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UNA VITTORIA DEI TIFOSI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Il nostro autobus procede in un mare d ' automobili . Stiamo andando allo Stadio « Dynamo » , dove si gioca la partita finale della coppa di calcio . La partita è tra la « Ze - De - Sa » ( Casa centrale dell ' Esercito sovietico ) e la « Kalinin » . A Mosca non si parla d ' altro ; anche noi delegati siamo divisi in tifosi dell ' Esercito e in tifosi della « Kalinin » . La « Ze - De - Sa » è la squadra che ha vinto il campionato dell ' Unione Sovietica ( il campionato si gioca d ' estate ) ; quest ' anno la famosa « Dynamo » è rimasta indietro e i « dynamisti » oggi tifano per la « Kalinin » . La « Kalinin » è la rivelazione della coppa : era una squadretta della provincia , che giocava in serie B ; ed ecco che ha vinto la « Dynamo » ( 4 a 0 ) , ha fatto prodigi contro tutte le altre squadre ed è arrivata in finale coi campioni dell 'U.R.S.S . È un bel pomeriggio ottobrino pieno di colori . Le automobili nell ' enorme parcheggio dello stadio sono tutte belle e luccicanti ( si direbbe che anche qui hanno quell ' amore esclusivo per le macchine nuove che c ' è in Italia , al contrario , per esempio , della Francia , con le sue « bagnoles » ) . Pochi agenti nerovestiti , a cavallo , tengono l ' ordine ; a contenere la folla sono lunghe file di soldati appiedati e disarmati . Nello stadio , ci sediamo proprio di fianco alle macchine da presa della televisione . Il pubblico dello stadio ci offre una vista la più gaia e varia di tutta l ' umanità sovietica mescolata gomito a gomito , panciuti moscoviti vecchio stile , baffuti operai anziani , scarni e ironici visi di giovani intellettuali , generaloni seduti accanto a soldati , qualche bella signora impellicciata ( altre Anne Karenine ! ) , studentesse occhialute ... Dai primi minuti di gioco è chiara la superiorità dell ' Esercito , ma l ' irruenza della « Kalinin » ha ragione dell ' abilità tecnica degli avversari . Questi romantici di moscoviti pare siano tutti per la « Kalinin » , anche i soldati , anche i generali . E fanno un tifo da non dire . La « Ze - De - Sa » che non la spunta su quei pivelli è oggetto d ' invettive e motteggi : « Dove sono i maestri del football ? » L ' arbitro , invece , pare che sia più tenero per l ' Esercito , e il pubblico gli diluvia addosso fischi e contumelie . Mi traducono il grido : « Va ' a scuola a studiare ! » , ma ce ne devono essere di molto peggiori . I moscoviti sono gran tifosi , press ' a poco sul nostro tipo . Ogni azione andata male alla « Kalinin » è sottolineata da grida e gesti di sconforto ( c ' è un gesto russo , volgare ma espressivo , per esprimere dispetto : si portano un pugno vicino alla bocca e fanno la mossa di sputarci sopra ) . C ' è dietro di me uno di questi moscoviti anziani e grossi , tipi di mercanti gorkiani che non so ora a che categoria attribuire , con un bastone in mano , che fa un tifo tutto brevi grida e battute rabbiose . V . Stepanovic afferra al volo le nostre imprecazioni italiane e le usa anche lui . Noi kalininisti della delegazione soffriamo per l ' andamento della partita , ma ci compiacciamo d ' aver quasi tutta Mosca dalla nostra parte e tacitiamo i compagni tifosi della « Ze - De - Sa » che si trovano in netta minoranza . S ' arriva all ' ultimo minuto di gioco . L ' Esercito conduce per due a uno ; se la « Kalinin » riuscisse a pareggiare , la partita dovrebb ' essere disputata un ' altra volta . Gli animi sono tesi . In un tripudio di entusiasmo la « Kalinin » segna . Il pubblico è tutto abbracci e cappelli per aria , quando ci si accorge che l ' arbitro ha annullato il goal . Il pubblico si scatena contro l ' arbitro , ma già lui fischia la fine . La banda si mette a suonare , la coppa viene portata in mezzo al campo per essere consegnata ai vincitori , ma il pubblico continua a diluviare fischi e urli . Quand ' ecco , che è che non è , la coppa viene riportata via . La « Kalinin » ha fatto ricorso ai giudici di campo ; il risultato è sospeso . Lunedì Più che mai attesi i giornali del mattino , che portano il risultato definitivo della partita : 2 a 2 ! Giubilo di noi kalininisti . L ' operato dell ' arbitro è criticato in tutti i resoconti , anche in quello della « Pravda » , abitualmente sobria e misurata nei commenti . La partita verrà ripetuta mercoledì . Mercoledì Non andiamo allo stadio , ma vediamo come Mosca segue la partita . Nei corridoi dell ' albergo , cameriere e facchini non si staccano dagli altoparlanti che trasmettono la radiocronaca . Nei negozi , nei caffè , per la strada la gente fa grappolo attorno alla radio . Siamo alla fine della partita e non ci si muove dal pareggio : 1 a 1 . Alla redazione della rivista « Aganiok » , incontro Boris Polevoi che torna proprio adesso dallo stadio , ancora tutto scalmanato . Ha vinto l ' Esercito : 2 a 1 . Ma la « Kalinin » ha tenuto duro per due tempi supplementari ; la vittoria morale è della giovane squadra di provincia . Polevoi , kalininista anche lui , è abbastanza soddisfatto . Boris Polevoi è tornato da poco dai cantieri del canale Volga - Don , dove ha raccolto materiale per una serie di articoli per la « Pravda » e per un romanzo . ( Intanto , Fadeev è partito per Celiabinsk , a documentarsi per il suo prossimo romanzo che si svolgerà tra gli operai metallurgici ) . Polevoi mi racconta aneddoti sugli scavatori stakanovisti del canale . Era andato a intervistare uno stakanovista che aveva scavato un milione e mezzo di tonnellate di terra . « Non dovete intervistare me » gli ha detto quello . « Non sono io il migliore . Ce n ' è un altro , all ' altro cantiere , che ha scavato un milione e mezzo di tonnellate » . E aveva voluto mandare un telegramma all ' altro stakanovista , che venisse subito , perché c ' era Polevoi che doveva intervistarlo per la « Pravda » . Quali sono le canzonette più in voga tra í sovietici ? C ' è I due amici , canzonetta comica , che racconta di una bella agronoma di cui sono innamorati due amici inseparabili , che la vanno ad aspettare insieme all ' uscita della direzione del colcos e non osano dichiararsi né l ' uno né l ' altro , sinché la bella non sceglie un terzo e i due restano scornati ma buoni amici , come prima . È il cavallo di battaglia di due artisti molto popolari , anche attraverso la radio e i dischi : uno è un uomo maturo , dall ' aria severa e vissuta , che ha scoperto la sua vocazione tardi , in guerra , in rappresentazioni di soldati , ed ora è premio Stalin ; l ' altro è pure premio Stalin , un pacioccone che interpreta soprattutto canzonette comiche . Il primo invece deve la sua fama alle canzoni patetiche : come La stella d ' oro , in cui il fidanzato d ' una ragazza cui è stata assegnata in premio una stella d ' oro , rimpiange di essere senz ' alcuna decorazione e si sente a disagio di fronte a lei . Oppure la canzone del vecchio soldato che ricorda le sue battaglie ; o quella delle rondini che lasciano le steppe . Queste e molte altre canzoni le ho sentite in un concerto alla Sala delle Colonne , dedicato alle canzoni popolari . Sono in programma anche diversi inni : quello per la pace ( Za mir ! ) , quello Moskva - Pekin , quello dell ' Unione Internazionale degli Studenti . Poi molte canzoni ceche , polacche , ungheresi ( il primo numero è un giovane cantante ungherese , premiato al festival di Berlino ) . C ' è un cantante comico armeno che fa molte mosse di tipo napoletano . La gran sala è gremita di un pubblico molto vario , attento come fosse a un concerto di musica sinfonica , appassionato come se fosse al cospetto dei più grandi cantanti del secolo . Per i loro artisti , gli spettatori sovietici vanno matti : i beniamini della radio scatenano ovazioni a non finire . È un mondo semplice , giovane : riuscirò mai - mi domando - a entrare in questo spirito ? Guardo la sala neo - classica sfavillante di lampadari , questa folla così interessata e così poco sofisticata da godersi gli spettacoli più semplici con tanta schiettezza di spirito , il gran passeggio per i ridotti sontuosi di questa gioventù modesta e ilare ... Forse il segreto è tutto qui : la Sala delle Colonne prima apparteneva agli zar e ora appartiene ai Sindacati .
