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> anno_i:[1970 TO 2000} > autore_s:"Pansa Giampaolo"
Così ho pagato i politici ( Pansa Giampaolo , 1983 )
StampaQuotidiana ,
Torino . « Tangenti ? Be ' , io le chiamerei provvigioni , nei miei interrogatori ho sempre usato questo termine . Comunque » concede Zampini , assaporando il sigaretto « diciamo pure tangenti . Certo che ne ho pagate , per qualche miliardo . Vuole una cifra meno vaga ? Più di uno , meno di cinque . Se non le avessi pagate , le mie possibilità di lavoro si sarebbero ridotte quasi a zero . La tangente , del resto , è un investimento che frutta il cento per cento l ' anno . Ed è naturale che sia così : i politici sono gente attivissima , il loro mestiere è fare affari , la politica è appena un corollario ... » . Adriano Zampini , 34 anni , geometra , martella le parole con calma . È l ' « Alpino » dello scandalo torinese , l ' uomo nero che ha fatto crollare la giunta rossa , l ' imputato - chiave di un processo che fra pochi mesi scoperchierà molte pentole subalpine . Con lui in aula ci saranno i presunti corrotti : un mazzo di politici socialisti , democristiani , comunisti : « Se provo astio per loro ? Ma no ! Sono tutti degli amici . Li stimo come li stimavo prima . Oggi fanno il possibile per salvarsi . E per salvarsi dicono che sono un millantatore ... » . E sorride . Già , ma come sorride Zampini ? Ha un sorriso da giovane lupo , in un viso forte , con due occhi azzurro freddo , e una barba da vero alpino . È un tipo alto , ben squadrato , l ' aria terribilmente sicura di uno che s ' è conquistato tutto da solo , cominciando dal niente . Un « niente » molto lontano dal belmondo dei rampanti di Torino . La scena iniziale è la Valpolicella , provincia di Verona . Ambiente popolare , famiglia operaia - contadina . Papà Zampini fa il caporeparto in una fabbrica di casseforti . Un uomo che lavora duro e morirà a 56 anni di cancro al polmone , contratto nel verniciar forzieri per i soldi degli altri . Preso il diploma , anche l ' Adriano entra in ditta . È sveglio , ha grande iniziativa e una memoria da computer . Dopo un po ' è responsabile del servizio assistenza per gli impianti di sicurezza : « Che bella squadra eravamo ! Siamo stati i primi ad usare la lancia termica . In dieci secondi sapevamo aprire una cassaforte corazzata . Adesso però » mi avverte sornione « non so più farlo , lo scriva ... » . Un giorno arriva l ' amore . No , non è un dettaglio privato . L ' amore , infatti , è una maestrina piemontese di Villareggia , e sarà questo incontro a portar Zampini verso la fatal Torino . Una Torino che da lontano già conosce , per via del servizio di leva alla Scuola militare alpina di Aosta , dove ha preso il grado di tenente . Così , quando viene il tempo delle nozze , la scelta è fatta : via da Verona , si va ad ovest , verso la città del capitale e del lavoro . È il gennaio 1973 . A Torino , il giovane Zampini fa il rappresentante di mobili per ufficio e impara subito una verità : « Sì , imparo che vendere è molto difficile . Prima , quando aprivo le casseforti , erano i clienti ad implorarmi : venga , s ' è bloccato l ' impianto , dentro ci sono duecento milioni ! Vendere , invece , era tutt ' altra cosa . Poi , un po ' alla volta , ho capito come dovevo fare ... » . Mentre l ' Adriano comincia ad annusare il giro dei politici torinesi , la sua ditta vince ( « regolarmente ! » ) la gara per una grossa fornitura alla Regione Piemonte . Incoraggiato , Zampini decide di mettersi in proprio . Con dieci milioni in contanti , nell ' ottobre 1974 , a 25 anni , fonda la società Juppiter , mobili per ufficio e attrezzature scientifiche . Cinque anni dopo verrà la Concord , informatica e centri di calcolo . Quindi la Programma Immobiliare . Chiedo : e la Biolight di cui s ' è tanto parlato ? « Quella non l ' ho fondata io . Esisteva già quando ne son diventato l ' amministratore unico . Importava e vendeva lampade della Duro - Test Corporation , del New Jersey . Sì , fra i soci dichiarati c ' erano i fratelli Biffi - Gentili . Ma questi due