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> autore_s:"Jemolo Arturo Carlo" > anno_i:[1940 TO 1970}
La bandiera tricolore ( Jemolo Arturo Carlo , 1961 )
StampaQuotidiana ,
Mi ha commosso la lettera dei monarchici piemontesi che vorrebbero esporre la bandiera il 17 marzo ( il diciassette , non il 27; è del 17 marzo la legge con cui Vittorio Emanuele assume per sé e successori il titolo di re d ' Italia ) , ma a condizione che il drappo recasse lo stemma sabaudo . Mi auguro che la loro richiesta sia accolta ; vi scorgerei soprattutto la tranquilla coscienza di una repubblica che non ha ancora quindici anni di vita , ma che sembra ormai alla quasi totalità degl ' italiani la sola forma statale concepibile , sì che se molti altri ritorni del passato sono da temere , quello al capo dello Stato che è tale solo perché appartiene ad una certa famiglia , sia tra i più impensabili . Se nutro scarsa simpatia per certi monarchici , più persuasi che mai che la monarchia non ritornerà , senza nessun legame con la tradizione sabauda , senza nessun desiderio di provocare crisi di regime , ma che costruiscono piccoli partiti con lo stesso accorgimento con cui in seno alle grandi anonime si possono creare gruppi omogenei , che possedendo un dieci per cento , anche meno , delle azioni , possono negoziare un apporto decisivo nelle assemblee - questi monarchici piemontesi , tutti volti ancora alle glorie sabaude , oltre Vittorio Emanuele II a Vittorio Amedeo , ad Emanuele Filiberto , mi sono veramente simpatici . Così come a Croce finivano di essere cari gli ultimi nostalgici borbonici , e recensiva con qualche compiacimento un dimenticato romanzo di Amilcare Lauria , che raffigurava due antichi ufficiali di Ferdinando II , mai riconciliati con l ' Italia , ma che si entusiasmavano e commuovevano leggendo sui giornali degli eroismi e dei sacrifici italiani nello scontro di Dogali . In un mondo ove tutti guardano all ' avvenire e dimenticano ciò ch ' è alle spalle ( salvo per la piccola parte in cui glorie o rancori siano ancora merce utilizzabile ) , ove il disinteresse delle masse per la storia è generale , a chi ritiene che questo disinteresse sia imbarbarimento non può dispiacere certo tenace attaccamento al passato . Il tricolore ! Quando io nascevo c ' erano ancora , particolarmente a Roma e nell ' antico Stato pontificio , delle famiglie che lo rifiutavano ; in certi palazzi dell ' aristocrazia nera non apparve che con 1'11 febbraio 1929; in altri una prima timida apparizione l ' aveva fatta nel 1915 . Nella stessa Torino del cinquantenario sembrava grosso ardimento che qualche istituto religioso , dinanzi alle cui finestre sfilavano cortei , l ' inalberasse . Ma nessun confronto con ciò ch ' era seguito in Francia , dove per un buon secolo , fino alla prima guerra mondiale , erano rimasti tenaci gli astii contro il tricolore ; dove ancora intorno al 1890 vecchie damigelle chiuse negli aviti castelli di provincia guardavano con sbigottimento i nipoti che militavano sotto il tricolore ; il conte di Chambord aveva rinunciato al trono piuttosto che accettarlo ; nella striscia rossa del suo drappo aristocratici e legittimisti scorgevano ancora tutto il sangue versato dalla Rivoluzione francese . In Italia è apparso segno di convergenza ; quando ancora non era ammesso in chiesa e nelle processioni , i circoli cattolici adornavano con nastri tricolori i loro stendardi bianchi od azzurri ; il partito comunista lo accettò senza esitare , sia pure affiancato alla bandiera rossa del proletariato mondiale . Il fascismo ebbe senso politico sufficiente per comprendere che non era il caso di modificare la bandiera ; nello stemma dello Stato furono inseriti i fasci littori ; la bandiera rimase inalterata . Si sovvertivano tutte le istituzioni , l ' eredità risorgimentale era tutta dispersa , ma si avvertiva che nei cuori degl ' italiani ancora viveva , che occorreva celare quanto possibile quella dispersione , almeno agli occhi dei semplici , non toccare ai simboli . Saggiamente la Repubblica non appose sul tricolore né berretti frigi , né croci , né spade , né libri , né falci ; volle fosse la bandiera di tutti . E tale deve restare ; la concessione che auspico è per un giorno di rievocazione del passato ; non dovrebbe aprire la via all ' uso di due bandiere . Certo , non è una bandiera , non un simbolo , che può attenuare le divisioni profonde , il modo radicalmente diverso di guardare alle mète da raggiungere , al nuovo assetto che ci si deve proporre . Un abbraccio in un giorno di festa non elimina questi distacchi . Può solo giovare a ricordare , anche ai più remoti da ogni senso nazionalista , anche a chi si sente cittadino del mondo , la realtà di questa famiglia italiana , che ha suoi problemi , sue solidarietà ( Torino avverte più che mai , attraverso l ' intensa immigrazione , come i mali di altre regioni assurgano a mali nazionali , come certi germi infetti allignino più prosperosi in un tessuto più ricco : ingenua e fallace speranza , quella che basti il benessere economico a stroncare certe malattie sociali ) . Anche il cittadino del mondo che sia uomo di buona volontà comincerà a cercar di fare il bene tra coloro cui è vicino , di ripulire il giardinetto della sua casa . Non si risolve alcun problema con abbracci e con oblii ; occorre però ben distinguere le nostalgie cui non possiamo aderire ma che non recano in sé alcun pericolo per l ' indomani , da correnti d ' idee gravide di minacce , soprattutto da quei movimenti irrazionalistici , fondati sul culto della razza o del sangue , sulla esaltazione della violenza , suscettibili di minare il mondo della ragione , del lavoro pacifico , che ci sforziamo di edificare . Mi sembra che la Repubblica abbia dato segno di non essere afflitta dai complessi d ' inferiorità , dai timori senza perché , che troppa parte hanno avuto ed hanno nella trama della vita italiana , non volendo dimenticare nelle manifestazioni , nei discorsi del centenario , l ' apporto che diede la monarchia alla formazione della unità . I sintetici ed equilibrati articoli di Salvatorelli hanno rappresentato il giusto terreno su cui ci si deve porre . I riconoscimenti del passato non possono avere alcun peso sulla realtà del presente e dell ' avvenire . Tanto più , come nel caso , quando non danno vita a miti ; se Napoleone ed in una certa misura anche Luigi XIV possono essere ombre che oltr ' Alpe déstino qualche apprensione , è perché il predominio del potere militare , la divinizzazione di un uomo , l ' accentramento dello Stato nelle mani di uno solo , costituiscono pericoli sempre incombenti . La figura del Re Galantuomo non può essere invocata a dare lustro ad alcuna concezione illiberale , ad approntare giustificazioni storiche a qualsiasi colpo di mano ai danni della legalità democratica . Per questo , mi auguro che sia concesso ai monarchici piemontesi , per la celebrazione torinese del centenario , quel che domandano .
