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> autore_s:"Jemolo Arturo Carlo" > anno_i:[1970 TO 2000}
Il paradiso sta in cielo o in terra? ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
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Nella bella biografia dedicata a Berlinguer da Gorresio un capitolo s ' intitola « Di fronte ai cattolici » . Berlinguer come Lenin : « L ' unità della lotta per un paradiso in terra che preme più dell ' unità delle opinioni per un paradiso in cielo » . Prescindo da Berlinguer , che , per quanto so , è rispettosissimo della fede religiosa delle persone a lui più vicine , né fa opera di proselitismo ateistico . Ma l ' espressione di Lenin è da considerare : siano con tutti noi coloro che vogliono conquistare un paradiso in terra ; poco importa se poi c ' è tra loro chi crede anche ad un paradiso in cielo . Non so quale significato avesse per Lenin l ' espressione « paradiso in terra » ; certo non dimenticava che la sofferenza , le malattie , la decadenza della vecchiaia , la perdita delle persone care , non sono eliminabili dal cammino umano . Ma , nato nel 1870 , avendo a diciassette anni visto un fratello condannato a morte per complotto , avendo conosciuto a 25 la prigione e poi la deportazione in Siberia , e soprattutto essendo vissuto in una Russia dove ancora dovevano essere forti le tracce della servitù della gleba , l ' arbitrio della polizia era praticamente senza limiti , mentre c ' erano signori con tenute delle dimensioni di una provincia e patrimoni in gioielli valutabili a centinaia di milioni di allora , ed il popolo era quello che appare da Dostoevskij ( l ' ubriachezza unica consolazione dello squallore , la prostituzione unica risorsa per le ragazze povere ) , poteva chiamare paradiso anche la vita dignitosa che l ' operaio tedesco e francese cominciavano a conquistare ed avrebbero raggiunto alla vigilia della prima guerra mondiale . Se così inteso , il motto di Lenin poteva accettarsi , sia pure con la riserva sulla liceità dell ' uso dello stesso vocabolo ad indicare tanto qualcosa di relativo , imperfetto e transitorio , come qualcosa di assoluto ed eterno . Però già allora l ' espressione imponeva una ulteriore riserva , ed oggi questa è più valida che mai , quanto meno per i cristiani , cui Lenin si riferiva . Giacché non si dà contrasto tra i due paradisi nella comune e volgare accezione di un paradiso di Maometto , che ripeterebbe abbellita una vita terrestre ( nella quale può anche enunciarsi che il paradiso è all ' ombra delle spade ) , con tutti i godimenti carnali , della gola e del sesso ; il paradiso cristiano è invece quello cui si perviene con la rinuncia , l ' accettazione , la sofferenza . C ' è , sì , la ricchezza barriera insormontabile per entrare nel regno di Dio ; e si può attenuare il « discorso delle beatitudini » , ricordando che basta la povertà sia nello spirito ; ma non si può cancellare la beatitudine per gli afflitti , i miseri , i pacifici . Non si può capovolgere il Vangelo e non scorgere che in esso la vita terrena è quella della sofferenza : sempre evocati i ciechi , i paralitici , i lebbrosi , le madri che piangono il figlio morto . Per questo , rispettosissimo sempre di tutte le opinioni , mi riesce impossibile accettare un Cristianesimo che in nome della giustizia ami la violenza . ( La si ama , diciamolo pure ; accettatala , non è più un male necessario , perché al pari dell ' Eros , la violenza ha una sua voluttà , non è lo strumento di cui l ' uomo si serve quando gli occorre , per poi gettarlo , ma prende l ' uomo : chi si guarda intorno sa che il ricordo di un ' azione di guerra in cui rifulse il coraggio è nella mente di chi la compì ricordo più luminoso di ogni azione di bontà , di ogni salvataggio di un fratello ) . Non posso accettare un Cristianesimo che non aggiunga alla sua visione della giustizia che essa importa anche per tutti , volonterosi o riluttanti , il distacco da troppi godimenti terreni ; che un paradiso ( molto relativo ) cristiano su questa terra può essere solo quello di una cristianità distaccata dagli agi , dal prestigio , dalla fama , che accetta una generale umiltà . Trasportate al nostro tempo , le parole di Lenin , per ammettere sinceramente nelle proprie file di combattenti anche quelli che credono nel regno dei cieli , dovrebbero suonare : « Uniti tutti quelli che non vogliamo spargere sangue né togliere la libertà ad alcuno , per assicurare una società di eguali nel godimento dei beni economici , di aiuto reciproco ; e allora poco può importarci che tra questi vi sia chi crede pure in un regno dei cieli » . Ma la rivoluzione russa non si sarebbe fatta in tal modo . E se considero la perdita di ogni fede religiosa come una ulteriore ragione d ' infelicità dell ' uomo ( che vede marciare verso l ' etica dello stordimento , un susseguirsi senza posa di gioie diverse , tutte carnali , ch ' egli vuole scambiare per la felicità ) , tuttavia mi rendo conto della propaganda ateistica dei Paesi comunisti , almeno in terre che furono cristiane . necessario infatti che il risultato raggiunto si consideri il paradiso conquistato ( Cotta in un suo breve saggio , La sexualité en tant que dernier mythe politique , scorge in tutte le dottrine rivoluzionarie una ricerca , spesso inconscia , dell ' innocenza perduta dell ' uomo ) ; paradiso che occorre difendere , e dove , come quello biblico , ci deve essere chi ( uomo o collegio ) ha il supremo potere , e non può tollerare autorità religiose o intellettuali che non convenendo con lui su ciò ch ' è bene e ciò ch ' è male , rischino di far perdere la fiducia in questo paradiso . Poiché la montagna non andava a Maometto , andò Maometto alla montagna : dalle inclusioni di cattolici come indipendenti nelle liste elettorali comuniste , trovo conferma alla mia antica constatazione , che il colloquio non ha mai portato un comunista a divenire fedele di una qualsiasi religione , bensì degli uomini cresciuti in ambiente religioso a divenire comunisti . E , per tornare al paradiso , qui pure il paradiso cristiano si avvicina per questi al paradiso di Lenin ; su una rivista di Napoli di cattolici del dissenso , in un buon articolo di Carlo Cardia « Il giurista e gli occhi della storia » ( buon articolo , in molti punti con affermazioni cattolico - liberali cui sono sempre rimasto fedele ) , leggo anche affermazioni in tema di insegnamento ecclesiastico circa l ' etica sessuale , che mi lasciano più che dubbioso ; e apprendo che un teologo tedesco si pone la domanda : « E ' moralmente giustificabile una continenza assoluta ? » . Cardia è prudentissimo , fino a deplorare che la Chiesa accordi dispense matrimoniali tra affini in primo grado . Ma , mentre non è dubbio che il giurista debba argomentare con gli occhi della storia , o meglio con la coscienza sociale , e così pur nel non lungo periodo di durata di una legge , mutarne la interpretazione , il credente ritiene vi siano precetti eterni , comandamenti che valgano per ogni tempo . Per restare al « paradiso sulla terra » , per il credente esso è dato dalla serenità di chi si può abbandonare completamente alla Provvidenza , e ritenere buono ciò che accade , seppure sia la infermità o la mutilazione che lo colpisce . Ma quando in tema di sesso comincia a considerare lieve la colpa che per secoli fu ritenuta grave , ci si avvia su un cammino pericoloso ; in fondo può anche trovarsi il D ' Annunzio giovane , col suo Eleabani , figlio di Gesì , col suo anti - Vangelo : « La carne è santa . Guai a chi non piega l ' anima innanzi a lei » .