io li conoscevo da molto tempo ... » . Li conosceva per comune militanza socialista ? « Macché . Io non ho mai fatto vita politica , a parte qualcosina da studente a Verona , nello PSIUP . Sì , lo scriva : PSIUP ! Altro che fascista di Ordine Nuovo ! È stato 1' " Avanti ! " a stampare questa bugia , e non ha nemmeno pubblicato la mia rettifica . Così Martelli e Intini si son meritati una querela . Ma non me la prendo . Erano i giorni degli arresti , un grande marasma , e poi il PSI è un partito che macina anche i sassi , un partito di movimento ... » . « Dopo il PSIUP niente più politica » garantisce Zampini . « Da allora ho avuto un motto solo : amico di ciascuno , fratello di nessuno . L ' uomo d ' affari dev ' essere così . Deve andare bene a tutti . Deve fare come il medico , che conforta e aiuta . Del resto , a noi piccoli imprenditori non ci serve essere impegnati politicamente . Se hai bisogno di un intervento politico , basta avere cinque milioni sull ' unghia e li hai tutti con te , pronti a farsi comprare , anche i parlamentari » . « Lavorando in proprio » continua 1'«Alpino» « ho scoperto sulla mia pelle che la strada giusta era quella di pagare . E allora son partito subito . Prima con personaggi di minimo cabotaggio , per poi , a poco a poco , salire di calibro . E così mi sono trovato in un meccanismo ben conosciuto da quelli che devono lavorare con le tangenti : una giostra dal moto perpetuo , che non ti consente né di scendere né di tornare indietro . Devo spiegarmi meglio ? Bene , da una parte c ' è l ' imprenditore che ha la giusta bramosia di buoni affari . Dall ' altra ci sono i politici con un appetito tremendo , che chiedono e chiedono , e domandano anche anticipi sugli affari futuri . Tu paghi , una volta , due , tre . Poi , a forza di pagare , ti trovi impegnato al di là del ragionevole , corri dei rischi , ti sveni , e così cerchi sempre nuovi affari con l ' aiuto di quei politici che hai pagato la prima volta » . Davvero una brutta giostra , Zampini ... L ' « Alpino » sospira : « Sì , ci si trova agganciati senza scampo . Il politico è come un drogato in crisi d ' astinenza , ha bisogno sempre di soldi , e non si disintossica se non quando l ' arrestano . Tu imprenditore devi dargli la dose , e non puoi abbandonarlo . Perché , se l ' abbandoni , perdi una montagna di soldi e poi ti fai un brutto nome sulla piazza dei partiti , una piazza importante ! » . È grazie a questo girone infernale che l ' attività di Zampini cresce . « All ' inizio , però , facevo solo operazioncine . Ero giovane , immigrato veneto , avevo una piccola azienda . Quindi ho impiegato qualche anno ad arrivare nelle vere anticamere delle stanze dei bottoni . Poi , mentre campavo con i miei lavori normali , finalmente ho incontrato gli amici giusti . E mi son reso conto anch ' io , come tanti in Italia , di un ' altra verità : i grossi affari stanno là dove c ' è il denaro pubblico e dove ci sono politici che lo gestiscono senza responsabilità . Gli amici che avevo scoperto fra il 1979 e l'80 erano così . Avevano in mano Torino . Rispetto a loro , io ero soltanto un satellite . E allora ho provato a diventare una stella . Non ci sono riuscito . Ho cominciato a volare alto , ma ho fatto la fine di Icaro » dice Zampini , con un sorriso mesto , « sì io sono un piccolo Icaro le cui ali di cera sono state bruciate da un sole : il procuratore Caccia . » Finalmente un nome pulito : Bruno Caccia , magistrato , capo della Procura di Torino , poi assassinato da mano ignota . L ' « Alpino » ne parla con ammirazione : « Come dice quel personaggio di Sciascia ? Ci sono gli uomini , i mezzi uomini , i quaraquaquà . Be ' , cari miei , Caccia quello sì che era un uomo ! Ha assistito a due miei interrogatori , alle undici di sera . Mi ha fatto pochissime domande , ma tutte centrate , centratissime ! Torniamo al mio volo . Grazie agli amici , le mie operazioni si sono fatte più grosse . E io pagavo , pagavo . Ma non era ancora niente rispetto a quello che avrebbe dovuto svolgersi nel 1983 : affari da decine di miliardi . E invece , zac ! , è