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> autore_s:"-" > anno_i:[1970 TO 2000}
StampaQuotidiana ,
La piantina di Milano , spiegata sulla parete della sede nazionale di Forza Italia , in Via dell ' Umiltà a Roma , sembra la planimetria di un campo di battaglia . Puntini , cerchietti e riquadri di diverso colore , collegati tra loro da linee diagonali che si dipartono tutte da un unico centro : il Forum di Assago . Lì , il prossimo 16 aprile , si aprirà il primo congresso nazionale di Forza Italia , il movimento inventato appena quattro anni fa da Silvio Berlusconi che ora vuol diventare , a tutti gli effetti , un partito . Sotto quella piantina , telefono appoggiato in permanenza all ' orecchio e tastiera del computer sotto le dita , lavorano dalla mattina alla sera le ragazze addette alla " logistica " . Non è roba da poco : a Milano convergeranno , in quei tre giorni , 3.079 congressisti ai quali vanno assicurati ( e pagati ) alloggio , pasti e spostamenti , più un numero imprecisato di ospiti e di giornalisti . A complicare ulteriormente le cose ci si è messa anche la concomitante Fiera del mobile , una delle grandi manifestazioni commerciali che intasano periodicamente Milano . Gli organizzatori del congresso si sono messi le mani nei capelli , quando se ne sono resi conto : le assise non potevano certo essere spostate un ' altra volta , e poi la data ad alto potenziale simbolico del 18 aprile , cinquantesimo anniversario della vittoria del fronte moderato di Alcide De Gasperi sulla sinistra frontista di Pietro Nenni e Palmiro Togliatti , era stata accuratamente scelta da Berlusconi stesso per celebrare , con un comizio a Piazza Duomo , la chiusura del congresso e la nascita ufficiale del partito . D ' altra parte , non si poteva rischiare di lasciare all ' addiaccio , nel clima traditore di metà aprile , migliaia di congressisti . Per fare fronte all ' emergenza , i responsabili organizzativi hanno chiamato in soccorso un esperto : il generale ( e ora senatore ) Luigi Manfredi , già comandante del IV corpo d ' armata degli Alpini e responsabile della Protezione civile . Manfredi è arrivato a via dell ' Umiltà armato di mappe e cartine , ha messo su una piccola task force di telefoniste , ha affidato a ciascuna uno spicchio di città ( i delegati che vengono dal nord verranno smistati nel quadrante settentrionale della città , quelli che arrivano da sud in quello meridionale e così via ) , e ora il responsabile organizzativo di FI , Claudio Scajola , può tirare un sospiro di sollievo : " Grazie al generale , ce la faremo a sistemare tutti " . Il primo congresso di Forza Italia ( quanto costerà nessuno lo sa ancora dire con precisione , ma si parla di cifre da capogiro , tra gli 8 e i 10 miliardi ) si aprirà dunque giovedì 16 aprile nella più solida enclave azzurra dell ' Italia ulivista , in una scenografia che è il segreto meglio conservato dell ' operazione , perché Berlusconi ne sta curando personalmente l ' ideazione . Se ne occupa durante i weekend ad Arcore , con il supporto di alcuni " creativi " di Mediaset : il suo obiettivo , spiegano , è di assicurare una cornice " spettacolare " al debutto di quello che " non è un partito di plastica " , come recita lo slogan di maggior successo di questa lunga vigilia congressuale . Lo ha coniato , ovviamente , Berlusconi , e lo ripetono a ogni piè sospinto tutti gli esponenti più vicini al leader , dal suo portavoce Paolo Bonaiuti a Giuliano Urbani ( cui è affidata gran parte dell ' elaborazione tematica congressuale ) a Franco Frattini . Lo ripete , con più gusto di tutti , Claudio Scajola , che del nuovo partito è lo strenuo organizzatore , e che sciorina orgogliosamente i suoi dati : 140.000 iscritti ad almeno 100.000 lire l ' uno nei tre mesi della campagna 1997 ( attraverso spot Tv e " telemarketing " ) , che hanno fruttato 11 miliardi di entrate ; 117 congressi provinciali , celebrati negli ultimi mesi , che hanno eletto i coordinatori locali e i delegati alle assise nazionali . Nel congresso , che sarà articolato in sei " sessioni tematiche " destinate ad aggiornare il programma elettorale del '94 , si voterà per il Presidente ( Berlusconi , naturalmente ) , per sei membri dei 18 del Comitato di presidenza e cinquanta del Consiglio nazionale . Restano di nomina presidenziale , invece , i 20 coordinatori regionali e sei membri del Comitato ( i restanti sei sono di diritto ) . È stato nel '96 , dopo la sconfitta elettorale , che Berlusconi ha deciso di dare a FI una struttura che le garantisse l ' insediamento sul territorio , visto che la cosiddetta " par condicio " non avrebbe più consentito l ' utilizzo dei mezzi di comunicazione per diffondere i messaggi politici : " La sinistra ha 200.000 iscritti che si incaricano di fare la propaganda " , disse ai suoi collaboratori . " Non avendo più le Tv , anche noi dobbiamo fare altrettanto " . Fino a quel momento , c ' erano stati diversi tentativi di trasformare il comitato elettorale che aveva portato al trionfo del '94 ( nel quale un ruolo fondamentale era stato svolto dagli uomini " dell ' azienda " , e di Publitalia in particolare , sotto la guida di Marcello Dell ' Utri ) in una struttura più radicata e permanente . Nell ' impresa si sono cimentati diversi dirigenti , da Mario Valducci ( oggi responsabile Enti locali ) a Cesare Previti ( coordinatore nazionale tra il '94 e il '96 ) , ma solo dopo la batosta elettorale il disegno prese davvero corpo . Ex sindaco di Imperia , esponente della Dc ( dove però , tiene a precisare , " non ho mai fatto politica a livello nazionale " ) , Scajola venne candidato alla Camera in quella tornata , risultando eletto . Appena un mese dopo , Berlusconi lo insediò a Via dell ' Umiltà , da dove sono stati elaborati , in questi due anni , lo statuto ( approvato il 18 gennaio del '97 , nel terzo anniversario della fondazione di FI ) e l ' assetto territoriale e centrale del partito . Perché proprio lui , l ' ultimo arrivato ? Scajola non ha dubbi : " Perché Berlusconi ha avuto fiuto " , spiega . I suoi nemici ( e lui ammette : " So di essermene fatti tanti , da quando sono qui " ) lo accusano però di essersi dedicato alla costruzione di un apparato di partito , scegliendo dirigenti a lui legati e ricalcando vecchi modelli di organizzazione politica . Alla struttura che vedeva come unità territoriale di FI il collegio uninominale della Camera ( inventata da Guido Possa , amico ed ex compagno di scuola di Berlusconi , già vice del coordinatore Previti e oggi responsabile delle rete ormai in disarmo dei club di Forza Italia ) si è sostituita un ' organizzazione che ricalca l ' assetto degli enti locali : comune , provincia , regione . Ogni livello ha i suoi organismi e i suoi dirigenti , a riproduzione di quelli nazionali . " Una struttura inutilmente burocratica , dove rischiano di affermarsi i signori delle tessere " , accusano i critici , sostenitori di un partito " leggero " : l ' ala liberale di Antonio Martino e Marco Taradash , il variegato gruppo dei professori ( dall ' insoddisfatto Giorgio Rebuffa a Lucio Colletti , che del congresso non vuol neppure sentire parlare ) , e anche buona parte dei gruppi parlamentari , a cominciare dal presidente dei deputati Giuseppe Pisanu . Ma Scajola difende la sua creatura : " Stiamo facendo venire alla luce , dalla periferia di FI , una nuova classe dirigente di inaspettato valore . Abbiamo scritto uno statuto estremamente democratico , che ha due fondamentali obiettivi : impedire la nascita di correnti e garantire l ' elezione diretta dei dirigenti " . Ai suoi detrattori , che gli rimproverano di " democristianizzare " FI , Scajola replica : " La Dc ha avuto difetti e degenerazioni da cui vogliamo stare lontani , ma è anche durata 50 anni , e io spero che FI possa fare altrettanto " . Critiche e gelosie , spiega , nascono dal fatto che " i gruppi parlamentari , che erano l ' unico centro ' direzionalè del partito , temono di perdere il loro peso " . Come lui stesso ammette , nei collegi , tra i parlamentari e i nuovi dirigenti locali di partito , si sono prodotte numerose tensioni , alcune delle quali sono sfociate in abbandoni . Dal '96 a oggi , sono quindici i parlamentari che hanno abbandonato i gruppi azzurri . Certo è che , per la prima volta nella sua esistenza , FI sta registrando le tipiche scosse sismiche di ogni vigilia congressuale che si rispetti . Chi è esperto nella geografia interna del movimento individua principalmente due assi contrapposti : quello dell ' apparato centrale , guidato dallo stesso Scajola e dagli uomini più vicini ( il deputato sardo Salvatore Cicu , ex giovane Dc e responsabile del settore adesioni , il consulente per il congresso Luigi Baruffi , ex responsabile organizzativo della Dc , Mario Valducci , il tesoriere Giovanni Dell ' Elce ) e che avrebbe l ' appoggio del capogruppo al Senato Enrico La Loggia , e quello capeggiato da Pisanu e Frattini , forte di un buon rapporto con Gianni Letta . A quest ' ultimo , che pure non ha alcun incarico formale , e non è neppure iscritto al partito , tutti riconoscono però un ruolo centrale di equilibrio