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DIVISIONE DI LAVORO UNIVERSITARIA ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Le ultime leggi sull ' istruzione superiore , le quali avevano lo scopo di migliorare la situazione economica dei professori universitari , sono riuscite , come era naturale , un bel monumento di ipocrisia demagogica . Prima della guerra , il professore ordinario partiva da uno stipendio di 7000 lire ed arrivava ad un massimo di 10.000; e poiché queste lire erano lorde di imposte e di ritenuta pensioni , lo stipendio effettivo andava da un minimo iniziale di 6100 ad un massimo finale di 8500 lire nette . Sarebbe bastato moltiplicare per tre queste cifre portando il minimo a circa 18.000 ed il massimo a 25.000 lire nette , perché i professori , pur sopportando una perdita , a cagion dell ' aumento più accentuato nel costo della vita , fossero contenti e non se ne parlasse più . Purtroppo , i professori universitari hanno nel mondo una brutta fama di mangiapani a tradimento : quelle tre ore settimanali di lezione e quei quattro o cinque o sei mesi di vacanze effettive fanno un gran dispetto al resto dei mortali , e specialmente a quei parecchi deputati , che hanno nutrito nei verdi anni l ' aspirazione a diventare anch ' essi professori di università , ma non ci sono riusciti od hanno dovuto fermarsi alla libera docenza , perché la chiacchiera , di cui sono abbondantemente forniti , non è un viatico bastevole per forzare il tempio della Scienza . Di qui l ' antipatia e quasi l ' odio cordiale dei moltissimi deputati per i professori . Siccome tra questi ultimi ci sono sventuratamente anche dei politici sopraffini - e ne sia prova il contingente esagerato che gli universitari danno al Parlamento ed al Governo , peculiarità che non trova riscontro se non forse in qualcuno degli Stati nuovi sorti dalla guerra - fu subito trovata la via per risolvere il conflitto tra l ' antipatia parlamentare , che avrebbe lasciato volentieri morire di fame i professori e le necessità di questi di vivere . Bisognava lasciare agli uomini politici la soddisfazione maligna di far cosa spiacevole agli universitari , pur ottenendo l ' intento di compensare in parte costoro del danno di cui essi , insieme con tutte le altre categorie di impiegati pubblici , erano rimasti vittime da quando cominciarono ad essere pagati in moneta falsa invece che in moneta buona . Si disse : il professore universitario guadagna troppo poco , perché lavora troppo poco . Facciamogli fare tre ore di più di lezione alla settimana e diamogli in più un fisso di 6000 lire all ' anno , più una partecipazione alla tassa variabile da 2500 a 6000 lire . Le tre ore in più le faccia , sia assumendo un secondo insegnamento scoperto nella sua facoltà , o scuola , sia facendo un corso di cosidette esercitazioni ai suoi allievi . Non parlo del fastidio che ne venne e ne verrà agli allievi ; i quali dovrebbero , se questo ordinamento si avverasse sul serio , correre da mane o sera a sentir professori e ad esercitarsi sotto la loro scuola , e non avrebbero più tempo e modo , - parlo degli scolari studiosi ed intelligenti , ché gli altri non vanno a scuola o sarebbe meglio se ne stessero lontani , - di studiare sui libri e meditare le cose sentite e lette . Ma è la concezione medesima del professore universitario , come colui che fa lezione e deve essere premiato se ne fa molte e punito se fa altro , la quale merita di essere esaminata . L ' uomo della strada e quello che fa le leggi considerano il professore universitario sotto la specie delle tre ore settimanali ; e le trovano irragionevolmente poche , perché in 50 o 60 ore annue non si può svolgere un corso " completo " , perché i professori sono tratti dalla brevità del tempo a parlare di un solo " capitolo " della materia ; ed i discepoli escono dall ' università asini in tutto il resto e sono bocciati agli esami di concorso agli impieghi a cui aspirano . L ' ideale medio o comune del professore presso i bravi padri di famiglia sarebbe quello di una persona incaricata di svolgere " tutta " la materia in modo " pratico " , cosicché il rampollo potesse , ricevuta la laurea , senz ' altro esercitare una professione o coprire un impiego . E poiché l ' Università non riesce , non è mai riuscita e non riescirà mai in nessun paese del mondo a questo grottesco risultato e sarebbe un disastro se ci riuscisse , così si grida al fallimento dell ' università e si conchiude che i professori sono fin troppo pagati e bisognerebbe ridurre loro lo stipendio . Bisogna riconoscere che gli universitari hanno contribuito a queste deplorevoli conclusioni dell ' opinione politica e volgare , non reagendo abbastanza energicamente contro la premessa da cui logicamente derivano le 6 e deriveranno le 12 ore : che cioè l ' ufficio per cui essi sono esclusivamente e principalmente pagati sia quello di far lezione . Io dico che invece gli uffici sono tre : di studioso , di insegnante e di esaminatore ; distinti nettamente l ' uno dall ' altro e tali che in un ideale ordinamento degli studi dovrebbero potere essere separati anche nelle persone che li coprono . Viene primo , per