Ancora sul Concordato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Negli atti parlamentari il resoconto stenografico delle cinque sedute in cui si trattò delle modifiche al Concordato occupa 201 dense facciate . Interventi svariatissimi ; e leggendone alcuni ho avuto l ' impressione di tornare molto indietro , prima del 1915 , sentendo i vecchi spunti sulle ricchezze della Chiesa , che ripetevano poi quelli sulle ricchezze dei gesuiti intorno al 1770 . Vero che fuori si era detto di più ; in un corteo si erano visti cartelli ove si leggeva che con un quarto delle rendite del Vaticano si sarebbe risanato il bilancio dell ' Italia , cartelli che mostravano il candore economico di chi li aveva scritti e la dimenticanza di ciò , che il Vaticano non è un ' azienda dello Stato italiano , che i suoi compiti sono mondiali . Ma quel che veramente mi sta a cuore è un punto di cui non si è molto parlato , anzi semplicemente accennato , e che tuttavia per me è di valore essenziale : le critiche relative alla soppressione dell ' articolo sull ' Azione Cattolica ( divenuto senza ragione d ' essere in un regime dove vige la libertà di associazione ) , ed in particolare quelle , talora espresse in forma di deplorazione , per la mancata attuazione data fin qui alla norma , le critiche cioè alla abrogazione della seconda parte di detto articolo : « La S . Sede prende occasione dalla stipulazione del presente Concordato per rinnovare a tutti gli ecclesiastici e religiosi d ' Italia il divieto di iscriversi e militare in qualsiasi partito politico » : espressione che nel 1929 pareva non aver senso perché di partiti ce n ' era uno solo , ed alla lettera significava che il Papa prometteva al governo fascista che i preti non sarebbero stati fascisti ; ma che pare fosse voluta da Pio XI , proprio per impedire ad ecclesiastici il giuramento di fedeltà al Duce ( e tuttavia chi visse in quegli anni quanti distintivi fascisti vide su tonache talari ! ) . Ora posso nel mio intimo desiderare il sacerdote che pensa a questa vita come ad una preparazione alla vita eterna , e conseguentemente non milita in partiti politici ; ma so di essere contro corrente , e ben conosco che anche da alte sedi arcivescovili c ' è questa esortazione al clero di partecipare alla vita politica , al servizio dei più umili . Comunque , come cittadino rivendico per tutti la libertà , veramente fondamentale , di esprimere il proprio pensiero e di farne propaganda ; e mi ribello all ' idea che possano esserci categorie di cittadini private , vita durante , di questa libertà . Come negli anni grigi tra il '50 ed il '60 mi battei con tutte le forze contro i sequestri di Bibbie protestanti e le azioni contro i loro distributori , l ' elevazione a reato del battesimo in un torrente di anabattisti , la persecuzione dei pentecostali , così con quanto mi resta di forze mi batterei sempre contro chi volesse contrastare al prete di cercare proseliti , di diffondere la sua dottrina . Rammento l ' abate Ricciotti che , a chi si doleva di un parente comunista che educava alle sue idee i propri bambini , rispondeva : « Se è convinto che le sue dottrine rappresentano la verità , non esercita un diritto , ma adempie un dovere , cercando di comunicarle quanto possibile ; chi crede di aver trovato la verità deve diffonderla » . Penso io pure così , da sempre . Rammento miei vecchi discorsi col fraterno amico Giorgio Falco , in cui mi dolevo che gli ebrei , riacquistata la libertà , non avessero ripreso quel proselitismo ch ' era stato dei loro progenitori , fino alla oppressione romana , e cui avevano dovuto rinunciare per sopravvivere , e rammento la risposta che mi dava , che in qualche modo i migliori di loro avevano ancora svolto il compito di diffondere la credenza nel Dio unico . E non mi è piaciuto nel fiero e nobile indirizzo di questi giorni di una chiesa cristiana non cattolica al ministro dell ' Interno la frase , volta certo a parare l ' accusa di poter turbare la pace religiosa degl ' italiani : « noi non facciamo proselitismo » . Mi si risponderà che il prete non è un uomo come gli altri , è un ' autorità per i fedeli , e quindi è nella condizione di condurli pur nella lotta politica ? Così press ' a poco parlavano , oltre cento anni or sono , Ricasoli o Mancini ; ma è trascorso oltre un secolo . E le immagini che allora si evocavano , il prete che diceva al morente di salvare la propria anima donando tutto alla Chiesa , di fare pubblica abiura dei suoi convincimenti unitari o liberali , è lontana nel passato . Nessuno di noi conosce casi del genere . Soggiungo che siamo in un clima molto diverso da quello che auspicavano , forse illudendosi , gli uomini del Risorgimento : un mondo di liberi , in cui ciascuno pensasse con la sua testa ; siamo nel mondo del conformismo ( a volte mascherato da anticonformismo ) , in cui la quasi totalità dei giovani si butta a capofitto , negli atteggiamenti , negli abiti , nel rinnegamento in blocco dei « tabù » , e gli adulti o sentono la disciplina di partito o si disinteressano od al più si accontentano dei vari mormorii , delle accuse generiche , senza alcun piano costruttivo . Libertà anche per i maghi , per le donne che fanno le fatture o le disfano ; libertà , come cittadino , del prete ribelle , ridotto allo stato laicale , e che desidera continuare a portare un segno del suo ordine sacerdotale ( via dunque l ' art. 29 , lettera l ) ; ma libertà anche per il prete di fare quanta propaganda desidera . Davvero i critici credono che la maggioranza degli italiani , od anche il 50 per cento , pratichi ancora la messa domenicale e penda dalle labbra del sacerdote quando pronuncia l ' omelia ? Ed ora mi si consenta una breve oratio pro domo mea . Qualche amico mi ha rimproverato , come se avessi abiurato il principio separatista , di aver fatto parte delle due commissioni presiedute dall ' on. Gonella ( nella relazione alla prima riaffermavo ancora la mia vecchia fede separatista , di allievo di Francesco Ruffini ) . Non sono mutato . Credo sempre , contro quanto scrivevano gli apologisti del Concordato del 1929 , che di dilaceramenti dei cattolici , anche i più ortodossi , non sia dato parlare oltre la prima guerra mondiale ( c ' erano forse ancora vecchi principi , come ne I vecchi e i giovani di Pirandello , cui ripugnasse di presentarsi davanti al Sindaco per il matrimonio civile ? ) ; credo sia stato un male che Vittorio Emanuele III si opponesse nel '19 a quello che sarebbe stato il Trattato senza il Concordato ; ma una cosa è non stipulare un patto ed altra il disdirlo unilateralmente . Gli uomini politici che non erano stati favorevoli all ' ingresso dell ' Italia nella Triplice alleanza , dieci anni dopo , senza disdirsi , ritenevano che sarebbe stato un grosso errore una denuncia unilaterale . Ritengo abbia agito saggiamente la Camera votando con 412 voti contro 31 la mozione per la continuazione di una trattativa mirante ad una revisione del Concordato anziché la denuncia : questa , specie dopo le intemperanze dei radicali , sarebbe apparsa atto di ostilità . E , memore sempre del discorso inaugurale della sua presidenza della Repubblica pronunciato dall ' altro mio grande maestro Luigi Einaudi , che non chiedeva venia delle memorie sabaude evocate in suoi articoli dell ' ultimo anno né di certo suo attaccamento alla monarchia , ma riteneva il buon cittadino debba sempre piegarsi al volere manifestato dalla maggioranza , e , se non si tratti di cosa che ripugni alla sua coscienza morale , porre a disposizione dell ' organo espresso da questa maggioranza la propria esperienza e le proprie capacità , non vedo perché mai avrei dovuto rifiutare di far parte di organi di studio o di trattative , volti a togliere dal Concordato quel che poteva suonare offesa alla coscienza liberale . Contro ogni traccia di giurisdizionalismo , d ' ingerenza dello Stato nella struttura della Chiesa ; per la libertà della Chiesa di organizzarsi come creda , e , al pari di ogni partito , di considerare uscito dal suo seno chi sconfessi date sue dottrine , ma con una pronuncia senza effetto alcuno rispetto allo Stato ; per la libertà di ogni sacerdote , come di ogni altro cittadino , di esprimere le proprie idee , di farne propaganda ( e personalmente potrò pur credere che quel prete interpreti male il Vangelo ; ma ricordo l ' insegnamento di Croce : « Battiti perché il tuo avversario possa esprimere liberamente quelle dottrine , che tu poi , come difensore di quella che per te è la verità , avrai il dovere di confutare » ) . Non mi pare di essermi allontanato da quella che è la direttiva in cui mi formai ventenne , sotto la guida dei grandi maestri che ho menzionato , da cui non so dissociare Piero Martinetti .
