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Le dieci morti sospette avvolte nel mistero ( Protti Daniele - Provvisionato Sandro , 1992 )
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Un elenco di dieci morti misteriose . La sensazione che scorrendo quei nomi si stia toccando un filo rosso sangue . Il sospetto che quelle morti siano tutte legate alla tragedia di Ustica e vadano quindi ad aggiungersi alle 81 persone uccise a bordo del DC-9 dell ' Itavia il 27 giugno di 12 anni fa . L ' angoscia che dei misteri di Ustica si possa anche morire : perché chi sa non parla e chi potrebbe parlare deve tacere per sempre . Ma chi uccide i testimoni ? Con un meticoloso lavoro di inchiesta L ' Europeo ha ricostruito la storia di quelle dieci morti . Di quegli uomini venuti in contatto con i segreti di Ustica . Tutti morti in circostanze drammatiche . Tranne uno , sono tutti militari dell ' Aeronautica , sette ufficiali e due sottufficiali . Inoltre la loro tragica fine si colloca negli stessi luoghi dove in questi anni si è dipanato il filo dell ' inchiesta su quella strage . I misteri di Poggio Ballone . Sono sei le morti che ruotano attorno ai misteri del " radar dimenticato " di Poggio Ballone , il centro dell ' Aeronautica militare che sorge su una collina , pochi chilometri a nord di Grosseto . Per otto anni è stato nascosto ai magistrati che proprio quel radar puntato sul Tirreno aveva visto tutto la notte della strage . E quando nel 1988 i giudici Vittorio Bucarelli e Giorgio Santacroce , fino al 1990 titolari dell ' inchiesta , chiesero l ' elenco del personale in servizio la notte della tragedia , si accorsero che due nomi erano stati omessi : quelli del capitano Maurizio Gari e del maresciallo Mario Alberto Dettori . Entrambi erano in servizio la sera del 27 giugno 1980 . Gari era il " master controller " nella sala radar di Poggio Ballone , cioè il responsabile della sala stessa . Dettori procedeva invece all ' identificazione dei velivoli che solcavano il cielo . Entrambi sono morti : Maurizio Gari il 9 maggio 1981 è stato stroncato da un infarto , nonostante avesse soltanto 32 anni e , a detta dei familiari , godesse di ottima salute . Alberto Mario Dettori è stato invece trovato impiccato a un albero il 30 marzo 1987 . La mattina dopo la strage di Ustica alla moglie e alla cognata il maresciallo era apparso molto scosso . « È successo un casino , per poco non scoppia la guerra » , aveva confidato alle due donne , « siamo ancora in emergenza » . Prima di morire Dettori era stato sei mesi in Francia , alla base di Montangel , per un corso di aggiornamento . Da lì era tornato nervoso e spaventato . Che cosa avevano visto di tanto inconfessabile la notte di Ustica Gari e Dettori ? Perché i loro nomi erano stati cancellati dall ' elenco dei militari in servizio ? Ma prima ancora un altro importante testimone era scomparso : 1'8 agosto 1980 , a neppure due mesi dalla strage , l ' auto sulla quale , assieme alla moglie e ai due figli , viaggiava il colonnello Giorgio Teoldi si schianta lungo la via Aurelia . Teoldi era il comandante dell ' aeroporto militare di Grosseto , competente sul sito radar di Poggio Ballone . Il colonnello porta nella tomba un altro mistero i cui contorni sono venuti alla luce solo di recente : la sera della strage di Ustica , proprio mentre il DC-9 è in volo , tre aerei da guerra , due TF-104 biposto e un F-104 monoposto , erano decollati proprio dall ' aeroporto di Grosseto . Teoldi , in quanto responsabile delle piste di Grosseto , non poteva ignorare lo scopo delle loro missioni . Ma c ' è di più . Proprio su uno dei TF-104 erano in volo i capitani Ivo Nutarelli e Mario Naldini , anch ' essi morti , assieme all ' altro capitano Giorgio Alessio , tutti e tre della pattuglia acrobatica delle Frecce Tricolori , il 28 agosto 1988 nella tragedia di Ramstein , in Germania , che provocò un ' altra strage : 51 morti , oltre 400 feriti . La possibilità che esista un legame tra Ustica e Ramstein è incredibile anche se i Verdi tedeschi e alcune inchieste giornalistiche del quotidiano berlinese Tageszeitunge del settimanale Del . Spiegel hanno recentemente parlato di sabotaggio degli aerei . Prove ? Nessuna . Ufficialmente la causa di questa tragedia è stata attribuita a un errore di manovra del solista Ivo Nutarelli , un pilota peraltro espertissimo , con 4.200 ore di volo , che avrebbe commesso un tragico sbaglio nell ' esecuzione del cardioide , proprio quella che viene ritenuta una delle acrobazie più semplici . La coincidenza allarmante è che Nutarelli e Naldini sono morti una settimana prima della data fissata dai giudici che volevano interrogarli sulla loro missione la sera di Ustica . L ' interrogativo è : i due ufficiali dell ' Aeronautica videro o intuirono qualcosa che aveva a che fare col DC-9 dell ' Itavia ? Lo strano attentato delle Br Sempre nella zona di Grosseto , nel 1984 , ecco un altro misterioso incidente stradale . La vittima è Giovanni Finetti , sindaco di Grosseto . Poco dopo la strage di Ustica , Fin etti raccolse le confidenze di alcuni militari della Vam ( Vigilanza aeronautica militare ) secondo le quali due caccia si erano levati in volo dalla base di Grosseto per inseguire e abbattere un MiG libico . Nella battaglia aerea sarebbe rimasto colpito il DC-9 . Sulla base di queste voci , Finetti avrebbe preso a interessarsi della strage di Ustica e sarebbe morto pochi giorni dopo aver detto in giro che era sua intenzione rivolgersi alla magistratura . Un attentato anomalo . 11 20 marzo 1987 muore a Roma , in un attentato terroristico , il generale dell ' Aeronautica Licio Giorgieri . Due killer in moto lo freddano a bordo della sua auto . Giorgieri era il responsabile degli armamenti dell ' aviazione e stava lavorando al progetto europeo delle " guerre stellari " . Almeno è questo il motivo per cui le Unità combattenti comuniste ( Ucc ) con un volantino rivendicano l ' omicidio . Il delitto Giorgieri appare subito un delitto terrorista anomalo . Viene giudicato dagli esperti come il colpo di coda dell ' eversione rossa . Siamo infatti in un periodo in cui i terroristi nostrani hanno ormai da tempo deposto le armi . Anche la moglie del generale fin da subito dichiara di non credere alla matrice dell ' omicidio . La vicenda acquista contorni ancor più sospetti quando si apprende che a far sgominare la banda degli assassini del generale , al quale solo pochi giorni prima era stata negata la scorta , è un giovane terrorista che lavora come archivista al ministero dell ' Interno . E fa clamore la decisione di un giudice di scarcerare gli assassini di Giorgieri , condannati a pene pesantissime , appena tre anni dopo . Pochi sanno che all ' epoca della strage di Ustica Giorgieri faceva parte dei vertici del Rai , il Registro aeronautico italiano , la struttura che per prima fu investita dalla tragedia , quando ancora si pensava che la caduta del DC-9 fosse da attribuire a un cedimento strutturale . E responsabile del Rai all ' epoca era il generale Saverio Rana . Fu proprio Rana , pochi giorni dopo l ' incidente , che ipotizzò al ministro dei Trasporti Rino Formica la presenza di un caccia accanto al DC-9 . Rana , anch ' egli morto d ' infarto , aveva a disposizione tre fotocopie di tracciati radar . Da chi le aveva avute ? Forse proprio da Giorgieri ? Dell ' omicidio Giorgieri si è occupato in passato anche il giudice Santacroce . Per quale motivo ? Un pezzo di motore nella bara Il giallo nel giallo di Ustica è rappresentato da un MiG libico , ufficialmente trovato il 18 luglio nel vallone di Timpa della Magara in provincia di Catanzaro . Sul fatto che quell ' aereo da guerra straniero sia precipitato sulla Sila la stessa notte della caduta del DC-9 ormai non ci sono più dubbi . 1 resti di quel MiG-23 , su incarico dei servizi segreti , vennero recuperati in tutta fretta e trasportati all ' aeroporto di Pratica di Mare ( Roma ) dalla ditta fratelli Argento di Gizzeria Marina . E proprio a Gizzeria Marina muore il 14 agosto 1988 il maresciallo dell ' Aeronautica Ugo Zammarelli . Stava camminando con un ' amica sul lungomare quando entrambi vengono investiti ad altissima velocità da un ' Honda 600 con in sella due giovani tossicomani . Ma mentre i corpi dei due ragazzi appaiono sfracellati , i cadaveri di Zammarelli e dell ' amica sono perfettamente integri . Nessuna autopsia viene fatta . Ma stranamente i bagagli del maresciallo , che ufficialmente si trovava a Gizzeria in vacanza , spariscono dal suo albergo . Si scopre che Zammarelli , in forza alla base Nato di Decimomannu , in Sardegna , non era in Calabria per diletto , ma stava conducendo un ' indagine proprio sul MiG libico caduto sulla Sila . Un suo amico , Gaetano Sconzo , giornalista dell ' Ora di Palermo , sul suo giornale riporta alcune confidenze di Zammarelli : stava indagando su Ustica ma temeva per la sua vita . Un altro maresciallo dell ' Aeronautica , che forse aveva a che fare con la strage di Ustica , è misteriosamente morto di recente . A 39 anni Antonio Muzio è stato freddato con tre colpi di pistola al ventre il 1° febbraio de11991 nella sua abitazione di Pizzo Calabro . Il fatto singolare è che la pistola era la sua , ma per gli inquirenti è escluso il suicidio . Fino al 1985 Muzio aveva lavorato all ' aeroporto di Lamezia Terme , uno scalo direttamente coinvolto nella vicenda del MiG libico , del suo recupero sulla Sila e della sua restituzione a Gheddafi . E dove sono stati custoditi la scatola nera del MiG e i nastri di registrazione dei voli . L ' ultima vittima di Ustica ? Il suo cadavere è stato appena sepolto . Sandro Marcucci , 47 anni , ex colonnello pilota della 46' Aerobrigata di stanza a Pisa , è precipitato con un Piper antincendio il 2 febbraio scorso . Marcucci era un pilota provetto . Eppure si è schiantato sulle Alpi Apuane come fosse un pivellino . L ' aereo è bruciato . C ' è chi giura di aver visto l ' aereo perdere stranamente quota e all ' improvviso . Poi , mistero nel mistero , nella sua bara viene trovato un pezzo del motore : è tutto fuso , tranne un tubicino di gomma . Il fuoco ha sciolto il metallo , ma non la gomma . Ma chi l ' ha nascosto accanto alle sue spoglie ?
NON POSSIAMO NON DIRCI EBREI ( Mughini Giampiero , 1982 )
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« Davide discolpati » . « Menachem Begin non è Adolf Hitler , ma neanche Davide » . « Non è antisemita chi giudica Israele » ... Con questi titoli sulla Repubblica , sull ' Unità , sul Manifesto è scoppiata , ai primi di luglio , una polemica virulenta , che dura ancora , sul giudizio da dare a proposito dell ' operazione Pace in Galilea dell ' esercito israeliano in Libano . Ha cominciato Rosellina Balbi , responsabile delle pagine culturali della Repubblica : « Perché la condanna della politica di Begin si trasforma in una demonizzazione dello Stato di Israele che finisce per coinvolgere tutti gli ebrei ? » . Le risposte fioccano senza risparmio di colpi bassi : Rossana Rossanda per difendere la causa palestinese esprime retoricamente un desiderio impossibile : « Voglio essere ebrea » , e poi si chiede : « Perché gli ebrei della diaspora sentono una tragedia morale per quel che accade in Israele ? » . Le accuse di sionismo e di antisemitismo si incalzano a vicenda . Ma chi ha ragione ? Cioè : fino a che punto i distinguo su Begin possono generare un diffuso antisemitismo ? Ricostruiamo da capo che cosa è successo , e cerchiamo di scoprire perché si ritorna a parlare di antisemitismo . LA MATTINA del 25 giugno , giorno dello sciopero generale contro la disdetta della scala mobile da parte della Confindustria , mentre il grande corteo sindacale che si concluderà a piazza del Popolo sta sfilando da più di un ' ora , Tullio Perlmutter , 40 anni , segretario della comunità israelitica di Roma ( 14mila membri ) , sente degli schiamazzi giù in basso , di fronte alla sinagoga . Perlmutter si precipita in strada , vede un gruppo di persone uscire dal corteo sindacale , avvicinarsi alla sinagoga e urlare ripetutamente : « Ebrei assassini ! » . « I membri del servizio d ' ordine sindacale erano seduti sui gradini della sinagoga . Stavano a guardare , senza dire nulla » , racconta Perlmutter . Insulti e schiamazzi in direzione della sinagoga continueranno a lungo , sino all ' oltraggio di portare una bara sotto la lapide coi nomi degli ebrei assassinati alle Fosse Ardeatine . In una lettera inviata immediatamente ai tre segretari confederali , il rabbino capo della comunità israelitica , Elio Toaff , 66 anni , lamenta che le manifestazioni di spregio antiebraico sono durate due ore e che erano di tale entità da far pensare che fossero state organizzate . « Non posso che deplorare vivamente gli episodi di intolleranza da lei denunciati » , risponde il segretario della Cgil , Luciano Lama , in una lettera a Toaff pubblicata dal Manifesto del3luglio . Ma nella lettera c ' è la più infelice delle espressioni : che quegli episodi trovavano una loro motivazione nella condanna delle azioni israeliane in Libano , tali , nel giudizio di Lama , da percorrere « una strada che porta alla spaventosa ipotesi di un vero e proprio genocidio » . SUCCEDE IL FINIMONDO . A sentire per primi l ' esigenza di controbattere l ' argomentazione di Lama , sono Giorgio Israel , 37 anni , professore di matematica , ebreo non praticante , e sua moglie Bruna Ingrao , figlia di Pietro Ingrao , una comunista " liberal " , cui sta sempre più stretta l ' ideologia comunista . Dice Israel : « In un corteo sindacale , uno solo che gridasse " Viva le Brigate Rosse ! " , sarebbe sopraffatto dal servizio d ' ordine tempo un minuto . i invece potuto accadere che per più di un ' ora siano stati lanciati degli insulti agli ebrei in quanto tali » . Israele sua moglie redigono un testo molto duro nei confronti del sindacato e lo fanno girare . Lo firmano alcuni intellettuali comunisti e molti degli intellettuali ebrei che avevano firmato l ' appello " Perché Israele si ritiri " del 16 giugno ; fra essi Ester Fano Damascelli , che ha avuto il padre ucciso alle Ardeatine . All ' appello rivoltogli dagli intellettuali , Lama risponde con una seconda lettera , questa volta calibratissima ( « mi ha soddisfatto pienamente » , dice Israel ) , pubblicata sulla Repubblica del 16luglio , dov ' è ribadito che mai e poi mai il sindacato darà spazio alla minima ombra di antisemitismo . Quello del 25 giugno resta un episodio isolatissimo , due ore di onta che non macchiano il rapporto della sinistra italiana con gli ebrei e con la loro cultura ? Secondo Luciano Tas , direttore del mensile ebraico Shalom , coautore con Fausto Coen di un libro sul dissenso ebraico in Unione Sovietica , la situazione è divenuta tale che la critica al governo Begin precipita in forme di ostilità verso gli ebrei in quanto tali . Gli episodi inquietanti non mancano . Alla manifestazione per i palestinesi , indetta un mese fa dai partiti democratici e dal sindacato , erano numerosissimi i cartelli che affiggevano l ' equazione Israele = nazisti . In quell ' occasione , Luigi Covatta , membro della direzione del Psi , poté parlare a stento : i fischi che punteggiarono il suo discorso divennero assordanti , quando Covatta disse che nessuna soluzione del problema palestinese era possibile senza un preventivo riconoscimento del diritto all ' esistenza di Israele da parte dell ' Olp . Tas racconta di amici ebrei cui , da un giorno all ' altro , i compagni di lavoro hanno tolto il saluto . Un lettore di Rinascita s ' è rammaricato di aver visto una scritta murale favorevole ai palestinesi che si concludeva con un " israeliani , per voi c ' è solo il forno " . I genitori di Paola Di Cori , una professoressa di storia che ha firmato tanto l ' appello " Perché Israele si ritiri " quanto l ' appello a Lama , s ' erano stupiti di non aver ricevuto l ' ultimo numero di Shalom , cui sono abbonati : lo hanno ritrovato nella spazzatura , dove offensivamente lo aveva cacciato una mano ignota . A molti ebrei non è sfuggito quel numero dell ' Unità del giorno successivo all ' attentato in cui perdette la vita l ' agente di guardia al domicilio romano di un esponente dell ' Olp , attentato poi rivendicato da terroristi neri : è un attentato che porta " inequivocabilmente " il marchio dei servizi segreti israeliani , scriveva in prima pagina il quotidiano comunista . L ' INDIGNAZIONE per questi episodi , in cui l ' ostilità verso Israele è totale e offensiva , non attenua , in moltissimi intellettuali ebrei , la critica dell ' operazione Pace in Galilea condotta dall ' esercito israeliano . Anche se resta aperta la discussione sulla necessità di rendere manifesta , in quanto ebrei , una tale condanna . « Non mi piace essere preso per il colletto e costretto a dire ogni volta quel che penso della politica israeliana , solo perché sono ebreo » , si rammarica Israel . « Non sarebbe più opportuno discutere di fatti , anziché affermare pregiudiziali a favore di questo o di quello ? » , dice Rosellina Balbi . La discussione era stata alimentata dall ' appello " Perché Israele si ritiri " , firmato da moltissimi intellettuali ebrei , in testa Primo Levi e Natalia Ginzburg . Un appello che qualcuno , per esempio Federico Coen , direttore di Mondoperaio , ha giudicato troppo critico verso Israele e s ' è astenuto dal firmare . Il dilemma " firmare o no ? " ha incrinato amicizie e , perfino , spaccato famiglie . Lo ha firmato Fiamma Nirenstein , redattrice dell ' Europeo ; lo ha giudicato invece un grave errore suo padre , Alberto Nirenstein , autore di Ricorda cosa ti ha fatto Amalek , la cronaca dell ' agonia del ghetto di Varsavia . Dice Giuseppe Damascelli , uno dei promotori dell ' appello : « Ho firmato " Perché Israele si ritiri " , ho firmato l ' appello a Lama , firmerò l ' appello per il riconoscimento dell ' Olp . So bene che nella loro carta costituzionale c ' è un articolo in cui si parla di " liquidazione dell ' entità sionista " , ma riconoscere 1'Olp è l ' unico modo per fargli togliere quell ' articolo » .