valore spirituale , per importanza sociale e per interesse pubblico l ' ufficio di studioso . Direi che è il solo ufficio il quale debba essere rimunerato dallo Stato , perché il solo per cui è impossibile trovare una clientela disposta a pagare il prezzo dei servizi resi in contraccambio alla collettività . Che lo studioso sia utile a questa non v ' è dubbio ; scopre le verità nuove , scientifiche , pure , da cui deriveranno col tempo applicazioni pratiche di gran momento ; crea , con le ricerche storiche filologiche e morali quell ' ambiente avido di sapere in cui soltanto può formarsi una classe dirigente colta , capace di condurre una nazione a grandi destini . Ma nessuno è disposto a pagare la scoperta di una verità di scienza pura . Sono merci senza prezzo , perché il loro pregio è così grande e così diffuso , eleva talmente il tono dell ' intiera società , che nessuno si sente in obbligo in modo particolare di far domanda , offrendo un prezzo , di verità pure filosofiche , matematiche , fisiche , economiche , storiche . La verità pura non può essere oggetto di privativa . Egrave ; come l ' aria , che tutti godono , senza pagarla . Perciò lo scienziato puro , se non è ricco di casa sua , sarebbe destinato a rimanere nudo ed affamato , se la collettività non venisse in suo soccorso . Benedetto Croce fu il maestro della nuova Italia e non ebbe mai alcuna cattedra ; ma avrebbe potuto fare a meno di chiederla , se non fosse stato provveduto di mezzi suoi , che gli consentirono di pensare e di scrivere tranquillamente , senza preoccupazioni materiali ? Quanti sono questi scienziati puri , i quali hanno diritto ad essere mantenuti dalla collettività , perché essi fruttano a questa il mille o il milione per uno ? Evidentemente pochissimi . Forse in ogni paese si possono contare sulle dita ( di una mano ; ed a volere , come del resto è giusto , tener conto non soltanto dei Benedetto Croce o dei Galileo Ferraris , ma anche di quei più modesti indagatori , che scavano in terreni inesplorati , suscitano curiosità , provocano indagini altrui , se pure non giungono propriamente essi alla scoperta della verità nuova , difficilmente si può supporre di superare il centinaio . Cifra elevata quella di cento ; forse non toccata neppure usando larghezza di criteri . Errerebbe gravemente chi pretendesse scegliere questi 100 direttamente con concorsi od a scelta fra i mille e più professori universitari che in ogni momento coprono in Italia una cattedra . E certo che questi 100 sono dappiù degli altri 900 , i quali non hanno la scintilla del genio o , pur essendo ottimi insegnanti od esaminatori , non hanno la virtù di scavare in terreno vergine . Ma sarebbe un disastro creare , ad esempio , accanto a quella dei professori straordinari ed ordinari , una categoria di super - professori meglio pagati , nella illusione che questi potessero per l ' appunto essere i 100 anzidetti . Non ce ne entrerebbe nessuno o pochissimi . Il ministro non li potrebbe scegliere , perché sarebbero preferiti coloro che hanno maggiori influenze politiche e quindi , con tutta probabilità , minori meriti scientifici . I colleghi inevitabilmente darebbero il posto ai più anziani , senza distinzione di meriti . Il concorso tra gli ordinari in carica perpetuerebbe il nefasto sistema della titolografia , per cui ognuno dei 1000 professori seguiterebbe a produrre titoli per tutta la vita , nella speranza di arrivare ad acciuffare uno dei 100 posti di super - professore . Senza volerlo , il sistema attuale per cui il professore , superato il periodo transitorio dello straordinariato , diventa ordinario e quindi inamovibile , non promovibile , uguale in grado a tutti i suoi colleghi , senza superiori e senza inferiori , é il sistema migliore per la scelta dei 100 chiamati a far progredire la scienza . Infatti : 1 ) una volta promosso ordinario , il professore non ha più bisogno di scrivere . E molti piantano lì ; e fanno benissimo . Se scrivessero , perderebbero il tempo essi e lo farebbero perdere agli altri . Giovano meglio agli studi , insegnando o esaminando . E ' un ' ubbia ridicola quella di lamentarsi dei professori , che , una volta ottenuto il bastone da maresciallo dell ' ordinariato , non " producono " più . La sola produzione utile è quella di coloro che hanno qualcosa da dire . Se un tale non scrive più , è chiaro che non ha nulla da dire . Il cielo volesse che la fabbrica di titoli cessasse coll ' ordinariato ! Sarebbe un flagello di meno . Purtroppo , invece , molti continuano inutilmente a " produrre " per abitudine , per ambizione , per erroneo concetto di sè medesimi , per far carriera extra - accademica . 2 ) l ' ordinario non ha più bisogno di fabbricar titoli . Il titolo è una specie particolare di scrittura , in cui lo scrivente non bada tanto alla verità delle cose scritte , quanto all ' effetto che esse faranno sull ' animo di quei cinque o sei che si suppone faranno parte della commissione esaminatrice dei concorsi . Tale prospettiva esercita una influenza dannosa anche sui migliori , simile a quella che produce sui candidati onesti la previsione di ciò che penseranno gli elettori . L ' ordinario tira il fiato e se scrive , può scrivere senza preoccupazioni . Saltano fuori cosidette " ingratitudini " , le quali sono invece umane rivolte di menti compresse dalla paura dei concorsi . 