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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Montanelli Indro"
Caro Topner ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Topner , non ho letto l ' articolo di Alberoni : mi rimane da vivere troppo poco tempo per sprecarlo coi sociologi . Debbo tuttavia riconoscere che l ' ipotesi di un matrimonio fra islamismo e marxismo , anche se per ora litigano ( ma non dappertutto : in Libia , per esempio , c ' è una specie di castrismo mussulmano ) , è tutt ' altro che infondata . Non sono due regimi . Sono due Chiese , entrambe totalitarie e nemiche delle libertà individuali , che per sopprimerle potrebbero anche mettersi d ' accordo . Tutte due impongono ai loro fedeli di portare il cervello all ' ammasso , e fra scervellati è facile intendersi . Il punto in cui mi pare che Alberoni dica una grossa sciocchezza ( se è esatto quanto tu mi riferisci del suo articolo ) è là dove sostiene che marxismo e islamismo sono le uniche due culture vive del nostro tempo . E dove la vede , questa vita ? L ' Islam ebbe una grande cultura solo quando , nella loro cavalcata conquistatrice , i suoi Califfi incontrarono la cultura greca , quella egiziana e quella ebraica . Ma questo risale a Averroè e ad Avicenna , cioè a mille anni fa pressappoco . Da allora l ' atteggiamento dell ' Islam verso la cultura è sempre rimasto quello del famoso Califfo che , quando gli chiesero cosa dovevano fare della grande biblioteca di Alessandria , da lui conquistata , rispose : « Se tutti quei libri dicono ciò che dice il Corano , sono inutili . Se dicono cose diverse , sono dannosi . Nell ' un caso e nell ' altro , meglio bruciarli » . Si dirà : « Altri tempi » . No , Khomeini pensa e parla come quel Califfo . L ' Islam è una religione di analfabeti , in cui la cultura è monopolio degli Ulema , che sanno solo di Corano e passano la vita a indagarne i misteri ( che non ci sono ) . Mi citi Alberoni un ' opera d ' arte e di pensiero islamica degli ultimi due o trecent ' anni . I mussulmani colti sono quelli che escono dalle nostre università . Quanto al marxismo , senza dubbio esso ha portato nella nostra cultura cose nuove . Ma a parte il fatto che da questa cultura esso stesso deriva ( nessuno più contesta , credo , la discendenza di Marx da Hegel e quindi la sua parentela con tutto l ' idealismo ) , i suoi fiori sono da un pezzo avvizziti . La sua esplosione culturale risale agli anni ruggenti di Essenin e Majakovski , entrambi suicidi . Da quando Stalin lo congelò , il marxismo non è più che una enorme mummia in cui di vivo e vitale c ' è solo il dissenso . Gl ' intellettuali dell ' Occidente che baciano la pantofola al marxismo non s ' inchinano al marxismo , ma alle divisioni corazzate e ai carri armati del marxismo , così come i loro padri si erano inchinati a quelli del nazismo . Gli intellettuali sono bravissimi a nobilitare la loro viltà attribuendo blasoni culturali a chi gli fa paura . Anche qui Alberoni ci dica che cosa esporta , come opere d ' arte e di pensiero , il mondo comunista . Esporta Solgenitzin , Bukovski , Siniavski ecc . , cioè coloro che non hanno mai accettato o che hanno ripudiato il marxismo . Oppure esporta i reggimenti che invadono l ' Afghanistan , e che sono senza dubbio una cosa seria . Ma non vedo cosa c ' entri la cultura . Caro Topner , non sei un illuso . Può anche darsi che islamismo e marxismo , miscelandosi , producano una bomba più devastatrice di quella atomica . Essa potrà distruggere la nostra civiltà ( che forse , per la sua codardìa , se lo merita ) . Sostituirla mai .