Sui rapporti Chiesa-Stato ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Ha certo ragione Raniero La Valle se ritiene che Concordato e concordia non siano affatto sinonimi . Con una mediocre cultura storica si può ricordare che il Concordato francese del 1516 , rimasto in vigore quasi tre secoli , vide bufere spettacolari tra Chiesa e Stato ( proprio in Roma le prepotenze dell ' ambasciatore d ' Estrées per assicurare una larga fascia di assoluta immunità , poco men di un quartiere di Roma , non lungi dal Vaticano , alla sua residenza ) ; e che gli avversari del separatismo cavourriano gli ricordavano come il separatismo belga non solo desse luogo a vivi contrasti tra cattolici e liberali ( la fondazione dell ' Università di Bruxelles fu dovuta a questi , come contro - altare alla rinomatissima Università cattolica di Lovanio ) , ma come nel separatismo i cattolici avessero conseguito un potere politico ed una forza quale non possedevano in alcun altro Stato . Dove però i nostri vocabolari non coincidono è allorché La Valle parla di Stato separatista ; che sembra concepire come uno Stato che disconosca Chiesa e religione , che sia loro sostanzialmente ostile : separatismo alla Combes ed alla Waldeck - Rousseau del principio del secolo , con divieto di esistere delle associazioni religiose , e con sovvertimento della struttura gerarchica della Chiesa . Ma non era certo questo il separatismo del pensiero cavourriano , né di quello di Ruffini che insegnava darsi un ' autonomia primaria della Chiesa ( lo stesso Scaduto del resto , opponendosi a Ruffini , non trovava in Italia nel 1914 che tracce di confessionismo ) ; e meno che mai il separatismo cavourriano apparirebbe incompatibile ( in astratto ) col diritto nazionale quale si sta formando , che vede tante autonomie , da distruggere quasi lo Stato moderno e riportarlo a quel ch ' era all ' inizio del secolo XVI . Né scorgo perché , tolto l ' art. 7 capoverso 2° della Costituzione ed anche abrogato il Concordato , l ' Italia non sarebbe un Paese separatista . Ma lasciamo da parte le qualifiche giuridiche , spesso insidiose . Nei rapporti tra Chiesa e Stato segue quel che segue in una famiglia , ove non sorgono dissensi se le diversità di opinioni tra i vari membri siano di scarsa importanza , o ciascuno abbia convinzioni molto tiepide ; ma la pace familiare è turbata se quelle opinioni sono antitetiche , e chi le professa vi è attaccatissimo , e vuole farle dividere alle nuove generazioni . Non ho mai taciuto quanto mi addolorò il Concordato del '29 , per quel che dava di autorità allo Stato fascista ( difficile dopo di esso poter ancora convincere che non si poteva essere ad un tempo buon cattolico e buon fascista ; e fino al '39 tutti i partiti cattolici europei considerarono con favore l ' Italia di Mussolini : si rileggano i giornali del periodo delle « sanzioni » ) ; ma sono abbastanza equo per riconoscere che Pio XI credeva di salvare l ' Azione Cattolica , di evitare che tutti i ragazzi venissero allevati con la fede nell ' infallibilità del Duce , della bontà di quanto egli operava ( male fu che oltre a questa garanzia di libertà si mettesse dell ' altro sul piatto della bilancia ) . E se quel ramoscello del vecchio anticlericalismo , ch ' era poi materialismo , diniego di ogni trascendenza , di ogni religione , non fosse rifiorito nel peggiore dei modi ad opera dei radicali , si sarebbe potuto pensare che meglio fosse non parlare più del Concordato , lasciarne cadere le foglie secche , col silenzio o con platoniche proteste della Chiesa , ma conservando relazioni di pace . Così mi ero espresso pur io , che sono poi stato messo all ' erta non solo dalle intemperanze radicali , ma dal ricordare , oltre questo forse effimero episodio , atto a distrarre dai punti essenziali , che il comunismo , verso cui ci stiamo avviando ( molti chiudendo gli occhi per non vedere ) , può essere cortese e garbato , accettare accordi locali con la Chiesa , ma è per sua essenza , non per volontà di singoli uomini , antireligioso . Lo iato incolmabile che lo separa dai credenti è il rifiuto del trascendente ; tutto deve compiersi nel corso della vita terrena , nessuno deve illudersi di avere in un ' altra vita ciò che non ha avuto in questa ; chi qui ha avuto ragione di piangere e di soffrire , non sarà consolato altrove : tutto si chiude nel cerchio della vita umana . E questa propaganda , accorta , garbata , sottile , è in tutta la loro opera ; dai libri per i piccolissimi , dove si bandiscono fate ed orchi , animali parlanti , proseguendo su su , ove nei libri per i più grandi tutti i detti pacificisti , umani , cui ogni uomo dabbene consente , sono tratti dalle opere dei più noti comunisti , russi o cinesi . Sentivo narrare in questi giorni di una città del Nord , ove una delle massime imprese di Stato ha un suo grande stabilimento ; e ci ha annesso nido , una scuola materna , una scuola elementare con refezione , e doposcuola per le lavoratrici madri : tutto con i programmi e testi delle scuole praticati fino ad ieri , e che non avevano provocato proteste di sorta . L ' amministrazione locale comunista non compie alcuna opera di critica o di detrazione ; ma finanzia altra istituzione del tutto analoga , che ha in più il torpedone , che va a prendere i bambini a casa e li riporta : agio non piccolo in una città del Nord ; e la vecchia scuola comincia ad essere disertata . Nella nuova , non propaganda ateistica aperta , ma quell ' ignorare il trascendente , il prodigioso , il soprannaturale . Sono forme di propaganda ateistica che preferisco ancora agl ' insegnamenti di certi cattolici del dissenso , che mutilano i Vangeli , parlano di Cristo primo socialista , di Cristo ribelle contro i potenti , di Cristo che approva la violenza , per conseguire la giustizia sociale . Se gli uni ignorano Vangeli , Profeti , Padri della Chiesa , questi li mutilano , o ne estraggono le poche parole che possono servire alla loro tesi . È contrario ai princìpi del nostro ordinamento il Concordato dove assicura alla Chiesa il diritto di fare ascoltare la sua voce , almeno a chi espressamente non rifiuti l ' ascolto ? Nel mio intimo dubito che certi grandi mutamenti sociali possano essere frenati vuoi da un trattato internazionale , vuoi da una costituzione rigida . Ma trovo naturale che la Chiesa , vedendo come , sia pure nelle forme più corrette e garbate , il comunismo dove prende il potere cerca in tutti i modi di sradicare fin dalla scuola materna ogni senso religioso , si attacchi al Concordato per quelle clausole che le consentono di far sentire la sua dottrina : libera gara di proselitismo : ma che ogni ragazzo , ogni adolescente , ogni errante che sconta la sua pena , senta almeno le due voci .
Religione e libertà ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Non ho assistito all ' incontro di universitari tenutosi a Bologna in febbraio intorno alla revisione del Concordato ; ma so che di fronte a tre coraggiosi difensori di un Concordato riveduto , predominò una netta maggioranza anticoncordataria . Il cui prevalere necessiterebbe una legge costituzionale che sopprimesse il capoverso dell ' art. 7 della Costituzione che dispone appunto i rapporti tra Chiesa e Stato siano regolati dai Patti lateranensi , sia pure suscettibili di modifiche , e , mi sembra , che fosse soppresso anche l ' art. 8 che perde di significato con le sue garanzie agli altri culti , una volta abolito il sistema concordatario . Direi invero che non ci siano soluzioni intermedie , come quella di un Concordato di un unico articolo : - Chiesa e Stato coopereranno in ogni opera destinata ad assicurare il bene morale e materiale del popolo italiano - : una tale clausola sarebbe vuota di contenuto , bene sapendosi quanto sia diverso l ' apprezzamento del bene morale degli italiani secondo i diversi modi di sentire . Mi dicono che in questo convegno si siano mescolate due diverse tendenze : quella che restava attaccata al tema del Convegno , cioè riforma o meno del Concordato ( intendendosi che il meno significava abolizione , nessuno pretendendo il mantenimento integrale ) , ed un ' altra che sostanzialmente mirava ad una riforma profonda della Chiesa . Invero sarebbe emersa nel Convegno la personalità di uno studioso che da molti anni è l ' assertore della Chiesa fondata sull ' assemblea , senza gerarchia , basandosi sul detto di Gesù « ogni volta che due o tre si aduneranno nel nome mio , io sarò in mezzo a loro » . Ciò che si riannoda ad antiche avversioni verso la Chiesa istituzione giuridica , ed allo spunto giansenista , non aver valore decreti pontifici e dichiarazioni di dogmi , condanne di dottrine , se non accettati da tutta la Chiesa . Ho scritto altre volte come dubiti molto che questa Chiesa del dissenso , rispetto al Papa ed alla gerarchia , possa mantenersi e non subire l ' attrazione di forze politiche che escludono invece ogni fede religiosa . In effetto i suoi patrocinatori non mirano a creare nuclei di spirituali , pensosi soltanto delle verità supreme , bensì assumono uffici politici e vogliono la Chiesa impegnata in tutte le lotte dirette a realizzare la loro visione di giustizia sociale . Se però fossi in errore nel mio prognostico di assorbimento di questi cristiani da parte di movimenti politici con cui già cooperano nelle questioni concrete , ed effettivamente si realizzasse questa Chiesa assembleare , senza gerarchie , che ad un tempo mantenesse la fede in Dio , in Cristo , nella sopravvivenza individuale , e si trovasse impegnata nelle lotte politiche , dubito molto che potrebbe mantenere le attuali alleanze con i partiti che proprio questa fede intendono sradicare . Poiché non è ad illudersi sul linguaggio moderato ( mi dicono che a Bologna uno dei più moderati fu proprio un comunista , che non ebbe una parola meno che rispettosa verso Papa e gerarchie ) , sulle cortesie formali che possono scambiarsi amministrazioni rosse e autorità ecclesiastiche . La lotta sostanziale si svolge nel campo della formazione dei bambini : genericamente nell ' ambito dell ' assistenza religiosa ( niente suore né cappellani negli ospedali , nelle carceri , meno che mai cappellani militari ) , ma lotta sorda nella scuola elementare e soprattutto nella materna . Le amministrazioni rosse stanziano forti somme per queste scuole ed in genere con buoni risultati : ma è soprattutto alla scuola materna tenuta da suore che si guarda : creandone , in prossimità di una esistente in cui s ' insegna anche a pregare e si dà una prima formazione religiosa , un ' altra con maggiori comodità , buona refezione gratuita , torpedoni che trasportino i bambini . Buone scuole materne , ma dove nei libri anche le favole battono sempre sulla odiosità dell ' oppressore e sulla necessità di scuoterne il potere , dove le grandi massime di bontà , di fratellanza , di pace sono tratte dai più conosciuti rivoluzionari , e da cui è comunque bandita ogni idea religiosa , ogni sospetto di una possibile sopravvivenza . Il bambino deve terminare la sua infanzia , se possibile , non sospettando neppure che vi siano persone religiose , non avendo mai visto persone assorte