IL TEATRO DEI RAGAZZI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Mosca , domenica sera - Una platea piena di ragazzine coi fiocchi rossi alle trecce , i collettini bianchi di pizzo , i grembiuli marron con gli orli ondulati ; è la tenuta delle scolare , e dapprincipio mi sembra d ' esser piombato in pieno Ottocento , poi m ' accorgo di come sono vive e spontanee le ragazze in questo vestito , e capisco che qui non si possono classificare i costumi con una data come da noi , qui si cerca per ogni cosa la foggia che sembra più naturale e ci si ferma su quella , senza le nostre inquietudini . Siamo al teatro dei ragazzi , che è a fianco del Bolsciòi , e dà rappresentazioni solo per i giovanissimi , tutte le sere , con una compagnia di bravi attori giovani e anziani , specializzati in questo genere di spettacoli . Stasera danno una commedia per giovinette dall'8a alla 10a classe : I suoi amici di Rosov . È la storia d ' una ragazza sovietica che perde la vista che le compagne e i compagni salvano dalla disperazione , finché un ' operazione non le rende la luce . L ' intento educativo del dramma pare rivolto più verso i genitori che verso i ragazzi , ossia : si rivolge ai ragazzi perché essi si formino una coscienza sul problema dei genitori ! Infatti i problemi in primo piano sono i rapporti della ragazza coi genitori distanti e distratti ( la ragazza dapprima nasconde loro l ' indebolimento dei suoi occhi e i genitori vedendola triste pensano a dispiaceri sentimentali ) , i rapporti degli altri compagni con le proprie famiglie , il legame tra scuola sovietica e genitori , l ' attenzione che gli insegnanti pongono alla situazione degli allievi in famiglia , la funzione del Komsomol nella vita individuale dei ragazzi . L ' azione e i personaggi hanno un accento di verità documentaria : e l ' interesse dello spettacolo per noi è anche nella testimonianza dei costumi sovietici , visti nei loro problemi individuali , nei loro rapporti sentimentali , ecc. È un teatro educativo che mi sembra non indulgere alla retorica caramellosa che siamo abituati a considerare inevitabile in queste cose . E mi piace vedere come gli attori impersonino figure di giovani sovietici quali se ne incontrano tutti i giorni , facendone tanti tipi caratteristici : una protagonista adolescente dalla faccia molto bella e forte , dallo sguardo doloroso ( un volto che mi aspetto di rivedere presto sullo schermo ) , la studentella che mette sempre bocca dappertutto , il ragazzo taciturno e timido ma pieno di doti , quello svelto e un po ' confusionario , tutto un catalogo di giovani russi che mi par sempre di riconoscere . Andiamo a salutare gli attori , quanto mai semplici e simpatici , guidati da un anziano premio Stalin . Gli spettacoli sono differenziati in tre tipi , a seconda dell ' età dei ragazzi cui sono dedicati . Il repertorio comprende drammi educativi , fiabe e classici . Stanno preparando una rappresentazione per ragazzi di Romeo e Giulietta . Abbiamo visitato , in questi giorni , diversi istituti scolastici . Dalle brevi interviste che facciamo agli studenti , attraverso gli interpreti , possiamo definire qualche caratteristica della gioventù sovietica . Prima tra queste : l ' orgoglio di poter decidere del proprio avvenire , sia i ragazzi che le ragazze . Liuba Kusnizova , di 16 anni , allieva del l ° anno della scuola professionale elettrotecnica , ha scoperto il suo interesse per l ' elettricità alla scuola media . Chiediamo se col diploma che prenderà intende impiegarsi in un ' industria . Risponde : « No , continuerò a studiare in un altro istituto , ma ora m ' interessa prendere il diploma d ' elettrotecnica » . Il suo stipendio d ' allieva di 1° anno non è alto , ma suo padre e sua madre lavorano entrambi come operai e guadagnano bene . Ha tre fratelli minori che vanno a scuola e all ' asilo . I posti più ambiti dei giovani sono ora i « cantieri del comunismo » . Aleksei Liudimov , anch ' egli di 16 anni , del 1° corso e figlio d ' operai , racconta che da ragazzo prese una forte scossa e da allora decise di diventare esperto d ' elettricità . Appena diplomato vuole andare a lavorare nei cantieri sul Volga o sul Don . Lavorando , continuerà a studiare alle scuole serali fino a diventare ingegnere . È appassionato di sci e d ' atletica leggera . Non è raro incontrare giovani che cambiano vocazione e indirizzo di studio . Alla facoltà d ' architettura , Edgar Cucin , lettone , ci racconta che allo scoppio della guerra andò come molti studenti della sua età nei colcos a sostituire i trattoristi partiti per il fronte . Poi chiamato alle armi fece il soldato , diventò ufficiale , combatté per la liberazione della Lettonia e fu ferito gravemente . Prima della guerra voleva studiare matematica ; ma dopo aver visto le distruzioni della guerra s ' iscrisse alla facoltà di architettura . L ' attività svolta in guerra ha gran parte nel racconto delle vite sia dei giovani che delle ragazze . In una clinica universitaria interroghiamo una bellissima dottoressa , Tatiana Leonova . La guerra è scoppiata due giorni dopo che aveva finito la scuola media , a Stalinogorsk . Andò a lavorare alle costruzioni di difesa di Smolensk , sotto i bombardamenti . Nell ' autunno del 1941 entrò volontaria nell ' Esercito , e diventò « istruttore medico » di plotone , poi radiologa , e insieme segretaria nel Komsomol del suo battaglione . Nel 1943 si iscrisse al P.C. Finita la guerra studiò all ' Istituto Superiore di Medicina e diventò chirurgo . Ora è ordinaria in questa clinica . Spesso s ' incontrano studenti non più tanto giovani , che sono passati già attraverso una vita di lavoro . Al Conservatorio di Mosca intervistiamo Vladimir Filippov , ex colcosiano di 31 anni , che usufruisce di uno « stipendio Stalin » ( lo stipendio più alto , assegnato al miglior studente d ' ogni corso ) . Lavorò fino a 16 anni in un colcos coi genitori , poi operaio in un ' officina , poi fece la guerra e fu ferito tre volte . Dopo la guerra è entrato in Conservatorio , alla facoltà di canto . Al Conservatorio di Mosca : grasse maestre di canto che parlano francese e somigliano alle nobildonne emigrate che si conoscono da noi , ma hanno l ' « ordine di Lenin » appuntato sull ' ampio seno ; trepide giovinette dallo sguardo intelligente sfoggiano l ' italiano dei libretti d ' opera ; ragazzi dall ' aria riflessiva e testarda ; giovani armeni , kirghisi , baskiri , ecc. e anche coreani . In ogni istituto scolastico , dovunque c ' è un ' aula , un corridoio , un atrio , una parete , là ci sono ritratti d ' uomini illustri : poeti , scrittori , musicisti , rivoluzionari , scienziati . Nessun popolo ha un così vistoso culto del proprio passato . Ogni aula dell ' istituto d ' elettrotecnica è adorna di ritratti degli scienziati russi d ' ogni disciplina . La parrucca illuministica di Lomonosov e la barba biblica di Mendelejev sono riconoscibili sopra tutti . Ma non ci sono soltanto i russi : da Galvani a Volta ( anche più su : da Galeno e da Archimede ) a Eva Curie , tutta la scienza umana è rappresentata . Nelle scuole il ritratto di Puskin è frequente quasi quanto quelli di Lenin e Stalin . C ' è pieno di Tolstoj , e poi di Gogol , di Turgheniev , di Krilov , di Lermontov , di Nekrasov , di Saltikov - Scedrin , e anche di Dostojevski malgrado che in Occidente vi sia chi dica che l 'U.R.S.S . l ' ha dimenticato e condannato senz ' appello . Moltissimo Gorki , naturalmente , e anche moltissimi Maiakovski . Scruto l ' inquieto sguardo del poeta , così crudamente contemporaneo , come a chiedergli se per caso non si trovi a disagio , incorniciato solennemente in mezzo a tanti classici , ma mi pare che mi risponda di no , perché non c ' è cosa più grande cui un poeta d ' avanguardia possa aspirare , che di diventare un grande classico popolare . Il grande amore che i sovietici manifestano per Cechov , l ' incontrare dappertutto la sua mite barbetta , il sottile lampo dei suoi occhi dietro le lenti del pince - nez , mi riempie di gioia . Qui i ragazzi delle scuole medie studiano Cechov come un classico ; da noi i classici « scolastici » più moderni sono Carducci , D ' Annunzio ... Sto per scivolare su una china di riflessioni melanconiche , ma interrompo il corso di tali pensieri , accorgendomi che « non è così che va impostata la questione » . Infatti i sovietici ci insegnano soprattutto a valorizzare la cultura patria , a guardarla sempre criticamente ma a non rifiutarla mai .
