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> autore_s:"DE_SANCTIS FRANCESCO" > anno_i:[1880 TO 1910}
IL NUOVO LEOPARDI ( DE_SANCTIS FRANCESCO , 1881 )
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In marzo 1829 scrivendo Leopardi a Colletta pone tra i suoi castelli in aria in primo luogo Storia di un ' anima , romanzo che avrebbe poche avventure estrinseche , e queste sarebbero delle più ordinarie ; ma racconterebbe le vicende interne di un animo nato nobile e tenero dal tempo delle prime ricordanze fino alla morte . Or questa Storia di un ' anima non era altro che la storia della sua anima , le cui note fondamentali sono nel Risorgimento dove con vivace profondità è rappresentata tutta la sua vita intima . Il mondo nella sua mente è già fissato , ridotto a domma , il cui catechismo è nel Risorgimento . Egli è giunto alla conclusione della infelicità universale ed irrimediabile come ha dimostrato già nei suoi dialoghi . Ora non discute più , non dimostra , non lotta , non s ' illude . Quel mondo , chiaro e fisso come un assioma , diviene il dato e l ’ antecedente di ogni sua concezione . E lo tratta come cosa sua , e lo situa e lo fa suonare cavandone tutte le note , che l ’ istrumento può dare . Questo concetto del mondo non gli viene innanzi così improvviso che induca nel suo essere una mutazione violenta . Ci è giunto per gradazioni quasi insensibili e quando si ci è trovato in mezzo , gli è parso un fatto quasi naturale ed ordinario . Perciò non ci è alcuna proporzione tra un concetto così disperato e la sua vita divenuta per l ' abitudine cosa tollerabile . Non è che i suoi mali fossero diminuiti ; ma l ’ uso quotidiano ne aveva rintuzzato il sentimento . E non gli mancavano conforti preziosissimi , soprattutto quello dell ' amicizia , che raddolcivano la sua ipocondria . Molte donne gli furono amiche vere , come l ' Adelaide Maestri e la patriottica Antonietta , e la Lenzoni , e più tardi la Paolina Ranieri . Anche di alcune letterate ebbe l ’ amicizia come fu della Franceschi e della Malvezzi . Furono relazioni brevi , perché l ' ultima volta che manda un saluto alla Franceschi per mezzo del bravo Puccinotti , dice : se se ne cura ; e di un lavoro della Malvezzi parla con compassione sprezzante : Povera donna ! lo avevo già letto . Pare che la nobile signora volesse fargli correggere il manoscritto , e che egli se ne schermisse . Pure , non gli bastava l ' amicizia , voleva l ’ amore , e facilmente si illudeva e si impaniava facendo triste esperienza delle donne , e volgendo talora l ' amore in disgusto . Così fu con la Bolognese , intorno alla quale scherzava Papadopoli : né incontrò meglio in Firenze ; anzi scrive a Giordani : « Questi viottoli , che si chiamano strade mi affogano : questo sudiciume universale mi ammorba ; queste donne sciocchissime , ignorantissime e superbe mi fanno ira . » Scrive all ' Antonietta : « Io non ho bisogno di stima , né di gloria , né di altre cose simili , ma ho bisogno d ' amore . » E ne ha bisogno tale , che talora con gli amici e con le amiche prende linguaggio d ' amore , col Giordani , col fratello Carlo , con la Tommasini , con l ' Adelaide . Questo non era artifizio ed abitudine di frase , come fu in Pietro Giordani , ma sfogo inconscio di un cuore vergine . E meritò di avere intorno a sé non solo ammiratori , ma amici veri e caldi come il Giordani , il Pepoli , il Tommasini , il Brighenti , il Puccinotti , il Papadopoli , lo Stella , il Capponi , il Ranieri , il Colletta . Così si era ito formando intorno al caro sventurato un ambiente morale , che gli ammolliva il carattere , e gli concedeva una espansione socevole . Non è a credere che questi amici fossero tutti concordi nelle opinioni ; anzi Leopardi , in mezzo a loro , spesse volte si sentiva solo . Un