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Dall'odio etnico alle guerre sante ( Bettiza Enz , 2001 )
StampaPeriodica ,
La bomba lanciata a Belfast contro un corteo di bambine cattoliche che , nei giorni di riapertura dell ' anno scolastico , si recavano alla Holy Cross Primary School situata nell ' infuocato quartiere di Ardoyne , è stata un ' imboscata protestante certamente inaudita quanto orrenda . Mai , nella guerra civile che da trent ' anni continua a insanguinare l ' Irlanda del Nord , era accaduto che fanciulli innocenti venissero presi a bersaglio dai bombaroli dell ' una o dell ' altra fazione . Le analogie che vengono a mente esulano dai confini dell ' Europa occidentale : Little Rock , Bosnia , Kosovo , Algeria , Nigeria , Sudan , Indonesia . Però , in questi giorni cruciali , il paragone che forse colpisce più l ' occhio e l ' immaginazione è quello fra l ' Irlanda del Nord e la Palestina . Non v ' è dubbio che il lancio della granata contro lo scolaresche cattoliche dell ' Ulster sia stato , di per sé , un gesto assolutamente indegno di una società civile europea . Ma in un certo senso ancora più inquietante , più emblematica , perché volutamente intonata al clima d ' intolleranza confessionale generalizzata che va espandendosi nel mondo , è stata la fitta sassaiola che , prima della bomba , i protestanti avevano fatto piovere sulle giovani alunne della Holy Cross School.Tale prima eccezionale intifada anticattolica non è stata che un ' intenzionale citazione della seconda intifada mediorientale : quella rilanciata dai palestinesi contro gli ebrei per motivi religiosi un anno fa , quando Ariel Sharon , non ancora primo ministro , decise di compiere una passeggiata attraverso la Spianata delle Moschee di Gerusalemme . Da quel momento , attizzata da un evidente atto di provocazione religiosa , la lotta per la liberazione della Palestina perdeva i suoi connotati tradizionalmente laici e assumeva , anch ' essa , caratteristiche religiose e fondamentaliste sempre più accentuate e indiscriminate . Scendevano in campo , scavalcando l ' indebolita Autorità palestinese di Yasser Arafat , i fanatici della guerra santa , della Jihad islamista , i kamikaze di Hamas e i guerriglieri dell ' Hezbollah libanese . Dai sassi si passava alle bombe , alle autobombe , agli uomini bomba che s ' immolano nelle discoteche , nelle pizzerie e nei centri israeliani con la certezza di rinascere seduta stante nei paradisi di Allah . Ciò che più impressiona di questa nuova epidemia terroristica è la sua omologazione nelle tecniche e nei gesti simbolici , i sassi nell ' Ulster come in Cisgiordania , omologazione pericolosa che sembra scavalcare i confini tra mondi culturalmente diversi : non a caso uno studioso della London school of economics ha potuto azzardare lo slogan « Irlanda del Nord fotocopia della Palestina » . Da un altro lato impressiona la virulenza con cui l ' odio religioso , dilagando sempre più in primo piano , sembra prevalere e diventare un po ' dovunque la fase suprema dell ' astio etnico , il quale spesso poggia su basi surrettizie o immaginarie . Si ricorda distrattamente che arabi ed ebrei sono semiti , ma si sottolinea con più forza che gli uni sono musulmani e gli altri giudei . Si guardano le drammatiche immagini di Belfast e si vedono bimbe cattoliche terrorizzate che hanno gli stessi capelli biondi o rossi delle bimbe protestanti : più del cromosoma le distingue il marchio della religione . C ' è infine l ' aspetto , non meno preoccupante , dell ' integralismo religioso globalizzato . Più le differenze confessionali si fanno ampie e globali , contrapponendo per esempio nel suo insieme l ' intero mondo islamico a quello cristiano e giudaico , tanto più l ' intolleranza politicizzata di una parte tende a prevalere senza reciprocità sulla tolleranza legale e morale dell ' altra . L ' Europa difatti tollera l ' invasione delle sue coste meridionali da parte di nomadi masse islamiche , lascia che Parigi e Milano diventino centri islamici mondiali ; ma cosa avverrebbe se folle di europei senza lavoro invadessero le coste libiche o algerine , o se tentassimo di erigere una basilica cristiana nei deserti dell ' Arabia Saudita ? Perfino alla conferenza delle Nazioni Unite di Durban abbiamo visto trionfare l ' intollerante fondamentalismo terzomondista , fomentato da stati teocratici che , con l ' appoggio di governi dispotici come quello castrista , sono riusciti a imporre l ' equazione ingiuriosa del sionismo parificato al razzismo . Le delegazioni americana , canadese , australiana e israeliana hanno abbandonato la conferenza . Le delegazioni europee sono rimaste . La cultura della resa e del rimorso ha paralizzato una volta di più gli europei che , pur lapidandosi a Belfast , rinunciano poi a difendersi concordi dall ' aggressore esterno .
La California non è l'Italia ( Vespa Bruno , 2000 )
StampaPeriodica ,
« Spiega perché la California non è l ' Italia » mi dice Carlo Rossella , mutuando il titolo di un libro di Franco Tatò . « Ma resto soltanto tre giorni ... » . « Scegli qualche tema che ti colpisce e scrivi una specie di diario » insiste . E mi fa sentire , si passi il paragone immodesto , come Montanelli quando nel'52 il Corriere lo mandò a raccontare New York . Gaetano Afeltra , allora redattore capo e anima del giornale , aveva fatto il suo viaggio più lungo da Amalfi a Milano . « Eppure » scrisse Montanelli « eccomi al Waldorf Astoria ad aspettare che Gaetanino mi chiami da Milano per sapere da che parte devo cominciare per render chiara l ' America , la mia America , ai lettori » . Il problema è che allora l ' America , a cominciare da Afeltra , non la conosceva nessuno . Adesso la California la conoscono in molti . Il tentativo , dunque , è pericoloso . Comunque , proviamo . Le città . Los Angeles è fatta a misura d ' auto . Sarà un caso , ma il pomeriggio in cui sono andato a spasso in centro , diciamo così , i pedoni erano scomparsi . Sbucano dai garage sotterranei , entrano in uffici e negozi e arrivederci . La via Monte Napoleone di Beverly Hills si chiama Rodeo drive , è piena di raffinate luci natalizie e di negozi di balocchi per grandi : vestiti , orologi , oggetti più diversi con una sola cosa in comune : il lusso sfrenato . Le grandi griffe italiane dominano il quartiere . Se sapete quanto costa una borsa in Italia , entrate a domandare : vi chiederanno il triplo . Accidenti all ' euro , qui siamo poveri in canna . Chiedo a un amico come mai qui non esiste il problema del parcheggio . « Vengono a fare spese con l ' autista » risponde . Se a Los Angeles si va dal pienone delle autostrade urbane al deserto dei quartieri chic , San Francisco è tutt ' altra storia . A Chinatown trovate più cinesi che a Pechino , a North Beach siete in Italia . Il vecchio Caffè Trieste è un ' istituzione , il sabato si suona e si canta , una signora sta scrivendo un libro sulla storia vissuta tra questi tavoli . Alla chiesa di San Pietro e Paolo dicono messa in italiano e in cinese . Ho incontrato due sposi che salivano sulla carrozzella bianca . Per i parenti c ' era una limousine bianca lunga quanto un bus . L ' ambiente . A Beverly Hills e a Bel Air , dove vivono gli attori più ricchi di Hollywood , lavorano 20 mila giardinieri e si vede . Per chilometri incontri solo siepi bellissime e piante d ' ogni specie che segnano il confine tra una invisibile villa e l ' altra . Se dimentichi di comprare il pane , devi provvedere con l ' elicottero . Le spiagge di Malibu e di Santa Monica in questa stagione sono incantevoli : nelle ore più calde si può prendere il sole in costume . Anche