3 ) l ' ordinario può trascurare le lezioni , farle male , non dare importanza agli esami . Se il non scrivere affatto o il non scrivere più titoli è atto lodevole , questo è atto riprovevole moralmente . Lo si ricorda , solo per spiegare come possa essere un ' esigenza di certe menti astratte o distratte non occuparsi di doveri di secondo ordine , come sono le lezioni e gli esami . E ' un inconveniente , insito al sistema , e di cui non giova lamentarsi , perché è condizione necessaria per ottenere tutti quei 100 indagatori e scopritori di cui il paese abbisogna . 4 ) l ' ordinario non ha più speranze di progredire nella sua carriera , non ha superiori , non ha inferiori . Non avendo nulla da sperare né da temere , avendo il pane assicurato , può dedicarsi al suo ufficio , che è di pensare , di scrutare , scoprire . Molti non lo fanno : pensano a diventare senatori o deputati , fanno i professionisti o non fanno niente . Tanto meglio per la scienza , la quale ha tutto da guadagnare ad essere coltivata soltanto da coloro che spontaneamente vi si sentono attratti . Da questo punto di vista , lo stipendio pagato ai 100 scopritori si può definire una pensione vitalizia , pagata dallo Stato , senza obbligo di alcuna diretta controprestazione , allo scopo di dare allo studioso l ' agio di pensare e di lavorare senza le preoccupazioni della vita materiale . Affinché le 100 pensioni siano attribuite a persone degne è assolutamente necessario pagarne altre 900 a chi , privo del dono della scienza pura , ha però attitudine ad insegnare od esaminare o forse anche non ha voglia di far niente . L ' esistenza di 100 cattedre in confronto ai 100 scopritori può essere assomigliata a quella delle molte giocate in confronto ad una vincita al lotto . Per lo Stato è conveniente pagare 20.000 lire all ' anno a 100 detentori di pensioni universitarie , nella speranza che tra i 1000 ce ne siano 100 degni di coprire l ' ufficio di studioso ; è cioè più economico di quanto non sarebbe scegliere questi 100 in altro modo . Non li saprebbe scegliere e sprecherebbe i suoi denari . Nei tempi andati , lo Stato aveva risolto il problema anche in un ' altra maniera : con le accademie . Queste erano società a numero limitato , per es . 40 , eletti per la prima volta dal sovrano ed in seguito per cooptazione . I più anziani 20 o 24 avevano una pensione ; per es . a Torino , di 600 lire all ' anno . Ma nel 1783 a Torino con 600 lire l ' anno si viveva suppergiù come con 10.000 lire oggi . Il socio pensionato non aveva obbligo di lezione o di lavoro qualsiasi . Doveva solo partecipare alle sedute della dotta compagnia , una specie di circolo , i cui soci in amichevoli conversari si comunicavano , se e quando avevano studiato , i risultati dei loro studi . Adesso , le 600 lire sono rimaste tali quali ; anzi , ridotte da vani balzelli a 540 lire , valgono poco più di 540 soldi di una volta e non servono quindi più allo scopo per cui sono state largite , che era di dare comodità di riflettere a una piccola cerchia di uomini amanti della vita contemplativa e contenti di una vita modesta . Nelle vecchie università inglesi , ci sono ancora i fellows o compagni , i quali godono di una pensione vitalizia annua di 100 , 200 lire sterline ; e non hanno nessun obbligo . Possono , volendo , partecipare alla vita collegiale ; hanno stanza , vitto , uso della biblioteca e delle comodità del collegio ; ed in cambio non hanno altro obbligo salvo quello di pensare o di fantasticare , se lo credono . Cento sterline , oggi , sono poche , anche in Inghilterra ; ma ci sono dei frati laici , i quali , pagando alla mensa del Collegio un modesto scotto ed avendo una bella cella con dei bei libri , se ne contentano e danno utili contributi alla scienza . In Italia queste pensioni gratuite sono contrarie allo spirito democratico . Regalare 100 pensioni da 20.000 lire l ' una a gente aristocratica , neppure obbligata a dir grazie ? Ohibò ! Concorsi ci vogliono e titoli e sgobbamento di lezioni e di esami . Non che le lezioni non si debbano fare e che non siano necessari gli esami . Ma per le lezioni , il rapporto fra lo scienziato , lo Stato e lo studente è diverso da quello schizzato sopra . L ' inventore dell ' idea , il dissodatore di terreno vergine deve essere ricco di casa sua ovvero essere pagato dallo Stato , perché nessuno è disposto a comprare la sua merce , la quale acquista pregio solo se divulgata a tutti e quindi divenuta gratuita . Le lezioni invece sono utili a qualcuno ; possono essere impartite in locali chiusi . C ' è lo studente , il quale si avvantaggia a non imparare la scienza solo sui libri , ma a sentirla esporre dalla viva voce del professore , ad essere guidato nelle sue ricerche da qualcuno che ha provato , ha sbagliato ed è riuscito prima di lui ; c ' è il giovane il quale , posto innanzi alla letteratura scientifica , si smarrirebbe gettandosi sui libri più rumorosi , più moderni e meno consistenti ed ha bisogno di chi lo