e mediazione . Il principale scontro precongressuale , che verteva sul sistema per l ' elezione dei membri del Comitato di presidenza , è stato risolto da Berlusconi stesso mercoledì sera , nell ' assemblea dei gruppi , a favore dell ' asse Pisanu - Frattini . Niente liste bloccate , come suggeriva Scajola , si voterà a preferenza unica : " Non mi piacciono le cordate " , ha tagliato corto il leader . Il voto sarà a scrutinio elettronico , come per il Totocalcio : un ' innovazione tecnologica che permetterà la massima rapidità nelle operazioni . Ai parlamentari , Berlusconi ha spiegato : " Il congresso non sarà una passerella : ci sarà un vero dibattito , nel quale tutti potranno dire la loro " . La base della discussione sarà il programma " liberale e liberista " del '94 , che poi " gli alleati ci costrinsero ad annacquare nel '96 , facendoci togliere capisaldi della nostra proposta di governo , come il buono scuola e sanità e la separazione delle carriere " . Ma al congresso di Milano si parlerà naturalmente anche di strategie e di rapporti politici : dal dialogo con il centro cossighiano a quello con la Lega . Per ora , si guarda con attenzione alle assise del Carroccio , che si apriranno oggi e alle quali parteciperà Giulio Tremonti , massimo sostenitore della " svolta nordista " di FI . Vari altri esponenti azzurri ( dal coordinatore lombardo Dario Rivolta a Giancarlo Galan , presidente della Regione Veneto , a Tiziana Maiolo ) stanno già lavorando a possibili campagne comuni con la Lega , ma i rapporti con Umberto Bossi li gestisce Belusconi in prima persona . Un Berlusconi di ottimo umore , racconta chi ha partecipato alla riunione di mercoledì . A chi lo investiva con i suoi " cahiers des doléances " sul funzionamento di gruppi e partito , ha replicato con aria divertita : " Ci sto pensando da tempo : se avessi organizzato le mie imprese come questa baracca , sarei fallito in tre mesi " .
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Milano . L ' apertura a sinistra dei radicali ci ricorda che agosto è , per dedizione e tradizione , il mese di Marco Pannella , il periodo in cui il leader riformatore si prende la rivincita sui giornali , colpevoli durante l ' anno di non occuparsi mai abbastanza delle sue iniziative e della sua persona in particolare . Non che la calura estiva faccia diventare i direttori dei quotidiani più buoni molto più semplicemente mentre gli altri politici si godono le meritate vacanze , Pannella , da geniale comunicatore qual è , ne approfitta e occupa lo spazio per lanciare le sue campagne autunnali e invernali . E i giornali e televisioni , spesso controvoglia , sono costretti a concedergli titoli e pagine . Hanno fatto storia , per esempio , le battaglie radicali per tenere aperto Montecitorio durante le vacanze estive . Dal 76 i presidenti della Camera ( Pietro Ingrao prima , Nilde Jotti , Giorgio Napolitano e Irene Pivetti poi ) hanno dovuto capitolare di fronte alle proverbiali insistenze pannelliane.Tutto questo , però , fino all ' anno scorso . L ' agosto 1996 infatti segna la prima sconfitta ' estiva ' del capo dei Riformatori da almeno vent ' anni . La stagione era già cominciata sotto i peggiori auspici con la chiusura agostana della Camera decisa dal presidente Luciano Violante . Dal 1976 è la prima volta che succede ha tuonato Pannella e guarda caso proprio nella legislatura che non vede presenti i radicali . Ma l ' annus horribilis pannelliano è stato decretato dai propositi secessionisti di Umberto Bossi , dai veti di Fausto Bertinotti e dai disegni proto politici di Antonio Di Pietro . I1 palcoscenico mediatico è stato tutto per loro e Marco si è dovuto accontentare delle briciole : solo trafiletti e redazionali per la sua tradizionale paginetta dattiloscritta.Ha provato , Pannella , a entrare nel dibattito in corso sulle prime pagine , ma gli è andata buca : prima ha offerto a Bossi di marciare insieme lungo il Po , poi ha ricordato che Antonio Di Pietro ha firmato i suoi referendum : niente . Solo il Giornale di Vittorio Feltri ne ha dato puntuale notizia.Eppure il leader radicale si è dato molto da fare anche quest ' estate . In previsione della campagna referendaria d ' autunno , Pannella ha convinto Marta Marzotto ad organizzare una mega raccolta fondi per il movimento dei club che porta il suo nome . A bordo di un motoscafo accompagnato dal Commissario europeo Emma Bonino e con la Marzotto nei panni del navigatore , Pannella ha scandagliato la Costa Smeralda alla ricerca di calette segrete sopra le quali si affacciano le ville