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> autore_s:"-" > anno_i:[1850 TO 1880}
StampaPeriodica ,
La Società Operaia di Bologna ( raccolta in Assemblea generale ordinaria la sera del 29 Ottobre 1875 , essendo uniti in adunanza i Soci e le Socie componenti la Sezione femminile ) , convinta che gli attuali Regolamenti Governativi sulla prostituzione recano grande iattura al diritto comune ed all ' uguaglianza in faccia alla legge , contrastano alla missione educatrice dello Stato , dando sanzione ed eccitamento all ' immoralità ; offendono la personalità e la dignità della donna e ledono il principio essenziale civile della riabilitazione ; non rispondono od almeno inefficacemente , allo scopo con cui si è preteso di giustificarli , cioè , di tutelare la pubblica salute ; Considerando per dolorosa esperienza , come la famiglia popolana sia più di ogni altra classe da questi regolamenti colpita ; Augurando tempi migliori in cui una più completa coscienza del dovere , una condizione materiale e morale più elevata per la donna , la trasformazione degli eserciti permanenti , e un più equo ordinamento economico , tolgano le cagioni precipue della prostituzione ; Delibera frattanto di associarsi ai nobili sforzi della Federazione Britannica Continentale e per essa al Comitato Centrale Italiano costituitosi in Roma all ' uopo di ottenere l ' abrogazione de ' Regolamenti surriferiti . E autorizza detto benemerito Comitato a giovarsi di questo Atto di adesione in appoggio alle Petizioni da presentarsi al Parlamento Nazionale per conseguire l ' intento desiderato .
PAPA E RE ( - , 1878 )
StampaPeriodica ,
Argomento per noi di massimo sconforto per l ' avvenire del liberalismo in Italia è la quasi unanimità di cui dànno prova in questi giorni gli organi principali della stampa italiana , nell ' invocare che fanno , come beneficio massimo per il nostro paese , l ' elezione d ' un Papa che voglia conciliarsi con lo Stato italiano , e che accettando i fatti compiuti lasci libero ai cattolici di gettarsi con coscienza tranquilla in mezzo alle nostre lotte politiche . Strana contraddizione è questa ! Tutti riconoscono la follìa delle illusioni quarantottesche di un possibile governo liberale dei preti , di una possibile conciliazione nella stessa persona delle due qualità di buon Papa dal punto di vista ecclesiastico e di buon re dal punto di vista civile e liberale . Tutti vi dicono che non si capisce come già allora , nel 1848 , non apparisse a tutti evidente che la Chiesa cattolica poggiandosi sul domma , ed organizzata a gerarchia con governo autocratico , non poteva affatto coordinarsi con un governo civile che posi sul principio elettivo , e che abbia per ragion di essere la esplicazione di tutte le libertà , di quella di pensiero , di coscienza e di parola quanto di ogni altra più strettamente politica . Ma queste cose che sono chiare a tutti quando si tratti del '48 e del governo teocratico degli Stati pontifici fino al 1870 , non sarebbero dunque più vere per l ' Italia dal '70 in poi , dopo che la Chiesa ha proclamato il Sillabo ed eretto a domma l ' infallibilità papale , e ciò soltanto perché l ' autorità monarchica non è più riunita nella stessa persona con l ' autorità papale ? Dunque quella conciliazione tra le due istituzioni che non sarebbe assolutamente possibile quando fossero rappresentate dallo stesso individuo , diventerebbe per la sola divisione delle persone , naturale e desiderabile per ogni verso ! E come ciò ? Noi non giungiamo davvero a capirlo . Forse perché il Pontefice non è più egli stesso re , dunque deve poter ammettere la libertà di coscienza , di pensiero e di parola , e quindi di propaganda anche nell ' errore . È assurdo il supporlo , ammenoché si voglia ritenere che il nuovo Pontefice voglia e possa trasformare la Chiesa romana in Chiesa nazionale , e sé in un arcivescovo primate d ' Italia , valendosi della propria infallibilità per negare l ' infallibilità stessa , e facendo un falò del Sillabo e dei canoni della Chiesa . Quello che potrà avvenire sarà , bensì , che il Papa , cioè a dire la Chiesa cattolica romana , accetti di fare , per ora e per necessità , una croce sulla questione del poter temporale , e che non accettando , ma valendosi delle nostre libere istituzioni , entri nella lotta con tutte le sue forze , nazionali e forestiere , al solo ed unico scopo di distruggere o snaturare quelle stesse istituzioni , non appena si fosse impadronita del potere . Fin dal primo numero della « Rassegna » noi dichiarammo apertamente il nostro pensiero a questo proposito . Noi temiamo ogni e qualunque conciliazione tra il nostro governo e il Papato , perché non crediamo che la Chiesa romana con tutte le sue forze sia oramai più da paventarsi in quanto combatta la nostra costituzione a Stato nazionale , ma invece riteniamo fermamente che ella sia la nemica peggiore e più temibile di quello che , secondo l ' avviso nostro , è scopo non inferiore , e bene altrettanto inestimabile , quanto l ' indipendenza nazionale , cioè , delle nostre libertà interne , della libertà del pensiero italiano in tutte le sue forme . Se per sventura nostra il partito cattolico prendesse il di sopra in Italia , il principio della libertà individuale verrebbe soffocato dal principio dell ' autoritarismo , la ragione si sommetterebbe al Sillabo , ed il paese nostro , già così prostrato moralmente per le lunghe servitù politiche , e per l ' azione secolare dello spirito oscurantista della Chiesa romana , ricadrebbe ben presto in condizioni tali di servitù morale ed intellettuale , da far disperare di ogni possibile risorgimento avvenire , e la stella d ' Italia sarebbe tramontata per sempre . Non lusinghiamoci , a guisa di fanciulli , con stolte superstizioni di un destino fatale che debba per sua propria virtù e a dispetto dei vizi nostri e del poco nostro accorgimento , far trionfare il nostro paese di tutti gli ostacoli , e farlo procedere glorioso nelle vie della civiltà . Se non saremo savi , cadremo , come sono caduti altri popoli ; se non sapremo misurare freddamente le forze dei nostri nemici , se daremo loro battaglia prima di esser pronti , e impegnando il combattimento nello stesso nostro campo , saremo schiacciati ; se l ' Italia non saprà mantenersi libera dal giogo dei preti e dal predominio del principio autoritario che essi glorificano , l ' Italia diventerà pur troppo la terra dei morti .
