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> autore_s:"EINAUDI LUIGI" > categoria_s:"StampaQuotidiana"
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Dopo avere detto dei redditi che occorre denunciare ai fini della imposta complementare sul reddito , è più simpatico , per il contribuente , dire delle detrazioni che si possono fare dal totale dei redditi . Bisogna innanzi tutto distinguere due specie differenti di detrazioni : quelle che si possono sintetizzare nelle parole detrazioni per spese e annualità passive e quelle che si dicono per carichi di famiglia . Il contribuente , il quale tenga sotto gli occhi il modulo di dichiarazione , scriverà le prime a pagina 4 , le seconde a pagina 5 . Importa tener ben separate le due specie di detrazione ; ed il perché cercherò di spiegarlo con un esempio : Tizio Caio 9000 7000 Totale dei redditi Detrazioni della prima specie ( spese ed annualità 3100 1000 passive ) Reddito netto 5900 6000 Detrazioni della seconda specie ( carichi di famiglia ) 3300 Reddito imponibile 5900 2700 Ambo i contribuenti sono esenti , ma per ragioni diverse . Tizio è scapolo od ammogliato senza prole ; non ha persone a carico e non ha quindi diritto ad alcuna detrazione della seconda specie . Però , pur avendo 9000 lire di reddito , ha debiti e paga imposte diverse per 3100 lire all ' anno ( detrazioni della prima specie ) . Il suo reddito netto , risultando di sole lire 5900 , non è tassabile . Chiamasi reddito netto quello che risulta dalla somma dei vari redditi detratte le spese ed annualità passive . Se il reddito netto non raggiunge almeno le 6000 lire ( per esempio è di sole 5999 lire ) , il contribuente è esente . Può darsi che il netto raggiunga le 6000 lire e tuttavia il contribuente sia ugualmente esente . È il caso di Caio , il quale , fortuna o disgrazia volle fosse fornito di numerosa figliuolanza ed avesse genitori e sorelle a carico . In totale egli può dimostrare di avere undici persone a carico . Ha quindi diritto a detrarre dal netto un ventesimo di questo per ogni persona a carico ; epperciò , undici ventesimi di 6000 ossia 3300 lire . Detraendo questa , si ottiene in lire 2700 il reddito imponibile . Il reddito " imponibile " sarebbe quasi un reddito " ultra netto " , ottenuto deducendo dal reddito già netto le detrazioni per carichi di famiglia . Perché , dirà il lettore , fare queste detrazioni una dopo l ' altra e non insieme ? Perché in tal modo il contribuente ha maggiori probabilità di essere esente . Gode dell ' esenzione senz ' altro se , come nel caso di Tizio , il reddito semplicemente netto non raggiunge le lire 6000 . In tal caso non è più necessario di preoccuparsi se vi siano o non vi siano carichi di famiglia . Se poi il netto raggiunge o supera le 6000 lire , c ' è caso di poter godere ugualmente dell ' esenzione , se le persone a carico sono molte . Caio , ad esempio , che ne ha undici , è esente , perché sono immuni coloro il cui reddito ultranetto od imponibile non raggiunge le lire 3000 . Due sono adunque le ragioni dell ' esenzione : non avere un reddito netto di lire 6000 , o non avere un reddito imponibile di lire 3000 . Basta una sola di queste due condizioni per essere esente . Spiegato così il meccanismo generale delle detrazioni , comincio a dire delle detrazioni della prima specie dette per spese ed annualità passive . " Spesa " è una parola che tutti capiscono e che si capirà meglio aggiungendo che essa comprende anche le imposte e tasse . Si può cominciare a dire che il contribuente , dovendo essere tassato sul suo reddito netto , ha diritto di detrarre tutte le " spese " che riducano il reddito medesimo : quando si dice tutte si vuol dire davvero tutte , nessuna esclusa . Per ciò , ad esempio , si porteranno in deduzione tutte le altre imposte e tasse già pagate dal contribuente . L ' imposta " complementare " sul reddito , come dice la parola stessa " complementare " , è un ' imposta aggiunta a tutte le altre imposte e tasse esistenti e vuole colpire il reddito già depurato da esse . Altrimenti sarebbe un ' imposta sull ' imposta . Dopo aver detto che si detraggono tutte le spese ed imposte , bisogna subito fare alcune avvertenze : 1 ) Fa d ' uopo che si tratti di una spesa vera e propria . È spesa quella somma che si è dovuto erogare per ottenere il reddito . Il negoziante che deve spendere 10000 lire per l ' affitto del negozio sopporta una vera spesa perché , senza di essa , non avrebbe potuto ottenere il reddito ; ma se lo stesso negoziante paga poi 10000 lire per l ' affitto del suo appartamento privato , questa non è più una spesa nel senso finanziario . È una erogazione del reddito già ottenuto . Se potesse dedursi , come spesa , la pigione , perché non il vitto e i vestiti e il teatro e i viaggi , ecc . ecc . ? Tutti i redditi si ridurrebbero a zero ; o almeno al fisco rimarrebbe solo da tassare il risparmio . Ma chi confesserebbe ancora di aver fatto un risparmio , se bastasse dire di avere speso il reddito per non pagare l ' imposta ? Sia dunque ben chiaro che le spese sono tutte e sole quelle sostenute allo scopo di ottenere il reddito , escluse quelle che si fanno per spenderlo , quando lo si sia già ottenuto . Nove decimi di contribuenti , quando per la prima volta sono chiamati all ' ufficio delle imposte , cadono a questo proposito in equivoco . All ' agente - chiamiamolo ancora così , sebbene oggi il suo vero nome sia " procuratore alle imposte " - il quale gli afferma che il suo reddito è , ad esempio , di 6000 lire , il contribuente replica , indignato , che si tratta di un ' enormità , che egli non si è mai sognato di avere un tal reddito ; ed eccolo a snocciolare la filza delle sue " spese " : 5000 lire per l ' alloggio , l000 lire al mese alla moglie per la casa , totale 12000 lire all ' anno ; e poi medici e medicine , vestiti , carbone , qualche piccola scampagnata . Egli non se la può cavare con meno di 20 000 lire all ' anno di spesa , a farla stretta stretta . Come può l ' agente asseverare che gli restino 6000 lire all ' anno di reddito ? L ' agente , che lo aspettava al solito notissimo varco , non ha più che da prendere atto della confessione spontanea del contribuente : se questi confessa di spendere 20000 lire , ciò vuol dire che le aveva guadagnate . Guardi , il contribuente , come egli era stato prudente e onesto nel fissargli un reddito di sole 6000 lire ! Complimenti per il successo del negozio , che gli dà 20000 lire all ' anno . È probabile che , chi è cascato una volta nell ' equivoco del significato della parola " spesa " non ci caschi una seconda . Ma è un equivoco frequentissimo per i principianti . 2 ) Fa d ' uopo che la spesa non sia già stata detratta . Nelle detrazioni , come nei redditi , non bisogna fare il bis in idem . Se il contribuente , negoziante , ha già detratto il fitto del negozio quando ha concordato il reddito commerciale da tassarsi con l ' imposta di ricchezza mobile , ed ha fissato in lire 30000 il reddito netto del negozio , non potrà dalle 30000 lire dedurne nuovamente il fitto , quando compila la denuncia per la complementare . Giova osservare che i redditi singoli già tassati dall ' imposta terreni , fabbricati e ricchezza mobile sono già netti dalle proprie spese di produzione ; ed essendo già netti , bisogna denunciarli tali e quali , senza purificarli ulteriormente . Si devono e possono invece detrarre le imposte , per esempio quella di ricchezza mobile , pagate su quel reddito . 3 ) Finalmente è necessario che le spese ed imposte si riferiscano ai redditi denunciati . Riferendomi all ' articolo precedente , dirò che nei casi in cui si deve denunciare il reddito per il 1925 , bisognerà detrarre altresì le spese e tasse pagabili nello stesso anno 1925 , e non quelle pagate nel 1924 . Se si devono invece denunciare i redditi del 1924 , bisognerà detrarre le imposte pagate nello stesso 1924 . Se non si conoscono ancora tutte le imposte pagabili nel 1925 , Si faccia riserva di rettifica od aggiunta . Alla regola dell ' anno , fa eccezione soltanto l ' imposta sul patrimonio . In via di legalità pura , questa non si sarebbe dovuta detrarre affatto , perché essa non si riferisce né ai redditi del 1924 né a quelli del 1925; ma al patrimonio esistente al 1° gennaio 1920 , di cui avrebbe dovuto costituire una amputazione per una volta tanto , sia pure ripartibile , per comodità di pagamento , in dieci o venti annualità . Altro è , però , la legalità stretta ed altro è l ' equità . Il legislatore volle , riflettendo che in realtà l ' imposta patrimoniale è pagata sul reddito , equamente riconoscere il diritto alla detrazione anche di essa . Il contribuente detragga quindi l ' imposta patrimoniale , la quale essendo costante , non importa sia quella del 1924 o del 1925 . Se la tassazione è ancora provvisoria , detraggasi la cifra provvisoria , salvo a chiedere un supplemento di detrazione quando si conosca la valutazione definitiva . Il contribuente , il quale abbia effettuato il riscatto della patrimoniale , conserva il diritto di detrarre per tutto il resto del ventennio o del decennio l ' importo di essa , che avrebbe dovuto pagare , se non avesse effettuato il riscatto . Badisi , non l ' importo pagato a titolo di riscatto , ma quello che avrebbe pagato se il riscatto non fosse avvenuto . Chi abbia effettuato ( non semplicemente richiesto ) il riscatto entro il 31 dicembre 1925 ha inoltre un secondo vantaggio : di potere detrarre per i tre anni 1925 , 1926 e 1927 dal suo reddito complessivo una somma corrispondente al 2% del patrimonio riscattato . Sono due vantaggi cospicui ( detrazione dell ' imposta che si sarebbe pagata e detrazione del 2% ) , i quali dovrebbero indurre molti contribuenti ad effettuare il riscatto .