dei vip ai quali chiedere un contributo milionario . I risultati non sono stati confortanti né dal punto di vista economico né da quello mediatico , anche perché , nel frattempo , Pannella ha annunciato a Radio Radicale che i suoi club , per statuto , chiuderanno a fine anno . Sottoscrizione straordinaria e annunciata chiusura ordinaria ( indipendente dall ' esito della prima ) vanno di pari passo nei disegni pannelliani di breve scadenza . Ma è sul fronte delle iniziative politiche in senso stretto che Pannella stenta a trovare una soluzione che lo faccia uscire dalla secca in cui si trova . I1 rapporto con il Polo , dopo la denuncia dell ' accordo elettorale miliardario non rispettato , non fila certo liscio . Da qualche settimana i militanti organizzano scioperi della fame , manifestazioni , cartellonate e iniziative varie per indurre i leader del Polo ad incontrare i vertici del Club Pannella , cioè Pannella medesimo . I1 centrodestra però non risponde . Il " dialogo , conflittuale con il Polo " , non solo sta fallendo politicamente ma , per il momento , al movimento pannelliano non ha portato neanche la necessaria visibilità . Rimangono in campo i 20 referendum , che Pannella difenderà con i denti : iniziativa che fin d ' ora costituisce un punto cardinale per chiunque vorrà fare politica di stampo liberale e liberista . Ora invece il leader radicale apre a sinistra , almeno sui temi della politica internazionale . Contemporaneamente , si badi tentativo di dialogo con la destra . Tanto che Radio radicale , senza alcun imbarazzo alterna interviste a politici di sinistra che plaudono alla recente iniziativa , a tormentoni sul dialogo con il Polo . L ' escamotage trovato da Pannella è quello del partito radicale transnazionale , soggetto politico diverso dai ' nazionali ' Club Pannella . È Emma Bonino a motivare l ' appello alla sinistra : ' Mettiamo a disposizione il patrimonio ideale e i temi di politica estera del Pr , tra cui la moratoria sulla pena di morte e il Tribunale per i crimini umanitari . Ci rivolgiamo alla sinistra perché è al governo e la politica estera la fanno i governi ' . Nessun tentativo di inciucio , dunque , ma la consapevolezza che nelle maggiori democrazie occidentali la politica internazionale non è materia esclusiva di un solo degli schieramenti .
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Giulia Maria Crespi organizza un convegno su " Il bello , attualità e futuro di un concetto accantonato " , e su come fare per resuscitarne in Italia il culto , secondo voi , chi invita ? Il vicepresidente del Consiglio e ministro per i beni culturali Walter Veltroni , naturalmente . La settimana scorsa finisce così , per Veltroni , in bellezza . Nulla lasciava presagire , per sé , per il governo , per l ' arte e per la Juventus , una tempesta di metà giugno di così vaste proporzioni . Eppure quella gitarella del 14 maggio a bordo del Cacciamine Termoli , al largo di Civitavecchia , è già materia per esperti di uccelli del malaugurio . Il ministro era andato alla ricerca " dell ' arte sommersa " perché " il mare è una grande cassaforte d ' acqua che custodisce i tesori del tempo " . Veltroni , guardando il mare , si è detto entusiasta della collaborazione con il ministero della Difesa , una collaborazione che implica accordi per la vigilanza , la prevenzione e la repressione dei traffici illeciti delle opere d ' arte . " Mi sembra bello che si utilizzino le caserme per i musei " , ha detto . Al settimanale Il Mondo , il vice premier denuncia una manovra oscura : " Stanno bloccando in Parlamento la legge sul dilettantismo " . Si riferiva allo sport e alla presenza dei partiti nel Coni : " Ma stiamo scherzando ? - ha detto - tecnici e atleti oggi nelle leghe e nelle federazioni non hanno nemmeno diritto di voto . È giunto il momento che lo sport venga preso in mano anche da chi lo pratica , da chi sa di che cosa si sta parlando " . Subito dopo aggiunge : " In Italia si rischia l ' omologazione dei linguaggi : spesso si dà la notizia di politica come fosse quella di sport o viceversa " . Qualche giorno dopo a proposito del recupero dell ' area di Pompei si esprime così : " È una sfida da vincere in tutti i modi " . " Pompei - ha promesso Veltroni ) - comincia a rinascere , non continua a morire " . E ha aggiunto : " È un ' opera titanica " : a quel punto i napoletani , che a queste cose fanno attenzione , hanno incrociato le dita per una frase facimente associabile con le catastrofi evocate dal film con di Leonardo Di Caprio . Su Pompei Veltroni non vuole fare " demagogia " e si limita quindi a un " si cambia musica " e a un misterioso " si cambia banda " . E anche un richiamo ai giornalisti : " Io - ricorda - sono stato direttore dell ' Unità e ho letto cose terribili ( sic ) su Pompei " , ma oggi " diffondere l ' idea che Pompei è passata da una morte annunciata alla rinascita , significa fare un favore alla verità " . Intanto il 15 giugno si deve occupare anche di politica ( " Non esiste alcuna suggestione di fare elezioni anticipate " ) di occupazione ( " Le regioni del Mezzogiorno si avviano sulla strada di uno sviluppo autosufficiente " ) di Rai ( " Così non va " ) . Ma pregusta già la sfilata sulla Croisette a Cannes e la finale di Coppa dei Campioni ad Amsterdam . Il 16 maggio è l ' ora delle riforme ( " Ci auguriamo vadano a compimento " ) e della giustizia ( " Il ministro Flick fa il ministro della giustizia " ) . Il week - end l ' ha dedicato alla sua passione , il cinema . Le polemiche sulla rivalità tra Nanni Moretti e Roberto Benigni glielo guastano un po ' : " L ' Ulivo non preferisce l ' uno piuttosto che l ' altro - fa sapere il vice premier - sarebbe una follia " . E si augura che la giuria di Cannes assegni la Palma d ' Oro ex - aequo ai due comici . Poi scappa il boss Pasquale Cuntrera , e il vice presidente del governo dichiara : " È inaccettabile per la coscienza civile del paese che un boss possa fuggire " . E mentre l ' opposizione chiede la testa del Guardasigilli e Flick stesso si dimette , Veltroni aggiunge : " Esistono buchi nella normativa " . Con la valigia pronta per Amsterdam ( " In tribuna ci sono tre ministri spagnoli , mi pare doverosa una presenza italiana " ) Rivendica anche di essere una sorta di menagramo per omissione , vocazione confermata dalla partita con il Real . La sua squadra del cuore perde se lui non può vederla : " L ' anno scorso io non c ' ero " . Poi avviene il furto delle opere d ' arte alla Galleria d ' arte moderna di Roma . Veltroni sente il peso delle responsabilità e comunica che rinuncia alla partita : " È un colpo tremendo - dice - Ma ho impegni di governo " . A proposito del furto , si lancia in un ' ardita analisi criminologica per spiegare perché a speso 70 miliardi in sistemi di sicurezza per le opere d ' arte senza collegare gli allarmi di musei e gallerie alle questure ( eppure un critico di livello come lui dovrebbe ricordarsi almeno del film Topkapi ) . " Eravamo preparati ai furti , ma era una rapina con le armi " . Cuntrera è irreperibile , dei quadri non c ' è più traccia e la Coppa si sta volatilizzando . Ma per fortuna per salvarsi l ' anima c ' è sempre la teoria del complotto e l ' evocazione dello spirito di Licio Gelli ( teoria ieri sbeffeggiata dal procuratore capo di Firenze ) : " Sento di nuovo l ' odore delle bombe del '93 " " Se qualcuno pensa che con la sparizione di questi quadri si cerchi di meno Gelli , si sbaglia di grosso " .
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Francesco Saverio Borrelli , il 22 ottobre 1993 sul Venerdì di Repubblica , di sé ha detto : " Sono un mediocre pianista , un pessimo cavaliere , un pessimo alpinista , un dilettante di professione , ma mi piacciono tante cose che non faccio in tempo ad essere professionista in tutto " . Chi è dunque , veramente , il capo della procura di Milano ? Un irreprensibile e incorruttibile uomo di diritto che ha condotto da par suo la rivoluzione italiana o un novello Torquemada che " non incarcera la gente per farla parlare , ma la scarcera dopo che ha parlato " o , forse , un piccolo Vishinskij che si domanda " se in fondo sia proprio così scandaloso chiedersi se lo choc della carcerazione preventiva non abbia prodotto risultati positivi " . Borrelli non poteva che indossare la toga . Figlio e nipote di magistrati ha la vocazione per le aule di giustizia fin da bambino : " Avevo tre o quattro anni , quando dicevo : ' Voglio fare il magistrato ' " , confidò a Enzo Biagi nel maggio del 1992 , poco dopo l ' affaire Chiesa . Una carriera che ha radice nell ' ambiente familiare : il padre , Manlio , è stato il primo presidente della Corte d ' appello di Milano e buon amico di quell ' Oscar Luigi Scalfaro cui Francesco Saverio il primo maggio di tre anni fa si mise a disposizione per un " servizio di complemento " . Borrelli comincia così a respirare l ' aria di Palazzo di giustizia , ma come in questi aspri giorni di polemica contro la classe politica , era solo . Almeno così , lui stesso , ha detto sempre a Biagi : " Non avevo e per lungo tempo non ho avuto amici " . Oggi , così come all ' inizio