StampaPeriodica ,
1
.
-
Il
libro
di
Adriano
Tilgher
(
La
crisi
mondiale
.
Bologna
,
Zanichelli
,
1921
)
,
appunto
perché
incontestabilmente
serio
e
maturato
,
offre
occasione
al
critico
sereno
per
segnalare
una
moda
ormai
dominante
negli
usi
del
dopo
guerra
che
bisogna
combattere
con
energia
,
anche
se
manifestamente
effimera
come
tutte
le
mode
.
Il
gusto
per
una
letteratura
sociale
apocalittica
e
visionaria
,
minacciosa
di
divini
fulmini
,
presaga
di
tragiche
decadenze
e
di
spaventosi
tramonti
ha
sostituito
,
senza
misura
,
l
'
esame
spassionato
dei
problemi
sociali
,
lo
studio
modesto
e
saggio
degli
elementi
della
storia
politica
contemporanea
,
l
'
indagine
sorretta
da
cultura
tecnica
precisa
e
volta
ad
obbietti
determinati
.
Le
smanie
di
una
dilettantesca
politica
estera
che
per
quattro
anni
concesse
ad
ognuno
i
più
fantastici
sogni
e
i
piani
più
assurdi
,
si
traducono
-
esausta
la
fantasia
-
in
stanche
visioni
sintetiche
del
più
banale
sociologismo
.
Le
individuali
preoccupazioni
,
le
torbide
crisi
dei
singoli
si
vengono
fotografando
in
costruzioni
obbiettive
artificiosamente
drammatiche
.
Nessuno
più
è
disposto
a
studiare
con
saggezza
i
problemi
singoli
dell
'
azione
e
della
cultura
politica
.
Bisogna
parlare
in
ogni
luogo
di
una
crisi
mondiale
,
del
crollo
di
un
'
epoca
,
della
morte
di
una
civiltà
:
risalire
dal
fatto
singolo
,
dal
sentimento
solitario
,
alla
descrizione
di
tutto
l
'
orbe
morale
e
sociale
.
L
'
epidemia
(
cui
non
è
estraneo
il
diffondersi
superficialissimo
di
una
pseudo
terminologia
marxista
)
è
irresistibile
:
noi
stessi
,
avversari
,
ne
diventiamo
le
vittime
se
invece
di
correre
rapidi
,
come
vorremmo
,
ai
problemi
di
tecnica
speciale
,
siamo
indotti
a
salire
parimenti
in
cattedra
per
opporci
all
'
apocalissi
.
2
.
-
Adriano
Tilgher
è
scrittore
efficace
e
serio
pensatore
.
Il
suo
pessimismo
ha
forti
spunti
di
profondità
;
individualmente
è
giustificabile
in
modo
perfetto
,
è
la
sua
forza
perché
lo
fa
pensoso
della
presente
realtà
,
estraneo
a
tutte
le
gioie
massicce
e
ai
pesanti
ottimismi
dei
cuori
allegri
e
felici
.
Egli
è
lo
storico
più
sicuro
della
presente
crisi
morale
e
culturale
.
Capace
di
risalire
alle
intime
ragioni
filosofiche
della
storia
,
perfettamente
informato
sulle
ultime
correnti
di
pensiero
,
acutissimo
nel
cogliere
le
relazioni
tra
i
fenomeni
letterari
,
politici
,
speculativi
,
nell
'
esaminarne
la
verace
sostanza
spirituale
sotto
le
incertezze
sentimentali
e
le
sfumature
più
generiche
ha
saputo
con
le
Voci
del
tempo
e
con
La
crisi
mondiale
preparare
per
i
posteri
una
valutazione
preventiva
notevolissima
della
nostra
cultura
e
dei
nostri
stati
d
'
animo
.
Fallisce
la
sua
critica
quando
in
questa
letteratura
,
necessariamente
monografica
e
talora
frammentaria
,
intervengono
preoccupazioni
costruttive
,
schemi
troppo
rigidi
,
pretese
politiche
.
Il
pessimismo
non
vale
più
.
Diventa
un
peso
morto
,
un
ostacolo
al
realismo
politico
.
I
programmi
che
nascono
da
stati
sentimentali
come
questo
del
Tilgher
che
s
'
è
descritto
,
sono
tutti
viziati
da
un
originario
intellettualismo
e
dalla
mancanza
di
un
'
esperienza
diretta
della
praxis
politica
.
Corrono
tutti
alla
politica
estera
per
liberarsi
dai
vincoli
della
realtà
,
non
sanno
scorgere
troppo
bene
le
connessioni
tra
storia
mondiale
e
storia
nazionale
per
amore
dell
'
impreciso
che
pomposamente
intitolano
:
visione
generale
.