IL DOVERE DEL VIVERE SOBRIO, II ( EINAUDI LUIGI , 1915 )
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Quanto più la guerra procede , tanto più cresce l ' importanza della campagna a favore dell ' economia iniziata dai più autorevoli giornali inglesi , fatta propria dal governo di quel paese , ed a cui anche in Italia si rivolge oggi il consenso crescente dell ' opinione pubblica . Dall ' osservanza della più rigida economia ha finora tratto gran giovamento sovratutto la Germania , la quale deve ad essa se ha sentito scarsamente gli effetti del blocco alimentare ordinato ai suoi danni dall ' Inghilterra ; il pane kappa , il razionamento della popolazione , la campagna per utilizzare i rifiuti della cucina e della casa recarono notevole vantaggio alla resistenza economica tedesca contro gli alleati . E poiché le risorse economiche non sono inesauribili in nessun paese , neppure in Inghilterra , è naturale che anche lì si sia ripetuto il grido : fate economia ! Dal successo di questa campagna dipende , più che non si creda , la capacità di resistenza bellica delle nazioni alleate . Se l ' Inghilterra deve mantenersi in grado di aiutare finanziariamente i suoi alleati , uopo è che essa riduca al minimo i suoi acquisti all ' estero a scopo di consumo ed il consumo medesimo delle cose prodotte all ' interno ; così da diminuire il formidabile e crescente sbilancio commerciale , e da frenare l ' ascesa del cambio , che anche là comincia a farsi sentire . Da un calcolo istituito dal signor Hobson nell ' ultimo numero dell ' « Economic Journal » risulta che nei primi nove mesi di guerra l ' Inghilterra dovette vendere circa 125 milioni di lire sterline ( 3 miliardi e 350 milioni di lire nostre ) di titoli stranieri da essa posseduti per provvedere allo sbilancio economico causato dalla guerra . Se non si pone riparo con l ' economia agli eccessivi dispendi , arriverà il giorno in cui le vendite dovranno essere aumentate molto al di là di questa cifra ed il mercato nordamericano sarà incapace di assorbire le enormi partite di titoli venduti . Di qui il fervore con cui uomini di governo , giornalisti , propagandisti vanno inculcando agli inglesi la necessità di porre un freno alle loro abitudini spenderecce . È un appello , il quale deve , anche fra noi , essere rivolto a tutte le classi sociali . Alle classi alte , ricche ed agiate in primo luogo . Non si lascino esse trarre in inganno dal pregiudizio comunemente diffuso che sia loro dovere di spendere molto per dare lavoro alle masse operaie . Questo dello « spendere per dare lavoro » è un pregiudizio erroneo sempre , e massimamente in tempo di guerra . Gli economisti non affermano che gli uomini siano meritevoli di lode solo quando risparmiamo e siano biasimevoli sempre quando spendono il loro reddito . Ognuno impiega i propri redditi nel modo che ritiene più opportuno ; e dal punto di vista economico è fuor di luogo affermare che l ' atto del risparmiare sia più virtuoso dell ' atto del consumare . Per raggiungere il fine di un progresso economico generale , di un miglioramento costante nella produzione della ricchezza e nel tenor di vita degli uomini , è necessario che sia serbato un certo equilibrio fra il consumo ed il risparmio ; fa d ' uopo che , per risparmiare denaro , non si riducano gli uomini alla macilenza fisica ed alla sordidezza intellettuale e morale ; e d ' altro canto non si consumi tutto il reddito in godimenti presenti , occorrendo provvedere all ' avvenire . Queste sono verità ovvie ; ma non è inutile insistere sul punto che il ricco , il quale spende tutto il suo reddito e forse parte del suo patrimonio , non acquista perciò alcuna maggiore benemerenza , verso i poveri , di colui che risparmia . Apparentemente il ricco spendaccione sembra meritevole di maggiore lode dell ' avaro parsimonioso ; ed invero egli è lodato da servitori , camerieri , cocchieri , negozianti , parassiti , come colui che sa spendere i propri denari a beneficio altrui . Costoro guardano con disprezzo al ricco avaro che tesaurizza e pone in serbo i suoi denari , rifiutando di farne partecipe altrui . In realtà , tutti sanno che questa è solo l ' apparenza delle cose . Nel mondo moderno , in cui nessuno tesaurizza in realtà chi usa ancora riporre sottoterra i denari messi in serbo ? ma tutti risparmiano , risparmiare vuoi dire portare i propri denari alla banca o cassa di risparmio o comprare titoli o fare mutui altrui o comprare terre o case . E poiché banche e casse di risparmio non tengono inutilizzati i depositi , ma li dànno a mutuo ad industriali , commercianti , comuni bisognosi di compiere opere pubbliche ecc . ecc . ; risparmiare vuol dire fare « domanda di lavoro » altrettanto e forse più di quanto non accada consumando . Le l000 lire consumate impiegano gli operai che tessono panni o macinano il grano : ma , senza le l000 lire risparmiate , industriali tessitori e mugnai non avrebbero potuto fare le provviste di lana o di frumento , o comprare le macchine senza di cui il lavoro sarebbe stato impossibile . La quale verità acquista maggior forza in tempo di guerra . Supponiamo vi sia taluno in dubbio se gli convenga acquistare un ' automobile ovvero mettere in serbo i denari per la sottoscrizione di cartelle del futuro prestito nazionale . Quali sono le conseguenze delle due diverse maniere di agire ? Dannose alla generalità nel primo caso , utili nel secondo . Se egli acquista l ' automobile , avrà la scelta fra una marca nazionale od una marca estera . È quasi certo che egli non potrà comperare un ' automobile nazionale , tutta la produzione interna essendo accaparrata per le necessità militari . Quando vi riescisse , sarebbe a danno del paese ; il quale ha interesse che tutti gli operai ed i capitali dell ' industria automobilistica siano impiegati a crescere la resistenza contro il nemico . Egli , aumentando la domanda di maestranze e di materiali così necessari , ne aumenterebbe il prezzo e crescerebbe quindi il costo della guerra per lo stato . Né meno dannoso all ' interesse nazionale sarebbe l ' acquisto dell ' automobile all ' estero . Egli dovrebbe pagare all ' estero 10 o 20.000 lire e crescerebbe d ' altrettanto il debito commerciale dell ' Italia verso l ' estero . Colla sua azione egli : 1 ) impedirebbe all ' Italia di acquistare frumento o munizioni da guerra per altrettante somme ; ovvero 2 ) provocando una nuova domanda di divisa estera , farebbe crescere l ' aggio dell ' oro sulla cartamoneta e contribuirebbe al crescere del prezzo dei cereali , delle carni , delle lane , delle munizioni e di tutte le cose le quali noi dobbiamo comperare all ' estero . L ' azione di chi compra un ' automobile all ' estero , come di chi acquista gemme , brillanti , pizzi , vestiti , stoffe di lusso , libri , di cui la lettura è prorogabile , deve dunque essere reputata nociva alla patria . Osservazioni simili si possono fare per i nuovi impianti industriali , edilizi , per i lavori pubblici prorogabili e non ancora iniziati . Crescono , per queste richieste facilmente prorogabili , i prezzi del legname , del ferro , del cemento e di molti altri materiali , di cui il governo ha gran bisogno per le sue occorrenze militari ; si distolgono gli operai dall ' accorrere a quelle fabbricazioni di panni , di materiali bellici ed a quelle colture dei campi che sono necessarie ed urgenti nel momento attuale . Colui , il quale rinuncia all ' acquisto dell ' automobile od a qualunque altra spesa , anche di cibo o di vestito , prorogabile od evitabile , compie invece opera utile al paese . Il suo risparmio , consegnato allo stato in cambio di cartelle del prestito nazionale , è dallo stato impiegato forse ugualmente nell ' acquisto di automobili o nel riattamento di strade , nell ' ampliamento di stazioni ferroviarie o nella costruzione di ponti o di tronchi di ferrovie e quindi è rivolto a richiesta di lavoro nella stessa misura che s ' egli consumasse quella somma . Ma le automobili , le stazioni , le opere pubbliche compiute o comprate dal governo servono al fine pubblico della difesa nazionale e non al fine privato di un godimento personale , che nel momento presente è dissolvitore . Né è minore il dovere di fare economia per le classi più numerose . Purtroppo , la utilizzazione delle varie sostanze alimentari è imperfettissima nelle masse operaie . Nelle campagne si utilizzano discretamente i rifiuti con l ' allevamento di porci , di conigli , di volatili da cortile ; ma nelle città si comincia appena adesso a comprendere quali vantaggi si potrebbero ricavare dall ' allevamento , anche in piccole proporzioni , di conigli per la produzione della carne e delle pelli . Molta strada potrebbe farsi nelle città altresì con la utilizzazione orticola di tutti gli spazi vacanti , delle aree fabbricabili , che ora non dànno alcun frutto a nessuno . Del pari la diffusione di opportune regole di cucina gioverebbe ad insegnare alle madri di famiglia operaie la possibilità di trarre partito da molte sostanze alimentari ora malamente cucinate e di utilizzare gran parte di quelli che sono considerati rifiuti . Si pensi che ogni chilogrammo di farina o di carne consumato in meno o meglio utilizzato è un minor debito del paese , è un prolungamento della nostra capacità di resistenza militare ! Anche nelle file dell ' esercito combattente la campagna per l ' economia potrebbe essere feconda di utili risultati . Da lettere ricevute ho ricavato l ' impressione che la razione di pane e di carne assegnata ai soldati nella zona di guerra sia in molti casi individuali esuberante . Da un punto di vista generale è bene far così : ma ad evitare sprechi costosi , sarebbe saggio consiglio promuovere tra i soldati l ' economia , incoraggiando con opportuni riacquisti l ' utilizzazione delle razioni rimaste da consumare . Il ritorno della pace sarà accompagnato da uno stato di prosperità economica solo se durante la guerra si sarà diffusa ed accentuata l ' abitudine della economia e del risparmio . Ho già altra volta notato come , in tutti i paesi belligeranti , la guerra abbia dato luogo a fenomeni di apparente prosperità economica , dai quali importa non lasciarsi suggestionare . Una parte invero del capitale già risparmiato viene ora mutuata allo stato , il quale la spende di giorno in giorno per la condotta della guerra e la converte così in reddito dei suoi ufficiali , dei suoi soldati , dei suoi fornitori , dei suoi creditori . Ciò che era capitale si trasforma in reddito ; e cresce così la quantità delle cose che gli uomini ritengono di potere spendere . Guai a ritenere che sul serio i redditi sieno aumentati permanentemente e sia aumentata la spesa che gli uomini possono fare senza pregiudizio del loro patrimonio ! Finita la guerra e finite le spese straordinarie dello stato , i redditi torneranno ad essere quelli di prima . Anzi saranno minori , perché fu consumata una parte del capitale che era stato precedentemente risparmiato e questa parte non può più essere impiegata alla produzione di nuove ricchezze . Fa d ' uopo perciò , se non si vuole che il benessere generale scemi al ritorno della pace , che durante la guerra si cerchi di fare la maggiore economia possibile , in guisa da ricostituire i risparmi distrutti per la condotta della guerra . Supponiamo che la guerra costi all ' Italia 6 miliardi di lire . Una parte di questi 6 miliardi sarà coperta con i redditi dell ' anno , i quali , invece di alimentare operai , contadini , redditieri , alimenteranno soldati , ufficiali , lavoratori nelle fabbriche di munizioni . Una parte sarà prelevata però sul capitale già esistente ; ed è questa parte che occorre ricostituire con nuovo risparmio , affinché alla fine della guerra le banche e le casse di risparmio non si trovino nella impossibilità di soddisfare le richieste degli industriali , commercianti , agricoltori bisognosi di capitale circolante . Per fortuna , il rialzo nel saggio dell ' interesse , cagionato dalle fortissime richieste di somme a mutuo da parte degli stati belligeranti , incoraggia a risparmiare di più . Non forse tutti i risparmiatori , ma certamente parecchi di essi sono maggiormente spinti a risparmiare quando sperano di ottenere un interesse del 5% , piuttostoché solo del 3,50% . È questa una delle principali ragioni per cui i mali cagionati dalle guerre del passato si sono curati più rapidamente di quanto non prevedessero i pessimisti . Nel mondo economico molte malattie provocano il proprio rimedio . Grazie al rialzo del saggio dell ' interesse , il risparmio , invece di limitarsi ad un miliardo all ' anno , cresce ad uno e mezzo e forse due ; sicché in breve volgere di anni le ferite della guerra sono rimarginate . Gli uomini si sono stretti un po ' la cintola , hanno cambiato meno frequentemente vestiti e calzari , si sono divertiti di meno ed hanno risparmiato di più . Il ritorno ad abitudini più frugali di vita non deve però essere considerato soltanto una « dolorosa » necessità . Sotto molti rispetti esso è un beneficio economico e morale . Importa persuaderci che , risparmiando , noi non compiamo solo un atto necessario ed economicamente vantaggioso . Così operando , noi adempiamo ad un dovere verso la patria e contribuiamo al perfezionamento morale delle future generazioni .
