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> autore_s:"CROCE BENEDETTO" > anno_i:[1910 TO 1940}
UN'AGGIUNTA. LA 'CRISI' DELLA LINGUISTICA ( CROCE BENEDETTO , 1922 )
StampaPeriodica ,
Testé ho compiuto la lettura di parecchi scritti di linguistica e mi sono rimesso alquanto al corrente in questo campo di studî , al quale da circa venti anni non avevo quasi più rivolto l ' occhio , occupato com ' ero in altri problemi e indagini . E ho provato il compiacimento di notare che la scienza del linguaggio si trova adesso in piena benefica crisi , e che i concetti , che , oltre vent ' anni fa , io avevo sostenuti in tale materia , sono stati tutti confermati o riscoperti da recenti studiosi . Non già che quei miei concetti non avessero precedenti presso gli stessi cultori di Linguistica , perché i dubbî circa la validità delle cosidette leggi fonetiche , e la polemica contro i neogrammatici , potevano vantare nomi insigni , come quelli dell ' Ascoli e dello Schuchardt . Tali dubbi sono poi riapparsi e hanno , per così dire , esploso nello Gilliéron e nella sua scuola , operando un rivolgimento nel modo di studiare la storia delle parole . Ma io mi avvidi forse per il primo che le teorie allora correnti nella Lingusitica erano una delle forme del positivismo e dipendevano dalla concezione meccanica o naturalistica del parlare e , più in particolare , dalla ignoranza circa il concetto della creazione poetica e la natura dell ' arte . In qual modo era , allora , considerata la Linguistica dai filosofi , e non da quelli volgari ma da filosofi di molto acume e dottrina , irretiti nel naturalismo , nel determinismo e nello psicologismo ? Può vedersi in una pagina della importante prelezione , che nel 1887 il mio maestro Antonio Labriola tenne all ' università di Roma sui problemi della filosofia della storia . Il Labriola guardava alla storia delle lingue come a quella parte della storia che s ' era innalzata a scienza e splendeva quasi faro a segnar la via di salvezza alle altre parti . " La storiografia tradizionale ( egli scriveva ) , che usa del criterio prospettico della successione nel tempo per dati di cronologia uniforme , si risolve da sé come in tanti processi di formazioni specifiche , aventi il proprio ritmo , e indipendenti dalle divisioni convenzionali di Oriente e Occidente , di antico , di medievale e di moderno , o come altro si dicano . E , difatti , lo studio specifico di alcuno degli ordini precisi di fatti omogenei e graduati , ci ha dato ai nostri tempi i primi serî tentativi di scienza storica ; e se non in tutte le maniere di studî fu sino ad ora possibile di raggiungere l ' esattezza della Linguistica , e specie dell ' ariana , non è improbabile , a giudicare dagli avviamenti , che il medesimo debba accadere di altre forme e di altri prodotti dell ' attività umana . Con questi studî , come con vero e proprio oggetto di scienza il filosofo della storia deve simpatizzare , se non vuole che le sue elucubrazioni e il suo insegnamento divengano presto esercizio di rettorica speculativa " . Nel rileggere ora questa pagina , si prova l ' impressione di assistere a una delle non infrequenti " ironie della storia " . Il grande edifizio della Linguistica , con le sue esatte leggi fonetiche , è ora mezzo in rovina ; e i linguisti , anziché prestare il modello alle altre parti degli studî storici , chiedono a queste la regola per rinnovare e correggere le indagini loro proprie . È stato notato che la crisi è sorta non tanto nel campo della grammatica storica , quanto in quello dell ' etimologia . La cosa è affatto ovvia . La legge fonetica , che prima si concepiva come legge naturale nel senso di una legge " reale " , e che è invece naturalistica e astratta , scopre la sua impotenza o i suoi limiti innanzi al concreto etimologizzare , cioè al problema storico effettivo , che è sempre individuato . E quando lo Gilliéron intitola uno dei suoi scritti : " La faillité de l ' Étymologie phonétique " , che cosa fa egli se non ripetere la formola che abbiamo udito risuonare ogni volta che qualche parte della filosofia o della storia ripigliava la sua libertà di movimenti , scotendo via la brutale violenza procustea del positivismo : a cominciare da una certa celebre Banqueroute de la Science , che fu annunziata in un paese in cui la Science aveva avuto , forse più che in altri , senso e predominio esclusivamente positivistico ? Per questa ragione godo che alcuno dei recenti linguisti ( e degli italiani ricordo il Bartoli e il Bertoni , il quale più di ogni altro si è fatto presso di noi l ' apostolo del nuovo avviamento ) abbiano espressamente riattaccato le loro critiche e le loro indagini ai concetti della nuova Estetica e della nuova Filosofia dello spirito , che riporta il linguaggio all ' esprimersi ( all ' espressione in senso teoretico e non già all ' espressione in senso pratico , che è mero indizio o sintomo ) e , per questa via , lo identifica con la poesia e con l ' arte in genere , e tutti i problemi del linguaggio ritrova sostanzialmente identici a quelli teoretici e storici della poesia e dell ' arte . Tale ricongiungimento al metodico e sistematico pensiero filosofico ha il vantaggio non solo di rendere più rigorose e perspicue le dottrine , ma anche d ' impedire le esagerazioni o unilateralità a cui facilmente si lasciano andare gli specialisti novatori , acuti e anche geniali , ma non altrettanto esperti in concetti speculativi . Dei quali specialisti io riconosco l ' opera utile ed efficace , e li preferisco , pur coi loro eccessi o coi loro difetti , agli astratti filosofanti , e ho detto più volte che la loro audace e arrischiata filosofia , nascente dalla considerazione delle cose particolari e ritenente qualcosa di particolare e contingente , vale di gran lunga più di quella , avveduta e assottigliata ma arida , di molti filosofi di mestiere , anzi quella vale e questa non vale , perché quella è viva e questa è morta . Ma ciò non toglie che il meglio sia riunire la virtù della specialità a quella dell ' universalità . Parlo qui , in generale , della presente fase degli studî sul linguaggio , e perciò non entro in un esame critico delle dottrine che ora si propugnano : esame che , del resto , altri va facendo e con preparazione specifica migliore della mia . Ma , se dovessi dare un esempio della necessità di rendere più perspicui certi concetti della nuova scuola , mi fermerei su quello di etimologia popolare , che essa adopera con molto buon frutto , ma che , così come è formulato , non va esente da dubbiezze e confusioni . " Vous travaillez à l ' étymologie ( dice lo Gilliéron ai suoi uditori ) , mais souvenez - vous que le peuple y a travaillé avant vous " . Ora quell ' etimologizzare onde si forma la nuova parola ossia il nuovo significato e il nuovo fonema non è altro che l ' opera stessa della fantasia espressiva , la quale , come in una piccola parola o piccola frase così in una grande opera di poesia , crea sempre sul passato , e perciò volge a nuovo uso gli elementi del passato e ne dà una nuova sintesi in cui quel passato è e non è quello di prima , e , in fondo , ha ceduto il posto al presente e nuovo . Ma l ' etimologizzare propriamente detto è , invece , l ' opera riflessa dello storico , che ripercorre criticamente l ' anzidetto processo formativo . E , se dovessi dare un esempio delle cautele da osservare , vorrei mettere in guardia contro lo spregio delle cosiddette leggi fonetiche , della grammatica storica e normativa , e anche dell ' Académie , come la chiama lo Gilliéron . In verità , le leggi fonetiche sono utili in quel che possono , come tutte le leggi empiriche ; e della grammatica normativa e dell ' accademia non si potrà far mai di meno , perché sono discipline e istituti che si sforzano a serbare o a far muovere lo svolgimento linguistico in un certo indirizzo , che merita di essere difeso se anche non deve avere , e non ha poi mai nel fatto , prevalenza assoluta . Quel che importa combattere non è quegli istrumenti d ' indagine o di scuola , ma l ' ibridismo dei metodi che si tira dietro problemi insolubili o soluzioni immaginarie , e talvolta ridevoli . La Linguistica idealistica , o meglio la nuova filosofia e storia del parlare , sarà tanto più consapevole e sicura della propria verità , quanto più sarà moderata . Colgo l ' occasione per manifestare un desiderio . Anni sono , cercai di mettere sotto miglior luce gli storici e filologi , ligi all ' antico , che , nella prima metà del secolo decimonono , riluttavano e si opponevano violentemente alle teorie e ai metodi della Linguistica indoeuropea , e additai quel che di ragionevole mi pareva che fosse nella loro opposizione . Gioverebbe meglio lumeggiare quelle parti del loro scetticismo che coglievano nel giusto e quelle esigenze legittime che essi rappresentavano . A questo modo non solo si adempirebbe un dovere di pietà , ma si otterrebbe qualche istruzione ; e forse , talvolta , i dotti linguisti odierni si rivedrebbero innanzi , autenticati dai fatti , i " pareri di Perpetua " . Ristampata da me in LABRIOLA , Scritti varî di filosofia e politica ( Bari , Laterza , 1906 ) ; cfr . pp . 211-2 . Études sur la défectivité des verbes . La faillité de l ' Étymologie phonétique . Résumé de conférences faites à I ' École pratique des hautes études par J . GILLIÉRON , Neuveville ( Berne ) , 1919 . A proposito di queste : perché mai anche il MEYER - LÜBKE , Roman . Etym . Wörterb , n . 1721 , si ostina a derivare carosello o carrousel , con fonetica etimologia , da carrum , quando io ho dimostrato che l ' origine è tutt ' altra e assai più complicata ( v . La Spagna nella vita italiana durante la Rinascenza , pp . 194-5 ) ? Per quel vocabolo si potrebbe scrivere una divertente storia alla Gilliéron ( dove forse entrerebbe , ma assai tardi , anche il carrum ) . Della quale storia delle parole come storia della fantasia voglio segnare qui uno spontaneo avviamento o desiderio che ho trovato in un vecchio scrittore napoletano , nelle annotazioni ( 1588 ) di Tommaso Costo alla Storia di Napoli del Collenuccio . Il Costo , esaminando la disputata etimologia di " Terra di lavoro " ( dai " campi leborini " o leboriae , ovvero da " lavoro " ? ) , accetta tutte e due le derivazioni in contrasto e osserva : " Suole spesso accadere che si darà un nome ad una cosa a un proposito , ed in processo poi di tempo succederà qualche accidente di così strana conformità che , investendosi dello stesso nome , lo tira ad un altro proposito assai diverso dal primo " ; e aggiunge di questo processo altri esempi : " Gravina " , dalle " gravine " , valloni , e dal grano e vino onde abbonda ; " Montevergine " , da " Virgilio " e da Maria Vergine , ecc . ( v . nell ' ediz . della Istoria del Collenuccio , Napoli , 1771 , I , 12-13 ) . V . ora la mia Storia della storiografia italiana nel secolo XIX , I , 58-60 , 218-19 .