nella preghiera , ignorando che esistano uomini che trovano conforto ed un nuovo fluire di speranze nel rivolgersi a Dio . Le chiese , che vedrà e forse visiterà , le edicole con immagini sacre , debbono essere per lui quel che sono per noi tombe etrusche o templi greci e romani , relitti di civiltà che oggi sono state superate , e che possono bene rappresentarsi come le civiltà della oppressione : sarebbe un po ' come il vedere tutto il mondo grecoromano sotto il solo aspetto dell ' istituto della schiavitù , ignorando tutto il resto che ci ha dato , i valori eterni , la discesa nel cuore dell ' uomo operata dalla tragedia greca , la proclamazione , sia pure astratta , della eguaglianza di tutti gli uomini secondo il diritto naturale . Il compito diviene sempre più facile man mano che le chiese sono vuote , e più vecchie le poche persone che ancora il fanciullo scorgerà se avrà occasione di entrarvi . Non si tratta di una lotta alla religione contingente , come quella che precedette la Rivoluzione francese ed accompagnò il Risorgimento italiano , e che era strumentale per abbattere il trono e le classi privilegiate che davano alla Chiesa la sua gerarchia , o per legittimare la struttura dello Stato liberale ed il venir meno del potere temporale . Qui si tratta di una necessità ; quando pure sul terreno politico ed economico la battaglia fosse stata vinta ed instaurato un regime comunista , la religione potrebbe sempre indurre ad appelli ad una precettistica religiosa contro i dettami del governo , all ' « obbedisci a Dio prima che agli uomini » : potrebbe portare al dubbio se con l ' instaurazione di quel regime , con l ' abolizione della proprietà privata , con la censura sui libri dei malpensanti , si sia raggiunto l ' assetto migliore che sia possibile all ' umanità conseguire e che occorra quindi difendere ad ogni costo , cancellando l ' idea di una giustizia divina , di consolazioni e punizioni che seguano dopo la morte del corpo ; dare a tutti la certezza che esiste una unica vita , quella che termina con l ' ultimo respiro . L ' esito finale della lotta ? Chi crede in una innata religiosità dell ' uomo , che è della sua essenza e può rivelarsi per la prima volta anche nell ' età matura , ha la certezza che la religione non sarà mai estirpata ; il cattolico , la certezza che Cristo è venuto per tutti gli uomini , di ogni generazione . In effetto conosciamo esempi anche di santi usciti da famiglie di accaniti negatori . Peraltro è solo entro uno scenario di ampia libertà che è possibile concepire i figli che si rivoltano contro le idee dei genitori ; dove c ' è una massa grigia , enorme , compatta nei medesimi convincimenti , la ribellione è più difficile . Nel mondo sovietico conosciamo ribellioni di alte personalità di pensatori , ignoriamo se in questo campo ce ne siano tra gli umili . Comunque anche nel mondo di ieri sta che il sentimento religioso , come quello della pietà , anche verso gli animali , come il senso estetico , come altre direttive meno nobili , quale la preoccupazione del risparmio , vanno coltivate nel bambino e raramente sorgono spontanee . Pertanto per chi non abbia la fede in un insopprimibile bisogno del divino , non è detto che la battaglia per la estinzione della religione non possa essere vinta . Eppure anche a molti che non sono credenti , un mondo che non creda in nulla oltre a ciò che è tangibile , che ignori la speranza in gioie e bellezze che gli occhi umani non possono percepire , appare la visione di un mondo impoverito .
L'ora di religione ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Una delle difficoltà opposte da più di un partito alla revisione del Concordato è il mantenimento dell ' istruzione religiosa nelle scuole . Mi si consenta qualche considerazione , tutta personale . Si parla molto oggi di risveglio di religiosità tra i giovani : non sempre a proposito , ché non userei quel termine per designare qualsiasi fervore di iniziative , qualsiasi uscire da sé per pensare agli altri ( che può essere filantropia , od operare per un nuovo assetto sociale , ma non è religione ) . Di religione invece può ben parlarsi quando si crede in un « guru » , misteriosa incarnazione di un essere soprannaturale , quando ci si proclama « bambini di Dio » , quando si riesumano culti orientali o religioni del mistero , quando uscendo dalla ortodossia cattolica si formano cerchie che ritengono di imitare le prime generazioni cristiane celebrando un ' agape fraterna , col pane e col vino , ma senza la transustanziazione , senza paramenti né preghiere rituali , ma esponendo ciascuno dei presenti un proprio pensiero . Ed in questo risveglio di religiosità farei anche rientrare non solo le molte iniziative in seno alle confessioni tradizionali - gruppi di giovani ed anche di uomini e donne maturi che , senza pronunciare i voti , senza lasciare la propria famiglia né le proprie occupazioni , si assumono un compito benefico : visitare gli infermi , i vecchi , pulire le loro case , curare la loro biancheria , portare un po ' di cibo già cucinato , assumendo di farlo per amore di Dio - , ma anche quel voler ricercare nell ' intimo della propria essenza i valori tradizionali dei propri maggiori , tra cui erano quelli religiosi . Ricordo la recente notizia di una esposizione di ex voto , di vari decenni o secoli fa , in una cittadina del Mezzogiorno , e dell ' interesse con cui è stata seguita da tutti , in particolare da operai distaccatisi dalla pratica religiosa , ispirando non semplice curiosità , e meno che mai irrisione , ma un senso di ritrovamento - e ripenso alle cronache missionarie dall ' Africa ; cristianesimo dei convertiti , sì , ma senza rinnegamento del passato , senza distacco dalle generazioni che precedettero , salvando quanto si può dei vecchi riti ; ed anche in Europa il cristianesimo affermandosi nei secoli VVII , pur nella lotta contro gli idoli e le statue degli dèi , non cercò forse di far coincidere le nuove festività con le antiche , di far sorgere le chiese , specie le mete di pellegrinaggi , dove già sorgevano santuari rinomati , di rispettare nei limiti del possibile le consuetudini , le antiche tradizioni ? Ma se passiamo ad altro campo , una delle recenti indagini Doxa ci ha rivelato quanti siano gl ' incerti , cioè coloro che pur non dividendo le credenze e meno che mai le pratiche di alcuna confessione religiosa , credono tuttavia in un essere supremo , in una sopravvivenza , fosse pure sotto forma di reincarnazione ; quanti alle domande se esista un Dio che tutto muove , se credano in una sopravvivenza , rispondono « non so » . Ho l ' impressione che vi sia una larga massa che non si pone mai queste domande , perché volutamente le tiene fuori dalla propria cerchia mentale , in quanto la costringerebbero ad una dialettica , ad una ricerca di prove cui non vuole sottostare ( per quanti mai il ragionare è fatica , cui ci si sottopone solo ove si debbano cercare argomenti in difesa di un proprio interesse concreto ) ; ma che siano minoranza quelli che non esitano di fronte alla risposta negativa : - Sono certo che non c ' è alcun essere , alcuna forza , all ' infuori di quelle che i nostri sensi , la ricerca scientifica possono individuare ; sono certo che tutto finisce con la morte , che non c ' è anima che sopravviva - . Quanto a dire che non mi sembra trionfante il vecchio materialismo , che esso abbia conquistato le masse ; può aver rappresentato un agente nel distacco dalle religioni tradizionali , ma senza sostituirvi una credenza così forte com ' era la fede nei dogmi di quelle . In una tale realtà sociale , fermo sempre il principio che ciascuno ha il diritto , e direi anzi il dovere , di comunicare agli altri quelle che sono le proprie certezze , mi domando se per i genitori che certezze non hanno , non sia un dovere far conoscere obiettivamente ai propri figli che ci sono uomini che pensano in modo diverso , credenti e non credenti , che non ci sono qui buoni o cattivi , bensì persone che credono anche in ciò che la ragione umana non può accertare , e persone che credono tale ragione non conosca limiti , non vi sia nulla che possa sfuggirle , e che tra questi ultimi v ' è chi giunge a conclusioni diverse sull ' esistenza di un Essere supremo e su quella della sopravvivenza : naturalmente spiegazione graduata , secondo l ' età e l ' intelligenza del bambino . E mi sembra che in ogni tipo d ' insegnamento sia una mutilazione ( ben peggiore di quella che si rimprovera alla vecchia scuola , per ciò che non doveva mai parlarsi del sesso ) , il far scendere una cortina nera su tutto l ' agitarsi nella storia e nell ' attualità di quanto tocca il sentimento religioso ; s ' insegna una storia falsata se non si parla mai di quel che credettero le passate generazioni , si dà un quadro inesatto dell ' attualità , se si tace di quel che possa ancora la fede religiosa , le ragioni per cui si vuole distruggerla , ciò che la religione rappresenta di legami tra certi popoli , e di opposizione e fusione tra altri . Si è spesso detto che il bambino ha bisogno di certezze ; ma poi l ' esperienza ha dimostrato quanto spesso e quanto presto queste certezze svanissero , come dalle scuole che spesso le ribadivano uscissero i confutatori , i distruttori . Può darsi fosse una umanità più felice quella in cui in ogni campo le certezze si trasmettevano da generazione a generazione , e nessuno le poneva in dubbio ; ma occorre rendersi conto del presente qual è , che viviamo in un periodo in cui tutto rapidamente muta , e non a torto la pedagogia contesta il tentativo di foggiare il figlio a propria immagine e somiglianza che raramente riesce , e quando riesce rischia di fare del figlio un essere che si troverà in disarmonia con tutto quanto lo circonda . Istruzione , e non indottrinamento ; e mi pare sia il cammino su cui si stia avviando anche la Chiesa , con il rispetto per tutte le confessioni , i contatti anche con quelle che apparivano più lontane ( incontri tra cattolici e buddisti ) , la cooperazione con quelle che , pur geograficamente , incontra più da vicino , l ' ammirazione apertamente espressa per uomini che operarono incessantemente il bene , senza essere cattolici , talora non seguendo alcuna religione . Nella scuola istruzione religiosa e non indottrinamento , non inculcare certezze ; spiegare che nella vicenda umana c ' è questo elemento della religione , che ci sono stati periodi in cui la cultura , l ' arte , sono stati eminentemente religiosi , che quasi tutti i popoli hanno alla matrice della loro fondazione un dato religioso . E va da sé che , come nell ' insegnare geografia si scende più nei dettagli parlando dell ' Italia che degli altri Stati , e man mano che i Paesi descritti ci sono più lontani s ' indicano solo i dati essenziali , così il contenuto della religione tradizionale degl ' italiani , quella di Dante e di Manzoni , dovrà venire esposto più ampiamente che non quello dell ' islamismo o del buddismo . Ripeto , istruzione , e non indottrinamento ; e poi libertà di scelta ; ma non si è liberi di scegliere se si mostra il mazzo di carte in modo che se ne possa scorgere una sola .