illumini , gli faccia risparmiare tempo e , attraverso ad uno sforzo lieto , perché definito e consapevole , lo conduca alla meta . Può darsi che l ' indagatore della verità sia anche il maestro dei giovani . Non sempre è così : ci sono dei magnifici maestri , per cui il laboratorio è nulla e la scuola è tutto ; i quali vibrano e crescono di statura intellettuale e morale nel comunicare ai giovani le idee create dai grandi pensatori . Vite spese nella formazione di successive generazioni della classe dirigente , sane vite nobilmente e fruttuosamente spese . Ognuno di noi ha aspirato a compiere questo ufficio ; ognuno di noi , non potendo toccare la più alta meta di chi scopre ed addita nuove vie , ha riposto il suo orgoglio nell ' introdurre i giovani nel vasto e grande e magnifico mondo delle idee . Anche per questa seconda categoria la moltiplicazione delle ore di insegnamento o la obbligatorietà delle esercitazioni è una goffaggine demagogica . Lasciamo stare le esercitazioni di laboratorio o di disegno o di clinica che si sono sempre fatte e per cui occorre un apparato di assistenti , di impianti e di materiale scientifico , senza di cui esse sono prive di senso . Nelle scienze astratte ed in quelle morali , letterarie e giuridiche , che cosa sono queste esercitazioni , se obbligatorie ? Io ho avuto la fortuna di avere per maestro di economia il professore Cognetti De Martiis , per cui la scuola consisteva nello stare tutti i giorni dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 19 al Laboratorio di Economia Politica a lavorare in mezzo ai suoi allievi , sempre pronto a dar loro consigli , ad indicar libri , ad addestrarli a maneggiare inchieste e statistiche . Ma egli era un volontario e lavorava senza compenso , con entusiasmo giovanile , perché era insegnante nato . Anche qui bisogna rassegnarsi a giocare al lotto . L ' ufficio dell ' insegnante universitario è scelto da coloro che sanno insegnare , non certo perché più lucroso di altri , ma perché dà l ' assoluta indipendenza , la inamovibilità , la quiete nello studio , le ore di lezione numerate a distanze riposanti e con lunghi intervalli chiamati vacanze . Uomini dotati della capacità intellettuale che si suppone richiesta per coprire quel posto devono godere di certi " ozi " , se debbono rinunciare a maggiori lucri a cui potrebbero aspirare altrimenti . Perciò , bisogna rassegnarsi al fatto che non tutti i professori universitari siano dei maestri o che altri , dopo esserlo stati , stanchi abbiano perso un po ' del fuoco sacro che dianzi li animava . Non occorre che tutti i 10 o 15 professori di una facoltà siano degli animatori . Anche un numero minore basta a rendere fruttuoso un corso di studi . In fondo , il metodo critico necessario per lo studio dell ' economia politica è quello stesso che serve per la statistica o per la finanza ; e colui che si è assimilato in diritto civile o romano il criterio giuridico possiede uno strumento che gli servirà anche nelle altre scienze giuridiche . Ed è necessario che anche i mediocri siano tollerati , senza limiti d ' età , perché la scuola attragga i maestri capaci di formare le nuove generazioni . Né il fine di incitare i giovani allo studio , di formarne la mentalità , di introdurli con ordine nel mondo delle idee si raggiunge meglio moltiplicando il numero delle lezioni , facendone 100 invece che 50 . Solo la superstizione degli orari lunghi e della " materia completa " può spiegare l ' abnegazione delle molto ore . Quei geni , i quali si lamentano perché il professore non ha " svolto " tutta la materia e il loro figlio è stato bocciato agli esami di concorso , non sanno quel che si dicono . La " materia " sta scritta nei libri di testo ; e per svolgerla tutta basterebbe un fonografo messo sulla cattedra , col bidello accanto per mantenere l ' ordine . Il professore universitario ha ben altro da fare : deve inspirare ai giovani l ' amore per certe idee , il gusto per certe ricerche , il senso critico per le cose lette , il metodo per leggere ed imparar bene . A tal fine basta ugualmente trattare di un capitolo della cosiddetta materia , o dare ad essa uno sguardo sintetico o gittar luce di scorcio sui suoi problemi fondamentali . E gli studenti debbono aver il buon senso di comprendere che il corso universitario non è che un avviamento allo studio di certe scienze ; e che se vogliono conoscerle , debbono studiarsele da sé , con quel metodo che a scuola debbono avere imparato . Purtroppo , gli studenti seguono per lo più la linea del minimo sforzo ; e confondono l ' apprendimento della scienza con il superamento dell ' esame . Questa degli esami è una vera piaga , che turba la vita delle due categorie , gli indagatori ed i maestri , di cui ho cercato di schizzare sopra le esigenze . Come gli esami dovrebbero essere tenuti , se orali o scritti , se per materie singole o per gruppi di materie affini , se alla fine di ogni anno od al termine del corso di studi , se universitari o di Stato , sarebbe un discorso lungo a tenere . Qualunque sia il metodo seguito , certo è che essi dovrebbero essere affidati ad una speciale categoria di insegnanti , addestrati e