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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Craxi Bettino"
Il Vangelo socialista ( Craxi Bettino , 1978 )
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La storia del socialismo non è la storia di un fenomeno omogeneo . Nel corso di travagliate vicende sotto le insegne del socialismo si sono raccolti e confusi elementi distinti e persino reciprocamente repulsivi . Statalismo e antistatalismo , collettivismo e individualismo , autoritarismo e anarchismo , queste e altre tendenze ancora si sono incontrate e scontrate nel movimento operaio sin da quando esso cominciò a muovere i suoi primi passi come unità politica e di classe . In certe circostanze storiche le impostazioni ideologiche diverse sono addirittura sfociate in una vera e propria guerra fratricida . È così avvenuto che tutti i partiti , le correnti e le scuole che si sono richiamate al socialismo , si sono poste in antagonismo al capitalismo , ma ciò non è quasi mai stato sufficiente ad eliminare divisioni e contrapposizioni . I modelli di società che indicavano come alternativa alla società capitalistica erano spesso antitetici . La profonda diversità dei « socialismi » apparve con maggiore chiarezza quando i bolscevichi si impossessarono del potere in Russia . Si contrapposero e si scontrarono concezioni opposte . Infatti c ' era chi aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l ' azione dominante dello Stato e c ' era chi auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali . Riemerse così il vecchio dissidio fra statalisti e antistatalisti , autoritari e libertari , collettivistici e non . La divisione si riflesse a grandi linee nell ' esistenza di due distinte organizzazioni internazionali . I primi , eredi della tradizione giacobina , si raggrupparono sotto la bandiera del marxismo - leninismo , mentre i secondi volevano rimanere nell ' alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale . A partire dal 1919 il socialismo , anche dal punto di vista organizzativo , sarà attraversato da due grandi correnti e da molti rivoli collaterali , che si potrebbero meglio definire solo analizzando la storia dei singoli partiti . Non sono pochi a ritenere che la scissione , vista nelle sue grandi linee , viene da lontano . C ' è chi ne vede le radici nella stessa Rivoluzione francese , durante la quale , mentre era in atto la guerra contro l ' Antico Regime , si scontrarono due concezioni della società ideale ; quella autoritaria e centralistica e quella libertaria e pluralistica . Già nelle analisi di Proudhon per esempio si tenta l ' individuazione delle radici etico - politiche del conflitto latente , che lacerava la sinistra . In Proudhon c ' è infatti un ' appassionata difesa non solo delle radici ideali della protesta operaia contro lo sfruttamento capitalistico ma anche una percezione acuta della divaricazione sostanziale tra la società socialista e la società comunista . Da un lato il comunismo che vuole la soppressione del mercato , la statalizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo . Dall ' altra il socialismo , che progetta di instaurare il controllo sociale dell ' economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo Stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale . Proudhon considerava il socialismo come il superamento storico del liberalismo e vedeva nel comunismo una « assurdità antidiluviana » che , se fosse prevalso , avrebbe « asiatizzato » la civiltà europea . Lo stesso Proudhon ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l ' istituzionalizzazione del rigido modello statalista e collettivistico : « la sfera pubblica porterà alla fine di ogni proprietà ; l ' associazione provocherà la fine di tutte le associazioni separate e il loro riassorbimento in una sola ; la concorrenza , rivolta contro se stessa , porterà alla soppressione della concorrenza ; la libertà collettiva , infine , dovrà inglobare le libertà cooperative , locali e particolari » . Conseguentemente sarebbe nata « una democrazia compatta fondata in apparenza sulla dittatura delle masse , ma in cui le masse avrebbero avuto solo il potere di garantire la servitù universale , secondo le formule e le parole d ' ordine prese a prestito dal vecchio assolutismo riassumibili : - comunione del potere ; - accentramento ; - distruzione sistematica di ogni pensiero individuale , cooperativo e locale , ritenuto scissionistico ; - polizia inquisìtoriale ; - abolizione o almeno restrizione della famiglia e , a maggior ragione , dell ' eredità ; - suffragio universale organizzato in modo tale da sanzionare continuamente questa sorta di anonima tirannia , basata sul prevalere di soggetti mediocri o perfino incapaci e sul