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> autore_s:"Gatto Alfonso"
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RIVA DI TRENTO , 24 . - È Gavroche che vi manda questa cartolina illustrata : il Lago Azzurro , il vaporetto a ruota , le bandiere che squillano , la torre dell ' Orologio e le montagne a picco sulle case . Nella tappa alpina che , da Schio , ci ha portato a Rovereto , il nostro angelo ci ha detto : « Vi seguirò anche in Lombardia , ma dove troveremo più queste montagne , questo cielo limpido , questi fiori ? » . E Fortini , che aveva rinunciato al suo spirito di campione , pur di godersi il paesaggio , al Pian delle Fugazze si è fermato ed ha recitato Rio Bo , la piccola e cara poesia di Palazzeschi . Si era fatto , intorno , un piccolo uditorio di ragazzi che lo hanno applaudito . Intenerito , il nostro pilota si è messo a dispensare cartoline de " l ' Unità " , ed anche il prete del campeggio ha avuto la sua per scrivere , a casa , ricambiando il dono con una immaginetta di San Cristoforo , protettore degli automobilisti e dei carovanieri . Terminata questa breve cerimonia e salutati tutti i villeggianti , ci siamo perduti all ' orizzonte della discesa . A Riva , entrando nel cielo del Trentino , là dove il Sarca s ' appiglia agli ultimi ciottoli della riva prima di perdersi nel lago , Gavroche si è sbottonata la camiciola al vento , che gliel ' ha subito gonfiata , lasciandola apparire nel cielo come una vela . È stata la prima volta che tutti hanno potuto vederlo . E una nuvoletta gli si è accostata al piede per dargli il benvenuto e il capitano di un battello , con la barba e i bottoni d ' oro come un eroe di Verne , ha dato fiato alla sirena per dare l ' annuncio . Arcadio Venturini , il pallido compagno di Arco che imbianca e dipinge le case del suo paese , era un altro angelo di questa terra che ci veniva incontro a salutarci . E , con la debole voce di malato , ci diceva la sua volontà di vivere e di lottare per il Partito , come aveva sempre fatto sin da ragazzo . Con lui era la compagna Rita Frapporti , che aveva abbandonato il suo allegro negozio di chicche e di dolci per venire incontro a " l ' Unità " . La Rita è tutta sale e pepe , nessuno riesce a sfuggire alla sua tenacia di strillona e di amica della nostra stampa . E Clari , il piccolo orologiaio con la sua faccia di bambino , poteva dare finalmente a Fortini una diagnosi definitiva sulla vaporiera che egli porta al polso , giudicata inguaribile senza rimedio . Clari si batte per la organizzazione come un vecchio militante e abbandona spesso il suo banco di artigiano per la Sezione . E Guglielmina Righi , allegra come una ragazza , e la Vittoria Confalonieri , specialista per bambini , e anima del Partito non soltanto a Riva , ma in tutto il Trentino , e suo marito Dario , anche lui medico ad Arco e barbuto come un cospiratore , e Baroni che aveva ancora alle tempie il lauro del suo dottorato : tutti gli attivisti della Sezione più organizzata e più viva della provincia ci erano intorno e mettevano fra le braccia de " l ' Unità " un mazzo di garofani rossi . In carovana siamo andati a San Giacomo , dove i bambini si chiedevano : « Quanto costa il cinema ? » e non credevano ai propri occhi nel sentirsi invitati a seguirci in piazza , a Varone , ad Albola , dove i ragazzi ci salutavano col pugno chiuso . « Mancano molti giovani compagni che sono al campeggio sull ' Adamello - mi diceva Clari - sono pieni di iniziativa e di nuova volontà . Facciamo molto affidamento su loro » . Con Baroni , prima di andare in piazza per il comizio , sono andato a trovare il prof. Righi , che mi voleva conoscere . Era a letto , questo vecchio e caro uomo che lotta per il socialismo e che ha passato la sua vita in mezzo ai ragazzi . Non avrei mai creduto di trovare in lui anche un grande amico della poesia e un ' anima così pronta ai ricordi e alle emozioni . Abbiamo parlato di Firenze , della " Voce " alla quale egli fu vicino e collaborò , di Campana e Bastianelli , dei nostri giornali : un uomo così informato e così colto era anche modesto e paziente al gesto della mano con cui sempre accarezzava la coltre mentre conversava . Ecco : nella dolce e azzurra provincia d ' Italia ci sono uomini così buoni e così attenti alla vita di tutti , come in fondo alle vie colorite dagli alberghi e dai bazar vi sono le vecchie piazze cariche di storia da cui il nostro Partito parla ed annuncia l ' avvenire . Nella piazza 3 Novembre , raccolta fra le case e stipata di folla , la dolce città di Riva , cinta dal silenzio delle acque e delle montagne , ci ha veramente ascoltato col cuore . E una bambina ci ha offerto arance e limoni della riviera , un ragazzo il cavalluccio di legno dedicato ad un bambino povero di Milano , i partigiani un libro che racconta la loro storia . Siamo quasi al termine di questo nostro viaggio , nel Veneto , ma il ricordo dei compagni e degli amici di Riva ci accompagnerà sempre . Siamo stati per un giorno in una famiglia , e abbiamo conosciuto uomini e donne così semplici che vorremmo poterli incontrare sempre per riconoscere salva ed incorrotta la vita che i viaggiatori annoiati e i villeggianti apatici non sanno come corrompere e minacciare ancor di più . È stato lungo il congedo : Arcadio Venturini era pallido ed emozionato , ma la sua mano era forte , la sua voce sicura , nell ' alzare il piccolo bicchiere di vino rosso alla gloria del nostro giornale , alla fortuna del Partito e dell ' Italia . Egli vedeva le grandi e bianche Case del Popolo affrescate con le sue mani e salutate dal suo canto . Guglielmina applaudiva strepitosamente come una scolaretta e Clari , finalmente , conveniva che ci sono orologi che battono più presto il tempo sul pulpito stesso del cuore . Così era consolato anche Fortini , il quale vuol bene alla sua vaporiera che porta al polso , per lo meno quanto all ' omnibus della carovana . Gavroche , zitto zitto , se ne era andato sull ' Adamello a trovare i ragazzi del campeggio . A mezzanotte lo abbiamo visto ritornare in Sezione con la camicia carica di stelle alpine .
