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> autore_s:"AMENDOLA GIOVANNI" > anno_i:[1910 TO 1940}
LA POLITICA DI LEONE XIII ( AMENDOLA GIOVANNI , 1915 )
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Il volume dei documenti Galimberti , recentemente pubblicati da Crispolto Crispolti e da Guido Aureli insieme ad una estesa introduzione storica destinata ad illuminarne il valore ed il significato , permette alla nostra curiosità di penetrare un po ' più addentro nella scena politica italiana degli anni che cominciano intorno all ' 80 e terminano intorno al '90 . Dicendo " scena politica italiana " si ha forse l ' aria di rimpiccolire a torto il teatro della politica vaticana : ma guardando le cose un po ' da vicino si vede che non impiccioliamo niente , poiché mentre da un lato i protagonisti della politica vaticana erano quasi tutti italiani negli anni a cui si riferiscono questi documenti , dall ' altro vedremo facilmente che la spina dorsale della politica di Leone XIII e di Rampolla contro la quale si erige la polemica di questa pubblicazione vindice della fama di Luigi Galimberti , si innesta su di un errore della politica italiana dopo il '70 ( quello stesso che abbiamo cercato di mettere in luce due settimane fa a proposito dell ' Archivio Crispi ) che perciò la gonfia bolla dell ' imperialismo pontificale si risolveva tutta in una fase negativa della nuova politica italiana . - Diamo dunque un ' occhiata assai rapida ai due campi , di qua e di là del Tevere : vediamo un po ' che cosa valessero , in Curia Romana o in Consiglio dei Ministri , i soliti nipoti di Machiavelli . Un giudizio demolitore del pontificato di Leone XIII è da parecchi anni superfluo . Lo hanno già dato , in Conclave , i cardinali chiamati ad eleggerne il successore : e quel giudizio è stato irrimediabilmente confermato dall ' opinione cattolica degli anni successivi alla elezione di Pio X . Appena morto il Pontefice tutto l ' edificio fastoso e barocco della fama decorativa di Leone XIII è sparito come per incanto . Pareva una solida costruzione da sfidare i secoli , tanto che gli esaltatori evocavano in suo onore le immagini più gloriose del Pontificato romano - Innocenzo III , ad esempio - ed invece si rivelò subito per un castelletto di carte , o per una nube effimera colorita come una chimera . L difficile evocare il ricordo di un ' altra fama declinata con altrettanta rapidità dopo la morte dell ' uomo che ne godé da vivo : forse per avvicinarsi al caso attuale , bisogna pensare ad uno scrittore che sparì dalla scena del mondo alt ' incirca negli stessi anni : Emile Zola . Come si spiega questo giudizio sommario che ha cancellato , in mezzo a tanto unanime consenso , le glorificazioni , durate venticinque anni , di un papato che parve glorioso ed ora sembra a tutti vano e decorativo ? È possibile spiegarlo pensando al pontificato di Leone XIII come ad una tesi di cui , ad onta di numerosi e caparbi tentativi , non si è saputa dare la dimostrazione . La tesi di Leone XIII era un ' eco delle tradizioni politiche dello Stato romano , boriosamente gonfiate con gli ideali universalistici della Chiesa medioevale : la mancata dimostrazione storica di questa tesi , cioè la sua mancata attuazione nel campo dei fatti , aprì gli occhi alla massa dei cattolici sulle condizioni della Chiesa , non dico dopo il '70 ma nel mondo moderno ; poté insomma operare in molti quell ' operazione di carattere a cui la tipica mentalità cattolica ostinatamente rifiuta . Poiché nella Curia di Roma vive ancora - e finché si vive si spera - una visione della storia moderna in cui sarebbe difficile a dire se sia più grande l ' incomprensione o l ' orgoglio ; una visione per la quale si concepisce tutto il moto moderno che parte dalla Riforma e passa per la Rivoluzione