Tipi di Ricerca: Ricerca per parole
Trova:
> autore_s:"Jemolo Arturo Carlo" > anno_i:[1970 TO 2000}
La pena di morte ( Jemolo Arturo Carlo , 1972 )
StampaQuotidiana ,
Credo che per i più l ' abolizione della pena di morte negli Stati Uniti rappresenti una conquista , una vittoria dei lati migliori dell ' uomo . Resto perplesso . Leggo con lo stesso fremito per la millesima volta la scena in cui Otello guarda la fiamma della candela e dice che potrà spegnere e riaccendere quella luce , ma più non potrà ridestare la vita umana che estingua ; avverto ciò che ha di sacro ogni vita . Ho istintivo orrore per l ' aborto , per questo spegnere una vita in embrione . Comprendo anche il soldato che nell ' attacco corpo a corpo preferisce farsi uccidere che compiere il gesto omicida . Non ci sono però limiti a questo istinto , il più alto dell ' uomo , l ' orrore del dare la morte ? Ho sempre avuto vicino a me persone carissime , che asserivano la non resistenza ; vincesse Hitler , ma non la guerra . E qui la ragione cominciava a recalcitrare . Meglio essere uccisi e non invocare la legittima difesa , che uccidere ; perché l ' atto di uccidere ferisce irreparabilmente l ' uomo normale , immette in lui un veleno non più eliminabile . Ma quando la violenza dell ' altro si esaurisce colpendoci : l ' ipotesi romanzesca di quegli che ha giusto sdegno per una ferita al suo onore e crede lavarla sul colpevole , mentre l ' aggredito è innocente ; che però conosce la ragione dell ' attacco , sa che quegli che lo ferisce si riterrà soddisfatto e non nuocerà più ad altri , e , non avendo modo di dimostrare nella violenza dell ' urto la sua innocenza , preferisce perire che ricorrere alla difesa armata . Ma quando la violenza non si arresta a noi , prosegue e si espande ? L ' Europa che alzasse le mani dinanzi ad Hitler non importava solo lo sterminio di ebrei , zingari , altre minoranze etniche ; implicava i nostri figli , i nostri nipoti educati al culto del nazismo . L ' assalitore di banche pronto ad uccidere , dinanzi a cui si alzano le mani , assalirà altre banche ed una volta o l ' altra ucciderà . Ci sono popoli e civiltà che hanno preso ad aborrire la oppressione , la violenza , Stati che hanno abbandonato le loro colonie ; e ce ne sono altri , come il Portogallo , che le difendono accanitamente , senza alcun malessere morale . E sarebbe difficile convincersi che in Africa si sarebbero avute altrettante guerre tribali , altrettante distruzioni di popoli minori , se fosse rimasto il dominio dei bianchi . Sarebbe troppo facile la vita dell ' uomo morale , se i problemi fossero tutti risolubili in termini di certezza ; se fosse sempre dato discernere il bene dal male . Si possono invidiare i credenti di quelle religioni dalle leggi semplici ed inflessibili , che , una volta osservate tali leggi , si sentono liberi da ogni responsabilità , e pur di fronte a paurosi risultati delle loro azioni od omissioni , non sono turbati , poiché si attua la volontà di Dio . Ma non siamo dei loro . Sta poi che l ' annuncio di quell ' abolizione della pena di morte è avvenuto mentre si scaricavano tonnellate di esplosivo sul Vietnam , e guerriglie fermentavano in più luoghi , nell ' Ulster ogni giorno c ' era qualche vittima della secolare avversione tra cattolici e protestanti . Mentre ogni ricorrenza festiva lascia qualche centinaio di vittime stradali , ogni stagione qualche decina per infortuni di caccia , per disgrazie nella pesca subacquea ; e parrebbe assurdo vietare gli sport pericolosi , limitare la velocità delle macchine ; altresì mentre si apprende ogni giorno di suicidi di giovanissimi per futili motivi , e si ha l ' impressione che i giovani amino sempre meno la vita . E confesso che se non solo comprendo , ma sento l ' attrazione , per quegli che dice « no ad uccidere , per nessuna ragione , per nessun sommo bene di domani , per evitare qualsiasi male ; uccidere mai » , non riesco a comprendere chi rifiuta la pena di morte per il delitto più atroce , ma accetta che si uccida perché su un Paese sventoli una bandiera piuttosto che un ' altra , ed altresì perché non si compia un ' assimilazione , non si spenga una lingua . Senonché su ogni altra considerazione domina in me un dubbio : è una pietà la soppressione della pena di morte ? Pietà per chi ? Per il condannato , o per il giudice che pronunciò la sentenza e potrebbe avere una notte d ' incubo la vigilia dell ' esecuzione , mentre ove abbia condannato all ' ergastolo od alla reclusione e lo assalissero dubbi od angosce potrà illudersi pensando che ci si abitua pure al carcere , e c ' è la possibilità dei condoni , delle revisioni , delle evasioni ? Chi non voglia illudere se stesso sa che non ci sono carceri che migliorino l ' uomo , ma dovunque carceri che pervertono ; e si potranno erigere degli edifici con docce , riscaldamento , aria condizionata , da destinare a penitenziari , ma si rarefarà sempre più quel materiale umano , che costantemente scarseggiò , di assistenti ai carcerati che considerassero la loro una missione , e nel detenuto il fratello uomo da sorreggere e riscattare . Questo significava l ' opera di misericordia del « visitare i carcerati » , che gli odierni regolamenti hanno reso irreale . E diradano fino a scomparire quelli che vogliono dedicare la loro vita ad amare e redimere singoli infelici , colpevoli , vecchi , malati , infermi di mente ; tanti giurano di amare l ' umanità , e non potersi dedicare ai singoli ( che è ben più oneroso ) . Non si dà più la scelta che tra la detenzione e la pena di morte ; e temo molto che una detenzione che duri oltre il decennio sia più crudele della pena capitale : così se per il detenuto la prigione sia quel ch ' è la gabbia per certi animali cui non riescono mai a rassegnarsi ( evito di passare sotto il Campidoglio per non vedere quella lupa che passeggia incessantemente su e giù per i tre metri della sua gabbia e che desidererei qualche pietoso uccidesse , se non sapessi che poi l ' imbecillità umana la vorrebbe sostituita ) ; come se invece si adatti , subisca la degradazione umana del trovare accettabile il carcere ed i suoi contatti , non desiderare più la libertà . Nella vita romanzata di Federico Confalonieri della Huch , l ' arcivescovo Gaysruck a Teresa che gli chiede di adoperarsi per la grazia al marito risponde dapprima : « Credete che vi sarà grato se lo seppellirete vivo in carcere , invece che morto in una tomba come si deve ? » . Per questo rimango perplesso di fronte alla soppressione della pena di morte in un Paese da cui vengono le cronache della più efferata delinquenza , e che pure desiderando la pace s ' impegna a fondo nella guerra .