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Gavroche , prima di prendere il volo , l ' ha fedelmente trascritto . E intanto si preparano altri giri nella Lombardia e nell ' Emilia Qui , sotto la pioggia , e nel vento d ' una giornata quasi autunnale , il " Giro del Veneto " ha ripiegato le tende . Gavroche fradicio d ' acqua , intirizzito nella sua camiciola , s ' è fatto accendere il fuoco da Fortini per scaldarsi i piedi . Salendo da Riva , a Trento c ' eravamo fermati nella mattinata per salutare Giorgio e Visentini che lavorano in Federazione e per portarci sul mezzogiorno a Gardolo , alla mensa degli operai della Caproni . L ' ultimo giorno d ' una lunga festa era già così triste che proprio non ci voleva l ' autunno a salutarlo sconsolatamente . Ho chiesto al nostro angelo : « Conosci Gassler ? » , « chi è , un nazista ? » , mi ha risposto . « Presso a poco - gli ho dovuto precisare - è il vescovo di Bressanone . E del principe - vescovo Ferrari non ne hai mai sentito parlare ? Perché non vai a trovarlo ? » . Gavroche non se l ' è fatto ripetere due volte e ha preso subito il largo . « Finirà che lo perderemo di vista per sempre - brontolava Fortini - e sia ben chiaro che io senza angelo non viaggio più » . A Bolzano , prima di entrare in città , siamo andati incontro agli operai della zona industriale , alla Lancia , Ina Montecatini , Feltrinelli , Viberti . Fortini ha alzato gli altoparlanti , ha dato una pulitina ai vetri della libreria e ha messo il disco di Bandiera Rossa . Gli operai che salutavano la macchina e le bandiere de " l ' Unità " finalmente lo hanno fatto sorridere . In Federazione l ' angelo ci aspettava di già . Era apparso all ' improvviso nella stanza di Foco e s ' era presentato come annunciatore della carovana . Quando mi ha visto entrare , mi è corso incontro agitando un foglio di carta . « Ho fatto buona caccia - mi ha detto - l ' ho trovato sul tavolo del principe - vescovo che s ' era addormentato » . Sul foglio di carta c ' erano domande e risposte d ' uno strano questionario . Le domande erano state formulate dal principe - vescovo di Trento e le risposte scritte in bella calligrafia da un parroco della grande Diocesi , che , come si sa o come non si sa , cura anche le anime di una parte dei bolzanini . Il principe - vescovo domanda : « Esistono nella parrocchia associazioni sportive senza colore o politiche ? » . Il parroco risponde : « Esiste un ' associazione calcistica la quale per mezzo di inviti a giocatori d ' altri paesi e per i suoi stessi viaggi in altri campi reca nocumento alla gioventù cattolica » . Il principe - vescovo domanda : « Quale orientamento esiste in generale nell ' ambito della parrocchia ? » . Il parroco risponde : « Esiste in parte un forte materialismo che ostacola la cura delle anime . In alcuni reduci la fiducia nel parroco lascia a desiderare » . Il principe - vescovo domanda : « Quali sono i rapporti del medico comunale col parroco ? » . Ed il parroco risponde testualmente : « Ottimi nei casi di pericolo di morte dei parrocchiani . Il medico avvisa subito il parroco » . Il principe - vescovo domanda ancora : « Quale è il modo di vestire ? Esiste spirito di imitazione ? Ci sono uomini che lavorano senza camicia ? » . Il parroco si affretta a rispondere : « Le donne e le ragazze si vestono secondo la moda . Ci sono casi singoli di uomini i quali in presenza del sesso femminile lavorano nei campi senza camicia » . Il principe - vescovo vuol sapere : « Come si fa sentire lo spirito materialistico e come si cerca di superarlo ? » . Il parroco risponde : « Le conversazioni dei parrocchiani si riferiscono quasi esclusivamente al lavoro e al guadagno . Il problema religioso lascia molti indifferenti » . Il principe - vescovo vuol toccar con mano e chiede : « Esistono stabilimenti balneari misti e liberi ? » . Il parroco risponde : « Non ci sono stabilimenti balneari . La gente utilizza per i bagni il lago di Monticolo , il lido di Bolzano e la fossa dell ' Adige . Questo contribuisce a ridurre il senso del pudore » . Il principe - vescovo pone l ' ultima domanda : « Le persone dirigenti collaborano con le organizzazioni parrocchiali ? » . Ed il parroco forse s ' è giocata la carriera nel rispondere : « Purtroppo le persone dirigenti non collaborano con le organizzazioni della parrocchia perché sono stizzite dalla guerra e dalle conseguenze » . Mentre leggevo Gavroche mi fissava e alle spalle Fortini pescava col naso qualche parola per curiosare anche lui . « Un bel documento - ho detto al mio angelo - e tu che sei fatto d ' aria e di luce e che guardi con tanto amore alle chiesine poggiate sui prati e ai campanili che fanno din - don , avresti mai immaginato un principe - vescovo che vuol mettere gli occhi e le mani ovunque sulla vita e sull ' animo dei suoi fedeli spiandoli e censendoli come un inquisitore ? » , « Vedi - gli ho spiegato ancora - Tu e io forse non immaginiamo nemmeno come questo documento segreto insieme con tanti altri servirà un giorno agli storici che dovranno giudicare il nostro tempo . Hai reso un grande servigio al giornale . Questa sera ti premierò in pubblico . Che cosa vuoi ? Una medaglia , una chicca , un bicchiere di nettare , un viaggio di piacere a Roma , perché tu possa finalmente andare a vedere quel ponte che è carico d ' angeli che ti somigliano ? » . « Voglio venire con voi anche in Emilia , anche in Piemonte , anche in Liguria , vi seguirò sempre , vi seguirò sempre » , si è messo a strillare . Fortini aveva aperto le braccia e stringeva già Gavroche sul suo petto baciandolo . S ' è destato alle nostre risate . Da qualche minuto , senza accorgersene , baciava soltanto le sue mani . Gavroche se l ' era squagliata . Pioveva sempre su Bolzano e nella piazza Matteotti , al centro del quartiere popolare , il bravo compagno Lotti stava già approntando gli altoparlanti e il cavo delle luce per il cinema . I compagni della Federazione giovanile , Fambri , Storti , Garau , Soppelsa , mi mostravano il primo numero del loro giornaletto ciclostilato dove mi avevano raffigurato nelle vesti del degnissimo e nobile animale che mi somiglia . Anche la piccola Evelina metteva ridendo il dito sulla figuretta e la Renza era alle prese col telefono che da tre ore e più mi faceva penare . Foco era di malumore , guardava ai vetri il cielo chiuso carico di pioggia . « Sarebbero venuti migliaia di operai - diceva - ma credo che non ci sia nulla da fare . Dovremo rinchiuderci in casa e farli venir tutti qui » . Siamo andati in piazza ad invitar compagni e cittadini . Sotto i portici erano già in molti ad aspettare . Strette di mano , qualche brindisi in piedi al banco della mescita . « Facciamolo in piazza anche se diluvia » , dicevano , persuasi tuttavia che con quel tempo non c ' era più nulla da sperare . Ma nella Federazione ci siamo ritrovati lo stesso in tanti . E Foco ha parlato offrendo a " l ' Unità " un pannello scolpito dagli artigiani della Val Gardena e raffigurante alcuni giocolieri . « Questi sono giocolieri veri - egli ha detto - ma i giornalisti e i mestieranti della stampa avversaria che fanno i giocolieri non riescono mai a farsi prendere sul serio , nemmeno da se stessi » . Tutta l ' Italia era rappresentata in quella sala gremita fino all ' inverosimile : calabresi , siciliani , napoletani , romani , toscani , settentrionali d ' ogni regione mi salutavano e si facevano conoscere ognuno coi propri dialetti . E non c ' è stato forse congedo migliore dal Veneto che questa presenza di tutta l ' Italia operaia nella famiglia del nostro Partito , lassù , nella sala della Federazione di Bolzano . Arrivederci a tutto il Veneto , a tutti i compagni e gli amici incontrati , alle donne che ci hanno sorriso con fraternità e ai bambini che hanno voluto baciarci . Arrivederci a voi , compagni di Bolzano che per ultimi mi avete stretto la mano , a te , Foco , a te , Arona , a te Fambri , a te Bruna Finotti , che mangi la tua zuppa di latte bianco allo stesso tavolo dove hai lavorato per tutto il giorno .