caduta la mannaia dei magistrati . Hanno avuto fortuna , e così sono intervenuti al momento giusto . Ma avevano anche messo in campo la squadra vincente … » . Che vuol dire , Zampini ? « Vede , io ho fatto l ' arbitro di calcio . Prima della partita , vedendo entrare le squadre , tu capisci già da tante cose chi delle due ha la mentalità vincente . La squadra della Procura era quella giusta : giovani , preparati , con la mentalità di chi vuoi stroncare un certo giro . Pensi che quando son venuti in casa a perquisirmi , alle cinque di mattina , non ho nemmeno capito che quello che li comandava era un magistrato . Pensavo all ' Intendenza di Finanza ! Ho persino detto : guardate che il condono l ' ho fatto ! Poi ho chiesto : posso telefonare al vicesindaco Biffi per disdire un appuntamento ? E quel giudice : ma prego , faccia pure ! » . È il 2 marzo 1983 . Finita la perquisizione , l ' « Alpino » , ancora libero , va alla caserma dei carabinieri di Venaria sulla sua Alfetta con radiotelefono . Solo alle cinque del pomeriggio s ' accorge d ' avere le ali bruciate . Lo capisce leggendo l ' ordine di cattura : « Sette pagine tremende , firmate dal dottor Marzachì , con tutti i nomi . Allora ho deciso di parlare . Qualche giornale ha poi scritto che sono un pentito . Balle ! Io non mi son pentito di niente . Ho pagato le tangenti perché questo è il sistema e io dovevo lavorare ! » . Come mai ha detto tutto ? « Io ho una mentalità economica . A Venaria ho capito che mi erano sfumati affari per dieci miliardi . Dunque , perso per perso , tanto valeva difendermi raccontando quel che sapevo . Era l ' unico comportamento intelligente , me l ' ha consigliato anche il mio difensore , Graziano Masselli . E poi c ' era un ' altra ragione . Se fossi stato un uomo di partito , qualche grosso calibro pronto a soccorrermi l ' avrei trovato . Ma ero l ' uomo di nessuno , e quindi nessuno mi avrebbe difeso . Così , in quaranta giorni d ' interrogatori , ho scoperto tutti i sepolcri » . Avendoli scoperti , oggi Zampini è l ' uomo giusto per qualche domandina sulle tecniche e i misteri dell ' Italia tangentizia . Lui sorride : « Quali misteri ? È un sistema vecchio come il cucco , solo che adesso si ha il coraggio di parlarne . Ed è un sistema diffuso anche nell ' ambiente privato . Su cento lavori che prendi , per novanta devi dare la stecca . I politici la vogliono quasi tutti . Ma li capisco . Se uno spende duecento milioni per diventar deputato , si deve poi accontentare d ' andar su e giù da casa a Roma per fare il peone ? Certo , per qualcuno l ' ideologia è ancora importante . Ma gli altri stanno a Roma per far rendere i milioni spesi o , come minimo , per recuperarli ! » . Chi lavora con gli enti pubblici può fare a meno di pagar tangenti ? « Secondo me , no . Una gara la puoi anche vincere in modo pulito . Però poi scopri che l ' aggiornamento prezzi non viene , che gli stati d ' avanzamento lavori ti son pagati a uno o due anni , che delle tue forniture poche vanno bene . E allora ti devi decidere : o non partecipi più a nessun appalto , o cominci anche tu a pagare i funzionari e soprattutto i politici che li coprono » . Ma gli imprenditori che vogliono vendere beni o servizi allo Stato e agli enti locali , la pagano davvero tutti la tangente ? Zampini non ha dubbi : « Tutti quelli che conosco io sì » . E che cosa succede a chi non vuol pagare ? « Deve cambiar settore d ' attività , se no distrugge la propria azienda » . Ed è vero che le tangenti oggi vengono richieste anche sugli atti dovuti , e non più soltanto su quelli discrezionali ? L ' « Alpino » sorride ironico : « Ma in che mondo vive lei ? È soprattutto sugli atti dovuti che pretendono la tangente , perché è più facile nasconderla . L ' amministratore pubblico potrà sempre difendersi dicendo : io quella decisione l ' ho presa perché era obbligatoria ... » . Come viene pagata la tangente ? « In cash , in contanti . Questo sì che è un guaio ! Lei sa che negli istituti di credito , se uno ritira banconote per più di venti milioni , c ' è un controllo . E allora diventa una