3
.
-
Esiste
una
crisi
della
civiltà
capitalistica
che
in
qualche
modo
si
possa
pensare
risolta
e
conclusa
in
un
tramonto
del
capitalismo
prossimo
o
imminente
?
Bisogna
stare
attenti
e
non
confondere
i
termini
obbiettivi
della
storia
con
quelli
del
demagogismo
politico
e
,
quando
i
termini
,
per
molte
ragioni
,
sono
gli
stessi
,
tener
bene
separati
i
due
sensi
.
Il
tramonto
del
capitalismo
,
previsto
e
predicato
dal
Marx
,
è
un
mito
utilissimo
,
una
delle
più
forti
molle
della
storia
moderna
ma
sarebbe
ingenuo
discuterne
come
di
una
verità
scientifica
o
di
un
fatto
serio
.
Invero
la
storia
conosce
processi
,
esigenze
,
risoluzioni
di
esigenze
,
ma
ignora
i
subitanei
tramonti
,
le
aurore
nate
da
un
fiat
.
La
civiltà
capitalistica
preparata
dai
Comuni
,
sorta
decisamente
in
Inghilterra
,
affermatasi
negli
ultimi
decenni
,
in
forma
più
o
meno
progredita
,
in
tutto
il
mondo
civile
è
la
civiltà
del
risparmio
,
delle
intraprese
che
hanno
bisogno
per
vivere
di
un
capitale
mobile
.
I
paesi
più
arretrati
nella
civiltà
capitalistica
erano
appunto
negli
anni
scorsi
quelli
dei
sistemi
di
attività
e
di
produzione
anacronistici
:
la
Russia
,
incapace
di
liberarsi
dal
latifondo
,
l
'
Austria
-
Ungheria
che
teneva
al
potere
la
classe
dei
latifondisti
ungheresi
.
L
'
Italia
compensava
l
'
anacronismo
del
Mezzogiorno
sforzandosi
di
creare
attraverso
l
'
emigrazione
,
il
commercio
,
e
tentativi
industriali
addirittura
imprudenti
,
una
classe
capitalistica
.
La
logica
a
cui
obbedisce
questa
civiltà
è
,
come
osserva
il
Tilgher
,
l
'
attività
assoluta
che
ha
fede
soltanto
in
se
medesima
.
L
'
impulso
le
viene
dalla
superpopolazione
,
la
forza
consiste
nella
crescente
capacità
produttiva
e
nelle
inesauribili
invenzioni
tecniche
,
la
direzione
dello
svolgimento
è
data
dai
bisogni
sempre
nuovi
.
Allo
scoppiare
della
guerra
europea
questa
civiltà
era
appena
sul
nascere
.
La
borghesia
che
pare
rappresentarla
risale
alla
rivoluzione
francese
soltanto
di
nome
:
di
fatto
una
vera
borghesia
in
Italia
,
per
esempio
,
sta
appena
nascendo
,
a
fatica
.
La
civiltà
capitalistica
del
resto
è
al
disopra
delle
classi
,
vuole
l
'
opera
di
tutte
le
classi
che
vi
partecipano
e
la
creano
concordi
pur
lottando
tra
sé
inesorabili
,
ostili
sino
a
giurarsi
reciproca
sopraffazione
.
La
civiltà
capitalistica
è
una
realtà
obbiettiva
che
non
può
morire
per
un
peccato
d
'
orgoglio
:
l
'
umiltà
la
abbasserebbe
,
l
'
orgoglio
coincide
con
la
sua
legge
di
vita
.
La
guerra
europea
ne
è
stata
la
crisi
di
esuberanza
,
non
di
tramonto
,
e
il
Tilgher
stesso
è
costretto
a
confessarlo
quando
guarda
all
'
operosità
che
si
riprende
nell
'
impero
britannico
e
negli
Stati
Uniti
.
Non
si
dimentichi
che
appena
in
questi
anni
viene
sorgendo
un
capitalismo
russo
e
che
in
tutta
Europa
alla
momentanea
stasi
dell
'
industria
sta
sostituendosi
un
'
organizzazione
capitalistica
(
cultura
intensiva
)
della
proprietà
agraria
.
4
.
-
Le
difficoltà
e
le
oscurità
presenti
sono
una
crisi
momentanea
che
agevolmente
superiamo
pur
tra
incertezze
e
contraddizioni
.
E
certo
come
tutte
le
crisi
anche
questa
non
è
da
considerarsi
con
leggerezza
,
ma
vuole
gli
sforzi
operosi
dei
popoli
e
l
'
acume
politico
dei
governanti
.