Il XX settembre ( Jemolo Arturo Carlo , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Alcuni avvenimenti della storia civile , come la battaglia di Lepanto , furono considerati così lieti per la cattolicità da indurre il Pontefice del tempo ad istituire una festa religiosa in loro ricordo . Mi chiedo se verrà , un giorno , un Papa libero dal peso di ciò che suoi predecessori sentirono , al punto di rendere festivo il giorno di S . Eustachio : il 20 settembre . Perché a distanza di quasi un secolo tutti scorgono che la perdita del potere temporale fu evento sommamente felice per la S . Sede . Non mi pare ci sia più alcuna cerchia cattolica che lo ponga in dubbio . Nel discorso tenuto l ' ottobre scorso all ' Istituto di studi romani , l ' allora cardinal Montini vedeva un disegno della Provvidenza nelle vicende del Papato e dell ' Italia negli ultimi cento anni , e riteneva che bene Cavour avesse affermato poter essere Roma la sola capitale d ' Italia . Sarebbe esagerato l ' attribuire l ' enorme incremento dell ' autorità , del prestigio morale ed anche politico del Papato nel mondo , soltanto alla perdita del potere temporale . Le cause sono molte : una , la rinnovata giovinezza della Chiesa , le generazioni di sacerdoti operosi , entusiasti , che hanno preso il posto di altre , dove gli elementi torpidi o sfiduciati o rassegnati abbondavano ; altresì , il declino , in quello ch ' era l ' ambito tradizionale della cattolicità , del materialismo , della fede incondizionata in una scienza che avrebbe tutto spiegato , non lasciando più posto alcuno al soprannaturale ; altre cause ancora . Ma , pure avverandosi tutte queste , il potere temporale sarebbe sempre rimasto la palla al piede per il Papato ; qualsiasi processo politico , scandalo finanziario , svalutazione di moneta , problema sociale insoluto nello Stato Pontificio ( e come esso avrebbe potuto divenire ad un tratto l ' eldorado ? ) , avrebbe toccato anche il prestigio del capo della cattolicità . Non può affermarsi che il potere temporale fosse sempre stato un peso morto per la Chiesa . Se anche si ricordi il sacco di Roma e , oltre cento anni dopo , le prepotenze dei soldati dell ' ambasciatore francese De Créqui , è difficile pensare che dal Quattrocento al Settecento i pontefici si sarebbero meglio giovati col vivere oggi sui domini di Carlo V , domani su quelli di Francesco I , oggi avere addosso pesante consigliere Filippo Il , domani l ' imperatore Ferdinando . Né in quei secoli un processo politico seguito da una esecuzione capitale in Roma , dava scandalo . Pio IX , guardando ad un passato remoto , non aveva torto ; ma non si rendeva conto di quel che v ' era di mutato , soprattutto dei compiti nuovi , delle nuove possibilità per il Papato , cui il potere temporale contrastava . Questo per la Chiesa . A distanza di quasi cento anni è dato considerare con occhio spassionato anche quel che il 20 settembre rappresentò per l ' Italia . Ciò non implica alcun giudizio sugli uomini che lo vollero . La mia vena moralistica non riesce a guardare con compiacimento quell ' estate del 1870; l ' Italia in luglio ha dichiarato alla Francia di considerare sempre in vita la Convenzione di settembre , cioè l ' impegno di non attaccare e non permettere sia attaccato lo Stato pontificio ; la speranza sempre nutrita di una insurrezione dei romani non si è verificata neppure alla partenza della guarnigione francese ; e tuttavia è il 20 settembre . Ma la monarchia , il gabinetto Lanza , erano veramente coartati ; da nove anni Roma era stata proclamata capitale necessaria d ' Italia ; e la sinistra non dava requie ; all ' aspirazione unitaria s ' erano mescolati l ' anticlericalismo , lo spirito che domina Giambi ed epodi di Carducci , l ' avversione per quello che si riteneva ormai partito conservatore . Gli uomini dello stampo di Sclopis che la sera del 21 settembre indicava nel suo diario la presa di Roma come " una gran bricconata " , erano dei sorpassati . Poste le premesse , non si potevano ormai evitare le conseguenze , la realizzazione del proposito a lungo maturato . Ma quando si considerano gli uomini che posero le premesse , si trova una conferma dell ' umiltà che la storia ispira ; anche i sommi della politica non riescono a prevedere gli sviluppi . Cavour era assillato dai ricordi del '48 , la rivalità tra le città italiane , in specie tra Milano e Torino , ma in fatto dopo il '61 né Napoli , né Milano , né Firenze pretesero a capitale . D ' Azeglio era contrario a Roma per il carattere dei romani , cui preferiva di gran lunga torinesi e fiorentini . Nessuno pensava ai pericoli insiti al grande nome di Roma . Le bellissime pagine di Chabod su L ' idea di Roma li evocano . Per settant ' anni si restò soggiogati dal monito che a Roma non si sta senza una idea universale , e si pensò a volta a volta a Roma capitale del libero pensiero , centro mondiale della scienza , capitale dell ' impero fascista : prima di rassegnarsi alla fatale conseguenza che , accanto alla sede del Papa , quella del capo dello Stato italiano resta seconda . Non cecità di uomini , ma fallacia di ogni previsione ; chi può conoscere il sentire , lo stato d ' animo dei nascituri ? Quella constatazione che a Roma c ' era un seggio che restava più alto del Quirinale riempì d ' amarezza gl ' italiani di due o tre generazioni , lascia oggi indifferenti la maggioranza . Chissà che tra qualche generazione non abbia ad essere segnalata come un vanto , o nel senso che l ' Italia dev ' essere anzitutto paese cattolico , od in quello di una reazione ad ogni forma di orgoglio nazionale . Pio IX non aveva compreso che l ' abbandono del potere temporale apriva alla Chiesa ben più vaste possibilità . Penso che , del pari , i suoi successori tra le due guerre mondiali non si rendessero conto che i concordati - pur avendo costituito in periodo non remoto , in un mondo ostile ma legalitario , una garanzia per la Chiesa - divenivano un inceppo allorché si apriva a questa una prospettiva di vastissima messe tra le anime ; che la religione di Stato , i privilegi , il braccio secolare , l ' invasione di quello ch ' era per l ' innanzi l ' ambito del codice , potevan dar vita a diffidenze e ripugnanze che allontanassero gl ' incerti . Onde la speranza che - al riconoscimento attuale di tutti i cattolici , la perdita di quel potere essere stata evento propizio per la Chiesa - segua un giorno il convincimento che mai la Chiesa sarà tanto amata e rispettata , vedrà affluire più facilmente a sé gli uomini , come quando terrà ben separato ciò che essa deve esigere dai credenti da quel che lo Stato può imporre ai cittadini ; quando cioè non premerà sul legislatore perché la legge religiosa ( così quanto v ' è di peculiare nella concezione cattolica del matrimonio ) , le sanzioni ch ' essa impone ai fedeli , trovino accoglimento nei codici .
Il concordato è immutabile? ( Jemolo Arturo Carlo , 1962 )
StampaQuotidiana ,
La Corte Costituzionale non ha deciso la questione se l ' articolo 5 del Concordato , nella norma per cui " i sacerdoti apostati o irretiti da censura non potranno essere assunti né conservati in un insegnamento , in un ufficio od in un impiego , nei quali siano a contatto immediato col pubblico " , resti in vigore sotto l ' impero della Costituzione repubblicana . La Corte ha ritenuto che la questione non le fosse stata sottoposta da un organo giurisdizionale , e quindi non fosse suscettibile di esame secondo la sua legge fondamentale . Non dubito dell ' esattezza dell ' applicazione di questa , compiuta dall ' altissimo organo ; ma credo pure non sia irriverente pensare che i membri della Corte siano stati lieti di non dover emettere una decisione che , quale fosse , sarebbe dispiaciuta ad una notevole parte degl ' italiani . Per molti cattolici tutto ciò che possa apparire scalfittura del Concordato sembra menomazione di una posizione faticosamente raggiunta , e che occorre ad ogni costo conservare intatta . Ad ogni spirito liberale ripugna invece l ' idea di una degradazione civica inflitta per una crisi di coscienza , per un mutamento di convincimenti per la perdita della fede ; e si rende conto della puerilità della giustificazione , che il prete è tale avendo assunto liberamente uno stato che non si può dismettere ; quasi che la libertà dei convincimenti potesse essere compatibile col divieto di mutarli , quasi il diritto dello Stato potesse riconoscere impegni con cui 165 f Arturo Carlo , jemolo alcuno promettesse che non muterà mai d ' idea o di partito , quasi infine che pure i granduchi russi e gli arciduchi austriaci non potessero rinunciare e divenire comuni cittadini . Il giurista sa l ' innegabile contrasto tra l ' art. 5 del Concordato e le norme della Costituzione che garantiscono la libertà di pensiero , bandiscono ogni discriminazione su motivi religiosi , sul terreno giuridico chi difende il vigore dell ' art. 5 parla di un ordine pubblico concordatario che prevale sull ' ordine pubblico della Costituzione ; tesi ostica a chiunque senta poco o molto lo Stato . C ' è una via d ' uscita , tra l ' attaccamento di molti cattolici ad ogni clausola del Concordato ed il sentire liberale : comune anche a molti altri cattolici , che amerebbero più il Concordato se non recasse quell ' articolo ( di cui poi i prefetti hanno ampliato la portata , facendone derivare anche una ineleggibilità a consigliere comunale , che non è ufficio che ponga a contatto immediato col pubblico ) ? Crederei di sì . Trattati internazionali , concordati , leggi , restano cosa viva fino a che abbiano una rispondenza nella coscienza nazionale Si può curarne la vitalità , vigilando su questa rispondenza e modificandoli man mano ; si può avere il culto del documento o , più spesso , la pigrizia , la paura , di rimettere le mani in un lavoro non facile , di muovere acque stagnanti . Nel secondo caso , talora il buon volere delle parti supplisce ; la modifica , l ' adattamento segue in fatto ( sarebbe così possibile una disapplicazione dell ' art. 5 , che seguisse d ' accordo tra autorità statali ed autorità ecclesiastiche , convinte queste che meglio vale non sia applicata una norma che può rendere impopolari i Patti Lateranensi ) . Ma talora nulla si fa ; ed il documento si dissecca , il suo contenuto appare sempre più remoto dal sentire comune ; al momento della prova , la pergamena va in briciole ( la vicenda della Triplice Alleanza ) . Chi scrive è un superstite separatista , convinto che ogni legame giuridico tra Chiesa e Stato nuoccia ad entrambi ; soffrì alla stipulazione del Concordato , anche per ciò che in quel momento significava . Ma sa pure che questa fede separatista siamo ormai in ben pochi ad averla ; che i più degl ' italiani sentono pochissimo il problema dei rapporti tra Stato e Chiesa , meno che un secondario problema economico . Non ignora che una denuncia del Concordato turberebbe moltissimi ; quasi certamente si accompagnerebbe ad una ripresa di quell ' anticlericalismo becero e povero d ' idee che fioriva agli inizi del secolo , ed il cui ricordo gli è odioso . Mi augurerei quindi che il Concordato non restasse imbalsamato , subisse man mano modifiche ed adattamenti . Il primo potrebbe essere l ' abrogazione di quella parte dell ' art. 5 e la rinuncia dello Stato a quei controlli nelle nomine di vescovi e di parroci che il Concordato gli dà e che non credo usi . Nell ' Italia del 1929 era consono allo spirito del regime non ammettere problemi di coscienza , punire ogni sorta di eresia ( quelle politiche anzitutto ) , ed anche coltivare l ' ideale napoleonico , i vescovi prefetti in sottana . Nel 1962 tutto questo è distaccato dalla realtà , è in contrasto col sentire dei cittadini e dei credenti . Sarebbe un reale successo di un governo democristiano varare una tale modifica del Concordato , che , conchiusa d ' accordo tra i due poteri , andrebbe approvata con legge ordinaria . Amerei vedere questo atto : che ricevesse le sanzioni di Giovanni XXIII , il Pontefice più aperto , più comprensivo , più fiducioso nell ' espansione che può avere la religione su terreno democratico , in paesi liberi , nelle conquiste che può ivi realizzare , e di Segni , cattolico praticante da sempre ( presidente della Unione dei giuristi cattolici ) , e sempre antifascista , senza compromissioni . Al rammarico dei fascisti che vedrebbero modificata quella che resta la struttura più intatta del regime , e della sparuta minoranza di cattolici che ancor crede nella efficacia benefica del braccio secolare , farebbe riscontro il consenso dell ' enorme maggioranza degl ' italiani . Confido che dalle due parti non si disattenda questa possibilità di rinvigorire una struttura cui entrambe tengono .