della carriera , è tornato ad essere solo . Ha ricevuto , è vero , la solidarietà della sua procura , ma gli osservatori attenti non si sono lasciati sfuggire che essa è stata affidata ad Armando Spataro e Ferdinando Pomarici e non per esempio a Gherardo Colombo o Gerardo D ' Ambrosio . Sembrano finiti i tempi d ' oro di Mani pulite , sotto il Palazzo di giustizia di Milano non si convocano più cortei al grido " Borrelli facci sognare " , e chi si azzarda a organizzarne ancora qualcuno non raccoglie che poche decine di manifestanti . Le dichiarazioni dello scorso week end rivolte al leader dell ' opposizione parlamentare Silvio Berlusconi ( " Non posso più polemizzare con un imputato " ) , hanno lasciato il segno anche tra i suoi colleghi . E una buona dose di nervosismo comincia a serpeggiare . Da una parte c ' è il sostituto Edmondo Bruti Liberati che a Repubblica dice : " Saverio ne ha fatta un ' altra delle sue . Non c ' è un progetto , non ci sono dietrologie da fare . Semplicemente , lui è un timido . Se viene preso all ' improvviso , faccia a faccia , il rapporto con i media non lo sa gestire . È da un pezzo che voglio regalargli un libretto americano che spiega come deve comportarsi un magistrato di fronte ai microfoni " ; e dall ' altra c ' è Nando Dalla Chiesa che , pur condividendo i timori di un riequilibrio dei rapporti magistratura - politica a favore di quest ' ultima , sottolinea che lui quella frase su Berlusconi non l ' avrebbe pronunciata . Borrelli , poi , deve incassare gli altolà del Pds ( " Non può comportarsi come un macchinista dei Cobas " ) , i distinguo di Elena Paciotti , presidente dell ' Anm . E anche il preannuncio dell ' azione disciplinare da parte del Guardasigilli , nonostante Giovanni Maria Flick sia un grande amico del pm milanese con il quale condivide la passione per la cacciagione e la polenta consumate insieme nei ristoranti di Courmayeur . L ' unicità delle carriere ha permesso a Francesco Saverio Borrelli di svolgere agli inizi della sua il ruolo di giudice : prima magistrato civile alla sezione fallimentare e in Corte d ' appello , poi penale al Tribunale e in Corte d ' assise . In seguito è passato alla pubblica accusa , come sostituto procuratore . Tiziana Maiolo oggi deputato di Forza Italia , allora era cronista giudiziario a Palazzo di giustizia per il Manifesto e lo ricorda come un uomo in grigio : " Era assolutamente incolore , con nessuna visibilità , molto riservato . Una persona , anche cortese , che nelle sue inchieste teneva un profilo basso " . Insomma un Borrelli diverso da quello che abbiamo imparato a conoscere in questi cinque anni . Uomo di sinistra , ma non di stretta osservanza Pci , Borrelli fu tra i fondatori , anche se non di primo piano , di Magistratura democratica , la corrente togata più progressista all ' interno del Csm . Anche lì , ricorda chi lo frequentava , stava ai margini e non faceva parte di nessuna delle due anime di Md , non si schierava né con i magistrati più fedeli alla linea del partito comunista né con i garantisti dell ' ala extraparlamentare . L ' essere di sinistra non gli impedì di riconoscere innocenti i carabinieri che travolsero e uccisero , a bordo di un blindato , Giovanni Zibecchi , il militante del Movimento studentesco , che a Milano , in corso Ventidue marzo , si apprestava ad assaltare la vicina sede del Movimento sociale . Chi ha seguito la sua carriera fin dall ' inizio sostiene che in quell ' episodio ci sia il vero Borrelli , la sua cultura giuridica e professionale : praticamente la stessa che ha ispirato gli anni di Mani pulite . La responsabilità dei militari dell ' Arma sembrava pressoché certa , ma la strategia di emergenza , sia politica sia giudiziaria , contro il terrorismo suggeriva una certa cautela . E Borrelli stava molto attento quando affrontava certi temi . Il suo approccio di tipo emergenziale negli anni dell ' antiterrorismo sembra quasi un ' anticipazione , mutatis mutandis , dello svolgimento delle inchieste contro la corruzione . La filosofia , per molti aspetti , è analoga : oggi come allora si deve combattere il fenomeno più che perseguire i singoli reati , e se talvolta si calpestano alcune garanzie non è importante : quello che conta è il risultato finale . L ' inchiesta Mani pulite , poi , agli occhi di Borrelli appare in linea con la " volonté générale " . Nelle interviste che quotidianamente per cinque anni ha rilasciato ai giornali , Borrelli cita sempre la consonanza sua e del suo ufficio con la società civile e l ' opinione pubblica . Il 16 maggio '93 a