LA RIFORMA SCOLASTICA IN PERICOLO ( CROCE BENEDETTO , 1923 )
StampaQuotidiana ,
Caro Direttore , Che una larga riforma scolastica , come quella elaborata e messa in atto dal ministro Gentile , dovesse levare , insieme con le strida e i lamenti di coloro che se ne tengono danneggiati , serie opposizioni di principi o anche censure giustificate in questo o quel particolare , è cosa naturale . Ma l ' opposizione , che contro essa ora si manifesta in più giornali , mostra tali sembianze , da far dubitare che , per lo meno , si mescoli , in questo caso , al « naturale » una buona dose di « artificiale » . Troppa violenza , troppa insistenza , troppa enfasi , troppo metodo , troppa passione : quanta , in verità , non ce n ' è stata mai in Italia ( e specialmente in certi circoli ) per le sorti della scuola . Troppa grazia , dunque ; e questa sovrabbondanza di grazia induce a qualche sospetto circa la sua genuinità . Sarà vero quel che tutti ripetono in questi giorni : che si tratti di un motto d ' ordine , partito dalle labbra di un sommo sacerdote , a cui gli adepti rumorosamente fanno eco ? ( Et dixit Josue ad omnnem Israel : Vociferamini ! ) Inclino a credervi , perché vedo che in quelle polemiche si tace studiosamente proprio della questione , che più deve scottare , l ' insegnamento religioso : quasi si direbbe per non mettere sulle tracce della qualità ed origine dell ' opposizione . E poi ( concludeva , parlando con me , candidamente , l ' altra sera un amico , acerrimo antifascista ) , sarà questa , in ogni caso , una « prima breccia » , che speriamo di aprire nel « fascismo » . Operazione guerresca , senza dubbio , lecita , ma che non dovrebbe spingere a passar sopra alla scuola italiana come a un corpo vile . Certo , molta brava gente , che non ha tenuto dietro ai dibattiti sui problemi della scuola e non è in grado di sincerarsi da sé , rimane turbata quando vede nei giornali aperta una rubrica speciale , che par quella dell ' eruzione dell ' Etna ( ed è esagerata come fu quella ! ) . E parecchi , desiderosi di sapere che cosa debbano pensarne , si rivolgono a me , che non ho di certo tempo né voglia di somministrare lezioni di pedagogia e didattica e di storia delle istituzioni scolastiche italiane ; e perciò , rispondendo e rassicurando , ricorro volentieri ad argomenti di persuasione , alquanto estrinseci , come estrinseco è il turbamento di quella brava gente . E , per esempio , dico loro : Sono molti decenni che gl ' insegnanti italiani di scuole medie accusano , come causa fondamentale del cattivo andamento della scuola , la folla degli scolari inadatti , e che gl ' insegnanti delle Università si dolgono della insufficiente preparazione dei giovani che entrano nelle Università , e della nessuna garanzia delle lauree ch ' essi sono costretti a conferire . E sono almeno venti anni che un gruppo di studiosi ed educatori italiani ha indagato questi malanni , esaminato le condizioni della scuola , ricercato i rimedi , scritto libri su tali argomenti , promosso ampi dibattiti . Ora il più autorevole di questi studiosi , colui che ai problemi della scuola ha consacrato il meglio del suo animo e del suo pensiero , il Gentile , ripigliando i disegni di legge de ' suoi predecessori , che le vicende politiche fecero incagliare , raccoglie in una serie di norme legislative il frutto di lunghi e ardenti desideri , di accorate e industri fatiche . Non vi pare che si possa e si debba aver fiducia che da tale opera sia per uscire gran bene ? Da quanto tempo non si è più avuto , e quando si riavrà , un ministro competente e volenteroso al pari del Gentile ? Con le riserve generiche che convien fare per ogni cosa umana , si può stare tranquilli che la sua è opera di uomo del mestiere e non di un guastamestieri ; con le riserve che si possono muovere circa tale o tal altra disposizione particolare , si può tenere per certo che le linee essenziali del nuovo ordinamento sono tracciate con vigore e sicurezza . E dico altra volta : Quantunque per mia parte mi accordi nei concetti direttivi col Gentile , sono preso anch ' io , nel leggere i decreti di quella riforma , dall ' onesto dubbio , che sempre si affaccia quando dal programma e dal proposito si passa all ' esecuzione e all ' attuazione : il dubbio che non si sia tenuto sempre conto pieno della realtà effettuale e non si siano ben calcolate certe reazioni e ripercussioni . E perciò ho voluto in varie occasioni interrogare con ogni libertà e confidenza provetti insegnanti e capi d ' istituti , circa il giudizio che essi coscienziosamente si erano formati della riforma odierna . Or , dunque , essi , sul fondamento dell ' esperienza che hanno della scuola italiana , mi hanno risposto che stimano la riforma eccellente , e che , se si darà tempo al tempo , sarà principio di vera rigenerazione . Ovvio che io debba attribuire maggiore importanza al parere di questi insegnanti , di cui conosco la cultura , l ' intelligenza e la probità , che non al chiacchiericcio dei facili censori o al poco disinteressato biasimo degli insegnanti inetti e pigri . E credo che mi si possa imitare in questa ragionevole preferenza . E dico ancora : Quale meraviglia che l ' apertura dell ' anno scolastico , che in Italia da lungo tempo , a causa dei cattivi ordinamenti , riesce travagliosissima , sia stata anche quest ' anno travagliosa , non più a causa dei cattivi ordinamenti ma anzi a causa dell ' abolizione e della sostituzione che se ne è fatta ? Ma non bisogna spaventarsi troppo presto . Tra un paio di mesi quasi non si serberà più memoria delle querele e accuse di questi giorni , perché le cose avranno preso il loro assetto . Ricordo che , quando disposi una sorta di discentramento per l ' assegnazione delle « supplenze » , i giornali furono tutti pieni di proteste contro di me , contro la confusione che io avevo introdotta in quella parte , e che solo un « filosofo » , uso alle « astrattezze » ecc . , poteva improvvidamente suscitare ecc . ; e io , che avevo intanto lasciato il Ministero , non mi curai di rispondere . Senonché , qualche mese dopo , per mera curiosità , scrissi in via privata al Direttore generale dell ' istruzione media per sapere quali fossero stati veramente gli effetti di quella mia riforma ; e il Direttore generale m ' informò che i benefici erano stati grandi , e che ormai nessuno si lamentava più . Si rifletta che una o due persone , colpite nei loro comodi e lucri , fanno chiasso per cento , e descrivono in aspetto di disastro nazionale , ciò che non è forse nemmeno un loro disastro personale . Ma c ' è qualche altra cosa che vorrei poi dire a coloro che sono veramente solleciti del bene della scuola , del bene dell ' Italia ; ed è di star vigili al giuoco che ora si tenta , e che è di arrestare e mandare in aria le riforme scolastiche del Gentile . Noi avevamo in Italia non già un ordinamento , ma un groviglio di scuole e di ordinamenti scolastici , sorti in modo occasionale e contradittorio , sovente sotto lo stimolo d ' interessi che non erano né di educazione né d ' istruzione . Mercé l ' opera del Gentile , si ha ora invece un ordinamento saldo , razionale e coerente , indirizzato al rinvigorimento del pensiero , del carattere e della cultura italiana . Potrà ben essere corretto o ritoccato in qualche parte , ma è ben piantato e capace di svolgimento . Dovremmo , a seguire l ' impeto e le mire degli oppositori , tornare rassegnatamente alla baraonda di prima ? Dovremmo , da ora in poi , reputare priva di ogni speranza l ' opera di qualsiasi uomo , per esperto che sia , il quale si accinga a dare un avviamento severo e pensato alla scuola italiana ? Sono sicuro che gli assalti furiosi , ai quali oggi è esposta l ' opera del Gentile , non conseguiranno il loro intento ; ma vorrei che coloro che li conducono , o coloro che li approvano , considerassero che essi , nel caso che vincessero , assumerebbero una ben grave responsabilità , caricherebbero di un grosso peso la loro coscienza . Per impazienza polemica o per fini di partito e di polemica e di tattica politica , avrebbero tolto alla lungamente auspicata riforma della scuola italiana un ' occasione , che non si ripresenterà mai più . Mi abbia con cordiali saluti , ecc .