IL DOVERE DEL VIVERE SOBRIO ( EINAUDI LUIGI , 1915 )
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Ora che la guerra è cominciata , diventa concreto il problema , che , già presente agli italiani , non ancora doveva essere risoluto senza indugio : come ci dobbiamo comportare nelle faccende ordinarie della nostra vita materiale ed economica ? Una formula ebbe grande voga in Inghilterra nei primi otto o nove mesi della guerra : operate e vivete come se la guerra non fosse ; attendete tranquillamente ai lavori vostri e continuate serenamente nel vostro genere ordinario di vita e di spese , senza preoccuparvi della guerra . In tal modo voi servirete il vostro paese ; il quale ha d ' uopo che il meccanismo della vita economica funzioni regolarmente e senza scosse , che la terra seguiti a fruttificare , che le industrie lavorino in pieno , che il traffico segua le sue vie , e che il popolo non sia malcontento per la disoccupazione . L ' esperienza dei primi nove mesi di guerra ha dimostrato che la formula , sebbene contenesse una parte di verità , non era compiuta e poteva diventare pericolosa . Nell ' Inghilterra stessa , l ' opinione pubblica ha dovuto persuadersi che la vita ordinaria della popolazione doveva mutare per adattarsi alle necessità urgenti e pressanti della guerra ; e che un non piccolo coefficiente di vittoria stava appunto nella capacità del popolo di adattarsi alle mutate condizioni ed esigenze della vita in tempo di guerra . Sì , fa d ' uopo che ognuno , il quale non sia chiamato sotto le armi , continui a lavorare nel suo mestiere e nella sua professione ; e questo è certo il miglior modo per servire il paese . Gli industriali , i commercianti , i professionisti , gli agricoltori che attenderanno con la consueta cura ai propri lavori e negozi , contribuiranno a far funzionare senza scosse il meccanismo della vita del paese ; e daranno opera alla vittoria ; meglio che non abbandonando il proprio mestiere ed offrendo la propria collaborazione a servizi bellici , od ausiliari , a cui possono essere disadatti . Lavorare come prima tanto meglio si può , in quanto il governo , fin dal primo momento , ha veduto che importava dare opera a promuovere il proseguimento regolare della vita economica . Niente moratoria , la quale avrebbe perturbato grandemente gli affari e gettato il seme del dubbio e dell ' incertezza ; bensì larghe anticipazioni a banche ed a consorzi per consentire loro di effettuare rimborsi e di concedere prestiti su titoli e su merci . Rassicurati e fiduciosi , gli industriali , i commercianti e gli agricoltori , non debbono sostare neppure un giorno dalle consuete faccende e dai lavori ordinari . Ma lavorare come prima non basta . Bisogna lavorare meglio e più di prima . In un momento in cui milioni di uomini robusti e giovani sono chiamati a difendere il paese , occorre che il vuoto lasciato dalla loro chiamata sotto le bandiere non sia avvertito . I comitati di preparazione che sono sorti in tante città e si stanno costituendo nelle campagne fanno e faranno opera benemerita se contribuiranno a far penetrare nella mente e nel cuore di tutti gli italiani il convincimento che ognuno deve lavorare meglio e più di prima . Ognuno stia al suo posto ; ma dia opera con raddoppiato zelo al lavoro di tutti i giorni . Il contadino sappia che se , coll ' aiuto delle donne , dei ragazzi , dei vecchi di casa sua , riuscirà , in assenza del figlio soldato , a portare in salvo il fieno e le messi , a curare le viti , ad allevare il bestiame , egli si sarà reso benemerito della patria . L ' impiegato pensi che le pratiche d ' ufficio debbono ora essere definite ancor più rapidamente di prima , sebbene parecchi suoi colleghi siano stati richiamati . Volendo , è sempre possibile far in modo che il lavoro sia sbrigato : si viene più presto in ufficio , si va via più tardi e non si pensa ad altro che al lavoro che deve essere fatto . Né si chiedano compensi per ore straordinarie . L ' operaio sappia che il successo della nobile e dura impresa nazionale dipende anche dalla diligenza del suo lavoro , dall ' essere egli pronto a sacrificare ogni svago , e talvolta a rinunciare alla domenica , pur che il lavoro si faccia . Lavorare come prima non sempre però è possibile . Vi sono industrie , di cui lo smercio diminuisce o cessa in tempo di guerra . Sono le industrie di lusso , quelle le quali lavorano per le cose non indispensabili all ' esistenza . Sarebbe strano che lo stato , mentre deve rivolgere i suoi sforzi più intensi alla condotta della guerra , disperdesse i suoi mezzi finanziari nella medesima quantità , ad esempio , di lavori pubblici di prima . Gli operai e gli industriali addetti a questi lavori chieggano che sia fatto ogni sforzo affinché sia impedita la loro disoccupazione ; ma si rassegnino a mutare genere e località di lavoro . I servizi ausiliari della guerra , le officine di armamento e di riparazione , le fabbriche di forniture militari avranno tali urgenze di lavoro che i disoccupati potranno facilmente trovar lavoro . Occorre che essi si adattino a compiere quei lavori che sono necessari e non si agitino per ottenere la prosecuzione di opere utilissime in tempo di pace , ma prorogabili in tempo di guerra . La guerra ha messo forzatamente in vacanze molti professori e ridurrà molto il lavoro dei professionisti . Già si sono costituiti comitati di questi « intellettuali » per avvisare ai mezzi di scrivere opuscoli , fogli volanti , di tenere letture e fare propaganda per innalzare il tono e lo spirito di sacrificio del paese . Molte cose utili si possono fare in questo campo , purché non si faccia della rettorica : spiegare ai soldati perché essi sono chiamati a combattere , quali sono le regole igieniche che devono osservare per non cadere vittime di malattie evitabili , organizzare invii di giornali e di libri ai soldati nelle trincee . L ' esperienza fatta da ambe le parti nelle trincee di Francia e del Belgio ha dimostrato che i soldati sono avidissimi di letture e di quanto possa ricordare loro i parenti , gli amici ed i cittadini della patria per cui combattono . Sì , fa d ' uopo che ognuno continui a spendere quanto spendeva prima . Ma non come prima . Sarebbe un delitto verso la patria . Non forse la guerra ha dimostrato la necessità di sopprimere o di ridurre al minimo il consumo di bevande alcooliche ? A tacer della Russia , che ha dato al mondo il magnifico esempio di un governo il quale rinuncia ad un ' entrata netta di forse 1 miliardo e 800 milioni di lire , pur di sopprimere il flagello dell ' alcoolismo ; dappertutto , in Germania , in Francia , in Inghilterra i governi hanno fatto sforzi perseveranti per ridurre il consumo delle bevande alcooliche . E come delle bevande , così sarebbe necessario ridurre il consumo di tutto ciò che non è necessario per l ' esistenza . Ognuno giudichi e valuti per conto suo le necessità della vita . Ma chi spendeva 100 , rifletta che egli ha il dovere di ridurre la spesa , quando lo possa fare senza detrimento della sua salute fisica , a 90 ad 80 a 70 per consacrare il risparmio a spese pubbliche . La spesa più urgente che oggi ogni cittadino consapevole deve fare è quella dell ' imposta . Pagare puntualmente le imposte dovute vuol dire soddisfare oggi ad una spesa altrettanto urgente come quella del pane o della minestra e certamente più urgente di quella da farsi per un vestito nuovo , od una scampagnata domenicale o per la villeggiatura . Chi può , rinunci quest ' anno alla villeggiatura ; e si dia dattorno per fare qualche cosa lungo i mesi estivi . Talvolta , il modo migliore di rendersi utile sarà di attendere alla sorveglianza dei lavori di campagna , quando fattori e contadini siano sotto le armi . In tal caso , quando la collaborazione agricola sia una cosa seria , anche la villeggiatura potrà moralmente essere spiegata . Altrimenti sarebbe una spesa deplorevole e dannosa . Tutto il margine di risparmio ottenuto sulle spese sia dato allo stato . Le guerre costano ; e costerà gravi sacrifici di uomini e di denari anche questa nostra guerra per la liberazione d ' Italia . Un prestito sarà necessario per somma grandiosa . Tutti devono sottoscrivere , anche con piccole quote ; e tutti devono fare ogni sforzo affinché nella spesa dell ' anno entri l ' acquisto di qualche cartella del nuovo prestito nazionale . Nel suo ultimo discorso sul bilancio , il signor Lloyd George disse che quest ' anno gli inglesi devono risparmiare il doppio degli anni scorsi : 800 milioni di lire sterline invece di 400; 20 miliardi invece di 10 miliardi di lire italiane . Così dovrà avvenire , mutate le cifre , anche in Italia . Resecate le altre spese ; ma tenetevi pronti a dare allo stato quanto più potrete ! È in gioco la ragione più alta della nostra vita , e della vita dei nostri figli e nepoti ; ed in confronto a ciò , appaiono ben piccola cosa le rinunce a qualche godimento materiale od intellettuale ! Né si tema , così operando , di favorire la disoccupazione . Senza volere fare discussioni troppo precise e minute , è chiaro che tutto ciò che noi forniremo allo stato a titolo di imposta o di prestito si convertirà immediatamente in domanda di merci e di prodotti utili all ' esercito e quindi in domanda di lavoro . Dopo , ritorneremo ad impiegare i nostri mezzi , gli uni nello spendere , gli altri nel migliorare terre o fabbricare case . Per ora , tutti gli italiani debbono rinunciare a qualunque altra meta che non sia la difesa della patria comune . Così hanno fatto , è d ' uopo dirlo anche ora , i tedeschi ; e ciò ridonda a loro grande onore . Così dobbiamo fare pure noi , se vogliamo dimostrare al mondo che la nostra causa è giusta . Una meta così alta , come il compimento della unità d ' Italia , non si tocca senza dolore e sacrificio . Affrontiamoli con cuore saldo e coi nervi tranquilli ; e la meta sarà raggiunta . Se avremo fiducia in noi stessi , la battaglia sarà vinta ; e sia fiducia senza jattanza , austera e piena .
StampaQuotidiana ,
Gli ultimi , come i precedenti , provvedimenti finanziari hanno avuto in generale una buona stampa e soltanto qua e là si sono elevate alcune voci contro l ' errore che avrebbe commesso il governo , tassando con eccessiva mitezza gli extraprofitti degli industriali e con grande durezza il sale del povero . A questo punto conviene che si metta ben chiaro il problema . Premetto che faccio astrazione dalle imposte che si dovrebbero mettere per motivi « morali » , per ossequio alle « nuove » idee « sociali » e via dicendo . Tutte queste , finanziariamente , sono pure « parole » gettate al vento . Da esse non si cava fuori una lira e neppure un soldo . Il problema finanziario che si deve risolvere dai paesi belligeranti è il seguente : come ottenere nuove entrate per somme variabili , nell ' ipotesi che la guerra finisca entro il 1916 , da forse 700 milioni di lire ( ed è probabilmente il caso dell ' Italia , compresi i maggiori tributi già stabiliti , il cui reddito complessivamente si può valutare in 260 milioni ) a 34 miliardi di lire all ' anno , come è il caso dei maggiori tra i paesi in lotta ? E , badisi , devono essere centinaia di milioni e miliardi di lire effettive , non di « parole » . Non deve trattarsi di imposte del genere di quelle « morali » , « democratiche » , « sociali » , che il signor Lloyd George fece approvare col famoso bilancio del 1909 , che fu l ' origine della rovina della Camera dei lordi , ed il cui unico costrutto sino al 31 marzo 1914 fu di aver costato circa 55 milioni di lire italiane e di aver reso poco più di 15 milioni di lire . No ; da questo genere di imposte nessun aiuto sostanziale può venire ai tesori affamati . Né si può sperare somme sostanzialmente apprezzabili dalle imposte sui profitti di guerra che a gara vanno sorgendo in Inghilterra , Francia , Italia , Germania . Ho già spiegato come il frutto più sostanziale che si può sperare da questa imposta in Italia non sia un suo provento reale vero e proprio , ma la possibilità di benefici duraturi derivanti da alcune apparentemente piccole riforme , che accortamente l ' on . Daneo colse l ' occasione presente di introdurre nell ' organismo della ordinaria imposta di ricchezza mobile . L ' imposta sui profitti di guerra la possiamo concepire costrutta in tre sole maniere : I ) Quella proposta dal comm . Bocca , presidente della Camera di commercio di Torino , di una percentuale ad esempio del 5% , sull ' ammontare lordo delle forniture fatte allo stato . Ignoro se il metodo possa andar bene per l ' industria del cuoio , di cui il Bocca è cospicuo rappresentante . Ma è cosa certissima che il metodo da lui proposto è : sperequato perché vi sono forniture su cui si guadagna il 10 , il 15 od il 20% e su cui l ' imposta del 5% potrebbe essere pagata , e vi sono forniture in cui il margine di guadagno è inferiore al 5% , e può ridursi pur con molto lucro del fornitore al 0,50% . Come pagare in tal caso un balzello del 5% ? Ed è metodo altresì di impossibile applicazione ai guadagni non derivanti da forniture fatte allo stato ; e quindi è metodo che imbroglierebbe stranamente i conti , perché imporrebbe , per ogni azienda , la tenuta di due contabilità , una per le forniture e l ' altra per gli altri guadagni . Cosa impossibile e che metterebbe la finanza di fronte a problemi inesplicabili ed insormontabili . Finalmente , fa d ' uopo notare che una imposta di questo genere esisteva già , sotto il nome di diritto di registro dell'1,35% sul valore dei contratti conchiusi dallo stato . Fu abolita , in seguito alle lagnanze dei fornitori , con la legge ° aprile 1915; ma è stata ripristinata con l ' allegato 5° agli ultimissimi provvedimenti finanziari . Questa tassa era e rimane dell'I,35% del valore della fornitura . Che non è piccola cosa e va in aggiunta all ' imposta sugli extraprofitti di guerra . Mi sia lecito però osservare che il solo effetto suo era prima di indurre gli industriali ad aumentare , arrotondando la cifra , del 2% i preventivi delle forniture . Auguriamoci , pur con molto scetticismo , come farebbero a pagare quelli che guadagnano meno dell'1,35% ? che ciò non abbia più ad accadere in avvenire , e che non si tratti di una pura partita di giro . 