Caro amico ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro amico , il pericolo più grosso che si corre sempre nel giudicare le cose italiane è di generalizzare facendo di ogni erba un fascio . Io conosco fior di magistrati che fanno il possibile per liberare leggi e procedure dai bizantinismi che le affliggono , e fior di avvocati che a questi bizantinismi si rifiutano di contribuire e di approfittarne . Ma purtroppo il quadro generale è quello che lei , sia pure con qualche forzatura , descrive , e di cui Montesquieu inorridirebbe . Io non credo , sia chiaro , che fra legislatori , giudici e avvocati ci sia una congiura per tenere il cittadino in loro balìa , quando entra negl ' ingranaggi della Giustizia . Ma le leggi le fanno gli avvocati . E non c ' è dubbio che gli avvocati hanno tutto l ' interesse a farle in modo che solo degli specialisti come loro possano penetrarne i misteri concettuali e linguistici , e orientarsi nelle puntigliose procedure di cui sono rivestite . In qualche parte mi pare di aver letto che nella sola Napoli ci sono più avvocati che in tutta l ' Inghilterra . Essi possono vivere solo se anche le cause più semplici come la sua diventano complicate , interminabili e soprattutto incomprensibili al cliente . Ricordo che una volta Ojetti che , da quel grande giornalista che era , aveva la manìa della chiarezza , mi propose di « tradurre in italiano » , insieme a lui , il codice penale . Dapprincipio pensai che scherzasse . Invece diceva sul serio . Poi non ne facemmo nulla . Ma il semplice fatto che nella testa di un uomo intelligente e colto come Ojetti fosse potuta balenare l ' intenzione di « tradurre in italiano » il principale corpo di leggi che regolano i rapporti del cittadino con la società , la dice molto lunga ( e molto brutta ) sul concetto in cui il legislatore tiene questo cittadino : pecorella sconsiderata cui il pastore non deve neanche delle spiegazioni . Ricorda nei Promessi Sposi il discorso che Azzeccagarbugli tiene all ' intontito Renzo ? Badi però , caro amico , che il linguaggio ermetico non è una esclusiva degli uomini di legge . Ogni « corporazione » , in Italia , ha il suo . Se lo lasci dire da un povero direttore di giornale , che deve sudare le sette camicie per indurre i suoi « specialisti » - di medicina , di fisica ecc. - a esprimersi in termini che tutti possano capire . Il loro ermetismo , è ovvio , non è suggerito da nessun calcolo d ' interesse . E solo il derivato dell ' orrendo vizio della cultura italiana a chiudersi in accademie e chiesuole che considerano degradante qualsiasi contatto col « volgo » . I miei libri di storia sono disprezzati dagli accademici proprio per questo : perché non sono scritti nella lingua dell ' accademia . A questi libri non voglio fare pubblicità . Ma se lei legge le mie Italia della Controriforma e Italia del Seicento , ci troverà la spiegazione di questa malformazione , o almeno quella che a me sembra la spiegazione .
Grazie, caro Barni ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Grazie , caro Barni . L ' articolo infatti mi era sfuggito ( chi ha più il tempo di leggere tutto ? ) , e lo trovo un po ' sproporzionato al pretesto che lo ha occasionato . Il pretesto è l ' intitolazione di una piazza di Roncole Verdi , frazione di Busseto , a Giovanni Guareschi , di cui il mio redattore Gualazzini ha ricordato fra l ' altro la condanna scontata in carcere per vilipendio a De Gasperi . E a proposito di questa ha scritto : « Si disse che Guareschi aveva torto , ma è ancora sconcertante il fatto che lo scrittore e giornalista , disarmante e a volte perfino brutale nella sua assoluta sincerità , non abbia mai riconosciuto , neppure in punto di morte , il suo errore » . Se avessi visto l ' articolo di Gualazzini prima che fosse stampato ( in quei giorni non ero in sede ) , gli avrei suggerito di togliere questo passaggio , che lascia l ' ombra del dubbio sulla condotta di uno specchiato galantuomo come De Gasperi . L ' errore da parte di Guareschi ci fu , e nessuno lo sa meglio di me che per questo ebbi con lui un violento alterco . La lettera ch ' egli pubblicò di De Gasperi , in cui questi chiedeva al comando alleato di bombardare Milano , era , come giustamente dice Gorresio , uno smaccato falso . Ma io posso testimoniare che Guareschi la pubblicò perché era convinto della sua autenticità , e per questo non riconobbe l ' errore neanche in punto di morte : perché era persuaso di non averlo commesso . Comunque , questo errore Guareschi lo rimediò pagandone il conto senza raccomandarsi a nessuno e senza chiedere ribassi : credo che sia l ' unico giornalista italiano che , per un vilipendio , si è fatto i suoi due bravi anni di galera , che dovett ' essere galera dura perché ne uscì fisicamente