Quello che è cambiato nel cattolicesimo ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Si parla a sufficienza della Chiesa , ma considerando soltanto la sua azione sociale o politica ; una minima parte di quanto si è scritto anche su religiosi di grande prestigio , don Mazzolari , padre Bevilacqua , don Milani , non analizza l ' essenza della loro fede . È quasi un luogo comune che la Chiesa con Giovanni XXIII e Paolo VI ha subìto una svolta , ma questa svolta consisterebbe nel non pretendere più privilegi , rivolgersi ai popoli più che ai governi , soprattutto prospettare in primo piano la questione sociale , essere la Chiesa dei poveri , abbandonare , come si è fatto con la Populorum progressio , il secolare concetto della proprietà privata diritto naturale , che il legislatore doveva rispettare . Non mi consta che si analizzi mai ciò ch ' è mutato nella religione non solo degl ' italiani , ma direi di tutti gli occidentali ; né se ne troverebbe traccia in documenti ufficiali ; dove come in passato è raccomandato non solo il culto a Maria , ma la devozione al S . Cuore , la recita del Rosario , celebrate le rivelazioni di Fatima . Eppure chi sia abbastanza vecchio per ricordare quella ch ' era al principio del secolo la fede diffusa nella massa dei credenti ( che forse neppure allora costituivano la maggioranza degl ' italiani ) , soprattutto quella ch ' era la fede degli umili , si accorge dei cambiamenti . Era un cattolicesimo in cui il Dio Padre era lontano , poco invocato , cui si parlava attraverso gl ' intermediari , soprattutto la Vergine ed un gran numero di santi , tra cui era dato scegliere il proprio intercessore . Una fede semplice , cui non a torto si rimproverava molto antropomorfismo ; si credeva in una sopravvivenza , ma come una continuazione della vita presente ; un cattolico credeva nelle sofferenze sensibili e senza fine dell ' Inferno , nelle anime purganti per cui si prega e che pregano per noi , in un Paradiso in cui ci si ritrova ancora con gli affetti della vita terrena ; quando si consolava chi piangeva sulla salma di una persona cara , dicendogli : « Tra qualche anno vi ricongiungerete » , si pensava proprio al figlio che ritrova la madre , e conversa con lei , ed ancora le chiede perdono dei suoi mancamenti , allo sposo che ritrova la sposa , i genitori , il figlio . L ' intimo sentire non era un confondersi in Dio , ma un ritrovare proprio le persone care ; qualche anno , e poi di nuovo la famiglia riunita . Un aldilà , lo si concepiva ancora con i colori , le forme , i suoni che ci sono noti ; in un culmine di bellezza cui non possiamo arrivare , ma sempre forme , sempre colori , sempre suoni . I veri credenti erano certi che le indulgenze abbreviano l ' espiazione nel Purgatorio , che l ' assoluzione riporta nello stato di grazia , che il sacerdote ha dei poteri carismatici e può quindi quello che nessun altro uomo può , rimettere i peccati ; gli ortodossi ritenevano esservi una sola via , quella della Chiesa cattolica per giungere a Dio . Cosa rimane di questo , anche in un giovane iscritto all ' Azione cattolica ? Non gli darebbe molestia vedere una di quelle immaginette , tanto diffuse allorché ero bambino , le anime purganti che emergono con metà del corpo da un mare di fiamme , giungendo le mani e levando gli occhi ' al cielo ? O ritrovare in un vecchio libro una delle storie edificanti che si leggevano allora , il bambino morto che alla domanda pressante dei genitori se è in Paradiso , risponde che è all ' Inferno perché è morto dopo aver commesso un atto impuro ? Ripeto , nulla è cambiato nel dogma , nell ' insegnamento ufficiale ; ancora pochi giorni fa una signora mi diceva che un confessore le aveva negato l ' assoluzione s ' ella persisteva nel non credere nell ' Inferno ( non gliel ' avrebbe negata se lo accettava , ma pensava ad un carcere senza detenuti ) . Ma anche nel Credo non si parla più di discesa di Cristo all ' Inferno , e quando sento da ottimi sacerdoti le spiegazioni del Vangelo odo parlare sì di vita eterna , di ricongiungersi con Dio , ma non già quel ritrovarsi proprio in una continuità degli affetti terreni , anziché come scintille che ritornino ad una grande fiamma ; e se pure continuino ad annunciarsi certe indulgenze , come quella della Porziuncola , non sento mai accennare alle indulgenze che abbrevierebbero le pene delle anime purganti ; mentre la facilità delle riduzioni allo stato laicale , il non considerare più il sacerdote che gettava la veste e passava al matrimonio come un disertore , un reietto , non può ( accompagnata all ' abbandono dell ' abito talare , alla stessa trasandatezza frequente del rito ; non più il chierichetto in cotta , che faceva suonare ad un certo momento il campanellino ) non avere diminuito un po ' la figura del sacerdote cui si baciava la mano . Una purificazione del cattolicesimo da troppe scorie inseritesi nei secoli , d ' accordo ; direi anche cattolicesimo più consono alla ragione umana , che se qualcosa può proclamare è il proprio limite ; non può né provare né negare l ' esistenza di un mondo fuori dell ' ambito dell ' uomo chiuso nei suoi sensi ( gli argomenti dimostrativi di questa esistenza poggiano tutti sempre nella cerchia della ragione , cioè della presumibilità che l ' ordinamento umano in cui viviamo abbia caratteri che non possono essere non comuni a quello in cui resusciteremo : effetto che richiama una causa , sviluppo che deve portare ad una mèta , niente senza una ragion d ' essere ) , e meno che mai conoscere quale sarebbe la condizione dell ' uomo che più non fosse tale ; il credente è tale per la fede , e già Dante ammoniva sui limiti del conoscibile , sulla non sostituibilità della fede , ché se no , d ' uopo non era partorir Maria . Ed ancora esortazione all ' uomo che il vero modo di onorare Dio è operare bene , prodigarsi per i fratelli , non pensare a sé , che è la spiegazione dell ' evangelico e misterioso - chi ama la sua vita la perde , e chi odia la sua vita in questo mondo , la conserverà per la vita eterna - ; esortazione ad un comportamento che è certo d ' interesse generale , che permette di collaborare credenti e non credenti ; e già i migliori sacerdoti da tempo predicavano contro il voler ridurre la religione a « sentimento » . Tutto questo è vero ; prendiamo atto di questo tacito mutamento anche con soddisfazione ; ma non disconosciamo che quella che pare scomparsa era la religione dei poveri in spirito prediletti nel Vangelo , e che non è dato supporre un Dio che non accogliesse come una preghiera innalzata a lui quella diretta al santo protettore da una data malattia , o il rosario recitato , storpiando le parole latine , dalla povera vecchietta . Né so pensare ad un Cristo che amando i poveri in spirito , non sia stato l ' intercessore presso il Padre quale fosse la loro preghiera , non gradisse il cuore d ' argento che appendevano per la grazia ricevuta .