Leggi della Chiesa e legge dello Stato ( Jemolo Arturo Carlo , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Come il cielo di primavera talora a brevi intervalli passa dal sereno al grigio cupo , così è tra noi di quelli che si sogliono chiamare rapporti tra società civile e società religiosa . Epoca giovannea continuata dal successore ; fine dell ' era costantiniana ; apertura ; rifiuto da parte della Chiesa del potere politico ; si può parlare di tutto , discutere di tutto ; colloquio tra cattolici e protestanti , tra credenti e laici ; si cerca onestamente di vedere ciò che può esserci di buono , di sano , nel sentire dell ' avversario . È il cielo sereno . Ma poi , si prospetti un disegno di legge sul divorzio , od un magistrato affermi in una sentenza che alla base del diritto statale v ' è un ' etica , un buon costume senza impronta confessionale , ed a questo soltanto i cittadini sono tenuti a conformarsi ; ed ecco si sente subito il brontolio del tuono . Altro che epoca giovannea ; torniamo indietro di centosedici anni . 1850 . il foro privilegiato per gli ecclesiastici è un ricordo remoto nei paesi più cattolici , la Restaurazione non Io ha risuscitato ; né in Francia né nel Belgio né in Austria i più zelanti degl ' interessi della Chiesa pensano a reclamarlo . Ma quando il Piemonte vuole sopprimerlo è la rottura , i rapporti fra Stato e Chiesa con la legge Siccardi si guastano irrimediabilmente , occorreranno tre quarti di secolo perché si ricompongano . 1966 : quasi tutti gli Stati europei hanno il divorzio , nessun partito cattolico , nessun episcopato pensa nei paesi dove esiste a porre sul tappeto la questione della sua soppressione , accettano che il precetto della indissolubilità senza eccezioni sia precetto religioso , vincolante i credenti come ogni comandamento di Dio , ma senza coercizione statale ; in Italia non se ne deve parlare . Intendiamoci . E proprio porsi sul terreno teologico - un precetto assoluto , di diritto divino ; obbligo dello Stato di conformare le sue leggi ad un tale precetto - parlare di un problema del divorzio genericamente . Su un terreno di opportunità umana , di convenienza politica , non si possono considerare che singoli modelli di legislazioni che consentano il divorzio ( già istituire un ufficio del pubblico ministero analogo al difensore del vincolo nei tribunali ecclesiastici , volto ad evitare inganni , darebbe un aspetto a sé ad una legge sul divorzio ) . E si può essere in massima antidivorzisti , anche per ragioni non religiose , nel senso che è ben possibile ispirare pure una morale laica al concetto del sacrificio , all ' austerità del soffrire insieme , e ritenere così che l ' infermità di mente di un coniuge non sia ragione per ridare la libertà all ' altro . Ma si finisce sempre di giungere a qualche caso estremo ( quello di chi ha sposato una straniera , e questa tornata al suo paese ha ottenuto il divorzio , si è risposata , è moglie e madre rispettata e felice , mentre il marito italiano rimane legato ) , in cui soltanto l ' argomento religioso , la forza del sacramento , la volontà imperscrutabile di Dio , può giustificare l ' indissolubilità . Ed il punto è proprio quello se lo Stato possa imporre anche ai non credenti la soluzione che abbia una base puramente religiosa . Discorso parallelo può farsi sulla questione : morale cattolica o morale della società civile ? La nostra società si è formata nella matrice del cattolicesimo , e , a parte conati di punte estreme che non hanno mai attecchito , non c ' è divario tra credenti e non credenti intorno alla quasi totalità dei precetti morali . Quando si discute sul Codice Penale , sul mantenimento o no di certi reati ; o quando in sede disciplinare si vuole accertare se il comportamento di un impiegato sia da tacciare come immorale , non si avvertono contrasti tra credenti e non credenti . Grazie a Dio , direi la totalità del popolo italiano - e non prenderei troppo sul serio le divagazioni di adolescenti - sa che un libero amore , una venere vaga , è il ritorno all ' animalità , la distruzione delle basi stesse della società . I divari nascono su pochissimi punti di sostanza - così la limitazione delle nascite - e su alcuni criteri di condotta politica : punibilità dell ' adulterio , o mera sanzione civile , considerandolo come causa di separazione ? Libertà di discutere di tutto , apertamente , o riserbo su certi problemi , non scriverne in giornali o libri che possano andare per le mani di chiunque ? Come vietare spettacoli che potrebbero essere eccitanti dell ' erotismo ( ma molti daremmo il primo posto nella nostra preoccupazione alla eccitazione alla violenza , che del resto è sorella carnale dell ' erotismo ) ? È qui che una sentenza ha potuto dire - e siamo moltissimi , anche credenti e praticanti , a consentire - che per il magistrato ( che personalmente può essere uomo piissimo ) non ci dev ' essere che la morale desumibile dal complesso dell ' ordinamento dello Stato . Per il credente non ci sono morali , ce n ' è una sola , si obietta . Sì , ci sono i precetti eterni , accolti nei testi sacri ; l ' amore per gli altri ; il sacrificio ; il superamento di tutti gli appetiti carnali , dal sesso alla gola , alla brama del potere e delle ricchezze , per conseguire la libertà dalle passioni ; cercare la verità , realizzare la giustizia . Ma le applicazioni di quella precettistica eterna mutano continuamente nel tempo ; ma i dubbi sull ' attuazione pratica della regola , sono quotidiani . Strano che dei credenti non si domandino se sarebbe necessaria una Chiesa docente , ove tutto fosse così chiaro e semplice come a volte affermano essere ; non riflettano che le trite accuse anticlericali all ' opera della Chiesa nei secoli dipendano dall ' incomprensione di ciò ch ' è lo spirito , il diffuso sentire di ogni epoca , attraverso cui faticosamente anche i santi , anche gli spiriti più illuminati , riescono a fare penetrare un po ' di luce . Il credente sa che Dio si rivela man mano agli uomini ; l ' ottimismo cristiano è nel credere che gli occhi degli uomini si stiano aprendo gradatamente alla luce ; che , se anche le azioni non seguano immediatamente , il senso del bene e del male vada man mano affinandosi . Per tornare al contrasto tra chi ritiene che il precetto religioso debba dominare la legislazione civile e chi lo vuole imperativo solo per i credenti : se dal lato cattolico si possono rievocare prese di posizione analoghe di oltre un secolo fa , manca ogni parallelo dell ' altro lato . Qui c ' è vero distacco . All ' inizio del secolo anche il socialismo accanto alle rivendicazioni economiche poneva una serie di premesse ideologiche : molte campagne che oggi paiono assurde ( Oddino Morgari che voleva far fischiare lo zar , un disprezzo becero dei valori religiosi ) , l ' antimilitarismo , le campagne contro la massoneria e contro il duello , condotte accanto alla lotta sindacale . Oggi lo sblocco dei fitti ha ben maggiore importanza del divorzio e della obiezione di coscienza . Certo è così per i più ; ma la vera democrazia consiste proprio nel seguire i più ? La Repubblica sociale di Mussolini fu larga di Stato e Chiesa promesse ai lavoratori ; ma trovò una generazione di operai e contadini che ancora sentiva esserci qualcosa di più importante delle conquiste sindacali . Forse ignoravano persino il nome di Croce , ma avrebbero detto con lui che ascoltare o no la Messa è più importante che conquistare Parigi .