stroncato . E questa è la prova di un carattere , di cui Gorresio ha commesso a sua volta l ' errore di non dargli atto . Quanto all ' indignazione che Gorresio esprime per l ' intitolazione di una piazza a Guareschi , la trovo ingiusta e ingenerosa . Anzitutto , non è vero che si tratti di un ' usurpazione ai danni di Verdi . Roncole , dove sorge la casa del Maestro , seguita a chiamarsi Roncole Verdi . La piazza , che poi è un prato , non aveva nome . Che gli abbiano dato quello di Guareschi , lo trovo del tutto naturale perché Guareschi è stato uno dei personaggi più rappresentativi del dopoguerra italiano . Forse sarà esagerato dire che fu lui a far vincere la Dc nelle elezioni del '48 . Ma che vi abbia potentemente contribuito , non c ' è dubbio . Come non c ' è dubbio che la Dc si dimostrò , nei suoi confronti , ingrata e meschina , come è del resto nel suo costume . Quanto ai libri di Guareschi nessuno , nemmeno lui , ha mai preteso attribuirgli una quotazione letteraria . Ma i personaggi ch ' egli descrisse hanno , pur nella loro sommarietà e rozzezza , un qualcosa che li rende , al pari di Bertoldo e di Simplicissimus , eterni ed universali , come dimostra il successo che incontrarono dovunque . Mescolati forse a qualche errore di sintassi , ci sono nella prosa di Guareschi un vigore , un sangue , un ' immediatezza , una fragranza di vita che tanti altri suoi contemporanei , molto più colti e smaliziati e letterariamente agguerriti di lui , non si sognano nemmeno , e che fanno di Guareschi un superteste del suo tempo . Uno storico che voglia ricostruire fedelmente il clima dell ' immediato dopoguerra italiano potrà ignorare Gorresio e anche me , ma non Guareschi . E infine , Guareschi era un uomo . Massiccio e tagliato con l ' accetta , ma autentico . E in questo Paese di scimmie e di pecore , quando s ' incontra un uomo , caro Gorresio , dedicargli una piazza è ancora poco .
Cara signora ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Cara signora , provocandomi a parlare male dei toscani , lei m ' invita a nozze . E la nostra passione , e i pretesti per sfogarla non mancano . Nel caso del sambuco , per esempio , non ho dubbi . E stato certamente il suo vicino a tagliarglielo . Non lo conosco , non ho la minima idea di chi sia , ma posso descrivergliene la mentalità , tanto mi è familiare . Si professa - lei mi dice - come uomo d ' idee progressiste . Però è talmente attaccato al « suo » che se il ramo di un albero altrui sporge sul suo muro di cinta , lo mozza anche a costo di uccidere l ' albero . Non perché gli dia noia , ma perché deve affermare il suo diritto di proprietà : per chi lo viola c ' è l ' accetta , o il fucile o il veleno . Questo è il toscano progressista . Ne conoscevo ( e l ' ho pure raccontato in un articolo ) uno , anzi una che , al termine di fiere requisitorie contro il mio reazionarismo , ordinava a un suo vecchio servitore di mangiare i funghi per sperimentare su di lui se erano buoni o velenosi ; l ' indomani gli diceva : « Gigi , fa ' vedere la lingua ! » ; e solo se la lingua di Gigi era pulita , mangiava i funghi anche lei . Ne conosco un altro a Milano , che è anche conte , vive largamente di rendita sulle terre ereditate , e ne arrotonda gli utili assumendo presidenze di enti o aziende che manda regolarmente in dissesto , ma dai quali esce con liquidazioni di centinaia di milioni , sempre in nome - si capisce - del popolo lavoratore . Suo marito aveva ragione a dire che i toscani sono cattivi soldati . Non hanno nessuna tradizione militare , non hanno mai avuto ( con gran disperazione di Machiavelli ) un esercito , e l ' unica guerra che sanno fare perché non ne hanno mai fatte altre è quella fra loro , da città a città , da comune a comune , da contrada a contrada . E qui sono , anzi siamo ( pochi toscani sono di razza pura come me ) formidabili . Formidabili , voglio dire , di cattiveria , di crudeltà , di protervia , ma anche di coraggio ed immaginazione . Suo padre invece aveva torto a chiamarci infidi . Questo , no . Infidi sono le carogne che si travestono da angeli . I toscani fanno esattamente il contrario . Si travestono da carogne anche quelli che non lo sono per una forma di civetteria o , come dicono gli inglesi , di understatement . Ma da quel che mi par di capire , il suo vicino non ha bisogno di travestimenti . E tuttavia il suo tipo di carogneria mi sorprende . Perché di toscani disposti ad ammazzare uomini , ne conosco parecchi . Ma degli alberi e della natura in genere sono rispettosi : basta guardare i loro paesaggi . Questo suo vicino dev ' essere un toscano bastardo e di fogna . Se le capita , gli dica tutta la mia gratitudine per il fatto che il nostro giornale non gli piace . Se gli piacesse , me ne sentirei offeso .