TRA IL TALMUD E LA ROBOTICA ( Galli della Loggia Ernesto , 1984 )
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« Sì , lo so , siete sempre animati dalle migliori intenzioni , venite in Israele per capire , per vedere come stanno veramente le cose . Poi dopo una settimana ve ne ritornate in Europa , negli Stati Uniti , e scrivete i vostri articoli - intelligenti , acuti , qualche volta cattivi - credendo di aver capito . Ma dia retta a me che sto qui da 30 anni e sono israeliano : capire è impossibile , non c ' è nulla da capire . Sono dei pazzi e questo è tutto . Si possono capire dei pazzi ? Dei pazzi con la vocazione al suicidio ? » . « Guardi quel che sta accadendo in queste settimane . Non bastano una trentina di partiti , un sistema elettorale dissennato fondato su una legge proporzionale ancora più rigida di quella che avete voi in Italia , una rissosità politica incredibile . Adesso ci si mettono pure questi gruppetti di fanatici religiosi , finanziati dagli ebrei americani , a organizzare il " Terrore contro il Terrore " , come lo chiamano , con piani di rappresaglia folli contro gli arabi . La verità è che appena gli ebrei vengono in contatto con lo Stato , con il potere , scatta nella loro testa un corto circuito micidiale , perché gli prende immediatamente la smania di mischiare lo Stato con la metafisica , con la morale , con la religione . E alla fine il risultato è quello di mandare in pezzi tutto , di distruggere anche il proprio Stato . F successo nell ' epoca biblica , sta succedendo di nuovo ora » . « Sa cosa si riprometteva il gruppo di terroristi ebrei scoperti un mese fa che avevano in mente di far saltare in aria la moschea di al - Aqsa nel centro di Gerusalemme ? Sa cosa vogliono i seguaci del rabbino Meir Kahane , una parte del Gush Emunin ( Blocco dei credenti ) ? Provocare la Guerra santa , scatenare orde di arabi infuriati contro Israele per vedere se Dio c ' è , se Dio è davvero con il suo popolo . Usare lo Stato per provocare Dio , per sistemare i propri conti con l ' Onnipotente e così distruggere lo Stato , suicidarsi : mi dica in quale altro Paese potrebbe succedere qualcosa di più folle » . « Prenda l ' esercito . Israele non ha un esercito , ha una cavalleria crociata . Altrove c ' è la fanteria , il genio , l ' aviazione ; in Israele no , qui sono tutti marines . Se l ' immagina cosa vuoi dire un esercito di 600mila marines ? Credo bene che vincono tutte le guerre . Ma da guerre combattute in questo modo , inseguendo un sogno , regolarmente non riescono poi a tirarsi fuori . E allora si chiedono cos ' è che non va , perché il mondo è cattivo , perché non li ama . Mi creda , non c ' è niente da capire . Io ho tentato di scriverlo tante volte sul mio giornale , ma so che è inutile : voi dell ' Occidente non ci credete , voi volete capire , siete divorati dalla fissazione di capire … » . « È VERO : GLI ISRAELIANI SONO PAZZI . Ma forse la verità è che non potrebbero essere altrimenti . E il primo motivo della loro inevitabile follia è nello spazio , nell ' estensione ridicolmente minuscola del loro Paese . Una popolazione di circa 4 milioni di abitanti pigiata in un territorio grande all ' incirca come le Puglie passa il proprio tempo a raccontarvi e a raccontarsi quanti minuti ci metterebbe a morire nel caso di un attacco di sorpresa . Con i vecchi confini pre 1967 ( gli unici ancora oggi internazionalmente riconosciuti ) , 18 chilometri separavano la Giordania da Tel Aviv , 35 da Haifa , 36 da Ashdod . E dietro niente , solo le acque del Mediterraneo . Visitare Israele diviene così , per un europeo , un ' iniziazione quasi insopportabile alla realtà nei suoi dati più bruti , a una visione del mondo in cui una roccaforte naturale può far premio su qualsiasi buon proposito della ragione astratta . Ricattati , ecco come ci si sente quando si viene qui » . « Perché si fa presto , in un tinello europeo , a leggere distrattamente su un giornale " tiri di katiuscia d ' oltreconfine su Kiryat Shmona " o " colpi di artiglieria sul Golan " , e a pensare distrattamente alle solite scaramucce tra arabi e israeliani . Ma solo se uno va in cima al Golan capisce che fa una bella differenza stare sotto con il nemico che tiene l ' orlo dell ' altipiano e che può divertirsi quando gli va a genio a sparacchiare un colpo qui un colpo là . Qui le distanze non sono chilometri , ma da 35 anni tutto si è sempre giocato in poche centinaia di metri che hanno fatto la differenza tra la vita e la morte , lungo un confine che correva tra le case , di fronte a un balcone » . « È UNA SORPRESA sconvolgente , questa della crucialità dello spazio che riporta chi viene dall ' Europa al Medioevo , quando scoppiavano guerre feroci per il possesso di un guado . Ed è una sorpresa che incrina molte certezze intinte nella sicumera . Sì , gli israeliani sono dei pazzi . Dentro ognuno di loro sonnecchia un potenziale capo di Stato maggiore . La vede Gerusalemme laggiù , chiusa dentro un muro di colline a doppio ferro di cavallo con due piccoli passaggi , uno verso ovest , verso Tel Aviv e il mare , e l ' altro verso est , verso il deserto di Giudea e la Giordania ? » . « Prima del 1967 noi avevamo nelle nostre mani , in pratica , solo una striscia d ' asfalto che attraversava il primo passaggio e la parte occidentale della città . Qui , sulle creste tutt ' intorno , c ' era in permanenza mezzo esercito giordano in postazione , con cannoni , bunker , mitragliatrici ; le sue linee arrivavano fin dentro Gerusalemme . Lo so , voi non volete trasferire qui la vostra ambasciata perché non siete disposti a riconoscere la nostra annessione della parte est della città e della zona collinare , ma mi dica : lei cosa pensa che avremmo dovuto fare quando re ibn Talal Hussein , credendo di sbatterci fuori in poche ore , fu così pazzo da cedere alle pressioni di Gamal Abdel Nasser e da attaccarci ? Lo dica , cosa 1 avremmo dovuto fare ? » . Il mio accompagnatore israeliano mi guarda con l ' aria effettivamente incuriosita di chi in cuor suo ha già deciso da un pezzo che da Gerusalemme non se ne andrà neanche morto . Così come c ' è da giurarci che non se ne andranno mai dalle loro case gli abitanti degli insediamenti ebrei in quella che noi ci ostiniamo ancora a chiamare Cisgiordania o " West Bank " e per loro è invece la Giudea e la Samaria . Da anni tutto il Paese è un immenso cantiere . In una nuvola di polvere , tra bulldozer e camion giganteschi , lo spazio israeliano si sta trasformando , specialmente lungo l ' asse costituito dalle due nuove strade che collegano rapidamente la Cisgiordania con il territorio entro i confini pre 1967 : la Allon Road , che da Gerusalemme percorre la Valle del Giordano in direzione nord - sud parallelamente al fiume , e la Transamaria che su una direttrice est - ovest congiunge Tel Aviv con il cuore dei territori occupati . Lungo il loro tracciato , così come sulle colline che circondano Gerusalemme , crescono a vista d ' occhio agglomerati urbani stranissimi . Da lontano hanno l ' aspetto di maestose fortezze , muraglie grigiastre poste a guardia delle valli che si aprono ai loro piedi . E in effetti di questo si tratta , di veri e propri quartieri concepiti innanzitutto a scopi militari . Due cinture di questi agglomerati - a un paio di chilometri dalla città la prima , a una quindicina la seconda - serrano Gerusalemme in una protezione impenetrabile e la fanno israeliana , ebrea per sempre . I blocchi di appartamenti hanno in genere forma circolare o poligonale , con all ' interno una corte cui si accede attraverso uno stretto portoncino ; finestre , terrazzi , ballatoi sono studiati per respingere un attacco , per piazzarci una mitragliatrice e vender cara la pelle . Autentici castelli feudali del ventesimo secolo , hanno il fascino un po ' sinistro delle architetture dei fumetti di fantascienza . Identici sono il senso e la funzione delle decine di nuove città nel cuore della Giudea e della Samaria , sempre sulla cresta dei monti a controllare il fondovalle sulla cui poca terra coltivabile , a quel che è dato di vedere , la popolazione araba sembra essere restata indisturbata con i suoi villaggi e le sue cose . Solo che qui gli appartamenti fortezza a quattro o cinque piani sono sostituiti da lunghe file di villette a uno o al massimo due piani , ognuna con il suo bravo giardinetto . Ma se lo sguardo si leva alla collina di fronte è comune scorgere un impianto radar , una batteria missilistica en plein air , un ' altra qualunque attrezzatura militare cui la città è organicamente collegata . I TERMINI COLONI , insediamenti , settlement , con cui la stampa designa abitualmente queste città e i loro abitanti , fanno pensare all ' agricoltura , a contadini che si rompono la schiena sotto il sole e " fanno fiorire il deserto " . Invece non è così . Le due cinture intorno a Gerusalemme , gli insediamenti in Cisgiordania , sono per lo più abitati da colletti bianchi , da ingegneri , da tecnici , da media e piccola borghesia , che qui trova case a miglior prezzo , aria fina , la piscina in giardino , una vita comunitaria più intensa , anche se ogni giorno è costretta a pendolare su e giù con Tel Aviv , con Gerusalemme , con Haifa . E fa molto film di fantascienza - Rollerball o 1997 : Fuga da New York - anche questo fenomeno dei quartieri - fortezza per pendolari . Città come Ariel in Samaria , ancora in costruzione , costituiranno tra qualche anno la punta di diamante della formidabile spinta al progresso tecnologico in cui già oggi Israele appare lanciata . Parlando con chiunque , girando per il Paese , si tocca con mano il progetto di fare di questo lembo di terra asiatica un duplicato a scala nazionale della Silicon Valley californiana , e proprio a partire dagli insediamenti nei nuovi territori . Avionica , elettronica , robotica , bioingegneria , impianti per telecomunicazioni già oggi stanno cambiando il volto di Israele . Scienziati di molte parti del mondo si trasferiscono negli avanzatissimi centri di ricerca che il Paese offre , mentre un numero sempre maggiore si trasferisce dalle università alle industrie , che spesso sono costituite con la partecipazione di capitale straniero . La corsa al modello tecnologico avanzato e i successi già conseguiti diffondono un clima elettrizzante , una voglia di fare , di tentare strade nuove , una venerazione generale per il progresso e la scienza , che si respirano nell ' aria e che stanno formando , almeno in parte , un nuovo Paese . Ancora una decina d ' anni fa Israele appariva come uno strano incrocio tra l ' Ucraina e il Texas , tra l ' utopia tolstoiana - egualitaria del sionismo socialista delle origini e il pragmatismo degli Stati Uniti . Oggi sembra essere rimasto solo il Texas , l ' americanismo . Ma l ' americanismo israeliano non è imitazione : nasce dalla storia stessa del Paese . La quale lo porta su vie singolarmente coincidenti con quelle percorse dagli Stati Uniti . È PER QUESTE PROFONDE affinità culturali che Israele oggi può apparire - come dice con maligno sottinteso politico la propaganda anti - israeliana - il cinquantunesimo Stato dell ' Unione . Ma le cose non stanno così . È vero che tutta l ' élite del Paese parla correttamente l ' inglese e in buona parte ha trascorso un periodo di studi negli Stati Uniti , che le strade di Tel Aviv rigurgitano di gadget elettronici di ogni tipo , che il Jerusalem Post pubblica settimanalmente un inserto di otto pagine tratto dall ' edizione domenicale del New York Times , che per ragioni anche politiche la gente si sente più vicina e in sintonia con gli Usa che non con l ' Europa ( il tracollo dell ' immagine europea in Israele meriterebbe da solo un discorso a parte ) ; tutto questo è vero , ma assai più strabiliante è scoprire , per esempio , in quale misura il progresso tecnico sia stato accolto e integrato nella cultura religiosa . Non solo nelle yeshiva ( scuole religiose ) si mettono su memoria elettronica la Bibbia , il Talmud e gli altri testi della tradizione sapienziale , non solo sono sorti istituti di alta tecnologia che accoppiano lo studio delle materie scientifiche a quello religioso , ma molto spesso sono proprio i kibbutz degli ortodossi che , specialmente per aggirare le rigide prescrizioni sul riposo del sabato , hanno fatto più largo posto all ' impiego dell ' elettronica nella vita quotidiana . È il computer che provvede ad accendere e a spegnere la luce , a riscaldare le vivande all ' ora giusta . Ma alla fin fine il computer , il progresso tecnico vogliono dire soprattutto la sicurezza . Rappresentano nel medio periodo l ' unica carta su cui Israele punta per colmare il divario strategico con il blocco arabo che le si contrappone . Oggi , per esempio , il Paese produce nelle sue fabbriche - e dunque senza dover ricorrere all ' importazione - forse il miglior carro armato dell ' ultima generazione ( il Merkava ) , un fucile mitragliatore , l ' Uzi , adottato perfino dalla scorta del presidente degli Stati Uniti , il Mastiff ( o Mini Remotely Piloted Vehicle ) , un gingilletto volante di due metri e mezzo per la sorveglianza elettronica del terreno - anch ' esso acquistato in decine di esemplari dagli Usa - che si è rivelato decisivo nella mazzata militare inferta alla Siria in Libano , nell ' estate del 1982 . La sicurezza , la guerra , il nemico arabo , l ' esercito ; come vuole la regola , volenti o nolenti , ogni volta che si parla di Israele non si può evitare di arrivarci . Ma , sempre come vuole la regola , ci si accorge che tutto è stato già detto , che ben poco , anzi nulla , c ' è da aggiungere ai dati conosciutissimi del problema . Solo che molte cose cambiano se da problema politico - militare , da questione di cancellerie e di Stati maggiori , i dati divengono , sia pure in minima parte , un frammento di esperienza . UN EUROPEO CHE VA in Israele , prima e più che con il fatto politico che ogni guerra , anche la guerra arabo - israeliana , rappresenta , è costretto a misurarsi con ciò che la guerra è , con ciò che la guerra significa di profondamente , di drammaticamente vero e ineludibile nelle vicende umane . È costretto a misurarsi con la sua terribile moralità . Tsahal , l ' esercito israeliano , questa pupilla della nazione , autentico diamante affilato nel diadema di Sion , gli offre l ' immagine di un tale senso di appartenenza , di un tale spirito di sacrificio e di determinazione , di competenza tecnica e insieme di genialità improvvisatrice , da lasciarlo comunque stupito e ammirato . Non è l ' ammirazione per un esercito che ha sempre avuto la meglio , non si tratta di una forma di vile simpatia per il vincitore . Niente affatto . L ' ammirazione nasce da ben altro : è l ' ammirazione e lo stupore per un esercito - popolo che visibilmente , per segni inequivocabili , è pronto in ogni momento a farsi uccidere fino all ' ultimo uomo , a morire in una comunione di valori che non teme incrinature . Alzi la mano chi in caso di pericolo - di pericolo vero , intendo , quando si trattasse della vita e della morte - non desidererebbe avere lo scudo di Tsahal . E così chi viene dall ' Europa , se non ha paura di guardare in faccia ai fatti e di chiamarli con il loro nome , deve ammettere di essere piano piano attraversato da una sensazione sottile di rimpianto e di vergogna . Rimpianto e vergogna per aver perduto , anzi per non sapere più neppure cosa sia , la dimensione della lotta , del sacrificio , dell ' unione morale di una società . Naturalmente è facile riacquistare la propria virtuosa tranquillità e scoccare sui soldati d ' Israele l ' accusa di essere una massa di fascistoidi inebriati di potenza ; del resto non è forse vero che loro mostrano chiaramente di guardare a noi europei come a una massa di vigliacchi , pronti a buttarci in ginocchio davanti a un barile di petrolio e all ' imperatore di tutte le Russie ? Eppure è proprio a questi europei smidollati e imbelli che il guerriero di Tsahal - per i vincoli misteriosi che legano i popoli e le culture - sente il bisogno di rivolgersi in qualcosa che a tratti hail sapore di una richiesta di assoluzione : « Certo che siamo dei cattivi occupanti , ma quando mai se ne sono visti di buoni sulla faccia della Terra ? Ogni occupante è un cattivo occupante per definizione . Ma quale altra occupazione militare nella storia è stata sottoposta , in ogni suo atto , come la nostra , al vaglio , alla censura e , se del caso , alla punizione della Corte suprema , cioè di uno degli organi di giustizia più imparziali del mondo ? Certo , sul nostro onore pesa la macchia di Sabra e Chatila , ma in quale altro Paese del mondo 600mila persone si sarebbero rovesciate in piazza per reclamare giustizia ? E in quale altro Paese l ' avrebbero ottenuta grazie a una Commissione d ' inchiesta che non ha guardato in faccia nessuno ? A prezzo di molte cose , sulla nostra pelle , abbiamo dimostrato di voler essere fedeli ai valori dell ' Occidente , di saperli mantenere . Noi , non voi , non il resto del mondo , abbiamo cercato la verità , abbiamo fatto giustizia . Noi non siamo come gli arabi ; mai , mai diventeremo come gli arabi . Ma voi non immaginate neppure cosa significhi vivere , dover sopravvivere qui , nel Medio Oriente » .