LA MONUMENTOMANIA ( - , 1878 )
StampaPeriodica ,
I sintomi della mania monumentale che ha invase le menti in Italia vanno purtroppo crescendo . L ' ultimo e più pericoloso eccesso si è dichiarato con la proposta , stata accolta favorevolmente da alcuni autorevoli periodici , di promuovere una sottoscrizione nell ' esercito per innalzare a Palestro un monumento al gran Re che abbiamo perduto . Questa sottoscrizione sarebbe , è vero , contraria ai regolamenti disciplinari , che vietano nell ' esercito le sottoscrizioni con carattere collettivo ; ma di ciò poco importa ai fanatici monumentalisti : essi dicono che la sottoscrizione dei militari dovrebbe essere individuale e spontanea . Fortuna delle frasi ! Ci par di vederla questa spontaneità della sottoscrizione . Ogni comandante di divisione , premendogli che il corpo sotto i suoi ordini faccia buona figura , chiamerà i colonnelli dei reggimenti e li pregherà gentilmente a promuovere la sottoscrizione per il monumento , ad onore dell ' esercito e specialmente della divisione . I colonnelli aduneranno i maggiori , e li inviteranno a prestarsi per la riuscita della generosa impresa ; i maggiori raccomanderanno la cosa calorosamente ai capitani , i quali esorteranno seriamente i loro ufficiali , perché prescrivano ai bassi ufficiali di ordinare ai soldati di pagare individualmente ( sottoscrivere non sarà sempre possibile ) un tanto per uno per il monumento al Re defunto . Vedrete allora che spontaneità !
StampaPeriodica ,
Riceviamo da un nostro amico la seguente lettera che ci pare assai interessante e che pubblichiamo tanto più volentieri , in quanto consentiamo con lo scrittore nel condannare la presente agitazione popolare per l ' Italia irredenta , come pure nella maggior parte delle opinioni ch ' egli espone sulla politica italiana in questi ultimi anni . Nel criticare il contegno tenuto dall ' Italia nel congresso di Berlino , noi non intendevamo affatto muovere rimprovero ai nostri rappresentanti di non aver chiesto il Trentino , ossia di non aver commesso una follia , ma bensì di non aver fatto la più lontana allusione alla questione nelle sedute ufficiali del congresso in occasione dei nuovi ingrandimenti dell ' Austria ; del non avere insomma , ci si permetta l ' espressione , interrotto la prescrizione ; dell ' aver ratificato il trattato senza che almeno nei processi verbali delle sedute sia stata rammentata una questione che ha per l ' Italia una primaria importanza anche al punto di vista della sua difesa militare . È vero che vi sono persone , e tra le bene informate , le quali sostengono che il primo rappresentante d ' Italia abbia veramente in colloqui privati col cancelliere dell ' Impero germanico , ai quali assisteva soltanto il ministro di Francia , chiesto formalmente una rettifica di frontiere , e che abbia così esposto la dignità del paese ad un fiero e diremmo quasi insolente rabbuffo per parte del principe di Bismarck . Ma noi non vogliamo prestare intera fede a tutto ciò , perché farebbe veramente troppo torto al senno di un vecchio diplomatico come il conte Corti . Ma l ' accusa maggiore che muoviamo alla politica italiana al congresso , è quella di non aver risolutamente sostenuto i diritti della Grecia e delle altre nazionalità della penisola balcanica ; e del non aver protestato energicamente contro l ' avvilimento del Montenegro , e contro i diritti quasi di alta sovranità riconosciuti alla sola Austria sopra tutto il litorale orientale dell ' Adriatico . A parte la questione del rispetto al principio di nazionalità , a cui l ' Italia deve la vita , e nel tener alto il prestigio del quale abbiamo la garanzia più sicura della nostra futura indipendenza politica in Europa , più sicura di quel che non ci diano ora i nostri imperfettissimi armamenti ; a parte , diciamo , questa questione , l ' Italia ha un interesse grandissimo a che la penisola balcanica non cada in mano né all ' Austria , almeno finché si estende dai Carpazi fino al lago di Garda , né alla Russia . Ora il miglior modo di opporsi a ciò , non è di sostenere il fracido edificio dell ' impero ottomano , ma di appoggiare la creazione di una federazione di Stati nazionali , grandi assai per vivere di vita autonoma , e non tanto da poter fare mai ombra all ' Italia . Né qui si tratterebbe di un fascio di piccoli Stati artificialmente messi insieme e artificialmente mantenuti come quelli della Confederazione del Reno , creata da