Tra Cavour e De Gasperi ( Jemolo Arturo Carlo , 1966 )
StampaQuotidiana ,
Come si giunse dalla opposizione netta , irreducibile , disposta ad utilizzare ogni strumento , anche a benedire eserciti stranieri che intervenissero a ristabilire il vecchio ordine , propria ai cattolici politici , a quelli che " sentivano col Papa " , negli anni dalla unificazione al primo decennio circa dopo la presa di Roma ; come si giunse da questo estremo al clima di alleanza del 1929 , alle visite dei papi al Quirinale ? Parlare di opera del tempo , non è rispondere . Sono gli uomini a far sì che il tempo porti dimenticanza , o mantenga inalterati , talvolta inasprisca i rancori . Il bruciore della Francia per la sconfitta del 1870-71 ed il desiderio di rivincita eran più vivi che mai dopo quarant ' anni ; in uno spazio di tempo di gran lunga minore l ' Austria aveva quasi perduto il ricordo delle sconfitte del 1859 e del 1866 . De Gaulle ha potuto fare accettare alla Francia un riavvicinamento fattivo alla Germania anche dopo gli orrori della seconda guerra mondiale . Il tempo è una parola ; gli uomini sono la realtà . I punti salienti di questa traiettoria che si svolge in un secolo circa sono evocati nella bella raccolta dei suoi articoli che Giovanni Spadolini ci dà col titolo Il Tevere più largo ( ed. Morano , 1967 ) , preceduta da una introduzione , la cui sintesi è questa : la Chiesa ha potuto accettare come un fatto provvidenziale la scomparsa del potere temporale ; si è operata una svolta per cui i cattolici hanno quasi riscoperto " quei valori della libertà religiosa , e del pluralismo democratico , che tutta la tradizione del Sillabo aveva condannato o svalutato o comunque offuscato " ; ma non si può parlare di conflitti eliminati per sempre . Superato un clericalismo di tipo reazionario " non manca talvolta di affacciarsi all ' orizzonte con burbanzoso cipiglio un nuovo clericalismo , di opposto segno nell ' apparenza , ma gravido di eguali pericoli nella sostanza ... che si muove nella linea strumentale e machiavellica dell ' articolo 7; che non escluderebbe di salvare domani il Concordato ... col concorso determinante del partito che fu di Togliatti " ; e la prefazione termina esaltando De Gasperi come quegli che meglio comprese il pericolo di questo nuovo clericalismo . I capisaldi della evoluzione che Spadolini evoca sono : la preoccupazione di Cavour di ricevere in punto di morte i sacramenti ; la corrispondenza , fattaci conoscere dal padre Pirri , tra Vittorio Emanuele II e Pio IX , da cui appare l ' opera moderatrice del re contro ogni intemperanza anticlericale dei ministri , il desiderio costante di non rompere con la Chiesa ; il Sillabo come conseguenza del 1859 , momento in cui la S . Sede perde la fiducia nella diplomazia e nelle soluzioni politiche , e si rende conto che la riconquista da operare è quella delle coscienze . Del pari il Concilio Vaticano e la proclamazione della infallibilità pontificia esprimono " la scissione della Chiesa dal mondo , in vista di contrapporre l ' assolutezza della fede alle sconfitte della storia " ; e dopo il 20 settembre Pio IX rifiuta di abbandonare Roma , comprendendo che una rinascita cattolica solo da qui sarebbe partita ; rinascita che trova come avversario non tanto gli Stati , quanto lo " spirito borghese " , cioè la fede del borghese in se stesso , nella sua ragione e nel suo equilibrio , del borghese " ai cui occhi l ' oro si santifica , il lavoro si riscatta , il commercio si purifica " . E pur senza dirlo , Spadolini pare contrapporre a questa visuale del borghese , quella del cattolico liberale , considerato in De Sanctis , per cui " il peso dei valori morali ha una importanza forse superiore a quella delle esperienze intellettuali ... la fermezza dell ' animo sembra più importante della vastità della cultura , che non si accompagni all ' integrità della coscienza " . Leone XIII rappresenta un rinnovato " imperialismo cattolico " col rafforzamento delle missioni , l ' allargamento dell ' attività diplomatica ; l ' appoggio a determinate forme della scienza e del pensiero moderni , e soprattutto l ' iniziativa sociale , la fiducia nella democrazia come strumento per riaffermare l ' iniziativa del papato nel mondo . Il periodo giolittiano rappresentò " la conciliazione silenziosa " ; e di questo periodo viene ricordato Romolo Murri , le cui speranze saranno tutte deluse , e le cui parole non potevano trovare alcuna eco in Giolitti . Pio X " sentiva in modo sovrumano , esclusivo , con una forza di ispirazione degna dei Pontefici del Medio Evo , la preminenza della Chiesa sulla società civile " ; fra tutti i Pontefici dell ' età moderna , fu quello " che più fieramente ribadirà il dovere di una devozione e di una sudditanza totale , senza sottintesi , senza riserve , al magistero pastorale " . Benedetto XV , pur così dissimile , era sostanzialmente sulla stessa linea quando condannava la guerra " come la conseguenza diretta della stessa visione della vita che dominava il mondo moderno , fondata come era sui valori della lotta , dell ' emulazione , della selezione e della concorrenza " . È rievocata la nascita del partito popolare , e belle pagine sono dedicate a don Sturzo , dandosi tutto il suo valore a quello che fu il lato più brillante e più durevole della creazione del partito popolare , averlo fatto nascere disancorato dalla gerarchia ecclesiastica , staccato dall ' Azione cattolica . Ed è esaltato De Gasperi , considerato cattolico - liberale e riformatore sociale . Gli ultimi capitoli sono dedicati al nostro decennio : indicano ciò che abbia rappresentato , per chi possegga senso storico , la risposta del Nunzio a nome del Papa Giovanni XXIII agli auguri fatti pervenire dal segretario del partito liberale ; l ' atteggiamento di Giovanni XXIII verso i paesi di oltre - cortina e le ripercussioni che può avere avuto sui cattolici italiani , come ammissione della libertà del voto cattolico . Affermano che il pontificato roncalliano , pur nelle sue audacie , non lascia la minima traccia d ' innovazioni sul piano dei principii : né nella questione sociale , né sul tema della pace e del pacifismo . Ricordano la visita di Giovanni XXIII al presidente Segni , quella di Paolo VI al presidente Saragat , ed il discorso di questo , che giustamente fece scaturire i principii ispiratori della Costituzione repubblicana dal tronco dell ' etica cristiana . Sono tutte pagine letterariamente molto belle , scritte in un puro italiano che ormai è raro ritrovare , con piena conoscenza dei temi , vivacità giovanile e calore di convinzione . Va da sé che non concorderei sempre con Spadolini . Accetto la sua visione dei Pontefici - non tutti i giudizi particolari ; non escludo com ' egli fa che Benedetto XV non potesse meglio frenare certi empiti di nazionalismo cattolico , e credo che Pio XII , pur non potendo compiere nulla più di quanto compì in favore degli ebrei , avrebbe potuto , senza inasprire Hitler , scaldare il cuore dei cattolici facendo meglio sentire il dolore ch ' egli veramente soffriva per la persecuzione e che ogni credente doveva dividere - ; sottoscriverei alle pagine su Vittorio Emanuele II e su Giolitti . Sono molto dubbioso sul sentimento cattolico di Cavour , che mi appare piuttosto un deista , che vuoi morire da cattolico secondo la tradizione dei suoi avi , e soprattutto per il male che verrebbe all ' Italia da una sua morte che permettesse di dirlo empio impenitente . Ritengo De Gasperi un grande cattolico , che rese un servizio inestimabile alla Chiesa contrastando a certe tendenze del Pontefice che avrebbero favorito un riformarsi di blocchi anticlericali ; un intelligentissimo cattolico che ebbe chiara l ' idea della linea di condotta da seguire per ottenere per la Chiesa il massimo che i tempi consentivano ( credo anche che nel suo intimo , se non ci fosse stata una decisa volontà pontificia , non avrebbe così fermamente voluto l ' art. 7 della Costituzione nei suoi attuali termini ) ; ma non scorgo nella sua opera quella riaffermazione vigorosa dell ' autorità dello Stato , della dignità e sovranità del potere centrale , che scorge Spadolini . Né son d ' accordo con l ' amico Spadolini quando teme che un certo clericalismo possa vagheggiare un ' " operazione Sturzo " con il partito comunista . Non amo gli uomini di quel clericalismo , ma non li credo né scettici né privi di intelligenza ; essi sanno che i comunisti sono tutt ' oggi , malgrado ogni dialogo , gli uomini del materialismo ; che a differenza dei vecchi liberali non concepiscono in seno ai loro ranghi - se non proprio all ' ultimo posto tra i proseliti - chi appartenga ad una qualsiasi religione . Perché i " clericali " potessero accettare una tale alleanza occorrerebbe che il comunismo fosse così lontano dai suoi principi dottrinali , quanto il liberalismo del 1900 lo era dall ' Illuminismo e dall ' Enciclopedismo , sua remota matrice . Nulla di simile sull ' orizzonte .