PER SALVATORE DI GIACOMO ( CROCE BENEDETTO , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Napoli , 28 novembre 1924 . Signor Direttore , Poiché vedo riferita nei giornali una frase staccata del breve discorso che pronunciai in Senato per l ' applicazione della categoria 20 a Salvatore di Giacomo , discorso che , con nuovo esempio , è stato perfino sottoposto a critica pubblica , quantunque tenuto in Comitato segreto sono costretto a prendere la parola affinché da coloro che non erano presenti non sia stortamente interpretato il senso in quella mia frase . Io dunque , dopo aver illustrato il carattere e il pregio dell ' opera del Di Giacomo , dissi che questi vive chiuso nel cerchio della pura poesia , e tanto estraneo alle cose pratiche e politiche , e lontano da ogni ambizione di questa sorta , che la nomina a senatore giuntagli inaspettata , aveva dovuto fargli la stessa impressione che proverei io « se il papa mi nominasse cardinale ... » ( Questa è la frase incriminata ) . Ed aggiunsi che né io , suo antico e saldo estimatore , né altri dei suoi amici napoletani , avevamo mai pensato a proporlo per quella nomina ; tanto la sua figura ci portava in una sfera al disopra e anche , se si vuole , al disotto del Senato e , insomma , diversa ; ma che noi siamo spesso ingiusti con le persone a noi vicine e che , quando poi un ministro lombardo , guardando all ' alto valore artistico del Di Giacomo , aveva proposto quella nomina , io ne avevo provato un grande compiacimento . E che mi sarebbe parso assai mal compensare un uomo di anima candidissima , che tutta la vita aveva consacrata all ' arte , col ritôrgli la solenne testimonianza di stima , che già gli era stata resa . E infine , che era bensì ottima cosa riportare a uso più rigoroso l ' applicazione della categoria 20 , ma che non bisognava dimenticare che l ' Italia non era solo l ' Italia della politica , ma anche l ' Italia della poesia . Queste cose io dissi , premettendo che avrei parlato in Senato con piena sincerità . Né , del resto , avrei potuto parlare diversamente , per rispetto verso il Di Giacomo non meno che verso il Senato . Mi abbia ecc .
StampaQuotidiana ,
Caro Direttore , Mi permette di difendere un ritocco che il ministro Casati ha testé introdotto per quel che concerne l ' età di ammissione degli alunni nelle scuole ginnasiali , ritocco che vedo criticato nella Stampa ? Nella riforma ultima era stabilito che occorressero per quella ammissione i dieci anni compiuti ; e il Casati è tornato al vecchio regolamento , che concedeva un ' eccezione per quegli alunni che agli esami di ammissione ( del ginnasio , si noti , e non più agli esami finali della scuola elementare ) riportino la media di otto decimi . Or bene , io credo giusto e necessario questo provvedimento . Genitori , che sforzassero i loro figliuoli a studi dannosi alla loro salute , sarebbero genitori snaturati ; e di questi , per fortuna , ce ne sono ben pochi , i quali non è detto poi che non li sforzerebbero , anche dopo i dieci anni , a studi a loro non confacenti e dannosi . Sta di fatto che la maturazione dell ' intelligenza varia non poco : 1 ) secondo le disposizioni naturali ; 2 ) secondo gli ambienti domestici : « arte di padre , mezzo imparata » e il figliuolo di un insegnante o di un letterato andrà sempre più rapido negli studi che non quello di uno charcutier ; 3 ) secondo le condizioni geografiche ( nel mezzogiorno , per esempio , la precocità è maggiore ) . Pretendere che fanciulli , che hanno appreso presto e bene , siano fermati e costretti ad aspettare il compimento dei loro dieci anni per bussare alla porta della scuola media , questo , sì , mi parrebbe esercitare una pressione indebita . Che cosa si farà , nell ' intermezzo , di quei fanciulli ? Ecco il problema al quale anch ' io , non come legislatore ma come padre , mi sono trovato innanzi e non ho saputo dargli soluzione soddisfacente . Infastidirli , stancarli e disgustarli con la ripetizione di cose già apprese e sapute ? Metterli a cinguettare l ' inglese e il tedesco , che poi dimenticherebbero lungo il corso ginnasiale ? Inoltre si consideri che il limite dei dieci anni compiuti importava che non si potesse entrare nella scuola media se non tra i dieci e gli undici anni , cioè che alla licenza ginnasiale non era dato presentarsi se non tra i 15 e i 16 anni , e nell ' esame finale di maturità se non tra i 18 e i 19 , e dall ' Università non si sarebbe usciti se non , in media , intorno ai 23 o 24 anni . E questo , in un paese in cui a venticinque anni si può diventare rappresentante della nazione al Parlamento ! D ' altra parte , quell ' otto in media da chi altro poi sarà dato se non dai professori che dovranno accogliere il candidato nella loro classe ginnasiale ? E questi esaminatori avranno sempre il modo di accertarsi se il fanciullo è veramente e normalmente maturo o se è stato sforzato a un ' apparente maturità . Potrei aggiungere altre considerazioni , ma queste che ho esposte mi sembrano bastevoli a corroborare il mio modesto avviso personale . Meana in Val di Susa , 15 agosto 1924 .