QUEST'ANNO, MODA UCRAINA ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Mosca , lunedì - Alla Biblioteca Lenin , ( 14 milioni di volumi in 165 lingue ) , due sale sono dedicate ai ragazzi . Ambienti e decorazioni creano un ' atmosfera di giovinezza ( ma non scolastica ) tra sale tanto austere . Nella sala dei più piccini le schede del catalogo sono illustrate a colori . Le ragazze della delegazione sono andate oggi a un grande laboratorio di moda per assistere a una sfilata di modelli . ( Ogni giorno si tengono tre sfilate di modelli a cui assistono complessivamente un migliaio di visitatori ) . I modelli più belli ( oltre naturalmente alle pellicce ) sono i paltò . Gran varietà d ' abiti da mattino , da pomeriggio , da sera . La sfilata comprende anche modelli di pigiama e di camicie da notte , inaspettatamente ricchissimi e complicati . Sfilano anche modelli per uomo e per bambino . In U.R.S.S. la moda femminile , meno capricciosa che da noi , trova ogni anno la sua ispirazione nei costumi popolari d ' un popolo sovietico . Quest ' anno , vanno molto i motivi ucraini ; e alle camicette ricamate , ai fazzoletti ucraini s ' ispirano parecchie delle toilettes più recenti . Le sartine e le indossatrici hanno stipendi pressoché uguali , sui mille rubli . Note gastronomiche . Una delle cose che pensavo fosse più difficile abituarsi , era la quantità e la qualità dei pasti . Invece la cucina russa è molto più vicina alla nostra di quella , per esempio , dell ' Europa centrale , ( il bello è che anche i cinesi della tavolata vicina alla nostra , pare che la pensino come noi ) e poi , sarà il clima , sarà la vita movimentata , tre pasti giornalieri , con almeno tre portate di carne per pasto , non sono mica fuor di luogo . Così ci siamo abituati , al mattino appena alzati , a metterci a tavola per un vero e proprio pasto , come è abitudine generale dei sovietici . Questa prima colazione , al nostro albergo , consta tra l ' altro , di un bicchiere di yogurt , tre o quattro uova , pane e burro , lingua , prosciutto , insalata russa ; poi una pietanza di carne con contorno , e poi il tè ( o caffelatte o cacao ) con paste . Il desinare è verso le tre o le quattro : la prima cosa da imparare è il tenersi leggeri d ' antipasti e non credere che siano già il pasto vero e proprio , perché poi verrà la minestra con un pezzo di carne dentro , la pietanza , la frutta e il gelato . ( I sovietici amano í gelati più dei siciliani , e li mangiano per le strade anche in pieno inverno , cosa che fece molta impressione a Churchill , durante la guerra ) . La cena è molto tardi , di solito dopo Io spettacolo . È pressappoco come il pranzo ; solo che finisce con il tè o col cacao . Anche l ' altra preoccupazione che avevo : che i russi bevano e facciano bere a tutto spiano , s ' è dimostrata senza fondamento . A parte i banchetti importanti , in cui vino e vodka sono la materia prima dei numerosi brindisi , la nostra delegazione , formata tutta di giovani parchi e temperanti , non è stata forzata a tralignare dalle proprie abitudini . Invece dell ' acqua , durante i pasti si bevono molti succhi di frutta di preparazione industriale : succhi di albicocca , di pesca , di mela e naturalmente d ' ogni altro genere . Anche nei bar o nei ricevimenti pomeridiani i succhi di frutta sono molto usati . Dal barbiere dell ' albergo Mosca . Una parrucchiera paffuta e appetitosa mi taglia í capelli mentre la radio suona canzonette americane del Far - West . Sul piano della toilette il libro aperto che legge tra un cliente e l ' altro , un libro della biblioteca circolante dell ' albergo . V . Stepanovic mi dice che non può venire a teatro con noi : domani è il compleanno di sua moglie e vuole andare a comprarle qualche gioiello stasera , perché domani , lunedì , i negozi sono chiusi . Gli dico : « Domani ? Toh , anch ' io compio gli anni domani » . E ci facciamo gli auguri a vicenda . Lunedì Compire gli anni a Mosca mi riempie di allegria , e mi dispone a sguardi retrospettivi sulla mia vita , cosa che non mi capita sovente . A pranzo , vedo che i compagni sovietici , appena saputo del compleanno m ' hanno preparato un festeggiamento degno della loro magnifica ospitalità . Dei tanti brindisi , il più bello è l ' ultimo , di V . Stepanovic : « A vostra madre » . V . Stepanovic è un tipico rappresentante di quello spirito che è caratteristico dei sovietici ma è anche molto « vecchia Russia » , fatto di una cortesia riserbata ma calorosa , che ama richiamarsi agli affetti familiari ma sempre senza cadere nella lacrimosa declamazione che usa da noi in queste cose , quello spirito che , anche nei banchetti ufficiali , dopo tutti gli applauditi toast politici , si manifesta in brindisi più semplici : « Alla salute delle vostre famiglie » . Della generazione cresciuta durante il socialismo e che ha ora raggiunto la trentina , V . Stepanovic è un esempio non so se più o meno tipico , ma che certo dà l ' idea di una civiltà colta e serena . Dirigente politico preparato e rigoroso , membro del Comitato centrale del Komsomol , ufficiale combattente in guerra ( ne riportò gravi danni fisici , ora guariti ) , V . è un giovane dall ' allegria spontanea e comunicativa , dalla risata irrefrenabile , dall ' umorismo e dalla voglia di scherzare a getto continuo . Quel giornalista italiano che scriveva che i russi non sanno ridere , certo non ha mai incontrato V . Stepanovic . La sua vita è divisa tra l ' organizzazione politica in cui lavora , i suoi studi storici , il pianoforte col quale accompagna la moglie che s ' esercita in casa al suo violoncello per i concerti . La domenica va a caccia : ha un bel setter e dei buoni fucili a ripetizione . D ' estate passa le ferie al mare con sua moglie in una località della Crimea di cui sono fedeli ospiti da anni . ( Si sa che in U.R.S.S. i soggiorni di ferie sono gratis per tutti , nelle case di riposo a disposizione dei sindacati di ogni ministero ; nella casa in cui va V . ogni estate , lui non paga niente ; ma sua moglie che dipende da un altro ministero , per non pagar niente dovrebbe andare in una casa dei suoi sindacati : invece va col marito e paga il 50 per cento della retta normale ) . Quando ha un momento libero , V . tira fuori di tasca un romanzo di Dumas ( un volumetto rilegato dell ' edizione Nelson ) . Dice che non c ' è niente di meglio di Dumas per riposare la mente e insieme tenersi in esercizio col francese .
IL TRENO CHE VA NEL CAUCASO ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Giovedì - Siamo in treno . La radio nel corridoio trasmette una canzone popolare . È una donna che canta : pare un ' esplosione di gioia furiosa , una modulazione di brevi grida scattanti su un ritmo che ricorda le caratteristiche danze russe a ginocchia piegate . Chiedo se è un ' antica canzone contadina : Ljena Constantinova mi spiega che è una canzone colcosiana d ' una ventina d ' anni fa . Risale agli inizi dell ' elettrificazione nelle campagne . Ljena mi traduce l ' inizio : « Per la prima volta la donna vede il sole accendersi nella sua stanza ... » Il programma che la radio sta trasmettendo è una rassegna di canzoni dell ' anteguerra . Ora ne cantano un ' altra di questo allegro tipo contadino . Ogni strofa finisce con un ' esclamazione : « Hoc ! » È una canzonetta buffa : il fidanzato ha accompagnato la bella a casa e non sanno separarsi , e ogni volta trovano una scusa per restare insieme . « Hoc ! » La Russia è un mare di terra . I paesi sono sparsi e lontani . La storia di questo paese , la lentezza del suo passato , il valore dei risultati del socialismo mi si colorano di nuovi significati , ora che vedo concretamente la terra , le distanze , i campi . Le ore di viaggio vanno avanti movimentate solo dai cinque pasti quotidiani . Oltre ai tre grossi pasti a cui ci siamo abituati a Mosca , c ' è uno spuntino a base di mele che ci vengono portate negli scompartimenti a metà mattina , e il tè delle cinque , in vagone ristorante . I compagni sovietici sono venuti ben attrezzati di scacchi , dama e domino , e noi , messi da parte i nostri mazzi da ramino , ci cimentiamo nei giochi in cui i russi sono tradizionalmente maestri . A scacchi non riusciamo a vincere neanche una partita , ma ( con qualche trucco ) ci rifacciamo a domino . Venerdì Passiamo Rostov , estesissima città su un dosso di collina in mezzo alla pianura , tutta di basse casette . Della guerra , ormai , si stenta a vedere i segni . Passiamo il Don , che ora , d ' autunno , non è largo , ma che ritirandosi ha lasciato laghetti e pozze d ' acqua per dieci chilometri intorno . Siamo in una campagna abitata e immensa . Dall ' ultimo vagone vedo una grossa gazza bianca e nera posarsi sui binari . Discorriamo di sport . L ' interprete Vitalij è iscritto alla « Spartak » , la società dei Sindacati . Paga un rublo al mese ed ha tutte le possibilità di fare tutti gli sport che vuole , nei campi e con l ' attrezzatura della « Spartak » . Per esempio , va alle stazioni sciistiche della « Spartak » e se non ha sci , o scarponi suoi , usufruisce gratis di quelli della società . Se vuole può anche andare ai campi della « Dynamo » o di un ' altra società , ma non essendo socio , deve pagare una piccola quota . Si parla di matrimoni . Un particolare curioso . All ' atto del matrimonio la moglie può scegliere se chiamarsi col cognome del marito o tenere il proprio ; oppure anche il marito può prendere il cognome della moglie ; oppure possono lasciare entrambi i vecchi cognomi e scegliersene uno nuovo . Sabato In treno nel Daghestan . Da stamane siamo in riva al Caspio , mare grigio e triste tal quale lo s ' immagina vedendolo nelle carte geografiche . Le montagne del Caucaso ci fiancheggiano sulla destra . Ogni tanto spunta la torre a traliccio di un pozzo di petrolio . Ad una stazione scendiamo a far quattro passi giù dal treno . Con allegria prendo contatto con questa terra così nuova e in cui pure basta poco , un muro di strada in salita , lo sguardo nero delle donne , per riportarmi nell ' atmosfera familiare delle città rivierasche . Anche il clima è da inverno di riviera ; solo i colori sono più smorti . Viaggiare in coda al treno , tra Caspio e Caucaso ! Ma al vecchio ferroviere , che sta qui in coda con le sue bandierine e le sue lanterne , questi paesi non piacciono per via del vento ; lui è di Smolensk . Ljena Constantinova lo rimprovera filialmente perché non si rade la lanuggine bianca e rada che incespuglia il suo viso . Ride tutto grinzoso e sdentato : dice che non importa , ormai è vecchio . È un simpatico tipo di chiacchierone ; anche se sono solo , lì a guardare il panorama , senza nessuno che mi faccia da interprete , lui vuole attaccar discorso e parla , parla , nonostante i miei « Nepognemai ! » ( Non capisco ) . Ad una stazione vengono donne sotto i finestrini a vendere yogurt e carne cruda . Graziose , con in testa fazzoletti disegnati . Sulla collina , i paesi che s ' incontrano adesso sono ammucchiati come i nostri , non sparsi come nella pianura russa . Certe case tra gli orti hanno i muri a secco come i casolari in Liguria . Attraversiamo vigne basse ( « come in Sicilia » , dice Michele L . che è siciliano e bracciante , anzi batrak , come abbiamo imparato a chiamarlo qui ) . Vigne e campi di cotone , e girasoli . Le donne sono tipi tra il siciliano e il turco : vengono giù da una stradetta tra i campi e vorrebbero entrare in stazione di lì , invece di fare il giro dall ' entrata dell ' edificio , e un tipo di controllore con la barbetta continua a rimandarle indietro e ognuna di loro protesta e racconta chissà che storia per convincerlo ; e lui scuote sempre il capo , inflessibile e paziente . Da ieri non vedo che uccelli neri o bianchi e neri ; credo siano gazze . Ora il cielo verso il Caucaso è percorso da una striscia senza fine di uccelli neri in volo ; forse una migrazione ? Per chilometri e chilometri continua a volare questa enorme schiera di uccelli e seguendoli entriamo nell ' Azerbaigian . A un torrente , V . m ' indica i segni bianchi del confine della Repubblica .