Cicirinella a Morbegno ( Gatto Alfonso , 1949 )
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Gatto in mongolfiera ha cominciato ieri il Giro della Lombardia Le bandierine rosse che sventolavano sulla macchina della carovana nelle tredici tappe del " Giro del Veneto " sono ormai due cimeli che appartengono alla storia . Il vento le ha consumate ogni giorno , le ha strappate , bucate : sono due bandiere vecchie che onorano i capitani ritornati vittoriosi da una battaglia . Fortini ne è orgoglioso e alla partenza per il " Giro della Lombardia " ha voluto ancora spiegarle accanto alle nuove . In questo giorno di riposo il nostro omnibus è entrato in cantiere impolverato , pesto , carico di stampa e di doni e di valige : ne è uscito lindo e pavesato come una nave pronta per il varo . E c ' è stata la rottura della bottiglia di rito : abbiamo sturato una bottiglia di vino friulano che ci regalarono i compagni di Cividale . Vino da dei ; lo ha assaggiato anche Gavroche leccandosi i baffi . Il Veneto è lontano con i suoi fiumi , con le sue montagne , con i suoi laghi , con le sue piccole cariche di storia : e ci aspetta la Lombardia che tra poche ore saluteremo a Morbegno nel nome dell ' Adda . Le condizioni di salute dei componenti della carovana sono discrete : Fortini ieri ha scritto a Roma alla moglie una lettera di dodici pagine , Regi ha passato la serata a Baggio , in famiglia , Gatto ha studiato il percorso , e Gavroche se ne è stato sulle guglie del Duomo per tutto il pomeriggio . Alla sera ha preso parte a un piccolo ricevimento offerto dai bambini della Bovisa . Invitato a parlare ha detto che egli si augura che in Lombardia i compagni gli stiano preparando almeno le montagne russe . « Per fortuna che i pioppi sono più alti dei campanili - egli ha detto - altrimenti con tanta pianura rischierei di non veder nulla o sarei costretto a starmene sempre in aria come un ' anima del purgatorio » . Questo è di necessità un bollettino scritto in fretta : quanto tempo ci vuole per armare una carovana di tutto punto ! Le esperienze ci hanno consigliato di rendere più efficiente la nostra organizzazione , più ricco il nostro bagaglio di sorprese . Persino Gavroche ha fatto le bizze volendo che noi portassimo con noi una piccola mongolfiera . L ' ha battezzata col nome di Cicirinella , nel ricordo di una vecchia canzone di tre secoli fa ch ' egli ricorda benissimo . Ulisse , ha firmato il lasciapassare che dà via libera al primo naviglio della nostra flotta e ha attaccato a Gavroche sul largo pettorale della camicia un ' aquila d ' alluminio , leggera perché non precipiti di sotto . Fortini non s ' è ancora persuaso che il suo omnibus oltre che libreria , arengo , cabina di proiezione , osservatorio , orchestra e mangiastrada , sia diventato un hangar . Gavroche gli ha spiegato che Cicirinella non servirà tanto a lui che in cielo se ne può andare quando vuole con una semplice alzata di braccia , quanto a noi , poveri uomini costretti a stare coi piedi per terra . « Immaginate che effetto a scendere nella piazza di Castiglione con la nostra mongolfiera ? » . A buon conto Fortini è entrato da un ottico e comprare un piccolo cannocchiale . « Perché non scriviamo a Walter ? ? ha detto Regi - Sarà l ' astronomo della carovana » . Partiremo da piazza Cavour come comuni mortali , ma già sul viale Monza saremo gli " argonauti " di cui tutti parlano e che hanno già storia e leggenda sulle spalle . Gavroche è ansioso di scoprire l ' Adda e « quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno » . Quando entrerà in Valtellina , nella povera regione dove gli asini portano la terra sulle montagne , in quel cielo sempre rosato , accenderà una grande stella rossa per chiamare tutti i contadini alla grande festa di Morbegno dove gli operai saranno ad attenderlo . Forse dallo Stelvio scenderanno i grandi e vecchi pastori del cielo .
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MORBEGNO , 23 . - Il vecchietto che per venire a Morbegno ha fatto a piedi sette chilometri all ' andata e sette al ritorno , si chiama Gatti ed è di Dazio . Immaginate la Valtellina brulla nel cielo della sera : sullo stradale ritornano alle proprie case di pietra e di legno i minatori che , per tutto il giorno , hanno lavorato alle miniere di Chiavenna , a Traona si accendono le prime luci , per le vie di campagna i contadini vanno dietro a una mucca e le monache tutte nere , a drappelli , appaiono come ombre nel silenzio in cui si ode soltanto il fresco rumore dell ' Adda . Il tempo si è fermato , ma il nostro vecchietto cammina , battendo sulla strada il piccolo bastone ; ha un ' idea in testa , e l ' avvenire che potrà essere suo per qualche anno ancora , gli si apre al passo , come se egli sia ancora giovane e possa salutare il giorno della vittoria . L ' angelo l ' accompagna , il nostro Gavroche , stupito della sconsolata povertà della sera che gli è intorno , da quelle grigie montagne che lasciano il cielo solo . Egli dice al nostro vecchietto : « Senti ? Laggiù cantano l ' Internazionale e le bandiere rosse della carovana che sta entrando in Morbegno , hanno rotto la grigia cerchia delle case , alle quali non giunge mai una parola che sia di festa e di speranza . Senti ? La macchina de " l ' Unità " strombetta nelle viuzze di Traona e alle finestre di quei tuguri , fatti di legno e di pietra , si affacciano donne e bambini che non hanno mai avuto tra le mani un giornale , uomini che vivono di miseria e di contrabbando , ragazze bellissime ed impaurite dai proprii sogni . È stata come una pietra gettata in un lago : le monache hanno visto , a un tratto , le proprie orfanelle avviate alla chiesa , rompere le file , sparpagliarsi intorno alla macchina e tendere le braccia per ricevere un " Calendario del Popolo " . Figure , illustrazioni di uomini , di paesi , di città , pitture , sculture : improvvisamente , un mondo si è rivelato da quelle pagine ai loro occhi e forse il ricordo resterà sempre a destarle » . Il nostro vecchietto , camminando camminando , diceva di sì con la testa . E rassicurato , Gavroche è volato sulle spalle del compagno Manzocchi ; che con la sua bella testa candida , dalla carrozzina ov ' era seduto , mostrava la via al corteo . Al ponte sul Bitto avevamo incontrato i compagni di Morbegno , che ora ci accompagnavano alla Sezione ove ci aspettava Garibaldi , tutto vestito a colori in una grande oleografia di tanti anni fa . Passato l ' ultimo treno , scomparso anche il cielo nella notte , questi paesi approdano al sonno , chiudono le porte di casa : pochi lumi restano a tracciarne l ' abitato . Ma sabato sera , a Morbegno , " l ' Unità " aveva messo a soqquadro tutte le abitudini . Passando e ripassando per le vie del centro , davanti ai portichetti ancora affollati , per i viottoli della periferia sino a Regolado , sino a Traona , il nostro omnibus si portava dietro la folla verso la piazza di Sant ' Antonio , ampia , aperta nella notte . In bicicletta giungevano i compagni da Traona , da Ardenno , da Delebio , altri se ne annunciavano da Sondrio . Nel feudo democristiano " l ' Unità " si ritrovava all ' appuntamento con i propri fedeli che erano tanti , uomini , donne , bambini , cittadini destati dal loro sonno provinciale e portati a ricordare di quei giorni succeduti alla insurrezione , in cui anche nella Valtellina passò la speranza di una vita nuova . In questi paesi , ed in tanti altri che sembrano rassegnati ad accettare il mondo così come è , la propria miseria , la propria disperazione , i propri lutti , arde segreta una speranza di giustizia che toccherà a noi cogliere negli occhi dei poveri operai , dei contadini , dei diseredati che hanno persino paura di mostrarsi