se nei giorni feriali non c ' è quasi nessuno , la vigilanza è strettissima . Sulla sabbia non trovi un pezzo di carta o una cicca nemmeno se bandisci un concorso internazionale . Ogni trenta metri c ' è un bidone per i rifiuti . Per chi sporca la multa è di mille dollari , 2 milioni e 300 mila lire . Noi siamo più poveri . Ma se multassero di mezzo milione chi getta una busta di plastica in mare o un cartoccio sulla sabbia , l ' Italia diventerebbe un altro paese . Le donne . Sono stato alla festa per i quarant ' anni di attività di Valentino . Mi ha detto Flavio Briatore , che accompagnava la bellissima Naomi : « Celebriamo un mito . Reggere quarant ' anni in quest ' ambiente è straordinario » . Valentino qui è a casa sua più che a Roma . Come Pavarotti . Venerato da donne bellissime , si gode un successo costruito abito dopo abito . Non sono pratico di dive e di modelle , fino a Claudia Schiffer arrivo da solo , poi chiedo a qualche Virgilio di condurmi per mano in questo mondo fatato . Quella è Anjelica Huston , quello schianto è Charlize Theron , ma sì , la donna - Martini . Bellissima Ivonne Sciò come Jennifer Beals ( Flashdance ) ed Elisabeth Hurley . Bella la Herzigova , ma lì giochiamo in casa . Giudizio complessivo : alte come giraffe , splendide , sederi e tette perfetti . Ma tutte uguali , meglio le italiane . Musei . Il nuovo Getty Center di Los Angeles lascia senza fiato . Mai visto niente di più bello e funzionale . Non si paga il biglietto , come nei nostri musei siciliani , e questo non sta bene perché l ' arte costa e non si regala . ( Perché nella romana San Luigi dei Francesi non si recinge un settore di preghiera e non si chiede un biglietto per vedere e mantenere gli straordinari Caravaggio ? ) . Ma il vecchio Getty e i suoi eredi hanno voluto donare questo splendore agli Stati Uniti e a caval donato ... Non ci sono impianti di allarme visibili , la vigilanza è strettissima , ma discreta e cortese . I custodi sono assai meno colti dei nostri : a Brera o al Poldi Pezzoli possono farsi scoperte magnifiche . Negli Usa si investe molto in cultura perché il fisco è generoso . Premia i Paul Getty , ma rende integralmente detraibili anche le centomila lire della tessera di socio del Moma a New York . In Italia , dove l ' arte potrebbe mantenerci tutti da signori , il fisco è miope . Per usare un eufemismo .
Londra, ma quanto mi costi ( Vespa Bruno , 2000 )
StampaPeriodica ,
Sandro , dove sei ? E dove sei cara vecchia sterlina ceduta a prezzi stracciati ? Era la fine di giugno del 1975 e Sandro Paternostro mi disse : compralo . Un bellissimo vassoio inglese del '700 costava poco più di mezzo milione . Per me , redattore ordinario del telegiornale , era quasi uno stipendio . Perciò non lo comprai . Nonostante Sandro , che aveva fama di gran fiuto per gli affari , mi implorasse di farlo . « Compralo e poi rivendilo a Bulgàri » . Diceva Bulgàri , con l ' accento sbagliato . Lo diceva mentre la sua vivacissima bambina rischiava di mandare in frantumi antiche porcellane cinesi esposte alla Grosvenor House , mentre l ' inflessibile moglie tedesca gli ordinava di fermarsi per strada a comprare un pollo da portare a cena e mentre la sterlina era al minimo storico sulla lira : millecinquecento lire . I taxi neri portavano la scritta « For hire » ( a noleggio ) , le cabine rosse del telefono facevano impazzire gli stranieri confusi tra scellini del vecchio e del nuovo sistema di conto , i commessi di Liberty misuravano ancora la stoffa a yard e gli italiani compravano tutto a prezzi di saldo . Da allora sono tornato a Londra molte volte , il mio reddito è sensibilmente migliorato , ma per la prima volta nei giorni delle vendite natalizie mi sono rifiutato di comprare la mia amata carta da Smythson of Bond street : con la sterlina a 3.200 lire ogni tanto sbagliavo i conti di uno zero . In Gran Bretagna mi sono sentito sempre uomo d ' Oltremanica : stavolta ero un extracomunitario accattone . « Lo shopping ? Meglio a Roma e a Milano » mi aveva avvertito Antonio Caprarica , corrispondente della Rai da qui . Ma non immaginavo questo disastro.Ottenuta al prezzo scontatissimo di 600 mila lire per notte una bella stanza d ' albergo a Piccadilly con l ' amata vista su Green Park e il Big Ben sullo sfondo , constato che la prima colazione costa 60 mila lire , assai più che in qualunque albergo italiano a cinque stelle . Prenotando con un modesto anticipo , trovo sorprendentemente un tavolo al Connaught , nell ' omonimo , delizioso albergo di Mayfair : resta una delle migliori tavole d ' Inghilterra . Il servizio è efficiente , premuroso , cortese e assai curato nelle forme : ma i camerieri si muovono con fretta eccessiva . Sembrerebbero italiani , se non fosse che gli italiani nei nostri migliori ristoranti , dal Pescatore di Canneto sull ' Oglio a Pinchiorri di Firenze , da Santin di Cassinetta a Don Alfonso di Sant ' Agata sui Due Golfi , non corrono e sembrano educati alla corte d 'Inghilterra.Visto che i piatti alla carta richiedono non meno di 45 minuti , chiedo un roast - beef ( eccellente ) al carrello . Il maître strapazza il suo assistente che non sa affettarlo con le cadenze religiose richieste , mi serve un contorno di asparagi e poi dolce e caffè . Bevo un ottimo Rioja del ?94 , vino rosso spagnolo del Nord prodotto al confine col Paese Basco : 100 mila lire . Per capirci , un Chianti di medio calibro costa 129 mila lire , i grandi ( ma non grandissimi ) toscani e piemontesi stanno intorno alle 400 mila . Il mio conto è di 320 mila lire , senza piatto d 'entrata.Bond street è piena di tutte le principali griffe continentali e americane . Gli italiani la fanno da padroni ed è più facile fare un confronto sui prezzi degli stessi oggetti qui e là : a Londra costano talvolta il doppio , quasi sempre il triplo che da noi . A naso ho la sensazione che il potere d ' acquisto della sterlina per gli inglesi equivalga alle nostre 2.500 lire , con una sopravvalutazione per noi del 30 per cento . Amici italiani che vivono qui da molti anni con posizioni influenti dicono di peggio : 2.200 lire , equivalente al cambio di dieci anni fa . Se un cartello dice : fate un ' offerta di 2 sterline , chiede di fatto 5 mila lire . Al cambio per noi fanno 6.500 . Se l ' ingresso a una mostra d ' arte ci costa 22 mila lire , agli inglesi costa 15 mila . Come in tutte le grandi città europee , i taxi costano meno che a Roma e anche meno che a Milano , che noi romani troviamo in questo campo ( l ' unico ) più economica della capitale . Si parte da 5 mila lire e con 15 mila lire si fa una corsa che da noi costa venti . Detto questo , Londra è sempre più europea ( cosa che ai nostalgici come me dispiace un poco ) , è pulitissima , curatissima , elegante , anche se un nostro diplomatico mi parla in un orecchio di terribili e durevoli miserie in periferia . Chi viene dalla Roma del Giubileo , dove non è stata fatta nessuna grande opera pubblica , resta senza fiato dinanzi alla Great Court , la meravigliosa struttura architettonica , inaugurata all ' inizio di dicembre dalla regina , che sposa antico e postmoderno nel cuore del British Museum . L ' ingresso è libero , come lo è nella straordinaria Reading Room circolare che ne costituisce il cuore . Essa raccoglie decine di migliaia di volumi specialistici : l ' accesso ai computer , ora gestito dai commessi , sarà progressivamente generalizzato e intanto ciascuno può consultare l ' indice generale cartaceo . Ho aperto alla voce Leonardo e mi son piovute addosso 22 pagine con l ' elenco delle opere disponibili sull 'argomento.Gli appassionati di Impressionismo troveranno