Pene di morte e pene di vita ( Jemolo Arturo Carlo , 1972 )
StampaQuotidiana ,
L ' avere espresso il dubbio che la pena di morte sia meno crudele di una lunghissima detenzione ha indignato , come mi attendevo , una serie di brave persone , che per questa semplice perplessità hanno visto in me un De Maistre in sedicesimo , l ' apologeta del boia , anzi della mannaia . Non sto a ripetere cose già dette , né a ricordare il giapponese , unico salvatosi degli autori delle uccisioni all ' aeroporto di Tel Aviv , che lotta perché gli sia applicata la pena di morte e non una lunghissima prigionia . Ma vorrei piuttosto prendere occasione per invitare tutti - me per primo , che non valgo nulla più dell ' italiano medio - alla sincerità con noi stessi . Ripugnanza per la pena di morte ; constatazione che il carcere , com ' è oggi , abbrutisce ; d ' accordo . Che fare ? Nuovi carceri con giardini , bagni , possibilità di lavoro e di studio per chi lo desideri . Sì . Possiamo fare qualcosa ? Vogliamo offrire tutti una giornata di stipendio per la formazione di un fondo ad hoc ? Vogliamo provocare offerte di aree , di opera di progettisti , di mano d ' opera gratuita ? ( Si sono costruite le cattedrali , in epoca recente le Case del fascio e poi le Case del popolo , in questo modo ) . Bene ; oltre alla giornata di pensione offro la mia opera di bravo dattilografo per copiatura di progetti . Gli edifici sono il meno ; gli uomini contano . E il personale carcerario , dal direttore all ' ultimo agente di custodia , può offrire dei missionari . Quella posizione , come le altre nella polizia , nei carabinieri , consentono di fare molto bene ( anche del male , d ' accordo ; e , come dovunque , ci sono i buoni ed i cattivi ; ma certo anche i buoni e gli ottimi ; durante il periodo fascista e l ' occupazione tedesca ci accorgemmo che c ' era molta umanità in certi ambienti della polizia ) . Ora quanti sono tra quelli che più parlano contro la crudeltà delle carceri che vedrebbero volentieri un loro figlio divenire direttore di carcere o agente di custodia , o maresciallo dei carabinieri o commissario di PS ? I buoni di queste categorie , quelli che sentono che la loro è una missione , per quanto so , non vengono mai da questi imprecatori ; piuttosto da chi ritiene che in ogni posizione si possa fare del bene e ci si debba sforzare di farne quanto possibile . Voltiamo pagina . Ho sempre detto della mia invincibile ripugnanza all ' aborto , all ' uccisione di una vita in embrione . Non posso però non riflettere che stiamo tutti negando il diritto alla vita alle generazioni future . La scienza ci ammonisce da un pezzo , ci dice che i palliativi che si adottano contro l ' inquinamento dell ' aria , dei mari , della terra non bastano . Noi rispondiamo : « Dobbiamo vivere : e vivere come siamo vissuti fin qui , senza tornare indietro nel tenore di vita ; per questo occorrono le raffinerie , le fabbriche di acido solforico , e via dicendo » ; a saltiamo col pensiero il corollario : peggio per le generazioni avvenire se per loro non ci sarà più la possibilità di vivere , se non potranno nascere . Penso agl ' infermi di mente ( quanto numerosi infermieri , e solerti , coscienziosi , occorrerebbero , per una assistenza fattiva , impedire ai malati di nuocersi e di nuocere senza legarli ai letti ; e questi infermieri non si trovano ) ; penso ai focomelici , agli spastici . Quanto pochi , sempre meno , quelli che vi si dedicano con lo spirito di dedizione totale , insostituibile , accettando la rinuncia alla gioia che quella dedizione importa : rinuncia per chi non abbia in sé la santità , senta l ' attrazione per i piaceri , anche i più puliti , escursioni , passeggiate , viaggi , che il mondo offre . I santi laici che non pensano a rivoluzioni , ma ogni giorno compiono inosservati la loro opera di bene , sono sempre stati pochi , ma mi sembra tendano a diminuire . Penso soprattutto ai vecchi . Il mio povero figlio medico spedaliero s ' indispettiva alle clamorose manifestazioni di strazio dei figli dinanzi alla salma del padre o della madre , ricordando che quei poveri vecchi per mesi avevano sostato nel loro letto di corsia , senza che mai , mai , un figlio , un parente fosse venuto a visitarli . I vecchi sono noiosi , tediosi , a volte assisterli implica vincere forti ripugnanze . Un amico che si occupava di queste opere mi diceva del direttore d ' un cronicario disperato perché i suoi vecchi purtroppo lordano la biancheria ; e prima di mettere questa nella lavatrice , occorre togliere con stecche o con mani guantate le deiezioni che bloccherebbero la macchina ; e man mano che scompaiono le anziane assistenti che provvedevano , nessuna giovane vuole più sostituirle . Cosa si fa per i vecchi ? Penso che i più riescano ad eliminare dalla mente questi ed altri pensieri , queste ed altre immagini ; non pensiamo alle sofferenze degli altri , e godiamoci la vita . Anzi reagiamo quando c ' è qualcuno che ci disturba toccando il problema , ed osa dire che nelle carceri d ' oggi la lunga detenzione è più crudele della morte . Non mi considero migliore degli altri e non ho il diritto di fare la morale a nessuno ; ma meditiamo tutti . Condivido la ripugnanza alla pena di morte , all ' aborto , alla eutanasia . Ma non perdo il tempo a discutere con chi afferma che tutte le colpe essendo della società non ci debbono essere carceri ed occorre lasciare tutti in libertà , compresi i seviziatori di bambini e quanti hanno il coltello facile . E mentirei se dicessi di rispettare quelli che non dànno mai un ' elemosina , non compiono mai un sacrificio economico per un ' opera di bene , non si sono mai dedicati a sollevare uno dei tanti pericolanti che avranno pure incontrato nella loro vita , uno dei tanti che attraversavano un momento decisivo , e che la mano offerta poteva salvare ; non hanno mai dato lezioni ad un ragazzo che aveva bisogno di ripetizioni e non poteva pagarsele , mai si sono mossi a fare letture ad un cieco , a dare a un vecchio degente il conforto di sfogarsi ascoltando pazientemente le sue monotone querimonie ; ma poi imprecano contro lo Stato inefficiente , contro « la società » , colpevole di tutto .
Magistrati e polizia ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
In « Per difendersi dal delitto » del 2 gennaio Conso scorge una garanzia in una polizia giudiziaria posta alla esclusiva dipendenza della magistratura , senza interferenze da parte dell ' esecutivo , eccezione fatta per quelle concernenti l ' organizzazione e il funzionamento , da demandare però al solo ministro della Giustizia . Che l ' autorità giudiziaria disponga direttamente di tale polizia , è scritto all ' art. 109 della Costituzione , e la norma è fuori discussione . Ma la pubblica sicurezza solo in piccola parte è impegnata nella repressione dei reati ; un Commissariato di quartiere è molto preso da pratiche varie : licenze di porto d ' arme , permessi di caccia , passaporti , le varie licenze per cui la legge prevede l ' autorizzazione od il parere della pubblica sicurezza : compiti di conciliazione : liti familiari , l ' affittacamere che vuol mettere fuori l ' inquilino , o la domestica ad ore che viene a deplorare di non essere pagata ; e poi le denunce che non hanno seguito , ragazze scappate di casa , ma che l ' indomani ricompaiono , furti di biciclette , di automobili , e via dicendo . Attraverso quest ' attività il Commissariato acquista un panorama del quartiere , che gli permette d ' intravedere molte cose : le camere affittate ad ore per coppie clandestine , lo sfruttamento di prostitute , i ragazzi sospetti fornitori di droga , la gente che vive lussuosamente ma non paga chi la serve , e via dicendo ; e credo che quando è commesso un delitto , la polizia giudiziaria non possa fare a meno di cominciare a chiedere al Commissariato di quartiere . Separare le due polizie ? Nessuno vi pensa : già si deplora il dualismo carabinieri e pubblica sicurezza . Porre tutta la polizia alle dipendenze del ministero della Giustizia ? Se questo fosse ancora l ' organismo burocratico ch ' era al principio del secolo , non vi vedrei difficoltà ( per quanto sia arduo separare del tutto polizia e funzione politica , che non può non fare capo alla Presidenza del Consiglio ed al ministero dell ' Interno , che sarebbe bene avessero sempre un unico titolare ) ; ma oggi il ministero è costituito per intero da magistrati e cancellieri , che di solito vi arrivano dopo vari anni di servizio presso uffici giudiziari . E mi chiedo sempre se abbia ancora una ragion d ' essere quel ministero , una volta affidate al Consiglio superiore della magistratura promozioni e destinazioni dei giudici . Un ministero per le carceri , i concorsi a notaio , mansioni di alta sorveglianza sullo stato civile , su alcuni ordini professionali , per sottoporre al Capo dello Stato i decreti di grazia e di riconoscimento , dopo sciolto il matrimonio , di figli adulterini ( ma questa figura dell ' adulterino confido scompaia presto ) ? Un ministero in cui il ministro non può rispondere che dell ' operato del personale delle carceri , perché in fatto non ha altri dipendenti . Comunque non so quanto il magistrato sia atto a dirigere la polizia giudiziaria . Il magistrato per un arcaismo della legislazione è legato al cancelliere : non può procedere a nulla senza il cancelliere ed i provvedimenti li adotta per scritto , nella sua sede : ciò che significa legato ad un orario di ufficio , ché i palazzi di giustizia ad una certa ora chiudono le porte . Il ritmo del magistrato è necessariamente non rapido , anche se nel caso l ' uomo sia solerte ; guai se esso s ' imprimesse anche alla polizia . E poi , diciamo la verità : la diffidenza per la polizia e la fiducia nel magistrato sono legate a un abito mentale che siamo in molti a non condividere ( perciò ho gradito le parole del messaggio di Leone che ricordavano le benemerenze delle forze di polizia , che spesso lasciano vittime sul terreno ) ; non ha consistenza la visione del magistrato impassibile , mai annebbiato da preconcetti , e quella del poliziotto che ha la voluttà di colpire , di vedere in ogni persona che interroga un colpevole . Uomini troppo sicuri di sé , del loro intuito , della prima impressione , ed uomini esitanti e dubbiosi ; uomini non disposti a riconoscere di avere preso una via errata ed uomini troppo presto propensi ad abbandonare una traccia , uomini inclini alla pietà ed uomini duri : si trovano in tutti i ranghi . Ed altresì uomini che guardano con nostalgia al passato ed uomini che lo aborrono ; nessuno oggi si sentirebbe di affermare che la magistratura non sia più di un tempo accessibile alle correnti politiche . Polizia a disposizione dei giudici , sì ; ma che serbi una sua libertà di azione , non sia troppo burocratizzata , possa assumere iniziative , se la si vuole arma contro il delitto . Conso parla della presenza del difensore ad ogni interrogatorio , ormai consacrata . So che non si torna indietro ; ma non ne sono entusiasta , specie rispetto al primo incontro tra giudice ( o polizia ) ed indiziato . Enrico Ferri insegnava in argomento ai suoi allievi che vi sono regioni d ' Italia in cui si parla con la bocca ed altre in cui si parla con le mani . È proprio certo che l ' avvocato difenda soltanto l ' interrogato dalle insidie del giudice , e non lo avverta , anche nel modo più corretto , con una obiezione mossa al giudice circa la domanda posta , sul come deve rispondere ? C ' è un romanzo di Arpino , Un delitto d ' onore , che è la storia di una vicenda realmente avvenuta : e chi difendeva l ' imputato era un parlamentare illustre , ch ' ebbe anche cariche di governo , ed uomo integerrimo , la cui memoria è da tutti giustamente onorata ; eppure rimando a quel romanzo a mostrare come , anche nelle sfere più alte , il penalista non possa che suggerire all ' imputato , pur se sicuro autore del delitto ( in quel caso , orrendo ) , la via della sua salvezza .