francese e per la rivendicazione delle nazionalità , come una deviazione dalla linea maestra del genere umano , alla quale si dovrà ( dopo una più o meno lunga cecità ) ritornare : ed alla Chiesa cattolica si dà la missione di aspettare in silenzio , conservando il patrimonio sacro dell ' ortodossia , riaffermando di continuo le proprie posizioni fondamentali senza mai rinunziare a nulla , in attesa del giorno in cui la restaurazione sarà piena e completa , così nell ' ordine dello spirito come in quello del mondo . Quella certa aria di grandiosità che circondò il pontificato di Leone XIII , e che trasse in inganno i suoi contemporanei , bisogna ricondurla a questa tradizione oramai secolare , alimentata dal tenace ed abile sforzo della Compagnia di Gesù , ed in cui non bisogna certo vedere nulla che rassomigli ad un ' azione personale . Sul fondamento di , questa tradizione , si svolse la politica del pontefice . La quale , se si guarda alla facciata , sembra vasta , multiforme e sollecita di ogni bisogno della chiesa : si svolge essa per lunga distesa delle questioni dello spirito fino a quelle della società ed alla diplomazia . Infatti il pontificato leonino sembra avere il suo fondamento nella restaurazione della filosofia tomistica quasiché il papa volesse incominciare dallo spirito e dalla cultura la sua opera di riedificazione . Viene poi la preoccupazione della pace religiosa ; unione delle Chiese orientali , liquidazione del Culturkampf . Indi la pace sociale interesse per le classi proletarie , fondazione della democrazia cristiana . Su questa triplice base spirituale sembra riposare la politica propriamente detta di Leone XIII : quale base sembrerebbe a prima vista più solida di questa per quell ' attività che la Chiesa , vivendo fra gli uomini , è costretta ad esercitare fra gli uomini ? E nessuno certamente vorrà negare a quel papa una certa larghezza d ' ingegno e di visione arricchita dalla cultura umanistica che gli fu propria ma nessuno altresì potrà riconoscergli la solidità dell ' intelletto politico e la profonda serietà degli scopi : quella serietà per la quale l ' individuo scompare , totalmente assimilato ed assorbito , nell ' opera della sua vita . Invece l ' immagine di Leone XIII , con la sua magnificenza di pose e di parole , non soltanto non è scomparsa nell ' opera del suo pontificato , ma è invece una delle pochissime cose che il suo pontificato abbia lasciato dietro di sé nel mondo . Il papa di Carpineto amava , come ogni buon italiano , la letteratura e i versi , e riuscì a fare della propria vita un discreto componimento letterario - latinamente rotondo - ma la vita , nella sua difficile ed ardua complessità , gli sfuggì quasi totalmente tanto che egli , nel . corso di pochi anni , finì per mummificarsi in un sogno impossibile il quale , se mettiamo da parte il valor letterario , si riduce a una bizza senile senza profondità e senza coscienza . Alla luce di questa bizza senile nella quale si rivelò presto il motivo fondamentale di tutta la sua attività , noi possiamo apprezzare il giusto valore delle sue iniziative filosofiche , spirituali e sociali . E questo valore è piccolo , perché quasi mai egli partecipa intimamente alle iniziative ch ' egli stesso prende : in esse ha l ' aria di veder soltanto strumenti di grandezza , élisir per il ritorno della vita gagliarda nel vecchio corpo della Chiesa , grande ma stanco . Così il neo - tomismo è ai suoi occhi un fondamento granitico su cui combattere il pensiero moderno insidiante , l ' unione delle Chiese è la costituzione di un maggior impero per la sua potestà spirituale e la stessa democrazia cristiana ( forse il più geniale dei suoi disegni ) vale più come un ' arma di battaglia che come una rivelazione morale e sentimentale dell ' uomo . Tutte queste grandi