La famiglia cambia ( Jemolo Arturo Carlo , 1973 )
StampaQuotidiana ,
L ' art. 315 del vigente codice civile suona : « Il figlio , di qualunque età sia , deve onorare e rispettare i genitori » . Nel progetto unificato di modifiche al diritto di famiglia scompare l ' onorare e si menziona l ' obbligo del figlio , finché viva in seno alla famiglia , di contribuire ai bisogni di questa in proporzione alle sue sostanze e al suo reddito . La scomparsa dell ' onorare è priva d ' importanza pratica ; il legislatore non può ispirare sentimenti . Ma è una delle modifiche al codice inserite nel progetto che coglie un giovane professore , Ennio Russo , nella sua introduzione « Le idee della riforma del diritto di famiglia » ad un volume di studi in argomento , opera dell ' Istituto di diritto privato della Università di Messina . La monografia del Russo , che si distacca da troppe altre lette in questi anni , afferma che la disciplina data in passato dai codici alla famiglia legittima intendeva proteggerla come centro politico elementare , come depositaria di valori ( così l ' idea di Patria ) , che premeva al legislatore di conservare ; mentre anche la trasmissione ereditaria di patrimoni rispondeva ad una concezione politica . Mutata questa , lo Stato attenua la protezione della famiglia legittima , e tende sempre più a parificarle la famiglia nascente dall ' adozione e quella naturale . Appare così che la famiglia non è istituto naturale , ma il concetto di famiglia varia storicamente secondo gl ' interessi fondamentali della comunità . Oggi la famiglia non costituisce più una remora per i suoi componenti ; i partiti possono tutti consentire nel vedere scemare la protezione alla famiglia , perché essa non assicura più neppure un gruppo omogeneo di voti . L ' interesse del legislatore è ora volto ai singoli , non al gruppo familiare ; la famiglia viene regolata nell ' interesse dei singoli , lo Stato cessa di proteggere i rapporti familiari quando essi non realizzino più l ' interesse del soggetto al libero dispiegamento della propria personalità . Quindi il gruppo familiare deve potersi disgregare se non realizzi più la tutela dei diritti ed interessi degli appartenenti . Non ci sono interessi della famiglia che non siano interessi dei coniugi o dei figli ; un potere familiare non può venire concepito se non come strumento per l ' adempimento di doveri : tra cui primeggia quello della educazione dei minori : si recidano i vincoli di sangue se altre formazioni sociali possano meglio occuparsi della formazione del bambino . Ma la prole è elemento che non sempre esiste e comunque provvisorio nella famiglia , che è eminentemente società coniugale ; sicché la tutela della dignità , e soprattutto del lavoro della donna , è punto fondamentale nella riforma del diritto di famiglia . Che il Russo , il quale peraltro ricorda che in materia il diritto entra in funzione quando non operano più gli affetti , sintetizzi felicemente la ispirazione del progetto , mi pare certo , e convengo che in tutti questi punti coglie bene la realtà della famiglia odierna e delle preoccupazioni legislative , che spesso non si osa formulare . Questo suscita in me molte considerazioni . È difficile parlare di tendenze individualiste o invece di annullamento dell ' individuo nel gruppo , in una data epoca . Oggi anche se molto anticonformismo sia in realtà un conformismo di opposizione al passato , c ' è una diversità di opinamenti su ogni punto quale non si dava in altri periodi ; non scorgo un solo postulato in cui tutti convengano . E , quando non crolla , s ' indebolisce il più vecchio gruppo , la famiglia : prevalenza individualista , si direbbe . Ma viceversa nei contrasti del mondo del lavoro , non c ' è che il gruppo : è quasi impossibile al singolo affermare una volontà in contrasto con quella del sindacato , dell ' ordine professionale . Preoccupazione saliente è certo l ' educazione dei bambini , dei ragazzi , a prescindere da come poi si attui questa educazione ; invece s ' accetta che con l ' adolescenza , con la prima giovinezza , il figlio abbia diritto di staccarsi anche materialmente , con una abitazione a sé , dalla famiglia , e non debba più dipendere in alcun modo da questa . I legami si allentano fino a rompersi . Non posso non ricordare che questo avviene negli animali ; cagne e gatte sono mamme amorosissime con i piccoli , ma poi li ignorano una volta divenuti adulti . Che l ' incesto non ispiri più l ' orrore che un tempo ispirava indistintamente a tutti , mi pare anche un segno di questo ritorno verso l ' animalità ; contrassegnato poi anche dalla indifferenza verso i vecchi , dallo svanire di ogni pietà verso di loro : si vide mai un cane od un gatto soccorrere il vecchio genitore ? Non riesco a convincermi che sia una mia fantasia morbosa quella di una parabola dell ' umanità che ritorna verso le origini . È vero che non ha più peso l ' idea della famiglia società naturale , come definisce la famiglia legittima l ' art. 29 della Costituzione . Ciò porge adito ad altra osservazione . Si disse ampiamente che nel redigere la Costituzione la Democrazia cristiana era riuscita a fare accogliere in essa le concezioni fondamentali della dottrina cristiano - sociale , che appunto aveva alla sua volta recepito le idee dei teoretici cattolici del diritto naturale , padre Taparelli , padre Liberatore , i quali affermavano i diritti delle società naturali , e la tirannide dello Stato che non li rispettasse : la famiglia non era che la prima delle società naturali , poi venivano le cerchie territoriali , così i Comuni . A distanza di un quarto di secolo non mi pare che resti più nulla di una posizione del partito di maggioranza relativa in difesa di queste concezioni . Esso è certo fra tutti i partiti quello che ha mutato di più i propri orientamenti , pure conservando alcuni degli uomini delle origini ( e non di secondaria importanza ) , e non perdendo quelli che sopravvivono dei suoi originari elettori . Ciò che induce a riflessioni su quel che è il partito e soprattutto su quella che è oggi la partecipazione del popolo alla vita politica . Per tanti elettori il partito è quel che rappresenta per il cliente il nome di un ' affermata ditta commerciale ; non si chiede al partito quali siano oggi i suoi propositi , quali le posizioni prese negli ultimi anni , non si giudica ; basta quel nome . Torniamo alla famiglia . Non idealizzo la famiglia tradizionale ; so come spesso sotto l ' apparente concordia fervevano avversioni profonde , gelosie tra fratelli e sorelle , incomprensioni , come l ' essere la famiglia centro d ' interessi patrimoniali portasse anche ad odi feroci a proposito di eredità o di divisioni . La stessa solidarietà familiare quando esisteva diveniva talora omertà , diniego del diritto altrui . Tuttavia da quell ' idea del vincolo obbligatorio , del legame di sangue , diciamo pure dal mito della società naturale , si sviluppavano non di rado devozioni profonde ( anche tra coniugi uniti in origine in matrimoni combinati , senza un amore iniziale ) , affetti delicati ; l ' individuo trovava nella famiglia il conforto di cuori fratelli , quell ' armonia dei sentimenti , quelle stesse vibrazioni delle emozioni , che vale molto più della comunanza d ' idee : ho presenti fratelli e sorelle che si sostennero con infinita carità per il corso di una lunga vita . La famiglia non provvisoria , che legava ancora i figli cinquantenni ai genitori in tarda età , la famiglia larga , che comprendeva zii e cugini , era stata una bella conquista dell ' umanità , elevandosi al di sopra delle specie animali .
Scuola: grande accusata ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
La grande accusata è la scuola classica . Anzitutto dal lato politico : la scuola dei signori . Lo è stata , lo è ? Non certo per gl ' insegnanti , di solito persone che vivevano di un gramo stipendio ( ricordi di Augusto Monti : il fratello impiegato privato guadagna quasi il doppio di lui , giovane professore ; il cognato viaggiatore di commercio circa cinque volte ) ; ma neppure per gli studenti : la frequentavano convittori di collegi di orfani retti da istituti di beneficenza o mutualistici . Però era quella che dava , essa sola - oggi non è più così - accesso a tutte le facoltà universitarie ; mentre in proprio non rilasciava alcun titolo , non si usciva né ragioniere né geometra né maestro . Ma che laureato equivalesse a signore sarebbe stato difficile dimostrare . Tuttavia in un certo senso l ' appellativo aveva qualcosa di vero ; nei pochi casi in cui la scuola classica riusciva a plasmare , dava vita a quel tipo di honnéte hommi , che si riscontra nella nobiltà di toga e nella buona borghesia della Francia di Luigi XIV ; l ' uomo che si compiace dei classici , che ammira il mondo grecolatino , per cui il riposo è la lettura di Platone o di Orazio ; se passa ai moderni , si compiace di Montaigne o Pascal . La scuola classica , fuori dell ' ambito dei professori , produsse questi appassionati della classicità : il clinico Domenico Majocchi ed il grande avvocato e presidente della Banca commerciale Camillo Giussani , ad esempio . Difficile concepire uomini tali capaci di mescolarsi al popolo che trepida negli stadi o dinanzi ai televisori quando riproducono campionati , in genere di partecipare alle schiette manifestazioni di entusiasmi popolani . Ma erano rari parti della scuola classica ; io ne uscii incapace di comprendere una satira di Orazio se non edita con molte note ; altri imbottiti solo di ricordi grammaticali e sintattici . In effetto per pochi la scuola raggiungeva l ' effetto di dare la bella armoniosa visione del mondo classico , una sia pur non dettagliata comprensione del miracolo del pensiero greco , delle altezze dell ' epica omerica , di ciò che aveva rappresentato Roma nell ' arte di governare e nella creazione del diritto . Tra i sei ed i dieci anni possono impressionare episodi fiabeschi leggendari , gl ' inganni di Ulisse , Laocoonte , Polifemo , Muzio Scevola ed Orazio Coclite , ma solo prossimi ai vent ' anni giovani non eccezionali sono in grado di rendersi conto di quel che fu il mondo classico e le sue ricchezze . Gli anni ingrati in cui si percorreva il ginnasio e s ' iniziava il liceo erano i meno atti per quella comprensione ; ed il Cicerone a tutto spiano che si faceva digerire era il testo meno acconcio per raggiungere la visione della classicità . Inoltre pochi erano gl ' insegnanti , anche perché assillati dai programmi e dalla infausta traduzione dall ' italiano in latino , in grado di presiedere ad un così difficile compito . Non è a stupire che talora desse maggiori frutti l ' insegnamento del greco , iniziato più tardi , già nella prima espansione della adolescenza . Veramente il male della scuola classica era quello che sarà comune ad una scuola unica che si voglia protrarre fino alla Università , di voler