Giustizia e legge ( Jemolo Arturo Carlo , 1976 )
StampaQuotidiana ,
In una serie di scritti minori , che troveranno , spero , la loro fusione in un libro che riuscirà davvero fondamentale , Sergio Cotta affronta alcuni dei problemi più sentiti : ciò che rappresentino nel nostro tempo giustizia , diritto e politica . Credo tutti concordiamo sulla equivocità di ciascuno di questi termini : giacché la storia ci dimostra quanto in ogni civiltà ed in ogni epoca varii il concetto del giusto ; come la legalità possa essere posta al servizio così dei più alti ideali di bene , come della iniquità più profonda ( la legge ha persino talora obbligato il figlio a denunciare i genitori per le loro opinioni avverse al regime dominante ) ; la politica , poi , dovrebbe significare l ' arte di reggere la cosa pubblica nel migliore dei modi , quello che comunemente si chiama il « modo giusto » ( e ritorniamo alle varie maniere con cui si può concepire la giustizia ) ; ma è spesso interpretata come l ' arte del dominio , il modo di conquistare e conservare il potere . In uno scritto « Diritto e politica » pubblicato nella rivista Justitia , Cotta parte dal monito di Francesco Carnelutti , negli ultimi anni , quando sempre più confidava nella carità cristiana : « Sempre meno diritto ! » : altamente significativo in chi era stato uno dei più alti costruttori del diritto positivo . Facile constatare come questo monito non sia stato raccolto , come il legislatore , pungolato dai vari gruppi , prolifichi sempre più nella creazione di nuove norme . Cotta , cristiano convinto , riconosce che la legalità implica misura di diritti e di doveri ; mentre la vita cristiana trascende nella pienezza dell ' amore , ogni contrapposizione di diritti e di doveri ( l ' esempio del dovere del povero di restituire al ricco ciò che ha ottenuto in prestito , che contrasta alla carità cristiana ) . Questa è però solo una fonte secondaria dell ' antigiuridicismo ampiamente oggi diffuso specie tra i giovani , nel senso che non si chiede più l ' applicazione della legge , quanto un continuo adattamento di questa applicazione a quella che alle varie tendenze politiche , e così a quelle dominanti , sembra realizzazione della giustizia : che viene poi a identificarsi con quello che a ciascuno appare il più equo assetto sociale . Ora , sempre ci furono reciproche influenze tra politica e diritto ; ma il diritto fu sempre considerato il limite della politica e non viceversa . Che la normativa abbia trovato tradizionale espressione nel termine legge , significa che si riteneva che in questo termine confluissero leggi giuridiche , morali , di natura , divine , in una apertura che abbracciasse l ' intero universo dell ' uomo composto in una regolare armonia . L ' autonomia del singolo dev ' essere strumento necessario perché l ' uomo non si esaurisca nel cittadino . L ' idea di una legalità connessa soltanto ad ordinamenti politici , postula il rinnegamento di un diritto universale . L ' art. 3 della nostra Costituzione , sacrosanto principio di eguaglianza , se interpretato , come alcuni vogliono , quale una gigantesca clausola equitativa , che consente al giudice di giudicare secondo equità , porta alla dissoluzione dell ' ordinamento giuridico . Resta la norma Quod judici placuit legis habeat vigore ; viene meno il senso dell ' universale normatività del diritto e così la sicurezza del vivere . Se , come oggi , si affievolisce la solidarietà civica ed in uno Stato si affermano diverse forze politiche , il legame giuridico ( che dovrebbe essere pacificatore ) attraverso il giudice politicizzante fa del diritto uno strumento di lotta ; e si perpetua la divisione del mondo secondo nazioni , ideologie , asserite verità in contrasto tra loro . Ho scritto altre volte che se tutti aspirano alla giustizia , allorché si tratti poi di valutare se una legge od un comportamento siano o meno giusti , le opinioni appaiono sempre disparate . Nell ' articolo « Primato o complementarità della giustizia ? » sulla Rivista internazionale di scienze giuridiche Cotta osserva che nell ' opinione generalizzata dell ' uomo d ' oggi la giustizia sovrasta tutti gli altri valori ispiratori che guidano l ' azione . ( E sarei tratto a dire che sempre l ' uomo ha detto a parole di volere la giustizia , anche quando riteneva giusto che ci fossero ceti privilegiati , con un trattamento particolare , se poi Cotta non aggiungesse che la giustizia di cui si afferma il primato è intesa in una prospettiva essenzialmente politica ; è cioè uno dei modi con cui nei vari periodi si ritenne o meno giusto un comportamento ; oggi è la giustizia a vantaggio dei più poveri ) . Non solo gli altri valori che un tempo apparvero le grandi mire da raggiungere non valgono se non accompagnati alla giustizia ( libertà senza giustizia = privilegio ; sviluppo senza giustizia = sfruttamento ; ordine , legalità , pace senza giustizia = disordine , ipocrisia , imposizione - scrive Cotta ) , ma egli va oltre . Per un cattolico convinto come lui , la somma virtù è la carità ; ma , osservatore acuto del proprio tempo , constata altresì che - nel sentire d ' oggi - carità senza giustizia è considerata paternalismo ( storia delle parole : divenuta spregiativa quella che indica l ' affetto protettivo del padre verso i figli ) , sentimentalismo . Carità , libertà , sviluppo apparvero valori che dovessero segnare le direttive della umanità in epoche relativamente a noi vicine . Ma il primato della libertà si è iscritto in una visione ottimistica , che non ha riscontro nella realtà , e conduce alla selezione del migliore , del più atto . Lo sviluppo esige ordinamento , limitazione della libertà di ciascuno , e si iscrive nel quadro di un economismo utilizzante ; e si è visto che favorisce i paesi ed i ceti più sviluppati , va a ritmo rallentato per i più poveri . Ma la carità ? Come avviene che tanti cristiani sembrino subordinarla alla incidenza sociale della giustizia ? « Il fatto è che la carità è pazienza , sopportazione , sacrificio e rischio accettati gioiosamente : tutto perdona e nulla pretende » ; riflette un ' idea tutta propria e singolare della dignità umana , che non si esprime nella rivendicazione dei propri diritti , bensì nel dono e nel perdono fino al sacrificio di sé . Ma se posso tollerare il torto fatto a me , posso tollerare quello fatto agli altri ? Essa non dà la sicurezza , e non riconosce una eguale dignità per tutti . Ma Cotta , mentre constata che il primato della giustizia supera il soggettivismo ed il volontarismo nel fare , l ' economismo puro , il dono - sacrificio , riconosce che la giustizia di cui oggi si afferma il primato è intesa in una prospettiva essenzialmente politica : è contrapposta non solo alla legge positiva , ma alla categoria del giuridico , là dove strutturalmente diritto e giustizia non differiscono . La espressione « giustizia sociale » designa l ' ordine armonioso di una comunità ; ma quest ' ordine può essere contrapposto a quello di un ' altra ( penso al sentire della comunità svizzera rispetto ai bisogni delle comunità più povere ) . Per sostenere il primato della giustizia occorre considerarla in una dimensione universale , ed allora non può essere attuata che attraverso il diritto : la vecchia concezione del diritto , non equivalente a legge nazionale , ma agli eterni concetti di giusto e d ' ingiusto , non può realizzarsi che mediante la giuridicità . Senza di questa non riusciremo mai ad attuare la giustizia : chi amministrerà la comunità in cui essa si realizza ? Chi proteggerà dai violenti , che sempre esisteranno ? Fissato una volta un ordine armonioso e globale , poiché né lo sviluppo , né la tecnica si arrestano , senza un ordine giuridico esso o degenererebbe , o esigerebbe l ' arresto di ogni altro fattore . San Paolo non è superato , non siamo all ' epoca post - cristiana , se non per chi non ha una concezione anarcoide del cristianesimo primitivo : ma San Paolo è completato dalla filosofia greca ( le cui grandi linee ben conosceva ) : la giuridicità condizione necessaria per l ' attuazione della giustizia .