troppo e che , quasi , chiedono scusa di vivere . Una parola fraterna e schietta che essi ascoltino , la visita del nostro giornale alle loro case , perdute persino nel ricordo degli uomini , la visione di migliaia e migliaia di operai organizzati nelle nostre grandi città industriali : basta un nulla perché essi si sentano chiamati a dirci le proprie esitazioni , a mostrasi , a ritrovare nella letizia e nella compagnia di una sera , la prima forma di società perduta . In questa aria di comune ritrovamento , " l ' Unità " si è vista festeggiare a Morbegno con una spontaneità che raramente ci è stato dato , altrove , di riconoscere . L ' applaudivano uomini e donne della montagna , che non hanno veramente nulla oltre al proprio cuore , anch ' esso umiliato ed offeso da secoli . Gavroche era talmente commosso che ne ha fatta una delle sue . Invisibile com ' è , mi si è messo davanti mentre ero al microfono e si è messo a parlare lui al mio posto . Io aprivo la bocca , io muovevo le braccia , ma la voce e le parole erano sue . Pure , non restavo mai a bocca aperta e mai alzavo fuori tempo le braccia : un profondo incantesimo ci teneva uniti . Dopo il comizio mi ha annunciato che , per questo inverno , formerà una intera squadriglia di angeli che , ogni giorno , saranno nei paesi della Valtellina , a trovare i poveri montanari nelle loro case ed a spiegar loro il Manifesto . Fortini si è dichiarato disposto a morire , pur di far parte della invidiabile schiera di cherubini . « Porterò con me la mia tromba - egli ha detto - e ruberò una camicia da notte a mia moglie » . Gavroche ha dovuto faticare a spiegargli che sarebbe troppo comodo disporsi a morire per diventare angeli : occorre , invece , imparare a nascere ogni giorno nuovo e innocente della propria memoria , e della propria storia , far raccogliere a tutti gli uomini di questa terra i frutti della verità , essere come la luce . Fortini ha passato la notte senza dormire , aspettando che gli spuntassero i denti . All ' alba piangeva come un lattante . Poi si è accorto che sognava ed è caduto dal letto , ammaccandosi il naso . A quell ' ora , Gavroche se ne tornava in mongolfiera da un suo viaggio al sanatorio di Sondalo . Cicirinella ha atterrato dolcemente in piazza . Io e Regi siamo saliti con le nostre valige per raggiungere Chiari dalle vie del cielo . Fortini se ne è rimasto solo col suo omnibus , a seguirci via Lecco - Bergamo . Di questo - e dell ' incontro di Fortini con un novello don Chisciotte - vi parlerò domani ; durante il racconto delle nostre due tappe nel Bresciano .
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GOTTOLENGO , 30 . - Nella lunga tappa di trasferimento da Morbegno a Chiari i carovanieri de " l ' Unità " , l ' angelo Gavroche e persino Cicirinella hanno vissuto una cavalleresca avventura che val la pena di raccontare per filo e per segno . Come sapete Fortini era partito solo via terra , noi altri lo seguivamo dal cielo , comodamente seduti , sui sacchi di zavorra , nella navicella della mongolfiera . Il passaggio del lago si è svolto calmo , senza incidenti . Navigavamo a 700 metri di quota , Fortini procedeva a 30 chilometri all ' ora , fermandosi a Varenna a comprare il giornale dalle mani di un compagno . Si accingeva a leggerlo per farci dispetto , quando Gavroche , calandosi alle sue spalle , glielo ha portato via di mano . Fortini è rimasto con tanto di naso e , per guardare in cielo al nostro pallone , per poco non è andato a cozzare contro il muretto della strada . Dopo Meggianico e dopo Calolziocorte , entrando nel Bergamasco , l ' aria si è fatta all ' improvviso carica di cattivi presagi . Un passaggio a livello chiuso , a Caprino , la strada incassata in curva tra la collina e l ' improvviso silenzio della campagna , prima allietata da allegre brigate domenicali , che in bicicletta , correvano al lago : erano tutti segni che annunciavano la straordinaria avventura alla quale ben presto , è proprio il caso di dire , avrebbe dato mano il cielo e la terra . Fortini si era abbandonato alle proprie meditazioni , e noi dall ' alto gli stavamo calando un panierino per dargli le ultime notizie della rotta , quando sulla strada gli si è parato davanti un guerriero con elmo e con corazza , il quale con la lancia in resta , dall ' alto della sua cavalcatura , gli ha così parlato : « Vuoi tu , infedele , abbandonando la tua macchina indiavolata , seguirmi al passo dell ' umile bestia che ti somiglia , vuoi tu essere scudiero dell ' ultimo Don Chisciotte che viaggia il mondo ? » . - Va là , fascista - gli ha gridato pronto Fortini . - Levati di sotto , soldato del Papa , se no , quanto è vero Dio che t ' ammazzo - e ha ingranato la marcia . Gavroche , dall ' alto della navicella , calando un uncino , toglieva la scodella di testa dal cavaliere proprio nell ' istante in cui egli si lanciava a spron battuto contro il parabrezza . Non l ' avesse mai fatto . Dai viottoli vicini , dalle case che sembravano chiuse , dieci , venti , trenta cavalieri , vestiti di maglia di ferro e reggendo al braccio un grande scudo crociato , erano sbucati in tempo a circondare la macchina ed a tuffarsi in mischia su Fortini , che , alzato in piedi sul sedile , aveva impugnato per sua difesa la grossa ruota di formaggio casereccio offertoci dai compagni di Morbegno . Noi , dal cielo , fremevamo . Cicirinella si torceva per l ' impazienza . Gavroche si era già buttato di sotto e , con le sue ali , schiaffeggiava a destra e a manca i crociati , che rotolavano sulla strada e si rialzavano ancora in tempo per essere di nuovo presi nel vortice dell ' invisibile ruota . Fortini , coi bastoncelli delle due bandierine rosse , picchiava a tutt ' uomo , dopo aver scagliato la forma di formaggio in piena faccia a Don Chisciotte , che era caduto di sella , scalciato anche dal destriero che ormai fuggiva all ' orizzonte . Regi , dalla navicella , aveva dato mano ai sacchetti di zavorra e li scaraventava sulla mischia , la mongolfiera prendeva quota ad ogni lancio e io ero attaccato alla cordicella a dar via libera al gas per calar di nuovo . Dopo un quarto d ' ora di battaglia , la strada era seminata di nemici che facevano tutti finta di essere morti , pur di dormire in pace . Fortini raccoglieva la grande ruota di formaggio e risaliva in macchina per continuare il viaggio seguendo la rotta che gli indicavamo dal cielo . Gavroche , non avendo altra medaglia , si appuntava sul petto l ' aquila di alluminio donatagli da Ulisse alla partenza da Milano . Chi era stato a far uscire da una vecchia illustrazione quei trenta crociati e quel grosso cavaliere pieno di macchie e di paura e ad inviarli contro di noi ? Forse il chiarissimo monsignor Capretti , di Chiari , che durante le messe della mattina aveva ordinato a tutti i fedeli di star lontani dalla Festa che si annunciava in piazza , pena l ' eterna scomunica ? Alle case di Brescia e dei paesi vicini , dai solerti uffici redazionali de " L ' Italia " , erano stati inviati questi manifesti , debitamente pagati e affrancati , da cui vi trascriviamo il testo : « In ubbidienza al decreto del Santo Uffizio , ci è vietato assolvere i comunisti : li preghiamo , quindi , di accedere al confessionale solamente se pentiti . Non poneteci nella dolorosa situazione di dover negare l ' assoluzione » . Per risposta , i compagni di Chiari che ci aspettavano a Coccaglio , erano in tanti con la bandiera e in corteo ci accompagnavano nella grande piazza ove si apre il loro Circolo . Il comizio della sera è stato un vero trionfo per Chiari : erano venuti compagni anche da Palazzolo sull ' Oglio e da Covo , la Sezione meglio organizzata della Bassa Bergamasca . La vasta piazza era quasi tutta