mosse , che potevano far pensare alla fondazione di un pontificato nuovo stile - il pontificato spirituale - misero capo invece in brevissimo tempo ad un sogno ben piccino : il sogno della restaurazione temporale . L ' universalità del cattolicismo medioevale si risolveva rapidamente in un legittimismo , nemmeno nazionale . Orbene : il pontificato di Leone XIII sembra muoversi fra il contrasto di due tendenze , di due volontà , di due uomini , - Galimberti e Rampolla . Tale almeno è il presupposto del volume di cui ci stiamo occupando , gli autori del quale sembrano credere che , se la politica del Galimberti avesse potuto prevalere , il valore del pontificato sarebbe stato diverso . La lettura dei documenti contenuti nel volume a dir vero non autorizza né smentisce questa opinione ; poiché essi ci rappresentano un Galimberti che adottava , per l ' esecuzione della politica papale , strumenti diversi , talora opposti , a quelli scelti dal Rampolla : ma lasciano poi impregiudicata la questione di sapere se il Galimberti , pur scegliendo strumenti diversi , avrebbe poi saputo o potuto trasformare la politica papale in qualche cosa di diverso da quel meschino tentativo di restaurazione temporale ch ' essa era in sostanza . Ad ogni modo gli episodi del contrasto fra i due politici di Curia ci offrono il modo di vedere su quale base effimera poggiasse la politica del Vaticano . L ' animo di Leone , essendosi determinato nel fine da raggiungere , doveva ancora fissarsi sui mezzi più opportuni per ottenerlo più speditamente . Nell ' attesa di potersi decidere , egli incominciò col voler rialzare il prestigio della Chiesa . La questione del Culturkampf era ancora aperta : egli si propose di chiuderla , instaurando la pace religiosa in Germania ; si proponeva insieme , e attraverso i necessari contatti col Cancelliere tedesco , di saggiare le sue disposizioni di spirito riguardo alla questione romana . Era opportuno l ' intervento diretto della Curia nella battaglia che Windthorst andava conducendo da tanti anni con indomita energia ? È difficile esprimere su questo punto un ' opinione recisa ; ma i dubbi che possono sorgere intorno a ciò sono piuttosto rinforzati che dissipati dagli AA . , che pure hanno tanto a cuore la fama del Galimberti : il quale fu lo strumento efficace degli accordi che si stabilirono fra il Papa e Bismarck . Questi , infatti , al tempo dell ' elezione di Leone XIII , era piuttosto stanco ed annoiato della lotta da lui suscitata , e cercava più che altro il modo di ritirarsene senza che fosse avvertita questa sua ritirata . Windthorst , che teneva il campo senza paura , lo avrebbe probabilmente costretto a svelare le proprie intenzioni . Ma venne l ' intervento del Papa ; ed ecco aprirsi un nuovo gioco diplomatico che doveva fornire a Bismarck il terreno propizio per mascherare il proprio insuccesso , e per sfruttare le velleità papali a profitto di altre necessità della politica tedesca . Il Papa , in sostanza , veniva col suo intervento a pregiudicare le condizioni della Chiesa in Germania , a beneficio di una ipotetica risoluzione della questione romana ; e Galimberti , in questo episodio , ci appare dalla sua . Ora , proprio in questa liquidazione del Culturkampf , iniziata per volontà del papa ed effettuata dal Galimberti con l ' aiuto dello Schlozer e del Kopp , si gettavano le basi del colossale insuccesso della politica vaticana in quel periodo . Per persuadersi di ciò bisogna seguire in tutte le sue fasi la prima missione del Galimberti a Berlino . Le istruzioni pontificie ch ' egli aveva ricevuto gli facevano obbligo " di scandagliare destramente l ' animo del Cancelliere : " su la opportunità e i vantaggi di una rappresentanza pontificia in Berlino ; " su l ' opinione che il Principe nutriva verso l ' Italia , e se disposto , e quando e come , a ristabilire il Pontefice nei suoi temporali diritti ; " su la parte che all ' azione del Papa avrebbe potuto esser riservata nelle vertenze europee ; " su la possibilità che un ' azione di tal natura fosse invocata in ordine all ' Alsazia - Lorena " . ( p . 