40 ANNI DI ISRAELE ( Jesurum Stefano , 1988 )
StampaPeriodica ,
Nurit , sua moglie , ha mandato i bambini da qualcuno : forse non vuole che ascoltino . Gli occhi di Rami , nerissimi , sono grandi e tristi . Lui il giorno del quarantesimo anniversario della proclamazione dello Stato d ' Israele lo passerà in galera o , se sarà fortunato , a pulire i cessi della sua caserma . « Ma là non ci torno » , mormora . « Non ci torno più » . Sergente della riserva , 35 anni , professione catering , Rami è appena rientrato da un burrascoso colloquio con il comandante del reparto . « Gli ho detto che stiamo sprofondando nel fango » , racconta . « Io ho già fatto il servizio di leva nei Territori , poi ci sono tornato altre volte , l ' ultima a Gaza . Mi sono sentito un occupante » . Cita Lev Tolstoj , il grande esercito napoleonico che diventa manipolo di banditi . « Sono nato e cresciuto in Cile , non userò il manganello » . Il 4 di ijar ( che , secondo il calendario lunare ebraico , quest ' anno cade il 21 aprile ) Rami non farà festa , non ballerà per le strade con gli amici . Però ripenserà alle parole che pronunciò un giorno David Ben Gurion : « Israele sarà una luce in mezzo alle altre nazioni » . Un gesto quello di Rami che è , e vuole rimanere , atto individuale , scelta morale . Qualcosa che non è direttamente collegato alle analoghe proteste del movimento Yesh Gvul ( C ' è un limite ) , quello che organizza il rifiuto dei soldati a pattugliare e a reprimere i villaggi della Cisgiordania o a imporre a ogni costo il coprifuoco nei campi profughi di Gaza . E non c ' entra neppure con quei 2mila ufficiali che hanno appena scritto a Yitzhak Shamir facendo pressione perché non usi solo la parola " no " . Certo , anche Rami e sua moglie vanno alle manifestazioni di Shalom Achshav ( Pace adesso ) e tifano per i 37 gruppi pacifisti operanti nel loro Paese , l ' unico democratico dell ' intera regione . Per Rami è una cosa che viene da dentro ( ma queste storie si somigliano tutte ) : « Amo il mio Stato , rispetto troppo il mio esercito per seguirlo in una strada cieca che va contro la storia . Noi oggi stiamo facendo ai palestinesi ciò che loro , gli arabi , hanno fatto a noi proprio quarant ' anni or sono » . La pensa così , ma da religioso , anche Yehezkel Landau , attivista di Oz ve Shalom ( Coraggio e pace ) . Loro sono i pii per cui « sacrificare Hebron e la Tomba dei Patriarchi è come amputarsi un pezzo di corpo » . Ma è un sacrificio che va fatto poiché , come spiega Landau « è meglio arrivare a un compromesso sui Territori , mantenendo integra la morale , piuttosto che tenere i Territori , ma compromettere i valori religiosi e ideali » . Israele celebra il suo quarantesimo compleanno , e appare infelice , diviso , esausto . Le immense energie e l ' idealismo della nascita hanno lasciato il posto alle disillusioni dell ' età matura . La ribellione dei palestinesi , l ' intifadeh ( Intifada ) , dura ormai dai primi di dicembre , i morti sono oltre 150 , centinaia i feriti , migliaia gli arrestati . Le scene che la televisione porta ogni sera nelle case non hanno bisogno di commenti . Rabbia , sgomento , dolore e paura regnano quasi incontrastati . E anche se può apparire assurdo regnano incontrastati da ambedue le parti . Il clima non è poi così diverso da come gli anziani ricordano gli orrori del passato . Gli ebrei raccontano il pogrom di Hebron quando , nel 1929 , gli arabi misero in atto un ' altra sommossa e massacrarono 66 " giudei " , profanarono le sinagoghe , distrussero l ' ospedale arabo ebraico . Ricordano i 133 trucidati al Muro del Pianto , e quelli del monte Scopus , e gli altri innumerevoli loro lutti . Gli arabi ancora tremano al sentire i nomi dell ' Irgun e della banda Stern , due gruppi minoritari , ma potenti , dell ' estremismo sionista , che si macchiarono della morte di civili sia arabi sia inglesi . Fu proprio l ' Irgun dell ' ex premier Menachem Begin a far saltare il quartier generale britannico al King David e a compiere , nell ' aprile del 1948 , la strage di Deir Yassin . Eppure il grosso del movimento sionista non cercava davvero la guerra . Erano circa 150mila gli ebrei giunti in Palestina a cavallo fra i due secoli e fino agli anni Venti . Venivano dai pogrom zaristi , dall ' intolleranza dell ' Europa cattolica , sospinti dalle teorie di Theodor Herzl . Erano in gran parte collettivisti , socialisti , sicuri di realizzare un domani migliore per sé e per i fellah sfruttati come nel Medioevo attraverso l ' agricoltura dei kibbutz e dei moshav . Comperavano a caro prezzo pezzi di deserto che avrebbero poi fatto fiorire . Sognavano l ' uomo nuovo : maniche di camicia , niente formalismi , tanto lavoro . E , in parte , quel sogno lo realizzarono . Israele nacque così , a mezzanotte in punto fra il 14 e il 15 maggio del 1948 . Nell ' odio e nella speranza . L ' ebreo palestinese da generazioni cantò il suo inno , Hatikvah , assieme ai fratelli sopravvissuti allo sterminio , a quelli che , sfidando gli inglesi , avevano raggiunto la Terra Promessa attraverso mille epopee simili a quella della nave Exodus . Ma il programma sionista " una terra senza popolo per un popolo senza terra " s ' infranse immediatamente contro il grande rifiuto arabo . E contro la realtà . La Palestina non era una landa disabitata e lo Stato ebraico dovette vivere in guerra perenne fin dal primo giorno . Per difendere un diritto alla vita sancito dall ' Onu e immediatamente appoggiato dalla Russia di Iosif Stalin come dall ' America di Harry Truman . Tuttavia il sogno s ' avverava , pieno di utopia . Un sogno in cui la storia , la religione , l ' ideale politico , i valori morali , tutto aveva un senso . Eccetto la geografia . Un ' altra collettività veniva parzialmente dispersa , quella arabo - palestinese . Le ragioni della storia , in Medio Oriente , hanno i medesimi colori di quella natura : il beige e il grigio . Non esistono verità assolute , e come nella Bibbia i buoni diventano spesso cattivi e i cattivi possono anche tornare buoni . Così il cuore di questo conflitto , a quarant ' anni dal suo insorgere , è e resta lo scontro fra due popoli , due comunità , due nazioni . Bene lo sanno i ricercatori dell ' Istituto Van Leer di Gerusalemme che , dopo aver messo in piedi un programma educativo per migliorare i rapporti fra arabi e israeliani , fra musulmani ed ebrei , debbono constatare che " arabo " suscita negli scolari israeliani associazioni con le parole " sporco " , " puzzolente " , " nemico " , " terrorista " . E per gli adolescenti arabi " israeliano " è uguale a " soldato crudele " , mentre per gli adulti vuol dire " nazista " . Meglio di ogni statistica aiuta a capire come stanno le cose , nel profondo , l ' esperienza di una psicologa , Thaila Blumenthal : una bambina ebrea che vive vicino a Beersheva , sogna un autobus attaccato da commando palestinesi assetati di sangue , e intanto una dodicenne musulmana sogna soldati di Tsahal che , di notte , spalancano la porta di casa e sparano sui suoi parenti . « Fino al 1967 gli arabi che erano rimasti con noi dopo il 1948 non erano influenzati dalle ideologie panarabe , il loro modello di riferimento era , più o meno , la società israeliana in cui avevano trovato un posto per studiare e lavorare » , spiega Moshe Lissak , sociologo , uno degli intellettuali più stimati in Israele . « Poi il contatto con la realtà arretratissima dei fratelli giordani della West Bank ha sconvolto ogni regola . Dopo l ' invasione del Libano , nel 1982 , la disgregazione s ' è fatta quasi totale . Perché dopo il Libano ? Ma perché allora s ' è innalzata la bandiera di Ariel Sharon , della distruzione sì delle basi terroristiche dell ' Olp , ma anche degli spiragli di dialogo con la controparte moderata » . I nati in Eretz Israel sono chiamati sabra , che vuol dire fico d ' India : spinosi fuori , ma dolci dentro . Il fatto è che , a forza di vivere in attesa di un ' apocalisse sempre in agguato , le spine si sono fatte più pungenti . L ' età , da queste parti , può essere un dramma . Perché i ragazzi palestinesi che oggi lanciano pietre , coltelli e bombe molotov in nome del proprio diritto all ' autodeterminazione lo fanno senza conoscere , né aver vissuto , le vicende di un passato prossimo ancora vicinissimo . E quelle pietre le tirano a ragazzi in divisa che talvolta si abbrutiscono e che , a loro volta , non sanno . Non sanno . Perché non erano ancora nati nel 1967 o erano troppo piccoli per accorgersi dell ' ennesima guerra minacciata e voluta dai governi dei Paesi arabi contro Israele . Battaglia dopo battaglia , fu allora che Gerusalemme conquistò Gaza , Cisgiordania e Sinai . La chiamarono la Guerra dei sei giorni . Furono quei primi giorni di giugno i momenti del grande trionfo e , insieme , l ' inizio del pantano in cui adesso il Paese rischia di rimanere incastrato . Nel 1956 avevano imparato la lezione : mai più avrebbero restituito qualcosa conquistato in un ' azione di autodifesa senza ricevere qualcos ' altro in cambio . E questa volta l ' autodifesa aveva portato i tank con la stella di Davide a Gaza e al Sinai verso sud , all ' intera riva occidentale del Giordano e alle alture del Golan verso nord . Dopo 2mila anni di ghetto , di sofferenze e di Talmud gli ebrei avevano finito d ' interpretare la parte del perdente . In quei giorni , Sari Nusseibeh era studente a Oxford . Oggi , insegna all ' università palestinese di Birzeit , una delle cinque sorte in Cisgiordania dopo l ' occupazione . Nusseibeh è considerato un supporter dell ' Olp , è uno di quei 15 che hanno recentemente rifiutato d ' incontrarsi con George Shultz . Con uomini come lui prima o poi i dirigenti israeliani si troveranno seduti al tavolo delle trattative . Nel 1967 , dunque , il giovane studente era in Inghilterra . « Seppi della caduta di Gerusalemme Est » , racconta . « La famiglia di mio padre abitava là dal 1200» . E continua : « Io sono cresciuto pensando a Israele come a un ' entità imposta sulla terra dei miei avi , un ' entità in netta antitesi con il mio essere uomo e nazione » . Sari Nusseibeh , in quell ' autunno del 1967 , dovette rivolgersi , per la prima volta in vita sua , a un ' ambasciata israeliana per il visto d ' entrata all ' aeroporto di Lod . « Avevo tanto sentito parlare di Lod e della vicina Ramla , la famiglia di mia madre aveva posseduto parecchie terre laggiù » , ricorda . « Era davvero strano , da una parte atterravo a casa mia , dall ' altra a casa del mio nemico . Fu per questo sentimento di stranezza che mi misi a girare lo Stato ebraico , per conoscerlo , per capire . Prima del 1948 per gli ebrei non avevamo certo simpatia , ma si conviveva . Dopo la proclamazione dello Stato tutti diventarono nemici . C ' è voluto un po ' per rendermi conto che la realtà era più sfaccettata , piena di colori diversi . Ci sono ebrei ed ebrei , israeliani e israeliani , politiche differenti , uomini più umani di altri » . Ma fra un agguato ai gipponi di Tsahal e un palestinese che cade a terra colpito da un colpo di fucile , l ' antico odio , totale e assoluto , riprende fiato . E il poeta Mahmud Darwish , dirigente dell ' Olp , proprio ora scrive : « Andatevene dalla nostra terra , andatevene tutti , e portate via anche i vostri morti » . « C ' è l ' emozione dirompente , vorrei dire bruta , e c ' è la ragione » , dice Nusseibeh . « Quando guardo la mia gente , i cadaveri , anch ' io prenderei in mano una pietra e andrei in strada con i ragazzi . Ma poi penso che si deve giungere a un compromesso . Sta nel compromesso il futuro del nostro Stato così come la pace e la sicurezza per Israele » . Tutt ' intorno , nulla fa prevedere che a questa ragionevolezza si stia per arrivare . Ma il professore palestinese ci spera : « Io credo nei miracoli , questa è sempre stata una terra di miracoli » . Anche Moshe Dayan , 21 anni fa , credeva a qualcosa di miracoloso . Era convinto che si sarebbe rapidamente arrivati a un negoziato : buona parte delle conquiste in cambio di pace e frontiere sicure . Ricevette , invece , secchi rifiuti e nuove guerre . Solamente dieci anni più tardi , nel 1977 , Anwar al - Sadat cambiò la storia e , con enorme coraggio , volò a Gerusalemme per aprire quella trattativa che avrebbe portato alla firma di Camp David . Sadat pagò con la vita il suo riconoscimento dei diritti dello Stato ebraico . Gli egiziani , però , riottennero il Sinai . Gli israeliani , invece , videro rafforzarsi la destra di Menachem Begin , il Likud guadagnare voti , la politica del dialogo arretrare sotto i colpi dell ' invasione del Libano e degli insediamenti in Cisgiordania , alla ricerca della biblica Grande Israele . E oggi i fans di Yitzhak Shamir accolgono il segretario di Stato americano , George Shultz , facendogli trovare davanti all ' albergo un gigantesco pupazzone raffigurante Yasser Arafat che ride : " Welcome George " . Intorno sostano , giorno e notte , coloro che non vogliono scordare l ' elenco dei crimini commessi dall ' Olp . I coloni chiedono il pugno di ferro contro l ' intifadeh , accusano l ' esercito di mollezza , ipotizzano l ' espulsione definitiva della popolazione araba dalla West Bank . Prendono a calci le automobili dei giornalisti , gridando : « Voi laici siete la merda di questo Paese » . I coloni stanno in alto , in cima alle colline . I loro insediamenti hanno i tetti rossi e qualche torretta di guardia . Quasi 70mila in 15 anni , a contrastare un milione di arabi . L ' insediamento di Tkoa non ha fortificazioni . I suoi abitanti prendono forza dal monte Herodion , che è lì a due passi . Anche il vicino villaggio di pastori arabi si chiama Tkoa . « Da qui non ce ne andremo davvero » , assicura Edoardo Recanati , uno dei pilastri dell ' insediamento . « Vedete là , in cima a quella collina artificiale , all ' Herodion ? In quel fortilizio erodiano i giudei si ribellarono a Roma , la rivolta durò anni . Morirono quasi tutti , ma non si arresero » . L ' abitato accoglie 86 famiglie , 400 persone di 25 nazionalità diverse . Sono del Gush Emunim ( Blocco dei fedeli ) . Casette prefabbricate , molte con il gancio sul tetto ( imposto agli inizi , nel 1977 , dal governo ) per poter essere facilmente trasportate altrove in caso di evacuazione . Recanati ha 53 anni e sette figli . In Italia ha fatto l ' avvocato e il manager , non era religioso né osservante . Veniva ogni tanto in Israele , per lavoro e per trovare qualche parente . « Un giorno , all ' aeroporto di Lod , ho capito che non stavo tornando a casa , a Roma , ma andandomene da casa , da qui » , dice . « Abbandonare oggi ? Non ci pensiamo neppure . Guarda là , stanno piantando una nuova vite . Se l ' esercito venisse a dirmi di sloggiare resisterei con ogni mezzo , non sparerei soltanto perché nella pattuglia ci potrebbe essere mio figlio » . Non odia gli arabi e certo non li ama : « Io non dico a loro che non possono star qui , ma loro lo dicono a me . Scherziamo ? I giudei non possono vivere in Giudea ? » . A Tkoa tutti raccontano di David Rosenfeld , uno di loro : faceva il guardiano all ' Herodion , un giorno un palestinese di queste parti lo ammazzò a coltellate . Era il 1982 . I parenti dell ' omicida lo consegnarono ai militari . Dopo la guerra del Libano venne liberato : lui e altri 1.149 , in cambio di tre soldati di Tsahal . « Gli abbiamo detto che non lo volevamo più in giro , non ha seguito il consiglio » , raccontano . « Una notte gli abbiamo tagliato il cane a fette . Il giorno dopo è partito » . Per le stradine di Tkoa ( sembrano quelle di un villaggetto piccolo borghese alla periferia di una nostra metropoli ) gira una coppia di francesi , giovanissimi , con un bambino in carrozzella e un altro che sgambetta appena . Si stanno guardando intorno . Sono indecisi fra qui e Kiryat Arba , uno degli insediamenti più " duri " , poco lontano da Hebron . A loro non importa se prima di uscire in automobile si deve avvertire una centrale radio che collega i coloni , se in casa è appeso il mitra . Viene in mente Amos Oz e il suo In the Land of Israel . Anche lui è stato qui per una giornata . E scrive : « Sono spaventato . Letteralmente , ho paura . Altri , apparentemente , no . O forse la loro è una paura di natura completamente diversa » . Di fronte a tutto questo la leadership israeliana appare immobile , priva di fantasia , schiacciata in una coalizione di unità nazionale che attende solo le elezioni d ' autunno per decretare la propria morte . L ' opinione pubblica è spaccata verticalmente . Entrambi gli schieramenti hanno perso quasi ogni fiducia nella convivenza , ma auspicano soluzioni opposte : il Grande Israele contro la conferenza internazionale di pace . Alcuni credono in un ruolo delle superpotenze , altri le vedono come una versione moderna di Satana . Se non si arriverà alla pace il futuro è già scritto : nel 2010 Israele non sarà più uno Stato ebraico , questione di nascite . Oppure vigerà un apartheid ferreo tipo Sudafrica . Qualcuno si domanda , angosciato , se il Paese non abbia perso la via . Qualcuno è convinto che a ferire Israele non siano tanto i sassi , quanto le proprie delusioni . In mezzo , un ' immensa marea di gente che vota per l ' ordine , senza pensarci tanto . Sono per lo più sefarditi , gli ebrei originari del Nord Africa e del Medio Oriente , cacciati da Paesi musulmani che li hanno perseguitati , uccisi e umiliati . Se ne incontrano moltissimi a Ein Hemed , alla festa degli immigrati dall ' Iran e dal Kurdistan . Cantano , ballano , mangiano , giocano a dama . Uguali agli arabi , e proprio perché uguali tanto nemici . Sono i ceti più popolari , quelli che comprano le cassette di Chaim Moshe , un cantante di famiglia yemenita . La sua musica è orientale , piace molto pure agli arabi che lo gettonano in abbondanza . Arriva sulla sua Bmw nera con radiotelefono . Nel quartiere dove abita , alla periferia di Tel Aviv , la gente lo festeggia per la strada . Le sue canzoni parlano d ' amore , di felicità , di buoni sentimenti . Non c ' è mai la parola pace . « Io canto per tutti , vecchi e bambini , arabi e israeliani , non faccio politica » , è la risposta stizzita . Dopo 40 anni la realtà è che tutti si dovranno accontentare di qualcosa di meno dei propri sogni . Tutti , prima o poi , dovranno fidarsi . D ' altronde questa è una storia di paradossi : se nel 1948 gli Stati arabi avessero accettato la spartizione dell ' Onu , oggi i palestinesi avrebbero la terra che vogliono . E Israele non si lascerebbe dietro una scia di violenza che lo disgusta . Ma per l ' Europa e l ' Occidente questa è senz ' altro una situazione difficile da capire . Sullo sfondo lo spettro di due integralismi altrettanto pericolosi , quello islamico e quello dei coloni dell ' ultradestra . Tutt ' intorno uno Stato giovanissimo e insieme antico . Ha scritto qualche anno fa il non ebreo Friedrich Diirrenmatt : « La difficoltà di prendere posizione per Israele oggi e l ' isolamento in cui è caduto hanno diverse ragioni . Dopo la Seconda guerra mondiale ci si vergognava di essere antisemiti , con orgoglio dopo la Guerra dei sei giorni si diventò filosemiti , e ora , con sollievo , si osa essere antisionisti » . Senza voler comprendere che il sionismo è , ed è sempre stato , un insieme di mille ideali , di mille sentimenti , cose diverse . « Deluso ? Non so se è la parola giusta » , dice Rami , quello che passerà Yom Azmauth , la festa dei 40 , in galera . « Preoccupato sì . Siamo stanchi , noi e loro , stanchi di odio » .
I GIUSTIZIERI DELLA BIBBIA ( Cremonesi Lorenzo , 1988 )
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Amos Elon vive in una grande villa di pietra bianca nel cuore di Gerusalemme . Storico del sionismo , autore di saggi considerati dei veri e propri classici , vive in modo traumatico quello che egli stesso definisce " il dramma del nostro ventennio " : la ribellione dei palestinesi a Gaza e nella Cisgiordania . Non ha ricette in tasca per risolvere il dilemma , però addita con sicurezza un pericolo : « Da almeno due decadi è la destra a possedere il monopolio del pensiero sionista . Il socialismo collettivista dei kibbutz , della conquista del deserto con il lavoro ebraico dei tempi di David Ben Gurion , è morto da un pezzo . Ora sono i Gush Emunin ( Blocco dei fedeli ) a fare la parte del leone e a rivendicare , in nome della Bibbia , la sovranità sulla Cisgiordania . Si tratta di un processo irreversibile . Forse solo un deciso intervento degli Stati Uniti potrà mutare il corso degli eventi » . Per il momento la storia sembra dargli torto . Tre mesi dopo l ' insurrezione esplosa nei campi profughi di Gaza , la situazione in Medio Oriente presenta zone d ' ombra sempre più vaste . Non solo , ma il piano di pace proposto dal segretario di Stato americano George Shultz sembra avere sortito l ' effetto opposto a quello previsto . Ha insomma spinto il premier israeliano Yitzhak Shamir e gli uomini del Likud , il partito conservatore , verso posizioni sempre più intransigenti . Il vice primo ministro , David Levy , non ha usato mezzi termini : « La mediazione americana è pericolosa » . È un circolo maledettamente vizioso : più cresce la protesta , più si risveglia il nazionalismo e più si indebolisce il movimento pacifista israeliano . Ma fino a che punto la destra di Gerusalemme ha intenzione di spingere il proprio radicalismo ? La risposta l ' ha data un colonnello dell ' esercito , Rehavam Zeevi , durante un seminario tenuto il 22 febbraio scorso a Tel Aviv sul concetto di " trasferimento " : « Noi abbiamo acceso una torcia , d ' ora in poi brucerà da sola » . La frase è suonata nell ' aula come un grido di vittoria . Così , mentre a poche decine di chilometri , sulle colline della Samaria , la sommossa palestinese continuava a far sentire la sua eco , a Tel Aviv l ' estrema destra israeliana consumava il suo rito . Zeevi , Aharon Pappo ( attivista del Likud ) e Zvi Shiloah ( leader del movimento per la Grande Israele ) erano assolutamente d ' accordo : « La soluzione più umanitaria possibile ? Il milione e mezzo di arabi residenti nelle aree liberate venti anni fa deve andarsene » . È questo il linguaggio degli ultranazionalisti : si dice " territori liberati " invece di " territori occupati " , " arabi " invece di " palestinesi " . Fuori , nel frattempo , sotto una pioggia sottile , esigui drappelli della sinistra manifestano la loro vergogna . Un ragazzo spiega : « È incredibile , non sono mai giunti a tanto . Nessuno aveva parlato così fino a oggi , almeno in pubblico . Rischiamo di fare dell ' antiarabismo un ' ideologia » . Poco lontano i militari del Kach , il movimento del rabbino Meir Kahane che dal 1984 ha portato il razzismo in Parlamento , sventolano bandiere gialle con il loro sinistro emblema : un pugno nero nella stella di Davide . I palestinesi scagliano pietre , bloccano le strade dei loro villaggi con pneumatici in fiamme , fino a cercare nell ' Islam e nella Guerra santa quella forza che le armate arabe non gli hanno dato . E gli israeliani rispondono spostandosi sempre più a destra , dimostrando una sempre minore disponibilità al compromesso . Perché ? Amos Elon ha una sua teoria : « La sommossa favorisce senza dubbio il fenomeno della radicalizzazione . Ma le sue radici sono antiche , risalgono alla Guerra dei sei giorni . Israele ha trasformato la grande vittoria di vent ' anni fa in un cancro che lo sta corrodendo al suo interno . Nel 1967 ci siamo trovati improvvisamente in mano la carta che ci poteva permettere di barattare i territori conquistati in cambio di una pace durevole . Invece è nata l ' ideologia dell ' annessione » . È una spirale che non lascia intravedere la fine . In tre mesi sono finiti in carcere con l ' accusa di sedizione oltre 2mila palestinesi ; i feriti sono migliaia ; dei circa 80 morti , più di 30 si contano nel solo mese di febbraio . Eppure la sommossa va avanti , a colpi di pietre e coltelli . Nemmeno il rafforzamento dei contingenti militari e l ' incrudelirsi della repressione riescono a fermarla . Due settimane fa un gruppo di poliziotti ha picchiato per ore otto lavoratori di Gaza nel loro scantinato laboratorio nel centro di Tel Aviv . Con quale accusa ? « Una telefonata anonima aveva segnalato che facevano rumore e potevano essere pericolosi » , è stata la risposta . Le inchieste scattano . Ma la realtà del Paese va in senso contrario . Le madri dei soldati accusati di aver violato i regolamenti durante la repressione della sommossa ricevono decine di telefonate di solidarietà . Più di una volta i coloni ebrei residenti nei territori occupati hanno usato il fucile per farsi giustizia da soli . Illan , un colono di Elon Moreh , un villaggio di 130 gruppi familiari , si giustifica così : « Senza la Bibbia non saremmo che semplici banditi , predatori delle terre arabe . Ma non è il nostro caso . Dio , lo sapete , ha dato questa terra al popolo ebraico » . Il suo amico Elle la pensa come lui : « Quando la strada è sbarrata dalle pietre , sparo in aria e passo . Ecco tutto » . Non tutti i coloni girano armati di mitragliette e revolver . Ma anche le statistiche confermano che l ' atteggiamento conservatore si va espandendo in strati sempre più ampi della popolazione . Lo scorso 15 febbraio il quotidiano Ma ' ariv riferiva che circa il 42 per cento dei cittadini si dichiara " soddisfatto " dell ' attuale situazione politica nei territori occupati . Il 22 per cento preferisce invece l ' annessione di quelle regioni con " l ' applicazione integrale della legge israeliana anche sulla loro popolazione " . E soltanto il 18 per cento vorrebbe il ritiro totale . La destra cresce , ma i vecchi problemi rimangono . Primo fra tutti quello del futuro dei territori occupati e di una popolazione che ha dimostrato col sangue di non accettare più lo status quo . « Giudea , Samaria e Gaza non si toccano . Fanno parte del patrimonio storico degli ebrei . Il milione e mezzo di arabi che vi risiede ha soltanto due possibilità . La prima è convivere in pace con gli israeliani . E in questo caso si potrebbe concedere loro la piena autonomia amministrativa , tenendo ovviamente fermo il principio della nostra sovranità sulla terra . Se invece si ribellano , peggio per loro . Rischiano l ' espulsione di massa e comunque le sofferenze della repressione » : è l ' opinione di Israel Eldad , il maggiore teorico di Tehiya ( Rinascita , un partito nazionalista religioso di destra , ndr . ) . Questo piccolo partito , con cinque seggi in Parlamento , raccoglie l ' ala oltranzista del Likud . Le stesse certezze non sono tuttavia di casa nel Likud del primo ministro Yitzhak Shamir . Apparentemente granitico , il vecchio leader deve fare fronte a un partito estremamente articolato . Dispone di 40 seggi , sui 120 del Parlamento israeliano , ma è costretto a cercare quotidianamente una formula di compromesso coi partner laburisti del governo di unità nazionale . È lui infatti il principale bersaglio degli attacchi di Shimon Peres , il ministro degli Esteri , alleato - avversario da quattro anni . Entrambi hanno bisogno l ' uno dell ' altro per governare ; le loro divergenze sono però tali che il risultato è la paralisi decisionale . Prima tra tutte quella riguardante la possibilità di apertura del processo di pace . In Israele è dato come una verità di fatto il principio per cui mai come oggi " è la destra che fa la pace " . È insomma Shamir , e non Peres , che può trattare con gli arabi . « L ' adesione di Peres al piano americano per l ' apertura dei negoziati appare scontata . Eppure soltanto il Likud è in grado di dare il via all ' iniziativa » , osservava pochi giorni fa l ' editoriale del quotidiano Haaretz . E le difficoltà per il primo ministro non finiscono qui . Shamir deve far fronte anche all ' anima liberale del Likud . Uno dei suoi esponenti di punta , il sindaco di Tel Aviv Shlomo Lahat , ha causato un terremoto lo scorso gennaio con le sue dichiarazioni pubbliche in favore del ritiro unilaterale dai territori occupati . Poi ci sono i continui sgambetti delle ali intransigenti dell ' Herut ( il gruppo di Shamir ) , vero nucleo storico della destra israeliana . Sono soprattutto il ministro dell ' Edilizia , il giovane e ambizioso David Levy , e l ' architetto dell ' invasione in Libano del 1982 , il " superfalco " Ariel Sharon , a disseminare di ostacoli il già difficile cammino del premier israeliano » . Shamir deve barcamenarsi tra mille spinte divergenti . « Il suo pragmatismo rivela la sostanza del Likud e del Paese » , sostiene Amos Elon . C ' è un ' inflessione di speranza nelle sue parole . Per lui , gran parte degli israeliani appare in realtà estranea alla violenza degli slogan : « La nostra politica paga lo scotto di un sistema elettorale dove è sufficiente l ' uno per cento per entrare al Parlamento » . Di qui il distacco graduale tra Paese reale e Paese legale . Alla maggioranza degli israeliani , tutto sommato , importa poco del futuro dei Territori occupati . I coloni che vi risiedono sono soltanto 70mila sudi una popolazione ebraica che sfiora i 4 milioni . I religiosi rappresentano meno del 25 per cento del Paese . Eppure prevale sempre più la dottrina dell ' annessione e lo Stato aumenta la sua intolleranza confessionale . Elon arricchisce le sue parole con immagini vivide : « Basta confrontare Tel Aviv a Gerusalemme . La prima è una metropoli assolutamente materialista , levantina . Qui ogni sabato sera l ' Israele laica celebra la propria antireligiosità . La gente pensa a divertirsi , va sulla spiaggia , a teatro e sbuffa quando è richiamata per il servizio di leva . A soli 60 chilometri si trova Gerusalemme , un altro pianeta . Rappresenta il centro ideologico del Paese . La capitale è austera , il confronto con gli arabi e la presenza degli ortodossi si avvertono a ogni passo » . Intanto mentre il sangue continua a scorrere e la destra rafforza le sue posizioni , il pacifismo vede assottigliarsi le sue file . Durante l ' invasione del Libano , per dimostrare contro la guerra erano scesi in piazza circa 400mila israeliani . Il 28 febbraio scorso a marciare per la pace dal confine libanese verso Gerusalemme erano 400 persone .