2 ) Quella proposta da taluni i quali vorrebbero che l ' imposta assorbisse il 100% dei profitti di guerra , in guisa che , dopo la guerra , nessun italiano dovesse essere più ricco di prima . Io non giudico il concetto dal punto di vista politico - sociale . Ed ammetto volentieri che questa imposta del 100% sarebbe efficace e reale . I contribuenti , salvo la frode , non avrebbero alcun mezzo per sfuggirvi . Ma a che prezzo ? Finché gli uomini sono fatti nel modo che tutti conosciamo , e che non è in potere di alcuno di mutare , un ' imposta siffatta avrebbe un unico effetto : di togliere ogni stimolo agli industriali di produrre un paio di scarpe , un metro di stoffa , un pacco di munizioni di più di quello che producevano prima della guerra . Ottenuto il guadagno di prima , nessuno avrebbe interesse ad andare più in là . Nessuna imposta sarebbe , più di questa , utile al nemico . Chi avanzò una tesi simile certamente non pose mente a questa logica conseguenza della sua proposta . Ma sarebbe conseguenza certa , ineluttabile . 3 ) Quella attuata dal ministro Daneo ; forse con qualche maggiore gravezza di aliquote . Di essa questo si può dire di probabilmente sicuro : che quanto più cresce la gravezza delle aliquote , tanto minore è il provento netto ottenuto dal tesoro . Una imposta tenue può darsi cada solo sulla porzione dei profitti aventi carattere di monopolio e quindi può darsi rimanga sui colpiti e da essi non possa essere trasferita sul cliente , che nel caso nostro è il ministero della guerra . Quanto più invece cresce l ' aliquota , tanto più è probabile che essa cada anche sulla quota normale dei profitti ( di guerra bensì , ma normali , dato l ' aumentato saggio di interesse e di rischio ) e che li colpisca in modo speciale di fronte agli altri profitti . Qui non è il luogo di ripetere i lunghi discorsi che in proposito si possono leggere nei libri degli economisti ; basti dire che i due caratteri , della gravezza su profitti non di monopolio , e delle specialità sono , tra tutti , i caratteri che maggiormente facilitano la traslazione dell ' imposta sul cliente , ossia sullo stato . Se il ministro Daneo non voleva creare una imposta - comparsa , se voleva evitare di istituire una partita di giro , doveva necessariamente tenersi moderato nelle aliquote . Le quali del resto , giungendo al 41,50% paiono alte ; ed in quanto sono alte poco renderanno sul serio al fisco . Il reddito vero , netto , sostanziale si avrà sovratutto dalla revisione straordinaria dell ' imposta di ricchezza mobile e dall ' applicazione dell ' aliquota ordinaria dell'11,50% . Affermano ancora i critici che il governo ha fatto male ad aumentare di 10 centesimi al chilogrammo il prezzo del sale . Ciò è anti - democratico . Io non so che cosa significhi questa parola in materia di imposte ; ma posso andare d ' accordo con i critici nel ritenere che trattasi di imposta condannabile , perché grava in modo sperequato sui contribuenti , a parità di reddito . Dopo aver fatto questa dichiarazione , debbo subito aggiungere che la colpa dell ' aumento del prezzo del sale non è del governo ; ma di quei numerosissimi quasi tutti industriali , commercianti , proprietari agricoli , fittavoli che trascurano di denunciare nome e cognome e salario di quei loro dipendenti impiegati , operai , lavoratori in genere che guadagnano almeno lire 3,50 al giorno ; è di quei lavoratori che , avendone essi direttamente in altri casi per legge l ' obbligo , non fanno la dichiarazione dovuta . È di quei contribuenti in genere che , trovandosi più in su della scala sociale , imitano col silenzio o col parziale occultamento l ' esempio di coloro che si trovano più in giù . Non giova declamare contro i ricchi ed invocare il 30 , 11 40 , il 50% e più contro i loro redditi . Nessuno stato è mai vissuto contro le sole imposte sui ricchi . È utile che i ricchi paghino di persona e di denaro : e paghino più degli altri . Ma non bisogna farsi illusioni . Le imposte sui ricchi possono rendere , anche se seriamente e correttamente accertate e pagate , le unità e le decine di milioni . Ora occorrono invece le centinaia di milioni . E , come dice il signor T . Gibson Bowles , forse il migliore conoscitore e critico del bilancio inglese , nell ' ultimo numero della « Candid Quarterly Review » : « Ogni cancelliere dello scacchiere , il quale abbia saputo qualche cosa del suo mestiere , seppe bene che , se egli doveva riempire la rete della sua imposta sul reddito , doveva fare la maglia abbastanza piccola da poter pescare i molto piccoli , al pari dei pochi grossi pesci » . Finché in Italia i pesci grossi cercheranno , quando vi riescono , di sottrarre agli accertamenti parte dei loro redditi ; fino a quando i pesci medi imiteranno , con discreto successo , il loro esempio ; e fino a quando i pesci piccoli rimarranno quasi completamente fuori delle maglie della rete dell ' imposta di ricchezza mobile ; fino a che tutto ciò non sarà cambiato , il ministro del tesoro , che ha bisogno di denari contanti e non di parole , dovrà raccomandarsi al ministro delle finanze affinché questi applichi o cresca imposte produttive . Abbiamo avuto ora l ' imposta sul sale : ma , se i contribuenti non si emendano necessariamente vedremo imposte anche peggiori . La salute sta in noi , non nei governi . Se i contribuenti chiedessero : 1 ) l ' obbligatorietà della dichiarazione giurata di tutto il complesso e delle singole partite del proprio reddito : con penalità di multe e reclusione comminate ed eseguite a carico degli spergiuri ; e con la maggiore pena del disprezzo dell ' opinione pubblica verso i frodatori ; 2 ) l ' obbligatorietà per tutti i contribuenti non analfabeti della tenuta dei libri di entrata ed uscita ; ed inoltre dei libri - giornale per tutti i commercianti , industriali e professionisti ; con severe penalità per i contravventori , e con opportune garanzie di segreto per coloro a cui recasse danno far conoscere al pubblico i fatti ed i redditi propri ; 3 ) la abolizione delle attuali commissioni delle imposte dirette , presiedute e composte di delegati dei prefetti , dei consigli provinciali e comunali , ossia composte di persone soggette ad ogni influenza politica e controllate da poverelli agenti delle imposte , mobili quali frasche al vento , trasferibili da luogo a luogo , promovibili senza regole fisse ; 4 ) la sostituzione ad esse di nuove commissioni , di cui la figura centrale e dominante fosse il presidente , funzionario finanziario , arrivato al più alto grado della sua carriera , nominato per un periodo fisso di tempo , inamovibile ed impromovibile , salvoché per cooptazione in una suprema magistratura finanziaria centrale ; ed incaricato , con alto stipendio , della unica e stabile mansione di controllare gli accertamenti e decidere sulle controversie relative . Se i contribuenti comprendessero tutto questo ed altro , che per brevità per ora tralascio , non farebbe d ' uopo , per pigliare nella rete i piccoli , alzare il prezzo del sale e per colpire gli agiati ed i ricchi , istituire i centesimi di guerra e le imposte sugli extraprofitti ? Basterebbero le tre « vecchie » come in Francia chiamano le imposte affini alle tre nostre sui terreni , sui fabbricati e sulla ricchezza mobile a procurare all ' erario somme cospicue e crescenti . E si potrebbero istituire quelle due imposte , complementari alle già esistenti imposte sul reddito , la progressiva sul reddito globale e la patrimoniale , che oggi , allo stato attuale degli accertamenti , sarebbero ben poco interessanti dal punto di vista finanziario ; ma domani potrebbero diventare il perno di una feconda trasformazione dei nostri ordini tributari .
E LE RIVENDICAZIONI ECONOMICHE? ( EINAUDI LUIGI , 1919 )
StampaQuotidiana ,
Il ministro Crespi è stato nominato membro del Consiglio supremo degli approvvigionamenti che risiede a Parigi per regolare la distribuzione delle derrate alimentari e delle materie prime tra le nazioni alleate , neutre e nemiche . A lui è stato affidato pure il compito di dirigere la preparazione e il coordinamento degli studi e degli interessi d ' ordine economico per la conferenza della pace . Accanto ai delegati politici era necessario ci fosse il delegato economico , essendo necessario che l ' opinione pubblica cominci ad interessarsi seriamente alla discussione dei problemi economici , i quali dovranno esser risoluti alla conferenza di Parigi . Molto si scrive e più si discorre delle rivendicazioni politiche che l ' Italia dovrà far sue attorno al tavolo della conferenza ; e si è in ansia sul meno e sul più che l ' on . Sonnino ed i suoi colleghi chiederanno ed insisteranno per ottenere . Ma chi parla delle rivendicazioni economiche o finanziarie che l ' Italia dovrà presentare a Parigi ? Chi si interessa di sapere in qual senso e in qual misura i destini materiali del nostro paese saranno determinati dalle decisioni parigine ? Eppure di sei punti , che sui quattordici del celebre discorso di Wilson dell'8 gennaio 1918 avevano carattere generale diplomazia pubblica , libertà dei mari , uguaglianza di trattamento nelle convenzioni commerciali , riduzione degli armamenti , governo e ripartizione delle colonie , società delle nazioni parecchi hanno un carattere nettamente economico ; il che fa vedere il gran peso che alla soluzione di questi problemi dà il presidente degli Stati uniti . I nostri uomini di governo dànno ad essi un ugual peso ? Quale è la preparazione di studi , di dati , di documenti probanti e seri con cui i delegati italiani si sono avviati alla conferenza , sì da affidare il paese che le sue ragioni saranno efficacemente sostenute ? Confidiamo che quegli studi siano stati intrapresi e condotti a termine per tempo . Il ministro Stringher , che è stato fino a ieri a capo del maggior osservatorio economico esistente nel nostro paese , la Banca d ' Italia , che ha scritto relazioni , le quali sono fra le cose più informative che si abbiano sull ' economia di guerra in Italia , ed è studioso serio , osservatore sagace , non facile a lasciarsi trascinare , e cauto nell ' assumere impegni od avanzare pretese , ha le qualità e i mezzi necessari per sostenere le ragioni dell ' Italia in merito alla pace economica , con competenza , moderazione e fermezza . Sono le qualità , le quali giovano maggiormente quando si ha da fare con uomini , che non si lasciano fuorviare dalle esagerazioni , ma hanno il dovere di consentire alle richieste seriamente documentate e fermamente sostenute . L ' Italia ha parecchie richieste da presentare , serie , anzi di una grande gravità e urgenza per il nostro assestamento economico e finanziario . Dal loro esito dipendono in gran parte la ripresa economica del paese , la sua pace sociale , la sua capacità a partecipare con frutto alla risorta vita internazionale . L ' Italia ha diritto di partecipare agl ' indennizzi che dovranno esser pagati dagli imperi centrali . Anche se calcolati entro i limiti della risposta dell ' intesa al presidente Wilson , la quale servì di base all ' armistizio con la Germania , si tratterà pur sempre di decine di miliardi d ' indennizzo per danni arrecati dal nemico alle cose e alle persone . L ' Italia , che ebbe alcune sue belle provincie soggette ai danni dell ' invasione e molti danni subì a causa delle operazioni di guerra , ha diritto di partecipare a questi indennizzi . Ma chi ce li pagherà ? I nuovi stati che hanno preso la successione dell ' Impero austro - ungarico , di cui alcuni sono divenuti nostri amici ed altri saranno probabilmente insolventi ? La guerra fu condotta per causa comune . Unico fu lo sforzo , e unica deve essere la responsabilità dei nemici verso di noi . Ecco un gravissimo problema che importa sia bene impostato e la cui soluzione più giusta , che è anche quella più favorevole a noi , deve essere vigorosamente sostenuta dal nostro delegato economico . Le spese di guerra non sono giunte alle cifre fantastiche , superiori all ' ammontare della ricchezza nazionale , che alcuni farneticano ; ma è pur certo che i debiti da cui l ' Italia è gravata in conseguenza della guerra , giungono ad altezze quali proporzionalmente non si hanno in nessun altro dei grandi paesi belligeranti dell ' intesa . Se altri trova duro di dover sottostare a debiti bellici uguali al quinto o al quarto o al terzo della ricchezza privata dell ' anteguerra , che dire di noi che , senza contare i vecchi debiti , già ora dobbiamo guardare ad un debito nuovo indubbiamente molto alto in confronto alla ricchezza nostra , quale poteva essere con larghezza calcolata nel 1914 ? Non si impone una perequazione ? La fronte unica finanziaria , rimarrà una frase priva di contenuto ? La proposta del deputato francese Stern , od altra simile , di creazione di un debito internazionale il cui servizio sia poi ripartito in ragione della ricchezza dei vari stati alleati e associati , entrerà nella realtà ? Cadranno nel vuoto le proposte di passar la spugna sui prestiti di guerra fatti agli alleati , che ci vengono da autorevoli voci inglesi e nordamericane ? Tutto dipende dalla vigoria con cui se ne faranno propugnatori i delegati italiani e francesi . Né gli italiani debbono farsi trascinare a rimorchio dai francesi ; ma porre essi il problema , come ce ne dà diritto la grandezza dei sacrifici finanziari sostenuti . Per la ripresa economica l ' Italia ha bisogno urgente di approvvigionamenti cospicui , ed occorre che i privati possano comperare largamente , senza le pastoie dei vincoli governativi ; ma occorre altresì che il governo s ' intenda con gli Stati uniti e con l ' Inghilterra affinché gli acquisti , che debbono essere copiosi e rapidi , non disorganizzino i cambi , perturbando per un altro verso la vita del paese . Non si dice che l ' acquisto venga fatto dai privati e il pagamento dallo stato ; ma che i delegati italiani sappiano ottenere facilitazioni per i pagamenti , sicché il livello attuale dei cambi , mantenuto artificiosamente basso dalla politica suicida di non lasciar comprar nulla , non sia mutato in peggio . Tutti gli stati avranno il proprio fardello di imposte da sopportare . Anche noi . E siamo disposti a pagare . Ma si è a sufficienza ponderato il problema di coloro che non vorranno pagare e andranno alla ricerca dei paesi a tassazione minima ? Non urge che i nostri delegati pongano le fondamenta di accordi internazionali per l ' accertamento dei redditi , per le denuncie in caso di successione , per i titoli al portatore , i quali giovino a diminuire i pericoli di evasione ? Su nessuno di questi punti noi incontreremo ostacoli insormontabili ; bene spesso avremo il consenso di altri stati che hanno i medesimi nostri interessi , e sempre la benevolenza di quelli che debbono riconoscere il nostro diritto ad un aiuto . Ma nulla si fa senza sforzo , senza interessamento vivo , senza solerte preparazione .