via crucis fare il giro di tante banche . Quelli che incassano hanno il problema rovesciato : suddividere i soldi neri in piccole somme , affidarle a portaborse che girino anche loro le banche a trasformare il denaro in tanti assegni circolari » . E i più affamati chi sono ? Zampini mette le mani avanti : « Sigle di partito io non ne faccio ! Le risponderò così : i più voraci sono i politici giovani . I meno affamati ? Quelli che fanno politica in sede strettamente locale , gente più anziana , che ha cominciato la militanza subito dopo la guerra , quando l ' Italia scopriva la democrazia . Per esempio , il capostazione socialista che è stato nella Resistenza . O il politico che era operaio quando ti licenziavano se avevi la tessera del sindacato . Questa gente di stecche non ne chiede . Però sono persone che operano a livelli amministrativi molto bassi » . « Appena più in su » giura Zampini « non c ' è scampo . L ' entità della tangente varia a seconda dell ' importanza dell ' incarico e del rischio che il politico corre . Ma a parte queste differenze , la prendono tutti . E sa perché ? Perché a quelli della politica gli frega poco o niente , e meno ancora degli elettori . Hanno una sola idea : arrivare ad una certa carica per farla fruttare » . Ma sono proprio tutti così ? I comunisti , per esempio , non sono diversi ? « Non sono assolutamente diversi . Però sono molto più precisi . Se lei sgarra sui tempi o sulla quantità del versamento , li perde e non li ritrova più . Ma se prendono un impegno , non ti bidonano , vanno fino in fondo . Insomma , sono più professionali . E sanno anche scegliersi gli affari . Loro non si vendono a cani e porci ... » . La tangente finanzia il partito o ingrassa il politico che la riceve ? « Finanzia i patrimoni personali dei politici e nient ' altro » . Vale anche per i comunisti ? « Rispondo di sì , ma con beneficio d ' inventario , perché bisogna vedere caso per caso . Secondo me , anche molti comunisti ormai fanno la cresta . Una prima volta gli dai cento e loro passano tutto al partito . La seconda volta gli dai cinquanta e se ne trattengono venti . Poi gettano la colpa su di te , dicendo alla casa madre : non ha versato tutto » . Fare il politico , dunque , è un mestiere che rende ? Zampini torna a sorridere da lupo : « Il politico italiano è un professionista molto ricco . E ha un unico problema : allenarsi a non far apparire i suoi soldi . Allora , ecco certe camicie un po ' lise , le scarpe consunte , il vecchio vestito , la 128 scassata ... Quella di non apparire è la loro sofferenza continua . Si concedono un unico lusso : i ristoranti costosi » . E lei , Zampini , che cos ' è : un disonesto , uno sciocco , un imprudente ? L ' « Alpino » ci pensa su : « Nessuna di queste tre cose e tutte e tre insieme . Vuole la verità ? Io sono come il novanta per cento degli imprenditori che lavorano con gli enti pubblici . Aggiungo : ultimamente non ero io a cercare i politici , mi cercavano loro . Il mio problema era rinunciare alle proposte d ' affari che mi facevano ! » . Si considera più onesto o meno onesto di loro ? Di colpo , Zampini diventa aspro : « Chi ha un ' azienda non può badare a certi princìpi , deve pensare solo alla sua attività . Ma i politici ? Loro no . Tocca a loro , non a me , badare alla moralità pubblica . E poi , io ero obbligato a versare . È tutto un sistema che campa sulla corruzione . Forse finirà quando i partiti s ' accorgeranno che , rubando , si arriva ai crolli elettorali , e i crolli fanno saltare le carriere . Ma ci vorranno molti anni » . In attesa di questo giusto finale , avremo l ' intermezzo del processo di Torino . Zampini mormora : « Io sono qui che l ' aspetto . E qualche volta ho paura . Non per oggi , ma per l ' avvenire . Anche per i politici la vendetta è un piatto da consumare freddo . Ma poi mi do coraggio e attendo di vedere gli amici in quell ' aula di tribunale . Le ho detto che ho fatto l ' arbitro , no ? Ho imparato a non tremare quando duemila persone mi gridano contro . E anche a non reagire se qualcuno mi sputa in faccia ... » .