soffocamento degli spiriti indipendenti , denunciati come sospetti e , naturalmente , inferiori di numero » . Qui , come si vede , Proudhon indica che cosa non doveva essere il socialismo e contemporaneamente che cosa sarebbe diventata la società se fosse prevalso il modello collettivistico basato sulla statizzazione integrale dei mezzi di produzione e sulla soppressione del mercato . La storia purtroppo ha portato qualche elemento di fatto a sostegno della sua previsione . Il socialismo di Stato , messi in disparte tutti i valori , le istituzioni e i principi della civiltà moderna , li ha sostituiti con un modello di vita collettivistico , burocratico e autoritario , cioè con un sistema pre - moderno . E ciò è tanto vero che molti rappresentanti della cultura del dissenso spingono la loro critica sino al punto di vedere nel comunismo , così come storicamente si è realizzato , una vera e propria « restaurazione asiatica » . Ma , per venire ad analisi più recenti , ricordiamo che molti altri intellettuali della sinistra europea hanno sviluppato questo filone critico . Da Russell a Carlo Rosselli a Cole ci perviene un unico stimolo che ci invita a non confondere il socialismo con il comunismo , la piena libertà estesa a tutti gli uomini con la cosiddetta libertà collettiva . Il superamento storico del liberalismo con la sua distruzione . Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il « socialismo reale o maturo » non è una deviazione rispetto alla dottrina , una degenerazione frutto di una data somma di errori , bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell ' impostazione rigidamente collettivistica originariamente adottata . L ' esame dei fondamenti essenziali del leninismo non può che confermare tale tesi . Fino alla pubblicazione di « Che fare ? » Lenin fu sostanzialmente un marxista ortodosso : credeva che il socialismo si sarebbe realizzato solo nei paesi capitalistici avanzati e solo a condizione che la classe operaia avesse raggiunto un elevato grado di coscienza politica e di maturità culturale . Ma nel « Che fare ? » queste tesi sono letteralmente rovesciate . Dalla teoria e dalla prassi del socialismo democratico europeo si passa a uno schema rivoluzionario e giacobino . Lenin stesso definisce il rivoluzionario marxista « un giacobino al servizio della classe operaia » e propone di creare un partito composto esclusivamente di « rivoluzionari di professione » . Così il socialismo da compito storico della classe operaia diventa qualcosa che deve essere pensato , costruito e diretto da una élite selezionata di individui posti al di sopra della massa . Lenin comincia col distinguere due forme o gradi di percezione della realtà : la « spontaneità » e la « coscienza » : solo la seconda permette di anti - vedere i fini ultimi della Storia . Successivamente Lenin afferma perentoriamente che gli operai non possono avere il tipo di visione del reale che è proprio della coscienza poiché privi del sapere filosofico e scientifico . Essi , abbandonati alle loro tendenze spontanee , sono condannati a muoversi entro l ' ambito delle leggi del sistema . Tutt ' al più possono raggiungere una « coscienza sindacale » dei loro interessi immediati , non già una coscienza politica che può essere prodotta solo al di fuori della loro condizione di classe . E i « portatori esterni » della « giusta coscienza » , sono sempre secondo Lenin , gli intellettuali . Ad essi , quindi , spetta il ruolo storico organizzativo e dirigente del movimento operaio . Date queste premesse , ovviamente il soggetto rivoluzionano non può essere la classe operaia bensì il corpo scelto degli intellettuali che si sono consacrati alla rivoluzione comunista . Il pericolo che gli anarchici russi avevano sottolineato con estrema energia e cioè che la classe operaia fosse « colonizzata » dagli intellettuali declasses che entravano in un movimento socialista quali « tribuni della plebe » diviene con il « Che fare ? » una realtà . Lenin teorizza infatti con grande franchezza il diritto - dovere degli intellettuali guidati dalla « scienza marxista » di sottoporre la classe operaia alla loro direzione . L ' ammissione storica che Marx aveva assegnato al proletariato doveva raccogliersi nelle mani dell ' intelligencija rivoluzionaria . Si capisce agevolmente perché Trockij , Plechanov , Martov e Rosa Luxemburg abbiano accusato Lenin di « sostitutismo » . Ai loro occhi l ' idea leninista di subordinare la classe operaia alla direzione paternalistica dell ' élite cosciente ed attiva appariva come un capovolgimento del marxismo e come un ritorno alla tradizione giacobina . « Trockij in particolare stigmatizzò la teoria leninista poiché essa confondeva la dittatura del proletariato con la dittatura sul proletariato