Quali referendum ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Pare che il prossimo anno saremo alle prese con una serie di referendum . Vorrei considerare l ' istituto , non da giurista o teorico , ma nella realtà della vita . Appare come il vero strumento del governo democratico ; è quello che ci permette di conoscere l ' opinione dei più , senza intermediari . Comprendo l ' uso che se ne fa nel Paese che molti considerano il meglio governato , la Svizzera . Se fossi legislatore , gli avrei dato ampio posto e dettagliato regolamento nello statuto dei lavoratori ; laddove ho visto invece sentenze di pretori considerare comportamento antisindacale da reprimere il referendum che il datore di lavoro indice tra i dipendenti su orario , modalità di lavoro , mensa . Gli avrei dato posto nella legge , assicurando il segreto assoluto della provenienza del voto , punendo la corruzione , cioè i voti comprati , ma lasciando piena libertà di propaganda a partiti e sindacati , come a datori di lavoro , perché la risposta fosse in un senso o nell ' altro . So che non ci sono istituti perfetti , che anche nel referendum possono agire le passioni del momento , le reazioni ad un episodio , la simpatia e la ripugnanza per un dato soggetto , il coniuge che non sa contrastare all ' altro coniuge , il debole che non riesce a scorgere il veleno di un argomento : tutte imperfezioni umane non eliminabili . Ma quando i sindacati si oppongono al referendum , in materia di lavoro , invocando che solo l ' unità fa la forza , vengono , vogliano o non vogliano , a dare una patente di debolezza mentale ai singoli , perpetui minorenni , che hanno bisogno di un intermediario . E questa tendenza trionfante è in nuce la struttura dei regimi comunisti : il popolo guidato da un gruppo di potere , che si rinnova per cooptazione , palese o mal celata , e che tenta imporre l ' immobilità , impedire ogni evoluzione . E tuttavia ... non occorre mai concludere troppo affrettatamente . Né i rivoluzionari francesi del 1789-93 , né i dottrinari liberali del 1830 , né gli uomini del Risorgimento , conobbero altro referendum che non fossero i plebisciti ; e non c ' è storico che non ponga riserve sulla genuina espressione della volontà popolare che essi rappresentarono . Si può osservare che nel 1789-93 , come nel 1830 e nel 1848 , non si concepiva il voto alle donne né a chi non avesse un minimo di cultura e spesso neppure a chi non possedesse un minimo di reddito , di capitale o lavoro ; e già questo avrebbe invalidato parecchio il valore del referendum , votando solo una minoranza della popolazione : ciò che oggi non accadrebbe . Ma piuttosto , a farmi riflettere sul referendum , sta ch ' esso corre bene - salvo qualche rilievo che subito farò - quando la questione è semplice : divorzio , aborto , abolizione del Concordato ( salvo i dubbi che nascono qui sulla natura di questo e sulla interpretazione degli artt. 7 , 75 e 138 della Costituzione ) ; ma non sono oggetto idoneo di referendum provvedimenti complessi o che abbiano ripercussioni finanziarie . Piaccia o non piaccia , se si delinea un tramonto della democrazia , non è per il malvolere di prepotenti di destra o di sinistra , bensì per la complessità dei problemi , per cui ogni giorno diminuisce il numero delle persone in grado di dominarli appieno , cogliendone ogni lato . La democrazia , diretta o rappresentativa , è ottima cosa ; ma ha una condizione insuperabile ; che chi sceglie e decide abbia una consapevolezza di tutti i termini del problema che ha dinanzi ; e penso che la sua decadenza , palese o mal celata , non dipenda soltanto dal malvolere , dalla sete di dominio di uomini , destri o sinistri ; ma dal connettersi ed intrecciarsi dei vari problemi , che solo pochi esperti sono in grado di cogliere , e che possono sfuggire anche a luminari della economia e della finanza , se non conoscano le mezze promesse , gli scambi di cenni tra uomini di Stato , più spesso tra ministri di Paesi diversi o tra ministri e grandi dominatori dell ' alta banca internazionale . Sarei sul punto di votare sì o no in un referendum , ma un amico mi ammonisce : - bada che dall ' esito di questo referendum dipende poi il contegno di quello Stato verso i nostri lavoratori , le commesse che ci darà o non ci darà - anche se l ' oggetto del referendum non abbia in sé alcuna piega politica . E poi ... sono abbastanza vecchio per ricordare che quando sul finire del 1918 tutti si entusiasmavano alla iniziativa di Wilson : - basta con la politica fatta dalle cancellerie , con i trattati segreti ; anche i rapporti internazionali debbono essere trattati pubblicamente , noti ai popoli che poi ne portano le conseguenze - il chiaroveggente Luigi Salvatorelli ammoniva : - le prudenti ritirate , anche le umiliazioni , sono sopportabili nei rapporti internazionali fino a che non sono note che nella strettissima cerchia dei ministri degli Esteri e degli ambasciatori ; quando tutto è pubblico , quando si fa appello all ' amor proprio nazionale , all ' onore della bandiera , ed i quotidiani cominciano ad inveire contro l ' avversario , a ricordarci tutti i torti che ci ha fatto nei secoli , si è sul terreno sdrucciolevole che può portare alla guerra . Oggi le guerre paiono meno facili a dichiararsi che non sessant ' anni or sono , per gli effetti paurosi che sortirebbero ; ma gl ' inasprimenti , lo sdrucciolare indietro di dieci anni su una strada di distensione , sono sempre possibili . E quel che segue in politica estera , vale anche all ' interno . Penso ai rapporti tra Chiesa e Stato : dal 1900 si erano andati lentamente assestando ; il Papa restava sempre in Vaticano , ma nessuno pensava più al potere temporale , non c ' era più rancore , ci si rendeva conto che non occorrevano mutamenti legislativi ; al più , il Trattato senza il Concordato , proposto da Benedetto XV al governo Orlando , e che Vittorio Emanuele III non volle , né Orlando ebbe l ' energia occorrente per insistere , né Nitti quella per riprendere le file . Era proprio uno dei casi in cui le ferite si risanano per opera del tempo , e meno della questione si parlava , meglio era ; deismo , sincretismo religioso , ateismo proseguivano per la loro strada , il cattolicesimo per la sua ; non si prevedeva la scomparsa né degli uni né dell ' altro ; si confidava in un tempo prossimo in cui ogni cittadino avrebbe sempre agito secondo la propria coscienza , confessionale , o di fedeltà ad un partito , ed auto - determinandosi di volta in volta . Per questo , sarebbe stato meglio forse lasciare operare al tempo : ma se in un referendum sul semplice trattato ( le proposte recate a Parigi ad Orlando ) avrei risposto sì , al Concordato del '29 avrei risposto in un referendum no . Ma ora invece risponderò no alla proposta di abrogazione unilaterale ; perché la politica non è fatta semplicemente di giudizi di « buono » e « cattivo » , ma è sempre condizionata alle circostanze del momento : e dopo tutte le concessioni che la S . Sede si è dimostrata disposta ad accettare , questa abrogazione per referendum popolare , unilaterale , è il segno non dico di una guerra , ma di un contrasto che è un lusso che l ' Italia d ' oggi potrebbe ben risparmiarsi . Soggiungo ancora : per questo , come per altri referendum , sarebbe un grosso male che ci fosse un netto distacco nelle votazioni fra alcune Regioni ed altre ; penso soprattutto alle Regioni di confine , a certe Regioni a cui corre facilmente il pensiero ; ciascuno può comprendere a chi alludo ; un massiccio distacco nel risultato delle votazioni sarebbe un segno poco confortante , in un momento in cui le Regioni , od almeno alcune , reclamano una sempre maggiore autonomia , e si risvegliano vecchissime nostalgie , pure in campo linguistico . Istituto di perfetta democrazia il referendum , ma , come ogni istituto , va usato con giudizio e al momento opportuno . E se tocca norme della Costituzione , che potrebbero venire modificate con leggi costituzionali , propone sempre più il problema : - ha ancora una ragione d ' essere un Parlamento , quando ciò che è vitale è oggetto di trattative con i sindacati o di referendum ? Quando ogni riforma della Costituzione , pure prevista da questa , risulta un fatto impossibile per la inconciliabilità di partiti e di correnti ? - .