preparare a tutte le vie : ciò che implica non preparare adeguatamente per nessuna . Le letterature straniere non vi avevano alcun posto ; s ' imparava una lingua straniera , ma non in grado di parlarla , e spesso su testi vecchi di tre secoli , con tempi e modi ora in disuso , sicché un romanzo contemporaneo appariva ricco di parole ignote . La matematica , la chimica , la fisica erano insegnate in modo da formare l ' uomo di discreta cultura , ma chi s ' iscriveva poi a quelle facoltà doveva ricominciare da capo . Tuttavia l ' allievo che non avesse trascorso proprio inutilmente quegli anni , si era formato un abito logico , l ' attitudine al ragionamento , buona per qualsiasi disciplina . Se ora si guarda all ' avvenire , sono persuaso che sarebbe nefasta la continuazione della scuola unica ; a meno di prolungare ancora , contro tutte le tendenze dei giovani , che oggi vogliono sposarsi presto , i corsi scolastici , con bienni pre - universitari dove finalmente si avesse una selezione . Dubito molto della riforma che consente ogni iscrizione universitaria con qualsiasi preparazione scolastica ; credo nella utilità dei licei scientifici , degl ' istituti tecnici , delle magistrali . Ma la scuola classica ha a morire ? Proprio l ' Italia deve abbandonare un ramo di studi che ha eletti cultori nelle Università americane , in quelle di lingua inglese e tedesca , che neppure la Russia ha condannato ? Considererei una vera vergogna per l ' Italia la morte della scuola media superiore classica ; ma dovrebbe cessare di essere la scuola che apre tutte le porte , divenire quella per i futuri insegnanti di greco e di latino , archeologi , studiosi di storia antica . Quindi trenta o quaranta licei classici , con cinque anni di corso , sarebbero sufficienti ; il latino si può imparare in cinque anni come il greco , specie se s ' inizia lo studio non a dieci od undici anni , ma a quattordici . Occorrerebbe però che tutta la scuola classica fosse orientata in vista di questo suo specifico fine . Due lingue moderne , ma insegnate col preciso scopo d ' insegnare a leggere lavori di storia e di critica ; non la ricchezza del vocabolario che occorre possedere per leggere un romanzo contemporaneo , non finezze grammaticali . Una matematica volta soprattutto a far comprendere la profondità , le intuizioni , lo spirito di analisi del pensiero greco ; una letteratura italiana con il continuo raffronto dei greci e dei latini , che illustri , ad esempio , quel che può ravvisarsi di comparabile al romanticismo in dati scrittori greci e romani . E storia non di soli avvenimenti , ma di quel che fu per gli antichi il senso della storia , del succedersi degli eventi umani ; la loro idea del fato ; una adeguata illustrazione delle religioni dell ' antichità , dell ' elemento eterogeneo e da respingere che furono per i romani i culti orientali . Occorrono certo insegnanti di prim ' ordine per un tale compito ; ma se i licei classici sono nel numero esiguo che ho accennato , si trovano ; penso soltanto alla Facoltà di Torino ed a quel suscitatore di passione per la romanità che è Italo Lana . L ' obiezione che prevedo è questa : può un ragazzo di quindici anni scegliere una via con così pochi sbocchi come quella che indico ? Penso che sì , e so poi che ad ogni età si possono compiere scelte sbagliate ; anche i matrimoni dei quarantenni possono contenerle . Ma il peggio nella vita è non saper mai effettuare delle scelte .
Siamo più colti o più istruiti? ( Jemolo Arturo Carlo , 1975 )
StampaQuotidiana ,
Che gl ' italiani d ' oggi siano più istruiti di quelli di trenta e soprattutto di cinquant ' anni or sono , mi pare fuor di dubbio . Allora certe nozioni cosmiche ( la terra che rotea intorno al sole , cosa sia la luna ) erano ancora sconosciute o confuse nella mente dei più umili , mentre sono oggi note pure agli analfabeti ; e così dicasi per quanto è oltre frontiera , altri continenti , altri Stati . Merito della scuola ( delle elementari , specificherei , che mi sembra siano ancora le meglio funzionanti : recenti pagine , amene ma amare , di Remo Gianuzzi , Esami di Stato , confermano la mia diffidenza per le attuali scuole secondarie ) ; ma anche della televisione , delle emigrazioni ed immigrazioni . Pur ciò ch ' è cattivo ha qualcosa di buono : compiangiamo gli emigrati che si trovano male nel Paese in cui non s ' inseriscono , ma il loro campo visivo si allarga ; e pure i peggiori rotocalchi , con le brutte o sciocche vicende che narrano , danno un qualche orientamento di luoghi e di costumi . Va da sé che il contenuto della istruzione desiderabile varia nel tempo ; non nego la qualifica d ' istruito a chi pure ignori vicende e personaggi ben noti quando ero ragazzo ( ed accetterei mi si escludesse dal novero degl ' istruiti per la mia ignoranza su calciatori , cantautori , divi e dive del cinema , che tanto posto hanno nel mondo d ' oggi ) . Più istruiti , sì ; ma anche per chi , come me , non ha il disprezzo per il nozionismo ( senza una piattaforma di nozioni si ciancia a vuoto ) istruito non equivale a colto . Siamo più colti ? gl ' incolti sono soltanto quelli che rispondono sempre non so ai questionari Doxa , anche alle domande che i radiocronisti pongono per strada ? Prescindo dalla cultura specializzata ( è un caso a sé quello dell ' universitario dottissimo in un ramo , ed incapsulatosi in quello , ignaro di letteratura , di arte , di scienza ) ; quel che interessa è la quantità di cultura diffusa che permette di dire che un popolo è colto . A prima vista ci viene spontaneo dire che siamo più colti che non fossimo cinquanta o trent ' anni fa . Almeno in politica , ma anche nel considerare i possibili modelli sociali , pochi sono gli agnostici ; le lettere inviate ai giornali anche dai più umili contengono opinioni : chi vuole la pena di morte e chi l ' aborre ; chi ritiene i colpevoli siano dei malati , chi vittime della società consumistica , chi della indulgenza di genitori e maestri , chi della miseria , e chi invece li giudica colpevoli che occorra punire . Così chi pensa il primum della economia sia evitare la disoccupazione , e chi impedire la lira perda ogni potere di acquisto ; chi crede nella necessità di una moneta stabile che incoraggi il risparmio . Ma è sufficiente avere opinioni per essere fuori del mondo degl ' incolti ? a ben guardare , opinioni primordiali , sui problemi fondamentali , ne avevano pure gli analfabeti di oltre cent ' anni or sono . E qualche conservatore , se ne esistessero ed osassero esprimersi , soggiungerebbe : più sane delle attuali . A mio avviso la cultura non sta né nel nozionismo , né nell ' avere delle opinioni , sia pur radicate ; bensì nel ragionare . E temo molto che siamo più istruiti , cioè con più nozioni , meno agnostici , maggior numero di opinioni , ma più che colti , indottrinati ; come del resto la maggioranza è sempre stata dovunque : risparmiando la fatica del pensare , accettando le opinioni , le tavole dei valori , formate da altri : che può essere volta a volta il direttore di coscienza o confessore , il dittatore , il giornale di partito che è il solo che si legga ed in cui è sempre stabilito chi sia il buono e chi il cattivo , il libro che diffonde la sana dottrina , e quello che è l ' occulto strumento ora dei padroni ora dei sovvertitori . Non vorrei si confondesse l ' uomo dai fermissimi convincimenti con l ' uomo che non accetta la discussione . L ' uomo dai più fermi convincimenti non paventa di ascoltare le ragioni altrui , di opporre le proprie ; senza cambiar bandiera , riconoscerà che qualche punto secondario del suo sistema va rimeditato , che qualche suo argomento è debole , che occorre invocarne altri a sostegno della idea politica o della confessione che professa . L ' uomo colto è a desiderare nel suo ragionare sia sempre leale , ma possiede pure l ' arte del sofisma . E soprattutto è l ' uomo che armonizza i suoi giudizi , che naturalmente hanno oggetti diversi , toccano vari aspetti della vita . Li armonizza guardando alla realtà . L ' indottrinato parte da assiomi che di solito non rispondono affatto alla realtà ; o vede l ' uomo naturalmente buono o asserisce apoditticamente che ogni uomo ha per sua natura di sbranare i fratelli . L ' uomo colto , invece , non è un poeta od un fabbricante di utopie ( si può essere ottimi poeti , costruttori di utopie piacevoli a leggersi , ma sapendole appunto irrealizzabili , e scriverle con lo spirito di chi scrive belle favole , conscio che gli animali non parlano e non danno saggi consigli ) . L ' uomo colto , se si fabbrica un sistema od aderisce a quello da altri proposto , si chiede se sia realizzabile ; non dimentica i dati economici , le risorse di ogni paese , l ' elementare verità che nessuno Stato è disposto a far vivere più poveramente i propri cittadini per alzare il benessere in altri Stati , che gli uomini non sono tutti virtuosi , che l ' egoismo abbonda , che gli entusiasmi svaniscono . Se parla di scuola , ricorda il livello mentale diverso degli allievi , che è un dato di natura , non s ' illude si diano maestri capaci di far divenire tutti intelligenti , ne auspica soltanto tali da interessare la quasi totalità degli allievi ( quasi ; gli apatici sono una realtà ineliminabile ) , di ottenere da ciascuno il massimo che può dare . Se parla di giustizia sociale , non dimentica che ogni uomo ha un suo giudizio in cui entra l ' interesse , e che non si realizzerà mai un regime in cui tutti siano convinti di avere i riconoscimenti , morali e materiali , cui credono di aver diritto . L ' uomo colto è quello che guarda alla realtà e pensa in ogni ambito , a cominciare dalla costruzione di una sua famiglia , al realizzabile ; e si distingue appunto dall ' utopista ( che può anche essere un genio , ma , se non sa che la sua è utopia , non qualificherei uomo colto ) per ciò che accetta il meno peggio ; difende un regime , un tipo di scuola , se ritiene che nelle condizioni del momento ogni altro sarebbe peggiore . Ora temo proprio che , se si intende in questo modo la cultura , non siamo cresciuti . Ricordo l ' argomentare anche di analfabeti in anni molto lontani , ed a volte mi pare superiore a quello di giovani « indottrinati » , con un bel sistema di valori fisso nella mente , ma che non saprebbero difendere in una discussione se non ripetendo all ' infinito gli assiomi , indimostrabili , da cui hanno preso le mosse . Scuola della discussione , su una piattaforma di nozioni indispensabili ; certamente è l ' ideale ; ma che discussioni siano , e non indottrinamento , accettazione passiva d ' idee altrui ; e che siano idee concrete , base all ' edificare , e quindi sempre con l ' occhio volto alla realtà , e non enunciati astratti . Santi i concetti di buono , di giusto , ma uomo colto è quello che scorge anche le vie per realizzarli quanto si può ; e le esperienze del passato gl ' insegnano qualcosa .