esaurita e la proiezione dei due documentari ha tenuto attenti , per un ' ora e mezza , quasi tutti i cittadini che avevano disertato il cinema all ' aperto gestito dall ' Oratorio . Trenta metri di tela le ragazze della filanda hanno offerto a " l ' Unità " e Fortini diceva tra sé : « Ora mi tocca trovare un gatto vero e proprio per portare in salvo la ruota di formaggio e una bella Penelope per questa tela . E chissà che essa non mi serva per un ' altra battaglia ... » . A Brescia , Fortini ha trovato il gatto che cercava e la carovana si è incontrata col compagno Antonini , che è il sindaco di Gottolengo . Con lui , nel pomeriggio , siamo andati al piccolo paese dei braccianti che è , insieme con Gambara e con Pralboino , una trincea avanzata del socialismo e della democrazia nella Bassa Bresciana . Gottolengo è un Comune modello quanto alla sua amministrazione e l ' affetto con cui Antonini mi indicava le opere pubbliche , realizzate anche col lavoro volontario degli abitanti , la colonia estiva dei bambini che ci salutavano dalla villetta dell ' asilo infantile , era lo stesso col quale , più tardi , i compagni mi mostravano il loro paese illuminato a festa e risonante già dei canti dei giovani e delle ragazze venuti dai paesi vicini e lontani , da Gambara , da Ghedi , da Pralboino , da Isorella , da Remedollo , da Pavone Mella , da Leno , da Visano , da Calvisano , da Fiesse e persino da Manerbio , che dista 17 chilometri . I comizi a Gottolengo sono sempre una festa per il Partito e per " l ' Unità " , il cui nome sfolgorava da una scritta luminosa fissata sulla facciata del teatro comunale . Evidentemente , il merito non era mio , ma di quella migliaia di compagni che mi rispondevano . Da Gottolengo portiamo con noi un aratro di legno costruito con amore dal compagno Cigala , bello e colorato come un giocattolo , e soprattutto le voci , i canti , la passione dei braccianti della Bassa Bresciana , di questi paesi che sono fondati nella terra con le stesse radici degli alberi e che mostrano altra storia che quella della proprio lavoro .
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CASTIGLIONE DELLE STIVIERE , 31 . - In questa cara e piccola città dell ' alto Mantovano , che si affaccia da colline bellissime e dai ruderi della vecchia rocca , quasi alla vista del Garda , " l ' Unità " ha avuto forse la più grande festa . I compagni di Castiglione , sotto la guida di Severino Negri , ispettore della Federazione di Mantova , l ' avevano agghindata : era da quattro giorni che lavoravano , passando l ' ultima notte quasi senza dormire . Festoni , bandiere , scritte luminose alle finestre con le testate di tutta la nostra stampa , da " l ' Unità " a " Rinascita " , dal " Calendario dl popolo " a " Vie Nuove " , a " Noi Donne " , un palco vasto come il ponte di comando di una nave : un altoparlante grande come la tromba del giudizio . Quando poi siamo giunti da Gottolengo , essi stavano lavorando ancora ed hanno continuato a lavorare salutandoci con la mano . La Giustizia con la bilancia in mano sulla colonna della piazza e Domenica Calubini , in piedi col suo peplo di marmo sul piedistallo della fontana , ci hanno dato il benvenuto della vecchia rocca dei Gonzaga , annunciandoci alla storia , che spesso si è fermata da queste parti a portare il fragore delle battaglie . La mattina era dolce e ventilata ed i paesi vicini , da Goito a Solferino , sorridevano alla immagine delle vecchie campagne di guerra , come a vecchie stampe colorate nelle quali , ora , pascolavano le mucche di un pastore sdraiato sull ' erba e correva l ' acqua di una cascata sino a lambire le mura della filanda . La bella cittadina , ove pure si annidano tanti benpensanti e tanti faccioni ( così , nel Mantovano , sono chiamati democristiani e fascisti ) , era in maniche di camicia per " l ' Unità " , lavorava cantando , cantava lavorando , voleva scrollarsi di dosso l ' inerzia per farsi segnare a dito non più come una pecora nera in una grande provincia rossa , ma come una trincea avanzata del socialismo in terra bresciana . C ' è riuscito al di là di ogni aspettativa e l ' organizzazione di cui si è dimostrata capace era così sicura , così vigilata che i compagni hanno potuto rompere gli schemi ed aprirsi alla spontaneità più commovente , e quasi alla fantasia , senza turbarla . I compagni della Bassa Mantovana e gli stessi compagni del Bresciano hanno aiutato Castiglione a ritrovare una grande sera di festa , a mostrarla ai nemici e agli avversari , all ' arciprete , ai democristiani e ai fascisti che assistevano al comizio : sono venuti a centinaia e centinaia , alcuni facendo , fra l ' andata e il ritorno , quasi 150 chilometri di viaggio . Alle 9 la piazza era fitta di popolo e di bandiere sotto il cielo stellato : i canti si levavano alti nella notte verso i compagni che , ancora , pedalavano da tutte le strade per raggiungere la città . Quanti sindaci dei Comuni democristiani ci erano intorno , da Mignoni sindaco di Suzzara , ai primi cittadini di Marmirolo , di Solferino , di Volta Mantovana , di Castiglione , e compagni di tutte le Sezioni ci stringevano la mano , venuti con ogni mezzo da Guidizzolo , da Goito , da Desenzano , da Solferino , da Medole , da Cavriago , che è una roccaforte del clero , da Castelgoffredo , da Lonato , da Acquafredda , da Acquanegra , da Castenedolo , da Gonzaga . Centinaia , migliaia di compagni : volti , occhi , mani di vecchi , di donne , di bambini , di uomini di fatica . I compagni di Marmirolo e di Pegognaga , lontana 70 chilometri , non erano giunti : pazientavamo ad aspettarli . Non giungevano , ma li annunciavano ormai vicini i canti che tutti udivano nel silenzio che si era fatto sulla piazza . Stavo già parlando , dopo che Negri ed il compagno Zanchi delle Federazione di Mantova mi avevano presentato , spiegando il significato della festa , quando li abbiamo visti entrare in piazza e fendere la folla già assiepata , con la musica ed un grande striscione in testa , coperti dagli applausi e dagli inni . Abbiamo parlato a questa folla di migliaia di amici e di compagni , col nostro cuore , come potevamo , e al di là delle nostre stesse forze . Volevamo ringraziarli ad uno ad uno , raggiungerli con lo sguardo e con la voce . Parlavamo a tutte le case di Castiglione , a quelle chiuse ed a quelle aperte , perché ci ascoltassero i cittadini di buona volontà e non dimenticassero la loro grande serata di festa . Più che un successo , è stata una conferma della forza organizzata del nostro Partito e della verità del messaggio che noi , ogni sera , inviamo al Paese perché ci ascolti , perché ascolti il popolo migliore che è con noi , intorno a noi , a chiedere che siano difese la pace , la democrazia e il lavoro . Un sacco di grano hanno offerto i compagni di Castiglione , altro grano porteranno alla Sezione i contadini . Il segretario lo venderà , spedendo a Fortini il ricavato per una sottoscrizione a " l ' Unità " , che ricordi la grande serata passata insieme . Ma quanti altri piccoli doni i compagni non hanno voluto offrirci ; e Dante Bellini e Sfoi ci portavano , avvolte in un giornale , le pianelle lavorate con le loro mani , e Sergio Borsadoli un pezzo di sapone , « il più fine » , tolto dal proprio banco di profumiere , la compagna che conoscemmo a Pescara una bottiglia di « Sassolino » , e fiori , fiori , di grandi e di piccini . Eravamo in mezzo ai canti , in mezzo ai brindisi . I compagni che lasciavano la città continuavano a mandarci i loro saluti da lontano , dalla notte serena in cui sul cielo , in mezzo alle alte stelle , era anche apparsa la grande stella del nostro avvenire . La portava tra le braccia Gavroche , l ' angelo della carovana .
