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> autore_s:"CROCE BENEDETTO" > anno_i:[1910 TO 1940} > categoria_s:"StampaPeriodica"
UN'AGGIUNTA. LA 'CRISI' DELLA LINGUISTICA ( CROCE BENEDETTO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Testé ho compiuto la lettura di parecchi scritti di linguistica e mi sono rimesso alquanto al corrente in questo campo di studî , al quale da circa venti anni non avevo quasi più rivolto l ' occhio , occupato com ' ero in altri problemi e indagini . E ho provato il compiacimento di notare che la scienza del linguaggio si trova adesso in piena benefica crisi , e che i concetti , che , oltre vent ' anni fa , io avevo sostenuti in tale materia , sono stati tutti confermati o riscoperti da recenti studiosi . Non già che quei miei concetti non avessero precedenti presso gli stessi cultori di Linguistica , perché i dubbî circa la validità delle cosidette leggi fonetiche , e la polemica contro i neogrammatici , potevano vantare nomi insigni , come quelli dell ' Ascoli e dello Schuchardt . Tali dubbi sono poi riapparsi e hanno , per così dire , esploso nello Gilliéron e nella sua scuola , operando un rivolgimento nel modo di studiare la storia delle parole . Ma io mi avvidi forse per il primo che le teorie allora correnti nella Lingusitica erano una delle forme del positivismo e dipendevano dalla concezione meccanica o naturalistica del parlare e , più in particolare , dalla ignoranza circa il concetto della creazione poetica e la natura dell ' arte . In qual modo era , allora , considerata la Linguistica dai filosofi , e non da quelli volgari ma da filosofi di molto acume e dottrina , irretiti nel naturalismo , nel determinismo e nello psicologismo ? Può vedersi in una pagina della importante prelezione , che nel 1887 il mio maestro Antonio Labriola tenne all ' università di Roma sui problemi della filosofia della storia . Il Labriola guardava alla storia delle lingue come a quella parte della storia che s ' era innalzata a scienza e splendeva quasi faro a segnar la via di salvezza alle altre parti . " La storiografia tradizionale ( egli scriveva ) , che usa del criterio prospettico della successione nel tempo per dati di cronologia uniforme , si risolve da sé come in tanti processi di formazioni specifiche , aventi il proprio ritmo , e indipendenti dalle divisioni convenzionali di Oriente e Occidente , di antico , di medievale e di moderno , o come altro si dicano . E , difatti , lo studio specifico di alcuno degli ordini precisi di fatti omogenei e graduati , ci ha dato ai nostri tempi i primi serî tentativi di scienza storica ; e se non in tutte le maniere di studî fu sino ad ora possibile di raggiungere l ' esattezza della Linguistica , e specie dell ' ariana , non è improbabile , a giudicare dagli avviamenti , che il medesimo debba accadere di altre forme e di altri prodotti dell ' attività umana . Con questi studî , come con vero e proprio oggetto di scienza il filosofo della storia deve simpatizzare , se non vuole che le sue elucubrazioni e il suo insegnamento divengano presto esercizio di rettorica speculativa " . Nel rileggere ora questa pagina , si prova l ' impressione di assistere a una delle non infrequenti " ironie della storia " . Il grande edifizio della Linguistica , con le sue esatte leggi fonetiche , è ora mezzo in rovina ; e i linguisti , anziché prestare il modello alle altre parti degli studî storici , chiedono a queste la regola per rinnovare e correggere le indagini loro proprie . È stato notato che la crisi è sorta non tanto nel campo della grammatica storica , quanto in quello dell ' etimologia . La cosa è affatto ovvia . La legge fonetica , che prima si concepiva come legge naturale nel senso di una legge " reale " , e che è invece naturalistica e astratta , scopre la sua impotenza o i suoi limiti innanzi al concreto etimologizzare , cioè al problema storico effettivo , che è sempre individuato . E quando lo Gilliéron intitola uno dei suoi scritti : " La faillité de l ' Étymologie phonétique " , che cosa fa egli se non ripetere la formola che abbiamo udito risuonare ogni volta che qualche parte della filosofia o della storia ripigliava la sua libertà di movimenti , scotendo via la brutale violenza procustea del positivismo : a cominciare da una certa celebre Banqueroute de la Science , che fu annunziata in un paese in cui la Science aveva avuto , forse più che in altri , senso e predominio esclusivamente positivistico ? Per questa ragione godo che alcuno dei recenti linguisti ( e degli italiani ricordo il Bartoli e il Bertoni , il quale più di ogni altro si è fatto presso di noi l ' apostolo del nuovo avviamento ) abbiano espressamente riattaccato le loro critiche e le loro indagini ai concetti della nuova Estetica e della nuova Filosofia dello spirito , che riporta il linguaggio all ' esprimersi ( all ' espressione in senso teoretico e non già all ' espressione in senso pratico , che è mero indizio o sintomo ) e , per questa via , lo identifica con la poesia e con l ' arte in genere , e tutti i problemi del linguaggio ritrova sostanzialmente identici a quelli teoretici e storici della poesia e dell ' arte . Tale ricongiungimento al metodico e sistematico pensiero filosofico ha il vantaggio non solo di rendere più rigorose e perspicue le dottrine , ma anche d ' impedire le esagerazioni o unilateralità a cui facilmente si lasciano andare gli specialisti novatori , acuti e anche geniali , ma non altrettanto esperti in concetti speculativi . Dei quali specialisti io riconosco l ' opera utile ed efficace , e li preferisco , pur coi loro eccessi o coi loro difetti , agli astratti filosofanti , e ho detto più volte che la loro audace e arrischiata filosofia , nascente dalla considerazione delle cose particolari e ritenente qualcosa di particolare e contingente , vale di gran lunga più di quella , avveduta e assottigliata ma arida , di molti filosofi di mestiere , anzi quella vale e questa non vale , perché quella è viva e questa è morta . Ma ciò non toglie che il meglio sia riunire la virtù della specialità a quella dell ' universalità . Parlo qui , in generale , della presente fase degli studî sul linguaggio , e perciò non entro in un esame critico delle dottrine che ora si propugnano : esame che , del resto , altri va facendo e con preparazione specifica migliore della mia . Ma , se dovessi dare un esempio della necessità di rendere più perspicui certi concetti della nuova scuola , mi fermerei su quello di etimologia popolare , che essa adopera con molto buon frutto , ma che , così come è formulato , non va esente da dubbiezze e confusioni . " Vous travaillez à l ' étymologie ( dice lo Gilliéron ai suoi uditori ) , mais souvenez - vous que le peuple y a travaillé avant vous " . Ora quell ' etimologizzare onde si forma la nuova parola ossia il nuovo significato e il nuovo fonema non è altro che l ' opera stessa della fantasia espressiva , la quale , come in una piccola parola o piccola frase così in una grande opera di poesia , crea sempre sul passato , e perciò volge a nuovo uso gli elementi del passato e ne dà una nuova sintesi in cui quel passato è e non è quello di prima , e , in fondo , ha ceduto il posto al presente e nuovo . Ma l ' etimologizzare propriamente detto è , invece , l ' opera riflessa dello