Caro Biro ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Caro Biro , la mettiamo nella maniera più semplice . Non so che cosa lei intenda per « integrità ideologica » . Io la intendo come coerenza coi principi della propria bandiera politica . A me i principi del comunismo non vanno affatto bene , e credo di dimostrarlo quotidianamente con questo giornale . Berlinguer li professa , si può dire , da sempre . Fra questi principi c ' è - ed anzi è quello fondamentale - la lotta al capitalismo in tutte le sue espressioni ? Che la Fiat sia una di queste espressioni , credo che non Io negherebbe nemmeno l ' avvocato Agnelli . Quindi quando Berlinguer incita gli operai di quella fabbrica ad occuparla , potrà commettere un errore tattico ( ed io credo che l ' abbia commesso , o che l ' abbiano costretto a commetterlo ) , ma non certo una infrazione alla sua « integrità ideologica » . Il capo di un partito rivoluzionario cos ' altro deve cercare di fare , se non la rivoluzione ? E , caso mai , quando dice di non volerla fare , che lo trovo biasimevole e sospetto . Quanto a Moro , devo confessare un errore di valutazione : non politica , ma umana . Politicamente , io ho sempre combattuto Moro , vivo e morto : lo chiamai , a cadavere caldo , « il genio del male » . Ma ero convinto della sua « integrità morale » , cioè che fosse onesto . E come me , ne erano convinti tutti . Ora molte rivelazioni ce ne fanno dubitare . Dico « dubitare » perché certezze ancora non ce ne sono , ma c ' è tuttavia quanto basta per ritenere che , anche se non commise porcherie , ne tollerò e ne coprì . Mi dispiace . Mi dispiace non perché tutto questo mi costringe a riconoscere che mi ero sbagliato , operazione che non mi costa mai nessuno sforzo ; ma perché mi dimostra che anche uomini che sembravano al di sopra di ogni sospetto - e non importa se amici o nemici - sono nella melma . Ne goda chi vuole ; io , no .
E ha fatto benissimo ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
E ha fatto benissimo , caro amico . Ma non se ne vergogni perché i comunisti non sono né piemontesi né altro . Sono comunisti , e basta . Di quale natura siano stati gli apprezzamenti ideologici sul nostro conto , non faccio fatica a immaginarlo . Avranno detto di certo che siamo fascisti , senza minimamente dubitare che non c ' è fascista più sopraffattore e cialtrone di quello che dà di fascista a chi non la pensa come lui . Ma badi bene , caro amico . Io non biasimo i comunisti per essersi arrogata la facoltà di rilasciare o di rifiutare agli altri le patenti di democrazia . Biasimo gli altri che da trentacinqu ' anni subiscono questo sopruso pur sapendo benissimo che , quanto a democrazia , rossi e neri si equivalgono . Comunque , ciò che i comunisti di Torino hanno fatto contro di noi non mi sorprende : rientra nella regola del loro sporco giuoco . Quelli che mi sorprendono sono i socialisti . Sono ancora a questo punto di sottomissione nei confronti del Pci ? Fanno ancora gli sciacallucci scodinzolanti al seguito della belva ? Giriamo queste domande all ' on. Craxi , che sembra parlare in nome di un socialismo diverso . Guardi di che ceffi invece esso è fatto . Tutte le volte che gli accordiamo un po ' di fiducia , dobbiamo pentircene . P.S. Ieri abbiamo raccomandato al buon cuore dei milanesi una povera donna che vende le caldarroste davanti ai giardini , all ' angolo fra piazza Cavour e via Manin , che alcuni malviventi hanno scippato del suo modesto peculio . Ma , da quanto mi risulta , il cuore dei milanesi non ha vibrato . Strano . E ' la prima volta che succede .