Napoleone I e poscia sognata da Thiers , ma bensì di un ordinamento politico che coinciderebbe con la repartizione delle nazionalità nella penisola balcanica . E dato pure che la voce isolata dell ' Italia nel congresso non avesse potuto produrre alcun effetto sensibile negli articoli del trattato , essa ci avrebbe almeno procurato le simpatie di tutti quei popoli , e osiamo dire anche il rispetto dell ' Europa , più che non il nostro silenzio e la nostra indecisione . Almeno non sarebbero sorte le stupide accuse che noi desideriamo l ' Albania , o altri ingrandimenti simili . Né di minore importanza era per l ' Italia l ' assicurare con l ' indipendenza del Montenegro , e con l ' affermazione della sua completa sovranità sopra quei pochi chilometri di coste che gli sono stati concessi dal congresso , un punto fermo agl ' ingrandimenti , in quella direzione , dell ' Austria . E ciò senza ripetere quanto già abbiamo detto altra volta , sullo schiaffo da noi ricevuto nel non essere stati almeno consociati all ' Austria nei suoi diritti di sorveglianza sulla costa montenegrina e nel porto di Antivari . Non è dato a nessuno prevedere le conseguenze infinite che sorgeranno dalla nuova fase in cui è entrata la sempre più imbrogliata questione d ' Oriente , ma non ci sorprenderebbe affatto se dal congresso di Berlino dovesse per noi risultare un mutamento di alleanze , e se i nuovi amoreggiamenti del governo germanico con il Vaticano , i quali pure contribuiscono a spiegare la poca simpatia dimostrataci ultimamente dal cancelliere dell ' Impero , non ci spingeranno fatalmente a ristringere l ' alleanza con la Francia repubblicana ed anticlericale . Ecco la lettera : 31 luglio Ai direttori . L ' agitazione per l ' Italia irredenta comincia a calmarsi . Era tempo , se non volevamo renderci ridicoli agli occhi dell ' Europa , poiché è sempre rendersi ridicoli l ' alzare la voce senza essere in grado di far seguire l ' atto alla parola . E nessuna persona sensata potrebbe dubitare che in questo momento l ' Italia è incapace di agire in favore di Trento ( lascio sempre da parte Trieste come una chimera ) con qualche probabilità di riuscita . Forse è colpa dei nostri governi se non siamo in istato di realizzare i nostri desiderii e quelli che crediamo nostri diritti . Diritti piuttosto morali che scritti , e piuttosto politici che morali , poiché non è tanto in virtù della nazionalità italiana della maggioranza degli abitanti del Trentino , che noi reclamiamo questa provincia - dovremmo allora e con maggior ragione reclamare il cantone Ticino , Nizza , la Corsica e quelle parti della Dalmazia ove la popolazione intera è di nazionalità italiana , ma nell ' interesse della nostra sicurezza , la quale esige che la posizione strategica del Trentino , tutta offensiva nelle mani di una potenza transalpina , difensiva in quella di una potenza cisalpina come la nostra , ci sia presto o tardi ceduta . Può darsi , dicevo , che sia colpa della nostra politica estera se non abbiamo potuto profittare dell ' occasione del recente raffazzonamento politico della carta di Europa per ottenere la rettificazione della nostra frontiera del nord . Procuriamo almeno di profittare di questa lezione , non ricadendo negli stessi errori . Questi errori , a parer mio , si riassumono in uno solo : l ' indecisione . Abbiamo voluto , come si dice volgarmente , salvare capra e cavoli , ed ora ci troviamo a mani vuote . Fino dal principio della crisi , era evidente esservi in Europa due campi , quello dell ' Inghilterra e quello della Russia . Ora , se stava nel beneplacito della Francia e della Germania , che non aveano nulla da perdere né da guadagnare in questo conflitto , di mantenersi neutrali , non era così per l ' Austria e l ' Italia . E mentre la prima , facendo tacere ogni antipatia e simpatia sentimentale , e non ascoltando che la voce del suo interesse , s ' intese fin dal principio con la Russia circa un compenso eventuale ( non è ormai più permesso di dubitarne ) , l ' Italia temé di scontentare l ' Inghilterra e venir meno alle sue tradizioni liberali , alleandosi francamente alla Russia , ed ebbe paura di scatenare la guerra gettandosi intieramente nelle braccia dell ' Inghilterra . Eppure sarebbe stato sì facile di conciliare le proprie tradizioni liberali con l ' interesse del paese : bastava a tale effetto vedere coi propri occhi , giudicare i fatti e le situazioni senza idee preconcette , e soprattutto senza lasciarsi imporre dalle parole . Si preferì invece ascoltare la parola d ' ordine , data dall ' « opinione pubblica » di Parigi , fabbricata come tutti sanno , dalla penna esperta e infaticabile del patriotta polacco che dirige la politica estera del « Journal des Débats » e di cui le frasi sonore sulla seconda edizione della spartizione della Polonia ( la Turchia una Polonia ! ) furono per due anni amplificate e variate all ' infinito con una commovente unanimità da tutti gli organi riconosciuti dell ' « opinione pubblica » per tutta Europa : « Pall Mall Gazette » , « Kölnische » , « Allgemeine » e « Neue Freie Presse » senza parlare dei burgravi del giornalismo italiano ; poiché è soltanto da quando è stata gettata la maschera , e gli organi dell ' « opinione pubblica » al di là delle Alpi , all ' unisono e sempre al cenno partito dalla rue des Prêtres , gridano la croce addosso all ' Italia , che i nostri vecchi liberali cominciano un poco ad aprire gli occhi sui loro amici occidentali . Un anno , due anni fa a Roma se ne era ancora lontani , e mentre il governo austriaco lasciava declamare la sua « opinione pubblica » per agire nell ' interesse della monarchia , il nostro governo stimò doversi conformare al modo di vedere superficiale e burocratico de ' nostri burgravi . Quando si sarebbe dovuto prendere in mano risolutamente la questione delle nazionalità oppresse , intendersi col governo d ' Atene , spingerlo , occorrendo , alla guerra , far valere questo servizio sia a Pietroburgo come indebolimento della Turchia , sia a Londra come contrappeso allo slavismo , si ebbe paura di compromettersi , di avventurare la propria neutralità , di scatenare la guerra europea . Chi non risica non rosica . Una politica risolutamente anti - turca dell ' Italia non soltanto ci avrebbe procacciato l ' onore di mantenere la bandiera sotto la quale abbiamo acquistato la nostra propria indipendenza , ma avrebbe avuto il vantaggio di rafforzare la nostra posizione in Europa . La Francia certamente , benché i suoi interessi nel Mediterraneo e nel Levante sieno meno importanti dei nostri , avrebbe sostenuto questa politica , come lo prova il suo contegno a Berlino nella questione ellenica , e noi saremmo comparsi a Berlino con dei titoli per farci ascoltare . Invece , che cosa è accaduto ? L ' Europa ha agito come se la questione del Mediterraneo non ci riguardasse , e invece di riunire in un fascio le potenze mediterranee , Francia , Austria , Italia e Grecia ingrandita , e fortificarle coll ' aprire il mare Egeo alla Russia , noi abbiamo lasciato il Mediterraneo , il nostro mare , cadere tutto intiero e senza contrappeso nelle mani di una potenza che non vi ha nessun diritto naturale come potenza litoranea , e che è la rivale la più pericolosa pel nostro commercio orientale . Ed in ricambio non abbiamo ricevuto un solo vantaggio materiale , e neppure un solo vantaggio morale . Non parleremo qui dell ' annessione della Bosnia e dell ' Erzegovina all ' Austria : essa non costituisce un pericolo per l ' Italia e non aumenta neppure in modo considerevole le forze militari della nostra antica rivale , benché avrebbe potuto e avrebbe dovuto servire di pretesto per un regolamento di conti , se avessimo fatto l ' occorrente per essere ammessi seriamente a regolarli . Più grave è la presa di possesso di Spizza e il diritto di sorveglianza a Antivari , che sono stati accordati all ' Austria e che noi avremmo certamente potuto impedire , se avessimo protestato altamente e risolutamente invece di fare timide osservazioni ; poiché sempre ed ovunque è stata la paura per parte dei nostri governanti di bagnarsi con l ' entrare nell ' acqua che ci ha fatti restare all ' asciutto a guardarla correre . Circa ai vantaggi morali , non sono meno negativi , e , che io sappia , non possiamo vantarci , come il re di Danimarca all ' uscire dal congresso di Vienna , di avere conquistato , se non una sola anima , almeno tutti i cuori . Noi non possiamo contare né sull ' affezione né sulla gratitudine di alcun governo e di alcun popolo . Ed oggi ? Mi sembra che non vi sia più che un solo contegno possibile : quello della dignità tranquilla e dell ' attenzione vigile . Il trattato di Berlino , comunque imperfetto , avrebbe potuto garantirci alcuni lustri di pace : le convenzioni segrete poco onorevoli dell ' Inghilterra con la Russia e la Turchia del 30 maggio e del 4 giugno , concluse