LA QUESTIONE PRELIMINARE. ( EINAUDI LUIGI , 1919 )
StampaQuotidiana ,
Le sedute del congresso di Parigi presentano ai nostri occhi uno spettacolo non si sa se più appassionante o più grandioso . Ardui problemi coloniali e territoriali , questioni di confini , creazioni di repubbliche e di regni nuovi vengono dibattuti dinanzi ad un areopago mondiale , in cui seggono , arbitre definitive , due potenze delle quali una non è affatto interessata nella ripartizione delle spoglie della guerra ; e l ' altra lo è mediocremente . Non vi sono interessati gli Stati uniti , i quali nulla chieggono per sé e vogliono giustizia per tutti ; ed i fatti provano come sia giunto oramai al culmine quel movimento di idee , il quale iniziatosi col celebre rapporto indirizzato il 31 gennaio 1839 da Lord Durham alla giovinetta regina Vittoria sugli affari del Canada , ha condotto alla indipendenza praticamente assoluta delle grandi colonie inglesi dalla madrepatria . Talché si può contemplare senza meraviglia , perché logica conseguenza di uno sviluppo storico unico forse al mondo , ma effettivo e stupendo , il fatto di stati facenti parte della costellazione delle comunità anglo - sassoni , i quali vorrebbero annettersi colonie tedesche , ma ne sono impediti dalla madrepatria , associata agli Stati uniti nel proclamare invece spassionatamente l ' appartenenza alla Società delle nazioni . Un nuovo mondo si crea , un nuovo ordine di cose nasce . Per iniziativa dei popoli anglo - sassoni , nei cui domini si sono compiute esperienze fecondissime di creazione di stati nuovi , di trasformazione di territori abitati da barbari e da sparsi coloni in stati sovrani , si tenta la estensione a tutto il globo del medesimo principio , il quale informa di sé la confederazione americana e la comunità britannica delle nazioni . Noi siamo pronti ad accogliere con fede , con speranza viva il nuovo ordine di cose . Anche quando esso , instaurandosi , necessariamente viene a toccare interessi nostri gelosissimi ; anche quando fa d ' uopo rassegnarci a lasciar discutere dei confini nostri , dei nostri monti , dei nostri fiumi , del sangue nostro da potenze marittime ed extraeuropee , la cui politica tradizionale è stata ed è ancora quella delle mani nette da ogni impegno nel torbido groviglio delle lotte nazionali della martoriata Europa continentale . Si sono , alfine , questi isolani e questi trasmarini decisi ad intervenire nelle nostre contese , a segnare il confine giusto tra romeni e serbi , tra polacchi e czecoslovacchi ; partecipano alle commissioni d ' inchiesta sulle faccende più gelose dei vecchi e nuovi stati ; si apparecchiano forse a dire una parola decisiva sulle aspirazioni della Francia sul Reno , sulle rivendicazioni sacrosante dell ' Italia a riunire in un corpo solo le sparse membra della sua famiglia ? Noi siamo pronti a riconoscere che il loro intervento è promettitore d ' un più felice avvenire all ' umanità . Non solo è giusto perché la flotta inglese serbò intatto , durante la guerra , il dominio dei mari come ai tempi di Nelson , costringendo le navi corsare nemiche a rintanarsi nei loro porti , combattendo pertinacemente la minaccia sottomarina , consentendo il vettovagliamento degli eserciti e delle popolazioni ; perché l ' esercito inglese , trasformato da « piccolo spregevole » manipolo in un colossale organismo modernissimo , sostenne la sua parte tremenda dell ' urto germanico ; perché gli Stati uniti ci fornirono armi , munizioni , ferro , carbone , viveri e mandarono in Europa quegli ultimi milioni di uomini , la cui presenza ed il cui timore crescente diede il tracollo alle ultime speranze del nemico . È necessario , come auspicio e come garanzia . È giusto , è necessario , perché solo la contemplazione di un vecchio stato come quello britannico , retto un tempo a forma di governo centrale dominatore su popoli soggetti , il quale , persuaso del pericolo mortale delle vecchie forme politiche , ne fa gitto e da ottant ' anni in qua ogni giorno meglio scopre ed attua nuove forme di governo ed ha già saputo far sorgere , attorno alla madrepatria , tre grandi federazioni e due stati indipendenti , liberi da ogni vincolo di tributo o di servizio personale , eppure accorrenti volonterosamente alla difesa della causa comune nell ' ora del pericolo ; perché solo la visione meravigliosa delle tredici antiche colonie nordamericane , le quali si estendono , per filiazione , su un intiero continente e dal deserto fanno sorgere 46 stati sovrani e 4 territori , autonomi eppure uniti , in cui vivono concordi bianchi e negri , discendenti dei primi coloni olandesi e successivi immigranti anglo - sassoni , da cui vennero in Europa per combattere soldati italiani e slavi , tedeschi e russi , inspirati tutti dall ' uguale desiderio di lotta contro il male e la prepotenza ci possono far sperare che un uguale ordine di cose politiche possa instaurarsi in Europa . Perciò noi accettiamo che gli anglo - sassoni delle due famiglie britannica e nordamericana intervengano nelle cose nostre . Ne ascolteremo con riconoscenza i consigli , ben sapendo che saranno consigli di bene . Non dimentichino però essi che il loro intervento fu anche determinato dall ' interesse proprio e mira a fini comuni . L ' Inghilterra , accorrendo in difesa del Belgio e della Francia , difese le coste della Manica , salvò la propria esistenza come nazione libera , tutelò le sue venture generazioni dal tremare sotto i colpi del cannone tedesco . Gli Stati uniti videro che se non schiacciavano sin dall ' inizio il sorgente impero militare medio - europeo , questo avrebbe in un momento successivo preteso al dominio universale . Oggi essi mirano a costruire la nuova città . Se si arrogano il diritto di decidere dell ' assegnazione di colonie e di territori poco inciviliti , se dànno opera a sbrogliare la matassa dell ' Europa media e dei Balcani , se subordinano al proprio consenso la determinazione dei confini francesi ed italiani , tutto ciò fanno perché è nell ' interesse loro che si formi un ' Europa pacificata , in cui le nazioni tutte libere ed indipendenti , quanto più è praticamente possibile nei loro chiusi territori , possano , senza ricordi di odio ed aspirazioni di rivincita , collaborare all ' opera comune della civiltà . Vogliono i due rami della famiglia anglo - sassone assicurarsi contro il rischio ricorrente di un impero militare , il quale minacci la loro esistenza e li distolga dalle opere di pace . Ed han ragione ; e nessuno più degli italiani , soggetti al medesimo rischio mortale , ha interesse di plaudire all ' opera sapiente e provvida . Ma nessun edificio sorge saldo , il quale non sia costruito sul granitico fondamento della giustizia distributiva . Contro ai vantaggi incommensurabili della distruzione dell ' impero militare tedesco e della costruzione della Società delle nazioni libere ed uguali , stanno costi terribili , in uomini e in denaro . Comune è l ' onore ed il vantaggio . Si è pensato abbastanza che comuni debbono essere i costi ? Purtroppo Francia ed Italia non potranno mai ricevere un compenso per i milioni di uomini giovani e fiorenti che esse hanno offerto in olocausto alla causa comune . Esse si sono dissanguate a dismisura più degli altri grandi stati che ora dirigono l ' areopago delle nazioni . Di ciò Francia ed Italia non si lagnano . Era la loro sorte fatale di sentinelle avanzate della volontà di vivere o morir liberi contro chi pretendeva al dominio universale . Vi sono però i costi valutabili in denaro , di ricchezze sperdute , di terre e case distrutte , di sacrifici eroicamente sopportati , di centinaia di miliardi di debito incontrato per la causa comune . La perequazione , il conguaglio dei costi si impongono come un preliminare necessario innanzi di raccogliere i frutti che solo da quel sacrificio sono stati resi possibili . Nelle sedute del congresso di Parigi si è parlato di molte cose ; ma finora non abbiamo visto , con stupore grande , che sia stato affrontato il problema della ripartizione fra gli alleati del costo della guerra . Eppure questo è il punto preliminare che deve essere risoluto . I particolari delle applicazioni potranno essere rinviati alle commissioni tecniche , È un particolare tecnico anche la ripartizione delle indennità da pagarsi dal nemico . Un particolare incerto ed aleatorio , su cui non è possibile prudentemente fare a fidanza . Il punto essenziale è di affermare il principio che , poiché comune è la causa , poiché comuni sono i benefici che si ritrarranno dalla distruzione del sogno tedesco di egemonia e dalla ricostruzione del mondo , così comuni debbono essere i costi , le fort portant le faible . Chi ha speso molto , ma , per la sua ricchezza , è di gran lunga più capace di sopportare i pesi dei suoi debiti ; chi ha speso poco ed è dovizioso , come può dar consigli e richiedere rinuncie a chi ha speso , in proporzione ai suoi mezzi , smisuratamente di più ? Il costo della guerra , qualunque siano le modalità tecniche di attuazione , deve idealmente essere assunto dalla Società delle nazioni . È l ' apporto che i vari paesi fanno al sodalizio che li unisce ; né sarebbe una società equa quella in cui alcuni soci potessero camminare spediti e liberi , mentre gli altri dovrebbero andar curvi sotto il peso immane . Fermato il principio della società dei costi , si potrà procedere innanzi nella ripartizione degli uffici a cui nella società rinnovata delle nazioni ogni stato dovrà provvedere e dei territori a cui dovranno estendersi i suoi compiti . Come fermare tal punto , se gli stati contraenti non sanno di qual forza economica potranno disporre , di qual margine di bilancio potranno avvantaggiarsi per la ricostruzione delle terre invase o redente e per la civilizzazione dei territori coloniali ricevuti in custodia dall ' ente superiore ? Si vuole che gli stati amministrino le colonie nell ' interesse dei popoli ivi abitanti . Così deve essere . Non Wilson ha inventato questo principio , ché egli lo trasse dallo spirito della rivoluzione americana e dalla pratica costante dell ' Inghilterra dopo il rapporto di Lord Durham . Ma se si vuole applicare quel principio , bisogna essere preparati a sopportare sacrifici a pro delle colonie , senza alcun utile diretto compensativo . Anche la conseguenza è logica ed è giusta . Ma come potrebbero Francia ed Italia , sovraccariche di debiti incontrati per la salvezza propria ed altrui , sobbarcarsi ad un ' opera di civiltà magnifica , l ' unica possibile e veramente a lungo andare remuneratrice , ma negli inizi costosissima ? Moralmente , politicamente ed economicamente è dovere degli uomini i quali dirigono i lavori della conferenza di Parigi di affrontare subito il problema preliminare della ripartizione solidaria dei costi della guerra . Occorre una pronta affermazione di principio . Fatta questa , la conferenza potrà procedere senza che dubbi angoscianti turbino la mente di alcuno degli statisti in essa convenuti . E potranno essere prese , intorno ai singoli problemi della ricostruzione , deliberazioni più serene e più umane .