Divorzio e costume ( Jemolo Arturo Carlo , 1970 )
StampaQuotidiana ,
La cronaca ha narrato di due casi , che trovano poi riscontro in un film che si proietta in tutte le città : una persona scomparsa , ritenuta morta ; in uno dei due casi , quello di un disperso in guerra , la moglie non passa ad altre nozze , alleva i figli oggi adulti ; nell ' altro , invece , il superstite si riforma una famiglia . Dopo oltre vent ' anni si apprende , da una richiesta di documenti che lo scomparso rivolge al suo Comune di nascita , ch ' egli è vivo ; non ha mosso alcun passo per ritrovare la famiglia di un giorno , anzi sembra che voglia assumere un ' altra cittadinanza , e che proprio per questo abbia fatto quella richiesta . La moglie che non si è risposata dev ' essere un ' ottima donna , e non conta di dare alcuna molestia al marito scomparso . Ma allorché quella che si riteneva vedova ha contratto un nuovo matrimonio , che segue ? L ' art. 68 del Codice civile è chiaro : il nuovo matrimonio è nullo . Dopo la prima guerra mondiale un decreto 15 agosto 1919 aveva stabilito per gli scomparsi in guerra che , ove lo scomparso ritornasse , la nullità del nuovo matrimonio contratto dalla donna avrebbe potuto essere dichiarata solo ad istanza di uno dei tre interessati : il reduce , il nuovo marito , la donna : disposizione molto equa , forse ispirata al ricordo di Il fu Mattia Pascal di Pirandello , dove il protagonista , che aveva fatto credere nel proprio suicidio , non intende dare alcuna molestia alla famigliola felice che la moglie ha riformato . Non è che uno dei casi cui occorrerebbe provvedere col ritorno alla norma del '19 , in una riforma del diritto di famiglia . Riforma che avevo sperato andasse avanti rapidamente con il ritorno al ministero della Giustizia dell ' on. Reale : egli già aveva presentato , allorché era stato titolare di quel dicastero , un progetto che consentiva tra l ' altro al coniuge separato non per propria colpa il riconoscimento dei figli adulterini . Mi dicono che non si è dismessa l ' idea d ' una riforma del diritto di famiglia , tutt ' altro ; solo che l ' afflusso di buone volontà forma ingorgo ; quanto a dire che ci sono più progetti e che nell ' intento di fonderli ci si è arrestati . Ancora una volta vale che il meglio è nemico del bene . Vada o no in porto il disegno di legge sul divorzio , mi sembra necessaria questa riforma del diritto di famiglia : che , va da sé , non sarà una panacea , in quanto ci si muove su un terreno in cui il legislatore poco può , non essendogli dato né mutare il costume , fare sorgere il senso di riprovazione sociale dove sarebbe bene sorgesse , né vivificare le coscienze , dare il senso dei doveri che nascono con il matrimonio e con la paternità , senso che costituisce il cemento insostituibile delle sane famiglie . Ho accennato alla norma sul matrimonio dei presunti morti , cui parificherei gli assenti da lungo tempo . In materia matrimoniale occorrerebbe poi provvedere ai casi di nullità e ritornare al primitivo progetto della Commissione per la riforma dei Codici , di circa quarant ' anni or sono , nell ' allargare le ipotesi di nullità per errore ( che la giurisprudenza ha praticamente eliminato ) . Converrebbe altresì correggere l ' assurdo insegnamento della Cassazione per cui la nullità per impotenza si prescrive in dieci anni , con una prescrizione che può essere opposta dal Pubblico Ministero contro i due coniugi concordi nel volere la nullità , ed accettare l ' insegnamento tradizionale , che trattasi di nullità imprescrittibile ; ed , ancora , mutuare dal diritto canonico lo scioglimento del matrimonio non consumato . Sono , queste , riforme in cui credo che tutti consentirebbero . Non in altre , che mi parrebbero ben più essenziali . In un libro antidivorzista di un professore cattolico c ' è questa battuta : si parla del divorzio e tra gli interlocutori c ' è un ' alta personalità della finanza , che dice : « Dato il numero delle unioni irregolari , occorre ammettere il divorzio per sanare la situazione » ; al che un interlocutore obietta : « Pensa che se fosse in circolazione un ingente numero di banconote false , sarebbe perciò il caso di riconoscerle per buone ? » . E la personalità si dichiara battuta . Non so se , quando il numero di banconote fosse tale che il rifiutarle potesse produrre una serie di fallimenti ( penso alle sterline perfette che pare la Germania avesse allestito durante la seconda guerra ) , non si finirebbe anche di accettarle , considerando la loro emissione alla pari di un cataclisma ; ma sono certo che comunque si avviserebbe subito a stampare altre banconote , diverse , che fosse più arduo falsificare . Mentre né il legislatore civile , né quello canonico mi consta pensino di modificare la legislazione matrimoniale , là dove l ' esperienza ha mostrato che si hanno matrimoni dall ' esito disastroso : matrimoni di riparazione ( dopo ratti , violenti o consensuali ) volti a fare estinguere processi penali in corso . Se non si abbandona l ' idea arcaica che il matrimonio sana tutto , rende l ' onore , elimina il peccato ; se il legislatore non mostra di disconoscere questa idea , continueranno ad aversi molti matrimoni condannati in partenza . E farei appello anche al legislatore canonico . So di parroci che malvolentieri accedono a battezzare bambini di famiglie notoriamente atee , che faranno crescere i figli senza fede religiosa e chiedono il battesimo solo per contentare qualche vecchio parente , o , peggio , per un ' occasione di festa ; e quei parroci sono a posto sul terreno teologico ; anche per la milizia cristiana , meglio un estraneo che un disertore . Del pari , anche dal punto di vista religioso , minor male il concubinato tra due persone sciolte da vincoli , che una serie di legami adulterini . Fuori del terreno matrimoniale , occorre essere sinceri e accettare o respingere quel che tanto spesso si afferma , che i figli non debbono scontare i peccati dei genitori ( per quanto è dato agli uomini l ' evitarlo ) . Occorre cioè ammettere la riconoscibilità , da parte del padre e della madre , del figlio adulterino , ed anche la possibilità per questo di ottenere l ' accertamento giudiziale di tale paternità o maternità , con conseguente acquisto dei diritti propri ai figli naturali oggi riconoscibili . Riconoscimento : che è cosa diversa dall ' accoglimento nella casa coniugale del genitore sposato , che non può essere imposto , anche se sia augurabile che la generosità del coniuge offeso da quella nascita lo consenta . Auguriamoci che i vari legislatori di buona volontà riescano a mettersi d ' accordo ( o , meglio , a ritirare i loro molteplici progetti , per lasciarne in vita uno solo ) e che almeno queste riforme siano varate : sarebbe un punto a favore di una legislatura che fin qui non mostra di dover passare alla storia come una delle più felici .