una buona mostra alla National Gallery . Ma visto che ci sono , non trascurino di rivedere , se già la conoscono , la straordinaria collezione del Rinascimento italiano ( anche qui l ' ingresso è gratuito ) . Troveranno una novità per noi dolorosa : un piccolo Cimabue acquistato quest ' anno all ' asta ( Vittorio Sgarbi mi parla di una ventina di miliardi ) . Entrambe le esposizioni , quella fissa e quella stagionale , sono ordinate benissimo . Un ' altra mostra di impressionisti sta alla Courtauld Gallery , uno dei paradisi della Somerset House , bellissimo palazzo settecentesco affacciato sul Tamigi e riaperto da poco . Ma chi ci va non trascuri la splendida collezione di quadri antichi di Samuel Courtauld , il magnate che s ' innamorò del Rinascimento italiano visitando Firenze esattamente un secolo fa e avendo parecchi soldi si circondò di molti Rubens e Bruegel e di tanti altri gioielli . Chi ama l ' arte contemporanea non manchi la Tate Modern , recentissima filiazione della Tate Gallery . Una colossale struttura architettonica d ' avanguardia offre in uno spazio immenso il meglio del postmoderno . L ' ingresso , fortunatamente per noi italiani , è gratuito . Recuperiamo così nei musei un briciolo di quel che abbiamo speso in giro.Gli esperti dicono che prima o poi la sterlina dovrà dimagrire e i negozianti londinesi sono i primi ad augurarselo , visto che trattano la « Chelsea pound » , produttrice a Londra di prezzi assai più alti che nel resto del Regno Unito . All ' elegante commessa di un elegante , inglesissimo negozio ho detto : « Dite a Blair che a questi prezzi non ce la facciamo » . Lei ha risposto gelida : « Sono francese , detesto Blair , rimpiango De Gaulle » .
L'abc della moralità politica ( Veca Salvatore , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Una campagna elettorale decente ? Ecco tre idee che ci possono aiutare . Nel confronto non ci sono nemici , solo avversari . Le regole vanno osservate , anche quando non ci piacciono . E ci vuole rispetto tra i competitori . Negli anni Trenta del secolo scorso Carlo Rosselli si chiede nel suo Socialismo liberale quale fosse la natura del conflitto politico in una democrazia . Si chiedeva anche perché fosse fondamentale l ' osservanza del " metodo liberale o democratico di lotta politica " . Vale la pena di riflettere sulle sue risposte . Il metodo di lotta politica è quel metodo chi " per la intima essenza , è tutto penetrato dal principio di libertà . E ancora : " Sul terreno politico si potrebbe definire come un complesso di regole di giuoco che tutte le parti in lotta si impegnano a rispettare . Prima ancora di essere un sistema di meccanica politica , esso vuol essere una sorta patto di civiltà che gli uomini di tutte le fedi stringono fra loro per salvare nella lotta gli attributi della loro umanità " . Ci sono almeno tre idee importanti in queste parole di Rosselli pensate e scritte al confino di Lipari negli anni terribili del collasso europeo delle democrazie , gli anni del consolidamento e della nascita dei regimi totalitari . Tre idee che possono forse aiutarci a fissare i minima moralia di una campagna elettorale decente . La prima riguarda la mutua compatibilità fra la condivisione di alcuni valori politici di base e la sacrosanta divisione fra idee di società e di agenda politica alternative fra loro . In parole povere , non c ' è alcuna contraddizione fra quanto ci unisce e quanto ci divide . Dividendoci nettamente , radicalmente e duramente su promesse distinte di governo , noi non revochiamo la nostra lealtà civile a quanto in ogni caso ci accomuna . E accettare questa prima idea è solo un atto dovuto per chiunque accetti e sostenga la priorità della libertà delle persone come valore che non è controverso . Come valore che è e deve essere sottratto alla controversia . Questo vuol dire che nel confronto non ci sono nemici : ci sono avversari . Ci sono competitori , punto e basta . Chi si confronti con gli avversari trattandoli come nemici viene meno alla prima regola aurea del metodo e non prende sul serio nei fatti la priorità della libertà delle persone , per quanto liberale si dichiari a parole . Veniamo alla seconda idea : essa chiarisce la natura propriamente controversiale della democrazia che proprio nella fase elettorale assume un carattere di spicco . Non c ' è democrazia senza conflitto . Il patto di civiltà , di cui parlava Carlo Rosselli nei terribili anni Trenta di un secolo in cui , come si dice , chiunque desiderasse una vita tranquilla ha fatto male a nascere , regola il conflitto . A che cosa servono le regole per la competizione , le famose regole del gioco ? Esse stabiliscono quali mosse siano ammesse e quali no . E se i partecipanti vogliono giocare a quel gioco , vogliono vincere quella partita , vogliono prevalere sugli avversari con un punteggio superiore che , fino a prova contraria , consiste nell ' ammontare di fiducia che ottengono dai votanti . Chiunque sgarri rispetto alle regole , le violi o le usi opportunisticamente si tira fuori , defeziona dalla controversia democratica . Contravviene ai fondamentali della moralità politica ed è semplicemente degno di biasimo . L ' insofferenza per le regole è un brutto segnale . E non vale l ' argomento per cui non ci piacciono le regole e , quindi , non siamo tenuti a osservarle . Al critico delle regole si dovrà replicare che c ' è un solo modo nella controversia democratica , per ottenere il cambiamento delle regole o la loro abolizione , se è il caso . E ' quello di far crescere il consenso e la fiducia a favore della propria posizione che deve misurarsi lealmente con quella degli avversari . Osservo di sfuggita che per misurarsi con gli avversari è sfortunatamente necessario che ci si confronti , davanti a un uditorio , con gli avversari . Se no , di che diavolo di confronto democratico parliamo ? E perché tirare in ballo la solenne natura controversiale della democrazia ? Che Berlusconi insista nel rífiutarsi a un confronto con Rutelli è intrinsecamente sbagliato . Uno potrebbe obiettare : perché è sbagliato ? Che male c ' è ? Non è forse libero di scegliere il leader della Casa delle libertà ? Per replicare , ci viene in soccorso la terza idea sui minima moralia di una campagna elettorale decente . La terza idea è quella del mutuo riconoscimento o dell ' eguale rispetto dovuto a chiunque sia un partecipante alla competizione . L ' espressione " eguale rispetto " è terribilmente vaga . E ' curioso che noi sappiamo benissimo spiegare in quali circostanze proviamo l ' esperienza del deficit o della mancanza del rispetto da parte di altri e facciamo più fatica a chiarire le cose in positivo . Rispettare una persona non vuol dire esprimere stima nei confronti di quella persona . La stima è variabile , dipende dal merito o dal valore di mercato di una persona per le sue capacità , le sue competenze o le sue abilità in un qualche campo . L ' egualitarismo con la stima fa dei brutti scherzi . Ma il rispetto deve essere invece distribuito ugualmente : perché , almeno in democrazia , ciascuno vale almeno quanto ciascun altro . Mancare di rispetto allora vuol dire o ritenere che le persone abbiano solo un valore di mercato o ritenere di valere , per qualche misteriosa ragione , più o molto più degli altri . Queste credenze sono del tutto legittime in molti campi della nostra vita individuale e collettiva , in amore , in affari , in cucina e nello sport . Ma non hanno diritto di cittadinanza nella sfera pubblica della controversia democratica . E questo ce lo suggeriscono le nostre tre idee a proposito dell ' abc della moralità politica .