specializzati nell ' ufficio di esaminatori . Maestri insigni sono tenuti in poco conto dagli allievi , o meglio dalla gran massa degli allievi , perché non sanno esaminare o si annoiano nel farlo o sono troppo severi o troppo indulgenti . Ci sono invece uomini che sanno trarre gioia anche da questo compito che ad altri pare seccantissimo ed aridissimo . Forse è il solo ufficio universitario per cui dovrebbero essere stabiliti bassi limiti d ' età . Questa , che è una goffa superstizione italiana , ha ragion d ' essere per gli esami , per cui occorre resistenza fisica , tensione nervosa , attenzione ferrea e seguitata , voglia di ribattere e chiarire gli errori , tutte qualità che coll ' andar degli anni vanno perdendosi , sottentrandovi il fastidio della ripetizione , la noia di rilevare errori le mille volte confutati , la consapevolezza della inutilità dei tentativi di cambiare le teste matte o i cervelli grassi . Coll ' età si accentuano i sentimenti di indulgenza e di compatimento verso le debolezze umane e si affievolisce il senso del dovere di giustizia verso coloro i quali potranno essere danneggiati da un laureato asino . Perciò una delle riforme più utili all ' università sarebbe la creazione di una classe di esaminatori , la quale fosse specializzata in questo ufficio e ne facesse lo scopo della sua vita . Noi economisti siamo portati a far uso del principio della divisione del lavoro ; e ciò che dico si inspira appunto a questo criterio . L ' università può trarre gran partito da uomini che non abbiano e non possano avere l ' ambizione di creatori e di maestri , ma aspirino al più modesto , ma ugualmente utile ufficio di collaboratori di quelli , alleviando ad essi la fatica materiale dell ' interrogare e del fare ripetere . L ' aspirazione di tanti padri di famiglia al Corso " completo " , potrebbe essere soddisfatta da questi " ripetitori " , pagati dagli studenti ed i cui corsi sarebbero probabilmente frequentatissimi dalla grande massa degli studenti , a cui importano poco le idee madri , i metodi di studio , gli strumenti della ricerca originale , ma vogliono invece ridotti in soldoni gli elementi delle discipline di studio . Gli studenti frequenterebbero i corsi privati dei ripetitori , quando questi fossero per l ' appunto corsi istituzionali e generali e quando i ripetitori fossero coloro su cui cadesse il carico precipuo degli esami , divenuti una cosa seria . Adesso gli esami non possono essere una cosa seria laddove gli studenti da esaminare sono centinaia e il tempo è limitato e la fatica è tutta del professore della materia , il quale al decimo interrogatorio praticamente è stordito , ripete senza volerlo le stesse domande , alla cui suggestione gli è impossibile sottrarsi . Gli esami dovrebbero essere organizzati ; né lo possono essere senza un costo piuttosto elevato . Io non credo che abbia importanza effettiva sulla cultura la questione dell ' esame accademico e dell ' esame di Stato , che in Italia sembra essere la sola questione esistente in argomento . L ' esame di Stato , introdotto nel nostro ordinamento scolastico attuale , peggiorerebbe grandemente la situazione , poiché al pappagallismo delle dispense - a cui qua e là si sottraggono gli insegnanti che all ' esame riescono a dedicare cure particolari - si surrogherebbe , peggiore e generalizzato , il pappagallismo dei libri di testo e dei questionari stabiliti per regolamento per i tali e tali diplomi . L ' esame non deve testimoniare che il candidato ha quelle tali nozioni , che lo Stato ha prescritto in un programma : l ' esame di Stato , checché profetizzino i suoi fautori , ha almeno altrettanta tendenza a degenerare come l ' esame accademico . Il diploma conseguito così è una ben meschina cosa . Invece l ' esame dovrebbe rendere testimonianza che il candidato si è impadronito dello spirito dell ' insegnamento , che in quella data scuola , e non in un ' altra , si impartisce . Esso perciò deve essere dato dall ' insegnante che di quella scuola è lo spirito animatore . Ma egli deve avere i mezzi di accertarsi seriamente quanto valga e cosa sappia il suo studente . L ' odierno esame orale , anche se prolungato dai consuetudinari quindici minuti a mezz ' ora o più , non dà nessuna garanzia in merito . L ' esame orale dovrebbe essere l ' ultimo atto di una serie di prove , principalmente scritte , da tenersi secondo un piano prestabilito dal capo di ogni istituto o gruppo di materie e concordato con i suoi colleghi . Chi abbia avuto sotto gli occhi qualcuno dei piani di studi e di esami che devono essere osservati nelle principali università inglesi ed americane per conseguire un qualunque grado , rimane stupito dello stato di anarchia in cui ci troviamo noi . Anarchia la quale dipende dalla circostanza che presso di noi tutto è affidato ad un unica persona , la quale dovrebbe nel tempo stesso scoprire nuovi veri , essere il maestro dei giovani che hanno l ' amore della scienza , il ripetitore e l ' esaminatore della massa degli studenti ordinari . Il che essendo di fatto impossibile , tutti tre i compiti sono adempiuti alla meglio , con risultati spesso deplorevoli . Non si dica che le prove