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CASALMAGGIORE , 1 . - Questo compagno cantoniere col quale vado camminando lungo il Po , mi piace : è un giovane invecchiato dal sole e dalla fatica , porta sul capo una paglia larga e ormai logora . Lui guarda le grandi e bianche strade dell ' estate e , dopo colazione , dorme all ' ombra dei pioppi col volto in una mano , come un ragazzo . Odo il silenzio largo e monotono del fiume , ove le barche scendono al filo della rotta senza mare . Il Po è una grande presenza in questa terra di lavoro , che si perde all ' orizzonte fino alla riva emiliana , coi suoi arenili abbaglianti , con le sue isole verdi e col tremolare lontano delle alberete . Questa è la civiltà contadina dell ' Italia e , di qua e di là dalle due sponde , ferve la lotta dei braccianti e dei mezzadri come una continua giornata di luce . Questi paesi e questa città della pianura Padana sembrano veramente aspettare il giorno della resurrezione popolare , e gli uomini come il cantoniere che mi cammina al fianco , saprebbero come dividere la propria giornata tra il lavoro , lo sport , la contemplazione e lo studio , i giovani operai come Buttarelli , che mi è alla destra , saprebbero far rinascere cartiere in mezzo alle pioppete che si perdono per venti - trenta chilometri all ' orizzonte , si ricorderebbero di portare sulla propria terra le esperienze dei viaggi compiuti nei Paesi che si vanno organizzando nelle nuove società popolari dell ' Oriente europeo . Così , camminando camminando , i due compagni mi mostravano quasi una città che non c ' era , ma che noi tutti vedevamo su quelle rive e nel fervido silenzio della pianura . Gavroche era con noi , altissimo : la sua ombra leggera passava sul greto come una nuvola e i ragazzi che si rincorrevano nuotando nel fiume , vicini e pur così lontani coi propri gridi , se lo indicavano . Lungo la strada da Castiglione delle Stiviere a Canneto sull ' Oglio , passando da Asola , ci eravamo fermati ad Acquanegra , dove i compagni mi aspettavano . E nella grande stanza del Circolo popolare , intorno ad un bicchiere di vino bianco , avevamo fatto conoscenza dei più vecchi militanti del Partito e del più giovane amico de " l ' Unità " . Con i suoi 76 anni , Curzio Rossi cedeva il passo a Vegilio Novellini , ancora più vecchio come uomo e come comunista , tutti e due in gamba , affezionati di un buon bicchiere e dell ' allegria che traspariva dal loro incarnato ancora roseo , dagli occhietti vispi e dalla arguta serenità delle parole . Insieme tutti e due , mi mostravano il ragazzo che batte i grandi nella vendita de " l ' Unità " , Ugo Caprioli di 14 anni . « E a Gavroche non regaliamo nulla ? » , essi mi chiedevano . Acquanegra e Canneto potrebbero essere i paesi dei balocchi : vi si fabbricano con amore artigiano grandi e bellissimi giocattoli . Dopo qualche minuto , Gavroche era in sella a un cavalluccio a dondolo e ammoniva Fortini che a Casalmaggiore egli sarebbe giunto al galoppo come un antico cavaliere . La piazza di Casalmaggiore ove si affaccia il municipio , è così vasta che potrebbe figurare degnamente in una grande città . In questa piazza era stato scritto ovunque , a forti lettere bianche : « Viva l ' Unità » e tabelloni inneggianti al " Mese della Stampa comunista " , striscioni di saluto erano tesi allo sbocco di tutte le vie : sulla torre del palazzo comunale , a più di quaranta metri di altezza , i compagni operai stavano innalzando una scritta luminosa visibile in tutta la pianura del Casalasco . Insieme col vicesindaco compagno Bravi e con l ' assessore socialista professoressa Ramponi , arrampicandoci per le ripide scalette , siamo saliti a salutarli . Mancavano ancora tre ore al comizio e già quel faro splendeva , ad indicare la via ai compagni che si erano messi in viaggio per giungere in tempo alla festa . Tocchi , della Federazione di Cremona , e Gerelli , della locale Camera del Lavoro , insieme con Buttarelli e col compagno cantoniere , spendevano le ultime raccomandazioni . Un enorme ritratto di Lenin calava lentamente dal balcone centrale del Municipio , proprio sul palco ove già si affacciavano in effigie Gramsci e Togliatti . La piazza , vivida di insegne di bar illuminati al neon , si popolava già di curiosi , di amici e di compagni . Stavamo già per parlare , quando in piazza sono entrati i carri carichi di giovani e di ragazze e le fiaccole portate dai compagni di Gussola e di Martignana . Hanno fatto il giro della vasta arena affollata , salutati alla voce e coperti di applausi . Da Cingia de ' Botti , da San Martino del Lago , da Palvareto , erano venuti a centinaia e centinaia i compagni di tutte le età , uomini e donne , ed ora se ne stavano in mezzo alle proprie bandiere , in quel vasto coro di voci , di lumi vicini e lontani , in quell ' allegro sferragliare di carri . Ha parlato Buttarelli , ho parlato io , ma soprattutto ha parlato un ragazzo , responsabile giovanile della Sezione di San Paolo , nel Parmense . Senza impaccio alcuno , e con la semplice evidenza delle sue parole pensate e dosate una ad una , egli ha ricordato i ventinove compagni arrestati nello sciopero bracciantile , i duecento nuovi iscritti in un mese , i nomi degli agrari che cercano di logorare lo spirito di resistenza dei contadini . Chiamava questi agrari semplicemente « fetenti » , con una parola così sobria e così definitiva che acquistava non so che veridica innocenza , pronunciata con quella sua voce acerba di ragazzo . Gli abbiamo chiesto il nome . « Orlandi Ermes » , ci ha risposto , arrossendo e ravviandosi con la mano i capelli biondi . Molto più impacciata , un ' adolescente che ci offriva panieri e cestini di uva non era riuscita a leggere il discorso che si era preparato scritto su un foglio . I compagni detenuti ancora in conseguenza dello sciopero bracciantile , avevano inviato a " l ' Unità " un bel cestino colorato fatto con mollica di pane . E il cantoniere , abituato a guardare all ' infinito le bianche strade dell ' estate , augurando buon viaggio alla carovana , ci metteva tra le mani una caravella con le vele di argento , costruita dagli operai della Placcato Oro . Oltre alla mongolfiera ed al cavallo a dondolo di Gavroche , ora abbiamo anche una nave . La nostra flotta incomincia a preoccupare Saragat e l ' alto comando del Patto Atlantico . Domani saremo a Soresina , il paese del latte . Chissà che non portiamo dietro una mucca carica di fiori e di campanelli .