e affidava la missione storica di edificare il socialismo non alla classe operaia dotata di iniziativa che ha preso nelle sue mani le sorti della società , ma a una organizzazione forte , autoritaria che domina il proletariato ed attraverso ad esso la società » . Era il Trockij menscevico che prevedeva come lo spirito di setta e il manicheismo giacobino che Lenin voleva introdurre nel movimento operaio avrebbero avuto conseguenze disastrose . In effetti « Che fare ? » apparve a molti come un ' aggressiva ripresa del progetto di Robespierre , che già molte scuole socialiste europee avevano definito come una sorta di dispotismo pseudo - socialista . Il modello di partito ideato da Lenin e una istituzione resa monolitica dal vincolo dell ' ortodossia e dal principio della subordinazione assoluta e senza riserve delle volontà individuali alla volontà collettiva . Il partito bolscevico fu sin dal suo atto di nascita , una organizzazione ferreamente disciplinata e impegnata nella diffusione su scala planetaria del socialismo scientifico , interpretato come una dottrina a carattere salvifico , cioè una setta di « veri credenti » che in nome del proletariato riteneva di avere il diritto - dovere di instaurare il suo dominio totale sulla società per rigenerarla . Nessuno meglio di Rosa Luxemburg ha descritto le conseguenze elitaristiche e burocratiche che da una tale concezione e prassi derivavano . « Un centralismo spiegato , il cui principio vitale è da un lato il netto rilievo e la separazione della truppa organizzata dai rivoluzionari dichiarati e attivi dall ' ambiente , pur esso rivoluzionariamente attivo ma non organizzato , che li circonda , e dall ' altro la rigida disciplina e l ' intromissione diretta , decisiva , determinante delle istanze centrali in tutte le manifestazioni vitali delle organizzazioni locali del partito … Chiudere il movimento nella corazza di un centralismo burocratico che degrada il proletariato militante a docile strumento di un comitato » . La dittatura sul proletariato Come ha scritto Isaak Deutscher « poiché la classe operaia non era là ( dove sarebbe dovuta esserci per esercitare la direzione ) i bolscevichi decisero di agire come suoi luogotenenti e fiduciari fino al momento in cui la vita fosse diventata più normale e una nuova classe lavoratrice si fosse affermata e sviluppata . Per questa strada naturalmente si giungeva alla dittatura della burocrazia , al potere incontrollato e alla corruzione attraverso il potere » . Ma , occorre ripeterlo , tale paradossale fenomeno - la dittatura del proletariato senza il proletariato , la « dittatura per procura » esercitata in nome e per conto della classe - non può essere considerata una conseguenza non prevista e non prevedibile . E sempre il Trockij menscevico che nel 1904 scrive che se il progetto leninista si fosse realizzato « il partito sarebbe stato sostituito dall ' organizzazione del partito , l ' organizzazione sarebbe stata a sua volta sostituita dal comitato centrale ed infine il comitato centrale dal dittatore » . Con il successo storico - politico del leninismo la logica giacobina con tutte le sue componenti vecchie e nuove che sfociano nella dittatura rivoluzionaria prende il sopravvento sulla logica pluralistica e democratica del socialismo e la Russia si incammina sulla strada del collettivismo burocratico - totalitario . Ora , dato che la meta finale indicata da Lenin era la società senza classi e senza Stato , si potrebbe parlare di « eterogenesi dei fini » nel senso che i mezzi adoperati hanno fagocitato l ' ideale . Il leninismo al potere sarebbe , da questo punto di vista , la dimostrazione che non è possibile scindere i mezzi dai fini e che la storia non è « razionale » bensì « ironica » e persino « crudele » . Ma in realtà il conflitto tra bolscevismo e socialismo democratico non fu un semplice conflitto sui mezzi da adoperare per avanzare verso la società ideale . Tale conflitto è stato senz ' altro uno dei fattori che ha segnato la demarcazione netta nel seno del movimento operaio , ma non certamente quello decisivo . Fra comunismo leninista e socialismo esiste una incompatibilità sostanziale che può essere sintetizzata nella contrapposizione tra collettivismo e pluralismo . Il leninismo è dominato dall ' ideale della società omogenea , compatta , indifferenziata . C ' è nel leninismo la convinzione che la natura umana è stata degradata dall ' apparizione della proprietà privata , che ha disintegrato la comunità primitiva scatenando la guerra di classe . E c ' è soprattutto il desiderio di ricreare l ' unità originaria facendo prevalere la volontà collettiva sulle volontà individuali , di interesse generale sugli interessi particolari . In questo senso il comunismo è