vincolo letterario c ' era . I suoi amici stimavano perfetto esemplare di lingua le sue Operette morali , trombettiere Giordani ; e non videro con piacere conferito il premio alla Storia d ' America del Botta dagli Accademici della Crusca , i quali pregiarono più l ’ affettazione e l ’ esagerazione dell ' uno che la modesta naturalezza dell ' altro . Ma se lodavano assai le sue prose e poesie , soprattutto per odore di classicismo o come dicevano per bontà di stile e di lingua , in tutto l ’ altro erano distantissimi dal loro amico . In quel tempo gli animi piegati dalla reazione che successe al ventuno già si andavano rialzando , massimamente in Toscana , dove parecchi esuli o emigrati illustri si erano raccolti militando attorno al Vieusseux coi letterati nativi . Sotto a quel mite governo si rinfrancavano . E già l ’ Antologia avea preso molta voga : ove scrivevano i migliori non senza qualche allusione politica . E Colletta scriveva le sue vendicatrici storie , e Niccolini le tragedie . Si formava una letteratura , la cui eco trasmessa dalle sètte s ' insinuava all ' orecchio penetrando nelle scuole e ne ' convegni in tutte le parti d ' Italia . Il programma dell ' azione immediata aveva cesso il luogo al programma educativo o evulativo , come si direbbe oggi , e con questo intento Leopardi più giovine aveva scritto le canzoni alla Paolina ed al Vincitore del pallone . I due programmi erano uno negli spiriti , sicché si andava dall ' uno all ' altro secondo l ’ occasione . Le menti si volgevano a nuovi studi , alle scienze storiche , all ' economia , alla statistica e cercavano miglioramenti civili o , come si dice oggi , sociali , vietati i politici . In luogo di libertà si dicea civiltà e cultura ; sotto altri nomi era la stessa musica ; le più umili e le più audaci aspirazioni si comprendevano tutte sotto il nome di progresso . Comparvero liberali e democratici anche tra ' cattolici , come il Tommasèo e il Manzoni . Pur allora erano usciti i Promessi Sposi e il successo era universale . La finezza italiana capiva e celebrava tutti , così il religioso Manzoni , come l ' ateo Giordani , e così i moderati come i settarii e i rivoluzionarii . Or questo movimento degli spiriti non trovava più forza capace di riceverlo nell ' anima stanca di Leopardi . Da questo lato si può dire veramente che egli era vissuto . Biasima un suo concittadino morto per l ’ indipendenza greca . Antonietta gli scrive una lettera con ardore patriottico , ed egli la loda augurando sentimenti simili alle donne italiane , ma con stile rimesso ed ordinario ; il cantore di Paolina non ci è più . A lui , che era giunto al concetto della infelicità universale , quelle economie e statistiche , quelle riforme civili , quelle teorie di progresso e di felicità di popoli , movevano il riso e gli doveva far male quella sicumera , quella burbanza de ' più a sciorinar dottrine venute in moda . Ecco in che modo scrive da Firenze a Giordani 1828 : « Mi comincia a stomacare il superbo disprezzo che qui si professa d ' ogni bello e di ogni letteratura ; massimamente , che non mi entra poi nel cervello che la sommità di ogni sapere umano stia nel saper la politica e la statistica . Anzi , considerando filosoficamente l ' inutilità quasi perfetta degli studii fatti dall ' età di Solone in poi per ottenere la perfezione degli stati civili e la felicità dei popoli , mi viene un poco da ridere di questo furore di calcoli e di arzigogoli politici e legislativi , e umilmente domando se la felicità de ' popoli si può dare senza la felicità degli individui . I quali sono condannati alla infelicità dalla natura e non dagli uomini né dal caso ; e per conforto di questa infelicità inevitabile mi par che vagliano sopra ogni cosa gli studii del bello , gli affetti , le immaginazioni e