Così il rock ha cambiato il mondo ( Roberto Leydi , 1970 )
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Quando , sulla metà degli anni Cinquanta , ebbe un certo momento di successo una canzone che diceva « il rock ' n ' roll non morirà mai » erano in pochi a prevedere che davvero quella musica , esplosa con Elvis Presley , Bill Haley e Chuck Berry , sarebbe riuscita , non diciamo a non morire , ma anche a vivere un altro paio di stagioni . A giustificazione di quanti , 15 anni fa , non seppero vedere nel primo rock ' n ' roll la matrice di una musica nuova capace di rivoluzionare la cosiddetta musica leggera e di alterare i tradizionali rapporti fra i " generi " musicali , va detto che il rock ' n ' roll delle origini , pur avendo una certa carica di violenza e un colore di novità , era una musica abbastanza povera se non banale , fondata su un linguaggio elementare , su un ostinato e monotono ritmo di rotolanti quattro quarti , su uno stile di canto gridato e spesso in falsetto , su melodie prevedibili e su testi banali . « Ad ascoltare oggi i dischi di rock che furono incisi negli anni Cinquanta e che fecero tanta impressione » , ha detto Frank Zappa , uno dei " maestri " del più avanzato rock d ' oggi , « sembra di tornare all ' età dell ' uomo di Neanderthal » . Da allora il rock ha fatto molta strada , si è evoluto , si è arricchito , si è articolato fino a ramificarsi in un intrico complesso e ha conquistato la gioventù di mezzo inondo . Forse non vivrà in eterno , ma è destinato a un ' ancor vivace esistenza . Si potrebbe anche dire che , comunque , quanto già il rock ha vissuto , in questo mondo di sempre più rapidi consumi , di mode e di successi effimeri , costituisce una prova di vitalità . Per capire quale reale portata innovatrice ( se non rivoluzionaria ) abbia avuto il rock , bisogna riandare agli anni che precedono l ' esplosione di Elvis Presley e dei primi rockers , cioè al periodo che va da1 1945 al 1955 . Anche se la guerra ha modificato la sensibilità , i costumi , le abitudini , i pensieri e i comportamenti , di tutto ciò non vi è quasi traccia nelle canzoni del dopoguerra che continuano a proporre una visione del mondo non dissimile , nella sostanza , da quella propagandata dalle canzoni dei tre decenni precedenti . Il contesto è ancora piccolo borghese , classe media , e sullo sfondo di quest ' America che ogni giorno trova meno riscontro nella realtà in movimento , la musica leggera ( leggera per davvero ) porta avanti , appena sfiorata alla superficie dal jazz , i suoi vecchi cliché . I : amore è monogamico e il sesso , nonostante Alfred Kinsey e la " scoperta " di Sigmund Freud , si nasconde , con maggiore o minore malizia , nelle pieghe di un romanticismo di cartone che al massimo concede ai sentimenti che emergono l ' ambiguità di immagini eufemistiche , tipo « una notte di sogno » o « questa notte è tutta mia » . In sostanza è ancora l ' ideologia dell ' Ascap che domina . Fondata nel 1914 , l ' Ascap , l ' Associazione americana dei compositori , autori e editori , aveva di fatto detenuto il controllo monopolistico su tutta l ' attività musicale americana fin dagli anni Venti . Già nel 1941 una sentenza aveva dichiarato illegale la pretesa dell ' Ascap di escludere da ogni attività radiofonica e discografica chi non fosse suo socio , ma quell ' atto legale non aveva ancora portato , alle soglie degli anni Cinquanta , a una reale liberalizzazione . L ' Ascap continuava a esercitare il controllo su Tin Pan Alley ( la Strada delle Pentole di Latta , com ' è detta la via di New York dove ha sede la maggior parte degli editori musicali ) e fuori di Tin Pan Alley , fuori di NewYork , non vi era alcuna impresa seria e consistente , in grado di operare a livello nazionale nel campo della musica leggera . Certo la situazione non era più così sicura e tranquilla come negli anni Trenta e Quaranta . Ma il piccolo gruppo di persone , per lo più ebrei di origine europea , che teneva in pugno le leve di comando dell ' Ascap poteva ancora esercitare un potere condizionante a vari livelli sulla produzione e , attraverso la produzione , sul gusto di milioni di persone , non soltanto negli Stati Uniti . La tipica " ballad " americana , cioè la tipica canzone romantica americana che domina il consumo quando il rock si affaccia alla ribalta , è modellata sulla " ideologia " dell ' Ascap , i cui princìpi non sono dissimili da quelli che , nello stesso periodo , regnano a Hollywood . Tin Pan Alley e Hollywood hanno avuto per più di vent ' anni uguali concezioni produttive ; e le regole che l ' Ascap impone ai testi delle canzoni corrispondono al codice di autocensura adottato dai produttori cinematografici e , nonostante qualche deroga e qualche incrinatura , in vigore all ' inizio dei Cinquanta . Quando il primo rock esplode , Perry Como è il cantante di maggior successo e la musica da ballo confida ancora nel " magico " potere del " saxofono che canta " e dei " violini che piangono " . Il nodello di crooner , cioè di cantante confidenziale , irnposto da Bing Crosby , ha ancora largo seguito e della musica nera - per - neri non arrivaquasi nulla alla radio e alla tv . Dwight D . Eisenhower è il presidente e John Foster Dulles fa la politica . Allen Ginsberg , il poeta che sarà una delle voci più corrosive ed eversive della beat generation , fa ricerche di mercato per una ditta di San Francisco . Malcolm X , dimesso sulla parola dalla prigione di Charlestown , dov ' era stato rinchiuso per reati comuni , è commesso in un negozio di mobili di Detroit . Stockely Carmichael ( del Black Panther Party , ndr ) ha 12 anni . Certo nell ' aria si avvertono i primi segni del terremoto imminente . Si avvertono nelle cronache dei giornali , osservando il volto dei giovani , persino andando al cinema dove Marlon Brando e James Dean propongono eroi corrosi da una nevrosi che tende alla distruzione e all ' autodistruzione . Si avvertono in un ' inquietudine che monta e si allarga nelle coscienze sensibili e magari nell ' evoluzione della politica internazionale . Su questo terreno ormai fertile appare , quasi all ' improvviso , Elvis Presley . Domenica sera . Gennaio 1956 . In un programma di varietà televisivo dedicato a Tommy e Jimmy Dorsey appare un giovanotto dall ' aria un po ' insolente e dai modi poco educati . « Signore e signori » , dice , « adesso vi voglio cantare una canzone . Una bella canzone che racconta proprio una bella storia . Una storia piena di sentimento e di significato » . Poi , dopo alcuni violenti accordi di chitarra elettrica , su un ritmo di boogie , attacca : « Awopboppaloohop - alopboppaloobop ! Tutti frutti ! All rootie ! Tutti frutti ! All rootie ! » . Quel giovanotto era Elvis Presley . Il rock era nato . IL ROCK ARRIVA DALLA STRADA Per la verità , prima di lui già c ' era stato un altro cantante che aveva aperto la strada : Bill Haley , che , con i suoi Comets , aveva lanciato con fortuna Rock Around the Clock e Shake , Rattle and Roll , ma Haley , con quel suo aspetto pulito e ordinato , quella sua giacchettina rossa , quella sua faccia insignificante non aveva i numeri per diventare un " idolo " e imporre una moda . Presley era diverso . Se Haley rimaneva , nonostante tutto , un uomo dello spettacolo , Presley era invece un ragazzo della strada : un ragazzo del Sud , un parente stretto del Selvaggio di Marlon Brando , con i pantaloni Levi ' s , gli stivaletti da motociclista , il giubbotto alla vita , il ciuffo a becco d ' anitra . Avrebbe potuto essere un meccanico , un imbianchino , o magari un perdigiorno da caffè . La canzone americana non aveva mai visto l ' apparizione di un simile personaggio . E le masse dei giovani poveri furono subito dalla sua parte perché in lui si riconobbero . Per la prima volta , sulla ribalta del successo , s ' affacciava uno come loro . Un ragazzo con la loro violenza plebea e la loro delicata , malinconica dolcezza . All ' indomani della sua prima apparizione televisiva , Presley era già un fenomeno nazionale e quando , alla fine di febbraio , concluse le sue partecipazioni allo show dei due Dorsey , già si era accesa , violentissima , la polemica . Milioni di ragazzi lo invocavano e decine di benpensanti lo additavano al pubblico disprezzo . Il suo comportamento sulla scena era giudicato indecente e i suoi gesti e le sue contorsioni riconosciute come ripetizioni oscene di atti sessuali . Le maggiori stazioni radiofoniche e televisive dichiaravano che non avrebbero mai ospitato una simile sconcezza , ma appena due mesi dopo lo stesso Ed Sullivan ( che aveva definito Presley « assolutamente disdicevole per le famiglie americane » ) gli offrì 50mila dollari per tre brevi apparizioni nello spettacolo più familiare e convenzionale d ' America . Nell ' Ed Sullivan Show , Elvis Presley venne ripreso solo dalla vita in su e gli venne imposta , accanto a due pezzi del suo repertorio , una canzoncina sciropposa come Love Me Tender . Le matrici musicali del rock di Elvis Presley sono abbastanza riconoscibili e appartengono a due filoni sovrapposti . Da una parte l ' hill - billy , dall ' altra il rhythm ' n ' blues . Cioè un po ' di musica bianca e un po ' di musica nera . IL NUOVO BLUES DEI GHETTI NERI L ' hill - billy è un genere della musica americana che potremmo definire " campagnolo " . Non è vera musica popolare , tradizionale , ma ha un sapore popolare e si rifà a certi modi della canzone folklorica . Molta di quella musica che da noi viene definita " western " o " cow - boy " , con chitarre , violino , banjo e strumenti del genere , è in realtà hill - billy . Nel periodo fra le due guerre l ' hill - billy fu un genere fiorente , indirizzato soprattutto alla gente di campagna ma anche accolto , ogni tanto , da quella delle città . Il rhythm ' n ' blues , invece , è un genere nero e urbano e rappresenta l ' ultima evoluzione del vecchio blues . Un blues che si è caricato dei risentimenti dei neri dei ghetti , che ha accumulato violenza , che si è colorato di protesta . Alla chitarra che sosteneva il blues triste delle campagne del Sud e al pianista che accompagnava le grandi cantanti " classiche " dell ' età di Bessie Smith , il ghetto urbano ha sostituito il saxofono fischiante e urlante a sottolineare il carattere teso ed esasperato della nuova realtà . Anche ritmicamente il nuovo blues ha portato alle conseguenze estreme il suo pulsante beat , in un procedere incalzante e martellante , capace di provocare l ' ipnosi o l ' estasi . Le parole che i cantanti di rhythm ' n blues urlano , soffiano , sussurrano sono cariche di sesso , come carico di sesso è lo spettacolo nel suo assieme . Se l ' hill - billy era conosciuto dal pubblico bianco americano già prima che Elvis Presley lo incorporasse nel rock , il rhythm ' n ' blues invece era ignoto , o quasi , fuori dei quartieri di colore . Escluso dalla radio , dalla televisione , dai locali per bianchi , dai circuiti teatrali , il nuovo blues urbano non trovava il suo pubblico che fra i neri e in quel pubblico si alimentava . Va tenuto presente che in maggioranza i cantanti di rhythm ' n ' blues erano uomini ( è vero ancora oggi ) e se il codice razzista accetta che una cantante nera esprima sessualità di fronte a un pubblico bianco , non può ammettere altrettanto per un cantante , cioè per un maschio . Elvis Presley ebbe l ' abilità di catturare la carica ritmica e sessuale del nuovo blues dei ghetti e di inserirla nella tradizione dell ' hill - billy bianco . Il prodotto apparve così più nuovo di quanto in realtà non fosse e , presentato da un bianco , venne accettato , dopo un primo momento di proteste . I più informati si resero conto subito da dove nasceva questa nuova musica e colsero quanto in essa vi era di sofisticato , edulcorato e diluito rispetto all ' autentico rhythm ' n ' blues , ma per la gran massa del pubblico il rock ' n ' roll fu più di una novità . Fu una rivelazione . COSÌ NEW YORK PERSE IL MONOPOLIO Mentre Elvis Presley si affermava e scatenava la moda del rock ' n ' roll avvenne un fenomeno di tipo economico - organizzativo che avrebbe subito avuto conseguenze decisive per la trasformazione della musica leggera in America . L ' Ascap , che già aveva perduto tra i11945 e il '55 una parte consistente del suo controllo sull ' industria musicale , entrò in crisi . Nella crisi dell ' Ascap , New York , roccaforte della società , vide diminuita la sua forza monopolistica . Certo rimase ancora il centro produttivo più importante , ma iniziative editoriali e discografiche incominciarono a sorgere e a prendere consistenza un po ' dappertutto . A favorire lo sviluppo di queste imprese " provinciali " ( destinate in parte ad acquisire dimensioni anche nazionali ) era l ' allargamento del mercato discografico . Fra il 1950 e il 1960 , e ancora più nell ' ultimo decennio , una massa sempre più consistente di pubblico , soprattutto nelle aree prima povere e nei ghetti negri , raggiunse la possibilità di acquistare dischi e ne scoprì la funzione . Per soddisfare questo mercato sorsero centinaia di case discografiche a Nashville , a Chapel Hill , ad Arcadia , a Portland , a Oakland , a Detroit , negli slum neri di Los Angeles , Chicago , Philadelphia . Per cercare di " coprire " anche il nuovo pubblico , le grandi case discografiche vennero costrette a battere le stesse strade aperte dalle case provinciali , cioè a produrre una musica secondo le richieste di una massa che non era disponibile per le vecchie canzoni sentimentali , per i cantanticonfidenziali , per gli arrangiamenti dolci e morbidi , per i violini e le sofisticazioni . Era una specie di reazione a catena che in brevissimo tempo cambiò la faccia della musica americana . L ' esplosione dei giovani , fenomeno caratterizzante del decennio del Sessanta , ha completato il processo e determinato l ' affermazione quasi totalitaria del rock . Sotto la spinta di questa ondata ( che si concretizza , non dimentichiamolo , in un giro d ' affari di enorme consistenza ) , anche alcuni dei tradizionali pregiudizi razziali sono stati travolti . Così , a una a una quasi tutte le stazioni radiofoniche ( assai meno quelle televisive ) incominciarono a trasmettere musica nera , anche autentica , cioè rhythm ' n ' blues , fa cendo conoscere a un pubblico vastissimo interpreti di colore rimasti fino allora relegati nei ghetti . Cantanti come Hobby Bland , Lightnin ' Hopkins , Al Braggs , B.B. King , Muddy Waters , Little Jr . Parker , Howlin ' Wolf acquistarono una circolazione nazionale pur con un repertorio di grande durezza e provocatoria violenza . Quando poi , dall ' incontro del blues urbano con il gospel ( il canto religioso nero a domanda e risposta ) , nacque la soul music , un gruppo consistente di neri si impose anche a livello internazionale . Pensiamo , per citare qualche nome fra i più noti in Europa , a Ray Charles , Aretha Franklin , Dionne Warwick , The Supremes , James Brown . QUANDO IL ROCK GIUNSE IN EUROPA Quasi subito , nella scia del successo clamoroso di Elvis Presley si misero anche cantanti neri che abbandonarono il filone del rhythm ' n ' blues per puntare direttamente a un pubblico prevalentemente bianco , con una musica mezza nera e mezza bianca ( che però , nelle loro mani , diventava quasi sempre più nera che bianca ) . Sono Wynonie Harris , Chuck Berry , Little Richard , Fats Domino e molti altri . Dal contributo dei neri e dei bianchi , sullo sfondo stimolante della vera musica nera , fondata sul blues , che intanto stava uscendo dai ghetti , si formò il rock " prima maniera " : una musica fortemente ritmica , aggressiva , sostanzialmente monotona , con testi di modesto valore , permeata di una sessualità ostentata e animale . Questa nuova musica approdò in Gran Bretagna . Nell ' immediato dopoguerra si era avuta in Inghilterra una grande reviviscenza di interesse per il vecchio jazz di New Orleans ed erano sorti centinaia di jazz - club e decine di orchestre , per lo più di volonterosi ( e talora bravi ) dilettanti , impegnati a " ricostruire " la musica di King Oliver e di Kid Ory . Era poi venuta la scoperta della musica popolare americana , soprattutto nera . I canti di lavoro , le vecchie ballate , i blues delle campagne del Sud : questo materiale aveva trovato una sua versione inglese in quell ' ibrido ma interessante e stimolante " genere " musicale ( tutto britannico ) che fu lo skiffle . I complessini di skiffle ( chitarra , contrabbasso , washtub ) cercavano di ripetere i dischi di Leadbelly e degli altri cantanti neri che Alan Lomax aveva riscoperto e registrato per gli archivi di musica popolare della Biblioteca del Congresso e poi presentato in qualche piccolo club di Greenwich Village , a New York . La moda dello skiffle durò un paio di anni e costituì il terreno ideale per accogliere la nuova proposta lanciata dal rock ' n ' roll . Ed è su questo terreno , in questo contesto , che apparvero i Beatles . Non è per nulla esagerato dire che í Beatles hanno cambiato il corso della musica pop e hanno dato un contributo decisivo allo sviluppo del rock . I Beatles non furono il solo complesso inglese che , muovendo dall ' esperienza del jazz e dello skiffle , si sia impegnato nel rock . Fu quello che più degli altri ( magari con l ' aiuto di un abile manager e di una pubblicità ben organizzata e azzeccata ) seppe realizzare una sintesi riuscita tra il grezzo ed elementare rock ' n ' roll alla Elvis Presley e tutta una serie di altri elementi musicali ( e anche coreografici e letterari ) , attinti dalle fonti più diverse . Sarebbe ingiusto dire che i Beatles furono gli unici o i primissimi a realizzare questa sintesi , ma senza dubbio furono quelli che con più capacità e con maggior clamore riuscirono a far conoscere i risultati di una simile operazione a un pubblico vastissimo . Per questo la loro influenza è stata decisiva . Sulla scia del successo dei Beatles , in un ambiente molto favorevole , è venuto tutto il filone del rock inglese che oggi costituisce il contributo più vivo e autentico ( e in parte originale ) che l ' Europa abbia dato alla formazione del rock . Nel panorama inglese un posto di rilievo hanno i Rolling Stones le cui ambizioni sono sempre state più modeste di quelle dei Beatles e i cui legami con il rock americano ( negro ) più evidenti . L ' esperienza dei Beatles ha dimostrato che il rigido e povero schema proposto da Elvis Presley poteva servire di appoggio a operazioni musicali della più ampia libertà , ed è questo il carattere nuovo del rock , ciò che lo distingue da tutta la musica " leggera " precedente e dallo stesso jazz . Il rock non è tanto uno stile o un linguaggio , ma una " condizione spirituale " , o , forse meglio , " psicologica " . È un modo aperto di fare musica e di usufruirne , un recipiente che può esser riempito dei più diversi , lontani e opposti contenuti , anche musicali . Nel rock sono stati " travasati " i ragas della musica indiana , il blues nero , la musica barocca , la canzone popolare e cento altre cose . Finora nessuna musica , storicamente collocata e formalmente definita , era riuscita a resistere , senza annullarsi o trasformarsi in qualcosa di completamente diverso , a una simile somma di contaminazioni . Ai Beatles va certamente il merito di aver più chiassosamente di altri mostrato , in concreto , questa possibilità . Mentre in Inghilterra prendeva corpo il fenomeno dei Beatles , negli Stati Uniti il rock trovava un " terreno di coltura " nell ' ambiente giovanile della Costa del Pacifico . Le comunità dei beatnik della West Coast si erano riconosciute nel jazz , nel cool jazz soprattutto . Le comunità giovanili che si formarono dopo il disfacimento dell ' esperienza dei beatnik , si buttarono sul rock e nelle loro mani , nelle pieghe morbide di una filosofia impalpabile e dolce , nell ' articolazione di complesse esperienze psicologiche , nell ' ebrezza della droga , la musica di Elvis Presley e di Little Richard si trasformò quasi radicalmente , pur senza perdere il contatto , anche formale , con i modelli d ' origine . Quella della West Coast è un ' esperienza quasi parallela a quella europea dei Beatles o di poco posteriore , ma mentre il gruppo inglese risolse la sua ricerca senza intellettualismi e nel " divertimento " , i gruppi americani del Pacifico sprofondarono anche il rock nella loro tormentata problematica in cui si accavallano contributi diversi , dalle filosofie orientali al pacifismo . IL TRIONFO DELL ' AMPLIFICATORE Dice Burton H.Wolfe: « La musica che è nata nelle comunità hippies dell ' area di San Francisco non ha molto in comune , ormai , con il rock di Elvis Presley ma neppure assomiglia a quello dei Beatles e dei Rolling Stones ( che pure hanno avuto molta influenza , almeno come stimolo , o provocazione ) . In realtà i Beatles e i Rolling Stones hanno percorso un ' altra strada , puntando sulla sofisticazione . La prima qualità del rock della West Coast , del cosiddetto Western rock , o San Francisco rock , o hippie rock , è il primitivismo . Del resto anche la visione della società degli hippies è primitiva . Le melodie sono semplici , l ' armonia è fondata su pochi accordi di base , il ritmo è ipnotico . Ciò che subito distingue questo rock è però la forza primitiva dell ' amplificazione . Tutto è elettrico , non soltanto la chitarra e il basso , ma anche il piano , perfino il flauto e l ' oboe , sì , proprio il flauto e l ' oboe , e poi microfoni , amplificatori , miscelatori , altoparlanti per produrre un suono così intenso da raggiungere e magari superare le capacità di resistenza dell ' orecchio umano . I ragas indiani hanno una grande parte in questa musica , ma poi c ' entra un po di tutto , il blues , il vecchio rock , il folk , la musica contemporanea e così via » . Soltanto in un primo periodo il rock della West Coast è stato così " semplice " . Alcuni gruppi hanno elaborato strutture sempre più intricate , pur conservando un colore e un calore primitivi di grande violenza e di notevole fascino . Ascoltando i dischi migliori dei complessi californiani che derivano dall ' esperienza hippie ci si convince che ogni pezzo ( o quasi ) è il risultato di un ' abile manipolazione di molti elementi sonori , appoggiati a effetti elettronici . Di " semplice " c ' è l ' atmosfera o meglio l ' atmosfera è " primitiva " ( a confronto con quella maliziosa dei Beatles o un po ' imbronciata , da " negri bianchi " , dei Rolling Stones ) , ma di un primitivismo che la sa lunga , che ha molte esperienze , che si traveste di stracci variopinti , si lascia crescere i capelli , innalza la droga a ipotetica divinità , disegna ( con nell ' occhio le più raffinate esperienze recenti dell ' arte ) e , soprattutto , ha competenze da ingegneria elettronica . È questa l ' atmosfera della musica dei grandi complessi della West Coast , legati in vario modo alla esperienza hippie : i Mothers of Invention , i Grateful Dead , i Jefferson Airplane . Il rock della West Coast è dominato in gran parte dalla personalità di un italo - americano che da alcuni , anche fuori dell ' ambiente hippie , è considerato uno dei più grandi poeti del nostro tempo . Si chiama Frank Zappa ed è stato il promotore e la guida dei Mothers of Invention , forse il complesso del rock di Los Angeles che ha detto di più , o almeno lo ha detto prima . Il rock ha imposto un ' altra novità : il modo della partecipazione alla musica . Certo già il jazz e la pop music avevano conosciuto fans urlanti . Già i teen - agers degli anni Quaranta avevano strillato la loro ammirazione per i cantanti e alcuni concerti di jazz avevano visto , fin dagli anni Trenta , platee frenetiche e devastatrici . Ma con il rock il tipo di fanatismo è differente , non tanto qui da noi , in un ' area periferica e lontana dove l ' incontro con i rockers avviene non direttamente , ma là dove il rock vive e si alimenta . Billy Mundi , uno dei componenti dei Mothers of Invention , ha detto : « Ciò che conta è stabilire una comunità totale con la gente . Con tutta la gente , fino a sparire , a confondersi . È un sentimento rivoluzionario . Questa è la vera rivoluzione del rock . Il resto sono chiacchiere . Certo occorrono strumenti opportuni per raggiungere questo scopo . Il suono amplificato fino a cancellare ogni possibilità di comunicare non soltanto con il proprio vicino ma persino con se stessi . Le luci lampeggianti fino a sconvolgere i rapporti di spazio . Allora tutto salta . Salta la sicurezza che dà il sistema . Salta la sicurezza che danno le abitudini e le consuetudini accettate supinamente . Noi non siamo gente di spettacolo , non facciamo spettacolo . Siamo solo provocatori di un rito » . In tutto il mondo , in questo momento , si sta suonando una musica che 15 anni fa si affacciò alla ribalta con il volto di un ragazzotto di paese e che parve , al momento , una moda tanto effimera quanto disdicevole per le buone maniere . Questa musica , che chiamiamo rock ( e che , per la verità , ha avuto anche altri nomi ) , ha dato voce a una generazione e ha rovesciato i confortanti modelli della canzone sentimentale . Ha anche ucciso il jazz . Su di essa si è impiantata l ' industria e ne ha fatto anche un prodotto commerciale ben confezionato ( ma spesso male confezionato ) ; attorno a essa è fiorito un giornalismo di colore ; nella sua scia si è infilata la moda . Forse il rock non può definirsi , come qualcuno ha fatto , " la rivoluzione culturale americana " , ma certo ha coinvolto l ' esistenza stessa di milioni di giovani e ha cambiato la faccia a una generazione .
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Mi chiedono una dichiarazione sul digiuno di Marco Pannella . La faccio qui pubblicamente . Il digiuno di Marco Pannella ha per me un chiaro significato demistificatorio , ricorda al rivoluzionarismo lagnoso e mitomane di casa nostra questo fatto incontrovertibile ma così spesso dimenticato : noi stiamo fra i ricchi della terra , la civiltà industriale , il capitalismo industriale , privato o di Stato , sarà quel " sistema di merda " che dicono i nostri supersinistri , ma in due secoli ha fatto ciò che non si era fatto nei millenni , quel non fatto per cui nel mondo muoiono ancora ogni anno quindici milioni di persone per fame . Diciamo che il digiuno di Marco Pannella ci restituisce un minimo di senso della proporzione e ci consiglia a smetterla con le varie mode luddiste , esotiche , antindustriali . Un amico economista mi scrive da Londra : " Leggo ogni tanto sui giornali italiani le tirate antindustriali e anticapitalistiche dei vostri rivoluzionari . Vorrei ricordargli quanto segue : l ' Europa ha impiegato ottocento anni per ritornare al tenore di vita del quinto secolo , alla fine dell ' impero romano e fino alla rivoluzione industriale inglese il tasso annuale di crescita è stato poco più di zero . Ancora nel 1800 in Francia quattro persone su cinque spendevano tutto il loro salario per l ' acquisto del pane e in tutta la Germania non c ' erano mille persone con un reddito pari a sei milioni di oggi . Le più grandi nazioni comuniste , la Russia e la Cina hanno dovuto inchinarsi all ' evidenza , hanno dovuto reintrodurre i meccanismi e i valori del capitalismo industriale . " Nei paesi dell ' Occidente " , prosegue l ' amico economista , " la crescita economica del 1945 ad oggi è stata sbalorditiva con aumenti annui del 4,2 per cento di investimenti superiori al 20 per cento . Lo strumento del benessere c ' è , l ' uomo lo ha finalmente trovato dopo i millenni della fame . Si tratta di farlo funzionare con un minimo di intelligenza e con un minimo di giustizia " . Sì , io credo che il gesto di Marco Pannella abbia proprio questo significato : di ricordarci che cosa è il mondo dei poveri veri , dei diseredati veri , degli affamati veri e che cosa siamo noi al confronto . A volte sembra di assistere , in questo nostro paese che pure ha i suoi problemi e magagne e sofferenze reali , a una sorta di culto o di revival delle piaghe che ci siamo lasciati alle spalle . Abbiamo smesso di fare stupide guerre ? In questa Europa che sembra rinsavita , austriaci , jugoslavi , francesi non desiderano più di spostare i segnali di confine al prezzo di milioni di morti ? Noi non abbiamo più delle Trento e delle Trieste da liberare con montagne di cadaveri , insomma non ci sono più i nemici ? Ce li inventiamo , ci spariamo l ' uno contro l ' altro . " Chi assiste alle assemblee " proletarie sa bene che i giovani di certe zone metropolitane hanno una vita grama , poche prospettive ; ma il modo barbone straccione in cui si vestono , gli abiti e le sciarpe , le barbe da lumpenproletariato appartengono in qualche modo al desiderio di un riflusso preindustriale , ai bei tempi in cui il proletariato aveva da perdere " solo le sue catene " . Non è più così , per fortuna , il proletariato italiano oggi ha da perdere molto , tutto ciò che gran parte del mondo gli invidia , quel livello di vita che i nostri sovversivi dicono " di merda " , ma di una merda che il Terzo mondo spalmerebbe volentieri sul suo pane . I giovani , rivoluzionari o meno , diranno che queste sono chiacchiere da guru rincoglionito . Può darsi : ma saremmo dei pazzi , degli stupidi , se rompessimo la macchina del benessere che abbiamo messo assieme con i sacrifici e le fatiche terribili di non so quante generazioni . In mancanza di argomenti più seri ogni tanto i nostri sovversivi dilettanti , nemici del capitalismo industriale , ci ricordano che esso fa ogni anno tremila morti sul lavoro . Perché non contano quanti morivano di fame , di stenti , di malattie nelle società preindustriali ? E a scanso di equivoci direi ancora : capitalismo industriale non significa i padroni delle ferriere , può voler dire società riformata e socialista .