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Il professore L . M . Billia mi comunica alcune sue osservazioni intorno alla tesi dell ' « Economist » , secondo la quale l ' Inghilterra dovrebbe passare la spugna sui crediti di guerra verso gli alleati . Siccome gli appunti son degni di nota , giova sunteggiando , riferirli , nella loro interezza . I doni son doni , i crediti ed i debiti sono debiti e crediti . La prima regola non solo morale , ma anche e principalmente economica di qualunque amministrazione è pagare i debiti , e a tempo ; chi non paga non produce , spende : è un giocatore , non un lavoratore . La funzione del credito si regge sulla fiducia , e quindi condonare un debito si può , si deve per carità a questo o a quell ' individuo ; ma è uno schiaffo a una ditta , è un tagliarla via dalla piazza . La obiezione si afforza , riflettendo che la guerra odierna potrà non essere l ' ultima e l ' Italia potrà ancora avere bisogno di credito dagli alleati . Or chi non vede che perdonare un debito è togliere il credito e chiudere lo sportello per qualunque prestito ulteriore ? Il miglior modo per evitare la seconda e la terza e decima richiesta di cento lire dal giovinetto studente figlio dell ' amico è di non consentirgli di restituire le prime cinquanta . E siccome in politica , diciam pure negli affari , c ' è gente molto meno delicata dello studente , chi vi assicura che il non avere pagato una volta non diventi invece stimolo a lanciarsi nelle avventure ? Doppio pericolo in questa non desiderabile larghezza dell ' « Economist » ; non trovare più credito nelle necessità , trovare l ' incentivo alla temerarietà . L ' osservazione , bisogna riconoscerlo , è sostanziosa . Ma parmi non sia pertinente . Il « condono dei debiti » è la pura forma assunta da un altro fatto , che è il vero e fondamentale : il regolamento dei conti di dare e di avere dell ' impresa comune . Francia ed Italia , che sono i due paesi che han perduto più uomini e consumato maggiori ricchezze , non dicono già : « condonateci i crediti , che noi ci eravamo obbligati a rimborsare » . Se questo soltanto fosse il discorso nostro sarebbe invero , come teme il Billia , distruttivo del credito ed a lungo andare pernicioso alla nazione . Perciò , sia lecito confessarlo , ho veduto anch ' io con repugnanza le domande di conversione dei prestiti inglesi in sussidi a fondo perduto che in Italia si erano elevate fin dal 1915 ed è doveroso ricordare in proposito la campagna del « Momento economico » di Milano perché mi pareva che quelle domande fossero , allora , moralmente insostenibili . Eravamo allora dei semplici debitori , ed avevamo chiesto credito , all ' interno ed all ' estero , in una misura non superiore alle nostre forze . Mi pareva e mi pare ancora adesso che in una società conclusa per fini nazionali ed ideali , come fu la società dell ' intesa , ogni socio ha il dovere di bastare a se stesso , finché ciò non distrugga le sue fonti di vita , finché i sacrifici attuali non rendano troppo difficile alle generazioni venture la consecuzione di quei più alti fini , a cui la guerra fu indirizzata . Fino all ' anno scorso parve a me che fosse un punto d ' onore ed insieme un buon affare per l ' Italia astenersi nel regolamento definitivo dei conti da ogni domanda di aiuto finanziario a fondo perduto . L ' essere capaci , come saremmo stati indubbiamente se i debiti nuovi di guerra , interni ed esteri , si fossero aggirati su una cifra più adatta alla nostra fortuna , a bastare a noi stessi ci avrebbe dato in confronto ad altri paesi meno gravati e più ricchi , un tale prestigio , che il vantaggio futuro di credito e di produttività avrebbe superato di gran lunga il sacrificio del pagamento degli interessi . Il prolungarsi della guerra , il violento crescere delle spese nell ' ultimo periodo , la situazione torbida dell ' Europa orientale e centrale , che richiederanno la prosecuzione di notevoli spese post - belliche ben oltre il previsto hanno messo in evidenza che accanto alla figura del debitore vi è quella del socio . Eravamo soci fin dall ' inizio ; ma non esisteva ancora la necessità dell ' accomunare le risorse ; ed in affari pubblici di questo genere è solo la necessità non la convenienza quella che può legittimare la richiesta del socio povero di essere aiutato dal socio ricco . Ora che tutto fa prevedere che la Francia non uscirà dalla guerra con meno di 15o miliardi di debito nuovo e l ' Italia con non meno di 60-65 , ossia con somme che inseguono da vicino i due terzi od i quattro quinti della ricchezza totale nazionale prebellica , la necessità costringe noi a chiedere ai soci più ricchi un regolamento di conti , o meglio ci costringe a dare il nostro consenso ed il nostro appoggio alle voci più generose e lungiveggenti che in Inghilterra e negli Stati uniti si elevano per dire che è nell ' interesse loro di impedire il nostro disfacimento finanziario . Questo non è un condono di debiti ; è una compensazione fra il debito di una ventina di miliardi che l ' Italia potrà avere alla fine della guerra verso gli alleati e le spese che l ' Italia sostenne , alla pari della Francia , come sentinella avanzata della civiltà oltre l ' apporto massimo che le sue condizioni economiche le permettevano di conferire nella cassa comune . È interesse degli Stati uniti in primo luogo e dell ' Inghilterra secondariamente la spesa di questa poco si allontana dal carico medio far sì che Francia ed Italia possano persistere nella missione di tutrici della pace europea . Sarebbe immorale chiedere che tutta la spesa in denaro sia sostenuta dagli alleati , considerati quasi come soci di capitale ; ma è morale ed è giusto che i soci più doviziosi ripartano le spese comuni in maniera tale che Francia ed Italia serbino almeno quel minimo di capitale senza di cui sarebbe troppo ardua la ripresa del cammino in avanti . Sì , come dice il Billia , proseguendo , « al lavoro , al risparmio , al costume , al carattere domanderemo le fortune » e non alla rimessione dei debiti . Ma non sarebbe incentivo al lavoro , sibbene al malcontento ed a rimpianti verso le antiche funeste alleanze , il dubbio che gli alleati ci abbiano abbandonati col carico di spese non nostre ma loro . Col lavoro provvederemo al servizio di tutto il debito e di qualcosa di più del debito che in una equa liquidazione apparirà come nostra quota ; ma non pare né equo né durevole sobbarcarci a gravami che indubbiamente risultassero spettare altrui . Qui non si vuole pregiudicare la cifra , la quale dovrà essere determinata , con attento studio , da tecnici competenti . Si vuole affermare il principio che non si tratta , salvo che per la modalità accidentale di attuazione , di condono di debiti , sì di compensazione fra debiti e crediti nei rapporti fra associati in un ' impresa comune . Né tema il Billia che le partite compensate siano così grandi da stimolare noi allo spreco : Pensiamo un momento la ripercussione che lo svegliare tale speranza e peggio ottenere tanta fortuna avrebbe all ' interno . Il furore degli appetiti sarebbe più che il vantaggio e lo sperderebbe . Che incentivo alle pretese , al disordine , alle più vergognose inversioni economiche ! Giustissime riflessioni , nelle quali è degno di meditazione il vedere il Billia d ' accordo col pensiero di un sapiente economista inglese , lo Scott , professore a Glasgow . Anche lo Scott teme che poco frutto godrebbero i contribuenti dalla scomparsa del debito di guerra . Le spese inutili e pazze assorbirebbero parte notevole degli interessi risparmiati . Ma lo Scott parla di « scomparsa » del debito ; e le sue conclusioni contrarie ai metodi imposta straordinaria sul capitale con cui da taluno si vorrebbe estinguere il debito di guerra , non si applicano ad una situazione , come la nostra , in cui malgrado la compensazione dei debiti e crediti rimarranno in essere ancora parecchie decine di miliardi di nuovo debito di guerra . La « pressione salutare » , di cui parla lo Scott , del debito di guerra continuerà dunque per molti anni . Non che alleggerimenti , nuove gravi imposte saranno in ogni modo necessarie ; e , se gli uomini serberanno un po ' di ragione , nessuna gazzarra di spese inutili potrà disfrenarsi assumendo a pretesto la giustizia resaci dagli alleati .
StampaQuotidiana ,
Chi segue i lavori della conferenza di Parigi ha l ' impressione di qualcosa di scucito , di non ordinato , di errate concezioni intorno all ' importanza relativa ai problemi posti in discussione . I giornali recano ora nel tempo stesso , ad esempio , due notizie diverse ; secondo la prima , la commissione presieduta da Wilson per la redazione del progetto della Società delle nazioni sta per presentare le sue conclusioni ai capi di governo . In base alla seconda , un ' altra commissione interalleata si sarebbe pronunziata in favore del metodo britannico , a preferenza dei metodi francese e americano , di calcolo e ripartizione delle indennità dovute dal nemico . D ' altra parte si sente dire che comincerebbe a porsi allo studio il problema della ripartizione delle spese di guerra fra tutte le nazioni alleate ed associate in ragione della capacità rispettiva di sostenere i gravissimi sacrifici economici imposti dalla guerra . Nel frattempo la commissione francese del bilancio si trova dinanzi un problema quasi insolubile : provvedere ad una spesa annua ordinaria di 18 miliardi di franchi invece di 5 antebellici , e trovare 50 miliardi di proventi straordinari con cui pagare l ' indennità agli smobilitati ( 6 miliardi ) , ritirare le monete tedesche ed i buoni di cassa municipali nelle provincie invase e nell ' Alsazia - Lorena ( 4 miliardi ) e indennizzare coloro che soffersero danni di guerra ( da 30 a 40 miliardi ) . In Italia la commissione del bilancio non si è ancora posto un consimile problema , probabilmente perché il cessato ministro del tesoro ha preferito nella sua ultima esposizione finanziaria limitarsi a cifre del passato , astenendosi da una compiuta , chiara e persuasiva disamina dell ' avvenire , ed il nuovo non ha ancora avuto modo di presentare alla camera questo necessario calcolo preventivo che sarebbe salutarissimo in tanto disfrenarsi di richieste solo in parte giustificate e solo in parte provenienti da coloro che realmente soffersero in causa della guerra . Quando il conto verrà , non sarà per l ' Italia meno preoccupante che per la Francia . Mentre così i problemi finanziari battono alle porte , i capi dei governi sembrano disinteressarsene , facendoli discutere da commissioni secondarie o abbandonandoli addirittura , come quello della ripartizione delle spese belliche tra gli alleati , nel limbo delle questioni interessanti , le quali potranno essere messe avanti quando i « maggiori » problemi , quelli territoriali , saranno stati risoluti . Essi non hanno torto se per problemi territoriali si intendono quelli dei confini della Francia e dell ' Italia . L ' Alsazia - Lorena e l ' Italia irredenta hanno per noi un così grande valore politico e sentimentale che li possiamo , li dobbiamo considerare incommensurabili con qualsiasi altro valore , pure rilevantissimo . Stanno quei valori nazionali troppo in alto , perché qualsiasi interesse possa da lungi esservi paragonato . Ma vi sono altri valori , altri problemi i quali pure sono oggetto di attento esame da parte dei capi di governo , che occupano anzi il loro tempo e le loro cure in maniera assorbente , eppure potrebbero , anzi dovrebbero essere trattati congiuntamente al problema preminente e preliminare dell ' equa ripartizione delle spese tra gli alleati : vogliamo accennare allo schema della Società delle nazioni ed alla sorte delle colonie e dei territori appartenenti all ' antico impero turco . Noi non vogliamo negare l ' importanza somma né dell ' uno né dell ' altro problema . Ma diciamo che solo una mentalità antiquata , strettamente politica , può far consistere il successo , la vittoria soltanto nella soluzione più o meno favorevole di problemi coloniali extraeuropei ; solo una concezione diplomatica da santa alleanza può far consistere la Società delle nazioni in un progetto più o meno elegante di consigli , conferenze , corti arbitrali e simili congegni . Purtroppo la mentalità degli uomini politici è in generale conformata in maniera da vedere solo l ' aspetto formale o esteriore dei problemi . Nelle colonie vedono un territorio da sottoporre alla bandiera nazionale ; nel progetto di Società delle nazioni un formulario per risolvere grandi litigi , ma sempre litigi , come li concepisce un giurista o un politico parlamentare . In realtà si tratta di ben altro . Per le colonie e per i territori dell ' impero turco sembra prevalere l ' idea di Wilson che il governo delle colonie è una missione , un dovere verso le popolazioni incapaci a reggersi da se medesime ; un dovere della cui esecuzione fa d ' uopo rendere conto , che può richiedere , in molti casi , notevoli sacrifici . Ora chi non vede che una missione cosiffatta non può essere assunta da stati finanziariamente esausti , incapaci di adempiere innanzi tutto alla missione interna di elevare i propri nazionali a una più alta meta materiale e morale ? Come può un popolo dissanguato e povero assumersi l ' ufficio di cavaliere dell ' umanità nei paesi non ancora partecipanti alla civiltà moderna ? Se questa verità essenziale fosse fatta presente dai nostri capi di governo a Wilson , questi non potrebbe chiudere gli occhi dinanzi ad essa . Non potrebbe dire : « Assumetevi l ' onere di governare l ' Asia minore , la Siria , grandi zone dell ' Africa , obbligandovi a non imporre tributi a vostro favore , a mantenere il regime della porta aperta , mentre gli Stati uniti che della guerra pochissimo sentirono l ' onere finanziario , verranno coi loro commerci a godere i frutti della vostra opera di pionieri della civiltà » . Noi siamo persuasi che Wilson non farebbe questo discorso ; anzi farebbe quello contrario . Ma occorre che la questione dell ' equa partecipazione di tutti alle spese della guerra sia posta dai capi di governo nostri . Occorre che essi si spoglino della mentalità politica prettamente territoriale e formale , e guardino alla sostanza delle cose : essere la politica coloniale , così altamente concepita , una missione , la quale non si può adempiere senza mezzi adeguati . Così per la Società delle nazioni . Non trattasi di istituire conferenze , consigli e corti di arbitrato . Quello che si deve costruire è un governo : il governo degli interessi essenziali dell ' umanità . Gli stati sovrani si devono spogliare di una parte della loro sovranità ; riconoscere che vi sono rapporti interstatali , soprannazionali , umani , che non possono essere regolati dai singoli stati e neppure da conferenze occasionali di ambasciatori e di ministri degli esteri con compromessi variabili e caduchi . Devono essere regolati da un governo unitario , che inizialmente proceda forse per tentativi e timidamente , ma sia destinato nel suo campo proprio e senza invadere la sovranità delle singole nazioni ad acquistare sempre maggior forza ed efficacia . Ora quale compito immediato più alto , più cementante potrebbe essere affidato al nuovo ente soprannazionale , di quello di liquidare il peso dei debiti di guerra che furono appunto incontrati per rendere possibile la sua creazione , per garantire l ' umanità contro lo spirito di dominazione e di sopraffazione ? Nessuno stato , nessun ente pubblico e perciò nessuna Società delle nazioni può ritenersi vitale se non sorge con mezzi finanziari adeguati a raggiungere i suoi fini ; e qual fine più urgente di quello di pagare le spese che furono sostenute per mettere il nuovo ente alla luce , di rinsaldare l ' armonia fra gli stati associati , la quale sarebbe irrimediabilmente guasta se gli uni uscissero dall ' impresa comune persuasi di essersi impoveriti , mentre gli altri serbavano intatta o crescevano la loro gagliardia economica ? Cieco chi non vede che la nuova umanità non può fondarsi se non sul granitico fondamento della giustizia ; cieco ancor più chi chiude gli occhi alla verità fondandosi solo sulla speranza degli indennizzi che i nemici dovranno pagare . Le indennità verranno in un volgere più o meno lungo di anni , in misura più o meno ampia , se e quando le nazioni sconfitte riusciranno a riorganizzarsi e a produrre ricchezze . Ma il problema delle spese di guerra è un problema immediato che batte alle porte , che non tollera indugi ; che deve essere discusso tra noi associati nell ' impresa comune , astrazione fatta dai rimborsi futuri che potranno da parte nemica essere ottenuti a pro della cassa comune . È un problema di giustizia che deve essere posto preliminarmente alla discussione dei piani di ricostruzione mondiale , destinati altrimenti alla più sconfortante caducità .