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S . ANGELO LODIGIANO , 3 - Per S . Angelo passa il Lambro che è un bel fiume e più di tutti dice Lombardia e Milano . Un ' ingenua cartolina del luogo dà a vedere persino i pescatori che all ' orizzonte d ' un cielo nuvoloso , sullo sfondo del celebre castello , sono pronti a partire per la pesca . I comunisti di S . Angelo non hanno la vita facile . Nella cittadina della pianura lodigiana che ha pur dato i natali a una santa che in missione girò il mondo , anziché seminare zizzanie dal pulpito o dal convento , i preti tengono in soggezione tutti gli abitanti che vivono di piccoli affari e di piccoli lucri , facendo i venditori ambulanti e a poco a poco ingrandendo i commerci . Giorni fa uno straniero che fosse capitato a S . Angelo si sarebbe chiesto : « Ma dove mi trovo ? » . Le mura erano gremite di scritte in inglese , bandiere americane sventolavano sui palazzi pubblici , sulle torri e persino sulle chiese . Striscioni davano il benvenuto a O ' Brien , che non è il popolare attore , ma soltanto un monsignore d ' oltre oceano venuto a rendere onore alla Santa Cabrini . « Welcome to O ' Brian » , abbiamo ancora trovato scritto su tutti i muri . Per fortuna , nella notte , i compagni avevano controbilanciato l ' offensiva scrivendo dovunque il nome del nostro giornale , di Togliatti , di Fortini , e persino dell ' angelo Gavroche . Viaggiando nel pomeriggio caldissimo e inseguendo sulla strada affocata la Fata Morgana che Fortini ogni volta è pronto a indicarmi , ci siamo imbattuti a Crema in uno strano uomo che ci ha chiesto un passaggio . Aveva la barba come Carlo Marx , un cappelluccio di cencio in testa , un bastone in mano e sotto il braccio portava una cartella d ' acquarelli ed egli dipinge con una scatoletta di pasticche colorate in tasca , di quelle che usano i ragazzi . Ci ha detto subito : « Io dipingo meglio di Churchill , eppure non sono mai stato un ministro . Dipingo i miei sogni e i sogni di tutti gli uomini . Guardate » . Aperta la cartella ci ha mostrato a una a una le sue opere . Erano cieli azzurri , mari verdi e lievissimi , uomini che correvano su grandi spiagge gli uni verso gli altri , case di vetro trasparenti , arene affollate di giochi . « A S . Angelo farai un ' esposizione in piazza » , gli abbiamo detto . E difatti sul muretto della sezione , appena giunto , egli ha messo in fila i suoi cartoni e s ' è avuto le prime strette di mano dai bambini che erano accorsi a vederli , e subito dopo occhiatacce da parte degli ambulanti , che non avevano mai pensato che si potessero esporre in vendita i propri sogni . I prudenti si tenevano al largo dopo aver avvisato il maresciallo che è venuto a vedere di persona le pitture proibite . « Sono i miei sogni » , ha detto il vecchio . « I sogni sono sempre pericolosi - ha risposto subito il maresciallo - ritirateli subito » . Il comizio nel viale ove s ' affaccia la sezione è andato al di là d ' ogni aspettativa . Insieme coi compagni più giovani , quali i due cugini Franco e Mario Rusconi , e Ranzoni , l ' operaio della Face di Milano che fu licenziato perché membro della Commissione interna , c ' era il vecchio Gatti che ha a cuore le sorti della cooperativa e che per tanti anni ha lavorato nelle Ferrovie Nord . Anche Gatti ha una bella barba bianca alla Carlo Marx . Dispiaceri per il bravo cittadino qualunque di S . Angelo che vorrebbe beatificare e santificare anche se stesso pur di continuare a fare i propri comodi con la protezione del cielo e della terra .
La Proletaria suonò tutta la notte ( Gatto Alfonso , 1949 )
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ERBA , 5 . - A Pavia , Fortini disse : « Io non sono un autista , io sono un guerriero , uno strano soldato , vengo dall ' Oriente e non monto destrier ... » . Scese di macchina abbassando sugli occhi la visiera del berretto . Eravamo in pieno solleone , pensai che il caldo gli avesse dato alla testa . Anche Regi si era messo a protestare : « Io sono un Regisole » . Il nostro omnibus era improvvisamente diventato una gabbia da matti . « Alla terza che mi fate - gridai - vi licenzio e ve ne andate » . Per fortuna intervenne Gavroche a portare i suoi buoni consigli . « Sei o non sei un soldato di Mao ? - chiese a Fortini . - Ebbene , in Lomellina avrai tutto il riso che vuoi ed un vero e proprio esercito di compagni . Perché vuoi interrompere la tua grande marcia ? E tu bauscia - disse poi rivolto a Regi - troverai a pochi chilometri da Sannazzaro tutto un paese che si chiama Scaldasole , è la tua vera patria » . Persuasi , i due carovanieri sembrarono tornare in senno . Così riprendemmo il viaggio e , in vista di Cava Manara , il sereno era tornato a illuminare la nostra famiglia . Ai muri delle case dei piccoli paesi che attraversammo , già ci annunciavano i manifesti e , richiamati dalla nostra tromba , si affacciavano alle porte amici e compagni , donne e bambini . La più grande festa che la Lombardia avrebbe tributato a " l ' Unità " era già nell ' aria del sabato sera : i contadini che ancora si attardavano nei campi , con le mani ci indicavano la via , come a dirci che presto ci avrebbero seguiti . Sannazzaro , che non è più dei Burgundi , ma del popolo , spuntava all ' orizzonte , eravamo presto tra le sue case e la stella rossa dalla torre del Comune scopriva come un faro il porto della piazza punteggiata di lampadine , pavesata di bandiere ed animata come una piccola città di festa , messa su in poche ore da tutti i compagni che c ' erano intorno . Si alzavano pali e macchine per i fuochi d ' artificio : il palco per il comizio era un pittoresco balconcino dal quale si affacciavano i ragazzi a parlare per burla agli amici di sotto , oratori in erba di una cittadina che interviene sempre unanime nelle decisioni per la democrazia e per la libertà e che forma nella lotta gli uomini migliori del suo governo . Bastava vedere in faccia le donne che ci venivano incontro applaudendoci e fermandoci , le famiglie che abbandonavano la cena per stringerci la mano : si vedeva un popolo liberato da ogni soggezione e rinfrancato dal sentimento della vita comune , dall ' amicizia e dalla solidarietà . Gavroche diceva : « Vorrei sollevare con le mie mani tanti paesi come questo e portarli dovunque , sulle montagne , sui laghi , sul mare , sui fiumi , sulle pianure , là dove comandano i preti e gli uomini sono come intimoriti di parlare , di farsi vedere , di essere sinceri con se stessi e con gli altri » . Mai Gavroche aveva parlato con questa passione : Fortini ne era commosso sino alle lacrime . Andavamo a trovare , nella dolce sera , i compagni e gli amici dei paesi vicini , quelli di Ferrera , quelli di Scaldasole , e nella stessa Sannazzaro ci fermavamo , di piazzetta in piazzetta , di via in via , a chiamare tutti alla festa . Dietro la nostra macchina era , ormai , un corteo di popolo , di famiglie : dovevamo farci largo a suon di trombetta . Tutti volevano toccar con mano " l ' Unità " , appuntarle sul petto una coccarda rossa , metterle un fiore tra i capelli . Una ragazza e la mamma di un caduto partigiano hanno portato sul palco cesti di garofani e di gladioli rossi . Non dimenticherò mai l ' emozione con cui questa compagna , già anziana e vestita a lutto , è salita sul palco vincendo la sua età ed il suo peso arrampicandosi ferocemente . Somigliava a mia madre , a tutte le donne che sorridono