Nella gabbia di Mirafiori ( Pansa Giampaolo , 1979 )
StampaQuotidiana ,
Torino , 10 . Torino , la violenza , il terrorismo . Sulla pelle di questa città ci siamo esercitati tutti per anni . Adesso proviamo ad ascoltare qualche voce di chi sta dentro Torino e dentro le sue paure . Oggi parla un caposquadra della FIAT Mirafiori . « Dei sessantuno operai licenziati non voglio dir niente . Dopo , lei capirà la mia ragione . Su tutto il resto , invece , sono disposto a parlare perché penso sia utile conoscere come vanno le faccende in FIAT . In cambio le chiedo una cosa sola : non dia i miei dati personali e non mi descriva . Dica soltanto che ho una quarantina di anni e che sono uno dei duemila capisquadra di Mirafiori . Lei conosce la fabbrica ? No ? Allora le spiego la piramide gerarchica . C ' è l ' operaio , poi l ' intermediario , il caposquadra , il caporeparto , il capofficina , su su sino al direttore . Come vede , io sto al primo gradino dei capi , guadagno sulle seicentomila lire al mese e ho vent ' anni di FIAT sulle spalle . In FIAT ho imparato tutto e la FIAT è stata la mia prima famiglia . Oggi per me non è più niente . Oggi io sto in fabbrica dalle nove alle undici ore al giorno . E ogni giorno mi domando : a fare che cosa ? Lei avrà sentito parlare di programmi produttivi , di qualità della produzione . Bene , nell ' ambito della mia squadra dovrei occuparmi di questo . Arrivo all ' inizio del mio turno , conto gli operai che lavorano con me , so che per fare un certo prodotto occorrono tot operai , so che , per essere venduto , il prodotto dev ' essere affidabile , ossia avere una certa qualità . Insomma , faccio l ' interesse dell ' azienda che mi paga . Non è una mia pretesa : è una necessità . In un ' altra epoca avrei detto : è il mio dovere . Le aziende stanno in piedi solo se il lavoro è fatto bene , e tutta la baracca , sì , il paese , si regge se le aziende funzionano . Questo ho imparato in venti anni di lavoro . E questo ho fatto per molto tempo . Adesso non lo faccio più . Lei mi chiede : è colpa degli operai ? Io le rispondo così . Prendiamo cento operai di Mirafiori . Trenta non vogliono saperne né di sindacato né di niente : la fabbrica è un posto dove purtroppo bisogna faticare e basta . Altri trenta vogliono una politica sindacale democratica e giusta . Venti - venticinque sono in balia della prima aria che tira e non sanno da che parte stare . E su questi premono gli ultimi quindici che sono estremisti e cercano ogni occasione per rompere i coglioni , per non lavorare e per non far lavorare . Quindici sono pochi , ma bastano per far casino se gli altri non reagiscono . È una minoranza che però fa quello che vuole . Il loro nemico è il primo capo che hanno sottomano , il caposquadra . È lui il centro del bersaglio , quasi fosse la controfigura dell ' Agnelli . Tu insisti per fare andare avanti il lavoro , per ottenere la quantità e la qualità necessarie . E loro , soprattutto quelli giovani , gli ultimi assunti , goccia dopo goccia , riempiono il tuo vaso . Capo , non rompere , o ti facciamo sciopero . Capo , vaffanculo . Capo , sei un bastardo , guarda che ti conosco , so dove stai e ti prendo fuori di qui . Capo sei un fascista , ti faremo camminare in carrozzella . Capo , non fare rapporto in direzione , altrimenti ... Bisogna subire . C ' è chi subisce piegandosi a gesti meschini . Qualche volta è capitato anche a me . In certi momenti , poi , c ' è la caccia al capo . Le giunge nuovo ? Io me la sono sempre cavata , non mi hanno mai buttato fuori . E sa perché ? Quando arrivava il corteo interno , ho sempre tagliato la corda . Ma ho vissuto momenti neri , a vedere gli amici sballottati qua e là con la bandiera rossa in mano , e io dovevo rimanere nascosto e inerte per non essere costretto a fare come loro . Infine ci sono le gocce che cadono fuori dalla fabbrica , a casa . Le telefonate mafiose : cerca di contenerti , sta dalla parte degli operai ... oppure le minacce alla moglie : guardi che quel porco di suo marito prima o poi glielo facciamo fuori . A me è sempre andata bene , non mi hanno nemmeno bruciata la macchina , anche perché cambio sempre posteggio e strada . Però gomme tagliate e auto incendiate sono all ' ordine del giorno . Per non parlare del resto : i colleghi feriti , voi scrivete azzoppati come se si trattasse di vitelli e invece sono uomini condannati per tutta la loro restante vita . E poi i dirigenti ammazzati dalle bande , l ' ultimo Ghiglieno . Così , mese dopo mese , la mia vita è cambiata . Una volta tornavo a casa e mi riposavo o stavo coi figli o facevo dell ' altro lavoro . Adesso penso soltanto a ricaricarmi di energia per affrontare la battaglia del giorno dopo in FIAT . Anche di dentro sono cambiato . Si metta al mio posto , al posto di uno che sul lavoro se fa una cosa gli dicono : bastardo , sbagli ; e se ne fa un ' altra gli dicono sempre : bastardo , sbagli . Dai e dai , come fa a non sorgerti il dubbio che forse davvero c ' è qualcosa in te che non va , che non sei più la persona di prima ? E soprattutto in fabbrica che ti accorgi del tuo cambiamento . Lo abbiamo visto quando hanno assassinato Ghiglieno . Ci siamo trovati in un gruppo di capi e ci siamo chiesti : che facciamo ? fino a quando durerà ? dobbiamo adoperarci ancora per tenere in piedi quest ' azienda ? Abbiamo risposto di sì , ma era chiaro che in tutti c ' era la voglia contraria , la voglia di mollare . Anzi , per dire le cose come stanno , non si tratta più di voglia . Noi capi abbiamo mollato . Manca solo che ci mettiamo in mutua , ma è come se lo fossimo . Lo so che se poi il cliente ha il freno che non gli funziona o il pistone rigato , la colpa è anche nostra ma ormai è difficile comportarci secondo le regole . Non ci crede ? Venga in fabbrica . Se vedo un operaio che prende a calci un pezzo , sono in grado di fare una cosa sola : aspettare un po ' e poi raccoglierlo io . E se mi accorgo che uno il pezzo se lo ruba via ? Mi giro dall ' altra parte per non vedere . La denuncia ? Ma in che mondo vive lei ? Possiamo solo ingoiare . Questa sta diventando una fabbrica di merda . Le sembra un ' espressione troppo forte ? Guardi , se lei mi chiedesse di definire la FIAT oggi , non troverei un termine dispregiativo sufficiente . Lo scriva pure chiaro . Ma lo sa che nelle vetture e nei cassoni troviamo i preservativi usati ? Dire che è un casino è dire poco . E voi dei giornali non avete mai raccontato la verità . Come si può resistere ? Mi scusi se uso una parola difficile : a volte mi sento spersonalizzato , completamente . Anche fuori dalla FIAT mi sento così . Quando qualcuno mi domanda chi sono e che lavoro faccio , non so come rispondere . Sono un capo ? No , non lo sono più . Non sono più niente . Sono soltanto uno che fa male il proprio lavoro , anzi , uno che non sa più qual è il suo lavoro . Decisioni ne posso prendere quasi zero . Punire non posso , perché se punisco corro il rischio di farmi sparare . Premiare nemmeno . A volte un operaio mi dice : d ' accordo , non puoi prendere provvedimenti contro quel lavativo che non fa niente ; dà almeno un premio a me che lavoro . Ma nemmeno questo posso più farlo . In fabbrica ormai siamo tutti uguali , tutti appiattiti . Lama in televisione parla di premiare la professionalità . Io vorrei che Lama venisse qui in FIAT e stesse a Mirafiori una settimana per vedere qual è la realtà . Le colpe del sindacato sono grandi . Si è servito degli elementi più accesi per prendere un certo potere dieci anni fa . Mi va bene . Avrei fatto così anch ' io . Ma poi il sindacato avrebbe dovuto liberarci di questi elementi e non c ' è riuscito . Anzi , gli è corso dietro . No , non sono più iscritto al sindacato . E se in fabbrica non lo critico apertamente , è solo per paura . Ho degli estremisti in squadra e non voglio finire al traumatologico . Però non pensi che io sia di destra . Tutt ' altro . Sono ancora giovane . Ho un diploma . Cerco di ragionare e ogni giorno leggo due giornali , la « Stampa » e 1'«Unità» , per fare il confronto . Capisco che al pugno duro di una volta non si torna più , era ingiusto e comunque oggi sarebbe impossibile . E la parola « intimidire » mi fa paura . Per troppi anni , in FIAT , l ' operaio è stato intimidito . Ma adesso quelli che vogliono lavorare , e sono ancora tanti , non respirano più . A volte c ' è da esser disperati . E io mi domando : come mai nessuno interviene ? Poi , se guardo fuori dalla FIAT , mi do la risposta da solo : ma chi mai potrebbe avere l ' autorità per intervenire ? Mio nonno diceva : il pesce puzza sempre dalla testa . E la testa del paese è marcia . Il nostro sistema politico fa spavento . Per spiegarmi , le faccio un confronto con la fabbrica . Se devo rimproverare un operaio che arriva in ritardo , dopo le sei , bisogna che io stia in fabbrica prima delle sei . Ma se mi alzo alle sette , non ho più i titoli per richiamare uno al suo dovere . Così è per Roma . Se la testa del Paese non si mette a posto , non ridiventa pulita e non fa il suo dovere , che cosa si può pretendere dalla base ? A questo punto , devo chiudere lo sfogo parlando ancora di me . Per prima cosa , le dico che Torino ormai mi fa paura . Non voglio più abitare a Torino . Appena potrò , me ne andrò a stare via . La seconda cosa è che anche continuare nel lavoro di oggi mi fa paura . Ma perché lo chiamo ancora lavoro ? Ogni giorno , quando entro a Mirafiori , mi sembra di andare ad un posto di combattimento . Chiederò di essere trasferito in un ufficio . Lo hanno già fatto altri miei colleghi , lo farò anch ' io . Non voglio più avere responsabilità . Non voglio più fare il capo . Voglio solo ubbidire e basta . Così potrò vivere senza rischiare l ' attentato o l ' esaurimento nervoso . Scriva pure che ho rifiutato una promozione . E scriva che sono prontissimo a rinunciare ad una parte della paga per essere più sicuro in fabbrica e fuori . Subito . Da domani mattina . Mia moglie , anzi , mi spinge a lasciare la FIAT . Mi dice sempre : licenziati , io lavoro e un posto poi lo troverai . Sono quasi pronto a fare anche questo e non è detto che non lo faccia presto . Del resto , che gusto c ' è a rimanere ? La FIAT è un ammalato che può morire da un giorno all ' altro . E noi stiamo qui a guardarla , dirigenti e capi , tutti impotenti allo stesso modo . In FIAT non comanda più nessuno , mentre fuori le pistole sparano . Detto questo , è detto tutto . Mi costa confessarlo . Quando sono entrato in FIAT vent ' anni fa , immaginavo tutto diverso . Oggi credo di avere ancora molto equilibrio , ma mi sento un uomo colpito da un ' umiliazione continua . Sì , umiliato è la parola giusta . Umiliato e quasi prigioniero in una gabbia , la gabbia di Mirafiori . Lei penserà che sono un vigliacco . Ma l ' unico desiderio che in questo momento ho è quello di sottrarmi all ' umiliazione e di uscire dalla gabbia . Uscire e poter dire , finalmente : adesso respiro » .