Sinistra, ricominciamo da tre ( Gravagnuolo Bruno , 2001 )
StampaQuotidiana ,
Metti che due filosofi politici , suppergiù coetanei , decidano di sedersi a un tavolo con un registratore . Per raccontare la loro parabola generazionale , cosi come s ' è dipanata negli ultimi decenni . E per tentare di aggiornare la rotta , riassestando le idee sul corso del mondo . Potrebbero venirne fuori sproloqui . O confessioni reducistiche , specie se i due si sono formati in pieno sessantotto . In passato è già accaduto , e con interlocutori illustri . E il tentativo non ha lasciato tracce , se non fiumi di inchiostro malinconici . Invece , nel caso di Angelo Bolaffi e Giacomo Marramao , il tandem ha funzionato . E il verbale merita di essere conservato : Frammento e sistema ( Donzelli , pagine 173 , lire 18.000 ) . Conservati dai più giovani e anche da quelli - che immersi nella medesima temperie - volessero capire quel che hanno pensato , lungo gli anni , due ex giovani neo - marxisti di fine anni sessanta . I quali , pur senza essere « pentiti » , han mutato a fondo il loro modo di pensare . Bolaffi e Marramao sono due filosofi politici , entrambi legati in origine all ' « impero filosofico del Reich » , alla Germania . Studioso di Weimar e di Weber , il primo . Direttore della Fondazione Basso il secondo : ermeneuta del « tempo » e del nesso « potere - secolarizzazione » , studioso di Mondolfo . Allievo di Colletti , il primo . Di Eugenio Garin il secondo . Due marxisti inizialmente , autori vent ' anni fa su Rinascita di un articolo intitolato « Chi , ha paura di Bad Godesberg ? » , che suscitò reprimende . Oggi approdati a un pensiero di sinistra democratica , che fa perno sui diritti in era di globalizzazione . E sull ' universalismo in era di differenze ed « etiche in conflitto . Frammento e sistema sono i due corni del dilemma ricorrente nel libro . Quello profilatosi con la crisi del marxismo già negli anni settanta . E che vedeva il nichilismo decostruttivo opporsi alla grande sintesi ideologica incrinata . Sino al dilemma attuale , che vede sul pianeta lo scontro / incontro tra dimensione globale e dimensione locale ( il « glocale » ) . Con l ' avvertenza però che non di topografia si tratta . Bensì di « sinergia - allergia » . Compenetrazione tra simultaneità dell ' economia mondiale , e « reazione allergica » di identità culturali attivate e schiacciate dal global - market . Prima di entrare in questa sindrome d ' epoca , sprigionata dal 1989 , soffermiamoci sul cammino anteriore dei due studiosi . E ' la crisi del marxismo e del comunismo lo snodo . E poi , in entrambi , la scoperta di alcune questioni capitali . La crisi di rappresentanza democratica . I divieti dei corporativismi incrociati . La paralisi della decisione . Lo svelarsi nichilistico della politica « infondata » , dissolte ormai le filosofie della storia . E perciò , Schmitt e Kelsen . Nietzsche e Heidegger . E la tragedia di Weimar , laboratorio di una democrazia avanzata che collassa , plebiscitariamente , per eccesso di domande nel 1933 . Ma il tutto ben dentro lo scontro Oriente - Occidente , nel cuore d ' Europa . Notazione interessante a due : il totalitarismo è frutto dell ' esplosione moderna del pluralismo . In una realtà « massificata dalla tecnica » ( Marramao ) . E senza più il freno del « diritto naturale » e dello « Ius pubblicum europaeum » ( Bolaffi ) . Cruna d ' ago per scorgere il futuro ­ cioè l ' oggi - è così il balzo nel passato della democrazia , « prima » della catastrofe continentale del '900 . Gli addentellati a ritroso ? Ben prima del fascismo e del comunismo , stanno in due modelli : lo stato nazione « tellurico - continentale » , e lo « stato « oceanico » di tipo anglo - americano . Sovranità territoriale e arcipelago sovrano , secondo la vecchia profezia di Karl Schmitt . E arriviamo all ' altro fulcro della discussione . Si è eclissato il Leviatano , sia nella forma territoriale che in quella « transmarina » ? Marramao propende per il sì , come pure Bolaffi . E qui forse esagerano , benché poi il primo scorga nuovi « Microleviatani » sulla mappa del dopo '89 . Infatti , non solo ci sono le nuove entità nazionaliste , attivate dal crollo comunista . Ci sono anche gli Usa , rimasti unici arbitri . E quanto all ' Europa , ci son gli stati - guida al suo interno , per nulla intenzionati a rinunciare al loro « direttorio » . Poi c ' è la Russia , neo - stato nazionale , in lizza geopolitica . E la Cina . E i fondamentalismi a base etnico - nazionale . Vince un nuovo bellum omnium contro omnes , per giunta planetario ? Bolaffi ne è preoccupato . Al punto da rivalutare l ' istanza del « diritto naturale » - contro il decisionista Schmitt e contro il relativista Kelsen - come garanzia cosmopolita armata di forza . Marramao al contrario diffida di ogni « etica normativa » , da imporre con i ragionamenti duri del « contratto sociale » , e della filosofia analitica anglosassone ( John Rawls ) . E quindi con l ' imperium degli stati più forti , bardati di tornado e « diritto positivo » . E allora ? Qui la filosofia sconta il suo limite sugli scogli del mondo . Come convincere un Talebano ha gli stessi diritti dell ' uomo ? Che l ' « Altro » ha gli stessi diritti dell ' islamico ? E viceversa , come convincere un « leghista » , a dismettere la sua intolleranza ? Insomma , siamo tutti « stranieri morali » nel mondo che ci divide , e che però ci avvicina in tempo reale e simultaneo . Può bastare , come suggerisce Marramao , lo scambio di reciproche narrazioni tra « diversi » ? O una « fusione di orizzonti » , basata sulla medesima « capacità simbolizzante » che tutti ci accomuna sotto ogni latitudine ? Forse no , senza arene internazionali del diritto , legittimate da forza e da consenso . Altra questione , molto dibattuta nel dialogo : il nesso « interessi - valori - identità » . Ebbene , è giusta la proposta di una « politica universalista delle differenze » avanzata da Marramao , inclusiva di una « Magna carta dei diritti biologici » . Ma perché il tutto non si risolva in un « elegante escamotage » o in « deregulation morale » - come teme Bolaffi - non basta denunciare le opposte prigioni del « comunitarismo » e dell ' « individualismo » . Occorre invece isolare un serie di valori davvero portanti e irrinunciabili . A far da filtro , al di sopra delle « differenze » individuali e di gruppo . E perciò , libertà politiche e civili . Diritto all ' « autorealizzazione » , inclusa l ' attuazione della propria specificità culturale . Diritto alla fecondazione assistita , nel rispetto dei nascituri . Limiti alle manipolazioni genetiche del vivente . E diritti economici : lavoro , bisogni di base , welfare . In tal senso è ben vero che l ' « interesse economico » , senza « forme simboliche » , non si esprime ( Marramao ) . E ' cieco ed afono . Ma non per questo il « conflitto distributivo » finisce . Al contrario , proprio l ' esplodere delle « differenze » segnala l ' irruzione dell ' « economia - mondo - ineguale » , che acuisce il conflitto di culture . E impone quindi politiche economiche post - liberiste , per sedare lo « Scontro di civiltà » che insidia dal di dentro e dal di fuori l ' Occidente ( e Huntington non ignora le « faglie interne » all ' Occidente ! ) . Il capitolo finale del libro porta impressa l ' eco delle Twin - Towers . E vi rimbalzano tutti i temi precedenti . Per Bolaffi e Marramao è ormai fine del « Secolo americano » e unipolare . Una fase che impone di rilanciare il dialogo inter - culturale . Assieme a una nuova geopolitica a più attori . A partire - con Walter Benjamin - dall ' « infelicità degli ultimi » , non dal Bene come « Virtù occidentale » . Nondimeno , per capire la tragedia , non basta dire che il primum movens del fondamentalismo è la « nevrosi identitaria » di un certo Islam subalterno ( Marramao ) . La domanda è : da chi , e perché , quell ' Islam radicale , povero e ricco , è stato eccitato ? Per quale disegno geopolitico ed economico ? Per uscire dal nuovo luttuoso disordine mondiale - oltre la guerra al terrorismo - dobbiamo continuare a chiedercelo . Malgrado gli inviti patriottici al silenzio del professor Panebianco .