IL TENORE BUL-BUL ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Baku , domenica - Primo mattino di sole dopo quaranta giorni piovosi . Quando siamo arrivati ieri sera pioveva ancora e alla stazione le brune ragazze del Komsomol ci coprivano d ' ombrelli e di mazzi di fiori . Ora siamo su un ' altura , un antico forte trasformato in giardino , ai piedi del monumento a Kirov , il grande rivoluzionario che nei primi anni del potere sovietico diresse l ' organizzazione comunista nell ' Azerbaigian . Sotto di noi , il gran golfo sul Caspio grigio , e Baku che innalza i minareti delle sue moschee e le torri a traliccio dei pozzi di petrolio . La vecchia città araba è nel centro , cinta da mura del 1510 , coi suoi tetti tondi e le moschee . Dal 1917 ad oggi Baku è quintuplicata ( un milione di abitanti oggi ; 200 mila allora ) e ha triplicato l ' estensione dei suoi giardini . I pozzi di petrolio spuntano dappertutto , perfino in mezzo al mare ; attorno a un ' isoletta dove gli archeologi hanno rintracciato vestigia di un caravanserraglio del XIII secolo . Baku ha chiese di quattro religioni : moschee , sinagoghe , chiese ortodosse , chiese armene . Ha pure ( e tutte cose nuove , queste ) dodici scuole superiori , quattro grandi teatri , un ' accademia filarmonica , biblioteche con milioni di volumi , un nuovo stadio sul mare , molto bello . I nuovi palazzi di Baku seguono tutti l ' antico stile azerbaigiano , con le finestre e i portici a sesto acuto e i contrasti di colore dell ' architettura orientale . Simbolo della tradizione culturale nazionale è Nezami , il Dante azerbaigiano ( 1141-1203 ) , a cui è dedicato un monumento e un museo , e di cui s ' incontra spesso la statua e il ritratto . Tutte le scritte sono bilingui : in russo e azerbaigiano . Il ritratto di Stalin è quasi sempre accompagnato a quello del compagno Baghirov , dirigente nazionale del partito . Spesso i ritratti sono arazzi intessuti , con variopinte cornici orientali . Gli abitanti di Baku amano definire la propria città la Napoli del Caspio . A me questo saliscendere di vie , spesso tra il verde dei parchi , e queste piazze portuali , e la grigia autunnale aria ventosa e anche una certa procacità angolosa delle donne , fanno pensare a Genova . Gli azerbaigiani sono meridionali , nelle caratteristiche esteriori e nella vivacità ; e ci tengono . Scherzando coi russi , vantano sempre il proprio temperamento caloroso . La prima cosa che dicono agli italiani è : « Noi e voi c ' intendiamo subito , siamo meridionali , noi ! » Le donne sono brune e spesso attraenti : hanno profili fieri e taglienti , petti arditi , a sesto acuto come le loro finestre . Nei cinema danno gli stessi film che abbiamo lasciato a Mosca . In molti dei più importanti , c ' è In nome della legge , e quindi anche qui continuiamo a vedere cartelloni di Massimo Girotti a tutte le cantonate . Un Girotti un po ' azerbaigianizzato , con qualche lieve sfumatura orientale nei lineamenti , ma sempre lui . Per le vie vediamo passare qualche donnetta ricoperta di un velo bianco , ali ' uso musulmano . Sono le vecchie che ancora seguono in parte i costumi d ' un tempo . Ma hanno il viso scoperto : la ciandrà , il velo sotto il quale la donna era obbligata a nascondere il viso , è del tutto scomparsa . Visita a una casa dei pionieri . È la prima che visito e non immaginavo che fosse una cosa così bella . La mia ammirazione per l ' organizzazione dei pionieri continua a crescere , di fronte ad ogni nuova cosa che vedo in questo campo . Questa casa è frequentata da 2500 bambini che vengono due volte alla settimana , a turni combinati secondo i loro orari scolastici . I frequentatori sono divisi in circoli , e in questa grande villa ogni circolo ha una sua saletta e i suoi insegnanti specializzati . Ecco una sala piena di piante , microscopi e uccelli impagliati : è quella dei naturalisti , la cui attività già ho avuto modo di apprezzare a Mosca . In un ' altra sala i ragazzi stanno piallando e inchiodando scafi e chiglie : è il cantiere dei « navimodellisti » . Gli aeromodellisti hanno invece una sala tutta finestre , tra fusoliere bianche ed ali ; dal soffitto pendono gli involucri dei palloni aerostati ; e anche i pannelli alle pareti , dedicati ai pionieri russi dell ' aviazione ( qui intendo pioniere nel senso storico della parola ) , sono chiari e ariosi . C ' è lo studio dei piccoli pittori e quello dei piccoli scultori , c ' è il laboratorio dei fotografi . I ragazzi radiotecnici costruiscono apparecchi a onde corte con cui comunicano coi dilettanti di tutto il mondo : ci fanno vedere le cartoline che hanno ricevuto , e ce n ' è anche una dall ' Italia , di un radioamatore livornese ; e ci danno le cartoline con cui avvertono d ' aver captato le trasmissioni , secondo i dati stabiliti dalla convenzione internazionale dei radioamatori . I piccoli astronomi hanno addirittura un planetario ; e per scrutare il cielo vero , telescopi , che imparano anche a costruire . Tutto questo è organizzato nelle sale , nei corridoi , nei pianerottoli , nelle nicchie , nelle logge d ' una soleggiata villa gentilizia . In una saletta triangolare c ' è ( e come poteva mancare a Baku ? ) lo studio dei metodi d ' estrazione del petrolio : modelli di pozzi , raccolte di minerali , cartelloni degli strati geologici . I sobri affreschi alle pareti hanno la funzione di creare un ' atmosfera che fa presa sulle fantasie infantili , e li infervora in questi loro giochi che sono insieme anche studio e lavoro ; così qui , nella saletta del petrolio , è subito creata un ' atmosfera mineraria . Non siamo noi i soli ospiti d ' eccezione della casa dei pionieri , stamane . Nel salone c ' è un incontro dei bambini con Mussah Babajev , l ' azerbaigiano campione del mondo di lotta greco - romana , idolo di molti piccoli tifosi sovietici . Le bambine ballano , in onore di Babajev , una specie di quadriglia . Poi , nel teatrino , c ' è uno spettacolo in onore della delegazione italiana . I bambini eseguono danze e canti azerbaigiani . E c ' è anche , manco a dirlo , un pezzo italiano : una ragazzina canta « Addio , Leonora » del Trovatore , con le parole della nostra lingua . All ' Accademia filarmonica , nell ' intervallo di un concerto in onore della nostra delegazione , abbiamo incontrato Bul - Bul , ossia Rosignolo . Bul - Bul è il più popolare tenore dell ' Azerbaigian , già sessantenne e pelato , ma un bel tipo di buontempone . È premio Stalin e deputato al Soviet supremo della Repubblica . Parla italiano perché ha studiato in Italia ( ci ha cantato tra l ' altro « La donna è mobile » in italiano ) , e tra gli italiani si sente a casa propria . Ci subissa di domande su tenori e baritoni italiani . « A quei tempi - ci dice - per un artista dell ' Azerbaigian non c ' era che emigrare . Qui non c ' era nulla ; era un paese arretrato , incolto . Ora abbiamo tutto , industrie , scuole , università , teatri , conservatori , accademie ... E dire che quando ero in Italia , e dicevo che ero dell ' Azerbaigian , tutti mi guardavano interrogativamente : nessuno sapeva che 1'Azerbaigian esistesse , non c ' era neppure segnato sulle carte . , . Mi sembrava d ' essere comparso così , dal vuoto ... Ora posso dire a tutti che l ' Azerbaigian esiste sul serio ... »
LA REPUBBLICA DEL PETROLIO ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Il petrolio è la ricchezza di Baku . Non puoi girare lo sguardo senza vedere pozzi da tutte le parti , perfino in mare . Nello stemma della repubblica sovietica azerbaigiana c ' è la torre di un pozzo . Dappertutto annusi , senti odor di petrolio . Sarà una mia idea , ma mi par di sentire il petrolio anche nelle grasse minestre e pietanze di questa cucina orientale . Se ci si inoltra nell ' entroterra di Baku , si continua a viaggiare per chilometri e chilometri su uno scenario brullo , irto d ' alte torri dei pozzi di petrolio . Visitiamo un settore di reparto del trust Kírov ( a Baku ci sono più di dieci trusts petroliferi ) . Ci guida l ' ingegnere capo Kafarov , figlio d ' operai petroliferi e lui stesso ex operaio . Ha fatto , come moltissimi qui , insieme l ' operaio e lo studente , frequentando l ' Istituto del petrolio nei corsi serali della gioventù lavoratrice . Kafarov ha trovato un metodo per prolungare la vita dei pozzi , ha il premio Stalin ed è deputato al Soviet supremo della Repubblica . Ha trent ' anni . Tutti i tecnici dei pozzi sono ex operai . L una classe operaia molto evoluta ; il 90% degli operai studiano per migliorare la propria qualifica . I procedimenti d ' estrazione sono perfezionati in modo da richiedere pochissima mano d ' opera , tutta specializzata . Un elettrotecnico e due operatori controllano cinquanta pozzi . Le industrie di Baku ( prima della Rivoluzione non ce n ' era nessuna ) raffinano il petrolio e lavorano i sottoprodotti , e tutto il loro macchinario viene pure fabbricato a Baku . « Qui non è come in Iran ! - ci dice Kafarov . - Di là devono mandare tutto il petrolio in Inghilterra ! » Il sindacato dei petroliferi ha undici grandi case della cultura nei vari rioni di Baku , e trenta