Il Vangelo socialista ( Craxi Bettino , 1978 )
StampaPeriodica ,
La storia del socialismo non è la storia di un fenomeno omogeneo . Nel corso di travagliate vicende sotto le insegne del socialismo si sono raccolti e confusi elementi distinti e persino reciprocamente repulsivi . Statalismo e antistatalismo , collettivismo e individualismo , autoritarismo e anarchismo , queste e altre tendenze ancora si sono incontrate e scontrate nel movimento operaio sin da quando esso cominciò a muovere i suoi primi passi come unità politica e di classe . In certe circostanze storiche le impostazioni ideologiche diverse sono addirittura sfociate in una vera e propria guerra fratricida . È così avvenuto che tutti i partiti , le correnti e le scuole che si sono richiamate al socialismo , si sono poste in antagonismo al capitalismo , ma ciò non è quasi mai stato sufficiente ad eliminare divisioni e contrapposizioni . I modelli di società che indicavano come alternativa alla società capitalistica erano spesso antitetici . La profonda diversità dei « socialismi » apparve con maggiore chiarezza quando i bolscevichi si impossessarono del potere in Russia . Si contrapposero e si scontrarono concezioni opposte . Infatti c ' era chi aspirava a riunificare il corpo sociale attraverso l ' azione dominante dello Stato e c ' era chi auspicava il potenziamento e lo sviluppo del pluralismo sociale e delle libertà individuali . Riemerse così il vecchio dissidio fra statalisti e antistatalisti , autoritari e libertari , collettivistici e non . La divisione si riflesse a grandi linee nell ' esistenza di due distinte organizzazioni internazionali . I primi , eredi della tradizione giacobina , si raggrupparono sotto la bandiera del marxismo - leninismo , mentre i secondi volevano rimanere nell ' alveo della tradizione pluralistica della civiltà occidentale . A partire dal 1919 il socialismo , anche dal punto di vista organizzativo , sarà attraversato da due grandi correnti e da molti rivoli collaterali , che si potrebbero meglio definire solo analizzando la storia dei singoli partiti . Non sono pochi a ritenere che la scissione , vista nelle sue grandi linee , viene da lontano . C ' è chi ne vede le radici nella stessa Rivoluzione francese , durante la quale , mentre era in atto la guerra contro l ' Antico Regime , si scontrarono due concezioni della società ideale ; quella autoritaria e centralistica e quella libertaria e pluralistica . Già nelle analisi di Proudhon per esempio si tenta l ' individuazione delle radici etico - politiche del conflitto latente , che lacerava la sinistra . In Proudhon c ' è infatti un ' appassionata difesa non solo delle radici ideali della protesta operaia contro lo sfruttamento capitalistico ma anche una percezione acuta della divaricazione sostanziale tra la società socialista e la società comunista . Da un lato il comunismo che vuole la soppressione del mercato , la statalizzazione integrale della società e la cancellazione di ogni traccia di individualismo . Dall ' altra il socialismo , che progetta di instaurare il controllo sociale dell ' economia e lavora per il potenziamento della società rispetto allo Stato e per il pieno sviluppo della personalità individuale . Proudhon considerava il socialismo come il superamento storico del liberalismo e vedeva nel comunismo una « assurdità antidiluviana » che , se fosse prevalso , avrebbe « asiatizzato » la civiltà europea . Lo stesso Proudhon ci ha lasciato una descrizione profetica di che cosa avrebbe generato l ' istituzionalizzazione del rigido modello statalista e collettivistico : « la sfera pubblica porterà alla fine di ogni proprietà ; l ' associazione provocherà la fine di tutte le associazioni separate e il loro riassorbimento in una sola ; la concorrenza , rivolta contro se stessa , porterà alla soppressione della concorrenza ; la libertà collettiva , infine , dovrà inglobare le libertà cooperative , locali e particolari » . Conseguentemente sarebbe nata « una democrazia compatta fondata in apparenza sulla dittatura delle masse , ma in cui le masse avrebbero avuto solo il potere di garantire la servitù universale , secondo le formule e le parole d ' ordine prese a prestito dal vecchio assolutismo riassumibili : - comunione del potere ; - accentramento ; - distruzione sistematica di ogni pensiero individuale , cooperativo e locale , ritenuto scissionistico ; - polizia inquisìtoriale ; - abolizione o almeno restrizione della famiglia e , a maggior ragione , dell ' eredità ; - suffragio universale organizzato in modo tale da sanzionare continuamente questa sorta di anonima tirannia , basata sul prevalere di soggetti mediocri o perfino incapaci e sul soffocamento degli spiriti indipendenti , denunciati come sospetti e , naturalmente , inferiori di numero » . Qui , come si vede , Proudhon indica che cosa non doveva essere il socialismo e contemporaneamente che cosa sarebbe diventata la società se fosse prevalso il modello collettivistico basato sulla statizzazione integrale dei mezzi di produzione e sulla soppressione del mercato . La storia purtroppo ha portato qualche elemento di fatto a sostegno della sua previsione . Il socialismo di Stato , messi in disparte tutti i valori , le istituzioni e i principi della civiltà moderna , li ha sostituiti con un modello di vita collettivistico , burocratico e autoritario , cioè con un sistema pre - moderno . E ciò è tanto vero che molti rappresentanti della cultura del dissenso spingono la loro critica sino al punto di vedere nel comunismo , così come storicamente si è realizzato , una vera e propria « restaurazione asiatica » . Ma , per venire ad analisi più recenti , ricordiamo che molti altri intellettuali della sinistra europea hanno sviluppato questo filone critico . Da Russell a Carlo Rosselli a Cole ci perviene un unico stimolo che ci invita a non confondere il socialismo con il comunismo , la piena libertà estesa a tutti gli uomini con la cosiddetta libertà collettiva . Il superamento storico del liberalismo con la sua distruzione . Il carattere autoritario di ciò che viene chiamato il « socialismo reale o maturo » non è una deviazione rispetto alla dottrina , una degenerazione frutto di una data somma di errori , bensì la concretizzazione delle implicazioni logiche dell ' impostazione rigidamente collettivistica originariamente adottata . L ' esame dei fondamenti essenziali del leninismo non può che confermare tale tesi . Fino alla pubblicazione di « Che fare ? » Lenin fu sostanzialmente un marxista ortodosso : credeva che il socialismo si sarebbe realizzato solo nei paesi capitalistici avanzati e solo a condizione che la classe operaia avesse raggiunto un elevato grado di coscienza politica e di maturità culturale . Ma nel « Che fare ? » queste tesi sono letteralmente rovesciate . Dalla teoria e dalla prassi del socialismo democratico europeo si passa a uno schema rivoluzionario e giacobino . Lenin stesso definisce il rivoluzionario marxista « un giacobino al servizio della classe operaia » e propone di creare un partito composto esclusivamente di « rivoluzionari di professione » . Così il socialismo da compito storico della classe operaia diventa qualcosa che deve essere pensato , costruito e diretto da una élite selezionata di individui posti al di sopra della massa . Lenin comincia col distinguere due forme o gradi di percezione della realtà : la « spontaneità » e la « coscienza » : solo la seconda permette di anti - vedere i fini ultimi della Storia . Successivamente Lenin afferma perentoriamente che gli operai non possono avere il tipo di visione del reale che è proprio della coscienza poiché privi del sapere filosofico e scientifico . Essi , abbandonati alle loro tendenze spontanee , sono condannati a muoversi entro l ' ambito delle leggi del sistema . Tutt ' al più possono raggiungere una « coscienza sindacale » dei loro interessi immediati , non già una coscienza politica che può essere prodotta solo al di fuori della loro condizione di classe . E i « portatori esterni » della « giusta coscienza » , sono sempre secondo Lenin , gli intellettuali . Ad essi , quindi , spetta il ruolo storico organizzativo e dirigente del movimento operaio . Date queste premesse , ovviamente il soggetto rivoluzionano non può essere la classe operaia bensì il corpo scelto degli intellettuali che si sono consacrati alla rivoluzione comunista . Il pericolo che gli anarchici russi avevano sottolineato con estrema energia e cioè che la classe operaia fosse « colonizzata » dagli intellettuali declasses che entravano in un movimento socialista quali « tribuni della plebe » diviene con il « Che fare ? » una realtà . Lenin teorizza infatti con grande franchezza il diritto - dovere degli intellettuali guidati dalla « scienza marxista » di sottoporre la classe operaia alla loro direzione . L ' ammissione storica che Marx aveva assegnato al proletariato doveva raccogliersi nelle mani dell ' intelligencija rivoluzionaria . Si capisce agevolmente perché Trockij , Plechanov , Martov e Rosa Luxemburg abbiano accusato Lenin di « sostitutismo » . Ai loro occhi l ' idea leninista di subordinare la classe operaia alla direzione paternalistica dell ' élite cosciente ed attiva appariva come un capovolgimento del marxismo e come un ritorno alla tradizione giacobina . « Trockij in particolare stigmatizzò la teoria leninista poiché essa confondeva la dittatura del proletariato con la dittatura sul proletariato e affidava la missione storica di edificare il socialismo non alla classe operaia dotata di iniziativa che ha preso nelle sue mani le sorti della società , ma a una organizzazione forte , autoritaria che domina il proletariato ed attraverso ad esso la società » . Era il Trockij menscevico che prevedeva come lo spirito di setta e il manicheismo giacobino che Lenin voleva introdurre nel movimento operaio avrebbero avuto conseguenze disastrose . In effetti « Che fare ? » apparve a molti come un ' aggressiva ripresa del progetto di Robespierre , che già molte scuole socialiste europee avevano definito come una sorta di dispotismo pseudo - socialista . Il modello di partito ideato da Lenin e una istituzione resa monolitica dal vincolo dell ' ortodossia e dal principio della subordinazione assoluta e senza riserve delle volontà individuali alla volontà collettiva . Il partito bolscevico fu sin dal suo atto di nascita , una organizzazione ferreamente disciplinata e impegnata nella diffusione su scala planetaria del socialismo scientifico , interpretato come una dottrina a carattere salvifico , cioè una setta di « veri credenti » che in nome del proletariato riteneva di avere il diritto - dovere di instaurare il suo dominio totale sulla società per rigenerarla . Nessuno meglio di Rosa Luxemburg ha descritto le conseguenze elitaristiche e burocratiche che da una tale concezione e prassi derivavano . « Un centralismo spiegato , il cui principio vitale è da un lato il netto rilievo e la separazione della truppa organizzata dai rivoluzionari dichiarati e attivi dall ' ambiente , pur esso rivoluzionariamente attivo ma non organizzato , che li circonda , e dall ' altro la rigida disciplina e l ' intromissione diretta , decisiva , determinante delle istanze centrali in tutte le manifestazioni vitali delle organizzazioni locali del partito … Chiudere il movimento nella corazza di un centralismo burocratico che degrada il proletariato militante a docile strumento di un comitato » . La dittatura sul proletariato Come ha scritto Isaak Deutscher « poiché la classe operaia non era là ( dove sarebbe dovuta esserci per esercitare la direzione ) i bolscevichi decisero di agire come suoi luogotenenti e fiduciari fino al momento in cui la vita fosse diventata più normale e una nuova classe lavoratrice si fosse affermata e sviluppata . Per questa strada naturalmente si giungeva alla dittatura della burocrazia , al potere incontrollato e alla corruzione attraverso il potere » . Ma , occorre ripeterlo , tale paradossale fenomeno - la dittatura del proletariato senza il proletariato , la « dittatura per procura » esercitata in nome e per conto della classe - non può essere considerata una conseguenza non prevista e non prevedibile . E sempre il Trockij menscevico che nel 1904 scrive che se il progetto leninista si fosse realizzato « il partito sarebbe stato sostituito dall ' organizzazione del partito , l ' organizzazione sarebbe stata a sua volta sostituita dal comitato centrale ed infine il comitato centrale dal dittatore » . Con il successo storico - politico del leninismo la logica giacobina con tutte le sue componenti vecchie e nuove che sfociano nella dittatura rivoluzionaria prende il sopravvento sulla logica pluralistica e democratica del socialismo e la Russia si incammina sulla strada del collettivismo burocratico - totalitario . Ora , dato che la meta finale indicata da Lenin era la società senza classi e senza Stato , si potrebbe parlare di « eterogenesi dei fini » nel senso che i mezzi adoperati hanno fagocitato l ' ideale . Il leninismo al potere sarebbe , da questo punto di vista , la dimostrazione che non è possibile scindere i mezzi dai fini e che la storia non è « razionale » bensì « ironica » e persino « crudele » . Ma in realtà il conflitto tra bolscevismo e socialismo democratico non fu un semplice conflitto sui mezzi da adoperare per avanzare verso la società ideale . Tale conflitto è stato senz ' altro uno dei fattori che ha segnato la demarcazione netta nel seno del movimento operaio , ma non certamente quello decisivo . Fra comunismo leninista e socialismo esiste una incompatibilità sostanziale che può essere sintetizzata nella contrapposizione tra collettivismo e pluralismo . Il leninismo è dominato dall ' ideale della società omogenea , compatta , indifferenziata . C ' è nel leninismo la convinzione che la natura umana è stata degradata dall ' apparizione della proprietà privata , che ha disintegrato la comunità primitiva scatenando la guerra di classe . E c ' è soprattutto il desiderio di ricreare l ' unità originaria facendo prevalere la volontà collettiva sulle volontà individuali , di interesse generale sugli interessi particolari . In questo senso il comunismo è organicamente totalitario , nel senso che postula la possibilità di istituire un ordine sociale così armonioso da poter far a meno dello Stato e dei suoi apparati coercitivi . Questo « totalitarismo del consenso » deve però essere preceduto da un « totalitarismo della coercizione » . Tanto è vero che Lenin non ha esitato a descrivere la dittatura del partito bolscevico come « un potere che poggia direttamente sulla violenza e che non è vincolata da nessuna legge » . Pure la meta finale resta la società senza Stato , cioè « il paradiso in terra » ( Lenin ) successivo alla « resurrezione dell ' umanità » ( Bucharin ) . Talché si può dire che la meta finale indicata dal comunismo è « un Regno di Dio senza Dio » , cioè la costruzione reale del regno millenario di pace e di giustizia illusoriamente promesso del messianesimo giudaicocristiano . Non è certo un caso , dunque , che Gramsci sia arrivato a definire il marxismo « la religione che ammazzerà il cristianesimo » realizzando le sue esaltanti promesse e facendo passare dalla potenza all ' atto l ' ideale della società perfetta . Se questa interpretazione del leninismo è corretta , allora la contrapposizione fra socialismo e comunismo è certo molto profonda . Il comunismo leninista ha mire palingenetiche : è una religione travestita da scienza che pretende di aver trovato una risposta a tutti i problemi della vita umana . Per questo non ha voluto tollerare rivali ed è in una parola « totalitario » . Milovan Gilas e Gilles Martinet lo hanno sottolineato in maniera convincente : il leninismo nella misura in cui aspira a rigenerare la natura umana , a creare un mondo purificato da ogni negatività , a porre fine allo scandalo del male , è una dottrina millenaristica che , una volta al potere , non può produrre che uno Stato ideologico retto una casta . Gramsci ha teorizzato senza perifrasi la natura « totalitaria » e persino « divina » del partito comunista , che non a caso ha definito " il focolare della fede e il custode della dottrina del socialismo scientifico » . Il partito marxista - leninista in quanto incarna il progetto di disalienazione totale dell ' umanità , è una istituzione carismatica che racchiude in sè tutte le verità e tutta la moralità della teoria . Esso esprime l ' etica , la scienza del « proletariato ideale » che deve illuminare il « proletariato reale » e indicargli « la via della salvezza » ( come si legge nella risoluzione del secondo Congresso del Komintern ) . Nelle sue mani ci sono « le chiavi della storia » poiché esso orienta sua azione alla luce dell ' unica dottrina che sia scientifica e salvifica ad un tempo . Per questo il comunismo non può venire a patti con lo spirito critico , il dubbio metodico , la pluralità delle filosofie , insomma con tutto ciò che rappresenta il patrimonio culturale della civiltà occidentale laica e liberale . Esso , come soleva ricordare Bertrand Russell a coloro che si facevano un ' immagine mitologica del marxismo - leninismo , si fonda sull ' idea che deve esistere un ' autorità ideologica ( il partito ) che stabilisce autocraticamente i confini che separano il bene dal male , il vero dall ' errore , l ' utile dal dannoso . Di qui l ' elevazione del marxismo a filosofia ( obbligatoria ) di Stato , l ' istituzionalizzazione dell ' inquisizione rivoluzionaria , la lotta accanita e spietata contro i devianti , i dissidenti e gli eretici . Rispetto alla ortodossia comunista , il socialismo è democratico , laico e pluralista . Non intende elevare nessuna dottrina al rango di ortodossia , non pretende porre i limiti alla ricerca scientifica e al dibattito intellettuale , non ha ricette assolute da imporre . Riconosce che il diritto più prezioso dell ' uomo è il diritto all ' errore . E questo perché il socialismo non intende porsi come surrogato , ideale e reale , delle religioni positive . Il socialismo nella sua versione democratica ha un progetto etico - politico che si inserisce nella tradizione dell ' illuminismo riformatore e che può essere sintetizzato nei seguenti termini : socializzazione dei valori della civiltà liberale , diffusione del potere , distribuzione ugualitaria della ricchezza e delle opportunità di vita , potenziamento e sviluppi degli istituti di partecipazione delle classi lavoratrici ai processi decisionali . Carlo Rosselli definiva appunto il socialismo come un liberalismo organizzatore e socializzatore . Dalla pretesa che il comunismo ha di fare « l ' uomo nuovo » deriva del tutto logicamente il disegno di ristrutturare tutto il campo sociale secondo un criterio unico e assolutamente vincolante . Il principio di fondo è stato formulato da Lenin in termini inequivocabili : « il partito tutto corregge , designa e dirige in base a un criterio unico » al fine di sostituire « l ' anarchia del mercato » con la " centralizzazione assoluta " . E in effetti , del tutto coerentemente con la dottrina , i bolscevichi non appena conquistarono lo Stato incominciarono a distruggere sistematicamente , metodicamente , ogni centro di vita autonoma e operarono in modo da concentrare tutto il potere politico , economico e spirituale in un ' unica struttura di comando , l ' apparato del partito . E chi dice apparato dice controllo integrale della società da parte degli amministratori universali . Fu così che prese corpo lo Stato padrone di ogni cosa , delle risorse economiche delle istituzioni degli uomini e persino delle idee . L ' autonomia della società civile fu intenzionalmente soffocata , la spontaneità sociale limitata o soppressa , l ' individualismo ridotto ai minimi termini . Il grande paradosso della via comunista Ma , evidentemente tutto ciò implica la burocratizzazione integrale della società la quale come si legge in « Stato e rivoluzione » , diventa per ciò stesso « un unico ufficio ed un unico stabilimento industriale » diretto dall ' alto dell ' apparato del partito che vigilerà sugli uomini affinché essi non deviino dalla retta via fissata dall ' ortodossia . Di qui la descrizione del progetto collettivistico data da Gilas : « Lo Stato comunista opera per raggiungere la completa spersonalizzazione dell ' individuo , delle nazioni e anche dei propri appartenenti . Aspira a trasformare la società intera in una società di funzionari . Aspira a controllare , direttamente o indirettamente , salari e stipendi , alloggi e attività intellettuali » . Analogamente Pierre Naville ha scritto che « la burocrazia nel socialismo di Stato gode di uno statuto fino ad oggi sconosciuto : di fatto essa controlla la totalità della vita economica , ed esercita questo controllo dall ' alto … E ' nel socialismo di Stato che la burocrazia mostra finalmente la su reale natura : essa è l ' organizzazione gerarchica applicata a tutto , l ' armatura reale della vita sociale e privata , il comando su ogni cosa . Essa incarna lo Stato nella sua doppia dimensione nazionale e nel suo imperialismo internazionale » . A questo punto possiamo trarre alcune conclusioni di ordine generale . Leninismo e pluralismo sono termini antitetici se prevale il primo muore il secondo . La democrazia ( liberale o socialista ) presuppone l ' esistenza di una pluralità di centri di poteri ( economici , politici , religiosi , etc . ) in concorrenza fra di loro , la cui dialettica impedisce il formarsi di un potere assorbente e totalitario . Di qui la possibilità che la società civile abbia una certa autonomia rispetto allo Stato e che gli individui e i gruppi possano fruire di zone protette dall ' ingerenza della burocrazia . La società pluralistica inoltre è una società laica nel senso che non c ' è alcuna filosofia ufficiale di Stato , alcuna verità obbligatoria . Nella società pluralistica la legge della concorrenza non opera solo nella sfera dell ' economia , ma anche in quella politica e in quella delle idee . Il che presuppone che lo Stato è laico solo nella misura in cui non pretende di esercitare , oltre al monopolio della violenza , anche il monopolio della gestione dell ' economia e della produzione scientifica . In breve : l ' essenza del pluralismo è l ' assenza del monopolio . Tutto il contrario delle tendenze che si sono affermate nel sistema comunista . I veri marxisti - leninisti non possono tollerare contropoteri , ideali comunitari diversi da quello collettivistico . Per questo essi sentono di avere il diritto - dovere di imporre il « socialismo scientifico » ai recalcitranti . Per questo Gramsci aveva teorizzato la figura del moderno Principe come « il solo regolatore » della vita umana . La meta finale è la società senza Stato , ma per giungervi occorre statizzare ogni cosa . Questo in sintesi è il grande paradosso del leninismo . Ma come è mai possibile estrarre la libertà totale dal potere totale ? Invece di potenziare la società contro lo Stato , si è reso onnipotente lo Stato con le conseguenze previste da tutti gli intellettuali della sinistra revisionistica che hanno visto nel monopolio delle risorse materiali e intellettuali la matrice dell ' autoritarismo di Stato . Pertanto se vogliamo procedere verso il pluralismo socialista , dobbiamo muoverci in direzione opposta a quella indicata dal leninismo : dobbiamo diffondere il più possibile il potere economico , politico e culturale . Il socialismo non coincide con lo statalismo . Il socialismo , come ha ricordato Norberto Bobbio è la democrazia pienamente sviluppata , dunque è il superamento storico del pluralismo liberale e non già il suo annientamento . È la via per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà e di benessere e di uguaglianza .