scritte sarebbero la continuazione dei componimenti liceali e si ridurrebbero ad un cattivo riassunto scritto , invece che orale , delle dispense e dei testi stampati . E ' tutta una arte che deve perfezionarsi in materia di conoscere le fonti principali , i libri classici , possegga antologie dei testi fondamentali sulle teorie insegnate e sappia trarne partita . Il cosiddetto " paper " delle università inglesi meriterebbe di essere meglio conosciuto da noi : dal " paper " ossia saggio - scritto preparato tranquillamente a casa , a quello che deve essere composto nell ' aula , in non più di un dato tempo e in non più di tante parole ; prove differenti le quali permettono di giudicare il valore del giovane da differenti punti di vista . Ed il " saggio " di ogni studente deve essere su un argomento diverso da quello di ogni altro ; ed essi debbono essere parecchi per ogni disciplina e cose ben diverse dalla dissertazione originale di laurea . Fatica diabolica , si dirà , per i professori ; ed è perciò appunto che non è possibile farne nulla , prima che sia avvenuta quella suddivisione di funzioni fra lo studioso , il professore e l ' esaminatore che ho voluto delineare nel presente articolo .
ESISTE UNA ECONOMIA ITALIANA? ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
StampaPeriodica ,
L ' infortunio capitato alla Banca Italiana di Sconto è stato l ' occasione che fossero ripetute in pubblici comizi parole ben note nella terminologia economica , ma relativamente oscure in quella volgare . Gli studiosi sanno come gli inglesi abbiano dato alla scienza economica il nome di " economia politica " ; nome che i trattatisti tedeschi amarono spesso cambiare in quello di " economia nazionale " , finché , più recentemente ancora , ad accentuare il carattere scientifico dei loro lavori , parecchi scrittori preferirono adoperare semplicemente la parola " Economics " od " Economica " , tale quale dicesi " Fisica " o " Chimica " . Tuttavia , quegli aggettivi " politica " o " nazionale " fanno ancora grande e bella impressione agli occhi di taluno , il quale volentieri , nel pronunciare , posa l ' accento su di essi , quasi a voler dire che la scienza economica merita o non merita rispetto a seconda che essa è più o meno " politica " o " nazionale " . Appunto in certi comizi romani recenti , provocati dalla moratoria della Banca di Sconto , pare si sia distinto tra una politica bancaria " nazionale " ed una " anti - nazionale " non si sa se francofila o tedescofila ed i convenuti si sarebbero dimostrati disposti a far entrare , coi randelli , nella mente dei governanti e dei banchieri l ' idea che ci ha da essere , accanto a banche antinazionali , una banca a cui sia specificamente affidato il compito di fare una politica economica " nazionale " o " italiana " . Prescindo dal fatto concreto , se vi sia tale o tale banca tedescofila o francofila o italianofila , sia perché è difficilissimo per i laici appurare le circostanze delle accuse e delle difese in modo esatto , sia perché qui si vuole soltanto discorrere della esatta definizione dell ' aggettivo " nazionale " od " italiana " aggiunto al sostantivo " economia " o " politica economica " o " banca " . Che cosa vuol dire " economia o banca nazionale , meglio , italiana " di diverso da " economia " o " banca " senza aggettivi ? Una banca - ed assumiamo questa come esempio e tipo delle altre economie esistenti in un paese , cosicché le osservazioni fatte per essa valgono per tutte le altre economie - fa operazioni diversissime , attive e passive , le quali economicamente si distinguono perché le une sono molto redditizie , le altre mediocremente , altre ancora poco o nulla , e le ultime finalmente possono procacciare la perdita di tutto o parte il capitale proprio della banca o dei depositanti . Per dare un esempio in cifre , si sono compiute cinque operazioni , le quali fruttano il +25 , il +10 , il 0 , il -10 ed il -26 per cento del capitale sociale . Quale di queste operazioni è " italiana " e quale " tedesco o franco o anglo - fila " ? Se , invece di una banca privata , si trattasse dello Stato o di un altro ente pubblico , si potrebbe essere in dubbio . Ad uno Stato può convenire compiere un ' operazione che gli cagiona una perdita " finanziaria " di 100.000.000 di lire , piuttostoché un ' altra che gli frutti un lucro finanziario di altrettanto . Anzi , è regola assoluta , che uno Stato deve prima adempiere ad uffici costosi e poi solo , dopo adempiuto ottimamente e con grave dispendio a questi , può , con molti ma molti se , tentare operazioni fruttifere . C ' è forse dubbio , che , sovra ogni altra cosa , lo Stato deve difendere , con l ' esercito e con la flotta , il territorio del paese o pagare i magistrati ed i poliziotti ed i medici della sanità pubblica ed i maestri elementari ? E c ' è dubbio che tutte queste faccende pressanti e necessarie costano molto e non rendono nulla ? Ed è forse dubbio che , tuttavia , uno Stato riscuote lode quando , pur spendendo solo il necessario , adempie al suo ufficio convenientemente ? Né è immaginabile che uno Stato trascuri i suoi uffici costosi per correre dietro alla speranza ed anche