UN'INGIURIA INESISTENTE ( CROCE BENEDETTO , 1924 )
StampaQuotidiana ,
Caro dott . Gobetti , Ricevo , mentre mi accingo a fare una corsa a Napoli , la Sua lettera , col brano di articolo del quale Ella desidera che io le dica la mia interpretazione . Non conoscevo l ' articolo , e leggendo ora , con mente spregiudicata , il brano in questione , escludo nel modo più reciso che con le parole « aborto morale » Ella abbia inteso qualificare il Del Croix . La logica del contesto vuole che per « aborti morali » s ' intendano , in quel luogo , semplicemente , i « tentativi falliti » ( dei quali Ella parla nello stesso periodo ) , d ' indole morale , dei vari che hanno negli ultimi tempi preso la parola sulla presente situazione politica . Del resto , non dirò al Del Croix , ma a quale uomo , ancorché nemico , si oserebbe mai rivolgere l ' atroce ingiuria di « aborto morale » ? L ' enormità stessa della cosa doveva persuadere a interpretazione diversa da quella che , leggendo in fretta e con animo preoccupato , si è potuta presentare a qualche lettore . Tanto più escludo l ' odiosa interpretazione in quanto ricordo che , alcune settimane fa , essendomi incontrato con Lei nella biblioteca di Torino , Ella mi parlò delle cose politiche italiane , e anche dell ' opera del Del Croix , senza dir parola che suonasse men che riverente verso il glorioso mutilato . Faccia l ' uso che crede di questa mia , e mi abbia , ecc . Meana , 8 settembre 1924 .
POLEMICHE INGRATE ( CROCE BENEDETTO , 1925 )
StampaQuotidiana ,
Torino , 21 marzo 1925 . Signor Direttore , Mi viene mostrato , nel giornale l ' Epoca , uno scritto del Gentile che concerne il mio articolo sul liberalismo , pubblicato nel Giornale d ' Italia . L ' ho letto e , in verità , non vi ho trovato nulla che non appartenga a quella sorta d ' ibridismo filosofico - politico , alla quale il Gentile ci ha oramai adusati , e nulla che infirmi le chiare dimostrazioni che io altre volte ho dato ( e che verrò dando ancora , via via che mi se ne offra l ' occasione ) degli ingiustificati passaggi logici e delle poco esatte affermazioni storiche e delle assurde compagnie politiche , a cui quell ' ibridismo conduce . E , quanto alla tesi che il Risorgimento italiano « non fu liberale » , sono costretto a dire , pur non avendo alcuna voglia di mancare di riguardo al Gentile , che essa non merita confutazione , perché urta contro quella comune e viva coscienza storica di tutti gli uomini colti , che vale più di ogni storia scritta . una tesi così stravagante , che io confesso di averla incontrata per la prima volta solo a mezzo del 1923 , quando al Gentile , per più mesi ministro non fascista , piacque di enunciarla , per giustificare , verso gli altri o verso sé stesso , la sua inaspettata ascrizione al partito fascista . Del resto , non sarebbe tempo di parlare , un po ' meno che ora non si usi , della cedevolezza del regime democratico o « demagogico » agli interessi individuali , e della fermezza del nuovo regime , che asserisce e mantiene solo quelli della Nazione e dello Stato ? Non sarebbe il caso di parlare , invece , un po ' più di uomini e del loro cervello , e della loro coerenza e della forza del loro carattere ? Il Gentile ha pur testé deplorato nei pubblici fogli le concessioni che il ministro on . Fedele ha fatto alle insistenze dei trepidi padri e delle addolorate madri dei ragazzi bocciati , e al patrocinio che di essi ha assunto l ' on . Farinacci . Plus ça change et plus c ' est la même chose ! Al qual proposito voglio aggiungere che , avendo il Gentile parlato , nella sua protesta , di « tradimento » , che con quelle concessioni si sarebbe usato al fascismo , e d ' insidia portata fin nella culla alla nuova Italia fascistica che la scuola da lui riformata avrebbe per còmpito di allevare , mette in imbarazzo chi , come me , deplora anch ' esso quelle concessioni , e pur non vorrebbe che gli accadesse come altra volta , quando , accorso a impedire la rovina della sua riforma scolastica , della quale il fascismo si era disinteressato , e riuscito a salvarla , vide poco dopo , con grande suo stupore , quella riforma stessa decorata col nome della « più fascistica delle riforme » ! Ma valga il vero e valga il bene della scuola e della patria : valgano sopra ogni considerazione di persone e di partiti . L ' esame di Stato fu una necessità sentita da quanti presero a cuore le sorti della scuola italiana , e accettata e propugnata in tempi nei quali il fascismo non era apparso neppure di lontano . E il primo presidente di Consiglio che lo incluse in un programma di governo fu l ' on . Giolitti ; e il primo ministro dell ' Istruzione , che lo concretò in un disegno di legge , presentato alla Camera , fu il ministro di quel gabinetto ; e il primo partito politico che lo mise tra le sue richieste , fu il Partito popolare . Mi sembra , dunque , che i legami tra quella riforma ed il fascismo non sieno troppo intrinseci . Comunque , se essi sieno intrinseci o estrinseci , stretti o larghi , essenziali o accidentali , è cosa di cui lasceremo disputare il Gentile coi suoi nuovi amici e sbrigarsela tra loro . A me , come ad altri , spetta ora il dovere di formulare la richiesta , e di esprimere la speranza : che l ' on . Fedele non dia attuazione al proposito , da lui manifestato alla Camera , di permettere una terza sessione di esami : cosa veramente scandalosa e di pessimo effetto . Posto il principio animatore dell ' esame di Stato , ci sarebbe da dubitare perfino se sia consentanea la seconda sessione : figurarsi una terza ! La concessione , alla quale l ' on . Fedele è disposto , segnerebbe l ' inizio della fine della riforma e il più o meno lento ritorno all ' antico . Su ciò , non conviene farsi illusioni . E questo , fascisti o non fascisti , dovrebbero deprecare e impedire . Mi abbia ecc .