dice a Panorama di essere stato " un notaio o esecutore di qualcosa che stava succedendo fuori dal Palazzo di giustizia " . L ' inebriante aria dell ' Inchiesta Eppure prima di respirare l ' inebriante aria di consenso intorno a Mani pulite , Borrelli era il ritratto del pubblico ministero poco loquace e molto equilibrato . Del suo passato al tribunale fallimentare , un ambiente che secondo alcuni meriterebbe più attenzione , nessuno ricorda grandi battaglie moralizzatrici . L ' esatto opposto del pubblico accusatore alla Di Pietro " efficace , diretto , aggressivo e chiassoso " , come più tardi lo stesso Borrelli - annota Giancarlo Lehner in " Autobiografia non autorizzata di un inquisitore " - auspica sia il moderno pm . Secondo alcuni , Borrelli avrebbe lasciato Md per ragioni di opportunità . La sponda dei socialisti si sarebbe prestata meglio a un avanzamento di carriera . Alla fine degli anni Ottanta , da sostituto procuratore arriva ad assumere il ruolo di capo della procura di Milano . Ma dal 1988 al 1992 , priva di quel sostegno della gente che arriverà poi , la procura non porta avanti fino in fondo nessuna inchiesta importante contro la politica e l ' amministrazione pubblica . In un forum pubblicato dal Giornale di Indro Montanelli , Borrelli spiega che non c ' era il consenso necessario per aggredire la classe dirigente del paese . Così alcuni filoni , affittopoli e nettezza urbana , vengono abbandonati e non sono affrontati con quello stesso piglio inquisitorio di cui più tardi godrà l ' inchiesta Mani pulite . A un certo punto , su iniziativa di Ilda Boccassini , la procura si concentra sulla Duomo connection , un ' inchiesta tesa a dimostrare le mani della mafia su Palazzo Marino . Le indagini sfiorano Paolo Pillitteri , ma si risolvono nell ' accusa e nella condanna dell ' assessore Attilio Schemmari . Dopo il processo Boccassini sbatte la porta e lascia Milano per Palermo . Poi arriva la stagione delle Mani pulite che Borrelli si trova a gestire grazie all ' irruenza di un suo sostituto , Antonio Di Pietro . A poco a poco , capisce che il clima è cambiato e presta la sua fine mente politica al servizio dell ' inchiesta e ne diventa lo stratega . Borrelli è consapevole che per andare avanti , almeno in un primo momento , deve trovare una sponda su una parte del mondo politico . Pds e Msi lo appoggiano . E chi come Tiziana Parenti rischia di rompere questo legame indiretto finisce per lasciare il pool . Man mano che l ' inchiesta procede , lo scontro con i politici si fa sempre più duro . Quando il ministro della Giustizia Giovanni Conso , il 6 marzo 1993 , presenta la proposta di soluzione politica di Tangentopoli , parte il " non expedit " di Borrelli e il decreto viene affossato . Qui nasce il Borrelli interventista e da allora qualsiasi proposta nasca in Via Arenula , con Alfredo Biondi , Filippo Mancuso o Vincenzo Caianiello , è sempre scontro . Il 20 dicembre '93 , pochi mesi prima delle elezioni che avrebbero portato Berlusconi a Palazzo Chigi , Borrelli rilascia una dichiarazione che suona come un messaggio ai partiti che cominciano a prepararsi per la campagna elettorale : " Chi sa di avere scheletri nell ' armadio , vergogne del passato , apra l ' armadio e si tiri da parte . Tiratevi da parte prima che arriviamo noi , dico io . Quelli che si vogliono candidare , si guardino dentro . Se sono puliti , vadano avanti tranquilli " . Un mese prima delle elezioni viene arrestato il fratello del leader di uno dei due schieramenti , Paolo Berlusconi ; a pochi giorni dal voto partono gli ordini di custodia cautelare per sei manager Publitalia , tra cui Marcello Dell ' Utri . Ma l ' apice viene raggiunto quando Borrelli invia a Berlusconi un preavviso di garanzia a mezzo stampa . Il consenso popolare però non gli manca mai . Il suo vero cruccio è occupare la poltrona di presidente della Corte d ' appello quella che fu del padre , perché Borrelli a differenza di altri non è un magistrato che cerca potere fuori dall ' ordine giudiziario . Nel marzo del '94 sembra sul punto di lasciare la procura , ma quando capisce di non avere i titoli adeguati per l ' incarico , il 13 aprile , affida a Montanelli la promessa che la sua battaglia contro la corruzione continuerà " Resto in trincea , rinuncio alla Corte d ' appello " . Il vicepresidente del Csm , Giovanni Galloni , commenterà : " Macché rinuncia , a quel ruolo lui non può aspirare . Ce ne sono altri prima di lui e gliel ' ho anche spiegato " . I tempi eroici ora sono finiti e l ' appoggio dell ' opinione pubblica non è così acritico come un tempo . E , come se non bastasse , la politica tenta di rialzare la testa dopo anni di sottomissione . " Borrelli ormai è un estremista emarginato - dice Tiziana Maiolo - Elena Paciotti l ' ha spodestato nel ruolo politico di interlocutore della Bicamerale " . E Maiolo non è l ' unica a pensare che le ultime dichiarazioni segnino la fine del Borrelli politico . La Repubblica , solitamente bene informata sul pool , scrive : " Ci si domanda se dietro queste asprezze non ci sia una certa stanchezza , la sua sfiducia nelle prospettive , forse addirittura la ricerca di una uscita di scena in bellezza " .