Il Papato ( Jemolo Arturo Carlo , 1958 )
StampaQuotidiana ,
Nella storia quasi due volte millenaria del Papato si possono tracciare periodi che hanno una propria inconfondibile fisionomia . Anche qui la Rivoluzione francese ha aperto una fase , che non so se si possa considerare ancor chiusa . Mentre rispetto a tanti altri atteggiamenti della vita collettiva ci pare che un nuovo periodo sia stato aperto dalla Rivoluzione russa dell ' ottobre '17 , relegando nel passato molti problemi , quando guardiamo al Papato non appaiono avvenimenti che segnino l ' inizio di un capitolo nuovo . Se la religione fu sempre opposta alla incredulità e considerata caposaldo d ' una ordinata vita associata , è dalla Rivoluzione francese che anche gl ' increduli pongono l ' accento sul Papa . Scorgono in lui la difesa di una società , non minata più soltanto dallo scetticismo religioso , ma dal rifiuto di quell ' ordine sociale che da una lunga serie di generazioni era sembrato fondamento incrollabile . Du Pupe del De Maistre è della Restaurazione , opera di un uomo di forte ingegno che ben sa che , malgrado l ' abbattimento di Napoleone ed il Congresso di Vienna , la rivoluzione continua ; peraltro è ben noto come De Maistre sia tipico esponente dell ' aristocrazia ch ' era stata illuminista , e che ora , voltasi al culto dell ' ordine , scorge nel Papa il pilastro della difesa sociale . Negli anni della Rivoluzione , di Napoleone , della Restaurazione , gli aspetti che più sono da cogliere nell ' azione del Papato , come inizi di direttive che non verranno mai meno , mi paiono tre . La condanna dei preti che hanno accettato la Costituzione civile : è la stessa linea che oggi la Chiesa pratica di fronte al movimento polacco di " Pax " ed ai sacerdoti cinesi che hanno aderito al governo di Mao . La Chiesa preferisce , in linguaggio tattico , perdere il territorio , ma conservare l ' esercito ; il nerbo di questo è l ' obbedienza ; non la tocca l ' argomento che nella Francia della rivoluzione , nella Cina d ' oggi , meglio vale ci siano cristiani non obbedienti a Roma piuttosto che increduli . Il Papa , inoltre , non si lascia attrarre alla difesa del legittimismo , del diritto divino dei re . Lo sconfessa con l ' incoronazione di Napoleone ; dappertutto i fautori del diritto divino , che vorrebbero scomunicati i popoli che non accettano i sovrani legittimi , non troveranno che delusioni , rivolgendosi a Roma . Sopra i diritti dei sovrani legittimi , c ' è il bene della cristianità . Ferdinando VII può adontarsi , ma i Papi riconoscono le Repubbliche del Sud e del Centro America , rispondono al re di Spagna che non possono lasciarle abbandonate alla propaganda protestante del Nord . Ferdinando II di Napoli non otterrà dal foglio che più rispecchia le idee di Pio IX , l ' affermazione che la monarchia assoluta sia l ' ottimo dei regimi . La Santa Sede crede che ogni forma di governo sia conciliabile con uno Stato cattolico . Terzo punto : il Papato non si lascia smuovere dal divampare delle passioni nazionali . Le guarda dapprima con diffidenza ; finisce di riconoscere la legittimità dell ' aspirazione dei popoli a dare vita a Stati nazionali , ma non considererà mai questi i soli Stati legittimi ; vedrà sempre nel troppo forte senso nazionale una insidia al concetto della universalità della famiglia cristiana . L ' Ottocento volge verso la fine , s ' inizia il nuovo secolo . Siamo nell ' epoca delle mirabili scoperte , delle grandi creazioni meccaniche , apparentemente del primato dell ' economia . Ma l ' inevitabile resistenza del trascendente , del mondo della metafisica , s ' impernia sempre più sul Papa . Con Pio IX , come ha notato Salvatorelli , s ' inizia quel culto della persona del Papa , quell ' affetto per la persona fisica del Vicario di Cristo , che oggi è abito naturale di tutti i cattolici , ma che non è esclusivo a loro . Liberato dal peso del potere temporale , l ' ascendente morale del Papato , pur nei paesi protestanti , nell ' Inghilterra per cui era stato fino a pochi decenni innanzi nemico tradizionale , sale rapidamente . Diviene presto il grande potere mondiale , di cui debbono tener conto anche paesi di civiltà extraeuropea , del tutto estranei alla storia del vecchio mondo , dove i cattolici rappresentano l ' un per cento . La storia ha visto negli ultimi quarant ' anni movimenti d ' enorme vastità , trasformazioni così rapide che sarebbero sembrate impensabili ( vivono in non avanzata vecchiaia coloro che ricordano la Cina degli imperatori e dei mandarini , i cinesi dal codino , le cinesi dai piedi deformati ) . Salvatorelli ha sintetizzato la situazione attuale nella divisione del mondo in tre settori e nella crisi , che nel settore occidentale sembra minacciare i rapporti tra società civile e società religiosa . Io porrei l ' accento sulla debolezza , che in gran parte d ' Europa presentano le forme tradizionali che per secoli hanno espresso la società civile ; e sulla tendenza degli organi della società religiosa ad assumere la direttiva anche della società civile . Questo potrebbe segnare una trasformazione dei contrasti tra mondo occidentale e resto del mondo in lotta religiosa ; ma ad altri occhi potrebbe anche apparire una radicale trasformazione dell ' Occidente , la quale attutisse le avversioni che in Asia ed Africa si hanno contro di lui : dubito che oggi nel mondo arabo ci sia , per il prete o la suora , l ' avversione che si dà per il funzionario coloniale o per il militare . Nulla di più vano delle profezie . Ma sembra certo che , nella vicenda dei prossimi decenni , il rilievo della Santa Sede sarà sempre maggiore . Alla figura del futuro Papa - questo sovrano assoluto , che non ha parlamenti né maggioranze cui debba rendere conto - non a torto si guarda con un ' ansia che non sarebbe giustificata in alcun ' alba di regno , in alcuna vigilia di elezione presidenziale .