case filiali ( tutte con il loro cinema , perché se non hanno neanche un cinema si chiamano club o « angoli rossi » ) . Visitiamo la casa della cultura del rione operaio Sciaumian . È un gran palazzo nuovo , frequentato ogni giorno e ogni sera da 3000-3500 persone ; è aperta a tutti , e la frequenza alle conferenze , ai circoli dilettantistici , sportivi , culturali è gratuita . C ' è un cinema che dà , per i soci della casa , gli stessi film dei locali di prima visione . Ora stanno organizzando un laboratorio tecnico che sarà il più grande e attrezzato di Baku ; e gli operai potranno venire a perfezionarsi e a imparare nuovi procedimenti tecnici ; perché qui svago e cultura sono sempre legati al miglioramento dell ' uomo , e quindi anche della qualifica produttiva . Le case della cultura ( come le case dei pionieri ) sono una delle chiavi della vita sovietica ; se si vuol capire questo fervore culturale di massa del popolo sovietico , questo continuo elevarsi d ' operai a dirigenti , questo fatto così comune qui di passare dal lavoro manuale a quello intellettuale , bisogna vedere queste case della cultura affollate ogni sera , capire come queste nuove abitudini siano entrate nel costume sovietico . La casa della cultura che visitiamo ha una biblioteca circolante di 75 mila volumi , in azerbaigiano , in russo e in armeno ; se ne servono circa seimila lettori . La biblioteca ha , nel rione , 80 filiali , in circoli minori e aziendali . Le filiali hanno un fondo di libri cambiabile ; periodicamente la biblioteca - madre ritira i libri dalla filiale e li sostituisce con altri . I lettori invalidi ricevono il cambio dei libri a casa . Tutto è gratis ; i lettori non pagano neanche un rublo . Tutti i servizi della biblioteca sono disimpegnati gratuitamente da attivisti volontari . Alla sera . Al Teatro Nazionale . Balletto sul raccolto del cotone . È un idillio colcosiano , piuttosto ingenuo , ma sincero , colorato ed esuberante . Non c ' è l ' esperienza spettacolare dei teatri moscoviti , ma è un esempio di come tutti i popoli sovietici coltivino , con ricchezza di mezzi , le proprie vocazioni più caratteristiche , le proprie vene più genuine . In questo balletto vediamo una bella colcosiana e l ' ingegnere che sta costruendo una diga che s ' innamorano . L ' agronomo è geloso . C ' è la sfida tra í colcosiani e quelli della diga per chi supererà di più il piano . Le colcosiane vanno a raccogliere il cotone di notte per terminare prima il raccolto . Ci sono belle scene di campi di cotone in cui i fiori che sbocciano sono tante ballerine . L ' inaugurazione della centrale elettrica è interrotta da un temporale ; il fiume si gonfia . Con virtuosismi scenografici è mostrato sulla scena Io straripamento del fiume , l ' alluvione , e finti fiotti d ' acqua invadono il palcoscenico . L ' ingegnere è travolto dalla corrente e l ' agronomo , vinta la gelosia , lo salva . Il finale è la festa per la fine del raccolto ; il piano è superato da ambe le parti , ma hanno vinto i colcosiani . Gli innamorati si sposeranno . Nell ' intervallo , il direttore d ' orchestra , un giovane maestro premio Stalin che sa un po ' d ' italiano , mi parla bene di Mario Zafred , di cui ha diretto una composizione , e male della nuova opera di Stravinski data a Venezia . Visita al museo Stalin , dedicato alla storia del Partito bolscevico nell ' Azerbaigian . Che è un settore della storia del Partito molto interessante , dato che si svolge in gran parte sotto la direzione , indiretta ( da Tiflis ) o diretta , di Stalin , e dato che la Baku mineraria era uno dei maggiori agglomerati proletari dell ' impero zarista . ( Un particolare poco noto : tra gli organizzatori di scioperi petroliferi a Baku vi fu anche Viscinski ) . Dopo la Rivoluzione , l ' Azerbaigian subì fino al 1920 l ' oppressione delle truppe d ' invasione occidentali venute dalla Persia e aiutate dal partito « mussawadista » . Nel 1919 ventisei dirigenti comunisti di Baku furono fucilati dagli anglo - americani . La ragazza direttrice del museo che ci guida nella nostra visita , è la nipote d ' uno dei ventisei fucilati . I musei sovietici sulla storia della Rivoluzione sono disposti in questo modo : alle pareti vi sono fotografie dei rivoluzionari e dei luoghi ; esemplari della stampa , diagrammi economici , frasi dei maestri incorniciate ; torno torno bacheche con libri e documenti ; in mezzo alla sala statue e modelli d ' edifici storici , tra cui quelli in cui i rivoluzionari vivevano clandestini , con lo spaccato che mostra i nascondigli segreti . Ma alle pareti , al di sopra delle foto e dei documenti , corre una serie di dipinti . Sono quadri che rievocano tutti gli episodi più salienti della storia del Partito , perché qui i musei hanno un intento didattico ( li massa , prima ancora che di raccolta di cimeli storici , e la ricostruzione dei pittori serve a dare subito una sintesi di quel che significano gli sparsi documenti . I pittori azerbaigiani , a giudicare dai quadri di questo museo , per molti aspetti s ' avvicinano allo spirito dei pittori italiani d ' oggi della tendenza realista , o dei messicani dell ' « Arte Grafica Popular » . Certo , nei quadri dei musei storici il fattore decisivo non è la perizia artistica ma l ' evidenza rappresentativa . Ma io penso che per far ritrovare alla pittura occidentale una via di comunicazione e di funzione collettiva , questa è forse l ' unica via : raccontare una storia che abbia un significato per tutti , interpretare secondo la propria fantasia soggetti carichi di sentimenti umani , ostinarsi a ripetere un tema , una scena . Visita a una tipografia clandestina del Partito , trasformata in piccolo museo . Non ci si dimentica mai , in U.R.S.S. , che siamo in una società uscita dalla Rivoluzione e che alla Rivoluzione tutto deve . L ' amore che circonda i ricordi dell ' attività rivoluzionaria , e perfino cerca di non disperdere l ' atmosfera di quei tempi , sembra sottolineare che non c ' è soluzione di continuità tra le lotte di ieri e le tanto diverse lotte d ' oggi . Visita all ' Istituto Superiore Industriale di Baku , più grande e meglio attrezzato d ' un nostro politecnico . L ' Istituto ha , naturalmente , un suo policlinico ( come ogni luogo di lavoro e di studio da noi visitato in U.R.S.S. ) e ha pure un bellissimo nido d ' infanzia dove una ventina di bambini giocano in una sala allegramente arredata al suono di un pianoforte suonato da una delle nurses . Anche i nidi d ' infanzia li ho visti dappertutto , in U.R.S.S. , ma di trovarne uno in un ' università non ci avevo mai pensato . Eppure qui è una cosa naturale , perché le insegnanti e le studentesse che hanno un bambino possono tranquillamente lasciarlo mentre vanno a lezione . La studentessa Firuseh Hadjiva proviene dalla campagna . Da giovinetta ha portato la riandrà , il velo che ricopre il viso alle donne musulmane . Ora l ' abbiamo incontrata mentre faceva esperimenti nel laboratorio di fisica . Iersera , a teatro , siamo stati letteralmente sommersi e fatti prigionieri da una folla di giovani e di ragazze che volevano farci scrivere il nostro nome e indirizzo sul loro taccuino , volevano far cambi di distintivi , volevano dirci quella frase italiana che ricordavano ( che poi era napoletana : « O sole mio - sta in fronte a te » ) . Oggi l ' Istituto Superiore Industriale è pieno di giovani venuti a farci festa , che gremiscono le scale e i corridoi , s ' accodano a noi , ci prendono per braccio , cercano una qualche lingua per comunicare con noi , vogliono sapere notizie dell ' Italia , ( io mi sono sentito chiedere cosa ne pensavo della festa di Palazzo Labia a Venezia ) . Fin sotto le finestre dell ' albergo « Intourist » dove siamo alloggiati vengono gruppi di giovani e ragazze a far festa alla delegazione della gioventù italiana . Alla partenza , il regalo dei compagni di Baku alla nostra delegazione è una piccola biblioteca di libri azerbaigiani a ciascuno di noi . C ' è qualche libro dei maggiori autori nazionali tradotto in russo , ma per la maggior parte sono libri in azerbaigiano , tra í quali una traduzione di Resurrezione di Tolstoj . Non so se qualcuno di noi imparerà mai l ' azerbaigiano e potrà gustare fino in fondo questo ricco regalo : ma certo il suo significato non ci sfugge . Questo popolo cui sotto gli zar era proibito perfino scrivere nella propria lingua , ora ha ripreso le tradizioni della sua antica letteratura , ha case editrici , riviste , scrittori , ha traduzioni dei maggiori classici del mondo ( tra i quali il Decamerone ) . E poter regalare libri in azerbaigiano ai visitatori forestieri è la cosa che più lo inorgoglisce . Al commiato , i dirigenti della gioventù comunista azerbaigiana , che erano diventati cari amici nostri , ci hanno detto : « Se una notte v ' accadrà di sognare Baku , voltate il cuscino , e noi sogneremo voi » . È una vecchia credenza di laggiù : quando si sogna una persona e si vuole che essa ci sogni , si volta il cuscino . Ma i compagni azerbaigiani aggiungono : « Però , se voi sognate noi , vorrà dire che noi abbiamo già voltato il cuscino » .