solo quando hanno compiuto una fatica e restano impacciate di per se stesse a mostrarsi . Poi due bambinetti hanno cantato Sotto il sole di Lombardia ed il compagno prof. Piovano , della Federazione di Pavia , ha presentato la carovana . Chiaramondia e Maggi e tutti gli altri amici di cui non ricordo il nome erano contenti : la festa che essi avevano preparato con tanto amore era un trionfo . Dai paesi a dalle città vicine , da Mortara , da Voghera , da Garlasco , da Pavia , persino da Alessandria e da Casale , erano venuti compagni con le famiglie , con i bambini , come le nonnette , alle quali i più giovani cedevano la propria sedia in quel buio punteggiato di silenzio . La luna si era ritirata sotto gli alberi per non disturbare la proiezione dei due documentari , che quasi tutti avevano visto , ma che volevano rivedere se non altro per salutare Togliatti , e per riascoltare la sua voce . Franco Papetti , il compagno di Ferrera , aspettava di distinguere in quella folla assiepata sullo schermo , la propria pelata , e Piera Volpi e Teresina Tartara , sedute in due su una sola sedia , ridevano come bambine . I fuochi sono saliti nel cielo : le girandole bellissime all ' improvviso scoprivano sino alle ultime file una folla di migliaia e migliaia di persone , abbagliandola di rosso , di verde e di giallo ed aprendola alla meraviglia sotto una pioggia d ' oro e d ' argento : la testata de " l ' Unità " bruciava in tutti i colori dell ' iride e rimaneva sino all ' ultimo sospesa sulla notte piena di canti e di gioia . Col ricordo di questa grande sera , abbiamo poi chiuso a Erba il " Giro di Lombardia " . C ' era la " Proletaria " , una piccola banda composta di dieci musicanti che abitavano ognuno in un paese diverso , c ' erano cantanti improvvisati e tenori di grido che si affacciavano dai dischi a rialzare le sorti del melodramma , c ' era la compagna Antonietta , tutta sale e pepe quanto a prontezza e intelligenza . E la cara Barcellona era venuta da Milano a dividere con noi la fatica e l ' onore della festa . Un buon comizio , un ottimo spettacolo all ' aperto frequentato da amici , da avversari e da nemici : una battaglia vinta in una città difficile . Non potevamo chiedere congedo migliore alla generosa terra lombarda . Una grande fotografia offerta dal compagno Piero Riva alla sezione di Erba e conservata da suo padre durante tutto il fascismo , mostra l ' Arena di Milano gremita di muratori che avevano resistito , nel 1910 , per nove giorni , ad un loro sciopero di categoria . Questa immagine nitida di lotta , dopo quarant ' anni , era viva più che mai . Dai padri ai figli , ai nipoti , la grande marcia continua .
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Gatto ha afferrato il timone di Cicirinella e ha puntato decisamente su Carpi , prima tappa di questo festoso e movimentato " tour " emiliano L ' Emilia è una ragazza che ci ha sempre scritto lettere d ' amore . Fortini non aveva mai avuto tanti appuntamenti sotto le Torri dell ' Orologio . Io gli vado dicendo : « È una bella campagnola , ha le guance rosse le piace correre in bicicletta incipriarsi di polvere » . Fortini è da anni che sente parlare dell ' Emilia , l ' ha sempre vista di sfuggita tra un viaggio e l ' altro . Tutti , ad ogni tappa nel Veneto e nella Lombardia , gli hanno insinuato : « Questo è ancora nulla , vedrai in Emilia » . E lui s ' aspetta di vedere finalmente la terra promessa . Quando ha letto il messaggio inviatomi dai compagni di Carpi , ha concluso semplicemente in romanesco , com ' è suo costume : « Qui ci sanno fare » . Potete stare sicuri che questa frase Fortini non la pronuncia mai a cuor leggero , gliel ' ho sentita ripetere poche volte , solo quando la festa era perfetta e i bambini non si arrampicavano sulla macchina e i compagni gli organizzavano la vendita dei libri e dei distintivi , indovinandoli persino i pensieri . Gavroche è andato a trovare Colombi in Federazione e gli ha dichiarato semplicemente : « Voglio si sappia che io non sono un angelo qualunque e che io non mi balocco con le stelline d ' argento o con i rami di pesco . Sono un angelo comunista e chiedo d ' iscrivermi al Partito , sia pure alla Sezione giovanile se è difficile stabilire la mia età . Le ali non mi impediscono di poggiare i piedi a terra . Guarda : ho una stella rossa in fronte e due stelle rosse fra le mani . Puoi bene disporre che mi si fotografi : d ' ora in poi viaggerò sospeso al pennone della macchina . Gatto e la sua compagna mi hanno ritagliato su un bel foglio di latta , mi hanno dipinto di vermiglio i bottoni del vestito , le stelle e le ali . Son vivo e luccicante come un pesce » . Prima di partire , come si conviene , ho voluto intervistare i compagni di carovana . Fortini è stato poeta di poche parole . Ha detto testualmente : « A Comacchio porterò il saluto di Ceruacchio . A Cento il saluto del vento . A Portomaggiore il saluto dell ' amore , a Pavullo il mio cuore fanciullo . A tutti i paesi senza rima Cicirinella giungerà per prima » . E Regi , solennemente come un ciclista , ha dichiarato : « Quindici tappe e un sol giorno di riposo : questo " Giro dell ' Emilia " è lungo e irto di difficoltà , dall ' Appennino alle valli salate , dalla Romagna di nuovo sino ai confini della Lombardia . Partiremo con l ' ultima estate e ritorneremo ai primi freddi dell ' autunno . Tanti saluti alla mamma » . Gavroche se l ' è sbrigata con una cantatina , sull ' aria del Barbiere di Siviglia . S ' è messo a canticchiare : « Giro di qua , giro di là - sono un ragazzo di qualità . - Porto le ali - vendo i giornali - suono le trombe sulla città . - Sopra Guastalla - gioco alla palla . - Sopra Cesena - all 'altalena...» . Con questi propositi in versi e in prosa , oggi la carovana scenderà in terra d ' Emilia . Quanto a me , io invito le " trecciaie " di Carpi a intrecciar danze nella piazza della nostra festa , i compagni di Cento a organizzare una delle loro celebri corse al trotto fra tutti gli strilloni de " l ' Unità " , gli isolani di Portomaggiore a illuminare a giorno i loro canali , i pescatori e i salinari di Comacchio a scivolare coi loro barchetti neri attraverso valli e vallette sino alla torre dell ' Orologio che sarà il faro della nostra domenica , i cittadini di Cesena a dar battaglia a tutti i papalini come già fecero i loro antenati nella gloriosa giornata di Monte nel 1832 , chiamando in aiuto anche i vicini di Lugo , i bolognesi di Budrio e di Minerbio ad aprire le porte della loro celebre colombaia a tutte le colombe della pace perché volino sempre più lontano al di là dell ' oceano . A Pavullo e a Villa Minozzo rispondano i canti partigiani dell ' Appennino sino a Scandiano , a Reggio , a Guastalla . Ritorneremo sulla strada di casa verso Fidenza e nella città dove i Comuni italiani giurarono i patti della Seconda Lega Lombarda , anche noi giureremo parole di lotta e di libertà . Quanto a Bobbio , che è stata dei sardi , dei liguri , dei pavesi e che sembra oggi definitivamente affidata ai piacentini , siamo convinti che si addica all ' Emilia e al nostro viaggio . Una festa a Bobbio ci sta bene , così come è giusto che a Castel San Giovanni , il paese dell ' uva , dei bottoni e degli scialli , si srotolino gli ultimi metri del nostro viaggio . I compagni ci attacchino pure tutti i bottoni che vogliono , ma chiudano degnamente il nostro giro di feste . Sarà una vendemmia di applausi .