113 ) . Di qui si vede che , chi si recava a negoziare a Berlino la pace religiosa teneva in pectore la questione romana ; e si trovava quindi in condizione psicologica tale da poter essere indotto a stabilire una compensazione fra gli svantaggi che potevano incontrare in un campo e gli ipotetici vantaggi che si potevano sperare nell ' altro . Così Windthorst fu piegato ; il calore spirituale che animava l ' opposizione tedesca allo stato prussiano e protestante fu intiepidito dalla diplomazia romana , che aveva sulle rive della Sprea uno dei suoi migliori rappresentanti nel Galimberti . E che cosa portò questi a Roma , in cambio , dal Cancelliere tedesco ? Il Galimberti stesso s ' incarica di dircelo . " Il principe portò il suo discorso sul dono da farsi al Papa per il Giubileo sacerdotale : se convenisse donare un busto dell ' Imperatore , un triregno o una mitria . E dal discorso del Giubileo , passando a più notevole materia venimmo a parlare della triplice alleanza . Il cancelliere illustrò il suo oggetto : essere la " difesa contro attacchi esterni " e lasciar quindi libera internamente la questione romana . Disse che soltanto il pensiero al Papa lo aveva tenuto in sospeso se stipularla o no . Se l ' Italia desse Roma al Papa , niuno sarebbe stato più felice del Cancelliere : perché , cessato il dissidio tra il Papato e l ' Italia , questa sarebbe stata più forte . Se poi egli vedesse il prevalere delle " idee repubblicane " e l ' Italia piegare verso la Repubblica e perciò verso la Francia egli non esiterebbe a favorire il ritorno del dominio temporale del Papa ; non solo , ma anche degli antichi sovrani spodestati . " Alle mie osservazioni sulla situazione anormale del Papato , alle dimostrazioni che cagionerebbero al Papato le scissure , ai principi opposti dello Stato e Chiesa e quindi alle inevitabili collisioni che avrebbero potuto inevitabilmente verificarsi , il Principe di Bismarck rispose : " comprendo che senza territorio non v ' ha indipendenza , non v ' ha sovranità reale . Ma chaque jour a son travail " ( pag . 134 ) . Era molto ? era poco ? Doveva passare qualche anno prima che i politici di Curia riuscissero a rispondere a queste domande . Ma quando poterono rispondere dovettero riconoscere che Bismarck nell ' 88 ebbe un accenno a riprendere il giuoco dell ' 82 , quando , esaurite le buone ragioni che dovevano indurre l ' Italia ad aderire alla Triplice , e vedendo che quasi non bastava la stessa occupazione di Tunisi a dissipare la francofilia congenita della monarchia italiana , pensò di ricorrere alle minaccie , e sollevò lo spauracchio della questione romana . L ' Italia che non aveva compreso le ragioni serie , capì il pericolo e andò a Vienna . Orbene ; negli anni che seguirono l ' adesione dell ' Italia alla Triplice il problema dell ' equilibrio europeo occupò sempre più la mente oli Bismarck , come si vede chiaramente dai suoi Ricordi : si trattava perciò oli dare alla sua creazione solidità e vitalità . Nell ' 87 , prima della politica di Crispi e dopo la chicane di Robilant , l ' Italia era ancora nella Triplice un elemento incerto : bisognava consolidarlo . La chiusura del Culfurkampf , offrì a Bismarck l ' occasione di lusingare al tempo stesso le velleità papali , ottenendone in cambio patti migliori , e di ridar vita al fantasma della questione romana : ottimo motivo di riflessione per gli uomini politici del Quirinale . Poco dopo infatti Crispi si precipitava a Friedrichsruh : seguiva a breve scadenza la rottura