alla realtà di guadagni in imprese economiche di ferrovie , banche , navigazione , industrie . Anche ammettendo che il lucro sia scarso , lo Stato non può e non deve cercarlo , se prima non ha adempiuto bene ai suoi fini essenziali . Non essendo un Ente creato allo scopo di ottener lucri , il fatto che esso se li procaccia può essere un argomento per concludere che si è comportato male anziché bene in rapporto ai suoi fini . Sarà " nazionale " od " italiano " quello Stato il quale , a costo di perdite finanziarie , bene raggiunge i fini della collettività italiana ed " antinazionale " od " anti - italiano " quello Stato , il quale , a scopo di ingrassare sé stesso o i suoi cittadini , pospone gli ideali italiani a quelli di un altro paese e ci rende servi , in senso materiale o spirituale , di potenze o di ideali stranieri . Ma una banca ? È dessa creata per perdere o per guadagnare ? Evidentemente per guadagnare . Se perde , essa si suicida , distrugge sè stessa ed impedisce ai proprii dirigenti o soci di conseguire gli scopi per cui la banca sorse . Supponiamo che i fondatori della banca si siano proposto uno scopo qualunque non grettamente egoistico . Essi vogliono promuovere lo sviluppo delle energie del suolo e del sottosuolo nazionale , incoraggiare le iniziative dei cittadini italiani . Si promuove e si incoraggia tutto ciò col perdere denari ? A furia di lucrare il -10 od il -25 % del capitale , questo va in fumo , i depositanti pigliano paura , si determina un panico e vengono meno i fondi con cui incoraggiare e promuovere . Gira e rigira , per una banca non vi è altro metodo per raggiungere fini utili alla collettività nazionale fuorché quello che consiste nel fare affari buoni . In certi casi , e in limiti molto modesti , possono essere buoni " a lunga scadenza " ; ma in ogni modo debbono esser buoni e non cattivi . Il banchiere come l ' industriale non deve proporsi scopi non economici . Se dinanzi al banchiere compare un progettista e gli espone il programma di una iniziativa di miniere di lignite suffragandola " soltanto " col dire che così si contribuirà a liberare il paese dal tributo pagato all ' Inghilterra per l ' acquisto del carbon fossile , il banchiere ha il dovere di mettere con molta gentilezza il progettista alla porta . Costui infatti è uno scemo . Se la tonnellata di carbon fossile straniero costa 200 lire , ossia , per ipotesi , il prezzo di una merce che a noi è costata a produrla 10 giornate di lavoro ; mentre due tonnellate di lignite italiana , aventi lo stesso potere calorifico , costano soltanto 160 lire , ossia 8 giornate di lavoro , e se il lavoro italiano non può impiegarsi meglio che nell ' estrarre lignite , allora conviene coltivare lignite ed il banchiere opererà ottimamente anticipando fondi al progettista . Non perché la lignite sia italiana ; ma perché con sole 8 giornate di lavoro italiano otteniamo lo stesso risultato che otterremo spendendo , per comprar carbone , l ' equivalente di 10 giornate di lavoro medesimamente italiano ; quindi ci avanzano 2 giornate libere per produrre qualche altra cosa o forse anco per divertirci . Ma se le due tonnellate di lignite italiana costano 400 lire , ossia 20 giornate di lavoro italiano , in tal caso pazzo e antiitaliano sarebbe quel banchiere che anticipasse fondi a tale scopo . Egli incoraggerebbe così gli italiani a spendere 20 giornate di lavoro , laddove basterebbe impiegarne 10 a produrre qualche altra cosa che potremmo poi vendere per 200 lire e cosi procacciarci le tonnellate di carbon fossile inglese . Questo , benché inglese , deve essere preferito , nell ' interesse dell ' Italia , alla lignite italiana . Così facendo , noi non preferiamo la produzione inglese del carbone a quella italiana della lignite ; bensì preferiamo la produzione italiana dell ' uva o della seta , o della canapa o di certe macchine o di cappelli ecc . , alla produzione italiana della lignite ; ed a giusta ragione facciamo ciò , perché a produrre cappelli impieghiamo meglio e più fruttuosamente il nostro lavoro e il nostro capitale che a produrre lignite . Dunque , possiamo concludere che l ' aggettivo " italiano " applicato a " banca " , ad " industria " , ad " economia " ha un significato laudativo solo se equivale ad " economico " , e che una banca è italiana in quanto guadagna , antiitaliana ovvero tedesco - franco - anglo - fila in quanto perde . Guadagnare è sinonimo di incoraggiare industrie sane , vitali , rigogliose ; perdere è sinonimo di incoraggiare progetti mal combinati , fantastici , improduttivi . Guadagnare vuol dire rafforzare il paese , arricchirlo , renderlo atto a vincere nella concorrenza internazionale . Perdere vuol dire indirizzare il lavoro italiano in impieghi in cui esso è male rimunerato , in cui si producono cose non desiderate dai consumatori ; vuol dire immiserire il paese e renderlo facilmente servo delle più rigogliose economie straniere . La definizione ora data dell ' aggettivo italiano " dimostra che probabilmente hanno ragione quei trattatisti i quali amano poco le aggiunte " nazionale " o " politica " o " italiana " al sostantivo " Economica " . L ' aggettivo non aggiunge nulla al concetto e serve solo a confondere le idee , perché fa nascere l ' impressione negli inesperti che si debba incoraggiare un ' economia od una banca " nazionale " in contrapposto all ' economia od alla banca " semplice " ; mentre quelle sole banche ad economia sono nazionali od italiane le quali sono vere e semplici banche ed economie ; ossia banche ed economie , le quali adempiono semplicemente al loro fine proprio bancario od economico , senza l ' appiccicatura di nessun altro fine extra - vagante .