organicamente totalitario , nel senso che postula la possibilità di istituire un ordine sociale così armonioso da poter far a meno dello Stato e dei suoi apparati coercitivi . Questo « totalitarismo del consenso » deve però essere preceduto da un « totalitarismo della coercizione » . Tanto è vero che Lenin non ha esitato a descrivere la dittatura del partito bolscevico come « un potere che poggia direttamente sulla violenza e che non è vincolata da nessuna legge » . Pure la meta finale resta la società senza Stato , cioè « il paradiso in terra » ( Lenin ) successivo alla « resurrezione dell ' umanità » ( Bucharin ) . Talché si può dire che la meta finale indicata dal comunismo è « un Regno di Dio senza Dio » , cioè la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso del messianesimo giudaicocristiano . Non è certo un caso , dunque , che Gramsci sia arrivato a definire il marxismo « la religione che ammazzerà il cristianesimo » realizzando le sue esaltanti promesse e facendo passare dalla potenza all ' atto l ' ideale della società perfetta . Se questa interpretazione del leninismo è corretta , allora la contrapposizione fra socialismo e comunismo è certo molto profonda . Il comunismo leninista ha mire palingenetiche : è una religione travestita da scienza che pretende di aver trovato una risposta a tutti i problemi della vita umana . Per questo non ha voluto tollerare rivali ed è in una parola « totalitario » . Milovan Gilas e Gilles Martinet lo hanno sottolineato in maniera convincente : il leninismo nella misura in cui aspira a rigenerare la natura umana , a creare un mondo purificato da ogni negatività , a porre fine allo scandalo del male , è una dottrina millenaristica che , una volta al potere , non può produrre che uno Stato ideologico retto una casta . Gramsci ha teorizzato senza perifrasi la natura « totalitaria » e persino « divina » del partito comunista , che non a caso ha definito " il focolare della fede e il custode della dottrina del socialismo scientifico » . Il partito marxista - leninista in quanto incarna il progetto di disalienazione totale dell ' umanità , è una istituzione carismatica che racchiude in sè tutte le verità e tutta la moralità della teoria . Esso esprime l ' etica , la scienza del « proletariato ideale » che deve illuminare il « proletariato reale » e indicargli « la via della salvezza » ( come si legge nella risoluzione del secondo Congresso del Komintern ) . Nelle sue mani ci sono « le chiavi della storia » poiché esso orienta sua azione alla luce dell ' unica dottrina che sia scientifica e salvifica ad un tempo . Per questo il comunismo non può venire a patti con lo spirito critico , il dubbio metodico , la pluralità delle filosofie , insomma con tutto ciò che rappresenta il patrimonio culturale della civiltà occidentale laica e liberale . Esso , come soleva ricordare Bertrand Russell a coloro che si facevano un ' immagine mitologica del marxismo - leninismo , si fonda sull ' idea che deve esistere un ' autorità ideologica ( il partito ) che stabilisce autocraticamente i confini che separano il bene dal male , il vero dall ' errore , l ' utile dal dannoso . Di qui l ' elevazione del marxismo a filosofia ( obbligatoria ) di Stato , l ' istituzionalizzazione dell ' inquisizione rivoluzionaria , la lotta accanita e spietata contro i devianti , i dissidenti e gli eretici . Rispetto alla ortodossia comunista , il socialismo è democratico , laico e pluralista . Non intende elevare nessuna dottrina al rango di ortodossia , non pretende porre i limiti alla ricerca scientifica e al dibattito intellettuale , non ha ricette assolute da imporre . Riconosce che il diritto più prezioso dell ' uomo è il diritto all ' errore . E questo perché il socialismo non intende porsi come surrogato , ideale e reale , delle religioni positive . Il socialismo nella sua versione democratica ha un progetto etico - politico che si inserisce nella tradizione dell ' illuminismo riformatore e che può essere sintetizzato nei seguenti termini : socializzazione dei valori della civiltà liberale , diffusione del potere , distribuzione ugualitaria della ricchezza e delle opportunità di vita , potenziamento e sviluppi degli istituti di partecipazione delle classi lavoratrici ai processi decisionali . Carlo Rosselli definiva appunto il socialismo come un liberalismo organizzatore e socializzatore . Dalla pretesa che il comunismo ha di fare « l ' uomo nuovo » deriva del tutto logicamente il disegno di ristrutturare tutto il campo sociale secondo un criterio unico e assolutamente vincolante . Il principio di fondo è stato formulato da Lenin in termini inequivocabili : « il partito tutto corregge , designa e dirige in base a un criterio unico » al fine di sostituire « l ' anarchia del mercato » con la " centralizzazione assoluta " . E in effetti , del tutto coerentemente con la dottrina , i bolscevichi non appena conquistarono lo Stato incominciarono a distruggere sistematicamente , metodicamente , ogni centro di vita autonoma e operarono in modo da concentrare tutto il potere politico , economico e spirituale in un ' unica struttura di comando , l ' apparato del partito . E chi dice apparato dice controllo integrale della società da parte degli amministratori universali . Fu così che prese corpo lo Stato padrone di ogni cosa , delle risorse economiche delle istituzioni degli uomini e persino delle idee . L ' autonomia della società civile fu intenzionalmente soffocata , la spontaneità sociale limitata o soppressa , l ' individualismo ridotto ai minimi termini . Il grande paradosso della via comunista Ma , evidentemente tutto ciò implica la burocratizzazione integrale della società la quale come si legge in « Stato e rivoluzione » , diventa per ciò stesso « un unico ufficio ed un unico stabilimento industriale » diretto dall ' alto dell ' apparato del partito che vigilerà sugli uomini affinché essi non deviino dalla retta via fissata dall ' ortodossia . Di qui la descrizione del progetto collettivistico data da Gilas : « Lo Stato comunista opera per raggiungere la completa spersonalizzazione dell ' individuo , delle nazioni e anche dei propri appartenenti . Aspira a trasformare la società intera in una società di funzionari . Aspira a controllare , direttamente o indirettamente , salari e stipendi , alloggi e attività intellettuali » . Analogamente Pierre Naville ha scritto che « la burocrazia nel socialismo di Stato gode di uno statuto fino ad oggi sconosciuto : di fatto essa controlla la totalità della vita economica , ed esercita questo controllo dall ' alto … E ' nel socialismo di Stato che la burocrazia mostra finalmente la su reale natura : essa è l ' organizzazione gerarchica applicata a tutto , l ' armatura reale della vita sociale e privata , il comando su ogni cosa . Essa incarna lo Stato nella sua doppia dimensione nazionale e nel suo imperialismo internazionale » . A questo punto possiamo trarre alcune conclusioni di ordine generale . Leninismo e pluralismo sono termini antitetici se prevale il primo muore il secondo . La democrazia ( liberale o socialista ) presuppone l ' esistenza di una pluralità di centri di poteri ( economici , politici , religiosi , etc . ) in concorrenza fra di loro , la cui dialettica impedisce il formarsi di un potere assorbente e totalitario . Di qui la possibilità che la società civile abbia una certa autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire di zone protette dall ' ingerenza della burocrazia . La società pluralistica inoltre è una società laica nel senso che non c ' è alcuna filosofia ufficiale di Stato , alcuna verità obbligatoria . Nella società pluralistica la legge della concorrenza non opera solo nella sfera dell ' economia , ma anche in quella politica e in quella delle idee . Il che presuppone che lo Stato è laico solo nella misura in cui non pretende di esercitare , oltre al monopolio della violenza , anche il monopolio della gestione dell ' economia e della produzione scientifica . In breve : l ' essenza del pluralismo è l ' assenza del monopolio . Tutto il contrario delle tendenze che si sono affermate nel sistema comunista . I veri marxisti - leninisti non possono tollerare contropoteri , ideali comunitari diversi da quello collettivistico . Per questo essi sentono di avere il diritto - dovere di imporre il « socialismo scientifico » ai recalcitranti . Per questo Gramsci aveva teorizzato la figura del moderno Principe come « il solo regolatore » della vita umana . La meta finale è la società senza Stato , ma per giungervi occorre statizzare ogni cosa . Questo in sintesi è il grande paradosso del leninismo . Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale ? Invece di potenziare la società contro lo Stato , si è reso onnipotente lo Stato con le conseguenze previste da tutti gli intellettuali della sinistra revisionistica che hanno visto nel monopolio delle risorse materiali e intellettuali la matrice dell ' autoritarismo di Stato . Pertanto se vogliamo procedere verso il pluralismo socialista , dobbiamo muoverci in direzione opposta a quella indicata dal leninismo : dobbiamo diffondere il più possibile il potere economico , politico e culturale . Il socialismo non coincide con lo statalismo . Il socialismo , come ha ricordato Norberto Bobbio è la democrazia pienamente sviluppata , dunque è il superamento storico del pluralismo liberale e non già il suo annientamento . È la via per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà e di benessere e di uguaglianza .