'Novecento' di Bernardo Bertolucci ( Moravia Alberto , 1976 )
StampaPeriodica ,
25 aprile 1945 . Un filare di pioppi maestosi su un alto argine , delle pecore che pascolano , il sole attraverso i pioppi . Un giovane cammina cantando , è una bella giornata , il cuore è lieto . Un uomo si alza tra i cespugli , imbraccia un mitra , spara ; il giovane cammina un poco barcollando , cade , muore . Nello stesso tempo un gruppo di contadine dà la caccia attraverso i campi a un uomo e una donna che fuggono , li raggiungono , li ammazzano a colpi di forcone . Ancora , nello stesso tempo , un ragazzo si impadronisce di un fucile , entra in una villa , prende di mira un uomo di mezza età che se ne sta a tavola , facendo colazione . Poi sullo schermo appaiono le parole " Molti anni prima " . Adesso dunque sapremo il motivo di questi eventi terribili e incomprensibili ; lo sapremo , come avviene nel cinema , grazie ad un lungo , lunghissimo flash - back , ovvero , come si diceva una volta , un passo indietro . E infatti il passo indietro lo facciamo addirittura di cinquant ' anni , nell ' atmosfera patriarcale e sonnolenta della campagna emiliana , all ' inizio del secolo . Dunque , ben presto sapremo il motivo di quell ' assassinio , di quella caccia all ' uomo , di quel fucile puntato . Evidentemente , qualcuno in quell ' alba del 1900 ha commesso un delitto rimasto impunito per ben cinquant ' anni e adesso , mezzo secolo dopo , è chiamato a pagarne il fio.Ma no , niente di tutto questo . Il proprietario di terre Alfredo Berlinghieri sta aspettando la nascita di un nipote , erede del suo ingente patrimonio terriero e la stessa attesa si verifica nella vita di Leo , vecchio e fedele bracciante . Il Berlin - ghieri è un tipico proprietario di terre paternalista e quasi feudale . Come gli nasce il nipote , va a cercare nella cantina delle bottiglie di spumante , le mette in una cesta che affida alle braccia robuste di un suo buffone privato , che va in giro vestito da Rigoletto ( tutto questo avviene il giorno della morte di Verdi , uomo - simbolo della vecchia e , almeno a giudicare dal Berlinghieri , retriva Italia del Risorgimento ) e fa una di quelle cose che oggi ci farebbero accapponare la pelle dalla vergogna e dal disagio , ma che , allora , prima della presa di coscienza classista , a quanto pare erano frequenti e innocue ; va su un prato dove i suoi braccianti stanno falciando l ' erba e offre a ciascuno di loro una bottiglia affinché bevano alla salute del nipote appena nato . I braccianti accettano , più o meno ; soltanto il vecchio Leo , forse perché si trova nella stessa situazione del Berlinghieri e non può fare a meno di rendersi conto , pur nel suo lealismo di vecchio schiavo , che la sorte dei due bambini sarà molto diversa , nicchia e alla fine rifiuta il vino . Il Berlinghieri insiste , petulante , accorato , autoritario ; alla fine Leo si rassegna e beve . Il Berlinghieri , nella sua imbecillità patriarcale adesso è soddisfatto ; i miseri braccianti dai volti screpolati dalla fatica , puzzolenti di sudore e di stalla , hanno bevuto alla salute del piccolo vampiro borghese che , come già il nonno e il padre , succhierà il loro sangue . E invece non si rende conto che , in quel prato , quella mattina , è avvenuto qualche cosa di terribile , cioè la lotta di classe è , ufficialmente , cominciata . Questa lotta di classe , con alterne vicende ( scioperi , agitazioni , moti di piazza , socialismo , guerra partigiana , da una parte ; patriarcalismo , liberalismo , fascismo , regime democristiano dall ' altra ) , arriverà , senza trovare soluzioni , fino ai giorni nostri . La lotta di classe costituisce la struttura portante di questo Novecento di Bernardo Bertolucci ; ma non bisogna pensare ad un film collettivo , unanimista . Novecento ha per protagonista di fondo la società italiana ; ma questa società si articola , appunto in base al tema della lotta di classe , in una folla di personaggi principali e secondari . Anzi il film racconta , o meglio vuole farci credere che racconta , la storia del privato rapporto dei due che sono nati il giorno della morte di Verdi , il padrone Alfredo e il contadino Olmo . Essi giocano insieme , gareggiano insieme in tante prove grandi e piccole , dalla forza del braccio alla lunghezza del pene , vanno insieme alla guerra del 1914 ( o meglio ci va Olmo , Alfredo si fa imboscare ) , vanno a letto insieme con una puttana di paese , incontrano insieme le donne della loro vita ( Olmo la maestrina socialista Anita , Alfredo la ricca , raffinata e velleitaria Ada Fiastri Paulhan ).Intanto la lotta di classe continua imperterrita e inevitabile . Per esempio , i padroni , di fronte alla minaccia socialista , si uniscono ; fanno in chiesa una sacrilega colletta per finanziate il fascismo ; una squadraccia dà alle fiamme la case del popolo ; i contadini riescono ancora a organizzare un solenne funerale alle vittime dei fascisti , ma sarà l ' ultima protesta prima dell ' affermarsi della dittatura ... La storia , tra molti caratteri variabili , ne ha uno costante : è serena . Questa serenità per niente affatto giustificata dagli avvenimenti per lo più orribili che la storia ci racconta , deriva dal fatto che gli storici , si tratti di favoleggiatori candidi come Erodoto o di critici eruditi come Rostowzeff , convengono tutti di parlare di cose di cui non hanno avuto diretta e immediata esperienza . E infatti la credibilità dello storico non è di specie sentimentale come quella del romanziere ma intellettuale come quella del critico.In Novecento la serenità che è propria della storia non c ' è perché Bertolucci vorrebbe che la sua scorribanda in mezzo secolo di storia italiana apparisse come una esperienza non già contemplata da lontano ma vissuta e sofferta da vicino e per giunta vissuta e sofferta come storia . In maniera contradditoria egli vuole che i personaggi pur mentre vivono la loro esistenza privata , sappiano di soffrire la storia in ogni loro anche minima azione.Per ottenere questo scopo Bertolucci ha interiorizzato il passato , o meglio ha sostituito il passato con la vicenda della sua vita interiore . Questa sostituzione ha portato a risultati singolari , alcuni convincenti altri meno . Tra i primi , bisogna mettere il rapporto con la natura e quello con il popolo . Il rapporto con la natura si esprime come inesauribile nostalgia della campagna nativa nei bellissimi paesaggi , in molti particolari naturali , nei tanti volti di contadini che ci vengono additati in frequenti primi piani . Il rapporto con il popolo si esprime , invece , in maniera penosa e ossessiva , in un altrettanto inesauribile senso di colpa al quale dobbiamo , oltre a molte scene crudeli e imbarazzanti come quella dello spumante , la generale visione manichea che spartisce il film in due mondi : da una parte il popolo idealizzato in senso positivo , dall ' altra la borghesia illuminata da una luce sinistra e disperata . Tutta la vicenda , insomma , è guardata dall ' angolo visuale di un privilegio sociale pentito , insicuro , scosso . Più complicate si fanno le cose allorché Bertolucci sostituisce il passato con se stesso , dissociandosi nei due personaggi di Alfredo il padrone e Olmo il contadino . Il narcisismo inevitabile in una simile operazione ingenera un senso , di freddezza emblematica , come di apologo didascalico . L ' amore - odio di Alfredo e Olmo così simbolico , non si accorda con il contesto realistico nel quale è inserito . Forse soltanto l ' omosessualità avrebbe potuto dare un carattere di realtà al rapporto tra i due uomini . Ma allora sarebbe saltato il messaggio del film.Adesso bisognerebbe parlare della capacità narrativa e , diciamo così , " muscolare " di Bernardo Bertolucci che in questo film viene confermata al di là del necessario . Ci limitiamo a dire che Bertolucci ha cercato disperatamente di esprimere qualche cosa che gli stava a cuore . Di qui la sincerità di Novecento , altro tratto curioso in un film a sfondo storico . Novecento è affollato di attori straordinari . La vecchiaia borghese di Burt Lancaster , quella popolana di Sterling Hayden , la dignità dolente di Maria Monti , la naturalezza simpatica di Gerard Depardieu , il dubbio intellettuale di Robert De Niro , il volontarismo intrepido di Stefania Sandrelli , il filisteismo trafelato di Romolo Valli , la perversità provinciale di Laura Betti , l ' erotismo recitato di Dominique Sanda , il sadismo subalterno di Donald Sutherland compongono , pur sullo sfondo collettivo , un mosaico di situazioni e di vicende individuali .
Fu solo un decadente ( Moravia Alberto , 1970 )
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Probabilmente il mito di Pavese va spiegato con l ' incapacità dello scrittore di creare il mito nei suoi libri . Non vogliamo dire con questo che Pavese si è ucciso perché era consapevole di non essere riuscito a dire certe cose . Pavese aveva della propria opera e di se stesso un ' opinione altissima , come si può vedere nel diario . Ma , strano a dirsi , è proprio questa idea esagerata di se stesso che in parte ne ha provocato la morte . Dopo aver avuto il premio Strega ed aver scritto La luna e i falò Pavese ha deciso ad un tratto che aveva ottenuto , in senso sociale e creativo , il massimo successo possibile e che di conseguenza non aveva più alcun motivo di vivere . Ha fatto un po ' come certe coppie di amanti che si ammazzano perché sono convinti che il loro amore è così perfetto da non poter essere coronato ormai che dalla morte . La verità , secondo noi , è invece diversa . Pavese non è riuscito a creare il mito nella pagina ; e il suo suicidio va interpretato come un tentativo di crearlo nella vita . In questo modo si spiega non soltanto il suicidio ma anche la accurata fabbricazione e preparazione psicologica e culturale dell ' atto disperato . E infatti l ' operazione tristissima e orgogliosissima è riuscita . Il mito di Pavese , il mito dello scrittore che si è ucciso per motivi esistenziali sopravvivrà alla sua opera . Ma i motivi erano soltanto apparentemente esistenziali . In realtà erano letterari . Niente illumina meglio il mito di Pavese che il suo rapporto con Melville . Melville , il mito l ' aveva saputo creare nella pagina ed era morto nel suo letto . Il mito della balena bianca , come tutti i miti della letteratura , nasce da una grandiosa riflessione che ha le sue radici nel senso comune o se si preferisce nell ' inconscio collettivo . La riflessione riguarda il Bene e il Male , l ' Uomo e la Natura , la Ragione e l ' Irrazionale e così via . Ricco di senso comune , in comunicazione diretta con l ' inconscio collettivo , Melville , come tutti i grandi poeti , crea il mito senza saperlo e senza averne l ' intenzione . Ciò che preme non è creare il mito ma dire certe cose , ossia fornire una sua interpretazione di una visione del mondo che non è sua , avendola ricevuta in eredità dalla società di cui fa parte . Oggi si direbbe che Melville era , ingenuamente e inconsciamente , un contenutista . Saper criticamente cos ' è un mito e decidere , per così dire , a freddo , cioè in base a una riflessione culturale , di fabbricarne uno , è invece il contrario del contenutismo ingenuo ed inconscio . È decadentismo formalistico . A suo tempo ho scritto un articolo : « Pavese decadente » , che non è piaciuto agli ammiratori di Pavese ; ma oggi l ' idea del decadentismo di Pavese è ormai accettata . Cos ' è uno scrittore decadente ? È un letterato colto e raffinato ma egotista , sfornito di senso comune e senza rapporti con l ' inconscio collettivo . Questo letterato ammira i grandi poeti creatori di miti e si domanda , con ingenuità : « Perché loro sì e io no ? Oltre tutto io sono in una posizione di vantaggio . Io so cos ' è il mito , loro non lo sapevano » . Già , ma sapere , in questo caso , vuol dire non potere . Tuttavia il decadente ha pur sempre una maniera di creare il mito : fuori della pagina , nella vita . Il caso di D ' Annunzio è esemplare . Nella pagina di D ' Annunzio il mito non c ' è . D ' Annunzio , allora , lo crea nella vita con le donne , il lusso , le imprese militari , le piume ecc. Abbiamo già detto che Pavese si è ucciso « anche » perché era convinto di essere ormai uno scrittore del tutto riuscito e concluso . In altri termini , Pavese si sarebbe ucciso per ingenuità , quella ingenuità che è indispensabile per creare il mito . L ' ingenuità di Pavese avrebbe consistito nel darsi la morte « per la disperazione del successo » . A riprova si confronti il suicidio di Hemingway con quello di Pavese . Il suicidio di Hemingway desta un ' immensa pietà ; ma non si concreta in un mito perché l ' opera di Hemingway è tanto più importante della sua vita e della sua morte . Non si parla oggi di Hemingway come di uno scrittore che si è ucciso ; ma come di uno scrittore che ha scritto certi libri e poi , purtroppo , si è ucciso . Il mito di Pavese è invece quello dello scrittore che si uccide . Questo mito , in certo modo , nasconde l ' opera di Pavese , confondendo le idee della critica e dei lettori . Per coloro che non hanno bisogno di opere ma di miti , Pavese è un autore ideale . Così alla fine bisogna pur dire che il capolavoro di Pavese è la sua morte , cioè un evento che pur verificandosi fuori della letteratura , « continua » la letteratura . Anche qui il decadentismo si conferma un ' ultima volta , tragicamente .