StampaQuotidiana ,
Una incredibile notte dalle parti di Tuscania , a due passi da Roma , tra raffiche di mitra , bengala che si alzavano in cielo , gracidio di radio portatili , ordini imperiosi gridati in un megafono e l ' allora colonnello dei carabinieri Mori che , a grandi gesti , invitava noi cronisti a buttarsi per terra per non essere presi in pieno dai colpi . Che anno era ? Non lo ricordo più . Un gruppo di fuoco dei brigatisti rossi , ad un posto di blocco della zona , aveva massacrato due giovanissimi e inesperti carabinieri . Rivedo ancora , con gli occhi della memoria , la scarpa di uno di quei ragazzi che si era sfilata , la banda rossa sui pantaloni della divisa e il corpo appoggiato di lato . Nel buio , nel gelo , tra forre , pozzi e alberi , i due gruppi armati avevano cominciato a spararsi tra loro in un caos indescrivibile e con le pallottole che fischiavano da tutte le parti . Ad un tratto , per la sciabolata di luce di una torcia elettrica , avevo visto Paolo Zardo di « Paese Sera » che cercava di traversare una stradina , senza rendersi bene conto di quello che stava accadendo . Allora mi ero messo a gridare come un pazzo : « Paolo , Paolo , buttati giù . Qui sparano tutti » . Il colonnello Mori , mi aveva tirato per il cappotto per mettermi al riparo . Ma io continuavo ad urlare : « Paolo , Paolo , attento » . Per un attimo , mi si erano parati davanti i visi in lacrime di Lilli Bonucci , la « sua ragazzona » e quelli dei loro figli piccolissimi : Piero e Francesco . Allora avevo spiccato la corsa e raggiunto Paolo in mezzo alla stradina . Lo avevo subito acchiappato al volo scaraventandolo a terra in mezzo alla polvere nella quale eravamo rotolati insieme . Ricordo ancora un paio di insulti in veneziano e una specie di grido strozzato : « Ma che cazzo fai ? » . La spiegazione aveva richiesto solo qualche istante affannoso . Quello era il lavoro , di giorno e di notte , di noi cronisti , nel periodo più terribile e angoscioso del terrorismo . Fu l ' ultima volta che lavorai con Paolo Zardo e non riesco che a ricordarlo come lo vidi in quella situazione : calmo , tranquillo , con il loden verde in quella notte maledetta , piena di freddo paura e angoscia . Caro Paolo , quanto lavoro e quanta fatica , in nome della verità , della giustizia . E con la profonda convinzione che stavamo combattendo per una Italia migliore , contro le trame , le stragi , il golpismo imperante e per la democrazia del nostro scassatissimo paese . Ma di quale giornalismo distaccato e freddo si va raccontando ? C ' erano le trame nere e i delitti infami dei brigatisti rossi che , stranamente , sparavano ai magistrati democratici e onesti o a semplici carabinieri e poliziotti da un milione e mezzo al mese . Subito dopo gridavano di aver « colpito al cuore lo Stato » . Ci facevano orrore le loro chiacchiere , i loro documenti di rivendicazione , così ridondanti , difficili , funerei , scritti con la puzza sotto il naso e molto , molto borghesi . Un anno fa , proprio in questi giorni , Paolo Zardo è andato via per sempre e all ' improvviso . Era convinto che , forse , ce l ' avrebbe fatta con quel suo cuore ballerino . Invece proprio lui , il cuore , lo aveva fregato . Ma il cuore , per convenzione , è anche sede di tante cose . Il tuo era quello di uomo coraggioso , di una persona leale e onesta . Onesta e testarda come lo sono tutti i veneziani . Quelli che , quando scelgono , scelgono fino in fondo , costi quel che costi . Viene da ridere a pensare che eri l ' unico cronista e inviato di « Paese Sera » che avrebbe voluto lavorare , come atto di fede , all ' Unità dove , ai vecchi tempi , davano lo stipendio di un operaio metallurgico . Al grande e diffusissimo « Paese Sera » , la paga era , invece , quella sindacale . Insomma , eri uno dei pochi che chiedeva , in nome di quel tuo essere comunista e iscritto al Pci , di guadagnare ancora di meno , lavorando - come si diceva allora - nel giornale di Gramsci e di Togliatti . Ovviamente non ti accontentarono mai . Tra i banconi della tipografia e le grandi stanze a vetrate della vecchia sede di via dei Taurini , eri necessario per « Paese Sera » che aveva bisogno di cronisti con i fiocchi che credevano davvero - senza puzza sotto il naso - in quel che stavano facendo . A volte , negli intervalli del pranzo , ne parlavamo fuori , facendo due passi . Ci raggiungeva Gianni Rodari che , con grande dolcezza , ti diceva di piantarla . Eri un comunista ? Allora dovevi stare dove eri più utile al partito e al giornale . E tu , ovviamente , brontolando a bassa voce come facevi sempre , finivi per dire , ridendo : « Va bene , obbedisco » . Un anno fa , quando Paolo Zardo ci ha lasciati , l ' Unità non era in edicola e non abbiamo potuto ricordarlo come sarebbe stato giusto . Né lui , né il suo lavoro . Lo facciamo ora . Nato nel 1928 , Paolo Zardo , figlio di musicisti , era subito entrato in contatto con i giornali . Era orgogliosissimo di essere un veneziano puro , vero , autentico . Nel 1958 era arrivato a Roma e lo avevano piazzato subito nella cronaca di « Paese Sera » . Era curioso , onesto . Scriveva con misura e senza esagerazioni . Quando aveva in mano una qualche notizia , riusciva sempre ad arrivare fino in fondo . Dopo una certa attesa ( allora non era facile diventarlo ) lo avevano promosso « inviato di cronaca per i grandi fatti » . Così , Zardo aveva seguito , con dolore , orrore e rabbia , la strage di Piazza Fontana , quella di Brescia , quella dell ' Italicus , i neofascisti di Pian di Rascino , il sequestro di Cristina Mazzotti , il terremoto in Friuli , i funerali di Togliatti , l ' assassinio di Moro . Mille volte e a qualunque ora , ci incontravamo sul lavoro . Purtroppo , ricordare un cronista e un inviato , significa sempre ricollegarsi ai grandi « fatti » e alle tragedie di mezzo mondo per raccontare le quali i giornalisti - sia detto senza retorica - spendono tutto il loro tempo , la passione , la fatica e , a volte , persino la vita . Paolo Zardo ha sempre dato con generosità e coraggio . Fare il cronista , per lui , significava semplicemente stare con la gente , aiutarla , capirla , dare una mano . Paolo , nella vita , ha scritto un solo libro . Era intitolato : « Cronaca addio » .