storico , che ripercorre criticamente l ' anzidetto processo formativo . E , se dovessi dare un esempio delle cautele da osservare , vorrei mettere in guardia contro lo spregio delle cosiddette leggi fonetiche , della grammatica storica e normativa , e anche dell ' Académie , come la chiama lo Gilliéron . In verità , le leggi fonetiche sono utili in quel che possono , come tutte le leggi empiriche ; e della grammatica normativa e dell ' accademia non si potrà far mai di meno , perché sono discipline e istituti che si sforzano a serbare o a far muovere lo svolgimento linguistico in un certo indirizzo , che merita di essere difeso se anche non deve avere , e non ha poi mai nel fatto , prevalenza assoluta . Quel che importa combattere non è quegli istrumenti d ' indagine o di scuola , ma l ' ibridismo dei metodi che si tira dietro problemi insolubili o soluzioni immaginarie , e talvolta ridevoli . La Linguistica idealistica , o meglio la nuova filosofia e storia del parlare , sarà tanto più consapevole e sicura della propria verità , quanto più sarà moderata . Colgo l ' occasione per manifestare un desiderio . Anni sono , cercai di mettere sotto miglior luce gli storici e filologi , ligi all ' antico , che , nella prima metà del secolo decimonono , riluttavano e si opponevano violentemente alle teorie e ai metodi della Linguistica indoeuropea , e additai quel che di ragionevole mi pareva che fosse nella loro opposizione . Gioverebbe meglio lumeggiare quelle parti del loro scetticismo che coglievano nel giusto e quelle esigenze legittime che essi rappresentavano . A questo modo non solo si adempirebbe un dovere di pietà , ma si otterrebbe qualche istruzione ; e forse , talvolta , i dotti linguisti odierni si rivedrebbero innanzi , autenticati dai fatti , i " pareri di Perpetua " . Ristampata da me in LABRIOLA , Scritti varî di filosofia e politica ( Bari , Laterza , 1906 ) ; cfr . pp . 211-2 . Études sur la défectivité des verbes . La faillité de l ' Étymologie phonétique . Résumé de conférences faites à I ' École pratique des hautes études par J . GILLIÉRON , Neuveville ( Berne ) , 1919 . A proposito di queste : perché mai anche il MEYER - LÜBKE , Roman . Etym . Wörterb , n . 1721 , si ostina a derivare carosello o carrousel , con fonetica etimologia , da carrum , quando io ho dimostrato che l ' origine è tutt ' altra e assai più complicata ( v . La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza , pp . 194-5 ) ? Per quel vocabolo si potrebbe scrivere una divertente storia alla Gilliéron ( dove forse entrerebbe , ma assai tardi , anche il carrum ) . Della quale storia delle parole come storia della fantasia voglio segnare qui uno spontaneo avviamento o desiderio che ho trovato in un vecchio scrittore napoletano , nelle annotazioni ( 1588 ) di Tommaso Costo alla Storia di Napoli del Collenuccio . Il Costo , esaminando la disputata etimologia di " Terra di lavoro " ( dai " campi leborini " o leboriae , ovvero da " lavoro " ? ) , accetta tutte e due le derivazioni in contrasto e osserva : " Suole spesso accadere che si darà un nome ad una cosa a un proposito , ed in processo poi di tempo succederà qualche accidente di così strana conformità che , investendosi dello stesso nome , lo tira ad un altro proposito assai diverso dal primo " ; e aggiunge di questo processo altri esempi : " Gravina " , dalle " gravine " , valloni , e dal grano e vino onde abbonda ; " Montevergine " , da " Virgilio " e da Maria Vergine , ecc . ( v . nell ' ediz . della Istoria del Collenuccio , Napoli , 1771 , I , 12-13 ) . V . ora la mia Storia della storiografia italiana nel secolo XIX , I , 58-60 , 218-19 .