Parliamo della scuola ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
Fine dell ' anno scolastico . Anche il discorso sulla scuola ha non poche note tristi , ma almeno non gronda sangue , non è tragico come quello sulle bombe e sui sequestri di persone , non ci fa evocare l ' abisso della svalutazione totale della lira . Bilancio di ventotto anni di Repubblica . Non si può riassumere in poche righe . Partiamo dalla base . Non si è dato sufficiente rilievo alla scuola materna , che diviene sempre più necessaria , man mano che cresce il numero delle madri lavoratrici ; e non ci si è chiesto se per questa scuola non occorressero insegnanti di prim ' ordine , a non ridurle a custodia dei piccoli ed all ' apprendimento di pochi esercizi . Peraltro proprio la visione di quel che può essere una scuola materna con insegnanti che abbiano il senso della missione , l ' amore che genera tanta pazienza , e la comprensione di piccoli esseri così diversi tra loro - gl ' introversi , gli spavaldi , i timidi , gli angosciati , i ridanciani - mi avverte della impossibilità di creare una rete adeguata lungo tutta l ' Italia . Mi chiedo se non sarebbe occorso restringere lo sforzo alle zone d ' immigrazione interna : non avendo paura delle parole ( come si usa volentieri il termine « ghetti » ) , scuole materne per i figli degl ' immigrati ; con maestre della loro regione , ma provette , che parlassero il dialetto , e l ' italiano senza accenti regionali ; e che abituassero questi piccoli ad un bilinguismo , ciò che sembra sia facile , a giudicare dalle famiglie dove i due coniugi sono di nazionalità diversa o dove c ' è una bambinaia straniera ; ed i figli vengono su con l ' acquisizione naturale di due lingue . Al grado immediatamente superiore le elementari : che mi paiono ancora il frutto più sano di tutto l ' albero scolastico . Certo diviene sempre più raro il maestro che risiede nel paese , e ch ' era un elemento vivificatore dei villaggi e delle borgate ; in un raggio di poco men di cento chilometri dalla città o dalla cittadina , il maestro difficilmente si adatta a vivere nel paesello ; diviene sporadico quegli che seguiva due generazioni , che nel nuovo allievo vedeva riflesso il padre qual era venticinque anni prima , e gli era tanto più facile comprendere il bambino . Ma nell ' insieme mi sembra che le scuole elementari funzionino ancora bene ; e credo che dappertutto si sia abbandonata la retorica di un tempo , le immagini idilliache della famiglia modello e dell ' ottimo ragazzo , l ' insegnamento cerchi di seguire il bambino in quella che è già la sua esperienza , nei discorsi che sentirà a casa : problemi di lavoro , difficoltà economiche , scioperi , violenze . Qui pure l ' insegnamento ai bambini è una missione , il dono di essere buon maestro è una grazia , e nessun corso di pedagogia può darla ( né nascondo il mio scetticismo per le integrazioni di psicologi ; ho fiducia solo nella comprensione che viene dalla bontà intelligente , dall ' affetto ) . Spero che dell ' insegnamento di don Milani si sia colto quel punto dell ' allargare il vocabolario , della differenziazione sociale che importa il vocabolario ristretto ; e che s ' insegni soprattutto a parlare chiaro . Non compiti sulla bella giornata di primavera , ma la letterina all ' amministratore del condominio per dire che piove in casa , o la lettera al padre emigrato per dargli una sommaria cronaca della vita familiare . Gradino più su , la scuola media . Penso che nel '62 il Governo adempisse ad un dovere di prestigio nazionale , in un punto in cui vi sono sensibile , portando il limite di età per l ' istruzione obbligatoria al livello in cui è nelle altre nazioni ; e se qualcuno obiettasse che in un Paese ove ancora vengono su analfabeti e semianalfabeti , che si sono fermati alla prima od alla seconda elementare , meglio sarebbe valso concentrare ogni sforzo perché tutte le cinque classi elementari fossero da tutti frequentate , darei una risposta molto semplice : ch ' era impossibile perseguire in tutti i quartieri , villaggi , campagne d ' Italia , i poverissimi , i primitivi , le mamme che tengono a casa la bambina di otto anni perché assista il piccolo che non cammina ; come cercarli uno ad uno , sussidiarli o togliere il bambino che non frequenta per metterlo in un collegio ? Impossibilità assoluta . Solo a mio avviso , meglio sarebbe stato creare , in luogo della scuola media , la sesta settima ed ottava classe elementare ; con quel programma , d ' insegnare ad esporre chiaramente il proprio pensiero , di dare una visione non proprio nebulosa di ciò ch ' è lo Stato , di quel che sono i partiti ed i sindacati , una prima nozione delle assicurazioni sociali , d ' insegnare a leggere un orario ferroviario od a riempire un modulo per un versamento in banca , quei rudimenti di contabilità , che occorrono al piccolo bottegaio od al garagista : e dattilografia e stenografia : se possibile , una lingua , francese o inglese o tedesco . Perché avrei voluto ancora classi elementari ? Per quella mia fede nell ' opera dello stesso maestro che accompagna per il più lungo tratto di strada ; ed anche perché se sono pochi i maestri che risiedono , notevolmente più scarso è quello degl ' insegnanti di scuole medie ; ma soprattutto per una ragione psicologica , perché da Roma in giù , almeno , il ragazzo che ha frequentato la scuola media si sente defraudato se non ha poi il suo tavolo d ' impiegato , se dovrà essere operaio ( non diciamo agricoltore ) . Non sono convinto che dovesse crearsi un ' unica scuola per chi non continuava oltre e per chi continuava ; sono rari in meccanica i pezzi fine a sé stessi e al tempo stesso suscettibili di divenir parte di più complessi meccanismi . Ricordo solo la vecchia scuola tecnica che all ' inizio del secolo fornì schiere d ' impiegati di banca , di rappresentanti di commercio , di ufficiali postali , cancellieri , ma che consentiva di proseguire fin verso le lauree in matematica ed ingegneria . Comunque qui premeva sul Governo l ' esigenza politica , che non ci fosse la « scuola dei signori » , l ' idea di una fusione di ceti che si formi sui banchi di scuola , là dove televisione , passione sportiva , passione per l ' automobile sono stati i più efficaci strumenti di avvicinamento . Avrei voluto escluso del tutto il latino dalla scuola media ( per chi segua gli studi classici si può apprenderlo in cinque anni , come il greco ) , ed insistito di più su quegli elementi cui ho accennato . Comunque elementari e scuola media soffrono naturalmente di tutti i mali della vita nazionale - indisciplina , inconcludenti assemblee , paura di fare scontenti allievi e famiglia con le riprovazioni ( ministri , provveditori , presidi , raccomandano di promuovere tutti ) , impossibilità di aiutare chi ne avrebbe bisogno con classi differenziali , perché sarebbe mortificarli , rarità d ' insegnanti che si offrano per ore suppletive , e se si offrono protestano i bidelli , scarsità di locali e doppi turni - ma nell ' insieme non li direi organi malati od inerti . Il peggio lo scorgerei più in alto .