dietro le spalle all ' Europa quando altri si faceva ad alta voce il campione degl ' interessi europei ( nota Salisbury del 1° aprile ) , hanno notevolmente compromesso la durata di questa pace ; ed una politica intelligente deve preparare da questo momento le vie ed i mezzi per partecipare con maggior autorità che non abbiamo fatto a Berlino , alla prossima nuova sistemazione degli affari orientali . È impossibile che la Grecia sì perfidamente adescata , sì ignominiosamente abbandonata dall ' Inghilterra , sì platonicamente confortata dal congresso , resti molto tempo col fucile ad armacollo . Non è probabile che la Turchia si mostri molto amabile nella delimitazione di frontiere « consigliata » dal congresso di Berlino ; e per chiunque conosce la storia dell ' isola di Creta da cinquant ' anni , è anche meno probabile che i cretesi si rassegnino a lungo a subire il giogo ottomano ch ' essi hanno tentato tante volte di scuotere e che avrebbero scosso nel 1868 , se l ' Inghilterra non avesse allora , come l ' anno scorso , interposto un veto . Tutti sentono che il regno dei turchi in Europa si avvicina al suo termine ; che le decisioni del congresso di Berlino non costituiscono che una nuova fermata nel cammino verso la soluzione definitiva ; la questione può non aprirsi che fra venti anni , come può riaprirsi l ' anno prossimo . E per quanto questa seconda eventualità sia poco probabile e non certo da desiderarsi , poiché lo stesso acquisto del Trentino non varrebbe forse per noi dieci o venti anni di pace , pure dobbiamo esser pronti ad ogni caso ; sta a noi d ' intenderci anticipatamente con la Russia e la Grecia sulla sorte della Romenia e della Albania , dell ' Epiro e della Tessalia , di Costantinopoli soprattutto ; sta a noi di dettare condizioni all ' Austria , una volta che ci saremo intesi coi nostri due alleati naturali ; a noi allora di lasciar andare le cose , occorrendo , fino alla guerra ; non ci si arriverà , si può esserne sicuri ! Se l ' Austria in una guerra contro l ' Italia , o , per parlare più esattamente , nella considerazione dei casi di una guerra con l ' Italia , avesse dietro di sé l ' Inghilterra , noi avremmo dietro di noi la Russia ed i popoli della penisola dei Balcani , senza contare l ' appoggio della Germania e della Francia . Imperocché , non si prenda abbaglio , la Francia può , momentaneamente ed in odio del suo vincitore del 1870 , far buon viso al brutto tiro che l ' Inghilterra le ha fatto adesso , ma verrà il giorno in cui l ' antica gelosia contro la perfida Albione , assopita da quindici o venti anni e così leggermente ridestata da lord Beaconsfield , risusciterà più cieca ed appassionata che mai : tocca a noi di profittarne , come abbiamo profittato della sua folle scappata contro la Germania : potremo farlo , come l ' abbiamo fatto nel 1870 , senza rimorsi e senza far torto alla nostra dignità , perché avremo la coscienza che facendolo non portiamo danno all ' interesse vero , ma contribuiamo , anzi , al vantaggio reale del nostro antico alleato , al quale dobbiamo sì gran parte della nostra liberazione . Devot . C . F .
DESTRA O SINISTRA? ( - , 1879 )
StampaPeriodica ,
Non siamo né di destra né di sinistra e ce ne vantiamo . Parrà forse a molti un paradosso , l ' occuparsi di questioni politiche , essere buoni italiani , eppure non appartenere né alla destra né alla sinistra . A noi sembra invece naturalissimo . Anzi , una volta accettate le opinioni che la « Rassegna » professa , non sappiamo davvero come potremmo fare per ascriverci a destra o a sinistra . La « Rassegna » vuole il suffragio universale uninominale e diretto . La maggioranza della destra non lo vuole , e così pure la maggioranza della sinistra . In entrambe le schiere vi sono pochi individui che in quest ' argomento voterebbero con noi . La destra accetta una qualche estensione del suffragio , ma parte sempre dal punto di vista delle capacità , così come fa pure l ' on . Depretis nel progetto di legge da lui presentato alla Camera L ' on . Lanza ci dice che l ' estensione del voto dev ' esser fatta in modo da giovare egualmente a tutte le classi ; ma noi sfidiamo chiunque a trovare altro modo di raggiungere questo intento , all ' infuori o del suffragio universale o del voto graduato ; e questo secondo mezzo non è praticamente effettuabile , senza dire che i signori di destra non avrebbero mai l ' ardire di affrontare l ' impopolarità sostenendolo . E la