le illusioni . Così avviene che il dilettevole mi pare utile sopra tutti gli utili , e la letteratura utile più veramente e certamente di tutte queste discipline secchissime , le quali , anche ottenendo i loro fini , gioverebbero pochissimo alla felicità vera degli uomini che sono individui e non popoli , ma quando poi gli ottengono questi loro fini ? Amerò che me lo insegni uno de ' nostri professori di scienze storiche . » Qui ci è in germe la Palinodia . Con questa disposizione di animo e con queste opinioni si può facilmente intendere che la corda patriottica non rendeva più suono , credendo egli così poco alla felicità dei popoli come a quella degli individui . La guerra greca , la rivoluzione francese , i moti italici , i Tedeschi nello stato papale , sono cose quasi a lui indifferenti . Essendo così scarsa comunione intellettuale tra lui e i suoi amici , si potea credere che non gli fosse molto cara quella compagnia . Pure lì era il suo conforto . Tornato di Pisa in Firenze , vi si sentiva come in un deserto , quando gli mancava Vieusseux e la sua compagnia ; l ’ amicizia copriva qualsiasi difformità di sentimenti . Già non potea dissimulare a sé stesso quanto di nobile era in quelle loro aspirazioni ; poi per indole era tollerantissimo e dolcissimo ; nelle conversazioni non aveva né pretensioni né ostinazioni , e non puntigli e non dispetti come era del Tommasèo , si accomodava col silenzio alle opinioni altrui , nemico di dispute e di brighe , e inetto a far proseliti , a far valere i suoi concetti . I sentimenti del Manzoni stavano a gran distanza dai suoi , pur sempre lo nomina con lode . Scrive al padre sempre misurato e accorto , e talora con linguaggio e con sentire paterno per non dispiacergli . Il padre trova ne ' dialoghi del figlio troppo abuso di miti e di forme velate ; e il figlio risponde debolmente a difesa quasi assentendo . Lo Stella gli comunica le critiche milanesi dei suoi dialoghi , e lui risponde pacato : « Non mi riesce impreveduto : che i miei principii sieno negativi , io non me ne avveggo ; ma ciò non mi farebbe gran meraviglia , perché mi ricordo di quel detto di Bayle che in religione e in morale la ragione non può edificare ma solo distruggere . » Così non venne mai meno l ' amicizia tra quei nobili intelletti dei quali alcuni volevano la fede riconciliata con la ragione , altri predicavano la ragione creatrice e madre del progresso e guardavano con affettuosa sollecitudine al povero Leopardi , che affermava la negazione e il mistero universale . Dissentendo s ' amavano e si stimavano . Singolare fu l ’ amicizia verso di lui di due illustri medici , il Tommasini ed il Puccinotti , che dovevano ben ridere di quel mondo teologico metafisico , che era il pensiero massonico e filosofico del secolo , e credevano più alla forza della materia che della fede o della ragione . Leopardi aveva in molta reverenza il Tommasini e si sentiva stretto verso il Puccinotti di un affetto eguale all ' ammirazione . Questo era quello stato tollerabile ed ordinario di vita , che egli chiama indifferenza filosofica . L ' ambiente contrario in mezzo al quale viveva , quelli studii statistici , quelle teorie di progresso , quelle vanterie patriottiche lo trovavano triste o ironico con qualche sforzo mal riuscito di buon umore . Si deve a questo stato psicologico l ' ispirazione , dalla quale uscì la Palinodia . E forse in questo tempo concepiva e abbozzava i Paralipomeni , ai quali metteva mano più tardi . L ' indifferenza era quella quietudine , che nasce da uno stato di cose tenuto inevitabile , effetto dell ' assuefazione e della prostrazione morale . È la sorte spesso dei vecchi , che lasciano correre le cose così come vanno conservando in sé le antiche opinioni , senza colore e senza efficacia . E Leopardi in