Lo spreco nella scuola e nella società ( Jemolo Arturo Carlo , 1972 )
StampaQuotidiana ,
A settembre dovrebbe essere affrontata , in fase conclusiva , la legge sull ' Università . So come ai politici sia indifferente tutto ciò che non proviene da partiti o da sindacati , che non si traduce in voti od in pericoli di scioperi . Eppure occorre talora fare il punto , mostrare quanto di contrario agl ' interessi dei meno agiati si compia nel nome della democrazia , quanto interessi di gruppi prevalgano sull ' interesse generale . Inutile ripetere cose che i politici avrebbero anche ragione di non ascoltare , se davvero valesse la regola che non si può mai accettare l ' impopolarità di certe riforme . Ripetere così che è folle apparecchiare nuove Università per creare sempre un maggior numero di laureati , senza curarsi di vedere se questi troveranno poi un ' occupazione ( in certi casi è anzi certo che non la troveranno , e si moltiplicherà il numero dei frustrati , dei laureati in legge od in economia o in scienze politiche che ad uno sportello di banca attendono ai depositi e riscossioni sui libretti di risparmio , o in un ufficio riempiono moduli ) . Inutile ripetere che l ' Università è un grande nome , ma appartenente al passato , ed oggi la realtà sono le Facoltà , alcune già ammasso di discipline eterogenee , come quelle di scienze ; e non si può legiferare se non per Facoltà . Inutile ripetere che è pura demagogia parlare delle esigenze delle Università considerando il numero degli iscritti , e volendo ignorare che da sempre in certe Facoltà solo una piccole percentuale degl ' iscritti frequenta , ed in alcune , dalla loro istituzione , solo una parte , non la maggioranza degli iscritti al primo anno , giunge al termine del corso . Inutile soggiungere che è falso che non si frequenta perché non ci sono posti o strutture adeguate , quando è noto che non si frequenta o perché si risiede altrove o si è occupati , o , più spesso , si ritiene , e per molte materie giustamente , che a vent ' anni si possa studiare sui libri e non occorra ascoltare lezioni ; e che sarebbe utile istituire consultori per coloro che non frequentano . Ed inutile altresì ripetere che sono diverse e non sovrapponibili le strade che portano a formare il buon professionista e quelle che portano a creare l ' uomo di studio , quello delle teorie , che pure necessita ; e che sulle prime molto potrebbero operare professionisti provetti , primari spedalieri , consigli dell ' Ordine degli avvocati , e via dicendo , scaricando le Università . Ma c ' è invece qualcosa che va detto , e non importa se abbiano a giovarsene i movimenti extraparlamentari ( non credo : essi pure hanno da guadagnare a che nulla muti ) . Va detto che in un Paese povero come il nostro , dove ciò che può spendersi per l ' istruzione è pur sempre limitato , le necessità primarie sono quelle delle scuole materne , primarie e medie , e tutte le altre debbono essere mantenute nei limiti dell ' indispensabile , non concedendosi alcuno scialo . Quando sento del ragazzino di 13 anni che non frequenta la scuola media perché la famiglia ha bisogno delle ventincinquemila lire mensili che guadagna addetto a una pompa di benzina ed alla ripulitura del cristallo delle macchine in sosta ; quando nell ' ascensore di un ' alta sede giudiziaria mi ritrovo col ragazzino , quasi un bimbetto , addetto al bar , che instancabilmente porta cappuccini e birre : allora ho uno dei miei rari moti d ' ira pensando al presalario degli universitari , reclamato ora da tutti . Ma della cattedra universitaria si tende a fare quel ch ' era il beneficio semplice ( che non comportava alcun obbligo , tolto portare la mantelletta nera di abate ; Monaldo Leopardi l ' offrì a Giacomo per dargli modo di vivere , ma dignitosamente Giacomo rifiutò ) , o l ' abbazia in commenda che alimentava le rendite di opulenti cardinali . Sento cose incredibili : una Università minore che propone per una sola Facoltà di scienze morali novantacinque materie d ' insegnamento , e pian piano , ma forse non tanto piano , ogni insegnante diverrà professore di ruolo , con assistenti , tali per il beneplacito d ' un cattedratico , ed inamovibili ; anzi mi dicono che ora si vogliono sistemare anche i « precari » , chi per incarico d ' un professore tenne qualche esercitazione . E quando poi mi guardo intorno , nel settore che conosco bene , scorgo : un piccolissimo numero ( credo bastino le dita di una mano per contarli ) di ottimi giovani che si stabiliscono nella città dove hanno cattedra , tengono corsi anche serali , suscitano interessi , sono un elemento vivificatore ; un numero sempre esiguo , ma un po ' meno , d ' insegnanti che trascorrono tre giorni della settimana nella loro sede , ed in quei giorni sono attivi , legano con i giovani ( va da sé che quelli interessati sono poi pochi , sicché spesso dopo la lezione insegnante ed allievi possono continuare la conversazione intorno ad un tavolo di birreria ) ; ma , almeno nei settori che ben conosco , vedo aspirare alla cattedra una serie di giovani che mai e poi mai si sposteranno dalla grande città in cui hanno il loro centro d ' affari , mai e poi mai si rassegneranno a vivere dello stipendio , per quanto questo possa essere aumentato . Nelle stesse Facoltà scientifiche , d ' altronde , ben so quanto sia raro il professore che porti la sua famiglia nella sede , s ' inserisca nel tessuto della città come elemento vivificatore . Ed occorre aggiungere , a fare il punto , che giustamente ogni ministro direbbe che non può fare nulla , perché libertà d ' insegnamento da noi significa anche libertà di non insegnare , e sarebbe un ' insurrezione generale il giorno di esami in cui si presentasse un ispettore ministeriale a vedere com ' è composta la commissione , quanto dura ogni esame . Scelta delle materie , libertà di programmi : e sia , anche se costituisca la pietra al collo per il ragazzo che non ha dietro a sé alcuna tradizione di cultura , e si fa indicare le materie dal compagno o dal bidello . Ma se c ' è qualcuno che vuole studiare ciò che è fuori delle grandi vie , l ' eros delle pulci o l ' astronomia dei cartaginesi , non pretenda si creino cattedre per lui . I poveri debbono spendere bene il poco di cui dispongono ; lo spreco non è loro consentito . Si considerino i bisogni reali delle Università , ma non si accordi il superfluo ; non si crei ( anche se possa essere una via per fare ciò che al fascismo non riuscì , l ' impronta politica posta sull ' Università , come si tende a metterla sulla magistratura } un esercito d ' insegnanti che non insegnano o perché non sanno , o perché non vogliono , o perché manca loro la studentesca cui insegnare .