StampaQuotidiana ,
Molti , leggendo le narrazioni delle gesta degli eserciti rivoluzionari russi ed assistendo allo scatenarsi dell ' imperialismo comunista , ritengono che i comunisti contradicano così ai principii della loro dottrina umanitaria e pacifista e si riducano al livello degli altri partiti , che si sogliono chiamare individualistici o capitalistici . Si riconosce cioè che « idealmente » il socialismo sarebbe di fronte al fatto della guerra , come a tanti altri fatti della vita sociale , qualcosa di più perfetto delle altre dottrine ; e che soltanto le deviazioni della dottrina , la caparbietà e l ' ostilità dei nemici hanno potuto indurre i socialisti russi ad usare le armi , per respingere colla forza le violente aggressioni altrui . Tutt ' al più , si giunge ad affermare che gli uomini sono impari alla bellezza della loro dottrina ; che tutto il mondo è paese ; che la teoria socialista ha per ufficio di conquidere all ' interno le anime semplici , ed è un articolo di esportazione destinato ad affievolire la resistenza delle nazioni occidentali , facendovi nascere alleati del comunismo e rinnegatori della patria , pronti a render facile la via della conquista universale ai nuovi tiranni chiamati Lenin o Trotzki , invece che Guglielmo o Nicola . Certamente , questa spiegazione , fondata sulla debolezza della natura umana e sulla fragilità delle dottrine ideali , quando sono in contrasto con le tendenze fondamentali dell ' uomo , con lo spirito di violenza , di dominazione , di concupiscenza della roba altrui , ha un certo valore . Ma è un valore limitato , perché , riconoscendo che tutti gli uomini sono uguali e che i « comunisti » russi sono rissosi e violenti e desiderosi di ricchezza alla pari dei « capitalisti » occidentali , lascia in piedi l ' acclamata eccellenza del comunismo sull ' individualismo . È ben noto che non è lecito condannare la chiesa cattolica o anglicana o luterana o calvinista traendo argomento dalla corruzione e dai vizi del relativo clero . Le chiese accusate hanno trionfalmente risposto che i vizi dei sacerdoti non distruggono la verità della fede ; e che questa anzi rifulge vieppiù e dura eterna , nonostante gli occasionali peccati dei suoi indegni sacerdoti . È una prova attraverso alla quale la verità deve passare , per dimostrare meglio la sua vigoria immarcescibile . Così è del verbo comunistico , destinato a trionfare malgrado i delitti di cui si è macchiato , la fame che lo caratterizza , la miseria che esso diffonde in breve ora tra le popolazioni , le guerre imperialistiche che esso scatena . Esso è la verità eterna , è il regno della felicità avvenire . Pestilenze , carestie , guerre sono prove passeggere a cui il proletariato deve assoggettarsi , per instaurare per sempre sulla terra il regno della uguaglianza e della felicità diffusa fra tutti gli uomini . In verità , invece , guerra e comunismo sono due termini logicamente uniti in modo strettissimo . La guerra è un fatto connaturato all ' idea comunistica di gran lunga più che all ' idea individualistica . L ' individualismo ripugna all ' idea della guerra ; mentre il comunismo quasi spontaneamente vi si adatta . La guerra deve superare gravi ostacoli per essere condotta in regime individualistico ; mentre tali ostacoli non esistono in una società comunistica . Una prima ragione , comune ad altre tendenze o credenze , si può trovare in ciò che il comunismo è una fede . Un popolo , il quale crede di avere scoperta ed attuata un ' idea nuova , tende a propagarla , a diffonderla tra gli altri popoli . Maometto ed i suoi successori inondarono coi loro eserciti l ' Asia minore , l ' Africa , la Spagna , minacciarono l ' intiera Europa , giunsero alle porte di Vienna , perché volevano diffondere un ' idea religiosa nel mondo . I Cristiani risposero con le crociate . Nel cinquecento e nel seicento gli uomini si massacrarono per diffondere o difendere credi religiosi . La Francia conquistò l ' Europa con le armi di Napoleone , ma in nome degli « immortali » principii della rivoluzione ; e l ' Europa riuscì a debellare Napoleone solo quando poté combatterlo in nome del principio di nazionalità . Il comunismo russo è una fede , e , come tutte le fedi , tende ad evangelizzare i popoli , con la persuasione e con la propaganda , e , se occorre , anche con la forza . Ma v ' è di più . Il comunismo non è solo una fede legata al proselitismo . Esso organizza la società in modo adatto , mentre l ' individualismo tende ad organizzarla in modo disadatto alla guerra . È questa una verità la quale dottrinalmente è nota e pacifica ; ma la quale non ha ricevuto nel pubblico tutta l ' attenzione di cui è meritevole . In un tipo di società , come erano quelle esistenti in Europa prima del 1914 , la guerra era un fatto ripugnante , difficile e costoso . La grande massa degli uomini viveva di lavoro prestato in imprese indipendenti dallo stato , ricavava redditi di lavoro o di possesso di terreni o di esercizio di professioni , industrie e commerci condotti fuori dall ' ingerenza dello stato . In una società siffatta , la decisione e la condotta della guerra producono un trambusto ragguardevole e debbono superare difficoltà ed opposizioni vivissime . Bisogna distogliere gli uomini dalle loro occupazioni solite , togliere ad essi il pane di bocca , mettere sul lastrico le loro famiglie e quindi concedere loro sussidi alimentari ; fa d ' uopo strappare professionisti , commercianti ed industriali ai loro uffici , negozi , ed imprese ; dislocando e spesso disorganizzando e rovinando le organizzazioni le quali fin allora davano da vivere alla grande massa . Per ottenere il risultato importa istituire imposte gravi e contrarre prestiti onerosi ; ossia portare via ai cittadini una parte sul reddito o persuaderli a dare a prestito allo stato risparmi che avrebbero preferito spendere od impiegare nelle loro aziende private . La guerra perciò non può essere condotta in una società individualistica senza violentare fortemente le abitudini , le occupazioni ed i guadagni della grandissima massa della popolazione . Con ciò non si vuole condannare tutte le guerre ; ma solo mettere in chiaro come l ' ordinamento individualistico della società implichi l ' esistenza di ostacoli molteplici allo scatenarsi di guerre dovute al capriccio degli uomini di governo . Guardisi invece ad una società comunistica . Attraverso a tutte le varie definizioni che se ne possono dare , a tutti i tipi svariatissimi che furono immaginati o tentati nelle varie epoche storiche , una caratteristica tendenziale è innegabile ed è dominatrice : al posto delle professioni , imprese e commerci liberamente esercitati dagli individui senza ingerenza dello stato , il comunismo mette imprese statali o comunali o corporative , esercitate secondo criteri di presunto interesse comune , da uomini i quali non lavorano in vista di un profitto o di un onorario liberi , ma di uno stipendio pagato dalla pubblica organizzazione . Ci sono ministeri o commissariati centrali i quali ordinano ai commissariati o consigli ( soviet ) od organizzazioni locali che cosa si deve produrre o coltivare ; come e che cosa si deve trasformare . Lo stato ha esso , normalmente , in mano la vita economica dei cittadini ; esso li indirizza al fine che il governo od i consigli ritengono necessario . In una società di questo tipo , la guerra è una operazione infinitamente meno difficile a deliberare ed a condurre che in una società capitalistica . Non si tratta più di dislocare nulla , di sopprimere , con perdite per gli uni e vantaggi per gli altri , aziende floride per crearne altre destinate alla guerra . Non si toglie il pane di bocca a nessuno e non si devono mettere imposte e far debiti . Gli uomini sono già impiegati dello stato . Che cosa importa ad essi di lavorare a produrre cereali ovvero munizioni ? La paga corre lo stesso . Invece di mettere imposte , il commissario degli approvvigionamenti ha solo da dare una razione di cibi e di vestiti minore ai civili ed una alquanto più abbondante ai soldati . La macchina bellica funziona con un attrito infinitamente minore che in una società individualistica . La guerra ultima è la prova delle verità ora accennate . L ' Inghilterra e gli Stati uniti furono i due paesi in cui più si stentò a costruire il meccanismo di guerra ed a persuadere gli uomini che bisognava imbracciare le armi , perché erano i due paesi in cui il tipo individualistico della società era più sviluppato ed in cui l ' ingerenza dello stato nella vita economica era minima . Germania ed Austria - Ungheria erano già stati a tipo tendenzialmente socialistico , con una burocrazia forte e con ingerenze diffuse dello stato negli affari privati , sicché l ' apparecchio bellico poté entrare in azione istantaneamente . Oggi , per fortuna , la Russia è comunistica solo alla superficie ed a chiazze : nelle grandi città ed in alcune zone industriali . Le campagne resistono o si trasformano in senso individualistico . Tuttavia , l ' esercito , in mezzo al dissolvimento universale , funziona , perché esso è un organo connaturato ad una società in cui l ' impulso a fare viene dal governo e non dai privati . A torto , dunque , coloro i quali amano la pace guardano al comunismo . È questa una di quelle tante illusioni di cui vivono gli uomini . Il comunismo è assai più adatto a fare la guerra dell ' individualismo . Garanzie assolute contro le guerre non esistono ; ma è certamente tanto più difficile che una guerra scoppi quanto meno il governo domina la vita dei cittadini , quanto meno esso ha normalmente il diritto di regolarne le occupazioni ; quanto più grande è il numero degli uomini i quali vivono di una vita indipendente da quella dello stato , epperciò atti ad opporre resistenza alle voglie dei governi .