Il Concilio: realtà e mito ( Jemolo Arturo Carlo , 1962 )
StampaQuotidiana ,
In tempo di guerra coloro cui incombe controllare e dirigere l ' opinione pubblica paventano il disfattismo , ma altresì le false notizie di vittorie , i presagi di rapida felice conclusione che , non verificandosi , portano a reazioni di sfiducia . È ciò cui penso vedendo l ' attesa , in alcuni ambienti troppo trepida , del Concilio : il formarsi di un suo mito . Per quanto grande possa esserne il successo , poco muterà , immediatamente od in breve volgere di tempo , soprattutto agli occhi di chi non segue nei dettagli le questioni di disciplina ecclesiastica . Se si avrà un qualche ritorno all ' ovile , non sarà che da parte di minori chiese scismatiche , forse di qualche rito orientale , meno improbabilmente di gruppi che le vicende politiche hanno allontanato dalle sedi originarie . I mutamenti disciplinari , consistessero anche in un più deciso impiego dei laici , od in una maggiore autonomia dei vescovi ( che non so se augurarmi : coloro che deprecano l ' accentramento romano non pensano a quanto è valso a salvare le chiese dei singoli paesi dal pericolo di scivolare nel nazionalismo , di essere completamente dominate volta a volta dalle esasperazioni dell ' opinione pubblica locale ) , non saranno appariscenti , atti a colpire l ' immaginazione popolare . Non verrà certo meno la distinzione tra chierici e laici , la potestà di magistero riservata ai primi , né il celibato del clero , né il rigore nelle cause di nullità matrimoniale . Per parare il pericolo della delusione , occorre ricordare pure agli entusiasti che non solo l ' aspetto esteriore , ma l ' andamento generale della vita ecclesiastica non è soggetto a subire profondi mutamenti per via del Concilio ( i preti meno zelanti , i religiosi meno illuminati , resteranno quel che sono ) ; e soggiungere subito che tuttavia l ' evento conciliare si presenta come di primaria importanza non tanto nella storia della Chiesa quanto in quella del secolo , ed è probabilmente destinato a segnare una data memoranda . Giustamente s ' insegnava che dopo il Vaticano I , con la proclamazione dell ' infallibilità pontificia , dopo che il Codice di diritto canonico aveva ribadito che le delibere conciliari non hanno efficacia se non approvate e promulgate dal Papa , che il Concilio non può trattare argomenti se non proposti dal Papa o da lui preventivamente approvati , non appariva l ' opportunità di nuovi Concili ; onde si riteneva che quello del 1869-'70 sarebbe rimasto l ' ultimo . Ed in effetto tutto ciò che statuirà il Concilio avrebbe potuto essere sancito con singoli atti pontifici . I questionari che sono stati rivolti ai vari episcopati su una serie di punti , e che hanno raccolto volumi e volumi di risposte - si ammira in particolare la solerzia dell ' episcopato germanico - avrebbero potuto essere del pari inviati e valutati in vista di Bolle pontificie , elaborate nella competente congregazione . Sarebbe stato dell ' indole del Pontefice , del suo apprezzamento della situazione , seguire o meno le direttive emananti da tali risposte , scegliere tra le opinioni diverse . Il Concilio implica la discussione in assemblea , il porre quindi alla luce del sole ( anche se i verbali non dovessero venire pubblicati integralmente , se in essi venissero smussati alcuni dissensi , non è mai segreto quel che segue in un ' assemblea di quasi tremila persone ) i reciproci punti di vista , il far sapere in un secondo momento che certe decisioni furono adottate a maggioranza e non alla unanimità . Ciò che ha importanza non come accenno ad una impossibile riforma di struttura della Chiesa ( dove il potere non può venire che dall ' alto , dove nessuna maggioranza può imporsi al Vicario di Cristo ) , ma come fatto di costume . L ' obbedire a ciò che si sa essere stato proposto in base a certe esperienze , discusso , approvato in virtù di argomenti noti , è il rationabile obsequium , contrapposto all ' obbedienza a ciò che misteriosi superiori nella loro imperscrutabile saggezza avessero ordinato per ragioni a loro soltanto note . Su un terreno di annientamento del proprio io , indubbiamente più meritevole la seconda obbedienza ; ma è significativo che ci si preoccupi oggi , a differenza che in altri momenti , di vedere nell ' ecclesiastico , nel fedele , non tanto quegli pronto ad umiliare la propria ragione sull ' ara della disciplina , quanto quegli che deve essere convinto per poter convincere , per rendersi portatore di luce . Sul terreno dei rapporti interconfessionali : se neppure il più piccolo gruppo dissenziente avesse a riunirsi alla Chiesa cattolica , rimarrebbe del pari grandissimo fatto l ' invito rivolto a tutte le confessioni ed eminentemente il mutato stile di fronte ai separati . I meno giovani si rendono conto che il linguaggio attuale verso greco - orientali ortodossi e verso protestanti sarebbe stato semplicemente impensabile sotto Pio X , ancora sotto Pio XI ; anche in omaggio al nuovo clima avrei preferito che la risposta valdese fosse diversa , con minor timore di un equivoco che non poteva sorgere in alcuna persona sensata . Senza pensare a conversioni od a ritrattazioni , ci si può dire lieti di cooperare in qualche opera di bene , soprattutto nella difesa dei valori comuni a tutto il cristianesimo di fronte a chi nega ogni luce del divino . La grande svolta che a mio avviso segna il Concilio , è proprio in un mutamento di prospettiva . Va da sé che per la Chiesa cattolica oggi come domani come ieri , chi non accetta tutti i suoi dogmi , e così il Papa vicario infallibile di Cristo , è in errore . Ma posizioni opposte sono : l ' arrestarsi su quel che divide , l ' isterilirsi nel ribadire all ' infinito l ' antitesi " verità - errore " , ed il dire invece : " accantoniamo questi punti , su cui le opinioni di ciascuno sono note e nette ( ognuno potrà anche aggiungere : le mie , immutabili ) , e cerchiamo di lavorare insieme " . Ciò che significa anche : " guardiamoci gli uni e gli altri con occhio amico , e confrontiamo altresì le nostre esperienze sul miglior modo per rendere gli uomini più buoni , per condurli a Dio " . Mi sembra che non solo ogni cattolico , ma ogni uomo di buona volontà , di qualsiasi convincimento , debba augurare successo a chi si pone su questa via .
Libertà religiosa e spirito di carità ( Jemolo Arturo Carlo , 1963 )
StampaQuotidiana ,
Ha avuto giusta eco il discorso del cardinale Bea alla Università " Pro Deo " , specie nel passo in cui ricorda come il segretariato per l ' unione dei cristiani abbia preparato uno schema da proporre al Concilio sul tema della libertà dell ' uomo di seguire anche in materia religiosa solo la propria coscienza , sul dovere dell ' individuo e della società di rispettare tale libertà ed autodecisione . Forse le parole più salienti del discorso sono quelle che insistono sui due doni che debbono sempre restare congiunti : « L ' amore della verità e l ' amore della persona , cioè la carità del prossimo ... L ' amore della verità , senza carità , diviene intollerante e respinge . La carità senza la verità è cieca e non può durare . La grazia che il credente deve impetrare da Dio è anzitutto " l ' armonia tanto difficile da realizzarsi : tra l ' amore della verità e la carità ... " » . Non so se sia caso , o riserbo , il discorso non è stato riprodotto dall ' Osservatore Romano . Esso è meno ardito di quanto potrebbe sembrare , se si riflette che la Chiesa ha sempre considerato come dogma fondamentale , da cui deriva la responsabilità dell ' uomo , quello della libera scelta , del nessun valore del gesto coartato . Non si salva l ' anima di alcuno legando il suo corpo per impedirgli di compiere il male cui anela . Ma in altri punti ci sono stati lenti , non sempre facilmente coglibili , mutamenti . Si è sempre ammesso in teoria che si possa errare per ignoranza , in buona fede ; solo , per lunghissimi periodi , fin quasi ai giorni nostri , si stentava a riconoscere questa buona fede ; gli eretici erano incalliti nell ' errore , perché attraverso le Scritture che professavano di venerare dovevan riconoscere la verità della fede cattolica , anzitutto il magistero del Pontefice ; pervicaci gli ebrei , nel non voler constatare , attraverso i loro Profeti , che con Gesù era venuto il Messia ; imperdonabili gli atei , perché con gli argomenti della ragione dovevano pervenire all ' esistenza di Dio , ai principi fondamentali della fede , da cui , per corollari , si giunge a tutta la dottrina della vera religione . Molte generazioni di teologi , di pastori , fino ad epoca vicina a noi , hanno creduto in questo splendere della verità , che occorre chiudere volutamente gli occhi per non scorgere . Ma l ' evidenza finisce sempre d ' imporsi ; anche quella che gli argomenti della logica formale non hanno la penetrazione che poté attribuir loro un tempo il cattedratico ; che in ogni ragionamento , appena si esca fuori dell ' ambito delle scienze fisiche ( e non giurerei neppure in questa esclusione ) c ' è un elemento passionale , una spinta fideistica , non eliminabile . Gli uomini di chiesa hanno dovuto constatare come argomenti che a loro , in virtù della formazione ricevuta , parevano irrefutabili , nulla dicevano a chi aveva ricevuto formazione diversa . I sempre più larghi contatti con il mondo di quelli che per la Chiesa sono i ciechi o gli erranti , han persuaso della loro buona fede . Le avversioni si sono attutite . Altro discorso : a giustificare la intolleranza si è sempre addotta la necessità di difendere dall ' errore le masse , i giovani , gl ' inesperti . Padre Taparelli oltre cento anni or sono ne L ' esame critico degli ordini rappresentativi , rispondeva agli assertori della libertà di opinioni : chi oppone che non si può strappare con la forza l ' assenso degli intelletti , non si rende conto " che chi mette in catena il mostro dell ' errore , come chi mette la musoliera all ' orso , non pretende convertire la fiera , ma camparne i galantuomini " . Diciassette anni or sono , L ' Osservatore Romano rispondeva quasi con i medesimi termini a quanti , alla morte di Buonaiuti , si erano lagnati che l ' intransigenza ecclesiastica non gli avesse permesso di risalire sulla cattedra : dovere della Chiesa , il preservare i giovani dall ' errore . Ma già nel secolo scorso veniva innanzi la famosa distinzione della tesi e dell ' ipotesi ; cioè vera in massima la tesi del dovere di chiudere il varco all ' errore ; doversi però fare l ' ipotesi che quest ' atteggiamento generi tali contrasti , tali reazioni , avversioni alla Chiesa , da risultare un maggior male . Oggi ricorre sempre più , almeno nei paesi liberi - ché i regimi totalitari sono ancora sul terreno del chiudere la bocca a quelli che per loro sono gli erranti - , il presupposto dello scandalo dato dalla repressione del supposto errore . V ' è anche un lato teologico che normalmente si dimentica ; il rigorismo agostiniano scorgeva la massa dannata , da cui occorre staccarsi , per giungere a far parte del piccolo numero di salvati ; nel Trecento un Gregorio da Rimini era convinto del fuoco sensibile cui sarebbero stati condannati per l ' eternità gl ' infanti morti senza battesimo . Il cancellarsi di queste concezioni , una maggior fiducia nella comprensione e nella bontà di Dio , porta anche gli uomini più pii ad avere minor preoccupazione per la sorte di quanti , aspirando al bene , non trovassero la retta dottrina . Ma l ' antitesi tra liberali ed autoritari è antitesi che non verrà mai interamente meno ; non si supera con argomenti di pura ragione . Quanti siamo per la soluzione liberale , sappiamo di essere sospinti da una fiducia nell ' uomo , nella sua scintilla divina , che gli permetterà , sia pure attraverso lunghe traversie , di trovare la via migliore ; ed altresì da una simpatia spontanea per l ' uomo liberale , sempre pronto ad ascoltare , a comprendere , a rivedere le proprie posizioni ; fede è simpatia che altri possono non condividere . Contemporaneamente al discorso del card . Bea seguiva , cosa di ben minore importanza , un convegno dell ' associazione per la libertà religiosa : dove naturalmente si auspicavano diritti positivi rispettosi di tutti i convincimenti ; che riconoscano a tutti , appartenenti ad una fede od uomini che non si appellano a Dio , libertà di cercare proseliti . Ma nelle nostre conversazioni ci accorgevamo di essere divisi , tra quanti crediamo in un Dio che preghiamo , quanti hanno un vivo senso del sacro , che non riescono a fissare in una concreta religione , e quanti invece dichiarano di sentirsi pienamente appagati nell ' ambito della ragione , senz ' avvertire altri bisogni . Ed anche in un altro punto nelle nostre molto amichevoli conversazioni non eravamo concordi ; convinti tutti del dovere dell ' uomo di dichiarare al mondo le sue convinzioni , io assumevo il temperamento della pietà . Allo sdegno di alcuni per ciò , che la vedova di un nostro comune amico aveva voluto per lui funerale religioso , là dov ' egli mai era stato aderente alla fede cattolica , opponevo che se la povera donna ( che non aveva smentito inesistenti conversioni ) aveva tratto da ciò conforto , da quei funerali non era certo rimasto falsato il pensiero del marito , le cui pagine , nobili e belle , sono ben chiare . La congiunzione che fa il card . Bea tra amore della verità e carità del prossimo , m ' induce a perseverare in questo sentire , che ad altri più rigidi sembrerà lassismo .