Quale esercito? ( Jemolo Arturo Carlo , 1977 )
StampaQuotidiana ,
Le profonde riforme che si stanno introducendo nei regolamenti di disciplina delle forze armate sono un adempimento dell ' ultimo comma dell ' articolo 52 della Costituzione : « L ' ordinamento delle forze armate si informa allo spirito democratico della Repubblica » : una delle tante disposizioni della nostra Carta generiche , e che avrebbe potuto essere interpretata anche nel senso che i soldati si eleggessero i loro superiori . Si può approvarle incondizionatamente , si possono fare riserve ; ma comunque bisogna avere il coraggio di riconoscere che l ' esercito ( nell ' ampia accezione del termine ) muta , con uno di quei cambiamenti che trasformano un quid in un aliud , da quello che fu dalla formazione della Unità alla prima guerra mondiale almeno . Mutamento avvenuto per gradi , e che non poteva non seguire , per il profondo variare di tutta la vita associata , del modo di sentire generale . Già da vari anni l ' esercito non è più quello idealizzato da De Amicis , e neppure quello , che pur mostrava le sue lacune , dei romanzi militari oggi dimenticati dell ' inizio del secolo di Olivieri San Giacomo , né dei più recenti ricordi di ufficiali letterati , ancora di Edgardo Sogno , che si riporta al periodo fascista . La posizione dell ' ufficiale fino al 1915 , il tempo in cui era prescritta la dote della sposa per ottenere il regio assenso al matrimonio , in cui ogni ragazza della borghesia era orgogliosa di annunciare il suo fidanzamento con un ufficiale e le signore che tenevano un salotto o davano un ricevimento ritenevano questo mancante di un elemento essenziale se non ci fossero alcune divise militari , appare lontano come la Versailles di Luigi XIV . La giustissima soppressione dell ' attendente , l ' autorizzazione agli ufficiali di vestire in borghese , già di per sé avevano apportato mutamenti rilevanti al vecchio esercito , fondato sul profondo distacco tra ufficiali e sottufficiali , tra sottufficiali e soldati ( un tempo nelle città minori erano prescritti i caffè che gli uni e gli altri potessero frequentare senza mai confondersi ) . Ed ho sempre presente il ricordo che evocava un vecchio archivista di Ministero , già sottufficiale , delle ore di sosta trascorse in attesa di una coincidenza , quando andava in licenza con moglie e cinque figli , perché i sottufficiali potevano viaggiare solo con gli accelerati . Come dovunque , c ' erano negli ufficiali i buoni , i comprensivi , i paterni , ma abbondavano pure gl ' incuranti , i neghittosi , i nevrastenici , quelli che lasciavano libero sfogo a simpatie ed antipatie verso i sottoposti ; l ' attendente del colonnello era un ' autorità . I due requisiti più apprezzati erano il coraggio fisico , e l ' obbedienza incondizionata ; dal superiore occorreva tutto accettare : il soldato punito presentandosi dopo scontata la punizione si sentiva chiedere se era contento della punizione inflittagli , e se rispondeva di no , ritornava in prigione . Tutto questo appartiene ad un mondo che ci appare molto più remoto della civiltà contadina morta o morente che Revelli ha rievocato per il Cuneese : pur se fosse in sé buono qualcuno degli obblighi che la divisa imponeva : nei mezzi pubblici cedere il posto alle donne ed ai vecchi ; non assistere inerte ad una rapina ( i sequestri in strade frequentate non esistevano ancora ) , od alle percosse che un uomo imbestialito dava a bambini o ad una donna . Cosa sarà questo nuovo esercito ignoro , né so prevedere . Ma quell ' art. 52 della Costituzione , che mi è sempre stato ostico per essere il solo a parlare di sacro dovere della difesa della Patria ( degradando così tutti gli altri doveri verso la società in cui si vive ) , mi porta a chiedermi se non ci sarebbero ben più fondamentali riforme da apportare . Confidiamo tutti che non abbiano più ad esserci guerre , né vi vediamo l ' Italia coinvolta . Ma pare certo che sarebbero guerre condotte da tecnici , cui solo un piccolo esercito di mestiere potrebbe attendere ; e le guerriglie hanno sempre uno sfondo politico , sicché non si può contare su un esercito di leva composto di uomini con idee le più diverse . Se quell ' art. 52 della Costituzione stabilisse invece che ogni cittadino , uomo o donna , forte od esile , deve dare al consorzio civile un anno del suo tempo , quasi gratuitamente ( ossia col trattamento del soldato di leva oggi ) nelle mansioni cui può essere idoneo ? Ho molti dubbi sul sistema cinese di fare interrompere l ' Università per andare per qualche anno a coltivare la campagna e di fare ritornare per qualche mese al lavoro campestre alti funzionari ; ma di fronte a questo abbandono delle campagne che tanto grava sulla nostra economia , non posso non chiedermi se sarebbe davvero impossibile imporre a tutti i ragazzi italiani di fare per un anno quel che in altri Stati molti studenti fanno spontaneamente durante le vacanze , lavorare in un ' azienda agricola , in quei lavori che non richiedono esperienza ; se per tante ragazze non sarebbe benefica l ' esperienza di un anno passato come portantina in un ospedale , o assistente di bambini , od anche nei più umili lavori di lavanderia . Misura antiliberale ? Chiedere l ' adempimento di qualsiasi dovere sociale è un attentato alla libertà ? Ma nessuna società ha mai potuto vivere senza imporre doveri ai consociati . Se mai , nelle condizioni attuali dell ' Italia , mi turba il pensiero del quis custodiet custodes ? Siamo certi che la caporeparto cui è stata posta a disposizione la portantina di leva saprà costringerla a fare il suo dovere , che il capo dell ' azienda agraria non accetterà un compenso per lasciare il ragazzo assegnatogli tornare a casa o scorrazzare tutto il giorno in moto ? Dove non si riconoscono autorità , dove si ritiene che sia offendere la dignità umana costringere qualcuno a fare ciò che non gli piace , dove si ritengono inutili le sanzioni quali si siano , difficile pensare a vie di scampo . Ed allora resti l ' esercito di leva com ' è , con la nuova disciplina ; ma segua almeno quel che segue nelle Università : ove quella piccola minoranza che ha voglia di apprendere trova , sol che li cerchi , insegnanti che la seguono , la incoraggiano , che suggeriscono utili ricerche . Così nella caserma i coscritti trovino ufficiali e sottufficiali che non si preoccupino di « far sfilare in parata » , ma cerchino di allargare il loro orizzonte culturale , insegnare la non facile arte di ragionare e non enunciare assiomi , di rispettare l ' avversario ; che l ' esercito divenga scuola di educazione civile , di pacifica convivenza tra chi pur è su posizioni ideologiche antitetiche .
Autogestione ( Jemolo Arturo Carlo , 1974 )
StampaQuotidiana ,
Pochi mesi fa seguii con affettuosa attenzione una vicenda di cronaca : la proprietaria di un piccolo laboratorio artigianale di confezione di vestaglie intendeva cessare ; e le quattordici o quindici operaie volevano continuare l ' impresa in autogestione . La cronaca ebbe subito dopo ad occuparsi di analoga questione , ma di ben altre dimensioni : di una fabbrica d ' orologi francese ; e poi venne la guerra arabo - israeliana , e la crisi del petrolio . Non si parlò più di quelle operaie , che non erano sorrette né da partiti né da sindacati ( al più si prometteva di cercare per loro un ' altra occupazione ) ; credo di essere stato il solo a fare voti perché riuscissero a far vivere l ' azienda . Perché quando si parla di socialismo dal volto umano , dell ' operaio che si senta parte viva , partecipe dell ' azienda , bisogna pur trovare strumenti perché le parole non restino soltanto tali . Rammento che nel periodo del roveto ardente , i primi mesi dopo la fine della guerra , si discusse anche di autogestione ; ed i pareri furono quasi tutti contrari : osservandosi che quando si tratti di grandi aziende , industriali o commerciali o bancarie , che debbono operare rischiose scelte quasi ogni giorno , guardare con attenzione ciò che segue oltre confine , occorrono dirigenti più che capaci ; e anche ad ammettere operai e impiegati così saggi da chiedere ai Politecnici od alle Università , fosse pure ai partiti , direttori tecnici ed amministrativi di vaglia , il rapporto tra il dipendente e questi dirigenti non divergerebbe sul piano psicologico da quello che è oggi con l ' amministratore delegato . Si osservava inoltre , allora , che si sarebbero avute comunità ricche e comunità povere , col succedersi dei figli ai padri , un risorgere delle antiche corporazioni . Argomenti ineccepibili ; e proprio non riesco a vedere né oggi né in un futuro prossimo l ' autogestione della grande azienda . Eppure ... un tempo c ' era l ' ufficiale che « veniva dalla gavetta » , era stato cioè soldato e sergente ; forse , non sempre , meno dotto di quello che proveniva dall ' accademia , ma sicuramente più esperto della psicologia del soldato , di ciò che questi apprezza e di ciò che gli è sgradevole , del miglior modo per trattare soldati e sottufficiali . Del pari penso che qualche anno passato in un ' azienda in autogestione darebbe all ' operaio ed impiegato che poi passasse in una grande azienda , una comprensione che solo in tal modo potrebbe acquisire ; gli farebbe comprendere il perché , talora la necessità , di certi comportamenti , di certi atti della direzione che diversamente gli appaiono inesplicabili ; gli darebbe anche la sensazione degli oneri , dei rischi che gravano sull ' azienda . Che i sindacati non siano favorevoli alle autogestioni , è ben comprensibile ; se le donnine che confezionavano le vestaglie avessero tenuto in vita la loro azienda , non avrebbero volentieri partecipato a scioperi né si sarebbero battute per la riduzione delle ore di lavoro . Per i partiti di massa la posizione è un po ' diversa ; l ' azienda in autogestione se è dominata dal partito può essere anche una base economica ; i legami tra l ' azienda e la maggioranza o minoranza consiliare che nella città o nella provincia ne sostenga gl ' interessi , possono divenire una forza elettorale . In un libro di qualche anno fa ( Gianluigi degli Esposti , Bologna PCI ) , l ' autore , non comunista , guardando a Bologna , che è il « salotto buono » , da mostrare ai visitatori , del comunismo italiano , parlava di cooperative , sempre di tipo artigianale , in fatto dominate dal partito , peraltro non chiuse a chi non sia iscritto , che non pretendono dai soci un credo politico , né il giorno delle elezioni ne controllano il voto ; si dava particolare risalto ad una CAMST , autogestione di una serie di trattorie , mense calde , il buffet della stazione , locali popolari e mense per ghiotti , che aveva ridotto l ' area delle trattorie di proprietà privata . L ' autogestione può sicuramente affermarsi in queste imprese di carattere pressoché artigianale : nel commercio , od in piccole industrie ( fabbriche di biciclette , le piccole fabbriche di occhiali nella provincia di Belluno , cose del genere ) . Rappresenterebbero un aspetto , uno solo e non dei più importanti , del volto umano del socialismo . Certo il socialismo , e soprattutto il comunismo , mirano ad altro : all ' azienda di Stato . Peraltro , a parte il lato economico , chiunque incontri dipendenti di un ' azienda statale o municipale sa che il loro stato d ' animo verso i dirigenti è lo stesso , se non più acre ( perché c ' è il fattore politico ) che verso il datore di lavoro privato ; a nessuno di loro viene di dire « la nostra azienda » . Ripeto che la cooperativa , l ' autogestione , ha un settore limitato , piccole aziende , senza grossi problemi tecnici o di concorrenza che vada oltre i confini della regione , da dover affrontare . E tuttavia penso che sarebbe benefico che ogni operaio , ogni impiegato , saggiasse quella strada . Credo che l ' impresa privata abbia creato quel che la pubblica non sarebbe mai riuscita a creare ; ma occorre pure tener conto di certi diffusi stati d ' animo , li avalli o meno la ragione , li confermi o meno l ' economia . Ci possono essere amministrazioni pubbliche con funzioni che oggi si ritiene impossibile affidare ad imprese private - le ferrovie e le poste - , od enti che sono in realtà amministrazioni statali con funzioni economiche che toccano bisogni primari dei cittadini ( ENEL od ENI ) . Ma c ' è poi un pulviscolo di aziende a partecipazione statale che mi sembrano le strutture più infelici . Talora l ' azienda pubblica - penso a certe aziende municipalizzate - ha ottimi , appassionati dirigenti ; sottoposti però ad organi deliberanti dove l ' interesse del partito è la forza che domina . Ma l ' azienda a partecipazione statale ( chi legge le annuali relazioni su ciascuna di esse della Corte dei conti ? ) ha per sé il peso della immortalità ; può perdere il suo capitale ogni due anni ; lo Stato lo ricostituirà ; i dirigenti che formano lo staff di queste imprese possono passare da un ramo all ' altro , i più diversi , non saranno mai messi a terra . Queste aziende possono essere un mezzo di distribuzione di potere tra i partiti al governo , una merce di scambio per formare ministeri ; ma quasi senza eccezione costituiscono una passività che fa carico a tutti i cittadini , ma di cui ben pochi conoscono l ' esistenza .