IL PICCOLO EROE COREANO ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
In treno un nostro compagno s ' ammala di tonsillite ed ha la febbre alta . Facciamo avvertire a una stazione , che telefonino per un medico alla stazione seguente ; alla città dopo , durante la fermata , sale un medico a visitare il malato ; è una donna . Da una stazione all ' altra si telegrafano che su quel treno viaggia un malato , che gli va fatta la tale iniezione , ecc . , e alla fermata dopo c ' è sempre un medico , - una donna , e tutte giovani , e alcune anche carine - con la cuffietta bianca e il camice sotto il cappotto , e la valigetta degli strumenti , e spesso un infermiere dietro . Vicino a Mosca visitiamo il colcos Makarov , dedicato a un valoroso commissario che morì ucciso dai kulaki durante la lotta per la collettivizzazione . Lo fucilarono nel cortile d ' un antico monastero , ora trasformato in un museo di biologia . I diritti di proprietà qui sono diversi da quelli che abbiamo riscontrato nell ' Azerbaigian , data la differenza di clima e di coltura ( qui la terra produce meno , e la proprietà privata è fissata a 1/2 ettaro per lavoratore , invece che 1/4 ) . Le giornate mi pare vengano pagate un po ' meno qui che là , calcolando approssimativamente perché i pagamenti in natura sono di prodotti diversi . E questa è una nuova smentita a chi parla di sfruttamento russo rispetto agli altri popoli dell ' Unione . Il vecchio colcosiano Vassili Varghin , ha una casetta a un piano , con gerani alle finestre , modesta , pulita , con molte fotografie familiari , riproduzioni di quadri classici russi , e una antica icona . Le mele ci perseguitano . A un sovkos del Caucaso il direttore ce ne ha fatto fare una scorpacciata , a un colcos poco distante ce ne hanno regalato una cassetta a testa , e qui a Mosca la nostra camera d ' albergo è ingombra di fruttiere straripanti . Nei ricevimenti troviamo tavole imbandite con fruttiere di mele e bottiglie di succo di mela . Andiamo al cinema e cosa vediamo . Mele ! Il nuovo film che danno in questi giorni a Mosca : La luce a Koordi , è una drammatica vicenda sulle lotte per la collettivizzazione agricola in Lettonia . Il film è a colori ( come , credo , tutti i nuovi film sovietici ) , e ci sono molte visioni di frutteti colcosiani , carichi di pomi maturi . Già in un film in rilievo abbiamo visto rami carichi di mele che parevano arrivarci in bocca . Mi pare che ci siano più mele nel cinema sovietico che rivoltellate nel cinema americano . Il nostro albergo è pieno di cinesi : delegazioni di militari , di studenti , di intellettuali , hanno dei magnifici distintivi con una testa di Mao - Tse - Tung dorata su sfondo rosso incorniciato d ' oro . Ogni volta che incontriamo i cinesi ci fermiamo a fare scambi di distintivi . Lo scambio dei distintivi , usanza nata nei festival internazionali della gioventù , è diventata la classica manifestazione di fraternità , quando la disparità di lingue rende difficile la conversazione . S ' avvicina il 7 novembre , e l ' albergo si va affollando di delegazioni di tutti i paesi . Per le scale e gli ascensori c ' è un continuo saliscendi di compagnie di personaggi incappottati . Tutto solo , per le hall e i corridoi , gira Kim Ghi - u , l ' eroe coreano . Kim Ghi - u ha diciott ' anni , è alto un metro e mezzo , ha abbattuto 11 aerei americani in 20 giorni , porta sulla divisa due enormi medaglie di eroe della Repubblica Popolare Coreana , ha la testa rasa , la tonda faccia da ragazzo su cui s ' aprono due occhietti a mandorla . Il suo paese è in una zona montagnosa e poverissima della Corea del Nord ; nella riforma agraria suo padre ricevette un pezzetto di terra in una zona migliore ; lui poté cominciare ad andare a scuola , ma scoppiò la guerra ; aveva sedici anni e s ' arruolò volontario . Con quella faccia impassibile di bambino col raffreddore , in cui appena appena traluce un raggio di malizia , imparò a puntare la sua mitragliatrice contro gli aerei che si buttano in picchiata e a colpirli nel motore . Così ne ha buttati giù undici ed ha due volte il titolo di eroe . Due anni fa non conosceva che il suo villaggio sperduto . Ora ha conosciuto il fronte , i mitragliamenti aerei , l ' emozione di incendiare un aereo americano che voleva devastare il suo paese ; è stato a Berlino , a Praga , a Mosca , in mezzo mondo . E sono sicuro che dappertutto , in ogni situazione , è rimasto così , con quest ' aria del più piccolo della classe , con gli occhiuzzi socchiusi e , ogni tanto , un piccolo sorriso tutto suo . Visita all ' Università di Mosca in costruzione . Nel 1952 l ' edificio principale sarà finito ed entrerà in funzione . La sua parte centrale , di 32 piani , è alta 240 metri , e da essa si dipartono quattro braccia di 18 piani . La costruzione è durata due anni e mezzo . Gran parte della mano d ' opera è costituita da brigate di volontari ; partecipano al lavoro anche reparti del genio militare . Circa metà dei lavoratori sono giovani , e molti di loro , contemporaneamente , studiano e danno gli esami per essere i primi ad abitare e frequentare l ' Università da loro costruita . Il grattacielo dell ' Università sarà al centro d ' una intera nuova città d ' un milione e mezzo d ' abitanti , che sarà costruita tra cinque anni . Per far onore alla loro Università , i sovietici non risparmiano lo sforzo : l ' edificio sarà ornato di marmo , di granito , di ceramica , di vetro dorato ; ci saranno grandi statue e orologi sulle torri ; colonne d ' alabastro , pavimenti di granito , pareti trasparenti coi mosaici luminosi , e una gran vasca in cui il grattacielo si specchierà tutt ' intero . Nelle quattro braccia , ci saranno le abitazioni ; visitiamo i modelli di stanze degli studenti e di appartamenti dei professori . È già buio . Alla luce dei riflettori , sulle altissime impalcature c ' è chi lavora ancora . L ' ingegnere direttore dei lavori ci guida per l ' accidentato terreno dei cantieri . Tira un ' aria freddissima . Vediamo un gruppo di soldati che si scaldano accoccolati attorno a un fuoco , a ridosso d ' una roccia . È il reparto che lavora alla costruzione delle « Alpi artificiali » : un giardino di piante alpine che stanno piantando tra grandi massi di roccia finlandese . Ci arrampichiamo nel buio , sulle rocce : qua è l ' Elbrus , là l ' Himalaja , ecco il Monte Bianco , la Cordigliera delle Ande . Il vento freddo agita obliquo il fuoco dei soldati , e al guizzo di quella fiamma tutto per un attimo appare favoloso e inconcepibile : quell ' edificio smisurato nel buio , in cima al quale futuri allievi s ' arrampicano per ricoprirlo di marmo e di granito , le piantine di genziana tra quei pietroni dai nomi pieni di vertiginose lontananze , le parole in lingue sconosciute e piene anch ' esse di lontananza di quei soldati intorno al fuoco . È un attimo ; poi tutto ritorna logico , prevedibile , esattissimo .