Un Papa ottimista ( Jemolo Arturo Carlo , 1964 )
StampaQuotidiana ,
Se scrivessi di avere visto negli ultimi quindici anni riaccendersi il contrasto religioso che percorre la seconda metà del '600 e gran parte del '700 tra giansenisti e gesuiti , tra fautori del rigorismo morale ed assertori dell ' indulgenza , tra sostenitori della porta stretta , della salvezza dei pochi , dell ' essere l ' umanità massa dannata , e chi asserisce che la Redenzione consente la salvezza di tutti : ogni lettore penserebbe che sia uscito di senno . I più indulgenti accennerebbero alla deformazione dell ' uomo di studio , che crede di vedere il mondo riflesso nel piccolissimo settore su cui si è affisso . Ed in effetto chiunque sa che viviamo in un mondo in cui le preoccupazioni religiose hanno scarso posto , e solo strette cerchie le condividono . Se ci si limita però a queste , è tuttavia agevole cogliere che la posizione di quelli che si chiamano conservatori rispecchia l ' atteggiamento dei giansenisti di tre secoli or sono : gli uomini si debbono piegare alla legge di Dio , se pure la trovino dura o sembri loro irragionevole ; e non possono pretendere sia invece tale legge a piegarsi alle loro esigenze ; la natura umana è sostanzialmente cattiva , ed occorre il principio di autorità per tenerla a freno ; le passioni vanno rattenute : nulla di più deleterio del lasciar credere che il peccato universalmente praticato cessi di esser tale . Quelli che sembrano innovatori non pretendono certo ad un ' abrogazione di leggi divine per volontà umana , ma ritengono che solo poche norme fondamentali siano dettate per gli uomini di ogni tempo e luogo , ed il precetto , veramente immutabile , di carità ed amore vada tradotto in regole di condotta diverse secondo i tempi . E così che certa precettistica , che una volta raggiungeva un fine di bene , abbia ad essere abbandonata se si constata che ottiene oggi un risultato antitetico ; la regola sempre valida , di cercare di trarre alla verità , alla buona condotta di vita , i fratelli , implica metodi di attuazione differenti secondo i tempi ; nello stesso modo che i genitori si comportano diversamente verso i figli a seconda della loro età , dei caratteri , delle crisi che attraversano . Contrasto che non assume le note acute di quello già ricordato di altri secoli ; ma che sussiste ; ed in cui sono del pari rispettabili le posizioni delle due parti . Non vorrei dispiacere al padre Ernesto Balducci dicendogli che queste considerazioni mi venivano innanzi man mano che leggevo il suo libro così bello , così ricco , Papa Giovanni , uscito in questi giorni : che lo leggevo con vivo consenso . Non vorrei dispiacergli , in quanto egli ha scritto in testa al libro : " Papa Giovanni non è stato per me un pretesto per dire altre cose ... è così facile partire da lui per sviluppare un discorso tutto nostro , di cui egli non avrebbe mai accettato la paternità " ; e potrebbe apparire che io voglia contrastargli . Ma chi ha vena di storico non può non inquadrare ; e l ' uomo più religioso avverte che nulla si opera per salti , che anche gli eventi che sono frutto immediato della grazia di Dio , persino i miracoli , hanno una preparazione storica : quella che porta gli uomini a comprenderli . Nulla di eterodosso nel dire che l ' avvento del Messia fu preceduto da almeno tre secoli che portarono una spiritualizzazione dell ' ebraismo , l ' attitudine a divenire da religione di un popolo religione universale , e , nel mondo pagano , fecero lievitare l ' idea di un Dio unico , dietro lo schermo di dei troppo simili ad uomini . Papa Giovanni non poteva nascere nel medioevo ; e se un neo c ' è nel libro del Balducci , è di lasciare in ombra che ci furono non pochi che pur tacendo , perché in posizioni religiose o politiche che non consentivano la critica ad un Papa , ritennero dannosa la sua mansuetudine , ed hanno rialzato alquanto la testa dopo la sua scomparsa . D ' altronde anche padre Balducci , pure proponendosi di guardare la mirabile vita ed indole di Angelo Roncalli , e volendo evitare ogni inquadratura storica , deve ricordare quella che sarebbe stata la caratteristica del suo pontificato : il mondo moderno si era organizzato secondo valori nuovi , " che la Chiesa misurava più nelle loro energie di divergenza dalla fede che nella loro virtualità di convergenza " ; la teologia sviluppava " un certo tipo di formulazione , che ben rispondeva all ' intenzionalità polemica che guidava la Chiesa , ma rendeva sempre meno accessibile all ' uomo laicizzato il patrimonio dell ' insegnamento cattolico " ; papa Giovanni ha compreso " che l ' opera della Chiesa non può esaurirsi nella polemica " , che gli errori persistono , ma hanno perduto gran parte dell ' antica pertinacia e soprattutto la presunzione di porsi come alternativa alla verità di Cristo ; onde la Chiesa può piuttosto che arrestarsi nella polemica , " attendere a riproporre la verità cattolica entro una formulazione più adatta all ' intelligenza moderna " . Mi pare quindi si possa ben dire che il papato di Giovanni XXIII , pur essendo la rivelazione di un uomo che alla profondissima fede univa la scintilla del genio , s ' inquadra in un ' epoca ; ha nella storia la sua preparazione ; sbocca nel riconoscere che molti valori fino allora oppugnati non sono inconciliabili con la Chiesa , che questa deve proseguire il suo cammino , anziché spendere il meglio delle sue forze in vecchie polemiche . La preparazione consiste da una parte in movimenti interni alla Chiesa , ma avversati o condannati dalla S . Sede , che sono le varie sinistre cattoliche , e soprattutto i gruppi francesi che vogliono il colloquio con tutti , anche e soprattutto con il mondo comunista , e ( a ragione od a torto , non importa ) sono tratti a vedere negli atteggiamenti antireligiosi od anticristiani del mondo d ' oltre cortina od afroasiatico non connotazioni incancellabili , ma reazioni a posizioni tradizionali cattoliche . Per un ' altra parte questa preparazione si ha nel pontificato di Pio XII , in lati che sfuggono all ' attenzione degli studiosi laici : la rottura dell ' immobilismo , anche a rischio di dare scandalo , con le innovazioni liturgiche ( la Messa pomeridiana che trova ancor oggi ripugnanze in chi non sa disgiungere liturgia e tradizione ) e l ' accettazione , in tema di interpretazione della parte più antica , ma essenziale , del Vecchio Testamento , di tesi che sarebbero state sicuramente condannate al tempo della campagna antimodernista . Naturalmente non era questa che preparazione : che avrebbe pur potuto costituire una via senza uscita se non fosse sopravvenuto Angelo Roncalli . E bene nel libro di padre Balducci si accentua che con l ' elezione al pontificato parve nascere un altro uomo ; nunzio in Francia era stato ritenuto un integralista ; né nunzio né patriarca aveva neppure accennato agli ardimenti che ebbe pontefice . Padre Balducci spiega ciò con il profondo senso chiesastico , la completa obbedienza del prelato ; fino a che in posizione subordinata , sole sue direttive quelle del papa regnante ; soltanto dopo salito al soglio pontificio poté imprimere alla Chiesa un impulso diverso da quello datovi dai suoi predecessori . Pure felicemente il libro ricorda come nell ' opera di Giovanni XXIII tutto seguisse alla insegna della semplicità : " Le decisioni più geniali egli le ha prese come se fossero normali provvedimenti , dissimulando la loro effettiva grandiosità con sorriso casalingo e con linguaggio festivo ... ha detto con parole povere , cose grandi " . E pur questo , del mutato tono , del rendersi conto che oggi i popoli non sono più portati alla riverenza dallo stile e dalle forme esteriori , è stato un adeguamento ai tempi ; ma altresì un aderire alla posizione ottimistica , che non giudica gli uomini incapaci a comprendere quel che può esservi di grande in un messaggio , ad esserne toccati , se non attraverso la magniloquenza . Un credere nei fratelli .