Cara signora ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Cara signora , grazie di cuore per la sua solidarietà . Quanto al dubbio che Orlando ed io vogliamo coprire col silenzio le malefatte di mafiosi e camorristi , esso non mi offende perché testimonia soltanto la sua ingenuità : un ' ingenuità che , intendiamoci , le fa molto onore , ma che non l ' aiuta di certo a capire come vanno le cose in quel difficile mondo . Le porto un esempio . Se io mi trovassi a Pagani , probabilmente saprei chi ne ha ucciso il sindaco , perché sono sicuro che lo sanno tutti , e forse qualcuno me ne avrebbe mormorato il nome all ' orecchio . Ma se a questo qualcuno io avessi chiesto di venire a testimoniarlo in tribunale , lo avrei visto fuggire a gambe levate , e in tribunale ci sarei finito io per uscirne con una bella condanna per calunnia . I nomi dei colpevoli , cara signora , li sanno anche i carabinieri . Quelli che mancano sono i testimoni e le prove , senza le quali , lei lo capisce , non si possono lanciare accuse , anche se siamo arciconvinti della loro fondatezza . Tuttavia il discorso di Orlando era un altro , di ordine più generale . Gl ' Innominati a cui si riferisce nel suo articolo - lettera non sono i caperonzoli della malavita locale , ma i loro alti protettori politici . E anche di costoro si sanno i nomi , ma anche contro di essi mancano le prove . Eppoi , come distinguere le mele sane da quelle marce ? Un po ' in tutta Italia , ma specialmente nel Sud , la politica è clientelismo , il clientelismo è sempre mafia , e le mafie si combattono tra loro non soltanto a lupara , ma anche a calunnia . E , mi creda , un groviglio inestricabile . Una sola cosa si capisce con chiarezza : che politica e malavita sono così intimamente intrecciate , che ormai diventa quasi impossibile distinguere l ' una dall ' altra . E a questo punto , cara signora , verrebbe voglia di emigrare e cambiare nazionalità . Invece no . Questo è il nostro Paese . Qui dobbiamo vivere , lottare e , se è necessario , farci ammazzare . Meglio italiani morti che apolidi vivi .
Egregio signore ( Montanelli Indro , 1980 )
StampaQuotidiana ,
Egregio signore , come vede pubblico la sua lettera . E non ritengo di compiere , facendolo , un atto di coraggio , ma soltanto un atto di pubblica utilità . E ' bene che gli illusi disposti a far credito al Pci di una ormai salda e irreversibile vocazione democratica sappiano che nella sua « base » trovano ospitalità individui come lei . Non tutto il Pci le somiglia , almeno spero . Ma le idee che lei ha avuto la sincerità di mettere nero su bianco sono tuttora , sicuramente , il pane politico e ideologico di una larga schiera di militanti : i più tenaci , i più fidati , quelli che nell ' ora dei grandi rivolgimenti costituirebbero la vera forza del partito . Lei non si è lasciato confondere da tutti i tatticismi , da tutte le professioni di pluralismo , da tutte le caute operazioni di distacco dalla Chiesa madre sovietica di Berlinguer . Ha capito che queste manovre servono per rassicurare i compagni di strada , i progressisti da salotto , gli intellettuali desiderosi di avere le lodi della sinistra e le prebende del capitalismo . Nella sua cellula - perché immagino lei appartenga a una cellula - le verità devono essere quelle di sempre : il Paradiso è là dove esiste il « socialismo reale » . Senza disoccupati - ma nessun disoccupato occidentale lavorerebbe per il salario con cui vengono retribuiti , all ' Est , gli operai meglio pagati - e con il 99 per cento dei voti , nelle elezioni , alla lista di regime . Non l ' ha neppure insospettito il fatto che dopo queste elezioni così compattamente favorevoli , il sindacato antiregime di Lech Walesa abbia trovato in Polonia dieci milioni di aderenti . Ma è logico che lei non si insospettisca . Non si insospettì neppure Togliatti , il grande maestro del comunismo italiano che , essendo vissuto in Russia durante il periodo degli orrori staliniani , tornò in Italia decantando , della Russia stessa , la mirabile avanzata democratica . ( Ci volle il rapporto Kruscev perché il migliore confessasse che qualcosa di marcio c ' era stato , nella Unione Sovietica a lui così cara . ) Si tenga pure le sue certezze , che confermano le nostre . E si tenga le sue minacce , che legittimano ancor più la nostra battaglia .