IL VECCHIO DELL'AURORA ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Leningrado , martedì - Dalla finestra della mia camera d ' albergo vedo gruppi di sciatori coi maglioni multicolori traversare cantando la piazza , sotto le cupole dorate della cattedrale d ' Isacco . Già dal veloce giro che abbiamo fatto stamane , Leningrado si rivela una città di quelle che basta viverci un poco perché sembri d ' esserci vissuto sempre , una città di quelle che non possono mancare nell ' elenco delle « patrie » ideali che ogni uomo , vivendo e riflettendo , si costruisce accanto alla sua patria reale . La Prospettiva Nevski , anche se l ' immaginavo diversa ( non che ne avessi un ' immagine precisa ; avevo in testa vaghi colori di paesaggio : neve e lampioni e fiume gelato ) , ora che la vedo così , una via lunga e dritta fino alla guglia d ' oro dell ' Ammiragliato ( e la Neva è laggiù , laggiù alla fine ) , una via d ' una eleganza asciutta , senza orpelli , come una donna troppo sicura di sé e delle sue doti per adornarsi , una via che un che di ventoso e tagliente - di marino - ecco che è come l ' avessi sempre conosciuta così , ecco i personaggi di Gogol e Dostojevski hanno trovato il loro scenario naturale . « Leningrado è una città giovane , una città appena nata - dicono i nostri compagni moscoviti , con scherzoso campanilismo - Mosca ha otto secoli , Leningrado appena tre » . Ma il segreto di Mosca , io dico , è in una giusta giustapposizione di secoli lontanissimi tra loro , che non possono incontrarsi senza contrasto , con grandi intervalli senz ' età , riempiti dalla « Mosca di legno » ; mentre il segreto di Leningrado è in una storia cresciuta giorno per giorno , pietra dopo pietra , in cui tutto si assomma e si confonde e s ' armonizza , come gli stili e i colori che concorrono a formare lo scenario di questa magnifica Piazza dei Palazzi : il verde del Palazzo d ' Inverno , spaziato dal bianco delle sovrastrutture barocche ( un barocco pieno , ricco e gioioso ) , il giallo dei palazzi neo - classici che furono dello Stato Maggiore , del Sinodo , l ' oro della cupola del duomo d ' Isacco e della guglia dell ' Ammiragliato ; o , allo Smolny , l ' azzurro del duomo e del monastero barocchi , e il giallo dell ' Istituto , glorioso di memorie rivoluzionarie . « Durante l ' assedio s ' andava al fronte in tram » mi ha raccontato Nicolaj Cerkassov , il popolare attore cinematografico . Il fronte era ai margini di Leningrado ; i cannoni di Hitler sparavano sui quartieri della città , gli operai alla sera uscivano dal lavoro prendevano il fucile , salivano sul tran e andavano a fare il loro turno al fronte . Lungo la Neva la sera tira un ' aria fredda e brumosa . Ma c ' è , su questi bianchi spalti , tutto un mondo di ricordi letterari e storici che bastano a farti ribollire il sangue a ogni passo . Laggiù oltre il fiume , la fortezza Pietro e Paolo , per le cui celle sono passate generazioni di rivoluzionari russi ; e qui , attraccata a questa banchina , ecco , l ' Aurora . L ' incrociatore Aurora : le cui cannonate contro il Palazzo d ' Inverno il 7 novembre 1917 segnarono l ' inizio della Rivoluzione . Ora è fermo ; da anni , ormai . Dopo la carriera più varia , avventurosa e gloriosa che mai ebbe una nave , s ' è trasformato in un monumento galleggiante . È un vecchio ufficiale che ci fa da cicerone , il maggiore Lipatov , attuale comandante dell ' incrociatore : un uomo dal collo taurino , i lineamenti grossi , l ' occhio risoluto . Nel quadrato di poppa , illustrandoci i cimeli del piccolo museo , ci racconta la storia dell ' Aurora . Una storia , dicevo avventurosa : l ' Aurora fu l ' unica nave da guerra russa scampata dalla famosa disfatta di Tsushima , nella guerra russo - giapponese . Dopo circumnavigazioni e guerre , nel 1917 l ' Aurora era già una nave vecchia e piena d ' avarie , ed era in cantiere a Pietrogrado . Le riparazioni venivano compiute da squadre d ' operai della capitale , che sulla nave erano in continuo contatto con i marinai , discutevano con loro gli avvenimenti della rivoluzione e distribuivano loro la stampa bolscevica . Il comandante ci mostra le fotografie dei due marinai che organizzarono il soviet dei marinai dell ' Aurora e che diressero l ' insurrezione dell ' Ottobre . Uno magro e bruno , dall ' aria vivace e acuta , che poi morì nella guerra civile ; l ' altro biondo , spesso e baffuto , dall ' aria fiera . Dopo la Rivoluzione l ' Aurora , veterana della Flotta Rossa , diventò nave scuola e girò i mari coi giovani quadri della nuova marina socialista . Molti degli ufficiali della marina sovietica sono passati per la scuola dell ' Aurora . Abbiamo finito il nostro giro . Ma il comandante Lipatov ritorna ai ritratti dei due marinai rivoluzionari , indica con la sua bacchettina la foto di quello biondo e robusto , ammicca e dice : « E quello sono io » . È lui il marinaio fustigato tante volte sul ponte e legato al fusto dei cannoni sotto il sole dell ' Oceano Indiano , è lui che aveva disarmato gli ufficiali zaristi e aveva fatto sparare contro la sede del Governo Provvisorio . Sulla nave dove ha passato tutta la sua vita , dove ogni boccaporto , ogni scaletta è piena di ricordi crudeli o entusiasmanti , su questa nave che non si muoverà più dalla Neva , un vecchietto col cappotto dai bottoni d ' oro passa ogni sera tra i cannoni che hanno tuonato per la fine d ' un impero e l ' inizio del socialismo nel mondo , guarda le rive illuminate di Leningrado , e racconta la storia dell ' Aurora a comitive di giovani intirizziti e sbalorditi , venuti dall ' Italia , dal Brasile , dal Pakistan . Le cameriere che servono alla nostra tavola dell ' Hôtel Astoria , persuase , chissà perché , che noi ci schermiamo nel mangiare per qualche nostro inspiegabile fanatismo di digiunatori , ci colmano di montagne di vivande e di sorrisi , d ' esortazioni , di proverbi , di canzonature , divertendosi un mondo con una caricata aria materna . Sono graziosissime entrambe : brune , snelle , occhi mobilissimi , bocche aggraziate e spiritose . È un po ' presto per far considerazioni generali , ma direi che in contrasto alla pacifica , soffice dolcezza delle moscovite , le leningradesi abbiano un brio parigino o viennese .
LA CASA DELLE VOCAZIONI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Leningrado , martedì sera - Visita della Casa della cultura « Kirov » . Forse , di mia iniziativa , non avrei mai pensato di visitare una Casa della cultura , nome che mi evocava generiche immagini di conferenze e concerti di solisti . Invece , dopo che ne ho vista una a Baku e ora questa a Leningrado , so che se ci si vuol fare un ' idea della vita abituale del lavoratore sovietico , se si vuol comprendere l ' entusiasmo culturale di massa che è caratteristico dell 'U.R.S.S., bisogna rendersi conto dell ' importanza di queste istituzioni . Più di diecimila persone affollano ogni sera questo palazzo dell ' architettura del periodo « costruttivista » . La « Kirov » è una delle due case della cultura di Leningrado che dipendono direttamente dalla Confederazione dei sindacati ; inoltre esistono a Leningrado oltre 50 case della cultura che dipendono dai singoli sindacati . Ci va gente di tutti i generi , giovani , ragazze con il moroso , madri coi figlioli , ci vanno a studiare , a ballare , a trovarsi con gli amici , a darsi arie d ' artisti , a trovar marito , ad allenarsi alla boxe , a prepararsi agli esami in biblioteca : tutte le sere un mare di gente che va e viene per questi corridoi illuminati . Questa è la casa della cultura . Della cultura , sissignori . Gente che ha lavorato otto ore e adesso , alla sera , ha questi trecento mondi che gli s ' aprono davanti , nelle trecento sale della casa « Kirov » . « Cultura » è un po ' una parola magica , in U.R.S.S. Ci può entrar dentro il divertimento , lo sport , l ' arte , i lampadari , il mobilio , la buona educazione , la propria dignità di cittadino . La parola « cultura » in U.R.S.S. contiene sempre anche il senso di « conquista della cultura » , l ' orgoglio di poter disporre di tutti questi nuovi strumenti di libertà , il confronto con la vita grigia di un tempo . Per me , incorreggibile sbadigliatore , l ' entusiasmo del popolo sovietico per le conferenze resta uno dei fatti più misteriosi . Appena entrati alla casa « Kirov » , al primo piano , vediamo gente che si affolla alle porte d ' una sala di conferenze . La conferenza è già cominciata e la sala è piena : quelli rimasti fuori cercano invano d ' entrare . Ci fanno largo perché possiamo dare un ' occhiata dentro . Ci sono molte carte geografiche , e un conferenziere tiene una lezione di politica estera ; molti del pubblico prendono appunti . Passiamo alla sala tecnica , dove si sta tenendo una conferenza per stakanovisti su nuovi metodi di lavorazione metallurgica . Gli ascoltatori sono in gran parte anziani , bei visi operai , seduti a un tavolo , tra disegni e modelli di strumenti . Nella sala di economia politica , contemporaneamente , si sta discutendo del plusvalore . Sto già un po ' con l ' animo in pena attendendo di passare a una quarta sala di conferenze , ma mi rallegro vedendo che la sala accanto è buia , con un apparecchio di televisione che trasmette un film . E con animo sollevato passo all ' immancabile sala degli scacchisti e alla palestra con il non meno immancabile campo di palla a volo . Al circolo dei filodrammatici interrompono la scena che stanno provando e , in nostro onore , vogliono recitare una scena del loro cavallo di battaglia : La povertà non è vizio , di Ostrovski . È una sera qualunque , i circoli sono affollati , pittori attorno ai loro modelli , danzatrici classiche , la banda , il coro . E io penso : « Be ' , anche in Italia ci sono corsi serali di pittura , e se non ci sono , volendo si possono anche organizzare , ci sono bande , filodrammatiche ... Cos ' è che fa qui tutto tanto diverso ? Forse solo il vedere tutte queste cose insieme , in questo grande palazzo ? » E penso ancora : « Però in Italia chi frequenta i circoli di dilettanti ? Pochi o molti , dipende dai luoghi , ma di solito gente che ha una passione eccezionale , tipi di volonterosi disposti a far sacrifici e sforzi , gente spesso considerata un po ' strana dai vicini e dai parenti , gente che " ha il pallino " ; qui invece è una spinta generale , è una tendenza entrata nel costume ; averci una passione , un ' abilità extra - professionale , una vocazione , è il modo che ciascuno ha di sentirsi se stesso ( come il senso della vita privata e della personalità si assolutizza per il " common man " inglese nell ' amore al giardinaggio , e per quello americano nel possesso di una automobile ) , sentirsi se stesso in un tutto sociale che segue il dilettante , lo approva , lo premia , lo mette in graduatoria . Da noi , l ' arte dei dilettanti ha spesso un carattere di malinconica evasione , di patetica velleità . Qui la società pare una gran pompa aspirante di vocazioni : quel che ognuno ha di meglio , poco o tanto , se c ' è , deve saltar fuori in qualche modo » . Al teatro della Casa della cultura stasera c ' è uno spettacolo di artisti professionisti ( a pagamento , questo ; tutte le altre attività della casa sono gratuite ) . È il « giornale parlato » n . 21 : « Sui palcoscenici di Leningrado » . È una rassegna di numeri eseguita da artisti dei vari teatri cittadini . Assistiamo ad una scena comica tratta da una commedia d ' argomento colcosiano . Poi una grassa e matura attrice in uno strano abito d smoking - recita un monologo sulla pace , con scenette che si svolgono a Parigi , Londra , New York , cambiando voce e mimica ad ogni strofa , nella satira dei costumi delle varie capitali , e sempre mettendo a contrasto , d ' ogni paese , la borghesia e il proletariato . È molto brava : una fantasista di grande comunicativa . Il « giornale parlato » è un tipo di spettacolo molto in voga nelle Case della cultura . È un po ' la formula dei programmi radiofonici . Questa è un ' edizione dedicata esclusivamente ai teatri della città , ma vi sono « giornali parlati » cui partecipano scrittori che presentano í nuovi romanzi , scienziati , stakanovisti , campioni sportivi . È presentato di solito diviso in « pagine » e « rubriche » , come un giornale , col suo « articolo di fondo » , ecc ... La sala da ballo è anche scuola di ballo . In queste cose l ' elemento didattico non manca mai . E invitarci a ballare con la gioventù leningradese è anche volerci insegnare le loro danze popolari . I giovani e le ragazze che frequentano la Casa della cultura sembrano di famiglie operaie , tipi allegri e semplici , non dissimili da quelli di Mosca , a quel che mi sembra . Non si perde mai tempo , alla Casa della cultura , come in generale nella vita sovietica . La casa « Kirov » ha una sala cinematografica nella quale , come sempre qui , s ' entra solo ad inizio di spettacolo . Prima della fine di ogni spettacolo , quelli che attendono d ' entrare siedono in una sala d ' aspetto musicale , dove una piccola orchestra dà un concerto . Il film comincia , gli spettatori entrano in sala , gli orchestrali se ne vanno .