Si riapre il Concilio ( Jemolo Arturo Carlo , 1965 )
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L ' ultima sessione del Concilio non si apre nel clima di grandi speranze che in molti - non in chi da anni segue attentamente la vita della Chiesa - ne avevano accompagnato gli inizi . Non ci saranno ritorni di fratelli separati ; probabilmente usciranno attenuati od edulcorati i testi su cui più si appuntava l ' attenzione generale , quello in tema di libertà religiosa , l ' altro che avrebbe dovuto togliere all ' antisemitismo ogni arma suscettibile di passare come di marca cattolica . Attraverso la già pubblicata costituzione dogmatica " De Ecclesia " sappiamo che , con tutte le parole di alto rispetto per la dignità dei vescovi , nulla è mutato alle posizioni poste dal primo Concilio Vaticano ; viene ribadito che il corpo dei vescovi ha potere solo quando agisce con il Papa , che quanto questi dispone ha valore immediato , non per il consenso della Chiesa ( e che non si sia mosso alcun passo verso un episcopalismo , non è ragione di rammarico per chi teme la debolezza degli episcopati nazionali di fronte al potere politico od alle passioni popolari ) . La medesima Costituzione parla di una dignità e di un apostolato dei laici , ma in nulla modifica la posizione loro fatta dal vecchio diritto canonico . Non sembra probabile che si abbia qualche novità sensazionale : diaconi coniugati od una norma generale che autorizzi il sacerdote a ritornare al secolo ed a contrarre matrimonio quando non si senta più pari al suo compito . Quel che invece sicuramente rimarrà , sarà il clima di distensione nei rapporti con le altre confessioni ed altresì con quanti , pure dichiarando di non avere la fede , non siano oppositori della Chiesa , non cerchino di distruggere la fede altrui . La prevalenza dei latini sui cattolici di rito e tradizione orientale trova termine ; si ammette nella Costituzione dedicata alla Chiesa d ' oriente che siano possibili matrimoni tra cattolici ed acattolici con la semplice presenza di un sacerdote , ma senza seguire il rito dei cattolici ; si ammette , sia pure eccezionalmente , la possibilità di funzioni sacre celebrate insieme con gli appartenenti a Chiese separate da Roma . Il decreto sull ' ecumenismo , pieno di rispetto per le Chiese sedicenti ortodosse , è pur riguardoso nei pochi paragrafi destinati ai protestanti ; naturalmente parte dal principio che la Chiesa soltanto ha la pienezza della verità ; onde riprova certo irenismo che per venire incontro ai separati danneggerebbe la purezza della dottrina cattolica cd oscurerebbe il suo senso genuino . Nella Costituzione sulla Chiesa , quel che è detto della Vergine non allarga ulteriormente il fossato che separa dai protestanti . Fuori delle Costituzioni e del diritto scritto , pare certo che il clima è molto mutato , e probabilmente senza ritorni , da quello ch ' era ancora trent ' anni or sono ; non c ' è più l ' orrore per il sacerdote che ha dismesso l ' abito e si è sposato ; oggi il vescovo benefico , veramente paterno , è più considerato di quello grande costruttore di seminari e di chiese per cui riusciva a trovare fondi , grande manipolatore di elezioni . Delusione per l ' evoluzione seguita dal giorno dell ' apertura del Concilio ? In certi ambienti , più d ' oltr ' Alpe che italiani , sicuramente sì . Ma sarebbe scambiare la minor parte con la massa dei cattolici parlare di delusione senz ' altro . Invero oggi più che mai lo schieramento cattolico è così vasto e con tale diversità di posizioni , che resta impossibile valutare in termini generali . Ci sono quelli che vorrebbero tornare alla purezza evangelica , alla Chiesa povera , e quelli attaccati più che mai al clima costantiniano , ai concordati , allo Stato che paga le congrue , al braccio secolare . Ci sono quelli cui il catechismo , certe dottrine tradizionali , certe devozioni sembrano scorie morte ; certe credenze , che non costituiscono articolo di fede ma che sarebbe irrispettoso dichiarare superstizione , offendono . Altri , invece , si trovano a loro agio nelle vecchie forme ; c ' è una massa che non vive nel clima del tomismo né in quello del Vangelo , bensì nell ' altro dei santi miracolosi , delle rivelazioni di S . Margherita Alacoque o della Vergine di Fatima , che ignora tutto del Vecchio e del Nuovo Testamento , per cui la grande figura del Cristo è al più il S . Cuore . L ' uomo di fede sa che Dio gradirà i più umili omaggi , che probabilmente più di un semplice dell ' ultima schiera passerà dinanzi a quelli che hanno cercato l ' acqua più pura della Rivelazione . Ma quali problemi si presentano ai reggitori . Se siamo in un certo numero a ringraziare Dio di averci fatto vivere gli anni di Giovanni XXIII , molti ne furono scandalizzati ( circolò alla sua morte la frase che sarebbero occorsi quarant ' anni per riparare al male che aveva fatto in quattro ) ; parecchi sono rimasti turbati dalle novità liturgiche succedutesi da Pio XII a Paolo VI . E c ' è un dato conturbante . Contro tutte le previsioni che il mondo colto , la classe politica formulava cento anni or sono , l ' ascendente morale , la potenza della Chiesa è andata costantemente crescendo , senza interruzioni . Lo scandalo dato alla cultura dalla formulazione dei decreti antimodernisti non ha nemmeno rallentato quest ' ascesa . Nei paesi già rigorosamente protestanti , Olanda , molti Cantoni svizzeri , Ginevra anzitutto , l ' avanzata cattolica è impressionante ; gli Stati Uniti hanno potuto avere un presidente cattolico , la posizione dell ' attuale presidente non è stata nemmeno scalfita dalla conversione di una sua figlia al cattolicesimo . Conversioni in senso opposto non se ne danno ( nessun rilievo certi movimenti di umili ; ondate che si dissolvono nell ' ambito di una generazione ) . Di fronte a quest ' ascesa costante si comprendono le esitazioni all ' idea di mutamenti profondi . Quando mai si abbandona una direttiva nel momento che segna i maggiori successi ? E tuttavia un profondo istinto , che trova nella ragione argomenti di conforto , ci dice che questo successo non è in profondità , non è caratterizzato da un ritorno degli uomini alla preoccupazione del volere di Dio , al bene . I sacerdoti più a contatto con le coscienze non hanno la tonalità ottimistica di quelli che vivono nel clima costantiniano , che stipulano concordati . Malgrado certo ottimismo di comando l ' umanità ha preoccupazioni come non mai . Si eviterà l ' urto delle razze ? Si otterranno tanti beni da soddisfare la popolazione del mondo sempre in aumento ? Si potranno abbassare le muraglie che dividono paesi poveri e ricchi , o la difesa del proprio benessere non renderà sempre più aspri e crudeli , fino a far risorgere mostruosità che speriamo debellate per sempre ? La Chiesa non può senza rinnegare il suo ecumenismo rassegnarsi a restare spettatrice , sia pure orante , in quella che sarà la vicenda , speriamo non tragica , dei prossimi cento anni . Non può non esserle d ' incitamento il ricordo di quel che fu , all ' incirca tredici secoli or sono , il suo compito nella fusione di popoli già plasmati dalla civiltà greco - romana e di barbari . Ma tutti avvertiamo che ad espletare questo compito di patrocinare fusioni , di mitigare egoismi e ferocie , non saranno idonei quanti credono che la fede sbocchi dall ' apprendere il catechismo , quanti sono attaccati alle leggende ed alle pie devozioni , quanti vivono sotto l ' incubo della eresia , e neppure quanti , legati al clima costantiniano , reclamano privilegi per la Chiesa . Solo uomini de ] clima giovanneo , capaci come il Redentore di guardare oltre le dottrine nel cuore dei fratelli , con tesori di comprensione e di amore che rompono ogni argine teologico , con il coraggio che consente di camminare sulle acque , potranno essere atti a tanto .