sinistra ? Essa ha , dacché è al potere , architettato diversi progetti di nuova legge elettorale . In tutti si esclude a priori il suffragio universale , in tutti si dà una soverchia preponderanza all ' elemento cittadino , che già predomina nel nostro paese , e il cui esclusivo predominio è la ragione principale per cui appunto richiedesi una riforma elettorale . La « Rassegna » chiede al nostro Stato una politica più sicura di sé , più convinta , più seria di fronte alla Chiesa . Ciò non vuole la maggioranza della destra , la quale trova che lo stato di cose attuale è l ' ideale ; la quale si contenta di una frase vuota e ambigua , come di una sicura regola di condotta . Ciò vuole tanto meno la maggioranza della sinistra , la quale dacché è al potere fa crollare anziché rinforzare quei pochi sostegni che ancora difendevano i diritti dello Stato di fronte alla azione invadente e accaparratrice della gerarchia ecclesiastica romana . Vi sono , è vero , e a destra e a sinistra , alcuni individui che sanno valutare tutto il pericolo a cui la nostra civiltà nazionale va incontro ; ma sono eccezioni , che il partito conserva nel suo seno , tanto per avere un ' arme di più contro l ' avversario , in un momento in cui urga batterlo più vigorosamente in breccia . Così noi vorremmo che la proprietà e l ' amministrazione dei beni delle parrocchie fosse riconosciuta nella comunione dei parrocchiani correligionari , rappresentata da una congregazione elettiva , e che lo Stato non concedesse il godimento dei frutti delle proprietà destinate al mantenimento degli ufficiali ecclesiastici che a chi è designato per elezione dai parrocchiani stessi . Volendo queste cose , ci troviamo compagni con alcune brave persone di destra e di sinistra , ma recisamente contrari alla maggioranza e di qua e di là . Noi abbiamo sempre patrocinato gl ' interessi delle classi povere nel nostro paese . Crediamo che la prima preoccupazione del nostro governo dovrebb ' essere quella di meglio tutelare quegl ' interessi , che ora sono conculcati da ogni parte , dallo Stato , dalla provincia , dal comune e dalla classe agiata . Non ci siamo mai stancati dal far rilevare l ' urgenza di provvedere e con misure legislative e con provvedimenti amministrativi di ogni maniera . Or bene : qual è il partito che sia con noi in questa questione ? Destra o sinistra , tutti parlano genericamente della questione sociale ; tutti assicurano che essi soli cureranno gli interessi delle classi meno agiate ; ma di provvedimenti seri ed efficaci non se ne sono visti affatto da parte dei ministri né prima del 18 marzo 1876 né dopo ; ma e gli uni e gli altri molte , moltissime cose hanno fatto per aggravare la condizione del nostro contadiname . Tutto il nostro sistema d ' imposte gravita sproporzionatamente sul lavoro e sul povero . Il nostro contadino non trova nella società difesa alcuna contro la prepotenza e gli abusi della classe che sta sovra di lui . Già troppe volte , del resto , abbiamo parlato ampiamente di ciò , per dover ora dilungarci a dimostrarlo . Ma ora , ci si dirà , ora che la sinistra ha preso per bandiera l ' abolizione totale del macinato , perché non vi schierate con lei ? È facile spiegarlo . La « Rassegna » , fin dal giugno 1878 , consigliava che nel più breve termine possibile si dovesse abolire l ' intera tassa sul macinato , sostituendovi qualche altro balzello che supplisse al vuoto che ne deriverebbe nelle entrate del Tesoro . La sinistra vuole ora l ' abolizione , ma non ha il coraggio di rimediare al deficit con tasse che vadano a colpire gli elettori ; e sostiene che 4 e 4 fanno 9 perché così vuole l ' amor di parte . Il suo ragionamento ci pare essere il seguente : « Se 4 e 4 non fanno 9 , torna la destra : noi non vogliamo la destra : ergo dobbiamo ritenere che 4 e 4 fanno 9 » . La destra mette in ridicolo quest ' argomentazione ed ha ragione ; ma essa stessa che vuole ? Essa si contenta di dire : « 9 meno 1 fa 8; 4 e 4 fanno 8 : noi abbiamo bisogno di 9; dunque 4 e 4 non bastano » . Ma tace sul punto essenziale , se voglia o no l ' abolizione del macinato . Il dirci : « Per abolire il macinato , ci vogliono nuove tasse , perché noi vogliamo il pareggio » , non è una risposta , perché il quid faciendum rimane sempre dubbio ; e noi chiediamo loro : « Volete il pareggio mediante nuove tasse da sostituirsi al macinato , o lo volete con il macinato , lasciando tutto così come sta ora ? » . Per