verità era invecchiato sotto il peso della sua tristezza . In quello stato di apatia morbosa , che egli chiama indifferenza , il suo intelletto rimane solitario e come ripiegato in sé in un ambiente non simpatico , anzi contrario . Questa era la sua individualità e originalità , che lo rendeva singolare dalle genti . Il suo Risorgimento non mutò il suo essere dirimpetto a questo mondo esteriore ; ma gli dava la forza di allontanarlo da sé , come cosa estranea , e rimanere concentrato in quel solitario suo pensiero , che tornava a vivere innanzi alla sua immaginazione ; ritornava l ' antico io con quel suo cuore di una volta . Risorto dalla sua apatia , riacquistata la facoltà di immaginare e di amare si sentì redivivo al cospetto del Fato e della Natura con quell ' amore dei campi , con quel bisogno di amare e di fantasticare , con quel dolore della speranza scomparsa e della giovinezza spenta da cui erano usciti gli idilli . La società in mezzo a cui era vissuto non lasciava traccia nel suo spirito ; gli era passata innanzi come ombra . Di vivo , di presente non c ' era che lui co ' suoi ideali e l ' universo coi suoi misteri . Risorto era il poeta dell ' Infinito e del Sogno e della Sera ; nessun vestigio rimaneva più del poeta , delle canzoni . Tutto quel moto di erudizione , e di patriottismo che lo aveva tirato fuori di sé , e gittatolo in mezzo all ' Italia moderna ed antica , in mezzo ai patriarchi e alle favole , in mezzo ai Bruti ed alle Saffo , alle Virginie e ai Simonidi , non rende più una favilla . Giovine , avea creduto all ' opinione volgare , che il gran genere nella lirica fosse la canzone e sperava affaticandosi in quello di perpetuare il suo nome . Ora sente che l ’ eccellenza non è nel genere e lasciando lì canzoni , idilli , elegie , inni , chiama le sue poesie canti , parola generica , che comprende tutti i generi perché non ne comprende nessuno . Egli è vero che aveva in serbo per un ' altra edizione due nuove canzoni e non furono più pubblicate e debbono forse essere , tra le carte da lui rifiutate . Finite sono le canzoni e finite con esse le contraddizioni ed i tentennamenti nel pensiero , la crudità e la spessezza nei concetti , la solennità e sonorità nella frase , gli involucri mitici e storici , il colorito locale , le varie apparenze di un mondo esteriore , un certo non so che di denso e nebuloso , tutte cose che qua e là si notano nelle canzoni . L ' uomo ha gittato via una parte di sé , quasi mutilando sé stesso ; ma condensando in quello che rimane , tutta la vita e tutta la luce . Abbiamo in questo mondo concentrato del dolore e del mistero situazioni nette e decise , spesso originali e interessanti , chiarezza e coesione nel pensiero , formazioni intere e diafane , semplicità e proprietà nel linguaggio , espansione ed emozione nello stile , nessun vestigio di imitazioni , di costruzioni e di reminiscenze . Quell ' umor denso di una malinconia nera e solida si era liquefatto in quella malinconia dolce , che sfugge la sventura reale e cerca asilo nell ' immaginazione . Il mondo esterno non era stato mai per lui cosa solida ; ora è cancellata ogni orma di questo o quel mondo storico e anche della società contemporanea . Vive coi suoi fantasmi e coi suoi ideali solitario ; vive nella sua immaginazione forte e calda . Leopardi ritrova così sé stesso quale la natura lo aveva fatto e quale si era rivelato negli idilli . Ritorna il pittore dell ' anima sua con un senso più spiccato di vivo e di moderno . La semplicità , la grazia , l ' ingenuità , la dolcezza , che si ammirano negli idilli e che gli venivano non pur dalla sua natura ma dal suo lungo uso degli scrittori greci , sono ora qualità spesso congiunte con un brio di espansione , con un calore , con una disinvoltura , che lo rivelano moderno . Il commercio dei vivi , la dimora nelle principali città italiane non fu senza effetto . Soprattutto dové giovargli la civilizzatissima Firenze alla quale contrappone Roma così lontana dal mondo civilizzato . Quel dolce parlar toscano così vivace , e nella sua semplicità così pieno di grazia , quella dimestichezza di conversazioni con gli uomini più celebri , quel suo affiatarsi con gli scrittori più recenti come Goethe , Byron , Sismondi , Manzoni , fino quegli studii della Crestomazia poetica che gli misero innanzi antologie di altri paesi come quella del Brancia , non furono senza efficacia su di un ' anima delicata , aperta alle impressioni . Giovarono forse anche i lunghi suoi colloqui col Manzoni , che dovettero stornarlo da quelle forme solenni e clamorose , le quali egli aveva ereditato dall ' uso dei Latini , da Monti e da Foscolo . Tra i libri acquistati o donati in Firenze , de ' quali pensava arricchire la biblioteca paterna , c ' erano le opere del Manzoni , che egli promette in dono al fratello più piccolo . Ma più che altro dové giovargli la separazione della sua anima da tutti gli accidenti del mondo esterno e il suo ritiro assoluto in sé stesso . Terminata la Crestomazia poetica prende commiato dallo Stella ponendo fine a questi lavori di pazienza , ancoraché abbia innanzi ricchi materiali intatti e mulini progetti che egli medesimo chiama castelli in aria . Consegnando i suoi manoscritti al Sinner aveva già lasciati per sempre gli studii ed i libri , vietatogli dalla cattiva salute . Nella sua vita solitaria e monotona ci sono intervalli felicissimi nei quali si rivela il poeta che fantastica sopra sé stesso alzandosi all ' universo , o fantastica sull ' universo con ritorni frequenti in sé stesso . La bellezza , l ' amore , la rimembranza , l ' uccello , il fiore , la lapide sepolcrale , non l ' interessano solo per sé , ma come motivo al perpetuo ritornello di sé e dell ' universo ; sono le variazioni di quella formidabile ripetizione . Vita idillica se mai ci fu , nobilitata dall ' altezza del pensiero , dall ' orgoglio dell ' uomo nel dolore , dalla perfetta sincerità del sentire . Il concetto stesso dell ' arte gli si era purificato . Quell ' arte per sé stessa , quel puro gioco dell ' immaginazione , quell ' andar cercando forme e modelli gli doveva parere una profanazione . Era salito a quel punto di perfezione , che la forma non ha più valore per sé e non è che voce immediata di quel di dentro . L ' uomo era venuto nella piena coscienza e nel pieno possesso di sé . Si può credere che nota dominante di questo mondo psicologico chiuso in sé con frequente ritorno degli stessi pensieri e sentimenti , fondato sulla infelicità universale , sia tristezza e monotonia . Ma il poeta ha ricuperato il suo cuore e con esso la facoltà di immaginare e di sentire . Questo regno della morte e del nulla è pieno di luce e di calore . Il poeta doveva sentirsi felice in quei rari momenti , che poteva cantare la sua infelicità ; e felice tu lo senti nel brio e nella eloquenza della sua rappresentazione . Riempie di luce i sepolcri , inspira la vita nei morti , anima le rimembranze , ricrea l ’ amore con un tripudio di gioventù . Niente è più triste e niente è più gioioso . E la tristezza della morte ed è la gioia dell ' amore fuso insieme in una sola persona poetica , come non sai . Appartengono a questo tempo Silvia , le Ricordanze , Quiete dopo la tempesta , il Sabato del Villaggio , il Canto notturno di un pastore errante nell ' Asia , poesie nuove , che comparvero oltre il Risorgimento nella edizione del Piatti in Firenze , e forse anche il Passero solitario e il Consalvo . Questi caratteri si mantengono anche nelle altre poesie publicate nell ' edizione di Napoli , e tutte insieme costituiscono il nuovo Leopardi .