Caro Benassi ( Montanelli Indro , 1981 )
StampaQuotidiana ,
Caro Benassi , non so se faccio bene a pubblicare la sua lettera che rischia di far perdere a lei qualche elettore , scandalizzato dal fatto che il suo sindaco comunista si trovi su qualcosa d ' accordo con un moderato come Montanelli , e a me qualche lettore , sgomento del fatto che un giornale moderato si trovi su qualcosa d ' accordo con un sindaco comunista . Affrettiamoci dunque , come prima cosa , a rassicurare gli uni e gli altri : lei resta un comunista , io resto un moderato , le nostre posizioni sono inconciliabili , e se su un punto di fondamentale importanza come la difesa dello Stato esse convergono , ciò vuol dire una cosa sola , anzi due . Primo : che lei è un comunista serio e onesto , e io un moderato serio e onesto . Secondo : che la serietà e l ' onestà creano fra gli uomini delle solidarietà e convergenze più forti di qualunque dissenso ideologico . Forse quest ' ultima constatazione può riuscire un po ' ostica a voi comunisti , abituati a fare dell ' ideologia il supremo regolo di tutto ( non è una critica , è una constatazione ) . Per noi di formazione liberale , che all ' ideologia assegniamo un rango molto più modesto , si tratta di verità scontate e digerite da un pezzo . Mi permetta quindi di non condividere la sua sorpresa per il fatto che , di fronte all ' eversione lei ed io la pensiamo allo stesso modo e proviamo lo stesso sentimento di ripulsa . È naturale . Marx ha stravolto o capovolto il significato di tante cose e parole . Ma anche per lui e per il suo vocabolario un galantuomo è uno che non ruba né uccide , e chi ruba e uccide è un delinquente . Esattamente come per noi moderati .
Caro Polloni ( Montanelli Indro , 1981 )
StampaQuotidiana ,
Caro Polloni , alcuni , pochissimi , tra quegli esaltatori di Mao , sono rimasti fermi sulle loro posizioni . Continuano cioè ad affermare che il libretto rosso era un condensato di saggezza rivoluzionaria ( ammesso che i due termini siano compatibili ) , e che la rivoluzione culturale avrebbe dovuto essere proseguita , magari fino alle estreme forme che assunse nella Cambogia di Pol Pot . Gli altri sono diventati ex : sono cioè andati ad ingrossare le file , ormai nutritissime , dei « pentiti » di sinistra , provengano essi dalla chiesa moscovita o dalla chiesa pechinese . Le ragioni di pentimento non mancano . Gli esaltatori della Cina di Mao non si limitavano ad affermare che la rivoluzione comunista è una bella cosa : aggiungevano che essa aveva assunto , in Cina , forme non violente , quasi dolci , che gli avversari del progresso rosso venivano benevolmente rieducati . ( Allo stesso modo si disse che Castro aveva instaurato a Cuba un comunismo alla latina , spontaneistico e flessibile : mentre ora sappiamo bene che il castrismo ha i suoi bravi lager , i suoi spietati tribunali politici , la sua onnipresente polizia segreta . ) La Cina doveva dunque redimere il comunismo , secondo i suoi apologeti , dai vizi sovietici . Ricordo le dichiarazioni di Dario Fo al ritorno da un viaggio in Cina . Questo implacabile fustigatore del malcostume nazionale laggiù aveva visto soltanto gioia , adesione popolare , voglia di lavorare . Invece la rivoluzione culturale , ce lo raccontano i cinesi stessi , fu crudelmente persecutoria ed economicamente insensata . Ma i pentiti - quando lo sono - non dicono puramente e semplicemente : non avevamo capito niente perché siamo faziosi o sciocchi , e quindi d ' ora innanzi ci ritireremo a vita rigorosamente privata , per evitare altre profezie sbagliate , e per risparmiare ai giovani altri insegnamenti demenziali . No : dicono che le loro intenzioni erano buone , che i loro ammaestramenti erano validi , che la loro intelligenza resta luminosa , che i loro avversari sono dei poveracci , e che l ' infortunio va passato agli archivi . Dal pulpito non scendono . Al credito che altri - non noi - gli aveva dato , non rinunciano . Continuano a considerarsi maestri , e questo è ancora comprensibile , dal loro punto di visto . É invece incredibile che la loro pretesa trovi qualcuno disposto ad appoggiarla .