene , se a beneficiare di quel criterio non fossero solo i magistrati inquisiti ) . Per quanto riguarda i fatti , la questione è risolta velocemente : i giudici popolari Giovanni Settimo e Marilena Tuana raccontano cose diverse dagli altri membri della giuria e , per di più , si contraddicono tra loro . I loro sono o " cattivi ricordi " o qualcosa di peggio . Il loro strano procedere ( perchè non hanno spontaneamente denunciato le supposte irregolarità di Della Torre invece di rivolgersi a politici e giornalisti " assai vicini a Sofri " ? ) è sospetto . Si " allineano " alle tesi di Sofri e questo basta e avanza , secondo il gip , per considerarli " inattendibili " . Qui siamo al deliro . Perchè , semmai , le cose sono andate esattamente a rovescio : è stato Sofri ad " allinearsi " ai due testi , per il semplice fatto che lui in camera di consiglio non c ' era , Settimo e Tuana sì . C ' è un particolare che tradisce il partito preso del gip là dove interpreta una banale osservazione della teste Tuana sulla sentenza suicida come una " maliziosa quanto gratuita allusione " , " scopertamente allineata " con la tesi di Sofri . Ma che quella di Pincioni fosse una sentenza suicida era arcinoto ben prima che il processo presieduto da Della Torre iniziasse . Bastava leggere i giornali , visto che i primi a parlare di sentenza suicida sono stati i cronisti di palazzo di giustizia ( vicini alla procura ) e non Sofri . Nell ' offensiva osservazione del gip c ' è un eco della frase rivolta da Della Torre alla signora Tuana : " Cosa le ha suggerito Sofri questa notte ? " . A regola di briscola , c ' è da meravigliarsi che il gip non abbia trasmesso gli atti alla procura perché proceda contro Settimo e Tuana per falsa testimonianza . Forse sarebbe stato troppo , anche per l ' eccessiva dottoressa Di Martino . L ' orrore suscitato da queste 34 cartelle prescinde dal ritenere colpevoli o innocenti Sofri , Bompressi e Pietrostefani . Resterebbero orribili anche se fossero colpevoli . Rafforzano il desiderio che questa storia finisca per ragioni bassamente egoistiche ( confesso il dolo ) : poter finalmente girare la testa dall ' altra parte . Brucia dover sottoscrivere una frase del '91 di Piergiorgio Bellocchio : " Come la malattia e la miseria , anche la cosiddetta giustizia è una sventura che tendiamo irresistibilmente a rimuovere dalla coscienza , salvo che ci colpisca personalmente , o colpisca persone che amiamo , valori in cui crediamo " . Allora non la condividevo , presumevo molto di me , pensavo di potermi occupare di tante ingiustizie . Oggi mi dichiaro vinta : le mie spalle riescono a stento a sostenerne solo una .