IL CROCIFISSO NELLE SCUOLE ( CROCE BENEDETTO , 1925 )
StampaQuotidiana ,
Meana . 12 agosto 1925 . Caro Direttore , Fa il giro della stampa l ' affermazione di un giornale fascista , che « il senatore Croce , liberale , vorrebbe ritogliere il Crocifisso dalle scuole » . Venti anni fa , in tempi di democratismo e di massoneria , io , nominato componente del Consiglio di vigilanza di una scuola popolare , feci prendere provvedimenti a carico di un nuovo direttore , che , come primo suo atto , si era permesso di rimuovere il Crocifisso dalle aule scolastiche . E tutti coloro che conoscono quanto ho scritto in proposito , sanno che sono stato apertamente favorevole all ' insegnamento religioso nelle scuole elementari , da dare agli alunni delle famiglie che ne facciano richiesta e da affidare a persone che siano sinceramente credenti . Cosa , del resto , naturale , perché sento e osservo i doveri che cultura e gentilezza d ' animo impongono verso l ' alta religione dei nostri padri . Ciò che non mi è piaciuto , è lasciar correre o alimentare l ' equivoco tra questo , che è l ' atteggiamento liberale , e l ' altro , che non so quale nome meriti , ma certo consiste nel trescare coi clericali . Se a tale mia ripugnanza intendeva alludere il giornale fascista , ha detto il vero . Con molti saluti , ecc .
«IMPERIALISMO SPIRITUALE» ( CROCE BENEDETTO , 1925 )
StampaQuotidiana ,
Tra le cose che più mi offendono in questi tempi non leggiadri è l ' arroganza pietosa e ridevole arroganza , ma arroganza di coloro che hanno scelto per sé l ' ufficio di eccitatori e promotori del pensiero , della letteratura e dell ' arte italiana , e di curatori dell ' esportazione di cotesti prodotti all ' estero , e della loro ( come dicono ) « valorizzazione » per fondare l ' « Impero spirituale italiano » in aggiunta a quello economico e politico , o nella mancanza provvisoria di quello . E può esservi niente di più offensivo che veder considerati e trattati come merci che si fabbrichino i nostri più delicati e gelosi moti interiori , le opere che rispondono ai più profondi bisogni dell ' anima nostra , quelle opere che si compiono anzitutto e direttamente per noi stessi , e sono come le religiose preghiere con le quali ci mettiamo di continuo in unità col passato , con l ' universo , con Dio ? Certo , quelle opere sono insieme opere sociali , perché la vita umana è comunione ; ma in qual modo la società può aiutarle ? Solo con l ' accompagnarle simpaticamente , col rispondere alla trepidazione morale con la trepidazione morale , alla finezza intellettuale con la finezza intellettuale , all ' ansia della ricerca e dell ' attesa con l ' ansia e l ' attesa ; e questo avviene in modo eminente in certi periodi o momenti felici , nelle « età d ' oro » ( come furono denominate ) delle lettere e delle arti , quando pensatori ed artisti ebbero il consenso e il favore di principi e di popoli , la sveglia curiosità e l ' interessamento generale , il freno e il pungolo dell ' acuita sensibilità estetica , perfino i palpiti del cuore e dell ' intelligenza femminile . E , certo , in quelle opere è una forza espansiva , e , se esse non hanno bisogno del mondo , il mondo ha bisogno di esse , e perciò non solo si allargano a tutto il popolo in mezzo a cui sono nate , ma si spargono fuori di quel popolo , nella cultura mondiale ; e , quando questo non accade , o non accade con la rapidità che piacerebbe e nella misura che gioverebbe , colpa è dei popoli e delle culture pigre e chiuse da pregiudizi , ed è danno di questi popoli e di queste culture e non di quelle opere , che , come si è detto , non hanno bisogno di loro . Se io godo di una verità di cui altri non gode , se l ' Italia gode di un vantaggio mentale a cui altri popoli non partecipano o riluttano a partecipare , si dica un po ' : chi dovrebbe darsi maggior sollecitudine del rimedio , io o gli altri , l ' Italia o gli altri popoli ? L ' affetto per le idee che ci sono care , lo zelo per le sorti della verità , ci potranno muovere ad un certo apostolato , da esercitare tuttavia con modi assai diversi e con ritenutezza e dignità alquanto maggiori di quelli che si sogliono adoperare pel collocamento dei prodotti commerciali dai commessi viaggiatori . Ma l ' apostolato ha i suoi limiti , non solo nel predetto decoro da osservare , ma anche nella riflessione che ci ammonisce circa la difficoltà e la scarsa fecondità di inculcare modi di pensiero e di arte , dei quali non sia sorto negli altri spontaneo il bisogno o almeno un qualche desiderio . Non si può fare ingollare a forza agli altri popoli le dottrine che giudichiamo vere , le poesie che sentiamo belle , come ai bimbi malati e restii i farmachi e i cibi . Che cosa , dunque , il pensiero e la letteratura e l ' arte italiana potrebbero chiedere di presente ? Proprio il contrario di quello che a loro oggi si offre ; perché ogni giorno , con violenze , fattacci , parolacce , sghignazzamenti , parate e chiassate , con l ' esaltare le prodezze ciclistiche e automobilistiche e aeroplanistiche sopra le opere del cuore , della fantasia e dell ' intelletto , e con l ' indurre nei giovani il disprezzo per queste , si contrasta la formazione dell ' ambiente a loro favorevole o si viene distruggendo quell ' ambiente che prima c ' era in Italia . Non si riuscirà , è vero , a distruggere con ciò il tenace lavoro degli uomini ben disposti , degli animi gentili , delle menti alacri e critiche e caute ; e , forse , rendendo loro « difficile » la vita come , secondo il detto che corre , bisogna fare nei riguardi degli avversari , lo renderà più concentrato e fervido , e più eletto ; e questa sarà , dunque , un ' efficacia benefica , se pure non cercata . E , quanto ai servigi che gl ' intellettuali del regime promettono e si