Chi
la
studi
con
libertà
,
senza
desiderio
di
sintesi
frettolose
,
vi
scorge
forme
ed
aspetti
che
ne
agevolano
e
chiariscono
la
comprensione
.
Importa
inizialmente
distinguere
una
crisi
morale
,
una
crisi
economica
,
una
crisi
politica
.
La
crisi
morale
è
descritta
con
forza
decisiva
dal
Tilgher
e
alla
sua
visione
degli
stati
d
'
animo
dell
'
Italia
dopo
la
guerra
(
dal
sensualismo
allo
scetticismo
)
poco
resta
da
aggiungere
se
non
forse
una
più
precisa
determinazione
cronologica
che
limiti
quei
fatti
nel
loro
valore
di
documenti
di
psicologia
durante
le
aspettazioni
messianiche
dei
primi
mesi
dopo
la
vittoria
che
condussero
alle
crisi
del
dannunzianismo
e
del
fascismo
.
Oggi
dalle
preoccupazioni
colte
dal
Tilgher
siamo
liberi
,
e
i
residui
hanno
altrove
il
loro
centro
ideale
intorno
a
cui
possono
essere
valutati
.
La
crisi
economica
si
viene
superando
più
a
stento
,
dopo
lotte
operose
e
feroci
tra
i
vari
elementi
della
produzione
industriale
,
e
proprio
queste
lotte
hanno
potuto
suscitare
in
taluni
l
'
illusione
di
pericoli
mortali
,
il
pensiero
di
un
esaurimento
definitivo
.
Ma
l
'
intima
natura
della
civiltà
capitalistica
è
in
questa
ampiezza
di
lotta
;
sua
diretta
funzione
è
suscitare
con
fecondità
ideale
che
non
ha
posa
i
miti
e
i
programmi
che
la
fraintendono
e
la
negano
e
intanto
trascinano
per
forza
d
'
illusione
anche
le
forze
più
riluttanti
e
ribelli
a
collaborarvi
.
A
chi
sogna
palingenesi
socialistiche
il
capitalismo
moderno
oppone
insuperabili
esigenze
storiche
e
pratiche
:
gli
operai
,
diventati
coscienti
di
tutta
la
loro
forza
,
attraverso
le
rivendicazioni
di
programmi
inattuabili
ma
idealmente
intransigenti
e
nobili
,
cozzandovi
contro
si
fanno
capaci
di
soddisfarle
,
e
divengono
degni
prosecutori
del
compito
assoluto
che
il
capitalismo
inesorabile
pone
a
chi
vuol
guidare
la
storia
moderna
.
Cosi
la
crisi
economica
attraverso
una
vigorosa
dialettica
diventa
crisi
politica
:
si
chiariscono
i
termini
e
si
esprimono
in
forze
concrete
che
il
politico
concilia
e
svolge
secondo
la
propria
saggezza
.
Dall
'
incertezza
sentimentale
scaturiscono
ormai
valori
determinati
e
fatti
che
entrano
nella
storia
.
Questo
processo
,
non
mai
abbastanza
meditato
,
insegna
(
anche
a
noi
uomini
di
lotta
)
la
necessaria
serenità
,
che
al
di
sopra
di
pessimismi
e
ottimismi
è
il
solo
atteggiamento
realistico
dello
storico
e
del
politico
.
5
.
-
Ma
al
Tilgher
la
considerazione
degli
stati
d
'
animo
e
la
palingenetica
conclusione
suggeriscono
invece
esili
costruzioni
di
politica
generale
e
avventati
piani
di
politica
estera
.
Un
odio
indomabile
per
la
mentalità
anglosassone
gli
fa
scorgere
nell
'
Inghilterra
la
sola
responsabile
della
guerra
(
mentre
il
suo
realismo
filosofico
gli
insegna
agevolmente
che
non
esistono
responsabili
di
un
fatto
universale
come
la
guerra
europea
)
e
negli
Stati
Uniti
il
degno
complice
del
dopo
guerra
,
legati
tutti
e
due
per
gretto
calcolo
con
l
'
imperialismo
francese
.
Concetti
manifestamente
esclusivistici
anche
se
contengono
non
poca
verità
.
Contro
codeste
nazioni
capitalistiche
Tilgher
invoca
il
blocco
delle
nazioni
proletarie
dell
'
Europa
centrale
e
orientale
(
anche
vi
comprende
il
lontano
Giappone
!
)
e
chiede
l
'
esplicita
adesione
dell
'
Italia
.