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Il governo di un tema delicatissimo come quello delle biotecnologie è una responsabilità dalla quale la sinistra non si può sottrarre . Sino ad oggi , e forse lo sarà ancora nel futuro , il confronto si è animato da posizioni che non comunicano , chiuse nelle reciproche certezze . E l ' attuale codificazione internazionale non è in grado di garantire i consumatori . Così prevalgono i massimalismi e la sfiducia nei processi regolativi , le stesse Organizzazioni internazionali diventano uno strumento discutibile di organizzazione e cade il consenso , prevale nella pubblica opinione il contrasto verso la loro funzione ( Seattle , Ginevra e a Genova ) . Le recenti scelte strategiche adottate dall ' Ue che apre agli Ogm innescano una scelta strategica che rischia di essere irreversibile per l ' intero pianeta . Quale ruolo per il nostro Paese ? Il patrimonio di biodiversità straordinario del nostro paese , da Sud a Nord , il rapporto che essa ha con il territorio , con l ' agricoltura , con i microclimi , con le tecniche di lavorazione , con gli usi e costumi popolari , con le stesse attività agroindustriali moderne sono una risorsa per una moderna applicazione di " biotecnologie sostenibili " . La ricerca , la sperimentazione , l ' applicazione di " biotecnologie sostenibili " per aree di intervento di forte omogeneità ( vegetali su vegetali ) può diventare la scelta italiana valorizzando con ciò il nostro patrimonio di biodiversità . Penso alla riduzione dell ' impatto della chimica , all ' adattamento dell ' agricoltura al cambio climatico , alla capacità che hanno alcuni prodotti vegetali contro la desertificazione , alla resistenza e capacità di eliminazione di elementi patogeni che danneggiano culture mediterranee strategiche come ulivo , pomodoro , e vite attualmente trattati solo con i prodotti di derivazione chimica ; alla possibilità di operare anche in maniera più produttiva sul non food , sulle bio - masse , tutti questi sono solo alcuni aspetti di un uso intelligente delle " biotecnologie sostenibili " ! Occorre dunque orientare lo sviluppo del modello di ricerca in questa direzione , coordinando gli strumenti nazionali , regionali , universitari e privati è indispensabile . Una ricerca pubblica , cioè , finalizzata a tracciare una " via italiana " verso la valorizzazione delle biotecnologie " sostenibili " , caratterizzata da una forte originalità che la differenzi da quella già in essere attualmente in altri paesi . In Europa , Francia , Germania e Gran Bretagna hanno già scelto come azione strategica di impegnarsi da qualche anno sulle biotecnologie , le stesse risorse del quinto programma quadro dell ' Unione Europea , alla luce degli impegni finanziari nazionali di quei paesi , nella ricerca , sono marginali . Di questo passo i ritardi che l ' Italia accumulerà saranno pesantissimi , ed anche la nostra opzione minima , quella della gestione intelligente della biodiversità ed il suo utilizzo sostenibile , rischia di essere una enunciazione di principio . Il patrimonio straordinario del nostro germoplasma non basta solo declinarlo , o prenderlo a riferimento , bisogna rafforzare le iniziative già avviate , quindi catalogarlo , studiarlo , verificarne le potenzialità , considerarlo " res - pubblica " e prepararci con ciò ad una concorrenza internazionale che attraverso anche la rapina dei brevetti e l ' utilizzo del germoplasma non protetto costruisce una nuova concezione di dominio e di negazione delle identità territoriali . L ' Italia , in occasione del recepimento della direttiva dell ' Ue sulle biotecnologie , deve presentarsi con una sua forte proposta , con un suo modello giuridico e con programmi precisi di sviluppo delle biotecnologie sostenibili che modifichi in profondità la direttiva , nonché con un proprio piano strategico sulla ricerca . Guardare all ' Europa con le nostre idee e non dimenticare mai la nostra natura di paese mediterraneo , sono questi i due nessi che devono orientare lo sviluppo del piano sulle " biotecnologie sostenibile nel nostro paese . Ad Ivry , Francia e Germania hanno deciso di costruire un polo misto pubblico - privato di importanza strategica , attraverso un modello scientifico molto avanzato questo polo strategico non può essere sviluppato senza la partecipazione del nostro paese , per altro già sollecitato e richiesto . Nel polo di Ivry il modello della nostra ricerca può influenzare e orientare un nucleo di modello europeo che sta nascendo , molto diverso dallo schema angloamericano che sino ad ora ha condizionato lo sviluppo delle biotecnologie . Nel Mediterraneo e in Africa , avanza la desertificazione e le crisi alimentari sono sempre più forti . I paesi del Nord Africa cercano modelli di sviluppo agroalimentari e spazi di mercato sempre più orientati verso l ' Europa . Al contrario l ' egemonia nei grandi gruppi internazionali del commercio e del modello quantitativo dell ' agricoltura verso quei paesi rischia di essere totale orientando la produzione sull ' uso indiscriminato della chimica residuale alla quale si associa il dumping sociale . Tutto ciò crea una spirale di insostenibilità nello sviluppo agroalimentare di quei paesi ! Il sistema produttivo agricolo del Nord Africa è inoltre privo del supporto scientifico e della formazione - informazione , ed è evidente l ' impatto che si determina sulla sostenibilità e sulle risorse ormai fragili e rarissime come l ' acqua e il suolo . L ' Italia può offrire una sponda fondamentale come principale realtà mediterranea a questi sistemi economico - sociali attraverso il sostegno dei progetti mirati : nella formazione e nella ricerca , ma soprattutto sarebbe davvero innovativo proporre un progetto per la gestione - conservazione e brevettabilità ad uso comune delle risorse di biodiversità nell ' area mediterranea . Un progetto che interscambia e fa vivere al nostro paese una funzione di cerniera tra Nord e Sud del mondo . La nuova legge finanziaria , " quella della ripresa " deve dare segnali importanti a questo nuovo indirizzo . E ' questa la nostra responsabilità !