dei trattati di commercio con la Francia , e l ' Italia era condotta a prendere il suo posto attivo nell ' alleanza . In Vaticano , non troppo più tardi doveva avvenire il contrario . Disilluso amaramente il vecchio Papa con la visita di Guglielmo II , che si risolse in un oltraggio alla sua dignità - un oltraggio che gli A A . del volume non esitano a paragonare allo schiaffo di Nogaret a Bonifazio VIII - la politica vaticana si gettò in braccio alla Francia , dalla quale soltanto si aspettò oramai la realizzazione dei suoi sogni temporalistici . Cominciò allora il periodo della grande tensione fra l ' Italia e il Vaticano . In questo modo Bismarck era giunto a creare una vera e propria " questione romana " nel seno dello stato italiano : una questione che , per il propendere del Vaticano verso la Francia , faceva necessariamente dell ' Italia una alleata sicura e fedele della politica tedesca . Bisogna riconoscere che , nell ' un campo come nell ' altro , i " nipoti di Machiavelli " non ci fanno una troppo bella figura . Ma chi fa la figura peggiore è certamente il Vaticano , il cui gioco politico è evidentemente inconsapevole delle condizioni che lo rendono possibile : nasce cioè da un ' errore dell ' Italia ed ha invece l ' aria di riposare su solide basi autonome e di muovere alla conquista del mondo . Basta ricondursi una diecina d ' anni indietro dal tempo di questi avvenimenti per vedere che , se la politica italiana si fosse svolta logicamente a suo tempo secondo la linea dei veri interessi nazionali , tutto questo divertimento politico di Leone XIII sarebbe divenuto impossibile . Bisogna cioè retrocedere fino alla vigilia del Congresso di Berlino , quando la Germania ci offriva l ' Albania in cambio della Bosnia , e l ' alleanza difensiva contro la Francia che avrebbe reso impossibile Tunisi : ed allora si intende come un ' adesione tempestiva all ' amicizia tedesca avrebbe non soltanto allontanato da noi quei danni e quelle minacce la cui eliminazione diventò poi la mèta faticosa della politica italiana , ma ci avrebbe persuaso per tempo che lo Stato italiano non aveva oramai più nulla a temere dal Vaticano , la cui ostilità efficace si era esaurita nel lungo sforzo secolare contro l ' unità italiana : che anzi lo Stato italiano era chiamato a succedere ad altri stati nell ' esercizio di un ' influenza preponderante sulla politica della Santa Sede . La questione romana non avrebbe potuto essere galvanizzata nemmeno per burla se ciò non fosse stato consono in qualche modo ai disegni di Bismarck : e spettava all ' Italia di fare in modo che tale consonanza non ci fosse ; tanto più che poteva farlo riconoscendo e servendo i suoi reali interessi politici . Gli uomini di Stato italiani , invece , alla visione di quegli interessi furono ciechi : e ci volle la paura per aprir loro gli occhi , e per spingere la Dinastia trepidante sulla via di Vienna . Credevano un po ' tutti - come chi poco ragiona e poco intende - alle fantasime dell ' immaginazione impressionata ; credevano così , più che alla voce dell ' interesse nazionale , allo spettro della questione romana : e ci volevano il conclave di Pio X e il cervello prosaico di Giolitti per lasciar dissipare certe paure , e per mostrare la funzione che poteva avere l ' Italia nella vita stessa del Vaticano ! CRISPOLTO CRISPOLTI e GUIDO AURELI .. - La politica di Leone XIII da Luigi Galimberti a Mariano Rampolla , su documenti inediti . Roma , Bontempelli e Invernizzi . 1912 . Un vol . di pag . 586 , L . 15 . - - Alcuni dei documenti pubblicati nel volume hanno una reale importanza . Si legge con molto profitto l ' introduzione storica , scritta da chi possiede una vera conoscenza dell ' ambiente vaticano , ed un buon colpo d ' occhio sulla politica europea degli ultimi cinquant ' anni .