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> autore_s:"GATTO ALFONSO" > anno_i:[1910 TO 1940}
ESPRESSIONE DI MUSSOLINI ( GATTO ALFONSO , 1934 )
StampaPeriodica ,
Quando Mussolini parla della Patria trova la sua situazione di contemplatore , il sentimento suo più intimo , direi più individuale . Di una estrema realtà la sua Patria è costante : di una posizione nel tempo e nello spazio la sua terra è precisa : figura e storia assunte nello stesso ordine di sguardo . Così il Duce quando parla , si esprime : gli italiani che ascoltano comprendono prima di tutto come Mussolini debba esprimersi in quella forma e non altrimenti : con quelle parole giuste e rilevate , per rendere concreta nell ' azione del linguaggio la sua storia di uomo . La folla in cui Mussolini trova ridestata e precisa di presagi la sua memoria , la sua vita sente la sua animazione disposta allo sguardo del Capo : vi si approssima sempre più , ripopolandosi e propagandosi in sé sola : diventa vero popolo , ma concreto , presente , senza astrazioni . E Mussolini ne ha il senso , allo sguardo aperto , al corpo orientato : Mussolini lo vede , lo misura esistente dal bisogno che ne ha in sé : Mussolini lo chiama per lo spazio che esso occupa e difende , per il lavoro aperto nelle case , nelle scuole , nelle officine . Le città italiane diventano la natura operosa di questo popolo che ha memoria lunga e di un giorno amato interamente si rende piena la vita , e non dimentica più le parole ferme per cui si senti esistere e tremare . Le città continuano , l ' una nell ' altra : tutte le porte aperte alla voce . Il Duce parla : l ' orizzonte è nel giro rapido dei suoi occhi . Non può che vedere come le sue parole diventino l ' attenzione stessa del popolo che le ascolta : l ' unità è assoluta , inamovibile : una vera distesa della Patria . Questo è il sentimento che il Capo realizza per tutti.Quando Mussolini parla del Lavoro , trova il suo destino di uomo , la sua mano , ed il segno di un ' autentica durezza . L ' operaio è richiamato ad una sua qualità , ad un suo bisogno di esprimersi nel lavoro , di esistere per la vita che crea od assicura a tutti ed a se stesso . Le ragioni della società economiche , esatte , e persino meccaniche nell ' individuo che le rende sue , diventano volontari sentimenti ed espressive attitudini . Il Capo che vive di lavoro ha dato agli operai il riconoscimento della loro individualità , della loro intelligenza alla produzione : questi si sono visti esistere per Lui , raggiunti da un compito , da una responsabilità , dall ' evidenza stessa del loro ordine . Anche in questo , Mussolini non ha parlato , ma si è espresso : ha trovato la sua memoria senza rimorsi , la sua vita senza riposo ; si è potuto mostrare al popolo senza le riserve dell ' uomo temperato ed ipocrita per fortuna : ed ha indicato le ragioni della sua volontà , della sua opera nel tempo che dura ed ha durato a realizzarle . Così , nel lavoro , Mussolini ha indicato agli operai il sentimento della vita stessa , il risveglio assiduo dell ' individualità e della fede nei mezzi concessi all ' uomo : volontà , intelligenza , amore dell ' opera . Il Duce si è espresso nell ' unico sentimento in cui ha sempre vissuto : Milano era questa città della sua memoria , del suo lavoro ed insieme la metropoli dei più perfetti operai d ' Europa , dei più instancabili iniziatori di vita : qui , dove la volontà degli uomini è dura , Mussolini ha risentito tutto il suo carattere e l ' esistenza fisica , la virilità dell ' Italia . La piazza era aperta dal popolo dei lavoratori : nell ' immagine della patria , questi erano soldati : nel corpo della terra italiana , questi erano i figli . Ed i legami sintattici , con cui Mussolini è passato a parlare della " preparazione integrale e militare del Popolo italiano , " erano stretti a questa estrema unità di intenti in cui il lavoro assicura la pace e rende preparata ogni guerra . Per Mussolini è questo il punto che bisogna notare i legami precisi della espressione , il passaggio opportuno da un pensiero ad un altro restano congiunti , incarnati all ' unità del loro stato : questa realtà unica brucia le intenzioni , ma assolve i destini . Egli ha parlato di tutti gli aspetti dello Stato per renderlo sicuro nelle relazioni del suo essere e del suo divenire . I rapporti intimi della memoria del Capo sono così leciti e concreti impegni per il futuro . Ma ricordiamo i legami intimi del suo ordine mentale : " Le due cose si tengono . " " Così stando le cose voi non vi sorprenderete che noi oggi puntiamo decisamente sulla preparazione integrale e militare del Popolo italiano . " Sono i rilievi del pensiero dominante di Mussolini : qui l ' espressione diventa inamovibile , cruciale . Ed il popolo è stretto ad un ' attenzione su cui cala anche il gesto del Capo : le sue mani strette , mordenti : il suo volto penetrato dagli occhi . In questa estrema semplicità e precisione di linguaggio , Mussolini determina la intelligenza del popolo , ne coglie la ansia e vi affida in modo aperto le conclusioni più definite . " Il vostro contegno davanti a questa esposizione è così finemente intelligente , che dimostra , e mi riprova , che mentre i metodi di lavoro della diplomazia devono essere riservati , si può benissimo parlare direttamente al popolo , quando si vogliano segnare le direttive della