IN VACANZE ( EINAUDI LUIGI , 1922 )
StampaPeriodica ,
Mussolini à parlato tre volte da quando è capo del Governo . E l ' ultimo suo discorso , ai senatori , è stato ancor più forte , à più ancora impressionato l ' opinione pubblica . E ’ stato polemico , chiaro , decisivo : conciso ed esauriente : ardito e pur misurato : energico fino all ' irriverenza , ed esplicito per molte questioni che tanto appassionano in questi giorni gli italiani . Lo squadrismo , per esempio ; quanti avversari non lo desideravano " vaporizzato " ? Ora sono serviti . Lo squadrismo rimane a salvaguardia non del Fascismo soltanto , ma della Nazione . " Non avevo 300 mila tessere : sibbene 300 mila fucili ! " ... Quando si parla così franchi , così rudi , in tono tanto imperativo , certo resta poco a ridire , certo la funzione parlamentare viene assai menomata . Ma è poi un male ? Noi apprezziamo nel suo giusto valore il regime costituzionale moderno ; quel regime che l ' Italia copiò di sana pianta dall ' Inghilterra , dove ha fatto per sì lunghi secoli una prova tanto felice . Sappiamo quali siano i suoi vantaggi , i suoi pregi , i suoi meriti . Il parlamento : Un ' accolta di valori tecnici morali culturali ; un pacifico raduno di rappresentanti di tutta la popolazione , che si riunisce serenamente a legiferare , e addita al governo le vie da seguire , gli esprime la volontà popolare , lo coadiuva nel grave compito di reggere le sorti d ' una grande nazione ; e il deputato meridionale prospetta la soluzione del problema demografico ; e il deputato d ' un ' isola propone un sistema di viabilità per la sua isola ; e il deputato dei marinai chiede costruzione e ingrandimenti per questo o quel porto prosperoso . Apprezziamo e abbiamo accettato il sistema parlamentare . " Chi mi impediva di chiudere il parlamento ? Chi mi impediva di proclamare una dittatura di due o tre o cinque persone ? Dove era qualcuno che mi potesse resistere ? " E così abbiamo avuto la breve nonché inutile sessione or ora finita . Con relativo indecente stomachevole spettacolo di servilità . Né poteva accadere diversamente . L ' organo parlamentare fu istituito per tempi normali e deve funzionare osservando lo spirito per cui esiste . Altrimenti si cade nella parodia . In un momento eccezionale , in condizioni eccezionali , con un uomo che domina così sicuro la situazione , il parlamento s ' annulla , inevitabilmente . Il parlamento presume una certa parità di forze , una certa uguaglianza tra i deputati , un senso d ' arrendevolezza reciproco . Quando s ' erge un dominatore , il parlamento diviene un giocattolo nelle sue mani , e per l ' opinione pubblica uno zimbello . Questa volta l ' uomo ch ' è salito al potere è di tal razza da non consentire le estenuanti diatribe , le elucubrazioni faragginose . Mussolini giovine , volitivo , accentratore , lavoratore , insofferente di freni , capace d ' imperio non può essere che un dittatore . Camuffate pure fin che vi piace la realtà . Lasciate pure vivacchiare ancora a lungo quella innocua larva di parlamento che è la 26.a legislatura . Ma l ' unica , solare verità è questa : che mentre è al comando Mussolini , il solo responsabile è lui , il solo capo è lui , il padrone è lui . Perché ormai bisogna riconoscerlo : stavolta a Roma hanno trovato un padrone . E allora a che pro tenere in vita un organo ingombrante , maneggiare delle marionette , perder tempo in compagnia d ' un branco d ' insufficienti ? Gli scopi di Mussolini sono chiari . Ha riaperto la Camera ( certo d ' averla ai suoi piedi , poi che le femmine adorano la maschia prepotenza ) onde servirsi della tribuna parlamentare per far sapere bene a tutti quel che si prefigge e che conseguirà . L ' ha riaperta per gettare l ' offa della regolarità , della legalità , della libertà , nelle tremebonde gole dei gelosi custodi dell ' ordine costituzionale ; e per ottenere i pieni poteri . La riaprirà perché ingoi il rospo del sistema elettorale maggioritario , che deve ucciderla e rinnovarla . Col nuovo sistema elettorale il partito più forte conquista un ' enorme preponderanza . Quindi se le elezioni amministrative di queste domeniche non sono chimere nella Camera che verrà eletta la futura estate o in autunno , i fascisti si conteranno a centinaia . Quando i deputati non dovranno più chiedere favori a nome di servi , quando il cittadino ridivenuto uomo libero , nulla temendo e nulla sperando , volgerà nel rispetto dello Stato il pensiero ai grandi interessi nazionali , soltanto allora si sarà creato lo Stato che un tempo dicevasi liberale e oggi ha nome di fascista ; ma a cui un unico semplice titolo veramente spetta : Stato .