Tragico 18 aprile a piazza del Gesù ( Pansa Giampaolo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Roma . Doveva arrivare , questo 18 aprile a piazza del Gesù , ma nessuno lo immaginava così carico d ' angoscia , così straziato fra notizie vere e notizie incerte , così crudele nell ' alternarsi dei messaggi di morte e dei lampi di speranza . La prima telefonata , alle 10.30 , è di Lettieri , sottosegretario all ' Interno : c ' è l ' ultimo comunicato delle Brigate Rosse , Moro è stato assassinato . Zaccagnini ascolta , con lui c ' è soltanto Pisanu , il capo della sua segreteria politica . E noi , adesso , siamo tutti qui col taccuino in mano , a torchiare Pisanu , per sapere le solite cose inutili e un po ' feroci . Com ' era Zac ? Che cosa ha fatto Zac ? Che cosa ha mormorato Zac ? Pisanu ci fissa senza vederci , poi replica : « Zaccagnini non ha detto niente » . Subito dopo , il segretario della DC chiama gli amici che in quel momento stanno a piazza del Gesù : Bodrato , Galloni , Belci , Cavina . Ed è su di loro che cade la prima mezza conferma del Viminale : gli esperti dicono che quel foglio ricevuto dal « Messaggero » può essere autentico . È la notizia che apprendono anche Salvi e il ministro della Sanità , Tina Anselmi , accorsi dopo le prime voci . Si mette in moto un frenetico meccanismo di accertamento , e intanto l ' Anselmi corre dalla famiglia Moro . La vediamo uscire stravolta , non vuoi dir nulla , sale in silenzio su di un tassì che parte per via di Forte Trionfale . Alle 12.30 anche Zaccagnini lascia piazza del Gesù per la casa dell ' amico . E terreo , entra nell ' Alfetta e si abbandona sullo schienale , ad occhi chiusi . Con lui ci sono Salvi e il medico personale di Moro , il professor Mario Giacovazzo . Qualcuno di noi dice : « Forse il corpo è stato trovato , oppure il Viminale ha una prova che l ' assassinio è avvenuto » . In realtà , non esistono né prove né conferme . I capi democristiani che in questo tragico 18 aprile accorrono alla sede del partito , ne sanno quanto noi . Arriva Emilio Colombo e allarga le braccia in un gesto disperato : « Ho saputo soltanto che esiste un volantino » . Forlani : « Non so niente » . Rumor : « Ho ascoltato la radio e mi sono precipitato qui » . Dall ' ufficio del segretario scende Mario Segni , deputato sardo : « Non ci sono prove , ma la tendenza è di credere a quel messaggio » . Poco dopo l ' una , esce anche Evangelisti , cupo come mai l ' avevamo visto : « Abbiamo questa drammatica certezza nel cuore . Ma fino a quando i sommozzatori non saranno scesi sul fondo di quel lago , la certezza matematica non ci sarà » . Passano Andreatta e Grassini , e non domandano nulla . Trascorre un ' ora vuota . Poi Pisanu dice : « Vi ripeto che quel volantino sembra autentico . Aspettiamo un riscontro certo di questa sciagurata notizia e viviamo tutti nell ' angoscia » . Il centralino è sovraccarico di telefonate , la periferia del partito ha saputo e da tutta Italia chiamano Roma . Ma Roma non è in grado di dire nulla . E nulla dice Zaccagnini al suo ritorno da casa Moro : una visita brevissima , non più di dieci minuti . Lo vediamo uscire dall ' auto un po ' barcollante e vien freddo a pensare che cosa íl segretario deve aver visto e sentito in quella casa . Come in un brutto giallo , il bianco e il nero s ' intrecciano , si sovrappongono , si annullano . Evangelisti , di ritorno da Palazzo Chigi , dice : « Il luogo indicato dal messaggio è impervio . Ci vorranno ore per raggiungerlo » . Bartolomei , il presidente dei senatori , s ' aggrappa ad una speranza : « Alla procura della Repubblica hanno dei dubbi . E se fosse soltanto