politica estera di un grande paese come l 'Italia." Qui il popolo si riconobbe vivo : tutta la piazza ebbe un tremito umano : il Capo aveva visto , aveva risentito , quasi in un modo fisico , l ' estrema sensibilità della folla . Questa concordia fu un risalto per tutti : l ' ora chiara della sera slargava Milano , liberandola in un respiro di strade mosse dal popolo . Immaginammo l ' Italia imbandierata da questo vento . Ora possiamo dire che davanti al popolo di Milano , Mussolini ha espresso il suo sentimento di Capo , dando alla memoria una sete sempre più tesa di futuro . Tra questi luoghi che seppero la sua vita dura e polemica , in questa terra fedele , il Duce si è commosso ed ha additato , a tutti , la necessità di risentire ancora sveglio e pronto il cuore . Ha ribadito , un ' altra volta , che " gli indifferenti non hanno mai fatto , né mai faranno la Storia . " Noi aggiungiamo che anche la natura li respinge ; anche la morte li trascura . I poeti , gli artisti sanno negare ogni diritto di vero agli esseri inanimati della vita ; sanno negare ogni rifugio di astrazione agli esiliati della morale . I poeti , come gli operai , lavorano per la continuità della vita .
CONFORMISMO LETTERARIO ( GATTO ALFONSO , 1938 )
StampaPeriodica ,
L ' atteggiamento dell ' intellettuale di fronte alla letteratura si traduce , spesso , nella creazione di uno spazio vuoto in cui egli consuma impunemente la propria indifferenza storica . La " precisione dei metodi " , valida ancora come difesa dell ' arte contro " i cattivi artisti " , corre il rischio di divenire un alibi con cui il letterato proscioglie se stesso da ogni obbligo morale e civile . In questo contesto , l ' unica via di uscita , secondo Gatto , sembra consistere nel rifiuto di una letteratura conformistica , ripetitiva di formule già acquisite , e nella scelta coraggiosa di una " espressione " nuova , la quale sia in grado di cogliere immediatamente la " nostra dolorosa storia di uomini " . Solo attraverso la spregiudicata ricerca di una " difficoltosa sintassi " è possibile tradurre nella letteratura il segno qualificante del nostro tempo . Bisogna andare al fondo di noi stessi , convincersi che in qualche mese di praticantato è possibile trovare il passo letterario con cui mettersi in gara con tutti gli scrittori che si preoccupano di mantenere una media delle proposte con cui s ' incalzano e non si risolvono da anni . Occorre che finalmente si dica che è inutile la difesa del fatto letterario , se l ' intelligenza dell ' arte , come iniziativa di interesse vero e diretto , spetta a pochissimi , se la precisione dei metodi , come impegno mantenuto principalmente contro i cattivi artisti , è svolto fino alla salvezza dall ' ambiente con tutta la possibile e inavvertita reazione alla storia che dovremmo portare a fondo . Ormai tutti declamano la propria ambizione di difendere quel " fatto letterario " in cui trovano l ' unica condizione passiva per vivere : si crede di poter mantenere approssimativamente un mito liberale di storicità ripetendo il bisogno di un ' assuefazione polemica , reagendo costantemente al bisogno di una propria vita morale e sociale ritardata e difficoltosa rispetto alle facili regole e alle forme già acquisite di una letteratura . Non ci si accorge che giriamo al largo per non incontrarci mai , per non provare nemmeno sgomento di noi stessi e della nostra indifferenza storica : non ci si accorge che , puntualmente onesta e determinata , questa difesa del fatto letterario ripete dall ' esterno un grado di civiltà che soltanto pochissimi scrittori hanno posto con la propria espressione e non con la propria definizione . Questi scrittori , in fin dei conti , dovrebbero assicurare una vita polemica e media ai sostenitori e ai " secondi " : dovrebbero restare combinati per un tempo indeterminato nello spettacolo letterario , nella gara dei detrattori o dei ritardatari , o nella zelante difesa di quanti da essi ricavano solo un modello di stile o un nobile esempio di condotta lessicale . Questo metodismo , sia pure avverato nella precisione di una critica in atto , potrebbe restare all ' infinito una condotta storicistica per i lettori che cooperano a conservare se stessi , ripetendo sterilmente , nella formula dei doveri e delle situazioni riflesse , la mancanza di una propria coscienza diretta e il bisogno di una determinazione nei valori riconosciuti passibili di imitazione e di contagio , cioè di ambiente . Così il fatto letterario resta la sordina storicistica della poesia , la vetrata diffusa ed immaginosa di un linguaggio alienato per sempre dagli scrittori . Inavvertitamente le precisioni puntualizzate restano sempre una verifica nello stesso tempo astratta ed empirica delle somiglianze temporali dei testi : ed una mostruosa necessità di coscienza e di logica dovrebbe scaturire da questo sterile accordo formale ? Individualmente presi e costretti nella verifica di noi stessi e della nostra coscienza resisteremo sempre a definirci in un fatto letterario , rinnegando la nostra dolorosa storia di uomini , che è la stessa difficoltosa sintassi e l ' unica elaborazione condotta e scontata su un tempo concreto e valido ? I nostri contemporanei dovranno rispondere a questa domanda ogni volta che troveranno facilmente la via di un gusto su cui sembra conformato per sempre il nostrodestino .