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Il villaggio globale vede circolare alla velocità degli elettroni il denaro , gli ordini di merci , le idee . Ma anche la paura . È una delle lezioni dell'11 settembre . Lezione che ai cristiani , tra le tante , pone anche questa domanda : è possibile globalizzare la speranza ? Dare al mondo motivi per sperare , destrutturando la paura ? Questo pensiero così formulato non c ' è , nel libro di don Mario Toso , Umanesimo sociale ( Edizioni Las , 453 pagine , 48.000 lire ) . Quando ha finito di scriverlo , le Twin Towers erano ancora dritte , ben puntate verso il cielo di Manhattan . Ma questo pensiero è come se ci fosse . Perché alla fine del poderoso volume , con la sua architettura forte e la sua ambizione di essere al tempo stesso analitico e sintetico , rimane questa impressione : il cristianesimo è chiamato a riprendere a produrre cultura , a dare al mondo un progetto di speranza e di pace fondato sull ' uomo , non su un ' ideologia , o una religione ideologizzata . Gli strumenti per farcela li ha . Forse però li ha anche , in parte , dimenticati . Dove sono ? Nella dottrina sociale , che Toso ci fa visitare . Un umanesimo sociale , dunque ; e teocentrico : " Un umanesimo - spiega Toso - aperto alla trascendenza , cosa tutt ' altro che scontata . C ' è chi propone sì un umanesimo , ma di segno diverso , affermando che la democrazia per sostenersi ha bisogno di una " religione civile " , nutrita di un umanesimo fondato su una ragione che prescinda da Dio e faccia " come se Dio non ci fosse " . No . La vera libertà dell ' uomo consiste non nel distaccarsi da Dio , ma nella relazione con Dio . L ' umanesimo in cui crediamo non è immanentista e chiuso , ma aperto a Dio . E proprio tale apertura gli dà respiro , lo fa lievitare " . Toso insegna Filosofia sociale presso l ' Ups ( Università Pontificia Salesiana ) e Magistero sociale presso l ' Istituto di pastorale della Pontificia Università Lateranense . Non è certo la prima volta che sostiene che per un progetto capace di dare speranza al mondo non occorre andare lontano . Basta la dottrina sociale , di cui il suo ultimo libro ripercorre tutti i temi fondamentali , una gigantesca sintesi che finisce per fare da piedistallo all ' umanesimo cristiano , sociale , trascendente . Umanesimo che si propone come pensiero forte . E spinge Toso ad affermazioni controcorrente , come questa : lo scetticismo genera intolleranza . Non il contrario ? " Lo scetticismo nega la possibilità di verità oggettive . Ma in tal modo è costretto a negare pure una verità del bene . L ' uomo perde l ' orientamento e tutti i diritti diventano al tempo stesso " veri " e " falsi " . Dove trovare le ragioni per rispettare l ' altro , se un bene oggettivo non esiste ? In questo modo ci si predispone all ' intolleranza " . Toso conosce le obiezioni . Non sarebbe migliore una democrazia che si basasse sullo scetticismo assoluto ? Non sarebbe intollerante proprio se si basasse , invece , sulla verità ? " Se tutto è relativo , ognuno si tiene la propria opinione e non esiste possibilità di confronto reale , perché , se la verità non esiste , a quale scopo dovremmo confrontarci ? " . D ' accordo , ma per il cristiano con il suo umanesimo che cos ' è il confronto se non il tentativo di persuadere ? Se il cristiano possiede già la verità , non ha bisogno di confrontarsi per cercarla insieme agli altri ... " Sì , la verità ci è stata donata . La " possediamo " , ma come esseri limitati . Ne cogliamo dei barlumi . E accanto alla verità , al singolare , ce ne sono tante altre , al plurale , che vanno conquistate grazie alla ragione " . Quindi il credente non è un despota ? " Nei Parlamenti , il credente fa ricorso non ad argomenti teologici , ma persuasivi . Deve mostrare la ragionevolezza di ciò in cui crede . Un esempio attuale ? Il dibattito sulla famiglia " . E qui siamo al nuovo umanesimo cristiano , verità alla ricerca di altre verità . Una sorta di work in progress ? " In un certo senso , sì . I nuovi modelli di vita ispirati cristianamente vanno realizzati in un contesto multiculturale , in un confronto con le altre religioni e visioni della vita . Di qui la necessità , oggi , di mostrare il volto del proprio umanesimo in termini chiari , comprensibili anche da chi è molto diverso . I contesti cambiano , di conseguenza anche il nuovo umanesimo muta profilo . Sarà forse una nuova cultura popolata di tante culture " . E Jacques Maritain ? Toso non nega di ritenerlo ancora il faro dell ' umanesimo futuro . Non è datato ? " In parte sì , lo è . Ma l ' anima della " città dell ' uomo " a ispirazione cristiana , la città pluralista fondata su una libertà non radicale , non indifferente riguardo al vero e al bene , la città fraterna in cui l ' autorità è a servizio della persona ... Questo nucleo rimane validissimo " . Ma criticato , anche in casa cattolica . L ' idea di pluralismo e apertura , contestano alcuni , nuoce all ' identità cristiana : " Ma no . I credenti , anche quando operano nel sociale , non possono spogliarsi del loro essere . L ' errore consiste nell ' intendere l ' autonomia del credente come distacco dalla comunione della Chiesa . E perché mai ? È proprio all ' interno della Chiesa che il credente trova elementi per il progetto " . L ' umanesimo cristiano è più che mai vivo , dunque . E la sensazione è che farà da fulcro al prossimo compendio di dottrina sociale in preparazione presso il Pontificio Consiglio " Giustizia e pace " . Originali e profetici , capaci di dare speranza a un mondo attanagliato dalla paura : a questo sono chiamati i cristiani . Toso non ha dubbi : ci riusciranno radicandosi nell ' umanesimo trascendente ; nell ' uomo capace di guardare nel modo vero , giusto e buono agli altri uomini e alla storia perché rivolto , con gli occhi dello spirito , verso l ' alto .
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La matematica è la scienza che si nasconde . Tutti si dimenticano che esiste . A molti appare come una disciplina astratta , aristocratica e distaccata , coltivata da geni strampalati . Poi d ' improvviso ci si rende conto che quanto di più moderno c ' è nella vita pratica , tante novità che sfrecciano nella cronaca , presuppongono l ' intervento decisivo della matematica . Il bancomat è sicuro grazie a numeri primi e curve ellittiche . Le più travolgenti operazioni di Borsa sono guidate da giovani e brillanti matematici . Parafrasando un pensiero di Italo Calvino , si potrebbe dire : fare matematica è " nascondere qualcosa in modo che poi venga scoperto " . Ma ci è voluta l ' Unesco , proclamando il 2000 " Anno della matematica " , per indurre il mondo a vincere un ' inveterata pigrizia intellettuale nei confronti di questa disciplina straordinaria . Per spiegare il peso reale della matematica nella società , domani si terrà a Milano una manifestazione a cura dei dipartimenti interessati delle cinque università milanesi . L ' iniziativa dell ' Unesco ha rotto il ghiaccio . Finalmente interpellati , i matematici hanno tanto da raccontare . La matematica si nasconde proprio perché è essenziale . " La verità , secondo me , è la sua ubiquità . La matematica è un po ' come l ' aria : ce ne accorgiamo quando manca " , rileva Giandomenico Boffi , ordinario di Algebra all ' Università di Trieste . È fuori discussione che la matematica sia " nascosta " agli occhi della gente . " Sfugge perfino la natura dinamica della matematica : spesso mi sento chiedere se c ' è qualcosa di nuovo da scoprire , e noto stupore attorno a me se parlo di teoremi nuovi " , nota ancora Boffi . " Sfugge la valenza culturale della matematica : quanti si vantano di apprezzare tutte le espressioni dell ' ingegno umano ( lettere , arti , diritto ) ma confessano , con civetteria , di non capire nulla di matematica ? " . I matematici ci hanno provato a far capire che la matematica è dovunque . Boffi cita " Matematica e cultura " , la manifestazione che dal 1997 si svolge ogni anno a Venezia . Le numerose sessioni hanno titoli come " Matematica e arte " , " Matematica e musica " , " Matematica ed economia " , e via dicendo . " Ma chi riconosce in uno splendido design l ' influsso della geometria frattale ? Chi è al corrente dell ' analisi matematica del suono nella musica moderna ? " . E poi , proprio le persone colte tradiscono la matematica . " Si parla di particelle subatomiche e di spazi intergalattici , di intelligenza artificiale , di telecomunicazioni , di meccanica quantistica . Ma si dimentica che sotto c ' è sempre una teoria matematica . E il trattamento dell ' informazione ? Presenta problemi di natura squisitamente