HANNO VINTO I BAMBINI ( Calvino Italo , 1952 )
StampaQuotidiana ,
Leningrado , mercoledì - La fabbrica di caramelle Micojan ha reparti luminosi , aria condizionata da ventilatori , aiuolette di piante da fiore tra le macchine , operaie giovani sgambettanti nei corti grembiuli bianchi , macchinari bellissimi ( un giorno forse scriverò un inno a una impastatrice : la poltiglia caramellosa ruota intorno a due perni e cambia colore a poco a poco , con filamenti e tentacoli di sfumature sempre diverse ) , caramelle d ' ogni genere che ci fanno assaggiare in ogni reparto e in ogni fase della lavorazione . La fabbrica Micojan ha un nido d ' infanzia dove troviamo bambini tondi e lustri come caramelle che giocano nel giardino , ben incappucciati e ben calzati . Il nido d ' infanzia ha belle sale per i bimbi delle varie età ; tutte arredate e decorate con cura minuziosa e buon gusto . Ci sono acquari con pesci rossi , gabbie con pappagallini verdi . Molti giocattoli . Tra le bambole ce n ' è sempre qualcuna negra o cinese , per imparare a essere amici con tutte le razze . Appena entrato in U.R.S.S. , m ' era venuto il sospetto che le vere vincitrici della Rivoluzione fossero le donne . Adesso ho cambiato idea : l ' hanno vinta i bambini . Che siano dunque loro , la « nuova classe privilegiata » che secondo certi giornalisti si sarebbe formata in U.R.S.S. ? Non possono essere che loro ! Tutta la vita sovietica pare abbia al suo centro i bambini , sia tutta in funzione dei bambini . Che siano i meglio vestiti di tutti non c ' è dubbio ; basta vederli per le strade , tutti con quei pellicciotti e quelle uose che vorrei venissero di moda anche per i grandi . Di tutte le opere pubbliche le istituzioni che andiamo visitando , quelle che riguardano l ' infanzia e la fanciullezza sono le più belle , le più ricche , le più curate . Giovedì mattina Visitiamo un asilo d ' infanzia , uno dei diciassette asili d ' infanzia dell ' arrondissement Lenin ( che è uno dei sei arrondissement di Leningrado ) . È sotto il patronato di una fabbrica di gomme dei paraggi , ma è un asilo di rione , cui possono portare i bambini tutte le donne del rione . Questo è per i più piccoli : da due mesi a un anno . Nell ' atrio vedo giornali murali per le madri che vengono a portare i bambini , cartelloni per insegnare la profilassi delle malattie dell ' infanzia , per insegnare come vanno lavati i bambini , come devono dormire , come devono mangiare la pappa . I bambini di due mesi hanno la loro palestra , dove le bambinaie fanno loro muovere con flessioni ritmiche le piccole gambe e braccia . Proseguendo nella serie delle palestre , troviamo presto i primi attrezzi : sonagli e palle di celluloide appesi ad un filo sopra il lettino . Vedo , in una piccola camerata , i bambini dormire in sacchi imbottiti da cui escono solo i rossi visi , con le finestre aperte alla corrente gelida . Ne sono molto contento ; io non l ' ho mai fatto , ma dev ' essere il modo di dormire più sano e bello che esista . Nella stanza per imparare a camminare , la maestra suona all ' immancabile pianoforte la canzone dell ' aeroplano , e i bambini che sanno già stare in piedi fanno il gioco dell ' aeroplano che va a Mosca . In quest ' altra stanza s ' impara a salire le scale . C ' è una casetta di legno tutta colorata , alla cui porta si sale per una scaletta di cinque o sei gradini ; la porta d ' uscita invece dà su uno scivolo . I bambini si divertono a fare la scivolata e appena a terra vogliono tornar su e scivolare di nuovo . Così imparano a salire i gradini . E hanno - penso io - la preziosissima conquista di uno scivolatoio di loro incontrastato dominio , fornito dallo Stato : cosa che noialtri da bambini - quando per scivolare avevamo solo la ringhiera di casa , e di nascosto dai grandi ! - non ci saremmo mai sognati . Mi piace tutto in questo asilo . Dall ' armadietto che ha ogni bambino per la sua roba ( contrassegnato da una figurina di animale e di frutto , perché ognuno deve saper riconoscere il suo ) , ai giochi metodologici per provare lo sviluppo dell ' intelligenza , agli scaffali - razionali come biblioteche - dove vengono conservati i piccoli vasi da notte personali . I quadri alle pareti sono allegri e fantasiosi , spesso ispirati al mondo della natura e degli animali . Osservo che in ogni stanza c ' è in un angolo un finto albero , smilzo e nudo , alto come un uomo . Ai rami di questi alberi sono appese foglie secche di carta ( è autunno ) , Tra poco le foglie saranno sostituite da fiocchi di bambagia ; a primavera , fiori , ed in estate frutti . Pomeriggio Allo « Zimny Stadion » , lo stadio d ' inverno di Leningrado . Grande campo coperto che sotto gli zar serviva da maneggio per gli aristocratici . Lenin vi tenne due dei suoi ultimi discorsi . Ora è attrezzato per 14 sport e frequentato tutto il giorno : al mattino dai bambini , al pomeriggio dagli studenti , alla sera dalle società sportive . Assistiamo alle finali di ginnastica tra le rappresentative cittadine delle varie società . Dalle tribune vediamo una ventina di gare svolgersi contemporaneamente : parallele , anelli , cavallo , ginnastica artistica , ginnastica acrobatica . A ogni quadrato in cui si svolge un esercizio , ci sono un presidente al suo tavolo e quattro giudici , seduti uno per angolo : ognuno ha sulle ginocchia una cartella con dei grossi numeri . Dopo ogni esercizio i quattro giudici mostrano il proprio voto al presidente e al pubblico . Se danno voti simili il presidente fa la media , se c ' è uno scarto di più di cinque punti , i giudici sono convocati dal presidente a discutere le ragioni del loro punteggio e ad accordarsi . Assisto ad una gara di ginnastica acrobatica . Io faccio il tifo per la « Trud Reserve » , la società delle « Riserve di mano d ' opera » , le cui scuole professionali ho visitato a Mosca . Ragazze muscolosissime con le trecce e ragazzi rapati e tarchiati spiccano triple capriole o si sollevano tenendosi su una mano . Faccio amicizia con due atleti che attendono il loro turno : marito e moglie , giovanissimi , studenti , biondi e snelli e gentili . Attendo finché non tocca a loro e finché non si sanno í risultati finali : sono due campioni assai quotati e anche stavolta vincono . Me ne vado tutto contento . Sera Al Teatro dell ' Opera assistiamo al Lago dei cigni , di Ciaikovski , dal palco degli zar . Il posto che doveva essere dello zar è toccato al compagno C . , operaio dell ' Ansaldo di Genova .