apprestano a fornire circa la propaganda all ' estero e il collocamento dei prodotti spirituali italiani , è il caso di supplicare queste egregie persone , che non ci facciano irridere dagli stranieri come goffi provinciali , inviando prodotti intellettuali e artistici col lasciapassare governativo ; o , ammesse in loro le migliori e più larghe intenzioni , pregarle di astenersi dalla loro fatica , la quale , in ogni caso , sarà superflua . Si ridia un po ' di calma interiore all ' Italia ; si consenta che alla dissipazione troppo a lungo perdurante succeda il raccoglimento necessario ; si lasci che la gente , costretta ora dall ' urgente dovere a occuparsi di politica o malamente da varie seduzioni distratta , torni agli studi geniali ; si lasci fare agli editori di libri e ai mercanti di opere d ' arte ; e quella divulgazione e collocamento all ' estero si otterrà nel miglior modo , o nel solo possibile . Che i predetti « valorizzatori » ed « esportatori » , ignari della natura e del modo di operare delle cose spirituali , siano parimenti imperiti di quelle più particolarmente italiane , e quasi estranei alle nostre tradizioni di cultura , è pur troppo vero . Anche l ' articolista , che mi ha dato accidentale occasione a questa protesta , dovrebbe , mi sembra , imparare un po ' più di quanto egli sa della storia e della letteratura italiana ; e , per esempio , non chiamare « Risorgimento » il « Rinascimento » ; e non parlare di una « egemonia » culturale italiana nel settecento , quando l ' egemonia fu inglese e francese e l ' Italia si mise a quelle scuole forestiere ; e non affermare poi , contradicendosi , che l ' Italia « nel settecento esportò più canzonette che Principi di scienza nuova » , perché allora l ' Italia « esportò » i pensieri di Giannone e di Filangieri e di Verri e di Beccaria , e altre cose che non erano canzonette , ma degni prodotti italiani del movimento impresso da francesi e inglesi alla nuova cultura europea ; e , infine , non dovrebbe colpire in pieno volto la verità , asserendo che « la guerra ha modificato radicalmente la situazione e possiamo constatare come una vasta ripresa italiana nel campo delle arti , delle lettere e delle scienze s ' imponga alla considerazione di ogni paese » , perché , invece , l ' Italia ora é in una vera condizione di miseria : miseria che è da temere che peggiorerà , quando saranno via via spariti gli uomini elle avevano imparato a lavorare nel campo intellettuale e artistico in tempi men vicini e più propizi .
NUOVO STILE ( CROCE BENEDETTO , 1925 )
StampaQuotidiana ,
23 agosto 1925 . Caro Direttore , Come Ella bene ha avvertito , non è il caso di dar peso , e molto meno risposta , all ' urlio di contumelie che , come per uno scatto meccanico , si leva regolarmente contro di me ogni volta che apro la bocca e qualunque cosa io dica . Piuttosto ci sarebbe questa volta da meravigliarsi che gente la quale professa di volere la grandezza d ' Italia anche nel dominio del pensiero e dell ' arte , si rivolti rabbiosamente contro un vecchio conoscitore della materia , che mette in guardia circa le illusioni e indica la via necessaria per raggiungere il fine desiderato . Da quando in qua si usa rivoltarsi contro il medico che dà il suo parere ? Dico il medico , perché , fin da quando ero giovane , le mie diagnosi e prognosi letterarie erano diventate così famose per la loro esattezza e sicurezza tra i letterati di Napoli , che mi chiamavano « il Don Antonio Cardarelli della letteratura » . ( Per notizia alla nuova generazione , il Cardarelli è il capo della scuola medica napoletana e , per nostra fortuna , vive ancora ) . E ora , con l ' accresciuta esperienza di tanti anni , sarebbe strano che io sbagliassi la diagnosi di un ' infermità culturale dai sintomi così aperti e chiari quale è quella che affligge l ' Italia presente .
LA COMMEMORAZIONE DI FRANCESCO DE SANCTIS ( CROCE BENEDETTO , 1926 )
StampaQuotidiana ,
Si è inaugurato in questo giorno al Pincio un busto marmoreo del De Sanctis ; e si sono recitati discorsi , tra i quali quello del Torraca , affettuoso e memore scolaro di tanto maestro . Alla gente che ora impera , ai giovani che le stanno attorno , il De Sanctis , ora , purtroppo , non dice nulla . Lo conoscono appena di nome , ignorano i suoi scritti e le sue opere ; e , se queste si mettessero loro dinanzi , non ne vorrebbero sapere . Ce ne vorrà perché l ' Italia riaccolga nel suo cuore uomini come Francesco de Sanctis e Giosue Carducci , e tragga dal loro esempio vigore pei suoi sentimenti e per la sua vita civile e politica . Ai pochi che non hanno bisogno di ricollocarli nelle loro anime perché vi sono stati sempre , e ora più vivi e più cari che non nel passato , consiglierei di commemorare in questo giorno il De Sanctis , rileggendo non particolarmente le sue pagine di critica e storia letteraria ( quantunque , a dir vero , egli non fu mai un mero letterato e critico ) , ma i suoi scritti politici e i suoi discorsi , dei quali io detti anni addietro una larga scelta , e soprattutto la serie degli articoli politici che pubblicò nel Diritto tra il 1877 e il 1878 , e che si trovano raccolti in volume dal Ferrarelli . Appartengono questi a un momento critico della vita italiana , quando , ottenuta l ' unità , ricongiunta Roma all ' Italia , venuti meno , perché attuati , gli ideali chiari e semplici del Risorgimento , l ' Italia parve smarrita , incapace di attendere al lavoro ordinato della vita di pace e di civile educazione e di progresso . L ' avvento della Sinistra al potere , che da molti era stato voluto e sentito come una scossa benefica alla giovane nazione , che , cercando nuove vie , prendeva a guida uomini nuovi ; quest ' avvento , al quale il De Sanctis aveva assai cooperato , si convertì