L'eredità di Paolo VI ( Jemolo Arturo Carlo , 1978 )
StampaQuotidiana ,
Impossibile l ' indomani della morte tracciare un giudizio di Paolo VI , fare un bilancio di un pontificato : solo dopo parecchi decenni appaiono le conseguenze del modo con cui fu diretta la vita spirituale e materiale di uno Stato , di una confessione religiosa , di una comunità ( ed ancora : il valore di quei giudizi ove domina il « post hoc , ergo propter hoc » ! ) ; oggi è dato solo guardare all ' Uomo . Che in quindici anni di Pontificato si prodigò con tutte le sue forze , fisicamente poche , ma rette da una fede senza confini , per pronunciare soprattutto parole di pace , ricordare alle Chiese più lontane l ' unità dei credenti in Cristo , la presenza di un Vicario del Capo invisibile . Nel senso strettamente umano , delle soddisfazioni e dei dolori che si possono trarre dal proprio operare , un pontificato non lieto . Nei quindici anni del suo pontificato , vide in Occidente ed in Asia la continua avanzata del comunismo , con il suo diniego del divino , diniego basilare nella dottrina , che sarebbe vano sperare vedere attenuarsi o sparire . Constatò i lentissimi , quasi nulli progressi dell ' ecumenismo , in un mondo dove sono invece i particolarismi ad insorgere violenti , come del resto segue al crollo di ogni civiltà . Altri Papi avevano avuto l ' aiuto insperato di veder sorgere durante il loro pontificato uomini di Chiesa la cui opera di bene ebbe subito una larga risonanza , portò una popolarità , un ' affermazione nella coscienza di tutti , di quel che possa la carità cristiana , e che non può alcuna filantropia : don Orione , don Gnocchi , don Facibeni , suor Maria Calabrini ; pii sacerdoti esistono sempre , ed operano ancor oggi , ma nessuno ha raggiunto in questi ultimi anni quella rapida fama ; anche per un grande credente ed apostolo laico , Giorgio La Pira ( Giuseppe Capograssi era morto nel '56 ) furono questi ultimi gli anni del silenzio . I giovanissimi lo hanno ignorato . Paolo VI fu in gioventù sacerdote esemplare ; la sua vocazione era di formare giovani studenti , creare una forte intellettualità cattolica ; ma si sottomise sempre agli ordini dei superiori , accettò compiti meno graditi , entrò nella Segreteria di Stato , dove diede ottima prova di sé , fu collaboratore di due Pontefici , che non erano affini a lui per carattere , ma ch ' egli non solo servì , ma amò profondamente ; e di cui il secondo , Pio XII , poté credere , negli anni susseguenti la prima guerra mondiale , in un ' epoca trionfalistica per la Chiesa , in una Italia riconquistata alla fede . Collaborò agli atti più importanti dei due Papi , la dichiarazione contro i princìpi del nazismo ; mentre poi difese strenuamente la memoria di Pio XII dall ' accusa , ingiusta , di non aver fatto il possibile per salvare gli ebrei . Fu ottimo arcivescovo di Milano , dove , conscio dei tempi , rivolse particolarmente le sue attenzioni al mondo operaio , celebrò in officine , combatté in ogni modo perché tutta la città , ma soprattutto i ceti più umili restassero uniti all ' antica madre . Pontefice , volle ad un tempo essere il Papa dell ' umiltà , quegli che riconosce i falli e le deficienze dell ' opera della Chiesa nel lungo corso della sua storia ( ma ancora cardinale aveva osato benedire la perdita del potere temporale , palla di piombo ai piedi della Chiesa ) ed al tempo stesso difensore strenuo dell ' essenza del dogma ; rallentasse pure il movimento ecumenico , ma il successore di Pietro non può essere semplicemente il primo tra i vescovi . No al divorzio , no all ' aborto ; ma sempre l ' uomo della pace . Se i cattolici si trovano in un mondo ostile , non cedano , rimangano forti nell ' attaccamento al loro dovere : agire come i più non è un ' attenuante al peccato . Però non anatemizzare l ' avversario , avvertirlo solo che se credente è in peccato , se non credente che c ' è chi prega per la sua conversione . Ci sono stati i Papi del trionfalismo ; Paolo VI è stato il Papa dell ' umiltà , della espiazione , aveva parlato di colpe storiche della Chiesa , forse aveva chiesto a Dio fin dalla elezione di esserne la vittima espiatoria . I giudizi di Dio sono imperscrutabili , ma mi prostro al ricordo di questi che ho sempre chiamato il Papa del Golgota . Papa Giovanni . Papa Paolo . Ripenso ai lineamenti essenziali dei due Pontificati . Quasi una riflessione comparativa finale . 1958 : Giovanni XXIII ; breve pontificato , ma pare quasi miracoloso questo accendersi di consensi , la venerazione che desta in ogni uomo , di ogni opinione politica ; la stessa figura del Papa , così opposta a quella ascetica di Pio XII , e che un po ' ricordava quella bonaria di Pio IX , la sua origine contadina , il parlare semplice , il familiarizzare con i più umili , accendono verso di lui tutte le simpatie . Paolo VI : il Concilio continua e si conclude ; nel '67 l ' enciclica Populorum progressio atto di fede nella pacifica convivenza e nel progresso umano , nel '68 la Humanae vitae , il diritto alla vita di ogni essere concepito , ma la giusta cautela dei genitori nella formazione della famiglia . Non è qui possibile riassumere né i decreti conciliare né gli altri atti di Paolo VI . Basterà ricordare un famoso Credo del Papa in cui riafferma tutto l ' insegnamento dogmatico della Chiesa nel corso dei secoli : il dogma resta intoccabile . Può solo riassumersi l ' opera dei due Papi nel ricordare che la Chiesa è sempre con gli umili e con gli oppressi ; ch ' essa non confida nella forza e nella violenza , ma soltanto nel libero consenso degl ' individui ; che non desidera tanto il favore dei governi , quanto la spontanea adesione dei popoli . Giovanni XXIII fu alieno da ogni trionfalismo , ma aveva in sé un innato ottimismo ; godeva la letizia cristiana ; Paolo VI aveva un ' immensa fiducia in Dio ma il suo temperamento umano non era portato alla letizia ; mite ed umile , ma temo anche triste , della tristezza che conobbe Gesù .