StampaQuotidiana ,
Divertenti , questi comunisti russi , i quali si servono delle note diplomatiche per fare la polemica contro la società capitalistica . Non hanno ancora finito di mistificare l ' Europa con la leggenda del blocco , il quale sarebbe la causa della miseria e delle sofferenze del popolo russo , che già ripetono il volgare sofisma di Carlo Marx per dimostrare che il loro è il solo governo democratico , pacifista , sincero ed umanitario . A sentire essi ed i loro ripetitori italiani , l ' Europa si troverebbe divisa economicamente in due campi : rigurgitante l ' occidente di prodotti industriali , che non sa come collocare , mentre le popolazioni operaie languono per mancanza di pane e di alimenti ; pane ed alimenti i quali abbondano invece nella Russia , assetata di tessuti , di macchine , di locomotive . In mezzo , ad impedire lo scambio vicendevole , il blocco anglo - francese , il quale costringe i russi a mancar di vestiti e gli occidentali a pagare il pane caro agli alleati d ' America . Sarebbe certamente utile , a dimostrare la fatuità di questa leggenda , che il blocco fosse abolito , senza compensi e senza condizioni . Salvo una : che gli scambi fra Russia sovietista e l ' Europa occidentale dovessero farsi sulla base di merce contro merce , grano contro macchine , canape contro tessuti , petrolio contro locomotive . L ' ultima mistificazione che si apparecchia dai comunisti russi contro le nazioni produttrici di cose veramente utili è quella di offrirci in cambio i resti di quelle riserve di oro e di platino che i comunisti hanno ereditato dal regime czarista . Dopo aver distrutta la vecchia organizzazione dei trasporti , del commercio e dell ' industria , i comunisti vogliono riattrezzarsi a buon mercato dandoci qualche miliardo di rubli d ' oro e qualche quintale di platino . Se i governi d ' Europa hanno ancora una certa consapevolezza delle conseguenze dannose che in un paese produce l ' abbondanza della moneta , essi debbono imitare , sebbene in ritardo , il saggio bando che la Svezia inflisse all ' oro durante la guerra . Che la circolazione aumenti per la soverchia emissione di cartamoneta , come nei paesi belligeranti o per l ' improvviso afflusso di oro , come nei paesi neutrali , Stati uniti , Olanda , Scandinavia , gli effetti sono gli stessi : aumento dei prezzi , malcontento delle masse , convulsioni rivoluzionarie . Forse i comunisti russi non hanno riflettuto al carattere diabolico dei loro piani di scambio di oro contro merci ; ma è certo che l ' Europa occidentale non ha nessun interesse a scambiare le sue buone merci contro una massa inutile di oro , la quale , dannosa per se stessa , parrebbe inoltre giustificare l ' ulteriore danno di nuove emissioni cartacee , in apparenza garantite da una maggiore riserva metallica . Se i russi vogliono i tessuti , le macchine , le locomotive , i medicinali , il sapone dell ' occidente , li abbiano pure , senza difficoltà e senza restrizioni . Ma li paghino in buone merci , in grano , in petrolio , in nafta , in canapa , di cui essi affermano di avere tanta abbondanza ; non mai in strumenti di nuovi rialzi di prezzi e di malcontento delle masse . Vedremo che cosa e quanto essi sapranno darci per fare i loro acquisti . Speriamo che ci diano qualche cosa di più delle famigerate 4000 tonnellate di grano , non si sa con quanta fatica messe insieme nei magazzini di Odessa e delle provincie vicine e neppure bastevoli per coprire il fabbisogno per l ' Italia di 12 ore di importazione di frumento dall ' estero ! La esperienza dei fatti ci dirà se il blocco dell ' intesa o la incapacità propria a produrre sia la causa della carestia e della miseria in cui si dibatte il popolo russo rovinato dalla oligarchia che si è impadronita del potere sotto la bandiera del comunismo . I commissari di Mosca si offendono a sentirsi accusare di oligarchia . Le loro note diplomatiche ritorcono l ' accusa contro l ' intesa e specialmente contro l ' Inghilterra . Oligarchia noi , che siamo tutti uguali , noi che , se patiamo la fame , la patiamo tutti insieme , d ' accordo e felici nella nostra povertà , condizione necessaria alla creazione di una società più alta e più santa nell ' avvenire ! No . Oligarchici sono i governi dell ' occidente , dove , secondo Cicerin , 1.250.000 persone si spartiscono 585 milioni di lire - sterline di reddito all ' anno ( alla pari dei cambi 11.700 lire italiane a testa in media ) , altre 3.750.000 se ne spartiscono 245 milioni ( 1630 lire a testa ) e infine i restanti 30 milioni di poveri hanno solo un reddito di 880 milioni di lire - sterline ( 750 lire italiane a testa all ' anno in media ) . Non è un ' ingiustizia che mentre ogni membro di famiglia ricca ha a sua disposizione 11.700 lire , i componenti il medio ceto abbiano solo 1630 lire e quelli delle famiglie povere appena 750 lire ? Non è più bello lo spettacolo di una società dove , mettendo tutte le ricchezze ed i redditi in monte , ogni uomo riceve la sua giusta quota parte di 1 miliardo e 710 milioni di lire - sterline di reddito annuo totale divisi per 135 milioni di persone ossia il quoziente medio di lire italiane 1220 all ' anno di reddito ? Alla giustizia della divisione del reddito in parti uguali non credono ora nemmeno più i comunisti russi . Ben lungi dall ' ostinarsi a volere assegnare a tutti gli uomini l ' identico salario a reddito medio lire 1220 invece dei tre diversi quozienti da essi rimproverati all ' Inghilterra in lire 11700 , lire 1630 e 750 rispettivamente per le tre classi dei ricchi , mediocri e poveri essi hanno cominciato ad assegnare razioni diverse di cibo e di altre cose necessarie ai lavoratori manovali , a quelli intellettuali ed ai borghesi ( e che altro sono le razioni diverse fuorché espressioni gregge , in natura , di cifre diverse di reddito ? ) ; e quindi , sorpassato il periodo transitorio di sterminio della borghesia per mezzo della fame , hanno adottato il metodo permanente dei salari a trattamenti diversi per i tecnici o dirigenti e per i semplici lavoratori normali . Che cosa sono le promesse senza fine e gli inviti pressanti e le offerte di salari vistosi ai tecnici superstiti della Russia ed a quelli europei di buona bocca se non il riconoscimento lampante che a merito diverso , a qualità diverse debbono corrispondere compensi e salari differenti ? Le critiche rivolte alla sperequazione fra i redditi inglesi di 11.700 , 1630 e 750 lire suonano falso in bocca di gente che ha riconosciuto la giustizia e la necessità di differenze ben più profonde nelle rimunerazioni dei collaboratori della produzione . Ma rispondono i comunisti nelle loro note diplomatiche di propaganda noi paghiamo i salari alti a chi dirige , al tecnico esperto , non al capitalista ozioso che sfrutta il lavoro altrui . Anche ciò non è vero . Che cosa sono le concessioni di boschi , di miniere , di ferrovie che essi sono disposti a fare , sia pure sotto il manto di sorveglianze governative , ai capitali europei ed americani , se non il riconoscimento che non bastano i lavoratori ed i tecnici a produrre , ma occorre anche il capitale ; e che il capitale non si ottiene senza un risparmio precedente e il risparmio non si fa o almeno non si fa nella quantità voluta , senza la promessa di un interesse ? Un interesse , i bolscevichi sono disposti a pagarlo al capitale che li aiuti a salvarli dalle distrette presenti . Imitatori dei vecchi canonisti medievali , i quali volevano salvare insieme il precetto di Cristo : mutuum date nihil inde sperantes e la necessità di consentire l ' interesse , se si voleva far venir fuori il capitale , i bolscevichi , sofisti abilissimi , inventeranno qualche nuovo nome da dare all ' interesse . Ma si può star sicuri che , nome a parte , accetteranno ed hanno anzi già accettato il fatto indeprecabile e benefico . Chi invero si lamenta e si scandalizza nel vedere che vi sono tre classi sociali le quali hanno , a detta di Cicerin e compagni , rispettivamente 11700 , 1630 e 750 lire italiane di reddito a testa all ' anno fa all ' incirca lo stesso ragionamento di colui il quale stupisce nel vedere che una lettera paga ugualmente 25 centesimi ad essere spedita da Milano a Monza come da Milano a Girgenti . Pochi chilometri in un caso e 1600 nell ' altro ! Dove è la giustizia comparativa ? Quando verso il 1830 in Inghilterra fu sostituito il diritto fisso di lo centesimi agli svariatissimi prezzi di trasporto delle lettere a seconda della distanza , vi furono molti che gridarono all ' ingiustizia . Fu risposto trionfalmente che , a voler far pagare tariffe diverse , si perdeva tanto tempo per controllare e pesare ogni singola lettera e misurare le distanze , che lo speditore da Milano a Monza avrebbe bensì ora la soddisfazione di veder pagare 5 lire al compaesano speditore della lettera a Girgenti , ma a costo di pagar lui stesso 50 centesimi e di sapere che la lettera sarebbe ricevuta a destinazione con tre o quattro giorni di ritardo . Così è : il buon mercato dei 25 centesimi si ottiene solo a prezzo dell ' apparente ingiustizia di pagare tutti la medesima somma . Parimenti , chi ha un reddito solo di 750 lire all ' anno può impazientirsi nel vedere i redditi altrui più alti di 1630 ed 11700 lire . Ma la sua è una impazienza infondata . Se questa sperequazione non esistesse , il suo reddito non sarebbe di 750 lire . No . Questo è un semplice risultato aritmetico di una divisione , in cui si suppone il fattore dividendo immutato . Nella realtà , se si facesse la divisione in parti uguali , il dividendo non rimarrebbe immutato . Se ne sono accorti i comunisti russi quando hanno veduto che la produzione andava a rotta di collo se non si provvedeva a dare stipendi e poteri adeguati ai tecnici ed ai dirigenti . Se si tolgono le remunerazioni maggiori ai più abili e ai più volonterosi , il quoziente comune non sarebbe , non che di 1220 lire , neppure l ' altro di 750 lire . Probabilmente si ridurrebbe alla metà , al terzo , al quarto . La scelta non è fra l ' avere 750 ovvero 1220 lire ; ma tra il riconoscere la necessità e la giustizia delle cifre differenti di 11700 , 1630 e 750 lire ovvero l ' adattarsi alle 300 od alle 200 lire e forse meno per tutti . Ciò non solo rispetto ai salari differenti per diversi lavori , ma ai compensi per il capitale . Le 11 700 lire di reddito individuale di cui , secondo Cicerin , la classe ricca gode in Inghilterra , si hanno e durano solo finché ed a condizione che la medesima classe ricca non consumi e non goda le sue 11700 lire , ma ne dedichi una parte ed una parte notevole al risparmio . Questo è il segreto della prosperità inaudita a cui l ' economia mondiale era giunta prima della guerra : l ' esistenza di una classe , la cui forza e la cui potenza era condizionata assolutamente al servigio che essa rendeva alla società intiera col rinunciare al godimento di una parte dei propri redditi . Cicerin nel suo grottesco linguaggio di rimasticatore del famigerato primo capitolo del Capitale di Carlo Marx descrive la società occidentale composta di moltitudini lavoranti a beneficio di una oligarchia di capitalisti . È necessario dire che tutto ciò è un frusto sofisma ; che il capitale non vive affatto a spese d ' altri ; che è altrettanto legittima la remunerazione data al risparmio come quella data al lavoro ; che il voler negare il 4 od il 5% od altro saggio corrente al capitale equivale a negare l ' attuale compenso al lavoro ; che il voler togliere le 11700 lire di reddito al ricco , significa ridurre la porzione del povero da 750 a 300 o 200 lire . Come è accaduto in Russia e come accadrà sempre ineluttabilmente , ovunque si voglia ripetere il medesimo esperimento . Il vero pericolo non è nella differenza dei redditi e nel compenso al capitale ; è nella differenza che in talune società si incontra tra pochi esorbitatamente ricchi e moltitudini di poveri privi di ogni fortuna . Questa era in parte la situazione socialmente pericolosa della Russia , dove mancava una diffusa classe media e dove ad una classe latifondista ed industriale strapotente si contrapponeva un contadiname collettivista ignorante ed un proletariato cittadino facile alle esaltazioni . Se la crisi sociale cominciata nel 1917 in Russia rimedierà a questa situazione instabile , creando una nazione di piccoli proprietari a decine di milioni , di ex bolscevichi divenuti borghesi e di tecnici trasformati in industriali intraprendenti , ossia se essa creerà una società simile a quella occidentale , essa finirà per essere socialmente benefica . In occidente , in Germania , in Italia , in Francia ed in Inghilterra non abbiamo bisogno di passare attraverso a questa crisi . La trasformazione sociale è già avvenuta . I poveri sono meno poveri che in Russia ; i ricchi sono meno isolati e meno emergenti ed in mezzo esiste un vastissimo e profondo strato medio , di cui in Russia non si aveva alcuna traccia . In occidente occorre e basta che la evoluzione economica naturale ed una saggia legislazione continuino a smussare gli angoli , a temperare le punte estreme e ad accentuare il carattere di democrazia varia , progressiva , intraprendente per capitali nuovi e produttiva per lavoro esperto che innanzi alla guerra essa stava assumendo in maniera ognora più accentuata .