CRITICA INTEGRALE ( GATTO ALFONSO , 1938 )
StampaPeriodica ,
La critica al crocianesimo , elemento comune di tutti i collaboratori di " Campo di Marte " , trova in Alfonso Gatto uno dei più lucidi e decisi rappresentanti . La poesia non può essere sottoposta alla " moderata variazione di un gusto " . Essa , appunto perché prodotto di un determinato periodo storico , si trova ad essere parte integrante di quel periodo ; e quando la crisi di una società determina la crisi dei valori tradizionali , essa ne rimane fatalmente coinvolta . Ciò che A . Gatto mette qui a fuoco , è la funzione stessa della letteratura , e lo stretto legame che unisce il poeta al contesto storico e sociale all ' interno del quale egli opera . A stabilire un rapporto tra i diversi saggi che un critico , con più o meno cura , può aver scritto in un periodo , mettiamo , di cinque anni , si verificheranno due ipotesi : che il critico esemplifichi immutabilmente un metodo esegetico e che usi di pretesto al suo discorso quegli autori che non lo smentiscono : o che si sforzi di cogliere le ragioni della sua sensibilità e del suo gusto ecletticamente su tutte le opere che gli ripropongono la distinzione delle proprie parti più o meno riuscite , espresse e formate . In tutti e due i casi risulta una sola apparente coerenza : la neutralità del critico e del criticato in nome di uno storicismo pacifico che vuoi salvare le proprie istituzioni . Sul critico che invece dimostra di seguire e di cogliere nel linguaggio di un ' opera la difficile proprietà morale in cui lo scrittore o il poeta scopre le continue relazioni con se stesso - relazioni storiche , sociali , interamente umane - e che pone la sua conoscenza a fedele sintomo della stessa storia cui si rivolge e si oppone , son pronte invece le accuse più recidive . Soltanto per questa prudenza esistono critici che si occupano per trent ' anni di poesia con la moderata variazione di un gusto , fermandosi perplessi al punto in cui il vero poeta rifiuta per crisi e per violenta antistoria la propria conservazione e nel sentimento del tempo e della morte trova un ordine nuovo . Rispetto alla storia esistono cioè critici integralmente profani che si preoccupano di negare alla poesia la crisi e la violenza stessa della sua origine . Esiste questo stato temporale degli studi la cui utilità conservativa è ormai prossima alla reazione . La conclusione che si vuol vedere nell ' opera di un critico deve essere perciò di natura e di fedeltà morale rispetto alla storia che il poeta e lo scrittore muove e non limita con la sua presenza : gli errori di sopravvalutazione e di credito in tal senso contano per le ragioni di necessità da cui son mossi , dalla piena dichiarazione del giudizio . Quanto più preciso , intimo , inalienabile , il discorso di un critico accentra storicamente le proprie responsabilità ed esplica al limite sociale dei contemporanei le ragioni di una umanità concreta e consapevole che non è immediatamente documentata e polemicamente resa attuale . De Sanctis , in tal senso , fu un critico che , nella stretta chiarificazione del - l ' unità morale dei poeti e degli scrittori , non rinunziò ad alcuna delle relazioni sociali e storiche in cui si sentiva vivo e mortale . Una storia della letteratura sarebbe , in tal senso , ancora opera vana , da non tentare , per conservare credenza ad una critica pura , irrelata , che si affianca con una serie di monadi chiuse agli esempi dell ' arte ? Pure questa consistenza storica fu sempre fondata sulle opposizioni in cui il poeta accertò la propria continua crisi , la sua poesia dalla sua non poesia , sulla durata , cioè , di un ' elaborazione morale ed espressiva provata da tutte le avversioni . In tale estrema disperazione del limite individuale la poesia ha in sé un movimento di crisi che è la storia stessa . Accettando l ' eredità di una critica puntuale , ad hominem , e portando lo storicismo alle sue estreme conseguenze , cioè al contatto dei contenuti formalistici in cui strema sempre più il suo suolo esegetico , si dovrebbe ormai toccare con mano questa disperazione del limite individuale che solo in pochissimi , di riserva , si relega ad un assolutismo mistico ed astorico . Occorre cioè rompere l ' esitazione e dare chiaramente alla storia la sua crisi , cioè il suo movimento .