presto in una delusione . La confusione degli spiriti , lo scetticismo , la fiacchezza , il materialismo , il fatalismo parvero accrescersi . Perché ? Fu allora che il De Sanctis , prima che uomo di partito , cittadino devoto e uomo di alto sentire , si accinse a un esame di coscienza , della coscienza nazionale , di cui ogni uomo degno soffre i travagli in sé stesso come della sua propria coscienza . Ma il valore di quegli scritti non è contingente , perché i problemi che ora si dibattono sono quelli che risorgono a ogni momento , e più gravi nei momenti gravi , e perché la conclusione a cui conducono , è quella , perpetua , che addita la salute nella fede , e perciò nella cultura , sola genitrice di fede schietta nei tempi moderni . E molte cose egli diceva allora che possono ripetersi ora , e talune prendono aspetto di sicure previsioni , che il corso dei fatti ha confermate . Donde quella depressa condizione dello spirito pubblico ? « Ci entra la vecchia Italia , l ' Italia della decadenza , che tutti ancora portiamo nelle ossa ; e ci entra la rivoluzione col suo sali e scendi , coi suoi sfrenati appetiti e i sùbiti guadagni ; e ci entra l ' accidia , e il disgusto dei buoni con quel loro quieto vivere e lasciar fare ; e ci entra pure una cultura superficiale e viziata , che ti dà della scienza conclusioni tanto più micidiali , quanto sono meno studiate e meno comprese le premesse . « Ci vuol poco a esser profeta . L ' Italia , se non ci si bada , cammina a gran passi verso il regno dei violenti e degli ignoranti , con tutte quelle conseguenze che insegna la storia , voglio dire con quella reazione della gente onesta , tanto poltrona e dormigliona nella sicurezza , quanto feroce e reazionaria nel pericolo . Così saremo dei buoni latini e vivremo nelle convulsioni periodiche » ( nel giornale il Diritto , 8 agosto 1877 ) . Non perdeva mai d ' occhio questo pericolo o possibilità della reazione . Al Bonghi , che , nello sdegno suscitato in Italia per l ' attentato del Passannante , aveva parlato della parte che nella preparazione d ' atti come quelli apportavano certe dottrine insegnate nelle scuole , il De Sanctis , ministro dell ' istruzione , rispondeva : « Signori deputati , la libertà della scienza , la libertà dell ' insegnamento , la libertà del pensiero , credetelo a me , non hanno niente a vedere in questa discussione . Io negherei l ' Italia se dovessi temere che venisse un giorno così infausto da poter mettere in pericolo conquiste , le quali rimontano a molti secoli , e che hanno i nostri più grandi scrittori a fautori : la libertà del pensiero . « Io non posso credere che l ' on . Bonghi voglia portare troppo innanzi quello che ha detto ora . Io non credo alla reazione ; ma , badiamo , le reazioni non si presentano con la loro faccia ; e , quando la prima volta la reazione ci viene a far visita , non dice : Io sono la Reazione . « Consultate un po ' le storie ; tutte le reazioni sono venute con questo linguaggio : che è necessaria la vera libertà , che bisogna ricostituire l ' ordine morale , che bisogna difendere la monarchia dalle minoranze . Sono questi i luoghi comuni ( ormai la storia la sappiamo tutti ) , sono questi i luoghi comuni , coi quali si affaccia la reazione » ( Atti parlamentari , Camera dei Deputati , 10 dicembre 1878 ) . Scriveva sullo stesso argomento ; « L ' Italia è nazione parlamentare nelle istituzioni , ma non ancora nel carattere , nelle abitudini , nell ' educazione . Il bello edificio è sovrapposto a una base guasta da secoli . Perciò le nostre istituzioni , ancora così giovani , danno i frutti della decadenza . La politica è trattata come un mestiere da cui si lucrano onori e guadagni , e i buoni si disgustano e i ribaldi si fanno innanzi . E , quello che è peggio , questi fatti si trovano naturali e sono stimati effetti delle stesse istituzioni parlamentari e si ride di quelli che ne pigliano scandalo . Quelle istituzioni che noi credevamo panacea miracolosa a tutte le corruzioni dei governi dispotici , ora siamo a questo ch ' elle sono tenute causa promotrice di tutte le corruzioni . E quando un grosso scandalo succede , sento dire : Che volete ? è la conseguenza naturale delle istituzioni parlamentari . Al contrario , io ho la ferma convinzione che queste istituzioni , se non possono fare i miracoli che noi ce ne attendevamo , sono altamente moralizzatrici , quando siano praticate con sincerità e nel loro spirito . Le lotte parlamentari creano i caratteri , infondono coraggio e iniziativa , producono un grande sviluppo di forze , e la forza è la base della moralità : di bontà negative e passive non so che farmene . Se il paese è fiacco , abbiamo il monopolio politico dei più sfrontati e dei meno capaci ; la forza ristretta in pochi è disordine sociale e corruzione . Ma il nostro paese non è fiacco , è troppo paziente , troppo longanime . Viene il giorno della collera , quando non se ne può più , e la misura è colma e io temo quei rimedi tardivi e violenti che si chiamano reazione , e per fin di bene fanno molto male . Voglio la resistenza giorno per giorno , ciò che è difficile , ma che è pur necessario ... » ( nel Diritto , 9-10 settembre 1877 ) . Queste e altre cose sono da rileggere e meditare negli scritti politici del De Sanctis , ancorché la rilettura sia per darci un senso di mortificazione e di rimorso , dimostrandoci che fummo poco cauti e non bene ascoltammo le voci ammonitrici di uomini nei quali era viva la coscienza dei pericoli intrinseci alla società italiana , da essi portata a vita di libertà . Ma le generazioni , come gl ' individui , imparano di solito a proprie spese ; e solo lentamente , e dopo molti strappi dolorosi e restituzioni faticose , si forma in un popolo la tradizione storica , atta a sorreggerlo .