ora nessuno di destra lo ha detto ; e non lo ha detto perché anch ' essa platonicamente vorrebbe abolire il macinato , ma non ha il coraggio né la voglia di gravare di più gli elettori per isgravare i non elettori . Onde a noi la questione del giorno apparisce in questi termini : destra e sinistra ripugnano dall ' aggravare gli elettori ; ma mentre la seconda preferisce a ciò il deficit , la prima vi preferisce il macinato . Noi invece vorremmo l ' abolizione del macinato , e il mantenimento del pareggio con nuovi balzelli o con l ' aggravamento dei vecchi , in modo che colpiscano di preferenza la classe abbiente . Onde anche in siffatta questione non sappiamo d ' essere né di destra né di sinistra . Le riforme amministrative , dice di volerle l ' un partito quanto l ' altro ; all ' atto pratico finora l ' uno ha fatto su per giù come l ' altro . Così delle riforme nel militare , nella Marina , ecc . Tutti le vogliono ; ma nessun partito ha un programma speciale e distinto di riforme , tale da poterlo distinguere dall ' avversario . I mali che si deplorano nell ' amministrazione e nel campo della giustizia , quelli del modo in cui funzionano le istituzioni parlamentari ; l ' ultrapotenza dei deputati ; la demoralizzazione generale ; sono state effetto costante del governo dell ' uno come dell ' altro . Non vogliamo entrare nella questione se uno dei due partiti abbia mostrato maggiore serietà e dato maggior numero di uomini di Stato che non l ' altro . Questo giudizio spetterà agli storici nell ' avvenire , ma non è ragione sufficiente per ascriversi a un partito o a un altro . Un partito non è , e non deve essere semplicemente una società di persone che provino simpatia e stima reciproca , ma invece un insieme di uomini che si raccolgono intorno a un programma determinato nelle questioni maggiori . Queste lotte dei nostri partiti ricordano alcune guerre dei nostri comuni medioevali : gli uni si dicevano guelfi , gli altri ghibellini , tanto per distinguersi ; ma del Papa o dell ' Imperatore se ne ridevano egualmente tutti e due . Oramai si erano sempre chiamati così ; perché cambiare ? Firenze guelfa , Pisa ghibellina , dunque giù randellate e stoccate ; sempre in nome dei princìpi , e sempre egualmente a danno di tutto il paese . Ma che cosa vogliono dunque di diverso questa destra e questa sinistra ? ci dimanderà il lettore ingenuo . Risponda sempre per noi quel tal poeta di Mugello : ... tutto si riduce , a parer mio , A dire : esci di lì , ci vo ' star io .
StampaQuotidiana ,
Dovendo rinnovarsi l ' appalto dei trasporti di neve in questa Città dalle due montagne nominate Pizzuta presso Piana dei Greci e Busambra vicino il sito di Ficuzza pel corso di due anni da gennaro 1862 a dicembre 1863 , sono invitati gli attendenti a comparire in questo Palazzo di Città nel giorno trenta corrente a mezzodì , onde procedersi all ' aggiudicazione preparatoria in persona del miglior dicitore allo stato , coi seguenti patti e condizioni : Art . 1 . L ' appaltatore è obbligato trasportare tutta quella neve , che giornalmente sarà dimandata dall ' Amministratore , dalle neviere della Montagna della Pizzuta in Piana dei Greci , e di quella di Busambra esistente nel bosco di Ficuzza giusta gli ordini del suddetto Amministratore , e suoi Uffiziali competenti , e consegnarla tanto nel riposto di neve in Palermo allo Spasimo , che nelle botteghe di smercio , e particolari compratori analogamente alle disposizioni del replicato Amministratore . Art . 2 . Deve l ' Appaltatore a proprie spese trasportare dalle neviere suddette fino al punto di stradone tutta la neve , che sarà per richiedergli il suddetto Amministratore a schiena di mulo , e dal punto di stradone fino in Palermo con appositi carri , anche a sue spese , che debbonsi trovare in detto punto di strada allo arrivo delle mule , onde la neve , che devesi trasportare soffra il minor sfrido possibile , ed arrivi al più presto in Palermo ; al quale oggetto l ' appaltatore è obbligato a mantenere a disposizione del detto Amministratore numero sessanta mule pcl trasporto suddetto . Art . 3 . L ' Appaltatore dovrà eseguire in ogni giorno dalla Montagna della Pizzuta , ovvero da quella di Busambra fino al punto della strada rotabile tutti quei viaggi , che abbisognano , onde fornire ai carri , che come sopra si è detto , debbonsi trovare nella strada , di tutta quella neve , che dal detto Aministratore sarà stata richiamata ...