NOLITE NIMIUM IUDICARE ( CROCE BENEDETTO , 1915 )
StampaPeriodica ,
Si suol ripetere che la storiografia moderna ha discacciato dalla storia i giudizii morali ; e la cosa , enunciata a questo modo , o così semplicisticamente intesa , non regge né in diritto né in fatto . Se la moralità è una delle forme necessarie dello spirito umano , come mai la storia potrebbe intendere le cose umane senza insieme giudicare della moralità degli atti ? La pretesa sarebbe assurda . E che sia assurda si vede non solo dal nostro continuo giudicare la moralità degli altri ( di che si potrebbe , in certa misura e per carità cristiana , far anche di meno ) , ma ( e di questo non si può far di meno ) dal continuo giudicare sotto l ' aspetto morale noi stessi , in quel che abbiamo voluto ed operato , per conoscere , confortare , rimproverare , raddrizzare la nostra azione . Non sono codesti " pezzi di storia " , che costruiamo a ogni istante , pezzi di storia compresi e giudicati in tutti i loro aspetti , e non meno energicamente nell ' aspetto morale ? Sono stati scritti perfino libri per narrare sé stessi , moralmente giudicandosi , come le Confessioni di Sant ' Agostino o il Secretum del Petrarca . Ma queste tante narrazioni storiche , rischiarate dal giudizio morale , che noi facciamo di noi stessi e degli uomini coi quali collaboriamo o combattiamo , sebbene siano storia non meno reale e perfetta , e non meno per noi importante , di qualunque gran volume di storia , appartengono di solito a quelle parti della storia , che vengono più rapidamente dimenticate : vita quotidiana sorpassata da vita quotidiana , vita individuale sostituita da nuova vita individuale . Quel che si chiama storia in senso specifico ed eminente si volge invece , soprattutto , a ciò che , sebbene anche transeunte , è più duraturo nell ' interesse e nella memoria : ai sistemi di pensiero , alle opere dell ' arte , ai , costumi , istituti e indirizzi pratici , che il genere umano è venuto producendo , e che viene sempre cangiando ma in relazione al già prodotto , con logica coerenza : nelle quali contemplazioni e meditazioni i meriti e i demeriti , le glorie e le miserie individuali sono gettati nello sfondo , non perché si neghi loro realtà ed efficacia , ma perché non è quello il punto che veramente ora importa e che costituisce problema . La storiografia moderna , in apparenza , rigetta il giudizio morale , ma in realtà non fa altro che diventare più seriamente e altamente storiografia , più rispondente ai grandi interessi generali della società umana . I vecchi storici , che aspiravano ad imitare il giudice delle anime all ' entrata dell ' Inferno o Il Padre eterno del giudizio universale , e minacciavano ai colpevoli " il giudizio della storia " , ci sembrano ora piuttosto poeti ( quando non erano retori ) che storici : e non Tacito , ma Polibio è , per noi moderni , il veramente grande tra gli storici antichi . E c ' è poi un ' altra ragione , che consiglia quella relativa astensione dai giudizii morali nella storia : una ragione che si congiunge con la precedente . Appunto perché tanta parte delle agitazioni delle coscienze individuali è cosa che importa al solo individuo che vive ed opera , ed è rapidamente dimenticata dagli altri o dall ' individuo medesimo , accade che per giudicare della moralità dei personaggi storici manchino , o siano insufficienti , i documenti , ì documenti intimi , che sono quelli che ci vorrebbero . E quando io leggo le conclusioni recise degli storici che condannano il tale e tal altro personaggio sia nel complesso della sua vita sia in determinati avvenimenti , quasi sempre scuoto la testa , e dico tra me : - Ma bisognerebbe per lo meno ascoltare l ' accusato ! Come ? la società non condanna nessun ladro o assassino , sia pure còlto in flagrante , senza averne ascoltate le difese e le controdifese e le aggiunte difese ; e gli storici su pochi frammenti scritti e su molte dicerie si permettono di condannare gli uomini , e i grandi uomini , sol perché sono passati alla storia ? - E quando poi leggo certe glorificazioni morali celebrate dagli storici , mi torna assai spesso in mente un quadro di Eustachio Lesueur , che vidi più di venti anni fa al Louvre , dove è rappresentata la scena di quel dottore morto in fama di santità , che in chiesa , dove ne è stato trasportato il cadavere , tra la buona gente pregante e osannante , si rizza col petto sul catafalco , tendendo le mani e supplicando : - Cessate le preghiere ! Io sono dannato . Nondimeno , si dirà , l ' uomo ha bisogno di certi simboli del bene e del male , di Catone virtuoso , di Catilina infame , di Armodio vendicatore di libertà ; ha bisogno degli eroi di Plutarco e dei santi della Leggenda aurea . Questo è un altro conto . Stiamo creando tante figure simboliche nelle commozioni della presente guerra europea , che non mi può venire in mente di negare né il bisogno , né il fatto , né la necessità e razionalità del bisogno e del fatto . Ma io parlavo di storia e di verità .