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I giorni trascorrono , sempre più lenti e più lunghi , quel terribile 16 marzo si allontana nel tempo , siamo già a maggio , ci avviamo verso il compimento del secondo mese dal rapimento dell ' on. Moro e dal massacro della sua scorta . E l ' opinione pubblica comincia ad avvertire che la vicenda , così grave , così tragica , sta assumendo aspetti sempre più inquietanti . Convince sempre meno l ' idea che ci troviamo di fronte soltanto a una banda di terroristi . Ci sono i " fiancheggiatori " , l ' area magmatica dell ' eversione e della violenza , e questo si sapeva . Ma ormai si deve pensare che c ' è anche altro : collegamenti , complicità , ispiratori in zone ben più " rispettabili " e " rispettate " della realtà italiana . Perché le indagini non fanno un passo avanti ? Perché invece di discutere tanto su ipotesi impraticabili che dovrebbero indurre - chissà perché - i terroristi a rilasciare Moro , al prezzo di un rovinoso cedimento dello Stato , non si comincia a mettere le mani su qualcuno ? Sono domande che non si possono più ignorare . Tutti si dichiarano per la lotta contro il terrorismo . E , nonostante le oscillazioni dei socialisti , una imponente maggioranza è schierata , intorno al governo , sulla linea della fermezza . Come mai , allora , coloro che tale fermezza dovrebbero concretare con l ' azione pratica sembrano come paralizzati , o quasi ? E ' un fatto che le indagini ristagnano . Un " covo " , è vero , è stato scoperto , ma per caso , a Roma . Altri sono emersi dalle nebbie del mistero in periferie più o meno lontane . Qualche mandato di cattura , qualche fermo o arresto . E un solo " brigatista " caduto nelle mani della polizia , e ciò perché la sua vittima ha avuto il tempo di ferirlo , prima di morire . Ma , sulla sostanza , sulla pista principale , non un solo passo avanti . Nel frattempo , però , le BR hanno continuato a sparare e ad uccidere . Hanno continuato ( continuano ) a lanciare bombe . Soprattutto hanno intensificato la diffusione di comunicati e lettere , infine di sole lettere a firma Aldo Moro , " con una puntualità e un ' immediatezza - ha scritto con sarcasmo un commentatore - di cui da tempo i nostri servizi pubblici sono incapaci " . In questura si dice che queste lettere siano ormai parecchie decine . Non solo . Il cittadino legge nei giornali che la famiglia Moro " presumibilmente " è anche l ' ultima mittente conosciuta ( mittente , non destinataria ) di tutte queste missive . Legge che la famiglia " ha evidentemente trovato un canale di contatto con i rapitori senza che la polizia lo scopra " . Legge , rilegge , si sente ripetere dalla radio e dalla TV i nomi degli " intimi collaboratori " del presidente della DC , a cui i cronisti , quasi con naturalezza , e pur senza dirlo , attribuiscono il ruolo di " postini " . Scopre l ' esistenza di " un avvocato vestito in modo dimesso " che secondo alcuni sarebbe il " canale " di cui si servono i terroristi per inoltrare le lettere personali di Moro . E , pur nel rispetto per il dramma della famiglia del rapito , il cittadino è indotto a confrontare questo caso ad altri analoghi , non così rilevanti , certo , sul piano politico , ma non meno dolorosi , sul piano umano , come i due ultimi , quello di Giovanna Amati e di Marta Beni - Raddi . Qui , la polizia e la magistratura non sono rimaste paralizzate . Hanno anzi agito e hanno messo le mani sui delinquenti che telefonavano o che tenevano contatti per altre vie . O forse il ragionamento va rovesciato ? Forse si deve concludere che , appunto perché carico di implicazioni politiche , il caso Moro rende l ' arma delle indagini " scarica e inutile " , per citare le parole di un giornale che le BR hanno usato volentieri per diffondere gli scritti loro e del loro prigioniero ? Noi abbiamo anche seri dubbi che per queste vie tortuose sarebbe possibile proteggere meglio la vita di Aldo Moro .