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Elenco dei Senatori stati nominati nelle Provincie Siciliane da S . M . in udienza del 20 corr . : Ruggiero Settimo , Principe Romualdo Trigona di S . Elia , Principe Torremuzza , Principe Pandolfina di S . Giuseppe , Professore Michele Amari , Principe di S . Cataldo , Marchese Spedalieri . Barone Bruca , Conte Sommatino dei Principi di Butera , Giuseppe Lella , Marchese di Gregorio , Marchese di S . Giuliano
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Il Pretore della città di Palermo . Visti i regolamenti del Consiglio edile ; Ritenuto che molte strade principali di questa città si trovano oggi ricostruite in miglior forma , e rifatte , tra le quali sono precisamente annoverate le seguenti : via Butera , via Alloro , via di Casaprofessa e Ponticello , via di S . Agostino al Crocifisso di Lucca , via Montevergine e Gelso , strada della Bara all ' Olivella sino al Monte di Santa Rosalia , stradone S . Antonino ; Volendo recare un provvedimento tale che riesca a togliere ogni causa di danneggiamento delle strade che trovansi riformate , non che delle altre che vanno a riformarsi : ORDINA 1 ) Tutti i proprietari delle case , le quali fiancheggiano la strada Macqueda non che le altre di sopra notate , nel termine improrogabile di tre mesi a contare da oggi , faranno incanalare le grondaie delle loro case nei modi e nelle forme stabilite dal Consiglio edile , cui prima presenteranno gli analoghi disegni per l ' approvazione ... 4 ) I Senatori delle Sezioni , ciascuno per la parte che lo riguarda , cureranno la esecuzione della presente ordinanza . Palermo , 1 aprile 1861 . II Pretore : Duca DI VERDURA
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Siccome era stato precedentemente annunziato , il 2 giugno alle 5 p . m . avea luogo la solenne funzione di collocare la prima pietra dello scalo della ferrovia fuori la porta S . Antonino . Nel sito designato dalla pianta che venne qui inviata dal Ministero dei Lavori Pubblici , erasi nel breve tempo concesso agli apparecchi , innalzato un grande ed elegante padiglione e di fianco un gran palco , per accogliere gl ' invitati . La Guardia Nazionale chiudeva il recinto formando un gran rettangolo di là dal quale era una grande massa di popolo tranquillo e giulivo . Nel centro del recinto stava un grosso cubo di pietra tenuto in sospeso da un argano . All ' ora indicata convenivano nel padiglione S . E . il Luogotenente Generale del Re Cav . Della Rovere col suo seguito , S.E. Rev.ma Monsignor Naselli Arcivescovo di Palermo accompagnato dal suo clero , tutte le autorità civili e militari , ed una eletta di cittadini di ogni ordine e di eleganti signore . L ' Arcivescovo avendo rivestito gli abiti del suo ministero , secondo le prescrizioni del rituale , seguito dai suoi chierici , avanzavasi insieme al Luogotenente del Re dinanzi allo scavo sul quale pendeva la pietra . Ivi il Segretario Generale dei Lavori Pubblici pronunziò un discorso , dopo il quale Monsignore Arcivescovo recitò le preghiere e benedisse la pietra . Indi Sua Eccellenza il Rappresentante del Re versò nella fossa un cucchiaio di calce . Venne compilato verbale del fatto dal Notaro di Casa Reale , il quale fu sottoscritto dal Luogotenente , dall ' Arcivescovo , dai Segretari Generali , e da molte altre autorità presenti alla cerimonia .
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Questura della città e Circondario di Palermo . IL QUESTORE Ad evitare gl ' inconvenienti che possonsi sperimentare in pregiudizio del pubblico in occasione del passeggio delle carrozze tanto nello stradone della Libertà , che al Foro Italico Dispone Art . 1 . Il passeggio delle carrozze nello stradone della Libertà , e lungo il Foro Italico , sarà sempre in due file , le quali tanto allo andarsi dalla città , che al ritornare , dovranno sempre tenere la destra , lasciando nel centro uno spazio sufficiente . Art . 2 . Le carrozze che vorranno fermarsi potranno farlo nel seguente modo . Quelle che passeggiano nello stradone della Libertà si fermeranno sulla propria diritta alla estremità dello stesso stradone , che divide questo dal viale alberato destinato alla passeggiata a piedi . Quelle che vanno al Foro Italico potranno fermarsi sempre sulla propria diritta , cioè parte rasente la panchina , e parte nello spazio limitrofo a quello destinato pel passeggio delle carrozze , e sempre ad una conveniente distanza . Art . 3 . La passeggiata nello stradone della Libertà si estenderà sino al palazzo del signor Duca di Realmena , e quella nel Foro Italico sino alla casina del principe di Cutò , salvo prolungarsi , qualora il numero delle carrozze sia così eccedente da portare ostacolo al libero cammino . Art . 4 . Il passeggio delle carrozze alla Marina nelle ore serotine sarà eseguito collo stesso ordine , se non che nel solo intervallo in cui l ' orchestra suonerà dei pezzi di musica , è permesso alle carrozze che vorranno fermarsi innanzi al teatrino di praticarlo con raddoppiare le file e lasciando sempre al centro lo spazio sufficiente a potere le due file ordinarie proseguire la passeggiata . Finito il pezzo di musica le carrozze fermate riprenderanno il corso seguendo la propria direzione per rimettersi nelle fila ordinarie , e non potranno retrocedere , se non giunte alla distanza di 300 passi dal teatrino . Art . 5 . I cocchieri contravventori alle suddette disposizioni soggiaceranno ad una multa ai termini dell ' articolo 39 delle leggi penali che resta fissata in tarì dieci . I recidivi oltre della multa saranno sottoposti alla pena della detenzione ai sensi dell ' art . 36 suddette leggi