una beffa crudele ? » . Evangelisti : « Dubbi ? Magari , magari » . Piccoli : « Il volantino sembra autentico . Gli elicotteri sono sul posto , ma c ' è molta neve e non possono atterrare accanto al lago » . La stessa notizia ci dà alle 14.30 , Andreotti : « Sarà un lavoro di ricerca piuttosto lungo » . Si rifiuta di rispondere ad altre domande e sale nell ' ufficio di Zac . Due minuti dopo , entrano a piazza del Gesù Berlinguer e Chiaromonte . Al secondo piano , c ' è un incontro fra gli esponenti comunisti e Andreotti , Galloni e il segretario democristiano . Il colloquio dura una ventina di minuti , poi il segretario del PCI ridiscende . Dice : « Siamo venuti qui a portare la nostra solidarietà a Zaccagnini e alla DC » . Poi , con Chiaromonte , si fa largo tra la gente e s ' incammina per via d ' Aracoeli , diretto alle vicinissime Botteghe Oscure . Cinque uomini del servizio d ' ordine comunista lo circondano e lo accompagnano , passo dopo passo . Inutile fare altre domande . Il viso di Berlinguer è una maschera tesa , silenziosa . Il pomeriggio si consuma senza novità . Il lago della Duchessa sembra un posto lontanissimo e irraggiungibile . Vito Napoli deputato della Calabria , mormora : « Non facciamoci illusioni . Moro è lassù ed è morto . Qui non c ' è aria di scoramento , ma dolore e rabbia , questo sì » . Evangelisti : « Mago è gelato e le ricerche sono difficili » . Da casa Moro rientra l ' Anselmi e passa tra la gente piangendo . Poco prima delle 17 , un portavoce della segreteria dice : « Sin a questo momento , piazza del Gesù non ha la certezza che Moro sia morto » . Non è possibile che il volantino sia un diversivo delle Brigate Rosse per potere « operare » con calma in un ' altra zona ? « È un ' ipotesi . Ma che cosa possiamo saperne ? » Pisanu riferisce di una telefonata del vicesegretario Gaspari , da due ore sul luogo indicato nel messaggio : « La lastra di ghiaccio che copre il lago sembra intatta , e non presenta gibbosità . Sembra da escludere che un corpo di un certo peso possa esservi stato gettato fra ieri e oggi » . Le stesse cose Zaccagnini dice a La Malfa e al segretario repubblicano Biasini che in quel momento arrivano alla sede DC . E poco dopo , questo 18 aprile ci offre una delle immagini più laceranti : il vecchio La Malfa , vestito di nero , magrissimo , sparuto , gli occhi dilatati , che piange . « Nessun commento » mormora . « Soltanto angoscia e attesa . » Poi , duro : « È un momento di estrema gravità . E a mio giudizio questa situazione , sin dal primo istante , è stata presa troppo alla leggera » . A spallate , due agenti di polizia in tuta gli fanno strada tra la folla che ormai occupa piazza del Gesù . Il traffico sembra impazzito . Paurosi ingorghi stradali bloccano il centro . Roma si avvia ad una sera fra le più tragiche . Una donna grida a Forlani : « Fate una legge forte , che noi vi appoggiamo ! » . Sul fianco del palazzo , sfilano pullman di turisti stranieri che guardano senza capire . Tutt ' intorno , nel triangolo fra piazza Venezia , il Senato e Montecitorio sono comparse pattuglie di agenti e carabinieri anche in luoghi prima d ' ora mai presidiati . Verso le 19 , entrano a palazzo del Gesù Craxi e Signorile . E mentre i due esponenti socialisti vanno a colloquio con Zaccagnini , Pisanu annuncia che tutti i comitati provinciali e le sezioni della DC sono convocati nelle loro sedi per le 21.30 . Un comunicato dice : « Nell ' assoluta incertezza sulla sorte di Moro , non verrà promossa alcuna manifestazione pubblica . La direzione della DC ritiene non del tutto esaurito il tenue filo di speranza per la vita del suo presidente » .