In
questa
drammatica
visione
appena
superficialmente
interessante
,
il
Tilgher
dimentica
le
conclusioni
catastrofiche
e
vi
scorge
per
un
momento
,
schematizzata
la
storia
dei
nuovi
anni
.
Anzi
una
sua
osservazione
(
pag
.
102
)
sul
valore
finale
della
rivoluzione
che
dovrebbe
dare
una
patria
alle
plebi
che
non
l
'
avevano
è
davvero
potente
.
Ma
per
riuscire
valida
doveva
essere
la
sola
idea
o
l
'
idea
centrale
del
libro
;
non
un
solitario
,
dimenticato
frammento
di
cui
sembra
che
l
'
autore
ignori
il
significato
.
L
'
Italia
non
può
aderire
al
blocco
delle
nazioni
proletarie
,
perché
le
nazioni
proletarie
non
esistono
e
la
politica
si
fa
con
ben
altro
realismo
.
L
'
Italia
deve
aderire
,
non
politicamente
,
ma
economicamente
,
senza
pregiudiziali
esclusioni
all
'
Europa
(
e
all
'
America
)
operosa
dalla
quale
il
suo
sforzo
a
ricostruirsi
,
ad
affermarsi
,
a
salvarsi
finanziariamente
ed
economicamente
,
può
essere
aiutato
.
La
sua
deve
essere
una
politica
di
pace
:
benevola
verso
Germania
e
Russia
come
verso
Inghilterra
e
Stati
Uniti
.
Falliti
i
piani
giuridici
e
i
sogni
giusnaturalistici
del
wilsonismo
,
l
'
Europa
è
oggi
di
fatto
una
Società
delle
Nazioni
(
o
s
'
avvia
ad
esserlo
,
nonostante
la
Francia
)
;
una
collaborazione
per
vincere
la
miseria
;
per
superare
quattro
anni
di
lotta
dolorosa
e
necessaria
.
Perciò
la
polemica
del
Tilgher
contro
l
'
intemperanza
dei
nazionalisti
e
le
follie
dell
'
estetismo
politico
e
contro
il
pagano
giovandarchismo
è
pregevole
e
,
per
noi
,
interamente
accettabile
.
Tutto
il
libro
poi
ha
il
merito
di
far
meditare
sui
rapporti
tra
storia
internazionale
e
storia
nazionale
,
sebbene
le
interpretazioni
che
se
ne
danno
siano
poi
dal
punto
di
vista
nostro
da
respingersi
,
come
s
'
è
detto
.
La
guerra
coincise
nel
suo
valore
politico
con
profonde
crisi
di
formazione
nello
spirito
dei
vari
Stati
.
Crisi
di
Stati
,
più
che
di
Nazioni
:
l
'
ideologia
nazionale
è
inadeguata
alla
realtà
moderna
.
Le
lotte
e
le
contraddizioni
della
vita
nostra
si
fondano
su
due
esigenze
di
opposta
natura
che
contemporaneamente
si
affacciano
e
generano
soluzioni
antitetiche
le
quali
potranno
essere
conciliate
soltanto
in
una
fase
finale
che
sfugge
alla
visione
dei
pratici
dell
'
ora
.
L
'
opera
della
civiltà
moderna
esige
organi
superiori
in
cui
l
'
azione
del
singolo
sia
inquadrata
e
spontaneamente
si
organizzi
:
lo
Stato
moderno
è
diventato
il
termine
essenziale
della
vita
sociale
.
Ma
dall
'
interno
premono
esigenze
popolari
,
democratiche
,
che
negano
insieme
le
pretese
del
nazionalismo
e
le
invadenze
dello
Stato
burocratico
e
protezionista
.
Confusamente
questi
sentimenti
nella
loro
ampiezza
europea
ebbero
espressione
nel
mito
della
Società
delle
Nazioni
e
talvolta
persino
nelle
aspettazioni
bolsceviche
.
Nei
singoli
organismi
(
attraverso
quante
esperienze
si
vogliano
di
economia
associata
e
di
turatismo
dilapidatore
del
pubblico
erario
)
si
prepara
l
'
affermazione
dello
Stato
etico
come
Stato
liberale
e
il
trionfo
dell
'
iniziativa
nell
'
unità
.
(
Regime
parlamentare
reso
possibile
dall
'
autonomia
e
dal
decentramento
che
vi
si
connettono
necessariamente
,
come
propone
il
Tilgher
)
.
Anche
questa
è
una
forma
in
cui
s
'
esprime
l
'
esigenza
dell
'
operosa
pace
economica
a
cui
l
'
Europa
,
non
ancora
votata
al
tramonto
,
anela
.