matematica " , sottolinea Boffi . " E poi la matematica è un linguaggio comune agli esseri umani di ogni luogo e di ogni tempo " . Nuove sfide attendono questa scienza , che non ha affatto concluso il suo lavoro . Ma che cosa c ' è ancora da scoprire , in questo campo ? " Moltissimo . Sicuramente molto di più di quanto è stato scoperto finora " , interviene Marco Andreatta , professore di Geometria all ' Università di Trento . " La matematica è una scienza che si occupa dell ' infinito e , per sua natura , ogni volta che risolve un problema contemporaneamente ne apre altri , a quello collegati " . Andreatta avverte che la decisione dell ' Unesco è un riconoscimento da non prendere con indifferenza , un ' occasione da non sprecare , se si vuol dare sempre più slancio alla ricerca matematica e rilanciarne l ' immagine . " Il principio che ogni cosa in natura può essere misurata , tradotta in numeri ( e in altri oggetti matematici ) già appare in Galileo e forse anche prima di lui . Ma attenzione a non ridurre la matematica a soli numeri , magari elaborati al computer . La matematica comprende dell ' altro : l ' intuizione , la bellezza e l ' eleganza ( ci sono dimostrazioni più belle ed eleganti di altre ) " . Il ruolo dell ' educazione matematica è indispensabile allo sviluppo del pensiero razionale . " Uno dei tratti più importanti della nostra disciplina - commenta Andreatta - è la sua grande libertà di pensiero . Un pensiero mosso dalla curiosità della mente umana , spesso senza i vincoli dell ' applicabilità " . Ma , proprio mentre l ' Unesco punta sulla matematica , in Europa , e in particolare in Italia , lo spazio riservato a questa disciplina viene ridotto , nelle scuole superiori e nelle università ( dove , a Scienza e Ingegneria , cala il numero degli iscritti ) . " Ecco , io temo che su questo piano il proposito dell ' Unesco rischi una grave sconfitta " , confessa ancora Andreatta . E invece un ' educazione matematica è oggi più salutare che mai , " in quest ' epoca di faciloneria , in cui dominano l ' irrazionalismo e le pseudoscienze ( si pensi all ' astrologia ) " , prende la parola Claudio Citrini , ordinario di Analisi matematica al Politecnico di Milano . E aggiunge : " La matematica dovrebbe richiamare alla razionalità della logica e alla fantasia dell ' invenzione . Doti che scarseggiano sempre più . Il popolo di Internet dovrebbe essere molto accorto . La matematica potrebbe aiutarlo a non lasciarsi incantare come il villano davanti all ' imbonitore della fiera , a non prendere per verità assoluta tutto quello che incontra nella rete " . La matematica sostiene tutte le grandi tecnologie e permette di affrontare questioni finora invincibili . C ' è l ' analisi numerica dietro strutture complesse o imponenti : si va dalla scocca dell ' auto ai grandi ponti , ai grattacieli , alle piattaforme petrolifere . Questi calcoli coinvolgono centinaia di migliaia , se non milioni , di incognite . Le fenomenologie nuove che s ' incontrano nello studio di sistemi complessi ( come quelli biologici , o il moto dei corpi celesti ) possono essere investigate con tecniche matematiche moderne ( teoria delle catastrofi , frattali , sistemi dinamici ) che conducono a risultati assolutamente inaspettati , spiega Citrini . " La matematica dà certezze ma , vista dal di dentro , appare assai più problematica " , aggiunge Citrini . " I suoi rapporti con le altre scienze sono altrettanto strani " , osserva il professore . Cita Albert Einstein : " Le proposizioni della matematica , se si riferiscono alla realtà , non sono sicure ; se sono sicure , non si riferiscono alla realtà " . E commenta : " A mio parere , il fascino della matematica sta nel fatto che è terreno conquistato palmo a palmo , dopo un continuo combattere per ottenere un nuovo risultato , una nuova verità " . Matematica e fede . Citrini ricorda che molti matematici si sono cimentati in dimostrazioni dell ' esistenza di Dio . " La più famosa è quella probabilistica di Pascal ( la scommessa secondo la quale , per chi crede , il guadagno è di gran lunga superiore all ' eventuale perdita ) . Ma anche Leibniz inferiva l ' esistenza di Dio dal sistema binario ( l ' uno divino che , unendosi al nulla del creato , forma l ' immensa varietà del tutto ) . Ultimo è Gödel , il grande logico dei primi del '900 che matematizzò in termini moderni la dimostrazione ontologica di Sant ' Anselmo . Dimostrazioni interessanti , ma nessuna di esse può convincere chi non crede . Semplicemente , Dio non è un oggetto matematico , come non è un oggetto fisico . E non può essere studiato da nessuna scienza ( né per affermarlo né per negarlo ) . A maggior ragione , non lo è il Dio rivelato
Genoma, a un passo dalla mappa ( Mastrolilli Paolo , 2000 )
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Ancora non siamo arrivati alla mappatura completa dei geni umani , ma la notizia annunciata ieri dalla compagnia americana Celera Genomics ci ha portati ad un passo da questo risultato . In sostanza , l ' azienda con sede a Rockville , nel Maryland , ha dichiarato di aver finito la sequenza dell ' intero genoma di un uomo . I suoi studiosi hanno individuato le componenti chimiche del Dna , che costituiscono i nostri geni . Ora devono metterle in ordine , capire le loro funzioni , e definire la mappa vera e propria del genoma . Questo lavoro potrebbe prendere ancora un paio di anni , e avviene in concorrenza con lo Human Genome Project , ossia il progetto di ricerca pubblico condotto dai laboratori di sei paesi , compresa l ' Italia . L ' iniziativa per fare la mappatura era partita 13 anni fa , e ha lo scopo di individuare tutti i geni dell ' essere umano , per capire come fanno funzionare il corpo , e come possono essere trattati per curare gravi malattie . Il Dna ha circa 3,5 miliardi di paia di componenti chimiche , che creano un numero tra 80.000 e 100.000 geni , detentori delle informazioni per tutti i processi del nostro corpo , compreso il colore della pelle o degli occhi . Il consorzio pubblico dello Human Genome Project , che ha avviato l ' impresa , ha l ' obiettivo di mettere i dati a disposizione degli scienziati di tutto il mondo , e pochi giorni fa il presidente americano Clinton e il premier britannico Blair hanno ribadito l ' impegno a seguire questa linea . La Celera Genomics , invece , è un ' azienda privata , che ha lo scopo di ricavare profitti da questa operazione . L ' anno scorso , infatti , i suoi dirigenti avevano offerto al consorzio pubblico di collaborare per accelerare il progetto , in cambio del diritto esclusivo ad utilizzare alcuni risultati , che potrebbero tornare utili sul piano commerciale a sviluppare terapie per le malattie . Ma Francis Collins , direttore del National Human Genome Research Institute , rifiutò l ' offerta , e da allora è cominciata una specie di competizione . Quindi è probabile che l ' annuncio della Celera abbia anche l ' obiettivo di aumentare la pressione sul consorzio pubblico , mentre di sicuro ha già raggiunto lo scopo di far salire il valore delle azioni della compagnia , che ieri a Wall Street è cresciuto subito del 23% . Dopo la presa di posizione di Clinton e Blair , infatti , tutto il mercato delle aziende biotecnologiche aveva sofferto una crisi . Ma mercoledì il capo della Casa Bianca ha chiarito che impegnandosi alla pubblicità dei dati , non voleva ostacolare il lavoro delle aziende private impegnate nello stesso progetto , e subito ieri è arrivato l ' annuncio della Celera . Francis Collins ha detto di essere contento per il risultato raggiunto dai concorrenti , ma i responsabili dello Human Genome Project sostengono che la tecnica usata da loro per raggiungere lo stesso obiettivo è più precisa e affidabile . Il presidente della Celera , Craig Venter , ha detto che la sua compagnia potrà completare una " brutta copia " del progetto nel giro di poche settimane , e anche il consorzio pubblico prevede di raggiungere lo stesso risultato entro l ' anno . La mappatura vera e propria , però , non dovrebbe essere completata prima di due o tre anni . L ' annuncio della Celera , comunque , rende ancora più attuali due problemi chiave : primo , chi ha il diritto di possedere i dati del genoma ; secondo , come bisogna usarli per il bene degli esseri umani . Sul primo tema , la posizione presa da Clinton e Blair dovrebbe garantire la pubblicità della mappatura , che ogni scienziato troverà su internet per utilizzarla liberamente nei suoi studi . Le terapie che verranno scoperte , però , sono un discorso diverso , e qui entreranno in ballo gli enormi interessi economici delle grandi aziende biotecnologiche e farmaceutiche .